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rubriche Maria ci rivela l’infinito
▲ « » (particolare), affresco di Gaudenzio Ferrari (1535-1536), Santuario della Madonna dei Miracoli, Saronno.Il concerto degli angeli
Maria ci rivela l’innito
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Il segreto della vita è un'avventura a noi ignota: Dio sorprende sempre
Osvaldo Maddaleno
In un libro letto questa estate il grande maestro, direttore musicale, Riccardo Muti a proposito di una partitura che non ha ancora avuto il coraggio di eseguire, scrive: «Naturalmente quando parlo di difcoltà non mi riferisco certo all'analisi armonica o contrappuntistica del brano, quella è facile per chi conosce bene lo studio della composizione. Penso piuttosto al cercare di capire il messaggio metasico che esso racchiude, cogliere ciò che sta dietro le note, trovare il coraggio di affacciarsi all'ignoto, di sporgersi sul vuoto, sulla voragine di mistero che è il cuore ineffabile di quella musica. È un compito arduo, ci vogliono tempo e consapevolezza per potersi ergere di fronte all'orchestra e dispensare indicazioni interpretative ai musicisti che trasformeranno le note in suono, nel miracolo della musica. Mozart diceva che “la musica più profonda è quella che si nasconde tra le note. È un'idea incredibile: tra una nota e l'altra anche se strettamente legate c'è l'in- nito”. Il mistero è lì, in quello spazio che racchiude l'universo. E il compito del musicista, quindi del direttore d'orchestra, è proprio di riuscire a dar voce e a interpretare la musica che sta tra una nota e l'altra: insomma, tirar fuori ciò che non è scritto eseguendo rigorosamente quel che è scritto. È una grande responsabilità» (L’in- nito tra le note, ed. Solferino). Queste parole mi hanno fatto pensare che nella nostra vita spirituale siamo chiamati a interpretare, un po' con lo stile di Mozart nella musica, l'avventura divina della
volontà di Dio, come la Vergine Maria. È una sda perché Maria è il capolavoro di Dio. Tutto quanto ci circonda, se lo vediamo con altri occhi, acquista un nuovo senso. Particolari pur piccoli spalancano alla nostra mente visioni ampie della vita, signi- cati profondi della storia: si inizia a cogliere nel caos degli avvenimenti di ogni giorno un lo che sembra tutto legare, riordinare, armonizzare anche e, comunque, dirigere ogni cosa verso un ne buono e superiore. Alla - ne della giornata si intravede sopraggiungere il nuovo giorno come ulteriore sequenza di un inimmaginabile straordinario lm, di cui ci è nota solo parte della trama, perché tutto è conosciuto perfettamente e guidato da un Altro. Questa trasgurazione degli uomini e del mondo non è puro sogno, non è solo fantasia. È l'esperienza non rara del cristiano, il quale un bel giorno comprende che, se Dio è Amore, ed egli è oggetto di questo amore, non può non abbandonarsi ducioso in lui. È il momento nel quale la sua vita cambia rotta e, deluso dello sforzo di crearsi da solo un destino, che mai lo soddisfa appieno, decide di adeguarsi al disegno che Dio ha pensato per lui: un progetto unico. Ricorda di possedere un grande dono: la libertà, e avviene che nulla può esservi di più ragionevole per una creatura, glia di Dio, dell'atto di cedere liberamente la sua libertà a Colui che gliel'ha data. Così propone di fare, da quel momento, non la sua, ma la volontà di Dio. Siamo alla grande scoperta, alla sapiente decisione che hanno preso tanti cristiani. Diceva la piccola Teresa: «Temo una cosa sola, cioè conservare la mia volontà». Questa disposizione di voler compiere la volontà di Dio e non la propria è, oltre tutto, l'unico e perfetto comportamento che dovrebbero assumere tutti i cristiani. Sappiamo che il far coincidere la nostra volontà capricciosa con il volere di Dio è il della vita. È l'innestare se stessi sopra i pensieri del Signore e entrare nei piani della sua onniveggenza e misericordia. Ci si deve convincere che una voce del Cielo viene a farci conoscere l'interpretazione giusta che