Il mensile del vivere naturale
Il Konrad dei piccoli Muggia cambierĂ davvero in meglio? Una nuova agricoltura CittĂ vecchia tra "se vol" e "no se pol" Meet a good meat! Gli appuntamenti di maggio
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da questo numero
N.187 GIUGNO 2013
2 Da venticinque anni questo giornale è realizzato da un gruppo di esseri umani non infallibili, che cercano di scoprire cosa è successo nel mondo, spesso interrogando altre persone che a volte sono riluttanti a parlare, a volte oppongono un deciso ostruzionismo e in altre occasioni parlano troppo. I costi di KONRAD sono interamente ricoperti dagli annunci e dalle inserzioni esplicitamente pubblicitarie. Ma la sua uscita sarebbe impossibile se tutta la redazione, direttore compreso, non collaborasse gratuitamente. In copertina: Illustrazione di Giuliano Comelli
3 Qualche segno di discontinuità, please 3 Ariecco i nuclearisti! 4 Una nuova agricoltura 6 Muggia cambierà davvero in meglio? 7 Principio di precauzione 8 Napalm sul Noncello 9 Venzone, Gemona e Portis 10 Una vicina storia vera 11 Carcere, droghe e delitti vari 12 Siria: una catastrofe ignorata 13 Trasporti e ambiente: Da Trieste al Polo Nord 14 Limonov (viaggio in Russia oggi) 15 Con tutti i posti che ci sono... 16 L’emeroteca di Trieste 16 Scoppia definitivamente la febbre da coupon 17 IMU dolce IMU 18 Siamo tutti intelligenti: Affari tuoi! 19-22 Il Konrad dei piccoli 24 Arte: Cittavecchia tra "se vol" e "no se pol" 25 Passeggiata lungo il confine 26 Cinema: Film polizieschi, legal thriller e western 27 Teatri di confine:
Satie Empatie
Un bicchiere di carta contro le omofobie
27 Gli altarini pagani di Brunella Tegas 28 L'Ariston... ci riprova 28 Buone proposte alla 15° edizione del FEFF 29 Genius Loci 30 Alimentazione: Salute, genetica e ambiente 31 Il filo di paglia: Meet good meat! 32 Giovani: Due giornali a confronto 33 Senza guinzaglio: L'aggressività 34 Colonna vertebrale 35 Gli appuntamenti di giugno
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Konrad
Mensile di informazione di Naturalcubo s.n.c. Redatto dall’Associazione Konrad via Corti 2a - 34123 Trieste Fax 1782090961 info@konradnews.it www.konradnews.it Aut. Trib. di Udine n. 485 del 5/9/80 Aut. fil. di Trieste Direttore editoriale: Roberto Valerio Direttore responsabile: Dario Predonzan Pubblicità: Alex Cibin cell. 340 4000934 advertising@konradnews.it Hanno collaborato: Beatrice Achille, Annelore Bezzi, Nadia e Giacomo Bo, Michele Colucci, Stefano Crisafulli, Stefano De Franceschi, Giovanna A. de’Manzano, Giorgio Dendi, Giorgia Facis, Giulio Ferretti, Sergio Franco, Giada Genzo, Francesco Gizdic,Simonetta Lorigliola, Simonetta Marenzi, Daria Nordio, Luisella Pacco, Gianfranco Paliaga, Laura Paris, Claudio Petracco, Claudio Pettirosso, Livio Poldini, Giuliano Prandini, Riccardo Ravalli, Riccardo Redivo, Fabiana Salvador, Lino Santoro, Marco Segina, Marco Segulin, Lucia Sirocco, Mavis Toffoletto, Gianni Ursini, Francesca Versienti, Massimo Visentini, Barbara Žetko Progetto grafico e impaginazione: Erratacorrige, Trieste www.erratacorrige.org
anomali
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Sommario
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Dario Predonzan
Ariecco i nuclearisti!
Molte sono le perplessità sul Governo Letta e sulla strana (a dir poco) maggioranza che lo sostiene. Una tra le tante colpisce ed è emblematica di ciò che passa per la mente di tanta parte della classe politica tradizionale. Pochi giorni dopo il voto di fiducia che ha reso operativo il Governo, il neo-ministro dello Sviluppo Economico, Flavio Zanonato, ha rilasciato un’intervista sui temi energetici, di competenza del suo ministero, tessendo le lodi del nucleare e rammaricandosi del fatto che in Italia non si possano costruire centrali atomiche dopo l’esito del referendum di due anni fa, sicché l’ENEL è stato “costretto” ad investire in centrali nucleari all’estero (Romania, Slovacchia, forse un domani in Slovenia…). Dopo di che ha anche aggiunto che, se si trovassero dei siti idonei in Italia, sarebbe favorevolissimo a farne anche qui. Che Zanonato fosse un nuclearista convinto si sapeva, come pure che fosse – su questo argomento – in minoranza nel suo partito (il PD). Del resto era noto che nuclearista è anche lo stesso Enrico Letta, il che forse spiega perché sia stato scelto proprio Zanonato per il ministero dello Sviluppo Economico e quindi per le politiche energetiche. Sorprende semmai che ben poche voci – il solo Ermete Realacci, in pratica, unico superstite dei cosiddetti “ecodem” in Parlamento – si siano levate nel PD per ribattere al ministro. Eppure la sua esternazione era clamorosa, in spregio totale alla valanga di “SI” che nel giugno 2011 aveva abrogato, insieme alle norme sulla privatizzazione dell’acqua ed a quella sul “legittimo impedimento”, anche la legge nuclearista del 2009 voluta da Berlusconi e dai suoi alleati. Inutile ricordare a Letta, Zanonato & co – che da questo orecchio non ci sentono proprio - le motivazioni tecniche, economiche ed ambientali, che hanno convinto anche Paesi dotati di molte centrali nucleari (Germania, Svizze-
ra, Giappone) a varare piani per il progressivo abbandono di questa fonte di energia. Però una riflessione servirebbe, su ciò si sarebbe dovuto fare – dopo il risultato referendario del 2011 – da parte delle principali forze politiche “progressiste” (o sedicenti tali), e invece non è stato fatto. Subito dopo l’esito del voto, il prof. Stefano Rodotà – uno degli estensori dei quesiti referendari – aveva sollecitato i dirigenti del PD a confrontarsi seriamente con i comitati promotori delle consultazioni, per riallacciare i legami con la parte migliore della società civile ed impostare un programma elettorale che fosse in grado di sfruttare la grande (e per la “Casta” inattesa) vittoria dei “SI”, mandando all’opposizione Berlusconi e consorti. Non se ne fece nulla e il centro-destra rimase al potere. Poi arrivò Monti, sostenuto dall’UDC dell’ipernuclearista Pierferdinando Casini, e ora ci ritroviamo i nuclearisti del PD al Governo… D.P.
La vignetta di colucci
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inventata nei primi anni ’90 da un gruppo di persone entusiaste, si era rapidamente affermata ed ingrandita nel sito di piazza S. Antonio Nuovo. Questo fino al 2003, quando il Comune di Trieste (sindaco Dipiazza, ma soprattutto assessore Bucci) prese a pretesto l’esposizione di alcune bandiere della pace – era appena finita la seconda guerra del Golfo - per negare l’uso della piazza, con la motivazione che la fiera si era trasformata in un evento politico. Pare però che anche alcuni commercianti del centro si fossero lamentati per la “concorrenza” di tanti espositori venuti da tutta Italia. Anche se i prodotti offerti non erano certo gli stessi dei negozi tradizionali… Bioest traslocò quindi per qualche anno a Monfalcone, per poi trovare ospitalità – grazie alla Provincia di Trieste – nel parco dell’ex Ospedale Psichiatrico del capoluogo. Sito senz’altro piacevole, ma alquanto decentrato e scomodo da raggiungere. Perché allora non tornare “all’antico” e riportare Bioest in piazza S. Antonio? In fondo non si chiede al sindaco Cosolini di “fare qualcosa di sinistra” (o anche sì), ma solo di rimettere insieme i cocci – almeno alcuni – delle cose sfasciate, per motivazioni grette e ottuse, dai predecessori. Anche il sindaco di un centro-destra intelligente lo farebbe… Di quello che potrebbe e dovrebbe fare la nuova Giunta regionale parleremo la prossima volta.
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Quando cambia un’amministrazione, comunale o regionale, è logico attendersi dei cambiamenti - anche solo simbolici - che diano il segno delle novità portate dai nuovi amministratori nella gestione della città o della Regione. Cambiamenti che, anche, correggano scelte sbagliate degli amministratori precedenti. A Trieste, ad oltre due anni dalla vittoria del centro-sinistra alle comunali, ci permetteremmo di suggerire al sindaco Cosolini due iniziative, al tempo stesso di forte significato simbolico e di impatto concreto. La prima: rimettere in piazza Venezia le panchine, scomparse qualche anno fa per una stupida decisione della Giunta Dipiazza. Motivo: impedire ad un (uno solo!) clochard di usarle per dormirci sopra. Pare che ciò creasse disagio a qualche esercente della zona e quindi, non sapendo che altro fare, l’allora assessore Bandelli a colpi di “Flex” le eliminò, per sostituirle con incongrui e pressoché inutilizzabili cubi di marmo. Alte e vibrate si levarono allora le proteste di molti esponenti della cultura, dell’associazionismo e delle forze politiche di centro-sinistra, contro una decisione giudicata – come in effetti era - frutto di insensibilità per le marginalità sociali, mentalità ristretta e bottegaia, latente razzismo, ecc. Proteste che era lecito attendersi si trasformassero in sollecitazioni al nuovo sindaco, dopo la vittoria elettorale, affinché rimediasse al misfatto. Invece no. Lo facciamo quindi noi di Konrad. La seconda: riportare “Bioest” in piazza S. Antonio. La festa-fiera dei prodotti naturali, dell’associazionismo e della sostenibilità dei consumi,
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QUALCHE SEGNO DI DISCONTINUITà, PLEASE
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Editoriale
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UNA NUOVA AGRICOLTURA
(Prima parte)
Per la salvaguardia del territorio ed il recupero della ruralità nel Comune di Trieste e sull’altipiano carsico
Va ricordato anzitutto che l’unico comparto che oggi mostra un incremento di addetti è quello agricolo (in Italia, +10% nell’ultimo anno) e va tenuto inoltre presente che le competenze dell’agricoltura in una sua versione aggiornata alle attuali esigenze del Paese (presidio e gestione del territorio, lotta contro il dissesto idrogeologico, produzioni di nicchia, attuazione di sostenibilità ambientali nella produzione alimentare, contrasto e mitigazione dei grandi mutamenti climatici, ecc.), come verrà illustrata nel prosieguo, dovrà ne-
Interventi selvicolturali e protezione dagli incendi boschivi È ormai urgente intervenire sul patrimonio forestale carsico (a Trieste il 55,6% della superficie provinciale), in allarmante declino biologico, che favorisce in maniera drammatica tanto gli attacchi parassitari quanto lo sviluppo di devastanti incendi, i quali sono, tra l’altro, veicoli di diffusione di pericolose specie infestanti quali ailanto, senecione sudafricano e ambrosia. Corre l’obbligo di ricordare che esiste un piano selvicolturale, Comune per Comune, elaborato per la Regione nell’anno 1984 nell’ambito dello “Studio naturalistico del Carso di Trieste e di Gorizia”, coordinato dal sottoscritto, che conserva intatta la sua attualità e al quale non è mai stata data attuazione. La ricostituzione della struttura complessa dei boschi attraverso il piano selvicolturale suaccennato abbatterebbe di circa il 50% il rischio di incendi, realizzando così un enorme risparmio rispetto agli interventi di emergenza, necessari ogni anno per il contenimento del pericolo da fuoco. Si può ipotizzare anche un uso virtuoso della biomassa, che andrebbe estratta dai boschi carsici per avviarli da cedui esausti (facile
Biodiversità orticola (foto di E. Calza)
Pavimentazione rustica con flora interstiziale (foto di E. Calza)
cessariamente comportare un aumento degli addetti al settore che, a spanne, potrebbe impiegare il 6-7% della popolazione attiva. Una corretta amministrazione del territorio dovrebbe tener conto dei seguenti criteri.
preda di incendi e parassiti) a fustaie da seme (ben più resistenti), e anche dall’ineludibile sfoltimento selettivo del pino nero. Tale biomassa potrebbe essere utilizzata per alimentare una centralina di termovalorizzazione, come già in esercizio in Alto Adige. Il progetto, la cui validità economica andrebbe valutata da esperti del settore, potrebbe venir esteso al Carso sloveno e a quello goriziano al fine di raggiungere la necessaria massa critica. Si dovrà altresì impedire l’ulteriore frammentazione dei boschi periurbani (Villa Giulia, Cacciatore, Farneto). Sarà indispensabile a tale fine una ridefinizione normativa di bosco, che nell’attuale formulazione rende possibile l’edificazione al suo interno.
Il testo che segue rappresenta il sunto di un ben più complesso elaborato (disponibile nei siti www.wwf.it/friuliveneziagiulia e www. legambientetrieste.it), redatto dallo scrivente per le pubbliche amministrazioni impegnate nella stesura del piano regolatore di Trieste, e per le associazioni di categoria, al fine di fornire delle linee-guida, individuate su basi scientifiche, per il recupero della ruralità e la salvaguardia dei boschi della provincia di Trieste. È sembrato utile portarne gli elementi principali a conoscenza dei lettori di Konrad.
Risparmio di suolo Il primo imperativo da rispettare nella stesura di un piano regolatore è il criterio del risparmio di territorio agricolo. Si ricordi che per la formazione di un suolo agricolo fertile (definibile come “ecosistema complesso”) occorrono migliaia di anni di accumulo di sostanza organica e di processi di umificazione provenienti dall’antica copertura forestale. Il territorio agricolo è pertanto un patrimonio preziosissimo e inalienabile, da consegnare quanto più possibile integro alle future generazioni. È ormai chiaro a tutti che non è più tempo di consumare territorio per l’edilizia residenziale, tantomeno in una provincia caratterizzata da una decrescita demografica. Nell’Europa avanzata è subentrata la consapevolezza che l’attività immobiliare non è più il motore di alcuno sviluppo, ma è divenuta piuttosto un fattore di crisi.
Perseguimento di un percorso finalizzato all’autonomia alimentare La politica agricola moderna, già applicata oltralpe, mira alla conservazione della fascia di transizione tra sistema urbano e territorio, da taluni definita “corona porosa” (L. Poldini) o da altri “terzo paesaggio” (Gilles Clément, 2005), in vista del perseguimento della sovranità alimentare (km 0, filiera breve).
fondi anche a coltivatori non residenti. In assenza di tali cinture orticole, è indispensabile la creazione di una zona di rispetto priva di essenze arboree tra gli edificati e le aree boscate. In questo contesto, va riservata massima attenzione agli effetti del riscaldamento climatico in corso. Si fa presente che ben il 22% del territorio del FVG è esposto al rischio di desertificazione. Si noti che i terreni desertificati sono completamente e definitivamente perduti ai fini della produzione
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Dove possibile andrebbe ricostituita la cintura orticola periurbana a Trieste, frantumata da piani urbanistici scellerati che hanno distrutto al contempo prezioso suolo fertile e paesaggi di armonica bellezza, attribuendo estremo valore alla naturalità residua (incolti residuali denominati localmente “campagnette” e “graie”, siepi, ecc. anche di modestissime dimensioni), importantissimo giacimento di biodiversità. La tipologia abitativa caratteristica (piccole case con orto, vigna, giardino) ancora presente a Sant’Anna, Coloncovez,
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Pischianzi, Barcola, Rozzol e altrove, andrebbe scrupolosamente tutelata in sede di stesura dei piani regolatori comunali. Va promossa poi una maggiore collaborazione tra la città e il suo territorio, cercando di legare le aree orticole produttive con gli “orti sociali” sul modello dei “Giardini di Schreber”: non si dimentichi che gli orti urbani, e ancor più gli orti sociali (orti urbani di proprietà pubblica divisi in micro-appezzamenti) contribuiscono al benessere psicofisico delle persone, soprattutto anziane, che oltretutto possono migliorare il loro livello economico con l’autoproduzione di ortaggi. La ricostituzione delle cinture orticole intorno agli abitati carsici e alla città stessa, comporta altresì la formazione di una barriera di sicurezza contro gli incendi boschivi, che di recente hanno spesso lambito pericolosamente gli abitati a causa dell’eccessiva interfaccia foresta-edificato. Ovviamente tale ricostituzione dovrebbe essere incentivata: per esempio, favorendo forme di affittanza di
Vigneti su ex prati da sfalcio (foto di E. Calza)
agricola, il che rende ancora più grave la dissipazione di questo bene attuata tramite la selvaggia edificazione dianzi accennata. Questo valore del 22% è calcolato sulla media della superficie regionale: esso è senz’altro maggiore nell’area carsica.
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Necromassa in piedi e al suolo da post-incendio (foto di E. Calza)
Recupero della pastoralità Da dati in nostro possesso, risulta che la potenzialità del territorio carsico per una reintroduzione della pastoralità ammonti a circa al 20% dell’intero territorio, ciò è a dire che si può portare a regime di pascolo questa percentuale di superficie, in quanto compatibile con il mantenimento di almeno l’80% del suo patrimonio biologico. Va ricordato che il sovrapascolamento aumenta il rischio di desertificazione del territorio interessato.
Prof. Livio Poldini (continua sul prossimo numero)
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MUGGIA CAMBIERà DAVVERO IN MEGLIO? Il faticoso cammino verso il nuovo piano regolatore
Che Muggia avesse bisogno di un del territorio in attesa del nuovo piano. nuovo piano regolatore era eviCondivisibili nelle indicazioni di fondo, le dente a tutti da tempo, come dimodirettive - oltre che tardive - sono però alstrano alcune presenze cresciute quanto generiche e non contengono alcuqua e là anche di recente. Si pensi na salvaguardia. Sicché gli interventi previal mega-complesso residenziale sti dal piano del 2000 hanno continuato ad Costa Alta, immortalato in questa essere realizzati senza ostacoli. pagina, oppure al falansterio di FreUn po’ come a Trieste, dove il sindaco etime. Interventi fuori scala, senza Dipiazza (nel frattempo passato da Muggia alcun rapporto con il contesto ed al capoluogo regionale) da un lato inveiva inseriti con brutalità in un ambiente contro la cementificazione selvaggia previcostiero o agricolo, che meriterebsta nel piano regolatore ereditato dal predebe ben altra attenzione. cessore Illy, ma dall’altro nulla faceva – per Il complesso “Costa Alta” sul lungomare di Muggia Va detto che l’incuria urbanistica è lo meno dal 2001 al 2008 – per modificare purtroppo un tratto costitutivo delle amministrazioni succedutesi alla quelle previsioni e anzi le gestiva rilasciando concessioni edilizie, guida del Comune nel dopoguerra, senza differenze di rilievo tra approvando piani particolareggiati, ecc. quelle di sinistra o di destra (Freetime fu approvato, sindaco LorenSoltanto alla fine del 2012, oltre tre anni dopo l’approvazione delle zo Gasperini del PDL, quasi all’unanimità in Consiglio comunale…). direttive, il Comune di Muggia faceva finalmente partire il “procesDalla fine degli anni ‘90 le associazioni ambientaliste e settori imso partecipativo” per il nuovo piano regolatore. portanti della popolazione, denunciavano il malgoverno del territorio Processo aperto da una mostra di alcuni elaborati preliminari, prochiedendo una svolta in campo urbanistico. dotti dai professionisti incaricati di redigere il piano, cui facevano Solo nell’agosto 2009, però, tre anni dopo l’elezione del sindaco seguito agli inizi del 2013 una serie di incontri con la popolazione. Nerio Nesladek, il Consiglio comunale votava finalmente le direttive Incontri strutturati però in modo alquanto curioso: dopo una priper un nuovo piano regolatore, che sostituisca quello approvato ma riunione plenaria per l’illustrazione del metodo partecipativo, nel 2000 all’epoca del sindaco Dipiazza (assessore all’urbanistica venivano organizzate tre riunioni separate, una destinata alle Gasperini). La speranza di molti era che, finalmente, finisse il associazioni, una alle categorie economiche e una ai “cittadini” non consumo di suolo naturale e agricolo, considerato che la popolaaltrimenti identificati. Per parteciparvi era necessario iscriversi e le zione residente è stabilizzata ormai da anni sui 13 mila abitanti. Si riunioni erano convocate sì al pomeriggio (si nota una differenza auspicava anche una giusta considerazione per le aree di pregio con quanto fatto l’anno prima dal Comune di Trieste nell’analogo paesaggistico e naturalistico che ancora (r)esistono sul territorio processo partecipativo per il nuovo piano regolatore – cfr. Konrad comunale. Ambientalisti e comitati di cittadini chiedevano poi che n. 186 del maggio 2013), ma in alcuni casi contemporaneamente, la costruzione del piano fosse partecipata, coinvolgendo fin dalla costringendo così le persone a scegliere l’una o l’altra. prima stesura la popolazione, per ascoltarne e valutarne esigenze Le riunioni si svolgevano nel modo seguente: uno o più “facilitatori” e suggerimenti, senza comprimerli nella camicia di forza delle osinvitavano i presenti a scrivere su dei post-it le proprie opinioni e/o servazioni previste per legge con tempistiche troppo limitate. proposte, in merito ai vari contenuti degli elaborati preliminari proGli ambientalisti raccomandavano, stante la pesante eredità (in dotti dai professionisti. I post-it venivano attaccati sui tabelloni nei termini di metri cubi edificabili anche in aree di pregio paesaggistico quali erano esposti gli elaborati. Dopo di che, in un’altra riunione e ambientale) del piano Dipiazza-Gasperini, di accompagnare le plenaria, i facilitatori hanno sintetizzato alla meglio quanto emerso direttive con norme di salvaguardia, per congelare le trasformazioni dalla raccolta dei post-it… Un po’ come nella trasmissione televisiva (per bambini) “Art Attack” di qualche anno fa. C’è chi, come Legambiente, si è rifiutato di partecipare al gioco ed ha consegnato al Comune un documento sintetico di proposte e richieste, incentrato soprattutto sull’esigenza di eliminare definitivamente sia le nuove edificazioni “turistiche” previste nel piano del 2000, sia la previsione di un nuovo mega-centro commerciale nella valle delle Noghere (a poche centinaia di metri da Freetime…). Vaghe le risposte, in merito, degli amministratori comunali nelle riunioni del processo partecipativo: si ridurrà il consumo di suolo, ma senza puntare all’”opzione zero”. Qualche altra colata di cemento ci sarà, insomma, magari ridotta rispetto al piano Dipiazza. Quanto al centro commerciale, lo prevede un accordo di programma voluto dalla Regione e dall’EZIT (ma sottoscritto anche dal Comune…).
Dario Predonzan Lucia Sirocco
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politica della prevenzione perché mira non solo a prevenire rischi prevedibili, calcolabili e sicuri, ma Storia, teoria, prassi e… Clini. soprattutto a evitare anche i rischi poco probabili ma comunque possibili e caratterizzati da conseguenze drammatiche e catastrofiche. Il PP Storia va invocato quando le informazioni scientifiche sono insufficienti, non Quando un’attività può causare danni alla salute, all’ambiente, alla siconclusive o incerte, mentre vi sono evidenti indicazioni di possibili curezza di una collettività, devono essere prese misure precauzionali anche se alcune relazioni causa/effetto non sono state stabilite scien- effetti negativi sulla popolazione. tificamente (Rio 1992). Le prime riflessioni sul principio di precauzioPrassi ne (PP) nascono su basi bioetiche. Hans Jonas pubblica nel 1979 Il La comunicazione del rischio è uno degli snodi del PP, poiché la principio di responsabilità. Il pensiero del filosofo tedesco è alla base disponibilità di informazione permette all’opinione pubblica di valutare del PP, invocato nel 1972 nella Conferenza dell’ONU sull’ambiente a Stoccolma, nella Carta Mondiale della Natura adottata dall’Assemblea correttamente il rischio di eventi negativi derivanti da tecnologie e generale dell’ONU del 1982 e nella dichiarazione finale del 1985 della processi caratterizzati da potenzialità devastanti nel caso di incidenti Convenzione di Vienna. Principio sancito nella Conferenza dell’ ONU sull’Ambiente e Sviluppo di Rio de Janeiro del 1992 e nella formulazione del Protocollo di Kyoto del 1997. Il principio di responsabilità per Jonas è una sorta di risveglio forzato dal sogno positivistico di un progresso illimitato e sostanzialmente esente da rischi davanti alle dimensioni potenzialmente catastrofiche di un incauto abuso tecnologico che il potere economico delle multinazionali vuole sfruttare fino all’osso (vedi il fracking per lo sfruttamento di giacimenti di shale oil&gas).
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PRINCIPIO DI PRECAUZIONE
Energia pulita...
