F ONDAZI ONECARI PL O-BANDO2010 “ Va l or i z z a r ei l pa t r i moni oc ul t ur a l ea t t r a v er s ol ages t i onei nt egr a t adei beni ”
PerunDi st r et t oAgr i col o-Cul t ur al eMi l anese ( D. A. C. M. )
DESCRIZIONE DEL PROGETTO
OBIETTIVI Il Progetto si pone i seguenti obiettivi: 1. inserire la componente agricola (produttiva e culturale) in un circuito culturale allargato, coinvolgendo le istituzioni culturali milanesi e sovra-milanesi che hanno risorse, competenze e attività in materia di agricoltura; 2. far conoscere al pubblico il patrimonio di beni, tecniche e saperi di cui il mondo agricolo è portatore; 3.intervenire sulla conservazione del patrimonio culturale materiale e immateriale; 4. operare scelte di valorizzazione del territorio/paesaggio agricolo milanese in modo coordinato; 5. innescare una serie di azioni a medio e lungo termine con le stesse finalità nell’intera area; 6. costituire una sperimentazione applicabile a altre aree con caratteri simili a livello nazionale ed extranazionale.
STRATEGIE I risultati saranno conseguiti attraverso: sinergia tra Istituzioni locali, regionali, nazionali e internazionali; collaborazione e sperimentazioni con il mondo della ricerca; rapporto con la popolazione, nelle sue varie organizzazioni (associazionismo, gruppi, etc.); rapporto con i settori produttivi, in particolare agricoli.
REL. ILL.
RISULTATI ATTESI Le ricadute generali si articolano su diversi livelli 1. Economia: per le iniziative culturali il raggiungimento dell’auto sostenibilità; per le aziende agricole il miglioramento/integrazione della redditività. 2. Comunicazione e visibilità: la riconoscibilità, di fronte al pubblico cittadino, dell’agricoltura come offerta di beni e servizi (materiali ed immateriali) 3. Innovazione: la ricerca di soluzioni innovative per la valorizzazione e gestione dei beni culturali 4. Conoscenza: diffusione della conoscenza dell’agricoltura come patrimonio storico nei suoi vari aspetti (tecniche, tradizioni, ecc.) 5. Formazione: occasione di formazione e aggiornamento professionale a tutti i livelli sull’agricoltura e sulla conservazione programmata del patrimonio culturale 5. Programmazione: attivazione delle opportune sinergie con le istituzioni territoriali 6. Conservazione e valorizzazione: del patrimonio storico architettonico, del paesaggio agrario, delle tradizioni culturali immateriali
GRUPPO DI LAVORO Per un distretto agricolo - culturale milanese (D.A.C.M)
Il progetto costituisce il primo step per la creazione di un Distretto Agricolo-Culturale Milanese. Riguarda il patrimonio culturale e paesaggistico legato alle attività agricole. Si fonda sulla connessione tra attività culturali, sociali e produttive presenti nelle aziende agricole, caratterizzate da multifunzionalità. È localizzato nelle aree periurbane milanesi, che comprendono la città di Milano e le aree agricole comprese tra Ticino e Adda fino al Lodigiano. Le azioni riguardano la conservazione, la valorizzazione e fruizione del patrimonio storico e paesaggistico nella sua qualità di patrimonio culturale materiale e immateriale e di risorsa produttiva. Comprende: 1.un intervento di restauro e riuso di un complesso agricolo di particolare importanza storica, materica, simbolica e fruitiva; 2.marketing territoriale; 3.sensibilizzazione della cittadinanza; 4.costruzione di una rete di collaborazione tra Istituzioni Culturali, Amministrazioni e Centri di Ricerca e Imprenditori Agricoli.
FONDAZIONE CARIPLO - 2010 “Valorizzare il patrimonio culturale attraverso la gestione integrata dei beni”
ABSTRACT PROGETTUALE
5.3.
1.
5.4.
3.
4.
5.
6.
LA SOCIETA’ CIVILE COME RISORSA 6.1. Il quadro dell’associazionismo che svolge attività sociali e culturali inerenti la valorizzazione del paesaggio e della cultura agricola: elenchi e considerazioni critiche delle potenzialità e criticità.
ALLEGATO PRE-PROGETTO PER L‘INTERVENTO DI CONSERVAZIONE DEL COMPLESSO ARCHITETTONICO PAESAGGISTICO CASCINA LINTERNO -
PARTE SECONDA – CRITICITA’ E POTENZIALITA’
-
IL DISTRETTO AGRICOLO “ RURALE” 2.1. Caratteristiche che determinano la tipologia di distretto ( in attesa di riconoscimento da parte della Regione Lom bardia): “rurale” 2.2. Multifunzionalità e pluriattività dell‘agricoltura a Milano
7.
-
CARATTERI GEOGRAFICI, STORICI, ECONOMICO-SOCIALI DELL’AMBITO TERRITORIALE INTERESSATO. LE MOTIVAZIONI DELL’INDIVIDUAZIONE 3.1. Delimitazione geografica, comuni/province interessati 3.2. Descrizione caratteristiche fisiche, morfologiche ecc. del territorio 3.3. Storia dell’agricoltura e del paesaggio agrario 3.4 Elementi storici di rilievo 3.5. Caratteristiche e dinamiche ambientali in atto, presenza di vincoli (vincoli di tutela paesaggistica – ambientale, aree a rischio idrogeologico e fasce fluviali, aree vulnerabili all’inquinamento, aree protette)
8.
IL PATRIMONIO DEI BENI CULTURALI E PAESAGGISTICI, MATERIALI ED IMMATERIALI 4.1. Il patrimonio materiale ed immateriale nei censimenti dei beni culturali 4.2. Il patrimonio materiale paesaggistico (sistemi di paesaggio e elementi costitutivi) 4.3. Il patrimonio immateriale: fiabe, leggende, feste, liturgie, dialetto, proverbi,cucina e ricette, modi di vita (orari, pranzo, etc.), canti, balli, suoni (per es.campane), caccia e pesca, attività ludiche, mestieri, tecniche costruttive e di coltivazione … 4.4 Il patrimonio immateriale. Luoghi simbolici (luoghi di ritrovo, elementi sacri o carichi di simboli), ossia percezione sociale storica delle popolazioni: popolazione locale (articolazione per classi e gruppi), percezione colta di artisti, letterati etc., percezione di gruppi sociali e/o cultura li (per es.TCI), percezioni di estranei, stranieri, immigrati, etc. Percezione ancora attiva/diffusa e non attiva/ristretta. 4.5 Il patrimonio materiale e immateriale della fauna e flora locali e loro utilizzo in agricoltura: specie botaniche autoc tone, alloctone, naturalizzate, specie faunistiche (animali di allevamento, fauna selvatica, etc.)
9.
IL SISTEMA DELLE RELAZIONI. 9.1. Partenariati e manifestazioni di interesse in essere e da sviluppare in relazione agli obiettivi (soggetti pubblici/privati, istituzioni locali, centri di ricerca e di formazione, istituti culturali, associazionismo, grandi istituzioni private/pubbliche 9.6. Il ruolo del Ministero Beni e Attività culturali e Sovrinten denze Regionale e Milanese
10.
GESTIONE E PARTECIPAZIONE DEL DISTRETTO AGRICOLO CULTURALE MILANESE
LE ISTITUZIONI CULTURALI E LE RACCOLTE. COSTITUZIONE DI UNA RETE DI COLLABORAZION E DI AZIONI DI VALORIZZAZIONE DELLE POTENZIALITA’ 5.1. Le istituzioni culturali esistenti a Milano. Le potenzialità (archivi, biblioteche, musei d’arte, di storia, di scienza, etc.). 5.2. Le istituzioni culturali di riferimento in Lombardia e all’estero.
ANALISI SWOT DEL CONTESTO DI RIFERIMENTO (AMBITI E SUBAMBITI) – DEF. OBIETTIVI E STRUMENTI 7.1. Analisi dei punti di forza e debolezza del comparto interessato (aspetti fisici, produttivi, sociali e culturali) QUADRO DELLE POLITICHE DI PROGRAMMAZIONE E PROMOZIONE IN ATTO E PREVISTE (MASSA CRITICA) 8.1. Sinergia, complementarietà, coerenza degli obiettivi e degli strumenti con la programmazione territoriale e con le politiche di sviluppo rurale e culturale ai diversi livelli territoriali 8.2. Le correlazioni potenziali con Expo 2015 8.3. La politica di promozione e divulgazione della realtà agricola attuata dal Comune di Milano
-
Le motivazioni della scelta del sito Le funzioni previste e la compatibilità con i caratteri dell’edificio e del contesto paesaggistico Pre-progetto per l’intervento di conservazione dell’edificio e del contesto Il parere della Soprintendenza ai beni architettonici e paesaggistici di Milano (in corso di acquisizione) Individuazione delle risorse per un primo lotto di interventi e per un secondo lotto di completamento degli interventi (fonti pubbliche/private, sistema bancario ecc.) Conservazione programmata (manutenzione, gestione nel tempo) Conservazione diffusa (Cascina Linterno come tassello di un quadro di interventi più ampio) Modalità innovative di intervento: didattica, formazione, aggiornamento professionale per i beni culturali e il paesaggio (cantiere didattico a C.na Linterno e paesaggio)
REL. ILL.
PARTE TERZA – GESTIONE (ORGANISMO DI GESTIONE)
10.1.
Strumenti di partecipazione e gestione ipotizzati per il funzionamento e modalità di consultazione dei soggetti interessati
PARTE QUARTA – STRUMENTI DI ATTUAZIONE 11
AZIONI: PROGRAMMAZIONE E RISORSE A BREVE E MEDIOLUNGO TERMINE 11.1 Quadro delle azioni di tutela, conservazione e valorizzazio ne del patrimonio materiale a breve, medio e lungo termine 11.2 Quadro delle azioni di tutela, conservazione e valorizzazio ne del patrimonio immateriale a breve, medio e lungo termine
12.
PROSPETTI 12.1. Quadro delle attività proposte
INDICE
INDICE Per un distretto agricolo - culturale milanese (D.A.C.M)
2.
FINALITA’ E OBIETTIVI DELLA COSTITUZIONE DI UN “DISTRETTO AGRICOLO-CULTURALE” MILANESE 1.1. Finalità generali, obiettivi specifici e connessioni con il Distretto Agricolo Milanese: paesaggio, cultura e beni culturali, agricoltura 1.2. Risultati attesi, ricadute e vantaggi conseguenti a livello di territorio e dei comparti economici interessati (agricoltura, cultura, turismo, servizi sociali, commercio,…) 1.3. Cronologia dei principali fatti che accompagnano la costi tuzione del Distretto agricolo- culturale milanese
Le raccolte di beni materiali mobili da valorizzare (abiti, attrezzi agricoli, frutti antichi, etc..) presso privati e istituzioni Le proposte di valorizzazione in corso
FONDAZIONE CARIPLO - 2010 “Valorizzare il patrimonio culturale attraverso la gestione integrata dei beni”
PARTE PRIMA – CARATTERI DEI LUOGHI E DEL PATRIMONIO
FONDAZIONE CARIPLO - 2010 “Valorizzare il patrimonio culturale attraverso la gestione integrata dei beni”
1
REL. ILL.
Nel primo capitolo vengono descritte le finalità generali, gli obiettivi specifici del futuro Distretto Agricolo Culturale Milanese, le connessioni con il Distretto Agricolo Milanese, attraverso le tematiche di paesaggio, cultura e beni culturali, agricoltura. Vengono elencati i risultati attesi, le ricadute e i vantaggi conseguenti a livello di territorio e dei comparti economici interessati (agricoltura, cultura, turismo, servizi sociali, commercio,…)
1. FINALITÀ E OBIETTIVI DELLA COSTITUZIONE DEL DISTRETTO AGRICOLO
PARTE PRIMA Per un distretto agricolo - culturale milanese (D.A.C.M)
Uno schema con la cronologia dei principali momenti legati al mondo agricolo e al mondo culturale, chiarisce il quadro in cui si inseriscono le azioni per cui si chiede cofinaziamento attraverso questo bando e che rappresentano il primo step per la futura costituzione di un Distretto Agricolo Culturale Milanese.
Il territorio- paesaggio agrario milanese ha valore di risorsa fisica, produttiva, ambientale, storica e culturale, sociale e, potenzialmente, fruitiva. La preservazione, la valorizzazione, la fruizione di tali risorse sono da qualche anno oggetto di dibattito, di ricerche e di concrete azioni da parte di Enti locali, tra cui il Comune di Milano. L’azione del Comune di Milano, Direzione Generale Attività Produttive si sta movendo da tempo nel coinvolgimento degli attori sociali (agricoltori), delle istituzioni (Regione, Provincia, Parco Agricolo Sud Milano, Soprintendenza milanese, etc.), degli enti culturali (Università, etc.) e delle associazioni sia di categoria sia non profit. La prospettiva dell’Expo 2010 pone il territorio agricolo milanese nella condizione di attrezzarsi per costituire una sorta di “fuori salone”, dove i visitatori possono sperimentare da vicino la realta’ dell’agricoltura, produttrice di cibo e di servizi. IL DISTRETTO COME STRUMENTO L’attuazione delle finalità del Comune viene perseguita attraverso la costruzione di una rete di collaborazione tra i diversi interlocutori. Per la sua attuazione esso intende utilizzare due strumenti: il Distretto agricolo (LR. 1/2007) e il Distretto Culturale (Fondazione Cariplo) Si ipotizza una stretta relazione o forse anche una coincidenza tra i due strumenti: l’identificazione del distretto agricolo e culturale sotto un’unica veste consentirebbe da un lato il riconoscimento identitario degli attori coinvolti, dall’altro la visibilità del sistema da parte dei fruitori esterni. IL DISTRETTO CULTURALE. IPOTESI DI DEFINIZIONE Denominazione (provvisoria): “Distretto agricolo- culturale milanese” Distretto culturale e distretto agricolo: rapporti Il Distretto culturale potrebbe raccordarsi, integrare e potenziare il Distretto agricolo per quanto riguarda la conservazione e lo sviluppo delle attività di valorizzazione e fruizione del patrimonio storico e paesaggistico nella sua qualità di patrimonio culturale materiale e immateriale e, in quanto tale, di risorsa produttiva in senso lato. Il distretto culturale, per sua natura, si rivolge sia agli attori produttivi (agricoltori) e ai tecnici del settore cultura, sia alla popolazione milanese (e non solo) nel suo complesso. Il distretto agricolo ha come priorità la collaborazione tra le imprese agricole e dovrebbe coinvolgere, con finalità di supporto, enti locali, istituzioni culturali e associazionismo. Vi e’ di fatto, dunque, una parziale convergenza di finalità e di attori. TIPO DI DISTRETTO Si sottolinea che il distretto agricolo, di tipo “rurale”, secondo la normativa regionale, deve possedere anche caratteristiche che sono proprie dei distretti culturali: infatti, i distretti agricoli “rurali”, sono: “sistemi produttivi locali caratterizzati da un’identità storica e territoriale omogenea derivante dall’integrazione fra attività agricole e altre attività locali, nonché dalla produzione di beni o servizi di particolare specificità, coerenti con le tradizioni e le vocazioni naturali e territoriali”.
CARATTERI DISTINTIVI Dal punto di vista culturale, il Distretto agricolo-culturale milanese riguarda il patrimonio culturale e paesaggistico del milanese: si fonda sulla forte connessione tra attività culturali e sociali e attività produttive che si sviluppa (e che va favorita, potenziata e coordinata) nelle aziende agricole che hanno localizzazione nei pressi della città e/o sviluppano attività produttive e di multifunzionalità in stretto rapporto con la città stessa. utilizza una definizione di agricoltura periurbana accreditata in ambito internazionale come rete di collaborazione tra aziende che hanno localizzazione nei pressi della città e/o sviluppano attività produttive e di multifunzionalità in stretto rapporto con la città stessa. AREA DI INTERESSE Dal punto di vista culturale il distretto agricolo-culturale milanese fa riferimento all’area, in particolare del sud Milano, che si estende dall’edificato compatto della città di Milano per circa 15-20 km verso sud, pur coinvolgendo anche aree a margine a nord della città. Il territorio individuato si caratterizza per una chiara identità storica, documentabile, conservatasi nonostante le profonde trasformazioni che si sono succedute nel tempo, che la distinguono rispetto ad altre agricolture di territori vicini (per esempio Lodigiano). Tali specificità riguardano: molteplicità produttiva, rapporti commerciali stretti con la città di Milano, dinamicità di trasformazioni produttive, capacità innovativa e di avanguardia sia tecnica sia imprenditoriale (tecniche colturali, utilizzo dei prodotti per l’industria, capitale umano), campagna come luogo di svago per la città. Dal punto di vista agricolo è costituito, in una prima fase , dalle aree agricole adiacenti il costruito urbano della città compatta e della città diffusa all’interno del Comune di Milano, ma anche dalla rete di rapporti funzionali con aziende (e relativi territori) in aree fisicamente adiacenti (in comuni contermini) o più lontane, che sono collegate alla città di Milano con le proprie attività multifunzionali e produttive e trovano nel collegamento con la città di Milano una condizione favorevole al proprio sviluppo. In tal senso esso coinvolge quelle modalità di agricoltura che, indipendentemente dalla vicinanza fisica, instaurano dei legami di interdipendenza con la città, non solo produttivi ma anche di servizio (multifunzionalità dell’agricoltura). RISORSE E POTENZIALITA’ - dal punto di vista culturale L’identità storica dell’area è sedimentata nella memoria collettiva attraverso le tradizioni storiche colte e popolari, è riconosciuta attualmente dalla consapevolezza di gran parte delle popolazioni milanesi e extramilanesi (anche se parzialmente appannata), è documentata dai caratteri storici del patrimonio materiale (edifici, struttura dei campi, reti di servizio, acque, etc.) e immateriale (canti, feste, etc.). La domanda di valorizzazione di tale patrimonio è in crescita da parte della popolazione cittadina (che per l’elevata accessibilità e vicinanza può disporre di questo potenziale senza diseconomie sulla rete della mobilità esistente e prevista). - dal punto di vista agricolo: il territorio agricolo milanese si caratterizza oggi per un’elevata potenzialità e una notevole attività produttiva agricola dei suoli, un forte sviluppo delle attività di multifunzionalità di servizio ai cittadini (didattica, turismo, ricreazione, attività sociali, etc.), una forte disponibilità innovativa di buona parte degli agricoltori. Oggi i rapporti storici tra agricoltura e città costruita non si sono annullati ma si sono modificati in relazione alle attuali esigenze urbane e alle condizioni di lavoro degli agricoltori.
PROSPETTIVE L’attività produttiva agricola resta l’attività base irrinunciabile per ogni azienda agricola, mentre le attività integrative (pluriattività) hanno un ruolo sia di supporto al reddito della produzione agricola sia di servizio alla città. Le attività integrative dell’attività produttiva agricola costituiscono servizi preziosi per la città. Gli agricoltori svolgono attività culturali e sociali, contribuiscono alla tutela dell’ambiente naturale, sono custodi e manutentori del patrimonio storico materiale e della qualità paesaggistica dei luoghi, sono custodi del patrimonio immateriale dato dall’agricoltura come cultura storica, ma anche contemporanea, svolgono ruolo educativi, sociali, ricreativi. SVILUPPO NEL TEMPO E NELLO SPAZIO - il “Distretto agricolo” nasce con un primo nucleo fisico all’interno del Comune di Milano (su aree in disponibilità dell’amministrazione comunale in quanto proprietario) e si sviluppa sia in territori adiacenti di altri proprietari e in altri comuni, sia con collegamenti funzionali con territori più lontani (anche facenti parte di altri eventuali distretti agricoli). Il nucleo iniziale non è legato da un’unica contiguità territoriale, ma è a sua volta organizzato in sotto unità, con caratteri paesaggistici e produttivi diversi, i cui elementi costitutivi materiali (cascine, campi, ..), immateriali (caratteri storici e culturali dei luoghi) e di risorse umane (agricoltori e loro capacità tecniche) sono legati da forme di relazione specifiche. - il “Distretto culturale” si svilupperebbe in coerenza con il Distretto agricolo, coinvolgendo istituzioni milanesi cittadine consolidate che affrontano i temi dell’agricoltura e del paesaggio agrario in diverse forme e con diversi mezzi, con la possibilità di raccordarsi con altre istituzioni analoghe di altre aree geografiche e culturali lombarde, nazionali e extranazionali.
REL. ILL.
ATTORI - Nel caso del Distretto agricolo, gli attori fondamentali, secondo la legislazione regionale e il bando regionale per l’”accreditamento” da parte della Regione dei Distretti agricoli, sono le imprese. I proprietari terrieri, pubblici e privati, che affittano i loro terreni per attività agricole e gli enti locali e culturali possono essere solo promotori indiretti e favorire con la loro iniziativa l’attivazione del Distretto agricolo. - Nel caso del Distretto culturale, all’opposto, gli attori sono in primo luogo gli enti locali, le istituzioni culturali e di ricerca, quelle per l’istruzione, la formazione e l’innovazione, l’associazionismo nelle diverse forme, nonché le imprese, i proprietari terrieri, pubblici e privati.
1. FINALITÀ E OBIETTIVI DELLA COSTITUZIONE DEL DISTRETTO CULTURALE 1.1 Finalità generali e obiettivi specifici e connessioni con il distretto agricolo: paesaggio, cultura e beni culturali, agricoltura.
PARTE PRIMA Per un distretto agricolo - culturale milanese (D.A.C.M)
FINALITÀ GENERALI
FONDAZIONE CARIPLO - 2010 “Valorizzare il patrimonio culturale attraverso la gestione integrata dei beni”
Per un Distretto Agricolo – Culturale Milanese
Il coinvolgimento delle popolazioni nelle decisioni, nella loro attuazione e nella loro gestione nel tempo, va considerata come parte integrante delle procedure e delle azioni che caratterizzano tutte le politiche per il paesaggio non come un atto formale. Comporta un coinvolgimento sia nei momenti della conoscenza che in quelli della definizione di criticità e potenzialità, nella definizione di obiettivi, nell’azione e nella verifica degli effetti del processo. Coinvolge sia i caratteri fisici del paesaggio, che quelli di rappresentazione e percezione dei luoghi, sia gli aspetti economici. Il principale obiettivo della costituzione ufficiale di una rete di aziende organizzate in distretto è la dotazione di strumenti operativi attraverso i quali risolvere le problematicità specifiche del territorio e valorizzare le peculiarità in termini di produzioni, beni e servizi, favorendo la competitività delle aziende agricole stesse.
- favorire i processi di coesione e correlazione tra i diversi settori produttivi presenti nel Distretto; - sostenere la riorganizzazione delle produzioni agroalimentari ai fini di un incremento della competitività; - favorire il coordinamento delle politiche urbanistiche, della viabilità, delle politiche sociali a supporto delle attività di sviluppo distrettuali; - favorire la sostenibilità ambientale, attraverso politiche ecologiche e anche lo sviluppo di risorse energetiche da fonti rinnovabili; - contribuire al mantenimento e alla crescita dei livelli occupazionali del settore, anche attraverso la valorizzazione delle risorse umane disponibili; - favorire la creazione e il miglioramento di strutture produttive ed infrastrutture di servizio adeguate per le esigenze funzionali del distretto, - favorire lo sviluppo di relazioni economiche tra i soggetti del distretto in chiave interprofessionale; - contribuire al mantenimento caratteristiche storiche del paesaggio e alla promozione della sua qualità, con politiche di conservazione, ma anche di qualificazione e riqualificazione, dove necessario, attraverso la valorizzazione della multifunzionalità dell’agricoltura. - promuovere l’innovazione e lo sviluppo in ogni campo, con modalità “appropriate”, ossia nel rispetto per le caratteristiche ereditate, materiali e immateriali, specifiche dei luoghi e nella consapevolezza delle esigenze della contemporaneità
Ad esse si aggiungono le seguenti finalità specifiche: - la promozione di azioni indirizzate alla valorizzazione e tutela dell’identità storica dei luoghi e del patrimonio storico materiale e immateriale esistente attraverso azioni di sensibilizzazione delle popolazioni coinvolte - l’avvio di attività indirizzate alla valorizzazione del patrimonio agricolo periurbano in riferimento alla prevista Expo 2015 “Nutrire il pianeta energie per vita” - il perseguimento di una politica di valorizzazione dell’agricoltura periurbana intesa come rete di collaborazione tra aziende atta a sviluppare attività produttive e di multifunzionalità in stretto rapporto con la città - lo sviluppo di una politica atta a favorire i rapporti internazionali del distretto ai fini di uno scambio di esperienze, informazioni e d azioni coordinate con le finalità del piano di distretto - il rafforzamento e il coordinamento delle varie forme di associazionismo che concorrono a vario titolo ad attuare le finalità del distretto - la promozione di azioni indirizzate a politiche di innovazione e sperimentazione tecnica e scientifica - la promozione di azioni indirizzate alla ricerca di finanziamenti per l’attuazione delle politiche indicate dal distretto e definite dal piano di distretto
1. FINALITÀ E OBIETTIVI DELLA COSTITUZIONE DEL DISTRETTO AGRICOLO 1.1 Finalità generali e obiettivi specifici
FONDAZIONE CARIPLO - 2010 “Valorizzare il patrimonio culturale attraverso la gestione integrata dei beni”
Nell’ambito della Società di distretto saranno perseguite le seguenti finalità prioritarie:
REL. ILL.
PARTE PRIMA Per un distretto agricolo - culturale milanese (D.A.C.M)
Il territorio agrario milanese ha valore di risorsa fisica, produttiva, storica, culturale, sociale, paesaggistica, ambientale e fruitiva. La costruzione del Distretto Agricolo Milanese (DAM) intende perseguire la preservazione, la valorizzazione, la fruizione di tale molteplice risorsa. Il distretto è rivolto alla valorizzazione dell’agricoltura periurbana milanese intesa come rete di collaborazione tra aziende che hanno localizzazione nei pressi della città edificata e/o sviluppano attività produttive e di multifunzionalità in stretto rapporto con essa: è una modalità di agricoltura che in virtù della sua vicinanza fisica ha instaurato e instaura dei legami di interdipendenza con la città, non solo di produzione ma anche di servizio. Tali legami sono indipendenti dalla dimensione dell’urbanizzato e dalla distanza dal centro città e possono instaurarsi anche con soggetti produttivi localizzati in ambiti più lontani che tessono rapporti con la città stessa. L’attività produttiva agricola è attività irrinunciabile per ogni azienda agricola, la quale può avvalersi di attività integrative (pluriattività) sia di supporto al reddito della produzione agricola sia di servizio alla città: attività e ruolo culturale e sociale, ambientale e paesaggistico, educativo, fondati sulla valorizzazione della cultura agricola come cultura storica e contemporanea (multifunzionalità). Il DAM persegue una duplice finalità: da un lato il riconoscimento identitario degli attori coinvolti, ovvero in primis degli agricoltori, come appartenenti ad un gruppo visibile, “compatto”, identificabile come portatore della cultura agricola e di capacità tecniche, dall’altro la visibilità del sistema da parte dei fruitori esterni, in particolare i cittadini, che spesso ignorano l’esistenza dell’ agricoltura all’interno della metropoli milanese e le opportunità culturali e ricreative che essa può offrire.
FONDAZIONE CARIPLO - 2010 “Valorizzare il patrimonio culturale attraverso la gestione integrata dei beni”
RICADUTE E VANTAGGI CONSEGUENTI A LIVELLO DI TERRITORIO E/O DEI COMPARTI INTERESSATI Le ricadute generali si articolano su diversi livelli 1. Economia: per le iniziative culturali il raggiungimento dell’autosostenibilità; per le aziende agricole il miglioramento della redditività. 2. Comunicazione e visibilità: la riconoscibilità di fronte al pubblico cittadino come offerta di beni e servizi 3. Innovazione: la ricerca di soluzioni innovative per la valorizzazione e gestione dei beni culturali 4. Conoscenza e formazione: l’incremento della diffusione della conoscenza delle tecniche agricole e delle tradizioni rurali; 5. Programmazione: attivazione delle opportune sinergie con le istituzioni territoriali 6. Conservazione e valorizzazione: del patrimonio storico architettonico, del paesaggio agrario, delle tradizioni culturali immateriali Le possibili azioni specifiche relative alle ricadute generali saranno 1. ECONOMIA - Accesso ai fondi europei per la cultura - Accesso a fondi strutturali per l’agricoltura - Definizione di un piano di gestione integrato cultura-agricoltura
La prospettiva dell’EXPO 2015 “Nutrire il pianeta”, si pone come occasione importante per un consolidamento e uno sviluppo dell’agricoltura, della sua cultura e del paesaggio agrario di qualità come patrimonio storico e contemporaneo, fornendo la possibilità di una reale e permanente esperienza, fuori dal recinto temporaneo dell’EXPO e oltre i suoi tempi limitati.
REL. ILL.
RISULTATI ATTESI Il Distretto, culturale e agricolo, attende i seguenti risultati: - ricomprendere la componente agricola in un circuito culturale allargato ......... - far conoscere al pubblico il patrimonio di beni, tecniche e saperi di cui il mondo agricolo è portatore - proporsi come soggetto riconoscibile agli stakeholders (la programmazione, il mondo imprenditoriale, l’associazionismo, la popolazione…) - operare scelte di valorizzazione del territorio/paesaggio agricolo milanese in modo coordinato I risultati saranno conseguiti attraverso la sinergia con le istituzioni locali, regionali, nazionali e internazionali, attraverso le collaborazione e le sperimentazioni con il mondo della ricerca, attraverso il rapporto con la popolazione, nelle sue varie organizzazioni (associazionismo, gruppi, etc.), attraverso il rapporto con altri settori produttivi e attraverso il rapporto di collaborazione con enti e organismi culturali, sociali e rappresentativi.
1. FINALITÀ E OBIETTIVI DELLA COSTITUZIONE DI UN “DISTRETTO AGRICOLO - CULTURALE” MILANESE 1.2. Risultati attesi, ricadute e vantaggi conseguenti a livello di territorio e dei comparti interessati (agricoltura, cultura, turismo, servizi sociali, commercio...)
PARTE PRIMA Per un distretto agricolo - culturale milanese (D.A.C.M)
2. COMUNICAZIONE E VISIBILITÀ - Portale web per popolazione e per tecnici - Eventi di promozione agricola/rurale (partecipazione ai mercati rionali, agricoli e della terra; fiere di settori affini; …) - Eventi di promozione culturale (fiere, festival, dibattiti, …) - Segnaletica - Logo riconoscibile 3. INNOVAZIONE - Ricerca di varietà colturali e tecniche di coltivazione adatte alla soluzione delle problematiche periurbane - .......................... 4. CONOSCENZA E FORMAZIONE - Didattica per popolazione (scuole primarie, istituti superiori, scuole specialistiche) - Didattica per e tra agricoltori - Formazione e aggiornamento per tecnici di settore e inserimento delle tematiche dell’agricoltura, del paesaggio e della comunicazione culturale nella formazione di chi ha responsabilità di valorizzazione del territorio - Attività ludiche e di apprendimento delle tecniche storiche e contemporanee dell’agricoltura; (storia dell’agricoltura, del paesaggio agrario; tradizioni orali, gusto e cucina, …) 5. PROGRAMMAZIONE - Gestione integrata del patrimonio culturale materiale ed immateriali, attreverso l’avvio di iniziative indirizzate alla valorizzazione del patrimonio sotto utilizzato - Partecipazione come interlocutore unico di Regione, Comune, Provincia, enti locali per le politiche di salvaguardia e valorizzazione del patrimonio culturale agricolo - Orientamento nelle modalità di manutenzione e gestione dei beni culturali 6. CONSERVAZIONE E VALORIZZAZIONE - Interventi per la conservazione ed il recupero di manufatti agricoli edilizi (attraverso cofinanziamenti ed azioni di manutenzione programmata concordata) - Interventi per la conservazione ed il recupero di elementi storici del paesaggio agricolo (marcite, fontanili, siepi, filari, etc.) - Indicazioni di buone pratiche di conservazione e gestione del patrimonio storico - Costituzione di attrezzature di servizio per il pubblico (piste ciclabili, arredi, segnaletica, etc.)
FONDAZIONE CARIPLO - 2010 “Valorizzare il patrimonio culturale attraverso la gestione integrata dei beni”
La schematizzazione di alcuni significativi avvenimenti inerenti la realtà culturale ed agricola del contesto milanese (tra i tanti possibili), prima e dopo il 2010 (anno della richiesta di accreditamento del Distretto Agricolo milanese e della risposta al Bando Cariplo “Valorizzare il patrimonio culturale attraverso la gestione integrata dei beni”), dimostra l'importanza di dare organicità e coordinamento alle politiche di tutela e valorizzazione del patrimonio agricolo periurbano di Milano. È una cronologia che assume una prospettiva storica nel guardare al passato più o meno recente, ma soprattutto al futuro, individuando nella manifestazione internazionale Expo 2015 un momento di snodo per il lancio, o l'accelerazione e il consolidamento delle esperienze di gestione del patrimonio culturale dell’agricoltura periurbana milanese.
Risulta evidente come le prospettive di sviluppo competitivo di un Distretto Agricolo - Culturale multifunzionale si possano incardinare su una griglia esistente rappresentata dalla pianificazione e dalla programmazione (comunale e sovracomunale), da un apparato legislativo già indirizzato verso l'avvio e/o il consolidamento di politiche e azioni di perfezionamento e attualizzazione delle pratiche agrarie, di valorizzazione del patrimonio culturale e da indirizzi politico-istituzionali che il Comune di Milano ha assunto con delibere di Giunta e Consiglio.
1. FINALITA' E OBIETTIVI DELLA COSTITUZIONE DEL DISTRETTO 1.3 Cronologia dei principali fatti che accompagnano la costituzione di un “Distretto Agricolo - Culturale Milanese”
PARTE PRIMA Per un distretto agricolo - culturale milanese (D.A.C.M)
REL. ILL.
FONDAZIONE CARIPLO - 2010 “Valorizzare il patrimonio culturale attraverso la gestione integrata dei beni”
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REL. ILL.
Nel secondo capitolo vengono descritte le caratteristiche del distretto agricolo rurale, modello tipologico che corrisponde alle caratteristiche del territorio agricolo milanese. Multifunzionali e pluriattività delle aziende agricole milanesi, costituiscono gli elementi più evidenti del carattere sociale e culturale di questa realtà agricola.
PARTE PRIMA Per un distretto agricolo - culturale milanese (D.A.C.M)
2. IL DISTRETTO AGRICOLO “RURALE”
a) attività e funzioni proprie dell'agricoltura e del suo ruolo multifunzionale di manutenzione dell'ambiente e del paesaggio, del turismo rurale, dell'agriturismo, dell'artigianato, della piccola industria agroalimentare e delle altre attività produttive locali, aventi una comune base territoriale;
Il Comune di Milano si è fatto capofila, presso la Regione, per la costituzione di un Distretto Agricolo “rurale” periurbano milanese, che ha un primo step nel territorio amministrativo del Comune, ma si dovrebbe diffondere ed un’area più vasta, storicamente omogenea, compresa tra il Ticino e l’Adda fino al Lodigiano. L’agricoltura periurbana, secondo una definizione accreditata in ambito internazionale, è basata sulla presenza di aziende che hanno localizzazione nei pressi della città e/o sviluppano attività produttive e di multifunzionalità in stretto rapporto con la città stessa. La caratteristica principale del Distretto milanese, va cercata altrove: il suo carattere di periurbanità la porta ad essere in stretto rapporto con la città, con cui da secoli ha rapporti di vendita diretta dei propri prodotti, e ad oggi anche dei servizi, manifestando il suo ruolo multifunzionale, carattere richiesto proprio nella definizione di distretto rurale del DGR 7/08/09
“attività e funzioni proprie dell'agricoltura e del suo ruolo multifunzionale”). Sta proprio in questo il significato del distretto rurale milanese, cioè nel suo carattere di periurbanità, rispetto al panorama dei distretti rurali italiani; infatti, ad oggi non esistono casi di distretti rurali in ambito periurbano stretto, con tutte le implicazioni che questo elemento può portare: l’identità dell’agricoltura periurbana diventa la matrice sulla base della quale costituire il Distretto. Innanzitutto il carattere di protezione fornito dal territorio agricolo in rapporto all’urbanizzato; in un’ area in cui la competizione per “aggiudicarsi” le risorse naturali, terra e acqua, si percepisce in maniera forte tra agricolo e urbano, e dove il vantaggio dato dal mercato (rendita agricola vs rendita urbana) è totalmente sbilanciato a favore del secondo, il Distretto Agricolo Rurale si configura come una potenzialità importante per il permanere dell’agricoltura sul territorio, anche al fine di mantenere gli spazi liberi, cioè non edificati. Inoltre, permanenza dell’agricoltura periurbana significa anche promozione dei rapporti tra ruralità e urbanità, in un’ottica di costruzione di un rapporto stabile e funzionale per entrambe. In questo senso, la multifunzionalità dell’agricoltura diventa un carattere fondamentale e importante del Distretto, anche in risposta alla nuova domanda di beni e servizi espressa dai cittadini consumatori; “tale strategia comporta una ricollocazione dei fattori produttivi dalla produzione agricola in senso stretto a favore di funzioni ambientali, sociali, ecc… che permettono di creare redditi aggiuntivi” (Henke, Salvioni, 2010). Nell’agricoltura periurbana più che altrove la multifunzionalità trova una sua specificità e quasi necessità: per la produzione di esternalità (positive e negative) e per le condizioni di produzione e scambio di beni e servizi, fortemente influenzate dalla prossimità con il mercato urbano, come testimoniano i dati esposti (par.3.2), e le esperienze anche estere citate.
2. IL DISTRETTO AGRICOLO “RURALE” 2. 1 Caratteristiche che determinano la tipologia di distretto (in attesa di accreditamento da parte della Regione Lombardia): “rurale”
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b) produzioni agricole, artigiane, della piccola industria, di beni e servizi che siano coerenti con le caratteristiche ambientali e paesaggistiche del territorio o significative per l'economia locale anche per tradizione e per vocazione naturale e territoriale e di rilevante interesse sociale e culturale; c) esistenza di un sistema consolidato di relazioni tra le imprese agricole e quelle operanti in altri settori, integrato con i fenomeni culturali e turistici locali; d) la presenza di istituzioni locali interessate alla realtà distrettuale e a stabilire rapporti di tipo collaborativo, anche sotto forma di convenzione, con le imprese operanti nei diversi settori per assicurare il sostegno e lo sviluppo dell'imprenditoria locale; e) un'identità storica e paesaggistica omogenea. Nella definizione di distretto “rurale”, dunque, è posta attenzione per il patrimonio culturale e paesaggistico rappresentato dall’agricoltura.
REL. ILL.
PARTE PRIMA Per un distretto agricolo - culturale milanese (D.A.C.M)
La Regione Lombardia ha avviato da alcuni anni la costruzione dei Distretti Agricoli. La LR 1/2007 recepisce l’indicazione del comma 3 art 13 del DL 228/01, che demanda alle regioni il compito “dell’individuazione dei distretti rurali ed agroalimentari”. La Regione stabilisce la definizione di distretto: “La Regione riconosce, promuove e favorisce la libera aggregazione delle imprese in distretti, finalizzata alla crescita collaborativa attraverso lo sviluppo di interazioni rivolte alla condivisione di risorse e conoscenze, all’innovazione, all’internazionalizzazione, all’organizzazione e alla logistica. Si intendono per distretti le aggregazioni di imprese secondo legami di affinità che possono avere carattere tematico-settoriale, territoriale o congiunto, ovvero altro specifico legame di correlazione. Ai distretti possono aderire liberamente le imprese industriali, artigianali, cooperative, della distribuzione, dei servizi, edili, turistiche, agricole e agroalimentari.” (art. 4, com. 1 - LR 1/2007) La DGR del 7/08/09 disciplina i criteri per l’accreditamento dei distretti agricoli, tra cui quella del distretto rurale. Con il DL 228/01 “si definiscono distretti rurali i sistemi produttivi locali […] caratterizzati da un’identità storica e territoriale omogenea derivante dall’integrazione fra attività agricole e altre attività locali, nonché dalla produzione di beni o servizi di particolare specificità, coerenti con le tradizioni e le vocazioni naturali e territoriali”. (art.13 comma 1) Essi hanno una o più delle seguenti caratteristiche:
Il carattere di periurbanità pone il Distretto Agricolo Culturale Milanese in stretto rapporto con la città. Da secoli infatti l’agricoltura milanese ha rapporti di vendita diretta dei propri prodotti, e ad oggi anche dei servizi, manifestando il suo ruolo multifunzionale, carattere richiesto proprio nella definizione di distretto rurale del DGR 7/08/09 “attività e funzioni proprie dell'agricoltura e del suo ruolo multifunzionale”). Sta proprio in questo il significato del distretto rurale milanese, cioè nel suo carattere di periurbanità, rispetto al panorama dei distretti rurali italiani; infatti, ad oggi non esistono casi di distretti rurali in ambito periurbano stretto, con tutte le implicazioni che questo elemento può portare: l’identità dell’agricoltura periurbana diventa la matrice sulla base della quale costituire il Distretto.
Inoltre, permanenza dell’agricoltura periurbana significaanche promozione dei rapporti tra ruralità e urbanità, in un’ottica di costruzione di un rapporto stabile e funzionale per entrambe. In questo senso, la multifunzionalità dell’agricoltura diventa un carattere fondamentale e importante del Distretto, anche in risposta alla nuova domanda di beni e servizi espressa dai cittadini consumatori; “tale strategia comporta una ricollocazione dei fattori produttivi dalla produzione agricola in senso stretto a favore di funzioni ambientali, sociali, ecc… che permettono di creare redditi aggiuntivi” (Henke, Salvioni, 2010).
2. IL DISTRETTO AGRICOLO “RURALE” 2. 2 Multifunzionalità e pluriattività dell’agricoltura a Milano
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REL. ILL.
PARTE PRIMA Per un distretto agricolo - culturale milanese (D.A.C.M)
E’ a partire dalle analisi del paesaggio come bene comune e del ruolo che l’agricoltura gioca nella creazione dello stesso che, a lato delle finalità produttive di beni da avviare al mercato, si comincia a delineare il riconoscimento dell’agricoltura come produttrice di beni e servizi utili alla collettività. Con la riforma Fischler del 2003 la PAC formalizza i due ruoli principali dell’agricoltura nell’ambito del sistema socio economico affiancando a quello della produzione di beni quello della multifunzionalità. Il termine “multifunzionalità dell’agricoltura”, agli esordi, è stato erroneamente considerato come sinonimo di “pluriattività dell’azienda agricola”. Si tratta di un equivoco che va chiarito in quanto il primo termine definisce quale ruolo e attraverso quali produzioni di beni e di servizi l’agricoltura possa apportare benefici alla collettività (benefici sociali) sostenendo costi (privati) che debbano esserle riconosciuti e compensati (analisi costi/benefici); il secondo termine definisce attraverso quali attività la singola impresa possa raggiungere i suoi obiettivi, primo fra tutti il profitto (analisi di efficienza aziendale), in presenza di un mercato potenziale. Logicamente i due termini e i due concetti devono interagire tra di loro in modo che ai bisogni ed alle richieste della società (multifunzionalità dell’agricoltura) possa rispondere un’organizzazione efficiente delle singole aziende agricole (pluriattività). Altrettanto logicamente, poiché la domanda della società si manifesta su larga scala, è opportuno che le aziende agricole presenti in un dato territorio si coordino tra di loro, per esempio attraverso la costituzione di un distretto agricolo, in modo da raggiungere un livello di efficienza dell’offerta aggregata (che non riguardi cioè solo la singola azienda ma l’intero settore) che consenta uno scambio proficuo per entrambe le parti e crei perciò ricchezza a livello locale. Tra i molti casi di pluriattività di aziende agricole vi sono diversi esempi che hanno saputo coniugare le opportunità di integrazione di reddito e di vicinanza all’utenza urbana con il rispetto delle preesistenze storiche dei manufatti e del paesaggio agrario, con azioni di tipo ambientale (smaltimento reflui, produzione energia), sociale (reinserimento per disabilità psichiche e motorie, pet therapy, orticoltura, rete fattorie sociali, eco villaggi, giardini condivisi), pedagogico (agrinidi, fattorie didattiche, corsi di formazione alla manutenzione del patrimonio storico rurale), ricreativo (campi aperti alla raccolta diretta da parte del pubblico, attività ludiche per bambini e adulti, produzione biologica e arte), di prodotti di qualità (filiera corta e prodotti di qualita, filiera corta a domanda urbana).
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REL. ILL.
3. CARATTERI GEOGRAFICI, STORICI, ECONOMICO-SOCIALI DELL’AMBITO TERRITORIALE INTERESSATO. LE MOTIVAZIONI DELL’INDIVIDUAZIONE
PARTE PRIMA Per un distretto agricolo - culturale milanese (D.A.C.M)
Nel capitolo 3 vengono descritte le caratteristiche fisiche, storiche e sociali dell’ambito territoriale interessato. Viene motivata la scelta del sito oggetto delle prime indagini (Milano e i territori della sua campagna periurbana) e individuato un più vasto ambito territoriale potenziale , caratterizzato da un’identità agricola, paesaggistica e culturale omogenea e consolidata storicamente per il potenziale sviluppo della ricerca (Milano e il territorio agricolo a sud della città, compreso tra il Ticino e l’Adda fino al Lodigiano). Queste omogeneità vengono descritte nei paragrafi dedicati alla storia dell’agricoltura e del paesaggio agrario.
AMBITO EST SUB AMBITO QUINTO ROMANO-TRENNO FIGINO SUB AMBITO CAVRIANA
AMBITO OVEST
REL. ILL.
Nel nucleo costitutivo del Distretto si individuano in particolare tre ambiti: -Ambito ovest, diviso in due sub ambiti (sub ambito Muggiano e sub ambito Quinto Romano-Trenno-Figino) -Ambito sud, diviso in due sub ambiti (sub ambito Parco delle Risaie e sub ambito Abazie-Ticinello) -Ambito est, diviso in due sub ambiti (sub ambito Cavriana e sub ambito S.Gregorio)
AMBITO SUD
SUB AMBITO MUGGIANO
Il “Distretto agricolo milanese” nasce con un primo nucleo fisico all’interno del Comune di Milano (soprattutto su aree in disponibilità dell’amministrazione comunale in quanto proprietario) e si sviluppa sia in territori adiacenti di altri comuni, sia con collegamenti funzionali con territori più lontani. Il nucleo iniziale non è legato da un’unica contiguità territoriale, ma è a sua volta organizzato in sub ambiti, con caratteri paesaggistici e produttivi diversi, i cui elementi costitutivi materiali (cascine, campi, ..), immateriali (caratteri storici e culturali dei luoghi) e di risorse umane (agricoltori e loro capacità tecniche), sono legati da forme di relazione specifiche.
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SUB AMBITO S.GREGORIO
2.1.1 L’ambito costitutivo del Distretto agricolo di Milano
SUB AMBITO RISAIE
IL NUCLEO COSTITUTIVO DI UN DISTRETTO AGRICOLO CULTURALE MILANESE
L’ambito di delimitazione geografica del nucleo costitutivo del Distretto agricolo culturale milanese comprende la città compatta ed un insieme di aree periurbane interne al confine amministrativo, caratterizzate tutt’oggi da una marcata connotazione agricola (tali aree si estende a ovest, sud ed est della città compatta). Si tratta di un contesto di rilevante estensione e significato (non solo storico o paesaggistico-ambientale, ma anche economico-produttivo e fruitivo, sia dal punto di vista culturale, che dal punto di vista strettamente agricolo). Il nuovo strumento urbanistico comunale (PGT) attribuisce, nel Documento di Piano, una rilevanza strategica alle aree agricole presenti all’interno del confine amministrativo della città. In particolare
la “Relazione Generale” del Documento di Piano (cfr. al file Libro_DDP_1029_H), nel definire gli obiettivi e le strategie di PGT, dedica espressamente il capitolo 2.2.2 all’obiettivo di preservare e promuovere un uso efficiente delle aree agricole. Oltre agli aspetti quantitativi segnalati nel PGT (in cui gli spazi agricoli rappresentano ben il 22 % della superficie comunale) importante è la lettura qualitativa del contesto in oggetto, caratterizzata da una multifunzionalità ancora peraltro inesplorata: “sotto il profilo normativo, già il PRG del 1980, riconosceva a molte aree agricole una duplice funzione: per l’esercizio e lo sviluppo dell’attività agricola e per i parchi urbani o territoriali. Proprio in sintonia con questa duplice funzione, intende
muoversi il PGT, che la ritiene strategica e preziosa”. […] Anche la tutela del patrimonio storico, costituito dai complessi edilizi sede delle aziende e dai nuclei di origine rurale ancora presenti, generalmente in abbandono e spesso in drammatico stato di deperimento, dovrà tener conto di nuove prospettive di impiego ed orientare le scelte di recupero e valorizzazione verso forme di fruizione pubblica e di accessibilità da parte dei cittadini al contesto agricolo/ambientale in cui gli edifici si collocano” (PGT, Ottobre 2009). Già il Censimento agrario condotto negli anni ‘80 dal settore ecologia del Comune di Milano evidenziava la contrazione di molte aree agricole e la necessità da parte degli agricoltori di integrare il reddito con attività legate alle
opportunità ricreative cittadine (Comune di Milano, anni 80). Un Distretto Agricolo - Culturale Milanese, tenendo insieme gli elementi storico culturali presenti nella città compatta e nei territori agricoli, superebbe virtualmente la discontinuità territoriale che caratterizza lo spazio agricolo comunale, geograficamente interrotto in ragione dello sviluppo urbano lungo alcune direttrici radiali.
3. CONTESTO GEOGRAFICO 3.1 Delimitazione geografica
PARTE PRIMA Per un distretto agricolo - culturale milanese (D.A.C.M)
SUB AMBITO ABAZIE-TICINELLO
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L’AMBITO POTENZIALE DEL DISTRETTO AGRICOLO - CULTURALEMILANESE In rosso il territorio milanese caratterizzato da un’identità agricola, paesaggistica e culturale omogenea consolidata storicamente.
