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La preghiera dell’ Ave Maria
Il testo, la storia, il messaggio spirituale
◄ « » (1650 ca.) olio su tela di Giovanni Battista Salvi, National Gallery (London) La Vergine in preghiera
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Lave Maria è una delle formule più in uso della preghiera mariana e, pur iniziando con un saluto alla Madonna, pone al centro il nome di Gesù. Sono i due poli della preghiera mariana: il primo, più semplice e spontaneo, inizia rivolgendosi a Maria come colei che ci porta a Gesù: da qui la famosa formula “A Gesù per Maria”; il secondo, più riessivo e completo, parte dal fatto che la persona e il ruolo di Maria nella vita cristiana derivano da Gesù e, oggi, dallo Spirito Santo che rende presente il mistero di Gesù nella nostra vita ed è a partire da qui che troviamo Maria ed entriamo in comunione con lei: «Nella preghiera, lo Spirito Santo ci unisce alla Persona del Figlio unigenito, nella sua Umanità gloricata. Per essa e in essa la nostra preghiera liale entra in comunione, nella Chiesa, con la Madre di Gesù» ( 2673). Questi due approcci sono presenti nell' . CCC Ave Maria Dal punto di vista del testo, l' si presenta in due blocchi distinti: un primo blocco è scritturistico, in quanto mette insieme il saluto dell'angelo e di Elisabetta a Maria, mentre un secondo blocco è una formula di intercessione. Nasce quindi la domanda di sapere come i diversi elementi sono stati assemblati in un lungo processo storico e, a un altro livello, possiamo domandarci quali sono gli atteggiamenti spirituali che accompagnano oggi la preghiera dell' Ave Maria Ave Maria. I tre punti che seguono cercano di dare una risposta a queste domande. ’
I. L' e le ScrittureAve Maria
1. L'invio dell'angelo «Al sesto mese, l'angelo Gabriele fu mandato da Dio in una città della Galilea, chiamata Nazaret, a una vergine, promessa sposa di un uomo della casa di Davide, di nome Giuseppe. La vergine si chiamava Maria» (Lc ).1, 26-27 L'inizio “al sesto mese” rimanda alla gravidanza di Elisabetta e all'annuncio della nascita del Battista al padre Zaccaria, sempre da parte di Gabriele ( 1, 19). Trattandosi di due annunciazioni, è spontaneo il confronto. Lc L'angelo “apparve” a Zaccaria, mentre “fu mandato” da Dio a Maria ( 1, 11. 26).Lc L'annuncio a Zaccaria è collocato a Gerusalemme e nell'ambito della liturgia quotidiana; per contro Maria è un'umile fanciulla e Nazaret è un luogo sconosciuto. Maria è promessa sposa e dunque in stato di attesa di un futuro abbastanza denito, che l'annuncio dell'angelo fa evolvere verso traguardi insperati, situazione molto differente per la coppia Zaccaria/ Elisabetta.
2. Il saluto dell'angelo «Entrando da lei, disse: “Rallegrati, piena di grazia: il Signore è con te”» Lc ( 1, 28). Prima di scendere a particolari più tecnici, sarà bene inquadrare il saluto in una considerazione molto alta e bella dovuta al Beato Giacomo da Varazze, domenicano e Arcivescovo di Genova: «Il saluto dell'angelo ebbe origine dal Padre al quale si addice ogni autorità; fu dettato dal Figlio, che è la Sapienza stessa di Dio; fu suggerito dallo Spirito Santo del quale il Profeta dice: “La mia lingua è come stilo di scriba veloce” Sal( 44, 2). E da tutta la Trinità venne afdato all'angelo Gabriele. Per queste ragioni tale saluto va
recitato con massima devozione» . 1 Notare che l'angelo non saluta direttamente Zaccaria ( 1, 13), mentre saluta Maria con tre espressioni dense di signicato: Lc rallegrati, piena di grazia, il Signore è con te.