Errori di valutazione
o di attacchi terroristici. Gli eventi nucleari catastrofici che hanno caratterizzato i due ultimi secoli rappresentano bene come il controllo dei sistemi di controllo, che i sofisticati livelli tecnologici dovrebbero garantire, sono in realtà una pericolosa presunzione delle lobby scientifico/economiche. Come puntualizza Ulrich Beck in La società globale del rischio nella modernità avanzata, la produzione sociale di ricchezza è sistematicamente accompagnata dalla produzione sociale dei rischi. Tickner e Kriebel dell’Università del Massachusetts, che si occupano da anni di rischio e PP, individuano quattro linee guida per le decisioni politiche: attuare azioni preventive di fronte all’incertezza, attribuire l’onere della prova ai proponenti un’attività, esplorare un ampio spettro di alternative per possibili attività pericolose, coinvolgere al massimo grado la partecipazione pubblica nelle decisioni. …Clini Nel decreto del 18/03/2013 con cui l’ex ministro Clini ha sospeso per 180 giorni l’efficacia del provvedimento di compatibilità ambientale del progetto dell’impianto di rigassificazione di Zaule si considera che è preminente la tutela dell’interesse pubblico, perché il principio di precauzione fa obbligo alle autorità competenti di adottare provvedimenti appropriati al fine di prevenire taluni rischi potenziali per la sanità pubblica, per la sicurezza e l’ambiente poiché tale principio trova attuazione facendo prevalere le esigenze connesse alla protezione di tali valori sugli interessi anche economici. Eppure in base alla non valutazione del rischio associato al peggiore evento possibile da parte del proponente, pur essendo disponibili sofisticati modelli deterministici per valutare le possibili conseguenze di un incidente rilevante, Clini, invece di sospendere il decreto di compatibilità ambientale, avrebbe dovuto revocarlo o annullarlo, proprio in virtù del principio di precauzione.
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Teoria Il PP viene inizialmente elaborato a livello europeo nei paesi nordici e in Germania (Vorsorgerprinzip, principio di previsione, tradotto in inglese come Precautionary principle) negli anni 90, e diventa principio della Unione Europea nel 2000 con la Comunicazione della Commissione delle Comunità Europee: la Commissione ritiene che la Comunità ha il diritto di stabilire il livello di protezione …per quanto riguarda l’ambiente e la salute…che ritiene appropriato. Il ricorso al PP costituisce una parte fondamentale della sua politica… Il PP dovrebbe essere considerato nell’ambito di una strategia strutturata di analisi dei rischi, comprendente tre elementi: valutazione, gestione e comunicazione del rischio. Il PP è particolarmente importante nella fase di gestione del rischio (ma la sua prevenzione è meno importante?)…L’attuazione di una strategia basata sul PP dovrebbe iniziare con una valutazione scientifica quanto più completa possibile, identificando in ciascuna fase il grado di incertezza scientifica. Ma giudicare quale sia il rischio”accettabile” per la società costituisce una responsabilità eminentemente politica. I responsabili, posti di fronte a un rischio inaccettabile, all’incertezza scientifica e alle preoccupazioni della popolazione hanno il dovere di trovare risposte. E l’onere della prova sull’assenza di rischio è compito esclusivo di chi propone un intervento sul territorio. Il PP nella sua essenza va oltre anche alla
Lino Santoro (linosantoro@alice.it)
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NAPALM SUL NONCELLO
Per le proteste, all’epoca, della Società Naturalistica Zenari, il depuratore è stato spostato più Lavori di bonifica nella golena del fiume a Pordenone a valle, presso lo sbocco del rio Maj, ma quella fu l’occasione per Sembra che nell’area sia scoppiata una bomba al napalm”, così ha mettere in risalto sui media il patrimonio naturalistico di Pordenone. esordito Michele Quaia nel corso dell’illustrazione, in un recente conUn altro evento fu la protesta per l’inizio della bonifica di un’area umisiglio comunale di Pordenone, riguardo ai lavori effettuati dall’ammini- da di fronte al Cotonificio Veneziano, lavori che furono bloccati grazie strazione nella bassura di fronte al parco di via Reghena. Va precisato alle iniziative della sezione locale del WWF che, in seguito, realizzò la che Quaia è consigliere della Lista del Fiume, quella che sostiene sistemazione sostenibile di parte della discarica di inerti che era stata la maggioranza del sindaco effettuata. Pedrotti. Questi eventi furono quasi conC’è da precisare inoltre che, temporanei all’elaborazione del nell’occasione, nessun altro della nuovo piano regolatore: i fatti maggioranza, o dell’opposizione, citati influenzarono la richiesta si è aggiunto al dibattito che ha per uno studio ambientale con la visto solo l’assessore all’ambiencollaborazione del prof. Livio Polte e mobilità Nicola Conficoni, del dini, noto botanico triestino, che PD, a dare spiegazioni di quanto confermò la qualità ambientale accaduto, lasciando Quaia solo del bacino del Noncello suggeparzialmente soddisfatto. L’asrendo metodi per la gestione sessore, con un certo imbarazzo, corretta. ha spiegato che i presunti danni Poi fu la volta del Piano Comall’ambiente sono stati resi neprensoriale del fiume Noncello, cessari, prevalentemente, per elaborato dagli architetti Giorgio consentire l’accesso ai mezzi per Raffin di Pordenone e Bruno effettuare le operazioni di boniDolcetta di Venezia, professore fica del luogo, il che ha imposto universitario all’IUAV, che doveva l’eliminazione di grandi quantità di materiale, senza peraltro specifidettare i metodi esecutivi da utilizzare nella realizzazione del parco. care di cosa si trattasse, se materiale vegetale o altro. Conficoni ha Raffin progettò il primo intervento sulla riva del fiume presso il centro aggiunto, tra l’altro, che provvederà con delle piantumazioni e farà storico e l’indicazione più importante del suo lavoro è stata quella intervenire anche le scuole. di dichiarare che le caratteristiche del parco erano “paranaturali”, Non pare che la risposta corrisponda alle aspettative degli ambienaffermando che la natura selvatica era ancora viva nelle aree del talisti di Pordenone, per quanto riguarda gli ambienti naturali residui Noncello. prossimi all’abitato. Di questa dichiarazione si è tenuto conto nel secondo intervento, L’area interessata dei lavori fa parte della golena del fiume Noncello, a monte, presso l’area del castello di Torre e la zona archeologica, sulla riva sinistra, a valle della ferrovia. effettuando i lavori il più possibile con sistemi compatibili, cercando di L’intervento è stato realizzato a cavallo delle feste natalizie dello scor- non modificare gli equilibri ecologici esistenti. so anno ed è stato effettuato con l’uso di ruspe, al costo di qualche Operazioni di riqualificazione sostenibili sono state effettuate sulle rive decina di migliaia di euro. del fiume cittadino anche davanti all’attracco per le barche. La tutela degli ambienti fluviali, a Pordenone, ha una storia lunga Dei precedenti dell’amministrazione comunale, riguardo al parco flued è cominciata una trentina di anni fa, quando si era prospettato di viale, pare si stia però perdendo traccia, a cominciare dallo stralcio di realizzare il depuratore su un braccio morto del fiume, guarda caso quanto riguarda il Parco Comprensoriale, lasciando sull’argomento le poco distante dall’area in questione. scarnite indicazioni del Piano Regolatore, anzi di una delle sue numerosissime varianti. Alle zone umide di Pordenone, vicino all’abitato, si era dedicato anche il noto botanico locale Aldo Dionisio, all’interno del fascicolo che ha per titolo Pordenone città d’acqua, edito dal WWF pordenonese. Da quanto sta succedendo in questi ultimi tempi, pare che quelle note non siano state lette dai responsabili della gestione del territorio locale L’associazione, nel passato, aveva portato alle stampe anche un libretto sul Parco del Cellina, Meduna e Noncello, ma i risultati col tempo si sono sfumati, per ciò che concerne la sensibilità pubblica sull’argomento. A proposito, anche l’indicazione degli strumenti urbanistici, che conVia San Giuliano, 35 - Pordenone sigliava di piantare alberi e arbusti autoctoni è stata cantel./fax: 0434 28043 - gaiapn@libero.it cellata, non tenendo conto che così facendo si agevolava l’inquinamento vegetale nel territorio, già consistente. Giulio Ferretti
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Il terremoto e tutto quel che comporta è un’esperienza che purtroppo, possiamo vivere, ancor oggi, sia realmente sia in modo più o meno virtuale. Vivendo in Italia, prima o poi, può capitare, con le tragiche conseguenze che conosciamo, nonostante le soluzioni che il mondo della ricerca ha proposto e che sono rimaste, per lo più, lettera morta. Possiamo anche rivivere quei momenti, facendo una sorta di un viaggio nel tempo, nei luoghi dove tale evento e quel attimo si sono conservati.
Anni fa, ho vissuto l’esperienza di “vero finto terremoto”, nell’ambito di una mostra, grazie all’impiego di una tavola vibrante su cui era stata allestita una stanza di un normale appartamento. Dosando opportunamente le forze, gli esperti mi hanno fatto sperimentare gli effetti di un terremoto intenso come quello dell’Irpinia, con il ribaltamento di mobili e suppellettili, però senza danni reali, grazie a libri di polistirolo ed altri accorgimenti. Rimesso tutto Andiamo in quel che resta in ordine, mi hanno fatto vivere una di Portis, un paesino vicino seconda botta, della stessa intensità. a Venzone, forzatamente Un’unica differenza in questa seconda abbandonato anche a causimulazione: la stanza era protetta da sa di probabili frane, anche sistemi di isolamento sismico, che hanindotte da un’eventuale no smorzato i movimenti, evitando così nuova scossa. Vivere in ogni conseguenza. Se volete rivivere il quelle case era stato valutanostro terremoto potete visitare in Friuli to un rischio non sostenibile le decine di paesi ricostruiti dove chiese ed il paese ed i suoi abitanti e campanili ne conservano le tracce, sono stati trasferiti nella inglobando parti di precedenti costruzio“nuova” Portis, creata a poni, ma quella emotivamente più forte è chi km dal precedente. Una la visita di Venzone dove tutto il borgo vicenda analoga, quasi di medioevale, è stato ricostruito come deportazione per forza magsi diceva, “dov’era e com’era,” e dove giore, la racconta lo stesso alcune ferite sono state lasciate voluCorona, scrivendo di Vajont tamente aperte, come una chiesa non che ritroviamo in pianura e ricostruita. Assieme ad un Museo sono non vicino ad Erto e Casso, state rese eterne le testimonianze diretborghi sfiorati dall’acqua te di quell’istante e di tutta l’attività che dovuta alla frana del Monte ne è derivata, e la forza della gente e Toc, di cui ad ottobre ricorre il valore del contributo dei molti, hanno già il 50° anniversario. dato nuova prova del volontariato sponMa Portis vecchia non è taneo italiano, come quella degli “Angeli completamente morta: dopo del fango” nel ’66 a Firenze. la tragedia e il successivo Ancora diverse esperienze significative sradicamento, i superstiti ed a Gemona, grazie ad una cineteca che i discendenti continuano il conserva altre forme di memoria: diari pellegrinaggio al vecchio ci- Nelle immagini, dall'alto: e documenti filmati dell’epoca. Testimomitero. Merita segnalare an- – Il Duomo di Venzone distrutto dal sisma del 6 maggio 1976 – Il Duomo ricostruito nianze di ragazzi ed adulti, lette anche che un altro fatto: un edificio alla radio, raccontano la tragedia e le lesionato e non abbattuto esperienze di vita collettiva che hanno vissuto nelle tendopoli: ecco all’epoca, presenta chiari segni di crepe ed altri danni e funge da pail diario di un ragazzo che teneva il giornalino del campo e quello di lestra per la formazione di esperti che possono imparare sul campo a leggere e rilevare lo stato degli edifici, grazie a specifici corsi, organiz- una signora che ricordava con rimpianto di quando, dopo la demolizione, la sua casa e con essa una vita, era finita zati proprio a Venzone dall’Università di Udine, per stabilire immediatamente se una casa è recuperabile o meno. In alternativa, l’esperien- nel fiume. za bisogna farla altrove in un contesto di vera emergenza. Purtroppo Riccardo Ravalli le iniziative di prevenzione non sono molto diffuse e nonostante tante
KONRAD
Ho passato una settimana accampato in tenda a Racchiuso, vicino ad Attimis, nel cortile di una scuola, dopo il terremoto del 6 maggio del ’76, partecipando da volontario ad un campo di lavoro per la ricostruzione di un tetto. Non so se sia stato un lavoro utile, se la casa abbia poi avuto ulteriori danni a causa della scossa del 9 settembre.
belle parole, finora si sono privilegiati gli interventi a posteriori…Certo è meglio che niente e vale l’affermazione che ad uccidere gli inquilini non sono i terremoti ma le case. Va da se allora che bisognerebbe renderle sicure come si dovrebbe fare per l’impianto elettrico o altri aspetti della sicurezza, privilegiando magari scuola ed ospedali. Ma non ci sono abbastanza soldi. Perché allora non attivare un sistema virtuoso: un progetto finalizzato a rendere sicuri gli edifici incentivando la ricerca applicata, i lavori d’ingegneria d’alta qualità e dando poi spazio alle imprese che operano nel settore edile con nuovi posti di lavoro. I proprietari potrebbero vivere in case più sicure, anche godendo di qualche beneficio fiscale.
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Venzone, Gemona e Portis
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KONRAD
Il caso di cui ora parlerò non è frutto di fantasia, ma di realtà. È già capitato, poteva capitare e sicuramente capiterà ancora a donna, uomo o bambino. Dire è l’inizio di un fare e quindi dico, ma racchiudere in poche migliaia di battute una vita, un destino che ha sofferto, è sempre un’azione arbitraria e riduttiva. Però premeva farlo. Devo omettere il nome del protagonista e della località in cui si sono svolti i fatti, per evitare sfilze di dati e spiacevoli querele. Per circoscrivere la zona posso dire che è vicina a una città di mare del Nord Adriatico. Ma la miglior cosa sarebbe pensare che è la tua città, o lettore. In tutto c’è stato cinque anni, quattro di lavoro e uno di abitazione. L’ufficio di lavoro, isolato, era sul mare, ai piedi di una collinetta. Alle volte doveva presenziare scavi e cantieri aperti. Era uno sportivo e nelle pause pranzo nuotava nella spiaggia vicina, per almeno trenta minuti. Quando non nuotava, correva, sempre nei dintorni. Fine. Ma una condotta sportiva, in un ambiente malato, è probabilmente più nociva di una vita sedentaria. La società dovrebbe impedire che un ambiente rovini la salute, e quindi la vita, alle persone (come anche agli animali, ai vegetali, e al circostante tout court). È facile pensare ai molti fiumi avvelenati dell’India, alle inquinate terre africane, all’aria di Černobyl’, e immaginarsi l’effetto lampante che questi ambienti lontani procurano all’uomo. Ma sono molto più difficile da concepire, e quindi da scoprire e ammettere, le nefandezze che invece ci circondano quotidianamente a nostra parziale insaputa. “Parziale” perché l’ignoranza non coinvolge tutti: chi ha inquinato sapeva, ma come poteva sapere il nostro testimone che la terra che vedeva smuovere era contaminata, che la collinetta da riporto creata dai lavori, altamente tossica e già oggetto di indagini, riversava con calma ma inesorabilmente i suoi residui velenosi sul mare, proprio dove lui nuotava, dove lui respirava? Ovvio, non poteva. Incominciò a star male nel 20.. e i sintomi vari e aspecifici non agevolavano gli specialisti a trovare una diagnosi giusta (cinque gli ospedali del Nord Italia toccati, più parecchie consulenze specialistiche e visite all’estero). Il problema erano i valori sballati e ciascun medico individuava una causa diversa. L’agonia del nostro durò sette anni, con un elenco di diagnosi che va dalla depressione mascherata (con tanto di psicofarmaci) alle malattie rare o autoimmuni, da una dieta ricca di pesce (che lui non aveva) alle amalgame dentarie. Da un punto di vista psicologico, fisico ed economico era una vita pesante che lo ha portato alla disperazione e all’avvilimento. Un giorno, su di un blog, trovò una persona che aveva subìto più o meno lo stesso iter e aveva gli stessi valori e una sintomatologia simile. Questa persona, la cui causa esatta era stata diagnosticata in Tailandia (sic), chiedeva aiuti economici perché lo stato non gli passava la cura: aveva scoperto che l’unico aiuto proveniva dalla terapia chelante
ESERCIZIO FARMACEUTICO dott. Marco Esposito
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(EDTA, un acido carbossilico che attira ed elimina i metalli pesanti) che costava e costa parecchio (taccio dell’uso monopolistico che se ne fa in Italia e in molta parte dell’Europa). Beh, il mio testimone decise di farsi gli esami implicitamente suggeriti: scoprì – si badi bene, da solo – che il suo problema era un’intossicazione da metalli pesanti (cadmio, bromio, arsenico, uranio, piombo e soprattutto mercurio, presenti nel sangue, nei capelli e nelle urine). Insomma, tra il 20.. e il 20.., il nostro scoprì che cosa aveva ed era, paradossalmente, contento. Il giovamento, integrato con sostanze usate nella chemioterapia per detossificare il corpo, fu quasi immediato e nel 20.. poteva già condurre una vita normale. Se non avesse avuto quella costanza e quella forza di ostinazione che l’ha mantenuto in vita, l’intervistato non avrebbe trovato la causa dei suoi sintomi, che potevano essere scambiati per tante altre cose: stordimento, intorpidimento, funzioni cognitive compromesse (difficoltà a parlare, perdita della memoria – girava con un block-notes per non dimenticarsi le informazioni), debolezza muscolare agli arti inferiori (fare un piano di scale era grave, a lui che era sempre stato sportivissimo!); poi i polmoni, che gli creavano un affanno insopportabile (bradicardia molto accentuata, con 37 di battito). Questo il danno. La beffa invece è che nessuno gli credeva. Che stava male, quello era evidente anche se non s’individuava la causa. No, la beffa era ed è ancora che nessuno, tra medici, infermieri e figure amministrative varie, voleva ammettere una correlazione fra i materiali tossici di quella zona e le sue condizioni di salute. L’intervistato parla di omertà medico-amministrativa, pur riconoscendo che non essendo stato male subito, la cosa aveva difficoltà a dimostrarsi scientificamente (ci vuole la correlazione autenticata!). Insomma, il gap temporale tra il lavoro e i sintomi ha impedito di dichiarare la correlazione fra i due, perché nessuno – di accreditato, statale, rilevante – l’ha voluta fare. Questo è stato il problema vero: l’assenza, colpevole, di responsabilità. Non starò a parlare delle derive morali di un medico che non firma, ma se questi Pilato esistono, siamo veramente in mani che possono uccidere. Il nostro aveva contattato istituzioni e associazioni, anche piuttosto importanti, che avevano già intentato cause, ma inutilmente. Aveva anche provato ad indagare da solo, come Erin Brockovich (cercando dichiarazioni e documenti – che il sottoscritto ha veduto), ma il muro era sempre troppo spesso. Ora al nostro testimone non resta che voler esternare il problema affinché la popolazione sia almeno avvisata dell’esistenza di questi pericoli e prenda consapevolezza che i maggiori colpevoli – e mi trattengo – non hanno sempre un coltello, ma possono avere un camice o, più facilmente, un doppio petto.
dott. Majaron
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UNA VICINA STORIA VERA
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Il sovraffollamento della popolazione carceraria presente nei cinque istituti di detenzione della nostra Regione, pari attualmente a poco più di 800 detenuti, è essenzialmente in linea con la media di sovrappopolamento carcerario di cui soffre l’Italia, paese in cui per ogni 100 posti sono presenti ben 140 detenuti: un po’ troppo. Nell’anno 2012 nelle nostre patrie galere sono stati registrati 93 decessi in carcere, di cui 50 per suicidio; gli altri detenuti sono morti per overdose, omicidio, sciopero della fame, malattia o per cause ancora da accertare. Tali dati non tengono in considerazione i suicidi del personale che lavora nelle carceri, parimenti a rischio. L’età media dei detenuti deceduti è di poco meno di 40 anni; il più giovane suicida aveva 19 anni e il più anziano, con problemi respiratori, ne aveva 71. La Camera Penale di Trieste «Prof. Sergio Kostoris» si è fatta promotrice di una campagna di raccolta firme per tre distinte proposte di legge di carattere giuridico e processuale in tema di carceri, tortura e stupefacenti. L’iniziativa ha portata nazionale ed è stata voluta e sostenuta da un «cartello» di associazioni che si battono nel campo della giustizia, dei diritti del detenuto e della tossicodipendenza. In tema di carceri la proposta di legge mira ad intervenire in materia di diritti dei detenuti, anche mediante l’istituzione della figura del Garante Nazionale per i diritti dei detenuti, che avrebbe poteri di controllo all’interno degli istituti carcerari senza preavviso alcuno, di colloquio senza testimoni con i carcerati e la possibilità di assumere informazioni con chiunque per l’espletamento del proprio incarico di garante. Va da sè che i detenuti hanno spesso terrore di denunciare le fattispecie, a dir poco deliranti, che capita accadano nelle loro celle e ciò per paura di ulteriori ritorsioni. Scopo di detta proposta di legge è anche quella di ridurre il sovraffollamento delle carceri, di rafforzare il concetto di misura cautelare intramuraria come extrema ratio, di revisionare i criteri di scelta delle misure cautelari, integrando la normativa dell’esecuzione penale con la possibilità di applicazione della liberazione anticipata contestuale rispetto all’emissione dell’ordine di carcerazione, onde evitare appunto l’ingresso in carcere anche se per brevi periodi e per reati così detti «di povertà», intervenendo quindi sull’istituto della recidiva: perchè altro è ritrovarsi in carcere per una serie di furti di elemosine in Chiesa, altro per violenze o peggio. L’introduzione di una sorta di “numero chiuso” negli istituti penitenziari in modo da impedire la carcerazione di persona proveniente dallo stato di libertà, qualora non vi sia adeguato spazio all’interno del carcere ed un posto letto regolare disponibile, l’abrogazione del reato di clandestinità e la territorializzazione della pena, onde evitare che il detenuto perda contatti con i propri familiari, completano la proposta di legge. Una seconda proposta riguarda l’introduzione del reato di tortura nel codice penale, fattispecie ad oggi inesistente, nonostante l’obbligo
KONRAD
Tre proposte di legge
internazionale assunto in tal senso con la ratifica della Convenzione dell’ONU, intesa come qualsiasi atto posto in essere dal pubblico ufficiale od incaricato di pubblico servizio che infligga ad una persona sofferenze fisiche o psichiche al fine di ottenere informazioni o confessioni o di intimorirla. Una terza proposta di legge riguarda la depenalizzazione del consumo di sostanze stupefacenti e riduzione dell’impatto sulle carceri,
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CARCERE, DROGHE E DELITTI VARI
onde evitare una carcerazione «inutile», prevedendo l’esenzione da qualsivoglia sanzione penale ed amministrativa per il mero consumo e detenzione a fini di mero consumo personale, con riduzione delle pene e depenalizzazione della coltivazione della cannabis per uso personale. Spiega l’avv. Andrea Frassini, Presidente della Camera Penale triestina: «Queste tre proposte di legge rappresentano un primo passo per cercare di risolvere le problematiche carcerarie. L’iter legislativo, come si sa, è lungo, percio’ per risolvere l’ “emergenza carcere” sono ineludibili da un lato un’amnistia ed un indulto che hanno il pregio di diminuire i ruoli dei processi e di far uscire dagli istituti di pena i detenuti così detti di scarsa pericolosita’ sociale, condannati per reati di minor gravita’, e dall’altro un maggior ricorso alle misure alternative alla detenzione anche nella fase delle indagini preliminari.” La raccolta delle firme si effettua presso le cancellerie del Tribunale e della Corte d’Appello di Trieste nei seguenti orari: presso la Corte d’Appello di Trieste dal lunedì al venerdì, dalle ore 09.00 alle ore 13.00 presso la stanza n. 189 (cancelliere Fabio Stradi) oppure presso la stanza 184 (cancelliere Giulia Lanza); presso il Tribunale di Trieste-sezione penale- dal lunedì al venerdì dalle ore 12.30 alle ore 13.10 presso la stanza n. 270 (cancelliere Migliardi).