Dal punto di vista culturale un Distretto Agricolo-Culturale Milanese fa riferimento all’area che si estende dall’edificato compatto della città di Milano per circa 15-20 km verso sud. Il territorio individuato si caratterizza per una chiara identità storica, documentabile, conservatasi nonostante le profonde trasformazioni che si sono succedute nel tempo, che la distinguono rispetto ad altre agricolture di territori anche molto vicini (per esempio Lodigiano). Tali specificità riguardano: molteplicità produttiva, rapporti commerciali stretti con la città di Milano, dinamicità di trasformazioni produttive, capacità innovativa e di avanguardia sia tecnica sia imprenditoriale (tecniche colturali, utilizzo dei prodotti per l’industria, capitale umano), campagna come luogo di svago per la città. Dal punto di vista agricolo è costituito, in una prima fase , dalle aree agricole adiacenti il costruito urbano della città compatta e della città diffusa all’interno del Comune di
Milano, ma anche dalla rete di rapporti funzionali con aziende (e relativi territori) in aree fisicamente adiacenti (in comuni contermini) o più lontane, che sono collegate alla città di Milano con le proprie attività multifunzionali e produttive e trovano nel collegamento con la città di Milano una condizione favorevole al proprio sviluppo. In tal senso esso coinvolge quelle modalità di agricoltura che, indipendentemente dalla vicinanza fisica, instaurano dei legami di interdipendenza con la città, non solo produttivi ma anche di servizio (multifunzionalità dell’agricoltura).
3. CONTESTO GEOGRAFICO 3.1 Delimitazione geografica (ambito potenziale)
PARTE PRIMA Per un distretto agricolo - culturale milanese (D.A.C.M)
REL. ILL.
REL. ILL.
"Carta topografica del Milanese e Mantovano", Astronomi di Brera, 1807, scala 1: 86.400, incisione disegnata e acquarellata, Milano, Archivio di Stato Carta Tecnica Regionale, 1994
Carta morfologica della pianura e della collina lombarda
Paesaggi della pianura irrigua (a orientamento cerealicolo e foraggero)
1 - bassa pianura irrigua argillosa 2 - zona dei fontanili 3 - alta pianura asciutta 4 - terreni del diluvium antico e medio più o meno ferrettizzati 5 - terreno morenico
La pianura irrigua, distinta nella carta a lato a seconda degli orientamenti colturali prevalenti (foraggero nella parte occidentale della bassa pianura, cerealicolo in quella centrale e orientale), si estende con grande uniformità in quasi tutta la bassa pianura lombarda. Rappresenta quella grande, secolare conquista agricola che ha fatto della Lombardia una delle terre più ricche e fertili del continente. Ciò è testimoniato dagli insediamenti, dalla loro matrice generatrice pre-romana, romana e medievale, dalla dimensione discreta dei centri basata su una gerarchia che forse risponde a leggi distributive ricorrenti. Il sistema irriguo, derivato dai fiumi e dai fontanili, è alla base della vocazione agricola, della sua
organizzazione e, dunque, del paesaggio. Vi predomina in larga parte della sua sezione centrale, la cascina capitalistica, che si configurava fino a qualche anno fa come centro gestionale di grandi aziende a conduzione salariale. La 'cassina' padana assumeva spesso il carattere di insediamento autosufficiente e popolato. L'abbandono del presidio dei campi, con il degrado delle strutture e delle dimore contadine, ha avuto il suo corrispettivo nella crescita delle città e dei maggiori centri della pianura. Ma queste strutture sono pur sempre rimaste, talune malamente riattivate dalle recenti riconversioni agricole.
3. CONTESTO GEOGRAFICO 3.1 Delimitazione geografica
PARTE PRIMA Per un distretto agricolo - culturale milanese (D.A.C.M)
Inquadramento territoriale dell'ambito compreso tra Milano e Abbiategrasso
In questa carta rieditata ai primi del XIX secolo (l'originale risale alla fine del '700), la rappresentazione del territorio è simile alle successive carte dell'Istituto Geografico Militare (e alle contemporanee CTR). Contestualmente all'assetto insediativo descritto nella sua gerarchia è rappresentata la rete stradale, e l'organizzazione dell'ambiente-paesaggio urbano-rurale. Nel 1807 la Milano capitale del Regno Italico conta 141.000 abitanti. La provincia di Milano che nel Settecento contava 346.955 abitanti, nell'Ottocento, sale a 431.406, aumentando la sua popolazione di circa 85.000 abitanti in 70 anni, con un incremento pari al 20%. È un dato che indica come l'andamento demografico nei primi decenni dell'Ottocento sia rallentato rispetto al Settecento. Mentre in Lombardia la popolazione non si concentrava nelle grandi città, in Europa si andava invece manifestando con evidenza l'inurbamento, condizione necessaria allo sviluppo delle attività manifatturiere. In Europa il fenomeno dell'industrializzazione fa raggiungere alla popolazione valori significativi, che vede prima della guerra Londra con 7.300.000 abitanti, Parigi 4 milioni, Berlino 3.400.000, Vienna 2.200.000 abitanti.
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L'ambito di delimitazione geografica del Distretto agricolo milanese corrisponde ad un insieme di aree periurbane interne e esterne al confine amministrativo del Comune di Milano, che conservano a tutt'oggi una marcata connotazione agricola. Si tratta di un contesto omogeneo che si estende dal quadrante ovest a quello est della città. Anche se geograficamente interrotto dallo sviluppo urbano lungo alcune direttrici radiali che interrompono la continuità del territorio, è indubbiamente un contesto di rilevante estensione e significato, storico, paesaggistico, ambientale, ma anche economico-produttivo e fruitivo.
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Caratteristiche fisiche dei suoli Suolo: la risorsa suolo del territorio della Bassa, risulta particolarmente vocato per l’agricoltura, motivo per il quale quella milanese è oggi una delle più produttive a livello regionale. Dal punto di vista geografico ed agronomico le pianure asciutte ed irrigue sono in genere dotate dei terreni più fertili; le sue potenzialità aumentano inoltre in regioni e clima temperato, come quella italiana, in cui la percentuale di pianura costituisce solo in 25% della superficie nazionale, e di questa superficie totale, il 60% è dato dalla pianura Padano-Veneto-Emiliana, che rappresenta dunque un patrimonio agricolo ed ecologico di eccezionale valore (Previtali, 2009). Nella Provincia di Milano, la quasi totalità delle aree libere (non occupate dall’urbano) vanta suoli compresi entro le prime quattro classi di Land Capability, sono cioè di terreni vocati all’uso agricolo con una buona capacità di conservazione della risorsa suolo, preziosi dal punto di vista agronomico e ambientale. Vegetazione: il territorio rurale milanese non presenta quasi più traccia della vegetazione presente all’origine nella pianura Padana; quest’ultima era ricoperta prevalentemente da querce, carpini, tigli, olmi e piante adatte agli ambienti umidi lungo i corsi d’acqua, come salici e ontani. Nel settore sud-occidentale della Provincia, (in vicinanza del sub ambito ovest dell’area proposta del Distretto)si ritrovano ancora esemplari di farnia, carpino bianco e piante igrofile (Pirovano, 2008), nonostante oggi gran parte del territorio sia colonizzato da alloctone divenute stabili quali la Robinia, e altre più recenti e infestanti, come l’Ailanto.
Caratteristiche morfologiche L’area della bassa pianura padana si caratterizza per il fatto che l’acqua assorbita nella zona dell’alta pianura asciutta e defluita nel sottosuolo incontra qui una fascia meno porosa, di sedimenti fini, argillosi e dunque molto meno permeabili, i quali costituiscono uno sbarramento allo scorrimento delle acque della falda freatica. In questo modo l’acqua è “forzata” a riaffiorare in superficie, in corrispondenza di sabbie e ghiaie fini semipermeabili, creando la cosiddetta fascia dei fontanili, che ha caratterizzato nei secoli questa zona, rendendola particolarmente vocata all’agricoltura grazie alla sua ricchezza idrica, ma non solo. Oltre ai corsi d’acqua naturali, la rete idrografica provinciale è costituita da una fitta rete di canali irrigui e di bonifica d’antica memoria, che hanno determinato il suo sviluppo territoriale e paesaggistico; l’attività di governo delle acque ha da sempre messo a disposizione della società urbana una serie di “sottoprodotti” gratuiti (Bischetti, Chiaradia 2009), svolgendo funzioni molteplici, dalla produttiva per l’agricoltura, alla protettiva, con lo smaltimento delle acque meteoriche degli insediamenti civili e industriali, all’ecologica e ad altre ancora. Ad esempio, a partire dai primi anni Novanta nella provincia di Milano si è iniziato ad assistere a fenomeni di innalzamento dei livelli freatici della prima falda, dovuti in maniera sostanziale alla dismissione industriale iniziata negli anni Ottanta, che ha portato ad una riduzione dei prelievi stimata intorno ai 150mila mc annui, con conseguente innalzamento di falda (Rapporto sostenibilità 2007, Provincia di Milano). In questo senso, anche la funzione di riequilibrio ambientale e territoriale svolto dalle risorse idriche e dall’organizzazione e gestione di queste è fondamentale: la relazione con l’urbano è strettissima.
Il Distretto agricolo della città di Milano si colloca all’interno del comparto agricolo della Pianura padana e, più precisamente nella bassa pianura milanese.
3. CONTESTO GEOGRAFICO 3.2 Descrizione delle caratteristiche fisiche, morfologiche, ecc. del territorio
Sistema delle acque in Provincia di Milano (cartografia tratta da Sistema Informativo Territoriale della Provincia di Milano, 2010)
PARTE PRIMA Per un distretto agricolo - culturale milanese (D.A.C.M)
Aree di pregio naturalistico Nel territorio rurale sono presenti anche aree di notevole pregio naturalistico; tra esse si ricordano i fontanili, ecosistemi artificiali che sfruttano la presenza della falda in prossimità del piano campagna, ne captano le acque mediante escavazione (testa del fontanile) e la portano a valle tramite canali irrigatori che le distribuiscono ai campi. Alla testa del fontanile, circondata da un rilievo prodotto dal materiale sgombrato dall’alveo, per la pulizia periodica dalla fanghiglia e dai depositi di vegetazione, si crea un’associazione vegetale arborea che rende questo ecosistema unico e ben riconoscibile nel paesaggio padano. Questo sistema presuppone delle differenze tra le aree con risorgive, in dipendenza del livello di captazione delle acque che si necessita: infatti, esiste una differenziazione tra zona Ovest della provincia di Milano (zona ambito ovest del Distretto), dove gli scavi sono molto più profondi, e zona Est (zona ambito est del Distretto), dove le teste dei fontanili sono più superficiali e perciò più sensibili alle variazioni dei livelli di falda. In conseguenza della maggiore urbanizzazione della zona est della Provincia di Milano inoltre, i fontanili sono andati sparendo a causa della scarsità di acque per la sottrazione da parte degli insediamenti residenziali e industriali. Il sistema dei fontanili (innovazione introdotta intorno al 1100 dai monaci) ha permesso in passato di avere più sfalci di fieno anche durante l’inverno, grazie alla coltivazione delle cosiddette marcite, che sfruttano la temperatura di fuoriuscita dell’acqua dal sottosuolo, evitando la gelata dei campi: ancora oggi abbiamo marcite soprattutto nella zona a Sud della provincia (ambito Sud del Distretto) e Ovest (amb. Ovest). Il fontanile Nuovo di Bareggio è oggi classificato a livello regionale Riserva parziale biologica e Sito di Importanza Comunitaria, mentre il Parco dei Fontanili a Rho, è classificato come area di interesse naturalistico, all’interno dell’area del parco Agricolo Sud Milano: entrambi si trovano in stretta vicinanza con l’ambito Ovest del Distretto.
REL. ILL.
MILANO SUD - GRATOSOGLIO VIA DEI MISSAGLIA
MILANO SUD/EST - ROGOREDO TANGENZIALE EST
MILANO VIA RIPAMONTI VAIANO VALLE
MILANO SUD - GRATOSOGLIO NAVIGLIO PAVESE
che vedono in essa un'arretratezza da poco superata. È necessario trasformare in positiva questa immagine, dimostrando anche come la realtà del Sud Milano sia in grado di alimentare con creatività imprenditoriale buona parte della regione" (cfr. V. Vercelloni).
REL. ILL.
3. CONTESTO GEOGRAFICO 3.2 Descrizione caratteristiche fisiche, morfologiche del territorio
Il paesaggio agricolo della fascia periurbana della città di Milano
Rogoredo Morsenchio tangenziale est
Milano sud/est - Rogoredo tangenziale est
Milano sud - Gratosoglio via dei Missaglia
Milano nord/ovest - Gratosoglio via Missaglia
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"Considerare storicamente il Sud Milano come una zona agricola di carattere qualitativamente inferiore rispetto alle zone a settentrione del capoluogo, dove il lavoro dei campi si mescolava ad altre attività imprenditoriali, è una semplificazione scorretta. Il territorio di Milano è suddiviso dall'attuale strada Padana superiore (SS 11) in due macroaree caratterizzate da sistemi di conduzione agricola molto diversi: a Nord si tratta di agricoltura "da pioggia", che consente la frantumazione degli appezzamenti e la diversificazione delle colture, permettendo inoltre l'insediamento di attività manifatturiere, connesse e no, in forme assai articolate; a Sud prevale il sistema irriguo, che presuppone una concentrazione di proprietà per la gestione. Su questo territorio a Sud, così organizzato da un passato molto remoto […], sono stati fatti investimenti plurigenerazionali ingenti per le opere di canalizzazione. Questo dimostra che l'area è sempre stata molto interessante da un punta di vista produttivo. In questo senso la dicotomia tra città e campagna, nella zona del Milanese, non si può proporre in termini banali (avanzamento economico laddove l'agricoltura è secondaria e arretramento laddove è prioritaria). Nel Nord Milano il fatto di poter organizzare l'agricoltura "da pioggia" su piccoli appezzamenti permetteva di integrare il lavoro dei campi con altre attività; il Sud Milano, invece, è sempre stato deputato alla produzione agricola intensiva, sempre moderna e avanzata: Carlo Cattaneo ricorda che nel Settecento gli inglesi, allora impegnati nell'innovazione agricola nel loro paese, venivano nella Bassa Lombardia per studiare le esperienze produttive allora vincenti. Una seconda considerazione logica è che la produzione intensiva del Milanese non può essere paragonata al latifondo meridionale, ad esempio, dove la produzione era in gran parte finalizzata
all'esportazione, ma non aveva un rapporto economico e sociale organico con il territorio.Tutta la Bassa Milanese, per esempio nel settore dei latticini, organizzando tramite le marcite l'allevamento dei bovini, producendo latte pregiato e lavorandolo, immetteva sul mercato prodotti caseari di alta qualità; i latticini venivano trasportati lungo i navigli in corso San Gottardo, dove c'erano le "casere" per la trasformazione del latte; i prodotti finiti venivano esportati a Milano, ma anche in Svizzera, in Germania e in altri paesi. Questo tipo di organizzazione produttiva e di commercializzazione è una peculiarità del Milanese. Sarebbe mortificante considerare il Sud Milano come un'area agricola da salvaguardare in base a generici e antistorici presupposti di difesa di aree produttive povere. Se questi sono i cromosomi storici del territorio, quale scenario si può costruire per il suo futuro? Certamente non quello di un'area decorativa per la grande metropoli, nella quale gli abitanti vadano molto a passeggiare. [Non esiste] una differenza strutturale tra il sistema di produzione e di commercializzazione dei latticini (quello delle "casere" di corso San Gottardo) e il sistema proposto con il Girasole per il commercio all'ingrosso. Bisognerebbe identificare, oggi, la potenzialità per conservare a livello di avanguardia questa tradizione storica imprenditoriale, tutt'altro che morta, anche per quanto concerne la produzione agricola della zona. […] Questa capacita produttiva è più legata a un contadino con il "camice bianco e il calcolatore" che al tradizionale agricoltore della iconografia sociologica corrente. L'area metropolitana di Milano ha oltre quattro milioni di abitanti, la Lombardia nove: ci sono le condizioni, oltre che le necessità, per investire in questa direzione. Una questione di grande importanza, in questa logica, è relativa anche ai comportamenti e alle ideologie che li determinano: l'immagine del contadino è negativa per molti ceti sociali italiani,
Fotografie di Stefano Topuntoli, riprese aeree 1988 e 1998
PARTE PRIMA Per un distretto agricolo - culturale milanese (D.A.C.M)
Il sud milanese ambito strategico: innovazione e modernità ieri, oggi e domani
FONDAZIONE CARIPLO - 2010 “Valorizzare il patrimonio culturale attraverso la gestione integrata dei beni”
REL. ILL.
Gli insediamenti rurali dell’area rispecchiano i caratteri della cascina milanese, prevalentemente a corte chiusa quadrangolare con i fabbricati disposti lungo i lati della corte. Ogni cascina viene costruita in funzione alle esigenze di governo dei campi e di allevamento degli animali, come prevede una azienda ad indirizzo cerealicolo-zootecnico, quale è quella storica milanese: spazi edificati e coltivati costituiscono un nucleo inscindibile, che si corrispondono nelle forme e nelle proporzioni. Ogni fabbricato riveste una funzione ben precisa in relazione alle attività agricole, riconoscibile da caratteri architettonici propri. Nei casi di cascine molto complesse e con un elevato numero di fabbricati (fino a venti circa) , gli edifici si dispongono intorno a diverse corti ciascuna che ricopre una precisa funzione nell’organizzazione della cascina (corte produttiva, corte dei salariati…). I complessi rurali si presentano compatti nella distribuzione dei fabbricati e con campi generalmente accorpati intorno al nucleo edificato. Vi sono inoltre anche alcune aziende che da più di un secolo sono diventate solo ad indirizzo orticolo, che hanno adattato i loro edifici alle esigenze di lavaggio e breve stoccaggio dei prodotti freschi. L’evoluzione delle aziende dal dopoguerra ad oggi verso la specializzazione agricola e la diminuzione della manodopera (aziende solo cerealicole, o solo zootecniche) ha portato alla conversione di alcuni fabbricati (es. da fienili a granai) e al sottoutilizzo di altri (soprattutto le residenze operaie).
3. CONTESTO GEOGRAFICO 3.2 Descrizione delle caratteristiche fisiche, morfologiche, ecc. del territorio
PARTE PRIMA Per un distretto agricolo - culturale milanese (D.A.C.M)
Sistema degli insediamenti
Le trasformazioni legate all’agricoltura hanno infatti disegnato il paesaggio nel corso di più di 2000 anni, secondo logiche articolate, in cui si sono intersecati fattori economici, politici, sociali, tecnici che hanno segnato il territorio locale. Le prime trasformazioni agrarie del paesaggio naturale originario dell’area milanese, ancorché semipermanenti, sono attestate a partire dalla prima età del Ferro (dal X secolo a.C.), ad opera della Cultura di Golasecca. Il primo insediamento strutturato in area milanese è costituito dall’oppidum fondato dagli Insubri nel IV secolo a.C.. Esso costituiva il centro economico e politico di un ampio territorio, in cui la maggioranza della popolazione era distribuita in fattorie e case coloniche e l’economia era basata sull’agricoltura. In quell’epoca, le coltivazioni caratterizzanti furono la vite (allevata con il tipico sistema “a sostegno vivo”, quindi associata all’olmo o all’acero) e i cereali, in particolare il miglio. L’appropriazione da parte di Roma tenne conto di questo importante passato agrario. Infatti l’intervento agrimensorio fu tardivo, non imposto dall’alto e diversificato rispetto alle caratteristiche delle aree interessate. Ad esempio, la limitatio non fu generalizzata, ma caratterizzò due grandi blocchi: l’uno a nord, con estensioni a ovest e sud-ovest, e l’altro a est. Le aree meridionali dell’agro, acquitrinose, non furono invece bonificate, ma piuttosto destinate ad usi economici alternativi a quelli colturali. La pendenza dei terreni aveva
LA CAMPAGNA URBANA MILANESE
Mappa degli Astronomi di Brera (1810). Il tratteggio indica il territorio milanese caratterizzato da un’identità agricola, paesaggistica e culturale omogenea consolidata storicamente.
Le scarse testimonianze altomediavali danno conto di un cambiamento nella gestione della proprietà. Si passò infatti da una prevalenza dell’azienda a latifondo ad una forma di fitto che favoriva la famiglia colonica, mentre danneggiava l’economia urbana, fondata in precedenza sulle ricchezze prodotte dalle aziende del contado. Ne conseguì anche una minore attenzione alla manutenzione di opere stradali e canalizzazioni che richiedevano investimenti superiori alle possibilità della singola famiglia o comunità, e quindi uno scarso controllo sui regimi delle acque e sui mezzi di comunicazione ad ampio raggio. L’epoca carolingia fu contraddistinta invece dalla gestione vescovile delle terre, in particolare di quell’area che venne a chiamarsi “Corpi Santi”, con la fondazione di numerose basiliche dotate di terreni agricoli, sui quali venivano mantenuti i diritti di pascolo della cittadinanza, dietro pagamento di un censo. Tra il XII e il XIII secolo Milano, attraverso un piano organico opera una strategia volta ad assicurarsi il controllo dei traffici sulle grandi arterie stradali del Nord ovest. Inoltre, con lo stesso scopo, la città ottiene la supremazia sulle vie d’acqua navigabili (ad es. il Lambro) e cominicia a scavare e mantenere una fitta rete di canali (ad es., il Naviglio Grande, iniziato nel 1179). In questo periodo sono le abbazie cistercensi (Chiaravalle, Morimondo, entrambe fondate attorno al 1135) ad avere un ruolo propulsore nella produzione di paesaggio agrario nei dintorni di Milano. Esse conservano quanto, della tradizione delle tecniche dell’età classica, non è andato interamente perduto, e, disponendo di ingenti patrimoni immobiliari, costituiscono vere e proprie imprese di trasformazione fondiaria, specializzate nelle opere di bonifica dei terreni acquitrinosi, per mezzo della manodopera offerta da contadini ed enfiteuti alle loro dipendenze. È questa l’età in cui vengono gettate le basi del sistema di canali collettori che condizionerà la sistemazione idraulica del suolo agrario. In particolare, viene attribuita ai monaci cistercensi l’ampia diffusione di quel particolare sistema colturale, la marcita, tipico di queste aree. In effetti esso sfrutta le particolari proprietà dell'acqua proveniente dalle risorgive (o fontanili, se artificiali), la quale sgorga alla temperatura costante di 10–12 gradi centigradi, anche in inverno. Un prato coltivato a marcite è percorso uniformemente da un velo d'acqua in costante movimento su un terreno dolcemente declinante, che generalmente deborda da una roggia di alimentazione a fondo cieco adiacente alla coltivazione. Lo sviluppo della vegetazione prosegue così anche durante l'inverno, rendendo possibile effettuare annualmente almeno sette tagli di foraggio (ma spesso anche nove), contro i 3-4 ottenuti dalla coltivazione del migliore prato stabile. La sempre maggiore diffusione di foraggere, specie in alcune aree, porterà, in particolare a partire dal Rinascimento, ad un’integrazione equilibrata tra agricoltura e allevamento bovino, con uno sviluppo consistente della produzione casearia, creando un paesaggio agrario unico in Italia, se non in Europa. Durante il XIII secolo furono sempre le grandi abbazie a porre per prime le basi di un’industrializzazione dell’agricoltura, in relazione con la vicinanza di un grande centro quale era Milano, che in quel periodo stimolava le aziende agricole a produrre per il mercato, e non più per il consumo. Fu però a partire dalla fine del Trecento, con alcuni cambiamenti nei contratti agrari, che l’agricoltura lombarda entrò pienamente nella sua fase “capitalistica”. È in questo periodo che, ad opera del Ducato di Milano, si pone mano ad una vasta opera di bonifica e
canalizzazione della campagna, al fine di mettere a profitto le terre, anche con l’introduzione di nuove colture ad alto rendimento. Inoltre, viene dato nuovo impulso alla sistemazione dei corsi dei fiumi. Per lo Stato di Milano, ricordiamo solo lo scavo del canale della Martesana, per condurre le acque dell’Adda da Trezzo a Milano (anno 1464), e di quello di Binasco (1457). I maggiori scienziati e tecnici del tempo collaborano alla progettazione delle opere, sempre più fondate su principi scientifici e di tecnica idraulica: primo fra tutti Leonardo da Vinci, che lascerà numerosi studi, progetti, disegni per opere di bonifica, irrigazione, navigazione interna. Un’altra grande innovazione dell’epoca è l’introduzione di colture quali mais e riso, con cui si può dire avviato il processo di industrializzazione dell’agricoltura in senso moderno: non tanto, per ora, nella meccanizzazione, quanto nella logica della scelta di colture in linea con le richieste del mercato, a scapito delle antiche, le quali vengono progressivamente abbandonate, influenzando così anche i cicli di rotazione e riposo della terra. La città di Milano è dunque il centro propulsore dell’attività agricola della campagna suburbana, per mezzo dei capitali investiti nelle opere di bonifica e di sistemazione dei corsi d’acqua, che provenivano da alcuni gruppi di famiglie milanesi, e per mezzo del mercato e dell’industria, che sostenevano la produzione agraria del contado con una richiesta costante di prodotti agricoli. In conseguenza, a Milano affluivano notevoli redditi di origine terriera. Quando nella prima metà del ‘600 la carestia aprì la strada alla peste, accompagnata e seguita dalle devastazioni militari, l’agricoltura dello Stato di Milano era ben sviluppata e riusciva a soddisfare i bisogni di una popolazione urbana numerosa. Alcuni prodotti, come il riso e la seta greggia, erano inoltre destinati al mercato delle esportazioni. Pure durante la crisi agraria secentesca, nelle aree tra il Ticino e l’Adda più vicine alla città ebbe modo di sopravvivere la grande azienda affittata a denaro che in numerose zone della Lombardia invece scompariva, a fronte della forte contrazione del mercato. La ripresa avvenne nella seconda metà del secolo, e fu caratterizzata dalla forte espansione della coltura risicola e delle opere di irrigazione ad essa legate. Basti pensare che in quegli anni si agì in deroga ai severi divieti che, a partire dal ‘500, vietavano di coltivare riso a meno di quattro miglia dalle mura di Milano: è proprio sul finire del Seicento che le risaie conobbero la loro massima espansione a ridosso delle mura della città. L’opera di canalizzazione iniziata nel XII secolo con l’escavazione del Naviglio Grande, continuata con la Muzza, la deviazione del Lambro e dell’Olona, la costruzione del Lambro meridionale, del naviglio di Bereguardo, della Martesana e del Naviglio Pavese, e completata in seguito con il canale Villoresi, aveva scopi di bonifica, ma anche di irrigazione e di navigazione. Essa suscitava, sul finire del XVIII secolo e nella prima metà del XIX, l’ammirazione non solo degli agronomi di altre parti d’Italia, ma anche di numerosi viaggiatori stranieri. Con il catasto teresiano, entrato in vigore nel 1760, venne inoltre attributo un valore valido una volta per tutte ad ogni appezzamento di terreno, regolando così in modo rigoroso l’esazione fiscale nelle campagne. Tale innovazione è frutto di una visione complessiva sul territorio che caratterizzò l’epoca delle riforme asburgiche.
contraccolpo per la perdita del mercato costituito dall’Impero e per la concorrenza subita nei confronti di Lombardia e Piemonte. Nelle cascine, fulcro della moderna azienda agricola padana, a capo di fondi molto vasti, ampi anche 200 ettari, la produzione agricola si caratterizzava per la differenziazione colturale. Questo era dovuto al fatto che la coltura primaria, ossia i cereali o il foraggio, era affiancata dalle produzioni orticole e al piccolo allevamento, legati alla vita della cascina stessa. Con essa la figura del bracciante salariato (stabile o occasionale) sostituisce la figura storica del mezzadro. Si vengono così a creare quelle masse contadine al cui interno emergerà la figura simbolica forse più celebre di una parte dell’agricoltura padana, cioè la mondariso. Con la crisi agraria di fine ‘800 e degli inizi del ‘900, venne dato un forte impulso all’urbanizzazione di queste masse contadine, senza tuttavia il forte sviluppo del fenomeno delle grandi emigrazioni transfrontaliere e transoceaniche che ha caratterizzato altre aree d’Italia. Nel contempo si accentuava il fenomeno della crescita urbana e dell’espansione non solo della città di Milano, ma anche dei nuclei abitati dei comuni della campagna circostante, legata alle esigenze dell’industrializzazione. Alla luce degli avvenimenti storici che hanno segnato l’agricoltura lombarda, è possibile tratteggiare una distinzione tra ambiti colturali diversi a livello regionale: le aree foraggere e dei prati stabili, legati all’allevamento e alla produzione casearia, erano infatti concentrate in massima parte nell’area lodigiana, mentre il milanese era una zona maggiormente vocata alle coltivazioni cerealicole, a riso e frumento. A questo proposito, è da ricordare, durante la Seconda Guerra Mondiale, l’episodio legato alla resistenza opposta dagli agricoltori lodigiani alla realizzazione della cosiddetta “battaglia del grano”. Fu, questo, l’unico esempio di resistenza alla “battaglia del grano”, motivato dalla grande concentrazione di produzione foraggera in ambito lodigiano: la conversione a cereali avrebbe infatti compromesso l’allevamento bovino e la produzione casearia. A differenza dei coltivatori lodigiani, Milano si adeguò alla nuova politica imposta a livello centrale.
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condotto alla creazione di un’area portuale nel punto più basso delle zona suburbana, piazza Vetra, dove confluiva l’Olona, e da cui aveva origine la Vettabbia. Qui doveva esserci uno dei porti cittadini, connesso con le attività commerciali della città.
REL. ILL.
Riferimenti bibliografici essenziali ANTICO GALLINA M., La città, il suo agro: riflessioni sul caso di Mediolanum, in “Aree funerarie: organizzazione e rituali in età romana e altomedievale”, Università Cattolica del Sacro Cuore, 1995. CHIAPPA MAURI L., Paesaggi rurali di Lombardia: secoli XII – XV. - Roma-Bari, 1990. FACCINI L., L'economia risicola lombarda dagli inizi del XVIII secolo all'Unità, Milano, SugarCo, 1976. ROMANI M. (A cura di), Aspetti di vita agricola lombarda (sec. XVI-XIX), Milano, 1973. ROMANI M., Un secolo di vita agricola in Lombardia (1861-1961), Milano, 1963. SEGRE L., La «battaglia del grano». Depressione economica e politica cerealicola fascista, CUEM, 1985.
Durante il ‘700, venuto meno il ruolo trainante svolto dal commercio cittadino, la campagna lombarda fu sottoposta ad una progressiva ristrutturazione in senso capitalistico. La grande affittanza imprenditoriale, incentrata sulla struttura produttiva della cascina, garantiva un’accumulazione di ricchezze che avvantaggiò il capitalismo lombardo, rendendolo maggiormente vitale rispetto a quello di altre aree d’Italia. A seguito dell’unità d’Italia, l’agricoltura lombarda non risentì infatti in modo eccessivo dell’unificazione del mercato, a differenza del Veneto, che dopo il 1866 subì un grave
3. CONTESTO GEOGRAFICO 3.3 Storia dell’agricoltura e del paesaggio agrario milanese
PARTE PRIMA Per un distretto agricolo - culturale milanese (D.A.C.M)
L’odierna campagna urbana milanese rientra in un’area delimitata a ovest dal corso del Ticino, a est dalla zona in prossimità dell’Adda e a sud dal “Lodigiano”. Essa si sviluppa dunque prevalentemente nella zona meridionale del Comune di Milano e si estende oltre gli attuali confini amministrativi comunali. Come si può notare dall’osservazione della cartografia contemporanea – riferita in questo caso all’area occidentale dei dintorni di Milano (IGM attuale) - nonostante l’aumento delle aree urbanizzate, è ancora consistente il patrimonio di terreni destinati all’agricoltura, o potenzialmente destinabili a tale scopo. È sufficiente effettuare un confronto con la cartografia ufficiale risalente alla fine del XIX secolo (IGM del 1888 “Milano”) per osservare come la crescita dell’urbanizzazione e la conseguente riduzione e dispersione dei terreni agrari siano fenomeno relativamente recente, e così l’idea di un’area milanese a vocazione urbana e industriale. Nella realtà dei fatti storici, l’area esterna al perimetro delle mura urbane per secoli fu destinato alla produzione agricola e all’allevamento, dai quali la città ha tratto notevoli redditi e che costituirono quindi un fattore determinante nell’evoluzione economica e produttiva della città, di cui lo sviluppo industriale sarebbe solo l’ultima fase. Se si osserva la carta ottocentesca ad un maggior grado di ingrandimento, si può rilevare il fitto reticolo dei canali, delle rogge, e la presenza di fontanili (IGM del 1888 “Milano”), che ancora segnavano l’andamento dei campi, insieme ai camminamenti e alle strade che collegavano le cascine e i borghi. La carta IGM del 1950 mostra invece come lo sviluppo urbano di Milano fosse intenso, ma riguardasse in particolare l’area settentrionale ed orientale, mentra la crescita risulta importante, ma meno rapida, nell’area sud-ovest. Si nota come vi sia ancora ampio spazio per i campi coltivati, e come si fosse mantenuta una certa continuità tra le aree coltivate, aspetto che dava luogo ad una differenza, territoriale e quindi anche di significato culturale, tra le forme della “città” e quelle della “campagna”. Quest’ultimo è l’aspetto che oggi è maggiormente venuto meno. In effetti, la cartografia attuale ci dimostra come, oltre ad una diminuzione in terimini assoluti dello spazio dedicato alle attività agricole, vi sia una forte dispersione nella continuità del tessuto produttivo agrario, fortemente intercalato da aree residenziali o industriali. Nonostante l’erosione di terreni agricoli in area milanese sia un fenomeno costante, possiamo notare come in alcune zone si siano mantenuti nel tempo alcuni caratteri essenziali che testimoniano del passato agricolo dell’area milanese e delle sue peculiarità, che ne facevano un territorio produttivamente e culturalmente omogeneo.
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REL. ILL. Milano (IGM attuale) - nonostante l’aumento delle aree urbanizzate, è ancora consistente il patrimonio di terreni destinati all’agricoltura, o potenzialmente destinabili a tale scopo
La carta IGM del 1950 mostra invece come lo sviluppo urbano di Milano fosse intenso, ma riguardasse in particolare l’area settentrionale ed orientale, mentre la crescita risulta importante, ma meno rapida, nell’area sud-ovest.
Spunti per ricerche future: Confronti internazionali con altri distretti agricoli in paesi UE Centro ricerche di storia agraria e museale Storia dei movimenti collettivi e cooperativi agrari Prospettive future di sfruttamento della pianura Ricerche sull'apporto femminile in agricoltura Centro ricerche di geografia rurale Studi demografici e sulle dinamiche della popolazione Famiglia e forza lavoro Storia dei trasporti e delle relazioni città-campagna
3. CONTESTO GEOGRAFICO 3.3 Storia dell’agricoltura e del paesaggio agrario milanese IGM del 1888 - È sufficiente effettuare un confronto con la cartografia ufficiale risalente alla fine del XIX secolo per osservare come la crescita dell’urbanizzazione e la conseguente riduzione e dispersione dei terreni agrari siano fenomeno relativamente recente, e così l’idea di un’area milanese a vocazione urbana e industriale.
IGM del 1888 - Se si osserva la carta ottocentesca ad un maggior grado di ingrandimento, si può rilevare il fitto reticolo dei canali, delle rogge, e la presenza di fontanili , che ancora segnavano l’andamento dei campi, insieme ai camminamenti e alle strade che collegavano le cascine e i borghi.
PARTE PRIMA Per un distretto agricolo - culturale milanese (D.A.C.M)
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IGM 1888
IGM 1936 La cartografia dell'Istituto Geografico Militare La cartografia edita dall'Istituto Geografico Militare italiano rappresenta una fonte fondamentale per documentare le trasformazioni di un determinato territorio dalla seconda metà dell'800 ad oggi. La "Carta topografica d'Italia: serie 25 DB" prosegue la serie 25 "storica" e identifica la cartografia alla scala 1:25 000 attualmente in produzione all'Istituto. La carta si compone di 2.298 elementi denominati sezioni, che hanno le dimensioni di 6' in latitudine e 10' in longitudine. La serie 25 DB sostituisce e prosegue la serie 25. Le "sezioni" sono ottenute mediante stereorestituzione numerica o derivate dalla cartografia tecnica regionale numerica; reticolato chilometrico nella proiezione conforme
CTR 1994 Universale Trasversa di Mercatore. Il contenuto informativo comprende le opere dell'uomo, l'idrografia, la vegetazione e l'orografia. Il disegno è anche in vera grandezza rapportato alla scala; ove ciò non è possibile si ricorre ad appropriata simbolizzazione come nel caso delle curve di livello (equidistanza di 25 metri) per la raffigurazione dell'orografia; sono indicati i confini di Stato, i limiti amministrativi regionali, provinciali e comunali. La stampa è effettuata in quadricromia. Il taglio geografico di una "sezione", e uguale a quello della serie "25", corrispondente a un quarto di "foglio" della Carta d'Italia alla scala 1:50 000 e delimita un territorio di circa 150 kmq.
La lettura delle dinamiche territoriali attraverso la cartografia IGM e CTR, consente di collocare le trasformazioni dalla fine dell'Ottocento a oggi dell'area compresa tra Abbiategrasso e Milano, la direttrice della Vigevanese e quella della SS 35 dei Giovi. Dal confronto tra la soglia IGM del 1888 e del 1936, per gli aspetti generali, non risultano sostanziali differenze (come invece emergono dal confronto col rilievo del 1994): la conservazione dei nuclei antichi è evidente. Limitate espansioni sono registrate dall'IGM del 1936, manifestazione di dinamiche che poi troveranno nel dopoguerra accelerazione e diversa rilevanza quantitativa: addizione e trasformazione sono le tipologie di sviluppo urbano che connotano una permanenza nella
struttura interna dei nuclei edificati antichi. Le permanenze che interessano anche l'ambito propriamente rurale non alterano il reticolo idrografico: mentre si registra la sparizione delle marcite, pur nella conservazione delle partiture e delle geometrie che queste assieme alla rete dei fontanili e delle rogge hanno determinato nel lungo periodo. Diversamente la trasformazione che emerge dal confronto tra IGM 1936 e CTR 1994, che mostra la grande espansione degli anni Settanta e Ottanta, non solo di estensione dei nuclei antichi lungo la direttrice del Naviglio Grande esternamente a Milano, ma anche delle zone miste lungo le più importanti radiali stradali (Vigevanese e statale dei Giovi).
3. CONTESTO GEOGRAFICO 3.4 Elementi storici di rilievo Istituto Geografico Militare 1888 e 1936, Unione di più fogli, scala 1:25.000. Descrizione fisica: 1 carta topografica 37x39 cm. Firenze, Archivio Biblioteca IGM. Carta Tecnica Regionale 1994, 1:10.000 (Immagini Raster, ArcSDE Layer). Regione Lombardia Direzione Generale Territorio e Urbanistica. Unità Organizzativa
PARTE PRIMA Per un distretto agricolo - culturale milanese (D.A.C.M)
Trasformazione del territorio della città di Milano nella cartografia dell'IGM e CTR
REL. ILL.
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REL. ILL.
Il primo nucleo costitutivo del Distretto Agricolo Culturale Milanese è caratterizzato da un insieme di elementi storici di grande rilievo. Si tratta di aree e immobili individuabili nella cartografia storica di scala territoriale (edita dall’IGM ad esempio) e ravvicinata (catasti teresiani e ottocenteschi ad esempio). La matrice storica che relaziona fabbricati e aree agricole (e quindi ancora connota l’organizzazione del paesaggio rurale di questa parte del milanese), si è conservata nonostante le profonde trasformazioni che hanno interessato la città, in particolare dal secondo dopoguerra ad oggi. Alcune cascine sono state inglobate dallo sviluppo del tessuto edilizio, mentre altre, in ragione della distanza
dall’urbanizzato, hanno conservato una maggiore e più marcata connotazione agricola. Agli elementi storici costituiti dalle cascine e dai terreni prossimi ad esse, si sommano per i territori agricoli periurbani altri elementi di rilievo, che documentano il valore di memoria viva, simbolica e materiale, dell’agricoltura a Milano. Si tratta delle abbazie e degli elementi strutturanti del territorio agricolo, quali rogge e canali, filari alberati, boschetti, ecc. L’agricoltura milanese si distingue storicamente per il carattere innovativo e di avanguardia (tecniche colturali, utilizzo dei prodotti per l’industria, capitale umano) che la contraddistingue rispetto
ad altre agricolture di territori vicini. L’offerta di prodotti alimentari per la città si è storicamente consolidata nella produzione di ortaggi, carni (bianche e rosse) e derivati del latte per la vendita nei mercati cittadini (al Verziere, poi in Largo Marinai d’Italia fino all’Ortomercato). L’offerta ricreativa della campagna per la città si è storicamente manifestata nell’opportunità di “gite fuori porta” lungo i navigli per ammirare la campagna ben ordinata (Bonvesin de la Riva, Carlo Cattaneo, …). Oggi i rapporti non si sono annullati ma si sono modificati in relazione alle attuali esigenze urbane e alle condizioni di lavoro degli agricoltori.
3. CONTESTO GEOGRAFICO 3.4 Elementi storici di rilievo
PARTE PRIMA Per un distretto agricolo - culturale milanese (D.A.C.M)
IGM 1888
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Regione Lombardia, urbanizzato al 2010, nostra elaborazione
REL. ILL.
AMBITO POTENZIALE DEL FUTURO DISTRETTO AGRICOLO CULTURALE MILANESE
1936
1950
"Carta topografica del Milanese e Mantovano", Astronomi di Brera, 1807, scala 1: 86.400, incisione disegnata e acquarellata, Milano, Archivio di Stato
1970
Dinamica di sviluppo delle aree costruite tra il Ticino e l'Adda (sovrapposizione IGM e CTR alla Carta degli Astronomi del 1807) nostra elaborazione
1994
"Questo minuzioso lavoro [a cura di L. Vermi] di rilevazione e trascrizione di dati relativi all'occupazione del suolo in serie storica, è la fonte più eloquente sulla trasformazione della geografia degli insediamenti umani in Lombardia dal 1936 al 1970 (qui nei territori tra il Ticino e l'Adda). La forma di rappresentazione senza il supporto cartografico tradizionale, permette di valutare esattamente il fenomeno di questa specifica crescita. Risulta evidente la dicotomia tra il Milanese del sud (dell'agrico-ltura idraulica, e della grande azienda agricolo-zootecnica) e del nord (dell'agricoltura a pioggia, e delle integrative -poi prioritarie- presenze manifatturiere e commerciali, V. Vercelloni, 1988)". L'aggiornamento relativo al 2010 consente il confronto tra il 1807 e oggi: appare evidente lo sviluppo dell'urbanizzato nell'ambiti del nord-milanese e della fascia pedemontana.
3. CONTESTO GEOGRAFICO 3.4 Elementi storici di rilievo
PARTE PRIMA Per un distretto agricolo - culturale milanese (D.A.C.M)
Le dinamiche di trasformazione dell'area urbana lombarda 1807-2010
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Per la ricostruzione del sistema dei vincoli della pianificazione vigente di livello sovracomunale, lo strumento esaminato è il Piano Territoriale di Coordinamento Provinciale con la Tavola del Sistema dei vincoli paesistici e ambientali (nella versione approvata con deliberazione del Consiglio Provinciale n. 55 del 14/10/03, pubblicata sul BURL n.45 del 5/11/03). La Tavola 5 oltre ad evidenziare (colore marrone chiaro) le aree interessate dalla presenza di "Parchi regionali" (il Parco Agricolo Sud a cavallo del confine comunale di Milano), identifica due grandi areali agricoli caratterizzati e classificati come "Bellezze d'insieme" (tratteggio obliquo viola) regolati dall'art.139 del DLgs 490/99 che identifica al comma d) le bellezze panoramiche considerate come quadri e così pure quei punti di vista o di belvedere, accessibili al pubblico dai quali si goda lo spettacolo di quelle bellezze. Si tratta di ambiti agricoli sui quali il PTCP prevede che si eserciti l'attività agricola, ambiti che "si qualificano come importante risorsa ambientale rinnovabile, anche per la collettività [dove è previsto] il potenziamento della fruibilità degli spazi rurali per usi sociali e culturali compatibili" (Art. 33 Ambiti agricoli. PTCP NTA, 2003).
3. CARATTERI GEOGRAFICI, STORICI, ECONOMICO-SOCIALI DELL’AMBITO TERRITORIALE INTERESSATO. LE MOTIVAZIONI DELL’INDIVIDUAZIONE 3.5 Caratteristiche e dinamiche ambientali in atto, infrastrutture e presenza di vincoli
PARTE PRIMA Per un distretto agricolo - culturale milanese (D.A.C.M)
REL. ILL.
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REL. ILL.
La tavola riporta il sistema insediativo: in essa sono evidenziate le zone urbanizzate, suddivise tra residenziali/standard e insediamenti economici (industria, commercio, ecc.).
Nella tavola viene mostrato il Sistema dei vincoli in cui le cascine vengono a collocarsi. Innanzitutto tra esse vanno individuate quelle appartenenti a Parchi Regionali (Parco Agricolo Sud e Parco Nord). Di queste, inoltre, alcune vanno a cadere negli ambiti previsti dai Piani di Cintura Urbana, che richiedono una serie di ulteriori procedure decisionali. Alcune cascine, inoltre, oltre ai vincoli storico monumentali, sono sottoposte ad ulteriori vincoli paesistico-ambientali (d.lgs. 42/04).
3. CARATTERI GEOGRAFICI, STORICI, ECONOMICO-SOCIALI DELL’AMBITO TERRITORIALE INTERESSATO. LE MOTIVAZIONI DELL’INDIVIDUAZIONE 3.5 Caratteristiche e dinamiche ambientali in atto, infrastrutture e presenza di vincoli
La tavola riferita al sistema paesistico ambientale e ai beni storico architettonici mostra più chiaramente le caratteristiche delle aree verdi in cui le cascine si inseriscono.
PARTE PRIMA Per un distretto agricolo - culturale milanese (D.A.C.M)
L’area è investita da numerosi vincoli, a testimonianza del suo riconosciuto valore storico - culturale -paesaggistico e naturalistico
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Infrastrutture e accessibilità
La tavola mostra il sistema delle infrastrutture e dell'accessibilità, con particolare riferimento al trasporto pubblico su ferro (linee metropolitane esistenti e previste, ferrovie e principali metro tramvie) e alla mobilità lenta (piste ciclabili esistenti e previste).In essa è possibile notare l'alto gradi di accessibilità dei tre contesti pilota individuati, soprattutto se si pensa ad un
sistema integrato metropolitana/bicicletta. Infatti tutti e tre sono serviti da linee metropolitane esistenti, e sarà possibile fruirli attraverso la rete ciclabile.
3. CARATTERI GEOGRAFICI, STORICI, ECONOMICO-SOCIALI DELL’AMBITO TERRITORIALE INTERESSATO. LE MOTIVAZIONI DELL’INDIVIDUAZIONE 3.5 Caratteristiche e dinamiche ambientali in atto, infrastrutture e presenza di vincoli
PARTE PRIMA Per un distretto agricolo - culturale milanese (D.A.C.M)
REL. ILL.
FONDAZIONE CARIPLO - 2010 “Valorizzare il patrimonio culturale attraverso la gestione integrata dei beni”
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REL. ILL.
Nel capitolo 4 vengono descrittI i principali elementi del patrimonio dei beni culturali e paesaggistici, materiali ed immateriali, presenti nelle realtà agricole milanesi. Tra i beni materiali: i complessi agricoli, dalla cascina al paesaggio agrario, comprendendo anche tutti gli elementi minori, quali: chiesette, madonnine, campane, pietre miliari, raccolte di attrezzi e macchinari agricoli storici, ...; il patrimonio materiale legato alla flora e alla fauna e il loro utilizzo in agricoltura. Tra i beni immateriali: i luoghi simbolici, le tradizioni religiose (liturgie, celebrazioni eucaristiche), spirituali e popolari, le feste, i canti, i balli, le ritualità legate all’anno agricolo, le processioni, le tradizioni culinarie, ...
4. IL PATRIMONIO DEI BENI CULTURALI E PAESAGGISTICI, MATERIALI ED IMMATERIALI
PARTE PRIMA Per un distretto agricolo - culturale milanese (D.A.C.M)
Attualmente non esiste un censimento che riesca a comprendere questa ricca serie di informazioni legate al patrimonio agricolo culturale. Per questo motivo, alla descrizione di cui sopra, precede un’ipotesi di mappatura di queste informazioni: è auspicabile che una delle prime attività del distretto sia volta a colmare questa lacuna.
Beni Architettonici e ambientali della Provincia di Milano
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PROVINCIA DI MILANO E TUORING CLUB ITALIANO - 1985
REL. ILL.
– sistema dei vincoli paesistici ambientali
4. IL PATRIMONIO DEI BENI CULTURALI E PAESAGGISTICI, MATERIALI ED IMMATERIALI 4.1 i censimenti dei beni culturali
PARTE PRIMA Per un distretto agricolo - culturale milanese (D.A.C.M)
PTCP 2003
I censimenti dei beni culturali e paesaggistici disponbili ad oggi, non sono esaustivi di una serie di informazione utili per cogliere l’importanza del singolo bene architettonico in relazione al suo spazio di relazione. Risulta insufficiente anche il censimento dei beni singoli, in quanto vengono segnalati solo i complessi architettonici, in quanto edifici e non si fa cenno ai beni culturali “minori” in essi contenuti o presenti sul territorio di pertinenza dell’edificio. Risulta di primaria importanza svolgere un’indagine conoscitiva accurata dei beni culturali del nostro paesaggio agricolo, al fine di produrre un censimento ed una carta che segnali questi aspetti. Nella pagina seguente viene riportato uno studio, pur non esaustivo, perchè non basato sulla totalità di complessi agricoli presenti sul territorio milanese, ma dettagliato dei beni storici ancora presenti all’interno dei complessi agricoli (cascina e spazio coltivato).
FONDAZIONE CARIPLO - 2010 “Valorizzare il patrimonio culturale attraverso la gestione integrata dei beni”
La tavola rappresenta una prima sperimentazione di censimento dei beni materiali ed immateriali presenti nei complessi agricoli milanesi. Sarebbe auspicabile effettuare uno studio di questo tipo per tutti i complessi agricoli dell’area interessata.
4. IL PATRIMONIO DEI BENI CULTURALI E PAESAGGISTICI, MATERIALI ED IMMATERIALI 4.1 I censimenti dei beni culturali
PARTE PRIMA Per un distretto agricolo - culturale milanese (D.A.C.M)
REL. ILL.
