Gli egizi

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EGIZI

Tariffa R.O.C. - Poste Italiane Spa Sped. In Abb. Post. D.L. 353/2003 (conv. In L. 27.02.2004, n° 46), art.1, comma 1, S/NA

Quaderni di Storia n°4

DA LEGgere subito, da conSultare all’occorrenza

GLI

• La sapienza sulle rive del Nilo • I templi, dimore divine • Giza, Luxor, Abu Simbel • Riti egizi e cerimonie • La mummificazione • Geroglifici, ieratico e demotico • La nascita della medicina • Ramses II, il più grande dei faraoni • Come morì Tutankhamon? • Le donne che regnarono sull’Egitto • Cleopatra, l’ultima dei faraoni

Storia, società, vita quotidiana, i grandi protagonisti, i monumenti, i riti, gli dei e le scoperte archeologiche CHE COSA CI hA LASCIATO LA MADRE DI TUTTE LE CIVILTà cop_001_quaderni_04.indd 2

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EGIZI

Tariffa r.O.C. - POsTe iTaliane sPa sPed. in abb. POsT. d.l. 353/2003 (COnv. in l. 27.02.2004, n° 46), arT.1, COmma 1, s/na

Quaderni di Storia n°4

DA LEGGErE subito, DA consuLtArE ALL’occorrEnzA

Sommario

GLI

• La sapienza scorre sul Nilo • i templi, dimore divine • Giza, Luxor, Abu Simbel • riti egizi e cerimonie • La mummificazione • Geroglifici, ieratico e demotico • La nascita della medicina • ramses ii, il più grande dei faraoni • Come morì Tutankhamon? • Le donne che regnarono sull’egitto • Cleopatra, l’ultima dei faraoni

Storia, società, vita quotidiana, i grandi protagonisti, i monumenti, i riti, gli dei e le scoperte archeologiche CHE COSA CI HA LASCIATO LA MADRE DI TUTTE LE CIVILTà cop_001_quaderni_04.indd 1

Religione

14 Gli dei dell’Antico Egitto 22 Il dio Sole brilla sul Paese del Nilo

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54 Beauty Case 56 I papiri erotici I protagonisti

24 Il destino dei sudditi

58 Ramses II,

32 La mummificazione

68 Come morì Tutankhamon 76 Le donne che regnarono

dei faraoni

Architettura

36 L’evoluzione architettonica 38 La meraviglia di Giza 40 La magnificenza di Luxor e Karnak

42 La maestosità di Abu Simbel 44 L’enigma della Valle dei Re Vita Quotidiana

46 I segni della conoscenza 50 Sapori d’Oriente 52 L’eleganza del Nilo

il più grande dei faraoni

sull’Antico Egitto

82 Cleopatra,

l’ultima dei faraoni

Nuove Scoperte

88 Antico Egitto

work in progress

2 SULLE RIVE DEL NILO L , ,

a storia i costumi i monumenti, la società, gli dei e le curiosità, di un popolo dalla storia millenaria ancora oggi avvolto dal mistero

BBC HISTORY

ITALIA

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5 21/10/19 12:36 sta rivista e 001_sommario.indd tutte le altre molto prima,ed in più quotidiani,libri,fumetti, audiolibri,e tanto altro,tutto gratis,su:https://marapcana.tech


La madre di tutte le civiltà

SULLE RIVE DEL NILO

Mano a mano che l’Archeologia fa nuove scoperte, l’Egitto conferma di avere ospitato la civiltà più straordinaria mai apparsa sul nostro pianeta. E le sorprese non sono finite [2] QUADERNI DI STORIA

12 pag.indd 2 21/10/19 12:42 sta rivista e 002_013_dossier tutte le altre molto prima,ed in più quotidiani,libri,fumetti, audiolibri,e tanto altro,tutto gratis,su:https://marapcana.tech


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ell’Antichità classica, l’Egitto fu il punto di riferimento imprescindibile per tutto quanto aveva a che fare con la conoscenza, sia scientifica che sapienziale: l’Astronomia, la Medicina e la Matematica da un lato, l’Astrologia e la Magia dall’altro, affondavano le loro radici nel fertile suolo egiziano. Qui, sulle sponde del Nilo, prosperava da secoli, anzi da millenni, un popolo le cui origini e la cui raffinata civiltà costituivano oggetto di meraviglia. Pur conquistato da Roma, l’Egitto rimase terra di misteri e saperi occulti per tutto il Medioevo e l’Età moderna, fino a quando la spedizione militare di Napoleone, nel 1798, aprì un nuovo capitolo nella sua Storia millenaria. Sul finire del Settecento, infatti, la Francia aveva inserito il progetto della conquista dell’Egitto in una doppia ottica: da un lato la concreta possibilità di infliggere un colpo decisivo (sul piano economico) alla rivale Inghilterra, dall’altro l’opportunità di sbarazzarsi dell’ambizioso Bonaparte, che stava acquistando eccessivo potere. Ma né la Francia né Napoleone, probabilmente, erano in grado d’immaginare la rivoluzione culturale che l’impresa egiziana avrebbe suscitato. «Soldati, dall’alto di queste piramidi quaranta secoli di Storia vi guardano»: è questa, si dice, la memorabile frase che Napoleone rivolse ai suoi uomini al cospetto della piramide di Chefren, a Giza. E sarebbero stati proprio quei soldati a scoprire per primi le rovine dell’antica Tebe, affioranti dalle sabbie del deserto. Gli studiosi al seguito della spedizione intrapresero così le prime opere di scavo, riportando

alla luce i favolosi templi di Karnak e Luxor, mentre tutta l’Europa veniva percorsa da un vento di passione per la riscoperta di quella splendida civiltà.

Una storia infinita

La svolta avvenne nel 1822, quando l’archeologo francese Jean François Champollion riuscì a decifrare i geroglifici, sollevando per la prima volta il velo sul mondo egizio: con lui nasceva una nuova disciplina, l’Egittologia. Sull’onda di questa straordinaria rivelazione, i diplomatici stranieri residenti nella regione africana iniziarono a raccogliere reperti di ogni tipo da inviare ai rispettivi Paesi, e gli anni Venti dell’Ottocento videro il fiorire di musei e collezioni consacrati alla valorizzazione della cultura egizia. Da allora, l’Egitto non ha mai cessato di essere oggetto di studio attento ed entusiasta. Oggi è opinione comune che sull’argomento non ci sia più nulla da dire, ma è davvero così? Possiamo veramente pensare che non ci sia più niente da sapere sul popolo che abitò lungo il Nilo per migliaia di anni? La risposta a entrambe le domande è “no”. Più si scava, più si capisce che l’Egitto è un giacimento immenso di meraviglie nascoste sotto la sabbia, in attesa di essere riportate alla superficie: lo dimostrano le continue scoperte che si susseguono a ritmo incalzante. Per esempio, tra l’estate del 2018 e i primi mesi del 2019, sono stati riportati alla luce un laboratorio per l’imbalsamazione e una delle più grandi tombe rupestri mai rinvenute: ritrovamenti importantissimi, in grado di fornire altri tasselli preziosi al mosaico ancora incompleto di questa affascinante civiltà.

L’unità territoriale dell’Antico Egitto si sviluppava lungo il corso del Nilo, fino al deserto nubiano del Regno di Kush. Le città principali sorgevano in prossimità del fiume.

di ANNALISA LO JUDICE e VALERIO SOFIA QUADERNI DI STORIA [3]

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La madre di tutte le civiltà

La classe media dei faraoni La vera colonna portante della società egizia non era affatto costituita dagli schiavi, come siamo abituati a credere, bensì da un ceto medio agiato e articolato, molto simile alla moderna borghesia Maat, dea della giustizia, garantiva ordine e stabilità tramite la figura del faraone.

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na delle prime immagini che vengono alla mente quando si parla di Egitto è quella di lunghe file di schiavi macilenti, impegnati nella costruzione delle piramidi sotto la sferza di spietati sorveglianti. Ripetuta all’infinito nei libri di testo e nei kolossal hollywoodiani, questa raffigurazione stereotipata ci ha dato della società egizia un’idea molto distorta, come confermano autorevoli studi. Oggi sappiamo che l’immagine di un’economia egizia basata sugli schiavi fu diffusa dai racconti dei viaggiatori greci, secondo i quali la costruzione delle piramidi sarebbe stata impossibile senza di loro. Gli schiavi, beninteso, esistevano, ma si trattava perlopiù di stranieri prigionieri di

guerra, asserviti al faraone e adibiti al servizio di palazzo. Nella realtà, la manodopera impiegata per l’erezione di edifici e monumenti veniva reclutata tra gli agricoltori, nel periodo in cui non erano impegnati nei campi, ed è anche per questo che la figura del contadino godeva di un’enorme importanza, almeno sul piano ideale: in concreto la sua vita era durissima, poiché dipendeva largamente dai capricci del Nilo, e i frutti delle sue fatiche venivano goduti perlopiù dalle classi alte. Del resto, la ricchezza e la stabilità del regno erano dovute proprio alla straordinaria produttività delle terre inondate annualmente dal fiume: a luglio il Nilo straripava, depositando il prezioso limo, grazie al quale

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Invenzioni di ogni tipo

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al lavoro allo svago, l’antico Egitto ci ha lasciato una cospicua eredità . L’aratro a traino animale, per esempio, che apparve in Egitto intorno al 2000 a.C.: leggero e non ancora in ferro (poiché il terreno della regione era morbido), rivoluzionò l’agricoltura. Mentre gli scribi di altri popoli ricorrevano a tavolette o pergamene, gli Egizi impararono a lavorare il papiro, ricavandone fogli di dimensioni variabili su cui tracciare segni con l’inchiostro, un composto di loro creazione a

i campi, fertilizzati in modo ottimale, davano in abbondanza cereali, ortaggi, vite e alberi da frutto; e poi il papiro, che serviva per la produzione dei fogli di scrittura, e il lino, la fibra più usata per l’abbigliamento. La piena del fiume si protraeva per circa quattro mesi, periodo che i contadini sfruttavano per ammassare il raccolto dell’anno precedente e mantenere la funzionalità dei canali d’irrigazione, fondamentali per le coltivazioni.

Una macchina perfetta

Ma la società non si componeva soltanto di potenti da un lato e contadini dall’altro; al contrario, era complessa e stratificata. A differenza delle civiltà coeve, in Egitto aveva un posto d’onore la classe media, costituita da operai specializzati, artigiani, mercanti e funzionari, vera colonna portante della società. L’operosità di questo popolo era leggendaria e riconosciuta dai contemporanei, ammirati dalla varietà e qualità

base di gomme vegetali, cenere e cera d’api. Anche il computo del tempo è nato in riva al Nilo: per calcolare in modo pratico il trascorrere delle ore, gli antichi Egizi idearono le prime meridiane e i primi orologi ad acqua. Infine, i passatempi simili al gioco dell’oca, alla dama e al backgammon. Forse venivano giocati mentre si sorseggiava una bevanda diffusissima nel tempo libero: la birra.

dei lavori eseguiti La perfetta sulle rive del Nilo: organizzazione sociale gioielli, manufatti ed economica dell’Antico in metallo, ceramiche, sculture Egitto era di gran lunga in legno e pie- più efficiente di qualunque tra, carpenteria altra nel bacino del navale. Benché Mediterraneo eccellessero in ogni campo, gli Il ruolo dei Egizi ignoravano il concetto di “artifunzionari statali sta” in senso moderno: presso di loro era essenziale, anche gli artigiani più abili e dotati normato da non godevano di uno status particoleggi severe. lare e non si differenziavano dai loro colleghi. Quanto ai funzionari, il loro ruolo era d’importanza primaria nell’organizzazione minuziosamente articolata della struttura sociale: gli impiegati di concetto si dividevano in numerose categorie, che andavano dai dipendenti della pubblica amministrazione agli agrimensori, dagli esattori delle tasse ai sovrintendenti dei magazzini pubblici. Fu grazie a loro che la sofisticata macchina dello Stato egizio si mantenne in efficienza per un periodo straordinariamente lungo: oltre 3.000 anni. QUADERNI DI STORIA [5]

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La madre di tutte le civiltà

Un popolo tutto casa e famiglia Alla base della società c’era il nucleo familiare, armonioso e solido. Su di esso si reggeva la struttura dell’intero regno, e per questo era spesso ritratto con tenerezza e orgoglio Un tipico ritratto di famiglia: una coppia unita, insieme al figlio amato e protetto.

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utto, nella società egizia, era rigorosamente scandito da ritmi e riti, compresa la vita di ogni giorno: regole precise ne facevano un meccanismo perfettamente oliato che contribuiva alla prosperità del regno. I figli erano lo scopo primario del matrimonio e costituivano la vera ricchezza della famiglia. La mortalità infantile, però, era altissima, e si stima che le madri egizie partorissero fino a 8 figli nell’arco di una ventina d’anni, per assicurare la discendenza. L’educazione dei bambini rivestiva un ruolo centrale. L’istruzione era affidata alla famiglia, almeno fino al Medio Regno, a cavallo tra il III e il II millennio a.C., quando furono istituite le scuole. Gli allievi le frequentavano dalle prime ore del mattino fino a mezzogiorno, ed erano soggetti a una disciplina durissima che prevedeva severe punizioni fisiche. Accanto alle nozioni di matematica, geometria, medicina, fisica, storia, geografia e religione, ai bambini veniva impartita una solida formazione morale: devozione filiale, venerazione per gli anziani e rispetto della libertà altrui erano i punti fermi dell’etica egizia.

Le donne si sposavano, in media, all’età di 14 anni, e continuavano a procreare fin verso la quarantina. La condizione normale della donna egizia era quella di sposa e di madre: per questo motivo erano molto comuni cure mediche e riti magici per favorire la fecondità. Vera signora della casa, la donna godeva di diritti e doveri pari all’uomo e la sua posizione sociale non aveva eguali nel mondo antico. La figura della nubile non era contemplata. Al riguardo si hanno pochi dati, ma in compenso si sa molto sulla triste condizione della vedova: colpita dalla disgrazia di non avere più un marito, era oggetto della commiserazione generale e lo Stato la soccorreva se si trovava nell’indigenza. La vecchiaia, appannaggio di pochi, era considerata una sorta di ricompensa per aver condotto una vita giusta in armonia con i propri simili, con la natura e con gli dei. Carico di esperienza e prezioso dispensatore di saggi consigli, l’anziano era guardato con profondo rispetto e trattato con tutti i riguardi.

La gioia tra quattro mura

Se la famiglia era il nucleo primario su cui si reggeva la società, la casa era il luogo in cui essa poteva raccogliersi, crescere i figli e condurre una vivace vita sociale. Le abitazioni si sviluppavano su uno o più piani, a seconda del ceto, e contavano ambienti separati adibiti ai diversi scopi. Gli arredi erano in genere piuttosto semplici, anche se la qualità

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Gli Egizi

La bellezza del trucco

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l trucco è antico quanto l’uomo, anzi quanto la donna, ma è nell’antico Egitto che esso divenne una vera arte, diffusa presso tutte le classi. Insieme ai primi cosmetici fecero la loro comparsa molti elaborati strumenti da toeletta, e persino parrucche ed extension, capaci di assicurare alle donne egizie un make up vivace e sofisticato, paragonabile a quello dei nostri giorni. Oltre ai profu-

mi e agli oli, utilizzati anche dagli uomini, il beauty case egizio conteneva un kohl di origine minerale, nero o verde, ricavato rispettivamente dalla galena o dalla malachite, che aveva anche una funzione igienica: serviva infatti a proteggere gli occhi dalla sabbia e dagli insetti; per questo il kohl nero era usato da adulti e bambini indifferentemente. Le donne si dipingevano anche il viso e le labbra con pigmenti ricavati da ocra rossa mescolata in varia misura con oli, grassi e alcune resine particolarmente pregiate.

variava considerevolmente in base alla posizione sociale e alla ricchezza dei residenti. Dove possibile, l’abitazione era circondata almeno da un orto, se non anche da un giardino: il primo per esigenze alimentari, il secondo per scopi decorativi, che

La straordinaria coesione sociale fu l’elemento decisivo che consentì alla civiltà egizia di prosperare più a lungo di ogni altra nella Storia dell’uomo

gli Egizi ritenevano non meno importanti. Anche in Egitto, come nelle civiltà di tutti i tempi e tutti i Paesi, largo spazio era riservato all’amore (sentimentale o carnale) in qualunque sua sfumatura, cantato dai poeti e illustrato dagli artisti. Solo l’omosessualità era condannata: il fatto che fosse un faraone, Neferkare, a intrattenere una relazione illecita con il suo generale Sisene non mutò la severa riprovazione degli Egizi per questo tipo di rapporti, considerati contro natura.

Un'alimentazione raffinata

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avorita dall’impareggiabile fertilità del suolo, la mensa degli Egizi presentava una grande varietà. Oltre al pane e alla birra, che costituivano la base dell’alimentazione, sulle tavole comparivano cipolle, cetrioli, lenticchie, fagioli, fave, ceci, piselli, lattuga, angurie, fichi, uva, datteri; e poi pesci e volatili, che popolavano in gran quantità le acque e le sponde del Nilo. I cibi, bolliti o cotti sulla brace, erano conditi con oli ricavati dal sesamo, dal ricino, dai semi di lino e dal ravanello, oppure con grasso d’oca, crema di latte e una sorta di burro. Per insaporire si usavano spezie come aglio, cumino, prezzemolo e coriandolo. I pasti erano in genere due, consumati all’alba e al tramonto; talvolta ce n’era anche un terzo a metà giornata, a seconda del tipo di lavoro svolto. I banchetti erano molto apprezzati dagli Egizi e costituivano un importantissimo momento di socializzazione. QUADERNI DI STORIA [7]

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La madre di tutte le civiltà

Signori della vita e della morte Il rapporto con le divinità era fondamentale: tutto dipendeva dagli dei, e ogni momento della vita era minuziosamente scandito dai culti per onorarli

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l rapporto tra gli Egizi e le divinità era strettissimo. Animato da una profonda religiosità, il popolo dedicava gran parte del suo tempo e delle sue energie al culto degli dei, tanto che solamente i templi erano in pietra:

perfino le dimore dei faraoni, benché splendide e opulente, erano costruite con mattoni di fango, come qualsiasi altro edificio residenziale. In Egitto, infatti, erano i templi il vero fulcro del potere e i punti vitali dell’economia

L’antichissima ricetta dell’immortalità

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opo 10 anni di studi, un team di archeologi inglesi ha dimostrato che i procedimenti di mummificazione in uso presso gli Egizi sono molto più antichi di quanto si era finora creduto. La tecnica dell’imbalsamazione, infatti, è sempre stata fissata intorno al 2600 a.C. circa, ma le ultime ricerche l’hanno ricollocata a un millennio prima, verso il 3500 a.C. La scoperta getta nuova luce sulle conoscenze scientifiche degli Egizi, che già in tempi così remoti erano riusciti a mettere a punto una formula efficace per conservare i cadaveri: olio vegetale (forse di sesamo), una sorta di balsamo estratto dalla radice dei giunchi, una gomma a base vegetale, uno zucchero naturale forse estratto dall’acacia e infine una resina di conifera, probabilmente di pino. Proprio quest’ultima costituirebbe l’ingrediente fondamentale: mischiata all’olio, la resina di pino svilupperebbe proprietà antibatteriche in grado di preservare il corpo dalla decomposizione.

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Gli Egizi del Paese. Le strutture religiose erano al centro di ogni attività produttiva, possedevano tenute agricole e bestiame, amministravano la maggior parte delle risorse alimentari e commerciali prodotte o importate in Egitto; inoltre, presso ogni tempio sorgevano centri culturali e di assistenza sanitaria. Per tutti questi motivi gli edifici sacri costituivano i veri poli del potere, e si rivelavano fondamentali per l’equilibrio politico.Tutti i templi, nessuno escluso, dipendevano direttamente dal faraone, l’uomo-dio che fungeva da intermediario tra l’ambito divino e quello umano. Anche la classe sacerdotale era alle dipendenze del faraone, almeno in linea teorica: in realtà, la Storia d’Egitto registra molti conflitti tra la casta religiosa e il potere centrale. Nella maggior parte dei casi, tuttavia, la gerarchia veniva rispettata e i sacerdoti svolgevano le funzioni sacre in accordo con il volere del faraone. I templi erano dedicati alla divinità principale del luogo, ma negli edifici sacri trovavano posto anche altri dei, collegati alla divinità maggiore da vincoli mitologici, oppure “ospitati” perché privi di uno spazio proprio. Il clero figurava al vertice della piramide sociale, anche perché molto spesso i suoi esponenti provenivano dalla nobiltà. A differenza di quanto accadeva presso altri popoli antichi, però, i sacerdoti conducevano una vita separata dal resto della popolazione: soggetti a regole e tabù concernenti comportamento sessuale, alimentazione e vestiario, erano confinati nei templi, dove si dedicavano completamente alle attività religiose o a quelle amministrative legate al ruolo che ricoprivano. Va notato che i sacerdoti non si curavano affatto della religiosità del popolo, come in altre civiltà: il loro compito consisteva unicamente nell’accudire la divinità che abitava il tempio.

I templi, come mostra la ricostruzione, erano riccamente decorati e colorati.

I grandi templi erano al centro anche della vita economica: i sacerdoti costituivano una casta molto rispettata, custode del sapere e della Storia Una teologia ricca di significati

Il pantheon era affollatissimo e annoverava una miriade di divinit à, alcune delle qu a l i a n oi a n c o r a o s c u r e . Questo si spiega con l’enorme durata temporale della civiltà egizia: nel corso dei secoli e dei millenni, divinità e culti si sovrapposero, mescolandosi senza mai sparire del tutto e dando origine in questo modo a una mitologia assai complessa e sfaccettata. Tuttavia, nel panorama delle divinit à egizie spicca la figura solare di Osiride, complessa e suggestiva. Benché sia un dio, egli è al tempo stesso una vittima predestinata: il suo sacrificio e la sua passione portano al ristabilimento della giustizia e dell’ordine universale, in una sorprendente anticipazione del messaggio cristiano. QUADERNI DI STORIA [9]

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La madre di tutte le civiltà

Scienza e Magia L’esercizio della medicina non era mai disgiunto dal culto degli dei. Nonostante questo, gli Egizi svilupparono una scienza medica e chirurgica decisamente avanzata e sorprendente per la loro epoca Medicina e religione andavano di pari passo: il quadro di Ernest Board mostra il malato portato al cospetto di Imhotep, dio della medicina.

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a medicina era tenuta in gran conto lungo il Nilo, e a suscitare la meraviglia di studiosi e profani è la constatazione della sua straordinaria modernità. Già lo storico greco Erodoto diceva che il popolo degli Egizi era il più pulito del suo tempo: lo chiamava “il popolo dei sanissimi”, in riferimento alla sua grande attenzione per il rispetto delle norme igieniche e alimentari. Furono proprio gli Egizi i primi a separare l’ambito della magia da quello della medicina, pur mantenendo

un approccio sacrale al trattamento dell’infermità. Nella loro visione, la vita dell’uomo aveva una durata infinita, che s’interrompeva soltanto a causa di accidenti o malattie causate da spiriti maligni. Malanni che venivano curati da differenti categorie di specialisti: i medici, che somministravano rimedi; i chirurghi, che intervenivano su ferite e fratture; gli stregoni, che si occupavano dei disturbi mentali o subentravano a medici e chirurghi se questi non erano riusciti a ottenere

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Gli Egizi

Gli Egizi avevano intuito una verità oggi acquisita: per mantenersi in salute sono indispensabili igiene e alimentazione equilibrata Bitume e oppio come anestetici

risultati soddisfacenti. L’esercizio della medicina era appannaggio esclusivo dei sacerdoti. I templi ospitavano una struttura chiamata “casa della vita”, in cui s’insegnavano medicina e chirurgia, e nella quale si procedeva alla scrittura e copiatura dei papiri medici, contenenti le osservazioni cliniche sulle malattie, le analisi dei casi trattati, le terapie impiegate e le testimonianze sulle guarigioni ottenute. Inoltre, essi fungevano da ambulatori in cui venivano ricevuti i pazienti.

Proprio come ai giorni nostri, la medicina egizia si divideva in varie specializzazioni: oftalmologia, urologia, odontoiatria, ostetricia e ginecologia erano le branche più diffuse. I medici disponevano anche di un codice deontologico, nel quale erano elencate le norme che ognuno di loro era vincolato a seguire nell’esercizio della professione. Solo la rigorosa osservanza di queste regole li sollevava da ogni responsabilità nel caso di morte del paziente. L’esame clinico avveniva secondo modalità dettagliate: prima attraverso la compilazione di un questionario che registrava l’aspetto del paziente, il suo stato di coscienza, l’odore del corpo, la presenza di secrezioni e tumefazioni; poi si riportavano i dati relativi a temperatura e polso; seguivano il controllo delle urine, delle feci e dell’espettorato. A conclusione dell’esame, il medico emetteva la diagnosi e la relativa prognosi, che poteva essere di tre tipi, enunciati secondo precise formule: «É un male che curerò» (prognosi favorevole), «É un male che combatterò» (prognosi incerta), «É un male che non curerò» (prognosi sfavorevole). Anche la pratica chirurgica era molto avanzata: gli specialisti erano perfettamente in grado di ridurre fratture, estrarre calcoli, rimuovere la cataratta, asportare tumori esterni e trapanare il cranio. L’anestesia veniva somministrata servendosi di vapori di bitume o sfruttando gli effetti sedativi di alcune piante come il coriandolo e l’oppio. Si realizzavano anche efficaci protesi di legno, che consentivano ai pazienti di continuare a condurre una vita pressoché normale.

Sopra, alcuni degli strumenti chirurgici utilizzati da medici e veterinari. Sotto, i medici erano in grado di eseguire anche delicate operazioni agli occhi.

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La madre di tutte le civiltà

Un viaggio lungo 3.000 anni La Storia d’Egitto si è dipanata nell’arco di molti secoli, assistendo all’alba e al tramonto di tante altre civiltà nel bacino del Mediterraneo, dallo splendore dei faraoni al controllo di Roma, dai fieri popoli arabi fino alle moderne esplorazioni e scoperte Insieme nella vita, insieme nella morte La leggenda vuole che Cleopatra, ultima regina d’Egitto, prima di uccidersi nel 30 a.C. avesse chiesto al suo nemico Ottaviano di essere sepolta accanto all’amante, Marco Antonio. Secondo quanto riferisce Cassio Dione, i due «furono imbalsamati nello stesso modo e sepolti nella stessa tomba», ma il loro sepolcro non fu mai ritrovato. Alcuni anni fa, però, l’archeologo egiziano Zahi Hawass ha annunciato di aver individuato la sepoltura, che si troverebbe sotto il tempio del dio Osiride, nell’antica città di Taposiris Magna (oggi Abusir, presso il Cairo). A provarlo sarebbero alcuni reperti: un busto scolpito di Cleopatra, una maschera funeraria raffigurante (pare) Marco Antonio e alcune monete. Tuttavia, molti colleghi di Hawass si sono dichiarati scettici in merito e il mistero sull’ultima dimora dei due innamorati (qui sotto, in un ritratto di Louis Gauffier del 1787) sembra destinato a perdurare.

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e tracce più antiche di civiltà rinvenute lungo la valle del Nilo risalgono a molte centinaia di migliaia di anni fa, ma fu soltanto 5.000 anni prima della nostra era che i primi gruppi di agricoltori stanziali giunsero in quest’area. Da allora in poi, la civiltà egizia conobbe uno sviluppo lento ma costante, che portò l’Egitto a divenire un regno vasto e potente, destinato a mantenersi tale per millenni, in un record mai eguagliato nella Storia dell’umanità. L’immensa durata della civiltà egizia contribuisce, però, a falsare la nostra percezione della stessa: si pensi che la regina Cleopatra, amata prima da Giulio Cesare e poi da Marco Antonio, con cui condivise un triste destino di morte, si tolse la vita appena trent’anni prima della nascita di Cristo. Eppure essa è più vicina al nostro tempo di quanto non lo fosse all’epoca quasi leggendaria dei suoi antichi predecessori, i primi faraoni, che costruirono le piramidi e unificarono l’Alto e il Basso Egitto. Nei lunghi secoli della sua Storia, l’Egitto ha conservato una continuità sociale e culturale che ha dell’incredibile, soprattutto ai nostri occhi, abituati a registrare cambiamenti radicali nell’arco di pochi anni. Lingua, religione, simboli, arte, modo di vestire e di vivere hanno conosciuto ben poche variazioni nel tempo, e comunque molto lente e graduali: soltanto un esperto è in grado di cogliere significative differenze tra una fase e l’altra della Storia egizia, mentre ai profani la civiltà sorta sulle rive del Nilo appare invece come uno splendido monolite sempre uguale a se stesso. Internamente solido e apparentemente

indistruttibile, anche questo impero era destinato però a crollare sotto i colpi del tempo e dei nemici che si sarebbero avvicendati sulle rive del Nilo.

L’eredità dei faraoni

Intorno al 500 a.C. l’Egitto finì sotto il controllo dell’Impero Persiano, mentre tra il 332 e il 331 a.C. fu conquistato da Alessandro Magno. Retto per secoli dai discendenti di Tolomeo, uno dei più stretti collaboratori di Alessandro, esso divenne una provincia romana nel 30 a.C., dopo la morte di Cleopatra, ultima dei Tolomei. Passò poi a Bisanzio fino al 641, quando l’esercito arabo del califfo Omar ibn al-Khattab prese la città di Alessandria. Entrato a far parte dell’Impero Ottomano nel 1517, vi rimase fino al 1914, quando il Regno Unito impose il suo protettorato. Costituito in regno dal 1922, nel 1953 divenne la Repubblica Araba d’Egitto, e con questo nome esiste ancora oggi, benché nell’ultimo mezzo secolo la sua Storia sia stata molto variegata e turbolenta. Gli egittologi sono convinti che le sabbie lungo il Nilo siano destinate a regalarci nuove meraviglie e, soprattutto, informazioni utili per completare il quadro generale della vita ai tempi dei faraoni. Se, come si crede, le scoperte del prossimo futuro saranno tanto numerose e importanti quanto quelle degli ultimi vent’anni, allora dobbiamo prepararci a riscrivere molte altre pagine di Storia, che riserveranno nuove sorprese. •

[12] QUADERNI DI STORIA

12 pag.indd 12 21/10/19 12:51 sta rivista e 002_013_dossier tutte le altre molto prima,ed in più quotidiani,libri,fumetti, audiolibri,e tanto altro,tutto gratis,su:https://marapcana.tech


«Salute a te, Nilo, che sei uscito dalla Terra e sei venuto a far vivere l’Egitto. Il tuo venire è prospero, o Nilo. Tu vieni per far vivere gli uomini e le bestie.» (dall’Inno al Nilo)

Dimore millenarie

Mentuhotep

Tolomei Cleopatra

Nuovo Regno

Cheope Medio Regno Antico Regno

Ramses II

Libici 2° periodo 3° periodo intermedio intermedio

1° periodo intermedio

Persiani Periodo tardo

Greci Romani

Periodo arcaico

Dinastie: 1 3 Data: 3000 a.C.

9-11 15-17 21 25 31 2000 a.C. 1000 a.C. 1 d.C.

Fossa tombale e sepolcro a camera La più antica sepoltura, consisteva in una semplice buca nel terreno. Le camere all’interno custodivano un ricchissimo corredo funerario.

Piramide a gradoni Ottenuta dalla sovrapposizione di più mastabe, fu realizzata per il faraone Djoser. Ospitava anche le sepolture dei familiari del re.