Rallegrati è la traduzione esatta dell'originale greco “cháire” “Ave”, che il latino rende con . È una formula di saluto che va oltre la cortesia ed anche oltre l'augurio della pace, che pure ha già una sua rilevanza teologica, essendo il saluto che gli inviati ad annunciare il Regno di Dio rivolgono entrando nelle case ( 10, 12-13). Il sa-luto riecheggia le categorie anticotestamentarie della gioia (cfr. 3, 14-17; 9, 9; 2, 23-24. 27). Gesù incarnato nel seno di Maria porta a compimento tutte queste promesse in un modo immensamente più gran-de, per cui a Maria viene annunciata una gioia immen-samente più grande ma in continuità con la gioia del po-polo dell'Antico Testamento. Mt Sof Zc Gl Inne nel nostro caso che il saluto a Maria sia espresso in termini di gioia è “normale”, in quanto la gioia è una costante nel Vangelo dell'infanzia: la gioia è promessa a Zaccaria per la nascita del Battista: «Avrai gioia ed esultanza, si rallegreranno Lce molti della sua nascita» ( 1,14); ritorna nell'incontro con Elisabetta: «Ecco, appena il tuo saluto è giunto ai miei orecchi, il bambino ha sussultato di gioia esulta in Dio Lc nel mio grembo! (...). Il mio spirito , mio salvatore» ( 1, 44. 47); è inserita nella nascita di Gesù con l'annuncio ai pastori: «Non temete: ecco, , che sarà di tutto il popolo: oggi, nella città di Davide, è nato per voi un Salvatore, che è Cristo Signore» ( 2, 10-11). vi annuncio una grande gioia Lc
Piena di grazia è la traduzione esatta dell'originale greco : indica una qualità che deriva dall'essere guardati con favore da qualcuno, nel caso di Maria la trasformazione stessa di chi è guardato mediante questo favore o grazia. Da notare che il verbo è un participio perfetto passivo, per cui non dice solo che Maria è piena di grazia “adesso”, ma anche che “lo è stata” e questo sguardo verso il passato ci permette di risalire non solo all'infanzia, ma alla nascita ed alla concezione di Maria concepita senza peccato, l'Immacolata: “piena di grazia” comincia da quel momento. “kecharitomène” “Piena di grazia” può riferirsi a vari signicati soprattutto nell'Antico Testamento. Trovare grazia ha una accentuazione più forte quando si tratta di una donna agli occhi del re, come Ester, semplice fanciulla diventata regina per salvare il suo popolo: «Il re si innamorò di Ester: ella trovò grazia più di tutte le fanciulle e perciò egli pose su di lei la corona regale e la fece regina al posto di Vasti» ( 2, 17; cfr. 5, 8; 7, 3; 8, 5); o semplicemente come la donna amata ( 8, 10). Est Ct Così l'angelo ripete: «Non temere, Maria, perché hai trovato grazia presso Dio Lc» ( 1, 30) e, leggendo queste parole alla luce della tradizione, la “grazia” non è una benevolenza qualsiasi, ma il dono della immacolatezza
Il Signore è con te. È la tipica rassicurazione dei racconti di vocazione, ripetuta molte volte nell'Antico Testamento e anche nel Nuovo. Mi limito a segnalare questa parola rivolta a Mosè: « . Questo sarà per te il segno che io ti ho mandato: quando tu avrai fatto uscire il popolo dall'Egitto, servirete Dio su questo monte» ( 3, 12); a Gedeone: «L'angelo del Signore gli apparve e gli disse: “ , uomo forte e valoroso!”» ( 6, 12); a Geremia: «Non aver paura di fronte a loro, perché per proteggerti» ( 1, 8. Cfr. inoltre 1, 19; 15, 20; 26, 24; 28, 15; ecc.). Io sarò con te Es Il Signore è con te Gdc io sono con te Ger Ger Gen “Il Signore è con te” non soltanto rassicura Maria, ma le conferisce una vocazione, un ministero: essere Madre di Gesù, seguirlo, stare sotto la croce, divenire Madre della Chiesa, ecc. “Il Signore è con te” chiarisce e completa l'altra espressione “piena di grazia” che la precede: «Le due espressioni del saluto dell'angelo si chiariscono reciprocamente. Maria è piena di grazia perché il Signore è con lei›› ( 2676).CCC
3. Il saluto e la benedizione di Elisabetta Elisabetta «esclamò a gran voce: “Benedetta tu fra le