ALCUNE RELAZIONI TRA IL PATRIMONIO MATERIALE PAESAGGISTICO
Gli insediamenti rurali: usi, tipologie Cascine con attività agricola Cascine con attività agricola e residenza non agricola Cascine con attività agricola e attività sociali Cascine con attività agricola e attività artigianali Cascine a corte chiusa Cascine a più corti Chiese
Percettive (visive, olfattive, sonore…) Funzionali (spostamenti, …) Economiche (affittanza, proprietà, …) Sociali (tempo del lavoro, tempo dello svago…) Simboliche (luoghi di sosta, di incontro, di balli…)
Le colture Colture erbacee - seminativi - orticole Colture arboree - pioppeti, - vigneti, - frutteti
Attualmente non esistono censimenti per sistemi di paesaggio come descritti, tali da mettere in stretto rapporto elementi e relazioni in un ambito di paesaggio. Esistono censimenti: - di singoli beni monumentali (ville, palazzi, chiese, giardini ecc), come descritto nel par. precedente - del patrimonio cosiddetto “minore” : ad es mulini e opifici tra l’archeologia industriale, cascine nelle carte del PTC della Provincia di Milano o nel PTC del Parco Agricolo Sud Milano, come descritto nel par. precedente - della rete ecologica (macchie boscate, siepi e filari): nel PTC della Provincia di Milano - dell’uso del suolo: banca dati regionale DUSAF e banca dati regio nale delle aziende agricole SIARL
CENSIMENTI
Le acque Canali Rogge (con indicazione senso di percorrenza delle acque) Manufatti di chiusura, deviazione, sovrappasso acque Manufatti di controllo delle acque (“casette”) Le strade Autostrade, tangenziali, strade ad alta percorrenza Strade statali e provinciali Carrareccie, mulattiere (sterrate)
Il patrimonio paesaggistico è costituito da elementi fisici del paesaggio e da relazioni che si intessono tra i diversi elementi. Si tratta di “sistemi di paesaggio”( ) , ovvero l’espressione fisica - visibile e tangibile - di organizzazioni produttive, sociali, economiche e della cultura di una collettività che ha operato nel corso del tempo ( )(per esempio gli agricoltori di una cascina milanese, l’opera dei monaci benedettini e cistercensi) o di un progetto eccezionale che un singolo ha voluto e realizzato (per esempio l’opera degli Sforza nella costruzione della pianura padana irrigata). Il sistema di paesaggio su cui si vuole focalizzare l’attenzione è il sistema fabbricati agricoli/campi-pascoli e le regole su cui si è sviluppato il loro rapporto di dipendenza nel
Figura 2 esempio di cartografia vettoriale rielaborata al fine di far emergere i caratteri del paesaggio
REL. ILL.
L’attenzione della lettura per sistemi di paesaggio è sulle relazioni tra elementi e contesto e tra elemento ed elemento, a differenza e in aggiunta alla cultura dei censimenti dei beni storici e dei paesaggi che privilegiano le grandi unità, gli aspetti formali, gli usi del suolo o i soli ordinamenti colturali. Sarebbe auspicabile produrre una lettura del paesaggio per sistemi così descritti tali da : - mettere in evidenza elementi del paesaggio - descrivere e disegnare le diverse relazioni del paesaggio - mostrare le permanenze attuali dei sistemi di paesaggio storici - basarsi su una cartografia digitale di supporto, di comprensibile e accattivante lettura facilmente aggiornabile, gestibile dalle amministrazioni comunali
tempo. Essi si sono trasformati vicendevolmente nel tempo, rispondendo alle esigenze di espansione dell’attività produttiva (ad es. costruzione silos e fienili per aumento di superfici coltivabili, costruzione stalle per aumento del numero di capi allevati), di ampliamento degli abitanti dell’insediamento (ad es. costruzione nuove residenze per aumento salariati), di cambiamento delle pratiche agricole (ad es. dalla policoltura unita all’allevamento alla specializzazione monoculturale), di esigenze di ricovero di macchinari di diverse dimensioni (ad es. per acquisto trattori più grandi o essicatoi superiori alle dimensioni degli edifici). Ogni epoca storica ha impresso le sue trasformazioni sia agli edifici agricoli sia al paesaggio circostante (canali, strade, filari, campi), a seguito soprattutto delle
Figura 4 esempio di palinsesto di un sistema di paesaggio agrario storico
Figura 3 esempio di disegno di un sistema di paesaggio agrario storico (Grange di Lucedio)
esigenze tecniche, economiche e sociali. Il sistema di paesaggio non si limita al rapporto fondiario biunivoco tra cascina e i suoi campi (rapporto di proprietà o affittanza) ma si estende alle altre unità cascina/campi, con le quali ha intessuto e intesse rapporti di vicinato, di comunicazione stradale e visiva, di scambio di attrezzature ecc..: l’insieme della singole unità cascina/campi situate su un territorio concorrono a costituire un sistema di paesaggio che ha delle specificità che devono possono essere riconosciute, mantenute e valorizzate, soprattutto nell’ottica della fruizione cittadina.
4. IL PATRIMONIO DEI BENI CULTURALI E PAESAGGISTICI, MATERIALI ED IMMATERIALI 4.2 Il patrimonio materiale paesaggistico (sistemi di paesaggio e elementi costitutivi)
PARTE PRIMA Per un distretto agricolo - culturale milanese (D.A.C.M)
La vegetazione arboreo-arbustiva Filari lungo i campi Filari (singoli o doppi ) di ingresso in cascina Siepi Masse boscate o boschi Masse boscate ripariali
Figura 1 il masterplan del Parco delle Risaie- un sistema di paesaggio agrario periurbano intercluso tra l’edificato e le grandi infrastrutture
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ELEMENTI DEL PATRIMONIO MATERIALE PAESAGGISTICO
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locale, la storia delle tecniche di produzione. I dizionari e i glossari di lingua italiana definiscono in ogni caso materiale un bene fisicamente tangibile, come un'opera architettonica, un dipinto, una scultura, mentre considerano immateriale un bene non tangibile fisicamente, come una lingua o un dialetto, una manifestazione del folklore, o una ricetta culinaria. Al di là della generica definizione, i beni culturali hanno trovato più precise classificazioni nel diritto internazionale pubblico. Mentre la Convenzione sulla protezione dei beni culturali nei conflitti armati adottata all'Aja il 14 maggio 1954 ha provveduto alla definizione dei beni culturali “materiali”, i beni “immateriali” hanno trovato una precisa definizione grazie alla Convenzione per la salvaguardia del patrimonio culturale Immateriale
REL. ILL.
adottata a Parigi il 17 ottobre 2003. Sebbene il Codice dei beni culturali (Codice Urbani, D.l. 42 del 2004) risenta dell’impostazione tipicamente italiana tradizionale che si fonda sulla materialità del bene culturale (non potendosi configurare nessuno strumento di tutela ivi previsto coma applicabile a qualcosa di non materiale), anche a fronte delle positive aperture realizzate nel 1998 con l’istituzione del Ministero per i beni e le attività culturali, la Convenzione denominata The Convention for Safeguarding of the Intangible Cultural Heritage, approvata all’unanimità in occasione della Conferenza Generale di Parigi il 17 ottobre 2003 e ratificata dall’Italia il 27 settembre 2007, considera infatti fondamentale l’interdipendenza tra patrimonio culturale immateriale e patrimonio culturale tangibile definito nella Dichiarazione di Yamato.
4. IL PATRIMONIO DEI BENI CULTURALI E PAESAGGISTICI, MATERIALI ED IMMATERIALI 4.3 Il patrimonio immateriale
PARTE PRIMA Per un distretto agricolo - culturale milanese (D.A.C.M)
Con la riduzione di una trasmissione per via ereditaria di usi e costumi del mondo contadino, la cultura tradizionale del paesaggio agrario milanese rischia di scomparire, decretando la scomparsa di tecniche secolari di lavorazione e la deplorevole perdita del patrimonio etnografico, a partire dalle fonti orali che hanno formato generazioni di lavoratori della terra, attraverso la terminologia strettamente connessa al mondo agricolo tradizionale fino ai canti e alle filastrocche che accompagnavano i diversi momenti del vivere sociale. Le discipline storiche coinvolte nello studio e nell’analisi del patrimonio immateriale della cultura agricola sono la storia del movimento contadino (con particolare riguardo alle opere generali e locali), la sociologia e l'etnologia rurale, la storia del paesaggio agrario, le opere generali di storia agraria regionale e
VESPERI E COMPIETA. In quasi tutte le parrocchie e certamente in tutte le parrocchie maggiori la domenica pomeriggio si cantavano i vesperi presi dall’ufficio divino e usando il libro chiamato “il parrocchiano ambrosiano” . Il rito si svolgeva così : il sacerdote vestito con il piviale, con i due ceri( cantari) e l’incenso andava all’altare. Si cantava la preghiera detta “lucernario” ( offerta della luce a Dio ) l’inno di Sant’Ambrogio quasi sempre non sulla melodia propria ma su una melodia popolare o su una melodia sillabica ; i cinque salmi ; il magnificat quasi sempre su un tono solennissimo e le “ sallende” che erano le preghiere conclusive. Il parroco faceva un venti minuti di spiegazione del catechismo ( la “dottrina cristiana” ) e quindi seguiva la benedizione eucaristica. Nelle parrocchie più grandi e meglio organizzate la domenica mattina si faceva l’aspersione con l’acqua benedetta, poi di cantava l’ora di terza poi si cantava la messa e poi di concludeva cantando le ore di sesta e di nona. Se invece la messa non era della domenica ma era per esempio la messa votiva del S.Patrono o di un altro santo, si cantavano prima della messa le ore di terza e di sesta , e dopo la messa l’ora di nona. La compieta era la preghiera del recitarsi prima di andare a dormire, che si recitava nei monasteri , mentre nelle parrocchie là si usava abbastanza spesso se c’era una funzione pomeridiana solenne nei giorni feriali e specialmente prima SPIRITUALITÀ SETTIMANALE Tra i beni immateriali di cui si è talvolta persa memoria, sono da segnalare la pratica di pulire la chiesa e gli altari, predisponendo gli arredi liturgici e le candele ogni sabato pomeriggio ,ben prima che esistesse la messa vespertina o la messa prefestiva del sabato sera, istituite da metà Novecento. In tali occasioni venivano esposti i busti d’argento dei papi e dei vescovi nell’altare maggiore e le reliquie dei santi negli altari laterali, che costituivano il vanto del curato e dei parrocchiani. Di solito gli orari festivi delle sante messe nelle parrocchie minori e nelle pievi erano le ore 06.00, le ore 08.00 e le ore 10.00 nei mesi estivi, con i vesperi alle ore 14.30, mentre d’inverno le sante messe si officiavano alle ore 06.30 o alle ore 07.00, poi alle 08.30 e alle 10.00, con i vesperi sempre alle 14.30. Nelle parrocchie maggiori e nelle prepositurali le messe si officiavano tutto l’anno alle ore 06.00 o alle 06.30, alle 08.00, alle 10.00 e alle 11.30, con i vesperi alle ore 16.00. Lo sfalsamento di orario permetteva infatti ai curati delle parrocchie minori di prestare servizi alla messa solenne delle 11.30 e ai vesperi solenni delle 16.00 nelle chiese maggiori più vicine. Nei giorni feriali la santa messa si officiava alle ore 06.00 d’estate e alle ore 07.00 di inverno nelle parrocchie minori. In tutti giorni feriali della settimana,salvo che ricorressero feste,alle 06.00 si recitavano il notturno e le lodi in suffragio dei
UFFICIO DA MORTO. Nelle parrocchie minori di campagna l’unica messa feriale era quasi sempre “ufficio da morto” . Nelle grandi parrocchie sia rurali che nel centro città due o tre delle messe feriali erano “ufficio da morto”. Occorre fare una premessa,”l’ufficio da morto” che ha veramente senso è la preghiera per i defunti che si fa il 2 novembre,giorno della memoria dei morti ; negli otto giorni successivi (l’ottava dei morti) e in tutte le chiese ambrosiane il giorno successivo alle feste patronali o compatronali, che è il così detto “ufficio generale” in suffragio di tutti i morti nella comunità locale. In Duomo e nelle chiese dove c’era un capitolo di canonici lodevolmente tutti i lunedì –se non era festa- si celebrava il suffragio dei defunti. Ma in tutte le parrocchie a partire dalla fine del 1500 si era diffusa l’abitudine presso ogni famiglia di far celebrare anche più volte all’anno l”ufficio per i propri morti”. Così per questi eccessi si era andata perdendo sia la spiritualità settimanale sia il senso della liturgia feriale. Sia il concilio vaticano che il sinodo di Milano presieduto dal cardinale Martini hanno ritenuto che non si debbano più celebrare “uffici da morto” per così dire privati; si celebrano invece tre o quattro volte l’anno per tutti i morti; e ogni famiglia faccia semplicemente ricordare i propri cari defunti nella celebrazione della messa feriale e festiva senza bisogno di apparati e catafalchi che non hanno senso spirituale. Recita del Passio per l’agricoltura. Il Passio,come lo chiamavano i nostri vecchi –usando il termine latino-,è il racconto della passione del Signore Gesu Cristo dall’inizio dell’ultima cena,che avviene la sera del giovedì santo fino alla sepoltura nella tomba nuova di Giuseppe D’Arimatea, che avviene verso la sera del venerdì santo. Nel rito ambrosiano si usa prevalentemente,direi quasi esclusivamente nella liturgia, il racconto della passione secondo il vangelo di S.Matteo. Fino a pochi anni fa nel calendario vi erano due feste della santa Croce: Il 3 maggio,si ricordava il ritrovamento della croce di Gesù a Gerusalemme ad opera di Elena,la madre dell’imperatore Costantino;e il 14 settembre,la grande festa della Croce. Nella tradizione della diocesi di Milano in tutte le domeniche che cadevano fra il 3 maggio e il 14 settembre (“fra le due croci”,come si diceva) il parroco era obbligato in tutte le chiese parrocchiali prima della messa principale della domenica a cantare(o a leggere,se non aveva voce) la passione secondo Matteo;poi si recava morti,seguiva la messa in canto da morto e le esequie. A sera verso le 18.00 rosario e benedizione “privata”. Nelle parrocchie maggiori l’orario delle messe feriali erano le ore 06.00 o 06.30 in canto da morto con l’ufficiatura come detto sopra e le ore 08.30 messa del giorno, mentre alle 18.00 si officiava il rosario e la benedizione “privata”. Nei giorni della settimana: il lunedì è sempre stato tradizionalmente dedicato alla memoria dei morti; il martedì è il giorno dedicato agli arcangeli e ai santi angeli custodi; il mercoledì è il giorno dedicato a S. Giuseppe, ai santi apostoli e a tutti i Santi; il giovedì è il giorno dedicato al santissimo sacramento e in quasi tutte la parrocchie alla funzione del pomeriggio si faceva la esposizione del santissimo,la recita del rosario e si concludeva con la benedizione solenne; il venerdì è dedicato alla passione, alla croce e - soprattutto il primo venerdì del mese- al sacro cuore di Gesù. Sempre il venerdì, in molte parrocchie oltre a suonare le campane a morto alle ore 15.00 in ricordo della morte di Gesù in Croce, alla funzione della seraanche fuori di quaresima- si faceva la via Crucis e si concludeva con la benedizione con la santa croce. Il sabato, infine, fino alle prime ore del pomeriggio è il giorno dedicato alla Madonna, finché non fu introdotta la messa prefestiva delle 18.00, che prevedeva il rosario con la benedizione “privata”. Questa forma di “spiritualità settimanale” veniva evidentemente interrotta quando capitava qualche festa importante di santi nel corso della settimana.
alla porta principale della chiesa, cantava qualche orazione per propiziare l’agricoltura e aspergeva con l’acqua benedetta e incensava in direzione dei campi. A mia memoria vi assistevano i chierici e i confratelli del santissimo Sacramento e i contadini più devoti. Questa tradizione affonda le sue radici probabilmente nel tardo Medioevo. Dopo il 1500,da documenti che ho consultato nel Veresotto , risulta che i contadini erano spesso troppo poveri per fare un’offerta al parroco in vista di questa celebrazione; e i ricchi l’offerta non la facevano. Così venne stabilito dai superiori che il parroco facesse queste funzioni del tutto gratuitamente,a condizione però che prima del 3 maggio o il sindaco o un rappresentante dei contadini andasse a fargli formale richiesta e dopo il 14 settembre lo ringraziasse. Litanie triduane o rogazioni. Questi riti rappresentano la cristianizzazione di antichissimi riti pagani risalenti all’antica Roma. In primavera i romani facevano processioni nei campi per invocare Cerere , la dea delle messi, Robigo ,la dea che proteggeva i campi dalla ruggine e altri dei preposti alla agricoltura. Nel V’ secolo dopo Cristo,e precisamente fra il 430-45 in Francia e poi anche a Milano si pensò di istituire processioni cristiane per implorare “rogare” la benedizione divina sull’agricoltura. Ciò avvenne a Milano ad opera dell’Arcivescovo San Lazzaro che governò la città dal 438 al 450 ed è sepolto nella Basilica degli apostoli in Corso di Porta Romana. I riti si svolsero dapprima solo in Milano, poi nelle pievi importanti poi in tutti i paesi. A Milano erano solennissimi, duravano tutta la giornata, perché di visitavano dieci o quindici chiese. Si celebravano il lunedì martedì e mercoledì precedenti la Pentecoste. Le ceneri a Milano non sono mai state legate alla quaresima fino alla riforma liturgica del 1965, ma a questi riti; e venivano imposte il lunedì mattina ai fedeli. Però in città i riti furono sospesi nel 1860: il governo piemontese occupò Milano e fra i primi atti repressivi ci fu lo scioglimento degli ordini religiosi, la confisca dei beni della chiesa e la proibizione delle processioni in città. Così gli arcivescovi fino all’episcopato del cardinale Montini compreso, e cioè fino al 1963 questi riti li celebrarono all’interno del Duomo, mentre in campagna cntinuarono all’aperto fino alla riforma liturgica del 1965. Un elemento caratteristico di queste processioni in area milanese furono le invocazioni “litanie” dei santi. Sia nei territori di rito romano che in terra ambrosiana tali celebrazioni duravano tre giorni; e così in rito romano presero il nome di “rogazioni” e in rito ambrosiano di “litanie triduane”. Oggi tali celebrazioni si possono riprendere in forma diversa, come dice il nuovo messale ambrosiano, per esempio per la fine o per l’inizio della scuola,per il ringraziamento dopo il raccolto ecc. Le Litanie triduane si celebravano ancora con grande solennità in alcuni paesi fino agli Quaranta del XX secolo, ad esempio a Clivio, nell’alto Varesotto.
4. IL PATRIMONIO DEI BENI CULTURALI E PAESAGGISTICI, MATERIALI ED IMMATERIALI 4.3 Il patrimonio immateriale: dialetti e proverbi, folklore, credenze popolari
UFFICI LITURGICI e SPIRITUALITA’ SETTIMANALE
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La chiesa santifica la giornata, secondo un uso che risale ancora agli Ebrei, con molte preghiere corrispondenti alle varie ore del giorno che costituiscono “l’ufficio divino” o “liturgia delle ore”. Nei monasteri esse sono cantate quotidianamente ; ricordiamo in particolare il Monastero delle Romite Ambrosiane al Sacro Monte di Varese e gli altri monasteri delle Romite. Nel nostro Duomo il capitolo metropolitano (il collegio dei sacerdoti addetti al servizio del Duomo) celebra solennemente ogni giorno l’ufficio divino ; nella Basilica di Sant’Ambrogio il capitolo celebra alla domenica e nelle solennità. Attualmente l’ufficio divino consta delle seguenti parti: - l’ufficio di lettura ; - le lodi mattutine, da recitarsi di prima mattina ; - l’ora media, che si chiama ora di terza se recitata fra le 9 e mezzogiorno, ora di sesta se recitata fra mezzogiorno e le 15 e ora di nona se recitata fra le 15 e le 18 ; - il vespero, da recitarsi al tramonto del sole e comunque dopo le 18 ;la preghiera del vespero si chiama “primi vesperi” se recitata alla vigilia (per esempio i primi vesperi della domenica sono quelli che si recitano al sabato sera) e “secondi vesperi” se recitata il giorno stesso della festa ( per esempio i secondi vesperi della domenica sono quelli che si recitano alla domenica sera); - la compieta , da recitarsi prima del riposo. Nel rito ambrosiano i salmi sono divisi in quattro settimane diverse, per cui parliamo di salmodia della prima, seconda, terza e quarta settimana. Le solennità hanno spesso salmodia propria.
della processione eucaristica. Questo perché la compieta era uguale per tutti i giorni dell’anno ; sul “parrocchiano ambrosiano” on erano riportati i vesperi feriali , e quindi celebrandosi in giorno feriale invece dei vesperi si usava la compieta. Nelle comunità meno preparate o meno organizzate più dell’ufficio divino si usava l’ufficio della Madonna. Anche per queste funzioni nelle grandi solennità si celebrava “ in terza” e cioè con il celebrante rivestito del piviale, il prete che fungeva da diacono rivestito con la dalmatica e un laico che fungeva da suddiacono con la tunicella. Nelle altre domeniche soltanto il celebrante era in piviale e gli altri semplicemente con la cotta bianca sopra le veste nera.
REL. ILL.
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GLI UFFICI LITURGICI
“Messa in terza”. Si chiamava popolarmente così la messa solenne in canto con la partecipazione di tre persone, il celebrante,il diacono e il suddiacono. In realtà dal 1200 al 1970 nella chiesa cattolica di occidente non vi è più stato il diaconato permanente, che è stato reintrodotto solo dal concilio vaticano II . Per cui i diaconi erano soltanto gli allievi del seminario che due anni prima di diventare preti venivano ordinati suddiaconi, l’anno dopo venivano ordinati diaconi e l’anno dopo ancora venivano ordinati preti. Veniva chiamata “messa in terza” perché c’erano tre preti o due preti ed un laico vestiti con i tre paramenti, pianeta,dalmatica e tunicella. Nelle parrocchie maggiori o nelle chiese collegiate o capitolari la messa in terza c’era tutte le domeniche, con la sola differenza che nelle solennità presiedeva il prevosto e nelle domeniche normali un altro prete (“il coadiutore di settimana”). Nella parrocchie minori invece la “messa in terza” era riservata alla festa patronale, alla festa compatronale ,alle quarantore ,questo perché nella parrocchie minori il parroco ( il curato) era solo e quindi soltanto nelle occasioni di cui sopra chiamava uno o due preti da un paese vicino per celebrare la “messa in terza”. Messa “in canto”. La messa in canto così detta semplice, in realtà pochissimo usata, se non nelle solennità minori che cadevano nei giorni feriali o nelle messe da morto,era in tutto e per tutto uguale alla messa “letta” con la sola differenza che il celebrante cantava tutte le parti a lui riservate, la lettera degli apostoli (epistola) e il vangelo; il popolo rispondeva in canto ai dialoghi e cantava le parti a lui riservate e cioè sostanzialmente gloria ,credo,santo e salve regina alla fine.
REL. ILL.
Messa solenne. La messa solenne ( non “in terza”) è in realtà una messa in canto come detto sopra ma con una serie di riti aggiuntivi di grande simbolismo ed efficacia. In particolare la processione di ingresso con incenso ,ceri, croce,chierichetti, chierici adulti, e confratelli. Prima del gloria la prima incensazione ; alla proclamazione del vangelo due candele(i”cantari”) e l’incensazione; prima del credo la seconda solennissima incensazione, scendendo anche ad incensare il popolo; alla consacrazione ancora l’incensazione. Nella messa solenne quasi sempre il curato chiamava uno o due laici vestiti con la veste nera e la cotta bianca a cantare la lettura dell’antico testamento e la lettera degli apostoli.
4. IL PATRIMONIO DEI BENI CULTURALI E PAESAGGISTICI, MATERIALI ED IMMATERIALI 4.3 Il patrimonio immateriale: dialetti e proverbi, folklore, credenze popolari
RITUALITÀ DELLE CELEBRAZIONI EUCARISTICHE
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Prima di parlare della messa in canto conviene ricordare come si celebravano le messe normali( dette allora” messa letta”) fino agli anni 30 dello scorso secolo, e purtroppo qua e là fino agli anni 60 dello scorso secolo e cioè fino alla riforma liturgica. Il sacerdote celebrava a bassa voce ,lo sentiva solo il chierichetto che gli faceva servizio e che gli rispondeva e i fedeli pur numerosi non capivano niente, salvo i pochi che avevano un messalino o un libro equivalente. In talune situazioni avvenivano anche cose oggi inconcepibili : per esempio mentre il prete celebrava a bassa voce la gente –magari guidata da una suora- diceva il rosario. Poiché allora c’erano molti preti soprattutto nelle parrocchie di città capitava che ogni domenica ci fossero sette o otto messe,di cui una sola – la messa in canto- veniva celebrata “ come si deve” così solo un ottavo dei fedeli, se c’erano otto messe, aveva una vera percezione della liturgia, e precisamente quel gruppo che assisteva alla messa in canto. Un’altra aberrazione,molto diffusa soprattutto nel centro città, era la sovrapposizione delle predica a gran parte della messa. Finito il gloria, il prete celebrante( uno dei coadiutori della parrocchia) continuava la messa sottovoce fino a dopo il vangelo; poi si sedeva per cinque o sei minuti e poi riprendeva la messa sempre sottovoce fino al santo. Intanto dal pulpito il prevosto o il predicatore straordinario predicava incessantemente. Smetteva al santo e da lì alla fine si “sentiva messa”. Per questo i fedeli delle città e delle grandi parrocchie avevano una pessima formazione liturgica. Ciò è durato almeno fino alla metà degli anni 30, quando per merito del beato cardinale Schuster si introdusse la così detta” messa dialogata”. Messa dialogata voleva dire che il celebrante, pur in latino ,doveva parlare nel microfono e con tono alto e chiaro ;e che tutti i fedeli presenti in chiesa dovessero rispondergli, pur in latino, con un tono altrettanto alto e chiaro. E che la predica venisse fatta dal celebrante, il quale in ogni caso –anche se ci fosse un altro predicatoredoveva interrompere la celebrazione durante la predica e riprenderla solo a predica finita. Molto più preparati paradossalmente in liturgia erano i contadini e in genere gli abitanti delle comunità rurali: infatti in queste chiese c’erano due o al massimo tre messe, di cui quella a orario comodo era solo la “messa conventuale” o messa principale che in molti paesi era in canto tutte le domeniche e in altri paesi in canto secondo il calendario che spiegheremo di seguito. Così partecipando alla messa in canto, anche prima che il cardinale Schuster introducesse la messa dialogata , tutti seguivano bene la liturgia perché sapevano cantare bene il gloria, il credo, il sanctus e tanti altri canti ambrosiani; e rispondevano in canto a tutti i dialoghi col sacerdote celebrante. Per quanto riguarda le parrocchie rurali minori la messa principale festiva era cantata la prima domenica del mese, la terza domenica del mese e nelle solennità, mentre nelle parrocchie maggiori la messa era cantata tutte le domeniche.
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RITUALITÀ DELLE CELEBRAZIONI EUCARISTICHE
ORDINARIO Vesperi LUCERNARI 1) Quoniam tu illuminas 2) Dominus illuminatio mea INNO COMUNE 3) Deus creator omnium 4) ALCUNI TONI SALMODICI Su 4a) e 4b) Ecce quam bonum 132 4c) e 4d) Ecce nunc 133 4e) e 4f) Laudate Dominum 116 CANTICO DI MARIA 5) Magnificat (ambrosiano) 6) Magnificat (popolare) 7) Magnificat (altra melodia popolare) 8) LITANIE DEI SANTI (Solenni) Lodi mattutine CANTICO DI ZACCARIA 9) Benedictus Dominus Deus Israel (ambrosiano) SALMI LAUDATIVI 10a) e 10b) Toni salmodici su Laudate Dominum 150 INNO COMUNE 11) Splendor Paternae gloriae Ora media INNO 12) Jam surgit hora tertia Santa Messa 13) 12 KYRIE ELEISON Oppure 14) ASPERGES ME 15) VIDI AQUAM/INTONUIT 16) SACRI FONTIS GLORIA IN EXCELSIS DEO 17) Tono domenicale 18) Tono festivo Canto dopo l’epistola 19) Halleluiah (tono ambrosiano melismatico) 20) Halleluiah (tono gregoriano semplice) 21) CREDO IN UNUM DEUM 22) SANCTUS feriale 23) “ festivo 24) “ de perpetuo Numine 25) “ super pleni sunt 26) Acclamazioni Mysterium fidei
Adorazione e Benedizione Eucaristica 33) O Sacrum convivium 34) Pange lingua (ambrosiano) 35) Pange lingua (popolare) 36) Tantum ergo (ambrosiano antico) 37) Tantum ergo (popolare) 38) O salutaris hostia (ambrosiano) 39) O salutaris hostia (popolare) 40) Te laudamus 41) Corpus tuum 42) Lauda Sion (popolare) 43) Adoro Te devote (popolare) 44) Te Deum (ambrosiano) 45) Te Deum (popolare) Per i defunti 46)Requiem aeternam 47) Requiem sanctam 48) Libera me 49) Domine Jesu Christe 50) Audivi vocem 51) Usque in vita (tutto il sallenzio) 52) Litanie dei santi (semplici) Appendice I 53) Oratio fidelium I (con risposta Domine miserere) 54) Oratio fidelium II (con risposta Kyrie eleison) 55) Inno Aeterne rerum conditor
PROPRIO SEZIONE PRIMA PROPRIO DEL TEMPO Avvento Antifone e sallende 56) VirgoVerbum con Gloria Patri 57) Rorate coeli 58) Joseph conturbatus* 59) Beata es Maria * VI domenica di Avvento, Natale e Ottava 60) Inno Mysterium ecclesiae Antifone e sallende 61) Ecce completa sunt * 62) Maria Virgo semper laetare 63) Gaude et laetare exultatio Angelorum
Epifania Battesimo di Gesù e tempo dopo l’Epifania 64) Inno Illuminans Altissime Antifone e sallende 65) Videntes stellam con Gloria Patri 66) Apparuit gratia * 67) Omnes patriarchae 68) Hodie coelesti sponso Quaresima 69) Inno Ex more docti mystico Antifone e sallende 70) Tempus acceptabile con Gloria Patri 71) Miserere mei 72) Lutum fecit 73) Ego sum 74) Offertorio Scapulis suis 75) Offertorio Precatus est Moyses 76) Offertorio Dixit Moyses 77) Offertorio Dixit Dominus 78) Offertorio Haec dicit Dominus Domenica delle palme 79) Inno Magnum salutis gaudium Antifone e sallende 80) Pueri clamabant 81) Hosanna in excelsis con Gloria Patri Triduo sacro GIOVEDI’ 82) Inno Hymnum canamus supplices Antifona 83) Coenae tuae mirabili VENERDI’ 84) Inno Vexilla Regis prodeunt (testo Schuster Sunol) Antifone e canti 85) Tenebrae 86) Ecce lignum crucis 87) O Crux benedicta 88) Adoramus crucem tuam * 89) Laudamus te * VEGLIA PASQUALE 90) Preconio 91) Christus Dominus resurrexit Pasqua e Ascensione 92) Inno Hic est dies verus Dei Antifone e sallende 93) Cito euntes con Gloria Patri 94) Lapis revolutus (tutto ma spezzato e con indice spezzato in a,b,c, etc) 95) Undecim discipuli * 96) Venite populi Pentecoste Inni 97) Veni creator Spiritus 98) Jam Christus astra ascenderat Antifone e sallende
99) Pax in coelo con Gloria Patri 100) Spiritus Sanctus 101) Loquebantur
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Mortem tuam Salvator mundi 27) Pater noster Canto finale 28) Salve regina, 29) Regina coeli, 30) Inviolata, 31) Stabat Mater (popolare) 32) Christus vincit (Vaticano)
Tempo dopo Pentecoste, dopo il martirio di Giovanni Battista e dopo la dedicazione del Duomo con le relative solennità Dedicazione del Duomo (e della propria chiesa) 102) Inno Christe cunctorum Antifona 103) Templum Domini
SEZIONE SECONDA PROPRIO DEI SANTI Beata Vergine Maria 104) Inno Subacta cedunt tartara Altre antifone 105) Sub tuam misericordiam 106) Alma Redemptoris Mater 107) Ave Regina coelorum 108) Litanie della Madonna (prima melodia popolare) 109) Litanie della Madonna (seconda melodia popolare) Angeli e Arcangeli Inno 110) Custos preces mortalium Antifona 111) Benedicite omnes angeli Feste dei santi Inni 112) Deo fruentes fulgidae (festa di tutti i santi) 113) Apostolorum passio (festa degli apostoli Pietro e Paolo) 114) Nostrum Parentem maximum (festa di Sant’Ambrogio) 115) Urbis Parentem Carolum (festa di San Carlo) 116) Jesu corona celsior (per la festa di qualsiasi santo o santa) Antifone e sallende 117) Iusti et sancti con Gloria Patri 118) Fratres mei * 119) Sancti tui florebunt sicut lilia con Gloria Patri 120) Ecce sacerdos 121)Tu es sacerdos 122) Respice de coelo 123) Vox infantis con Gloria Patri Appendice II 124-125) Due melodie popolari degli inni 126) Una melodia popolare per le sallende 127) Una melodia popolare per i responsori Nota L’asterisco * indica che il canto contrassegnato, essendo molto breve, può essere opportunamente eseguito due volte, per esempio la prima da un solista, la seconda da tutto il coro.
REL. ILL.
LITURGIE Liturgie popolari, tradizioni canore liturgiche della devozione italiana, relative al repertorio mariano, o ai canti dedicati ai Santi (non solo patroni); liturgie della Chiesa sviluppatesi per influsso degli ordini mendicanti e della loro attività di predicazione; liturgie a fine pedagogico ed educativo; pii esercizi e devozioni di carattere privato o comunitario che si rifanno al dato liturgico-celebrativo. Si tratta di varie espressioni, soprattutto assimilabili alle pratiche di religiosità popolare che hanno dato adito a consuetudini locali attestanti il senso di appartenenza alla comunità: processioni, pratica dei sacramenti, vie crucis, adempimenti della Quaresima, pratiche del Rosario, liturgie delle ore, lectio divine, etc.
4. IL PATRIMONIO DEI BENI CULTURALI E PAESAGGISTICI, MATERIALI ED IMMATERIALI 4.3 Il patrimonio immateriale: dialetti e proverbi, folklore, credenze popolari
LITURGIE ED ANTIFONALE AMBROSIANO
PARTE PRIMA Per un distretto agricolo - culturale milanese (D.A.C.M)
ANTIFONALE AMBROSIANO Presentazione Prefazione Introduzione Note pratiche o istruzioni Avvertenze musicali
La processione di gran lunga più importante è sempre stata quella del Corpus Domini o del Corpo del Signore,che si celebrava il secondo giovedì dopo pentecoste e si celebra ora la seconda domenica dopo pentecoste. Questa solennità veniva celebrata come segue : nelle parrocchie minori, dal giovedì di festa fino al giovedì successivo con l’eccezione della domenica, sette brevi processioni una ogni sera. Il rito era il seguente : canto di compieta in chiesa, breve processione sulla piazza, rientro in chiesa, predica e benedizione. La domenica fra i due giovedì o alla sera o al mattino dopo la messa principale, grande processione che percorreva tutto il paese con la partecipazione del sindaco e della banda musicale. Nelle parrocchie maggiori la processione grande non era la domenica ma il giovedì precedente, festa del corpus domini. Invece nei sette giorni successivi alla sera si compiva la processione breve come detto sopra. Processione delle “Quarantore”. Nel 1500 si introdusse la devozione così detta delle “Quarantore”.Ricordando che Gesù era stato nel sepolcro da venerdì Santo pomeriggio all’alba della domenica di Pasqua ,e cioè per circa quaranta ore,si introdusse la devozione di pregare davanti all’ostia consacrata solennemente esposta sull’altare appunto per quaranta ore,una volta all’anno. Poichè però quaranta ore consecutive sono troppo faticose, si divisero le quaranta ore in quattro giorni: dieci ore di preghiera ogni giorno da giovedì compreso a domenica compresa. Alla prima ora il giovedì e all’ultima ora di domenica andavano tutti i fedeli; per le altre ore si facevano i turni due o tre persone ogni ora. La sera del sabato o della domenica delle quarantore si faceva ,anche se fosse inverno, una processione eucaristica grande all’aperto,uguale a quella del Corpus Domini. Processione annuale della festa patronale. Quasi in tutti i paesi per la festa patronale si celebrava la processione portando per tutto il paese la statua della Madonna o del Santo Patrono o in qualche caso le ossa o le sante reliquie del Santo Patrono. È qui l’occasione di ricordare “il rito del faro”. Nelle chiese dove il patrono è un martire o una martire, il giorno della festa patronale prima delle messa principale si fa una processione breve formata soltanto dai chierichetti,dai confratelli,e dai preti , o dal prete se ce ne è uno solo,processione che entra solennemente nella chiesa già piena di gente. All’arco soprastante all’altare maggiore è stato appeso il giorno prima un grande pallone di bambagia e di cartone(il “faro”). Il prete celebrante compie la processione tenendo in mano un bastone in cima al quale sono fissate tre candele poste in modo che diano un’unica fiamma che rappresenta la Trinità. Giunto sotto il faro il prete da fuoco allo stesso e tutti rimangono fermi fin quando il faro è completamente bruciato e le fiamme sono completamente esaurite .Poi si cantano i dodici kyrie eleison,si sale all’altare e inizia la messa solenne. Processione della Madonna Candelora 2 febbraio. In questo giorno si celebra la
Processione delle Palme e degli Ulivi. La sesta domenica di quaresima, che è la domenica che precede immediatamente la Pasqua si è sempre fatta e si fa tuttora la processione con le palme e con i rami di ulivo benedetto. Poiché la stagione è ormai più clemente, inizio di primavera, di solito ci si riunisce in un posto prestabilito; lì si fa la benedizione delle palme e degli ulivi, poi si va in processione alla chiesa. Entrati in chiesa e giunti ai piedi dell’altare, si cantano come al solito i dodici kyrie eleison, poi si sale all’altare e lì si celebra la messa solenne. Processione annuale al cimitero. A seconda dei luoghi questa processione si fa o il pomeriggio del primo novembre o la mattina del 2 novembre. Infatti il primo novembre è la festa di tutti i santi e già nel pomeriggio inizia la vigilia del giorno dei morti. Così in tanti paesi o parrocchie si cantavano i secondi vesperi dei santi, i primi vesperi o vesperi vigiliari dei morti e poi si andava in processione al cimitero. Durante la processione si è sempre recitato il rosario; giunti in cimitero si cantavano “usque in vita mea ; salmo miserere ; litanie dei santi” . Dove invece la processione si faceva al mattino del 2 novembre, si procedeva così : in chiesa i tre notturni e le lodi in memoria dei defunti ; poi la messa in canto; poi la processione al cimitero con gli stessi riti e canti descritti per il pomeriggio del primo novembre.
confraternita del santissimo sacramento. Anche questa processione, che un tempo si svolgeva indifferentemente o prima o dopo la messa,mentre ora si deve svolgere tassativamente dopo la messa(o dopo i vesperi come si usa in Duomo) nei mesi da aprile compreso ad ottobre compreso si svolgeva sulla piazza della chiesa o nelle vie adiacenti mentre nei mesi freddi da novembre compreso a marzo compreso si svolgeva all’interno della chiesa. A conclusione una breve adorazione silenziosa e la benedizione eucaristica solenne. La quarta domenica del mese, a cura di entrambe le confraternite, si è sempre svolta la processione al cimitero con la preghiera e i canti in suffragio dei defunti, così come abbiamo visto parlando della processione annuale del primo o del 2 novembre. L’esigenza di andare al cimitero fa si che bisogna stare all’aperto anche nei mesi freddi. Per questo in tanti paesi da novembre compreso a marzo compreso la processione al cimitero si faceva al mattino dopo la messa principale; e da aprile ed ottobre compreso al pomeriggio dopo i vesperi.
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Processioni annuali
presentazione di Gesù bambino al tempio di Gerusalemme e popolarmente la festa si chiama “ La Candelora” . Al mattino prima della messa vengono benedette le candele in onore della Madonna; poi si fa una processione, di solito all’interno della chiesa, perché il 2 febbraio fa molto freddo ; segue il canto dei dodici kyrie eleison e poi la messa in canto.
REL. ILL.
Processioni mensili In tutti i paesi le processioni mensili erano tre: La prima domenica del mese si è sempre fatto e in alcuni luoghi si fa tuttora la processione in onore della Madonna. Questa processione è promossa dalla confraternita del rosario e si svolgeva (o si svolge) o dopo la messa principale del mattino o dopo i vesperi e la benedizione del pomeriggio, appunto la prima domenica del mese. Nella buona stagione e cioè da aprile compreso ad ottobre compreso la processione si svolge all’aperto e magari raggiunge un'altra chiesetta ; nei mesi freddi da novembre a marzo si svolgeva e si svolge all’interno della chiesa parrocchiale. Quando si svolge all’aperto si è sempre portato il grande stendardo mariano proprio della confraternita del rosario. La terza domenica del mese la processione eucaristica. Fino al concilio vaticano II , con evidente incongruenza da un punto di vista sia teologico che sacramentale si celebrava con il santissimo sacramento (l’ostia consacrata) esposto sull’altare. Oggi non è più così e l’ostia consacrata si espone solennemente solo dopo la comunione dei fedeli. In ogni caso sia prima del 1965 che dopo, alla terza domenica del mese si è sempre celebrata la processione eucaristica breve,promossa dalla
4. IL PATRIMONIO DEI BENI CULTURALI E PAESAGGISTICI, MATERIALI ED IMMATERIALI 4.3 Il patrimonio immateriale: dialetti e proverbi, folklore, credenze popolari
PARTE PRIMA Per un distretto agricolo - culturale milanese (D.A.C.M)
PROCESSIONI
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Il calendario delle principali feste popolari della Lombardia • 6 gennaio, Milano, Corteo dei re Magi, la processione da piazza del Duomo a piazza Sant’Eustorgio • 6 gennaio, Goito (Mantova), I buriel, il falò sul quale è bruciato un pupazzo che rappresenta la Befana per illuminare il cammino dei re Magi • 19 gennaio, Lodi, Festa di San Bastiano, con la distribuzione in piazza della trippa, cotta in grandi calderoni . • Ultimo giovedì di gennaio, Cantù (Como), Festa della Giubiana, un falò che celebra l’identità e l’orgoglio dei cittadini.
Giugno • 3ª domenica di giugno, Milano, Sagra di San Cristoforo, con la benedizione di macchine e automobilisti di cui il santo è protettore. • Ultimo sabato e ultima domenica di giugno, Cremona, Regata storica Pizzighettone sul fiume con personaggi in costume.
Agosto • 14 e 15 agosto, Grazie di Curtatone (Mantova), Incontro nazionale dei madonnari, gli artisti di strada che disegnano sull’asfalto coi gessetti si riuniscono per una gara.
Febbraio • Ultimo venerdì di febbraio, Castel Goffredo (Mantova), Venerdì gnoccolaro, il Carnevale del Re Gnocco con distribuzione di gnocchi, carri allegorici e costumi medievali.
Marzo/Aprile • Venerdì Santo, Mantova, Ostensione dei Sacri Vasi, che contengono alcune gocce rapprese di sangue che si pensa appartengano a Gesù Cristo, mescolate con il terriccio. • La domenica di Mezzaquaresima, Bergamo, Carneval Festa di Mezzaquaresima, una sfilata di maschere di carnevale fatta in mezzo alla quaresima.
Maggio • 18 maggio, Vigevano (Pavia), Palio degli Sforza, un corteo storico che rievoca gli Sforza con i giochi all’interno del castello. • 24 e 25 maggio, Desio (Milano), Palio degli zoccoli, in ricordo della battaglia dei cittadini contro i Visconti, per indossare questi calzari. • Ultima domenica di maggio, Legnano (Milano), Sagra del Carroccio, una festa che ricorda la battaglia tra la Lega Lombarda e l'esercito di Federico Barbarossa. • 30 maggio-2 giugno, Pavia, Provaci gusto, manifestazione enogastronomica dedicata alla valorizzazione del territorio.
Tra le più famose, le processioni, quali la festa di S. Antonio con la benedizione degli animali, i "Canestri", (la messa all’asta sul sagrato della chiesa di cesti contenenti torte, vino e galline offerti dai fedeli in occasione della festa patronale di Bormio), i Pasquali sempre in Valtellina con la sfilata di portantine realizzate artigianalmente in legno e i carnevali tra cui quello di Bagolino in Val Sabbia e quelli di Schignano con la sfilata di brutti e belli (che impersonano poveri e ricchi) con il volto coperto, dalle caratteristiche maschere di legno eseguite a mano dagli abitanti. Si ricordano inoltre “I falò di sant’Antonio”, o il Falò della “Gioeubia”, nel Varesotto, in cui l’ultimo giovedì di gennaio viene bruciata la strega del paese. Un repertorio completo è presente nell’opera: Carlo Autiero, Guida alle feste popolari in Italia suddivise per regione, mese dell' anno, città: un patrimonio culturale da valorizzare, Roma, Datanews, 1990, conservato all’Archivio di Etnografia e Storia Sociale della Regione Lombardia, Fondo Università degli Studi di Pavia, BIBLIOPVBUP // PAPIA B 12114 / [SUP-IMP00-0000005493]. Si veda inoltre: Alfano Massimo, Arrigoni Monica, Milano: Nuovi autori, 1996,
Settembre • 2ª domenica di settembre, Isola Dovarese (Cremona), Palio gonzaghesco, festa in stile medievale per fare un tuffo nel passato fino ai tempi dei Gonzaga. • 2ª o 3ª domenica di settembre, Castiglione Olona (Varese), Palio dei castelli, con la gara di botti nel centro storico. • 2° sabato e 2ª domenica di settembre, Chiavenna (Sondrio), Sagra dei Crotti, cioè delle cantine naturali, ottime per la conservazione del vino. • 2ª domenica di settembre, Monza (Milano), Festa del Santo Chiodo, con l’esposizione della corona di ferro che si dice sia forgiata con un chioso della croce di Gesù Cristo. • 3° sabato e 3ª domenica di settembre, Gorgonzola (Milano), Sagra nazionale del gorgonzola, con degustazioni di formaggio, piatti a base di gorgonzola e numerosi eventi in piazza.
REL. ILL.
Dicembre • Dal 5 all’8 dicembre, Milano, Fiera degli Oh bei! Oh bej!, una fiera di prodotti tipici e artigianali che risale al 1288. • 24 dicembre, Canneto sull'Oglio (Mantova), Fiaccolata della pastorella, un falò in cui ogni cittadino butta la sua fiaccola, prima della messa notturna.
4. IL PATRIMONIO DEI BENI CULTURALI E PAESAGGISTICI, MATERIALI ED IMMATERIALI 4.3 Il patrimonio immateriale: feste popolari
PARTE PRIMA Per un distretto agricolo - culturale milanese (D.A.C.M)
Gennaio
I beni immateriali connessi alle musiche popolari comprendono inoltre le ballate, le danze tipiche, le pratiche e i riti carnevaleschi, i balletti da teatro, spesso ispirati a personaggi o fatti realmente accaduti. In alcuni casi la tipica ballata milanese si è tramandata fino a noi grazie al lavoro filologico di recupero delle tradizioni locali condotto da alcuni cantautori del XX secolo. Ad esempio Giorgio Gaber, nel suo repertorio ha riproposto più volte il tema di vecchie canzoni e ballate milanesi, fondendo aspetti che vanno dal gioco attento e smaliziato dell’intelligenza a una semplicità di espressione che sembra sfiorare la banalità, dall’uso scanzonato dell’ironia alla rigorosa obbedienza dei temi popolari, che vanno dai luoghi comuni della vita, allo scherzo, alla ricerca di un ritmo che alla fine lo discosta dal linguaggio comune per divenire autentica poesia. Nelle sue canzoni è presente la vita quotidiana di una Milano fatta di osterie, di rumori, di silenzi, di personaggi strani, fissati nell’attimo apparentemente ridicolo della loro pena: gli stessi temi che avevano fatto la fortuna degli chansonniers d’oltralpe, da lui ripresi e sdrammatizzati, umanizzati e resi più vicini alla nostra realtà locale. Gaber scrive le sue canzoni ispirandosi a personaggi della vita urbana milanese, come nella Ballata del Cerutti e il Trani a gogò, o nella milanesissima Porta romana. Per ricostruire la sua produzione sono utili i volumi, con video-cassetta, Giorgio Gaber, Storie del signor G, Polygram Video, 1991 e Id. Parole e canzoni, Stile Libero/Einaudi, 2002, che raccolgono il patrimonio immateriale dello spettacolo dal vivo, con la partecipazione attiva degli spettatori, che sono stati i vettori principali, talvolta esclusivi, della sua opera. Tra i cantautori milanesi che hanno contribuito al recupero del patrimonio dei canti popolari, o che ci hanno lasciato alcune poetiche, ma realistiche, descrizioni della Milano preindustriale, si segnalano anche Franco Cerri e Adriano Celentano.
In area lombarda e nello specifico milanese, si è conservata la consuetudine del canto popolare, delle canzoni e degli stornelli tramandati attraverso le rappresentazioni folkloriche teatrali o le feste tradizionali del mondo contadino. Principali caratteristiche dei canti popolari lombardi sono la plurivocalità e dalla promiscuità, per cui uomini e donne cantano insieme durante l’esecuzione. I temi dei canti popolari inneggiano spesso al duro lavoro dei campi, ricordano le pene d’amore e il lamento coniugale. Nella varietà di temi relazionati alla vita contadina si segnalano i canti religiosi non liturgici, anche se talvolta di consuetudine parrocchiale, o i canti del Carnevale e i canti delle filandiere, che univano contenuti più piacevoli, come quelli sull’amore, non senza qualche malizia, ai temi della miseria e dell’emarginazione. Tra i canti e i balli del mondo contadino sono da annoverare inoltre le canzoni e balli delle Mondine, di cui si conservano alcuni esempi incisi sulle pareti dei locali adibiti a dormitorio di alcune cascine. Alcuni esempi: O mia bela Madunina, E Gira che te Gira; Addio Morettin ti Lascio; Son Partito al Chiaro di Luna; Curagi Fiöi; Cosa l'ha Mangiàa la Sposa?; Ancò o' a Quest' Ura; Serafino Aveva un Siffolo; Trapulin ca Ciapa i Rat; Cum'in Bei, Cum'in Bei. Un repertorio di canti popolari che venivano eseguiti in età giovanile è fornito ad esempio nel contributo sulle Canzonette fanciullesche lombarde pubblicato nella "Rivista delle Tradizioni Popolari Italiane" [RTPI], Anno I, 1894, Fasc. VII, pp. 549-550.