Mastaba (“gradone”) Costituita da una sopraelevazione in mattoni di fango, la mastaba era la sepoltura della nobiltà, con la camera funeraria nel sottosuolo e la struttura sopraelevata a simboleggiare il tumulo da cui era nato il mondo.

Tomba rupestre Sorsero presso Tebe nella Valle dei Re, località nascosta e protetta, per tutelare i sovrani malintenzionati. Ne sono state trovate 62.

Piramide classica Era rivestita di calcare bianco per riflettere i raggi del sole. Il vertice era placcato in elettro, una lega di oro e argento. Le piramidi non erano isolate ma sorgevano al centro di complessi sistemi architettonici religiosi. QUADERNI DI STORIA [13]

12 pag.indd 13 18/10/19 10:53 sta rivista e 002_013_dossier tutte le altre molto prima,ed in più quotidiani,libri,fumetti, audiolibri,e tanto altro,tutto gratis,su:https://marapcana.tech


Religione

GLI DEI DELL’ANTICO

EGITTO

Gli Egizi adoravano centinaia di divinità in alcuni dei templi più straordinari mai costruiti dall’uomo. Stupefacente la complessità della loro religione. [14] QUADERNI DI STORIA

dei 8 pag.indd 14 18/10/19 10:54 sta rivista e 014_021_gli tutte le altre molto prima,ed in più quotidiani,libri,fumetti, audiolibri,e tanto altro,tutto gratis,su:https://marapcana.tech


Gli Egizi

L

e i n ci s i o ni r u p e s t r i di bovini selvatici e strane creature ibride rinvenute nel sito di Qurta, nel Sud dell’Egitto, fanno pensare che già nel 17.000 a.C. fosse diffusa lungo il Nilo una primitiva credenza nelle forze occulte della natura. Dal momento che la più antica scultura egizia in pietra, risalente a circa 7.000 anni fa, sembra raffigurare una vacca, è chiaro che i bovini avevano un ruolo importante nelle vite degli antichi Egizi. Lo stesso valeva per il loro ambiente desertico, dominato dal sole, che era adorato sotto varie forme e nomi, e dal Nilo, le cui piene annuali portatrici di vita erano parimenti venerate come manifestazioni divine. Ma se questi aspetti del mondo naturale si incarnavano in singoli dei, ogni regione dell’Egitto aveva anche divinità locali proprie, i cui caratteri erano ben definiti da una mitologia complessa. Uno dei miti cardine degli antichi Egizi era la storia della Creazione: le acque primigenie del caos erano arretrate per rivelare la collinetta terrosa sulla quale era apparsa per la prima volta la vita. Ma poiché la valle del Nilo contava numerose regioni, ognuna di esse pretendeva che la vita fosse stata creata dal suo dio, creando così una certa confusione. Per esempio a Memphis, la prima capitale dell’Egitto, la divinità principale era Ptah, emersa dalle acque per evocare a sé tutte le cose viventi semplicemente pronunciandone

i nomi; nella vicina città di Sais, invece, la Creazione era considerata opera della dea Neith. A Ermopoli la scintilla della vita era stata accesa dalle energie combinate di 8 dei, 4 rane maschio e 4 serpenti femmina, mentre nel lont ano Sud, ad Assuan, il dio Khnum dalla testa di ariete aveva creato ogni forma di vita sul suo tornio da vasaio. Il più importante mito della Creazione, comunque, aveva il suo centro a Eliopoli, la cui divinità suprema era il dio del Sole Ra. Adorato come “la Madre e il Padre di tutto”, il Sole aveva generato i due gemelli Tefnut, dea dell’umidità, e Shu, dio dell’Aria, che a loro volta procrearono la dea del Cielo Nut e il dio della Terra Geb, genitori delle due coppie di gemelli IsideOsiride e Seth-Nefti. I primi regnanti d’Egitto venivano identificati proprio con Iside e Osiride, ai quali era subentrato il figlio Horus. Poi c’erano stati i “seguaci di Horus”, creature semidivine che avevano preceduto i primi regnanti umani, ciascuno dei quali era considerato figlio degli dei. Nei successivi 3.500 anni di Storia dei faraoni (3100 a.C.-395 d.C.), il pantheon egizio continuò a espandersi con l’introduzione di sempre nuove divinità. Alcuni dei, poi, vennero accorpati, e il risultato fu una religione quanto mai varia e complessa.

A sinistra, una statua in diorite raffigurante il dio Atum, adorato dal faraone Horemheb (Luxor Museum of Ancient Egyptian Art). Sotto, il dio Horus dalla testa di falco. La religione egizia è composta da diverse divinità, adorate in forma zoomorfa.

di JOANN FLETCHER

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Religione

Un Pantheon infinito Delle quasi 1.500 divinità di cui conosciamo il nome, molte sono una combinazione delle caratteristiche di due o più dei primitivi. Ecco alcune delle più importanti

RA DIO DEL SOLE Il principale dio egizio, noto come Khepri quando sorgeva, Atum quando tramontava e Aton nella sua qualità di disco solare. Generò la coppia di gemelli Shu e Tefnut.

GEB DIO DELLA TERRA Nipote di Ra e figlio di Shu e Tefnut, aveva la pelle verde e rappresentava la Terra. Veniva ritratto sdraiato, con la sorella-sposa Nut inarcata sopra di lui.

NUT DEA DEL CIELO Nipote di Ra, era la dea del Cielo. Il suo corpo, brillante di stelle, formava la volta celeste, tenuta al di sopra del fratello Geb dal padre di entrambi: Shu, dio dell’Aria.

OSIRIDE ISIDE DEA DELLA MATERNITÀ DIO DELLA RESURREZIONE Figlia di Geb e Nut, la Fratello e sposo di Iside, madre perfetta. Con il fu ucciso da suo fratello tempo, diventò la più Seth. Riportato in vita dalla importante divinità egizia, sorella, diventò signore «più intelligente di un dell’Oltretomba milione di dei» e «più e dio della resurrezione potente di mille soldati». e della fertilità.

HORUS SETH DIO DEL POTERE DIO DEL CAOS Quando suo Rappresentato come padre Osiride una composita creatura diventò signore mitica, era il dio ribelle che dell’Oltretomba, gli aveva ucciso il succedette in qualità fratello Osiride. Fu poi di re della Terra. sconfitto dal figlio di Divenne il dio con il Osiride, Horus, per vendicare il padre quale si identificano con l’aiuto di Iside. i faraoni.

NEFTI DEA DELLA PROTEZIONE Quarta figlia nata da Geb e Nut, era sorella e sposa di Seth. Proprio come la gemella Iside, veniva considerata protettrice del sovrano e di tutti i defunti.

[16] QUADERNI DI STORIA

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ZIONE side, tello dalla nore

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Gli Egizi Il culto degli animali nell’antico Egitto

li Egizi veneravano pro- molti era attribuito un ani- angolo d’Egitto, ma non G fondamente il mondo nat- male sacro, adorato da vivo mancavano specie diverse, urale e gli animali, che in molti e mummificato da morto. Il come i coccodrilli di Sobek, casi erano considerati manifestazioni divine. Sono state rinvenute mummie di gatti, antilopi e persino coccodrilli. Gli dei potevano raffigurati come bestie oppure in forma umana con testa animale. A

più importante era il toro Api di Memphis. Si credeva che in vita ospitasse l’anima di Ptah, mentre era venerato come Osiride dopo la morte. Altri tori e vacche sacre erano adorati in ogni

PTAH NEITH AMON THOTH DIO DELLA CREAZIONE DIO DELLA SAGGEZZA DEA DELLE ARTI DIO DI TEBE Dio creatore e patrono Inizialmente dea della In origine divinità locale, Patrono degli scribi, degli artigiani. Il nome caccia e della guerra. Amon, letteralmente “il aveva la testa di ibis. del suo tempio a Nascosto”, fu assimilato Poi divenne Aveva inventato e Memphis, Hut-ka-Ptah, al dio del Sole Ra sotto la protettrice delle donato agli uomini la “casa dell’anima di Ptah”, il nome di Amon-Ra, re donne scrittura. è all’origine della parola degli dei e divinità di e la guardiana Il becco era ricurvo “Egitto”. Stato egizia. del matrimonio. come la luna crescente.

simboli del potere regale, gli arieti del dio creatore Khnum, l’ibis e i babbuini, che rappresentavano il dio Thoth, e infine i gatti, sacri alla divinità Bastet, dalla testa felina.

HATHOR DEA DELL’AMORE Raffigurata come come una vacca, simboleggiava il piacere e la gioia. Divinità nutrice, proteggeva i vivi e i morti.

SEKHMET DEA DELLA DISTRUZIONE La dea leonessa controllava proteggeva i re in battaglia. Nella sua forma più piccola e gentile era Bastet, la dea gatta, protettrice della casa.

Gli dei potevano essere raffigurati come bestie, oppure in forma umana con testa di animale.

ANUBI DIO DELLA MORTE Il dio sciacallo nero Anubi era il guardiano dei cimiteri e il patrono dell’imbalsamazione. Aiutava a giudicare i morti prima di condurne le anime nell’Oltretomba.

TAWERET DEA DELLA NASCITA Taweret era una dea ippopotamo armata di coltello che vegliava sulla casa. Proteggeva le donne e i bambini e veniva invocata durante il parto per tenere lontane le forze del male.

BES DIO DELLA CASA Simile a un nano, anche Bes era un dio della casa e proteggeva donne e bambini al fianco di Taweret. Come lei portava coltelli per difendere, o (come in questo caso) strumenti musicali per intrattenere.

MAAT DEA DELLA GIUSTIZIA In quanto divinità che manteneva l’equilibrio cosmico, Maat aveva come simbolo una piuma di struzzo che serviva da unità di misura per pesare i cuori dei morti prima che approdassero alla vita eterna.

QUADERNI DI STORIA [17]

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Religione

I templi, dimore divine Per gli Egizi i templi erano le case degli dei. Credevano che i numi abitassero dentro le loro statue sacre, alle quali affluivano costantemente le offerte dei fedeli

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ià nel 3.500 a.C., gli Egizi dedicavano templi agli dei. Costruiti inizialmente con legno e canne, essi ben presto diventarono strutture di pietra permanenti che finirono per costituire il centro di quasi tutti gli insediamenti lungo la valle del Nilo. Gli Egizi orientavano gli edifici sacri tenendo conto dell’ambiente naturale, dei punti cardinali, del movimento del sole e delle stelle. Lo spazio sacro del tempio era racchiuso da un imponente muro esterno in mattoni di fango, dentro il quale il tempio stesso era composto da una serie di cortili e ambienti coperti. Vi si accedeva mediante il cosiddetto pilone, un varco monumentale chiuso da enormi porte in legno di cedro e fiancheggiato da alti pennoni per gli stendardi, anch’essi in legno di cedro. Le pareti erano coperte da vivaci scene dipinte di dei e re e, come i pavimenti e i soffitti, erano spesso intarsiate con metalli e pietre preziose. Per aumentare il senso di reverenza, il percorso templare diventava progressivamente più piccolo e buio man mano che ci si avvicinava alla cella più interna, il naos, il santuario che ospitava la statua sacra della divinità. Poiché si credeva che gli dei abitassero realmente all’interno delle loro effigi, davanti alle statue si officiavano i riti giornalieri destinati a mantenervi la presenza divina e ad accontentare gli dei, che in cambio avrebbero protetto l’Egitto. Poiché vi risiedevano le divinità, i templi erano una sorta di deposito di potere divino che poteva poi essere [18] QUADERNI DI STORIA

Obelischi Oltre il terzo pilone c’erano alcuni obelischi altri 32 m. Questi affusolati pilastri di granito avevano la punta d’oro per catturare i primi raggi del sole. Furono innalzati dai faraoni Tuthmosis I, Hatshepsut e Tuthmosis III. Santuario più interno La parte più sacra del tempio era il naos, la cella che ospitava la statua sacra d’oro di Amon, dinanzi alla quale il sommo sacerdote officiava i riti quotidiani e presentava le offerte conservate nelle camere circostanti. Sala ipostila Oltre il secondo pilone si trovava la grande sala ipostila, costituita da 134 colonne alte più di 15 m (tranne le 12 colonne centrali, alte 21 m). Scolpite in modo da ricordare le piante di papiro, esse simboleggiavano le acque primigenie del Nilo da cui era emersa per la prima volta la vita. Primo cortile Il primo cortile del tempio ospitava 10 grandi colonne papiriformi in pietra che formavano il chiosco del re Taharqa (690-664 a.C.), costruito lungo l’asse principale est-ovest. Inoltre vi si trovavano diversi tempietti più piccoli e statue reali di vari periodi. Pilone Il primo di una serie di dieci ingressi monumentali di pietra, chiusi da enormi porte di bronzo rivestite in legno di cedro. Le 8 grandi scanalature nella facciata del pilone ospitavano altrettanti pennoni in legno di cedro alti 60 m, a cui venivano attaccati gli stendardi delle divinità.

L’adorazione fuori dal tempio

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oiché l’accesso ai templi era limitato alla nobiltà e alla casta dei sacerdoti, le mura esterne dei complessi templari incorporavano dei tabernacoli decorati con immagini di “orecchie in ascolto”. Così gli dei potevano ascoltare le preghiere della gente comune: Amon di Karnak era colui «che risponde alla voce dei poveri», mentre la dea Hathor «ascolta le richieste di ogni giovane donna che crede in lei». La gente pregava anche in casa, davanti ad altari che ospitavano piccoli busti di antenati e simulacri di dei e sovrani del passato. In casa le famiglie ricorrevano alla magia per tenere lontani gli spiriti del male, soprattutto durante il parto, quando le vite delle madri e dei bambini venivano protette con incantesimi, amuleti e bacchette d’avorio.

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Gli Egizi convogliato, attraverso i riti, a beneficio della nazione. Per tenere questi spazi sacri ritualmente puri, l’accesso era consentito solo alla nobiltà di sangue reale e alla casta sacerdotale designata. La maggior parte della gente doveva fermarsi nelle aree esterne del tempio, dove si trovavano

i principali edifici amministrativi. I complessi templari egizi, infatti, non erano solo centri religiosi, ma anche luoghi in cui la comunità si riuniva: i loro settori esterni si presentavano come una combinazione di municipio, biblioteca, università, centro medico e tribunale.

Lago sacro Forniva l’acqua per le offerte e per le abluzioni dei sacerdoti, le cui case erano sistemate sul suo lato orientale. Era anche il luogo in cui le statue degli dei venivano caricate sulle barche sacre.

Tempio di Khonsu Questo tempietto fu costruito per Khonsu, figlio di Amon, e sua moglie, la dea Mut. Il tempio di Mut si trova un po’ più a Sud ed è collegato ai templi di Khonsu e Amon mediante viali con delle sfingi.

IL TEMPIO DI KARNAK Fu eretto intorno al santuario che ospitava la statua di Amon. Il suo asse principale si snodava dal santuario al Nilo in direzione Ovest, mentre il secondo asse si dirigeva a Sud verso il vicino tempio della moglie di Amon, la dea Mut.

Porto Come molti altri templi, Karnak era collegato al Nilo tramite un canale, che sfociava in un porto di fronte all’entrata. Questo permetteva alle statue degli dei di entrare e uscire dal tempio passando sull’acqua. Veniva utilizzato anche durante le visite effettuate dal faraone.

Viale delle Sfingi Era una via processionale che si snodava lungo l’asse principale est-ovest di Karnak. Era fiancheggiata da filari di sfingi, le cui teste d’ariete simboleggiavano l’animale sacro ad Amon. Altri viali di sfingi correvano lungo l’asse nord-sud verso il tempio di Mut, moglie di Amon, e verso il tempio di Luxor, situato 5 km più a Sud.

IL CALENDARIO DELLE FESTE L’INIZIO DELL’ANNO (CAPODANNO) Mese 1, giorno 1 (19 luglio) Coincideva con l’inizio della piena annuale del Nilo, che portava l’acqua nel deserto e permetteva la crescita del grano. Le inondazioni facevano rivivere il momento della creazione, celebrato come una gioiosa festa nazionale dall’intera popolazione.

FESTA DI OPET Mese 2, giorni 15-26 (settembre) Durava 11 giorni. La statua sacra di Amon usciva da Karnak con una scorta di musici, danzatori, soldati e gente comune. La processione si dirigeva verso il tempio di Luxor, 5 km a Sud, dove l’effigie si riuniva con il faraone in cerimonie segrete, per rinvigorire l’autorità regale.

FESTA DI KHOIAK Mese 4, giorni 18-30 (novembre) Celebrava la vita, la morte e la resurrezione di Osiride. Basate sul ciclo agricolo, le cerimonie comprendevano il rito della semina, da compiersi quando le piene del Nilo defluivano lasciando sulle rive il limo, destinato ad accogliere i semi per il nuovo raccolto.

FESTA DI BASTET Mese 8, giorni 4-5 La dea gatta, Bastet, era strettamente collegata alla leonessa Sekhmet e alla vacca Hathor. Il suo culto comportava canti, danze e bevute, elementi chiave della festa annuale della fertilità, celebrata a Bubasti, il centro del suo culto, pare che si consumasse più vino che in tutto il resto dell’anno».

FESTA DELLA VALLE FESTA DEL MERAVIGLIOSO Nuova Luna, mese 10 Incontro Nuova Luna, In questa occasione mese 11 annuale, la statua sacra Celebrava il matrimonio tra di Amon usciva da Karnak il dio Horus e la dea Hathor, e attraversava il Nilo la cui statua, 2 settimane per recarsi a Tebe. Lì prima della luna piena, visitava le tombe e i templi veniva portata nel tempio di funerari dei re defunti Edfu, 70 km a Sud, e posta accompagnata dalla accanto a quella del marito. popolazione locale, che poi Seguivano due settimane si recava sulle tombe dei di festeggiamenti a cui propri cari per onorarne gli prendevano parte la famiglia spiriti e lasciare offerte. reale e la gente comune. QUADERNI DI STORIA [19]

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Religione

I poteri dei sacerdoti I sacerdoti dell’Antico Egitto erano i “servitori degli dei”: il loro compito era di officiare i riti religiosi e non di assistere la comunità dei fedeli

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l faraone era considerato figlio degli dei, e e poi un gruppo di in qualità di loro rappresentante terreno era danzatori, cantori e anche il sommo sacerdote di tutti i templi egimusici che intrattenevazi. Tuttavia, siccome i templi erano sparsi in giro no gli dei e li impersonavano nei drammi per la nazione, i suoi compiti venivano delegati rituali indossando maschere e costumi. ai sommi sacerdoti di ogni singolo tempio, che Ma il personale del tempio comprendeva spesso erano membri della famiglia reale selezio- anche giardinieri, mastri birrai, panificatori nati dai faraoni stessi a garanzia della loro lealtà. e macellai che provvedevano alle offerte Nei templi più grandi, come Karnak o Menfi, quotidiane. Inoltre c’erano tessitori, gioil potere sacerdotale era notevole, perché i iellieri, barbieri e artigiani specializzati in complessi templari sorgevano su terreni molto parrucche, che rifornivano sia gli dei sia il vasti e i loro tesori erano davvero opulenti. Ai clero, e numerosi carpentieri e muratori che sacerdoti spettava anche il controllo delle statue si occupavano dei lavori edili, effettuando sacre degli dei, che fungevano da oracoli di cui riparazioni e tenendo in ordine i templi. erano chiamati a interpretare i pronunciamenti. Il loro numero crebbe a tal punto che si Inoltre, potevano esprimere il proprio giudizio arrivarono a contare oltre 100mila addetti nelle questioni legali e perfino influenzare la alla manutenzione dei tre templi principali successione al trono. dell’Egitto: Karnak, Menfi ed Eliopolis. • A volte, quando la corona era debole, i poteri dei sommi sacerdoti diventavano così forti che alcuni di loro assumevano incarichi aggiuntivi come Magia e medicina generali militari, i cui contrasti con nche se molte comunità avevano i propri medici e le proprie guai faraoni potevano perfino provoritrici, la gente spesso dormiva nei sanatori dei templi nella specare guerre civili. Tuttavia, per la ranza di essere curata attraverso i sogni ispirati dagli dei. Questi sogni maggior parte del tempo, i sacerdoti venivano poi interpretati dai sacerdoti (che in alcuni casi erano anche assolvevano solo ai propri compimedici): per esempio quelli di Sekhmet, la dea che controllava le forti, aiutando i faraoni a mantenere ze della malattia, o quelli della dea scorpione Selket, patrona dei guastrette relazioni con gli dei. A questo ritori, che curavano morsi e punture. Le malattie infantili, invece, veniscopo, il sommo sacerdote officiava vano trattate invocando la dea madre Iside, i cui ritrovati magici erano i riti quotidiani davanti alle statue citati in varie ricette mediche. sacre poste nel naos, la parte più Questi poteri erano attribuiti anche ad alcuni mortali divinizzati: dal interna del tempio, assistito da una poliedrico Imhotep, chiamato “figlio di Ptah” e in seguito assimilato al squadra di altri sacerdoti, maschi e dio greco della medicina Esculapio, all’ufficiale Amenhotep, al quale femmine: la sacerdotessa “moglie venivano attribuite guarigioni miracolose ancora un migliaio di anni del dio”, il sacerdote che si occupadopo la sua morte. In molti casi il trattamento consisteva nell’indossava delle offerte, gli scribi del tempio re amuleti, recitare incantesimi magici e assumere farmaci preparati che tenevano i conti e componevacon ogni genere di ingredienti: dall’acqua lasciata scorrere sulle statue no i testi rituali, i sacerdoti incaricati degli dei al latte acido e persino allo sterco di coccodrillo. di leggerli, i “sacerdoti delle ore” che calcolavano i tempi corretti dei riti,

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PRIMA Gli DeiDELL’ALBA dell’antico Egitto

NOTTE Abluzioni rituali Dovevano bagnarsi due volte di giorno e due durante il buio, mentre i sacerdoti astronomi studiavano il cielo dall’osservatorio

Abluzioni rituali Per purificarsi, i sacerdoti si bagnavano nel lago sacro del tempio, si rasavano la testa e facevano gargarismi con una soluzione di natron (un sale di sodio).

sul tetto del tempio.

TRAMONTO Cerimonia del pomeriggio Il sommo sacerdote entrava di nuovo nel tempio per mettere a riposo lo spirito del dio, bruciando kyphi, un incenso speziato.

SERA Abluzioni rituali Per conservare la purezza rituale, i sacerdoti erano tenuti a bagnarsi una terza volta nel lago sacro del tempio prima di poter tornare nuovamente alla presenza degli dei.

LA GIORNATA DEL SOMMO SACERDOTE

La quotidianità dei ministri degli dei era scandita da una serie di incombenze in orari prestabiliti per onorare le divinità, che poi avrebbero garantito il trionfo dell’ordine sopra il caos

ORARI VARIABILI Vari riti Molti riti erano officiati in orari variabili. A decidere il momento giusto erano i “sacerdoti dell’ora”, astronomi che misuravano accuratamente il tempo mediante clessidre ad acqua.

ALBA Cerimonia mattutina Il sommo sacerdote entrava nel tempio e invocava lo spirito del dio nella sua statua. Poi la statua veniva pulita, unta e vestita, e le venivano offerti i cibi più fini, mentre l’incenso bruciava.

PRIMA DI MEZZODÌ Reversione delle offerte e abluzioni rituali Dopo che il dio aveva ricevuto le offerte di cibo, queste diventavano la colazione dei sacerdoti. Poi il sommo sacerdote si bagnava ancora una volta.

MEZZODÌ Cerimonia di metà giornata Il sommo sacerdote rientrava nel tempio, questa volta bruciando resina di mirra e spargendo acqua per purificare ulteriormente santuari e spazi sacri.

Un’illustrazione che mostra la visita di un sacerdotemedico per curare la figlia del faraone. Magia e medicina erano spesso un tutt’uno.

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Religione

IL DIO SOLE BRILLA SUL PAESE DEL NILO Il primo esempio noto di monoteismo fu opera del faraone Akhenaton e della moglie Nefertiti. La coppia di regnanti dedicò l’intera vita a celebrare il culto del dio Aton, rendendolo, per un breve periodo, l’unica divinità adorata in Egitto

I Un bassorilievo raffigurante il faraone monoteista Akhenaton e sua moglie, la bellissima Nefertiti.

l Paese dai mille dei fu anche quello che “inventò” il monoteismo. Da sempre gli studiosi si interrogano su come ciò sia potuto accadere e anche sull’esatta valenza da attribuire a questo aspetto religioso. La Storia racconta che il faraone Amenofi IV (1375-1333 a.C., appartenente alla XVIII Dinastia), sposato con la celebre Nefertiti, nel suo quinto anno di regno cambiò nome in Akhenaton (“Aton è soddisfatto”) per omaggiare una divinità solare cui avrebbe dedicato l’intera vita. Aton rappresentava il disco del sole, e non era un dio del tutto nuovo: già il padre Amenofi III lo aveva venerato, ma certo come una delle divinit à più import anti. Akhenaton, invece, ne fece il protagonista di un culto monoteistico (o, come si dice tecnicamente, “enoteistico e monolatrico”, ossia dove la prevalenza di un solo dio ammette la coesistenza di altre divinità, non venerate). Akhenaton non si limitò a cambiare nome

e a promuovere il nuovo culto: egli arrivò a costruire dal nulla una grande capitale, che chiamò Akethaton (“l’orizzonte di Aton”) e dove fece erigere strutture templari innovative, pensate appositamente per i nuovi riti. Si trattava di aree sacre dotate di cortili aperti, dove si potesse adorare il disco solare, unico dispensatore di vita.

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Una lotta religiosa

Come si arrivò al culto di Aton, caso forse unico di monoteismo prima del popolo ebraico (tanto che alcuni hanno provato a mettere in relazione Akhenaton con Mosè)? Anzitutto non si può escludere un certo carattere mistico del faraone, dato che le testimonianze che lo riguardano lo ritraggono tutte come un sincero devoto. Alcuni sono arrivati a immaginare che fosse un fanatico, anche se in effetti la sua azione verso le altre divinità e i loro seguaci non fu brutale. Per esempio, sono sempre più evidenti i rapporti tra Aton e la cultura religiosa di Eliopoli, centro del culto solare e fra le più classiche e tradizionali della religiosità egizia. Proprio a Eliopoli i templi erano costituiti da grandi cortili esposti al sole. Inoltre è dimostrato che la città sacra non fu toccata dalle persecuzioni che il re inflisse invece ai luoghi di culto di altre divinità, cancellando nelle iscrizioni il simbolo del plurale quando riferito agli dei e spesso rimuovendo anche il nome di certi dei. Questo accanimento non fu riservato a tutti nello stesso modo: come Eliopoli, furono risparmiate altre località sante, mentre la lotta teologica e politica del

nuovo culto fu concentrata contro il potentissimo Amon-Ra di Tebe, il dio e la capitale dominanti del Nuovo Regno. Alcuni studiosi spiegano le scelte religiose di Akhenaton proprio a partire dallo scontro tebano: tramite la riforma religiosa, il re avrebbe voluto stroncare la forza eccessiva guadagnata dai sacerdoti di Amon sia in termini politici che economici. Si tratta di una visione puramente materialistica della nascita del primo monoteismo al mondo, che forse trascura troppo gli aspetti umani, teologici, psicologici ed emozionali, quelli che, come sappiamo, spesso giocano un ruolo importante nei processi di trasformazione storica. Inoltre, va ricordato che la visione di Akhenaton si inserì in un terreno in qualche modo già predisposto, dato che nella religione egizia si coglie, qua e là, la sensazione che dietro i mille volti degli dei ci sia comunque un dio superiore che li riassume tutti. Fatto sta che, dopo la morte naturale del faraone, nel giro di pochi anni il culto di Aton e il monoteismo vennero dimenticati, la nuova capitale abbandonata, e le loro testimonianze scalpellate via con particolare zelo. •

Il sole giocò un ruolo centrale nella religiosità egizia: in suo onore furono eretti obelischi altissimi.

OSVALDO BALDACCI

Gli obelischi solari

U

no dei simboli più riconoscibili dell’Egitto è l’obelisco. Esso è direttamente associato al culto solare ed ebbe la sua origine nella città di Eliopoli. In quella città, dedicata al sole, era conservata una sacra pietra primordiale, detta “benben”, che era il cuore del culto e aveva una forma vagamente simile alla cuspide di un obelisco. Era rivestita di metalli preziosi perché fin dall’alba potesse riflettere i raggi del sole. I primi obelischi eretti a Eliopoli rappresentavano i raggi di luce pietrificati ed erano connessi al desiderio di “toccare” il disco solare. Il rito dell’innalzamento dell’obelisco era legato al giubileo regale,

e aveva a che fare con il rinnovamento del cosmo. A Eliopoli è rimasto un solo monumento di questo tipo, ma a Roma sono addirittura una decina gli obelischi importati dall’Egitto. Tra i circa 30 sottratti alla loro terra d’origine si contano l’obelisco di Boboli a Firenze, l’“Ago di Cleopatra” a Londra e il suo gemello di Central Park, a New York. Ad Assuan giace ancora un obelisco, spezzato all’interno della cava durante il processo di estrazione. QUADERNI DI STORIA [23]

pag.indd 23 18/10/19 10:59 sta rivista e 022_023_monoteismo tutte le altre molto2prima,ed in più quotidiani,libri,fumetti, audiolibri,e tanto altro,tutto gratis,su:https://marapcana.tech


Religione

IL DESTINO DEI SUDDITI DEI FARAONI A chi toccava in sorte di nascere nell’antico Egitto, la vita offriva un percorso scandito da fasi successive, sancite da speciali cerimonie. Tutto, nella vita degli antichi Egizi, era accompagnato da una ritualità ricca di significati LA REGINA VEDOVA La regina, e prematura vedova, Ankhesenamun, era una delle figure principali del corteo funerario. Tutankhamon aveva solo 25 anni al momento della morte. Ella depositò fiori sulla mummia (poco prima che il sarcofago fosse chiuso). In seguito, Ankhesenamun sposerà il più anziano Ay, che è considerato suo nonno da parte di madre.

LA CAPPELLA DEI CANOPI I vasi canopi avevano il compito di custodire le viscere del defunto. Il cervello veniva estratto attraverso il naso, ma poi scartato perché considerato di poco valore.

IL FUTURO FARAONE Ay, consigliere e successore di Tutankhamon, officiò le cerimonie come Gran Sacerdote e condusse il corteo funebre verso la sua destinazione finale.

LE PREFICHE Una parte importante dell’entourage che accompagnava il cerimoniale erano le prefiche, un gruppo di donne che piangevano e si disperavano per la morte del faraone. Erano accompagnate da sacerdoti e offrivano un marcato contrasto con i musicisti che scandivano la marcia funebre.

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E

rano gli ultimi passi. Poi l’anziano faraone avrebbe completato con successo la sua corsa intorno al tempio. L’atto successivo sarebbe stato riuscire a sollevare il pilastro della vita. Tutto intorno a lui la folla dei nobili di corte e dei religiosi del tempio, ansiosi di vedere con i propri occhi il sovrano-dio rigenerare le proprie energie per poter continuare a regnare. La festa del Grande Giubileo avrebbe assicurato al faraone un regno ancora lungo e all’Egitto anni di prosperità

e di pace. Per questo era tra le più importanti cerimonie che si svolgevano durante la vita di un monarca, una di quelle che si potevano anche ripetere, ma a distanza di molti anni. La vita degli Egizi, che fossero persone comuni, grandi dignitari di corte o il faraone stesso, era costellata di cerimonie che solennizzavano alcuni importanti momenti di passaggio nel corso della vita. Dalla nascita fino al momento più importante di tutti, quello della morte, quando per il faraone defunto si

IL FUNERALE DI TUTANKHAMON

LA MARCIA FUNEBRE La processione era condotta dal successore dell’imperatore, Ay, seguito dai membri della famiglia reale, i generali e gli alti dignitari della corte. Servi e schiavi erano incaricati di portare oggetti di ogni tipo, ma anche di trasportare il sarcofago e la cappella dei canopi. Nonostante la processione sfarzosa, il luogo esatto in cui si trovava la tomba era custodito nella massima segretezza, per evitare possibili furti.