▼ « », XVI secolo, olio su tavola di Alessandro Bonvicino (detto il Moretto), collezione privata, Brescia (Italia) La visitazione
donne e benedetto il frutto del tuo grembo!”» Lc ( 1, 42). Il saluto è occasionato dall'arrivo di Maria, dal bambino di Elisabetta che « sussultò nel suo grembo» ( 1, 41) e la benedizione ha l'intensità e la solennità delle grandi occasioni: «a gran voce». Ma soprattutto Elisabetta «fu colmata di Spirito Santo» ( 1, 41): è lo Spirito che fa orire in lei la parola di benedizione. La formula di benedizione di Elisabetta non nasce dal nulla. Pur in presenza di Cristo e sotto l'azione dello Spirito, riprende e a suo modo porta a compimento due riferimenti anticotestamentari. Lc Lc Il primo riferimento riguarda Giaele, una donna dell'epoca dei Giudici, che uccise Sisara capo dell'esercito di Iabin, re di Canaan, confìccandogli nella testa il picchetto della tenda. Di conseguenza fu da tutti acclamata come trionfatrice con le parole: «Sia benedetta fra le donne benedetta fra le donne della tenda! Gdc Giaele, la moglie di Cheber il Kenita, » ( 5, 24). Il secondo riferimento, più complesso e più completo, riguarda Giuditta che torna in città con il capo troncato di Oloferne, l'assediante della città di Betulia. Anche Giuditta quando torna è benedetta dal popolo e dal sacerdote Ozia con una formula più complessa e completa: «Tutto il popolo si stupì profondamente e tutti si chinarono ad adorare Dio, esclamando in coro: “Bene
detto sei tu, nostro Dio, che hai annientato in questo giorno i nemici del tuo popolo”. Ozia a sua volta le disse: “ , davanti al Dio altissimo più di tutte le donne che vivono sulla terra, e Benedetta sei tu, glia benedetto il Signore Dio che ha creato il cielo e la terra e ti ha guidato a troncare la testa del capo dei nostri nemici”» ( 13, 17-18). Gdt In entrambi i casi c'è un contesto truculento. Ma ciò che conta è la salvezza eccezionale di Dio per tutto il popolo che avviene per mano altrettanto eccezionale di una donna e che suscita la benedizione, prima della donna (Giaele), ma poi più compiutamente di Dio salvatore e della donna della quale si è servito (Giuditta). Tornando a Maria e ad Elisabetta, la benedizione è quasi spontanea nel dialogo delle due donne. Tuttavia, benedicendo la cugina, Elisabetta passa a benedire Gesù: «E benedetto il frutto del tuo grembo!» ( 1, 42).Lc Così la “benedizione” di Maria -in forza del glio Gesùva letta in continuità ed a compimento delle benedizioni bibliche apportatrici di salvezza: «Maria è “benedetta fra le donne” perché ha creduto nell'adempimento della parola del Signore. Abramo, per la sua fede, è diventato una benedizione per “tutte le famiglie della terra” ( 12, 3)» ( 2676). Gen CCC
II. La tradizione storica della preghiera dell'Ave Maria
Verso il secolo X l' si diffonde come preghiera autonoma. San Pier Damiani († 1072) testimonia per primo la frequenza dell'uso dell' , che successivamente viene unita al e al come formula delle preghiere abituali mattutine del cristiano nelle determinazioni di un Sinodo di Parigi del 1197: «I presbiteri esortino sempre il popolo a recitare l'orazione Ave Maria Ave Maria Pater Credo “dominica” Padre nostro Credo in Dio ( ), il e il Saluto della Beata Vergine ( )» . La determinazione del Sinodo di Parigi ci conferma la diffusione dell' affermatasi dopo il e il , le due formule “consegnate” al battezzato per esprimere la preghiera e i principali contenuti della fede. Non si trattava ancora della nostra , perché mancava la seconda parte e con tutta probabilità mancava il nome di Gesù. Ave Maria Ave Maria Padre nostro Credo Ave Maria 2 3 Nel frattempo l' si struttura e si arricchisce con alcuni interventi: Ave Maria - l'aggiunta del nome stesso di Maria, - l'aggiunta del nome di Gesù, - l'aggiunta della seconda parte con la qualica di “santa”. La diffusione progressiva dell' fu anche favorita dalla nuova immagine della donna coniata dallo “stil nuovo” e dai provenzali. Ave Maria Quanto alla seconda parte dell' , questa fu caratterizzata da un forte movimento di intercessione, che è conseguente alla lode in quasi tutte le antifone mariane. In particolare la seconda parte fu caratterizzata dal Ave Maria