4. IL PATRIMONIO DEI BENI CULTURALI E PAESAGGISTICI, MATERIALI ED IMMATERIALI 4.3 Il patrimonio immateriale: dialetti e proverbi, folklore, credenze popolari
BALLATE E MUSICHE POPOLARI e CANTI POPOLARI
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CANTI POPOLARI
REL. ILL.
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BALLATE E MUSICHE POPOLARI
FOLKLORE
Il lombardo (lombard, o lumbard) appartiene alla famiglia gallo-italica, che costituisce un sistema linguistico distinto sia rispetto all'italiano, sia rispetto al retoromanzo. Il primo scritto in lingua lombarda a noi noto è il Sermon divin del 1264, di Pietro da Barsegapè. Le due varianti principali del lombardo sono quella orientale (o transabduano) e quella occidentale (denominata anche nei secoli scorsi cisabduano o dialetti insubri), che presentano differenze fonologiche piuttosto marcate. Nel contesto più ampio del “lombardo occidentale”, il dialetto milanese è parlato da Milano fino al Ticino Milanese, lungo il medio corso dell'Olona e nel Saronnese. Se i dialetti seguono, almeno a grandi linee, la geografia delle province, il patrimonio dei proverbi milanesi e lombardi è sterminato e spesso varia da una città all’altra, perché soggetto alla trasmissione orale e alle variazioni dettate dai vari dialetti e modi di dire locali. Seguono alcuni esempi: Chi volta el cuu a Milan le volta al pan: Chi volta le spalle a Milano, le volta al pane; Offellee, fa el tò mestee: Pasticcere fa il tuo mestiere; Pret e pij hin mai sagoj: Preti e polli non sono mai sazi; Con l'art e con l'ingann se viv mitaa de l'ann, e con l'ingann e con l'art se viv anch l'oltra part: Con l'arte e con l'inganno si vive mezzo anno, e con l'inganno e con l'arte si vive l'altra parte; El vin l'è la tetta di vecc: Il vino è la tetta dei vecchi; A stà coi can se impieniss de pures: A stare coi cani, ci si riempie di pulci; El mond l'è mezza de vend e mezz de comprà: Il mondo è metà da vendere e metà da comprar; Per scampà on pezz ghe voeur bon zòccor, bon broccol, bon capél e pocch cervell: Per vivere a lungo occorrono buoni zoccoli, buoni broccoli, buon cappello e . poco cervello. In generale, i proverbi contadini, le massime, i modi di dire del popolo, restituiscono la sintesi, spesso ironica e grossolana, talvolta addirittura grottesca, di una sapienza antica fondata sull’esperienza diretta e sulla saggezza ne consegue. Come si dice: I Proerbi i è la Sapiensa dl'Om.
Per i racconti, le fiabe e le leggende locali, si segnala il ricchissimo patrimonio raccolto e inventariato dall’Archivio di Etnografia e Storia Sociale della Regione Lombardia, ma anche i materiali orali o scritti reperibili presso gli anziani o le famiglie contadine milanesi. In una parola questi beni possono sintetizzarsi in una parola: folklore, che deriva, non a caso, dalle due termini che designano “le credenze” (lore) del “popolo” (folk), cioè di quei gruppi sociali – come quelli contadini (ossia del contado) – esclusi dal potere e dalla cultura cosiddetta “alta”, e che utilizzavano la forma del “racconto” per diffonder storia, saggezza, educazione e insegnamenti presso i coetanei, i figli e i nipoti. Il racconto popolare ha varie declinazioni, a seconda del protagonista e della finalità (educativa o morale). Esso poteva diversificarsi in favole, che affidavano al comportamento degli animali una morale da intendersi come lezione di vita per gli uomini; in fiabe che avevano per protagonista l’essere umano; in storie nelle quali la narrazione si atteneva a fatti realmente accaduti; in leggende che partivano da circostanze e opere concrete, ma che quasi sempre si fondevano con una fantasia popolare. CREDENZE POPOLARI
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DIALETTI E PROVERBI
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Le credenze rispecchiano l'intento umano di dare una risposta a fenomeni che suscitano l'inquietudine e le speranze dell'umanità: dalle malattie e ai modi di curarle, alle speculazioni sulla vita ultraterrena; questa categoria comprende inoltre superstizioni, magia, divinazione, stregoneria. Tali credenze sono depositate nei ricordi degli abitanti, o in alcune leggende e racconti tramandati tra le generazioni dei contadini attraverso la memoria orale. Se i Centri Studi, le Università e gli Archivi sono attivi ormai da un trentennio nel raccogliere catalogare questi beni, molti materiali sono ancora diffusi presso i centri rurali o i nuclei famigliari di origine contadina. Le credenze si collegano inoltre quasi sempre a luoghi simbolici, assimilabili anch’essi a patrimonio immateriale, attorno ai quali si registra una maggiore sopravvivenza di racconti e leggende ad esse ispirati.
maggiori”o “litanie di San Marco”. Il 27 aprile invece è la festa delle beate Caterina e Giuliana,monache del sacro monte di Varese(secolo XV)e lì sepolte. Fino al 1970 le prime comunioni non erano a fine maggio come usa adesso ma in aprile o il primo maggio. Nel mese di maggio i campi e gli orti sono in pieno e rigoglioso sviluppo; si completano i trapianti eventualmente non fatti in aprile. Si fa anche la seconda semina del granoturco. Le feste di questo mese sono: -3 maggio,la prima festa della Santa Croce; -8 maggio, San Vittore; -29 maggio, i Santi Martiri Sisinio, Martirio e Alessandro; -l’Ascensione; -la Pentecoste; A maggio comincia anche la raccolta dei primi ortaggi; in particolare sono già pronti i primi piselli e si raccolgono –nelle zone dove vengono coltivati -gli asparagi. Il frumento cresce di molto e verso fine mese comincia a diventare biondo o giallo. Dei tre tagli di fieno che usano nelle nostre terre ( a parte il prato di marcita che dura tutto l’anno) il primo taglio è quello di maggio, si chiama infatti “maggengo” ed è di gran lunga il più ricco. Da un punto di vista di tradizioni religiose e popolari, maggio è da sempre chiamato il mese della Madonna;e ancora oggi nei paesi o anche nelle realtà periferiche di Milano, invece del rosario in chiesa si dice talvolta il rosario nelle corti o nei cortili verso sera;favoriti in ciò dalle giornate che si allungano sempre più e dal clima di maggio che non è poi tanto piovoso;ed è ancora abbastanza fresco da evitare gli attacchi serali delle zanzare che colpiranno invece di più nel mese di giugno.
4. IL PATRIMONIO DEI BENI CULTURALI E PAESAGGISTICI, MATERIALI ED IMMATERIALI 4.3 Il patrimonio immateriale: dialetti e proverbi, folklore, credenze popolari
L’ANNO AGRICOLO
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L’anno agricolo inizia e finisce l’11 novembre,festa di San Martino di Tours. E l’anno liturgico nella chiesa ambrosiana comincia con la domenica che segue immediatamente la festa di San Martino: è la prima domenica dell’avvento ambrosiano. Per San Martino è pronto il vino novello e lo si assaggia. Il proverbio dice “ per San Martino ogni mosto è vino “. L’agricoltura del nostro territorio risente di un clima marcatamente continentale. Le prealpi del Varesotto e del Lecchese sono evidentemente più fredde della pianura padana; ma comunque in media a fine novembre ci sono le prime gelate e spesso la prima neve(25 novembre, festa di Santa Caterina Martire,detta la filosofa,il cui corpo riposa nel monastero del Monte Sinai ,il proverbio dice “Santa Caterina apre il sacco della farina” alludendo evidentemente alla neve ). Il gelo ,il freddo e la neve continuano per tutto dicembre,tutto gennaio e spesso anche tutto febbraio. Le grandi feste di dicembre sono le seguenti : -il 7 dicembre è la festa di Sant’Ambrogio patrono della città e della diocesi di Milano,nato nel 340, battezzato e consacrato vescovo nel 374 e morto nel 397. E’ una figura carismatica che ha dato il nome alla città,al popolo,al rito e al canto: siamo tutti “ ambrosiani “. -l’8 dicembre è la grande festa della Madonna Immacolata, che vuol dire concepita dai suoi genitori senza la trasmissione del peccato originale di Adamo ed Eva. Continua l’avvento, il 16 dicembre comincia la novena del Natale, nelle case si fanno i presepi e gli alberi di Natale. La sesta domenica di avvento e la festa della maternità di Maria,la più antica festa della Madonna in Occidente. Il 14 dicembre è la festa di San Matroniano eremita vissuto nel secolo V nelle foreste fuori Porta Romana. -il 25 dicembre è Natale, con la messa di mezzanotte,il 26 dicembre è Santo Stefano il primo dei martiri cristiani e il 31 dicembre è la festa di ringraziamento di fine anno e si canta il Te Deum. Durante l’avvento la chiesa ambrosiana manda i suoi preti a benedire le case e le famiglie. In questo mese ci sono anche due proverbi : -per il 13 di dicembre,festa di Santa Lucia,vergine e martire,il proverbio dice “Santa Lucia è il giorno più corto che sia” . Sappiamo che non è vero perché in realtà il giorno più corto è il 21 dicembre,solstizio d’inverno ; -dal 22 dicembre i giorni cominciano ad allungarsi , così impercettibilmente che un proverbio per Natale dice “ a Natale il giorno si è allungato del passo di un gallo” . Dicembre è ed è sempre stato il mese dei grandi pranzi natalizi. Nel mese di gennaio le feste principali sono : -1 gennaio,circoncisione di Gesù e capodanno ; -6 gennaio,Epifania ; -il 6 gennaio è l’epifania,e a ben vedere il giorno,cioè le ore di luce si sono davvero allungate un po’ . Poiché il giorno dell’epifania, finito il canto del vangelo dei Re Magi il prete annuncia la data della prossima Pasqua, e poiché anche l’Epifania come la Pasqua da noi è sempre stata anche “ festa dell’acqua “ (battesimo di Gesù)popolarmente l’epifania si chiamava anche “ Pasquetta “ . E il proverbio dice “ per Pasquetta il giorno si è allungato di un’oretta “ ; -se si vuole avere uno buona quantità di uova anche di inverno,bisogna organizzarsi per far covare le prime galline a gennaio; daranno così i pulcini ai primi di febbraio e le galline nuove inizieranno a deporre uova a novembre inoltrato , quando le altre galline ovaiole ne deporranno invece molte di meno. Le altre covate si faranno via via in modo da avere ogni mese fino a maggio dei nuovi pulcini. -il 17 gennaio, è la festa di Sant’Antonio Abate,chiamato anche Sant’Antonio del porcello,perché invocato come protettore degli animali domestici. E una delle più grandi feste popolari agricole perché si faceva la benedizione degli animali,che da qualche parte si fa tuttora , e si faceva ( e ancora in tanti luoghi si fa ) il grande falò nella speranza che quella fiamma bruciasse l’inverno. Per quanto riguarda le ore di luce , il proverbio dice “ per Sant’Antonio il giorno si è allungato di un’ora abbondante” ; -Tra l’altro stranamente Sant’Antonio è invocato anche dalle donne per avere
marito “Sant’Antonio del porcello dammi uno sposo e dammelo bello” ; -poi vengono i tre giorni della merla che sono il 29 ,il 30 e il 31 gennaio . Di solito sono giorni freddissimi e a Milano da sempre si chiamano i giorni della merla ,raccontando ai bambini che i merli di cui sono piene le nostre campagne, una volta erano bianchi ; ma al 29 di gennaio faceva così freddo che la mamma merla li ha portati tutti nel camino posto sul tetto per avere un po’ di tepore. Dopo tre giorni sono usciti , ma la fuliggine li aveva anneriti e così da allora i merli non sono più bianchi ma neri. Solo il becco è rimasto giallo. Il 30 di gennaio è la festa di Santa Savina,una sposa ricca e potente che negli anni dell’ultima persecuzione sotto l’imperatore Diocleziano,aiutava i cristiani prigionieri,seppellire i martiri e aiutava il vescovo San Materno. Mese di febbraio. Il primo di febbraio il beato cardinale Andrea Carlo Ferrari. Il 2 febbraio è la festa della presentazione di Gesù Bambino al tempio di Gerusalemme,popolarmente chiamata la festa della Madonna candelora. L’11 febbraio ,la Madonna di Lourdes. Da un punto di vista meteorologico i nostri contadini hanno sempre dato un grande rilievo al tempo del 2 febbraio. Dice infatti il proverbio “ se fa bello per la candelora dall’inverno siamo fuori, ma se piove o tira vento nell’inverno siamo ancora dentro “ e si aggiunge popolarmente che siamo ancora dentro per quaranta giorni e cioè fino a metà marzo. In questo periodo anche quando non c’erano le serre moderne che ci sono oggi, tutti cominciavano a seminare in vaso o in casa oppure in stanze riparate, oppure sotto i portici della cascina, in questo caso seminando sui “letti caldi”. In febbraio di solito o al massimo ai primi di marzo inizia la quaresima in preparazione alla Pasqua. La settimana che precede la quaresima è carnevale, con le sue feste e i suoi dolci ( le chiacchiere e i tortelli )in tutto il mondo il carnevale finisce al mercoledì,ma non da noi dove invece finisce al sabato sera,perché le sante ceneri si distribuiscono la prima domenica di quaresima. Nel mese di marzo si ricordano: . Il 19 marzo è la festa di San Giuseppe,che una volta era anche vacanza. Il 21 marzo è l’equinozio di primavera, il che vuol dire che le ore di luce sono dodici , dalle 06.00 alle 18.00 , e che il buio, cioè la notte è uguale, e dura dodici ore dalle 18.00 alle 06.00 del mattino. A questo punto si inserisce la festa di Pasqua che per la chiesa è la più grande festa di tutto l’anno. La data della festa di Pasqua cambia tutti gli anni perché deriva dal calendario lunare degli ebrei. Per la chiesa cattolica la Pasqua più bassa è il 22 marzo, e la Pasqua più alta è il 25 aprile. La Pasqua per gli ebrei è il ricordo per la liberazione dalla schiavitù di Egitto e del passaggio del Mar Rosso da parte del popolo ebraico guidato da Mosè. Gli ebrei hanno un calendario lunare e celebrano la Pasqua il giorno 14 del mese di Nisan che è per loro il primo mese dell’anno. Essendo un calendario lunare,i mesi sono di quattro settimane e quindi l’inizio dei mesi varia ogni anno. Poiché Gesù ha celebrato l’ultima cena il giovedì ed è stato crocefisso il venerdì della settimana della Pasqua ebraica, risuscitando la domenica successiva ,i cristiani celebrano la Pasqua nella domenica successiva alla Pasqua ebraica. Ecco perché la data cambia ogni anno. Quindi fra marzo e aprile la nostra chiesa celebra la domenica delle palme e degli ulivi,le solenni funzioni della sera del giovedì,del venerdì e del sabato santo;la domenica di Pasqua e il lunedì dell’angelo che era ed è spesso l’occasione per una gita o un pic-nic. Come probabile non c’è più gelo quindi si comincia a seminare anche in piena terra o a trapiantare. In particolare: i piselli,le barbabietole,le carote,i cavolfiori,i fagioli e gli spinaci. Mese di aprile. Questo è il periodo della grandi semine; a seconda delle zone si semina in marzo o in aprile. Le semine veramente importanti sono quelle delle patate, del granoturco, delle barbabietole,o del riso. Ci sono anche molte semine degli ortaggi,ma soprattutto ad aprile e a maggio si fanno i trapianti degli ortaggi seminati nell’inverno nei letti caldi. In aprile e maggio il clima è temperato ,spesso con molte piogge soprattutto in aprile. Il 25 aprile è la festa di San Marco e un tempo si svolgeva dopo la messa una processione per benedire le campagne. La funzione era chiamata “litanie
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oche per ottenere per ottenere il fegato grasso, foiegras. Inoltre, nel “milanese” si è sempre fatto un gran consumo di conigli e negli ultimi decenni anche di quaglie. Nelle stagioni adatte si è mangiata con grande gioia la cacciagione,soprattutto lepri ,fagiani e uccelli. La conservazione degli alimenti fino a che non sono arrivati i sistemi moderni si basava su sistemi artigianali : barbabietole, patate, cipolle al buio in un locale freddo ma che non gela. Fagioli, piselli, frumento, riso e granoturco venivano perfettamente seccati nel granaio. Poi il frumento e il granoturco venivano portati al mulino per essere macinati e trasformati in farina. I pomodori venivano raccolti per tutto agosto; e ogni giorno si facevano dei grandi vasi di conserva dei pomodori pelati. Vuol dire che il pomodoro si scottava, poi si pelava,poi si chiudeva in un vaso di vetro a chiusura ermetica che veniva fatto bollire in una grande pentola d’acqua; così durava tutto inverno. Altri facevano anche la salsa di pomodoro, cotta,e poi la mettevano nei vasetti a chiusura ermetica. Facendoli bollire si conservavano per tutto l’inverno. Per quanto riguarda la frutta si potevano conservare bene le mele e per poco le pere e l’uva; per conservare tutta l’altra frutta il modo migliore era fare le marmellate, cosa che avveniva in ogni casa. Naturalmente era invece facile conservare nel granaio le nocciole(raccolte a fine agosto),le noci (raccolte a fine settembre)e le castagne(raccolte in ottobre):allora erano quella frutta secca che non mancava mai soprattutto alla domenica. Gli agrumi con l’eccezione dei limoni che c’erano in tutte le case erano praticamente sconosciuti: si prendevano come oggetto di lusso mandarini e arance a Natale. Basti pensare che l’abate di Sant’Ambrogio fino a pochi anni fa regalava a Natale un cestino di arance e mandarini ai canonici della basilica. Per il resto si mangiavano i prodotti di stagione. D’ inverno la verdura era quindi rappresentata dai porri, dalle cipolle, dalle verze,dai cavoli e dai cavolfiori.
4. IL PATRIMONIO DEI BENI CULTURALI E PAESAGGISTICI, MATERIALI ED IMMATERIALI 4.3 Il patrimonio immateriale: dialetti e proverbi, folklore, credenze popolari
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Il 30 di agosto è la festa del beato cardinale arcivescovo il Defonso Schuster. Secondo il detto popolare: ” il primo temporale dopo la Madonna di agosto rinfresca il bosco,rinfresca anche il piano e rinfresca anche la città “ . In realtà davvero ci sono sempre ,salvo rarissimi anni si siccità,grandi e frequenti temporali nella seconda metà di agosto. Questi temporali , uniti al fatto che le giornate ormai cominciano ad accorciarsi sensibilmente, portano ad un clima temperato . Ma se non piove per avere la pioggia si pregava San Bernardo di Chiaravalle il 20 agosto e San Bartolomeo apostolo il 24 agosto. Questa è l’epoca dei grandi raccolti: a fine agosto sono pronte tutte le patate, si raccolgono una grande quantità di fagioli che poi si mettono a seccare; si raccolgono le barbabietole che pure si conserveranno per l’inverno. Mese di settembre. Nella seconda metà di settembre si raccoglie il granoturco, poi si “svestono” la pannocchie e si mettono a seccare. Questo lavoro sulle pannocchie è sempre stato accompagnato da grandi feste. Sempre nella seconda metà di settembre si raccoglie l’uva , con la grande festa della vendemmia. Si seminano carote,cavoli e spinaci che saranno pronti molto più avanti. Le feste di settembre sono: l’8 settembre nascita di Maria,patrono del Duomo di Milano. Il 12 settembre,nome di Maria. Il 14 settembre è la seconda festa della Santa Croce. Il 15 settembre,la Madonna addolorata davanti a Gesù crocifisso. Si seminano carote,cavoli e spinaci che saranno pronti molto più avanti. Settembre e spesso anche ottobre sono mesi bellissimi e meno piovosi ,il 21 settembre è l’equinozio di autunno,12 ore di luce e 12 ore di notte,uguale all’equinozio di primavera. Mese di ottobre. Ai primi di ottobre è l’ora della raccolta del riso. Le giornate cominciano davvero ad accorciarsi visibilmente. Nella prima decade di ottobre si fa l’ultimo taglio di fieno detto”terzuolo” perché è il terzo taglio. Poi in ottobre e fino al primo gelo di novembre si portano a pascolare sui prati i bovini anche delle piccole stalle familiari( i stalett ). A metà ottobre comincia davvero a far freddo, tanto che oggi si accendono tutti i riscaldamenti che poi si spegneranno il 15 aprile. In ottobre si completano tutti i raccolti, appunto perché con i primi freddi gli ortaggi muoiono. In luogo protetto si possono seminare cipolle,piselli,spinaci e insalate per la primavera. Nella seconda metà di ottobre o al massimo ai primi di novembre si semina invece il frumento che deve restare in terra per tutto l’inverno. Ricordiamo l’antico proverbio “sotto la neve pane” Le feste di ottobre: -2 ottobre i Santi Angeli Custodi; -4 ottobre,San Francesco di Assisi; -la prima domenica di ottobre,festa del rosario; -la terza domenica di ottobre,festa della consacrazione del Duomo di Milano; -la quarta domenica di ottobre,festa della consacrazione della propria chiesa e festa di Cristo Re,istituita nel 1923 e oggi trasportata alla domenica che precede l’avvento. Chiudendo con il mese di novembre, si ricordi che per il 2 novembre,il giorno dei morti il piatto tradizionale è la tempia o la cotenna di maiale con le salsicce fresche,ceci,fagioli o lenticchie. Poi vi sono i dolci chiamati “le ossa dei morti”. Le feste della prima decade sono: -1 novembre,festa di tutti i santi; -2 novembre,memoria di tutti i morti; -4 novembre,San Carlo Borromeo. Secondo la tradizione agricola del milanese l’11 novembre,festa di San Martino segna la fine dell’anno agricolo e l’inizio del nuovo anno : infatti la prima domenica di avvento è la domenica che segue la festa di San Martino. Il mese di novembre era tradizionalmente anche l’inizio dell’uccisione dei maiali ,che continuavano fino a metà gennaio; e quindi oltre ai grandi piatti di maiale la preparazione dei salami,del lardo, della pancetta, della coppa. Si mettono all’ingrasso dopo averli castrati i galli per le feste di Natale: vengono chiamati capponi. Di solito i capponi si tenevano trenta o quaranta giorni nella stia e venivano alimentati molto abbondantemente. In talune zone della pianura padana si fanno ingrassare anche le
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Mese di giugno. Dai primi di giugno normalmente comincia il gran caldo che dura in modo più o meno uniforme per tutto luglio e per la prima metà di agosto. La risaia è ancora inondata ma fa un altro effetto visivo,perché diventa verde: le piantine di riso sono cresciute e sono uscite dall’acqua. Il granoturco si sviluppa con una velocità impressionante. Le feste principali fra maggio e giugno sono: -la santissima Trinità; -il Corpus Domini. In giugno: -13 giugno,Sant’Antonio da Padova; -19 giugno,San Gervaso e Protaso; -24 giugno,San Giovanni Battista; -29 giugno,i Santi apostoli,Pietro e Paolo. Il 21 giugno è il solstizio d’estate cioè il giorno ,nel senso delle ore di luce , più lungo dell’anno,specularmente al giorno più corto che è il 21 dicembre, solstizio di inverno. Popolarmente però le feste del giorno più lungo ( e la breve notte delle streghe ) si sono sempre celebrate il 24 di giugno ,festa della nascita di San Giovanni Battista , protraendosi fino alla festa dei Santi apostoli Pietro e Paolo il 29 di giugno. Questo è sempre stato un periodo di grande gioia , e spesso di eccessi, fra il mangiare,il bere,il ballare,il sesso; è il periodo del giorno più lungo e della mietitura del frumento . In giugno,in luglio,in agosto e fino settembre si raccolgono tutti i prodotti dell’orto,salvo i pomodori che nelle nostre zone vengono pronti verso la fine di luglio. Mese di luglio. In pianura il frumento è raccolto per la festa dei Santi apostoli Pietro e Paolo, nelle zone dell’alta brianza ,di Lecco e di Varese , la mietitura deve finire prima del 18 luglio che è la festa di San Materno vescovo di Milano nel IV secolo dopo Cristo. Questa festa in queste zone è appunto la festa del ringraziamento per il buon raccolto del grano, e io ricordo a Clivio , a Viggiù , a Arcisate e in tanti altri paesi, la chiesa piena dei covoni offerti dalle famiglie alla parrocchia la mattina di San Materno prima che cominciasse la messa in canto in onore del santo. Un tempo il frumento veniva raccolto dai mietitori col falcetto ,legato,poi veniva portato al riparo in attesa che passasse in paese la trebbiatrice appunto per trebbiare il grano. Oggi si fa tutto e subito con la mietitrebbia. In questo periodo si è anche completata la raccolta dei piselli e la prima raccolta dei fagioli ed entrambi si mettono a seccare nel granaio. Dopo la raccolta del frumento si fa la terza e ultima semina del granoturco,che non farà in tempo a produrre pannocchie mature ma si userà come foraggio. In talune zone si fa una seconda semina dei piselli. Le altre feste di luglio sono: 12 luglio,Santi Nabore e Felice soldati africani martiri. 17 luglio Santa Marcellina sorella di Ambrogio. Il 28 luglio,i Santi martiri Nazzaro e Celso. Una festa sentita nelle nostre campagne è la Madonna del Monte Carmelo il 16 di luglio. Se verso il 10 di luglio non è ancora piovuto si andava nelle varie comunità rurali a pregare i morti della peste e del colera per ottenere la pioggia “ tribue nobis pluviam congruentem “. Mese di agosto. Nella prima decade di agosto si fa il secondo taglio del fieno,detto appunto “agostano” e tutta la campagna è piena del profumo dell’erba tagliata che secca e diventa fieno. Il primo di agosto è la festa chiamata “ il perdono di Assisi” : in tutte le parrocchie si ricorda San Francesco e si chiede l’indulgenza,cioè il perdono di tutti i peccati per l’intercessione del santo. Il 5 agosto la Madonna della neve. Il 15 di agosto è la festa della Madonna Assunta, celebrata con grandissima solennità in tutta la diocesi. Il 16 di agosto è la festa di San Simpliciano successore di Sant’Ambrogio come vescovo di Milano e di San Rocco che protegge contro la peste e contro il colera. In quasi tutti i paesi si facevano grandi festeggiamenti per San Rocco. Il 29 agosto è la decollazione,cioè il ricordo del martirio di San Giovanni Battista.
A questo punto, cominciamo ad esaminare il secondo gruppo che riguarda gli alimenti e quindi gli ingredienti giunti nelle nostre terre cinque-seicento anni fa. Il primo è il riso che proviene dall’Asia dove è coltivato da millenni in Cina meridionale e in India. Il riso è quindi, all’origine, del tutto estraneo all’Europa, dove giunge sui mercati dell’impero romano e viene usato solo come medicamento. Verso l’ottocento d.C. il riso viene portato in Spagna dai Mori e da qui entra in tutta Europa con uso alimentare. Da noi in Lombardia, arriva nel millequattrocento. Poi il Duca di Milano Galeazzo Maria Sforza avvia la coltivazione del riso su larga scala. La coltivazione ebbe immediata enorme diffusione, a causa dei nostri terreni ricchi di acque (le risorgive e i fontanili), e per effetto delle canalizzazioni e delle marcite introdotte dai monaci Cistercensi qualche secolo prima (intorno all’anno 1100 d.C.) e quindi divenne rapidamente uno dei principali alimenti delle nostre popolazioni. Altri ingredienti importantissimi della cucina delle nostre terre, sono il granoturco, le patate, il pomodoro, i fagioli e altre specie, tutte giunte a noi a seguito della scoperta dell’America (1492 d.C.) e quindi nel corso del 1500. Così possiamo dire che la cucina milanese è rimasta immutata dalla preistoria fino al 1400 per il riso e fino al 1500 per il granoturco, le patate, i pomodori e i fagioli: tutte queste “novità” provenienti dall’Asia e dall’America, hanno quindi solo circa 500 anni, ma in questi cinque secoli si sono profondamente radicate nella nostra cultura e nella nostra cucina, e ormai ne fanno parte fondamentale. Contrariamente a quanto si pensa alla cucina milanese il pesce non è del tutto estraneo, anzi! Ma consultando i ricettari fino alla fine del milleottocento, si nota una grande attenzione a tutto il pesce di acqua dolce, abbondantissimo in tutti i nostri laghi e in tutti i corsi d’acqua, allora esenti da inquinamento industriale (una canzone popolare dice “e lei pescava i gamberi, e lei pescava i gamberi nel Lambro”). L’altro pesce usatissimo nei ricettari è il pesce di mare seccato o salato, baccalà, merluzzi, acciughe; oppure conservato sott’olio come il tonno e le sardine. Evidentemente le difficoltà di trasporto rendevano di fatto impossibile il consumo di pesce di mare fresco. Sono di quest’epoca molti documenti dai quali si traggono preziose indicazioni circa la cucina. Infatti, negli obblighi di pranzi reciproci fra abati, canonici di San Nazaro e canonici di Sant’Ambrogio, si parla per la
prima volta di cotolette impanate, l’odierna cotoletta alla milanese e già si precisa che devono essere di vitello. Mentre in precedenza le carni, stando ai documenti che ci sono pervenuti, venivano cucinate arrosto, quasi sempre allo spiedo, oppure bollite, in queste liste di vivande oltre alle cotolette di cui sopra, si parla di cucinare in pentole di coccio e sembra potersi intuire la comparsa di brasati o stufati. La cucina si arricchisce anche, man mano che si sfruttano le risorgive per fare le marcite, di molte verdure che crescono quasi tutto l’anno: sono le prime rudimentali serre. Al di la dei grandi pranzi feudali e di quelli dei canonici e dei monasteri in occasione delle grandi feste, il modo di mangiare della classe media e dei poveri, non varia da quello dei secoli precedenti.
LA DIETA MILANESE Nei cinquecento anni che abbiamo esaminato, e che vanno più o meno dall’epoca di San Carlo Borromeo al 1950, la “dieta” si articolava più o meno come segue: Per i giorni feriali Al mattino – pane e latte, e in campagna più spesso polenta e latte Il pasto di mezzogiorno era scarsamente significativo: chi andava a lavorare, sia in città che nei lavori agricoli, si portava da casa qualcosa da mangiare (la schiscetta). Il vero pasto era il pasto serale, non poteva mancare la minestra, piatto essenziale di ogni casa milanese. La minestra è a base di riso, coniugata in decine di ricette, dal riso e latte al minestrone, al riso e verze, ai vari risotti etc. Nei mesi invernali, molto spesso la minestra era sostituita dalla polenta. Sempre la verdura di stagione e quindi d’inverno soprattutto fagioli, patate, porri e cavoli. Non mancava mai il pane, e se possibile vi erano le uova e i formaggi. Complemento essenziale delle minestre e delle polente e quasi unico apporto proteico animale nelle case più povere, era il lardo che veniva consumato quotidianamente. Poiché si osservava rigorosamente il magro del venerdì, quel giorno invece del lardo ci potevano essere “ i saracc” cioè le aringhe affumicate o il merluzzo. Per i giorni festivi La differenza era che si facevano due pasti e il più importante era quello di mezzogiorno. Alla sera si consumavano gli avanzi. Generalmente solo alla festa veniva riservato il consumo della carne. La carne di vitello era più frequente sulla tavola dei ricchi, in quanto il vitello è sempre stato molto costoso. Infatti nei nostri allevamenti i vitelli si macellavano poco dopo lo slattamento, a due, tre mesi di vita. I vitelli non macellati dovevano essere castrati prima dello slattamento; venivano poi destinati al lavoro nei campi o nel trasporto, dopo aver compiuto un anno e mezzo; e normalmente lavoravano tre/quattro anni. Poi ne trascorrevano due in stalla a riposare, per essere pronti per la macellazione. Il bovino adulto di minor prezzo, era dato dalle femmine al termine della loro attività riproduttiva.
La cucina milanese ha come suoi piatti tipici i bolliti, gli stufati, i brasati, tutte preparazioni per cui è ottima la carne del bovino adulto. Inoltre sia del vitello che del bovino adulto, vi sono le parti più nobili, cioè i quarti posteriori, e le meno nobili che sono le altre e costano di meno. Grande uso stagionale si è sempre fatto nella nostra cucina del maiale, e tutto l’anno dei salumi. In particolare in occasione delle feste dei morti e del primo gelo, si da corso alla prima macellazione del maiale. E in questa circostanza è nata la “cassoeula” diventata ormai uno dei simboli di Milano. Oltre ad essa si usava la “rustisciada” con le cipolle al posto delle verze. In ogni casa, gli avanzi di carne sono sempre stati riutilizzati sotto forma di polpette, una ricetta delle quali “i mondeghili” è tra le più celebri di Milano. Ugualmente grande è sempre stato l’uso dei polli che da novembre a gennaio sono particolarmente apprezzati nella forma del cappone, cioè il galletto castrato, messo all’ingrasso in una stia per un paio di mesi. L’uso degli agnelli e dei capretti è invece riservato alla Pasqua e al tempo pasquale; e sempre si cucinano arrosto o in pentola o al forno. Per quanto riguarda i dolci, avevano un carattere fortemente stagionale: il panettone da Natale a San Biagio, con l’aggiunta da fine ottocento della veneziana per l’Epifania. La colomba a Pasqua e nel tempo di Pasqua, il pane di miglio dolce per San Giorgio, gli ossi dei morti ai primi di novembre e d’estate gelati, frutta e anguria. Non abbiamo mai parlato del vino, usatissimo nelle nostre terre, e un tempo prodotto anche artigianalmente in quasi tutti i nostri paesi, anche dalle famiglie. Lo si desume dal fatto che i curati di campagna erano tenuti a recitare la passione secondo Matteo e a pregare per un buon raccolto, prima della Messa di tutte le domeniche intercorrenti fra il 3 maggio (festa del ritrovamento della croce) e il 14 settembre (festa del trionfo della croce); e che i documenti dicono che i contadini in compenso dovevano portare in novembre al parroco, due secchi del vino da loro prodotto. Un’ultima osservazione: Ugo Foscolo che pure trascorse a Milano gli anni più belli della sua vita, aveva così – e ingiustamente – in antipatia gli uomini di Milano che li definì come quelli “cui solo è dolce il muggito dei buoi che dagli antri abduani e dal Ticino beati li fanno di ozi e di vivande”.
4. IL PATRIMONIO DEI BENI CULTURALI E PAESAGGISTICI, MATERIALI ED IMMATERIALI 4.3 Il patrimonio immateriale: cucina tradizionale
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L’alimentazione è prima di tutto necessità, poi anche gusto, piacere della vista, olfatto e diviene anche un’arte. La cucina dipende dagli ingredienti e dalle epoche storiche. I nostri ingredienti per un primo gruppo, risalgono alla preistoria e per un secondo gruppo ad appena cinque o seicento anni fa. Il primo gruppo comprende l’allevamento degli animali resi domestici e i vegetali “della nostra antichità”. Esaminando questo primo gruppo, rileviamo che già più di diecimila anni fa, anzi secondo alcuni studiosi ventimila anni fa, si hanno tracce in Egitto e nella mezzaluna fertile (Turchia, Siria, Palestina, Iraq) di coltivazione dei cereali e di allevamento di animali resi ormai domestici. Queste circostanze cambiarono in meglio, radicalmente, la qualità di vita di quei nostri lontanissimi progenitori non più costretti a vivere solo di caccia e di frutti spontanei. Dalla mezzaluna fertile, agricoltura e allevamento passarono in Grecia, settemila anni fa (5000 avanti Cristo), e poi, come documentato dalle scoperte archeologiche, nell’Italia centrale e successivamente nell’Italia settentrionale. Fra i primi cereali coltivati, il farro e varie specie di frumento, miglio, orzo e segale; di qui l’origine delle minestre, delle farine, del pane, e soprattutto delle polente. Noi oggi siamo abituati a pensare per la polenta alla farina di granoturco, giunto in Europa dopo la scoperta dell’America e cioè nel corso del 1500; invece a quei tempi i nostri progenitori facevano la polenta con le farine di miglio, orzo e segale. E’ documentata anche in quelle lontane epoche la coltivazione di lenticchie, piselli, fave e ceci insieme a varie forme di orticoltura. Contemporaneamente si hanno le prime tracce della coltivazione della vite, della produzione del vino e più tardi anche dell’olio di oliva. Per quanto riguarda l’allevamento, sorto già nell’ambito delle culture neolitiche, si tratta di pecore, capre, bovini e suini, oltre evidentemente al cane, l’amico dell’uomo, e al gatto domestico ritenuto sacro in Egitto e in Babilonia. Il cavallo invece compare in Europa non prima del 4000 a.C..Va da se che l’allevamento dei bovini e dei cavalli portò anche all’uso di questi animali per il lavoro agricolo, per il trasporto o – nel caso dei cavalli – anche per le comunicazioni e per la guerra. Pecore, capre e maiali invece sono destinati all’alimentazione; e le pelli degli animali al vestiario. Oltre ai ritrovamenti archeologici, anche le incisioni e le pitture rupestri, portano aratri tirati dai buoi (un’invenzione questa per il mondo antico, di importanza paragonabile alla scoperta dell’elettricità e all’invenzione del motore a scoppio per il mondo contemporaneo), raffigurano recipienti per la lavorazione del latte e rudimentali telai per la prima filatura e tessitura. Fin dall’antico Egitto e da Babilonia le scene dipinte presentano l’uso di allevare anitre, oche e polli per nutrimento e di consumarne le preziose uova. Le uova in quasi tutte le tradizioni sono il simbolo della vita, basti pensare alla tradizione dell’uovo di Pasqua. E non dimentichiamo che i romani ricchi o poveri, iniziavano ogni pasto con le uova: per questo ancor oggi per dire “dall’inizio” si dice “ab ovo”. Nel nostro vissuto collettivo e nella nostra cultura è importante ricordare che nella Bibbia fin dal Pentateuco (i primi cinque libri detti libri di Mosè) si parla di greggi di pecore e di capre, di agnelli arrosto e di vitelli cucinati, (Abramo fa cucinare il vitello più bello per i tre uomini che sono “il
Signore”) di pane e di focacce, di verdure, di piatti di lenticchie (Esaù vende la sua primogenitura a Giacobbe per questa minestra), di vino (Noè viene presentato come l’inventore del vino “il nobil liquore che allegri ci fa” e come vittima della prima ubriacatura dopo il diluvio universale). Si parla anche del maiale, sia pure per vietarne il consumo, si parla del sale e delle spezie. Sempre nella Bibbia si parla del burro, dei formaggi, e dell’olio d’oliva (usato in particolare per la consacrazione del re e del sacerdote). Alcuni di questi cibi nella tradizione giudaico cristiana assumeranno simbologie e valenze profetiche e a volte, sacramentali: l’agnello immolato dal popolo di Israele prima del passaggio del Mar Rosso; il pane e il vino offerti in sacrificio a Dio da Melchisedec e poi resi da Gesù nell’ultima cena il sacramento della nuova alleanza; l’olio usato in varie forme nel Nuovo Testamento, per il battesimo, la cresima, l’unzione degli infermi e l’ordinazione sacerdotale.
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PARTE PRIMA Per un distretto agricolo - culturale milanese (D.A.C.M)
PREMESSE GENERALI SULL’ALIMENTAZIONE
Riso Maratelli o originario Un cavolo verza Una zucchina Carote Sedano verde Salvia Cipolle Patate Fagioli borlotti freschi o secchi Lardo Cotenne maiale Sale Pomodoro Basilico Pancetta Grana Come si vede dall’elenco degli ingredienti sopra riportato, e desunto dal testo della delibera comunale, si tratta di una minestra di verdure e di riso, arricchita da grasso di maiale (lardo, cotenne e pancetta). Le patate i fagioli e i pomodori sono stati introdotti nella nostra cucina nel 1500, epoca del dominio spagnolo, a seguito della scoperta dell’America. Come abbiamo detto, il riso è entrato nelle abitudini alimentari delle nostre terre 100 anni prima e cioè nel 1400. Tutto il resto, e cioè la minestra di verdura arricchita dal grasso di maiale, deriva più o meno se non dalla preistoria, almeno dall’epoca della fondazione di Milano: forse allora la minestra era completata da chicchi di farro o di orzo. -
IL RISOTTO ALLA MILANESE
Riso Carnaroli, Arborio o Vialone Nano Burro Midollo manzo o bue Grasso d’arrosto di manzo Brodo ristretto Cipolla Zafferano Sale Grana Anche il risotto non può essere anteriore al 1400 giacchè prima nelle nostre terre non vi era l’uso alimentare del riso. Gli altri ingredienti, a parte la cipolla, derivano tutti dall’allevamento bovino, che come abbiamo visto è tradizionale da noi fin dalla preistoria. E infatti burro e grana sono prodotti di latte, il midollo il grasso d’arrosto e il brodo, derivano dalla cottura di carni bovine. Un discorso a parte merita il sale, che giungeva nelle nostre terre portatovi soprattutto dalle saline del Mar Adriatico: forse la più importante e la più vicina è la salina di Cervia vicino a Ravenna, tutt’ora attiva. Nei paesi del Centro-Nord Europa, vi è anche il sale minerale o salgemma, ma gli scritti storici delle nostre terre, parlano sempre di sale marino. Lo zafferano era molto usato nel milanese come colorante, anche per alcune vetrate del nostro Duomo. In antico infatti per dare un bel colore giallo ai cibi, si usava (anche perché costava poco) il tuorlo d’uovo. Al di là dell’origine
leggendaria del primo risotto, l’uso alimentare dello zafferano è attestato fin dall’epoca del dominio spagnolo a Milano. -
LA CASSOEULA
Costine di maiale Cotenne Verzini Carote Cipolle Gambi sedano Lardo o pancetta Concentrato di pomodoro Verze Sale Pepe Certamente questo piatto risale alla più alta antichità e proprio all’occasione della uccisione domestica del maiale. E come abbiamo visto, l’allevamento del maiale risale alla preistoria. In più questo piatto nasce tipicamente come piatto dei poveri, in quanto non comprende le parti pregiate del maiale quali le cosce, i filetti etc. L’unica aggiunta posteriore al 1500, è il concentrato di pomodoro che tra l’altro chi scrive ritiene facoltativo. Per quanto riguarda il pepe, proveniente dall’oriente, era in uso nella cucina romana già prima di Giulio Cesare e veniva portato dalle carovane e poi dalle navi.
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L’OSSOBUCO
Tranci stinco di vitello Farina bianca Burro Cipolla Brodo Pomodoro fresco o salsa pomodoro Sale Per la “gremolada” Buccia limone Aglio Acciuga Prezzemolo E’ un piatto di carne bovina e nell’uso milanese comporta anche alcune varianti. Anzitutto non è necessario che sia di vitello in quanto è di uso comune anche l’ossobuco di manzo. Inoltre, l’aggiunta della gremolada è certamente recente, chi scrive ritiene risalga al 1800. Per l’allevamento bovino caratteristico delle nostre terre, abbiamo già detto a lungo. Altra variante, può essere lo stinco intero e non a tranci, ma in questo caso si cuoce semplicemente al forno.
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LA COSTOLETTA ALLA MILANESE
Costolette vitello Burro Uova Pane grattugiato grosso Sale limone Questo è veramente e tradizionalmente “un piatto da ricchi” perché presuppone necessariamente l’uso di carne di vitello, la cui macellazione non avveniva mai nelle famiglie modeste. E’ vero che si può surrogare il vitello con il petto di pollo o con la braciola di maiale, ma non è la cotoletta alla milanese. Così come non è la cotoletta alla milanese, l’uso invalso negli ultimi decenni di coprirla soprattutto in estate con pomodori e rucola. I testi storici e in particolare le lettere del Maresciallo Radetzky (1766-1858) che ne era entusiasta, confermano che la cotoletta alla milanese è la madre della cotoletta viennese e non viceversa.
Si usavano molto i pani di mistura, i pani che oggi chiamiamo integrali, fatti cioè con farina non depurata dalla crusca; e si usava moltissimo perché di minor prezzo il pane giallo con la farina di granoturco. Già abbiamo ricordato come il granoturco, le patate e i fagioli importati dal nuovo mondo abbiano salvato dalla fame le nostre popolazioni.
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Cioccolata liquida Caffè Latte o panna Gli ingredienti esotici della cioccolata e del caffè, hanno arricchito il tradizionale latte o panna formando questa bevanda ormai caduta in disuso. Chi scrive non ricorda di averne mai sentito parlare nemmeno dai nonni o dalle persone anziane, quando era ragazzo.
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IL MONDEGHILI
Avanzi di carne tritata Uovo Mollica di rosetta bagnata nel latte, strizzata e passata al setaccio Prezzemolo Buccia di limone Sale Burro Questo invece, anche se usato nella case nobili, è tipicamente un piatto della cucina povera: avanzi di carne già cotta anche di tipi diversi, mollica di pane raffermo. Pur tuttavia è presente anche nei ricettari della buona borghesia milanese. -
ROSTIN NEGA’A
Nodini vitello Burro Pancetta a dadini Vino bianco secco Rosmarino Farina bianca Sale Per questo tipico piatto, si possono ripetere le stesse considerazioni fatte per la cotoletta alla milanese.
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LA MICHETTA
Farina Acqua Lievito E’ una delle forme più popolari e tradizionali del pane nelle nostre terre. Già di un certo livello, perché è fatta con la farina bianca.
LA BARBAJADA
IL PANETTONE
Farina bianca Burro Zucchero semolato Latte Uva sultanina Lievito Arancia e cedro canditi Uova Sale Anche all’epoca di Milano capitale dell’Impero c’erano dei dolci fatti con pane lievitato arricchito con uova burro e miele. Ma il panettone di cui parliamo oggi, viene descritto per la prima volta da Pietro Verri nella seconda metà del 1700. Testimonianze precedenti non ce ne sono e si tratta solo di leggende. Oggi il panettone è diffuso in tutto il mondo e comunque a Milano si continua a consumarlo come dolce tradizionale del periodo natalizio: infatti se lo cerchi d’estate, non lo trovi. In ogni caso fino a pochi decenni fa, lo si trovava in commercio dalla festa di Sant’Ambrogio che è il 7 dicembre fino all’Epifania che è il 6 di gennaio. Poi in ogni casa si conservava un panettone che veniva religiosamente mangiato il 2 febbraio, festa della Madonna “candelora” (in realtà festa della presentazione di Gesù Bambino al Tempio di Gerusalemme) e il 3 febbraio, festa di San Biagio Vescovo e Martire che protegge contro il mal di gola e tutte le malattie relative. Oggi il panettone si trova da metà novembre (l’Avvento ambrosiano che è di sei settimane inizia la domenica dopo San Martino, che è l’11 novembre) fino a tutto gennaio, anche se per capodanno e l’Epifania, è insidiato dalla “veneziana”.
4. IL PATRIMONIO DEI BENI CULTURALI E PAESAGGISTICI, MATERIALI ED IMMATERIALI 4.3 Il patrimonio immateriale: cucina tradizionale
RICETTE DELLA CUCINA MILANESE INGREDIENTI E NOTERELLE
FONDAZIONE CARIPLO - 2010 “Valorizzare il patrimonio culturale attraverso la gestione integrata dei beni”
IL MINESTRONE ALLA MILANESE
REL. ILL.
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PERCEZIONI DI ESTRANEI, STRANIERI, IMMIGRATI, SCRITTORI E LETTERATI Sono parte del patrimonio immateriale di un luogo, o di una regione, o di un’area territoriale, anche la percezione che di essi hanno avuto i diversi tipi di fruitori: visitatori, turisti, letterati e scrittori, o la stessa popolazione immigrata da altri paesi. Tra i beni immateriali non si elencano i “prodotti” di questi fruitori, ossia le descrizioni e le guide, bensì l’approccio analitico e descrittivo, con il patrimonio delle percezioni - spaziali, visive, culturali – che si possono dedurre dalle loro opere: Ad esempio: percezione dalle guide turistiche storiche conservate presso le Biblioteche, gli Archivi, gli Istituti di Conservazione, come il Manuale del forestiero a Milano (1844), o Milano e i suoi dintorni (1881), conservati presso la Civica Raccolta Achille Bertarelli, Castello Sforzesco di Milano; percezione delle descrizioni di Milano e della campagna milanese desumibile dalle Guide storiche su Milano del Touring Club Italiano: es. Collana Conosci l’Italia, volume Paesaggio, o Milano, Guida Rossa , o ancora Guida marrone, nord Italia, etc.
UNIVERSO SENSORIALE Il patrimonio immateriale relativo all’universo sensoriale riguarda la percezione visiva, olfattiva, tattile, uditiva, del paesaggio agrario milanese. Ad esempio, relativamente ai suoni e ai rumori della vita agreste si può fare riferimento alle campane di alcune chiese di campagna che hanno scandito le fasi del lavoro sui campi (Chiaravalle, Viboldone, pievi milanesi, etc.), o semplicemente i rumori degli attrezzi e dei macchinari agricoli, degli animali, o semplicemente della natura, dettati dai fenomeni atmosferici e filtrati dalla percezione umana. AZIONI, CONSUETUDINI, CONOSCENZE E COMPETENZE ACQUISITE Tra i beni immateriali si segnalano inoltre le azioni, le consuetudini, le conoscenze teoriche e le competenze tecniche acquisite in campo agricolo, tramandate sia all’interno dei nuclei famigliari, sia attraverso i canali dell’aggregazione associativa, cooperativistica, o consortile. Se non è possibile individuare con precisione singoli individui e gruppi sociali attorno ai quali tale sapere si è coagulato, o ricostruire la dislocazione dei “luoghi” fisici depositari di memorie e tradizioni agricole, possono invece individuarsi con certezza le Istituzioni che operano nella raccolta e nella salvaguardia di questo patrimonio o attorno alle quali si è sedimentato un insieme di conoscenze attestato dalla presenza di materiale di vari tipi, come le Cooperative agricole o le Associazioni agrarie Ad esempio, gli eventi che hanno caratterizzato la storia delle Cooperative Agricole costituiscono, oltre che una preziosa fonte per lo studio della cooperazione locale, un itinerario storico particolarmente utile per focalizzare le fasi salienti della profonda trasformazione che è maturata sul territorio milanese nell’ultimo secolo. Com’è noto ancora dopo l’unità d’Italia l’economia di molti centri situati
nella periferia milanese era prevalentemente agricola, fondata sul sistema della mezzadria colonica che prevedeva la corresponsione della metà del raccolto ai fittavoli, mentre alla fine del XIX secolo, soprattutto nell’Alto Milanese, la mezzadria cede il passo al contratto misto, in cui il canone è composto da una quota in danaro e da una parte in cereali, stabilite unilateralmente dal fittabile. Ebbene, le lotte e l’impegno profuso dai contadini a partire dall’ultimo ventennio dell’Ottocento ai fini di un’organizzazione e di una maturità sindacali sufficienti a strappare quei miglioramenti contrattuali che la stessa indigenza dei coloni indicava come indispensabili, sono parte del patrimonio culturale immateriale agricolo milanese Anche i rapporti sociali, lavorativi, di dipendenza, le acquisizioni e le pratiche agricole, i vincoli sull’uso delle abitazioni e la coltivazione dei campi, la stessa forza contrattuale, sono parte, com’è noto, del patrimonio immateriale, di cui è possibile trovare tracce tangibili nella documentazione conservata negli Archivi comunali (Delibere di Giunta, Atti di compravendita, etc.), o delle Cooperative Agricole (es. Libro Verbali delle assemblee dei Soci). Si segnalano inoltre i Centri studi che dichiarano uno specifico interesse per questo Settore e le Istituzioni universitarie che promuovono ricerche etnografiche e pubblicazioni sul patrimonio culturale immateriale afferente alla storia dell’agricoltura milanese, senza dimenticare le Biblioteche e gli Archivi che conservano fondi documentari di interesse etnoantropologico, o materiali bibliografici sulla cultura e le tradizioni locali, o che restituiscono la percezione del paesaggio da parte delle popolazioni. A questo proposito andrebbero elencati anche i Musei e le Collezioni di materiali iconografici che ritraggono il paesaggio agrario milanese, restituendone la percezione attraverso il filtro di epoche, categorie professionali e tradizioni culturali diverse.