IL SARCOFAGO La mummia era posta all’interno del sarcofago. Una volta raggiunta la tomba, veniva scoperta per i rituali finali (come l’apertura della bocca), prima di essere deposta nella camera mortuaria.

BBC HISTORY ITALIA

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Religione sarebbero tenuti rituali della durata di decine e decine di giorni. Per gli Egizi, si può dire infatti che in qualche modo l’importanza delle cerimonie andava in crescendo nel corso della vita, dai riti abbastanza minimi delle persone del popolo fino all’immenso impegno profuso nell’assicurare una vita eterna più che dignitosa nell’oltretomba agli alti dignitari dello Stato.

La prima solennità: nascere Una statuetta di Maat, dea della giustizia, con la sua piuma di struzzo giudicava le anime dei defunti.

Il primo evento da solennizzare nella vita di chiunque era la nascita, un momento carico di significati religiosi e simbolici per la società egizia. Già prima, mentre la donna era incinta, si tentava di stabilire il sesso del nascituro: dopo il terzo mese di gravidanza, grazie all’urina della madre in cui venivano bagnati datteri e chicchi di cereali, se a germogliare fosse stato il grano, voleva dire che si era in attesa di un maschio, se invece avesse prevalso l’orzo, allora era femmina. Giunto il momento del parto, veniva preparato in modo accurato un luogo igienico dove la donna avrebbe affrontato il travaglio. Le nascite erano una realtà comune e molto diffusa, ma erano anche un momento molto critico: nonostante le avanzate conoscenze mediche degli Egizi e la grande esperienza delle ostetriche, di parto si poteva morire molto più spesso di oggi, e anche per il bambino c’era una certa probabilità di non sopravvivere. La donna egiziana partoriva nuda, a volte accovacciata su quattro mattoni rituali, simbolo delle quattro dame presenti durante il parto: una come Iside posta davanti alla partoriente, un’altra dietro come Nephtys, la terza come Heket, la dea rana che facilitava le nascite, la quarta come Meskhenet con il compito di prendere il bambino e appoggiarlo sui mattoni. La nascita quindi era accompagnata da riti e preghiere, e anche da tentativi di predire l’esito del parto e la sorte

del neonato: 7 Hathor (simili alle successive Parche romane) sedevano ai piedi della gestante e pronunciavano la profezia sulla sorte del nascente; nascere in certi giorni codificati come fausti o infausti, comportava delle conseguenze, che potevano essere positive (come il morire di vecchiaia) o negative (come la previsione di essere uccisi di coltello), o anche solo delle “istruzioni” per il resto della vita (ad esempio “stare attenti ai coccodrilli”). I primi gesti del neonato erano studiati con attenzione: l’emissione di certi suoni avrebbe costituito un presagio di buon auspicio, altri invece indicavano morte certa. Passaggio fondamentale era l’attribuzione del nome, che aveva grandi poteri magici. Si riteneva che la madre partorisse insieme il bambino e il nome, per cui questo veniva dato subito. Dopo il parto, le donne egiziane sostavano 14 giorni in speciali padiglioni per

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Gli Egizi

Invenzioni di ogni tipo

“purificarsi”, al termine dei quali una cerimonia presso un piccolo tempio adiacente ai templi più grandi, detto Mammisi, poneva termine al puerperio. A quel punto i genitori potevano iscrivere il neonato sul registro della “Casa della vita”, l’archivio anagrafico conservato presso i templi. Nello stesso archivio venivano registrati anche matrimoni e decessi. Il successivo importante gradino nella crescita di un egizio era il passaggio all’età adulta. I maschi si vedevano tagliare la treccia che aveva contraddistinto la loro infanzia, di solito affrontavano la cerimonia della circoncisione che gli Egizi praticavano diffusamente (e che probabilmente segnava il passaggio non solo nell’età adulta e nella società, per quanto da un certo momento non fu più una pratica universale), e veniva fatto uscire dall’harem dove vivevano le donne con i figli piccoli per dare inizio alla propria educazione da uomo.

Quando la donna era al terzo mese di gravidanza, si prediceva il sesso del nascituro immergendo nell’urina della madre chicchi di cereali: se germogliava il grano significava che sarebbe nato un maschio La notte di nozze

Ovviamente questo processo non era uguale per tutte le classi sociali: i bambini delle persone più umili collaboravano al lavoro familiare fin da piccoli, badando al bestiame, partecipando alla spigolatura nei campi, imparando il mestiere del padre, se artigiano. Per loro, quindi, il passaggio all’età adulta era più graduale, scandito da fasi successive, non necessariamente sancite da speciali cerimonie. Sposarsi presto e avere molti figli costituiva la normalità nella società egizia. Per quel che ci risulta, il matrimonio non era corredato da cerimonie particolarmente sontuose e formali. Nei testi scritti non si parla praticamente mai della cerimonia di nozze, anche se sappiamo che avveniva un radicale cambiamento di status quando si acquisiva la condizione di coniugato. Sposarsi e mettere su casa era la stessa cosa: l’uomo doveva realizzare la propria casa, nella quale avrebbe accolto la sposa. I matrimoni combinati dovevano essere la norma, ma la letteratura ci parla spesso di vere e proprie storie d’amore coronate dal matrimonio. Il momento culminante del rito matrimoniale doveva consistere nel corteo con il quale parenti e amici accompagnavano la sposa con la sua dote fino alla porta di casa dello sposo: un elemento essenziale delle nozze, che in futuro avrebbe, almeno in teoria, garantito l’autonomia della donna dal marito. La notte trascorsa insieme nella nuova abitazione

Al centro, un’illustrazione mostra il momento in cui il sarcofago del faraone è introdotto nella tomba.

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Religione

Il colonnato del Mammisi, a Edfu. In questo luogo giungevano le puerpere per purificarsi.

Nell’ovale, una statuetta della dea Maat che indossa una parrucca tripartita.

corrispondeva alle nozze. La parte formale poteva stare semmai in accordi prematrimoniali che stabilivano che cosa sarebbe successo in caso di separazione. Persino per i regnanti il matrimonio non sembra essere stato solennizzato molto più di così: ovviamente dobbiamo immaginare un corredo di ricche feste tanto più grandi e sontuose quanto più lo sposo potesse (o volesse) spendere. Bisogna d’altro canto tenere conto che se la monogamia era la norma, nella società egiziana, il faraone invece disponeva di molte mogli e concubine, anche se una sola era la Grande Sposa Reale, capace di trasmettere la discendenza divina all’erede al trono. Anche se mancano indizi di una speciale cerimonia dedicata a questo evento, è probabile che quel matrimonio fosse celebrato in modo ben più solenne rispetto alle altre unioni. Così come particolare rilevanza diplomatica dovevano avere altri

matrimoni del re, quelli “diplomatici”, con le principesse straniere. In quei casi, il faraone col suo seguito si recava in una località prescelta – magari una fortezza sul confine dei due Paesi di appartenenza degli sposi – che rappresentava la casa dello sposo regale, che qui accoglieva il corteo che gli recava in sposa la principessa.

Un re con molte corone

Nella vita del faraone il momento più solenne e celebrato era senz’altro quello dell’incoronazione. Per quel giorno il re degli Egizi veniva preparato fin dalla nascita (quando la successione era decisa). Di solito l’intronizzazione avveniva nel giorno di Capodanno, quando sorgeva la stella Sirio, che indicava l’inizio delle piene del Nilo. La cerimonia dell’incoronazione era la più sontuosa, la più solenne, la più sacra, perché non si trattava di avere semplicemente un nuovo governante, bensì di perpetuare l’incarnazione del dio che avrebbe garantito il corretto procedere della

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Gli Egizi

Agli adolescenti maschi si tagliava la treccia che aveva contraddistinto la loro infanzia e di solito venivano sottoposti alla circoncisione, che gli Egizi praticavano diffusamente natura, e quindi delle inondazioni del Nilo, dei raccolti, del sorgere del sole. Il faraone era l’incarnazione della dea Maat, la personificazione di Giustizia e Verità, ma ancor più dell’equilibrio tra uomini e dei, tra uomini e natura, e in quanto tale era il garante dell’ordine delle cose. Con l’incoronazione, il sovrano acquisiva i nomi che completavano il suo essere, non meri titoli, quanto piuttosto l’espressione della sua potenza magica. In epoca classica questi nomi personali erano 5 e ognuno esprimeva un aspetto del sovrano, ad esempio come figlio di Ra o come incarnazione di Horus. I titoli assunti erano poi altrettanto importanti, e per lo più erano incentrati sull’idea che il faraone fosse l’incarnazione e il garante dell’unità dell’Egitto, della Valle e del Delta del Nilo, dell’Alto e del Basso Egitto, una dualità sempre presente nella Storia egizia e la cui espressione unificante era appunto il faraone, che celebrava la Cerimonia dell’unificazione delle Due Terre. Per questo egli non veniva incoronato con un’unica corona, ma ne riceveva diverse: la Corona Rossa del Basso Egitto, la Corona Bianca dell’Alto Egitto, il Casco Blu da combattimento, la Corona Atef ed altre ancora. Si trattava di un lungo susseguirsi di cerimonie anche in più parti del Paese, dove il faraone si recava per onorare tutti gli dei nei loro templi e poteva durare complessivamente anche fino a un intero anno. Tra i riti spiccava la circumambulazione delle Bianche Mura, vale a dire una processione intorno alla cinta urbana della città di Menfi, la capitale costruita dal primo faraone al centro del Paese, dove il

Nilo comincia ad aprirsi nel delta. A completare i riti c’era poi la cerimonia dell’Apparizione del re, che in realtà era triplice: prima il faraone appariva al suo popolo come sovrano dell’Alto Egitto, poi come sovrano del Basso Egitto, e infine come Re dell’Alto e Basso Egitto. Forse persino più solenne della cerimonia d’incoronazione era la festa Heb-Sed, un giubileo regale che celebrava i trent’anni trascorsi dalla salita al trono del sovrano e durava un paio di mesi. Non era una semplice cerimonia commemorativa, ma aveva lo scopo di rigenerare la forza e l’energia del sovrano per permettergli di continuare a regnare (e prevenire l’eventualità che qualcuno potesse considerarlo non all’altezza del grave fardello di responsabilità che gravava sulla sua testa). Essendo una grande e suggestiva cerimonia propagandistica, alcuni faraoni la celebrarono più volte nel corso della vita senza rispettare la cadenza canonica di 30 anni. Tra i complessi rituali che costituivano la festa dei trent’anni di regno, uno molto caratteristico, rimasto invariato nei secoli era la corsa del faraone: egli doveva percorrere di corsa una certa distanza per dare prova della propria energia. Si tratta in qualche modo di una delle prime attività “sportive” mai documentate. Alla corsa seguiva il “sollevamento pesi”:

Un ushabita di Tutankhamon che indossa il Khepresh, la corona blu, tipica del Nuovo Regno.

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Religione Statuetta del dio del Sole, Amon-Ra. Sotto, una ricostruzione dell’isola di Philae, sede di un importante santuario di epoca tolemaica.

sorreggere il pilastro dell’Universo, lo Djed. Con questi riti la sua forza si “rigenerava” e il conto degli anni di regno ripartiva da zero. Nonostante tutto lo sfarzo che doveva accompagnare queste cerimonie, in una civiltà come quella egizia nulla poteva paragonarsi ai riti funebri. La morte del faraone – vale a dire di un dio che andava a raggiungere gli altri dei suoi pari – prevedeva lunghi e complessi rituali a cui collaboravano centinaia di persone specializzate, ed erano destinati a perpetuarsi nel mondo dei morti. La preparazione di quel momento così cruciale nell’ideologia egizia avveniva quando i sovrani erano ancora in vita e si facevano costruire le loro magnifiche tombe, dalla Piramidi dell’Antico Regno fino alle tombe rupestri affrescate del Nuovo Regno. In queste imponenti opere venivano impiegati non schiavi ma operai specializzati e ben pagati, che però erano tenuti a mantenere segreto il luogo dell’ultima dimora del faraone.

Tutankhamon, un faraone qualsiasi Nel frattempo, il sovrano si preoccupava di accumulare l’enorme tesoro che avrebbe costituito il suo corredo funebre, con tutto il necessario per poter vivere agiatamente nell’Aldilà. L’incredibile tesoro di Tutankhamon dà solo un’idea delle

ricchezze che venivano accumulate nei mausolei, dato che il più conosciuto dei faraoni fu in realtà uno dei meno importanti ed ebbe una vita breve. Si possono comunque immaginare gli sfarzosi cortei che accompagnavano il sovrano alla sua ultima dimora, insieme alle sue ricchezze, tra le quali il sarcofago d’oro. Soprattutto nella fase più antica della civiltà egizia un ruolo importante dovettero averlo le barche cerimoniali che dovevano servire al faraone per accompagnare il sole nel suo viaggio e che venivano condotte in processione fino alla tomba, dove venivano interrate. Generalmente intercorrevano tre mesi tra la morte del sovrano e la sua sepoltura: il tempo necessario per il complesso rituale dell’imbalsamazione e della preparazione del corpo. Il sarcofago del re, di legno rivestito d’oro o di oro massiccio, veniva accompagnato in processione dalla corte al completo,

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Gli Egizi

Durante il regno, il sovrano accumulava l’enorme tesoro che avrebbe costituito il suo corredo funebre, con tutto il necessario per poter vivere agiatamente nell’Aldilà con sacerdoti rasati, che suonavano i sistri e bruciavano incensi, e donne che elevavano lamenti. Giunti al mausoleo, il sarcofago veniva posto in posizione verticale e il gran sacerdote, o il nuovo faraone, procedeva al rituale chiamato “apertura della bocca”: il sacerdote toccava con un’ascia le zone corrispondenti a occhi, naso, labbra, orecchie, mani e piedi, per renderli di nuovo “operativi” per il defunto. Con questa cerimonia il re scomparso riconquistava i propri sensi e in particolare l’uso della bocca con cui parlare, bere e nutrirsi. Infine, le spoglie reali venivano deposte nella camera sepolcrale. Del sistema della tomba faceva parte integrante un vasto complesso di diverse architetture che

erano destinate allo svolgimento dei riti in onore del faraone che – nelle intenzioni – dovevano continuare per “milioni di anni” (questo il nome di quei templi funebri, “tempio dei milioni di anni”). Nel periodo del Nuovo Regno questi edifici sacri divennero sempre più grandi e sfarzosi, ma non venivano più costruiti accanto al mausoleo, come al tempo delle piramidi, ma anche a chilometri di distanza: essi infatti rappresentavano il lato pubblico e cerimoniale della tomba del re, mentre la camera sepolcrale vera e propria (quella scavata nella Valle dei Re e nella valle Regine, presso Tebe) doveva restare nascosta agli occhi dei mortali per proteggere per sempre da possibili razziatori la mummia del sovrano e i suoi tesori. Una missione in realtà non riuscita, considerato che nei secoli quasi tutte quelle tombe furono profanate e depredate dai predoni del deserto. •

Sopra, la sfinge con alle spalle la piramide di Chefren nella piana di Giza. Al centro, i vasi canopi dalla tomba di Tutankhamon.

OSVALDO BALDACCI QUADERNI DI STORIA [31]

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Religione

LA MUMMIFICAZIONE

Il

Pote

Il macabro processo di imbalsamazione fu perfezionato al punto di realizzare mummie capaci di sfidare l’eternità

L

a vita eterna non richiedeva di preservare solo lo spirito del defunto. Bisognava conservarne anche il corpo, poiché gli antichi Egizi ritenevano che l’anima (ba) e la forza vitale (ka) vi sarebbero rientrati per farlo tornare a vivere normalmente. Per prevenire la decomposizione del cadavere, lo si sottoponeva a

1. Purificare il corpo Prima di dare inizio al lungo processo di imbalsamazione, si lavava il cadavere con acqua del Nilo e vino di palma. 2. Rimuovere gli organi interni Si praticava una piccola incisione sul fianco destro del cadavere per rimuovere fegato, polmoni, intestini e stomaco. Le interiora venivano poi lavate e immerse nel natron (un sale, il carbonato idrato di sodio) prima di essere chiuse nei vasi canopi. Invece il cuore veniva lasciato nel corpo: si credeva che fosse il centro dell’intelligenza e che sarebbe stato necessario nell’Aldilà.

Il C

Prote cuore l’org impo Spe base inci formu dal L Mo dov aiu sp nav nell

un lungo e raccapricciante processo di mummificazione. Raffinato attraverso i millenni, esso permise all’antico Egitto di produrre alcune delle mummie meglio conservate del mondo, cosicché oggi noi possiamo posare lo sguardo sui volti di uomini, donne e bambini rimasti quasi esattamente com’erano oltre 2.000 anni fa.

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3. Scartare il cervello Si inseriva un uncino nel cranio attraverso le narici e lo si utilizzava per spappolare il cervello, in modo da poterlo estrarre dal naso. Poi la poltiglia veniva gettata via, in quanto non si credeva che potesse tornare ancora utile.

5. Riempire il cadavere Il corpo era nuovamente lavato con l’acqua del Nilo, quindi unto con oli per aiutare la pelle a rimanere elastica. Poi si eliminava il natron e si riempivano le cavità con segatura e lino per dare al corpo un aspetto naturale.

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4. Lasciar asciugare Il cadavere veniva riempito e coperto con il natron, che era in grado di assorbire tutti gli umori corporei. Poi veniva lasciato asciugare per 40 giorni.

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Gli Egizi

Il segreto dell’imbalsamatore: i magici amuleti Potenti talismani venivano posti tra le bende della mummia. Ma a che cosa servivano?

Il Cuore

Proteggeva il cuore, ritenuto l’organo più importante. Spesso la base veniva incisa con formule tratte dal Libro dei Morti che dovevano aiutare lo spirito a navigare nell’Aldilà.

Il Nodo di Iside

I nodi erano usati come amuleti, poiché si credeva che trattenessero e rilasciassero magia proteggendo chi li indossava. Venivano appoggiati sul collo.

Lo Djed

Rappresentava la spina dorsale di Osiride. Si metteva vicino alla colonna vertebrale della mummia per permetterle di rialzarsi nella vita ultraterrena, assicurando la sua resurrezione.

Il Poggiatesta

Secondo il Libro dei Morti, se piazzato sotto il collo, questo amuleto forniva conforto fisico al defunto e lo proteggeva dalla decapitazione.

Il Collare

Lo scettro

Le Due dita

Il Serpente

La Rana

Veniva messo di papiro Si mettevano Poteva essere Conteneva al collo della Il papiro vicino messo in i poteri di mummia e le rappresentava all’incisione qualsiasi Hequet, la permetteva la vita praticata per punto della divinità che di liberarsi nuova e la svuotare il mummia, ne presiedeva da sola delle resurrezione. cadavere delle proteggeva alla vita e bende una Si credeva sue viscere. lo spirito alla fertilità. volta giunta che desse Servivano dai morsi Quando nell’Aldilà. al morto a sigillare dei serpenti veniva messa l’energia e il taglio e a nell’Aldilà. sulla mummia, la vitalità per impedire poteva sopravvivere l’ingresso nel permettere alle terribili corpo degli di riportarla ordalie spiriti del in vita. dell’Aldilà. male.

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8. Recitare una preghiera Mentre il corpo veniva avvolto nelle bende, un sacerdote pronunciava incantesimi ad alta voce, in modo da allontanare gli spiriti maligni. Spesso egli indossava una maschera di Anubi, il dio associato all’imbalsamazione e al mondo dell’Aldilà.

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7. Aggiungere amuleti Tra gli strati di bende si collocavano amuleti magici che avevano il compito di proteggere il morto durante il suo viaggio nell’Aldilà.

6. Avvolgere con le bende Si bendavano con strisce di lino prima la testa e il collo, poi le dita dei piedi e delle mani. Braccia e gambe venivano bendate separatamente prima di essere legate insieme. Come collante si usava una resina liquida.

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QUADERNI DI STORIA [33]

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Religione

A sinistra, la tomba di Tutankhamon al momento della sua scoperta, nel 1922. A destra, il sarcofago di Nitocris.

Molti strati per una mummia La mummificazione non era l’ultimo passo nella ricerca della vita ultraterrena. Prima di essere finalmente lasciato all’eterno riposo, il corpo veniva deposto in molti involucri e casse, talvolta più di otto

1. Oggetti per l’Aldilà 2. Involucro di cartonnage Dopo che il corpo era stato Dopo la mummificazione, si realizzava avvolto in diversi strati di bende un involucro di cartonnage. Per di lino, sulla mummia erano ottenerlo, si applicavano gesso e collocati vari oggetti, come strisce di lino intorno a un nucleo di gioielli e pugnali, che potevano paglia e fango, per poi fissare il tutto risultare utili nell’Aldilà. Al collo con resina o colla, un po’ come si fa veniva appeso un amuleto a con la cartapesta. Quando l’insieme forma di scarabeo che avrebbe si era indurito, l’involucro veniva aiutato l’anima durante la spaccato, si rimuoveva l’interno e vi si cerimonia del Peso del Cuore. deponeva il corpo del defunto. [34] QUADERNI DI STORIA

3. Decorazione Si aggiungeva quindi un’altra cassa di cartonnage, che veniva ricoperta con uno strato di intonaco preparato con polvere di gesso e resina. Coloranti naturali come l’indaco, la robbia e l’ocra venivano usati per creare complicati disegni sul cartonnage, in particolare immagini del dio solare dell’Aldilà, Osiride.

4. Sarcofago in legno Alla fine il corpo veniva deposto in un sarcofago di legno con sembianze umane, che nel caso dei defunti di stirpe regale poteva essere ricoperto con foglia d’oro e decorato con pietre preziose. Una speciale maschera mortuaria di cartonnage veniva posta sul volto del defunto per garantire alla sua anima di saper riconoscere il corpo a cui apparteneva.

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Gli Egizi XXlio Cesare maestro di guerra asimmetrica L e p r i m e mu m mi e e g i z i e risalgono approssimativamente al 3500 a.C. Prima di allora tutti i cittadini, indipendentemente dal loro status sociale, venivano seppelliti in buche scavate nella sabbia del deserto, che permettevano la naturale conservazione del corpo attraverso la disidratazione. Intorno al 1550 a.C. fu messo a punto il metodo artificiale dell’imbalsamazione, che assicurava una conservazione migliore e permetteva di custodire i cadaveri dentro le tombe. In questo processo, gli organi interni venivano rimossi, la carne disidratata e il corpo avvolto in bende di lino. Era un sistema costoso, che richiedeva circa 70 giorni di lavoro, e solo i ricchi potevano permetterselo. Le classi inferiori ricorrevano a un metodo alternativo, che consisteva nel liquefare gli organi interni con olio di cedro, drenarli attraverso il retto e poi mettere il corpo in una sostanza salata chiamata “natron” per disidratarlo. L’imbalsamazione aveva luogo nella Terra Rossa, una regione

desertica lontana dalle aree più densamente popolate e con un facile accesso dal Nilo. Dopo la morte, il cadavere veniva portato nell’Ibu, il Luogo della Purificazione, dove veniva lavato con l’acqua del fiume. Poi lo si traslava nel “per-nefer”, la Casa della Mummificazione, una sorta di tenda lasciata apert a in modo da consentire la ventilazione. Qui veniva steso su un tavolo, pronto per essere dissezionato dagli imbalsamatori, abili artigiani che avevano la mano ferma e una profonda conoscenza dell’anatomia. Spesso erano anche sacerdoti, poiché celebrare riti religiosi accanto al defunto era una parte ugualmente importante del processo di imbalsamazione. Il sacerdote più esperto s’incaricava dei passaggi principali della mummificazione, come il bendaggio del corpo, e mentre eseguiva i suoi compiti indossava una maschera da sciacallo: era il simbolo della presenza di Anubi, dio dell’imbalsamazione e dell’Aldilà. • ALICEA FRANCIS

Animali

mummificati

Quando moriva il gatto di casa, i proprietari si rasavano le sopracciglia in segno di lutto

Secondo gli antichi Egizi, molte divinità si manifestavano in forme animali: Amon come oca o montone, Toth come ibis o babbuino, la dea Bastet come gatto. I mici domestici erano trattati come esseri divini e mummificati quando morivano. Nel Periodo Tardo (661332 a.C.) si producevano mummie animali a scopo commerciale, da vendere come offerte. I raggi X rivelano che c’erano animali allevati a tale scopo e deliberatamente uccisi. Molte delle mummie ritrovate contengono solo frammenti di ossa, o addirittura sono vuote: chiaramente la domanda di questi oggetti sacri doveva aver superato l’offerta. QUADERNI DI STORIA [35]

mummi 4 pag.indd 35 18/10/19 11:06 sta rivista e 032_035_morte tutte le altre molto prima,ed in più quotidiani,libri,fumetti, audiolibri,e tanto altro,tutto gratis,su:https://marapcana.tech


Chefren

Architettura

L’EVOLUZIONE

ARCHITETTONICA La storia dei monumenti funebri dei faraoni ha uno sviluppo coerente: dalla sovrapposizione delle mastabe nacque la piramide a gradoni e da questa scaturì il desiderio di realizzare strutture colossali, con pareti lisce e brillanti

T

utti i faraoni, fin dai tempi più antichi, dedicarono ingenti risorse e grandi energie alla costruzione dei mausolei che dovevano assicurare loro vita eterna. Dal Nord al Sud, seguendo le vicende storiche e religiose e l’alternanza di capitali e città sante, il Paese venne costellato di tombe di sovrani, delle famiglie reali nonché di nobili, sacerdoti e alti dignitari. Sono perciò le tombe a costituire la maggior parte dei

più importanti ritrovamenti archeologici in Egitto. Non sono solo piramidi: vi è una rilevante varietà di tipologie diversissime, spesso corrispondenti ai differenti periodi storici. I mutamenti furono dovuti anche alle diverse capacità costruttive ed architettoniche degli antichi Egizi, nonché a precise strategie per salvaguardare il corpo e i tesori dei faraoni sepolti.• OSVALDO BALDACCI

FOSSA TOMBALE E SEPOLCRO A CAMERA Fu la forma più antica di sepoltura, realizzata scavando una semplice buca nel terreno. Rimase il metodo d’inumazione usuale per le classi più umili. All’inizio, però, anche i primi faraoni furono sepolti in questo modo, nella città santa di Abydos: le loro tombe, naturalmente, non erano semplici fosse, ma diventavano camere con pareti e tetti, e con sale aggiuntive per ospitare il corredo funerario. Le tombe dei primissimi sovrani dell’Egitto unito (appartenenti a quelle che sono chiamate Dinastia Zero e I Dinastia) erano forse tombe-palazzo per la vita nell’Aldilà.

MASTABA A partire dalle strutture precedenti si sviluppò gradualmente una sopraelevazione a forma di parallelepipedo, e così nacquero le mastabe. Mastaba significa “gradone”. La camera restava sotterranea, e c’era anche una cappella funebre rettangolare. La struttura era costruita con mattoni di fango. All’interno compaiono decorazioni con immagini di vita quotidiana. Il corpo era conservato in un sarcofago di legno. Tale struttura sepolcrale rimase a lungo quella tipica della nobiltà. Secondo alcuni studiosi, al di là della funzione strutturale, la mastaba potrebbe anche rappresentare simbolicamente il tumulo primordiale in cui ebbe luogo la creazione del cosmo. [36] QUADERNI DI STORIA

2 pag.indd 36 18/10/19 11:07 sta rivista e 036_037_tombe tutte le altre molto prima,ed in più quotidiani,libri,fumetti, audiolibri,e tanto altro,tutto gratis,su:https://marapcana.tech


PIRAMIDE CLASSICA Dal modello della piramide a gradoni, nel corso della IV Dinastia fu elaborata l’idea della piramide “classica”: le pareti lisce erano rivestite di calcare bianco per riflettere i raggi del sole. Il vertice della sommità era costituto dal pyramidion, placcato in elettro. La Grande Piramide di Cheope, a Giza, è la terza di questo tipo mai costruita ed è la più grande e quella meglio progettata e realizzata. Le piramidi non svettavano isolate sul paesaggio circostante, come siamo abituati a vederle oggi, ma erano il cuore di un complesso sistema architettonico religioso. Alla Piramide di Cheope, Cheope per esempio, erano collegati due templi, una via processionale, una piramide satellite per il culto del re, piramidi ausiliarie per le regine, fosse che contenevano le imbarcazioni per il viaggio del sovrano nell’Aldilà. Cheope fece costruire due camere sepolcrali nel corpo della piramide, mentre in seguito esse furono scavate nella roccia sotto la base del monumento.

PIRAMIDE A GRADONI Sovrapponendo una mastaba all’altra, durante la III Dinastia, il re Djoser creò la prima piramide, detta a gradoni, opera dell’architetto Imhotep. Corridoi e camere scavate nella roccia circondavano la piramide, alcune delle quali custodivano le sepolture dei familiari del sovrano. La camera funeraria del re era decorata e vi compaiono immagini di Djoser che celebra cerimonie sacre. Fino alla fine dell’Antico Regno, i re furono sepolti in necropoli nel deserto a Ovest della capitale Menfi.

PIRAMIDE DEL MEDIO REGNO Anche i sovrani del Medio Regno si fecero edificare piramidi funerarie. Nella loro struttura interna e nelle decorazioni erano meno standardizzate rispetto a quelle dell’epoca precedente. Nella roccia si crearono di nuovo labirinti di corridoi. I testi non furono più riportati sulle pareti, bensì sui sarcofagi, e non parlavano più di cielo e stelle, ma quasi solo del dio Osiride.

TOMBA RUPESTRE Dopo il Secondo periodo Intermedio, l’Egitto fu riunificato dai signori di Tebe. La capitale fu presto riportata a Menfi, ma Tebe rimase un centro religioso fondamentale, e i sovrani continuarono a farsi seppellire qui. Fu forse Thutmosis I a individuare il sito della Valle dei Re, una località nascosta e protetta, per tutelare dai malintenzionati il sonno dei sovrani defunti. Le tombe rupestri (indicate con la sigla KV seguita dal numero) sorsero per l’esigenza di rimanere nascoste ai predatori di tombe. L’unico modo per raggiunger le tombe faraoniche era uno stretto sentiero. I sepolcri si diramavano oltre il sentiero principale in varie camere scavate una vicina all’altra. Le loro mura erano sempre riccamente decorate. QUADERNI DI STORIA [37]

2 pag.indd 37 18/10/19 11:07 sta rivista e 036_037_tombe tutte le altre molto prima,ed in più quotidiani,libri,fumetti, audiolibri,e tanto altro,tutto gratis,su:https://marapcana.tech


Chefren

Architettura

Micerino

LA MERAVIGLIA DI GYZA Alla periferia del Cairo sorge una delle più spettacolari necropoli del mondo antico, impreziosita da monumenti ineguagliati nella storia dell’umanità: le piramidi di Cheope, Chefren e Micerino, insieme all’enigmatica Sfinge La piana di Giza con le tre imponenti piramidi, corredate dal volto dell’imperatore per cui sono state costruite: Micerino a sinistra, Chefren al centro e Cheope a destra.