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Giovanna A. de’Manzano
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SIRIA: UNA CATASTROFE IGNORATA
Lo ha ricordato il vicesindaco di Trieste Fabiana Martini intervenuta a una conferenza, Siria: il Filo Rosso dei Diritti Umani, organizzata dal gruppo locale di Amnesty International al Bar libreria Knulp. “Questo dramma si sta consumando pressoché nel silenzio, han dovuto rapire alcuni dei nostri giornalisti perché si accendessero anche se momentaneamente dei riflettori su questa situazione”. 70.000 vittime dall’inizio della protesta nel febbraio/marzo 2011, oltre 700.000 i rifugiati fuggiti nei paesi della regione, più di due milioni le persone sfollate dalle loro case. Giorgio Galli, referente Siria di Amnesty International Italia, denuncia: “In nessun altro paese toccato dalla Primavera Araba vi è stato un costo umano così alto”. Le forze armate governative hanno bombardato indiscriminatamente centri abitati, impiegato armi vietate a livello internazionale, come le bombe a grappolo, ucciso bambini in fila per comprare il pane con lo scopo di terrorizzare la popolazione. La tortura è pratica quotidiana, migliaia di sospetti oppositori del governo sono stati arrestati arbitrariamente, di molti non si sa nulla. “Le forze di sicurezza hanno fatto irruzione anche negli ospedali catturando i manifestanti feriti e costringendo i medici a non curare, a infierire su di loro e i medici che si rifiutavano di torturare i feriti rischiavano a loro volta l’arresto, la tortura, la morte”. Anche prima dell’inizio della protesta il dissenso era punito con estrema violenza; con lo stato di emergenza in atto dal 1963 si sono moltiplicate le esecuzioni extragiudiziarie, le sparizioni forzate, gli arresti arbitrari, i casi di tortura, le condanne a morte. La minoranza curda è stata discriminata e la legge ha relegato le donne in una condizione di inferiorità. “Chiunque faceva qualcosa, anche di piccolo, rischiava di sparire” (Cilina Nasser, ricercatrice di Amnesty International sulla Siria). Negli ultimi due anni molti giornalisti che hanno denunciato le violenze sono stati arrestati, torturati, uccisi; chi manifestava all’estero contro il regime è stato minacciato di ritorsioni contro i parenti in patria; tra i rifugiati molti, come i palestinesi e gli iracheni, lo erano per la seconda volta, e l’occidente ha ignorato la loro tragedia, la Grecia su 214 richieste di asilo politico ne ha accolta una sola, Cipro nessuna. Sul finire del 2011 nasce l’Esercito Siria Libera affiancato da altri gruppi armati, alcuni completamente autonomi. La situazione che si è venuta a determinare è di un conflitto armato interno tra forze
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dott. Manuela Zippo
molto diseguali, che non allenta la preoccupazione per le violazioni commesse, seppure in misura molto minore, dall’opposizione. Sequestro di ostaggi., tortura, uccisione di presunti sostenitori del governo, membri dell’esercito o delle milizie shabiha. “È evidente che in una situazione di sospetto generalizzato, paura generalizzata, terrore e dittatura si crea una sorta di linguaggio comune... anche se, ripeto, la disparità dei crimini commessi dalle due parti è enorme”. E la prima richiesta di Amnesty International è il deferimento della situazione siriana alla Corte Penale Internazionale. Drammatico e doloroso l’intervento del rappresentante della comunità siriana. “Non è semplice parlare del proprio paese, specialmente quando uno è emotivamente coinvolto... Io non posso non essere di parte, non posso non essere dalla parte delle vittime e del popolo che non chiede altro se non la sua liberazione... Ma il prezzo che stiamo pagando è troppo alto... La situazione siriana ha subito purtroppo da parte della comunità internazionale un abbandono totale”. Sono oltre settanta i paesi che si sono dichiarati amici del popolo siriano, ma solo uno, non nomina esplicitamente l’Iran, è intervenuto, ma a sostegno del regime. Ricorda anche lui le violazioni del passato, gli eventi del 1982 quando le forze governative massacrarono migliaia di persone a Hama, le violenze e le uccisioni nella famigerata prigione di Tadmor, nei pressi del sito archeologico di Palmira. E dà la sua appassionata spiegazione degli scontri in atto. “I vostri fratelli siriani con la loro guerra per la liberazione, e vi ricordo non è una guerra civile, ma è una guerra fra opposizione e forze del regime, una guerra di liberazione, non ce la fanno da soli... ma non vogliono un intervento militare da parte delle forze internazionali, vogliono un intervento umanitario, una zona dove gli aerei non possano andare a bombardare i civili”. Marta Vuch dell’associazione Auxilia ha organizzato una convoglio umanitario con beni di prima necessità per il campo profughi di Atma nel nord della Siria dove hanno trovato rifugio 22.500 persone, di cui 4.000 bambini. “Non c’è acqua corrente, arriva con le autobotti, la cucina da campo provvede a un solo pasto al giorno (patate lesse o riso bollito), i bambini soffrono di grosse difficoltà respiratorie, gastroenteriti, non c’è un ospedale da campo, solo una tenda di primo soccorso”. In una sala affollata e commossa, durante il dibattito, intenso ma rispettoso, si confrontano le posizioni dei movimenti per la pace che chiedono non vengano fornite armi a entrambe le parti, quella di chi, ricordando Srebrenica, ritiene che le forze di opposizione debbano essere aiutate. Risuona ancora l’invocazione del rappresentante siriano: “Nell’altra sponda del Mediterraneo un massacro sta distruggendo i vostri fratelli. Non è possibile! La Siria è un paese meraviglioso, è la madre di tutti noi, il posto da cui è partita tutta la civiltà. Non è possibile! Bisogna agire!”.
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Giuliano Prandini
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HABEMUS LIBROS
Due volumi freschi di stampa, editi da Armenia e Gribaudi di Milano: Stop alla depressione (2013) e Il panico (2013). L’autore è lo psichiatra triestino Roberto Pagnanelli.
Ideare, che passione! Eppure ci vogliono anni per pubblicare un volume. Magari, come è accaduto a me in questo frangente, capita che ne escano due in contemporanea, “gemelli” ideali, per la gioia di chi li ha scritti. Tu stesso, amico lettore, li vedi lì, in vetrina, “freschi” come pomodori nella cesta. Ma l’autore di questo viaggio simbolico li ha portati in grembo per lungo tempo… La strada che li ha condotti sullo scaffale di una libreria o a far bella mostra di sé su internet, è partita tanto, tanto tempo fa. Il tutto nasce da un’idea gettata su un foglio di carta. Un guizzo, una “sensazione che hai la sensazione” di non poter trattenere a lungo. La battiture, le correzioni, le idee notturne dell’ultimo minuto. Un viaggio dentro se stessi. Poi quando quella “cosa” comincia ad avere una forma accettabile, inizia il peregrinare attraverso editori, i quali, a ragione, per la maggior parte rispondono “picche”. È allora che devi trovare dentro di te la forza di andare avanti, di crederci, di bussare ad altre porte, convinto che,
KONRAD Il tre alberi Tegetthof e, nel riquadro, Carl Weyprecht
Il viaggio nell’Artico era durato la bellezza di 812 giorni e si concluse, con una sola eccezione, senza la perdita di vite umane. La spedizione del Tegetthof (questo il nome della nave) ebbe fama come una delle più notevoli del sec. XIX e ad essa seguirono ben presto altre esplorazioni nell’Artico compiute da varie nazioni, qualcuna con esito tragico come quella dell’americano De Long, conclusasi con una strage nel 1878. A chi volesse .conoscere maggiori dettagli sulla spedizione Weyprecht non resta che suggerire la lettura del citato libro di Enrico Mazzoli, Viaggio ai confini del mondo, Biblon Edizioni,2007, dal quale è derivato il presente articolo. È triste, peraltro, ricordare che il comandante Weyprecht morì prematuramente di malattia nel 1881, a pochi anni di distanza dalla sua impresa. Mi sembra. giusto rendergli qui omaggio. Sergio Franco
prima o poi, capiterà ciò che tu desideri. È quello il momento di non deprimersi, di lottare fra mille difficoltà, per vedere una tua idea prendere il largo e guardare con coraggio le prime luci dell’alba sorgere dal mare aperto. Per darne poi l’annuncio al mondo. È nato un nuovo volume. Il parto è stato lungo, quello dell’elefante, ma alla fine possiamo dire che, sì, con soddisfazione, è andata bene. C’è un nuovo fiocco rosa, anzi, questa volta sono due… Un volume dalla copertina gialla e nera sulle cure naturali, gli stili di vita e l’alimentazione da impiegare in caso di depressione; uno verde e assai curioso sulle cure dolci degli attacchi di panico. Spero che li apprezzerete e, cosa non da poco, che vi tendano la mano sulla via che porta alla guarigione. Un abbraccio e a presto! Roberto Pagnanelli
REDAZIONALE A CURA DELL’INSERZIONISTA
Si deve alla .passione di Enrico Mazzoli se una notevole impresa partita da Trieste al Polo Nord è uscita dall’oblio per meritare l’attenzione del pubblico ai giorni nostri. Dapprima con un saggio del 2003 e, più recentemente, con il racconto del viaggio ai confini del mondo in occasione dell’Anno Polare Internazionale 2007-2008, Mazzoli ha illustrato la storica impresa d’impronta nostrana. Parliamo degli anni 1872-74, quando Carl Weyprecht, tedesco di nascita e cittadino dell’Impero Austro-ungarico, ufficiale di marina e scienziato, guidò una spedizione alla volta del Polo Nord con un equipaggio composto da triestini, istriani e dalmati a bordo di una nave appositamente costruita per affrontare i ghiacci. La spedizione era stata preceduta da un’esplorazione che Weyprecht effettuò nell’aprile del 187 con una piccola baleniera nel Mare Artico tra le isole Svalbard e la Nowaja Zemlja. Al ritorno egli presentò il suo piano di esplorazione all’Accademia delle Scienze di Vienna, che decise di appoggiarlo. L’iniziativa venne finanziata da enti e da privati, compresa la costruzione di una nave destinata all’impresa. La nave era un tre alberi di 220 tonnellate e, pur trattandosi di un veliero, era stata munita di un apparato motore della potenza di 95 cavalli costruito dallo Stabilimento Tecnico Triestino con la cooperazione delle officine Holt di Trieste. Il veliero venne costruito nel cantiere di Bremerhaven in Germania utilizzando prevalentemente il legno, ritenuto più adatto del ferro ad affrontare la pressione dei ghiacci. Weyprecht decise di arruolare l’equipaggio della nave in Istria e Dalmazia, osservando che si trattava di uomini temprati dai forti contrasti climatici tipici della zona. Provenivano da Fianona, Fiume, Lussino, Volosca, Brazza, Buccari, con la sola eccezione di qualche tecnico, del medico di bordo e di due esperti conduttori di slitte. Partita la nave da Bremerhaven nel giugno 1872, i ghiacci la bloccarono nell’agosto lungo la costa della Novaja Zemlja e così prigioniera la trascinarono per un anno verso est e verso nord, finché il 31 agosto 1873 apparvero all’orizzonte le prime ignote isole dell’arcipelago che nel loro insieme gli esploratori denominarono Terra di Francesco Giuseppe.
Le esplorazioni in slitta condussero gli scopritori a riconoscere numerose isole e poi nel ritorno, abbandonata la nave prigioniera dei ghiacci, riuscirono a raggiungere coi canotti la Nuova Zemlja, dove furono raccolti da una baleniera russa (v. Enciclopedia Treccani, 1936, vol.IV, pag. 683). Singolare coincidenza con il salvataggio, da parte russa, degli italiani della spedizione Nobile molti anni dopo!
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DA TRIESTE AL POLO NORD
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Trasporti e ambiente
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Limonov, per i russi, è una bomba a mano. quale come simbolo ha una bandiera uguale a quella Quella a forma di limone. Limonov è il del partito nazista, ma con la falce martello a posto soprannome di una persona, che si chiama Eduard della croce uncinata, e i cui militanti amano rasarsi la Savenko, e che al momento, per quanto si sa, vive capoccia e vestire di nero. I loro riferimenti storici sono in Russia. Limonov è infine un libro che parla di i bolscevichi, i fascisti ed i nazisti. Una specie di riediquest’uomo (di Emmanuel Carrère, Adelphi, 2012, € zione del patto Ribbentrop-Molotov. 19) e del suo mondo che, per quanto abbia viaggiato, Ora si potrebbe liquidare la narrazione di Carrère come è la Russia. Un altro mondo. il ritratto di un avventuriero, se non fosse che entra in Nel numero precedente di Konrad avevo descritto il ballo la Politovskaja. Che di Limonov e dei nazionalbolviaggio letterario fatto nell’URSS tramite tre capolavori scevichi dice, finché non le mozzano il fiato, un gran (Angeli sulla punta di uno spillo, Vita e Destino e I bene. Tanto bene che alla fine il partito viene messo racconti di Koljma), con cui cercar di capire come la fuori legge, dopo una serie di dure condanne, per umanistica idea socialista abbia potuto trasformarsi alcuni militanti rei di protestare, senza violenze, contro nell’incubo stalinista. Questo libro è la continuazione il nuovo zar Putin. di quel viaggio nello stesso Paese dopo il tonfo del Ed è qui che si capisce che della Russia non è facile vecchio regime. E l’impressione è che, pur lontani gli capire qualcosa. Eduard Savenko, detto Limonov orrori degli anni più bui, si sia comunque di fronte ad Il libro, che bada a descrivere l’ambiente in cui si muoun panorama immutato. ve Limonov, è una sorta di ricerca di un filo logico. Ma la logica, in quel Il libro descrive l’avventurosa vita di questo Eduard Savenko detto paese, non risponde ai canoni occidentali. Ricordiamo, nel presente, la Limonov, ma definirlo una biografia sarebbe inesatto. Viene da pengestione della guerra in Cecenia e dei casi del teatro Dubrovka a Mosca sare che l’autore, un francese, cerchi, attraverso un personaggio, di (2002) e della scuola di Beslan (2004). Massacri. Noncuranza per la vita capire la Russia. umana. Un potere che non cambia anche se si ridipinge. E certamente Certo che Limonov è un bel tipo. Figlio di un gendarme del NKDV non è meglio se guardiamo al passato, e non soltanto a quello del ‘900. (leggi enkavedè) che accompagnava condannati alle fucilazioni ancoIvan il Terribile (per l’esattezza Ivan Groznji, traducibile piuttosto con ra nei primi anni ‘50, ha sempre vantato il mestiere del padre. Capace Ivan il Tempestoso) non si chiamava così per piccoli difetti di carattere. di scrivere con stile anticonformista, cerca invano di mantenersi con la È stato, grossolanamente, il padre fondatore della Russia, ed era l’idolo scrittura in Russia. Non voglio anticipare molto perché il libro è molto di riferimento di Stalin, che ha superato il maestro. leggibile, comunque Limonov si sposta a New York e poi a Parigi Anche guardando al buio qui in Italia, da molti spiegato con la nostra dove si fa conoscere come autore interessante (anche se qualcuno lo storia dove la frammentazione politica e culturale continua dalla caduta trova pornografico) narrando di se stesso. Ma comunque con la scritdell’Impero Romano, forse c’è un’inerzia a cui non ci si può sottrarre. tura, e le traduzioni, non riesce a mantenersi. Alla fine torna in Russia. Un’inerzia che non viene spezzata, se non per brevi momenti, Ma non è tipo da star fermo, per cui, nel ‘91 e ‘92, lo ritroviamo in Bodalle rivoluzioni o dalle nuove idee che via via si presentano snia accanto a Radovan Karasič che sparacchia tutto felice con una come speranze di cambiamento. mitragliatrice. In aria, a onor del vero, ma le fotografie che fanno il giro Provate a leggere Limonov. del mondo titolano che tira su Sarajevo. Quando torna in Russia non trova di meglio che fondare e dirigere il partito nazionalbolscevico, il Claudio Pettirosso
SALVARE I SEMI I fondatori della rete australiana Seed Savers, Michel e Jude Fanton ci mostrano come proteggere il patrimonio alimentare mondiale attraverso la raccolta e salvaguardia dei semi del nostro orto e giardino. “Salvare i semi è un’azione importante come imparare a leggere e scrivere. Recuperare semi antichi, seminarli, riprodurli e condividerli con altri agricoltori rappresenta un grande gesto educativo”. - Come decidere quali semi mantenere? - Quali criteri adottare per la loro selezione e raccolta? - Cosa fare per conservarli correttamente? - Come ripiantarli nel giusto periodo? Jude e Michel Fanton, rispondono a tutte queste domande dopo aver dedicato tutta la loro vita alla salvaguardia, localizzazione e scambio di semi antichi: quelli che possono essere conservati fedeli all’originale in condizioni locali e, soprattutto, quei semi a impollinatura aperta
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LIMONOV (VIAGGIO IN RUSSIA OGGI)
che mantengono la vitalità di produzione, anno dopo anno, senza l’utilizzo di pesanti fertilizzanti artificiali. Gli autori, esperti Seed Savers, ci descrivono come raccogliere in maniera corretta i semi, quali cicli di crescita, propagazione e coltivazione seguire, la cucina tradizionale e gli usi medicinali di oltre un centinaio di verdure, erbe aromatiche e fiori commestibili. Il Manuale per Salvare i Semi dell’Orto e la Biodiversità ci insegna a ritornare alla pura e semplice capacità, oggi ormai perduta, di raccogliere i semi dalle stesse piante che seminiamo nell’orto o nel giardino, ricominciando da dove si erano fermati i nostri genitori o nonni che selezionavano e conservavano le semenze delle piante alimentari di anno in anno. In mancanza di coltivatori appassionati e in mano solo delle multinazionali, i semi dei nostri principali alimenti non potrebbero esistere: sono sicuri solo nelle mani di persone che li salvano, li coltivano e ne mangiano i frutti. Un manuale utilissimo per tutti noi che coltiviamo buon cibo nei nostri orti o nelle nostre aziende agricole. Un’opera essenziale per tutti gli
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orticoltori, agricoltori, cuochi e genitori che desiderano una vita sana con un’alimentazione naturale, per far crescere i propri bambini con gusti variegati e un cibo genuino. Per l’edizione italiana, il libro è curato da Civiltà Contadina, un’Associazione nazionale senza fini di lucro, di seed savers, appassionati contadini e coltivatori urbani, che dal 1996 salva, coltivandoli e condividendoli, i semi delle vecchie ed antiche varietà italiane ed estere, di ortaggi, cereali e alberi da frutto, formando così un patrimonio genetico che potrà essere tramandato alle future generazioni. I gruppi locali di Civiltà Contadina, formati da soci residenti in una stessa zona o in zone contigue, si riuniscono per lavora-
sibirsk, una bella ragazza che conosce perfettamente l’inglese per averlo imparato durante tre anni di permanenza a Cipro dove esiste una fiorente comunità russa (e dove, come sappiamo, viene riciclato il denaro sporco della mafia di Mosca). Le città satelliti dove vengono recuperate le scorie nucleari come Chelyabinsk-40 e Sverdlovsk-19 sono innumerevoli, ma pochi ne conoscono l’esistenza. Tutti i più anziani si ricordano invece di Akademgorodok, la città della scienza costruita ai tempi di Nikita Kruscev nei pressi di Novosibirsk ed oggi ridotta a squallido quartiere dormitorio. Le periferie cittadine sono quasi tutte degradate e sporche perchè nessuno fa più i lavori di manutenzione. In compenso i cimiteri monumentali sono curatissimi. Come avrete capito, l’autore ha dedicato la maggior parte del libro alle descrizioni degli usi e costumi locali piuttosto che alle bellezze del paesaggio. Ne esce un quadro desolante nel quale spiccano alcune situazioni particolarmente allarmanti come quella della miniera di Nailakh, nei pressi di Ulan Bator, la capitale della Mongolia, uno dei più grandi giacimenti di carbone di tutto il mondo, lasciata andare in rovina dopo la privatizzazione, con una serie di crolli ed incidenti che hanno provocato centinaia di morti. Nessuno ne ha saputo mai nulla, perché è stato tutto messo a tacere. Ancora oggi gruppi di abitanti della zona scavano clandestinamente tra le macerie alla ricerca di pezzi di carbon fossile da rivendere al mercato nero. L’impressione generale è quella di un enorme Paese abbandonato dalla risacca della Storia tra i rottami dell’impero sovietico e maldestri tentativi di privatizzazione. Per ora all’orizzonte non si vedono miglioramenti, ma come si usa dire, la speranza è l’ultima a morire.
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Paolo Cagnan Con tutti i posti che ci sono… Cronache semiserie lungo la Transiberiana Vallecchi 2009 pp.207, Euro 10.00
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Ho molto apprezzato l’articolo di Claudio Pettirosso dedicato all’ex Unione Sovietica, e vorrei dare anch’io il mio piccolo contributo. Da tempo nella collana “Off the road” la casa editrice Vallecchi pubblica cronache scritte da viaggiatori occasionali che hanno scorrazzato per puro piacere della scoperta in tutte le parti del mondo. Mi è recentemente capitato fra le mani un libro scritto dal giornalista Paolo Cagnan, caporedattore del quotidiano “IL Trentino” che si presenta con un titolo alquanto curioso: Con tutti i posti che ci sono… È il commento che hanno espresso i suoi amici quando hanno saputo che voleva effettuare un viaggio in treno sulla mitica ferrovia Transiberiana: In realtà l’autore dopo aver saputo che si trattava di percorrere 9298 km. in 5 giorni, da Mosca a Vladivostok senza mai scendere dal treno se non per sgranchirsi le gambe, ha cambiato idea ed ha optato per la Transmongolica con il percorso Mosca-Ekaterinburg-Novosibirsk-Irkutsk.ListvyankaUlan Bator-Pechino. In questo caso si tratta “ solo” di 7865 km., ma il tempo di percorrenza si allunga oltre i sei giorni di viaggio. A questo punto se si hanno a disposizione tre settimane di ferie ed un bel pò di denaro è possibile rivolgersi ad un’agenzia specializzata optando per un viaggio a tappe con fermate in varie località dove si pernotterà a casa di gente del posto. È questo il caso dell’autore del libro il quale ha potuto così compiere il viaggio con una certa comodità. In estate, naturalmente, perché in pieno inverno la temperatura scende a meno 40° e girare da quelle parti diventa un suicidio. Certo che la maggior parte del libro è dedicata alla Mongolia e non alla Siberia, per cui il sottotitolo “Cronache semiserie lungo la Transiberiana” risulta abbastanza fuorviante. Le impressioni del viaggio sono scritte tra i serio ed il faceto con molti spunti divertenti e tanta ironia, ma grattando la superficie si nota una sottile inquietudine e preoccupazione per la situazione disagiata in cui versano gli abitanti di quelle plaghe desolate, orfani dell’Unione Sovietica che vivono ai margini del capitalismo e della globalizzazione senza usufruire dei benefici economici e del benessere della civiltà occidentale. Inquinamento galoppante e fabbriche in rovina sono lo spettacolo abituale che appare agli occhi del viaggiatore . La gente si arrangia come può con il piccolo contrabbando e con il lavoro nero, in luoghi preda della criminalità dove la sicurezza del lavoro ed il rispetto dell’ambiente sono pura fantascienza. Mi ha molto colpito la figura della guida turistica di Novo-
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CON TUTTI I POSTI CHE CI SONO...
Gianni Ursini
Manuale per Salvare i Semi dell’Orto e la Biodiversità Autori: Michel Fanton, Jude Fanton, edizione italiana a cura di Civiltà Contadina Prezzo: € 11,50 Pagine: 200 Formato: 23,4x23,4 ISBN 13: 9788865880326
re insieme nella ricerca di vecchie varietà del posto, per organizzare eventi, scambiare informazioni, semi, interagire con gli enti locali al fine di avvicinare la popolazione della zona agli obiettivi dell’Associazione.
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Emeroteca è una parola che rimanda alla Grecia antica;il vocabolo deriva, infatti, da due parole greche: ἡμἐρα = “giorno” e θήκη = “custodia” ma nello stesso tempo rinvia a qualcosa di moderno e di nuovo. Infatti nel linguaggio della rete è facile riscontrare l’utilizzo di questi due termini, vista l’importanza che ha sulla rete l’Oggi, il momento presente, e la Teca, il contenitore, ovvero la raccolta più o meno organizzata dell’informazione. L’emeroteca è in effetti un luogo e un servizio che unisce la memoria e l’innovazione. Qui possiamo trovare una risposta alla domanda su cosa succede nel mondo, informarci sui dibattiti culturali in corso a Trieste, in Italia o all’estero, sulle innovazioni scientifiche, sui dibattiti politici, sulle analisi sociali e le ricerche in ogni ambito disciplinare. Ci si reca in Piazza Hortis anche per cercare fatti del nostro passato più o meno recente, la notizia che c’è sfuggita nel quotidiano della settimana passata o quell’annuncio di tre mesi fa prima che mi ha tratto in inganno e ora vorrei portare sottoporre al mio avvocato per avere giustizia per un torto ricevuto. L’emeroteca offre alla città un servizio che tiene conto delle nuove esigenze dei cittadini, dei bisogni informativi e d’accesso alle nuove tecnologie senza trascurare l’importanza di offrire un luogo piacevole dove trascorre un po’ di tempo in mezzo ad altre persone, dove lavorare o studiare sentendosi in compagnia. Di fatto, si tratta di due sale che si affacciano con ampie vetrate sulla centrale Piazza Hortis. Per entrare nelle sale non sono richieste tessere o altre formalità, si possono consultare 18 quotidiani nazionali e 12 tra i maggiori quotidiani internazionali; si trovano inoltre esposte circa 360 riviste che coprono tutte le discipline. Si cerca così di rispondere alle esigenze di una cittadinanza che ha dimostrato d’avere interessi molto ampi e la capacità di apprezzare un’offerta informativa che va da "Vanity Fair" al "New Yorker", da "Quattroruote" a "Nature", da "Variety" a "Domus", passando per "Aut Aut", "Animazione sociale", "Jeune Afrique" e centinaia d’altri titoli consultati ogni giorno. Nella scelta dei periodici si cerca di privilegiare l’aggiornamento mettendo a disposizione riviste che sono al centro del dibattito nelle diverse discipline senza perdere di vista quelle che, mantenendo un forte legame con la tradizione, continuano ad offrire documenti di grande interesse e
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scientifiche più recenti. Proprio per questo stretto rapporto dei periodici con il nuovo e con il cambiamento nella forma e nel contenuto, il monitoraggio continuo delle offerte del mercato editoriale e degli interessi dei cittadini sono parte fondamentale del lavoro di gestione del servizio. Si presta particolare attenzione ai cambiamenti negli stili di vita delle persone che hanno sempre più difficoltà a adattarsi ad orari standard. L’emeroteca risponde a queste esigenze, in collaborazione con l’Università di Trieste, offrendo dei tempi d’apertura che comprendono anche la domenica e un orario continuato che prevede una prolungata apertura serale (si chiude alle 22.45) e dando la possibilità di prendere in prestito fino a cinque fascicoli per leggerli comodamente a casa propria. I cambiamenti che si osservano nel mondo del lavoro hanno portato molte persone a lavorare all’interno del proprio ambiente domestico offrendo una maggior libertà organizzativa ma determinando anche una forte tendenza all’isolamento. Sono aumentate le richieste di competenze professionali e culturali sempre rinnovate, al punto che ormai lo studio non termina con l’università ma copre tutto l’arco della vita. L’emeroteca offre così un importante supporto grazie alla condivisione di strumenti informativi molto ricchi e diversificati, strumenti ormai indispensabile per mantenere quell’aggiornamento professionale che permette di svolgere il proprio lavoro nel migliore dei modi. Questo nel tempo ha portato alla formazione in Piazza Hortis di una piccola comunità dove, persone d’ogni età e di formazione molto diverse, s’incontrano, convivono, si conoscono e a volte fanno anche amicizia. Gli studenti, oltre a studiare, leggono i quotidiani, i pensionati oltre al Piccolo si fanno incuriosire dalle riviste esposte, i bambini che accompagnano i genitori oltre a Topolino leggono Airone e... così via, ogni cosa si mescola e cresce. Così, nel tempo, oltre a costatare il continuo aumento del numero delle persone che frequentano l’emeroteca, si è visto crescere la curiosità e la qualità della lettura. Questa, credo, sia una delle dimostrazioni migliori dell’importanza di mettere a disposizione delle persone un’informazione di qualità, rendendo facile l’accesso alla cultura e andando incontro ai bisogni e agli orari delle persone.