4. IL PATRIMONIO DEI BENI CULTURALI E PAESAGGISTICI, MATERIALI ED IMMATERIALI 4.3 Il patrimonio immateriale: topografia, caccia e pesca, percezioni esterne, universo sensoriale, azione e consuetudini
FONDAZIONE CARIPLO - 2010 “Valorizzare il patrimonio culturale attraverso la gestione integrata dei beni”
CACCIA E PESCA Le pratiche della caccia e della pesca, originariamente praticate per esigenze di sopravvivenza, sono diventate i passatempi storicamente più radicati nelle consuetudini della vita famigliare, associativa e di “ceto”. Pur vantando origini popolari, sono divenute – soprattutto a partire dal XVI secolo – passatempi nobiliari e alto borghesi. Relativamente alla caccia e alla pesca, si segnalano le pratiche, i saperi, le consuetudini, ma anche le sensazioni e il coinvolgimento emotivo, o la percezione e la fruizione di specifiche aree, o luoghi, come ad esempio la Riserva dei Borromeo a Peschiera Borromeo, o il Parco venatorio del Castello Visconteo di Pavia, o le aree boscate attorno al Lambro.
percezione di stranieri o turisti che hanno restituito le loro impressioni in occasione di un viaggio o durante un soggiorno a Milano: es. BONVESIN DE LA RIVA, De magnalibus Mediolani. Meraviglie di Milano, a cura di P. Chiesa, Milano 1997; descrizioni di Milano di Stendhal, Goethe, Guido Piovene, durante i loro Viaggi in Italia; descrizioni dei romanzi storici, a partire dalla celeberrima opera del Manzoni, fino ai più recenti romanzi che non descrivono soltanto paesaggi ormai completamente trasformati o compromessi dalla recente urbanizzazione, ma propongono la ricostruzione della vita quotidiana del passato, spesso con l’ausilio di fonti documentarie, come ad es. La Chimera di Sebastiano Vassalli (Torino, Einaudi, 1990), che attraverso la storia del processo a una ragazza ritenuta una strega restituisce un panorama suggestivo e crudelmente realistico dei luoghi e delle pratiche della vita quotidiana seicentesca nella “bassa novarese”.
REL. ILL.
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TOPOGRAFIA ANTICA E TOPOGRAFIA ORALE, TOPONOMASTICA POPOLARE Nell'ambito della discipline archeologiche la Topografia riveste un ruolo particolare . Il suo oggetto di studio principale non e' infatti costituito dallo studio tipologico o storico-artistico degli oggetti giunti fino a noi dall'antichita', ma da quello del territorio e delle variazioni in esso intervenute nel corso del tempo. La toponomastica può invece essere considerata come l’espressione del potere dell’uomo sul territorio, che rinomina i luoghi a seconda delle consuetudini, delle modalità di fruizione, degli affetti, dei valori, degli stati d’animo e dei ricordi. La toponomastica popolare si basa infatti sulle esperienze e sulle credenze, restituendo una conoscenza minuziosa dei luoghi messa a punto da un certo gruppo umano nel tempo. Da questo processo nasce una vera e propria forma linguistica attraverso la quale è possibile tramandare ciò che una comunità ha ritenuto degno di essere ricordato.
In sintesi Analizzando la moltitudine di beni immateriali presenti sul territorio, si riconoscono valori e caratteri comuni, o assonanze stilistiche e linguistiche, o similitudini e talvolta addirittura copie, per esempio tra proverbi, modi di dire, canti e filastrocche. Quel che emerge da uno sguardo più ampio sull’intero patrimonio immateriale milanese è che non esiste un “centro” e una “periferia”: i corsi e i ricorsi hanno fatto sì che i fenomeni di stile o le matrici linguistiche si diffondessero a macchia d’olio e che in alcuni casi si radicassero attorno a centri cosiddetti “minori”. Come è stato acutamente osservato da Enrico Castelnuovo nel suo lavoro su Centro e periferia, firmato con Carlo Ginzburg per la Storia dell’arte italiana Einaudi, non è quindi possibile identificare un luogo privilegiato dal punto di vista culturale, sia che si tratti di cultura artistica (come dimostrato dall’approccio multidisciplinare del celebre medievista), sia che si tratti di cultura agricola. Sarà dunque opportuno non accentrare l’offerta culturale, perché i valori connessi al patrimonio agricolo milanese sono diffusi e distribuiti in diversi luoghi, in una macro area che non coincide necessariamente con il capoluogo lombardo.
• i luoghi che conservano reperti materiali che sono parte di complessi rurali oggi scomparsi, o irrimediabilmente trasformati, ma che rimandano tuttora alla memoria di pratiche e riti della vita contadina. A questi ultimi vanni collegati i beni materiali che ancora si conservano in quei siti (es. muri di antiche cascine, immagini sacre, pilastri di cappelle votive fienili, porticati, soffitti voltati, canali, rogge, filari di alberi, etc.). Tra i più noti luoghi celebrativi o simbolici milanesi si segnalano, ad esempio: Il naviglio Grande e il naviglio Pavese, l’Abbazia di Chiaravalle e la sua torre, il paesaggio delle marcite, ritratti in numerose cartoline e foto storiche, oltreché in molte descrizioni conservate presso gli Archivi milanesi, a partire dal Civico Archivio Fotografico e Civica Raccolta Achille Bertarelli del Castello Sforzesco di Milano. Oltre ai “luoghi” di interesse pubblico, restituiti in fonti scritte o iconografiche, quanto i panorami, i punti di vista e belvedere, sono da ricordare anche i luoghi della consuetudine, meno famosi e difficilmente identificabili, come i percorsi tra i campi e le strade rurali, i crocicchi in cui si conservano i resti di chiesette campestri, antiche pievi sorte attorno a piloni e cappelle votive, ma anche immagini sacre affrescate tra le mura domestiche, o nei cortili cittadini, che sono tuttora segni tangibili della devozione popolare. Esistono inoltre numerosi luoghi segnalati dalle guide turistiche, pubblicati sul web e noti al pubblico per le valenze evocative, caratteri tipici, presenza di reperti materiali, leggende e avvenimenti storici, ad essi connessi.
FONDAZIONE CARIPLO - 2010 “Valorizzare il patrimonio culturale attraverso la gestione integrata dei beni”
di industrializzazione che va estendendosi secondo coordinate spaziali del tutto nuove, mentre i paesaggi agrari italiani, le campagne del Belpaese, sembrano rimanere sostanzialmente integri nelle loro componenti storiche essenziali. Fanno eccezione quelle campagne che sono state la sede privilegiata di ambiziosi progetti di modificazione da parte del regime fascista, come le cosiddette “zone umide”, caratterizzate dalla presenza dell’acqua, che richiedevano interventi di bonifica idraulica e agraria, o la Valle Padana irrigua, in cui dominava ancora il paesaggio della grande azienda capitalistica di pianura: vaste estensioni coltivate a seminativo, grano e foraggio, prevalentemente accompagnate dalla presenza degli animali bovini che ne costituivano un elemento spesso distintivo.
REL. ILL.
Sono luoghi simbolici: • i luoghi che alludono a spazi fisici dotati di precise identità, restituiti in mappe storiche, descrizioni, immagini, fotografie; • i luoghi del lavoro agricolo, con i suoi attrezzi e macchinari, che è lo stigma che antropologicamente caratterizza il paesaggio rurale della Lombardia; • i luoghi depositari di valori immateriali da parte della popolazione (es. sacri, legati a particolari avvenimenti, connessi alla memoria collettiva); • i luoghi depositari di valori e significati attribuiti dalla comunità locale (es. crocicchi in cui sorgevano antiche cappelle, o luoghi di ritrovo, come circoli, cortili, antichi casolari, luoghi connessi a ricordi individuali come cascine, giardini, etc.);
4. IL PATRIMONIO DEI BENI CULTURALI E PAESAGGISTICI, MATERIALI ED IMMATERIALI 4.4 Il patrimonio immateriale nella percezione sociale storica delle popolazioni (luoghi simbolici)
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Lo spazio, insieme al tempo, è la dimensione costitutiva dell’esistenza. Non possiamo pensare a noi stessi senza collocarci in un luogo. I luoghi del paesaggio agrario milanese, da concreti e materiali, diventano talvolta immaginari, simbolici, quando viene contemplata la valenza evocativa, poetica e profondamente coinvolgente di alcuni luoghi. Il paesaggio antropizzato milanese preso in esame coincide con l’area metropolitana, composta da alcune zone individuate come sottoaree di particolare interesse, che mantengono l’identità storica dei borghi agricoli, ancora parzialmente qualificati dalla presenza di reperti materiali o immateriali di particolare interesse, o in cui persistono i caratteri del paesaggio agrario registrati nelle descrizioni o nelle fonti iconografiche storiche. Il patrimonio immateriale è inoltre costituito da quei luoghi depositari di valori legati alla memoria, alla tradizione e all’identità storica, culturale, artistica assegnata dalle popolazioni, o da determinate categorie di “fruitori”: come quelle degli artisti, dei letterati, dei cantastorie, che hanno restituito attraverso la pittura, il disegno, le descrizioni e i racconti, o i canti e le filastrocche, la percezione di quei luoghi filtrando la realtà attraverso il loro background culturale e le loro scelte estetiche. Se la complessità di questo patrimonio è identificabile in specifici siti, o aree territoriali, dunque più facilmente “individuabile” sul territorio rispetto a quanto lo fossero i beni immateriali “mobili”, anche in questo caso si può ricostruire soltanto idealmente una mappatura dei “luoghi” assimilabili a patrimonio culturale immateriale. Si può invece stilare un elenco di Istituzioni museali, o di raccolte, che conservano descrizioni o immagini di questi luoghi, che per il fatto stesso di essere stati scelti come soggetti da ritrarre da parte di pittori, incisori e fotografi, si qualificano come spazi “simbolici”, o depositari di valori. Oltre ai Musei e alle Pinacoteche milanesi, si segnalano a questo proposito il Civico Archivio Fotografico di Milano, il Museo Fotografia Contemporanea di Cinisello Balsamo, gli Archivi dei Centri di Documentazione, le Raccolte di fotografie storiche, come la Collezione Ruggero Pini di Como, i fondi dei Circoli fotografici locali. Esistono inoltre Archivi fotografici di rilevanza nazionale che conservano immagini storiche del paesaggio antropizzato e agricolo milanese, come l’Archivio Alinari di Firenze, o Il ricco patrimonio fotografico dell’Istituto Luce che fornisce, per selezione e frammenti, un quadro significativo e vario del paesaggio italiano fra le due guerre mondiali. I fotografi dell’Istituto Luce hanno ripercorso il mondo urbano ma anche il ruralismo, per restituire l’esaltazione del mondo appartato e lento della campagna, contrapposto alla vita cittadina, come sintesi dell’ideologia dominante del fascismo. Nei materiali fotografici relativi alla città di Milano, sono registrati gli sventramenti a tappeto, la nascita di nuove piazze, la nuova Stazione Centrale, le ultime presenze dell’acqua dentro la cinta urbana. Sebbene le fotografie del territorio e del paesaggio non riguardino soltanto le città in quanto tali, e non semplicemente i manufatti abitativi, la maggior parte degli scatti riguardano il processo storico
Cremona – orologio astronomico Lo splendido e particolare orologio astronomico del torrazzo venne realizzato nel 1583 da Giovanni Battista e Giovanni Francesco Di Vizioli. Ancora oggi funzionante e caricato a mano giornalmente, indica le ore, le fasi lunari, i mesi, le costellazioni e i segni zodiacali. Oltre ad essere un capolavoro dell’ingegneria umana e dunque un vanto cittadino, l’orologio ha fatto della piazza principale di Cremona un luogo simbolico e di memoria patria, sia perché sulla cima del Torrazzo si trova una sfera d'oro che contiene un frammento della croce di Gesù, si a per il coinvolgimento emotivo che dal XVI secolo suscitano i rintocchi delle sette campane, a ognuna delle quali corrisponde un Santo e una nota musicale correlata, i cui suoni identificatori sono ormai parte del patrimonio immateriale locale: S. Barbara Eurasia - LA bemolle acuto; S. Antonio da Padova – FA; S. Nicola da Tolentino - MI bemolle; S. Agata - RE bemolle; S. Teresa – DO; S. Maria Lauretana - SI bemolle; S. Omobono e Imerio (protettori di Cremona) - LA bemolle grave della campana centrale. Al Torrazzo si collega infine un prodotto di cucina tradizionale locale. Un’antica leggenda vuole infatti che il torrone si sia inventato a Cremona nel 1441, in occasione delle nozze celebrate il 25 ottobre 1441 tra la duchessa Bianca Maria Visconti e Francesco Sforza, duca di Milano. Per creare qualcosa di unico che i posteri potessero ricordare e associare all’importante evento cittadino i cuochi confezionarono una specie di grosso croccante di mandorle e miele a forma di Torrazzo, che in qualche modo ne ricordasse il nome. Rivolta d’Adda Il nome Rivolta D'Adda deriva da Ripa e Alta, ossia città costruita sulla riva alta. Essendo difficile da raggiungere per la presenza di boschi e paludi e soprattutto per mancanza di strade, il borgo dovette infatti edificarsi sulla riva alta del fiume Adda, dove diversi ritrovamenti archeologici attestano la presenza di insediamenti di più antiche popolazioni celtiche. Paladina (BG) Santuario della Natività della Beata Vergine Questo santuario, presenta un oggetto molto curioso legato sul soffitto, un'enorme costola animale! La leggenda legata a questo grande osso narra che fosse appartenuta a un drago che disseminava terrore nel circondario. Esiste un'altra costola identica a questa all'interno della vicinissima chiesa di S.Giorgio ad Almenno S.Salvatore, dovrebbe essere appartenuta allo stesso animale mitologico. Questo drago sarebbe vissuto in queste zone, precisamen-
Almenno San Salvatore (BG), Chiesa di San Giorgio La chiesa conserva una "costola di un drago", percepita dalle popolazioni locali come una “reliquia" fin da tempi antichi, dovrebbe essere un osso di balena, ma la leggenda dice che sia appartenuta ad un drago. Una leggenda vuole che questo grande osso, probabilmente di balena, fosse appartenuto a un drago che disseminava terrore nel circondario. Almenno San Bartolomeo (BG) Presso Almenno si trova la rotonda di san Tomè, una delle rarissime chiese a pianta circolare, edificata dai longobardi tra il 1130 e il 1150. Il complesso, ampliato con l’edificazione di un monastero femminile nel 1203, attraversò un periuodo di decadenza fino a quando fu venduto alla prepositura di San Salvatore di Almenno, sebbene continuasse ad essere amministrato dalla parrocchia di San Bartolomeo. Ne conseguì una lite che ebbe inizio nel 1601 e si concluse nel 1907, con piccole ritorsioni, ma anche vere e proprie manifestazioni in piazza con il coinvolgimento della comunità locale, fino ad autentiche petizioni rivolte al Papa, che risolse la questione affidando la rotonda di San Tomè a San Bartolomeo, da cui oggi ancora dipende. Questo “luogo”, oltre a coinvolgere la popolazione nelle lotte di proprietà, è considerato “sacro” per via delle numerose tombe romane a inumazione ritrovate nei pressi della costruzione, ma anche depositario di ricordi e valori per la comunità contadina che ha conferito al monastero il titolo di cascinale "Degli Agri" o "Dei Campi", oggi sede dell'"Antenna Europea del romanico".
era accovacciato davanti all'altare quasi a chiedere protezione a Dio, divenne improvvisamente cieco. Pentitosi del male che stava per compiere, aiutato da un eremita si bagnò gli occhi alla sorgente che scaturiva in prossimità della chiesetta e riacquistò miracolosamente la vista. Re Desiderio di fronte al miracolo, non solo si convertì al Cristianesimo, ma fece anche edificare, nei pressi di questa fonte, una grande chiesa e un monastero, e vi portò preziose reliquie dei SS. Pietro e Paolo. L’orrido di Bellano (LC) Tra i luoghi “simbolici” per la loro conformazione naturale e per le leggende, o le credenze, che questi caratteri hanno ispirato, si ricorda l'orrido di Bellano, alla cui entrata si crede esista la “casa del diavolo”, o una delle sue dimore in Terra. Si tratta di una torretta costruita a ridosso del fiume Pioverna, di cui si conosce l'origine e la funzione, il cui nome è legato alle figure mitologiche, fra cui un satiro, che decorano la facciata dell'ultimo piano. L'orrido è una gola naturale che si è formata 15 milioni di anni fa dalle acque del torrente Pioverna che per erosione ha scavato una profonda gola tra Taceno e Bellano. Apprezzato dalle ricche famiglie bellanesi del passato, ad esempio i Denti che nel XV secolo sfruttavano già la forza delle cascate del fiume per la lavorazione del ferro, l’orrido fu fonte d’ispirazione del poeta Boldoni.
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Lodi vecchio – Chiesa di San Bassiano La chiesa, fatta erigere dal vescovo Bassiano nel 374 in occasione della nascita dell'antica Lodi, "Laus Pompeda", all'inizio della via emilia o francigena, è da sempre custode di alcune reliquie degli apostoli, da qui il nome "Basilica dei XII apostoli" o "Basilica Apostolorum". La Basilica di San Bassiano si colloca lungo un'importante strada di pellegrinaggio da Bordeaux alla Terrasanta (via Burdigalese o Palmaria), dedicata appunto al Santo che nel XV secolo entrò nella città, guarendo istantaneamente tutte le persone affette dalla lebbra e assicurando alla folla che mai nessuno si sarebbe più ammalato: tant’è che Lodi stessa fu considerata a lungo una "città miracolosa".
te vicino al fiume Brembo, terrorizzando i contadini fino all'arrivo del nobile cavaliere S.Giorgio che avrebbe riportato pace e serenità in seguito alla sua uccisione. La sconfitta del drago viene infatti tramandata come la sconfitta del "diavolo", la vittoria del bene sul male, per questo motivo S.Giorgio viene correlato a S. Michele arcangelo che uccide "la bestia" nell'Apocalisse. La scelta di mostrare la costola come elemento tangibile è motivata dall’esigenza di fornire vere e proprie reliquie al popolo, spesso incredulo e abituato a comprendere le Sacre scritture esclusivamente attraverso gli affreschi e dunque desideroso di trovare conferme dell'esistenza dei Santi.
REL. ILL.
Piona (CO) Sulla punta dell’Olgiasca, una piccola penisola nei pressi di Colico sul lago di Como, si staglia isolata e dominante, l’abbazia di Piona, da sempre considerata un luogo sacro per la comunità locale. All’entrata due statue di San Benedetto e San Bernardo sono poste a protezione del monastero. La Chiesa, dedicata a S. Nicolao, risale all’XI secolo, ma sostituisce una precedente del VII secolo fondata dai monaci Cluniacensi a protezione di quella zona che era facile preda di banditi e pirati. L’edificio, a pianta irregolare, è dotato di un bellissimo chiostro che conserva affreschi originali raffiguranti scene di draghi e martiri, ma anche di un calendario figurato da contadini e scene campestri. Sono raffigurate le pratiche della preparazione delle spighe, della mietitura, della potatura degli alberi, ma anche alcune iconografie di difficile interpretazione. Rovagnate (LC) –Piramidi di Montevecchia Nel lecchese, nel Parco Regionale di Montevecchia, si segnala la presenza di tre colline caratterizzate da strutture geologiche pressoché identiche: situazione alquanto impossibile in natura. Seppur ricoperte di terra e vegetazione, si individuano infatti altrettante piramidi a gradoni, con stesso orientamento e con un'inclinazione massima di 43/44 gradi. Scoperte durante un'osservazione aerea nel 2001, le tre “piramidi” sono state associate all’opera di un’antica civiltà che avrebbe modellato il territorio a scopo religioso-astronomico, escludendo la finalità di antiche pratiche agricole, perché l’ente parco ha chiamato l’intera zona “dei prati magri” proprio per indicare la difficoltà di coltivazione agricola del terreno. Civate (LC) Eremo di San Pietro al Monte Il complesso monumentale di S. Pietro al Monte Pedale, fondato da Desiderio, è noto per un’antica leggenda che narra che il figlio del re dei Longobardi, Adelchi, inseguendo un cinghiale durante una partita di caccia, si spinse fin dentro una chiesetta e nell’atto di scoccare la freccia contro l'animale, che si
4. IL PATRIMONIO DEI BENI CULTURALI E PAESAGGISTICI, MATERIALI ED IMMATERIALI 4.4 Il patrimonio immateriale: i luoghi simbolici
PARTE PRIMA Per un distretto agricolo - culturale milanese (D.A.C.M)
Chiaravalle Oltre ad essere un monumento di inequivocabile valore storico e culturale, l’abbazia di Chiaravalle è un luogo depositario di valori religiosi e simbolici, connessi alla vita contadina della zona, ma anche alle credenze e alle leggende locali. Ad esempio si sa che una certa Guglielma, figlia del re di Boema, lavorò presso l’abbazia fino a quando divenne il punto di riferimento per molta gente, attirando l'attenzione di tutti, anche della Santa Inquisizione, che tuttavia non riuscì ad infierire sul suo operato perché la donna fece in tempo a morire di morte naturale e ad essere seppellita proprio nel cimitero di Chiaravalle. Guglielma ebbe comunque molti seguaci, tra cui Maifreda e altre donne diacone, che diffusero il suo messaggio di una religiosità non necessariamente legata ai voti sacerdotali, ma il sant’Uffizio non perdonò quest’affronto e provvide a fare riesumare il cadavere di Guglielma e a farlo bruciare insieme ai corpi vivi di Maifreda e delle seguaci, in piazza Vetra a Milano, di fronte a Sant’Eustorgio, dove si trovava allora le sede della Santa Inquisizione.
4. IL PATRIMONIO DEI BENI CULTURALI E PAESAGGISTICI, MATERIALI ED IMMATERIALI 4.4 Il patrimonio immateriale: i luoghi simbolici PARTE PRIMA Per un distretto agricolo - culturale milanese (D.A.C.M)
REL. ILL.
FONDAZIONE CARIPLO - 2010 “Valorizzare il patrimonio culturale attraverso la gestione integrata dei beni”
ALCUNI CENSIMENTI Censimento dell’avifauna acquatica. Realizzato nel 2000 nel Parco Agricolo Sud Milano, in particolare sugli uccelli acquatici svernanti nelle zone umide del Parco. Si tratta di un’iniziativa concordata con l'Istituto Nazionale per la Fauna Selvatica (INFS) di Ozzano Emilia (BO) e con l’Università degli Studi di Pavia. Censimento delle marcite (sistemazione colturale storica di prato adacquato di origine medievale - probabilmente benedettina - che prevede un’irrigazione sia estiva sia iemale) E’ stato condotto per 3 anni successivi dal Parco Agricolo Sud Milano, con la finalità di conoscere la quantità di campi coltivati e quanti agricoltori erano in grado di mantenerli. Sono previsti annualmente contributi agli agricoltori da parte del PASM per la manutenzione e la tenuta in esercizio delle marcite. Rapporto sui Vertebrati della Provincia di Milano. Ricognizione dell'attuale situazione della distribuzione ed abbondanza di anfibi, rettili, uccelli e mammiferi, analizzando le caratteristiche di naturalità del territorio provinciale e ponendo in relazione, l'attuale situazione faunistica con gli usi del suolo, 2004 Rapporto sulla fauna selvatica in Lombardia : distribuzione, abbondanza e stato di conservazione di uccelli e mammiferi, 2008 Atlante della Flora del Parco Agricolo Sud (o della Provincia di Milano) in corso di pubblicazione. Studi propedeutici alla predisposizione del PTCP. Attuati dalla Provincia di Milano per approfondire gli aspetti naturalistici del territorio provinciale al fine di realizzare il progetto strategico di Rete Ecologica per una pianificazione ed uno sviluppo sostenibili, 1998. Consta di una raccolta, sistematizzazione, omogeneizzazione, e valutazione di studi, ricerche, dati, documenti, cartografie, aerofoto ed ogni altro elaborato disponibile relativo allo stato delle componenti naturalistiche ed ecologiche; di specifici rilievi di campo; di indirizzi di governo; di un quaderno degli interventi di miglioramento ambientale. Il lavoro ha portato alla elaborazione delle seguenti carte: • stato delle conoscenze sugli aspetti naturalistici ed ecosistemici in scala 1:200.000 • sintesi rispetto alla qualità e alle criticità ecologiche in scala 1:200.000 • leggenda della carta delle unità ecosistemiche • carta delle unità ecosistemiche in scala 1:25.000 (formato pdf - 5.439Kb) • carta della Rete Ecologica a scala provinciale in scala 1:75.000 (formato gif - 215Kb)
REINTRODUZIONI Parco Agricolo Sud Milano. Ha attuato un programma di reintroduzione di anfibi tra cui il Pelobate Insubrico e la Rana di Lataste, specie di grande interesse zoogeografico, in quanto endemica esclusiva della Pianura Padana, un tempo largamente presenti nel Milanese e ora minacciati di estinzione. Il Parco Agricolo Sud Milano ha individuato tre siti, sulla base delle loro caratteristiche ambientali, la Zona umida di Pasturago, il Lago Boscaccio e il Bosco di Riazzolo, nei quali sono stati predisposti interventi mirati alla reintroduzione della specie. Altri interventi hanno riguardato laTestuggine palustre, di cui sono stati liberati alcuni esemplari presso la cava di San Novo. Cassinazza di Baselica di Giussano. Ha sostituito una parte dei campi coltivati a monocolture con corsi d’acqua e ambienti palustri; nel corso di 10 anni ha visto l’incremento dell’avifauna tra le cui specie vi sono Cavaliere d’Italia, Sterna comune, Lodolaio, Picchio verde, Picchio rosso minore, Picchio rosso maggiore, Gabbiano reale, Airone rosso, Falco di palude, Tarabuso. PROGETTI IN CORSO 19 progetti per il Parco Agricolo Sud Milano. Sono interventi nelle aree protette regionali finalizzati ad acquisti di aree di pregio naturalistico, a progetti di riqualificazione, a studi faunistici, ed ambientali finalizzati a produrre relazioni e piani di gestione per la conservazione degli habitat e delle specie. Il Parco e la Regione hanno concordato le linee guida e le finalità del progetto denominato “Interventi di riqualificazione ambientale - Forestazione e riqualificazione floristica nel Parco Agricolo Sud Milano”. Le finalità del progetto riguardano: 1. la forestazione di aree incolte e la riqualificazione floristica di aree forestali già esistenti. Le specie vegetali da mettere a dimora sono state scelte dai tecnici del Parco, dell'ERSAF e del Centro Regionale per la Flora Autoctona, che collabora al progetto, tra le piante autoctone dei boschi planiziali lombardi 2. la creazione di 2 poli per la didattica ambientale e la fruizione naturalistica presso il Lago di Basiglio e il Parco dei Fontanili di Rho 3. il rafforzamento e la riqualificazione dei corridoi ecologici del Parco.
FONDAZIONE CARIPLO - 2010 “Valorizzare il patrimonio culturale attraverso la gestione integrata dei beni”
In Provincia di Milano sono stati condotti alcuni censimenti che hanno messo in luce la rarefazione di alcune specie animali sul territorio tra cui i carnivori, i mustelidi, le tartarughe terrestri e acquatiche, le specie nemorali (presenti solo in alcune aree protette, come il Bosco di Cusago o le Sorgenti della Muzzetta).
REL. ILL.
Sistemi verdi (Regione Lombardia). Piano di interventi di riqualificazione delle aree rurali in continuità con il progetto “Dieci grandi foreste di pianura” che prevede la trasformazione di vaste aree del territorio in un nuovo sistema di infrastrutture agroforestali e multifunzionali con valenze ambientali, paesistiche, produttive e culturali, fruibili dalla collettività il progetto consiste nella realizzazione di boschi di pianura, zone umide, siepi e filari, forestazione urbana, coltivazioni arboree, percorsi ciclabili, pedonali ed equestri.
4. IL PATRIMONIO DEI BENI CULTURALI E PAESAGGISTICI, MATERIALI ED IMMATERIALI 4.5 Il patrimonio materiale ed immateriale della fauna e flora locali e loro utilizzo in agricoltura.
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SPECIFICITÀ E BIODIVERSITÀ Il territorio lombardo esprime una delle agro biodiversità tra le più elevate al mondo, frutto del lavoro di molte generazioni sviluppato nei secoli. La diversità biologica dei sistemi agricoli, forestali e naturalistici della Lombardia è un bene comune costantemente modellato dalle pratiche gestionali e mantenuta dalle attività umane; molte sue componenti non potrebbero esistere in assenza del lavoro continuo dell’uomo. Il sistema rurale, costituito dalle aziende agro-silvo –pastorali di pianura, colina e montagna, contribuisce attraverso la gestione del territorio al mantenimento della biodiversità: la multifunzionalità delle aziende agricole, il serbatoio di ricchezza biologica delle foreste e dei pascoli regionali, il ruolo della montagna per la valorizzazione dei patrimoni genetici locali, l’importanza delle reti ecologiche in pianura. La preservazione e diffusione della biodiversità attraverso diversi settori (comunicazione, educazione, ricerca), può contribuire a superare la crisi economica del settore agricolo promuovendo la creazione di posti di lavoro, generando vantaggi economici e ambientali a medio – lungo periodo. La regione Lombardia ha stabilito nei suoi documenti di programmazione, ribaditi in occasione di un convegno svoltosi a Milano nel giugno scorso (BIOD, Coltivare la biodiversità) la necessità di comunicare i valori etici e culturali che sostanziano l’attività agricola e le sue funzioni sociali (alimentazione, tutela della natura e del paesaggio, conservazione del patrimonio genetico naturale, erogazione di servizi ambientali), coniugare le esigenze di innovazione e sviluppo del mondo agricolo e forestale con la valorizzazione dell’agro-biodiversità, assegnare un ruolo formale ai coltivatoricustodi integrandoli nel sistema nazionale delle risorse fitogenetiche, diffondere modelli di azienda agricola multifunzionale e di attivare iniziative di creazione di rete quali: • la rete rurale della biodiversità lombarda (soggetti e poli territoriali) finalizzata a garantire la conservazione in situ ed ex situ del materiale genetico di interesse regionale, a favorirne la moltiplicazione e ad incentivarne la circolazione • un osservatorio regionale sulla biodiversità per organizzare banche-dati, integrare l’informazione, sviluppare un sistema di monitoraggio delle dinamiche in atto nei diversi ambienti.
FONDAZIONE CARIPLO - 2010 “Valorizzare il patrimonio culturale attraverso la gestione integrata dei beni”
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In questo capitolo vengono individuate e localizzate su mappa:
- le istituzioni culturali (archivi, biblioteche, musei d’arte, di storia, di scienza, etc.) esistenti a livello comunale (Milano), regionale, interregionale. e internazionale. - alcune delle raccolte di beni materiali mobili da valorizzare (abiti,attrezzi agricoli, frutti antichi, etc..), localizzate presso privati e istituzioni.
5. LE ISTITUZIONI CULTURALI E LE RACCOLTE. COSTITUZIONE DI UNA RETE DI COLLABORAZION E DI AZIONI DI VALORIZZAZIONE DELLE POTENZIALITA’
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Il vasto panorama culturale istituzionale, messo in rete con il patrimonio agricolo - culturale “minore” , localizzato presso privati ed complessi agricoli, costituisce uno degli elementi di forza del futuro Distretto Agricolo Culturale Milanese.
FONDAZIONE CARIPLO - 2010 “Valorizzare il patrimonio culturale attraverso la gestione integrata dei beni”
Nella tavola vengono individuate le istituzioni culturali (archivi, biblioteche, musei d’arte, di storia, di scienza, etc.).esistenti a livello comunale (Milano), regionale ed interregionale. Nelle pagine successive segue elenco dettagliato, con indirizzi e potenzialità di ogni struttura.
5. LE ISTITUZIONI CULTURALI E LE RACCOLTE. COSTITUZIONE DI UNA RETE DI COLLABORAZION E DI AZIONI DI VALORIZZAZIONE DELLE POTENZIALITA’
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MUSEI di etnografia, storia, scienze e cultura contadine
Pinacoteca di Brera, Milano Via Brera 28, Milano, tel. 02 722631, e-mail brera.artimi@arti.beniculturali.it Si segnalano una ventina di opere che restituiscono tratti di paesaggio agrario milanese, momenti e protagonisti della vita contadina, dal XV al XX secolo, tra cui, ad esempio, l’Incoronazione della Vergine del Bergognone (Inizi XVI secolo), il dipinto con i devoti genuflessi di Bernardino Ferrari (XVI secolo), la Cucina di Vincenzo Campi (1590 ca.); il Portatolo di Giacomo Ceruti, le vedute di Bernardo Bellotto (XIX sec.); i paesaggi di Eugenio Longoni.
Museo nazionale della scienza e della tecnologia “Leonardo da Vinci” di Milano Via S. Vittore 21, Milano, tel. 02 48555 1 Le sue collezioni, che ospitano circa 10.000 oggetti, presentano l'evoluzione scientifica e tecnologica ed esplorano il complesso rapporto uomo-macchina a partire dalla figura di Leonardo da Vinci. Nella sezione afferente al Dipartimento Energia sono esposte le prime macchine a trazione muscolare fino ai macchinari più innovativi, mentre nella sezione dedicata a Leonardo sono esposti attrezzi e macchinari che documentano la meccanizzazione del lavoro contadino, simboleggiata dall'introduzione del trattore e delle prime macchine agricole a sottolineare un legame innegabile, fattosi sempre più stretto e cogente, a fronte della lamentata separatezza tra scienza e industria nel nostro Paese.
Galleria d’Arte Moderna di Milano via Palestro, 16, Milano, tel. 02 76340809 www.gam-milano.com Direttore Sandrino Schiffini, tel. 02 76318975 Conservatore Maria Fratelli, tel. 02 76392628 Conserva la maggior parte dei dipinti che documentano l’interesse per la pittura di paesaggio che prese avvio dall’Accademia di Brera per affermarsi fin oltre i confini nazionali tra il XVIII e il XIX secolo. Capolavori di artisti come Francesco Hayez, Pompeo Marchesi, Giovanni Segantini, Federico Faruffini, Giuseppe Pellizza da Volpedo, Daniele Ranzoni, Gaetano Previati, provenienti dalle collezioni Treves, Ponti, Grassi, Vismara. Pinacoteca del Castello Castello Sforzesco, Milano, tel. 02 88463703 La Pinacoteca conserva oltre 1500 opere donate da collezionisti lombardi a partire dalla metà dell’Ottocento, che restituiscono un itinerario cronologico che prende avvio dalla metà del Quattrocento e giunge alle soglie del Neoclassicismo. Si segnalano in particolare le opere dei vedutisti Canaletto, Guardi, Bellotto. Civica Raccolta delle Stampe Achille Bertarelli al Castello Sforzesco, Milano Piazza Castello 1, Milano, tel.02 88463837 www.bertarelli.org L’Istituto conserva più di un milione di opere, tra cui circa 15.000 stampe artistiche, con incisioni di soggetto storico, religioso e popolare (scene di feste, giochi, calendari, almanacchi, cartoline, etc.), carte geografiche, piante e vedute di città, stampe inerenti la storia del costume e della moda. Civico Archivio Fotografico Castello Sforzesco, Milano, tel. 02 88463664 L’Archivio, costituito agli inizi del XX secolo, consta di un patrimonio di circa 850.000 fotografie originali databili dal 1840 ai giorni nostri, che restituiscono aspetti di storia sociale e del costume, paesaggi naturali e trasformazioni urbanistiche, soprattutto di Milano.
CENTRI STUDI e ALTRO Società Agraria di Lombardia Via Ripamonti 35, Milano, tel. 02 58315622 Presente nel mondo agricolo lombardo dal 1861 per "promuovere l'incremento dell'agricoltura e delle arti ad essa attinenti" attraverso la stampa di giornali, periodici e pubblicazioni, dal 1867 pubblica il Bullettino dell'Agricoltura, oggi con cadenza trimestrale, con il quale viene diffuso il testo delle relazioni tenute nelle Conferenze e nei Convegni promossi dalla Società. PaRiD - Centro di Ricerca e Documentazione Internazionale sul Paesaggio Politecnico di Milano, via Golgi 39, 20133 Milano Tel. 0039 02 23995063 Fax. 0039 02 23995080 Costituito presso il Politecnico di Milano (Dipartimento di Progettazione dell’Architettura) nel gennaio del 2006, Parid svolge attività di ricerca e di documentazione sui temi del paesaggio, con particolare riferimento ai contenuti e all’applicazione della Convenzione Europea per il Paesaggio (Firenze 2000) e della Convenzione del Patrimonio Mondiale Unesco (1972). Parid ha come principale finalità quella di rispondere alla crescente richiesta di scambio di informazioni, di raccolta e di accesso a documentazione originale, di competenze specializzate e di attività di ricerca sui temi del paesaggio
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MUSEI d’Arte e raccolte iconografiche
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PIM. Centro Studi per la Programmazione Intercomunale dell’area Metropolitana Via Manin 2, Milano, tel. 02 6311901 Elabora le informazioni relative all’urbanistica, ai parchi e all’ambiente del territorio milanese e lombardo, mettendo in relazione informazioni fisico-territoriali con dati socio-demografici ed economici.
Museo del Novecento Palazzo dell'Arengario, piazza Duomo Milano (apertura prevista novembre 2010) Le opere scelte per il Museo del Novecento seguono una cronologia che va dal Futurismo, allo Spazialismo, all’Arte Povera, mentre un'attenzione particolare è riservata all'attività di ricerca per la tutela e la conservazione del patrimonio d'arte del secolo XX. Museo di Palazzo Isimbardi, Milano Via Vivaio, 1, Milano,Provincia di Milano, Settore Comunicazione tel. 02 77402895 Oltre ad essere la sede principale della Provincia di Milano, il palazzo ospita un rilevante patrimonio artistico catalogato e valorizzato a partire dal 1987, con la mostra l’Ottocento a Palazzo Isimbardi nelle collezioni della Provincia di Milano. Tra gli artisti in collezione meritano di essere menzionati alcuni dei protagonisti dell’arte lombarda dell’Ottocento, come Leonardo Bazzaro, Luigi Conconi, Eugenio Gignous, Eugenio Spreafico e Angelo Trezzini, con opere di carattere storico, vedutistico-architettonico, di genere e di paesaggio.
Il patrimonio culturale Il rapido evolversi della società a partire dal secondo dopoguerra, supportato dallo sviluppo dell’industrializzazione con conseguente incremento demografico attorno alle aree urbanizzate, hanno determinato ingenti trasformazioni nei modi e nelle tecniche tradizionali di coltura delle campagne, rivelatisi improvvisamente obsoleti, apportando anche grandi cambiamenti nel vivere quotidiano e nei rapporti interpersonali all’interno dei nuclei famigliari impiegati nelle attività agricole. La cultura tradizionale del paesaggio agrario milanese rischia quindi di scomparire, con l’abbandono delle strutture agricole, la dispersione di mezzi e attrezzi, la deplorevole perdita della cultura contadina attestata da fonti documentarie e bibliografiche spesso sconosciute o non sufficientemente valorizzate. L’area milanese è ricca di istituzioni museali, molte delle quali dedicate alla cultura locale, con particolare riguardo alla vita e alle pratiche produttive del mondo agricolo. Nel bacino coincidente con l’area in cui si può circoscrivere una specifica cultura agricola “locale”, si conservano fortunatamente anche numerose collezioni private, mentre vere e proprie rarità bibliografiche attendono di essere valorizzate, promuovendone i contenuti presso ampie fasce di pubblico.
5. LE ISTITUZIONI CULTURALI E LE RACCOLTE. COSTITUZIONE DI UNA RETE DI COLLABORAZION E DI AZIONI DI VALORIZZAZIONE DELLE POTENZIALITA’ 5.1 Le istituzioni culturali esistenti a Milano. Le potenzialità (archivi, biblioteche, musei d’arte, di storia, di scienza, etc.).
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Civico Museo di Milano Via Sant’Andrea 6, Milano, tel. 02 76006245 Il Museo raccoglie documenti di diverso tipo: dipinti, stampe, oggetti d’arte, sulla storia di Milano dal Settecento alla fine dell’Ottocento.
Archivio e Biblioteca della Soprintendenza archivistica della Lombardia Corso Magenta 24, Milano, tel. 02 86984548 Biblioteca e Archivio della Soprintendenza per i Beni Architettonici e per il Paesaggio. Piazza del Duomo 12, Milano, tel. 02 86313228 Conserva una ricca documentazione bibliografica relativa ai beni architettonici e paesaggistici della regione Lombardia. Possiede inoltre volumi relativi a urbanistica, paesaggio, storia ed evoluzione dei giardini, oltre numerosi repertori, dizionari ed enciclopedie. L’Archivio conserva la documentazione relativa alla tutela del Paesaggio, nel territorio di competenza della Soprintendenza dall’entrata in vigore della legge 1497 del 1939 ad oggi. Archivio di Etnografia e Storia Sociale della Regione Lombardia Via Pola, 12/14, Milano, e-mail: aess@regione.lombardia.it L’AESS si occupa del patrimonio di cultura tradizionale delle comunità lombarde, della cultura delle differenze, del patrimonio immateriale nelle sue varie componenti. Svolge attività di conservazione, digitalizzazione e catalogazione di documenti di interesse etnoantropologico, promuove ricerche etnografiche sul campo, acquisisce fondi documentari sonori, fotografici e videocinematografici provenienti da collezioni private, da enti e associazioni, sostiene e coordina progetti per la conoscenza delle culture e delle tradizioni locali. Biblioteca del Consiglio Regionale della Lombardia Via G. Lazzaroni 1-3, Milano, tel. 02 67482828 Il patrimonio archivistico e bibliografico verte sui temi socio-economici, culturali e ambientali del territorio lombardo e comprende i materiali sull’agricoltura e sulle aree rurali attorno a Milano, in particolare sul Parco Agricolo Sud. Biblioteca di Palazzo Isimbardi Provincia di Milano, via Vivaio 1, Milano, tel. 02 77402420/36 La Biblioteca è specializzata nelle materie in cui la Provincia ha competenza giuridica e istituzionale. Comprende volumi dedicati ad aspetti socio-economici, culturali e ambientali del territorio milanese, nonché alla storia locale e alle tradizioni popolari dei territori comunali della provincia di Milano. Biblioteca Comunale centrale di Palazzo Sormani Corso di Porta Vittoria 6, Milano, tel. 02 884.63397 (reception) E’ la più ricca biblioteca della città, che conserva migliaia di volumi di storia e cultura locali e numerosi libri antichi e rari, tra i quali si segnalano: 1. l’opera di [Africo Clemente], L'agricoltura sperimentata, ovvero Piano generale di agricoltura per uso dell'Italia nel quale s'insegna l'unico metodo di preparare le terre per avere una raccolta in ogni classe che renda un cinquanta per cento piu degli altri, e in particolare non solo per coltivare le viti, il formento, il riso, il lino, ma ancora per fare li vini; articolo importantissimo trascuratto dalla maggior parte delle persone fino ad ora. Opera nella quale si descrive la maniera di coltivare ogni sorta di alberi , edito a Venezia, presso Antonio Graziosi, nel 1772; 2. una Lettera di Paolo Mazza gia socio di molte Accademie Agrarie su le providenze agrarie piu pressanti desiderate dal territorio Milanese Superiore, edita a Milano, nella Stamperia a S. Mattia alla Moneta presso S. Sepolcro, nel XIX secolo; 3. il Saggio storico sullo stato e sulle vicende dell'agricoltura antica dei paesi posti fra l'Adriatico, l'Alpe e l'Appennino sino al Tronto del conte Filippo Re, edito per Giovanni Silvestri nel 1817. Biblioteca Nazionale Braidense Via Brera 28, Milano, tel. 02 86460907 All’interno del patrimonio bibliografico, costituito da circa 1.500.000 unità, si segnalano i fondi di particolare interesse: 1. Fondo del conte Carlo Pertusati: biblioteca privata che raccoglie volumi sulla storia locale milanese e lombarda, sulla storia d’Italia e sulla Geografia; 2. Fondo del Collegio Braidense: raccoglie volumi e manoscritti sulla storia locale di Milano e del Lombardo Veneto; 3. Fondo fotografico Emilio Sommariva: raccoglie l’intero archivio dello studio privato, comprendente 2.814 stampe fotografiche originali, circa 50.000
BIBLIOTECHE e ARCHIVI
Biblioteca di via Senato Via Senato 14, Milano, tel. 02 76215318 Annessa all’Archivio di Stato di Milano, la Biblioteca possiede circa 100.000 volumi suddivisi in fondi tematici, tra i quali si segnalano soprattutto la raccolta sulla Storia di Milano e la sezione dei volumi dedicati all’agricoltura in Lombardia. Biblioteca Trivulziana Piazza Castello 1, Castello Sforzesco, Milano, tel. 02 88463690 La biblioteca, specializzata in storia e cultura locale, in particolare del periodo rinascimentale, conserva manoscritti, libri antichi e moderni, fotografie, manifesti e stampe. Archivio e Biblioteca PIM. Centro Studi per la Programmazione Intercomunale dell’area Metropolitana –Via Manin 2, Milano, tel. 02 6311901 1. Biblioteca Raccoglie materiale suddiviso in diverse sezioni: -Urbanistica: costituita dal mosaico Informatizzato degli Strumenti Urbanistici Comunali; -Parchi/Ambiente: costituita dal mosaico dei Piani delle Aree Regionali Protette che fornisce una rappresentazione omogenea delle previsioni espresse dagli strumenti di pianificazione e gestione delle aree protette (Parchi Regionali, Riserve Regionali, Parchi locali di interesse sovracomunale, ecc.) della Provincia di Milano; -Dati socio-economici e territoriali, che restituiscono le trasformazioni socio-economiche e territoriali subite dall’area milanese e lombarda nel corso degli ultimi decenni. 2. Archivio cartografico Raccoglie la documentazione storica cartografica dell’area metropolitana milanese: carte tecniche e tematiche di base e cartografia di piano e di progetto (comprende la documentazione cartografica di fonte istituzionale IGM, regione Lombardia, provincia di Milano). L’archivio comprende carte di base, carte di analisi e tavole di progetto. Le carte di base consistono nella rappresentazione a diverse date, dello stato di fatto dell’urbanizzato e delle infrastrutture del territorio milanese. Le carte di analisi di interesse generale riguardano: la serie storica degli usi del suolo, la cartografia sintetica del PRG, la localizzazione di servizi di livello sovracomunale e di aree industriali dismesse o sotto utilizzate, i principali progetti urbanistici e per grandi attrezzature di servizio, i caratteri strutturali del paesaggio metropolitano. La cartografia che documenta l’attività di pianificazione territoriale di vasta area, che comprende i principali schemi/proposte di piano che hanno interessato l’area milanese negli ultimi decenni. Biblioteca Centrale di Architettura del Politecnico di Milano Via Bonardi 3, Milano, tel. 02 23992680 Raccoglie testi dedicati all’architettura, all’urbanistica, al paesaggio. Una sezione particolare è riservata alle opere sulla città di Milano. E’ possibile la consultazione di tesi di laurea, tesi di dottorato, cartografie, riviste. Biblioteca di Ateneo dell’Università Cattolica del Sacro Cuore Largo Gemelli 1, Milano, tel. 0272343849. (informazioni) E’ possibile la consultazione di testi, tesi di laurea, tesi di dottorato. Di particolare interesse i materiali della Facoltà di Lettere e Filosofia e della Facoltà di Sociologia. Biblioteca di Ateneo dell’Università degli Studi di Milano. Via Festa del Perdono 7, Milano, tel 02 503111 (centralino dell’Università) E’ possibile la consultazione di testi, monografie, tesi di laurea, tesi di dottorato. Di particolare interesse i materiali della Facoltà di Agraria e del corso di laurea in Scienze umane dell’ambiente, del territorio e del paesaggio. Mediateca del CEDAT Centro di Documentazione dell’Architettura e del Territorio – Campus Bovisa e Leonardo
Il patrimonio documentale del CEDAR si articola in raccolte di materiali suddivisi in vari settori. -Archivio delle tesi di laurea della Facoltà di Architettura dal 1977 ad oggi. -Raccolta dei materiali statistici, ed in particolare i periodi statistici editi da diverse enti aggiornati dal 1950, i censimenti della popolazione, dell’industria e dell’agricoltura (anni 1951, 1961, 1971, 1981, 1991), la raccolta di materiali cartografici, con documenti di diverse provenienze (carte del Comune di Milano, Regione Lombardia, Istituto Geografico Militare). - Raccolta dei materiali relativi agli strumenti attuativi di Piano del Comune di Milano (Piani Regolatori, Varianti, Programmi Pluriennali di Attuazione, Piani di Inquadramento Operativo, Piani di Recupero, Piani Particolareggiati, Programmi di Riorganizzazione Urbana, ecc.) - Presso il settore Microfilm – parte microfilmata dei Piani del Comune di Milano; cartografia storica degli Archivi di Stato lombardi (mappe di Carlo VI, sommarioni, mappe del Cessato Catasto, carta topografica del Brenna). Biblioteca della sede milanese di Italia Nostra Via Pellico 1, Milano, tel. 02 86461400 La biblioteca è specializzata in tematiche ambientali, culturali, artistiche e musicali a livello nazionale ed europeo, con particolare riferimento al territorio lombardo; conserva il bollettino dell’associazione Italia Nostra. Biblioteca e Centro di documentazione del Touring Club Italiano Triennale di Milano, Viale Alemagna 6, Milano, tel. 02 724341 www.triennale.it Raccoglie materiale prodotto o acquisito del Touring Club a partire dal 1894, anno della sua fondazione. La biblioteca conserva le pubblicazioni dell’Associazione: riviste, guide, libri, carte, atlanti nelle varie edizioni e ristampe, riguardanti soprattutto geografia, turismo, arte, e una sezione di depliant turistici fino agli anni Settanta. La sezione dell’Emeroteca ha circa 200 testate storiche. Biblioteca del Progetto Triennale di Milano, Viale Alemagna 6, Milano, tel. 02 724341 www.triennale.it Biblioteca specialistica, archivio storico e centro di documentazione con migliaia di volumi, immagini fotografiche, stampe, registrazioni audio e filmati. (tesi su urbanistica, agricoltura, paesaggio, città di Milano). Cartoteca della Triennale di Milano Triennale di Milano, Viale Alemagna 6, Milano, tel. 02 724341 www.triennale.it Conserva più di 10.000 carte delle principali città d’Italia e del mondo, carte topografiche, carte tematiche e una sezione di atlanti. Archivio Fotografico della Triennale di Milano Triennale di Milano, Viale Alemagna 6, Milano, tel. 02 724341 www.triennale.it Conserva oltre 400.000 stampe di fotografie in bianco e nero documentano il paesaggio italiano e informano su turismo, cultura, tradizioni, folclore, lavoro. Società, paesaggio e monumenti trovano un repertorio di immagini unico in Italia per vastità e copertura temporale, da fine ‘800 agli anni Settanta. Archivio della Ca’ Granda - Università degli Studi di Milano Via Festa del Perdono 7, Milano, tel. 02 503 111 Presso l'antico "Spedale di Poveri" voluto da Francesco Sforza duca di Milano nel XV secolo, oggi sede centrale dell’università milanese, è conservato l’archivio storico delle Pievi del regno Lombardo-Veneto. Biblioteca della Società Agraria di Lombardia Via Ripamonti 35, Milano, tel. 02 58315622 La Biblioteca, specializzata nei settori botanico, agronomico, zootecnico, economico agrario, conserva una raccolta di 4.500 titoli, preziosa per la presenza di molte opere del XIX secolo, arricchita da oltre 5.000 opuscoli con interessanti monografie e studi di agricoltura scientifica ed applicata. Biblioteca della Società Storica Lombarda Via Morone 1, Milano, tel. 02 860118 Tra i volumi conservati si segnalano circa un centinaio di monografie e saggi sulla storia milanese e sull’agricoltura lombarda.