ognuno può dare alla propria esistenza. Dio sorprende sempre. Il cuore di Cristo è quello di un Dio che, per amore, ha “svuotato” se stesso. Per questo chi segue Gesù dovrebbe essere pronto a svuotarsi per amore. Nessuna vita è banale. segreto La grandezza di Maria di Nazaret è proprio questa, alla voce dell'angelo risponde: «Avvenga per me secondo la tua parola» Lc( 1, 38). “Sia fatta la volontà di Dio” è un'espressione che, nella maggior parte dei casi, è detta da cristiani in momenti di dolore, quando non c'è altro da fare; e di fronte all'inevitabile infrangersi di ciò che si pensava, si desiderava e si voleva, venuta a galla la fede si accetta quanto Dio ha stabilito. Ma non è così, soltanto, che va fatta la volontà di Dio. Nel cristianesimo non esiste solo la rassegnazione cristiana. La vita del cristiano è un fatto che ha radici in Cielo, oltre che in terra. Egli, per la sua fede, può essere sempre in contatto con un Altro che conosce la sua vita e il suo destino. E questo Altro non è di questa terra, ma di un altro mondo. Ed è un Padre. La vita del cristiano non può essere stabilita solo dal suo volere e dal suo prevedere. Noi cristiani siamo tanto spesso dei ciechi che abbiamo abdicato alla nostra dignità soprannaturale, perché ripetiamo sì, magari ogni giorno, nel Padre nostro: “Sia fatta la tua volontà come in cielo così in terra”, ma né capiamo quanto diciamo, né facciamo quanto imploriamo. Dio deve muovere la nostra vita e trascinarla in una divina avventura a noi ignota, dove, spettatori e attori al contempo di mirabili disegni d'amore, portiamo momento per momento il contributo della nostra libera volontà. Ogni circostanza, ogni avvenimento può essere un incentivo per una nuova apertura. Giova ripetercelo: “Lo spartito è scritto in Cielo. Noi dobbiamo solo suonarlo sulla terra” . Allora capiamo anche dove nascono dei . Porto un esempio che conosciamo tutti perché trasmesso per televisione e ricordo che ci aveva molto impressionato. gesti irrituali Papa Francesco è malfermo sulle gambe, la voce è decisa e insieme velata di emozione. Lui ha davanti a sé i rappresentanti politici del Sud Sudan venuti in udienza, a parlare di pace. Sono cristiani di differenti confessioni e vengono da un Paese dilaniato da una guerra civile fratricida, che arma cristiani contro cristiani. Il gesto del Papa – al termine del suo accorato appello – rompe improvviso il protocollo: per quattro volte si inginocchia e per quattro volte bacia i loro piedi. Ogni volta stenta a rialzarsi, ogni volta torna a prostrarsi, con un gesto che nessuno di noi potrà dimenticare. È anziano, è la massima autorità religiosa del cattolicesimo. C'è un'ostinazione, persino una certa goffaggine nel suo gesto tanto irrituale. Il suo gesto rompe le righe, viola i rituali, lo espone a ciò che è sconveniente. Forse per qualcuno persino disdicevole. Ovviamente in questo gesto trasgressivo c'è tutta la rivoluzione del Vangelo. C'è Gesù che lascia i propri genitori in ansia per recarsi al tempio, senza avvisarli né chiedere il permesso. Gesù che rovescia i tavoli nel tempio divenuto mercato, Gesù che piange l'amico morto, Gesù che si intrattiene con la donna dai cinque mariti al pozzo a mezzogiorno, Gesù che lava i piedi ai suoi discepoli… Gesù costringici a piegare le ginocchia ogni minuto in adorazione della tua volontà: la sola buona e feconda, in modo che quando arriva l'ora del dolore possiamo vedere anche al di là di esso il tuo innito amore. Possiamo così possedere i tuoi occhi già in terra e osservare dall'alto il ricamo divino che hai ordito per noi e per i nostri fratelli, dove tutto risulta una splendida trama d'amore. E così sia alleviata almeno un po' dallo sguardo nostro la vista dei che amorevolmente la tua misericordia, condita a giustizia, ha ssato là dove la nostra cecità ha spezzato il tuo volere. Sia fatta la tua volontà nel mondo e la pace scenderà allora sicura, perché gli angeli ce l'hanno detto: «Pace in terra agli uomini che egli ama» Lc nodi ( 2, 14).