Scoppia definitivamente la febbre da coupon
Lo ammetto. Sono diventata una maniaca del coupon. Dalla cena alla palestra, dalla parrucchiera al corso di cucina, dal weekend fuori porta al dentista, dalla revisione della caldaia al trattamento estetico: tutto ormai anche a Trieste si compra via coupon grazie all’ormai famigerato sito Groupon. Ho provato di tutto, usufruendo di proposte originali e divertenti e a prezzi straordinari anche in altre città e quasi mai mi sono ritrovata delusa o “bidonata”. Ma sono pur sempre una “giornalista in erba” e la mia vocazione alla curiosità e all’indagine difficilmente si assopisce, anche se mi ritrovo
importanza scientifica. Le riviste sono, infatti, da sempre il luogo dove compaiono le nuove idee, i nuovi modelli culturali e le scoperte
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L'EMEROTECA DI TRIESTE
Mavis Toffoletto
di fronte ad allettantissimi sconti di più del 70%. Partiamo dall’inizio. Groupon nasce in America nel 2008 dall’idea di Andrew Mason, fondatore del sito internet The Point, nato per aggregare persone intorno a temi sociali come scioperi e manifestazioni. Le potenzialità commerciali del gruppo non sfuggono a Mason che, in breve tempo, orienta il sito verso l’attuale business coniando il nome Groupon, dall’unione di Gruppo e Coupon. Il sito ottiene un successo immediato e cresce a ritmo straordinario in America approdando in Europa nel 2010. Definita dal noto magazine americano “Forbes”, l’azienda internet con il più elevato tasso di crescita di sempre, Groupon è presente in 48 Paesi del mondo, è quotata in borsa al Nasdaq da novembre 2011 ed è oggi leader mondiale nel settore. In Italia Groupon sbarca a marzo nel 2010, stabilendo a Milano la sede operativa e strategica. Ad ora è presente in più di 50 città italiane con 41 milioni
Continua la diatriba sull’IMU. Da un lato ci sono le pressioni del PDL che vorrebbe non solo l’eliminazione di questa tassa, i cui introiti, ricordiamolo, vanno ai comuni a vantaggio quindi dei territori locali, ma anche la restituzione di quanto versato nel 2012, circa 4 miliardi di euro. Su tale ipotesi di rimborso vorrei sollecitare i lettori ad alcune riflessioni. Innanzi tutto, secondo una ricerca condotta dal NENS (centro studi fondato dall’ex Ministro Visco e da Pier Luigi Bersani) l’abolizione generalizzata dell’imposta andrebbe a vantaggio delle classi più agiate poiché il 20% dei contribuenti più ricchi ha versato il 44,6% del totale incassato con l’applicazione dell’IMU. Anche supponendo che le ricerche condotte siano di “parte” dobbiamo aggiungere altre considerazioni attinenti il costo del rimborso. Quanto costerebbe ai contribuenti attivare tutto l’apparato burocratico ed amministrativo Statale e locale per l’effettuazione dei rimborsi? Quali effetti causerebbe localmente la restituzione di quanto versato nel 2012? Dove verrebbero attinte le risorse necessarie alla restituzione? Uno dei problemi che sta affrontando il nuovo Governo è legato alla necessità di reperire i fondi necessari a garantire gli esodati, la CIG (Cassa Integrazione Guadagni), nonché evitare l’ulteriore rincaro dell’IVA. Nel complesso stiamo parlando di esigenze di cassa che oscillano tra i 4 e i 6 miliardi di euro. Sebbene l’IMU sulla prima casa sia una tassa ingiusta, soprattutto quando applicata su immobili di scarso valore economico e senza tenere conto delle variazioni di reddito subite dal proprietario, la restituzione risulterebbe utile solo alla conquista di volti elettorali non portando alcun vantaggio né economico né finanziario rilevante ma, semmai, andrebbe a creare ulteriori difficoltà da dover gestire con un successivo giro di vite, a livello di imposte locali o statali. Sarebbe forse opportuno non agire in modo indiscriminato solo a fini pubblicitari ma valutare con calma gli effetti di una scelta fiscale e le possibili alternative. Di recente più persone appartenenti al ceto alto (da un punto di vista reddituale e patrimoniale), tra cui anche De Benedetti, hanno convenuto sulla necessità di ricorrere ad una tassazione patrimoniale
Francesca Versienti
a carico dei più facoltosi. Chissà, potrebbero eventualmente manifestare, attraverso un generoso atto di rinuncia al rimborso - magari ad opera proprio di quel 44,6% di proprietari benestanti - l’intento di intervenire a sostegno del prossimo e magari, se proprio vogliamo sognare in grande, potremmo immaginare che tali somme, a livello locale, vengano destinate agli Istituti scolastici per implementare l’offerta dei servizi formativi ed educativi poiché, si sa, investire sui giovani e sull’istruzione significa investire sul nostro futuro. Oppure, le somme incassate potrebbero essere destinate alla riduzione delle imposte locali in favore di imprese particolarmente virtuose sia da un punto di vista produttivo che di gestione ed organizzazione del personale dipendente. La restituzione dell’IMU se fatta sull’onda del emotività o del “compromesso” politico o della ricerca di consensi elettorali, rischia di spostare il problema ad un secondo momento creando un nuovo e più ampio problema che comunque dovrà essere risolto dai soliti noti: i contribuenti. Mi auguro che la classe politica si prenda tutto il tempo necessario per valutare con calma gli opportuni correttivi da applicare a questa imposta locale, magari coinvolgendo i rappresentanti dei territori, affinché le modifiche siano largamente condivise e non creino dissesti da dover arginare nei mesi successivi con manovre e manovrine varie.
Simonetta Marenzi impresamoderna.wordpress.com
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IMU DOLCE IMU
commerciale enorme visibilità grazie al potere delle Newsletter quotidiane, del passaparola e dei canali social media. Ogni giorno promuove il business attraverso tutti i mezzi di comunicazione. Sulla loro pagina dedicata troviamo scritto questo: “Ti aiutiamo a far crescere il tuo business grazie ad un piano di marketing personalizzato che ti garantisce nuovi clienti e li spinge a tornare presso la tua struttura. Puoi contare sul nostro supporto in ogni fase della tua campagna; dalla consulenza iniziale alla gestione dei coupon, troverai sempre un team al tuo servizio. Una volta provata la qualità della tua offerta, torneranno da te pagando a prezzo pieno. Radio, stampa, TV, affissioni o volantini; nulla ti permette di ottenere nuovi clienti con la stessa velocità e potenza di una campagna Groupon. Non ci sono costi iniziali e i risultati sono garantiti.” Forse. Personalmente sono mai tornata in una pizzeria, ristorante o parrucchiera conosciuta con Groupon? Poche, e non perché mi sia trovata bene, ma perché c’è sempre un’altra offerta, un’altra voglia, un’altra possibilità. Perché dovrei pagare a prezzo pieno quello che posso comunque trovare di nuovo da un’altra parte a prezzo ridotto? E come dico sempre, Buona Fortuna allora.
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di utenti all’attivo in tutto il mondo. Bellissimo. Dal punto di vista di noi clienti. Ma i commercianti che usufruiscono del servizio sono altrettanto soddisfatti? Solo per la provincia di Trieste si parla di cifre esorbitanti: ogni offerta in media viene acquistata dai 300 ai 500 utenti. Ma come fanno i “partners” Groupon, ossia le aziende che vendono la propria offerta sul sito a mantenere i prezzi così bassi e anche a guadagnarci? Nel febbraio 2012 appare un’inchiesta sulla rivista di “Altro Consumo” che mette in mostra un problema sull’emissione della fattura. Le parole esatte di Boris Hageney, CEO di Groupon Italia, Spagna e Portogallo, a riguardo sono: “Groupon fattura all’esercente e l’esercente emette ricevuta al cliente. Chiaramente è impossibile per noi verificare ogni singola situazione.” Ovviamente. Devo dire in tutta onestà che a me non è mai capitato con nessuno dei coupon utilizzati a Trieste di ritrovarmi senza fattura, ma allora come fanno a sostenere i costi? Forse semplicemente non ce la fanno. Alcuni esercenti da me contattati dichiarano che pur trovandosi bene con Groupon lo fanno più per pubblicità che altro. L’esercente infatti riceve a suo carico soltanto una percentuale del fatturato di ogni coupon in quanto il resto ovviamente va alla società di tramite. Quanto deve esattamente il partner a Groupon non è dato sapere. Groupon offre alle attività
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Siamo tutti intelligenti
AFFARI TUOI!
Chissà se a qualcuno dei telespettatori di “Affari tuoi” è mai venuto in mente di fare un’analisi matematica del programma. Sì, ci sono i pacchi, ed il gioco assomiglia ad una lotteria: vinco quello che rimane nell’ultimo pacco che apro. Ma ogni tanto c’è l’intervento di una telefonata, che offre al concorrente un premio, a patto che lui lasci il gioco. Facciamo degli esempi. Se mi rimangono due premi, uno di 50.000 e uno di 70.000 euro, io penso che proseguirei, dal momento che è probabile che vincere l’uno o l’altro premio non cambierà di molto la mia vita: la media è 60.000 euro, ed i due premi sono vicini a questa media: la varianza è bassa, direbbe un matematico. Se mi rimangono due premi, uno di pochi centesimi e uno di 100.000 euro, la media è di 50.000, ma la varianza è altissima (e con questo esempio penso che tutti abbiamo capito cosa sia la varianza), e forse qualche concorrente ac-
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Terrafest 2013
cetterebbe anche un’offerta di 20.000 euro sicuri, piuttosto che 100.000 non sicuri, con il rischio di perdere tutto. Qualche giorno fa mi è capitato di vedere che dopo alcune fasi di gioco erano rimasti il premio di 100.000, quello da 1.000.000, e otto premi piccoli, con media abbondantemente sopra i 100.000 euro. Al concorrente è stata offerta la cifra di 50.000 per abbandonare il gioco. Il concorrente ha così ragionato: ci sono otto casi nei quali vincerei meno di 50.000, e solo due nei quali vincerei di più di 50.000, quindi mi conviene accettare, anche se 50.000 è inferiore alla media dei soldi ancora in gioco. Quindi abbiamo visto che in matematica giocano un ruolo importante la media, la varianza, ma anche la moda. La moda è un termine matematico che significa proprio quello che il senso comune ci dice: l’usanza, la cosa più frequente. La moda ci dice che ad Arcore, il paese di Berlusconi, anche se la media di guadagni mensili è molto alta, purtroppo la moda si aggira attorno ai 1.000 euro, perché tutti (tranne uno) sono costretti a vivere con 1.000 euro al mese. Purtroppo quell’unico che guadagna molto, riesce ad alzare la media, ma non la moda… E chi compila tabelle per dirci se viviamo bene o male, guarda la media, e non la moda: ovviamente i dati non corrisponderanno alla realtà, e noi ora sappiamo il perché.
© Giorgio Dendi giorgiodendi@virgilio.it
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nitario. Lo scopo è quello di scoprire come praticare l’ecologica sociale, e come impegnare esperienze di singoli individui proiettandoli verso un’unità più grande Da venerdì 7 a domenica 9 giugno di analisi e infine usarli negli ambienti circostanti, nei contesti sociali della propria comunità cittadina, per a Bagnoli della Rosandra (TS) riavvicinare alla natura e ritornare ad esserne parte. Tra smog, fretta, traffico e rumori sovrani della settimana lavorativa; la Questa bella festa sarà animata da famiglie, bambini e animali della gita fuori porta, tra la quiete e la pace della natura, diventa un respiro, fattoria, tra passeggiate nei campi, laboratori e confronti su energia, abitare, cibo e piante. un’oasi. Naturalisti o sportivi, in famiglia o da soli, tra sentieri incontaminati e ricchi di storia e effluvi di fieno appena tagliato, gli uomini Info: 3271233889, info@cesnet.it, Facebook: Cesnet-Italy Slovenia. possono ritrovare, nel silenzio intercalato da cinguettii, il proprio antico rapporto con il mondo naturale. È per la voglia di condividere e creare, una sempre più fitta rete culturale eco sostenibile e consapevole, che è nato nel 2010, il festival Terrafest. Giunto alla quarta edizione, Terrafest 2013, con l’associazione The Circle e la sua rete CESnet (cross-border eco-sustainable network), da venerdi 7 giugno propone incontri, laboratori pratici e approfondimenti, su benessere, energia, artigianato, cultura del verde e alimentazione auto-sufficiente. Sabato 8 giugno, alle ore 11, si apre l’incontro “Transition Day Trieste”. Un forum aperto a tutti, in cui si cerca di dare una panoramica completa sul movimento di Transizione, i suoi scopi e i suoi metodi. Salvaguardare l’ambiente, condividere percorsi e conoscenze, promuovere un’interazione con le realtà produttive locali, rappresentano in realtà, modi di pensare sia Sociali che Ecologici. Sviluppando relazioni culturali, trasformando le strutture sociali e stimolando il cambiamento personale, organizzativo e comu-
ilKo nrad dei p icco li ——————————————————————————————— IN BUS A TRIESTE CON IL... PASSEGGINO APERTO!
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Ero a Trieste da pochi mesi quando sono rimasta incinta del mio primo bimbo. Quando è nato mi sono da subito scontrata con la difficoltà di muovermi in autobus con un neonato in carrozzina. Al secondo figlio, l’esperienza di prendere l’autobus con due bimbi piccoli si è fatta tragicomica, e il desiderio di provare a cambiare le cose si è impossessato di me. L’articolo 2 del regolamento di vettura infatti impone di chiudere il passeggino prima di accedere sugli autobus cittadini, per presupposti motivi di sicurezza. Tendenzialmente una mamma con carrozzina rinuncerà fin da subito. La coraggiosa (o folle) mamma con passeggino che decide invece di imbarcarsi nell’impresa, per prima cosa dovrà chiuderlo ricorrendo all’aiuto di qualche anima pia, consegnandogli il bimbo magari non ancora in grado di camminare, e pregando che l’altro eventuale figlioletto sia nel suo momento buono. Successivamente, la malcapitata mammina salirà in autobus con passeggino chiuso in una mano (e fanno una), pargolo non deambulante in braccio (e fanno due) e uno o più figlioletti di diverse età dall’altra parte (e fanno tre mani). Una volta nel bus dovrà ancora una volta fare affidamento ai presenti, che dovrebbero prontamente alzarsi e lasciare spazio a mamma-neonatopasseggino-uno-due-tre-altri-figli. Poiché questo non sempre avviene, la mamma in questione, rimasta in piedi, dovrà pensare all’incolumità propria e dei propri figli, tra frenate, scossoni, e passaggio continuo di persone. Scherzi a parte, la questione “passeggini in autobus” è molto sentita tra le mamme triestine. Le mamme con carrozzine e passeggini non hanno di fatto libero ed agevole accesso ad un servizio che dovrebbe essere pubblico. Prendere un autobus per mamme con uno o più figli è un’impresa titanica, tanto che esse finiscono con lo scoraggiarsi dal farlo. Impossibile è poi l’uso dell’autobus per mamme con neonati in carrozzina che, nei primissimi mesi di vita, rappresenta l’unico modo per portare in giro adeguatamente i nostri piccoli. Da mamma con esperienza di maternità consolidata so quanto sia importante per una mamma magari sola per molte ore al giorno la possibilità di non isolarsi, di muoversi liberamente, in autonomia, e di raggiungere dei luoghi di socializzazione, nel contesto di un’esperienza straordinaria ma totalizzante qual è la maternità. Negli ultimi quattro anni sono state portate avanti almeno due petizioni con la richiesta di cambiare le regole concernenti il trasporto dei passeggini in autobus, un gruppo su Facebook (“In bus a Trieste col passeggino aperto”) e varie iniziative individuali. Personalmente, ho
avuto modo di esporre il problema in occasione di diversi incontri tra cittadini ed istituzioni, e durante uno di questi l’allora segretario provinciale del PD, Francesco Russo, ha dimostrato interesse alla questione e ha offerto il suo sostegno. La questione dei passeggini aperti in autobus ha fondamentalmente due interlocutori: la Provincia di Trieste che fa capo al regolamento di vettura e la Trieste Trasporti, che ha l’appalto per il trasporto pubblico cittadino, e che deve recepire le indicazioni ricevute dalla Provincia. Mentre io ho intrapreso un dialogo direttamente con l’azienda dei trasporti, parallelamente le mamme del gruppo su Facebook hanno aperto un canale di comunicazione con la Provincia. Solo in un secondo momento, attraverso la rete ed il passaparola, abbiamo avuto modo di incontrarci ed unire le forze, portando avanti insieme alcune iniziative tra cui un incontro col sindaco Cosolini durante il quale abbiamo indossato delle magliette, da noi stesse create, inneggianti alla possibilità di salire sull’autobus con i passeggini aperti. Tanto la Provincia quanto la Trieste Trasporti hanno promesso che il regolamento sarebbe stato cambiato. In effetti una modifica da parte della Provincia c’è stata, ma posta in modo tale da non essere accolta favorevolmente dall’azienda dei trasporti. Il nuovo regolamento inseriva, tra le varie novità, anche la possibilità di portare in autobus cani di taglia media. La Trieste Trasporti si è dimostrata assolutamente contraria a questa possibilità, per motivazioni condivisibili, ma nel merito delle quali ritengo non abbia senso entrare. Rifiutando di pensare che le esigenze di mamme con bambini e quelle di persone con cani possano essere messe sullo stesso piano di discussione, noi mamme abbiamo caldeggiato più volte che Provincia e Trieste Trasporti si accordino per quel che riguarda i passeggini, punto su cui sono entrambe d’accordo, senza coinvolgerci in questioni che di fatto non ci riguardano e che riteniamo ingiusto mettere allo stesso livello. È notizia dell’ultima ora che questa nostra richiesta pare sia stata accolta; speriamo di aver presto un comunicato ufficiale e poter finalmente salire in autobus con carrozzine e passeggini aperti. I miei bambini ormai sono grandi, non saranno loro a beneficiare del tanto sospirato nuovo regolamento. Potrei quasi quasi pensare di fare un terzo figlio per togliermi la soddisfazione di entrare in autobus con un neonato che dorme pacifico in carrozzina e godermi il tragitto senza ansie!
Daria Nordio
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KONRAD GIUGNO 2013
“Il Konrad dei piccoli” vuole essere uno spazio di informazione ed aggregazione per mamme e papà curiosi di sapere cosa succede a Trieste e nei dintorni per i loro bambini. Da questo germe auspichiamo prenda avvio uno spazio virtuale e reale di dialogo, confronto e crescita, in un’ottica di solidarietà e attenzione alla qualità
KONRAD GIUGNO 2013
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in viaggio con papà
È ora di proseguire a piedi. Ci dirigiamo a piedi verso lo Str?get, “il Corso” di Copenaghen, la zona pedonale su cui si affacciano i migliori negozi della città e le firme più prestigiose della Danimarca. Vogliamo andare a visitare la Sømods Bolcher, una famosissima fabbrica di caramelle, fondata oltre 100 anni or sono, cui spetta l’onore di rifornire di bon-bon anche la famiglia reale danese. All’interno non solo si possono assaggiare e acquistare le coloratissime specialità della casa, ma si può addirittura assistere dal vivo alle varie fasi di lavorazione necessarie per la realizzazione delle dolcissime caramelle (www.soemods-bolcher.dk).
COPENAGHEN, LA CITTà DELLE FIABE
“La prossima volta ci porti con te!”. È stato così che i miei figli, Nicolò e Andrea, rispettivamente di 5 e 3 anni, mi hanno convinto a programmare un viaggio da condividere con tutta la famiglia. Vista l’età, all’inizio dubbi e perplessità erano molti e ve li lascio immaginare, poi è prevalsa l’idea che un bel viaggio è in grado di aprire la mente e gli orizzonti di chiunque, è un’esperienza che arricchisce ed aiuta a crescere tutti. Così ci siamo confrontati e abbiamo scelto come mèta del nostro primo viaggio Copenaghen, la capitale della Danimarca, il Paese delle fiabe, dei castelli, dei Vichinghi... una delle nazioni più “family friendly” al mondo, in grado di soddisfare le esigenze di tutti i membri della famiglia, garantendo una vacanza indimenticabile a prezzi tutto sommato contenuti, a partire dal volo, rigorosamente low-cost (www.visitdenmark.com). Per dormire abbiamo prenotato via internet una stanza al Danhostel Copenhagen City, il primo ostello a cinque stelle nel cuore della città. Interamente arredato con mobili di design è la base ideale per una vacanza in famiglia a due passi da tutto (www.danhostel.dk). Per visitare la capitale conviene acquistare subito la “Copenaghen Card”, una tessera valida per 24 o 72 ore, che consente viaggi illimitati su tutti i mezzi di trasporto e l’ingresso ad oltre 60 tra musei ed attrazioni, oltre a sconti in ristoranti e negozi selezionati. Il prezzo è conveniente e i bambini fino a 9 anni non pagano ( www.visitcopenhagen.com). La nostra prima tappa è a Nyhavn, il porto-canale, che grazie alle sue caratteristiche case colorate e alle numerose barche d’epoca ormeggiate di fronte rappresenta senza dubbio uno dei luoghi più affascinanti di Copenaghen. Anche il famoso scrittore Hans Christian Andersen visse per un lungo periodo in una di queste casette affacciate sul canale. Per avere una visione generale della città senza camminare troppo, decidiamo di effettuare un divertente ed istruttivo giro dei canali a bordo di una comoda imbarcazione con tanto di guida poliglotta. I bambini felici si sentono già un po’ vichinghi e noi ci godiamo il panorama che scorre davanti ai nostri occhi, sottolineando loro quelli che sono i quartieri più caratteristici o le nuove opere architettoniche che attirano il nostro sguardo. La nostra imbarcazione adesso punta decisa verso un piccolo scoglio circondato dai turisti su cui sorge la Sirenetta, la statua bronzea che raffigura la protagonista di una delle più celebri fiabe di H.C. Andersen.
La tappa successiva è all’Experimentarium, un museo e centro attività assolutamente da non perdere se si visita Copenaghen coi bambini, dove la scienza e la tecnologia sono proposte sotto forma di gioco e curiosità. All’interno delle numerose sale i bambini di ogni età possono trascorrere un’intera giornata costruendo e provando di tutto. Il concetto di base è quello di coinvolgere il visitatore, attraverso l’esperienza diretta e l’utilizzo di tutti i sensi per soddisfare la propria curiosità individuale, utilizzando le dinamiche del gioco, le sorprese, il divertimento intelligente, al fine di creare le basi per un nuovo modello di rapporto tra l’essere umano, la tecnologia e l’ambiente (www.experimentarium.dk). La sera ci rimangono ancora da visitare i Giardini di Tivoli, il famosissimo parco dei divertimenti nel cuore di Copenaghen: un vero paradiso per grandi e piccini! Giardini fioriti e fontane, concerti e spettacoli teatrali, cui si aggiungono attrazioni e giochi di tutti i tipi: dalle montagne russe alla giostra più alta d’Europa, dai parco giochi per i più piccoli alle attrazioni ispirate alle favole di Hans Christian Andersen, Tivoli è senz’altro il luogo più amato da tutti i danesi. Aperto il 15 agosto 1843 è in assoluto il più antico parco di divertimenti sopravvissuto intatto fino ad oggi. Si dice che il suo fondatore, Georg Carstensen, ottenne un permesso di cinque anni per crearlo, raccontando al re Cristiano VIII che “quando la gente si diverte, non pensa alla politica”. Nel corso degli anni i Giardini di Tivoli si sono ampliati ed arricchiti di nuove attrazioni senza tuttavia abbandonare le tradizioni e la loro particolare atmosfera perchè, come disse lo stesso Carstensen: “Finché ci sarà ancora fantasia nel mondo Tivoli non sarà mai terminato” (www.tivoli.dk).
Stefano De Franceschi
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——————————————————————————————— Il gelato come si deve
TÀ I L A QU
E' la nostra parola preferita
...ed è la natura che sceglie i nostri gusti.
Gelateria Bellamia Trieste: Via Genova, 11/C - Tel 040 7600858
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Inaugurata lo scorso 18 maggio e visitabile sino al 16 giugno, la mostra “INTARSI DI COLORE” ospitata al Mini Mu è un occasione perfetta per avvicinare i più piccoli al mondo del colore e dell’arte contemporanea. Le 18 caleidoscopiche opere dell’artista Carlo Fontana (Napoli 1951) sono infatti composte da elementi semplici -ma non semplicistici!- e di immediata comprensione. Il linguaggio è primigenio, l’elemento predominante è un colore brillante che, disponendosi in omogenee campiture, compone scintillanti mosaici: degli “intarsi di colore, appunto. Nelle tessere di questi intarsi si collocano case, alberi, tavolini, campanili dalle volumetrie concrete, ma naïves. L’evento, realizzato grazie al sostegno della Provincia di Trieste, si inserisce nella Va edizione del Maggio del Mini Mu, promosso da Gruppo Immagine, associazione culturale che da 25 anni è impegnata nello sviluppo della creatività, specie dei più giovani, guardando al pensiero e all’attività di Bruno Munari.