L

a piana di Giza è sicuramente l’area monumentale più famosa del mondo, con le sue piramidi che costituiscono da secoli una meta affascinante per studiosi, turisti e perfino conquistatori. Il 21 luglio 1798, Napoleone incitò il suo esercito alla battaglia con la famosa frase: «Dall’alto di queste piramidi 40 secoli di Storia vi guardano». La Piramide di Cheope, in particolare, è tra le costruzioni più antiche dell’umanità, già in epoca greca annoverata tra le Sette meraviglie del mondo, e l’unica a essere sopravvissuta fino a oggi. Fu Giza (il nome moderno del quartiere presso l’attuale Cairo) la zona scelta per realizzare la necropoli reale della IV Dinastia, fu qui che vennero edificate le tre piramidi principali che dominano il suggestivo paesaggio, monumenti funebri dei faraoni

Khufu (Cheope), Khafra (Chefren) e Menkhaura (Micerino). Si trattava del fulcro di un grande complesso funerario, comprendente anche templi adibiti alla preparazione della mummia del faraone e alla celebrazione dei riti in occasione delle solenni esequie e delle successive cerimonie commemorative. Intorno alle piramidi sorgevano altre strutture destinate a contenere oggetti sacri legati al faraone: tra tutti spiccano le fosse per conservare le barche rituali del Sole che dovevano accompagnare il sovrano nel suo viaggio ultraterreno. Ci è giunto il nome del sovrintendente ai lavori della piramide di Cheope, costruita intorno al 2580 a.C.: Hemiunu. Fu lui a coordinare le migliaia di operai specializzati (e non schiavi, come si è a lungo creduto) che, servendosi di rampe su cui trascinare i blocchi portati fin lì dalle cave, realizzarono

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2 pag.indd 38 18/10/19 11:08 sta rivista e 038_039_piramidi tutte le altre molto prima,ed in più quotidiani,libri,fumetti, audiolibri,e tanto altro,tutto gratis,su:https://marapcana.tech


la straordinaria impresa. La piramide sviluppa un volume di oltre 2,5 milioni di metri cubi, in origine era alta 147 m e ogni lato delCheope la base quadrata misurava 231 m. Il tempo l’ha ridimensionata sia in altezza che in larghezza e oggi misura 137 m per 227; ma si calcola che per 3.871 anni sia stata l’edificio più alto del mondo, soppiantato, nel 1311, dalla torre della Cattedrale di Lincoln (XII secolo, 160 m, poi crollata) e poi, nel 1889, dalla Torre Eiffel (312 m). L’imponente struttura sorprende soprattutto per la perfezione delle sue misure: gli angoli sono identici e l’inclinazione costante, con margini d’errore irrilevanti, per costruirla vennero impiegati da 1 a 2,3 milioni di grandi massi, ciascuno pesante da 2 a 80 tonnellate, per un peso complessivo stimato fra i 3 e i 6,5 milioni di tonnellate. Le pareti erano rivestite di calcare bianco liscio, che rifletteva la luce solare, come si può

ancora vedere sulla La piramide di Cheope cuspide della pira(per secoli l’edificio più mide di Chefren. alto del mondo) è l’unica Dall’entrata, rivolta a Nord, pro- sopravvissuta tra le sette meraviglie del mondo cedendo al suo antico interno si trovano alcuni cunicoli e tre camere, una delle quali destinata a ospitare la mummia del sovrano; al suo centro c’è un sarcofago di granito rosa più grande dei corridoi d’accesso, il che suggerisce che dovette essere collocato nella stanza prima del completamento dell’edificio. Il suo coperchio purtroppo è andato perduto, la piramide è giunta fino a noi completamente vuota, saccheggiata già nell’Antichità. La piramide di Chefren rivaleggia in grandezza con quella del padre Cheope: è infatti solo di pochi metri più bassa, ma è stata eretta nel punto più alto della piana, e si trova al centro fra le altre due piramidi, dando così l’impressione di dominare la zona. La Grande Sfinge è prospiciente il complesso di questa piramide. La piramide di Micerino è invece la più piccola delle tre, misurando circa un quarto delle altre, ma è l’unica ad aver conservato intatte ben tre delle piccole La monumentale piramidi satellite che la circondavano, Sfinge, il cui volto potrebbe avere probabilmente tombe delle regine. • OSVALDO BALDACCI

le sembianze del faraone Chefren.

Il mistero della Sfinge

L

a Sfinge rappresenta il dio Ra-Harakhty, personificazione del sole all’orizzonte. Forse ha il volto del faraone Chefren, che la fece scolpire in uno sperone di roccia all’interno del complesso funerario. Il termine greco sphynx deriva dal nome datole già dagli antichi Egizi: shespankh, “la statua vivente”. Lunga 57 m e alta 20, le tracce di colore rinvenute fanno pensare che all’inizio fosse dipinta. Il naso mancante costituisce un mistero che ha alimentato molte leggende, ma la menomazione non sarebbe opera di Giulio Cesare né di Napoleone, bensì, forse, degli invasori arabi. QUADERNI DI STORIA [39]

2 pag.indd 39 21/10/19 12:58 sta rivista e 038_039_piramidi tutte le altre molto prima,ed in più quotidiani,libri,fumetti, audiolibri,e tanto altro,tutto gratis,su:https://marapcana.tech


Architettura

LA MAGNIFICENZA DI LUXOR E KARNAK Per il poeta Omero, Tebe era «uno scrigno di tesori d’inestimabile ricchezza» e non sbagliava: la potenza della città egizia fu leggendaria in tutto il mondo antico, e a testimoniarlo restano i suoi grandiosi templi Il Santuario di Amon Ra a Karnak, santuario principale del potente dio di Tebe.

T

ebe, il cui nome originario era Waset, “la città dello scettro”, è stata a lungo la capitale dell’Egitto e senz’altro una delle città più importanti in assoluto del Paese e dell’intero mondo precedente a quello greco. Essa sorgeva nell’area dell’odierna Luxor, capoluogo dell’omonima regione e qui si trovano ancora oggi due dei più spettacolari e meglio conservati templi di pietra, detti di Luxor e di Karnak. I monumenti s’innalzano sulla riva orientale del fiume, destinata

alle attività dei vivi, mentre sulla sponda occidentale si trovavano le necropoli. La zona del tempio di Luxor ha offerto numerose testimonianze della presenza di strutture sacre antiche, ma l’edificio attuale è stato costruito a partire dal XV secolo a.C., a opera dei faraoni Amenofi III e Ramses II; in seguito, altri sovrani delle Dinastie XIX e XX arricchirono la struttura con decorazioni e cappelle secondarie. L’edificio era dedicato al culto del maggiore dio di Tebe, Amon, che nel

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Nuovo Regno era diventato anche divinità nazionale dell’Egitto. In questo tempio, in particolare, Amon era assimilato al dio Min, divinità itifallica collegata alla fertilità, alla riproduzione e al raccolto. In epoca tarda un viale di sfingi lungo 3 km collegava il tempio di Luxor a quello di Karnak, che era il santuario principale del potentissimo Amon Ra, il quale durante la stagione delle inondazioni “visitava” il tempio di Luxor nel corso di una festa che si protraeva per un mese intero. Tra i magnifici rilievi che decorano le varie sale scoperte ci sono diverse rappresentazioni di feste religiose che ci restituiscono con vividezza sprazzi di queste solenni ma anche gioiose cerimonie. Caratteristica di questi templi sono i grandi piloni di accesso con le statue monumentali e le sale dagli enormi colonnati di pietra. L’imponente complesso templare di Karnak (sito su un’area che misura circa 1,5 km per almeno 800 m) comprende svariati templi nonché numerose cappelle e santuari, dedicati a diverse divinità, tra cui Montu, il dio-falco della guerra che era il primo nume tutelare di

Tebe. Del tempio fa parte anche un laghetto, presso il quale i sacerdoti officiavano i riti notturni. Il complesso di Karnak, più antico e articolato di quello di Luxor, risale quantomeno al Medio Regno e alla XII Dinastia, e conserva testimonianze di numerosi faraoni, dai Tuthmosidi fino all’epoca più tarda; inoltre vanta lavori e costruzioni fatti eseguire dai Tolomei e, in epoca più tarda, anche dagli imperatori romani. Tra le molte sale spicca quella detta “dell’orto botanico”, perché è decorata con rappresentazioni di piante, uccelli e animali esotici. Era nei templi di Luxor, e soprattutto di Karnak, che i faraoni tebani celebravano le “feste sed”, i giubilei trentennali che riconfermavano la regalità del sovrano. •

L’interno del monumentale tempio di Karnak. Sotto, il tempio rupestre di Deir el-Bahari.

OSVALDO BALDACCI

L’incanto di Deir El-Bahari

D

i fronte a Karnak, sull’altra sponda dl Nilo, nella località di Deir el-Bahari, sorgeva un tradizionale luogo di culto per la dea Hathor. Proprio qui il faraone Mentuhotep dell’XI Dinastia decise di erigere il proprio tempio funerario. E soprattutto tale sovrano fu imitato da Hatshepsut, il faraone donna che regnò sul Paese nel momento del suo massimo splendore. I templi rupestri di Deir el-Bahari hanno la caratteristica di aver sfruttato le terrazze naturali per ospitare le varie parti dell’edificio, e inoltre la facciata è caratterizzata da un colonnato all’estremità della terrazza. Il tempio di Hatshepsut, tra i luoghi più visitati in Egitto, conserva magnifici rilievi che narrano tanto la nascita divina della sovrana, insieme a epi-

sodi importanti del suo regno, come la celebre e ineguagliata spedizione navale nel lontano Paese di Punt (forse la Somalia).

QUADERNI DI STORIA [41]

pag.indd 41 18/10/19 11:10 sta rivista e 040_041_luxor tutte le altre 2molto prima,ed in più quotidiani,libri,fumetti, audiolibri,e tanto altro,tutto gratis,su:https://marapcana.tech


Architettura

LA MAESTOSITÀ DI ABU SIMBEL Nei templi rupestri alle porte della Nubia, il faraone Ramses II celebrò, oltre alle maggiori divinità egizie, soprattutto se stesso, la sua consorte e la propria imperitura gloria militare Il tempio maggiore di Abu Simbel, con la facciata dominata da quattro colossali statue del sovrano Ramses II assiso in trono.

A

d Abu Simbel, alle porte della

Nubia, Ramses II edificò due maestosi templi rupestri, scavandoli in uno sperone di roccia che dominava il corso del Nilo. Ora sono riconosciuti dall’Unesco come patrimonio dell’umanità. La facciata del tempio principale è dominata da quattro colossali statue del faraone assiso in trono, alte circa 21 m. Ai piedi dei colossi ci

sono sculture più piccole che rappresentano alcuni parenti del sovrano, in particolare la moglie, la madre e i figli. Complessivamente la facciata del tempio è alta 30 m e larga 35. Sulla sommità c’è una fila di statue di babbuini, con le zampe anteriori sollevate in atto di adorazione al sole nascente. Il sole era centrale per questo tempio, così come in tutta la civiltà egizia: l’edificio (o forse sarebbe meglio dire la grotta) era scavato in modo tale che due volte all’anno, quando il sole sorgeva all’orizzonte sull’altra sponda del Nilo, i raggi penetrassero esattamente dalla porta del tempio attraversando la

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Abu Simbel visto dalla sponda opposta del Nilo.

grande sala con otto pilastri a forma di colossali statue del re e la successiva sala colonnata: attraverso il vestibolo e la cella-santuario andavano a illuminare in pieno le quattro statue divine collocate nella nicchia in fondo al tempio, in un giorno specifico di febbraio e di ottobre che corrispondeva a una grande festività legata al faraone. Le quattro statue rappresentavano lo stesso sovrano con i tre principali dei della sua epoca: Ptah di Menfi (questa statua, in omaggio alle caratteristiche del dio, rimane sempre in ombra), Amon-Ra di Tebe e Ra-Harakhti di Eliopoli. Per comprendere la precisione degli antichi lavoranti egizi, si tenga presente che quando in epoca moderna i templi furono spostati e ricostruiti non si riuscì a evitare lo scarto di un giorno con l’allineamento al sole e alle stagioni previsto degli antichi architetti.

Il complesso, forse risalente ai primi anni di regno del faraone, testimonia che Ramses II si fece considerare una divinità già in vita, almeno nella propaganda, come testimonia anche il grande bassorilievo sulla parete settentrionale, che raffigura la battaglia di Qadesh, vanto del sovrano. Sulle altre pareti ci sono scene di guerre condotte in Siria, Libia e Nubia. Il tempio piccolo, accanto a quello principale, era dedicato ad Hathor e alla regina Nefertari. Delle sei statue alte 10 m e scolpite sulla facciata, quattro rappresentano ancora il re, ma due la regina, delle stesse dimensioni del consorte. Principi e principesse accompagnano i regnanti. La pianta del tempio è la stessa di quello maggiore, in versione ridotta, e la nicchia ospita una statua della dea Hathor che protegge il re. • OSVALDO BALDACCI

Le pareti interne dei templi sono decorate da bassorilievi con le imprese del sovrano. Sotto, una fotografia dei lavori di trasferimento.

Il trasferimento dei templi

A

bu Simbel è celebre per la grande operazione internazionale di trasferimento, quando l’Egitto decise di costruire sul Nilo la diga di Assuan. I lavori avrebbero generato il lago Nasser, con il conseguente allagamento di gran parte del territorio circostante. Così si decise di salvare gli splendidi templi rupestri con un’impresa grandiosa, destinata a passare alla Storia. Ben 113 Paesi si attivarono, inviando uomini, denaro e tecnologie per salvare i monumenti. L’operazione, che vide il coinvolgimento di specialisti italiani (in particolare il gruppo di cavatori di marmo provenienti da Carrara, Mazzano e Chiampo, che guidò i lavori), fu compiuta tra il 1964 e il 1968, e i templi trasferiti a circa 210 m di distanza, a un’altezza di 65 m. Le facciate e le pareti interne furono tagliate in blocchi e smantellate, i grandi reperti (accuratamente numerati) furono smontati, trasferiti e ricostruiti fedelmente all’interno di due strutture di cemento a cupola. QUADERNI DI STORIA [43]

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Architettura

L’ENIGMA DELLA VALLE DEI RE Per salvaguardare le sepolture e i loro preziosissimi corredi, i faraoni del Nuovo Regno abbandonarono i vistosi mausolei fino ad allora in voga, preferendo tombe nascoste nella roccia

Sotto, una mappa e una veduta della regione in cui si trova la Valle dei Re, con le 62 tombe che dovevano essere inviolabili.

I

l pensiero fisso di garantirsi la sopravvivenza dopo la morte spingeva i faraoni a trovare sempre nuove soluzioni per le loro tombe. Le monumentali piramidi furono abbandonate anche perché attiravano troppo l’attenzione dei saccheggiatori. Così, i sovrani di origine tebana del Nuovo Regno guardarono alla loro patria di origine per trovare una soluzione differente, anzi completamente opposta. Essi infatti scelsero di nascondere le loro tombe e di separare tutti i complessi funerari per tenerli distinti e distanti dal luogo di sepoltura, con l’intento di

Ramses II Tutankhamon Amenofi II

mantenere questo segreto. Per questo scopo identificarono come località ideale una stretta valle sulla sponda occidentale del Nilo. Tale area (oggi chiamata Valle dei Re, mentre gli Egizi la chiamavano Ta-sekhet-maat, “il grande campo”) ospita le tombe dei sovrani sepolti fra il 1552 e il 1069 a.C. circa (Dinastie XVIII, XIX e XX). Si tratta di tombe scavate nella roccia. La loro pianta è sempre diversa e varia a seconda della potenza e della durata del regno del faraone. Tutte presentano un corridoio che dall’apertura conduce alle sale ipostile, terminando con la camera funeraria, ma nessuna tomba è uguale all’altra. Tutte, però, sono meravigliosamente affrescate ed erano destinate a ospitare ricchissimi corredi funerari. Le precauzioni dei sovrani, tuttavia, non furono sufficienti, e solo la tomba di Tutankhamon è arrivata fino a noi

Seti I

Thutmosis III

Le perle della necropoli

[44] QUADERNI DI STORIA

valle dei re 2 pag.indd 44 21/10/19 14:45 sta rivista e 044_045_la tutte le altre molto prima,ed in più quotidiani,libri,fumetti, audiolibri,e tanto altro,tutto gratis,su:https://marapcana.tech


quasi intatta, mentre le altre furono svuotate fin dall’Antichità. Il tesoro del “faraone bambino” (dal regno breve e poco significativo) può dare un’idea di quale poteva essere il tesoro che accompagnava nell’Aldilà sovrani gloriosi e potentissimi, come Tuthmosis III o Ramses II.

Dove dormono i sovrani

La Valle dei Re ospita 65 tombe (denominate con una sigla da KV1 a KV65, in ordine di scoperta, dove KV indica Kings’ Valley), alcune delle quali ancora sotto studio. La Tomba di Tutankhamon è la KV62, l’ultima a essere aperta, e per questo si fa spesso riferimento alle 62 tombe della valle, ma in seguito sono state aggiunte altre tre localizzazioni. Alcuni dei sepolcri non sono di faraone, e alcuni mausolei sono di incerta o controversa attribuzione. Spicca la tomba dei figli di Ramses II, che conta più di 150 stanze. Alcune tombe non furono completate, altre vennero riutilizzate più volte da sovrani diversi. La segretezza non fu sufficiente a proteggere i mausolei dai saccheggiatori: abbiamo il racconto di due episodi in cui i tombaroli profanarono la tomba di Ramses II già durante il regno del suo successore, Ramses III. A un certo punto, i sacerdoti ritennero che le tombe non offrissero sufficienti garanzie, e di conseguenza si premurarono di riesumare le mummie per nasconderle in ripostigli ricavati nelle grotte dei dintorni, dove sono state ritrovate, spesso semplicemente

La segretezza delle tombe non bastò a salvare dai saccheggiatori le favolose ricchezze. La tomba di Tutankhamon è l’unica di cui abbiamo trovato intatto il magnifico tesoro ammucchiate una sull’altra. Un destino paradossale per regnanti che ambivano a venire tumulati in tombe sfarzose, che avrebbero dovuto proteggere i loro corpi nei secoli. • OSVALDO BALDACCI

La Valle delle Regine

L

e tombe dei faraoni nella Valle dei Re non furono gli unici mausolei rupestri della regione tebana. Molte erano anche le sepolture private, e tutti i colli sulla sponda occidentale del Nilo avevano una valenza sacra e funeraria, in quanto gli Egizi ravvisavano nel loro profilo la dea Hathor, la quale ospitava nel proprio grembo il sole al tramonto per partorirlo di nuovo. Vicino alla Valle dei Re si trova quella che oggi è nota come Valle delle Regine (nota nell’antichità come Ta-Set-Neferu, “il luogo dei figli del re”). In questa seconda valle furono scavati nella roccia altri mausolei, prevalentemente destinati ai familiari del sovrano, a partire dai figli fino alle “grandi spose reali”, ma vi furono sepolti anche membri della nobiltà. Sono presenti decine di tombe (poco meno di cento, indicate con la sigla QV, da Queen’s Valley), fra le quali spicca il meraviglioso monumento funerario della regina Nefertari, amata consorte di Ramses II, tomba riccamente decorata con rilievi policromi ancora intatti e recentemente restaurati (nella foto a destra).

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Vita Quotidiana

I

SEGNI DELLA

CONOSCENZA La scrittura geroglifica ha una storia millenaria che di per sé è un’opera d’arte. I suoi segni avevano un potere che andava oltre la pura capacità di rappresentare: erano magici e propiziatori di buona sorte

L Sotto, un esempio di tavoletta iscritta con geroglifici.

’Egitto contende alla mitica Mesopotamia il primato dell’invenzione della scrittura. I primi geroglifici apparvero sul finire del IV millennio a.C., e sembrano già ben delineati. Sono presenti sulle etichette dei corredi funerari dei faraoni delle primissime dinastie ad Abydos, così come nei rilievi che citano il nome

dei sovrani. Ciò dimostra come la scrittura nacque per scopi pratici e amministrativi, ma subito venne usata anche per esprimere concetti astratti, come i nomi propri, e per tramandare storie: tanto quelle degli uomini quanto quelle degli dei. Fino al regno di Den, quarto re della I Dinastia, i sigilli recavano in genere soltanto il

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nome del re e dei suoi funzionari. Poi vi furono accostati titoli e, verso la fine della I Dinastia, si arrivò a formulare frasi intere. La scrittura era dotata di valenze magiche. Le immagini erano “potenti”, la parola, tanto più quella scritta, rendeva reale ciò che significava. Tanto che, in alcuni testi più antichi, certi geroglifici venivano rappresentati spezzati, proprio per impedire che la loro presenza nelle tombe potesse dimostrarsi pericolosa per i defunti. Geroglifico è una parola greca, formata da hieròs (sacro) e glyphein (scrivere), che significa “segno sacro”.

Antenati dei rebus

Non tutti i segni avevano lo stesso valore o venivano usati allo stesso modo. Il principio base era quello pittografico, per il quale un simbolo (che nel geroglifico classico era un vero e proprio disegno descrittivo) rappresentava proprio l’oggetto raffigurato. C’erano poi segni ideografici, dove il simbolo poteva descrivere un concetto astratto, espresso attraverso una raffigurazione. Presto i simboli assunsero anche un valore fonetico: persero la relazione diretta di significato con quanto rappresentavano, e vennero utilizzati solo per indicare le lettere che formavano la parola. C’erano simboli che indicavano un’unica lettera (un po’ come nel nostro alfabeto, ma non in modo univoco) e altri che potevano indicare una sillaba o anche un gruppo di più lettere. La notazione delle vocali non era prevista, se non in modo marginale (come anche oggi avviene per lingue come l’arabo o l’ebraico), ragion per cui ancora oggi non siamo certi di come venissero davvero pronunciate le parole egizie. Vennero poi utilizzati anche segni detti “determinativi”, che servivano solo a indicare la categoria della parola (per esempio, “uomo”, “dio”, “città”), i quali non

venivano pronunciati. Altri simboli, infine, avevano valore prettamente grammaticale, indicando, per esempio, il plurale. Sono conosciuti circa 750 differenti geroglifici, che in epoca tarda proliferarono ulteriormente. La particolarità di questo complesso sistema di scrittura, che richiama un po’ quello dei moderni rebus, è che tutti i diversi usi dei simboli (pittografici, ideografici, fonetici) erano usati contemporaneamente, anche nella stessa frase e persino nella stessa parola; a volte i simboli fonetici servivano a specificare o rafforzare la lettura dei simboli ideografici. La scrittura poteva essere svolta indifferentemente da destra verso sinistra o viceversa, o anche dall’alto verso il basso: l’orientamento dei segni aiutava a capire la direzione di lettura, essendo i geroglifici (per lo più rappresentati di profilo) rivolti sempre verso l’inizio del testo. Quella geroglifica è la scrittura più antica, meglio definita e di maggior pregio artistico. Era adottata soprattutto sui monumenti ufficiali: steli, templi, pareti tombali. Scribi, funzionari e sacerdoti sovrintendevano alla realizzazione delle preziose iscrizioni, che erano materialmente eseguite da scalpellini e operai.

Sopra a destra, gli incavi nella tavoletta di legno che ospitavano gli inchiostri rosso e nero. Sopra a sinistra, lo scriba, che grazie alla sua conoscenza dei geroglifici, era un funzionario indispensabile, investito di un’autorità e di un potere considerevoli.

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4 pag.indd 47 18/10/19 11:14 sta rivista e 046_049_scrittura tutte le altre molto prima,ed in più quotidiani,libri,fumetti, audiolibri,e tanto altro,tutto gratis,su:https://marapcana.tech


Vita Quotidiana

Dal disegno al simbolo

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a scrittura geroglifica conserva in sé le diverse fasi della sua evoluzione, che poi è anche un po’ l’evoluzione dell’uomo e del pensiero. Da un primo stadio prettamente figurativo si passò, per capacità di astrazione, fino all’uso di singoli segni per indicare lettere e suoni (una forma di notazione non ancora paragonabile al nostro alfabe-

to, perché non prevede l’uso esclusivo dei fonemi). Iniziò così l’evoluzione che portò all’alfabeto, come dimostrano i segni protocananei scoperti nel Sinai: geroglifici semplificati che fecero da ponte con la Fenicia, dove si incrociarono con la semplificazione del cuneiforme, dando poi vita alle nostre lettere.

UN PASSAGGIO GRADUALE Il processo di semplificazione che condusse dalla scrittura geroglifica a quella cosiddetta ieratica avvenne per gradi, dettato dall’esigenza di rendere più semplice e veloce la scrittura, soprattutto quando si trattava di appunti o testi non ufficiali. Ecco alcuni esempi di geroglifici che, progressivamente, si tramutarono in segni della nuova scrittura, detta ieratica. PASSAGGI VERSO LO IERATICO

GEROGLIF

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L’ANTENATO DELL’ALFABETO L’uso puramente fonetico di alcuni geroglifici fu il primo passo verso l’alfabeto, la cui invenzione viene in genere attribuita ai Fenici (che ebbero strettissime relazioni con gli Egizi) prima del XII secolo a.C. [48] QUADERNI DI STORIA

4 pag.indd 48 18/10/19 11:14 sta rivista e 046_049_scrittura tutte le altre molto prima,ed in più quotidiani,libri,fumetti, audiolibri,e tanto altro,tutto gratis,su:https://marapcana.tech


Il papiro del Re

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in dall’Antico Regno si usavano comunemente fogli di papiro per la scrittura. La pianta era molto diffusa lungo il Nilo, soprattutto nel Delta, e fu disposta un’apposita organizzazione per la sua raccolta (la pianta del papiro era considerata un monopolio regale: la parola deriva da pa per-aa, “ciò che appartiene alla casa del re”), anche se poi il fusto era utilizzato anche dalle persone comuni come fibra tessile e persino in cucina. Lavoratori specializzati utilizzavano la parte interna dei fusti, che potevano raggiungere anche i 6 m di altezza, per trasformarli in superfici adatte alla scrittura. La fibra era tagliata in strisce sottili, che

venivano disposte parallelamente l’una all’altra fino a formare uno strato omogeneo; poi un altro strato veniva realizzato con fibre perpendicolari alle precedenti. Gli strati aderivano fra loro grazie alle secrezioni naturali e inoltre erano battuti e pressati, fino a formare un foglio omogeneo e liscio. I rotoli di papiro realizzati collegando più fogli potevano arrivare a misurare anche molti metri.

Dalla pietra al papiro

d’inchiostro nero e rosso. Lo scriba immergeva la punta del pennellino di giunco nel vasetto, la intingeva nell’inchiostro e poi dipingeva lo scritto sul foglio di papiro che giaceva sulle sue ginocchia. Gli appunti veloci e non destinati a durare (come le note di lavoro) venivano presi su tavolette di legno incerate, riutilizzabili ogni volta che la superficie veniva lavata e ripianata. È ben testimoniato l’uso di scrivere su pezzi di coccio, materiale poco pregiato, probabilmente sia per fare esercizio, sia per L’uomo che risolse l’enigma quelli che erano opo molti tentativi, fu lo studioso francese Jeanschizzi eseguiti François Champollion (1790-1832) a riuscire nell’impreper divertimensa di decifrare i geroglifici egizi. Di grande aiuto gli fu la Steto. Naturalmente le di Rosetta, un’iscrizione incisa su una lastra di basanite non tutti sapenera, di circa 1 m per 76 cm, ritrovata nel 1799 da un ufficiavano leggere e le napoleonico presso la città di Rosetta, nel Delta del Nilo. scrivere, ma ogni Si tratta di un’opera tarda, del 196 a.C., che riporta un villaggio aveva il decreto del sovrano macedone d’Egitto Tolomeo V Epifane. suo scriba che si Lo stesso testo vi viene riportato in greco, egizio geroglifico occupava degli ed egizio demotico. Partendo dal testo greco e appiglianatti e dei docudosi soprattutto ai nomi noti dei sovrani, Champollion riumenti. •

Presto questa scrittura fu semplificata per essere usata in modo più agevole sui papiri: questa sorta di “corsivo” prende il nome di ieratico. Nel I millennio a.C. comparve anche il demotico, una scrittura ulteriormente semplificata. Sui papiri scrivevano gli scribi, la cui dotazione era composta da una tavoletta con inchiostro, un portapenne e un vasetto d’acqua. Due incavi nella tavoletta contenevano dischetti

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scì a ottenere un decisivo progresso nella decifrazione della scrittura faraonica e della sua fonetica.

Jean-François Champollion, l’uomo che decifrò la Stele di Rosetta, riuscendo a risolvere il mistero della scrittura geroglifica.

OSVALDO BALDACCI

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Vita quotidiana

SAPORI D’ORIENTE La ricchezza dell’Egitto si vedeva anche a tavola: le mense abbondavano di frutta, verdura, carne, pane, pesce, sempre accompagnati da birra e vino

Dai cereali si ricavavano pane e birra, che erano alla base della dieta egizia (come illustra questo dipinto parietale del 2500 a.C.).

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li Egizi facevano due pasti al giorno, all’alba e alla sera, a volte con l’aggiunta di un terzo pasto fra i due. Mangiavano inginocchiati davanti a un tavolo basso e rotondo, in piatti comuni, con le mani. Grazie alla straordinaria fertilità e ricchezza della terra del Nilo, avevano un’alimentazione varia, anche se naturalmente c’erano consistenti differenze fra i menù dei nobili e quelli del popolo. C’era grande abbondanza di cereali, ortaggi, frutta, latte, pesce e anche carne. Il pane e la birra, derivati sia dal grano che dall’orzo, erano diffusi in ogni classe sociale, e per le persone

più umili costituivano la base dell’alimentazione, spesso accompagnati da zuppe di verdura. Grazie all’abbondanza d’acqua, gli orti offrivano una grande varietà di prodotti: cipolle, cetrioli, lenticchie, fagioli, fave, ceci, piselli, lattuga, angurie, fichi, uva, datteri. A meno che non si fosse del tutto indigenti, poi, ci si potevano permettere anche pesce del Nilo (preparato in salamoia o essiccato) e pollame come quaglie, piccioni, anatre e oche, di cui venivano consumate anche le uova. La carne più pregiata di bovini e suini era destinata ai nobili, insieme a quella di animali

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oriente 2 pag.indd 50 18/10/19 11:15 sta rivista e 050_051_sapori tutte le altre molto prima,ed in più quotidiani,libri,fumetti, audiolibri,e tanto altro,tutto gratis,su:https://marapcana.tech


più esotici riservati ad occasioni speciali. Il latte era comune, sia per i bambini che per gli adulti, così come molto utilizzato era il miele, cui gli Egizi riservavano grande attenzione, specialmente tra i ricchi, per i quali non mancavano i dolci; il prezioso alimento veniva largamente utilizzato anche per la preparazione dei farmaci. Da terre lontane arrivavano poi mango, mandorle, avocado e altri frutti tropicali.

Dalla cucina alla tavola

I piatti erano preparati con abbondanza di olio, ma non di oliva, che fu importato in seguito dai Paesi mediterranei; si usavano oli ricavati dal sesamo, dal ricino, dai semi di lino e dal ravanello, e anche burro, grasso d’oca e crema di latte. Per insaporire le pietanze si ricorreva alle spezie, come aglio, cumino, prezzemolo, coriandolo. I cibi erano bolliti o cotti sulla brace, ma alcuni, come la carne dei volatili, potevano essere consumati anche crudi. Si cucinava su piccoli fornelli mobili di terracotta, di forma cilindrica, aperti in alto e con una porticina nella parte inferiore, su un fuoco di carbone dolce e legna. I poveri utilizzavano marmitte e casseruole di terracotta Quanto alle bevande, i

papiri elencano ben diciassette tipi di birra diversi. Tendenzialmente era dolce, e veniva aromatizzata preparando un impasto di pane messo in ammollo, che poi veniva reimpastato con le sostanze aromatizzanti, soprattutto datteri e spezie. Si faceva fermentare il tutto che poi veniva filtrato prima di essere riposto nelle giare. Oltre alla birra, chi poteva permetterselo beveva vino e anche un superalcolico derivato dalla fermentazione del dattero. Dal succo d’uva, poi, si ricavava anche una gustosa bevanda analcolica. Anche il melograno, oltre ad essere consumato come frutto, veniva utilizzato per realizzare bevande fresche o fermentate. •

I ricchi orti egizi offrivano verdura e frutta in abbondanza (pittura parietale da una Tomba di Luxor che risale al XI secolo a.C.) . Sotto, la statuetta proveniente da Giza, raffigura un servo intento a cucinare (2400 a.C.). .