Nel Consorzio sono inoltre inseriti i territori irrigati con le acque derivate dai Navigli Grande, Bereguardo, Pavese e Martesana. Il comprensorio amministrato ha una superficie complessiva di quasi 280.000 ettari posta nell’area idrografica compresa tra il Ticino, l’Adda, il Lambro e il Po. Il territorio si trova nelle province di Milano, Monza, Como, Lecco, Lodi, Pavia e Varese. ETVilloresi si occupa della bonifica idraulica e dell’irrigazione di quest’area gestendo a questo fine le acque superficiali e di falda e si occupa altresì di valorizzare le acque e la rete a fini energetici, paesaggistici, turistici e ambientali. La Biblioteca del Consorzio conserva un consistente patrimonio di cartografia storica e attuale, in particolare dedicata al territorio comprensoriale e al sistema delle acque superficiali a fini irrigui. Archivio dell’MM - Metropolitana Milanese Spa Via del Vecchio Politecnico, 8, Milano Tel. 02 77471, fax 02 780033, e-mail: info@metropolitanamilanese.it MM è una società di ingegneria creata nel 1955 per progettare e realizzare linee di metropolitana a Milano. Divenuta leader in Italia nel settore delle opere civili e degli impianti di linee ferroviarie urbane ed extraurbane, dal luglio 2003 gestisce il Servizio Idrico Integrato di Milano. Nell'ambito dei settori di specializzazione MM fornisce servizi che coprono tutto il ciclo della progettazione, da indagini e studi generali a progetti preliminari, definitivi ed esecutivi, e cura servizi di project & construction management, assistenza tecnica. MM conserva un Archivio di straordinario interesse che raccoglie carte storiche, mappe e varia documentazione sui Navigli lombardi e sulla rete idrica milanese, che si estende per 2.330 km. Archivio e Biblioteca del Centro di documentazione arti visive Connecting Cultures Via Merula 62, Milano, tel. 02 89181326 www.connectingcultures.info I materiali dell’archivio comprendono circa 5.000 volumi selezionati a partire dal 1960. La sezione dedicata alla fotografia contiene molte monografie e studi critici sulla fotografia in tutto il mondo, con un’attenzione particolare per la situazione italiana e la ricerca sul territorio. La saggistica in campo architettonico e urbanistico comprende un’ampia selezione di testi sul tema “Arte e Territorio”, con una specializzazione in urbanistica e sociologia contemporanea. Molti sono i testi di analisi economica, sociale e di geografia sociale sul tema delle trasformazioni in atto sul territorio in un’epoca di globalizzazione. Tra i documenti fondamentali per lo studio del territorio italiano è dedicata una sezione agli atlanti fotografici delle città, ai testi di studiosi come Bernardo Secchi, Manfredo Tafuri, Bruno Zevi, Vittorio Gregotti e molti altri. Connecting Cultures sta inoltre realizzando un progetto di ricerca interdisciplinare sul Parco Agricolo Sud Milano per fotografarne la percezione comune, mappare il suo patrimonio ambientale, naturalistico, culturale ed architettonico.
FONDAZIONE CARIPLO - 2010 “Valorizzare il patrimonio culturale attraverso la gestione integrata dei beni”
Archivio di Stato di Milano Via Senato 10, Milano, tel 02 7742161 www.archiviodistatomilano.it Il patrimonio dell’archivio è costituito da documentazione che testimonia tutte le tappe della storia di Milano, dall’età longobarda all’età contemporanea.
negativi e documenti cartacei databili dal 1904 al 1973. Si tratta in particolare di vedute della città di Milano e di reportage o campagne fotografiche commissionate a Sommariva dal Touring Club Italiano; 4. Raccolta di Stampe: xilografie, incisioni a bulino, litografie databili dal XV al XIX secolo; 5. Cartoline storiche: circa 15.000 esemplari della prima metà del XX secolo, in gran parte stampate a Milano;
REL. ILL.
Biblioteca della Fondazione Giangiacomo Feltrinelli Via Gian Domenico Romagnosi 3, Milano, tel. 02 874175 biblioteca@fondazionefeltrinelli.it La Biblioteca conserva numerosi volumi di storia e cultura locali, tra i quali: 1. una copia del Trattato della seminazione de' campi e della coltivazione de' prati di Giambattista Ratti, dato alle stampe a Casale, nella stamperia di Gio. Antonio Meardi, nel 1764. Biblioteca dell’Associazione culturale Famiglia Meneghina Via San Paolo 10, Milano, tel. 02 76005705 Conserva un patrimonio librario specializzato sull’area milanese, che comprende numerose guide, volumi di scienze naturali, letteratura e periodici. Circolo Filologico Milanese, Biblioteca Via Clerici 10, Milano, tel. 02 86462689 La biblioteca possiede oltre 100.000 volumi con una specifica sezione di cultura milanese, una sezione periodici e una di audiovisivi.
Archivio del Consorzio di Bonifica Est Ticino Villoresi (ETVilloresi) Sede centrale: Via Lodovico Ariosto, 30, 20145 Milano tel. 02 48561301, fax 02 48013031, e-mail: info@etvilloresi.it Il Consorzio di Bonifica Est Ticino-Villoresi (ETVilloresi) è un ente pubblico economico a carattere associativo, erede del Consorzio canali dell’Alta Lombardia costituito nel 1872 sui terreni irrigati dal futuro Canale Villoresi, istituito come risultato di un lungo processo che ha portato alla fusione dei preesistenti Consorzio di Bonifica Eugenio Villoresi e Consorzio di Bonifica del Basso Pavese.
5. LE ISTITUZIONI CULTURALI E LE RACCOLTE. COSTITUZIONE DI UNA RETE DI COLLABORAZION E DI AZIONI DI VALORIZZAZIONE DELLE POTENZIALITA’ 5.1 Le istituzioni culturali esistenti a Milano. Le potenzialità (archivi, biblioteche, musei d’arte, di storia, di scienza, etc.).
PARTE PRIMA Per un distretto agricolo - culturale milanese (D.A.C.M)
BIBLIOTECHE/ARCHIVI
Musei Civici di Monza Viale Brianza 2, Monza, tel. 039 384837, e-mail: beniculturali@comune.monza.mi.it Nelle raccolte sono confluite le opere della Pinacoteca Civica e del Museo dell'Arengario., il cui nucleo ottocentesco è frutto di donazioni private, in particolare di famiglie eredi di pittori monzesi. Nella seconda metà dell'Ottocento a Monza si forma una piccola "scuola", che gravita intorno alla figura di Mosè Bianchi, il cui tema privilegiato è la campagna brianzola. Anche Pompeo Mariani ed Emilio Borsa sono pittori attivi sul versante delle scene all'aperto e dei paesaggi naturali, mentre le opere di Eugenio Spreafico attestano un suo interesse per la descrizione ambientale, in cui il dato naturalistico viene evocato il contesto sociale ed economico dell'epoca. Accademia Carrara di Bergamo Palazzo della Ragione, Bergamo - città alta, tel. 035 399677 Fondato sul nucleo collezionistico di Giacomo Carrara, il Museo ha continuato a incrementare il proprio patrimonio grazie ad acquisizioni e donazioni da parte del qualificato collezionismo privato legato alla città e possiede attualmente milleottocento dipinti, databili tra il XV e il XIX secolo. Tra questi si segnalano circa 30 dipinti di paesaggio di Bordon, Carlevarijs, Fontanesi, Hoett il Vecchio, Girolamo da Santacroce, Marini, Michau, Piccio. Galleria dell’Accademia Tadini, Bergamo Galleria Via Tadini 40, Bergamo; uffici p.za Garibaldi 5, Lovere (BG), tel. 035 962780 Sorta sulla spinta del vivace dibattito sulla funzione educativa del museo sostenuto da istanze di tipo illuminista e da un forte senso civico che vede nascere, tra Sette e Ottocento, “stabilimenti” o “istituti” di Belle arti di origine privata come l’Accademia Carrara a Bergamo (1795), la Pinacoteca di Paolo Tosio a Brescia (1832), lo Stabilimento di belle arti Malaspina a Pavia (1833), l’Accademia Tadini tuttora uniscxe nella sede originaria, le collezioni, la biblioteca e l’archivio del collezionista. La Galleria rappresenta una significativa testimonianza del collezionismo privato lombardo tra Sette e Ottocento con opere di Paris Bordon, Vincenzo Civerchio, Giovanni Battista Barbelli, Tommaso Pombioli provenienti da Crema. Museo Diotti, Casalmaggiore, Cremona Via Formis 17, Casalmaggiore (Cremona), tel. 0375 200416 Museo che valorizza uno dei momenti culturali più fecondi della storia di Casalmaggiore con il recupero della casa del pittore Giuseppe Diotti (1779-1846), luogo di esposizione della sua raccolta d’arte, nonché accademia privata frequentata da pittori locali orientati prevalentemente verso la pittura di paesaggio. Civico museo d’arte moderna e contemporanea Castello di Masnago, Varese Via Cola di Rienzo 42, Varese, tel. 0332 820409 Il museo permanente è allestito nella parte medioevale dell’edificio che restituisce un interessante spaccato del gusto e della cultura collezionistica locale, specie ottocentesca e del primo Novecento, con artisti legati al territorio quali Giuseppe Montanari, Innocente Salvini, Domenico De Bernardi e Leo Spaventa Filippi. Musei Civici del Castello Visconteo, Pavia Viale XI Febbraio, Pavia, tel. 0382 33853/304816 La Pinacoteca, intitolata al fondatore dei Musei, marchese Luigi Malaspina, si è arricchita nel 2000 della “Quadreria dell’Ottocento”, di cui si segnalano una settantina di dipinti pertinenti a un percorso cronologico che va dal Neoclassicismo (la prima opera, “Paesaggio invernale” di Fidanza, è datata 1795) al Simbolismo, attraverso il genius loci della pittura ottocentesca, traduttore delle istanze civili e patriottiche dei democratici pavesi. Museo del Paesaggio Via Ruga 44, Verbania Raccoglie le collezioni di dipinti raffiguranti il paesaggio lacustre e montano del Verbano e delle aree adiacenti che consentono di conoscere vari aspetti dell’arte e della storia del territorio provinciale. Il centro studi del paesaggio si compone di quattro sezioni, che sviluppano studi e attività diversificate in relazione alle varie componenti del paesaggio: 1. aspetti storici e morfologici del paesaggio; 2. tutela e trasformazione del paesaggio; 3. immagine urbana; 4. archivio ville e giardini.
MUSEI di etnografia, storia, scienze e cultura contadine Museo Civico Carlo Verri di Biassono Cascina Cossa, Via San Martino 1, Biassono (MI), tel. 039 2201077 cel. 3343422482 Conserva una ricca collezione etnografica di oggetti di cultura popolare, di uso domestico, costumi, strumenti e attrezzi di lavoro. L’esposizione segue un criterio tematico per gli aspetti etnografici, cronologico e per cultura di origine, sia per la sezione didattica che per quella del materiale di provenienza locale. Conserva inoltre una ricca collezioni libraria ed archivistica, in cui si segnalano due opere di Carlo Verri, agronomo illuminato e innovatore delle tecniche di coltivazione, che trattano della vite e del vino: Saggio di agricoltura pratica sulla coltivazione delle viti, date alle stampe nel 1803, e Del vino discorsi quattro uscito postumo vent’anni più tardi nel 1823. Museo Storico Civico di Arti e Professioni Cuggionesi Piazza XXV Aprile, Cuggiono (MI), tel. 02 97240570, e-mail info@cuggiono.org Il museo è situato nei locali della cucina di villa Annoni e documenta la vita e il lavoro della civiltà contadina locale attraverso vecchi attrezzi agricoli e artigianali e la storia di Cuggiono dal Settecento a oggi con fotografie e cimeli vari. Museo nazionale del Trattore Agricolo di Senago (MI) Via G. Brodolini 2, Senago (MI) Il museo, fondato negli anni Ottanta da Giancarlo Tosi, è situato in un ampio capannone presso l'omonima azienda agricola. Raccoglie un centinaio di trattori delle marche più importanti che testimoniano l'evoluzione del lavoro nelle campagne dagli inizi alla metà del Novecento.
Museo Agricolo di Ronco Briantino Piazza Dante, Ronco Briantino (Monza e Brianza), tel. 039 6079023/18 e-mail museo.agricolo@comune.roncobriantino.mi.it Il museo, ospitato nei locali del Comune di Ronco Briantino (Milano), offre una testimonianza delle usanze e delle tradizioni della comunità contadina locale attraverso una raccolta di strumenti di lavoro e oggetti quotidiani di vario genere (arredi, suppellettili). Allestito nel 1981, conserva circa 400 pezzi, di cui 250 catalogati e descritti in dialetto brianzolo, grazie al coinvolgimento di contadini ronchesi che hanno contribuito a ricostruire la memoria storica del luogo. Piccolo Museo di Usi e Costumi Aicurzio (Milano) - Villa Comunale, via Ferris, 5, tel. 039 6900067 Conserva materiali di vario genere: attrezzi e utensili da lavoro, costumi tradizionali. Museo agricolo “Angelo Masperi” di Albairate Via C. Battisti 2, Albairate (MI), tel. 02 94981329 Il museo si trova presso la Cascina Salcano, in un ala originariamente utilizzata come caseificio. Ricco di strumenti di lavoro e di macchine agricole è anche sede di una “casera” cioè un edificio adibito alla lavorazione del latte. All’interno del museo si possono trovare vere e proprie testimonianze della vita e del lavoro dei campi che fino a non molti decenni or sono, caratterizzava Albairate e tutto il territorio circostante. Inclusa nel cortile del Palazzo Comunale, nell’area del Museo Agricolo, si trova la “Giassera” (ghiacciaia), strumento utilizzato dai contadini per la conservazione del ghiaccio durante il periodo estivo. Museo etnologico di Monza e Brianza, Mulino Colombo Viale Brianza 2 (Villa Reale), Monza, tel. 039 380244, e-mail www.memb.mi.it Associazione di volontariato culturale che opera per la costituzione di un Museo del Territorio raccogliendo e schedando documenti, macchine e oggetti, promuovendo mostre e manifestazioni, collaborando con le scuole. In attesa di un luogo adeguato all'apertura al pubblico delle raccolte, il museo ha a disposizione un piccolo Mulino nel Centro Storico di Monza dove vengono allestite mostre e organizzate attività con le scuole di tutto il territorio. Museo Popoli e Culture Via Mosé Bianchi 94, Milano, tel. 02 43 822 379 Scopo del Museo è quello di raccontare soprattutto la vita, ma anche la cultura, i valori, le credenze dei popoli attraverso i loro prodotti artigianali e artistici, stimolando nel visitatore il desiderio di scoprire la complessa articolazione del mondo umano, per prendervi parte con intelligenza e rispetto. Raccolta dell'Avifauna Lombarda Via Perego, 1, Arosio (CO), tel. 031 762162 Museo Etnografico Lega della Cultura a Zorlesco di Casalpusterlengo (LO) Piazza del Popolo 22, Casalpusterlengo (LO), tel.0377 92331 Museo Lombardo di Storia dell'Agricoltura di Sant'Angelo Lodigiano (LO) Direzione: c/o Centro Studi di Museologia Agraria, via Celoria 2, Milano, tel. 02 6687822 - Fondazione Morando Bolognini, Piazza Bolognini 2, Sant'Angelo Lodigiano, tel. 0371 211140/41 Allestito nelle ex stalle del castello Bolognini, il museo ricostruisce la storia dell'agricoltura e la vita dei contadini nelle varie epoche e nelle varie culture. Vi sono esposte macchine agricole diverse, dalle più arcaiche fino alla meccanizzazione, e la ricostruzione di ambienti domestici. Museo della civiltà contadina a Cavenago d’Adda Piazza Matteotti 1, Cavenago d'Adda, tel. 0371 70031 Il Museo, allestito in ampie sale situate al primo piano del palazzo municipale di Cavenago d'Adda, ospita oltre quattromila pezzi collegati alla coltivazione dei campi (falci, erpici, zappe, roncole, badili, ecc.), alla vita sul fiume Adda (un grande barcone dei cavatori di ghiaia, reti e canne per la pesca), all'allevamento del bestiame (abbeveratoi, catene, oggetti per la mungitura e per la pulizia delle vacche), alla coltura della vite, alla lavorazione del latte, all'allevamento dei bachi da seta, all'artigianato agricolo (seghe, martelli, mazze, attrezzi provenienti dalle offine del fabbro ferraio, ecc.). Museo del pane a Sant’Angelo Lodigiano Piazza Bolognini 2, Sant'Angelo Lodigiano, tel. 0371 211140/41 Allestito al primo piano del Castello Visconteo Morando Bolognini, espone i cereali, materia prima per i diversi "pani" del mondo, e illustra con numerosi attrezzi le modalità per coltivare il grano, per raccoglierlo, per macinarlo, per fare il pane. Di particolare interesse è il "trebbiatoio Bolognini" realizzato nel 1854 dal conte Gian Giacomo Attendolo Bolognini, esempio di prima modernizzazione per la trebbiatura del grano. Museo della civiltà contadina, Bagnolo San Vito - Medio Mantovano (MN) Biblioteca/ Pro Loco tel. 0376 415614, e-mail info@prolocobagnolosanvito.it Il museo è situato in un’antica corte agricola e conserva una ricca raccolta etnografica che, attraverso un progetto didattico strutturato espone foto e documenti d’epoca, giocattoli, reperti relativi al vestiario, alla tessitura e ai vecchi mestieri scomparsi, mezzi di trasporto abbinati alle attività agricole e artigianali. Museo della civiltà contadina di Quingentole (MN) Piazza Italia (c/o Palazzo Comunale) 24, Quingentole, tel. 0386 42141 Il museo familiare dell'antica civiltà contadina conserva una raccolta di trattori Landini d'epoca e altri macchinari o attrezzi da lavoro. L'archivio storico fotografico del Comune è stato allestito nel 1996, raccogliendo il materiale donato nel corso degli anni da privati cittadini. Si compone di oltre 1400 foto che sono state catalogate e suddivise in sezioni
Museo della Cultura Popolare Padana di San Benedetto Po (MN) Piazza Teofilo Folengo 22, San Benedetto Po (MN) Il Museo della cultura popolare padana è costituito da circa 10.000 oggetti, divisi in sezioni, da una biblioteca specializzata in etnografia e antropologia padana, ricostruzioni di attività, lavori, ambienti del popolo padano. Ospita materiale etnografico che riguarda l'artigianato, il lavoro, la vita quotidiana, l'arte e la cultura della bassa valle del Po. La raccolta comprende una serie di carri agricoli, arnesi e tipologie di utensili, attrezzi per la pesca e la navigazione fluviale, ceramiche votive e stampe popolari. Museo Civico di Canneto Sull’Oglio (MN) Piazza Gramsci, Canneto sull'Oglio (MN), tel. 0376 70175 Allestito nell’imponente edificio che domina piazza Gramsci, accoglie la Collezione del giocattolo Giulio Superti Furga, la Collezione d’arte Pietro Mortara e l’Ecomuseo delle Valli Oglio Chiese, divenuto un fondamentale punto di riferimento per la riscoperta e la salvaguardia della cultura del territorio interessato dai due fiumi, che documenta l’antico mestiere dell’ortolano (oggi vivaista) nato in stretta sintonia con il sistema idrico locale, con sezioni dedicate alla casa e la bottega al “rito” e al “costume”, ai riti e miti della tradizione popolare. Museo del Po di Revere (MN) Piazza Castello 12, Revere (MN), tel. 0386 46001 Il museo di Revere raccoglie attrezzi da lavoro, reti da pesca, fiocine, nasse, modelli di rimorchiatori, di battelli fluviali, di un mulino sull'acqua. Sono inoltre esposti volatili e altri animali, carte geografiche di varie epoche. Nella Provincia di Mantova si segnalano inoltre: Raccolta della civiltà contadina a Volta mantovana (MN) Il Museo contadino di Cesare Ruggeri di San Martino all’Argine (MN) Il Museo Agricolo di San Silvestro di Curtatone (MN) Il Museo della casa e dei campi di Viadana (Fraz. Casaletto, MN) Area museale del Monumento alla mondina Corte Grande, Roncoferraro, Medio Mantovano. Si tratta di un imponente edificio risalente al XVII secolo che musealizza la pratica della risicoltura e la sua incidenza nell`organizzazione del territorio e dell`abitato, con gli alloggi per i lavoratori, la vastissima aia da riso, le mura ed i canali di perimetro. Museo Contadino di Villa Illibardi a Montalto Pavese (PV) Fraz. Villa Illibardi, Via G. Musetti,Montalto Pavese, tel. 0383 870230 Realizzato nel 1981 con la collaborazione degli abitanti, occupa un ampio spazio annesso alla chiesa parrocchiale. Conserva antichi attrezzi agricoli ed enologici usati per la coltivazione del grano e dell'uva, utensili di cucina e artigianali catalogati con il nome dialettale e quello italiano Museo di Arte e Tradizione Contadina di Olevano di Lomellina (PV) Via Cesare Battisti 5, Olevano di Lomellina, tel. 0381 690370 Ubicato all'interno di una azienda agricola, conserva circa 1500 pezzi, tra cui oggetti e utensili usati dai contadini della Lomellina, soprattutto nell'allevamento dei bovini e di maiali, macchine agricole dalla fine dell'Ottocento al 1950. Particolarmente interessanti le ricostruzioni dei tipici ambienti rurali: la stalla, le botteghe artigiane, la casa contadina, il porticato con i mezzi agricoli più grossi e pesanti tra cui la mietilega, la trebbiatrice ed il selezionatore di sementi.
Nella Provincia di Bergamo si segnalano inoltre: Museo del falegname "Tino Sana" ad Almenno San Bartolomeo (BG) Museo etnografico dell'Alta Valle Seriana di Ardesio (BG) Museo etnografico di Schilpario (BG) Museo civico etnografico Alta Val Brembana a Valtorta (BG) Nella Provincia di Brescia si segnalano: Il Museo etnografico del ferro e delle arti e tradizioni popolari a Bienno (BS) Il Museo Etnografico della Trinità di Botticino (fraz San Gallo) Il Museo civico Camuno di Breno (BS) Il Museo della civiltà contadina di Calvisano (BS) Il Museo agricolo "Ricci Curbastro" di Capriolo (BS) Il Museo della civiltà contadina di Leno (BS) Il Museo della civiltà contadina di Mairano (BS) "Ossimo ieri" Museo etnografico di Ossimo Superiore (BS) Nella Provincia di Sondrio si segnalano: Sezione etnografica Museo Valtellinese di Storia e Arte (Palazzo Sassi), Sondrio Museo storico-etnografico-naturalistico della Valmalenco a Chiesa Valmalenco Museo del costume tradizionale di Grosio (SO) Museo Civico etnografico-linguistico di Morsegno (SO) Museo etnografico di Teglio (SO) Nella Provincia di Como si segnalano inoltre: Museo apistico di Bregnano (CO) Museo civico etnografico di Premana (CO) Museo civico storico ed etnografico di Primaluna (CO)
FONDAZIONE CARIPLO - 2010 “Valorizzare il patrimonio culturale attraverso la gestione integrata dei beni”
Museo di Fotografia Contemporanea Villa Ghirlanda, Via Frova 10, Cinisello Balsamo (Mi) Il patrimonio fotografico comprende più di un milione di fotografie – stampe in bianco/nero, a colori e negativi – di circa trecento autori italiani e stranieri. L’insieme costituisce uno spaccato significativo della fotografia italiana e straniera dal secondo dopoguerra ad oggi. Nelle collezioni sono presenti temi importanti quali le trasformazioni del paesaggio contemporaneo, la fotografia sociale, la ricerca artistica.
Museo Agricolo della Civiltà Contadina "L. Carminati" San Giuliano Milanese (Milano), presso Cascina Carlotta, tel. 02 9840928 Si tratta di un edificio rurale del XVII secolo votato a luogo di esposizione di strumenti di lavoro e di materiali sulla tradizione popolare agricola di area milanese. I locali ripropongono gli ambienti della casa contadina e i diversi mestieri (ciabattino, falegname, spazzacamino), i cicli del grano, del granturco e del riso, l'allevamento del bestiame, una documentazione sull'infanzia e sui diversi aspetti della vita familiare; un centinaio di dipinti, realizzati da Luisa Carminati, illustrano inoltre i diversi attrezzi utilizzati nel lavoro dei campi e dagli artigiani.
REL. ILL.
Nella Provincia di Cremona si segnalano: Il Museo Civico di Crema e del Cremasco, Crema Il Museo della civiltà contadina di Valpadana presso Cascina Cambonino a Cremona Il Mulino di Sopra di Madignano (CR) Il Museo Etnografico Palazzo Benvenuti a Montodine (CR).
Nella Provincia di Pavia si segnalano inoltre: Il Museo contadino della Bassa Pavese a Cristina Bissone (PV) Il Museo Storico della città di Voghera Museo Storico SAME, Treviglio (BG) Via Cassani 15, Treviglio, tel. 0363 421695 Custodisce materiali di pregio, non di rado in unica copia, che testimoniano la storia della Società, ma è molto di più di un’esposizione di trattori: alcune tra le più importanti tappe della meccanizzazione agricola vi sono rappresentate attraverso prototipi e macchine di serie in perfetto stato di conservazione, materiale originale, testuale e iconografico Museo della Civiltà Contadina di Verdello (BG) via 11 Febbraio , Verdello, tel.035 4191415 Il museo, fondato nel 1981, è collocato nel Palazzo Comunale e accoglie oggetti e attrezzi usati per i lavori artigianali e agricoli (viticoltura e lavorazione del latte). Museo Etnografico della Valle, Zogno (BG) Via Furietti, 1, Zogno, tel. 0345 91473 Il museo, sorto per iniziativa privata locale, è stato allestito nel cinquecentesco palazzo del cardinale Furietti. La raccolta è costituita da strumenti di lavoro e oggetti d'uso relativi ai divertimenti, ai giochi, alla vita domestica e alle attività agricole, casearie e artigianali soprattutto della valle Brembana.
5. LE ISTITUZIONI CULTURALI E LE RACCOLTE. COSTITUZIONE DI UNA RETE DI COLLABORAZION E DI AZIONI DI VALORIZZAZIONE DELLE POTENZIALITA’ 5.2 Le istituzioni culturali di riferimento in Lombardia.
PARTE PRIMA Per un distretto agricolo - culturale milanese (D.A.C.M)
MUSEI d’Arte e raccolte iconografiche
Museo della Civiltà Contadina 'I Rubat’ Comune di Piscina, tel. 0121-57401 Con sede a Piscina (TO), il museo prende nome dal rubat, un rullo in pietra e legno usato per la trebbiatura, ed espone utensili domestici, macchine agricole, attrezzi da lavoro e per la bachicoltura. Si segnala quindi come di particolare interesse seppure situato in Piemonte. Museo sulla “Vita quotidiana e il lavoro in villa” di Villa Fracanzan Piovene Via San Francesco 2, 36040 Orgiano (VI) Tel. 02 72003658 L’insieme degli ambienti rurali, dei loro arredi e degli attrezzi agricoli costituisce il museo allestito all’interno della barchessa e nei locali della vecchia falegnameria della residenza. Sono esposti tutti gli strumenti in uso nei tempi passati: pialle, seghe, sgorbie, calibri, succhielli, mentre l’abitazione del gastaldo con cucina, camera da letto e del telaio, cantina e locale per il bucato, testimonia la vita contadina nelle aziende agricole della campagna veneta, con numerose macchine e attrezzi del XIX secolo. All’esterno il percorso espositivo si completa con una collezione dei primi motori agricoli e di trattori che riflettono il cambiamento nella lavorazione dei campi negli ultimi cento anni, a seguito del “progresso” e della meccanizzazione.
ECOMUSEI Ecomusei riconosciuti in Provincia di Milano 1. Ecomuseo Adda di Leonardo – Trezzo sull’Adda Villa Gina, Via Padre Calvi 3, Trezzo sull’Adda (MI) 2. Ecomuseo del Paesaggio di Parabiago Ecomuseo del paesaggio – Parabiago Villa Corvini , via S. Maria 27, Parabiago Il centro di documentazione raccoglie la documentazione sul patrimonio immateriale (interviste audio/video, poesie in dialetto, immagini e pubblicazioni). Tra le iniziative dell’ecomuseo si segnala la mappa della comunità, in cui sono segnalati luoghi, personaggi, toponimi, dialetti, piatti tipici, modi di dire e tutto ciò che contraddistingue e rende unica Parabiago e i suoi abitanti. L’ecomuseo sta inoltre realizzando la mappa sonora con le registrazioni dei suoni dei vari luoghi della città e la mappa interrattiva. Infine, l’itinerario virgiliano individua un percorso, partendo dalla lettura delle opere di Virgilio, lungo il quale è possibile ritrovare piante e ambienti naturali che l’autore latino ha citato nelle sue opere, perché da oltre 2000 anni caratterizzano il paesaggio agrario della pianura padana. 3. Ecomuseo Est Ticino. Percorsi tra storia, saperi e mestieri Curia Picta, Via Mazzini 12, Corbetta (materiali non specificati). Ecomuseo della risaia, dei fiumi e del paesaggio rurale mantovano Corso Garibaldi 54, Castel d’Ario (MN), tel. 0376 660140 e-mail info@ecomuseorisofiumipaesaggio.it Riconosciuto dalla Regione Lombardia nel 2008, l’ecomuseo mantovano è rivolto a conoscere, salvaguardare e valorizzare i beni culturali (materiali ed immateriali) presenti nel territorio, promuovendo la conoscenza delle trasformazioni sociali, economiche, culturali e ambientali avvenute nell’area che si estende tra i Comuni di Castel D’Ario, Roncoferraio, Villimpenta, Bagnolo San Vito, San Giorgio, Bigarello, Castelbelforte, valorizzando le tradizioni culturali di quanti abitano, sia da antica che da recente data, nel territorio ecomuseale.
BIBLIOTECHE/ARCHIVI Archivio del Centro di Documentazione Storica, Comune di Cinisello Balsamo Via Frova 10, Cinisello Balsamo (MI), tel. 02 66023535 L’Archivio iconografico attualmente conservato presso il CDS consta di circa 5000 fonti iconografiche (fotografie storiche in originale e riproduzioni di originali provenienti da archivi privati) di grande importanza per lo studio dell’identità storica, culturale, architettonica e sociale della città e del territorio nord milanese. Tutti i materiali sono inventariati e accessibili al pubblico presso gli uffici comunali. Tra i fondi fotografici sono da segnalare circa 50 fotografie storiche di cascine e corti rurali in parte scomparse, ritratti di famiglie contadine, donne in abiti tradizionali. Archivio Nazionale dei cantastorie intitolato a Giovanna Iris Daffini L’archivio ha sede presso il municipio di Motteggiana (MN) (tel. +39 0376 527043/50) e raccoglie materiale prezioso su circa 200 cantastorie provenienti da tutte le regioni d’Italia, sui temi della canzone e delle tradizioni e popolari. Archivio Storico SAME Via Cassani 15, Treviglio (BG), tel. 0363 421253 Sorto nel 2003 per volontà dalla Presidenza della Società, ha il compito di raccogliere, conservare e valorizzare la documentazione storica relativa alla lunga vita della SAME macchine agricole dei Marchi di proprietà del Gruppo. Biblioteca del Museo di Fotografia Contemporanea Villa Ghirlanda, Via Frova 10, Cinisello Balsamo (Mi) La Biblioteca comprende più di 10.000 volumi con monografie dei principali autori della fotografia storica e contemporanea internazionale, cataloghi di mostre personali e collettive, testi teorici e storici, collezioni di riviste italiane e straniere. Biblioteca dell’Accademia di Agricoltura di Torino Palazzo Corbetta Bellini di Lessolo, Via Andrea Doria 10, Torino; Tel. 011 8127470, fax 011 8127470, e-mail: to0323@biblioteche.reteunitaria.piemonte.it L’Accademia possiede un importante patrimonio librario specializzato di notevole rilevanza, caratterizzato oltre che da volumi e articoli vari, da una serie di Atti della Società nei quali sono annotati i progressi dell’agricoltura e i contributi scientifici e tecnici esposti ai Soci durante le riunioni mensili. La biblioteca consta di circa 6000 volumi, 20.000 opuscoli e 900 testate di periodici, delle quali 50 ancora correnti, di argomenti che spaziano dalle scienze agrarie e naturali alla veterinaria, all'economia, alla giurisprudenza, alla meccanica agraria.
Biblioteca dell’Accademia Nazionale di Agricoltura di Bologna Cubiculum Artistarum - Palazzo dell'Archiginnasio Via Castiglione 11, 40124 BOLOGNA tel. 051-268809, fax. 051-263736 La Biblioteca comprende le opere a stampa acquisite dall'Accademia fino dalla sua fondazione, i Rendiconti, le Memorie e gli Annali nonché un gran numero di opere attinenti ai vari settori dell'agricoltura per un complesso di circa 20.000 titoli. Il “fondo antico” , comprende sei “cinquecentine” e 477 opere a stampa, alcune delle quali in più volumi. Biblioteca – Archivio dell’Istituto “Alcide Cervi” Via Fratelli Cervi 9, 42043 Gattatico (Reggio Emilia), tel 0522 678356, fax 0522 477491; e-mail: istituto@fratellicervi.it e-mail: biblioteca-archivio@emiliosereni. La Biblioteca dell’istituto “Alcide Cervi” comprende la Biblioteca del Museo Cervi, la Biblioteca di Emilio Sereni, l’Archivio Storico nazionale dei Movimenti contadini italiani e il Fondo Emilio Sereni. La Biblioteca raccoglie e organizza un patrimonio documentario, librario ed archivistico di grande valore per la storia dell'agricoltura, della società rurale e dei movimenti contadini, italiani, europei ed extraeuropei. La Biblioteca del Museo Cervi conserva circa 5000 volumi, frutto degli acquisti dell'Istituto Cervi e di numerose donazioni che ogni anno associazioni, enti, istituzioni, visitatori hanno lasciato al Museo. La Biblioteca Archivio di Emilio Sereni raccoglie più di 15.000 volumi di agricoltura, sulla storia del movimento contadino, di sociologia ed etnologia rurale, di storia del paesaggio agrario, oltre a numerose opere generali di storia agraria regionale e locale. L'Archivio storico nazionale dei Movimenti contadini italiani raccoglie e organizza i materiali documentari affidati in donazione o in deposito all'Istituto Alcide Cervi da organizzazioni politiche, sindacali e da privati, attinenti alla storia dei movimenti contadini italiani dalle origini ai nostri giorni.
CENTRI STUDI e ALTRO Centro Documentazione Storica Via Frova 10, Cinisello Balsamo (MI) Tel. 02 – 66023535 e-mail: cds@comune.cinisello-balsamo.mi.it Sorto nel 1994 all’interno del Settore Cultura del Comune di Cinisello Balsamo, il CDS promuove studi e ricerche sulla storia locale e sui beni culturali presenti sul territorio cittadino e nell’alto milanese. Il Centrostudi raccoglie e inventaria materiali documentari e iconografici, organizza incontri e seminari, produce pubblicazioni scientifiche didattiche sull’evoluzione del territorio del Nord-Milano e sulla realtà sociale, urbanistica contemporanea della città. A partire dal 1998, uno specifico Settore di Studi sul Giardino e il Paesaggio ha prodotto numerosi studi e convegni di rilevanza internazionale. Centro Studi Valle Imagna Viale Vittorio Veneto 148, S.Omobono Terme (BG) tel. 328 1829993 e-mail: info@centrostudivalleimagna.it Il Centro Studi è un'associazione culturale libera, un centro di documentazione ambientale dell'antica civiltà contadina della Lombardia. Ha sede a S.Omobono Terme (BG). Fondazione Sartirana della Civiltà Contadina Castello Arborio Gattinara (Fondazione di Studi della Lomellina), Piazza Lodovico da Breme 4/6, Sartirana Lomellina, tel. 0384 800804/10 www.fondazionesartiranarte.com Il castello di Arborio Gattinara (Fondazione di studi della Lomellina) ospita oggi il Centro Studi della Lomellina che realizza oggetti d’artigianato, grafica d'arte, oggetti di cultura contadina, promuovendo importanti mostre di rilievo internazionale. Fondazione Fojanini a Sondrio Via Valeriana 32, Sondrio, tel. 0342 512954 Promuove la ricerca scientifica nelle discipline agricole, illustrando le pratiche della frutticoltura, viticoltura, analisi vino, apicoltura, foraggicoltura, difesa fitosanitaria, alpicoltura e suolo. Si può scrivere un'e-mail per ottenere velocemente la consulenza e l'assistenza desiderate ed è possibile consultare l'elenco delle news e bollettini agrometeorologici costantemente aggiornati. Istituto “Alcide Cervi” Via Fratelli Cervi 9, 42043 Gattatico (Reggio Emilia), tel 0522 678356, fax 0522 477491; e-mail: istituto@fratellicervi.it L'Istituto Alcide Cervi è impegnato dal 2009 nella ricerca sul tema del paesaggio agrario, nella valorizzazione e nello sviluppo delle ricerche condotte da Emilio Sereni - uno dei più autorevoli studiosi italiani del mondo contadino. Promuove inoltre corsi e seminari sul tema del paesaggio. Fondazione Cesare Pavese Piazza Confraternita 1, Santo Stefano Belbo (CN), tel. 0141 1849000 Il Centro Studi "Cesare Pavese" di Santo Stefano Belbo (CN) opera d'intesa con la Regione Piemonte, promuovendo studi e ricerche sulle tradizioni popolari e sulla civiltà contadina in particolare delle Langhe.
dovevano essere per statuto tutti nobili o grandi possidenti terrieri e "affezionati ed esperti della materia abitanti in città", alcune personalità dotate di ingegno, di mezzi e di iniziativa. Dalla fine del XIX secolo è diventata il polo culturale di Verona e il centro propulsivo e propositivo delle varie attività industriali, commerciali ed agricole, come la celebre Fiera dei Cavalli o la Fiera internazionale dell'agricoltura. Ogni anno l'Accademia di Agricoltura Scienze e Lettere di Verona pubblica il frutto della sua attività nella propria rivista Atti e Memorie, che ha raggiunto nel 2009 il CLXXXI volume (a.a. 2004-2005). La biblioteca, che risale ai primi anni della sua fondazione, consiste di oltre 35000 Accademia Nazionale di Agricoltura Cubiculum Artistarum - Palazzo dell'Archiginnasio Uffici e Biblioteca: Via Castiglione 11, 40124 BOLOGNA tel. 051-268809, fax. 051-263736 Sorta nel 1807 come Società Agraria del Dipartimento del Reno per iniziativa di Filippo Re, professore di Agraria nella Università di Bologna, allo scopo di "promuovere esperienze e metodi di coltura utili al miglioramento dell'agricoltura in generale", nel 1939 assunse il nome di Accademia di Agricoltura, poi integrato (nel 1940) con la qualifica di "Reale" e, nel 1960, con quella di "Nazionale". Accademia dei Georgofili Logge Uffizi Corti, 50122 Firenze, tel: 055212114 - 055213360, fax: 0552302754, email: accademia@georgofili.it L'Accademia dei Georgofili, fondata il 4 giugno 1753, si propone di contribuire al progresso delle scienze e delle loro applicazioni all'agricoltura in senso lato, alla tutela dell'ambiente, del territorio agricolo e allo sviluppo del mondo rurale. I Centri Studi CeSIA, ISAD, CeSAI e CeSQua, ognuno con la propria peculiarietà, contribuiscono allo studio delle problematiche agricole e ambientali. In particolare l’ISAD - Istituto di Studi economici sull’Agro-industria e la Distribuzione dei servizi alla agricoltura - ha per scopo la promozione di iniziative tese a favorire lo scambio di esperienze tra operatori e ricercatori nel campo dell’agricoltura, dell’industria ad essa connessa e della distribuzione Esposizioni permanenti e mostre temporanee documentano la ricchezza del patrimonio di fonti e documenti in possesso dell'Accademia, imparagonabile per la storia agraria
RETI Rete Museale dell' Ottocento lombardo Regione Lombardia – Comune di Milano, Tel +39 0276340809, e-mail: info@rete800lombardo.it La Rete Museale dell'800 Lombardo nasce con l'intenzione di approfondire, attraverso l'analisi trasversale delle collezioni conservate presso Musei e Istruzioni culturali, alcuni temi chiave per la comprensione della cultura storico artistica del XIX secolo, allo scopo di ricostruire le dinamiche con cui gli artisti, i collezionisti e le opere hanno circolato e trovato la loro fortuna.
Accademia di Agricoltura Scienze e Lettere di Verona via Leoncino, 6, Palazzo Erbisti, 37121 Verona tel. 045-8003668, fax 045-8068911, e-mail: aaslvr@libero.it Istituita nel 1768, l'Accademia di Agricoltura di Verona ebbe la fortuna di annoverare tra i propri soci, che
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ReGiS – Rete dei Giardini Storici Sede - coordinamento: Centro Documentazione Storica, Comune di Cinisello Balsamo, via Frova 10, Cinisello Balsamo (MI) www.-retegiardinistorici.com Rete d’informazione, confronto, scambio di esperienze e collaborazione tra tutti i soggetti pubblici, istituzionali e non, che condividono situazioni simili di proprietà o gestione (intesa come conservazione e valorizzazione) di giardini e parchi storici del Nord-Milano e Brianza. Partecipano: Provincia di Milano, Provincia di Monza e Brianza, Soprintendenza BAP di Milano; Politecnico di Milano Centro PaRID – Ricerca e Documentazione internazionale per il Paesaggio, Centro formazione Fondazione Minoprio, Scuola Agraria del Parco di Monza, Comuni di Cesano Maderno, Cinisello Balsamo, Desio, Lainate, Monza, Sesto San Giovanni. Aderiscono: Parco Nord Milano, Associazioni Amici di Villa Litta, Amici del Milanino, Pro-Monza, professionisti, operatori e tecnici del settore. Principali obiettivi sono quelli di costituire elementi del sistema delle architetture vegetali pubbliche e private, urbane e extraurbane, storiche e recenti, all’interno del paesaggio, ai fini di una qualità complessiva dei luoghi di vita delle popolazioni, del mantenimento/costruzione della loro identità. La ReGiS promuove il confronto sulle rispettive esperienze, per trovare soluzioni a problemi diffusi e per attuare progetti di comune interesse. Rete degli Orti Botanici Sede – coordinamento: Bergamo Orto Botanico di Bergamo Gli Orti botanici lombardi sono entità museali che, al pari di altri istituti culturali senza scopo di lucro, hanno carattere permanente, sono al servizio della società e del suo sviluppo. Partecipano: Orto Botanico dell’Università degli Studi di Pavia, Orto Botanico di Brera, Orto Botanico “Cascina Rosa” dell’Università degli Studi di Milano, Orto Botanico di Bergamo, Orto Botanico “E. Ghirardi”. Il loro patrimonio è costituito dalle collezioni vegetali (viventi, essiccate, storiche o recenti) e da altre di valore documentario o museale (disegni, modelli di fiori e frutti, libri botanici, ecc.); in molti casi è rilevante l’architettura (vegetale e minerale) che le ospita (serre, parcelle, vasche, impianti, terreni liberi, edifici, recinzioni, ecc.). Gli Orti botanici curano, incrementano, catalogano e valorizzano le collezioni; sviluppano rapporti di scambio con gli altri orti botanici; attivano iniziative didattiche, educative e di studio rivolte a differenti tipi di pubblico e in particolare alla scuola dell’obbligo; conservano e governano il manufatto architettonico e vegetale che ospita le collezioni e le attività; promuovono ricerche scientifiche, azioni volte alla conservazione della diversità del patrimonio vegetale in situ ed ex situ e collaborano con parchi ed aree protette, nonché con altri organismi dediti alla gestione del territorio e alla conservazione del patrimonio naturale.
5. LE ISTITUZIONI CULTURALI E LE RACCOLTE. Accademia di Agricoltura di Torino COSTITUZIONE DI UNA RETE DI COLLABORAZION E DI Palazzo Corbetta Bellini di Lessolo, Via Andrea Doria 10, Torino; Tel. 011 8127470, fax 011 8127470 L'Accademia di agricoltura nacque come Società Agraria il 24 maggio 1785, per Rescritto sovrano di Vittorio Amedeo III di Savoia, Re di Sardegna. AZIONI DI VALORIZZAZIONE DELLE POTENZIALITA’ Gli scopi della Società sono dichiarati chiaramente nel primo Statuto:"promuovere a pubblico vantaggio la coltivazione dei terreni situati principalmente nei felici domini di S.M., secondo le regole opportune e 5.2 Le istituzioni culturali di riferimento convenevoli alla loro diversa natura" Si trattava cioè di risolvere, ottenendone anche vantaggi economici, i problemi della produzione agricola e dell’occupazione secondo i concetti illuministici e fisiocratici di quel periodo. Dopo il periodo napoleonico divenne l’organo ufficiale di consulenza in materia agraria del Governo in Lombardia ed in altre regioni. piemontese e poi, dopo l’unità, di quello italiano, consulenza che durò fino al 1868, anno in cui venne istituito a Roma il Consiglio Superiore dell’Agricoltura. Nella sede dell’Accademia esiste inoltre una preziosa collezione di pomologia (vedi MUSEI) e una ricca Biblioteca (vedi BIBLIOTECHE).
FONDAZIONE CARIPLO - 2010 “Valorizzare il patrimonio culturale attraverso la gestione integrata dei beni”
Museo della Frutta di Torino Via Pietro Giuria 15 – Torino, tel 011 6708195 Inaugurato il 12 febbraio 2007, Il Museo della frutta «Francesco Garnier Valletti» presenta la collezione di mille e più «frutti artificiali plastici» modellati a fine Ottocento da Francesco Garnier Valletti di proprietà della Sezione operativa di Torino dell’Istituto Sperimentale per la Nutrizione delle Piante di via Ormea 47, di cui ripercorre la vicenda dalla sua costituzione nel 1871 ad oggi, valorizzandone il prezioso patrimonio storico-scientifico. Cuore e centro del Museo è la straordinaria collezione pomologica, costituita da centinaia di varietà di mele, pere, pesche, albicocche, susine, uve, offrendo anche l’opportunità di conoscere la vita e l’opera di Francesco Garnier Valletti, (Giaveno 1808 - Torino 1889), geniale ed eccentrica figura di artigiano, artista, scienziato
Biblioteca dell’Accademia di Agricoltura Scienze e Lettere di Verona via Leoncino, 6, Palazzo Erbisti, 37121 Verona tel. 045-8003668, fax 045-8068911, e-mail: aaslvr@libero.it La biblioteca, che risale ai primi anni della fondazione dell’Accademia, consiste di oltre 35000 monografie, 2050 periodici, 1130 opuscoli, 95 manoscritti, 208 faldoni di atti vari, 78 registri manoscritti, 140 cinquecentine, 8000 edizioni di pregio, di soggetto economico agrario, tra i quali un rapporto sullo stato economico e sociale della provincia veronese di Giovanni Scopoli (1837), le tavole di Filippo Alessandro Gianfilippi sui tipi di pesca praticata sul Lago di Garda (1838), la monumentale monografia di Alfonso Zenetti sulla bonifica delle Grandi Valli Veronesi. Conserva inoltre quasi 3000 incisioni veronesi, 4790 fotografie e cartoline d'epoca veronesi e della provincia veronese, 63 mappe e disegni originali, 1690 audiovisivi. Costituiscono infine la sezione più ricca della biblioteca i periodici, parecchi dei quali in lingua straniera e per lo più riguardanti le scienze naturali e agrarie, in grande maggioranza ottenuti per scambio.