ricordo dell'ora della morte, forse anche per inusso della mortalità alta del 1300-1400 (carestie, peste, guerre), fenomeno doloroso che trovò spazio nella pittura e nella letteratura (le ballate, il carro, il trionfo ... della morte). Forse anche a causa di quest'ultima aggiunta si deve la popolarità dell' , legata alla citazione toccante della “nostra morte”, che non compare in altre antifone mariane, nelle quali le espressioni di intercessione sono più elevate. Ave Maria Il primo testo dell' sostanzialmente come l'attuale si trova in un manoscritto del Santuario della Ss. ma Annunziata di Firenze, databile nella seconda metà del sec. XIV e ad opera di fra Giovanni Giorgi († 1391): Ave Maria «Ave, dulcissima et immaculata Virgo Maria, gratia plena, Dominus tecum: benedicta tu in mulieribus et benedictus fructus ventris tui Jesus. Sancta Maria, Mater Dei, ora pro nobis nunc et in hora mortis. Amen» . 4 In ogni caso, dopo queste aggiunte, il testo completo dell' ricevette forma autorevole e denitiva nel Breviario edito da San Pio V nel 1568. Ave Maria
III. Gli atteggiamenti spirituali
1. Il saluto La formulazione “Ave” accentua l'aspetto di salutazione. Del tutto naturalmente e quasi spontaneamente «la nostra preghiera osa riprendere il saluto a Maria con lo sguardo che Dio ha rivolto alla sua umile serva, e ci fa rallegrare della gioia che Egli trova in lei» ( 2676). Si tratta di un primo e basico “sentimento” verso Maria da esprimere nell'Ave. CCC
2. Il nome di Gesù Il nome di Gesù nell' è legato al ricordo dell'Incarnazione. Ave Maria Questo nome è anche un culmine o, come si esprime Giovanni Paolo II, un baricentro: «Il baricentro dell'Ave Maria il nome di Gesù , quasi cerniera tra la prima e la seconda parte, è . Talvolta, nella recitazione frettolosa, questo baricentro sfugge (...). Ripetere il nome di Gesù - l'unico nome nel quale ci è dato di sperare salvezza (cfr. At 4, 12)- intrecciato con quello della Madre Santissima, e quasi lasciando che sia lei stessa a suggerirlo a noi, costituisce un cammino di assimilazione, che mira a farci entrare sempre più profondamente nella vita di Cristo» . 5
3. La benedizione L'aspetto di benedizione, nella formula ampio e decisivo, inserisce questa preghiera nel contesto della preghiera giudaica al tempo di Gesù e la rende simile alla preghiera praticata da Gesù e anche alla preghiera come si è sviluppata cristianamente nel Nuovo Testamento. È decisivo rendersi conto che si sta pronunciando una benedizione, che si benedice Gesù frutto del grembo di Maria, ma in sottofondo si benedice il Padre sotto l'azio
▲ « », 1708 ca., olio su tela (particolare) di Francesco Trevisani, Museo del Prado, Madrid (Spagna) La Vergine con Bambino
ne la benedizione a Dio che la precede). Spesso i devoti, molto preoccupati dal substrato affettivo dell' , non percepiscono vitalmente la benedizione, e ciò si risolve in un impoverimento. Ave Maria
4. L'intercessione ln genere nei grandi testi della preghiera mariana «si alternano di solito due movimenti: l'uno “magnica” il Signore per le “grandi cose” che ha fatto per la sua umile serva e, mediante lei, per tutti gli uomini; l'altro afda alla Madre di Gesù le suppliche e le lodi dei gli di Dio, dal momento che ora ella conosce l'umanità che in lei è sposata dal Figlio di Dio» ( 2675). Va rilevato che, più che di due movimenti “mariani”, si tratta di due movimenti anteriori e tipici della preghiera giudaico/cristiana -benedizione e richiesta- che trovano coerente applicazione nella preghiera mariana. Dunque nell' CCC Ave Maria una seconda parte di intercessione è normale come è normale il movimento storico e spirituale che l'ha espressa. Di certo il movimento di intercessione va legato alla benedizione e fatto derivare da essa anche quanto ai contenuti che si richiedono. del tutto Ciò precisato, può esistere un afdamento a Maria sia per la sua funzione spirituale sia tenendo conto della