E tra le più interessanti attività del museo, vi sono specifici laboratori artistici progettati per accrescere l’immaginazione e la creatività tanto degli adulti, quanto dei bambini con l’uso di diverse tecniche: ceramica, colore, frottage e timbri, architettura, tessitura, percorsi sensoriali…
L.P
Per ulteriori informazioni: www.mini-mu.it Luogo: Mini Mu (Parco di San Giovanni, Via Weiss 15) Periodo: 18 maggio-16 giugno 2013 Orario: martedì e giovedì 10-12, mercoledì e venerdì 16-19 Ingresso: gratuito
CENTRI ESTIVI AL MUSEO
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La nuova iniziativa per i bambini lanciata dal Comune di Trieste
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L’estate si avvicina e forse state già pianificando le attività da fare con i vostri figli dopo la chiusura delle scuole. Indecisi tra un centro estivo al mare o sul Carso? Perché non al museo invece. Sì proprio così: “Centri estivi al Museo”. È la novità che il Comune di Trieste ha appena lanciato per i bambini tra i 6 ed i 10 anni che nei mesi di giugno e luglio, potranno scoprire e conoscere da vicino per l’arco un’intera settimana, il Museo teatrale Carlo Schmidl ed il Museo Sartorio. I percorsi didattici che verranno proposti ai piccoli partecipanti attraverso giochi e laboratori, sono stati espressamente pensati per avvicinarli in modo divertente e interattivo alla Trieste dell’Ottocento. Un vero e proprio viaggio nel tempo permetterà ai bambini di sperimentare come in quel lontano passato si ascoltava la musica, cosa si mangiava, come si scriveva, si passava il tempo e si viaggiava, quali Foto di Marco Covi giochi si facevano e molto altro ancora. “In quella che fu la dimora della nobile famiglia Sartorio, tra accoglienti salotti e opere d’arte, sale da ballo e da pranzo, libri polverosi, percorsi segreti, un’incredibile cucina e un fresco e ombroso giardino - informano Marta Finzi e Anna Krekic, le operatrici didattiche dei Musei Civici che hanno curato l’iniziativa - si scoprirà come si accoglievano gli ospiti, si parlava d’affari, si davano grandi feste, ci si spostava in carrozza, ci si circondava di cose belle e si immaginavano mondi lontani e sconosciuti. Al Museo Teatrale invece, e in una speciale visita al Teatro Verdi, – concludono le due curatrici – si farà conoscenza con i tanti mestieri del teatro e della vita teatrale dell’epoca, alquanto vivace. Si entrerà nel vero laboratorio di un liutaio, si conosceranno tanti strumenti musicali, si giocherà con i magici teatrini di marionette”. Prenotate in fretta e passate parola, specie tra le mamme che lamentano l’assenza di iniziative in città rivolte ai più piccoli. Ed una volta concluso il centro estivo proponete ai vostri figli di rivivere la bella esperienza facendovi da guida. Saranno entusiasti di ribaltare i ruoli, conducendovi con mano esperta in dimore e palazzi in cui ormai si sentiranno quasi a casa, per raccontarvi aneddoti e storie che forse non conoscevate o avevate dimenticato. C.V Età: 6-10 anni Iscrizioni: e-mail centroestivomusei@gmail.com | mob. 320.0459.262 (lun-ven 9-13) Dove: Museo Sartorio e Museo teatrale Carlo Schmidl Periodo: una o più settimane a scelta tra 17-21 giugno / 24-28 giugno / 1-5 luglio / 8-12 luglio Orario: mattino Costi d’iscrizione a settimana: 100 € + 15 (ingresso al museo). Nel costo sono incluse la merenda, i materiali, e la copertura assicurativa.
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KONRAD GIUGNO 2013
INTARSI DI COLORE
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KONRAD GIUGNO 2013
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ilkonraddeipiccoli
Mamme in rete: un universo di blog
Educazione dei figli, esperienze di viaggio, consigli di lettura, maglioni fatti a mano, ricette di cucina, compiti scolastici, esperimenti scientifici casalinghi, autoproduzione, risparmio. L’elenco potrebbe continuare.. se qualcuno di questi temi ha solleticato la vostra attenzione allora provate a digitare sul vostro pc in un comune motore di ricerca le due seguenti parole: “mamme”, “blog”. Vi si aprirà un mondo variegato e ricco di esperienze, emozioni, condivisione: il mondo delle mamme blogger. Un blog, nel gergo di Internet, è un tipo di sito web in cui vengono visualizzati in ordine temporale contenuti simili ad articoli di giornale (chiamati “post”). Chi scrive sul blog (il “blogger”), parla delle proprie esperienze personali o di argomenti che ritiene interessanti. Il blog rappresenta quindi una forma “digitale” del diario personale, nel quale un tempo (ma anche oggi) si affidavano alla carta le proprie esperienze ed emozioni quotidiane: ciascuno a modo suo. Le blogger scelgono di narrare non solo a se stesse ma a chiunque voglia leggere, la propria vita quotidiana con le emozioni, la tenerezza, ma anche le difficoltà, i dubbi e le contraddizioni delle mamme di oggi, i sensi di colpa di madri “imperfette” che fanno i salti mortali per coniugare famiglia e lavoro o che hanno scelto di dedicarsi al cento per cento alla famiglia. Scritti con ironia, freschezza e autenticità, spesso arricchiti di bellissime foto, i post possono essere utili per riconoscersi nelle esperienze delle altre donne e forse per affrontare con più leggerezza la vita di tutti i giorni. Molti blog sono dedicati a un preciso tema o sono lo specchio di una ben definita scelta culturale dell’autrice e possono essere l’occasione per stimolare la discussione in rete. Non lettura passiva quindi: c’è quasi sempre uno spazio per inserire i propri commenti e prendere parte alla discussione. Uno tra i personaggi più famosi di questo mondo in rete è Elasti (Elastigirl è una conosciuta supereroina che ricorderete anche come prota-
gonista del film di Walt Disney “Gli incredibili”). Elasti ha una sua rubrica sull’inserto di Repubblica “D” che esce tutti i sabati; il suo successo sulla carta nasce però dall’esperienza del blog “nonsolomamma”, la cui autrice è Claudia de Lillo. Claudia è una giornalista finanziaria che racconta, già dal settembre 2006, le avventure e disavventure della sua famiglia: “tre figli maschi e un marito part-time che lavora lontano”. Per questo suo ruolo di comunicatrice l’8 marzo 2012 è stata addirittura nominata Ufficiale al Merito della Repubblica. Il tema dell’allevamento dei figli è molto caro alle mamme blogger, che amano discutere delle proprie scelte educative, ponendosi spesso l’obiettivo di stimolare i pargoli alla curiosità e alla creatività (www.homemademamma.com). Esse stesse sono spesso grandi creative e mettono a disposizione un’infinità di idee da realizzare con il “fai da te”: costruire giocattoli con materiale di riciclo, realizzare lavori di cucito o decorazioni per una festa, cucinare dolci, ma anche inventare giochi e trucchi per aiutare i propri figli nell’apprendimento delle materie scolastiche (scuolainsoffitta.com). Anche la proposta di temi come “la fuga dalla città” o l’approccio a modelli di vita inconsueti può essere molto stimolante (www.lacasanellaprateria.com). Ci sono blog dedicati a temi specifici legati all’educazione di bambini un po’ speciali, come quelli che devono affrontare problematiche come la dislessia (www.toctocdisturbo.com), ma anche patologie più gravi come l’autismo (www.wisteriablue.it ) o la sindrome di Down (www.mammafattacosi.com). Sono mamme che scelgono di raccontare e raccontarsi, confrontarsi e discutere, ma anche che cercano nuove possibilità di lavoro, attraverso la vendita di prodotti fatti con le loro mani, o di pubblicità in rete. Molti di questi blog infatti, da quando le grandi aziende si sono accorte di loro, sono anche diventati uno strumento per veicolare campagne promozionali dirette alle mamme. E i papà ? Continuate a seguirci, magari ne parleremo la prossima volta.
Annelore Bezzi
Per pubblicare la vostra comunicazione pubblicitaria sul Konrad dei piccoli chiamare il 338 5002574. Potete anche segnalare le vostre iniziative dedicate ai più piccoli sul sito www.konradnews.it nella sezione Annunci.
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I centri estivi sono anche a Pordenone e Tavagnacco!
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Sapevate che: Il 90% delle persone adulte ha sperimentato almeno una volta nella vita il mal di schiena? Il 50% della popolazione attiva avrà quest’anno sgradevoli esperienze con il mal di schiena? I dolori di schiena sono la causa principale di disabilità fisica per gli individui al di sotto dei 45 anni? Ad un’età di circa di 15 anni circa il 60% degli adolescenti americani sperimenta dolori al collo o nella regione lombare? DNS – una nuova concezione di terapia La stabilizzazione dinamica neuromuscolare (DNS) è un concetto relativamente nuovo per il trattamento definitivo dei dolori alla spina dorsale. Il metodo è stato sviluppato nella seconda metà del XX secolo a Praga dal prof. Kolar, e si basa su decenni di esperienza di specialisti di fama internazionale nel campo della riabilitazione (prof. Lewita e prof. Vojte). La DNS offre un nuovo approccio per il trattamento dei difetti associati alla degenerazione dei dischi intervertebrali e per il trattamento dei disturbi che provocano un mal di schiena non specifico – senza variazioni nelle radiografie o nelle immagini di risonanza magnetica. Il metodo si basa sull’eliminazione degli schemi motori errati che si verificano frequentemente a causa di postura forzata, stress, (non)movimento e traumi. Per le ragioni di cui sopra gli adulti perdono gli schemi motori corretti e con i loro stili di vita sedentari aggravano ancora di più lo squilibrio tra i muscoli di stabilizzazione, il che causa ben presto dolore nei tessuti molli (muscoli, guaine tendinee, legamenti) a causa del loro sovraccarico, e infine si può giungere ad ulteriori danni
alle strutture della colonna vertebrale (dischi intervertebrali, articolazioni piccole/superficiali, ecc). Qual è lo scopo della DNS? Lo scopo della DNS è quello di raggiungere la migliore postura, un modello di respirazione e di risistemazione funzionale delle articolazioni, quindi prima di tutto è necessaria una valutazione precisa della situazione. Seguono poi delle tecniche terapeutiche volte a una distribuzione ottimale della pressione nella cavità addominale, che, una volta attivati i muscoli, funziona anche sui singoli segmenti della colonna vertebrale e sulle altre articolazioni. Quanto tempo occorre per un miglioramento? Lo scopo del trattamento con il metodo DNS non è lo svolgimento regolare per un lungo periodo degli esercizi appresi. In base all’esperienza dell’autore della concezione DNS si giunge ad un miglioramento, nel corso di un programma di riabilitazione correttamente progettato, dopo 5-6 settimane di esercizio fisico, spesso anche prima. Lo scopo della terapia è insegnare a ciascuno nuovi e corretti schemi di movimento che non carichino (troppo) la colonna vertebrale, e trasformare questi metodi di movimento in normali attività quotidiane e sportive. Tutti possiamo di nuovo imparare ciò che un tempo già conoscevamo. A questo scopo alle Terme Olimia vogliamo seguirvi passo dopo passo. Pertanto sviluppiamo tecniche terapeutiche per la prevenzione, l’individuazione e la cura efficace dei problemi di movimento nel modo più naturale!
È ora che facciate qualcosa per voi stessi!
PROGRAMMA SELFNESS t NF[[F QFOTJPOJ B CVõFU t PHOJ HJPSOP FTFSDJ[J QFS MB TDIJFOB F HJOOBTUJDB NBUUVUJOB t HJPSOJ CBHOP JMMJNJUBUP OFMMF QJTDJOF UFSNBMJ #SF[B 5FSNBMJKB "RVBMVOB 5FSNF 5VIFMK t JOHSFTTP MJCFSP BM QSFTUJHJPTP DFOUSP 8FMMOFTT 0SIJEFMJB
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REDAZIONALE A CURA DELL’INSERZIONISTA
Anche voi siete tra coloro che nella vita hanno dovuto affrontare il mal di schiena? Sapete che la maggior parte di queste patologie sono dovute a uno stile di vita errato?
KONRAD
Una vita senza dolori alla schiena – utopia o reale possibilità?
GIUGNO 2013
DNS – FINALMENTE LA GIUSTA VIA PER POTERSI MUOVERE SENZA DOLORI ALLA SCHIENA
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Arte
KONRAD
Cittàvecchia: quartiere amato da molti triestini, quartiere dove si stanno radicando localini e bottegucce, quartiere dove si respira aria d’altri tempi e dove con l’immaginazione possiamo scorgere Joyce andare a farsi un calicetto all’osteria o Svevo rinchiudersi in Biblioteca Civica dopo una mattinata di
lavoro in banca. Proprio in questo quartiere, a pochi metri di distanza, si ambientano due vicende diametralmente opposte; vicende che danno un’idea di quel panorama culturale cittadino che dallo scorso mese, forse con presunzione, ci siamo proposti di raccontarvi.
Via Madonna del Mare: Le Notte dei Musei del “no se pol” …entrar!
aperture straordinarie erano previste al Castello di Miramare e al Museo dell’Immaginario Scientifico, tuttavia sorgono spontanee alcune domande: “Perché anche queste aperture, pubblicizzate in siti di interesse locale, non hanno trovato il loro spazio di promozione ed informazione in quello che dovrebbe essere il sito più accreditato a fornire informazioni sulla manifestazione?”; ma soprattutto “Perché ieri sera ho trovato chiusa una porta, silenzioso e deserto un luogo che sembrava dover essere l’unico visitabile di tutta la città?”. Sono questi i piccoli, fondamentali momenti culturali di cui vive, con costanza e partecipazione, il territorio; non i grandi, costosi e blasonati “eventi una tantum” che vengono sbandierati come programma culturale di una città e di cui la stessa città non avverte probabilmente l’esigenza; quand’è che lo capirà chi di dovere? P.S.: Che ne è stato del gruppetto di amici da me inutilmente radunato? Non ci è restato che dissetarci e saziarci di qualcosa di più “reperibile” della Cultura…
Sabato 18 maggio si celebrava in tutta Europa “La notte dei Musei”, manifestazione nata in Francia nel 2005 ed “esportata” in Italia da cinque anni. Per l’occasione 1800 musei o siti culturali in 20 Paesi hanno aperto le loro porte in orario serale attirando un numero di persone sorprendente: 3940 visitatori al Prado, ben 12.267 al Museo Nazionale di Belle Arti di Riga, etc. Essendo interessata a trascorrere anch’io un sabato sera all’insegna dell’arte, mi sono informata su quali fossero i luoghi aperti in Regione. Ho appreso con dispiacere dal sito del Ministero per i Beni e le attività culturali che erano solo 4, di cui 3 concentrati in Provincia di Udine (Museo Archeologico di Cividale, Museo Archeologico e Museo Paleocristiano, entrambi di Aquileia) ed uno, la Basilica Paleocristiana di Via Madonna del Mare, a Trieste. Ho pertanto convinto alcuni amici a recarci alla scoperta dei pavimenti musivi di questo luogo quasi sconosciuto, ma con nostra grande sorpresa e mia enorme delusione, alle ore 22 circa il luogo si presentava non solo chiuso, ma privo di qualsiasi informazione in merito ad un presunto cambio di programma o impedimento. L’indomani, curiosando nel web, ho appreso che fortunatamente altre
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Piazza Barbacan e LIBERARTI: Ecco cosa nasce dal “se vol”
Liberarti è un poliedrico e polifunzionale spazio sito in Piazza Barbacan 1, dove tempo fa chiuse i battenti una storica fumettoteca, lasciando spazio all’estro di Maria Sanchez Puyade, Argentina di nascita e Triestina di adozione, da più di 15 anni (nonostante la giovane età) dedita alla scrittura e alle performances artistiche. Siamo andati a trovarla all’inaugurazione della mostra Forever Young (visitabile sino al 21 settembre 2013) e lei, solare e sorridente, ha gentilmente risposto alle nostre domande. Che cos’è LIBERARTI? Di solito preferisco definire LIBERARTI per quello che non è: LIBERARTI non è una galleria, un negozio, una bottega, oppure è tutto questo e qualcosa in più. In questo senso, aveva ragione Montale quando diceva: “Codesto solo oggi possiamo dirti: ciò che non siamo, ciò che non vogliamo”.
foto di Giada Genzo
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GIUGNO 2013
CITTàVECCHIA TRA "SE VOL" E "NO SE POL"
Laura Paris
Ma se proprio insisti perché ti dica una parola che descriva questa folle avventura, allora preferisco dire che è un emporio, un luogo di scambio e di varietà.
Chi c’è dietro lo spazio LIBERARTI? Dietro a LIBERARTI ci sono diverse persone: ci sono io, curatrice e proprietaria; mio marito, che fa tutto un altro mestiere, ma che mi aiuta e crede al progetto; e poi il gruppo di artisti che partecipano con le loro opere, gli articoli, le critiche... Alla fine, o forse all’inizio, ci sono i clienti che ci danno la forza e la fiducia per andare avanti; insomma, dietro c’è gente che ama l’arte.
Come/Dove/Quando è nato LIBERARTI? LIBERARTI nasce il giorno in cui ho deciso di dedicarmi alla letteratura, diviene però reale nel 2012, il 14 luglio, giorno della Presa della Bastiglia. In quella data si è svolta l’inaugurazione, ovvero la Presa di Piazza Barbacan, bellissimo angolo cittadino che ci ospita. Perché è nato LIBERARTI? La filosofia di Liberarti cresce ogni giorno, ma ha le sue fondamenta soprattutto nel lavoro degli artisti in squadra, senza differenza di arte, nazionalità o religione.
LIBERARTI Piazza Barbacan 1, Trieste http://www.emporioliberarti.it
Se volete saperne, ma soprattutto “vederne” di più, vi rimandiamo al sito www.giadagenzo.com (sezione Konrad)
Laura Paris
PASSEGGIATA LUNGO IL CONFINE
ed inglese) fa emergere la stratificazione di memorie ed eventi che hanno caratUn museo transfrontaliero a cielo aperto terizzato ogni singolo luogo; Un esperienza diversa da fare fra Gorizia e Nova Gorica, dei veri e propri punti di vista invitano ad uno sguardo a 360 gradi, la città divisa dall ex confine. Un modo unico per entrare in contatto suggerendo che molteplici e variegate sono le modalità di osservare e con la storia di questi territori e con i ricordi delle perconoscere un posto. sone che nessun libro dedicato potrà mai restituire. Da ogni stazione sono poi Una passeggiata che offre l occasione per riflettere direttamente fruibili documenti sul passato del goriziano dal fascismo alla nascita multimediali e audiovisivi, della frontiera, periodo essenziale per la definizione e fotografando un codice QR ridefinizione dei confini geografici ma soprattutto per o connettendosi all’indirizzo la formazione di confini identitari della popolazione confine.todm.it. Si visualizzalocale. no la descrizione del luogo, Si tratta innanzitutto di un lungo lavoro di raccolta di interviste, filmati di famiglia, vite, mai svolto prima e d’importanza esemplare, rifotografie d epoca, la linea sultato della collaborazione tra ricercatori universitari del tempo con in sequenza italiani e sloveni. i vari avvenimenti e, inoltre, Gorizia, Parco della Rimembranza Una sessantina le testimonianze videoregistrate, c è l opportunità di lasciare un tradotte, di anziani vissuti in questi luoghi nei contropost virtuale di commento. Gli versi anni del Novecento, hanno permesso di selezionare una serie di stessi contenuti sono accessibili anche da casa, all indirizzo www. luoghi sensibili sotto il profilo della memoria pubblica e privata, crean- topografiedellamemoria.it, perdendo tuttavia il fascino unico e coinvoldo così una mappa storica ed emotiva del territorio, una topografia gente di osservare gli spazi come sono oggi, ascoltando i racconti dei della memoria dell area di confine . Alcuni luoghi hanno significati testimoni e lasciandosi guidare dalle percezioni di coloro che hanno cruciali per la storia ufficiale che ha lasciato tracce indelebili nel terrivissuto nel passato. Non esiste un vero inizio e una vera fine del pertorio, ma sono legati alla storia di Gorizia anche in modo diverso. Altri corso: ogni installazione rappresenta uno spaccato a sé stante, una luoghi, dimenticati o nascosti, conservano l importanza del loro signifi- porzione di fatti accaduti e rielaborazioni. cato solo nelle memorie delle persone e delle comunità. Memoria e tecnologia, dunque. Passato e futuro. Un modo per riDieci le tappe individuate (sei a Gorizia e quattro a Nova Gorica) di volgersi anche alle nuove generazioni che hanno così la possibilità un percorso interattivo e multimediale, che si configura come il primo di ascoltare in prima persona i racconti di quest area. Tutto all aria esempio in Italia di museo diffu- aperta, lungo un percorso naturale che gli eventi hanno diviso. Ricordi so transfrontaliero a cielo aperuniti da un museo; pluralità degli sguardi sui trascorsi e testimonianze to. Le zone interessate sono: incrociate; approcci diversi per riproporre la storia nella sua complesil Parco della Rimembranza, sità e provare a capire. i Giardini Pubblici, via Roma, 1947-2004, due date che simboleggiano la costituzione del nuovo Piazza della Vittoria, il valico di confine tra Italia e Jugoslavia e l adesione della Slovenia all Unione Rožna Dolina in Italia e in Sloeuropea. Oggi la rete verde che per oltre cinquant anni ha diviso i venia, il valico di Rafut in Italia due comuni di Gorizia e Nova Gorica non c è più; Piazza Transalpina e in Slovenia, il piazzale della ha ritrovato il suo carattere unitario, a cavallo di due Stati. I luoghi Transalpina su entrambi i lati si percepiscono nuovamente vicini, ma affinché tutte le distanze dell’area e nel centro di Nova siano ridimensionate è importante che le memorie private emergano. Gorica. Ad ogni tappa corriFondamentali dunque i progetti come questo del Museo diffuso, prosponde un totem artistico in fer- posto dall’associazione Quarantasettezeroquattro, come pure quello ro battuto che offre al visitatore dell’Archivio della memoria. Storie di vite e di luoghi, un diversi stimoli e la possibilità di portale multimediale consultabile all’indirizzo www.stradescoprire ed approfondire lo spa- dellamemoria.it. zio circostante. Una didascalia trilingue (in italiano, sloveno Nova Goriza, Trgovski Dom Fabiana Salvador
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Tre aggettivi per descrivere Trieste Bella, rattristata, vecia.
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Tre aggettivi per descrivere LIBERARTI Curioso, magico, anticonformista.
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Un sogno nel cassetto per LIBERARTI? Di progetti importanti ce sono due: uno é un Festival sulla Street Art da farsi in Piazza Barbacan con la collaborazione del Comune e dei privati interessati a far rivivere la zona e la città in un altro modo. L´altro é l´organizzazione di una Fiera sull´arte dell´Est, cioè l´arte al di là e al di qua di Venezia. In questo senso sarebbe interessante mettere insieme il festival della scienza Next con uno dell´arte: triEst. Scienza e arte sono sempre stati vicini, se non insieme. Ma certo anche qua ci vuole gioco di squadra tra i Comuni di diverse città: Trieste, Lubiana, Capodistria, Udine, Fiume, Zagabria, Gorizia e Nova Gorica.