OSVALDO BALDACCI

Festosi banchetti

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banchetti erano uno degli svaghi preferiti degli Egizi di ogni condizione. Quelli dei nobili erano naturalmente assai sontuosi, come rivelano le scene minuziosamente raffigurate nelle tombe. In quelle occasioni non si stava, come al solito, per terra ma si utilizzavano sedie dalla spalliera alta o sgabelli e cuscini; in genere gli uomini si allineavano da un lato e le donne dall’altro, anche se le coppie potevano, se lo desideravano, sedere insieme. Le stoviglie potevano essere di ceramica preziosa o di alabastro. Non esistevano posate e si usavano le mani, per lavare le quali c’erano appositi catini pieni d’acqua. I pasti erano serviti da ancelle e la compagnia era allietata da musicisti e ballerini. (A lato, un dipinto della tomba-cappella di Nebamon, 1350 a.C.).

oriente 2 pag.indd 51 18/10/19 11:15 sta rivista e 050_051_sapori tutte le altre molto prima,ed in più quotidiani,libri,fumetti, audiolibri,e tanto altro,tutto gratis,su:https://marapcana.tech


Vita quotidiana

L’ELEGANZA DEL LINO Gli Egizi prestavano molta cura al proprio aspetto. L’abbigliamento poteva essere estremamente raffinato, grazie a gioielli e accessori indossati su vesti di lino dal taglio semplice ed elegante

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l modo preferito di vestirsi degli antichi Egizi era... stare senza vestiti, o quasi. Il gran caldo della Valle del Nilo (per non parlare del deserto) condizionava ovviamente l’abbigliamento della popolazione. Ma non per questo bisogna sottovalutare l’importanza che gli Egizi attribuivano agli abiti. Certo, le classi più umili e lavoratrici badavano al sodo: per gli uomini è ovunque testimoniato che l’indumento più comune era un semplice gonnellino fermato da una cintura, il quale di solito arrivava al ginocchio e poteva avere varie fogge, a seconda delle epoche, ma che a volte era poco più di un perizoma. A volte una gonna più ampia copriva l’indumento più semplice. Entrambi si annodavano sul ventre. Il gonnellino più raffinato poteva assomigliare a un piccolo grembiule a pieghe, e sembra che fosse molto inamidato. Tale indumento era spesso lo stesso indossato dai nobili, dal faraone e anche dalle divinità maschili. Certo le classi agiate vi aggiungevano altri elementi, a partire da una larga camicia (nel Gli Egizi vestivano spesso un semplice gonnellino restando a petto nudo, ma amavano comunque indossare gioielli come collane e pettorali.

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Gusti raffinati

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li Egizi furono maestri incontrastati nella realizzazione dei gioielli, tanto da influire sulle culture vicine e su quelle future. L’oreficeria era il loro fiore all’occhiello, grazie alla disponibilità di oro, materia prima che veniva dalla Nubia e che invece scarseggiava nel Vicino Oriente. I maestri orafi amavano realizzare gioielli dalle montature in oro, nelle quali venivano incastonate preziose pietre colorate, come il lapislazzuli che veniva dall’Afghanistan e il turchese proveniente dal Sinai. Non mancavano altre pietre preziose verdi o rosse, e molto veniva realizzato in pasta di vetro. Una particolare cura era dedicata alla realizzazione di grandi collane e pettorali, che venivano indossati dai faraoni (anche dalle loro mummie) e dai nobili. I bracciali costituivano un’altra specialità, così come tiare e diademi. Ma la produzione quasi di massa di gioielleria (o bigiotteria) riguardava soprattutto gli amuleti, molto apprezzati e diffusi.

Nuovo Regno ne era molto diffusa una spesso pieghettata e con scollo a girocollo, che poteva avere maniche lunghe o corte) e a volte una sorta di mantello, che si può immaginare fosse utilizzato soprattutto d’inverno. I mantelli erano costituiti da un grande rettangolo di stoffa leggera finemente pieghettata, che veniva avvolto intorno al corpo, passava sotto un braccio e si annodava sul petto. L’abito comune delle donne era una lunga tunica il cui modello più semplice e antico, costituito da un unico taglio di stoffa, è poi rimasto nella raffigurazione classica delle divinità

femminili. Andava dal seno alle caviglie, era abbastanza aderente e veniva sorretta da bretelle sulle spalle. Il tessuto più comune per tutti gli abiti egiziani era il lino, di cui esistevano vaste coltivazioni. La sua leggerezza lo rendeva perfetto per i climi caldi, e in particolare le donne amavano coprirsi con indumenti diafani e spesso praticamente trasparenti. Anche il cotone era diffuso.

L’importanza degli accessori

I piedi erano spesso scalzi, soprattutto nelle epoche più antiche e nelle classi più povere, ma fin dall’inizio della civiltà egizia sono attestati i sandali, fatti in fibra intrecciata di papiro e solo più tardi (e più di rado) di cuoio, simili alle nostre infradito. Quella di “portasandali” era una delle cariche più prestigiose presso i primi faraoni, e nelle tombe sia dei ricchi che dei poveri sono state ritrovate queste calzature, diventate comuni nel Nuovo Regno, e che i faraoni arricchivano di materiali preziosi. Il modo migliore per esaltare gli abiti era l’utilizzo di accessori, e in particolare dei gioielli in cui gli Egizi erano maestri. Le immagini e i ritrovamenti archeologici mostrano ogni tipo di prezioso realizzato nei più diversi materiali: collane, bracciali, anelli, orecchini, cavigliere, pettorali (splendido quello della principessa Nepheruptah, raffigurato sopra), generalmente d’oro ma resi policromi grazie all’incastonatura di lapislazzuli e pietre preziose. Non mancavano cinture, reticelle e in rari casi persino i guanti. Alcuni abiti erano poi legati alla funzione sociale e ai riti delle cerimonie: re e regine, come pure il visir e i sacerdoti, potevano vestire in modo sfarzoso ma difficilmente erano liberi dai vincoli imposti dal loro ruolo. •

Pettorale della principessa Nepheruptah. I gioielli costituivano il mezzo migliore per arricchire ed esaltare l’eleganza degli abiti.

La classica rappresentazione di una coppia egizia, lui (dalla pelle rossa) con gonnellino e lei (dalla pelle chiara) con una tunica leggera.

OSVALDO BALDACCI QUADERNI DI STORIA [53]

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Vita quotidiana

BEAUTY CASE Una lunga parte della giornata era dedicata alla cura dell’aspetto e della persona. Le egizie amavano truccarsi e curavano molto i capelli, sebbene fosse comune l’uso di indossare complicate parrucche Le donne egizie amavano i profumi in ogni varietà, come fiori, unguenti e “coni di profumo” realizzati con grasso aromatizzato, che sciogliendosi con il passare delle ore rilasciavano gli aromi.

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li antichi Egizi dedicavano particolare cura alle acconciature, il che potrebbe apparire strano se si pensa che, a causa del caldo, gli uomini preferivano tenere i capelli rasati a zero e, in particolari occasioni, portare la parrucca. Anche per i bambini esisteva un’acconciatura tipica, con la testa interamente rasata a eccezione di una treccia (o, a volte, di una coda di cavallo) che ricadeva sulla spalla destra: anche i prìncipi e gli dei bambini sono rappresentati pettinati così. Intorno ai 10 anni, il taglio di questo ciuffo, insieme alla circoncisione, segnava il passaggio all’età adulta. Le bambine

portavano invece i capelli corti, tranne in particolari occasioni, in cui sono raffigurate con acconciature a imitazione delle adulte. Tra gli uomini, l’abitudine più diffusa era quella di rasarsi il capo e lasciarlo esposto (i sacerdoti erano tenuti a radersi completamente il corpo prima di accedere al tempio). Le alternative erano una pettinatura a caschetto (che sembra non avere distinzioni di casta) oppure i capelli corti. I funzionari di alto grado spesso si facevano crescere dei riccioli che coprivano le orecchie e formavano una curva dalle tempie alla nuca. La barba posticcia era un attributo tipico

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parr 2 pag.indd 54 18/10/19 11:16 sta rivista e 054_055_truc tutte le altree molto prima,ed in più quotidiani,libri,fumetti, audiolibri,e tanto altro,tutto gratis,su:https://marapcana.tech


del faraone, quasi obbligatorio per attestarne la regalità, mentre quasi nessuno, indipendentemente dalla classe sociale, si faceva crescere una vera barba. Per le donne, l’acconciatura era una questione ben più importante e complicata. In epoca più antica era raro portare i capelli molto lunghi e solo con il passare dei secoli iniziò la moda delle trecce, preferibilmente sottili. Gli scritti indicano il lavaggio dei capelli come una pratica diffusa, e non di rado vengono citati balsami e tinture. Molto in voga fra gli antichi Egizi erano le parrucche, in diverse fogge, diffuse almeno a partire dalla V Dinastia e indossate tanto dalle donne quanto dagli uomini. Esse avevano una funzione sociale (probabilmente servivano a identificare lo status di chi le portava) ed erano utilizzate soprattutto nelle occasioni ufficiali. Realizzate con capelli naturali (o, in qualche caso, in fibre vegetali), venivano impreziosite da nastri e gioielli e cosparse di profumo, e talvolta quelle delle regine erano ornate con piume d’avvoltoio. Le parrucche maschili, corte o di lunghezza media, nell’Antico Regno erano più austere, per poi diventare via via più

sofisticate. Oltre alle parrucche complete venivano utilizzate le extension, anch’esse ritrovate nelle tombe. Per raccogliere le treccine si ricorreva a spilloni di legno, osso o avorio. Nelle occasioni di festa, sul capo si portava un cono di grasso pieno di aromi e profumi, che sciogliendosi umidificava la pelle seccata dal calore e diffondeva profumi gradevoli che celavano gli afrori del corpo e dei capelli. Ricchissima era la gamma di strumenti per la cosmesi, ritrovati in gran numero tra gli arredi funebri: tavolozze, bastoncini, spatole, pettini, pinzette, rasoi e specchi, insieme a raffinati vasetti che contenevano unguenti, creme, henné, tinte per capelli, belletti, kajal. Gli occhi erano sempre molto truccati, si tingevano le unghie, e mani e piedi venivano decorati con l’henné. Le donne amavano schiarirsi la pelle con una crema a base di biacca, che aveva diverse tonalità di colore e veniva spalmata anche sulle labbra, benché quest’uso non fosse molto comune. • OSLAVDO BALDACCI

Le parrucche erano molto curate e rappresentavano lo status sociale di chi le portava. Erano anche considerate un ornamento di carattere erotico e, in quel caso, erano l’unica cosa indossata dalla donna.

Gli strumenti da toeletta e da trucco erano contenuti in cofanetti molto simili ai moderni beauty case: quello della foto risale al 1400 a.C.

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Vita quotidiana

I PAPIRI EROTICI Dalle sabbie egiziane ci sono arrivate le prime testimonianze di una sessualità gioiosa e molto disinibita, stimolata dall’uso sapiente di unguenti e parrucche

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Secondo una delle principali cosmologie egizie, l’universo nacque dall’unione di terra e cielo: un emblema della forza creatrice della sessualità.

rammenti di pitture di oscenità mostruose e che mi danno un’idea molto singolare sulla gravità e sulla saggezza egiziana»: parole di Jean-François Champollion, padre dell’Egittologia moderna, di fronte al Papiro Erotico di Torino. Infatti immagini piuttosto esplicite sulla vivace vita sessuale degli egizi si possono facilmente vedere a Torino, dove il Museo Egizio conserva il Papiro 55001 del XII secolo a.C. che a questo tema dedica una lunga sezione illustrata. È un caso limite, ma comunque la vita sessuale in Egitto era vista in modo abbastanza sbarazzino, seppur con dei paletti molto chiari, che comportavano

realtà diverse secondo le classi sociali. Il principale tabù esplicito era quello dell’omosessualità, severamente condannata nel Libro dei Morti, anche se alcune immagini di uomini molto vicini fra loro (come nel rilievo di Khnumhotep e Niankhkhnum) suggeriscono che essa comunque potesse essere praticata. L’altro tema centrale era il matrimonio, considerato un vincolo da non infrangere: l’adulterio era punito severamente, più per le donne che per gli uomini. Per una moglie tradire significava perdere tutti i diritti patrimoniali acquisiti con il matrimonio; inoltre, poteva essere punita con severe pene corporali. Ma anche per gli uomini l’adulterio comportava

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erotici 2 pag.indd 56 18/10/19 11:18 sta rivista e 056_057_papiri tutte le altre molto prima,ed in più quotidiani,libri,fumetti, audiolibri,e tanto altro,tutto gratis,su:https://marapcana.tech


delle sanzioni, specie se coinvolgeva una donna sposata: la moglie tradita poteva chiedere il divorzio e ottenere un risarcimento, mentre per l’uomo si poteva arrivare all’evirazione o alla pena di morte, anche se queste condanne estreme non sono confermate unanimemente. Meno rigidi si era nei confronti degli uomini che avessero rapporti con donne non sposate, tanto più se di condizione servile o dedite alla prostituzione. Proprio il Papiro Erotico di Torino mostra, in modo probabilmente satirico, l’incontro di un calvo e attem-

forse le più ambite. Nelle tombe non ci sono raffigurazioni altrettanto esplicite, ma nel corredo funerario potevano comparire quelle che gli archeologi interpretano come “concubine del defunto”, statuine di terracotta con parrucche e tatuaggi sulle parti intime. La nudità parziale o pressoché totale (con abiti succinti o molto trasparenti) era una condizione normale, per nulla scandalosa, e la seduzione era affidata ad altri elementi, tra i quali rivestivano un ruolo importante gli oli e i balsami con cui ci si cospargeva il corpo, nonché le parrucche che indossavano le donne (anche nel Papiro di Torino è l’unico “indumento” portato dalla propato contadino con una prostituta, illu- stituta). La danza poi doveva essere un strandone le diverse acrobazie sessuali momento molto sensuale, almeno nei in 12 diverse scene e posizioni. Graffiti banchetti, e le danzatrici sono spesso pornografici di diversa provenienza associate al sesso. (Deir el-Bahari, Uadi Hammamat, Deir Gli Egizi studiavano anche gli effetti el-Medina) confermano le immagini afrodisiaci del cibo, preparando appoesplicite, illustrando anche posizioni siti alimenti per rinfocolare la passiosessuali, forse le più usate dagli Egizi o ne. Particolarmente “potenti” erano considerate la lattuga e la cipolla, ma anche il La contraccezione melograno, il li Egizi ritenevano la fertilità un bene assoluto, ma conogiglio e lo zenzescevano molti trucchi (più o meno efficaci) per ro. Diversi papiri evitare le gravidanze e proteggersi da malattie venedel II millennio ree. Come preservativi usavano intestini di animaa.C. riportano li o sacchetti di lino, spesso unti con oli e unguenti. ricette esplicitaIl papiro medico Ebers (XVI secolo a.C.) cita come mente dedicate a contraccettivo femminile un tampone di molliuna «medicina, ca di pane, imbevuto di una mistura dalla capaciper usarla, nel tà spermicida: miele, succo di dattero e petali d’amodo che sai, cacia (che, fermentando, contrastavano la motilità insieme con ogni degli spermatozoi). donna».• (A lato, un vasetto che raffigura una donna incinta). OSVALDO

Tutankhamon assieme alla moglie, Ankhesenamon. Al centro, il Papiro di Torino, proveniente dal villaggio di Deir elMedina, raccoglie una serie di scene erotiche, forse destinate all’intrattenimento.

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BALDACCI QUADERNI DI STORIA [57]

erotici 2 pag.indd 57 18/10/19 11:18 sta rivista e 056_057_papiri tutte le altre molto prima,ed in più quotidiani,libri,fumetti, audiolibri,e tanto altro,tutto gratis,su:https://marapcana.tech


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RAMSES II

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IL PIÙ GRANDE DEI FARAONI

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Un regno saggio e lunghissimo, costellato di vittorie, adornato da templi e palazzi magnifici, reso felice da mogli bellissime: ljgdaqwerfdgbcnjxmkdkfellofkjdhsuieoprlfkfkd,dkdkfl.s;s.s;d/s;d’s/’d[e’\ la vita di Ramses II condensa tutto lo splendore dell’antico Egitto \’dld,cmcjdndnjfnfuivdod40kk62je0-9kfjdnsteyuismndfgcbismmxllpd/sssskmdk \’dld,cmcjdndnjfnfuivdod4362je0-9kfjdnsteyuismndfgcbismmxllpd/sssskmdk

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L

dei y sacerdoti sono stati occasione ricox cvbnm,./\’;lakmaschera jhgfddel s aqcapo wert uiop[]era zx cvb nm,raccolti ./\’;lin kj hgfds adella qwer tyuiop[] ljgdaqwerfdgbcnjxmkdkfellofkjdhsuieoprlfkfkd,dkdkfl.s;s.s;d/s;d’s/’d[e’\ a forma di testa di sciacallo: ricorda- gnizione fatta da una équipe di medici e va il dio dei morti Anubi, che aveva scienziati francesi nel 1976. La mummia presieduto all’imbalsamazione rituale di Ramses II, insieme a quelle di altri 10 \’e[d’/s’d;s/d;s.s;s.lfkdkd,dkfkflrpoeius hdjkfollefkdkmxjncbgdfrewqadgjl del padre Osiride. L’uomo si avvicinò al faraoni, della regina Nefertari e di numewertyuiop[ ]as dfgadagiato hjkl;’\ zx cvbnm,tavolo ./qwerrosi tprincipi yuiope []aprincipesse, s dfghjkl \zx cvbnm,./ cadavere su un magnifico era;’stata ritro\’e[d’/s’d;s/d;s.as; s.lf dkd,dk fk lrp eiu s hdjkf ol lefkdkmx jncMaspéro bgdfrnel ewqadgjl forma dikleone. Era ilf corpo dioun vecvata dall’egittologo Gaston deformato dall’età e dalle Deir6el-Bahari. Leiu mummie kdmkssss/dpllchio, x mms ibcgf dnms iuy etmalattie, sndjfk9-1881 0eja2 34dodv fnfjerano ndndjcmc,dld’\ era ilkmento appoggiava state làkmex nascoste \’e[d’/s’d;s/d;s.la s;schiena s.lfk dkcurva, d,dkf flr poeius hdjkf oltrasferite lefkd jncdai bgsacerdoti dfrewqadgjl sul petto. Per poter estrarre il cervello e per proteggerle dai profanatori di tombe. wertyuiop[]as dfghjkl;’\zxcvbnm,./qwertyuiop[]as dfghjkl;’\zxcvbnm,./ presentare il corpo nel modo migliore, Il riconoscimento avvenne attraverso il kdmkssss/dpllxmms ibcgfdnms iuyetsndjfk9-0ej2634dodviufnfjndndjcmc,dld’\ il sacerdote diede ordine di spezzare due nome lasciato scritto sotto le bende da \’e[d’/s’d;s/d;s.vertebre s;s.lf kdkd,dkf kf lrpoe ius hdjkf ollel’ultimo fkdkmdei x jncbsacerdoti gdfre wqadgjl cervicali. Ora, reclinato all’inHerihor, grandi ad wertyuiop[ ]as dfg hjkera l; ’\zxcvbnmvisibile. ,./qweraver ty uiopla []amummia. s dfghjkl;’\zxcvbnm,./ dietro, il viso completamente toccato se k sapeva benissimo chi fosse, \’e[d’/s’d;s/d;s.Anche s;s.lf dkd,dk fkflr po eius hil djkfollefkdkmxjncbgdfrewqadgjl segreti della mummia un sussulto. Quel kdmkssss/dpllsacerdote xmms ibebbe cgf dnm s iuyet sndjviso fk9-I0 ej2 63 4dodviufnfjndndjcmc,dld’\ Per molti anni il corpo di Ramses II fu era presente ovunque nelle statue e nei \’e[d’/s’d;s/d;s.s;s.lfkdkd,dkfkflrpoeius hdjkfollefkdkmxjncbgdfrewqadgjl bassorilievi, lo aveva visto nelle cerimonie conservato al museo del Cairo, fino a quanwertyuiop[]as dfghjkl;’\zxcvbnm,./qwertyuiop[]as dfghjkl;’\zxcvbnm,./ pubbliche; era stato l’unico faraone che do ci si accorse che si stava deteriorando. kdmkssss/dpllxmms ibcgfdnms iuyetsndjfk9-Si 0decise ej2 63 dodviuf fjndndajcmc,dld’\ perciò di4trasferire la n mummia lui e altre generazioni di egizi avessero xcvbnm,./conosciuto: \’;lkjhgRamses fds aqw ertyuiop[]zx cvbn m,.esistevano /\’;lkjesperti hgfedsattrezzature aqwertyuiop[] Parigi, dove II. adeguate per di slvarne resti. Ma può averne laocertez\’e[d’/s’d;s/d;s.s;Anche s.lfse kdnon kd,dsi kf kf lrp eius hdjkf olle ftentare kdkmx jncbig df resi wqadgjl presentò un6k problema inatteso: si trattava za, è così si svolsero kdmkssss/dpllx mms ibche cgprobabilmente fdnms iuyet sndjfki9-0 ej2 k04dodv iufnf jndndjcmc,dld’\ fatti nell’autunno 1213 a.C. La figura del di un essere umano, e benché mummiwertyuiop[]as dfghjkl;’\zxcvbnm,./qwertyuiop[]as dfghjkl;’\zxcvbnm,./ capo dei sacerdoti e le tecniche di imbal- ficato per poterlo muovere fu necessario \’e[d’/s’d;s/d;s.s;s.lfkdkd,dkfkflrpoeius hdjkfollefkdkmxjncbgdfrewqadgjl samazione sono note da tempo, mentre i munirlo di passaporto… Fu perciò preerutaefs ihtnineddihemans ihs ahsmailliwnehpetsmnbvcxzlkjhgfds apoiuytrewq particolari fisici sulla figura di Ramses II parato un documento a nome Ramses II, \’e[d’/s’d;s/d;s.s;s.lfkdkd,dkfkflrpoeius hdjkfollefkdkmxjncbgdfrewqadgjl \’dld,cmcjdndnjfnfuivdod4362je0-9kfjdnsteyuismndfgcbismmxllpd/sssskmdk kdmkssss/dpllxmms ibcgfdnms iuyetsndjfk9-0ej2634dodviufnfjndndjcmc,dld’\

\’e[d’/s’d;s/d;s.s;s.lfkdkd,dkfkflrpoeius hdjkfollefkdkmxjncbgdfrewqadgjl

kdmkssss/dpllxmms ibcgfdnms iuyetsndjfk9-0ej2634dodviufnfjndndjcmc,dld’\

[58] QUADERNI DI STORIA

II 9 pag.indd 58 18/10/19 11:21 sta rivista e 058_066_ramses tutte le altre molto prima,ed in più quotidiani,libri,fumetti, audiolibri,e tanto altro,tutto gratis,su:https://marapcana.tech


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Gli Dei dell’antico Egitto

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QUADERNI DI STORIA [59]

II 9 pag.indd 59 18/10/19 11:21 sta rivista e 058_066_ramses tutte le altre molto prima,ed in più quotidiani,libri,fumetti, audiolibri,e tanto altro,tutto gratis,su:https://marapcana.tech


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Protagonisti

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Di etnia berbera e ceppo indoeuropeo, Ramses II regnò 67 anni, garantendo all’Egitto un periodo di prestigio e di splendore

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Il cartiglio del faraone Ramses II, nella città sacra di Tanis, capitale del Basso Egitto.

La Stele di Ramses II, conservata al Metropolitan Museum, di New York.

di “professione re”, “deceduto”. Degna di un re fu perciò l’accoglienza al suo arrivo all’aeroporto di Orly il 26 settembre 1976: picchetto d’onore, ambasciatori e ministri. A Parigi il problema del deterioramento della mummia fu rapidamente individuato e risolto. Si trattava di un fungo, il Daedalea biemis fries, che fu eliminato attraverso un trattamento di sterilizzazione con i raggi gamma. Le indagini mediche e anatomopatologiche che seguirono contribuirono ad approfondire la conoscenza del personaggio e delle usanze del tempo in cui visse. Il corpo esaminato corrispondeva a quello di un ultraottantenne, confermando le notizie storiche, che collocano la sua nascita intorno al 1300 a.C. e la morte nel 1213 a.C. L’altezza al momento della morte (misurata in modo deduttivo per la deformazione della colonna vertebrale dovuta a un’artrite anchilosante) era di oltre 1, 70 m, che faceva ipotizzare una statura di oltre 1, 80 m da giovane, ben superiore alla media egizia del tempo. Questo dato, oltre alla forma ovale

del volto, la mascella forte, il naso adunco, la pelle olivastra e i capelli castano-fulvi − caratteristiche comuni al padre Seti e al figlio Meremptah − indicano l’appartenenza all’etnia berbera e al ceppo indoeuropeo. Un uomo imponente, quindi, dalla fibra fortissima, che lo fece vivere tanto da regnare 67 anni, divenendo il faraone per antonomasia e segnando un periodo di splendore che ancor oggi è ricordato come l’“epoca ramesside”. Ramses II, figlio del futuro faraone Seti I e della regina Tuya, nacque in una città del Delta del Nilo, Avaris. Era stata fondata dagli invasori Hyksos, tribù di guerrieri, maestri nell’allevamento dei cavalli e nell’uso del carro da guerra, giunti in Egitto verso la fine del Medio Regno. Alla sua nascita non era di stirpe reale. Il nonno, il generale Pramesse, era il più alto funzionario del faraone Haremhab che, non avendo figli, gli lasciò il trono, su cui salì con il nome di Ramses I. Regnò solo 2 anni. Nel 1290 a.C., in seguito alla sua morte, gli successe il figlio Seti, che scelse Ramses come principe ereditario. In realtà, secondo alcune iscrizioni ritrovate a Karnak, Ramses I aveva avuto un altro figlio, Mehi, di età maggiore, ma che probabilmente morì giovane o, secondo alcuni studiosi, fu esiliato. Seti I era un sovrano determinato a riportare l’Egitto alla potenza e alla stabilità di un tempo, evitando che il regno ricadesse nell’egemonia religiosa, come si era verificato sotto il faraone Akhenaton. Il suo regno fu perciò caratterizzato da una serie di guerre per tenere a bada Nubiani, Libici, Asiatici, Ittiti e le tribù del deserto. In particolare, essendo

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[60] QUADERNI DI STORIA

II 9 pag.indd 60 18/10/19 11:21 sta rivista e 058_066_ramses tutte le altre molto prima,ed in più quotidiani,libri,fumetti, audiolibri,e tanto altro,tutto gratis,su:https://marapcana.tech


qwertyuiopasdfghjklzxcvbnmstephenwilliamshashisnamehiddeninthisfeature /.,mnbvcxz\’;lkjhgfdsa][poiuytrewq/.,mnbvcxz\’;lkjhgfdsa][poiuytrew ][poiuytrewqasdfghjkl;’\/.,mnbvcxz][poiuytrewqasdfghjkl;’\/.,mnbvcx ljgdaqwerfdgbcnjxmkdkfellofkjdhsuieoprlfkfkd,dkdkfl.s;s.s;d/s;d’s/’d[e’\ \’dld,cmcjdndnjfnfuivdod4362je0-9kfjdnsteyuismndfgcbismmxllpd/sssskmdk

Gli Egizi

ljgdaqwerfdgbcnjxmkdkfellofkjdhsuieoprlfkfkd,dkdkfl.s;s.s;d/s;d’s/’d[e’\ /.,mnbvcxz\’;lkjhgfdsa][poiuytrewq/.,mnbvcxz\’;lkjhgfdsa][poiuytrew

Dalla vita alla morte

ljgdaqwerfdgbcnjxmkdkfellofkjdhsuieoprlfkfkd,dkdkfl.s;s.s;d/s;d’s/’d[e’\ \’dld,cmcjdndnjfnfuivdod4362je0-9kfjdnsteyuismndfgcbismmxllpd/sssskmdk

I

l faraone Ramses II morì a Pi-Ramesse (l’antica città ormai ljgdaqwerfdgbcnjxmkdkfellofkjdhsuieoprlfkfkd,dkdkfl.s;s.s;d/s;d’s/’d[e’\ perduta) nel 1213 a.C., dopo quasi 67 anni di regno. I riti della /.,mnbvcxz\’;lkjhgfdsa][poiuytrewq/.,mnbvcxz\’;lkjhgfdsa][poiuytrew mummificazione furono celebrati in quella stessa località per 70 giorni, poi la mummia del faraone navigò lungo il Nilo fino a ljgdaqwerfdgbcnjxmkdkfellofkjdhsuieoprlfkfkd,dkdkfl.s;s.s;d/s;d’s/’d[e’\ Tebe dove, nella necropoli della Valle dei Re, era stata scavata /.,mnbvcxz\’;lkjhgfdsa][poiuytrewq/.,mnbvcxz\’;lkjhgfdsa][poiuytrew nella roccia la tomba destinata ad accogliere il defunto. Il sarljgdaqwerfdgbcnjxmkdkfellofkjdhsuieoprlfkfkd,dkdkfl.s;s.s;d/s;d’s/’d[e’\ cofago contenente la salma fu posto all’interno della tomba, \’dld,cmcjdndnjfnfuivdod4362je0-9kfjdnsteyuismndfgcbismmxllpd/sssskmdk insieme al tesoro che avrebbe dovuto accompagnare il faraljgdaqwerfdgbcnjxmkdkfellofkjdhsuieoprlfkfkd,dkdkfl.s;s.s;d/s;d’s/’d[e’\ one nel Regno dei Morti. Poi l’ingresso fu sigillato e Ramses II /.,mnbvcxz\’;lkjhgfdsa][poiuytrewq/.,mnbvcxz\’;lkjhgfdsa][poiuytrew entrò nel mito. La sua mummia si trova oggi al Museo del Cairo. (A sinistra, ecco come appare dopo 32 secoli dalla morte). \’dld,cmcjdndnjfnfuivdod4362je0-9kfjdnsteyuismndfgcbismmxllpd/sssskmdk \’dld,cmcjdndnjfnfuivdod4362je0-9kfjdnsteyuismndfgcbismmxllpd/sssskmdk

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Scena di caccia (III millennio a.C.). Il dipinto, ljgdaqwerfdgbcnjxmkdkfellofkjdhsuieoprlfkfkd,dkdkfl.s;s.s;d/s;d’s/’d[e’\ di epoca anteriore a quella ramesside, è assai realistico e ricco di dettagli naturalistici.