Si tratta però anche di una constatazione storica: l'Ave Maria ha assunto ritmi di frequenza non solo con il Rosario, ma con le centocinquanta o cinquanta atematiche, con il Rosario tematico certosino di cinquanta Ave Ave Ave, con ripetizioni medioevali di più di mille al giorno e ancora oggi con tanti credenti che la ripetono durante il giorno e la notte. Come mai un fenomeno di frequenza così alta? Che sia la riposta dei credenti a quanto richiesto da Maria nel Magnicat: «D'ora in poi tutte le generazioni mi chiameranno beata» ( 1, 48)? Forse. Anche se non esiste una risposta precisa: è il mistero dell' . Lc Ave Maria
mo a Dio attraverso di lei. Ecco una testimonianza di Santa Teresa di Lisieux pochi mesi prima di morire: «(...) Mi piacerebbe avere una morte bella per far piacere a voi. L'ho chiesta alla Vergine Santa e non è la stessa cosa come chiederla al Signore. Lei lo sa bene cosa deve fare dei miei piccoli desideri, se li deve dire oppure no: insomma, sta a lei vedere di non forzare il buon Dio a esaudirmi, per lasciar fare a lui in tutto e per tutto la sua volontà» . 6 Un aspetto particolare dell'intercessione riguarda la nostra morte. Quanto alle sequenze temporali, chiediamo a Maria di pregare per noi “adesso”, cioè «nell'oggi delle nostre esistenze» e nell'ora della nostra morte. Quest'ultima richiesta evoca, pur con le dovute differenze, la morte di Gesù: «Maria sia ad essa [la nostra morte] presente come alla morte in croce del Figlio suo, e nell'ora del nostro transito ci accolga come nostra Madre, per condurci al suo Figlio Gesù, in Paradiso» ( 2677).CCC
5. La frequenza «Vediamo adesso in che modo vada recitato questo saluto. Anzitutto con frequenza, perché continuamente riceviamo da lei molti beneci» . Giacomo da Varazze, incontrato all'inizio, ci indica anche la conclusione più semplice ed insieme misteriosa: l' è una preghiera che va recitata con frequenza. È una indicazione anche per oggi. Ave Maria 7
Siamo grati all'amico domenicano padre Riccardo Barile, priore e rettore del Santuario Beata Vergine del Santo Rosario in Fontanellato (PR), che ci ha concesso di riprodurre ampi stralci della catechesi da lui tenuta nella scorsa Quaresima (20 marzo 2019) ai fedeli che frequentano quel Santuario. La sua competenza e la chiarezza espositiva che lo contraddistinguono, ne siamo convinti, sarà apprezzata anche dai nostri affezionati lettori.
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G V († 1298), voceIACOMO DA ARAZZE Mariale aureo, Saluto angelico.
P D , 33, 3: 145, 564.IER AMIANI Opuscolo PL
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Statuta synodalia: Mansí 22, 681.
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Il testo è citato da S. M , voce in NDM 29. Al testo l'A. appone la seguente nota (42): «Per il testo cfr. R. M. T , AGGIANI Angelus AUCCI Delle Biblioteche antiche dell'Ordine e dei loro cataloghi Studi Storici OSM in 2 (1934-1936) 178: Cod. 1249, B 7, della Bibl. Naz. di Firenze, già 84 della Bibl. della Ss.ma Annunziata; il testo si trova al f. 172. Secondo il Taucci l' è stata aggiunta a mano da fra Giovanni Giorgi († 1391), priore provinciale di Toscana (1369- 1372) e in seguito priore del convento di Firenze. Per l'importanza della Ss.ma Annunziata e il suo culto cfr. gli appunti di R. T , Ave Maria AUCCI Un santuario e la sua città, Ed. Convento Ss.ma Annunziata, Firenze 1976» ( 37-38). Ivi
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G P II, Lettera Apostolica (16.10.2002), n. 33. IOVANNI AOLO Rosarium Virginis Mariae
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S. T L († 1897), , 4 giugno 1897.ERESA DI ISIEUX Novissima verba
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G V († 1298), voceIACOMO DA ARAZZE Mariale aureo, Saluto angelico.