Bozze e suggestioni per un allestimento museale dedicato al gusto, un percorso sensoriale dove il quinto senso, verrĂ raccontato, mostrato e reso materia. Un esperimento, una sfida che ci apprestiamo a intraprendere per il nascente Museo del Gusto Calabria. Architetto Francesco De Rose
ll punto di partenza è la piazza Piccola (meglio conosciuta come piazza dei pesci), nel cuore del centro storico cosentino, la caratteristica piazzetta su due livelli dove un tempo, sino agli inizi del ventesimo secolo, i mercanti ittici trovavano posto per i loro banchi. Da qui parte il nostro percorso, all'interno di un quartiere certamente non più popolato come nei primi anni del novecento, ma dove ancora troviamo, nei pochi segni che il tempo non ha cancellato, parte di quell'atmosfera. Da qui immaginiamo (lo slogan è : il pop non è di cattivo gusto) un percorso iconografico formato da elementi scultorei, pesci in vinile bianco, fuori scala e di varie forme che, come caduti da un'enorme carretto immaginario posto all’inizio della piazza, accompagneranno il visitatore lungo la via San Tommaso sino all'antico palazzo Spadafora che sarà sede del museo.
L'idea, che ci accompagna nella progettazione, è quella di uno spazio che interagisca continuamente con il quartiere, sin dall'entrata dove il portale è immaginato trasparente a vantaggio di una netta comunicazione tra vicolo e atrio. All’ingresso il visitatore troverà un “Virgilio” d’eccezione: l’ape. L’insetto sociale per eccellenza, al quale è legato il destino dell’intero pianeta, in una versione fuori misura, come insegna del museo, ci farà da guida con la sua “danza” rappresentata da un lunghissimo “filo” di metallo , traccia e struttura dell’intero allestimento.
La “ danza dell’ ape”, che dall’entrata coinvolgerà tutto l’intero stabile, avrà il suo massimo sviluppo in un pozzo luce alto circa 14 mt, posto in fondo all’atrio e avvolto da un corpo scala che porta ai piani alti del fabbricato . Qui la “danza” sorreggerà sbuffi e paramenti costituiti da svariati oggetti in vimini, rame e vetro, come pattern di varie dimensioni, oggetti d’uso comune utilizzati nell’allestimento come elementi effimeri e decorativi, piccoli “mattoni” per velature e divisori. Il pozzo luce, invaso dalla “danza delle api,” ospiterà inoltre una coltivazione idroponica in enormi vasi di vetro e una serie di contenitori di liquidi trasparenti e colorati (oli, mieli e spiriti). Nella parte più alta, oltre il vetro del lucernario, verranno installati una serie di pannelli in acciaio specchiante che convoglieranno e amplificheranno la luce sino a illuminare la base del pozzo dove una serie di “padelle” in rame( alte poco più di 10 cm), poste a diverse altezze e colme d’acqua, moltiplicheranno l’effetto luminoso. I principi dettati dalla committenza assieme alle suggestioni che evoca il quartiere, sono fondamentali per la ricerca e l’uso dei materiali che costituiranno l’intero apparato museale. Vimini, ceramica, rame e vetro verranno reinterpretati nella logica di dare al museo oltre che una funzione didattica anche un carattere unico e giocoso. L’allestimento si avvarrà della collaborazione di artigiani e artisti locali e non avrà alcun impatto gravoso sulla struttura dell’antico palazzo, nessun stravolgimento della sua configurazione attuale. La maggior parte dei contenuti del museo verranno rappresentati su pannelli (stampati e dipinti) posizionati sulle pareti e su enormi video screen che trasmetteranno random suggestioni visive dedicate al gusto. Nell’area dedicata ai “quattro elementi” , al piano terra, pensiamo invece di collocare quattro tavoli digitali che offriranno una visita interattiva inerente ai temi: GENUINITÀ, STAGIONALITÀ, CONSUMO LOCALE, DEMOCRAZIA ALIMENTARE. Cinque olfattiere di ceramica , ognuna con un suo disegno distintivo e unico, rappresenteranno les folies del museo e saranno disposte dall’atrio sino all’ultimo livello, proponendo fragranze estratte da piante officinali
provenienti dal territorio regionale e una mappa olfattiva del gusto. Altri elementi importanti i due semenzai in legno, pensati come banchi da mercato, che ospiteranno diverse varietà di semi provenienti dal nostro territorio, un insieme colorato e multi forme , come in un suq dove il visitatore avrà una percezione tattile e visiva degli elementi. Seguendo l’ape su per le scale, poste sulla sinistra rispetto l’entrata, si arriva al primo livello soppalcato e a una serie di postazioni interattive (per esattezza tre) complete di alte sedute, dove il visitatore potrà consultare l’archivio digitale del museo e sostare tenendo d’occhio l’atrio sottostante attraverso una “griglia” fatta di forchette in legno di varie dimensioni, disposte lungo il “filo” d’alluminio, come se fossero esplose al passaggio dell’enorme “insetto sociale”. Qui nel piano rialzato si avrà accesso alla piazza Santa Lucia attraverso una porta in vetro che incornicerà la suggestiva visione del campo. L’ultimo livello del museo, formato da tre ambienti collegati tra di loro, è pensato libero e pronto ad ospitare presentazioni gastronomiche e riunioni. Solo due enormi tavoli bianchi fanno da scenario all’ambiente , le tavole saranno dedicate una ad Alarico e l’altra a Bernardino Telesio e intorno, sulle pareti , faranno da sfondo dei pannelli dipinti che rappresenteranno la gastronomia nelle varie epoche della storia. Per concludere pensiamo alle sedute del museo dove gli utenti potranno riposare, enormi cuscini a forma di seme, colorati secondo il loro riempimento: erbe aromatiche ( lavanda, camomilla, menta ed erba medica essiccata), noccioli di ciliegia, semi d’uva e pula di farro .
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Piano terra 1 Ricezione – principi e mappa del gusto 2 Bookshop e gadget 3 Le tavole del gusto – Genuinità, stagionalità, consumo locale, democrazia alimentare. La storia degli alimenti.
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Laboratorio - Le materie prime
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Piano rialzato 1 2 3
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Postazioni interattive archivio digitale alla piazza
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Primo piano 1 L’arte culinaria 2 Le tavole nelle varie epoche.
3 Corpo scala 3
Coltivazione idroponica Le trasparenze
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