\’dld,cmcjdndnjfnfuivdod40kk62je0-9kfjdnsteyuismndfgcbismmxllpd/sssskmdk /.,mnbvcxz\’;lkjhgfdsa][poiuytrewq/.,mnbvcxz\’;lkjhgfdsa][poiuytrew ljgdaqwerfdgbcnjxmkdkfellofkjdhsuieoprlfkfkd,dkdkfl.s;s.s;d/s;d’s/’d[e’\ qwertyuiopasdfghjklzxcvbnmstephenwilliamshashisnamehiddeninthisfeature ljgdaqwerfdgbcnjxmkdkfellofkjdhsuieoprlfkfkd,dkdkfl.s;s.s;d/s;d’s/’d[e’\ \’dld,cmcjdndnjfnfuivdod4362je0-9kfjdnsteyuismndfgcbismmxllpd/sssskmdk

CINQUE NOMI PER UN SOVRANO Ogni faraone egiziano aveva ben cinque nomi. Uno era quello che gli veniva dato alla nascita, gli altri quattro al momento dell’incoronazione. Il primo nome di Ramses significava: “Toro possente, amato da Maat”; il secondo: “Colui che protegge l’Egitto e sottomette gli stranieri”; il terzo: “Ricco di armi, grande di vittorie; il quarto: “Re dell’Alto e Basso Egitto, Eletto di Ra”; l’ultimo era Ramses: “Figlio di Ra”.

QUADERNI DI STORIA [61]

II 9 pag.indd 61 18/10/19 11:22 sta rivista e 058_066_ramses tutte le altre molto prima,ed in più quotidiani,libri,fumetti, audiolibri,e tanto altro,tutto gratis,su:https://marapcana.tech


Protagonisti

LA TOMBA DI NEFERTARI Si racconta che Nefertari morì, a poco più di 40 anni, sulla soglia del Tempio di Abu Simbel, il giorno della sua inaugurazione. Ramses II le fece erigere la tomba più bella, colma di tesori e con splendide pitture parietali, che volle fossero ispirate ai testi sacri del Libro dei Morti, per garantirle accesso all’eternità. Purtroppo la tomba fu saccheggiata quasi subito e poi dimenticata. Fu ritrovata nel 1904 da Ernesto Schiapparelli, direttore del Museo egizio di Torino, ancora oggi il più importante dopo quello del Cairo. Della tomba rimanevano il sarcofago, qualche statuetta del corredo funerario e un frammento di bracciale, ora conservati a Torino. I soffitti erano dipinti con scene del mondo dell’Aldilà. All’inizio Nefertari è raffigurata nel pieno della giovinezza mentre gioca a senet, un gioco da tavolo simile alla dama, simbolo del passaggio dalla vita presente a quella eterna. Nel corridoio di accesso alla camera sepolcrale la regina offre del vino ad Hathor. Appare chiaro che sia descritto il percorso di trasformazione in cui Nefertari è accompagnata e guidata dal dio degli inferi Anubi. Il sarcofago della regina, in granito rosa, si trovava in una sala sorretta da 4 pilastri decorati con figure di sacerdoti in abiti funerari in pelle di leopardo. Ma l’amata regina non abbandonerà l’Egitto dopo la sua morte: nella camera sepolcrale è infatti narrato il potere di Nefertari sui «7 anni di vacche grasse», cioè le inondazioni periodiche del Nilo, che rendono fertili i terreni.

L’ingresso del Grande Tempio di Ramses II ad Abu Simbel.

Ramses II si identificava nel potente dio Ra, simboleggiato dal sole: da lui traeva la forza e la saggezza per governare rettamente

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nato nelle province settentrionali dell’impero, conosceva bene l’importanza strategica di Canaan (l’attuale Israele) e della Siria, fonti di legname pregiato e altre materie prime indispensabili per l’Egitto, minacciate dall’influenza dell'Impero ittita a Nord, mentre altri pericoli arrivavano ad Ovest dalle tribù libiche e a Ssud, lungo il Nilo, dai Nubiani. Ramses, a poco più di 10 anni, partecipò alle prime campagne militari del padre. Fu nominato comandante supremo delle truppe egiziane e “supervisore di tutti i monumenti”. A soli 15 anni fu inviato a sedare le rivolte scoppiate in Libia e, al suo ritorno, fu nominato principe ereditario. Il crescente ruolo pubblico e militare gli fu attribuito dal padre per aumentarne il prestigio, per evitare che qualcuno della casta sacerdotale del dio Amon, che gli era ostile, potesse cercare di escluderlo dal trono dopo la sua morte. Ramses ricevette in dono dal padre un magnifico palazzo e si sposò con la bellissima Nefertari, descritta come «colei per cui splende il sole», che gli fu accanto per tutta la vita. Stava ancora rafforzando la sua fama di guerriero, combattendo contro le tribù ribelli di Canaan e i Popoli del Mare, quando il padre morì ed egli dovette salire al trono. Aveva solo 25 anni, ma era già un comandante esperto e, soprattutto, con le idee chiare.

Costruttore di meraviglie

Dopo molte battaglie, Ramses decise di dedicarsi alla costruzione di templi e palazzi. Nel suo lunghissimo regno costruì tanti monumenti quanto nessun altro faraone. Probabilmente alcuni di quelli che gli sono

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[62] QUADERNI DI STORIA

II 9 pag.indd 62 18/10/19 11:22 sta rivista e 058_066_ramses tutte le altre molto prima,ed in più quotidiani,libri,fumetti, audiolibri,e tanto altro,tutto gratis,su:https://marapcana.tech


Gli Dei dell’antico Egitto

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Un particolare del colosso di Ramses II che si trovava nel tempio di Ptah a Menfi. /.,mnbvcxz\’;lkjhgfdsa][poiuytrewq/.,mnbvcxz\’;lkjhgfdsa][poiuytrew ][poiuytrewqasdfghjkl;’\/.,mnbvcxz][poiuytrewqasdfghjkl;’\/.,mnbvcx ljgdaqwerfdgbcnjxmkdkfellofkjdhsuieoprlfkfkd,dkdkfl.s;s.s;d/s;d’s/’d[e’\

Era lui il faraone dell’Esodo?

\’dld,cmcjdndnjfnfuivdod4362je0-9kfjdnsteyuismndfgcbismmxllpd/sssskmdk ljgdaqwerfdgbcnjxmkdkfellofkjdhsuieoprlfkfkd,dkdkfl.s;s.s;d/s;d’s/’d[e’\ /.,mnbvcxz\’;lkjhgfdsa][poiuytrewq/.,mnbvcxz\’;lkjhgfdsa][poiuytrew ljgdaqwerfdgbcnjxmkdkfellofkjdhsuieoprlfkfkd,dkdkfl.s;s.s;d/s;d’s/’d[e’\

Qualcuno pensa ancora

\’dld,cmcjdndnjfnfuivdod4362je0-9kfjdnsteyuismndfgcbismmxllpd/sssskmdk che Ramses sia il

famoso faraone ljgdaqwerfdgbcnjxmkdkfellofkjdhsuieoprlfkfkd,dkdkfl.s;s.s;d/s;d’s/’d[e’\

di cui parla la Bibbia nell’Esodo \’dld,cmcjdndnjfnfuivdod4362je0-9kfjdnsteyuismndfgcbismmxllpd/sssskmdk a proposito della vicenda ljgdaqwerfdgbcnjxmkdkfellofkjdhsuieoprlfkfkd,dkdkfl.s;s.s;d/s;d’s/’d[e’\ di Mosè e del /.,mnbvcxz\’;lkjhgfdsa][poiuytrewq/.,mnbvcxz\’;lkjhgfdsa][poiuytrew popolo ebraico: ljgdaqwerfdgbcnjxmkdkfellofkjdhsuieoprlfkfkd,dkdkfl.s;s.s;d/s;d’s/’d[e’\ prima schiavi in Egitto, poi alla \’dld,cmcjdndnjfnfuivdod4362je0-9kfjdnsteyuismndfgcbismmxllpd/sssskmdk conquista della ljgdaqwerfdgbcnjxmkdkfellofkjdhsuieoprlfkfkd,dkdkfl.s;s.s;d/s;d’s/’d[e’\ Terra Promessa. /.,mnbvcxz\’;lkjhgfdsa][poiuytrewq/.,mnbvcxz\’;lkjhgfdsa][poiuytrew Ciò è impossibile per due ragioni. \’dld,cmcjdndnjfnfuivdod4362je0-9kfjdnsteyuismndfgcbismmxllpd/sssskmdk Anzitutto il faraone ][poiuytrewqasdfghjkl;’\/.,mnbvcxz][poiuytrewqasdfghjkl;’\/.,mnbvcx biblico sarebbe morto ljgdaqwerfdgbcnjxmkdkfellofkjdhsuieoprlfkfkd,dkdkfl.s;s.s;d/s;d’s/’d[e’\ annegato, mentre abbiamo prove certe che Ramses II morì \’dld,cmcjdndnjfnfuivdod40kk62je0-9kfjdnsteyuismndfgcbismmxllpd/sssskmdk a oltre 80 anni e sicuramente non /.,mnbvcxz\’;lkjhgfdsa][poiuytrewq/.,mnbvcxz\’;lkjhgfdsa][poiuytrew affogato. Inoltre, non abbiamo alcuna ljgdaqwerfdgbcnjxmkdkfellofkjdhsuieoprlfkfkd,dkdkfl.s;s.s;d/s;d’s/’d[e’\ prova archeologica dell’esistenza reale di Mosè, e neppure della presenza degli Ebrei in qwertyuiopasdfghjklzxcvbnmstephenwilliamshashisnamehiddeninthisfeature Egitto durante il regno di Ramses II. Israele tra i popoli che abitavano in Canaan, nelle ljgdaqwerfdgbcnjxmkdkfellofkjdhsuieoprlfkfkd,dkdkfl.s;s.s;d/s;d’s/’d[e’\ È tuttavia storicamente certa la presenza di odierne Siria e Palestina. \’dld,cmcjdndnjfnfuivdod4362je0-9kfjdnsteyuismndfgcbismmxllpd/sssskmdk Ebrei nelle zone sotto l’influenza egizia in quello (Sopra, il passaggio del Mar Rosso compiuto stesso periodo, come riportato nella Stele di da Mosè e dal suo popolo, inutilmente inseguiti Merenptah (1208 a.C.), il figlio di Ramses II: dalle armate del faraone, raffigurato dal pittore sull’iscrizione compare un gruppo denominato fiammingo Lucas Cranach il Vecchio, XVI secolo). /.,mnbvcxz\’;lkjhgfdsa][poiuytrewq/.,mnbvcxz\’;lkjhgfdsa][poiuytrew

QUADERNI DI STORIA [63]

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Protagonisti

Nei primi anni di regno, Ramses fu tormentato da continue guerre, ma il faraone sapeva trarre vantaggio da ogni situazione negativa

Ramses II, sul suo carro da guerra, si reca alla Battaglia di Kadesh.

stati attribuiti in realtà non furono realizzati da lui, inoltre, in molti casi si limitò a sostituire il nome dei costruttori con il suo. Certamente, però, fu lui a terminare la Sala delle Colonne a Karnak, iniziata da suo padre Seti, a erigere il piazzale degli obelischi a Luxor e il complesso chiamato Ramesseum, la sua tomba: una struttura molto particolare, quasi una cittadella, composta di tante sale che nel loro insieme costituivano fortezza, tempio e palazzo. In tutti questi progetti c’è un elemento ricorrente, ossia l’immagine del sole, il dio Ra, in cui Ramses II si identificava e da cui traeva forza. Oggi il più celebre tempio fatto erigere dal faraone è certamente quello di Abu Simbel. Scavato nelle rive rocciose del Nilo per sottolineare il potere del faraone, con quattro

statue gigantesche identiche che lo raffiguravano con la doppia corona del Basso e dell’Alto Egitto, raggiunge l’altezza di un palazzo di 10 piani. Quando il presidente Nasser decise di costruire la gigantesca diga di Assuan, il tempio rischiò di rimanere sepolto per sempre nel lago che si sarebbe creato. È stato salvato grazie a un prodigio di ingegneria e di solidarietà internazionale, voluto dall’UNESCO e avvenuto fra il 1964 e il 1968. Grazie alla mobilitazione internazionale e all’esperienza dei cavatori italiani di Carrara e di Mazzano, e a migliaia di operai locali, il complesso venne smontato; i pezzi, numerati e catalogati con cura, furono trasportati e ricollocati su una parete artificiale, perfettamente orientata e che riproduce esattamente quella originale, situata a 210 m di distanza e 65 m più in alto. Ma ad Abu Simbel c’è un altro tempio, non meno affascinante, anch’esso salvato dalle acque. Un’iscrizione sulla facciata lo definisce «la casa dei milioni di anni; nessuna costruzione simile è mai stata

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II 9 pag.indd 64 18/10/19 11:22 sta rivista e 058_066_ramses tutte le altre molto prima,ed in più quotidiani,libri,fumetti, audiolibri,e tanto altro,tutto gratis,su:https://marapcana.tech


Gli Egizi scavata». È dedicato a Nefertari, sposa di Ramses II, che volle onorarla rappresentandola accanto a lui, per la prima e unica volta nella Storia dell’Egitto, in una statua colossale alta quanto quella del faraone. Il progetto che però impegnò maggiormente Ramses II fu il completamento della nuova capitale, Pi-Ramesse (la “casa di Ramses”), che era stata fondata dal nonno Ramses I e ampliata da Seti. A lungo considerata una città perduta, se ne è recentemente trovata traccia vicino ad Avaris, nel delta del Nilo. Pare che nel momento del suo massimo splendore si estendesse su un territorio di circa 30 km2, ma di essa rimane poco, essendo stata abbandonata presto dai successori di Ramses per il prosciugamento di quel ramo del Nilo su cui si ergeva e che ne alimentava i giardini e i frutteti. Le statue e le pietre stesse con cui era costruita furono trasferiti nella nuova capitale, Tanis. Si racconta che la capitale fosse divisa in 4 quadranti, ognuno dedicato a una divinità: Amon a Ovest, Seth a Sud, la dea Wadjet a Nord, e la divinità siriana Astarte a Est, a testimoniare che i culti asiatici stavano prendendo piede in Egitto.

Genio della propaganda

Tante iniziative e realizzazioni sorprendono, anche tenendo conto che il suo regno fu lunghissimo, quantunque, specie nei primi anni, tormentato da continue guerre. L’impero che Ramses aveva ereditato era molto più debole di quello delle dinastie che lo avevano preceduto. Gli scenari erano mutati. Lungo tutto il Mediterraneo orientale si affacciavano nuovi popoli, che arrivando dalle lontane regioni nord-orientali calavano sulle zone costiere, mettendo in moto a loro volta altre genti. Se i protagonisti dei secoli precedenti erano stati gli Egizi, i Siri, gli Ittiti e i Mesopotamici, ora stavano nascendo nuove realtà, quelle

che gli Egizi chiamavano gli “Uomini del Nord sulle loro isole” e noi oggi i “Popoli del mare”. La guardia imperiale di Ramses II era formata da un gruppo di queste nuove popolazioni, gli Sherdi, assoggettati dal faraone e tradotti in Egitto. Essi si sarebbero distinti durante la Battaglia di Kadesh del 1275 a.C., lo scontro più importante fra Egizi e Ittiti. Quella con gli Ittiti era una partita aperta; per Ramses, quasi un dovere di famiglia. Il padre Seti I li aveva battuti, ma negli ultimi anni aveva dovuto cedere con un trattato proprio la rocca di Kadesh, strategica per il controllo della regione palestino-siriana. La battaglia fu in realtà un’imboscata tesa dagli Ittiti, che avevano al loro fianco una coalizione di piccoli Stati della Siria orientale e dell’Anatolia. Ramses II seppe sfuggire alla morte e a sganciarsi, dopo una battaglia sanguinosa combattuta con i carri da guerra e la cavalleria, salvando la maggior parte del suo esercito. Non c’erano stati vinti né vincitori, ma una volta tornato in patria Ramses trasformò l’episodio in un’epopea del proprio coraggio, facendo scolpire la descrizione del presunto trionfo ovunque, a Karnak come a Tebe,

Truppe nubiane in parata (XVIII dinastia, circa XV secolo a.C.).

QUADERNI DI STORIA [65]

II 9 pag.indd 65 18/10/19 11:22 sta rivista e 058_066_ramses tutte le altre molto prima,ed in più quotidiani,libri,fumetti, audiolibri,e tanto altro,tutto gratis,su:https://marapcana.tech


Protagonisti Tra il 1964 e il 1968 il Tempio di Abu Simbel fu smontato e spostato di circa 210 m affinché non fosse sommerso dal lago artificiale che la grande diga di Assuan, voluta da Nasser, avrebbe creato. Fu un’impresa immane.

a Luxor, ad Abu Simbel, tanto da farne la prima battaglia della Storia che abbia avuto un resoconto tanto completo da permetterne ai posteri la ricostruzione.

La pace con gli Ittiti

A questa impresa ne seguirono altre, in cui il faraone diede prova di abilità e coraggio, ma alla fine sia lui sia gli Ittiti capirono che non aveva senso logorarsi in guerre di confine quando la vera minaccia arrivava dai Popoli del Mare. Perciò, nel 1280 a.C. i due popoli stipularono un’alleanza difensiva, il cui testo è arrivato fino a noi. Ne furono redatte due copie, su tavole d’argento, che i sovrani si scambiarono, giurando fedeltà al trattato di fronte ai rispettivi dèi: «Il grande principe degli Ittiti non violerà mai i confini del Paese d’Egitto per prendere qualcosa da esso, e il grande sovrano d’Egitto non violerà mai il Paese degli Ittiti per prendere qualcosa da esso». Qualche anno dopo, a suggellare le relazioni fra Ittiti ed Egizi fu organizzato il matrimonio tra Ramses e la figlia del re ittita Hattusil III. Nel 1267 a.C., accompagnata da una ricchissima dote di oro, argento, oggetti di metallo (gli Ittiti erano maestri nella lavorazione del ferro), cavalli e bestiame, la principessa, che conosciamo

con il nome egizio di Maat-hor Neferura (“Colei che vede la bellezza di Ra”), fu accolta al confine da una scorta d’onore inviata da Ramses. Era un matrimonio diplomatico, fra due persone che non si conoscevano, ma la fama della sua bellezza l'aveva preceduta. Quando il corteo si approssimò, il faraone «vide che essa era nell’aspetto bella come una dea […] Mai s’era conosciuto nulla di simile, mai se n’era parlato di bocca in bocca […]. Proprio così essa era bella nel cuore di Sua Maestà, ed egli la amava sopra ogni cosa». Gli ultimi anni di Ramses, anche grazie alla nuova regina che amò profondamente e gli fu vicina a lungo, furono sereni e di ritrovato benessere sia per lui sia per l’Egitto. I trattati di pace avevano portato la ripresa dei commerci lungo le vie di comunicazione con il Regno ittita. Il vecchio faraone, ormai malato, poteva addormentarsi in pace. Sapeva bene che, dopo la morte, un sacerdote dalla maschera di Anubi sarebbe venuto a preparare il suo corpo per il viaggio nell’Aldilà. Non poteva invece immaginare che, più di 3.000 anni dopo, altri uomini avrebbero manipolato ancora il suo corpo per carpirne i segreti. • MATTEO LORENZINI

[66] QUADERNI DI STORIA

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Protagonisti

COME MORĂŒ

TUTANKHAMON Fin dalla scoperta della sua tomba, avvenuta 90 anni fa, gli egittologi non hanno mai smesso di interrogarsi sul mistero che avvolge la morte del giovane faraone [68] QUADERNI DI STORIA

tutanr 8 pag.indd 68 18/10/19 11:24 sta rivista e 068_075_morte tutte le altre molto prima,ed in piĂš quotidiani,libri,fumetti, audiolibri,e tanto altro,tutto gratis,su:https://marapcana.tech


N

el 1922 Howard Carter e il suo team fecero quella che sarebbe divenut a la scoperta archeologica più famosa di tutti i tempi: la tomba intatta di Tutankhamon, sovrano della XVIII Dinastia. Da allora il “faraone fanciullo” è diventato uno dei personaggi più noti del mondo antico e il suo volto, o per essere più precisi la sua maschera funeraria d’oro, è un’immagine straordinariamente comune, diffusa ovunque nel mondo. Il sito di sepoltura dei faraoni, nel lungo periodo oggi noto come Nuovo Regno (1550-1069 a.C.), era la Valle dei Re. Tremila anni più tardi, tra il XIX secolo e l’inizio del XX, la Valle è stata il teatro di straordinarie scoperte archeologiche. In una mappa compilata dalla spedizione scientifica voluta da Napoleone all’inizio dell’Ottocento sono registrare le posizioni di sedici tombe, ma all’inizio della Prima guerra mondiale il conteggio era già salito a sessantuno. Ma nel 1914, dopo un paio di stagioni infruttuose, il responsabile degli scavi nella Valle, l’avvocato americano Theodore Davis, dichiarò “esaurito” il sito. Tuttavia Carter non era dello stesso avviso e riteneva che esistessero altre tombe ancora inviolate, inclusa quella di Tutankhamon. I suoi scavi iniziarono nel 1917 sotto il patrocinio del V conte di Carnarvon, George Herbert: le prime stagioni di lavoro però non portarono ad alcun risultato e la pazienza del Conte si stava ormai esaurendo quando, finalmente, avvenne la grande scoperta. Pur non comparendo in nessuna delle liste di faraoni della sua epoca, Tutankhamon era noto agli studiosi anche prima di Carter: si sapeva che aveva regnato almeno per 9 anni, si riteneva correttamente che fosse

un sovrano del periodo amarniano (durante il quale il faraone risiedeva nella città di Amarna) e che fosse il responsabile della reintroduzione del culto del dio Amon dopo il regno del suo predecessore e probabile padre, Akhenaton, che aveva abbandonato il tradizionale politeismo egizio per sostituirlo con una religione incentrata sull’unico dio Aton. Si può dedurre questo dato dal fatto che il giovane sovrano, a un certo punto, decise di cambiare il proprio nome da Tutankhaton a Tutankhamon. È stata ritrovata una manciata di blocchi scolpiti recanti iscrizioni con il suo nome, il che ci permette di stabilire che fu un committente di opere architettoniche, ma a parte questo la sua figura rimane avvolta nel mistero. Sebbene il contenuto della sua tomba sia straordinario, non getta alcuna nuova luce su di lui o sulla sua epoca, tanto da far commentare a Carter che «sulla persona che era e su quel che fece in vita non possiamo che continuare tristemente a compiere ricerche». Un elemento che può potenzialmente fornirci più informazioni sulla sua vita e sulla sua morte è il corpo mummificato, che è stato sottoposto a esami in quattro occasioni diverse. La prima fu l’11 novembre 1925, a opera di Carter e di un team di medici legali guidato da Douglas Derry, docente di Anatomia presso la Government School of Medicine del Cairo. Nel 1968 un team dell’Università di Liverpool guidato da Ronald Harrison realizzò una serie di radiografie del corpo, che permisero agli egittologi di

L’archeologo Howard Carter esamina il sarcofago di Tutankhamon da lui scoperto. A suo tempo Carter si rammaricò di quanto poco si sapesse sul faraone, ma le tecniche d’indagine moderne cominciano a fare un po’ di luce su Tutankhamon.

La maschera funeraria di Tutankhamon ha contribuito a fare di lui una delle figure meglio riconoscibili della Storia.

QUADERNI DI STORIA [69]

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Protagonisti Un cartiglio del faraone quando il suo nome era ancora Tutankhaton, ossia “Immagine vivente di Aton”. In seguito, il sovrano reintrodusse il culto del dio Amon e cambiò il suo nome in quello oggi più noto di Tutankhamon.

La prima radiografia di Tutankhamon, mostra un frammento d’osso (evidenziato nel cerchio) separato dal resto del cranio, da cui si sono originate le ipotesi che il faraone fosse stato assassinato.

intraprendere studi prima impossibili. Nel 1978, poi, il dottor James Harris, con l’aiuto di più moderne tecnologie radiologiche, condusse un esame approfondito del cranio e dei denti. Infine il quarto esame ebbe luogo nel 2005, quando il team del dottor Zahi Hawass eseguì una TAC alla mummia, producendo la più dettagliata immagine del corpo che possediamo oggi. Tutti questi studi hanno stabilito che Tutankhamon morì a un’età compresa tra i 17 e i 19 anni, come già Carter e Derry avevano pressapoco stabilito, e che era alto circa 1, 60-70 cm ma a parte ciò possediamo ben poche certezze. Si è discusso molto sulle possibili patologie di cui il giovane faraone ipoteticamente soffrisse e su quanto possano avere contribuito al suo decesso: negli anni si è parlato di una generica gracilità fisica, forse dovuta ai matrimoni tra consanguinei nella famiglia reale (dei quali abbiamo quasi assoluta certezza), di una deformazione toracica chiamata “petto carenato” e persino di quella che è stata battezzata “sindrome di Tutankhamon”, i cui sintomi includerebbero sviluppo anormale

del torso, cedimento della parete addominale e piedi piatti. Altri elementi, quali la presenza di bastoni da passeggio nella tomba e le raffigurazioni del giovane faraone nell’arte coeva, hanno dato adito a ulteriori speculazioni, influenzate anche da frequenti immagini scolpite che mostrano Tutankhamon come una figura grottesca, quasi deforme. Tuttavia non possiamo sapere se tali rappresentazioni siano la fedele riproduzione dell’aspetto di un sovrano colpito da gravi patologie o una semplice convenzione artistica. Tra le teorie sulla morte di Tutankhamon, però, la più rilevante, quantomeno in termini di attenzione suscitata, è quella che lo vede vittima di un attentato. Durante gli esami del 1968 Harrison individuò all’interno del cranio del sovrano un frammento d’osso apparentemente separato dal resto: ciò lo portò a ipotizzare che Tutankhamon avesse ricevuto un colpo in testa. Altri vollero vedere in questo la prova che il faraone fanciullo fosse stato assassinato. Tuttavia gli esperti odierni, alla luce di nuovi dati emersi dalle radiografie di Harrison e dalla TAC del 2005, ritengono che il frammento d’osso nel cranio sia il risultato di una separazione post mortem, non legata alla morte. Nemmeno questo però è bastato a far tramontare l’ipotesi dell’omicidio. Nel frattempo, gli esami del dottor Hawass hanno portato alla nascita di una nuova teoria: la TAC del 2005 ha evidenziato una frattura al femore sinistro e, dato ancora più rilevante, ha rivelato che parte del

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Gli Egizi Un busto di Tutankhamon rimosso dalla sua tomba nella Valle dei Re poco dopo la scoperta della mummia nel 1922. Gli egittologi ancora oggi stanno cercando di stabilire quali danni abbia prodotto il team di Howard Carter quando il corpo fu grossolanamente estratto dal sarcofago più interno.

fluido di imbalsamazione è penetrato all’interno dell’osso rotto. Questo suggerisce dunque che, al momento della morte, la ferita che aveva provocato la frattura stessa era ancora aperta e non aveva nemmeno iniziato a guarire. Da ciò si deduce che la frattura precedette probabilmente la morte di non più di qualche giorno, anche se è impossibile che ne sia stata da sola la causa a meno che, come il team di Hawass ha suggerito, non si fosse infettata: potrebbe in effetti essere stato questo a uccidere Tutankhamon. Nemmeno tale ipotesi ha incontrato favore universale e, in un suo recente libro, Hawass segnala che ci sono studiosi scettici al riguardo tra gli stessi membri del suo team. A questo punto è opportuno parlare degli aspetti decisamente insoliti della mummia di Tutankhamon. Prima di tutto,

La TAC del 2005 ha evidenziato una frattura al femore sinistro, probabilmente precedente di qualche giorno alla morte al corpo mancano varie costole e una parte delle ossa pelviche sul lato sinistro. Poi l’incisione dalla quale furono rimossi alcuni organi interni, una pratica standard durante l’imbalsamazione, si trova nella posizione sbagliata ed è visibilmente più larga del normale. Buona parte dei tessuti molli della cavità toracica è stata rimossa e sostituita con batuffoli di lino. Le braccia della mummia sono incrociate in una posizione insolitamente bassa. E per finire il cuore, che di norma veniva rimosso e conservato in quanto ritenuto essenziale alla sopravvivenza dell’individuo nell’Aldilà, manca del tutto. È QUADERNI DI STORIA [71]

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Protagonisti

Si ipotizza che il torace del faraone sia rimasto danneggiato in un grave incidente, costringendo gli imbalsamatori a rimuovere le costole e il cuore evidente che, se queste anomalie sono il risultato di un trauma, possono fornirci indizi sulle cause della morte.

Molte ipotesi, poche certezze

Howard Carter (a sinistra) e il suo patrocinatore lord Carnarvon, fotografati appena prima di entrare nella camera sepolcrale.

Bisogna però domandarsi se in qualche misura questi danni non possano essere stati causati dal team di Carter nel momento in cui la mummia venne rimossa dai suoi sarcofagi. Gli appunti dello stesso Carter, liberamente consultabili online grazie all’ottimo lavoro svolto dal Griffith Institute di Oxford, sottolineano le non poche difficoltà incontrate nel separare i tre sarcofagi del faraone, contenuti l’uno nell’altro come una sorta di matrioska. La mummia stessa occupava quasi interamente il volume del sarcofago più piccolo ed era “incollata” al suo interno da uno strato di olio da imbalsamazione versato sul corpo. Il team di Carter tentò in vari modi di st accarla e la lasciò persino espost a al sole nella vana speranza che il calore ammorbidisse lo strato d’olio. Alla fine l’autopsia di Derry dovette avere luogo sul corpo ancora incollato al

sarcofago e con la maschera funeraria al suo posto sul volto. La mummia era adornata di gioielli e altri oggetti preziosi, molti dei quali si rivelarono difficili da separare. Quando il corpo fu infine riportato nella tomba, dopo essere stato liberato dalle bende e deposto su un letto di sabbia, indossava ancora un copricapo e una collana, ma al momento dell’esame del 1968 i gioielli erano entrambi scomparsi. La radiografia di Harrison evidenziò con chiarezza i danni al torace e le costole mancanti, elementi che tuttavia Derry a suo tempo non aveva notato: questo portò alcuni a ipotizzare che in qualche momento la mummia fosse stata manomessa illecitamente per permettere il furto del copricapo e della collana. In pratica dei ladri di tombe avrebbero rimosso parti della mummia, incluse le costole, per riuscire a staccare i gioielli. È anche possibile, però, che Derry, non disponendo di apparecchi radiologici, semplicemente non si fosse accorto delle costole mancanti, tanto più che esse sembrerebbero in effetti essere state rimosse in epoca antica: alcune sono spezzate, ma altre mostrano segni di tagli eseguiti con cura e i bendaggi di lino sottostanti non recano segni. Secondo l’egittologo W. Benson Harer, la direzione dei tagli indica che questi ultimi possono essere stati eseguiti solo prima del bendaggio della mummia, e che le ossa stesse dovevano essere fresche al momento dell’operazione, perché ossa più vecchie non si sarebbero potute incidere in maniera così netta. Harer ha suggerito anche che il torace del faraone sia rimasto danneggiato in un grave incidente, che avrebbe costretto gli imbalsamatori a rimuovere le costole, il cuore e forse altre porzioni di tessuti molli per dare al corpo un aspetto almeno

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Come morì Tutankhamon

superficialmente normale in preparazione alla mummificazione. L’ipotesi è verosimile, ma di che genere di incidente può trattarsi? Nel 2013, durante la realizzazione di un documentario sulla morte e la sepoltura di Tutankhamon, si è accertato che i danni si concentrano sul lato sinistro del torso, dalla clavicola fino alle ossa pelviche: si direbbe che il faraone fosse stato colpito con estrema violenza da un lungo oggetto smussato. Nessuna arma oggi nota avrebbe potuto provocare danni del genere. Tuttavia esiste un’altra ipotesi che vale la pena di prendere in considerazione: quella secondo cui Tutankhamon potrebbe essere morto in un incidente con un carro, o più precisamente potrebbe essere rimasto schiacciato da una ruota. Un team di ricercatori della Advanced Simtech, una compagnia che, tra le altre cose, fornisce simulazioni computerizzate di incidenti stradali per i tribunali del Regno Unito, ha impiegato la ricostruzione di un tipico carro del Nuovo Regno per stabilire che livello di manovrabilità possedesse e quale velocità massima poteva raggiungere (diversi di questi carri sono stati rinvenuti nella stessa tomba di Tutankhamon e appaiono di frequente nell’iconografia del Nuovo Regno).