PARTE PRIMA Per un distretto agricolo - culturale milanese (D.A.C.M)
In altre Regioni si segnalano:
Inoltre, se la fondazione di numerosi musei di cultura contadina, o di attrezzi e macchinari agricoli, è un fenomeno relativamente recente un po’ in tutta Europa, già a partire dai primi decenni del XX secolo si era sentita la necessità di “ricreare” interi borghi rurali. La ricostruzione filologica di veri e propri villaggi, con cascine, abitazioni e botteghe, si inserisce verosimilmente nel solco di una tradizione che ha avuto i suoi epigoni nelle Grandi Esposizioni Universali, che promuovevano la valorizzazione della “cultura patria” anche mediante una rivisitazione del patrimonio architettonico locale di cui si temeva l’imminente scomparsa o si rilevava il precario stato di conservazione. Recentemente questa preoccupazione ha dato adito a veri e propri “musei” all’aria aperta, accolti dall’ICOM come “open air museums”, che talvolta rischiano di diventare irreali ricostruzioni del passato, assimilabili più a parchi di divertimento che a vere e proprie istituzioni museali. Infine, relativamente a un quadro internazionale dei musei e istituti di conservazione di manufatti, attrezzi e macchinari, abiti tradizionali e oggetti d’uso quotidiano, afferenti alla cultura contadina, si segnala che sarebbe necessario un lavoro di rilevamento più approfondito, che non si limiti a fornire gli estremi per la costituzione di una rete di scambio e confronto tra realtà italiane ed europee, ma miri ad indagare nello specifico le modalità di gestione e le strategie di valorizzazione di un patrimonio che solo negli ultimi anni è stato riconosciuto come di particolare interesse e da tutelare ai fini della ricostruzione delle identità locali dei singoli Paesi.
1. MUSEI DI STORIA DELL’AGRICOLTURA, MANUFATTI E ATTREZZI CONTADINI All’interno del vasto panorama museale francese (circa 600 Musei di storia e cultura contadine), si segnalano: Musée National des Arts et Traditions Populaires 6 avenue du Mahatma Gandhi, 75116 PARIS Tél / fax: 01 44 176063, e-mail: jean-francois.charnier@culture.gouv.fr Promuove lo studio, la conservazione e la valorizzazione del patrimonio rurale sotto tutti gli aspetti, a partire dalle macchine agricole, utensili e manufatti antichi, fino agli edifici e ai paesaggi. Sono restituite tutte le colture tipiche della Francia (viticulture, élevage, plantes textiles, etc.), la foresta, la pesca in acqua dolce, nelle varie epoche storiche. MUSEO DELLA MACCHINA AGRICOLA DI SAINT LOUP Gestito da Associazione F.R.A.M.A.A. –9, Rue du Maître de Forges - Le Bourg - 58200 SAINT-LOUP, tel. 00 33 3 86 39 91 41. E-mail: arlette.vergneaux@framaa.fr Situato nella Nièvre, in Bourgogne a 190 km a Sud di Parigi, il Museo sorge in un ambiente rurale che ne costituisce l’ideale contesto. Aperto nel 1993, il museo, frutto della passione di un gruppo di appassionati permette di scoprire, attraverso l'esposizione più di 100 macchine agricole che datano della fine del XIX secolo agli anni 60, le diverse tecniche, spesso sofisticate, della civiltà contadina storica. Tra i reperti conservati si segnalano il trattore a vapore Robert Bell del 1911, mietitrici e mietitrebbiatrice, vecchi trattori delle più note e diffuse case produttrici francesi: Someca, Société Française, Titan, Cletrac, John Deere, Lanz, Renault, Mc Cormick. Il museo è di particolare interesse perché organizza diverse manifestazioni di rilevanza internazionale, come la RETROMOISSON de Saint-Loup, dedicata alla meccanizzazione agricola di ieri e alle tradizioni rurali, in cui viene mostrato il funzionamento di più di 500 vecchie macchine. Potager et Verger Conservatoires du Musée du Revermont Treffort Cuisiat (01370) Ain (01) Cuisiat, France Tel. 04 74 51 32 42, fax 04 74 51 30 93 www.ain.fr/jcms/int_50614/musee-du-revermont Il frutteto e l’orto del museo (creato nel 1986 e rinnovato nel 2010) illustrano, attraverso circa 650 specie diverse, la ricchezza e l’importanza della varietà e quanto le competenze sul campo e il sapere scientifico contribuiscono alla diffusione delle cultura vegetale e al corretto utilizzo dei prodotti agricoli per fini alimentari, o medici. L’esposizione propone un itinerario ludico-didattico per grandi e piccini attraverso la storia degli uomini che hanno contribuito alla ricchezza del patrimonio vegetale e alla varietà dei frutti, a partire dall’illustre Alphonse Mas: la pomme « croque » pour le boudin aux pommes ou la poire « chaunailles », la pomme « camion » utilisées dans la « paria » et toutes les recettes correspondantes… E’ prevista anche la degustazione della frutta di stagione. Musée Agricole et Viticole des Arts et Traditions Populaires 13 rue de la Cense Flancourt, 51170 FAVEROLLES ET COEMY tél. 03 26974570, e-mail: ajp.caillet@free.fr, web : www.musee-agricole-champagneIl museo de la Ferme de Flancourt è situato in una masseria della fine del XVIII secolo e conserva numerose macchine agricole, utensili e attrezzi contadini, aratri, arredi e mobili regionali. Ferme-Musée de la Forêt Office de Tourisme du Canton de Saint-Trivier-de-Courtes, 58, route de Chalon Espace de la Carronnière, 01560 Saint-Trivier-de-Courtes Tel : +33 (0)4 74307189/7077, e-mail: tourisme.sainttrivier@gmail.com www.fermemuseedelaforet.com. Il monumento storico del XVI secolo è stato trasformato in museo nel 1972 per offrire un quadro storico dell’architettura, degli arredi e degli attrezzi agricoli della Regione. L’esposizione offre anche l’opportunità di visitare un’autentica “ferme bressane” dove si svolgono rivisitazioni di antichi mestieri locali Musée du matériel agricole 21450 LA VILLENEUVE-LES-CONVERS Tel. 03 80 96 21 08 Il museo offre l’opportunità di esplorare la vita rurale attraverso l’esposizione di circa 100 trattori che datano dal 1913 al 1950, con alcuni reperti di eccezionale valore documentario. Sono inoltre esposti attrezzi e macchine agricole di epoche differenti Musée Départemental de la Bresse- domaine des Planons La Mulatière - 01380 Saint-Cyr-sur-Menthon Tél. 03 85 36 31 22 | Fax 03 85 36 37 30 La ricchezza del materiale esposto spazia attorno due edifici di straordinario valore culturale, una tipica fattoria del XV secolo e una struttura museale che illustra il patrimonio etnografico della Regione. Alcuni percorsi all’aperto completano l’offerta ai visitatori che hanno l’opportunità di passeggiare attraverso 20 ettari di territorio in cui riscoprire paesaggi rurali, edifici, allevamento, costume e tradizioni culinarie della cultura contadina.
Musée départemental du bugey-valromey 01260 Lochieu, Tel.: 04 79875223 Il museo, situato a Lochieu, a sud del Dipartimento dell’Ain, offre una vista eccezionale sulla Valromey. La struttura espositiva, di epoca rinascimentale, conserva la più ricca collezione di manufatti in legno della Francia.
dell’antico cammino romano Clermont-Ferrand à Autun. Musée Charolais du Machinisme Agricole Le Bourg, 71130 NEUVY-GRANDCHAMP Tel./fax : 03 85 84 25 10, e-mail: le-chaudron@wanadoo.fr Conserva una collezione di più di 400 reperti che spaziano dai trattori, ai motori, macchine a pedali o a vapore. Durante la stagione estiva si organizzano animazioni per i più piccoli con l’ausilio di macchinari agricoli perfettamente funzionanti.
Musée «Traditions et vie» ancien Hôpital et son Apothicairerie Place Saint-Vincent-de-Paul, 01400 Châtillon-sur-Chalaronne Tél. / Fax : 04 74551570, e-mail : musee-traditions-et-vie@wanadoo.fr Aperto nel 1996, il museo propone un itinerario attraverso l’esperienza di una giovane componente di una famiglia contadina. L’esperienza del quotidiano è restituita attraverso i racconti, ma anche mediante l’esposizione di oggetti e manufatti di cultura locale, attrezzi agricoli, mobili e costumi tradizionali.
Musée Buyer – Histoire de la Machine Agricole Ancienne chapelle du couvent des sœurs, 69510 Rontalon Tél. +33 478440742 Il museo conserva numerosi reperti che permettono di ricostruire la storia dei macchinari agricoli a partire dalla produzione di Valus Gaulois. Il patrimonio proviene dal lascito di M. Paul Buyer, originario di Rontalon, che ha destinato la sua raccolta alla collettività per garantire la trasmissione delle conoscenze sulla cultura contadina locale alle generazioni future
Musée des Traditions Bugistes Maison de Pays 7, av. de l'Europe, 01230 Saint-Rambert-en-Bugey Il museo permette di rapportare passato e presente attraverso una ricca collezione di manufatti che dimostrano come la vita contadina sia cambiata nel corso dei secoli.
2. OPEN AIR MUSEUMS
Musée de la Vigne et du Vin 3 rue Saint-Georges, 02650 FOSSOY Tel. 03 23719047, fax 03 23718891, e-mail: varocien@aol.com Il museo espone una collezione privata dedicata alla coltivazione della vite e alla produzione del vino. Musée Régional du Machinisme Agricole, La Ferté Milon 68 bis Chaussée, 02460 La Ferté Milon Tel. 03 23962985 Il museo offre un panorama completo degli strumenti utilizzati in agricoltura fin dalla Preistoria, per far comprendere l’evoluzione delle tecniche agricole fino ai nostri giorni. La collezione comprende macchine a vapore e una ricca esposizione di trattori antichi rimessi in funzione. Musée de l'Agriculture Catalane Saint Michel de Llotes – 66130 Tel. 04 68847640, e-mail: musee.agriculture@libertysurf.fr Il museo offre un quadro dell’agricoltura catalana attraverso gli attrezzi e i macchinari agricoli proposti in un itinerario ludico-didattico accattivante anche per i visitatori più giovani. In 6 sale espositive sono restituite le pratiche della coltura dei cereali, la viticoltura e le colture di olive e alberi fruttiferi. Musée Conservatoire de la Vie Agricole et Rurale 70 rue des Jacobins, Amien – 80000 Tel. 03 22957397, e-mail: contact@ombelliscience.fr Il Museo, comunemente chiamato Musée Campagne Aventure,ha sede in un’antica fattoria del Secondo Impero. Attraverso un itinerario di 650 metri il visitatore riscopre l’agricoltura, la vita quotidiana e i mestieri contadini locali del XIX e XX secolo. Musée du Patrimoine du Pays Royannais Service Culture et Patrimoine, 107 avenue Rochefort, 17200 ROYAN Tél. 05 46221920 Il museo conserva una ricca collezione di manufatti di cultura locale, in cui coesistono tradizione e modernità. Il percorso si articola attraverso l’esposizione di documenti antichi, oggetti d’uso comune, attrezzi, macchinari ed edifici recuperati, come un vecchio mulino della zona. Musée de l’Agriculture et du Sabot Rue Roger Dégoulange, 03250 Le Mayet de Montagne Tél. 04 70593667, fax 04 70597429. Oltre ad esporre una ricca raccolta di trattori e macchine agricole, il museo offre l’opportunità di rivisitare le tecniche artigianali di fabbricazione dei tipici “sabots”, calzature da paesano orami divenute anche oggetto d’arredo e elemento decorativo. Musée rural de la Sologne Bourbonnaise La Varenne de l'Hôpital - 03230 – BEAULON, Tel. 04 70427089 Président des Amis du Musée Rural de Beaulon, tel. 04 70209122 Creato nel 1976, il museo conserva reperti relativi all’habitat,m al costume, alle tradizioni e alla lingua locale. Musée de la Vie Rurale E-mail: musee.vierurale@skynet.be Creato nel 1974 all’interno del centro culturale " La Marcotte ", raccoglie documenti, mappe e antiche fotografie (sui temi dell’agricoltura, gli antichi mestieri, la vita contadina, le feste, la scuola, i costumi tradizionali) raccolte grazie alla collaborazione della cittadinanza. Il museo costituisce un istituto di memoria collettiva. Si ritrovano reperti delle attività agricole e artigianali, ma anche la restituzione di aspetti della vita famigliare, associativa e culturale. Musée desArts et Traditions Populaires de Moyenne Provence 15 rue Joseph Roumanille, 83300 Draguignan, tél.: 04 94470572 Il museo, consacrato all’etnografia provenzale, è situato in un antico casolare rurale locale del XVII secolo, trasformato in edificio scolastico e successivamente in convento nel XIX secolo. I temi della collezione spaziano dall’Etnologia, al costume, habitat, mobili e arredi, arti e mestieri, suppellettile religiosa, strumenti e attrezzi vari da lavoro Musée de Normandie Le château - 14 000 CAEN – France tel : 33 (0)2 31304760, fax : 33 (0)2 31304769, e-mail: mdn@ville-caen.fr Il museo conserva una ricca collezione che restituisce l’evoluzione dell’agricoltura normanna dalle origini al XIX secolo. I materiali sono ordinati in varie sezioni, che vanno dalle “tecniche agricole”, fino alla “messa in opera”, con l’esposizione di macchinari, attrezzi e utensili d’uso quotidiano. Musée Agricole de Botans 5, rue de Dorans - 90400 BOTANS, Tél. 03 84365204 / 56 07 90 E-mail museeagricole.botans@free.fr, http://museeagricole.botans.free.fr All’interno di un’antica fattoria si può ripercorrere l’evoluzione del lavoro contadino attraverso una ricca collezione di utensili e macchine agricole Musée de l’agriculture d’antan, Saint Clément, e-mail: ot.mayet-montagne@wanadoo.fr Musée rural Montacutain Le Bourg, 03150 MONTAIGU-LE-BLIN, Tél. 04 70437084 Il museo propone visite guidate alla ricca collezione di attrezzi agricoli e artigianato locale. Valorizza le tracce
I primi musei all'aperto sono stati istituiti in Scandinavia verso le fine del XIX secolo, ma ben presto l'idea si è diffusa nel resto dell'Europa e del Nord America. I musei all'aperto possono essere musei-villaggi, musei-fattoria, musei viventi di storia, e musei di costume. Per una storia dei musei all'aperto si rimanda all’opera editoriale di Sten Rentzhog: Open air museums. The history and future of a visionary idea. Tra le più importanti istituzioni museali europee si segnalano: Skansen, Stoccolma (Svezia) Djurgårdsslätten 49, 115 93 Stockholm, Sverige Tel. 08-442 80 00 www.skansen.se Aperta nel 1891, Skansen è la più importante attrazione di Stoccolma. Qui sono state riprodotte più di 150 tra case e fattorie provenienti da ogni parte della Svezia. Il percorso turistico offre l’opportunità di ripercorrere la storia del paese attraverso ambientazioni del vivere quotidiano nelle fattorie, nelle botteghe artigianali, tra le vie di borghi ormai scomparsi o irrimediabilmente trasformati. Viimsi Vabaõhumuuseum, Open air museum di Tallin (Estonia) L’area espositiva all’aperto permette di svolgere un viaggio ideale nella vecchia Estonia rurale del passato. Il parco immerso nella foresta è ricco di fabbricati agricoli (del XVIII secolo), mulini a vento, chiese di legno, villaggi, in cui è possibile vedere la gente che vive e lavora come una volta.
FONDAZIONE CARIPLO - 2010 “Valorizzare il patrimonio culturale attraverso la gestione integrata dei beni”
In Europa, la presenza di musei di storia e cultura contadine si registra soprattutto in quei Paesi, come la Francia, che conservano ampie aree di paesaggio rurale e mantengono viva la tradizione di pratiche agricole ormai secolari. Per tale motivo, piuttosto che fornire una mappatura sommaria degli istituti museali europei, si è scelto di proporre un quadro esaustivo dei musei e istituti di conservazione e valorizzazione dell’ingente patrimonio francese.
Musée De La Châtaigneraie Musée Châtaigneraie sq François André, 07260 Joyeuse Tel. 08 99233235
REL. ILL.
Ballenberg Open-Air Museum (Svizzera) Il museo all'aria aperta Ballenberg è situato in una valle inserita nella catena montuosa delle Alpi. E' costituito da edifici provenienti da tutte le parti del paese, ricostruiti fedelmente per fornire un quadro esaustivo della vita quotidiana contadina locale. Si ricordano inoltre: • Museo Nazionale di Storia St Fagans, Cardiff, Galles • Amberley Working Museum, Amberley, West Sussex, Inghilterra • Beamish, North of England Open Air Museum, Beamish, County Durham, Inghilterra • Black Country Living Museum, Dudley, Wolverhampton, West Midlands, Inghilterra • Blists Hill Victorian Town, Telford, Shropshire, Inghilterra • Cogges Manor Farm Museum, Witney, Oxfordshire, Inghilterra • Little Woodham, Gosport, Hampshire, Inghilterra • Nederlands Openluchtmuseum (openluchtmuseum.nl), Arnhem, Paesi Bassi • Zuiderzeemuseum, Enkhuizen, Paesi Bassi • Open Air Museum Bokrijk, Belgio, Fiandre • Roscheider Hof, Germany • Deutsch-Deutsches Museum Mödlareuth, Mödlareuth, Germania - Museo riguardante il confine Germania Est-Germania Ovest • Den Gamle By ("La città vecchia"), Århus, Danimarca • Jamtli, Östersund, Svezia • Kulturen, Lund, Svezia • Norsk Folkemuseum, Oslo, Norvegia • Maihaugen, Lillehammer, Norvegia - Museo etnografico • Luostarinmäki, Turku, Finlandia • Seurasaari Open-Air Museum, Seurasaari, Helsinki, Finlandia • Eesti Vabaõhumuuseum, Rocca al Mare, presso Tallinn, Estonia • Etar Architectural-Ethnographic Complex, Gabrovo, Bulgaria • Narrow Gauge Railway Museum in Wenecja vicino a Żnin, Polonia • Valašské národopisné muzeum, Rožnov pod Radhoštěm, Repubblica Ceca • Hanácký skanzen , Příkazy, Repubblica Ceca • Museum lidových staveb, Kouřim, Repubblica Ceca • Polabské národopisné muzeum (Museo Etnografico della regione di Polabí), Repubblica Ceca - il museo all'aperto più antico dell'Europa Orientale e Centrale • Drvengrad (Mećavnik, Küstendorf ), Mokra Gora (Zlatibor), Serbia • Staro selo (Museo all'aperto Il villaggio antico), Sirogojno (Zlatibor), Serbia
5. LE ISTITUZIONI CULTURALI E LE RACCOLTE. COSTITUZIONE DI UNA RETE DI COLLABORAZION E DI AZIONI DI VALORIZZAZIONE DELLE POTENZIALITA’ 5.2 Le istituzioni culturali di riferimento in ambito internazionale.
PARTE PRIMA Per un distretto agricolo - culturale milanese (D.A.C.M)
AMBITO INTERNAZIONALE
Collezione di attrezzi e macchinari agricoli della Cascina Lodovica, Oreno di Vimercate. Tenuta di campagna voluta da Lodovica Gallarati Scotti, sposa di Gian Carlo Borromeo, attualmente di proprietà Crippa, rappresenta lo stile tipico delle cascine lombarde a pianta rettangolare, con corte quadrata. Oggi sede di cerimonie, esposizioni ed eventi culturali, ospita una preziosa collezione di carrozze d’epoca, una scuderia, una ricca biblioteca con esemplari antichi e di pregio e soprattutto una collezione privata di macchinari e attrezzi agricoli assegnabili a un periodo che va dal XVI-XIX secolo. Nel parco secolare, in gran parte destinato a colture agricole, è in fase di attuazione la realizzazione di un’area destinata a vigneto. Sono proposte visite didattiche. Collezione di artigianato lombardo Angelo Faccio. Accolta nell'ex chiesa quattrocentesca di San Michele, che ripercorre la storia dell'artigianato locale dalla calzoleria (zoccoli) alla filatura e tessitura (seta, lana, lino), all'allevamento e produzione di latticini, alla vivicoltura con macchinari e attrezzi di lavoro manuale dal XVIII al XX secolo. Oggi presso il Museo della Civiltà Contadina di Calvisano (BS).
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Collezione di costumi tradizionali e manufatti di cultura locale - Varé Giuseppina, Cinisello Balsamo. Consta di più di 300 manufatti relativi all’abbigliamento popolare tradizionale di area nord-milanese di un periodo compreso fra i secoli XVIII e XX: testimonianze tangibili dell'identità e della tradizione locale, del gusto legato a tessuti, materiali e disegni tipici della cultura contadina ottocentesca.
REL. ILL.
Collezione di oggetti di tradizione e cultura popolare "Braga Mario" La collezione privata di Manerbio (BS), segnalata sul sito tra le collezioni di cultura popolare e tradizioni contadine, raccoglie numerosi reperti del settore.
5. LE ISTITUZIONI CULTURALI E LE RACCOLTE. COSTITUZIONE DI UNA RETE DI COLLABORAZION E DI AZIONI DI VALORIZZAZIONE DELLE POTENZIALITA’ 5.3 Le raccolte di beni materiali mobili da valorizzare (abiti, attrezzi agricoli, frutti antichi, etc..) presso privati e istituzioni.
PARTE PRIMA Per un distretto agricolo - culturale milanese (D.A.C.M)
Collezione di frutti artificiali Garnier Valletti Istituto di Coltivazioni Arboree dell’Università degli Studi di Milano L’Istituto di Coltivazioni Arboree dell’Università degli Studi di Milano custodisce 958 modelli di frutti antichi realizzati da Francesco Garnier Valletti (18081889).per fornire ai musei naturalistici e alle scuole collezioni di frutti artificiali a supporto dell’insegnamento pomologico. Una vera e propria produzione in serie, rigorosamente scientifica ed esaustivamente rappresentativa delle specie frutticole e viticole del tempo, consistente in 1200 varietà di frutti e 600 di uve, di cui si ha menzione nei cataloghi realizzati dall’autore. Di questa ricchissima produzione sono sopravvissuti sei insiemi: oltre agli esemplari conservati dall’Istituto Sperimentale per la Nutrizione delle Piante di Torino – ora al Museo della Frutta - sono attualmente note soltanto altre cinque collezioni, conservate presso l’Accademia di Agricoltura di Torino (raccolta di quasi 700 pezzi), l’Istituto Tecnico Agrario “Augusto Ciuffelli” di Todi, una a Milano e due a Firenze: una all’Istituto Tecnico Agrario, l’altra presso la Società Toscana di Orticoltura.
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Le aree territoriali – mappe e descrizioni relative al paesaggio agrario storico, fonti archivistiche, fonti iconografiche (dipinti, stampe, fotografie storiche, etc.); La casa rurale – cascine, masserie, nuclei rurali adibiti a spazi espositi vi, o ritratti nelle fonti storiche; Il lavoro contadino – macchinari e attrezzi agricoli, finimenti per bestiame, manualistica e cataloghi, fonti iconografiche; La famiglia – le tradizioni orali, il costume, utensileria domestica, arredi.
FONDAZIONE CARIPLO - 2010 “Valorizzare il patrimonio culturale attraverso la gestione integrata dei beni”
Nei materiali conservati si individuano almeno quattro ambiti d’interesse:
REL. ILL.
5. LE ISTITUZIONI CULTURALI E LE RACCOLTE. COSTITUZIONE DI UNA RETE DI COLLABORAZION E DI AZIONI DI VALORIZZAZIONE DELLE POTENZIALITA’ 5.4 Le proposte di valorizzazione in corso.
PARTE PRIMA Per un distretto agricolo - culturale milanese (D.A.C.M)
In sintesi, le proposte di valorizzazione in corso consistono nel recupero di strutture e nuclei di rilevanza storica, o nella creazione di nuovi spazi adibiti all’esposizione dei materiali raccolti attraverso acquisti, lasciti e donazioni da parte di privati. Le proposte di valorizzazione del patrimonio culturale contadino presentate dai vari Istituti museali o Centri Studio si possono riassumere in visite guidate, inventariazione e pubblicazione on-line delle collezioni, progetti di visita interattiva. Alcune istituzioni culturali hanno inoltre promosso studi e ricerche confluiti in pubblicazioni, o mostre su specifiche tematiche connesse al lavoro agricolo (mezzi agricoli, strumenti e attrezzi) e alla vita quotidiana (fonti orali, abiti tradizionali, oggetti d’uso domestico) del mondo contadino. Sono ancora relativamente sconosciuti, o solo parzialmente valorizzati, le collezioni private e il patrimonio consistente nella manualistica, trattatistica, produzione editoriale sulla cultura agricola milanese e sull’identità dei luoghi (fonti iconografiche, descrizioni) depositari di valori simbolici, estetici, affettivi, o connessi alla tradizione locale.
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Nel Capitolo 6 viene proposto un elenco critico del quadro dell’associazionismo che svolge attività sociali e culturali inerenti la valorizzazione del paesaggio e della cultura agricola: la massa critica che manifesta l’interesse, anche dal basso, per la realtà agricola e le possibilità culturali e sociali che essa ancora oggi genera. La vasta presenza di associazioni che a vario titolo e sotto finalità diverse si propongono la difesa del territorio, del paesaggio e dei beni della cultura agricola rappresentano sicuramente una risorsa per la costituzione del distretto agricolo culturale milanese, che però non è facile mettere a sistema e coordinare in azioni di promozione organica del territorio.
PARTE PRIMA Per un distretto agricolo - culturale milanese (D.A.C.M)
6. LA SOCIETA’ CIVILE COME RISORSA
Vi sono numerosissime associazioni locali milanesi il cui è molto esteso e si può trovare sul sito web http://www.associazioni.milano.it/ che le raccoglie e le suddivide per categorie: assistenza-volontariato, cultura, ambiente, sport-tempo libero. Di queste alcune si occupano o hanno legami con la valorizzazione del paesaggio e la cultura agricola. Vi sono associazioni di volontariato che promuovono incontri nelle cascine per far conoscere l’agricoltura ai bambini, per promuovere l’educazione ambientale e la conoscenza di piante e animali, oppure per avviare i giovani in reinserimento sociale alle pratiche agricole. Vi sono associazioni che nascono per difendere un luogo, manufatto singolo o insieme di manufatti e paesaggio che lo lega, connesso alla cultura agricola, minacciato di abbandono, di demolizione o di stravolgimento, soprattutto nel caso di cascine o aree agricole, di fronte a piani di recupero, lottizzazioni residenziali, costruzione di strade ad alto scorrimento. La difesa del luogo si articola nella promozione di incontri, conferenze, in laboratori per bambini, rievocazioni di tradizioni agricole al fine di far conoscere la cultura contadina passata ma anche il perdurare delle tradizioni e l’agricoltura di oggi. Alcune di queste operano a livello
La vasta presenza di associazioni che a vario titolo e sotto finalità diverse si propongono la difesa del territorio, del paesaggio e dei beni della cultura agricola rappresentano sicuramente una risorsa per la costituzione del distretto agricolo culturale milanese, che però non è facile mettere a sistema e coordinare in azioni di promozione organica del territorio. Sicuramente è necessario un approfondimento delle realtà esistenti, attraverso un censimento più approfondito di una ricognizione preliminare, censimento tale da mettere in evidenza la consistenza effettiva e operosità di tali associazioni.
All’interno del panorama di associazioni presente nella rete web, sicuramente ve ne sono di più o meno attive nell’organizzazione di iniziative e più o meno ricche di soci sostenitori e partecipanti. All’interno dei portali che riuniscono le associazioni potrebbe essere inserita una categoria specifica sulla cultura agricola, in modo da farla emergere rispetto alle categorie generali “cultura” e “ambiente”. Parimenti all’interno della creazione di un portale del distretto è da far emergere la voce associazioni. Il ruolo fondamentale delle associazioni nel distretto è quello di farsi portavoci della trasmissione delle finalità del distretto ai propri soci e di organizzare e coordinare iniziative nel campo della tutela dei beni culturali agricoli, della conoscenza della cultura agricola passata e presente e del suo rapporto con la città e della educazione al rispetto dei prodotti agricoli, dell’ambiente e del paesaggio. Elenco Associazioni nazionali salvaguardia paesaggio Cooperative sociali Associazioni valorizzazione beni materiali e cultura agricola Associazioni per la salvaguardia del territorio comunale o di un progetto comunale Associazioni letterarie-teatrali Associazioni salvaguardia ambiente Associazioni sportive Associazioni per l’acquisto di beni alimentari
6. LA SOCIETA’ CIVILE COME RISORSA 6.1 Il quadro dell’associazionismo che svolge attività sociali e culturali inerenti la valorizzazione del paesaggio e della cultura agricola: elenchi e considerazioni critiche delle potenzialità e criticità
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di intero comune per la salvaguardia di alcuni beni presenti sul territorio. Altre associazioni sono impegnate nella divulgazione della cultura locale e agricola attraverso il recupero di dialetti, di testi letterari e di copioni teatrali: esse hanno anche sede in cascine e propongono spettacoli nelle corti agricole e nei cortili milanesi. Vi sono poi associazioni per la difesa di luoghi di particolare pregio naturalistico o per la promozione della conoscenza delle specie floristiche e faunistiche che popolano il territorio milanese. Organizzano numerose giornate di divulgazione e coinvolgimento dei cittadini per la conoscenza del patrimonio naturalistico che è spesso sconosciuto soprattutto in area urbana e periurbana. Vi sono associazioni sportive legate alla fruizione di luoghi aperti, di parchi, aree agricole, come il Parco delle Cave o in generale il Parco Sud. Vi sono infine associazioni di cittadini, di recente costituzione ma di ampio sviluppo, per l’acquisto di prodotti alimentari che si rivolgono alle aziende locali o collocate nel periurbano per effettuare le spese periodiche domestiche.
REL. ILL.
PARTE PRIMA Per un distretto agricolo - culturale milanese (D.A.C.M)
Vi sono associazioni nazionali che hanno sede a Milano per la Lombardia che sono storicamente impegnate nella salvaguardia e nella promozione del patrimonio paesaggistico italiano, inerente sia i beni culturali sia l’ambiente sia l’agricoltura. Tra queste operano attivamente Italia Nostra, Legambiente, FAI Fondo per l’Ambiente Italiano e Slow Food. Di queste si sottolineano alcune iniziative interessanti proposte a livello nazionale che potrebbero essere organizzate anche a livello milanese.
A livello nazionale persegue diverse campagne di sensibilizzazione del patrimonio culturale e ambientale tra cui emerge Salvalarte, una campagna itinerante per la salvaguardia e la valorizzazione dei beni culturali. Gli obiettivi sono: segnalare le opere a rischio ed attivare i complessi meccanismi per il loro recupero. Informare e sensibilizzare le istituzioni, i media, le persone circa i beni culturali così detti "minori", al di fuori degli itinerari turistici tradizionali e sconosciuti al grande pubblico ma non per questo meno importanti: un patrimonio che rappresenta l'unica ricchezza di cui l'Italia dispone più d'ogni altro Paese al mondo. Inoltre l’associazione opera per la messa in sicurezza del patrimonio culturale in emergenza, in seguito a calamità naturali sismiche e idrogeologiche, incendi boschivi, ecc, attraverso un Gruppo Tecnico Nazionale specializzato nell’intervento di emergenza. Organizza annualmente (già alla seconda edizione ) il Festival del paesaggio agrario (dal 24 al 26 settembre a Rocchetta Tanaro (AT) e a Vinchio d’Asti, ed il 2 ottobre p.v. ad Asti) su agricoltura e qualità dall'ambiente, la protezione del territorio e la certificazione dei prodotti Sul tema dell’agricoltura l’associazione persegue le seguenti finalità: • promuovere l’adozione di pratiche agricole sostenibili per la tutela dell’ambiente, che aumentino la fertilità dei suoli, preservino e valorizzino la biodiversità agraria e paesaggistica • adottare pratiche agricole che, riducendo il ricorso alla chimica di sintesi per la difesa delle colture, tutelino la salute dei consumatori • sostenere il recupero di piante e razze autoctone e l’utilizzo di prodotti locali nei processi produttivi • favorire il contatto diretto tra produttore e consumatore, riducendo i passaggi di filiera e promuovendo il consumo di prodotti locali e di stagione • implementare i processi di produzione che ricorrono a risorse energetiche rinnovabili e sostenibili per l’ambiente Legambiente Lombardia. Organizza campagne di sensibilizzazione per la conoscenza della natura (ad es. conoscere i gufi, le cicogne ecc) per la salvaguardia degli alberi e dei boschi (campagne fotografica sugli alberi in città), per la qualità dell’aria, dell’acqua (Imbrocchiamola, Obiettivo Lambro, Milano da bere) , per l’impiego di energie sostenibili (serate per imparare a costruirsi da sé pannelli fotovoltaici), per l’uso dei mezzi di trasporto sostenibili (biciclettate alla scoperta di luoghi d’arte e di natura meno conosciuti). http://www.legambiente.org/section.php Urbspace. Il progetto europeo si propone di migliorare la qualità ambientale dei piccoli centri urbani.. Il progetto tende a indirizzare questa tematica focalizzandosi in modo specifico sul paesaggio urbano e gli “spazi aperti”. Questi ultimi hanno una funzione vitale per la città e i suoi abitanti. II progetto pone l'attenzione su due aspetti in particolare: in primo luogo, la maggior parte del lavoro di pianificazione è storicamente focalizzato su grandi agglomerati urbani e città maggiori. In secondo luogo, esiste la percezione che i piccoli centri urbani abbiano un accesso più facile al paesaggio al di fuori dell’area urbana, inoltre sussiste il presupposto che gli approcci con cui si sviluppano i grandi centri urbani sia simile a quello dei piccoli centri, a scala minore. Il progetto tende a indirizzare questa tematica focalizzandosi in modo specifico sul paesaggio urbano e gli “spazi aperti”. Questi ultimi hanno una funzione vitale per la città e i suoi abitanti. Partner del progetto: Regional Environmental Centre – Slovakia (Capofila), il Comune di Brno (Repubblica Ceca), il Comune di Sopot (Polonia), il Comune di Brzeg Dolny (Polonia), il Comune di Nagykallo (Ungheria), l’Università di Tecnologia, Dipartimento di Design Urbano e Architettura del Paesaggio di Vienna (Austria), l’Agenzia per lo Sviluppo Subregionale Karst-Brkini (Slovenia), l’Università di Scienze Applicate di Erfurt(Germania), Legambiente Lombardia onlus (Italia), RiSSC - Centro Ricerche e Studi su Sicurezza e Criminalità ( Italia) e l’Agenzia di Sviluppo Locale, La.Mo.Ro. (Italia). Italia Nostra Associazione nazionale per la salvaguardia dei beni culturali e
FAI • Campagna I luoghi del cuore, censimento-segnalazione di luoghi (manufatti e paesaggi) di particolare affezione da parte della popolazione • Torneo del paesaggio , gara di cultura e ricerca per la scuola secondaria di secondo grado; all’interno del protocollo d’intesa siglato col Ministero dell’Istruzione e con il patrocinio della Commissione Nazionale Italiana per l’UNESCO e del Comitato Italia 150. Gli studenti suddivisi in squadre di max 3 partecipanti nella fase eliminatoria, da svolgersi a scuola, dovranno rispondere a una serie di domande sul paesaggio e sui siti UNESCO per poter accedere alla fase regionale della gara, che verterà sulla selezione, promozione e gestione dei siti italiani Patrimonio dell’Umanità, i paesaggi che hanno fatto da sfondo alle vicende risorgimentali e i beni paesaggistici regionali. Superata questa fase, i finalisti ammessi alla fase nazionale presenteranno uno studio su un luogo del proprio territorio quale ideale candidatura da sottoporre all’UNESCO . • Osservatorio Permanente su I Giovani e il Paesaggio, per monitorare il livello di sensibilità e di conoscenza degli studenti in merito alle grandi tematiche connesse al paesaggio e alla sua tutela, il FAI – Fondo Ambiente Italiano e l’Università IULM hanno dato vita a un apposito Osservatorio Permanente. • SEZIONE FORUM - ilnostropaesaggio.it; spazio di discussione è interamente dedicato al concorso ilnostropaesaggio.it per la scuola secondaria di II grado • FRATELLI D'ITALIA , CONCORSO PER LA SCUOLA PRIMARIA E SECONDARIA DI I GRADO Le scuole, gemellate tra loro, costruiscono l’immagine di un Paese unico e variegato
Slow Food • promuove eventi sulla cultura del cibo e dei prodotti della terra (Rice, sapore di sale, Andar per Gavi, ); • educa alla conoscenza del territorio e dei suoi prodotti (Orto in condotta, aggiornamento per insegnanti accreditati dal MIUR, oltre a convegni e seminari, Laboratori del Gusto®, laboratori sensoriali, percorsi tematici all’interno della manifestazioni; corsi di formazione nell'ambito dell'educazione alimentare rivolti agli operatori delle pubbliche ammini-
strazioni referenti della gestione dei servizi mensa e ai soggetti decisori nella stesura degli appalti; percorsi di qualificazione delle mense attraverso l'introduzione di prodotti agroalimentari stagionali, biologici e a filiera corta e locali; Manifesto per le mense sostenibili e di qualità • tutela Fondazione Slow Food per la biodiversità, i cui obiettivi sono difendere la biodiversità, salvaguardare l'ambiente e i territori, promuovere un'agricoltura sostenibile, tutelare i piccoli produttori e le loro comunità, valorizzare le tradizioni gastronomiche di tutto il mondo
RURALIA Associazione Italiana per il Recupero Unitario delle Realtà Agricole e dei Luoghi è stata fondata nel novembre 1998 da un gruppo di studiosi e professionisti provenienti da diversi ambiti culturali per affrontare il tema del recupero dell’architettura rurale tradizionale nel contesto del suo paesaggio.
Cooperative sociali Koiné. Organizza tra gli altri eventi sulla cultura contadina, sull’educazione ambientale http://www.koinecoopsociale.it/ Atlha. Associazione di assistenza a persone con handicap psico-fisico che offre all’interno di cascina Bellaria, nel parco di Trenno, la possibilità di uno spazio residenziale ove ricevere sostegno. Si è impegnata anche nel recupero degli spazi e delle strutture della cascina http://www.atlhaonlus.eu/
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Legambiente
dell’ambiente. Ha recentemente condotto un progetto di sensibilizzazione e dibattito sul paesaggio agrario a livello nazionale. A livello milanese opera con una sede nel centro città per la sensibilizzazione, la conoscenza e la difesa del patrimonio cittadino e con una sede presso Bosco in città denominata centro di forestazione Urbana che si occupa specificatamente delle proposte legate all’agricoltura, alla forestazione e alla fruizione del verde pubblico. http://www.italianostramilano.org/ http://www.cfu.it/
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Comunità nuova. È l’associazione fondata da Don Gino Rigoldi per intervenire in aiuto di dipendenze e consumi (accoglienza, recupero e sostegno di persone tossicodipendenti – prevenzione nelle scuole – prevenzione nei contesti territoriali e di vita – prevenzione nelle autoscuole); minori (promozione dell’infanzia e delle famiglie, accoglienza e presa in carico di minori – comunità per bambini e adolescenti - interventi di promozione dell’infanzia e delle famiglie); giovani e adolescenti (centri d’aggregazione giovanile – centri sociali – progetti giovani –educativa di strada – borse di studio – doposcuola e contrasto alla dispersione scolastica); migranti (consulenza e orientamento legale – interventi di strada e accoglienza di minori e giovani stranieri – educazione e promozione dell’interculturalità); sport (Interventi educativi nelle società sportive e nelle scuole – promozione dello sport di cittadinanza - prevenzione e contrasto del doping Formazione alla relazione educativa per adulti, genitori e famiglie);interventi per minori d'area penale e reinserimento sociale http://www.comunitanuova.it/
6. LA SOCIETA’ CIVILE COME RISORSA 6.1 Il quadro dell’associazionismo che svolge attività sociali e culturali inerenti la valorizzazione del paesaggio e della cultura agricola: elenchi e considerazioni critiche delle potenzialità e criticità
PARTE PRIMA Per un distretto agricolo - culturale milanese (D.A.C.M)
Associazioni nazionali salvaguardia paesaggio
Amici Cascina Linterno. L'Associazione "Amici Cascina Linterno" è un'Associazione senza scopi di lucro, costituitasi il 13/07/1995 i cui scopi sono la salvaguardia e la valorizzazione di Cascina Linterno, di cui si hanno notizie documentate a partire dal XII secolo; la difesa da interventi speculativi; il mantenimento dell'attività agricola che si svolge e la conseguente tutela dell'ambiente e del territorio circostante, segnatamente al Parco delle Cave; la divulgazione degli usi e dei costumi rurali, patrimonio irrinunciabile della collettività; il recupero e la conservazione di strutture, spazi e manufatti altrimenti destinati all'abbandono, oppure ad usi impropri che ne stravolgerebbero la natura originaria. www.cascinalinterno.it Associazione Nocetum. Si è riunita nel 1998 per far rivivere l’antico borgo Nocetum; è attenta ai problemi del territorio e alla riqualificazione di una periferia ancora degradata, da diversi anni collabora con varie istituzioni per creare occasioni di sensibilizzazione sul valore dell’ambiente per la popolazione della Zona; lavora inoltre “in rete” con associazioni e cooperative di volontariato del territorio; l’attività di diversi volontari ha determinato una bonifica ed una riqualificazione del borgo e del territorio nell’intero quartiere; le attività svolte in ambito sociale si sono orientate nel tempo verso un accoglienza e sostegno di persone a rischio di esclusione sociale e in particolare di famiglie straniere; in ambito più propriamente culturale e ambientale organizza Feste del borgo, Feste del creato, tavole rotonde, concerti, pubblicazione di volumi, convegni; da diverso tempo inoltre l’Associazione è impegnata nel favorire la ricerca storica sulle origini di questo ambito territoriale, ai fini della sua valorizzazione sotto il profilo sia culturale sia ambientale; si è impegnata sin dal suo sorgere nella valorizzazione del Parco della Vettabbia; pubblica il periodico Nocetum. www.nocetum.it Associazione Parco Ticinello. Comitato di cittadini riunitosi per promuovere la realizzazione del progetto di Parco del Ticinello, porzione di territorio agricolo e di cascine, ancora preservata e in uso, alle porte di Milano, zona Abbiategrasso; l’associazione che ha sede presso la Cascina Campazzo, cuore del Parco, promuove attività didattica e divulgativa rivolta alla conoscenza del mondo agricolo . www.parcoticinello.it Associazione Parco delle Risaie. Associazione di alcuni cittadini residenti e degli agricoltori dell’area situata tra i due navigli tra i comuni di Milano, Assago e Buccinasco per la realizzazione del progetto di un Parco delle Risaie, che prevede la conservazione del’attività agricola,la promozione di attività di valorizzazione della natura, dell’ambiente e del territorio. http://www.parcodellerisaie.it/
Teatro di Stalla. La compagnia teatrale "teatro di stalla " nasce dalla volontà di portare la cultura teatrale "nelle mani e sulla bocca di tutti", dai bambini della scuola elementare, ai giovani e agli adulti di ogni estrazione sociale e di rievocare la tradizione dei Teatri di stalla, luoghi e momenti di condivisione degli abitanti delle cascine. E’ una forma del raccontare e del recitare che da secoli si svolge in questi luoghi approfittando del calore animale e dell'ampiezza degli ambienti. Gli spunti sono tratti dalla cronaca che in qualche modo arriva fin nelle campagne più lontane portata dai cantastorie itineranti oppure raccolta alle fiere, ai mercati. D'estate il "teatro di stalla" diventa teatro di "corte", perché recitato nei cortili, ed assume coloriture più vivaci e festose, adatte alle feste dei matrimoni o a quelle del calendario agricolo come il raccolto, la mietitura o la vendemmia. http://www.recsando.it/asso/teatrodistalla/
Il Pane e le Rose. Centro Territoriale di Economia Etica & Solidale. E’ uno spazio fisico e web del Comune di San Giuliano a disposizione delle associazioni che qui si trovano e organizzano iniziative sull'economia etica e solidale. Tra le iniziative: mercatini,
REL. ILL. Associazioni salvaguardia ambiente Associazione Naturalista Carengione, Peschiera Borromeo. L'Associazione ha come scopo di sensibilizzare e promuovere tra la cittadinanza una coscienza Ecologista, Ambientalista, Naturalista e di salvaguardia del territorio di Peschiera Borromeo, nonché praticare la difesa del creato (persona umana, animali e piante), la presa di coscienza di ricupero della cultura agricola e la valorizzazione, promozione e tutela di luoghi di interesse ambientale, culturale, storico e antropologico. mailto:carengione@libero.it Gruppo Ornitologico Lombardo - GOL Onlus Associazione per lo Studio e la Conservazione della Natura e degli Uccelli, si occupa di educazione, promozione e ricerca. Legato anche alla valorizzazione di siti di interesse culturale e paesaggistico quali l’orto Botanico di Brera e la Villa Ghirlanda Silva di Cinisello. http://www.gol-onlus.it Associazioni sportive nel Parco delle Cave "FASS" - Federazione Associazioni di Solidarietà Sociale, Produttive, Sportive, Ambientali, Culturali e di Volontariato, "Shadow Archery Team",
6. LA SOCIETA’ CIVILE COME RISORSA 6.1 Il quadro dell’associazionismo che svolge attività sociali e culturali inerenti la valorizzazione del paesaggio e della cultura agricola: elenchi e considerazioni critiche delle potenzialità e criticità
Associazioni per la salvaguardia del territorio comunale o di un progetto comunale Sosteniamo Buccinasco: associazione di cittadini, moderati, indipendenti dagli schieramenti politici, impegnati per il bene della nostra città. Ottenere trasparenza amministrativa, spirito di servizio, salvaguardia del territorio. http://www.sosteniamobuccinasco.it/ Associazione Progetto Peschiera…………… Associazioni letterarie-teatrali Accademia del Dialetto Milanese. Le finalità sono quelle di favorire non solo la diffusione delle creazioni poetiche dialettali dei propri Soci, ma di ampliare altresì i propri interessi con l'approfondimento degli aspetti più salienti della cultura ambrosiana nelle sue varie espressioni in tutti i campi: delle arti figurative, della musica, della storia, del folclore, del paesaggio e così via, milanesi e lombardi in genere; ciò, pur considerando sempre il dialetto come la manifestazione più genuina, viva e vitale della "milanesità" stessa. I soci dell'Accademia, infatti, hanno vantato ormai parecchi
"Il Bersagliere", "Pescatori Cava Cabassi", "Unione Pescatori Aurora Arci", "Amici delle Bocce" Associazioni per l’acquisto di beni alimentari Gruppi di Acquisto Solidale GAS Un gruppo d’acquisto e' formato da un insieme di persone che decidono di incontrarsi per acquistare all’ingrosso prodotti alimentari o di uso comune, da ridistribuire tra loro.ci sono 76 gruppi tra Milano e provincia. www.retegas.org Buon mercato Corsico. Ha allestito uno spazio attrezzato dove poter realizzare gli scambi fra consumatori e produttori locali (Parco Sud Milano); dove creare iniziative formative e di sensibilizzazione; dove facilitare le attività dei Gas con servizi di stoccaggio. Prevede di attivare un portale di e-commerce attraverso il quale si può scegliere e prenotare le merci, si possono trovare informazioni, spazi di scambio e social-network. www.buonmercato.info
FONDAZIONE CARIPLO - 2010 “Valorizzare il patrimonio culturale attraverso la gestione integrata dei beni”
Amici di Viboldone. L’ associazione amici dell’abbazia di Viboldone, costituitasi nel 1992, è formata da un gruppo di persone per la conservazione ed il risanamento del territorio vicoboldonese; per la conservazione ed il restauro del complesso monumentale dell’abbazia benedettina;promuovere mostre e concorsi letterari per facilitare la conoscenza del monumento, concerti ed iniziative musicali con particolare attenzione al canto gregoriano ed alla musica per organo, borse di studio per ricerche storiche ed artistiche sull’abbazia, conferenze sul monachesimo nella storia e nel presente; promuovere, come istituto di interesse pubblico, un museo della lana anche come strumento didattico utile per la conoscenza da parte dei giovani delle attività produttive del passato legate all’abbazia”. www.viboldone.it
successi in pubblici concorsi di poesia e prosa, diramano mensilmente il "Sciroeu de Milan", un giornale culturale apprezzato per le notizie di storia, di arte, di scienza e di cronaca che fornisce. Chiunque può accedere all'Accademia con la qualifica di Socio aderente, effettivo, sostenitore, benemerito, onorario. mailto:accademdialettomi@associazioni.milano.it
sede associazione Nocetum
PARTE PRIMA Per un distretto agricolo - culturale milanese (D.A.C.M)
Associazioni valorizzazione beni materiali e cultura agricola
FONDAZIONE CARIPLO - 2010 “Valorizzare il patrimonio culturale attraverso la gestione integrata dei beni”
7
Nelle pagine seguenti si illustrano le analisi dei punti di forza e debolezza del comparto interessato attraverso il metodo dell’analisi SWOT strumento di pianificazione strategica usato per valutare i punti di forza (Strengths), debolezza (Weaknesses), le opportunità (Opportunities) e le minacce (Threats). Per ognuno dei sei sub ambiti individuati, una tabella elenca in sintesi forze (azzurro), debolezze (rosso), opportunità (verde) e rischi (giallo) dell’area agricola considerata, in base all’analisi delle componenti materiali (architettoniche, agricole, paesaggistiche, economiche, ...) ed immateriali (opportunità ludico-culturali per la popolazione, memoria storica della vita agricola, ...). Il quadrante dedicato alle opportunità costituisce una prima sintetica analisi dei fattori di valorizzazione delle relatà produttive e della cultura agricola dei luoghi. Un breve testo accompagna la tabella di sintesi esponendo le caratteristiche principali del sub ambito preso in esame.
SUB AMBITO S.GREGORIO
FORZE
SUB AMBITO CAVRIANA
AMBITO OVEST
DEBOLEZZE
AMBITO EST
SUB AMBITO QUINTO ROMANO-TRENNO FIGINO
REL. ILL.
SUB AMBITO RISAIE
SUB AMBITO ABAZIE-TICINELLO
Per un Distretto Agricolo Culturale Milanese La prospettiva di un futuro Distretto Agricolo Culturale Milanese nasce con un primo nucleo fisico all’interno del Comune di Milano (soprattutto su aree in disponibilità dell’amministrazione comunale in quanto proprietario) e si sviluppa sia in territori adiacenti di altri comuni, sia con collegamenti funzionali con territori più lontani.