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Cinema
FILM POLIZIESCHI, LEGAL THRILLER E WESTERN ANOMALI
La frode di Nicholas Jarecki è un “legal thriller” sul potere del denaro, e sull’ambiguità della giustizia. Un uomo ha un incidente mentre viaggia in automobile con l’amante. La donna muore, e lui scappa lasciando il cadavere bruciare nella macchina. Poi tenta goffamente di costruirsi un alibi, ma lascia in giro tanti di quegli indizi che la polizia non ha difficoltà di risalire a lui nel giro di poche ore. A questo punto il capitano del distretto chiede al detective incaricato delle indagini: “Perché non lo hai già messo dentro?” La risposta è: “Perché si tratta di un miliardario”. Nel film questo succede negli USA, ma potrebbe avvenire in qualsiasi parte del mondo. È molto difficile incastrare un uomo potente, amato, carismatico e stimato, con il suo aereo privato e con i suoi fedelissimi avvocati, anche se tutte le prove indiziarie sono contro di lui. Il Miller del film di Jarecki, splendidamente interpretato da un invecchiato Richard Gere , è un magnate della finanza che si è fatto da solo partendo dal niente con le mani in pasta in numerose fondazioni filantropiche. Tutto molto americano. Ma l’incidente d’auto è solo l’ultimo dei suoi problemi, visto che si trova sull’orlo della bancarotta fraudolenta, e solo un’azzardata speculazione finanziaria potrebbe salvarlo. Alla fine riuscirà a cavarsela in qualche modo, ma il prezzo da pagare a livello personale sarà altissimo, perché perderà l’affetto e la stima della moglie e della figlia prediletta. La frode è un buon film indipendente che svela le ombre del capitalismo e dei valori di questi anni. Non un capolavoro, ma un film di genere che si guarda con interesse. Dal “legal thriller” al poliziesco il passo è breve. Consiglio a tutti gli appassionati delle corse in velocipede il film Senza freni di David Koepp, uscito nel 2012 ed ora disponibile in DVD. Un poliziotto corrotto con il vizio del gioco deve impedire a tutti i costi che un certo pacchetto venga consegnato a Chinatown da un pony express in bicicletta. Indovinato il contrasto fra il giovane eroe ciclista che sfoga la propria energia giovanile con l’ebbrezza della velocità ed il più anziano funzionario di polizia marcio e cinico, pronto a tutto, anche ad uccidere pur di continuare con i giochi d’azzardo. Mi sono divertito molto a vedere le acrobazie del protagonista Joseph Gordon-Levitt mentre a cavallo di una bici ultraleggera, monomarcia e senza freni effettua dei rischiosissimi slalom tra le automobili in corsa nelle strade di New York City. Niente di speciale ma simpatico. Nulla da ridere invece in Parker di Taylor Hackford.. Uscito negli USA nel gennaio 2013, il film è tratto da uno dei
numerosi romanzi di Donald Westlake (19332008) scritti sotto lo pseudonimo di Richard Stark.. Parker un rapinatore professionista che non esista ad uccidere in caso di bisogno, ma possiede un codice etico tutto suo particolare: in pratica, egli non può sopportare i cosiddetti “ danni collaterali”, cioè l’uccisione delle persone innocenti, ed è pronto ad eliminare fisicamente tutti quelli che non la pensano come lui. Nel corso degli anni il personaggio di Parker è stato interpretato da numerosi attori, sia al cinema che nella televisione, e questa volta è stato scelto il granitico Jason Statham, ormai consacrato al ruolo di ammazzasette. Tutto inizia con una rapina ad una fiera di provincia che in teoria dovrebbe essere un gioco da bambini, ma fin dal principio qualcosa comincia ad andare storto e ci scappa il morto. Inoltre al momento della spartizione del bottino i complici nicchiano e rifiutano di consegnare a Parker la sua parte perché vorrebbero utilizzarla per organizzare un altro furto in grande stile. Quando Parker insiste, loro gli sparano e poi lo abbandonano in un fossato credendolo morto. Ma Parker è ancora ben vivo e trova una famiglia di buoni samaritani che lo aiutano a rimettersi in sesto, dopodichè si mette a preparare la sua vendetta. Seguirà una vera ecatombe, nel corso della quale i cattivi saranno uccisi ed i buoni premiati, come in un film di Robin Hood. Una morale un po’ troppo semplicistica per i miei gusti, ma Taylor Hackford, uno dei tanti registi australiani trasmigrati ad Hollywood, se la cava bene nelle scene di azione, ed il film ha un suo ritmo sincopato che non dispiace. Concludo velocemente con il western anomalo L’uomo con i pugni di ferro, regista il “rapper” newyorkese RZA, al secolo Robert Diggs. Quando un musicista afro americano con la passione per la “hip hop music” si mette in testa di fare un film di kung fu, è facile che combini un grosso pasticcio. E non posso definire in altro modo questo pseudo western prodotto dagli USA e da Hong Kong, ambientato in un’immaginaria Cina settecentesca dominata dalle arti marziali, dove coesistono magia nera e bianca, armi da fuoco assieme a sciabole e pugnali, intrighi di palazzo ed improbabili agenti segreti provenienti dall’Inghilterra. Il tutto con un ritmo ed una trama che ricordano i peggiori western all’italiana piuttosto che i film di Bruce Lee. Insomma, il film in questione è come un gigantesco parco dei divertimenti : si esce dal cinema tutti rintronati ma nella testa non è rimasto niente. Gianni Ursini
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Teatri di confine
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SATIE EMPATIE
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UN BICCHIERE DI CARTA CONTRO L'OMOFOBIA
Lentamente sono entrati in scena e poi, con la giusta dose di emozione, hanno cominciato a raccontare. Sono stati bravi e intensi gli studenti del Gruppo Teatrale del Liceo Scientifico "G. Oberdan" di Trieste, che, dopo il debutto nel tradizionale Palio Studentesco cittadino, hanno voluto proporre durante la mattinata di venerdì 26 aprile, presso l'aula magna del Liceo "Dante Alighieri", uno stralcio del loro spettacolo Il bicchiere di carta, liberamente ispirato al libro Ragazzi che amano ragazzi di Piergiorgio Paterlini. La parziale replica si è svolta in occasione del corso di aggiornamento nazionale Il dispositivo dell’esclusione nella scuola italiana – Omofobia e ideologia razzista tra passato e presente – promosso dal Centro Studi per
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la Scuola Pubblica in collaborazione con il Circolo Arcobaleno Arcigay Arcilesbica di Trieste. Di fronte a una platea composta per la maggior parte da professori intervenuti per partecipare al corso di aggiornamento, gli attori e le attrici, diretti dal regista Michele Amodeo (anche autore dell’adattamento teatrale del testo), non si sono intimoriti e hanno sfoderato un’ottima performance, ricevendo alla fine i meritati applausi. Assieme a loro, la referente del progetto teatro del Liceo Oberdan, professoressa De Gavardo, ha preso parte attivamente allo spettacolo. Interessante l’uso simbolico del colore rosso, disseminato sugli oggetti di scena (un casco, una sciarpa e una maschera indossata da uno dei protagonisti), e l’azzeccata colonna sonora di Ludovico Einaudi. (S.C.)
gli altarini pagani di brunella tegas
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Stanley Kubrick, Pier Paolo Pasolini, Alda Merini. E poi Pablo Neruda, Alfred Hitchcock, Syd Barrett. E Charles Baudelaire, Emily Dickinson, Albert Camus. Si potrebbe continuare ancora questa galleria di poeti, registi, scrittori e cantanti che, grazie ai Quadritos di Brunella Tegas, hanno riempito le pareti del bar Knulp per un mese, dal 18/4 al 15/5, ma la lista sarebbe troppo lunga. Piuttosto bisogna dire che questi piccoli ‘altari pagani’, come li ha definiti la stessa artista pugliese, ispirati agli altari religiosi messicani, sono subito piaciuti, sin dal giorno dell’inaugurazione della mostra, curata da Sergio Pancaldi. L’idea che informa queste piccole e deliziose opere d’arte è quella religiosa degli altari dedicati ai santi, in questo caso, però, siamo di fronte a una cele-
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Come ogni anno, all'arrivo della primavera, il Teatro Miela festeggia il compleanno di quel gran geniaccio di Erik Satie. Chi segue le iniziative della Cooperativa Bonawentura ormai lo sa e si prepara di conseguenza, perché in quella settimana che culmina con il 17 maggio, data esatta del compleanno del nostro, si verificheranno numerose bizzarrie e la surrealtà prenderà il posto, temporaneamente, della realtà di tutti i giorni. Ad ogni modo, per chi non lo sapesse, Satie è stato uno dei più importanti e originali compositori del '900. Vissuto in Francia, nel momento d'oro delle avanguardie, ha lasciato numerose partiture per pianoforte: le più famose sono le oniriche Gymnopédies. In suo nome, anche quest’anno si è aperta la kermesse per artisti e simpatizzanti, i quali hanno potuto, domenica 12 maggio, riempire il Miela di opere di vario tipo, dal classico quadro all’installazione. Per partecipare all’esposizione, dal titolo Satie empatie, è stato sufficiente recarsi con un proprio lavoro al Teatro Miela. Lo hanno fatto in molti (compreso il sottoscritto) ed è poi bello scoprire quanto sia diffuso il bisogno di creatività anche tra coloro che non si ritengono artisti di professione. Iniziative di questo tipo permettono a tutti di mettersi in gioco almeno per una settimana, ovvero per tutta la durata dei festeggiamenti. E le sorprese non mancano mai: domenica sera, dopo che gli artisti hanno posizionato le loro opere, il Gruppo 78 ha voluto dedicare a Satie una performance non prevista, perché "l’arte è una ribellione contro il destino". (S.C.)
brazione del tutto laica di personaggi che hanno svolto un ruolo importante nel nostro immaginario artistico e culturale. Tutti i quadritos si compongono di una foto in bianco e nero dell’artista defunto, due fiori in miniatura ai lati e, soprattutto, un oggetto, sempre in miniatura, posto sotto la foto. L’oggetto è sempre legato alla vita e alla morte dell’artista: ad esempio, Baudelaire ha una bottiglia d’assenzio, Pasolini un pezzo del subbuteo (perché giocava a calcio), Alda Merini l’immancabile posacenere, Neruda un libro di poesie e Kubrick una pedina degli scacchi. Ma perché Hitchcock ha una lettera? Solo chi lo conosce bene può saperlo. Perché ogni uomo, anche se famoso, è un enigma.
Stefano Crisafulli
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Un’imamgine di Blue Valentine di Derek Cianfrace
cui segue Holy motors (2012) che ritarda la sua uscita per esigenze di programmazione. Prosegue la rassegna dei classici in lingua originale e ci saranno anche delle belle sorprese come il documentario Fedeli alla linea (dedicato al poeta del contemporaneo e cantante dei CCCP G. L. Ferretti) ed il film La leggenda di kaspar hauser”.
Gianfranco Paliaga
BUONE PROPOSTE ALLA 15° EDIZIONE DEL FEFF
Si è conclusa con successo la 15° edizione del Far East Film Festival, svoltasi nelle consueti sedi di Udine (teatro Nuovo Giovanni da Udine e Visionario) dal19 al 27 aprile scorsi. Edizione gravata dai tagli ma che comunque ha subito il consueto assalto da parte di cinefili e curiosi (circa 50.000 spettatori) del cinema orientale ed ha offerto un ricco calendario di eventi ed incontri di qualità. Fra i premiati, il pregiato Gelso d’Oro 2013 va alla commedia How To Use Guys With Secret Tips! del stravagante regista sud coreano Lee Won-suk (che tutti ricordano per gli “occhialoni” ed il look assolutamente informale) che diverte il pubblico del FEFF nonostante non sia certo una pellicola all’insegna dell’originalità, cadendo spesso e volentieri nei cliché di genere. Il thailandese Countdown, dell’esordiente Nattawut Poonpiriya si aggiudica il secondo posto, mentre Ip Man – The Final Fight (Hong Kong) raggiunge il terzo gradino del podio. Mi soffermo su quest’ultimo in quanto uno dei film più attesi di questa edizione che però delude una parte del pubblico in sala.. .me compreso. Abituato ai meravigliosi primi due capitoli dedicati alla vita romanzata del noto maestro di arti marziali di Bruce Lee, Ip man (2008) ed Ip man 2 (2010) del regista cinese Wilson Yip, sono rimasto piuttosto indifferente a quest’ultimo capitolo della “saga”. Il regista Herman Yau (che aveva già diretto The legend is born-Ip man) mette in scena una storia poco coinvolgente e piuttosto prevedibile ma è soprattutto l’attore principale (il super divo anglocinese Anthony Wong Chau-Sang) a non convincere pienamente. L’attivissimo e premiato attore (che ha dato prove di innegabili qualità in film come The sun also rises) non riesce visibilmente ad entrare nel personaggio ed a convincere gli spettatori nell’in-
terpretazione del maestro di Wing chun (non certo molto approfondito psicologicamente nel film) lasciandoci una certa nostalgia per Donnie Yen (protagonista dei primi due film su Ip man). La giuria di qualità (accreditati Black Dragon) ha optato per l’assegnazione del Gelso nero al dramma Touch of the Light di Chang Jung-chi, che commuove la platea raccontando la vita del pianista cieco Huang Yu-hsiang (che,nella pellicola, interpreta se stesso) e dell’amicizia col venditore ambulante Chu risultando, a volte, un po’ prolisso nell’esposizione delle problematiche del protagonista. Per finire, l’armata del cinema nipponico, che prevedeva diversi titoli interessanti quali A Story of Yonosuke di Okita Shuichi (spaccato sul Giappone degli anni ‘80 che apre a profonde riflessioni sulle differenze sociali accentuate dal boom economico del paese di quegli anni, attraverso la storia, carica di equilibrati flash forward, dei suoi due giovani protagonisti), deve accontentarsi del premio del sito Mymovies.it con It’s Me, It’s Me del popolare regista Satoshi Miki (in verità un po’ troppo incentrato sulla popolarità dell’idol Kamenashi Kazuya). Gelso d’oro alla carriera a Kim Dong-ho, storico direttore - fondatore del Busan International Film Festival e divulgatore del cinema coreano che deve a lui l’attuale notorietà e fama (basti citare registi oramai leggendari quali Kim Ki-Duk e Chan-wook Park). Menzione speciale per il divertentissimo Lost in Thailand (regia:Xu Zheng), assolutamente consigliato per la sua carica di esileranti trovate e per i simpatici protagonisti coinvolti in una rocambolesca caccia all’uomo ai quattro angoli della Thailandia.
Gianfranco Paliaga
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In un periodo dove “osare” è diventato sinonimo di utopia ci pensa Isidoro Brizzi (gestore del cinema Ariston) a lanciare un salvagente ai più esigenti appassionati di cinema. Arriva l’Ariston dei Fabbri (via dei Fabbri 2/A), inaugurato il 2 maggio scorso, per offrire alla città una vera e propria sala “vecchia maniera” (un centinaio di posti) a due passi dal centro, dove assistere ad un caleidoscopico programma di pellicole indipendenti alternate a classici in lingua originale e serate a tema. Nasce, così, un polo dedicato unicamente al cinema di qualità, dove assaporare un rapporto personale ed intenso con pellicole provenienti da Cannes fino al Trieste film Festival ed al GLBT di Torino. Il lungometraggio di apertura, Blue Valentine di Derek Cianfrance, presentato nel 2010 nella sezione Un Certain Regard del Festival di Cannes, traccia la strada della nuova sala e colpisce lo spettatore come un pugno nello stomaco trattando un tema che anche nella vita reale è spesso un tabù che produce solo silenzi e rassegnazione: la fine di un amore. La storia fra Dean (Ryan Gosling) e Cindy (Michelle Williams) viene raccontata in maniera cruda e, con il sapiente uso di continui flash back e la mirabile la prova dei due attori protagonisti (già dimostrata in ruoli difficilissimi come in Lars ed una ragazza tutta sua, 2007), scandisce la nascita e la fine di un sentimento con un finale che non può non scuotere coscienze e cuori. Alla domanda sulla prossima programmazione Isidoro Brizzi risponde volentieri: “in giugno partiamo con il drammatico Take shelter (selezione ufficiale del Sundance Film Festival e presentato a Cannes nel 2011), a
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L'ARISTON... CI RIPROVA
Con l’affermarsi dello sviluppo sostenibile e una crescente attenzione all’ambiente si stanno mettendo in discussione tutta una serie di politiche e comportamenti sbagliati che negli ultimi decenni hanno portato alla distruzione di buona parte del territorio e del paesaggio italiano. Sicuramente si sta riscoprendo la necessità di considerare l’ambiente come un elemento fortemente condizionante l’intero processo progettuale, anche se a tutt’oggi si costruiscono ancora troppi edifici che non riescono a colloquiare con ciò che li circonda. Alcuni di essi appartengono a quella categoria di costruzioni che potrebbero stare bene dappertutto, espressioni di quel linguaggio globalizzato che modella l’edificio non in base dalle caratteristiche dell’ambiente, siano esse morfologiche, climatiche, paesaggistiche o storiche, ma partendo da un’ispirazione puramente soggettiva e spesso alquanto discutibile del progettista. È doveroso sottolineare che non si sta criticando il linguaggio innovativo di certe architetture che, trattandosi appunto di novità, sono spesso difficilmente comprese e accettate da una grossa fetta della popolazione. Il problema è un altro e riguarda quegli edifici che non possono neppure venire considerati architettura, ma unicamente edilizia, mancando quest’ultima di quello spirito e di quella armonia che caratterizza le opere degne di far parte del patrimonio culturale dell’umanità. Purtroppo l’architettura al giorno d’oggi è diventata un elemento raro, condizionata, come ormai ogni altra cosa, da quel fattore determinante che è il denaro. Il valore del costruito non viene più valutato come un tempo in termini di bellezza e armonia, ma prendendo come riferimento i metri quadri da immettere sul mercato. Costruire sfruttando al massimo tutto il volume edificabile a disposizione è l’unica vera legge che obbligatoriamente bisogna rispettare se si vuole sopravvivere nel mercato delle costruzioni. Sacrificare una parte del volume disponibile per cederlo al verde è un’eresia che nessuno mai si sognerebbe di commettere. E gli architetti in questo hanno spesso le mani legate, condizionati come sono dalle esigenze dei committenti. Ma questo modo di fare che ha funzionato, almeno apparentemente, per decenni, si sta inesorabilmente sgretolando. La regola dello sfruttamento al limite del volume edificabile si sta dimostrando un’arma a doppio taglio. Non basta saturare un terreno costruibile per garantirsi il ritorno economico dell’investimento. Se manca la qualità, anche il più grosso affare può trasformarsi in un flop. Qualità che non significa solamente attenzione nella scelta dei materiali e perfetta esecuzione dei lavori, ma anche attenta progettazione dell’edificio che deve essere considerato come parte integrante dell’ambiente in cui andrà ad inserirsi.
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Spirito del luogo o semplice buon senso?
Innumerevoli sono gli esempi di speculazioni edilizie o interventi sbagliati che dopo anni dalla fine dei lavori attendono ancora un acquirente. Non è colpa solamente della crisi se moltissimi edifici restano ancora invenduti. Anzi, in periodi come questo la qualità è quanto mai ricercata. E non occorre essere un addetto ai lavori per capire se una costruzione è funzionalmente ed esteticamente valida e se riesce a integrarsi con l’ambiente circostante, armonizzandosi con ciascuno dei suoi elementi caratterizzanti. Esempi di edifici che non sembrano aver riscosso troppo successo, ma al contrario hanno provocato notevoli malumori e critiche a volte severe, ne esistono fin troppi. Uno fra i tanti è un complesso residenziale situato in una delle più belle zone della periferia triestina. Costruito su un terreno vergine fino a pochi decenni fa fa destinato a pascolo, avrebbe potuto sfruttare appieno la bellezza del posto, ma contemporaneamente avrebbe dovuto inserirsi nel contesto ponendo l’attenzione su certe caratteristiche ambientali assolutamente non trascurabili. I progettisti le hanno sottovalutate, ma i potenziali acquirenti probabilmente no, se è vero che molti degli edifici, finiti di costruire più di sei anni fa, sono rimasti invenduti. Evidentemente in tanti si sono resi conto che una facciata rivolta a nordest in una delle zone più esposte alla bora non può avere sette finestre chiuse da oscuri in legno. Nessuno mai si sognerebbe di aprirle in certe giornate di forte pioggia, quando le raffiche di vento superano i cento chilometri all’ora. Come del resto nessuno gradirebbe la curiosità dei passanti mentre guardano attraverso le grandi vetrate orientate verso la strada tutto quello che succede all’interno dell’abitazione. Questi sono solamente due esempi degli errori che i progettisti a volte commettono e che inevitabilmente vanno a condizionare le scelte dei potenziali acquirenti. Purtroppo le conseguenze di tali errori ricadono su tutti i cittadini e non solamente su chi vive in questi edifici. L’ambiente naturale o quel che ne rimane viene violentato in maniera irrimediabile e tornare indietro non è possibile. Forse dovremmo riscoprire il genius loci o lo spirito del luogo e prestare più attenzione a quello che ha da dirci. O più semplicemente dovremmo avvicinarci all’ambiente che ci circonda con un po’ più di buon senso e considerare ogni luogo come un puzzle, in cui ogni pezzo è importante per comporre un’immagine unitaria ed equilibrata che influisce inevitabilmente sulla qualità della nostra vita. Barbara Žetko
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GENIUS LOCI
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Alimentazione
SALUTE, GENETICA E AMBIENTE
vero che la genetica ha comunque un suo peso – certe malattie come la sindrome di Dawn, alcune distrofie La nuova frontiera della scienza della salute muscolari, la fibrosi cistica e così via sono dovute alla mutazione di alcuni geni – bisogna però dire che Per moltissimo tempo si è creduto fermamente che la salute e la malatqueste mutazioni sono rarissime e ci vogliono migliaia di anni perché tia dipendessero dai nostri geni; il padre di questo pensiero fu Charles avvengano. I problemi di salute dell’era moderna non derivano – come Darwin, per il quale l’evoluzione era una questione di Dna, di codice si è sempre pensato – da alterazioni di geni, ma dal fatto che fattori genetico; il più forte sopravviveva, il più debole periva. La sua tesi era che esterni attivano determinate sequenze di geni che poi producono conl’evoluzione procedeva attraverso molte generazioni e milioni di anni di seguenze indesiderate. evoluzione casuale, dove sarebbe sopravvissuto il L’ambiente quindi assume un ruolo fondapiù adatto, il più forte geneticamente. mentale, e per ambiente intendiamo prima di Il Dna è una molecola straordinaria; le sue 4 basi tutto ciò che mangiamo, l’aria che respiriamo, A, C, G, T si abbinano in particolari combinazioni l’acqua che beviamo, l’inquinamento e così via, componendo così una catena lunga 2 metri in ogni fino a fattori più sottili come le relazioni affetticellula, che vuol dire che se mettessimo insieme tutto ve, il lavoro che svolgiamo, lo stress, addirittura il Dna contenuto nel nostro corpo si coprirebbe centile condizioni prenatali. Tutti questi sono fattori naia di volte la distanza tra la Terra e a Luna. L’inforche attivano o disattivano sequenze genetiche mazione contenuta nel Dna è quindi strabiliante e ha che a loro volta comandano al corpo di produrportato generazioni di scienziati a pensare che tutto re sostanze chimiche, creare reazioni, inibire il nostro destino fosse scritto in questa piccola mocerti eventi e così via, e alla fine tutto questo si traduce in salute o in lecola. L’espressione “sta scritto nel Dna” viene ancora oggi usata per malattia. spiegare le nostre capacità e abilità, e spesso anche le nostre malattie. L’uomo quindi è una macchina psico-biologica che funziona in sinergia Questa concezione deterministica iniziò a scricchiolare intorno agli anni con l’ambiente in cui vive; da esso riceve informazioni vitali e ad esso ’90 del secolo scorso, quando ci fu una grande attesa per la mappatura rivolge le sue azioni e le sue conseguenze. del Dna, ossia la possibilità di conoscere tutte le istruzioni contenute in La visione materialistica e deterministica che ha imperato per oltre 150 esso. La delusione fu enorme. Si scoprì che il 99,9% delle sequenze di anni e che vedeva l’uomo soggetto al potere dei geni ereditati alla nabasi sono identiche tra una persona e l’altra, che il 96% del Dna è idenscita e che attribuiva i problemi di salute all’inefficienza dei meccanismi tico a quello dello scimpanzé e per tre quarti a quello di una mosca. Ma biochimici, viene ora superata e sostituita da una visione più ampia e allora dove sta la nostra diversità? Cosa fa sì che ci differenziamo così più profonda, che riconosce all’uomo un potere di scelta; noi siamo il tanto non solo dagli animali, ma dalle altre persone? Ma soprattutto, se frutto delle nostre azioni, non dei nostri geni. Con le nostre scelte – se le malattie sono scritte nel Dna, come mai gli animali non si ammalano fumare o meno, se vivere in città o in campagna, cosa mangiare, se come e quanto noi? arrabbiarci o chiedere scusa e così via – determiniamo eventi interni Ed è qui che entra in scena una nuova variabile: l’ambiente. Sì è difatti che attivano delle risposte genetiche che sono responsabili della noscoperto che sebbene il Dna contenga un’informazione enorme, solo stra salute, così come della nostra felicità. una minima parte viene attivata nella storia di una persona. In altre Concludiamo con le parole che Darwin espresse verso la fine della parole, questa molecola contiene delle ‘tendenze’ che non necessariasua vita e che testimoniano i suoi dubbi profondi sulla sua stessa mente si traducono in realtà. Così ad esempio, un persona può avere teoria: “A mio parere, il più grave errore che ho commesso è non aver una tendenza ad ingrassare, a sviluppare il diabete, a reagire in modo dato sufficiente peso all’azione diretta dell’ambiente: il nutrimento, il aggressivo, ma queste potrebbero non attivarsi mai. Cosa ha il potere clima, e così via, indipendentemente dalla selezione naturale… Quandi accenderle? Determinate condizioni ambientali. In parole semplici, do scrissi l’Origine delle Specie, e per molti anni a seguire, non trovai l’ambiente in cui viviamo può attivare certe sequenze in caso di bisoche scarsissime prove dell’azione diretta dell’ambiente; ora gno. Più che di genetica parliamo allora di epigenetica, ossia di fattori invece sono numerose” (Darwin, F 1888). ambientali che hanno il potere di attivare (o disattivare) sequenze di Dna, dando così origine a trasformazioni importanti, come nel caso di Nadia e Giacomo Bo una malattia. www.ricerchedivita.it L’epigenetica è oggi il campo di studio principale degli scienziati. Se è
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Pillole di cucina naturale
TAGLIATELLE DI ZUCCHINE AI FUNGHI PORCINI Ingredienti per 4 persone 3/4 zucchine medie ½ tazza tra mandorle pelate e re-idratate 3 ore in acqua 1 confezione di funghi porcini secchi o freschi la punta di un cucchiaino di curcuma o una bustina di zafferano 1 piccolo spicchio d'aglio il succo di mezzo limone sale integrale qb 4 cucchiai di olio extra di oliva
timo o maggiorana (facoltativo) pepe schiacciato fresco Procedimento Con una mandolina o il pelapatate tagliare le zucchine a fettine lunghe e sottili. Se si vuole, si possono tagliare le zucchine ulteriormente ottenendo delle strisce sottili come delle tagliatelle. Cospargerle con un pizzico di sale e lasciare riposare dentro un colapasta. Nel frattempo mettere a bagno i funghi in poca acqua per almeno un paio di ore. Preparare
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Il filo di paglia
Claudio Petracco Cuoco professionista – Insegnante di Cucina Naturale www.cucinarebio.it
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la salsa di mandorle frullandole con l’aglio, un poco di sale e 2 cucchiai di olio d’oliva, i funghi, e l’acqua di ammollo dei funghi, cercando di non versarne gli eventuali sedimenti. Strizzare le zucchine dall’acqua in eccesso che avranno prodotto, e condirle con una salsa preparata sciogliendo la curcuma (o zafferano) nel succo di limone e 1 cucchiaio di olio d’oliva, e pochissima acqua se necessario. Colorare per bene le zucchine e servirle con la crema di mandorle, l’olio di oliva una spolverata di pepe e foglie di timo fresco per profumare e decorare.