Con i dati così ottenuti, e tenendo conto dell’altezza e del peso del sovrano, il team ha ricostruito una serie di scenari di potenziali incidenti capaci di produrre danni come quelli ritrovati sulla mummia. In quasi tutti i casi, tuttavia, i traumi più gravi sarebbero risultati a carico della testa e del collo, ma sul corpo del faraone non sono presenti. Ciononostante, almeno uno scenario ha riprodotto ferite perfettamente congruenti con quelle della mummia. Se Tutankhamon fosse stato inginocchiato o accucciato a terra nel momento il cui la ruota del carro lo colpiva, avrebbe riportato un trauma di notevole entità al torso; e se fosse stato strappato via dalla traiettoria all’ultimo momento, prima di rimanere schiacciato, la sua testa sarebbe stata proiettata in avanti di scatto e lui avrebbe riportato un violento colpo di frusta. Un team dell’Universit à di Cranfield è stato quindi ingaggiato per determinare se un incidente di questo genere avrebbe potuto

Sulla parete meridionale della camera sepolcrale il dio Anubi (a sinistra) e la dea Hathor (a destra, che si vede solo parzialmente) affiancano Tutankhamon tenendo in mano due “ankh”, simboli della vita eterna del faraone nell’Aldilà.

Tutankhamon forse era caduto dal suo carro, si stava rialzando da terra e si è ritrovato sulla traiettoria di un altro veicolo in arrivo dalle retrovie QUADERNI DI STORIA [73]

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Protagonisti causare la morte del faraone. Per stabilirlo, però, era necessario appurare quali danni avrebbe potuto provocare a una cassa toracica umana una ruota di carro che l’avesse colpita ad alta velocità. Il team ha calcolato le forze coinvolte e ha riprodotto lo scenario usando la cassa toracica di un maiale fornito da un macellaio locale. Come ci si aspettava, l’esperimento ha confermato che l’impatto avrebbe spezzato le costole e che la ruota sarebbe penetrata nei tessuti molli sottostanti per almeno 3-5 cm, più che sufficienti a causare gravissimi danni interni. Oggi la vittima di un simile trauma avrebbe qualche possibilità di

salvarsi con l’intervento tempestivo di una squadra di specialisti, ma a quell’epoca la situazione era ben diversa.

Fu un faraone guerriero?

Sul come e il perché Tutankhamon si trovasse in quella particolare posizione possiamo solo fare ipotesi. Forse era caduto dal suo carro, si stava rialzando da terra e si è ritrovato sulla traiettoria di un altro veicolo in arrivo da dietro; ma potrebbe anche essere rimasto ucciso in battaglia. Per molto tempo si è creduto che il giovane faraone non avesse mai partecipato ad alcuna azione militare, poiché non esistono prove solide a riguardo. Anche questa

Cappella proveniente dalla tomba di Tutankhamon, oggi al Museo del Cairo. Gli scavi che portarono alla scoperta del luogo di sepoltura del faraone furono finanziati da George Herbert, grande appassionato di Egittologia.

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Gli Egizi prospettiva però è cambiata. Il dottor Raymond Johnson dell’Università di Chicago ha dedicato anni di studio ai cippi incisi di ciò che rimane oggi dei complessi templari di Karnak e Luxor, molti dei quali sembrano provenire da monumenti eretti proprio da Tutankhamon, e dopo un lunghissimo, certosino lavoro di ricostruzione di questo “puzzle” archeologico ha concluso che è del tutto possibile che il giovane faraone sia stato coinvolto attivamente in battaglia. Sono infatti emerse alcune scene di guerra che all’apparenza raffigurano una campagna militare in Nubia. In un’altra si vede Tutankhamon mentre sul suo carro guida un esercito egizio contro una fortezza che all’aspetto si direbbe siriana. Tutto ciò avvalorerebbe l’ipotesi che l’incidente del faraone sia avvenuto sul campo di battaglia. Chiaramente non possiamo avere alcuna certezza riguardo a ciò che successe davvero, ma questa ipotesi non è peggiore di quelle che l’hanno preceduta, e fornisce una spiegazione plausibile alle principali anomalie fisiche della mummia. Di fatto ignoriamo del tutto come sia morta la maggior parte dei faraoni egizi, ma vale la pena notare che in quasi tutti gli altri casi nessuno

Il momento dell’apertura della tomba di Tutankhamon: Carter è l’uomo inginocchiato. Quella dell’archeologo britannico è stata definita «la più grande scoperta archeologica del XX secolo» perché per la prima volta era stata ritrovata la tomba di un faraone ancora inviolata.

La vita e le imprese di Tutankhamon restano misteriose, ma i tesori della sua tomba lo rendono uno degli esseri umani più famosi della Storia si è nemmeno posto la domanda. Per contro, Tutankhamon non cessa mai di affascinarci. La sua vita e le sue imprese rimangono misteriose esattamente quanto lo erano prima della scoperta della sua tomba, eppure ciò che essa contiene, incluse le spoglie del faraone stesso, ha fatto di questo sovrano, a più di 3.000 anni dalla sua scomparsa, uno degli esseri umani più famosi che siano mai vissuti. Come tutti i faraoni, Tutankhamon di certo desiderava quella forma tipicamente egizia di immortalità ben espressa dalle parole «far vivere il proprio nome in eterno». E, qualunque siano state le sue imprese terrene o le reali circostanze della sua morte, è possibile forse affermare che nessun altro membro di quell’antica, grande civiltà ci sia riuscito meglio di lui. • CHRIS NAUNTON QUADERNI DI STORIA [75]

tutanr 8 pag.indd 75 18/10/19 11:24 sta rivista e 068_075_morte tutte le altre molto prima,ed in più quotidiani,libri,fumetti, audiolibri,e tanto altro,tutto gratis,su:https://marapcana.tech


Protagonisti

Frammento di una statua del faraone donna Hatshepsut: furono almeno 7 le sovrane riconosciute come regnanti in Egitto.

LE DONNE CHE REGNARONO SULL’ANTICO EGITTO Il nome di Cleopatra è divenuto sinonimo di “faraone al femminile”, eppure l’affascinante moglie di Marco Antonio fu solo il culmine di una tradizione che vide delle sovrane sul trono lungo un arco storico di 3.000 anni [76] QUADERNI DI STORIA

5 pag + pubbl.indd 76 18/10/19 11:27 sta rivista e 076_080_donne tutte le altre molto prima,ed in più quotidiani,libri,fumetti, audiolibri,e tanto altro,tutto gratis,su:https://marapcana.tech


O

P

er gli antichi Egizi, l’universo intero era composto di principi maschili e femminili mantenuti in perfetto equilibrio dalla dea Maat. Tra le molte divinità del pantheon egizio c’erano un dio maschile della terra e una dea femminile del cielo: il primo era Geb dalla pelle verde, che giaceva disteso, e la seconda era sua sorella Nut dal corpo cosparso di stelle, che si incurvava sopra il fratello per formare la volta celeste e tenere lontane le forze del caos, e a ogni alba partoriva il sole. Figli di Nut erano anche gli dèi gemelli Iside e Osiride. Iside era la metà attiva della coppia, che aveva resuscitato suo fratello Osiride dal regno dei morti per poter concepire con lui un figlio, il dio Horus. Di lei si diceva anche che fosse «più potente di mille soldati». Questa stessa commissione di tratti materni e potenza distruttiva la ritroviamo nella figura di Hathor, dea della bellezza e dell’amore, ma capace di trasformarsi in Sekhmet, una divinità talmente feroce che quando un faraone si lanciava in battaglia gli veniva attribuita “la furia di Sekhmet”. Il rimescolarsi dei caratteri propri dei due sessi, peraltro, non si limitava alla dimensione del mito: le donne figuravano accanto agli uomini praticamente in ogni aspetto della società egizia, il che senza dubbio spiega perché lo storico greco Erodoto, che visitò l’Egitto intorno al 450 a.C., commentò che gli Egizi avevano «rivoltato sottosopra le normali pratiche della razza umana». Sebbene nei tre millenni che formano la Storia egizia il titolo più comune che poteva toccare a una donna fosse quello di “signora della casa” (ossia casalinga), non mancavano affatto le donne, né nelle gerarchie sacerdotali dei templi né in ruoli amministrativi e di responsabilità. Sappiamo anche di donne che lavoravano come medici, guardie, giudici,

tesoriere, prime ministre e viceré. E sappiamo di donne che sedettero sul trono, sia come reggenti dei figli ancora piccoli sia come veri e propri faraoni (parola che significa “colui che sta nel grande palazzo”). Eppure alcuni egittologi ancora oggi sminuiscono le sovrane donne dell’Egitto insistendo a indicarle con il più moderno termine di “regine”, che in sé può riferirsi anche solo a una donna sposata con un regnante uomo. Allo stesso modo figure come quella di Hatshepsut, che regnò come faraone a pieno titolo nel XV secolo a.C., sono considerate eccezioni che confermano la regola, sebbene ci siano le prove storiche dell’esistenza di almeno 7 faraoni donna, tra cui Nefertiti e Cleopatra. Questi ultimi sono due nomi noti a tutti, eppure il loro caso ha precedenti che risalgono fino all’inizio della monarchia egizia: la prima donna a salire al trono fu Merneith, che regnò attorno al 2970 a.C. Quando la sua tomba fu scoperta ad Abido nel 1900 gli storici dichiararono che la persona sepolta era «senza alcun dubbio un re», solo per poi accorgersi che non si trattava di un uomo. Il nome di Merneith, peraltro, figura effettivamente in una lista di sovrani egizi dell’era più antica scoperta nel 1986. Comunque, le testimonianze sulle donne faraone sono frammentarie non meno di quelle sui loro colleghi uomini: conosciamo poche date di nascita e di morte, e di pochissime possediamo un ritratto. Eppure sono solo i loro titoli a venire regolarmente sminuiti o ignorati, persino quando i dati storici provano che alcune di loro, come quelle riportate in queste pagine, regnarono in qualità di faraoni a tutti gli effetti.

Il Cameo Gonzaga, che si pensa raffiguri Tolomeo e Arsinoe, prima della stirpe tolemaica a governare l’Egitto come “re donna”.

di JOANN FLETCHER

5 pag + pubbl.indd 77 21/10/19 13:04 sta rivista e 076_080_donne tutte le altre molto prima,ed in più quotidiani,libri,fumetti, audiolibri,e tanto altro,tutto gratis,su:https://marapcana.tech


Protagonisti

Il complesso funerario di Khentkaus I. Titolo: Madre del Re dell’Alto e del Basso Egitto, (reggente nelle veci del) Re dell’Alto e del Basso Egitto Nascita: 2550-2520 a.C. circa, forse nella città reale di Menfi Morte: 2510-2490 a.C. circa

KHENTKAUS I LA MADRE DELL’EGITTO L

’effettivo status di Khentkaus I è stato a lungo oggetto di dibattito. Figlia del re Micerino, sposò il re Shepseskaf (che regnò dal 2510 a.C. al 2502 a.C. circa) e fu madre di almeno altri due sovrani. Recenti scoperte fanno supporre che abbia regnato lei stessa come faraone. Il suo complesso funerario a Giza è elaborato quanto le piramidi dei suoi predecessori uomini, accanto alle quali sorge, al punto da essere stato soprannominato “la quarta piramide di Giza”: include un tempio funerario, un viale d’accesso e, nelle parole della vice-direttrice agli scavi della tomba Ana Tavares, «un tempio a valle e un bacino artificiale o zona di attracco per le barche sacre, caratteristiche fuori dal comune che potrebbero collocare il regno di Khentkaus I alla fine della Quarta Dinastia».Peraltro fu già l’archeologo egiziano Selim Hassan, primo a scavare la tomba nel 1933, a ipotizzare lo status regale di Khentkaus I, che è rappresentata assisa in trono in abiti femminili tradizionali, ma con lo scettro in mano, l’ureo (diadema regale a forma di cobra) sulla fronte e la falsa barba tipica dei re. Un’iscrizione geroglifica nella tomba riporta anche i titoli ufficiali di Khentkaus I, inizialmente tradotti come “Re dell’Alto e del Basso Egitto, Madre del Re dell’Alto e del Basso Egitto”, finché l’egittologo inglese Alan Gardiner non propo-

se un’altra traduzione “filologicamente sostenibile” in base alla quale Khentkaus I sarebbe indicata solo come “madre di due re” e non re lei stessa. Oggi tuttavia, alla luce di scoperte successive, l’ambiguo titolo viene interpretato come “Madre del Re dell’Alto e del Basso Egitto, (reggente nelle veci del) Re dell’Alto e del Basso Egitto”. È fuor di dubbio che Khentkaus I lasciò il segno a Giza, dove il ricordo di una sovrana donna persistette per due millenni, ma il suo non fu affatto un caso unico: solo una ventina di anni dopo la sua discendente Khentkaus II portò il suo stesso titolo, venne ritratta con il cobra dei re sulla fronte e fu sepolta in una piramide privata nella nuova necropoli regale di Abusir. Esiste una terza donna, la moglie del re Djedkare, il cui complesso piramidale a Saqqara è talmente vasto da aver fatto ipotizzare agli egittologi che anche lei abbia regnato in maniera indipendente dopo il marito, il quale morì intorno al 2375 a.C. Tuttavia di lei non possediamo il nome, che fu intenzionalmente cancellato dalla tomba dopo la sua morte. Per di più gli scavi del suo complesso funerario, che ebbero luogo negli anni Cinquanta, non furono mai pubblicati, e oggi la sua tomba è ricordata solo come la Piramide delle Regina Sconosciuta.

[78] QUADERNI DI STORIA

5 pag + pubbl.indd 78 21/10/19 13:04 sta rivista e 076_080_donne tutte le altre molto prima,ed in più quotidiani,libri,fumetti, audiolibri,e tanto altro,tutto gratis,su:https://marapcana.tech


Gli Egizi

NEFRUSOBEK LA REGINA COCCODRILLO S

ebbene ci siano prove indiziarie di sovrani donne nel III millennio a.C., la prima donna faraone ufficialmente accettata è Nefrusobek, figlia di Amenemhat III, che succedette al padre nel 1789 a.C. circa e regnò per 4 anni. Il suo nome figura nelle liste ufficiali dei re anche secoli dopo la sua morte. Fu la prima sovrana a portare il nome del dio coccodrillo Sobek, simbolo della potenza del faraone, e come da tradizione ricevette i 5 nomi attribuiti ai re: Merytre, Satsekhem-nebettawy, Djedetkha, Sobekkare e Sobeknefrura/Nefrusobek. Ebbe anche l’epiteto di Figlio di Ra (il dio sole), corretto per l’occasione in Figlia di Ra. I suoi ritratti mescolano elementi maschili e femminili, con il copricapo a strisce e il gonnellino tipici degli uomini indossati sopra abiti da donna. Talvolta è raffigurata anche con il mantello che i faraoni ricevevano all’incoronazione e nel 1933 è stato riconosciuto come suo un ritratto nel quale si nota una spiccata somiglianza familiare con il padre Amenemhat III. Nefrusobek fece costruire templi nei siti di Tell Dab’a ed Eracleopoli e completò il complesso piramidale di suo padre ad Hawara; pare avesse fatto erigere la propria piramide nella necropoli di Mazghuna, presso Dahshur, ma non ne è mai stata trovata traccia. Nei moderni testi di Storia viene solitamente ignorata o al massimo menzionata senza alcun risalto come esponente finale di una dinastia di soli uomini, eppure fu in grado di passare senza problemi il suo trono a un’intera linea di successori maschi che, proprio come lei, assunsero il nome del dio coccodrillo.

Titolo: Re dell’Alto e del Basso Egitto Nascita: 1830-1815 a.C. circa, forse ad Hawara, nella regione del Fayyum Morte: 1785 a.C. circa

Hatshepsut e Nefertiti

Le sue innovazioni ispirarono la successiva donna faraone, Hatshepsut (sul trono dal 1479 al 1458 a.C. circa), che adottò a sua volta la falsa barba dei faraoni e i simboli del potere regale. L’attuale tendenza a considerare Hatshepsut unicamente come “una donna che si vestiva da uomo” sono possibili soltanto perché la storiografia ufficiale ha sistematicamente ignorato o trascurato le sovrane venute prima di lei. Un caso simile è quello di Nefertiti, della quale si ricorda quasi esclusivamente il bellissimo busto, laddove le testimonianze storiche suggeriscono che deteneva lo stesso potere del marito e potrebbe essergli succeduta come legittima sovrana.

Tausert

L’esempio di Nefrusobek fu seguito anche dalla donna faraone Tausert, che regnò nel XII secolo a.C. e portò i titoli di Toro Possente e Figlia di Ra. Fu l’ultima sovrana donna per quasi mille anni, poiché nell’ultimo millennio a.C. l’Egitto visse svariate invasioni straniere: la più duratura fu quella macedone dei Tolomei, che indicavano Alessandro Magno come loro capostipite e regnarono durante gli ultimi 3 secoli a.C. Tolomeo I ebbe come consigliere il sacerdote egizio Manetone, autore degli elenchi di dinastie regali che impieghiamo ancora oggi. Manetone cita per nome 5 donne faraone, dichiarando che «si stabilì che una donna poteva regnare legittimamente» già al tempo della II Dinastia, ossia all’inizio del III millennio a.C.

Sopra, busto di Nefrusobek, prima donna faraone ufficialmente accettata. A lato, la bellezza di Nefertiti che potrebbe essere stata una sovrana autonoma.

QUADERNI DI STORIA [79]

5 pag + pubbl.indd 79 18/10/19 11:27 sta rivista e 076_080_donne tutte le altre molto prima,ed in più quotidiani,libri,fumetti, audiolibri,e tanto altro,tutto gratis,su:https://marapcana.tech

Tito e del nelle Bass Nas forse Mor


Protagonisti

ARSINOE II “RE DONNA” L

a tradizione delle donne faraone di sicuro ispirò anche Arsinoe II. Moglie di due re di Macedonia, dopo la morte del secondo tornò in Egitto, sua patria, per sposare i fratello minore Tolomeo II e diventare regina per la terza volta, ma anche legittima coreggente del marito, con tanto di attribuzione dei 5 nomi tradizionali dei faraoni. Per molto tempo si è pensato che tali titoli le fossero stati assegnati dopo la morte, ma studi più recenti hanno accertato che Arsinoe II fu riconosciuta come sovrana dell’Alto e del Basso Egitto anche in vita: come Hatshepsut mille anni prima di lei, fu chiamata Figlia di Ra e adottò i simboli della regalità, che testimoniano il suo inserimento in una pratica consolidata. Grazie al suo matrimonio poté far leva anche su un’altra tradizione egizia e identificarsi con la dea Iside, sposata al marito-fratello Osiride. Per i loro sudditi di cultura greca, invece, Tolomeo e Arsinoe erano equiparati a Zeus ed Era, altra coppia di fratelli divini uniti in matrimonio. I ritratti della coppia sottolineano intenzionalmente la somiglianza di entrambi i sovrani con il presunto zio Alessandro Magno, il cui corpo mummificato e sepolto nella capitale Alessandria era una prova ulteriore dell’origine divina della dinastia. Arsinoe si adoperò per sfruttare al meglio anche il suo ipotetico legame con il celeberrimo sovrano macedone, facendosi raffigurare con le corna d’ariete tipiche delle rappresentazioni di Alessandro e con occhi fissi e così grandi che alcuni storici della medicina hanno ipotizzato fosse affetta da esoftalmo basedowiano, una malattia spesso collegata all’ipertiroidismo. Di certo seppe impiegare molto bene questo trasformismo d’immagine nelle proprie manovre politiche, al punto che lei e il marito furono i primi tra i successori di Alessandro ad aprire Titoli: Regina di Macedonia (e Tracia), Re dell’Alto e del Basso Egitto Nascita: 316 a.C. circa, probabilmente a Menfi Morte: probabilmente il 16 o il 17 luglio 268 a.C.

rapporti diplomatici con Roma nel 273 a. C. Quando poi l’Egitto si schierò con Atene e Sparta contro la Macedonia, nella Guerra Cremonidea, la sua posizione d’autorità fu riconosciuta in un decreto ateniese, secondo il quale Tolomeo II seguiva «le politiche dei suoi antenati e di sua sorella». Atene onorò la coppia regale anche con statue e lo stesso fece la città di Olimpia, dove Arsinoe ottenne grande successo nei giochi olimpici del 272 a.C., quando la sua squadra vinse tutte e tre le corse dei carri in un solo giorno. Ma la maggior parte delle raffigurazioni di Arsinoe fu realizzata in Egitto, dove, stando a un’iscrizione nel tempio di Mendes, «la sua statua doveva essere presente in tutti i templi, cosa che faceva piacere ai suoi sacerdoti, in quanto prova del suo nobile intento nei confronti degli dèi e delle sue molte opere di generosità verso il popolo tutto».

Antesignana di Cleopatra

Nella nuova capitale, Alessandria, l’influenza di Arsinoe era ancora più grande: nel solco della tradizione tolemaica di stanziare grandi somme di denaro per la Grande Biblioteca e il Museo della città, finanziò personalmente spettacoli e celebrazioni pubbliche per impressionare i sudditi, anche se un frammento di una sua biografia perduta racconta che la vista della folla «sporca e assiepata nelle strade» dalle finestre del suo palazzo le strappò un sogghigno. Dopo aver trasformato la casa dei Tolomei in uno sgargiante bastione di pubblico sfarzo, Arsinoe morì a 48 anni nel luglio del 268 a.C. e fu cremata con un funerale in stile macedone. Il suo ricordo fu tenuto in vita dalla festa annuale delle “Arsinoeia” e in suo onore furono ribattezzate strade e città sia in Egitto sia in tutto il bacino del Mediterraneo. La sua presenza spirituale rimase così forte che nei successivi 22 anni di regno Tolomeo II non si risposò mai, anzi continuò a farsi raffigurare insieme alla moglie defunta nei ritratti ufficiali, a inserire il suo nome nei documenti amministrativi e a battere moneta con la sua effigie. Arsinoe fu la prima della stirpe tolemaica a regnare come “re donna” e il suo esempio fu seguito da altre donne della dinastia, ultima delle quali fu Cleopatra, celeberrimo culmine di una tradizione di donne faraone durata non meno di 3.000 anni. •

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MARCO ANTONIO

Protagonisti

Roma/Egitto, 83-30 a.C.

Marco Antonio nacque nell’83 a.C. Noto in gioventù per la passione per il gioco e le donne, si impose per il coraggio e le capacità militari combattendo al fianco di Giulio Cesare. Dopo l’assassinio di quest’ultimo, fece parte del triumvirato con Marco Lepido e Ottaviano. Ma tutte le sue scelte successive furono condizionate dal legame con la regina d’Egitto. Di fatto, avendo sposato Cleopatra, fu lui l’ultimo Faraone.

CLEOPATRA

Egitto, 69-30 a.C.

Cleopatra era figlia di Tolomeo XII Aulete e di un’altra Cleopatra: nata ad Alessandria d’Egitto nel 69 a.C., faceva parte di una famiglia dove erano frequenti i matrimoni tra consanguinei, nonché gli intrighi e i delitti per conquistare o conservare il potere. Legatasi ad Antonio, fu con lui sconfitta da Ottaviano. Per evitare la cattura, scelse anche lei il suicidio. Dopo la sua morte l’Egitto cessò di essere un regno e diventò una provincia romana. [82] QUADERNI DI STORIA

fine impero 6 pag.indd 82 18/10/19 11:30 sta rivista e 082_087_cleopatra tutte le altre molto prima,ed in più quotidiani,libri,fumetti, audiolibri,e tanto altro,tutto gratis,su:https://marapcana.tech


CLEOPATRA

“L’ULTIMA DEI FARAONI” Con la battaglia di Azio, nel 31 a.C., si conclude tragicamente la lunga e tormentata storia d’amore tra l’ambizioso generale romano Antonio e la regina d’Egitto Cleopatra. La loro sconfitta segna il tramonto dell’epoca dei faraoni

C

leopatra continua a essere uno dei personaggi più enigmatici e dunque affascinanti del mondo antico, ancora capace di suscitare la curiosità degli storici e l’interesse degli appassionati. A dispetto della nomea di donna dissoluta, Cleopatra ebbe solo due amanti: ma li scelse con cura, essendo l’uno e l’altro, in momenti successivi, gli uomini più potenti di Roma. Il primo fu niente meno che Giulio Cesare, dal quale ebbe un figlio, Cesarione. Senonché Cesare, come è noto, venne assassinato nel 44 a.C. e le speranze di Cleopatra, sia riguardo ai destini del figlio, sia su una possibile, fruttuosa alleanza dell’Egitto con la Potenza padrona del Mediterraneo sembrarono naufragare. Ma passarono appena tre anni e la giovane regina incontrò Marco Antonio a Tarso, in Turchia, dove il triumviro risiedeva e dove era impegnato a dare una sistemazione ai possedimenti romani in Oriente. Fu qui che si innamorarono l’una dell’altro, dando il via ad un’appassionata quanto contrastata relazione che era destinata a durare per 10 anni, fino alla fine dei loro giorni. Con la morte di Cleopatra e la trasformazione dell’Egitto in provincia romana, si chiudeva anche la lunga Storia della civiltà egizia, che durava da 3.000 anni. Anche Roma era interessata all’alleanza con il ricco Paese

dei Faraoni, che riforniva di grano la capitale dell’impero, assicurando così il cibo al quasi milione di abitanti che la popolava. Alessandria rivestiva poi un ruolo vitale in qualità di porta verso l’Oriente: era un importante scalo navale, animata da una numerosa comunità cosmopolita, fulcro dei commerci e della cultura del tempo (importantissima la sua biblioteca).

Granaio di Roma

D’altra parte, a Roma si guardava con sospetto al popolo egizio e alla sua religione: i culti esoterici, insieme a quelle strane divinità dalla testa di animale erano un abominio per i gusti dei Romani, che si erano raffinati dopo l’incontro con la civiltà greca. Fin dall’inizio della loro relazione, Cleopatra fu un vero enigma per Marco Antonio, il quale, essendo vissuto a Roma, era avvezzo a un tipo di donna di ceto elevato, ma con abitudini e comportamenti assai diversi da quelli della regina egiziana, l’esatta antitesi delle morigerate matrone romane. Cresciuta in un ambiente dominato dagli intrighi di corte e così pieno di insidie da rendere la vita quanto mai precaria, Cleopatra discendeva da una lunga stirpe di sovrani: i Tolomei. Il fondatore della dinastia, il primo Tolomeo, era stato uno dei generali di Alessandro Magno che si erano spartiti il suo impero. A

Nella pagina a fronte un’illustrazione che mostra Cleopatra e il suo amato Marco Antonio.

QUADERNI DI STORIA [83]

fine impero 6 pag.indd 83 21/10/19 13:07 sta rivista e 082_087_cleopatra tutte le altre molto prima,ed in più quotidiani,libri,fumetti, audiolibri,e tanto altro,tutto gratis,su:https://marapcana.tech


Protagonisti Dipinto del XIX secolo raffigurante Cleopatra sul fiume Nilo.

lui era toccato, per l’appunto, l’Egitto. Nella dinastia dei Tolomei, ma un po’ in tutte le satrapie orientali, i matrimoni avvenivano all’interno della famiglia, per mantenere puro il lignaggio. Cosicché succedeva spesso che le donne sposassero i fratelli, una pratica che se rafforzava il potere familiare, era anche causa di duri conflitti e di brutali assassinii: nel corso della sua vita Cleopatra fu spesso testimone delle lotte di potere che agitarono la sua famiglia. Lei stessa, vistasi minacciata, fece mettere a morte i suoi fratelli. Cleopatra aveva ricevuto un alto livello di istruzione ed era dotata di una mente acuta e di un buon intuito. Benché non fosse

propriamente bella, con quel naso pronunciato tipicamente orientale, era dotata di un grande carisma e risultava molto seducente. Parlava greco, latino ed egizio, sfoggiava una conversazione colta e brillante, la sua voce era dolce e coinvolgente. Amava le arti e la letteratura. Tutto ciò contribuiva a fare di lei un’irresistibile conquistatrice, una dote di cui si servì per conservare e consolidare il potere interno. La protezione di Marco Antonio, poi, le garantiva l’appoggio di Roma e dunque una potenza con la quale nessuno poteva competere. Antonio non era meno dotato di fascino e di spregiudicatezza. Di temperamento impetuoso e irascibile,

Mito e realtà

L

’immagine che ha di Cleopatra un lettore moderno è senza dubbio influenzata dalle raffigurazioni che ne dettero, nei secoli, le numerose opere e i racconti che tentarono di ricostruirne la vita. Tra questi, spicca la tragedia “Antonio e Cleopatra” di William Shakespeare, che ricostruisce gli eventi susseguitisi dalla rivolta di Sesto Pompeo in Sicilia, nel 44 a.C., fino alla morte di Cleopatra morsa da un aspide. Nell’opera, Cleopatra è descritta come una donna bella, assetata di potere e abile manipolatrice.Quanto è accurata la rappresentazione che Shakespeare fa della regina d’Egitto? Iniziamo col dire che è liberamente ispirata a una traduzione delle “Vite Parallele” di Plutarco (una raccolta di biografie di famosi personaggi, greci e romani). La biografia da cui il grande scrittore inglese trae spunto è appunto la “Vita di Antonio”, in cui la regina viene descritta solo dal punto di vista del generale romano e del suo rapporto con lei. Per di più, Shakespeare non dispone gli eventi nella stessa sequenza che ne dà Plutarco, spostando date e avvenimenti lungo la linea del tempo e semplificando contrastanti resoconti su Cleopatra. Un buon esempio è dato dal fatto che nessuna delle diverse versioni storiche della sua morte – per ingestione di un veleno, per essersi fatta mordere volutamente da un serpente sul braccio, e infine per essere stata morsa accidentalmente – sia stata adottata da Shakespeare, che preferì una sua versione secondo la quale il suicidio sarebbe avvenuto per il morso di un aspide sul seno.Il racconto di Shakespeare si è arricchito nei secoli successivi con altre opere, letterarie e non, incluso il film “kolossal” del 1963, con Elizabeth Taylor nelle vesti di Cleopatra e Richard Burton in quelle di Marco Antonio. Al di là dell’opinabile rappresentazione della regina offerta della Taylor, il film è costellato da molte piccole ma significative imprecisioni, come il fatto che Cleopatra portasse un’acconciatura con frangetta (in realtà, la regina indossava una parrucca di fitti riccioli sulla testa rasata).

[84] QUADERNI DI STORIA [84] QUADERNI DI STORIA

fine impero 6 pag.indd 84 18/10/19 11:30 sta rivista e 082_087_cleopatra tutte le altre molto prima,ed in più quotidiani,libri,fumetti, audiolibri,e tanto altro,tutto gratis,su:https://marapcana.tech


Gli Egizi aveva una solida reputazione di bevitore e giocatore d’azzardo, amava i piaceri e le sfide. Ben presto si guadagnò fama e fortuna nell’esercito: in qualità di comandante di un reggimento di cavalleria, si coprì di gloria combattendo in Gallia con le truppe di Cesare. La sua stella saliva nel cielo di Roma insieme a quella di Cesare e quando questi divenne dittatore, dopo avere battuto Pompeo a Farsalo, Antonio venne insignito della carica di comandante della cavalleria, che gli dava un potere inferiore solo a quello di Cesare, che gli lasciava il governo di Roma quando era assente.