Il nucleo iniziale degli ambiti agricoli non è legato da un’unica contiguità territoriale, ma è a sua volta organizzato in sub ambiti, con caratteri paesaggistici e produttivi diversi, i cui elementi costitutivi materiali (cascine, campi, ..), immateriali (caratteri storici e culturali dei luoghi) e di risorse umane (agricoltori e loro capacità tecniche), sono legati da forme di relazione specifiche. Dal punto di vista culturale, invece, una rete di relazioni tra Istituzioni, Organismi, Enti culturali, rappresenta l’elemento di continuità per l’intero sistema.
Nel nucleo costitutivo del Distretto si individuano in particolare tre ambiti: -Ambito ovest, diviso in due sub ambiti (sub ambito Muggiano e sub ambito Quinto Romano-Trenno-Figino) -Ambito sud, diviso in due sub ambiti (sub ambito Parco delle Risaie e sub ambito AbazieTicinello) -Ambito est, diviso in due sub ambiti (sub ambito Cavriana e sub ambito S.Gregorio)
7. ANALISI SWOT DEL CONTESTO DI RIFERIMENTO
PARTE SECONDA Per un distretto agricolo - culturale milanese (D.A.C.M)
OPPORTUNITA’
AMBITO SUD
RISCHI
SUB AMBITO MUGGIANO
Valenza paesaggistica
Uscendo da Milano in direzione ovest lungo la Via Novara, superato l’agglomerato di Quarto Cagnino, la città è caratterizzata dalla presenza di ampi spazi aperti, in cui grandi parchi pubblici si intervallano ad estese zone agricole. È questa la parte del distretto agricolo che definisce il sub ambito Quinto RomanoTrenno-Figino. La qualità paesaggistica del sub ambito Quinto Romano-Trenno-Figino è molto elevata ed è data dalla compresenza di aree agricole e parchi urbani, che insieme concorrono alla definizione di un polmone verde per la città. Il sistema del verde comprende Parco delle Cave, Boscoincittà, Parco di Trenno, Parco del Deviatore, Parco dei Fontanili, Parco Calchi Taeggi e Parco Blu. La qualità dei terreni agricoli è molto alta, i terreni sono praticamente tutti irrigui. L’agricoltura di questa zona di Milano è fortemente radicata nel territorio: la relazione tra agricoltura e città, intesa come popolazione, è molto forte. Forse la resistenza di questo stretto rapporto è imputabile alla presenza di quartieri, come quello di Trenno a nord e Quinto Romano a sud e del nucleo di Figino, borghi rurali fino a qualche decennio fa, dove è ancora forte e radicato il senso di quartiere e forte è la partecipazione alle realtà che lo rappresentano (tra cui anche cascine e relativo mondo agricolo). Rilevante è anche la forma di questi tre agglomerati: isole nel tessuto agricolo, i cui confini rimangono ancora indipendenti rispetto al tessuto
urbano compatto della città. È una agricoltura a servizio del cittadino, che può partecipare alla realtà agricola sia attraverso la fruizione delle aree agricole (presenza di piste e sentieri ciclo-pedonali), sia attraverso il consumo dei prodotti (filiera corta), sia attraverso la didattica (fattoria didattica). Il 90% delle Aziende agricole presenti su questo territorio è facilmente raggiungibile con i mezzi pubblici e la fruibilità è elevata anche per la compresenza di parchi pubblici. Tuttavia esistono proposte da parte degli agricoltori per il miglioramento della fruibilità degli spazi agricoli, attraverso un percorso ciclo pedonale che tenga unito il sistema delle cascine e renda visibili, nonché più presidiate anche le aree più lontane dai parchi pubblici. Nelle zone più lontane dai nuclei abitati, esiste infatti un problema di sicurezza (droga, prostituzione) ove il presidio dell’agricoltore non è sufficiente. Le aziende agricole di questo sub ambito hanno lottato, nella storia degli ultimi 50 anni, per la conservazione degli spazi agricoli. Una forte pressione immobiliare (anni ’80) ha convertito terreni agricoli in aree residenziali o destinate ad attività ludiche (parco giochi Acquatica), compromettendo la stabilità economica di alcune aziende, che sono riuscite a sopravvivere sviluppando attività parallele all’agricoltura, generando quella multifunzionalità che è carattere principale di questa zona.
L’agricoltura di questo territorio rappresenta una importante occasione per la conservazione della memoria storica e per la produzione di una rinnovata cultura campagna-città. Il patrimonio dei beni culturali storici, materiali ed immateriali, è costituito da cascine, architettura minore quali chiesette, madonnine, locali storici legati alle attività contadine, tradizioni, luoghi simbolici, memoria orale, ... Il paesaggio mantiene rogge, strutture di campi, filari, alberi monumentali. Gli agricoltori rappresentano una fonte di conoscenza (memoria storica) ed un buon esempio educativo per la gestione e la fruizione sostenibile del territorio. La predisposizione alla condivisione delle conoscenze per diffusione orale rappresenta la forza umana di questa realtà agricola. In questo territorio inoltre esiste già una rete di rapporti tra gli agricoltori, che si aiutano e si confrontano per una migliore gestione e sfruttamento del territorio agricolo. La presenza di un distretto agricolo in quest’area costituirebbe un’importante opportunità per generare, ed in parte consolidare, una serie di risorse, quali ad esempio: tra le risorse sociali: il consolidamento del rapporto agricoltore-cittadino, attraverso iniziative di condivisione e sensibilizzazione della realtà agricola (FRUIZIONE), con conseguente sviluppo di una coscienza attiva e partecipata del territorio; iniziative di coinvolgimento della popolazione; possibilità di mettere in rete tra loro le singole realtà agricole, attraverso un sistema di accessibilità
Mancanza di un progetto unitario per la Multifunzionalità già avvita conservazione e valorizzazione del (didattica, filiera corta, paesaggio culturale agricolo partecipazione della popolazione) Memoria orale della cultura agricola
Perdita della relazione cascina/terreni
Sviluppo e messa in rete Perdita della relazione della multifunzionalità cascina/paesaggio agricolo annesso Possibilitàdi allestimento di collezioni Perdita materiale ed immateriale degli (attrezzi e macchine agricole) elementi culturali del paesaggio agrario (cascine, paesaggio agrario, architettura Realizzazione minore, luoghi simbolici, feste, tradizioni, di una rete agricolo-culturale memoria orale, ...)
e percorribilità del territorio; la stimolazione di una multifunzionalità a servizio del cittadino: vendita diretta (filiera corta), turismo, didattica. Tra le risorse paesaggistico/territoriali: la gestione del territorio (agricoltura: parte dei servizi per la città) Tra le risorse culturali: la conservazione della memoria storica; la produzione di una rinnovata cultura campagna-città (partecipazione e condivisione) e di un uso consapevole del territorio (aziende agricole come punti di riferimento per la fruizione sia del territori agricoli, sia dei parchi urbani; la collaborazione con istituti di ricerca quali Università di Agraria, Architettura, Economia, … Tra le risorse economiche: la produzione di un’economia locale di qualità; la produzione di una multi economia (agricoltura, vendita diretta prodotti, turismo, cultura); la manutenzione del paesaggio, non solo agricolo (in quest’area il Comune di Milano sta già affidando la cura del verde agli agricoltori).
REL. ILL.
RISCHI
OPPORTUNITA’
FORZE
Paesaggio agrario storico
DEBOLEZZE
Integrità paesaggistica ed architettonica
FONDAZIONE CARIPLO - 2010 “Valorizzare il patrimonio culturale attraverso la gestione integrata dei beni”
Valenza architettonica
7. ANALISI SWOT DEL CONTESTO DI RIFERIMENTO 7.1 Analisi dei punti di forza e debolezza del comparto interessato (aspetti fisici, produttivi, sociali e culturali)
PARTE SECONDA Per un distretto agricolo - culturale milanese (D.A.C.M)
SUB AMBITO QUINTO ROMANO-TRENNO-FIGINO
Valenza architettonica
Il sub ambito di Muggiano, estremo lembo sud occidentale del territorio milanese (chiamato anche “ernia di Milano”), è un’isola agricola legata all’agglomerato di Muggiano, quasi del tutto sopravvissuta alla speculazione edilizia. L’agricoltura rappresenta la storia e la forza attuale di questo territorio. La compattezza del territorio agricolo, rende il sub ambito Muggiano una vera e propria vasta isola agricola, arricchita dalla presenza di terreni tutti irrigui. In questo sub ambito i problemi legati all’agricoltura dipendono dai problemi sociali. Canali e rogge vengono sistematicamente intasati dai rom. I terreni vengono usati come discariche.
Il problema di sicurezza rende molto difficile il rapporto città-campagna (non c’è fruizione degli spazi agricoli da parte della popolazione in quanto troppo pericoloso transitarvi). La mancanza di un presidio delle forze dell’ordine e di un progetto per la conservazione e la valorizzazione di quest’area, rendono debole questo territorio agricolo, caratterizzato dalla forte validità paesaggistica ed architettonica e, dunque, potenzialmente molto importante. La cura e la passione dei singoli agricoltori, esistente, non è sufficiente a mantenere e sfruttare l’alta potenzialità paesaggistica di questi luoghi e a risolvere le problematicità.
Memoria orale della cultura agricola
Preservazione Perdita materiale ed immateriale degli della specificità paesaggistica elementi culturali del paesaggio agrario (cascine, paesaggio agrario, Sviluppo e messa in rete architettura minore, luoghi simbolici, della multifunzionalità feste, tradizioni, memoria orale, ...)
REL. ILL.
7. ANALISI SWOT DEL CONTESTO DI RIFERIMENTO 7.1 Analisi dei punti di forza e debolezza del comparto interessato (aspetti fisici, produttivi, sociali e culturali)
PARTE SECONDA Per un distretto agricolo - culturale milanese (D.A.C.M)
Il sub ambito Muggiano si sviluppa a sud ovest del quartiere Baggio e dello svincolo tra l’autostrada A50 e la via Sandro Pertini che porta a Cusago. È delimitato a nord dalla SP14, ad est dalla Tangenziale ovest, a sud da Trezzano sul Naviglio ed a ovest da Viale Europa. Si tratta di una porzione compatta di territorio di forma quadrangolare, prevalentemente agricolo, ove sono presenti il nucleo di Muggiano a nord est, il cimitero a nord ovest, una zona industriale sul confine occidentale, due laghetti artificiali a sud, verso Trezzano sul Naviglio. Al centro del sub ambito la cascina Guascona e due campi R.O.M., uno ufficiale ed uno abusivo.
Disponibilità degli agricoltori Mancanza di un progetto alla valorizzazione territoriale, paesaggistico e culturale
RISCHI
OPPORTUNITA’
FORZE
Isola agricola Isolamento dai circuiti sociali e preservata dall’urbanizzazione culturali cittadini
DEBOLEZZE
Valenza paesaggistica
FONDAZIONE CARIPLO - 2010 “Valorizzare il patrimonio culturale attraverso la gestione integrata dei beni”
SUB AMBITO MUGGIANO
Valenza architettonica Valenza paesaggistica
Il sub ambito Navigli-Risaie si sviluppa tra il Naviglio Grande e il Naviglio Pavese (un’ulteriore frazionamento è dato dalla autostrada Milano-Genova). Si tratta di un’area agricola omogenea, chiusa tra il confine comunale di Milano e i centri di Assago e Corsico. Si tratta di un paesaggio agrario caratterizzato da un’identità storica e territoriale omogenea, il cui principale indirizzo produttivo è risicolo e allevamento. Questo dà luogo ad un paesaggio agrario dai colori e gli aspetti naturalistici particolari, che diventa un grande specchio d’acqua per ampi periodi dell’anno. L’area è racchiusa tra gli agglomerati urbani, ma fortunatamente non interrotta da vie di traffico rilevante. Questo la dota di un paesaggio agrario ben conservato e senza frammentazioni, ma contemporaneamente la rende isolata e poco conosciuta dalla popolazione. Ad integrazione delle attività agricole, alcune
Fruibilità e conoscenza del territorio Avvio di progetto specifico per l’area da parte della popolazione cittadina
REL. ILL.
Preservazione della sua specificità paesaggistica Perdita materiale ed immateriale degli Sviluppo e messa in rete elementi culturali del paesaggio agrario della multifunzionalità (cascine, paesaggio agrario, architettura minore, luoghi simbolici, feste, tradizioDifesa dell’identità dei luoghi ni, memoria orale, ...)
Aziende stanno sviluppando attività locali, comunque coerenti con le tradizioni e le vocazioni naturali e territoriali. La multifunzionalità a servizio del cittadino si manifesta attraverso esempi di fattoria didattica in collaborazione con il settore Servizi Educativi del Comune di Milano, occasioni di partecipazione e fruizione dello spazio agricolo attraverso organizzazione di feste, vendita di prodotti, biciclettate lungo i sentieri agricoli. Gli agricoltori di quest’area si stanno già organizzando in una rete attraverso un programma già ben definito che ha come obiettivo principale la costruzione di una realtà di assoluta integrazione del mondo agricolo con la realtà urbana. Il progetto “Parco delle Risaie” è un progetto culturale paesaggistico di animazione del territorio, che ha come principali obiettivi: paesaggio, agricoltura, cultura e tradizione, arte e territorio, educazione e formazione, sociale, ricettività, promozione e comunicazione, accessibilità.
7. ANALISI SWOT DEL CONTESTO DI RIFERIMENTO 7.1 Analisi dei punti di forza e debolezza del comparto interessato (aspetti fisici, produttivi, sociali e culturali)
PARTE SECONDA Per un distretto agricolo - culturale milanese (D.A.C.M)
Il territorio meridionale del Comune di Milano è un’immensa area agricola che va dal Naviglio Grande in località Ronchetto sul Naviglio (sud ovest Milano) fino all’autostrada del sole in località Rogoredo (sud est Milano). Si tratta di territorio agricolo di grande estensione, una massa quasi continua, anche se geograficamente interrotta, in ragione dello sviluppo urbano, lungo alcune direttrici radiali (viabilità intercomunale e vie d’acqua quali Naviglio Grande, Naviglio Pavese, Lambro). Le radiali che interrompono la continuità agricola danno luogo a due aree agricole ben distinte.
Isola agricola preservata dall’urbanizzazione
RISCHI
OPPORTUNITA’
FORZE
Multifunzionalità già avvita
DEBOLEZZE
Paesaggio agrario storico
FONDAZIONE CARIPLO - 2010 “Valorizzare il patrimonio culturale attraverso la gestione integrata dei beni”
SUB AMBITO NAVIGLI-RISAIE
Valenza storica delle architetture
Fruibilità e conoscenza del territorio Iniziative già avviate da parte della polopazione cittadina per la gestione di aree agricole vaste Isolamento delle aree agricole poste Memoria orale della cultura agricola più a sud
Il territorio meridionale del Comune di Milano è un’immensa area agricola che va dal Naviglio Grande in località Ronchetto sul Naviglio (sud ovest Milano) fino all’autostrada del sole in località Rogoredo (sud est Milano). Si tratta di territorio agricolo di grande estensione, una massa quasi continua, anche se geograficamente interrotta, in ragione dello sviluppo urbano, lungo alcune direttrici radiali (viabilità intercomunale e vie d’acqua quali Naviglio Grande, Naviglio Pavese, Lambro). Le radiali che interrompono la continuità agricola danno luogo a due aree agricole ben distinte.
il sub ambito Abazie-Ticinello rappresenta l’area agricola continua più vasta all’interno del Comune di Milano e che si estende verso sud oltre i confini amministrativi fino al pavese ed oltre. Entro i confini comunali comprende tutta l’area chiusa tra la A7 Milano-Genova, la tangenziale ovest e autostrada del sole A1, comprendente: Conca Fallata, Gratosoglio, Quinto Stampi, Ronchetto delle Rane, Quintosole, Selvanesco, Macconago, Vaiano Valle, Nosedo, Chiaravalle.
Questa parte di città è caratterizzata dalla presenza di grandi vie di traffico, una percorrenza veloce, che impedisce la fruizione e la conoscenza stessa del paesaggio agrario e delle realtà agricola (la cascina e le sue attività). I complessi agricoli sono di grandi dimensioni. Le cascine con la tipica tipologia della cascina lombarda a corte, presenta esempi dalla grande valenza storico architettonica e culturale. Le aziende sono anche molto distanti tra di loro (questo costituisce una particolarità di questa area agricola rispetto alle altre nel milanese): questo aspetto rende le aziende autonome e, si può dire, non esista una rete consolidata di rapporti tra gli agricoltori. Le cascine più a nord, annesse al tessuto urbano, presentano caratteristiche differenti rispetto a quelle localizzate più a sud. La vicinanza con la popolazione influisce sulla scelta delle attività produttive dell’azienda agricola. Le cascine vicino al tessuto urbano hanno caratteristiche di multifunzionalità avanzate e ben sviluppate (eccellente esempio è rappresentato, in questo senso, dal Parco agricolo del Ticinello e dall’esperienza più isolata della Cascina Basmetto). Le cascine localizzate più a sud, lontane dal tessuto urbano, rimangono escluse dalla fruizione del cittadino: le attività delle aziende sono più concentrate sulle attività prettamente agricole e la pluriattività è meno sviluppata. Il distretto potrebbe mettere in rete le realtà più vicine al tessuto urbano con quelle più lontane e sviluppare un modello di gestione del territorio, prendendo spunto dai due grandi parchi agricoli presenti nell’area (Parco del Ticinello, Parco della Vettabbia); potrebbe inoltre collegarsi con altri sub ambiti. La costruzione di una accessibilità lenta ciclopedonale,
che racchiuda in sé il percorso delle cascine e del suo territorio agrario, permetterebbe da un lato la fruizione/conoscenza delle aziende agricole e del paesaggio agrario, dall’altro la messa in rete di un sistema che presenta valenze storiche architettoniche e paesaggistiche molto forti, ma non una progettualità complessiva e forte in grado di lavorare sulla valorizzazione di questo compatto paesaggio agrario nel suo complesso. Esistono già, per quest’area, ipotesi di percorsi ciclopedonali proposte dagli agricoltori e di enti pubblici e organismi per incrementare la fruizione e la permeabilità di questi luoghi. La pressione immobiliare è una grossa fonte di rischio per la conservazione dei complessi storici e del paesaggio che conservano ancor oggi la loro vocazione e produttività agricola. Diverse cascine, non di proprietà del Comune di Milano, rischiano di essere sottratte all’uso agricolo a fronte delle richieste del mercato immobiliare, ove la nuova tipologia di abitazioni in complessi ex agricoli è sempre più richiesta. La perdita di redditività economica proveniente dall’agricoltura, rende le offerte immobiliari sempre più allettanti per i proprietari dei complessi agricoli, sempre più propensi a cedere le strutture architettoniche. Ne consegue perdita di identità del complesso agricolo: il fenomeno di rottura della relazione diretta cascina-paesaggio agrario, è il rischio maggiore in questi territori che hanno mantenuto una forte connotazione storicopaesaggistica tra cascina e contesto agricolo.
Valorizzazione e fruizione delle potenzialità offerte da uno spazio agricolo così vasto Perdita relazione Possibilità allestimento collezioni cascina-paesaggio agrario (macchine e attrezzi agricoli) Perdita patrimonio Sviluppo e messa materiale ed immateriale del in rete della multifunzionalità paesaggio agrario
REL. ILL.
RISCHI
OPPORTUNITA’
FORZE
Iniziative culturali già in atto
DEBOLEZZE
Paesaggio agrario storico
FONDAZIONE CARIPLO - 2010 “Valorizzare il patrimonio culturale attraverso la gestione integrata dei beni”
Integrità della relazione storica cascina/terreni agricoli
7. ANALISI SWOT DEL CONTESTO DI RIFERIMENTO 7.1 Analisi dei punti di forza e debolezza del comparto interessato (aspetti fisici, produttivi, sociali e culturali)
PARTE SECONDA Per un distretto agricolo - culturale milanese (D.A.C.M)
SUB AMBITO ABAZIE-TICINELLO
Memoria storica dello stretto rapporto Frammentazione e mancanza agricoltura-città di Milano di una massa critica
te: il terreno richiesto dalle coltivazioni orticole è minore e si sviluppa nelle immediate vicinanze della cascina. Per dimensioni e colori il terreno coltivato risulta simile ad un giardino. La permanenza di Aziende agricole attive su questo territorio costituisce un’importante tassello per la conservazione della memoria storica della cultura orticola della città di Milano e l’occasione per lo sviluppo di un rinnovato rapporto diretto tra agricoltura (campagna) e città. A fronte della presenza e della resistenza di una memoria storica così rappresentativa per la città di Milano (l’offerta di prodotti alimentari per la città si è
storicamente consolidata nella produzione di ortaggi, carni e derivati del latte per la vendita nei mercati cittadini, prima al Verziere, poi in Largo Marinai d’Italia fino ad ora all’Ortomercato), l’agricoltura in questa zona ha sofferto e soffre delle continue espansioni del tessuto urbano. Iniziative di pluriattività delle Aziende Agricole (agriturismo e vendita diretta) sono presenti in questo contesto agricolo, ma andrebbero consolidate attraverso un progetto che interessi l’intera area. In quest’ambito il distretto potrebbe costituire una fondamentale occasione per la costruzione di un progetto di
valorizzazione e conservazione della cultura materiale ed immateriale, nonché di innovazione per la realizzazione di una rete per la filiera corta, tema già ampiamente promosso da differenti iniziative sul territorio (Expo 2015, Slow Food, …) e che trova riscontro nelle richieste della popolazione, che sempre più frequentemente cerca il rapporto diretto tra produttore e consumatore.
FONDAZIONE CARIPLO - 2010 “Valorizzare il patrimonio culturale attraverso la gestione integrata dei beni”
REL. ILL.
Perdita patrimonio Didattica (cultura orticola) materiale ed immateriale del paesaggio agrario Sviluppo e messa in rete della multifunzionalità Perdita della cultura orticola milanese
RISCHI
Filiera corta
7. ANALISI SWOT DEL CONTESTO DI RIFERIMENTO 7.1 Analisi dei punti di forza e debolezza del comparto interessato (aspetti fisici, produttivi, sociali e culturali)
PARTE SECONDA Per un distretto agricolo - culturale milanese (D.A.C.M)
Il sub ambito Cavriana si sviluppa oggi in una area molto circoscritta a est nella zona dello storico quartiere Ortica. L’agricoltura di questa zona presenta una specificità storica che la rende unica nello scenario agricolo milanese. La storica cultura orticola e florovivaistica di questo ambito, permane nella quattro aziende agricole ancora attive. Esse sono esempio di cultura materiale ed immateriale, che investe tutti gli aspetti di questo paesaggio agrario: le tipologie edilizie delle cascine sono differenti per dimensioni e forma rispetto alla classica cascina lombarda di ampie dimensioni e a corte quadrata. Anche le dimensioni dei terreni sono più contenu-
DEBOLEZZE
Mancanza di un progetto Specificità della cultura per la valorizzazione delle specificità orticola flovivaistica culturali-paesaggistiche
OPPORTUNITA’
FORZE
SUB AMBITO CAVRIANA
Memoria orale della cultura agricola
te: il terreno richiesto dalle coltivazioni orticole è minore e si sviluppa nelle immediate vicinanze della cascina. Per dimensioni e colori il terreno coltivato risulta simile ad un giardino. La permanenza di Aziende agricole attive su questo territorio costituisce un’importante tassello per la conservazione della memoria storica della cultura orticola della città di Milano e l’occasione per lo sviluppo di un rinnovato rapporto diretto tra agricoltura (campagna) e città. A fronte della presenza e della resistenza di una memoria storica così rappresentativa per la città di Milano (l’offerta di prodotti alimentari per la città si è
storicamente consolidata nella produzione di ortaggi, carni e derivati del latte per la vendita nei mercati cittadini, prima al Verziere, poi in Largo Marinai d’Italia fino ad ora all’Ortomercato), l’agricoltura in questa zona ha sofferto e soffre delle continue espansioni del tessuto urbano. Iniziative di pluriattività delle Aziende Agricole (agriturismo e vendita diretta) sono presenti in questo contesto agricolo, ma andrebbero consolidate attraverso un progetto che interessi l’intera area. In quest’ambito il distretto potrebbe costituire una fondamentale occasione per la costruzione di un progetto di
valorizzazione e conservazione della cultura materiale ed immateriale, nonché di innovazione per la realizzazione di una rete per la filiera corta, tema già ampiamente promosso da differenti iniziative sul territorio (Expo 2015, Slow Food, …) e che trova riscontro nelle richieste della popolazione, che sempre più frequentemente cerca il rapporto diretto tra produttore e consumatore.
FONDAZIONE CARIPLO - 2010 “Valorizzare il patrimonio culturale attraverso la gestione integrata dei beni”
REL. ILL.
Perdita patrimonio Didattica (cultura orticola) materiale ed immateriale del paesaggio agrario Sviluppo e messa in rete della multifunzionalità Perdita della cultura orticola milanese
RISCHI
Filiera corta
7. ANALISI SWOT DEL CONTESTO DI RIFERIMENTO 7.1 Analisi dei punti di forza e debolezza del comparto interessato (aspetti fisici, produttivi, sociali e culturali)
PARTE SECONDA Per un distretto agricolo - culturale milanese (D.A.C.M)
Il sub ambito Cavriana si sviluppa oggi in una area molto circoscritta a est nella zona dello storico quartiere Ortica. L’agricoltura di questa zona presenta una specificità storica che la rende unica nello scenario agricolo milanese. La storica cultura orticola e florovivaistica di questo ambito, permane nella quattro aziende agricole ancora attive. Esse sono esempio di cultura materiale ed immateriale, che investe tutti gli aspetti di questo paesaggio agrario: le tipologie edilizie delle cascine sono differenti per dimensioni e forma rispetto alla classica cascina lombarda di ampie dimensioni e a corte quadrata. Anche le dimensioni dei terreni sono più contenu-
di una massa critica
DEBOLEZZE
Specificità della cultura Mancanza di un progetto orticola flovivaistica per la valorizzazione delle specificità culturali-paesaggistiche Memoria storica dello stretto rapporto agricoltura-città di Milano Frammentazione e mancanza
OPPORTUNITA’
FORZE
SUB AMBITO CAVRIANA
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Nel Capitolo 8 viene descritto il quadro delle politiche di programmazione e promozioni in atto e previste: la massa critica istituzionale che mostra l’interesse per il patrimonio materiale ed immateriale del paesaggio agricolo. Tra queste le attività di promozione promosse dal Comune di Milano, le iniziative spesso promosse direttamente dagli agricoltori. Le correlazioni possibili con Expo 2015, rispetto a cui il progetto per un Distretto Agricolo Culturale Milanese guarda oltre e punta a costruire un Piano di Gestione che assicuri una sostenibilità più duratura.
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REL. ILL.
8. QUADRO DELLE POLITICHE DI PROGRAMMAZIONE E PROMOZIONE IN ATTO E PREVISTE (MASSA CRITICA)
PARTE SECONDA Per un distretto agricolo - culturale milanese (D.A.C.M)
Molteplici risultano, quindi, gli strumenti a disposizione di un Distretto Agricolo Culturale della città di Milano per il suo avvio e per il successivo consolidamento; strumenti non esclusivamente rappresentati dalle sinergie e dalle complementarietà con la programmazione territoriale comunale (PGT) e sovracomunale (pianificazione di livello regionale, provinciale, e del Parco Agricolo Sud), ma anche per il tramite delle correlazioni con le politiche di sviluppo rurale e le politiche culturali.
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Parco dei Fontanili
Il distretto agricolo milanese si inserisce in un panorama già ben sviluppato in ambito di valorizzazione del paesaggio agrario e della sua multifunzionalità. Iniziative, spesso proposte e realizzate dagli agricoltori, hanno dato vita negli ultimi anni all’ organizzazione e gestione del territorio attraverso la creazione di parchi agricoli.
8. QUADRO DELLE POLITICHE DI PROGRAMMAZIONE E PROMOZIONE IN ATTO E PREVISTE (MASSA CRITICA) 8.1 Sinergia, complementarietà, coerenza degli obiettivi e degli strumenti con la programmazione territoriale e con le politiche di sviluppo rurale e culturale ai diversi livelli territoriali
PARTE SECONDA Per un distretto agricolo - culturale milanese (D.A.C.M)
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Da: Protocollo Expo Comune Milano Comune Pavia Art.2 Le Città di Milano e di Pavia, in vista di Expo Milano 2015, si impegnano a realizzare una serie di nuove iniziative congiunte inerenti eventi culturali, artistici, espositivi e comunicativi finalizzati a promuovere temi di interesse reciproco, in particolare attinenti al tema di Expo Milano 2015. Da: Assegnata a Milano l'Expo 2015. Fai, Italia Nostra e WWF: la tutela del territorio sia la priorità dei prossimi anni. 01/03/2008 FAI, Italia Nostra e WWF Italia riunite nell'Osservatorio Expo dichiarano "La tutela del territorio agricolo e il recupero del patrimonio storico e artistico devono essere le priorità per i prossimi sette anni. Il Comune di Milano ha ora l'occasione di trasformare l'Expo in una grandissima opportunità di rilancio in chiave sostenibile di tutto il territorio regionale".
integro nella sua personalità e nella sua salute. Dall'altro lato c'è una intera città, Milano, simbolo della modernità e della cultura del fare e dell'inventare, nella quale un numero sempre maggiore di persone sente il bisogno non solo fisico, ma anche etico e culturale, di mangiare meglio e quindi di fare la spesa in maniera diversa. […] la distribuzione deve essere semplificata, gli enti locali devono lavorare per facilitare l'incontro della città e della campagna, non per allontanare sempre più una sfera dall'altra. Perché è di questo che stiamo parlando, ormai in tutto il mondo. Di come le città e le campagne devono smettere di farsi la guerra, di rubarsi le energie, di avvilirsi a vicenda. È così che si nutre il pianeta: curando le campagne, appoggiandole, favorendole, facendo in modo che siano ambienti ecologicamente ed economicamente sani, in modo che possano mantenere i loro abitanti e poi produrre un po' di più per venderlo agli abitanti delle città. I quali a loro volta producono beni e servizi che non devono essere preclusi agli abitanti delle campagne. E facendo in modo che le città non rapinino le risorse naturali che per le campagne sono vitali, che anche i luoghi che producono alta tecnologia lo facciano badando a non sprecare e a non inquinare, perché l'alta tecnologia non può essere pagata in termini di futuro".
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Da: Protocollo Expo Comune Milano ANCI La "complessità qualitativa e quantitativa delle azioni e delle procedure connesse alla realizzazione del Progetto Expo 2015 presuppone lo svolgimento di molteplici attività, istituzionali e di servizio, attraverso le quali conseguire gli obiettivi che la città e le altre istituzioni coinvolte si sono prefissi".
REL. ILL.
Il tema proposto per Expo, Nutrire il Pianeta, Energia per la Vita, include tutto ciò che riguarda l'alimentazione, dal problema della mancanza di cibo per alcune zone del mondo, a quello dell'educazione alimentare, fino alle tematiche legate agli OGM. L'ambizione e le aspettative sono eccezionali, in ragione della specificità dell'evento. Si può però immaginare che oltre allo scenario dei grandi interventi che interessano Expo (e in particolare l'area a nord-ovest di Milano -Rho-Pero- su cui insisterà fisicamente la manifestazione) si riescano a promuovere ed attivare un insieme di iniziative anche di più contenute dimensioni ma altrettanto ambiziose. Il Distretto Agricolo Culturale della città di Milano potrebbe collocarsi all'interno di questo scenario: anticipando nei tempi l'Expo, e
costituendo un caposaldo su cui costruire le opportune correlazioni con essa (proseguendo ben oltre l'Expo 2015). La strutturazione del Distretto Agricolo Culturale guarda oltre il 2015, che diventa quindi una tappa per un più duraturo e strutturale processo di rilancio e attualizzazione della vocazione agricola e culturale delle aree periurbane di Milano.
8. QUADRO DELLE POLITICHE DI PROGRAMMAZIONE E PROMOZIONE IN ATTO E PREVISTE (MASSA CRITICA) 8.2 Le correlazioni potenziali con Expo 2015
PARTE SECONDA Per un distretto agricolo - culturale milanese (D.A.C.M)
Da: Idea verde per Milano Expo, di Carlo Petrini. Un'area di oltre 47 mila ettari attorno alla metropoli lombarda. Dove valorizzare un parco agricolo già ricco di acqua, poderi, allevamenti, abbazie, castelli. Per produrre cibi sani. E raccogliere la sfida del 2015 "L'occasione è di quelle da non perdere: da un lato c'è un territorio agricolo sano e vasto, che porta in dote secoli di storia e di cultura, in un ambiente che, nonostante abbia subito, nel corso degli ultimi decenni, alcune speculazioni, complessivamente si è mantenuto
REL. ILL.
8. QUADRO DELLE POLITICHE DI PROGRAMMAZIONE E PROMOZIONE IN ATTO E PREVISTE (MASSA CRITICA) 8.3 La politica di promozione e divulgazione della realtà agricola attuata dal Comune di Milano
PARTE SECONDA Per un distretto agricolo - culturale milanese (D.A.C.M)
La vocazione multifunzionale dell'agricoltura milanese
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La prossimità con il capoluogo dell'agricoltura periurbana, offre ad oltre un milione di cittadini la possibilità di usufruire di beni e attività già connotati dalla multifunzionalità. Pubblicazioni, iniziative culturali, celebrazioni, feste, visite guidate, percorsi gastronomici e ancora molto altro (di iniziativa pubblica e privata), testimoniano della propositività del contesto agricolo milanese. In questo quadro un ruolo determinante è assunto dal Comune di Milano che, per il tramite dei suoi vari settori, promuove e organizza iniziative di divulgazione affinché questo straordinario patrimonio storico di conoscenze ed esperienze (materiali e virtuali) non vada smarrito. "Obiettivo prioritario per gestire i beni culturali è comunicare il loro valore e l'esigenza di conservarli per la comunità ospitante e per i visitatori. È un diritto e un privilegio al contempo quello di gestire bene e ragionevolmente l'accesso al patrimonio e allo sviluppo culturale sia di natura fisica, che intellettuale e/o emotiva. Ciò porta con sé l'obbligo al rispetto dei valori, all'interesse e al senso di equità verso la comunità ospitante, custodi locali o proprietari dei beni storici, e verso i paesaggi e la cultura da cui tali beni sono emersi" (Carta Internazionale del turismo Culturale, Icomos, 1999)
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8. QUADRO DELLE POLITICHE DI PROGRAMMAZIONE E PROMOZIONE IN ATTO E PREVISTE (MASSA CRITICA) 8.3 La politica di promozione e divulgazione della realtà agricola attuata dal Comune di Milano Estratto dalla ricerca Atlante delle Aziende Agricole del Comune di Milano Promosso da Comune di Milano Maggio 2010 - Arch. Gasparotti
PARTE SECONDA Per un distretto agricolo - culturale milanese (D.A.C.M)
REL. ILL.
Nel Capitolo 9 si elencano i parternariati in essere e da sviluppare che testimoniano il diffuso interesse per il Progetto “Per un Distretto Agricolo Culturale Milanese”. Il Comune di Milano ha preso contatti da tempo con enti, Istituzioni, associazioni, Centri di Ricerca per avviare un Distretto Agricolo Culturale. Il primo passo in questa direzione è avvenuto con la partecipazione al Bando della Regione Lombardia per l’accreditamento del Distretto Agricolo Milanese (D.A.M. – LR 1/2007), per il quale sono state coinvolte un gran numero di Imprese Agricole, Associazioni, Istituzioni pubbliche e Centri di Ricerca che già hanno firmato manifestazioni di interesse e accordi specifici con il Comune. In questo quadro si inserisce la partecipazione al bando senza scadenza Cariplo Valorizzare il patrimonio culturale attraverso la gestione integrata dei beni, attraverso il quale di auspica di realizzare un primo lotto di azioni. Tra gli obiettivi: ampliare il numero di parternariati, consolidare le relazioni già in essere attraverso la costituzione di una partnership stabile che sviluppi gli strumenti di partecipazione e gestione a medio e lungo termine del Distretto in questione. Le azioni per le quali viene richiesto finanziamento (vd cap 12 e 13) costituiscono l’avvio di un’attività a medio e lungo termine descritte nel capitolo 11.
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REL. ILL.
9. IL SISTEMA DELLE RELAZIONI
(Si rimanda all’allegato caricato nel Format Online)
PARTE TERZA Per un distretto agricolo - culturale milanese (D.A.C.M)
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REL. ILL.
Nel Capitolo 10 viene ipotizzato un primo elenco dei possibili strumenti di partecipazione e gestione previsti per il funzionamento del Distretto Agricolo Culturale Milanese e le modalità di consultazione dei soggetti interessati. Un Piano di Gestione dettagliato sarà oggetto di studio nellla prima fase di lavori.
10. GESTIONE E PARTECIPAZIONE DEL DISTRETTO AGRICOLO CULTURALE
PARTE TERZA Per un distretto agricolo - culturale milanese (D.A.C.M)
Uno schema descrive il parallelismo del progetto “Per un Distretto Agricolo Culturale Milanese”, con il Distretto Agricolo Milanese, col quale si prevedono una parte di operazioni ed azioni comuni.
COMUNE DI MILANO (capofila)
D.A.C.M.
Distretto Agricolo Culturale Milanese
Accreditamento Regione Lombardia
Accordo di Cooperazione
costituzione della ASSEMBLEA DI SOCI e istituzione del COMITATO DI COORDINAMENTO
costituzione della SOCIETA’ DI DISTRETTO
sviluppo del progetto “PER UN DISTRETTO AGRICOLO CULTURALE MILANESE
definizione del PIANO DI GESTIONE
operazioni ed azioni del D.A.M.
operazioni ed azioni comuni a DAM e DACM
Gli strumenti di gestione per il funzionamento del DACM saranno indirizzati ad assicurare anche il monitoraggio dello stato di attuazione, della strategia e degli interventi previsti, coprendo sfere tra loro correlate in particolare indirizzate: 1. ad attivare e rinforzare i rapporti tra mondo agricolo e gli organismi e gli attori della cultura e della conservazione e valorizzazione del patrimonio culturale, materiale e immateriale, e del paesaggio; 2. ad attivare e rinforzare l’integrazione tra mondo agricolo e altri settori economici e di programmazione quali urbanistica, trasporti, ambiente, turismo, servizi, ricerca e formazione, ecc.; 3. a sviluppare l’integrazione e il radicamento territoriale delle attività del DACM, favorendo in particolare la multifunzionalità. Il monitoraggio dovrà permettere inoltre di attivare eventuali correttivi che si rendessero necessari per riorientare attività, progetti e azioni che si scostassero dagli obiettivi del progetto “Per un Distretto Agricolo e Culturale Milanese” (e da quelli del correlato “Piano di Distretto” agricolo). La valutazione che caratterizzerà le attività di monitoraggio considererà in particolare questi aspetti: la corrispondenza dello stato di avanzamento delle attività dei progetti rispetto alla programmazione generale prevista progetto “Per un Distretto Agricolo e Culturale Milanese; l’uso delle risorse finanziarie a disposizione per la realizzazione degli investimenti previsti; l’aderenza degli interventi con quanto programmato e pianificato; la coerenza degli investimenti con quanto previsto dagli obiettivi dell’ACCORDO DI COOPERAZIONE.
REL. ILL.
Modalità di consultazione dei soggetti interessati all’istituzione del Distretto Agricolo e Culturale Milanese Nella fase istruttoria di definizione della fattibilità del Distretto Agricolo e Culturale Milanese (DACM), le modalità di consultazione dei soggetti interessati e interessabili all’istituzione del DACM sono consistite in una serie di incontri indirizzati a verificare la disponibilità a partecipare all’iniziativa in oggetto. Si sono svolti incontri preliminari con soggetti pubblici, istituzioni ed enti, centri di ricerca, associazioni e fondazioni operanti nel contesto milanese. Il Comune di Milano in qualità di promotore e capofila, oltre guidare e animare il partenariato nella predisposizione della proposta, ha assunto i compiti di coordinamento del gruppo di lavoro.
operazioni ed azioni del D.A.C.M.
10. GESTIONE E PARTECIPAZIONE DEL DISTRETTO AGRICOLO CULTURALE 10.1 Strumenti di partecipazione e gestione ipotizzati per il funzionamento del distretto e modalità di consultazione dei soggetti interessati
PARTE TERZA Per un distretto agricolo - culturale milanese (D.A.C.M)
D.A.M.
Distretto Agricolo Milanese
L’ obiettivo è quello di attivare meccanismi istituzionali territorializzati che consentano di perseguire le migliori forme di coordinamento e concertazione tra i vari soggetti pubblici e privati per la programmazione, gestione e attuazione degli interventi programmati dal DACM, dando applicazione ai principi di sussidiarietà verticale e orizzontale. Affinché il DACM possa svolgere al meglio il proprio ruolo, si rende necessario prevedere e organizzare forme di partecipazione ampie che coinvolgano oltre ai soggetti partner, gli enti e le istituzioni, anche la popolazione (non solo locale). La partecipazione alle attività del DACM potrà essere favorita e organizzata temporalmente (breve, medio e lungo termine), da apposite strutture quali: uno o più Tavoli di lavoro (con il Ministero per i Beni e le Attività culturali, cfr. al Capitolo 11 “Azioni: programmazione e risorse”) tra i partner del progetto inseriti nell’Accordo di cooperazione; una Consulta permanente con il compito di aggiornare i partner rispetto all’evoluzione del concetto di distretto agricolo e culturale rispetto al divenire della programmazione e pianificazione istituzionale; altri tavoli eventuali istituiti su tematiche specifiche, allargando la consultazione ad componenti portatrici di interessi più generali; un sito web per consentire la più larga conoscenza del DACM e delle proposte di fruizione, culturali, agroalimentari, ecc.; periodiche sessioni di incontri informativi con operatori, associazioni culturali, popolazione, ecc., per l’informazione sull’attività presente e futura, programmata e progettata del DACM.
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Strumenti di partecipazione e gestione ipotizzati per il funzionamento del DACM
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REL. ILL.
11. AZIONI: PROGRAMMAZIONE E RISORSE A BREVE E MEDIO-LUNGO TERMINE
PARTE QUARTA Per un distretto agricolo - culturale milanese (D.A.C.M)
Nel capitolo 11 vengono proposte le azioni realizzabili a breve, medio e lungo termine che descrivono le risorse e costruiscono la programmazione per il patrimonio culturale materiale ed immateriale presente sul terriorio interessato. Le azioni riguardano i temi della valorizzazione, della tutela, della sensibilizzazione e della divulgazione del patrimonio.
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11. AZIONI: PROGRAMMAZIONE E RISORSE A BREVE E MEDIO-LUNGO TERMINE 11.1 Quadro delle azioni di tutela, conservazione e valorizzazione del patrimonio materiale a breve, medio e lungo termine
PARTE QUARTA Per un distretto agricolo - culturale milanese (D.A.C.M)
REL. ILL.
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11. AZIONI: PROGRAMMAZIONE E RISORSE A BREVE E MEDIO-LUNGO TERMINE 11.2 Quadro delle azioni di tutela, conservazione e valorizzazione del patrimonio immateriale a breve, medio e lungo termine
PARTE QUARTA Per un distretto agricolo - culturale milanese (D.A.C.M)
REL. ILL.
CONSERVAZIONE DEL PATRIMONIO MATERIALE
Sensibilizzazione Eventi culturali musicali, in occasioni religiose, legate all’attività agricola (proseguimento di attività già sviluppate nel 2009-2010)
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1.
Portale web rivolto sia a tecnici che alla popolazione, con materiale informativo, in collaborazione con Distretto agricolo milanese accreditato dalla Regione (impostazione e avvio)
REL. ILL.
a. Cascina Linterno: Intervento di conservazione e valorizzazione degli edifici. b. Interventi di rimboschimento e cura del patrimonio forestale negli spazi agricoli adiacenti e collegati a Cascina Linterno
CONSERVAZIONE E VALORIZZAZIONE DEL PATRIMONIO IMMATERIALE
Pubblicazioni Canti Ambrosiani e relativo CD (a cura di Ferruccio Ferrari, in collaborazione con Mons. Biagio Pizzi Arciprete della Basilica di Sant’Ambrogio e Mons. Claudio Magnoli, responsabile Diocesano Ufficio per il Culto) Cascine, agricoltura, paesaggio agrario nel Milanese. La costruzione del distretto agricoloculturale milanese (a cura del Politecnico di Milano)
Eventi diffusi (fiere, piccole mostre, etc.): partecipazione a eventi organizzati da altri e/o promozione di eventi propri Conservazione programmata Cantiere didattico per studenti universitari, professionali, professionisti, in occasione del restauro di Cascina Linterno e del paesaggio agrario connesso, con il supporto di Scuola di Minoprio, Scuola d’Arte del Castello del Comune di Milano, Politecnico di Milano, Università degli Studi di Milano. Sperimentazione di tecniche e pratiche corrette di intervento sul patrimonio come star up di una pratica da consolidare negli anni successivi per gran parte degli interventi sul patrimonio edilizio e paesaggistico (cantiere didattico permanente). Formazione specialistica: Borsa di studio per dottorato di ricerca (3 anni) con tema “Il Distretto-agricolo culturale milanese”, presso il Politecnico di Milano Tutela e valorizzazione del patrimonio storico Tavolo di lavoro con Ministero per i Beni e le Attività culturali per la definizione di specifiche normative di tutela del patrimonio materiale edilizio e paesaggistico e immateriale , condivise tra Comune di Milano e organismi centrali e decentrati del Ministero (Direzione generale centrale, Sovrintendenza regionale, Sovrintendenze locali, come modello di cooperazione tra istituzioni e di metodologia di costruzione di normative propositive (non vincolistiche) Tavolo di lavoro per studi e definizione di un Piano d’area per le zone a nord-ovest di Milano, in stretta connessione con la Fiera (breve-medio termine) e di uno scenario a medio-lungo termine con la definizione di priorità di ulteriori interventi di conservazione del patrimonio storico materiale in punti strategici per la costruzione a medio termine del Distretto agricolo-culturale (su-ovest, sud, est, nord-est). Collaborazione tra tutti i partner e in particolare: Comune di Milano, Società EXPO,Provincia di Milano, Navigli Lombardi, Regione Lombardia, Politecnico di Milano Rete di collaborazione tra istituzioni culturali (museali, bibliotecarie, di ricerca, associazionismo, etc.) e gli imprenditori agricoli per la conservazione e la valorizzazione del patrimonio culturale materiale e immateriale presente presso istituzioni, collezionisti privati, imprenditori agricoli, etc.: da avviare per rendere permanente.
3.
GESTIONE
Funzionamento dell’organismo di gestione con compiti di definizione delle attività conoscitive, di individuazione di nuovi partners, di definizione e raccordo delle attività e azioni, di monitoraggio dell’efficacia delle politiche (Comitato tecnico scientifico, organismi della Partership, segreteria organizzativa)
12 12. PROSPETTI 12.1 Quadro delle attività proposte in cofinanziamento.
PARTE QUARTA Per un distretto agricolo - culturale milanese (D.A.C.M)
2.
FONDAZIONE CARIPLO - 2010 “Valorizzare il patrimonio culturale attraverso la gestione integrata dei beni”
allegato
REL. ILL.
Nell’allegato viene descritto il pre progetto per l’intervento di conservazione del complesso architettonico paesag gistico proposto per Cascina Linterno. Questi i punti trattati:
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Le motivazioni della scelta del sito Le funzioni previste e la compatibilità con i caratteri dell’edificio e del contesto paesaggistico Pre-progetto per l’intervento di conservazione dell’edificio e del contesto Il parere della Soprintendenza ai beni architettonici e paesaggistici di Milano (in corso di acquisizione) Individuazione delle risorse per un primo lotto di interventi e per un secondo lotto di completamento degli interventi (fonti pubbliche/private, sistema bancario ecc.) Conservazione programmata (manutenzione, gestione nel tempo) Conservazione diffusa (Cascina Linterno come tassello di un quadro di interventi più ampio) Modalità innovative di intervento: didattica, formazione, aggiornamento professionale per i beni culturali e il paesaggio (cantiere didattico a C.na Linterno e paesaggio)
allegato. PRE-PROGETTO PER L‘INTERVENTO DI CONSERVAZIONE DEL COMPLESSO ARCHITETTONICO PAESAGGISTICO CASCINA LINTERNO
PARTE QUARTA Per un distretto agricolo - culturale milanese (D.A.C.M)
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Comune di Milano Settore Imprese, Artigianato, Libere Professioni e Agricoltura Servizio Agricoltura
www.parid.polimi.it parid@polimi.it Via Golgi, 39 - 20133 Milano 02 2399 5063
Marco Lucini
Marco.Lucini@comune.milano.it
Teodoro Toffolatti Teodoro.Toffolatti@comune.milano.it
GRUPPO DI LAVORO Responsabilità scientifica e coordinamento: Lionella Scazzosi, Politecnico di Milano, PaRID
Via Larga 12, 3^ piano Tel. 02 88467084 Fax. 02 88467109
Collaboratori: Paola Branduini - paesaggio agrario e agricoltura periurbana, Politecnico di Milano, PaRID Marta F. Tolli - paesaggio agrario, Politecnico di Milano, PaRID Matteo Mai - urbanistica, Politecnico di Milano Laura Pelissetti - storia dell’arte Ilaria Gelmo, Politecnico di Milano Francesco Toso, Politecnico di Milano Ferruccio Ferrari - patrimonio culturale immateriale Luciano Segre - storia dell’agricoltura e del paesaggio agrario, Università degli Studi di Milano Susanna Grillo - geografia del paesaggio agrario, Università degli Studi di Milano
FONDAZIONE CARIPLO - 2010 “Valorizzare il patrimonio culturale attraverso la gestione integrata dei beni”
Politecnico di Milano Dipartimento di progettazioen dell’architettura PaRID (Laboratorio di Ricerca e Documentazione Internazionale per il Paesaggio)
REL. ILL.
Consulenti: Antoniotto Guidobono Cavalchini - agronomia e ingegneria agraria, Università degli Studi di Milano Rossella Salerno - disegno e rappresentazione, GIS, Politecnico di Milano Francesca Abbiati - GIS, Politecnico di Milano Daniele Villa - GIS, Politecnico di Milano Matilde Ferretto - economia agraria, Università degli Studi di Milano Bicocca
GRUPPO DI LAVORO Per un distretto agricolo - culturale milanese (D.A.C.M)
IL GRUPPO DI LAVORO