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esistere la possibilità di vedere chiara e trasparente la filiera produttiva, unico modo per essere tutelati sulla sicurezza alimentare e sui sapori ed il vero piacere del cibo. I codici di tracciabilità sono specchietti per le In un mondo che parla solo di crisi-economia-lavoro lascian- allodole. La filiera della carne è sempre spezzata: mucca allevata alla do sempre da parte la terra e l’agricoltura, c’è chi dice no. E catena in provincia di Parma che mangia cereali dell’Ucraina e farine ci offre qualcosa fuori dal circo globale di sapori (e dolori) standardizzati. animali cinesi, prende farmaci prodotti in Svizzera da multinazionali americane, viene macellata senza mai aver toccato un prato d’erba. Un classico. E noi mettiamo nel piatto questa truffa globale di sapori modiDicevamo. Il vino della terra. Autentico, non modaiolo, che ti obbliga ficati e nocivi. È intollerabile. Dobbiamo rifiutarci. Per la salute nostra e a spostare lo sguardo verso la terra che l’ha prodotto. Perché, come del pianeta. Siete d’accordo? Allora emozionatevi anche voi, come me, diceva Gino Veronelli, il vino buono si fa prima di tutto in vigna. Vignal. scoprendo che le mucche Cjamps. La campagna di El Clap a Villanova del Judrio. dei Mocchiutti nascono Piccoli appezzamenti (di proprietà e in affitto) per un totale sulla loro terra, mangiano di 45 ettari a seminativo e 8 di vitato. Anche visivamente, il quello che si coltiva a contrario del deserto agri-industriale padano (e anche friuEl Clap e la carne viene lano), dove non esistono più alberi, siepi e nulla che possa venduta direttamente in ostacolare il passaggio dei grandi macchinari agricoli. I azienda. Potete regalarvi Mocchiutti hanno ereditato terra e passione dal padre e un sorriso. E, in giusta ora, 3 fratelli ed una cognata, guardano avanti. Biologico quantità, il piacere della dal 2000. Senza indulgenze all’età dell’oro: affittano una carne. Cosa seminate per mietitrebbia per una parte del raccolto, il resto lo fanno con le mucche? Pisello, azuki, il trattore e i loro mezzi. La tecnologia può aiutare il campo, vigna sinensis, fagiolino senza stravolgere il paesaggio. In azienda si arriva entrandell’occhio, lab-lab, vecStalla El Clap ( foto Lorenzo Monasta) do nel cortile di una classica casa friulana con il portico, cia. E poi orzo, frumento, casa e cantina unite tra di loro in legame indissolubile. Da triticale, avena, segale, sorgo e mais. Nella prossima primavera lì una strada sterrata, tra i campi, porta alla stalla. Parliamo con Daniele Mocchiutti. Quante mucche avete? Dal capo per eccellenza che è il toro, pensiamo di seminare il lino, ottima fonte di olio e molto adatta per l’alimentazione dei bovini poiché ricco di omega 3. Il cibo per le mucche è alla mucca più vecchia fino all’ultimo vitello nato, siamo in cento. E non dato da un’accoppiata tra leguminose e cereali, vi si aggiunge sempre ci si può non accorgere di quel “siamo”. Gli allevamenti industriali sono anche foraggio (erba medica). Tutto biologico, naturalmente. Più bilontani anni luce. Qui le mucche sono a stabulazione libera. È impossibile pensare ad una limousine legata! dice Daniele. La limousine è origi- lanciato e sano di così! Ma non ci accontentiamo, la filiera la vogliamo vedere tutta. Trattamenti, concimazioni? L’unico concime che usiamo naria dell’omonima regione francese in cui Gilles Deleuze soggiornava è il letame. Abbiamo provato dei concimi bio ma non ho visto molti l’estate: mucche ruspiose dal pelo rosso nei pascoli verdi su infinite, risultati e considerando che il loro costo è notevole, penso che la vera verdi, dolci colline. Mille piani. Mille plateaux. Qui siamo in pianura, ma alternativa sia il sovescio, che pratichiamo. Le colture sono effettuate in le mucche sono ugualmente libere, in una stalla aperta, integrata al campo o in un piccolo pascolo sul davanti. Il nostro progetto è di arrivare rotazione. Un altro obiettivo, molto importante per noi, è autoprodurre ad un utilizzo del pascolo molto più consistente. Forzate lo svezzamento le sementi per l’anno successivo; quelle acquistate, pur biologiche, non sono adatte ai nostri terreni e spesso capita che le piante facciano dei vitelli? No. Fino agli 8 mesi i vitelli ciucciano il latte della madre. Niente separazioni imposte e niente latte artificiale. Farmaci? Solo se un fatica a crescere. Gestione totale della filiera. E piena trasparenza nel raccontarla. Ultima domanda. Voi mangiate la vostra carne? vitellino appena nato prende un’infezione; a volte succede ed è quello Daniele mi risponde senza esitazioni e chiude un felice cerl’unico caso in cui sotto stretto controllo veterinario per qualche giorno chio evolutivo: Con mucho gusto! si somministrano antibiotici. Unico caso. E tanto di cappello alla piena trasparenza. Ricordate la mucca pazza? Mangimi di origine animale dati Simonetta Lorigliola ai bovini. Farine di pesce. Killer meat. La carne non si può più mangiaAzienda Agricola biologica El Clap re. Mucca pazza, cavallo (malato e/o dopato?) nel ripieno dei tortellini Via Conchione 7 Villanova del Judrio UD Buitoni (Nestlè) e nelle polpette Ikea. È solo la punta di un iceberg. La www.elclap.it info@elclap.it tel. 0432 758066 carne non si può più mangiare. Tutti vegetariani, prima soluzione. Se, vedi anche Il buon vino della terra Konrad, aprile 2013, pag. 23 nel rispetto delle libertà individuali, non si volesse diventarlo non pare
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meet a good meat!
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Giovani
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DUE GIORNALI A CONFRONTO
Il piacere del giornalismo si costruisce fin dal liceo. Ho parlato con due giovani redattori di due giornalini scolastici diversi, proprio per mettere in luce quanta passione possa esserci dietro all’arte dello scrivere, fin dalla scuola. In onore poi del centenario del liceo Petrarca e del cinquantenario del giornalino 5+, ho dunque deciso di mettere il Canzoniere ed il 5+ a confronto. La prima a cui ho parlato è Chiara Perrone, giovane redattrice del Canzoniere, e da subito mi ha voluto chiarire che il redattore del giornalino scolastico può sembrare un personaggio di poca importanza. È semplicemente a capo di una piccola redazione che lavora per offrire ogni due mesi una copia del nuovo numero ai propri compagni di scuola. Può sembrare semplicemente questo, ma sarebbe riduttivo. Il redattore deve mediare le discussioni, deve decidere quali idee debbano essere accolte e quali rifiutate, deve impaginare l’intero giornale e deve creare un clima di armonia all’interno della Redazione. Quando poi vedo tutto il nostro lavoro pubblicato mi sento orgogliosa e soddisfatta perché la preparazione di ogni numero è molto faticosa e tutti nostri “giornalisti” possono sentirsi parte di un vero e proprio gruppo che si impegna duramente per garantire una piacevole lettura agli studenti. Peccato che io non riesca a riportare in questo articolo la luce che aveva negli occhi parlandomi del Canzoniere, era la passione racchiusa in uno sguardo. La stavo osservando mentre la mia penna prendeva nota delle sue parole, quando all’improvviso il suo viso si riempie di una strana malinconia: mi piacerebbe vedere ogni alunno della nostra scuola con una copia del Canzoniere! Sarebbe meraviglioso se venissero stanziati più fondi per il nostro progetto, purtroppo però la
quantità di soldi dedicata all’istruzione in questo paese è davvero misera e si sta perdendo la voglia di finanziare queste
attività. È davvero un peccato. Mi rapiva il modo in cui mi parlava del Canzoniere, volevo sapere quali fossero le esperienze più significative che avessero vissuto durante il lavoro di pubblicazione e decisa mi risponde che ogni momento speso
insieme alla realizzazione del Canzoniere è significante e porta con sè un enorme valore. Subito ho voluto dunque metterla a confronto con Marco Busetto, vice direttore di 5+ ed ho ritrovato in lui lo stesso entusiasmo: è divertentissimo lavorare per 5+, siamo in venti in redazione e stando così tante ore insieme per stampare ed organizzare la pubblicazione abbiamo legato moltissimo. E poi è meraviglioso vedere gli studenti leggere il nostro lavoro. Il nostro giornalino non è un semplice plico di fogli, è la vera voce della scuola! Ma come mi aveva detto Chiara, non è sempre facile lavorare in redazione: a volte è dura, soprattutto perchè pochi studenti ci inviano effettivamente dei loro testi da pubblicare e dunque dobbiamo scrivere molti articoli di nostro pugno. È un po’ stressante trovarsi il girono prima davanti al computer a pensare a cosa scrivere! Per fortuna però la nostra scuola ci dà tutti i mezzi fondamentali per la stampa: la carta ed Artura. Artura? Pensavo a cosa potesse significare Artura e leggendo il mio sgaurdo d’incomprensione, divertito, mi spiega chi fosse, o meglio cosa fosse, Artura: Artura è la nostra fotocopiatrice, tempo fa avevamo Arturo, il ciclostile, seguito da Arturo II. Ora invece abbiamo la nostra Artura. Amiamo ed odiamo Artura: fa molto rumore e soprattutto emana una preoccupante nuvola nera d’inchiostro, ma cosa faremmo senza di lei! Dopo aver parlato con entrambi mi sentivo soddisfatta, tuttavia con un sorriso malizioso ho posto loro la domanda che più mi premeva chiedergli: Canzoniere o 5+, qual’è il migliore? Penso sia importante precisare che ogni giornalino è stupendo perchè è diverso ed è fatto con passione dagli studenti. Tuttavia, essendo al Petrarca, non posso che spezzare una lancia a favore del nostro Canzoniere: è organizzato in sezioni, ha i giochi ed ha perfino una rubrica dedicata agli innamorati! Sarebbe mai possibile non amarlo? Invece il nostro 5+ è nato con l’idea di essere un giornalino libero; ha le papere, i giochi, il pensierando, l’agorà, ha insomma infiniti spazi, alcuni spiritosi altri più seri. Il nostro fine è proprio questo: creare una lettura piacevole, che sia divertente ed impegnata al tempo stesso. Beatrice Achille
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L’aggressività è una delle tante doti che formano il carattere del cane, anch’essa quindi ereditata geneticamente. È’ un argomento scientificamente trattato e molto complesso, oggetto di studio di etologi e premi Nobel. Konrad Lorenz ad esempio ha dedicato un intero volume di circa 370 pagine, dal titolo L’aggressività. Il suo primo saggio sull’argomento venne pubblicato nel 1966 e il titolo originale era “Il cosiddetto male”. Vediamo di comprendere meglio questa qualità naturale del cane: essa si potrebbe descrivere come l’arma a sua disposizione per far intendere al potenziale nemico di starsene alla larga da lui stesso o dal territorio di proprietà, all’interno del quale ci sono delle “cose” che l’animale difende. I “beni” da proteggere possono essere la casa, il giardino, la cuccia, il gioco preferito, il cibo a disposizione, il divano e ovviamente il padrone e la famiglia. L’insieme degli atteggiamenti che il cane manifesta per proteggere le cose, da lui identificate di sua proprietà, è aggressività. La postura del corpo, il pelo irto, la posizione delle orecchie e della coda, il digrignare i denti, il ringhio, sono tutte espressioni della dote. Il morso non fa parte dell’aggressività ma è un atteggiamento di lotta che interviene successivamente, determinato dalla combattività, altra qualità naturale del cane. L’aggressività è originata da cinque fattori: dalla genetica, dallo sviluppo ormonale, dall’alimentazione, da problemi di salute, dall’atteggiamento del proprietario. L’aggressività è una dote del cane ereditata geneticamente che in fase di maturazione sessuale può raggiungere il suo apice. Essa può essere alimentata da una serie di fattori esterni quali la somministrazione di carni rosse crude, dall’incitamento all’aggressività da parte del proprietario e da maltrattamenti. L’aggressività scatenata da patologie fisiche è la conseguenza di uno scorretto rapporto cane padrone, in quanto il nostro amico dovrebbe sempre essere disponibile al contatto fisico e alle manipolazioni. Possiamo classificare l’aggressività in cinque tipi: da dominanza, da paura, territoriale, materna, ideopatica. La prima è scatenata dalla pos-
sessività e dalla competizione per cose ritenute dall’animale di valore o da atteggiamenti di sfida assunti dal proprietario, da persone estranee, da un altro cane. La seconda è causata da situazioni ritenute stressanti, rumori, temporali, minacce o semplicemente da eventi sconosciuti al cane. La terza è determinata dalla protezione del territorio. L’aggressività materna avviene per proteggere i propri cuccioli mentre l’ideopatica è scatenata da vere fobie ed è molto rara. I livelli che la dote può assumere sono: naturale, presente e marcata. Il valore corretto per poter avere un buon rapporto con il cane è quello naturale. L’aggressività presente è un valore medio da identificare e gestire mentre l’aggressività marcata è sempre da tenere sotto controllo, gestire, far diminuire. Il gioco del tira e molla, demonizzato senza motivo, risulta essere un ottimo supporto per ridurre l’eccesso di potenza immagazzinata. Gli effetti dell’accumulo di energia sono, a titolo di esempio, i danni in casa e nell’autoveicolo, le aggressioni nei confronti degli altri cani, degli estranei e del proprietario. Pensiamo ad un bicchiere che in breve tempo (qualche giorno) si riempie fino all’orlo e tracima, il liquido è l’aggressività e il proprietario deve trovare il modo di ridurre il livello del liquido in eccesso. A volte il proprietario è vittima del re-indirizzamento dell’aggressività. Il cane, trattenuto al guinzaglio, sfoga la sovrabbondanza di energia che non è riuscito a scaricare sulla reale fonte di stress, ringhiando e anche mordendo il conduttore. Il premio nobel Konrad Lorenz individua l’aggressività esclusivamente come intra-specifica, tra individui della medesima specie. Secondo i suoi scritti, se il cane assume atteggiamenti aggressivi nei confronti dell’uomo lo considera evidentemente come un conspecifico acquisito. Infine lo stesso studioso smentisce la possibilità di un’aggressività “predatoria”, in quanto in fase di inseguimento della preda il cane esibisce istinto predatorio e combattività per l’eventuale uccisione ma non aggressività.
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L'aggressività
Senza guinzaglio
Massimo Visintin Addestratore riconosciuto Enci e Siac www.senzaguinzaglio.eu - TRIESTE
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Colonna vertebrale
QUAL'è LO SPORT IDEALE PER LA COLONNA VERTEBRALE?
Se fatto bene, con la giusta intensità, tecnica e frequenza è un toccasana per la schiena. È stato infatti provato che lo sport fa male solamente se fatto troppo o se fatto troppo poco e male. Lo sport agonistico invece va interpretato come un vero e proprio lavoro: come sul lavoro si deve imparare ad usare il proprio corpo, per un atleta è essenziale una buona preparazione fisica, uno studio attento del corretto gesto tecnico e l’adozione di tutte quelle misure preventive durante gli allenamenti che possano consentire di evitare da un lato l’infortunio acuto, dall’altro il sovraccarico cronico. Per quanto riguarda invece lo sport per divertimento, il mal di schiena è costellato di proibizioni più che di permessi, secondo una serie di preconcetti che spesso nulla hanno a che fare con la realtà. In generale un adulto fa quello che riesce a fare, che è compatibile con la sua vita familiare e professionale e, soprattutto, che continua a fare ciò che lo diverte. Prendiamo ora in considerazione una serie di sport in riferimento alla schiena. Il nuoto: è lo sport ideale per la schiena? Se si ha mal di schiena si riesce di solito a nuotare senza troppi problemi (a volte può bastare cambiare stile, oppure mettere una tavoletta tra le gambe, perché da un lato si evita di battere le gambe, che può dar fastidio, oppure ancora iniziare con le mani sulla tavoletta, in modo da isolare il movimento degli arti inferiori). Non è assolutamente vero che il nuoto risolve i problemi della schiena, anzi. Grandi nuotatori del passato, come Mark Spitz o Gross, che passavano ore in acqua e facevano ben poco fuori, avevano tutti dei dorsi curvi. I nuotatori di oggi invece stanno belli diritti perché fanno anche tanta preparazione fisica a secco e con i pesi. Il nuoto è uno sport molto completo per gli arti, per cuore e polmoni, ma non per la schiena: la colonna è progettata per affrontare la forza di gravità e a questo la si deve allenare. Mettendosi in acqua si toglie il peso dai dischi intervertebrali: utile in fase acuta, ma inutile per allenare la muscolatura profonda della schiena. Il jogging: gli impatti ripetuti sul terreno fanno venire mal di schiena? In generale, la schiena soffre per quello cui non è abituata e per il quale non si è fatta una preparazione fisica. Molte volte basta cambiare scarpa o fondo sulla quale si corre per risolvere un problema di “contraccolpo”. Questo non vale invece per i lanciatori (peso, giavellotto, martello, disco), che soffrono molto più mal di schiena. Quindi, salvo patologie sottostanti in fase acuta (ernie o stenosi serie) se ci si prepara adeguatamente, si
può tranquillamente correre. Pallacanestro e pallavolo: anche qui sollecitazioni poco utili alla schiena? Sostanzialmente sì. C’è una regola generale per lo sport: se il mal di schiena viene tutte le volte che lo si pratica, anche quando si fa un buon riscaldamento e ci si è allenati adeguatamente per qualche mese a farlo, allora forse è proprio il caso di consultare un esperto in colonna vertebrale, o trovare un altro sport da fare. Gli sport asimmetrici, tipo il tennis. È vero che non vanno bene per chi ha la scoliosi o il mal di schiena? Ecco un’altra bella leggenda da sfatare. Se le regole generali sono le stesse che abbiamo visto prima, si deve anche notare che i grandi tennisti, che pure praticano questo sport per tantissime ore al giorno, non hanno la scoliosi, quindi di sicuro non c’è una rapporto di causa-effetto: poche ore alla settimana si può fare senza problemi. Ben diverso il caso del mal di schiena. Borg ne soffriva tantissimo, ma il suo tennis era un tennis di potenza, con tante torsioni del tronco. Inoltre ci sono alcuni gesti ripetuti che, se fatti male, possono essere dannosi per la schiena. Detto questo, però, il vantaggio di far movimento tre-quattro ore alla settimana con il proprio sport preferito è sicuramente maggiore del rischio di fare dei movimenti sbagliati che possono provocare dolori che, oltretutto, in chi è allenato durano molto meno di chi pratica lo sport del telecomando per passare da una trasmissione sportiva all’altra. Equitazione: fa male alla schiena? Tendenzialmente No. Normalmente a cavallo ci si va usando le gambe per ammortizzare più che la schiena. Inoltre, chi va a passeggio a cavallo, se è capace, lo fa in postura corretta e non riceve grandi sollecitazioni, anzi fa degli esercizi di equilibrio che noi spesso cerchiamo addirittura di replicare in palestra in alcune situazioni. Il consiglio degli esperti: Fare attività fisica regolarmente due/tre volte alla settimana, fare sempre un buon riscaldamento prima di cominciare, evitare sport a cui non si è allenati o impegni fisici cui non si è preparati e, se dopo qualche mese di attività, continuate ad avere dolori durante lo sport che vi piace, allora cominciate a prendere in considerazione la possibilità di cambiarlo. Chiaramente, per alcune situazioni o patologie particolari il medico o il fisioterapista esperto di colonna vertebrale saranno disponibili per dare i consigli più adatti e suggerire degli esercizi mirati di auto-riequilibrio per curare i dolori alla loro origine. Per i bambini, invece, fare di tutto e di più, ma sempre sotto la guida di un buon educatore fisico che stia attento ad aspetti posturali ed allo stretching: si devono migliorare le qualità motorie per vivere bene, più che pensare solo a un risultato agonistico.
Dott. Marco Segina
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1 -22 ogni sabato ingresso libero Teatroterapia Ogni sabato alle 20.30 presso la sala dello Studio fisioterapico Comin in via Franca 18, si tengono gli incontri di Teatroterapia a cura dello psicoterapeuta Emmanuele De Filippo e dell’attore Alessandro Predonzan. Per chi fosse interessato ad un’eventuale partecipazione, c’è la possibilità di assistere gratuitamente ad un sessione, previo appuntamento. Info 349 6470293 E. De Filippo, 329 3794329 A. Predonzan. 3 lunedì ingresso libero Incontri di meditazione Continuano anche in giugno da lunedì 3 dalle ore 19.15 le serate di meditazione gratuite, aperte sia agli esperti che ai neofiti, presso il Centro di Promozione Sociale in Via Filzi 8, V piano. Info e iscrizioni Segreteria via Filzi 8, lun-ven ore 10-12 - 040 761040, lifecare07.ml@gmail.com 3 lunedì ingresso libero Sloveno: corsi estivi gratuiti Inizio iscrizioni ai corsi di Sloveno, lingua e cultura d’ambiente, in via Valdirivo 30, orario lun-ven 17-19. Info 040 761470, 338 2118453, centroitalosloveno@libero.it 3-24 ogni lunedì ingresso libero Meditazione di luce per la terra Co-creare la Nuova Terra, facilitare la Transizione in atto e il Salto quantico; meditazione di Luce per la Terra e l’Umanità, guidata da Arleen Sidhe, in connessione con i regni della natura, il cuore di Gaia e la Fratellanza di Luce; l’incontro sarà introdotto da una breve spiegazione a titolo informativo, e dopo la meditazione seguirà un aggiornamento sull’Ascensione, la situazione attuale del passaggio di frequenza e cambiamento di coscienza della Terra. Ogni lunedì alle 20.30 presso Assoc. Lam-Il Sentiero, in piazza Benco 4. Info 347 2154583, arleensoundlight@libero.it 4 martedì ingresso libero Lingua slovena: approccio pratico Sloveno come lingua d’ambiente: lezioni gratuite afferenti a situazioni specifiche. Inizio alle ore 18.15 allo Sportello della Scuola di Sloveno presso il Multicultura Center in via XXX Ottobre 8/a. Gradita prenotazione. Non è richiesta alcuna quota associativa. Segreteria il martedì dalle 16 alle 18. Sono aperte le iscrizioni ai corsi estivi gratuiti per adulti e ragazzi. Info 338 2118453, centroitaloslovenoibero.it 4 martedì ingresso libero Acqua pubblica: facciamo il punto Dopo i referendum del 2011 quali sono
gli imbrogli che ci stanno propinando? Discutiamone insieme per decidere il da farsi a Trieste. Portate le vostre opinioni. Incontro pubblico presso lo Sportello ambiente del Multiculturacenter di via XXX Ottobre 8/a ore 19.30. Info 338 2118453. Multiculturacenter@libero.it 4 martedì ingresso libero Ritroviamoci in p.zza Volontari Giuliani ogni martedì dalle 18.30 alle 19.30. Una piazza che non è una piazza, ma dovrebbe essere un giardino di prossimità dell’alto Viale e via Giulia. Cittadini e associazioni del rione con il volontariato potrebbero adottarlo rimettendolo in fiore per essere usufruito intelligentemente da tutti. Se vi farà piacere recuperiamo insieme materiali, foto e articoli sulla piazza. Il Viale è adiacente al boschetto. Scambiamoci e regaliamo un libro adatto ad adulti e bambini. Info 338 2118453, prolocosgc@libero.it 4-6 martedì e giovedì Corso tao tai-ji good morning Con noi puoi iniziare la giornata in un modo diverso dal solito. Come tutti sanno, semplici tecniche energetiche in movimento ricaricano e abbassano lo stress quotidiano donandoti forza vitale e buonumore. Prime due lezioni gratuite. Ogni mar e gio dalle 8.30 alle 9.30 presso l’Ass Tao in via del Vento 6/b (S.Giacomo). Info Carmen 393 2327949. 5-26 ogni mercoledì ingresso libero Orti comuni a San Giovanni Vuoi un orto? Hai un orto da condividere? Ti piace il verde? Ti interessa mangiare sano? Ti piacciono i prodotti naturali? Vuoi coltivare da te le verdure da portare a tavola? Rivolgiti al Piccolo centro di Aggregazione rionale in via San Cilino 40/2. Sportello del mercoledì a cura del C.I.F. dalle 10 alle 12. Info 338 2118453, prolocosgc@libero.it 5-26 ogni mercoledì ingresso libero San Giovanni Cologna scambia libri allo scopo di sviluppare la già esistente piccola biblioteca rionale si invitano i cittadini amanti della lettura a portare un libro e ritirarne due a piacimento. Rivolgiti al Piccolo centro di Aggregazione rionale in via San Cilino 40/2. Sportello a cura del C.I.F. dalle 10 alle 12. Info 338 2118453, prolocosgc@libero.it 6 giovedì ingresso libero Orti urbani Vuoi un orto? Hai un orto da condividere? Ti piace il verde? Ti interessa mangiare sano? Ti piacciono i prodotti naturali? Vuoi coltivare da te le verdure da portare a tavola? Incontro pubblico a tema presso lo Sportello ambiente del Multiculturacenter di via XXX Ottobre 8/a ore 18.30
6 giovedì ingresso libero Tai chi sulla terrazza del Bagno Ausonia dalle ore 19.30 alle 20.30 dimostrazione e pratica di Tai Chi -stile Yang- per principianti e non. Il corso continuerà tutti i giovedì di giugno e luglio. Provare per... stare meglio. Info 347 9574723.