Cleopatra contro Augusto

Dopo l’assassinio di Cesare, Marco Antonio fu tra i più decisi ad opporsi ai congiurati, che già spadroneggiavano sulla città, e a farli condannare a morte, costringendoli così alla fuga. Con il giovane Ottaviano, figlio di una nipote del dittatore nominato da Cesare suo erede, e con Lepido, che di Cesare era stato un fedele commilitone, Marco Antonio si unì per formare il secondo triumvirato: i triumviri si attribuivano uguali poteri di governo e si spartivano il dominio dei territori controllati da Roma: a Ottaviano andò l’Occidente, ad Antonio l’Oriente, a Lepido l’Africa. Fu così che Antonio si trasferì in Oriente e pose la sua sede a Tarso, in Cilicia, dove si diede a preparare una campagna contro i Parti, irriducibili nemici di Roma che pochi anni prima avevano inflitto una sanguinosa sconfitta a Crasso, allora membro del primo triunvirato con Cesare e Pompeo. (Com’è noto, a Tarso era nato l’apostolo Paolo, che aveva la cittadinanza romana: secondo qualche storico, l’avrebbe ottenuta proprio da Antonio, che in questo suo soggiorno la concesse a molti abitanti della città per ingraziarseli). Ebbene, il triumviro convocò a Tarso la regina Cleopatra, ben deciso a ottenere da lei un consistente appoggio militare e finanziario

Ottaviano per rafforzare la sua alleanza con Marco Antonio gli diede in sposa la sorella Ottavia, lui però era innamorato della bellissima regina d’Egitto per la campagna che stava preparando. Per l’occasione, Cleopatra si presentò come l’incarnazione della dea Afrodite (così la cantò un poeta locale che già aveva paragonato Antonio a Dioniso): si presentò su una portantina d’oro, ricoperta di fini stoffe e preziose gemme, accerchiata da ancelle abbigliate come ninfe uscite dal mare. Avvicinatasi a Marco Antonio, rifiutò di scendere, aspettando che fosse lui a renderle omaggio. Il triumviro ne fu soggiogato, in preda ad una immediata e invincibile passione. Plutarco, filosofo e storico greco diventato cittadino romano, riferisce che l’agente inviato da Antonio ad Alessandria per convocare la regina, «osservando le fattezze di Cleopatra e la sua sottile quanto scaltra arguzia nella conversazione, seppe immediatamente che Antonio non avrebbe mai potuto far del male a quella donna, che ebbe infatti una enorme influenza su di lui». Del resto Antonio, inflessibile comandante di uomini, cedeva facilmente al fascino imperioso di una donna: è lo stesso Plutarco a ricordare che si era lasciato dominare anche dalla prima moglie Fulvia: «Sì che Cleopatra fu in debito con Fulvia d’aver insegnato ad Antonio a subire il dominio di una femmina, poiché glielo consegnò mansueto e ammaestrato fin dall’inizio a ubbidire alle donne». Il risultato di quell’incontro fu che per il momento Antonio dimenticò i Parti e decise di passare l’inverno del 41-40 a.C. con Cleopatra ad Alessandria: frutto di

Statua che si pensa raffiguri Cleopatra nelle tradizionali vesti di sovrana d’Egitto.

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Protagonisti questo soggiorno fu la nascita di due gemelli, Alessandro Elio e Cleopatra Selene, come dire il sole e la Luna. La lunga permanenza in Oriente del triumviro, la sua scandalosa relazione con Cleopatra, la nascita dei figli, suscitarono molte critiche a Roma. Per rinforzare il suo legame con lui, Ottaviano combinò il matrimonio di Marco Antonio con sua sorella Ottavia. Marco Antonio giudicò opportuno accettare l’unione, nonostante i malumori della Secondo la legge romana regina d’Egitto, Cleopatra doveva essere che non smetteva trattata come un nemico di di finanziare il suo Stato, dunque fatta sfilare esercito. Ciò consentì ad Antonio a Roma in catene di conquistare Gerusalemme, dove insediò Erode come sovrano del regno di Giudea, e di tornare a Roma come trionfatore di una campagna di conquista. E a Roma si unì a Ottavia, come tutti si aspettavano da lui. Quattro anni più tardi, Antonio tornò ancora una volta ad Alessandria per organizzare finalmente la campagna contro i Parti. Ebbe così modo di riprendere la sua relazione con Cleopatra, che si accese di nuova passione. Da quel momento Marco Antonio fece di Alessandria la sua sede e, malgrado il matrimonio con Ottavia, volle sposare Cleopatra, a cui diede un altro figlio. La campagna contro i Parti, che lo vide al comando di un esercito di 100 mila uomini, ebbe un esito disastroso e lui non si riprese mai dall’amarezza della sconfitta. Ottaviano colse al volo l’occasione per vendicare l’onore della sorella oltraggiata e rompere l’accordo di triumvirato, così da riunire tutto il potere nelle sue mani. Messo da parte il debole Lepido, accusò Marco Antonio davanti al Senato e al popolo romano di intrattenere una pericolosa relazione con l’infida regina straniera e di non meritare più

la dignità e i poteri di un triumviro. Antonio reagì sfidando Ottaviano. Reduce dall’invasione dell’Armenia, organizzò un trionfo (la celebrazione in onore di un condottiero vincitore) nella città di Alessandria, anziché a Roma. Emise poi una serie di proclami, conosciuti come “Donazioni di Alessandria”, nominando Cleopatra e i suoi figli eredi dei territori conquistati. Non contento, Marco Antonio nominò Cesarione legittimo figlio ed erede di Cesare, così da contrapporlo ad Ottaviano, che era solo figlio adottivo del dittatore. Fu a tutti gli effetti una dichiarazione di guerra. Ottaviano dichiarò di fronte al Senato che Marco Antonio si era ormai “adattato ai costumi del luogo”, subendo l’influenza perniciosa della regina d’Egitto.

L’illusione della rivincita

Marco Antonio replicò divorziando da Ottavia e accusando suo fratello di aver falsificato il testamento di Cesare. Ormai era scontro aperto: Roma entrò nel vortice di una nuova guerra civile che si protrasse fino al 31 a.C., anno in cui Ottaviano sconfisse il nemico nella decisiva battaglia navale di Azio. Dopo la disfatta, Antonio fuggì in Egitto con Cleopatra e i due godettero di un periodo di relativa tranquillità. Ne approfittarono per tentare di rimettere insieme un’armata da opporre all’esercito di Ottaviano, ma il loro sogno di riscossa non si realizzò. Quando, nell’agosto del 30 a.C., Ottaviano si presentò davanti ad Alessandria, la flotta e le truppe di terra messe insieme da Antonio e Cleopatra, passarono dalla sua parte. Antonio capì che il suo destino era segnato. Così fece ciò che si conveniva ad ogni grande romano: prima di essere catturato e trascinato a Roma in catene, si uccise con la sua stessa spada. L’ultimo “faraone” d’Egitto morì così tra le braccia della sua amata, nel

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fine impero 6 pag.indd 86 18/10/19 11:30 sta rivista e 082_087_cleopatra tutte le altre molto prima,ed in più quotidiani,libri,fumetti, audiolibri,e tanto altro,tutto gratis,su:https://marapcana.tech


Gli Egizi

sepolcro monumentale in cui lei si era rifugiata. Rimasta sola, Cleopatra tentò di arrivare ad un accordo con il vincitore, anche ricorrendo alle sue collaudate arti di seduzione. Ma il freddo Ottaviano non era uomo da cadere nella trappola. Le concesse soltanto di organizzare i solenni rituali di sepoltura per la salma di Antonio.

Uccisa da un aspide

Ottaviano, temendo che Cleopatra seguisse l’esempio di Antonio, ordinò ai suoi di sorvegliarla strettamente: voleva trascinarla a Roma per rendere ancora più splendido il suo trionfo. Ma lei riuscì ad eludere ogni controllo. Alcuni storici sostengono che si fece mordere da un aspide che le era stato consegnato di nascosto in un cesto di fichi, altri suggeriscono che bevve un vino in cui era stata versata della cicuta. Con lei si uccisero anche le due ancelle che aveva tenuto con sé. È il solito Plutarco a raccontarci la scena che si presentò agli occhi degli inviati di Ottaviano. «Giunti sul posto di corsa, videro che le guardie non si erano avvedute dell’accaduto, ma aperta la porta la

trovarono morta, riversa su un letto d’oro e rivestita di tutti i suoi ornamenti regali. Iras, una delle sue ancelle, giaceva morente ai suoi piedi, e Carmione, ormai barcollante e con la testa appesantita, aggiustava il diadema sul capo della sua signora. E quando uno che entrò disse rabbiosamente “Una bella azione quella della tua signora, Carmione!”, ella rispose: “Bellissima, certo, e degna di una discendente di re tanto grandi”. E mentre diceva ciò cadde lì, ai piedi del letto». Cleopatra morì a 39 anni. Aveva regnato per 22 anni. Antonio aveva 53 anni, o 56 secondo alcuni storici. Le sue statue a Roma furono abbattute, la sua immagine cancellata dalle monete. Dei suoi 7 figli, il più grande, Antillo, nato dal matrimonio con Fulvia, fu fatto uccidere da Ottaviano. Gli altri li accolse Ottavia, che li allevò insieme ai suoi. Ottaviano fece uccidere anche Cesarione. Con la morte di Cleopatra, si chiuse la Storia gloriosa dei Faraoni, durata quasi 3.000 anni. •

Sopra, un dipinto che illustra la Battaglia di Azio, con la quale le truppe di Augusto sconfissero definitivamente quelle di Marco Antonio e Cleopatra, costringendoli a ritirarsi sulla terraferma dove si suicidarono entrambi.

BRIDGET MCDERMOTT

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fine impero 6 pag.indd 87 18/10/19 11:30 sta rivista e 082_087_cleopatra tutte le altre molto prima,ed in più quotidiani,libri,fumetti, audiolibri,e tanto altro,tutto gratis,su:https://marapcana.tech


Nuove scoperte

ANTICO EGITTO Dai fasti della tomba di Tutankhamon, alla misteriosa mummia di Ramses II fino alla mitica barca di Cheope che traghetterebbe le anime nell’Aldilà. L’Egitto non finisce mai di stupire e affascinare gli archeologi. Ma altri segreti sono ancora celati sotto la sabbia

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ltre due secoli di scavi, milioni di metri cubi di terra sbancati e migliaia di archeologi di tutto il mondo impegnati nell’immane lavoro di ricerca non sono bastati a chiarire i misteri di una delle civiltà più affascinanti della Storia. Il Regno dei Faraoni non lesina tesori, nascosti in tombe millenarie, tra le bende consunte delle mummie, nei cunicoli infiniti delle piramidi. E il “work in progress” diventa una condizione assoluta, senza tempo. Anche

oggi sulla scrivania di Mohamed Ibrahim, Ministro delle Antichità del governo egiziano, ci sono montagne di documenti e rapporti provenienti da tutte le regioni della terra del Nilo. Migliaia di pagine, dense di notizie sugli scavi in corso (circa 300) e sulle scoperte realizzate o realizzabili. Abbiamo provato, dunque, a tracciare un inventario virtuale dei tesori ancora sepolti con l’aiuto di un grande egittologo, Francesco Tiradritti, direttore della missione archeologica

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Egitto work 8 pag.indd 88 18/10/19 11:33 sta rivista e 088_095_Antico tutte le altre molto prima,ed in più quotidiani,libri,fumetti, audiolibri,e tanto altro,tutto gratis,su:https://marapcana.tech

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WORK IN PROGRESS italiana a Luxor: «L’archeologia è una disciplina nata per essere declinata al passato: “io ho scoperto”. Ben più difficile è dire “io scoprirò”, ma è innegabile che ci siano dei luoghi in Egitto da cui ci attendiamo grandi sorprese».

Nuovi misteri da svelare

«Partiamo proprio dalla grande piana di Giza, poco fuori Il Cairo, dove sorgono le famose piramidi di Cheope, Chefren e Micerino. Qui sono interrati i resti di una seconda barca solare, simile a quella recuperata e musealizzata diversi anni fa» dice Francesco Tiradritti. La barca solare, nelle credenze egizie, rappresentava il mezzo con il quale l’anima del faraone, in compagnia del dio Ra, navigava per raggiungere il Regno dei Morti.

Nel 1954, a seguito di alcuni scavi accanto alla Grande Piramide, furono scoperte 5 strutture che dovevano contenere altrettante barche dedicate al faraone Cheope (morto intorno al 2570 a.C.). Di queste, però, solo due ne ospitavano effettivamente e, solo una, quella a Sud della Grande Piramide, fu poi portata alla luce. Dopo la lunga opera di assemblaggio dei 1500 pezzi in cui era scomposta, ora può essere ammirata nella sua interezza e maestosità (lunga 43 m) nel museo edificato appositamente a fianco della Grande Piramide, progettato dall’architetto italiano Franco Minissi. Per quanto riguarda la seconda imbarcazione, scoperta nel 1985, per anni si ritenne che fosse troppo fragile per essere dissepolta. Ma nel

Le piramidi della Necropoli di Giza. In primo piano quelle delle regine, in secondo piano le Piramidi di Cheope, Chefren e Micerino.

QUADERNI DI STORIA [89]

Egitto work 8 pag.indd 89 18/10/19 11:34 sta rivista e 088_095_Antico tutte le altre molto prima,ed in più quotidiani,libri,fumetti, audiolibri,e tanto altro,tutto gratis,su:https://marapcana.tech


Nuove scoperte

La barca solare di Cheope, scoperta nel 1954, è ospitata in un museo realizzato appositamente accanto alla Grande Piramide di Giza. A destra, una statuetta conservata al Museo del Cairo che rappresenta la regina Hatshepsut.

2009 gli archeologi di un team nippo-egiziano valutarono l’estrazione come possibile. Sotto una lastra calcarea giacevano centinaia di fragili frammenti di legno, che dal 2012 hanno iniziato ad essere estratti e trasportati all’interno di una tensostruttura con atmosfera controllata, per ricomporre il “puzzle”.

Il villaggio degli operai

Sempre a Giza c’è un sito molto importante su cui ha lavorato l’americano Mark Lehner: il villaggio degli operai delle piramidi. Uno scavo su cui sono rivolti gli occhi del mondo intero, che punta a chiarire la struttura sociale della civiltà egizia e, ovviamente, ad approfondire i metodi di costruzione di una delle sette “meraviglie del mondo”. Nel villaggio vissero abili artigiani, manovali, intagliatori di pietra, minatori, controllori e ufficiali, insieme con schiavi e operai comuni chiamati da tutto l’Egitto per completare la costruzione. La paga, per loro, era “in natura”: orzo, grano, pane, carne, birra, sale, pesce, verdure, vino e legna da ardere. Talvolta potevano essere ricompensati con modiche quantità

di argento. «Oggi più che in passato l’Egittologia guarda all’Antropologia e al sociale”, continua Tiradritti, «ecco perché scoprire brani di vita della gente dell’epoca può essere più interessante che ritrovare un altro tesoro di Tutankhamon». Basta fare un giro al Museo de Il Cairo, vicino a Piazza Tahrir, per capire le ragioni dello studioso. L’edificio conserva gioielli, ori, sculture, effigi, spesso in molteplici copie: oggetti che gli esperti non sono riusciti neppure a catalogare. Mancano invece i contesti, pagine ancora bianche che si sta cercando di riempire con storie importanti. «Purtroppo però questo tipo di ricerca» osserva Eleni Vassilika, direttrice del Museo Egizio di Torino «ha il difetto di essere meno “sexy” di quella che porta alla scoperta di nuovi tesori o di tombe dei celebri personaggi del passato». «Di sicuro avrebbe una risonanza

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Egitto work 8 pag.indd 90 18/10/19 11:34 sta rivista e 088_095_Antico tutte le altre molto prima,ed in più quotidiani,libri,fumetti, audiolibri,e tanto altro,tutto gratis,su:https://marapcana.tech


Gli Egizi

Città e lingue perdute

Una delle scoperte più importanti l’ha fatta proprio Zahi Hawass, detto l’Indiana Jones delle Piramidi per via del suo inseparabile cappello: le 10mila mummie d’oro dell’Oasi di Bahariya. «Ma oggi la ricerca soffre di una

A tutt’oggi la tomba di Cleopatra continua a essere inafferrabile e la sua collocazione è solo ipotetica cronica mancanza di fondi», dice Eleni Vassilika. «Howard Carter poteva permettersi il lusso di scavare estensivamente la Valle dei Re per cercare il tesoro di Tutankhamon, noi no. Abbiamo meno tempo e meno soldi», conferma Tiradritti. Nonostante sia imperativa una visione più pragmatica dell’Archeologia c’è ancora spazio per indagare sul mistero. «Per esempio sul Mar Rosso, a Est del Paese», continua Tiradritti, «il pool di archeologi guidati dall’Orientale di Napoli

Le ricerche più promettenti MAR MEDITERRANEO DELTA DEL NILO

Alessandria

DESERTO DEL SINAI

Taposiris Magna GIZA Sakkara

IL CAIRO

Z UE IS OD LF GO

ben più elevata trovare le sepolture dei re appartenenti alla dinastia tolemaica che governarono l’Egitto per tre secoli, dal 305 a.C. al 30 a.C.», continua la direttrice. Il capostipite, Tolomeo I, fu uno dei Diadochi di Alessandro Magno (i generali che alla sua morte, nel 323 a.C., si contesero il controllo dell’impero combattendo ben sei guerre). Le vicende dell’Egitto tolemaico sono molto intricate, a partire dal fatto che tutti i sovrani della famiglia presero il nome di Tolomeo, mentre le spose quello di Cleopatra. La più celebre tra le regine fu Cleopatra VII (69 a.C.-30 a.C.) la cui tomba, secondo l’archeologo Zahi Hawass, ex plenipotenziario Segretario del Consiglio Superiore delle Antichità, potrebbe essere a 30 km da Alessandria d’Egitto, sotto un tempio dedicato a Iside (Taposiris Magna).Insieme a lei forse giace il suo amante, Marco Antonio, uno dei triumviri che governarono Roma in seguito al vuoto di potere conseguente alla morte di Cesare. Gli scavi sotto Taposiris Magna sono iniziati nel 2005 e hanno portato alla luce oltre mille reperti: vasi, monete, gioielli in oro, teste di statue. Significativa è stata l’identificazione di un vasto cimitero fuori delle mura del tempio, perché tradizionalmente i sudditi desideravano essere sepolti vicino alle spoglie del loro sovrano. A oggi, però, la tomba di Cleopatra continua a essere inafferrabile e la sua collocazione è solo ipotetica. Trovarla significherebbe fare tanto clamore quanto ne fece nel 1922 Howard Carter con la tomba di Tutankhamon.

el-Lisht

Taposiris Magna Sotto questo tempio potrebbe trovarsi la tomba di Cleopatra

Giza

Safaga

Estrazione della seconda barca solare di Cheope

MAR ROSSO

el-Lisht Città perduta di Itj-Tawy

Sakkara

Valle dei Re Deir el-Bahari

Antiche piramidi individuate con il telerilevamento

Karnak Luxor

Safaga Manufatti della mitica terra di Punt

Valle dei Re L’ultima tomba trovata appartiene a una cantante

Deir el-Bahari Tomba di Harwa

Abu Simbel

QUADERNI DI STORIA [91]

Egitto work 8 pag.indd 91 18/10/19 11:34 sta rivista e 088_095_Antico tutte le altre molto prima,ed in più quotidiani,libri,fumetti, audiolibri,e tanto altro,tutto gratis,su:https://marapcana.tech


Nuove scoperte

Veduta della seconda sala ipostila della Tomba di Harwa. A sinistra, frammento di Libro dei Morti recuperato nello stesso sito.

e dall’Università americana di Boston sta per cogliere un successo importantissimo: definire con certezza i confini geografici e commerciali della terra di Punt». Punt, citata nei testi geroglifici dell’Antico Regno (2200 a.C. circa), era il nome che gli Egizi davano alle ricche terre oltre i confini dei loro possedimenti. Una sorta di macro-regione comprendente Sudan, Corno d’Africa, Arabia, Yemen. L’antico Eldorado mediterraneo non è mai stato localizzato con precisione da nessuno, ma si favoleggia che fosse sede di ogni bene e ricchezza: alberi da incenso, avorio, ebano e, naturalmente, oro. Oggetti e manufatti provenienti da quelle esotiche latitudini sono stati trovati dunque nella località egizia di Mersa Gawasis, l’odierna Safaga. «Qui c’era un porto da cui probabilmente partivano bastimenti diretti verso la terra di Punt, dove andavano a rifornirsi di merci» sottolinea ancora Tiradritti. Qualcosa, di quei preziosi carichi, deve essere andato perso durante il trasbordo ed è stato così rinvenuto dagli studiosi dopo ben 4.000 anni. Oggi costituisce la

prova principe dell’esistenza di rotte commerciali prima ignote lungo tutta la costa del Mar Rosso e verso il Deserto Orientale, all’inizio del II millennio a.C. Altra ricerca importante è quella intrapresa dalla missione del Metropolitan Museum di New York pochi chilometri a Sud de Il Cairo. Nella zona dell’odierna el-Lisht, infatti, si troverebbe la città perduta di ItjTawy. La sua storia risale all’epoca della XII Dinastia (1990-1780 a.C.), quando i sovrani del regno egizio, finalmente riunificato dopo il crollo politico e amministrativo patito nei secoli precedenti, bonificarono e recuperarono al commercio anche aree profondamente depresse del Paese come Fayyum, estendendo con successo la loro sfera di influenza economica alla profonda Nubia. La capitale del regno, che era stata fino a quel momento Tebe, fu spostata proprio a Itj-Tawy. Lo sforzo dell’Archeologia non è indirizzato solo alle località scomparse ma anche alle civiltà poco conosciute. Come quella dei Meroitici che

Egitto work 8 pag.indd 92 21/10/19 13:08 sta rivista e 088_095_Antico tutte le altre molto prima,ed in più quotidiani,libri,fumetti, audiolibri,e tanto altro,tutto gratis,su:https://marapcana.tech


Gli Egizi convissero con gli Egizi e ne condivisero le tradizioni, finanche il pantheon delle divinità, ma non la lingua. Il regno di questo popolo si trovava nell’area di Gebel Barkal, all’altezza della quarta cataratta del Nilo, in piena area nubiana. Durò meno di un millennio, dal IV-III secolo a.C. al IV secolo d.C. In quest’arco di tempo i Meroitici riuscirono a togliersi una soddisfazione non da poco: sconfiggere i Romani guidati dal Prefetto d’Egitto Cornelio Gallo che erano intervenuti per domare una rivolta intorno al 30 a.C. «Il loro idioma ci è tuttora ignoto. Indubbiamente sarebbe una scoperta sensazionale poter mettere le mani su una sorta di “stele di Rosetta” come quella che ci ha permesso di decifrare i geroglifici. Un vocabolario di pietra scritto in meroitico e in almeno un’altra lingua a noi comprensibile, che ci potrebbe permettere di tradurlo», dice ancora Tiradritti.

Non solo faraoni

Nella Valle dei Re, vicino all’odierna Luxor, sono riunite le tombe dei faraoni più celebri, tra cui quella di Tutankhamon e di Ramses II. Ma non c’erano solo i sovrani, come dimostra la tomba KV64, la 63a, rinvenuta da un team di archeologi dell’Uni v e r s i t à di Basilea. Stando a un’iscrizione trovata sul sarcofago, al suo interno vi riposa la mummia di una donna, Nehmes Bastet, una cantante in

servizio presso il complesso templare di Karnak, circa 3.000 anni fa. «Questa scoperta dimostra che la Valle dei Re era utilizzata anche per la sepoltura di persone comuni vissute durante la XXII Dinastia», ha spiegato il Ministro delle antichità Mohamed Ibrahim. Sempre a Luxor, sulla riva occidentale del Nilo, nella necropoli di Assasif di fronte al tempio dedicato ad Hatshepsut, la Grande Sposa Reale di Tuhmose II, c’è un’altra tomba particolarmente interessante. È quella di Harwa, un personaggio a dir poco oscuro eppure molto importante che visse intorno al VII secolo a.C. Secondo le fonti era il Grande Maggiordomo della Divina Adoratrice, un ruolo che gli consentiva di maneggiare grandi ricchezze ed esercitare molto potere. La tomba, studiata per anni da Tiradritti, rappresenta un’allegoria architettonica perfetta del percorso di andata e ritorno dalla vita alla morte, e ancora alla vita. Cioè, la possibilità per il

L’ultima tomba ritrovata nella Valle dei Re è la KV64. All’interno riposa la mummia di una cantante vissuta ben 3000 anni fa.

C’è una regione che rappresenta in assoluto la vera terra promessa dell’Archeologia: Il delta del Nilo QUADERNI DI STORIA [93]

Egitto work 8 pag.indd 93 21/10/19 13:09 sta rivista e 088_095_Antico tutte le altre molto prima,ed in più quotidiani,libri,fumetti, audiolibri,e tanto altro,tutto gratis,su:https://marapcana.tech


Nuove scoperte

Indagini dallo spazio

S

i chiama Telerilevamento, o Archelogia dello spazio, l’analisi delle immagini satellitari di una zona usando varie bande dello spettro elettromagnetico, utile a individuare antichi monumenti e insediamenti perduti. Anche se questa tecnologia esiste già da qualche tempo, il suo utilizzo in ambito archeologico sta muovendo da poco i primi passi. Nel 2011 sono stati pubblicati i risultati di una ricerca condotta dall’Università dell’Alabama a Birmingham, eseguita sotto la direzione dell’egittologa statunitense Sarah Parcak. Le immagini a infrarossi hanno svelato l’esistenza di ben 3000 insediamenti, 1000 tombe e 17 piramidi mai individuati in passato e in qualche caso i primi scavi avrebbero già offerto le necessarie conferme. «A Saqqara potrebbero essere due le piramidi da scavare», fa sapere l’egittologa, «mentre a Tanis si sta già portando alla luce una casa di 3000 anni fa». Oltre a questi siti, più superficiali, «ci sono migliaia di altri luoghi che il Nilo ha coperto di limo». Dobbiamo dunque attenderci molte altre sorprese. Ma come funziona questa tecnologia? 1 La scelta delle immagini satellitari dipende dal tipo di ricerche archeologiche che bisogna condurre. Se è necessaria una ricognizione su larga scala, si scelgono le immagini multispettrali che lavorano su diverse lunghezze d’onda e sono in grado di evidenziare strutture sepolte assegnando diversi “colori” a seconda della profondità e della composizione delle strutture stesse. Per rilevamenti di siti specifici si opta per immagini ad alta definizione (che possono arrivare a una risoluzione di 0,5-0,6 m). 2 Dopo aver osservato una data regione si procede alla georeferenziazione dei siti attraverso il Geographic Information System (GIS). 3 In Egitto è particolarmente indicato lavorare nel campo dell’infrarosso, per individuare differenze di umidità e vegetazione al suolo, anticamera della scoperta di luoghi e strutture ignote. 4 I “nuovi” siti sono inseriti nel GIS e confrontati con foto ad alta risoluzione scattate da satelliti spia negli anni Sessanta, così possono essere immediatamente apprezzati i cambiamenti nel paesaggio. 5 Le verifiche sul campo in Egitto, cioè i rilievi e gli scavi archeologici veri e propri, possono poi confermare, o meno, l’ubicazione, l’età e la natura delle nuove scoperte.

defunto di risorgere sulla terra e non essere relegato in una dimensione altra, l’Aldilà.

Il percorso per l’Aldilà

«Gli ambienti della tomba sono suddivisi in modo da scandire perfettamente il passaggio dalla vita alla morte. Tra il cortile di ingresso e la prima sala ipostila c’è un geroglifico di saluto che dice “a voi che ancora esistete io dico quel che di bene ho fatto sulla terra [...] ho dato pane all’affamato e vestito l’ignudo”. Poi tra la prima e la seconda sala ipostila c’è un rilievo dove si vede un Harwa vecchio e grasso e Hanubi che lo porta verso il Regno dei Morti. Infine, tra la seconda sala ipostila e il santuario

c’è l’ultimo rilievo, con un Harwa giovane che, sempre mano nella mano con Hanubi, va verso Osiride. Fino al 2009 avevamo interpretato questo come una allegoria della rinascita di Harwa nell’Aldilà. Ma poi ci siamo accorti che c’erano delle iscrizioni importanti anche sulle pareti opposte a quelle che avevamo già interpretato, e quelle iscrizioni, lette a ritroso, cioè dal santuario al cortile più esterno, stavano a significare proprio il ritorno del defunto dall’Aldilà». Un concetto, quello della resurrezione, che avvicina incredibilmente le credenze egizie alla religione occidentale. Dopo l’obbligato excursus nel mondo dei morti, di cui è profondo

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Gli Egizi conoscitore, c h i e di a m o a Ti r a d r i t t i di rimettere i panni del cicerone, segnalandoci le altre meraviglie che l’Archeologia egizia può ancora regalarci. «A El Kab è stata segnalata la presenza di tombe databili all’inizio del Nuovo Regno (1550-1069 a.C.), che contengono i resti dei soldati che combatterono contro i Nubiani del Sud». Dalle armi, dagli oggetti potremo forse capire di più sulle modalità con cui gli Egizi conducevano le loro campagne militari. «Citerei poi gli antichissimi siti di Ieracompoli, 3300-3000 a.C., e Abido, 3000 a.C., studiati rispettivamente dall’Università della California, Berkeley e dall’Università della Pennsylvania. Il primo è significativo perché conserva testimonianze delle tribù che popolarono l’Egitto arcaico, attraverso le quali si arrivò, poi, alla nascita della civiltà faraonica. Il secondo è invece ricco di templi funerari e di tombe dei primi sovrani». E non finisce qui. C’è una regione del Paese che rappresenta in assoluto la vera terra promessa dell’archeologia. Il delta del Nilo. «Il delta è tutta una sorpresa e non è mai stato scavato a fondo. Eppure sono bastate poche indagini in un sito come Tell el-Farkha per trovare statue in legno ricoperte da lamine d’oro risalenti al 3600 a.C. C’è da pensare che ci siano cose strabilianti». Con obiettiva

Harwa è un personaggio a dir poco oscuro eppure molto importante che visse intorno al VII secolo a.C. lungimiranza Zahi Hawass decise nel 2000 che sarebbero state autorizzate nuove missioni in Egitto solo nel delta del Nilo, non altrove. In omaggio a una visione più pragmatica e meno sognatrice dell’Archeologia. Portare alla luce cose nuove significa doverle poi restaurare e musealizzare, con tutte le spese che queste operazioni comportano. «Che siano almeno cose mai viste» pensò il “Faraone” Hawass, come era pure soprannominato dai suoi detrattori. Quindi qual è il futuro della ricerca in Egitto? «Un futuro al risparmio, in cui le risorse sono investite razionalmente», riprende Tiradritti. Anche Eleni Vassilika non ha dubbi: «Bisogna imparare a scavare anche nei depositi dei musei. Sono scrigni immensi di tesori nascosti e ancora da studiare». Nel 2011, «le bardature di cuoio di un antico carro egizio, splendidamente conservatesi, sono state riscoperte in un magazzino del Museo Egizio de Il Cairo. Una scoperta unica, che aiuterà a chiarire come venivano costruiti e utilizzati questi mezzi di trasporto 3.000 anni fa». A volte basta un dettaglio per cambiare la Storia, basta saper cercare. •

La comprensione dei geroglifici si deve alla “Stele di Rosetta”, che riporta un’iscrizione in tre scritture differenti: geroglifico, demotico e greco. Altri popoli, di cui si sta ancora cercando di decifrare la scrittura, vissero accanto agli Egizi, come i Meroitici.

MARCO MEROLA QUADERNI DI STORIA [95]

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