Olvedi per una esperienza che fonde Musica, Meditazione, Suono e Spiritualità. Ingresso: 20-25 Euro. Casa della Musica 55, ore 21. Info 347 9382478, www.krisztinanemeth.it
7-9 da ven. a dom. ingresso libero Terrafest quarta edizione Laboratori sull’energia, abitazione, alimentazione auto-sufficiente, artigianato, piante, “Transition Day Trieste”. Info 327 1233889, info@cesnet.it, Facebook: Cesnet-Italy Slovenia.
13 giovedì ingresso libero L’arte della seduzione Cosa cerca un uomo, cosa cerca una donna. Conferenza con la Dr.ssa Federica Parri, psicologa psicoterapeuta. Progetto R.O.S.A. alle ore 17.30 al Centro di Promozione Sociale di via Filzi 8, V p. Info e iscrizioni segreteria: via Filzi 8, lun-ven ore 10-12, 040 761040, lifecare07.ml@gmail.com
7-28 ogni venerdì ingresso libero Orti comuni a San Giovanni Vuoi un orto? Hai un orto da condividere? Ti piace il verde? Ti interessa mangiare sano? Ti piacciono i prodotti naturali? Vuoi coltivare da te le verdure da portare a tavola? Rivolgiti al Piccolo centro di Aggregazione rionale in via San Cilino 40/2. Sportello a cura di Trieste Altruista dalle 15 alle 17. Info 338 2118453, prolocosgc@libero.it
13 giovedì ingresso libero Piano regolatore incombe Cosa sappiamo e cosa vorremmo avere dal nuovo piano regolatore attualmente in elaborazione presso il Comune di Trieste. Auspicati apporti informatici e suggerimenti in materia. Incontro pubblico alle ore 18.30 allo Sportello ambiente del Multiculturacenter in via XXX Ottobre 8/a. Info 338 2118453, piùverdemenocemento@ibero.it
7-28 ogni venerdì ingresso libero San Giovanni Cologna scambia libri allo scopo di sviluppare la già esistente piccola biblioteca rionale si invitano i cittadini amanti della lettura a portare un libro e ritirarne due a piacimento. Rivolgiti al Piccolo centro di Aggregazione rionale in via San Cilino 40/2. Sportello del venerdì a cura di Trieste Altruista dalle 15 alle 17. Info 338 2118453, prolocosgc@libero.it
14-15 venerdì e sabato In nome del Padre Venerdì “Figura sentimentale o fondamento per la direzione della vita?”. Sabato “Bisogno di paternità” relatore S.M.Francardo. La Soc. Antroposofica di Trieste organizza due conferenze presso la sede di via Mazzini 30, Ip ore 20. Prenotazione obbligatoria. Info 339 7809778, s.antroposoficagruppopavisi@ gmail.com, www.rudolfsteiner.it
11 martedì ingresso libero Lingua slovena: approccio pratico Sloveno come lingua d’ambiente: lezioni gratuite afferenti a situazioni specifiche. Inizio ore 18.15 allo Sportello della Scuola di Sloveno presso il Multicultura Center Via XXX Ottobre 8/a. Gradita prenotazione. Non è richiesta alcuna quota associativa. Segreteria il martedì dalle 16 alle 18. Sono aperte le iscrizioni ai corsi estivi gratuiti per adulti e ragazzi. Info 338 2118453, centroitalosloveno@libero.it
16 domenica ingresso libero Passeggiata consapevole Passeggiata con esercizi di Bioenergetica, di respiro e di meditazione per entrare in contatto col proprio corpo e con la natura. Partenza a Banne alle 9.30. Info 3807385996, www.trieste.espande.it
12 mercoledì ingresso libero Dr David Juan Ferriz Olivares la sua vita e le sue opere. Conferenza con la Dr. Elena Radin del CEGEN - Centro Studi Generali della Magna Fraternitas Universalis, alle ore 17.30 nella Libreria Borsatti in via Ponchielli 3. Info 040 2602395, 349 6522514. 12 mercoledì Concerto per la tua anima 60 minuti intensi di musica live, durante i quali potrai compiere un viaggio intenso, catartico, unico. Lasciati trasportare dalla voce medianica di Krisztina Nemeth e dalle straordinarie percussioni di Gabor
18 martedì ingresso libero Lingua slovena: approccio pratico Sloveno come lingua d’ambiente: lezioni gratuite afferenti a situazioni specifiche. Inizio ore 18.15 allo Sportello della Scuola di Sloveno presso il Multicultura Center Via XXX Ottobre 8/a. Gradita prenotazione. Non è richiesta alcuna quota associativa. Segreteria il martedì dalle 16 alle 18. Sono aperte le iscrizioni ai corsi estivi gratuiti per adulti e ragazzi. Info 338 2118453, centroitalosloveno@libero.it 19 mercoledì ingresso libero Incontro spazio donna Fermarsi a prendere tempo per se stesse, senza tanti perchè. Incontro Progetto R.O.S.A. rivolto a donne sole, separate, divorziate con o senza figli al M.D.T. in via Filzi 8, V p. Info e iscrizioni Segreteria via Filzi 8, lun-ven ore 10-12, 040 761040, lifecare07.ml@gmail.com
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KONRAD
GIUGNO 2013
Trieste 19 mercoledì ingresso libero Le avanguardie del primo ‘900 gli artisti che hanno cambiato il mondo. Conferenza co Leonardo Calvo ed Alenka Deklic alle ore 19 nella sede della Scuola d’arte UNINT della Magna Fraternitas Universalis in via Mazzini 30, 5° p. Info 333 4787293. 20 giovedì ingresso libero Rigassificatore: non è finita Incontro pubblico e confronto sulle iniziative da intraprendere in opposizione al progetto di costruzione del rigassificatore nel golfo di Trieste in seguito allo stallo delle procedure amministrative deciso dal ministro dell’ambiente Clini. Incontro alle ore 18.30 allo Sportello ambiente del Multiculturacenter di via XXX Ottobre 8/a. Info 338 2118453, triestedicenoalrigassifictore@hotmail.it 21 venerdì ingresso libero Fuoco dell’essenza In occasione del solstizio d’estate si propone un’antica meditazione che richiama l’unione delle energie umane. Partecipazione gratuita. Ass. Espande, ore 20.30, v. Coroneo 15. Info 380 7385996, www.trieste.espande.it 21 venerdì ingresso libero Il sacro maschile e sacro femminile La Riunificazione, guarigione e nuova armonizzazione umana e divina dell’ Amore-Luce Maschile e Femminile nella Transizione della Nuova Terra, nella struttura fisico ed energetica sottile del pianeta, nella società, nelle relazioni..; le Energie del Solstizio e i nuovi portali Terra-Sole-Cosmo. Messaggi di luce per vivere al meglio la Transizione, aiuti te stesso, gli altri, il mondo. Con Arleen Sidhe, alle ore 20.15 presso assoc. LAM-Il Sentiero, in piazza Benco 4. Info 347 2154583, arleensoundlight@libero.it 23 domenica ingresso libero Festa e fuochi di San Giovanni Dalle 17 in poi, in Piazza Volontari Giuliani (alto Viale, serata intorno al fuoco nel segno delle tradizioni popolari del territorio. Cibi e bevande prodotti con metodi naturali. Laboratori per la creazione delle caratteristiche coroncine di fiori di San Giovanni. Musica e canti. Info 338 2118453, prolocosgc@libero.it
Su www.konradnews.it gli annunci di luglio entro il 21 giugno
25 martedì ingresso libero Lingua slovena: approccio pratico Sloveno come lingua d’ambiente: lezioni gratuite afferenti a situazioni specifiche. Inizio ore 18.15 allo Sportello della Scuola di Sloveno presso il Multicultura Center Via XXX Ottobre 8/a. Gradita prenotazione. Non è richiesta alcuna quota associativa. Segreteria il martedì dalle 16 alle 18. Sono aperte le iscrizioni ai corsi estivi gratuiti per adulti e ragazzi. Info 338 2118453, centroitalosloveno@ libero.it 27 giovedì ingresso libero Fiori, giardini e boschi Esigenze e proposte da esaminare insieme alle realtà che si occupano e hanno pertinenza in materia. Importanza e ruolo dei cittadini nel favorire una migliore consapevolezza per valorizzare il patrimonio esistente. Incontro pubblico alle ore 18.30 allo Sportello ambiente di via XXX Ottobre 8/a. Info 338 2118453, multiculturacenter@libero.it 28 venerdì Meditazione per la notte che viene Ogni giorno inevitabilmente porta con sé una notte... proponiamo una serata di 3 ore di meditazioni dinamiche e statiche per imparare ad illuminare consapevolmente il buio. Ass. Espande, ore 21-24, v. Coroneo 15. Info 328 6358931, www.trieste.espande.it
Massaggi e trattamenti Tutta l’estate massaggi e trattamenti, shiatsu, linfodrenaggio olistico, vibrazionale sonoro, thai foot massage, presso Ass.Culturale Shianti via Carducci 12. Info e appuntamenti Cristina 338 4473363. Incontri con Legambiente Puoi trovarci ogni mercoledì dalle 18 alle 20 nella sede di via Donizetti, 5/a (presso il punto informativo dei soci di Trieste della Banca Popolare Etica). Circolo Verdeazzurro di Legambiente Trieste. Info 366 3430369, 366 5239111, fax 040 9890553, info@legambientetrieste.it - Segui le nostre iniziative su www.legambientetrieste.it Healing Voices La prima volta in assoluto due voci e le loro energie si incontrano a Trieste.
Voce di Luce di Krisztina Nemeth e Canto Armonico di Igor Ezendam. Il 26 Luglio ore 21 Vivi il Suono - “Equilibrium” energia femminile e maschile si fondono nella Grotta sul Carso sopra Trieste. 27 Luglio ore 9.30- 17.30 Workshop “Instant Sound” e “Libera la tua voce” sul Carso a Basovizza. 28 Luglio ore 9.30-17.30 Il canto per te - Il canto per noi. Giornata di armonizzazione singolarmente e con il gruppo, nelle pause Yoga con Arianna Artioli e meditazione sul Carso a Basovizza. Info e prenotazioni 347 9382478. Costo 180 Euro per tutto l´evento, 150 euro pagando entro il 10 Luglio. Costo di 110 Euro partecipando a un solo evento e al concerto, 90 Euro pagando entro il 10 luglio. Costo 15 euro per il concerto, 10 Euro pagando entro il 10 Luglio. Info www.krisztinanemeth.it
di formazione di Anne Givaudan e del dott. Antoine Achram. Info 347 2154583, arleensoundlight@libero.it
Corsi estivi di yoga e nada yoga Corsi estivi di yoga, yoga del suono e kirtan, all’aperto (campo Cologna) e in sala climatizzata, con KaalamurtiVanna Viezzoli asd Yoga Jay Ma dal 10 giugno all’8 agosto. Info 347 8461831, www.yogajayma.it
Musica e canto celtico Corsi di Canto tradizionale (stile, espressione e lingue delle aree celtiche) e degli strumenti in uso nella tradizione: feadog (flauto irlandese), bodhran (tamburo celtico), chitarra per accompagnamento. A cura di Arleen Sidhe, cantante, musicista e insegnante formatrice del settore. Info Arleen 347 2154583, arleensoundlight@libero.it
Gruppo di autoaiuto e consulenze Progetto R.O.S.A. - Progetto rivolto a donne sole separate e divorziate - Gruppo di autoaiuto - Spazio sostegno genitoriale - Consulenza psicologica presso il Movimento Donne Trieste in Via Filzi 8, V piano-Info e iscrizioni-segreteria: via Filzi 8, lun-ven ore 10-12 - 040 761040, lifecare07.ml@gmail.com Gioia e natura con lo yoga Institute of Yogic Culture organizza dal 21 al 23 giugno un seminario in montagna, per imparare a vivere... gioiosamente secondo lo Yoga. Info segreteria 040 635718, info@yogawaytrieste.org Cure essene l’aura e forme pensiero Le terapie essene e la lettura dell’Aura; Un incontro con sè stessi, di guarigione e armonia interiore, fisica e sottile; il sistema dei chakra e relativi organi, la circolazione pranica e sottile dei nadi, il Suono, gli oli essenziali, i campi aurici e i corpi di luce; il legame e origine delle malattie e le Forme Pensiero, trasmutarle in luce; Un aiuto alle problematiche, le disarmonie, i disagi del corpo e dell’anima. Incontri, conferenze e trattamenti individuali con Arleen Sidhe, terapeuta essena certificata alla scuola
Yoga della musica e canto armonico L’uso del suono e della voce quale mezzo terapeutico, artistico e del benessere psicofisico; Nada e MantraYoga; Rilevamento del proprio Suono fondamentale, note e sinfonia individuale; Effetti e uso consapevole delle scale e intervalli musicali; Risonanza corporea, cellulare e organi interni; Gestualità, voce e corpo; Canti delle Tradizioni, stili, espressione; Armonizzazione, i suoni dei chakra e dei corpi sottili; Il Canto Armonico e Overtones. Lezioni individuali, frequenza e orari personalizzati; a richiesta si organizzano corsi, laboratori e seminari di gruppo; con Arleen Sidhe. Info 347 2154583, arleensoundlight@libero.it
Canti e danze sacre dal mondo Si organizzano a richiesta di gruppi ed associazioni, corsi e seminari di Canti e Danze sacre in cerchio delle culture dei popoli, di guarigione, di meditazione, ritualità e cicli della Natura, gli Elementi, la Terra e il Cosmo, la celebrazione alla Vita; per i Canti, lezioni individuali o di gruppo sono sempre attive durante tutto l’anno con giornate e orari personalizzati. Con Arleen Sidhe, esperta e insegnante di canti e danze sacre e popolari, tradizioni e spiritualità, musicista, cantante e musicodanzaterapeuta. Info 347 2154583, arleensoundlight@libero.it Canti di luce per il solstizio Un offerta sacra, perle di luce, canti dall’ anima e dal cuore, dalla musica e note d’ incanto tramite la voce di Arleen Sidhe, sonorità profonde e cristalline, di elevazione, armonia e guarigione, con parti dedicate anche al coinvolgimento e partecipazione d’ insieme dei presenti. Dalle ore 15 alle 19, a contatto con i regni della natura, al chiuso se maltempo. Info 3472154583, arleensoundlight@libero.it
SCUOLA TRIENNALE DI COUNSELING “IL MUTAMENTO” Accreditata F.A.I.P. e S.I.A.F. direttore: dr Mario Franchi Presentazione a TRIESTE: mercoledì 19 giugno Ore 20,30 in Via Beccaria, 7 (c/o ass. gendai reiki) - Ingresso libero Info su www.ilmutamento.it – cell 335/5977306
3 lunedì ingresso libero La malattia, linguaggio dell’anima Conferenza con il Dr. Giorgio Berdon consulente in Psicosomatica e Discipline Bioenergetiche, alle ore 18.30 all’Hotel Villa d’Este a Grado. Info 393 4242113, albero-domini@tiscali.it 4 martedì ingresso libero Evoluzione spirituale Incontro con il Dr. Marco Bertali, medico psichiatra, psicoterapeuta, referente di S.O.S. Cervello, alle ore 18.30 nell’hotel Villa d’Este a Grado. Info 393 4242113 albero-domini@tiscali.it 5 mercoledì ingresso libero Umorismo e dintorni Se sei di buon umore, non ti preoccupare, prima o poi passerà. Conferenza con il Dr. Franco D’Odorico, laureato in pedagogia, alle ore 18.30 in viale Kennedy 38 a Grado. Info 393 4242113, albero-domini@tiscali.it 6 giovedì ingresso libero Chiropratica La ricerca dell’equilibrio attraverso l’aspetto fisico, chimico/metabolico, mentale/emozionale. Conferenza con il Dr. Howard W. Dwaight, alle ore 19 in viale Kennedy 38 a Grado. Info 393 4242113, albero-domini@tiscali.it 7 venerdì ingresso libero Benessere o malessere? Una scelta responsabile. Conferenza con il Dr. Mario Franchi architetto fondatore dell’Associazione il Mutamento, alle ore 20 in viale Kennedy 38 a Grado. Info 393 4242113, albero-domini@tiscali.it 7 venerdì ingresso libero Alla scoperta di sé Ciclo di incontri di rilassamento corporeo e meditazione, organizzati da AISM Gorizia a partire da venerdì 7/6 alle ore 17.30 presso l’Ospedale San Polo di Monfalcone. Info 0481 550585. 8 sabato ingresso libero Kinesiologia Conferenza con il Dr. Stefano Usai, psicologo dell’età evolutiva, alle ore 18.30 in viale Kennedy 38 a Grado. Info 393 4242113, albero-domini@tiscali.it
15-16 sabato e domenica Benessere in azienda ed in famiglia Studio di counseling propone incontri per aziende e privati. Prossimo appuntamento:”Dalla conoscenza di sè alla relazione con gli altri” per migliorare in modo efficace le relazioni e gestire le emozioni anche in situazioni di stress. Condotto da counselor olistico Simonetta Marenzi e da Maestro di arti marziali Gianluca Frisan. Info 331 9728174, simonetta.marenzi@libero.it
Associazione Spazio organizza: incontri di Yoga Hatha-Raja per condividere esperienze di Yoga e Meditazione, apprendere nuove modalità per favorire l’eliminazione di blocchi e tensioni, nonché ristabilire un corretto equilibrio mente-corpo, ogni mercoledì di luglio ed agosto, dalle ore 20.15 alle ore 22 a Gorizia nella palestra dell’Associazione Spazio in via Marega 26 Lucinico, con inizio mercoledì 3 luglio 2013. Gli incontri sono aperti a tutti (abiti comodi). Info: 0481 32990 Anna, 339 4716748 Licia.
Udine 3 mercoledì Chakra workshop Primo incontro: Muladhara, il chakra radice. Incontro esperienziale. Tecniche di Yoga & Ayurveda: riarmonizzazione, rilassamento, meditazione, visualizzazione. Dalle ore 16 alle 20. Info Gianna 340 2233994, giannashanti@libero.it, www.sanghaudine.com 4 martedì ingresso libero Prova le costellazioni familiari Un incontro dimostrativo molto particolare dove avrai modo di assistere e di partecipare a questo straordinario metodo che risolve le dinamiche dei problemi di vita. Ore 20.30, via S. Rocco 142. Giacomo Bo 5 mercoledì ingresso libero Le 5 leggi biologiche della natura Uno strumento diagnostico fondamentale totalmente incentrato sulla persona. Conferenza con il Dott. Marco Furlan alle ore 20 alla Libreria Perlanima in via Pordenone 58. Info 073 21710321, www.libreriaperlanima.it, Libreriaperlanima@libero.it
6 giovedì ingresso libero Nlp emotional intelligence healing Un’autentica farmacia dentro di te per prenderti cura della tua salute e vivere in serenità. Conferenza con Anna Calvia, alle ore 20 alla Libreria Perlanima in via Pordenone 58. Info 0432 1710321, www.libreriaperlanima.it, libreriaperlanima@libero.it
9 domenica Seminario di Kirtan La pratica di Kirtan calma la mente, sblocca le tensioni emozionali, armonizza i vari sistemi del corpo. Il seminario si svolgerà dalle 9 alle 13 presso la palestrina di Colugna (UD). Info 327 1213807, www.satyanandaitalia.net/ corsiyoga_udine
6 sabato Bellezza naturale in Ayurveda Laboratorio femminile di tecniche di bellezza ayurvediche. Tempo d’estate: Nutrire e purificare la pelle. Dalle 14.30 alle 19 presso Sangha Udine, viale Tricesimo 103. Info Gianna 340 2233994, giannashanti@libero.it, www.sanghaudine.com
9 domenica Costellazioni con Silvia Miclavez Giornata esperienziale e formativa con le costellazioni familiari sistemiche e autopoietiche. Prezzo: € 100. Udine, via Monte S. Marco, 60 dalle 9.30-18.30. Info 0432 470551, www.alcicostellazioni.it
7 venerdì ingresso libero Eft serata informativa In questa serata vogliamo presentarti questa tecnica di auto aiuto. Ci troviamo alle ore 20.30 a Udine presso la Bioteca in via Villa Glori 41. Domenica 16 si terrà il corso base. Info 335 8445140 Franco, www.eft-friuli.it 7 venerdì ingresso libero Presentazione libro MO.V di Luciane Dos Santos. Muoversi oltre il visibile. MO.V sta per Modificazione Vibrazionale del DNA, una delle più moderne tecniche di crescita personale che riprogramma il modo di vedere la realtà. Conferenza con Giulia Martino e Patrizia Chiabai alle ore 19 alla Libreria Perlanima in via Pordenone 58. Info 0432 1710321, www.libreriaperlanima.it, libreriaperlanima@libero.it 8 sabato ingresso libero Dialoghi di guarigione Una conferenza sull’importanza del contatto empatico tra terapeuta e paziente. Conduce Roberta Schembri. Alle 18.30 presso Libreria Perlanima a Udine in via Pordenone 58. Info 0432 1710321 www.libreriaperlanima.it libreriaperlanima@libero.it 8 -9 sabato e domenica Costellazioni spirituali Corso molto avanzato di Costellazioni Familiari che approfondisce il tema del nostro futuro - quelle dinamiche inconsce che condizionano la nostra vita futura e ci costringono a vivere sempre gli stessi eventi. Info Giacomo Bo www.lecostellazionifamiliari.net
11 martedì ingresso libero Conosci le costellazioni familiari Vieni a provare in prima persona come funziona questo particolare metodo che affronta e risolve i problemi della vita. Ore 20.30, via S. Rocco 142. Info Giacomo Bo - www.lecostellazionifamiliari.net 13 giovedì ingresso libero Giochi e inganni della persuasione Conferenza con Albano Zucco, psicologo e psicoterapeuta, alle ore 20.30 alla Bioteca in via Villa Glori 41. 15 sabato ingresso libero Presentazione libro “chi 6?” La nostra data di nascita, il nostro nome e cognome non sono una casualità ma una meravigliosa chiave di lettura per scoprirsi dentro e dispiegare le ali della nostra anima. Conferenza con l’autrice Susanna Berging alle ore 18.30 alla Libreria Perlanima in via Pordenone 58. Info 0432 1710321, wwwlibreriaperlanima.it libreriaperlanima@libero.it 20 giovedì ingresso libero Il superamento dei limiti Conferenza con Albano Zucco, psicologo e psicoterapeuta, alle ore 20.30 alla Bioteca in via Villa Glori 41. 22 sabato ingresso libero La dimensione mistica dei templari Incontro rosacrociano sulla mistica della cavalleria templare, con Giuseppe Carollo e Maria Bossa rappresentanti A.M.O.R.C. alle 18.30 alla Libreria Perlanima in via Pordenone 58. Info 0432 1710321, www.libreriaperlanima.it, libreriaperlanima@libero.it
SCUOLA TRIENNALE DI COUNSELING “IL MUTAMENTO” Accreditata F.A.I.P. e S.I.A.F. direttore: dr Mario Franchi Presentazione a UDINE: venerdì 21 giugno Ore 20,30 a Feletto U. (UD) – Via Canova 13 - Ingresso libero Info su www.ilmutamento.it – cell 335/5977306
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GIUGNO 2013
Gorizia
APPUNTAMENTI DI GIUGNO
KONRAD
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KONRAD
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Penne e Spaghetti
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GIROLOMONI 500 gr (€ 4,20 al kg) dal 3 al 29 giugno 2013
Udine 27 giovedì ingresso libero Medicina quantistica Presentazione del seminario sulla Medicina Quantistica con il dott. Michelangelo Catalano. La medicina quantistica esplora profondamente l’anatomia energetica del corpo umano: studia l’energia vitale, elemento essenziale di trasmissione e coesione dal quale dipende la vita. Alle ore 21 alla Libreria Perlanima in via Pordenone 58. Info 0432 1710321, www.libreriaperlanima.it, libreriaperlanima@libero.it 30 domenica Meditare al suono dei Gong Praticheremo tante forme di meditazione tra cui la danza e l’ascolto del suono ancestrale dei Gong. Ore 9,30-17,00 in via Perugia a Feletto Umberto. Info e costi 335 5977306, www.ilmutamento.it
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Yoga therapy Estate 2013: lo Yoga incontra le esigenze/esperienze individuali: sessioni tematiche individuali o di piccoli gruppi su prenotazione. Lezioni di approfondimento od approccio al sistema di conoscenza yogica dei Chakra. Info Gianna 340 2233994, giannashanti@libero.it, www.sanghaudine.com Yoga kids-mama’s & papa’s Sangha Udine propone incontri di avvicinamento allo Yoga per bimbi, durante il periodo estivo. Agli incontri potranno partecipare assieme i bimbi anche i genitori! Info Gianna 340 2233994, giannashanti@libero.it, www.sanghaudine.com Incontrare il massaggio Ayurvedico Sangha Udine organizza, durante il periodo estivo, piccoli gruppi di approccio al massaggio Ayurvedico, finalizzati a fornire una prima conoscenza della
tematica, praticare esperienze propedeutiche di esperienza delle tecniche corporee. Primo incontro: Pitabyangam: il massaggio rilassante, rinfrescante, adatto all’estate. Info Gianna 340 2233994, giannashanti@libero.it, www.sanghaudine.com
Fuori regione 21-23 da venerdì a domenica Disegno della figura umana Stage residenziale di disegno dal vero della figura umana che si terrà a Laže (Senožeče) Slovenia (35 km da TS - 50 km da GO). Info 338 7456056, info@ polveredarte.com, www.polveredarte.com 23 domenica Aromaterapia e autoproduzione Corso di Aromaterapia per autoprodurre Idrolati con piante fresche, Acque
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