Le Storie di Omnia - Assaggio

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Fabio Cicolani

Le storie di Omnia Sul filo della Magia

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I edizione: novembre 2010 © 2010 La Corte Comunication Via Paolo Regis 44, Chivasso (To) Tutti i diritti riservati La Corte Editore è un marchio La Corte Comunication Progetto Grafico: La Corte Editore Illustrazione in copertina: Pierluigi Abbondanza © www.abboart.it ISBN 9788896325063 Finito di stampare nel mese di Novembre 2010 presso lo stabilimento grafico Universal Book di Rende (Cs) per conto di La Corte Comunication

www.lacorteditore.it www.magiediomnia.com 6


INDICE

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PREFAZIONE di Gianni La Corte ROGO NELL’OBLIO

Pag. 13

UN PALMO DI FATA

Pag. 37

SCACCO MATTO

Pag. 45

STREGATO DAL VENTO

Pag. 67

IL COLLEZIONISTA

Pag. 87 Pag. 113

L’ALMANACCO DI OMNIA

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Al mio nipotino Gabriele, inaspettata fonte di gioia, luminosa e travolgente come l'ispirazione.

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PREFAZIONE Di Gianni La Corte

Quando sono atterrato per la prima volta su Omnia, ne sono rimasto strabiliato. Apparentemente sembrava un pianeta come il nostro, ma se guardavi bene, ti accorgevi che ogni persona, ogni oggetto, ogni singola situazione era avvolta nell’incanto, era densa di meraviglia, era zampillante di fantasia. Eppure tutto partiva da un’idea semplice quanto originale. Un’idea sola. Che però rivoluzionava tutto. Su Omnia non c’era il Sole. Non c’era una stella che sprigionava luce e calore. No, al suo posto c’era l’Arcano, un astro che irradiava Magia, trasmettendo poteri o particolarità prodigiose a tutto il pianeta. Ed è da questo semplice spunto che Fabio Cicolani è riuscito a ricreare un intero mondo. Personaggi, regole, contesti, condizioni, che si potrebbero dare per scontate, ma che in realtà così non sono. Pensate solo - tralasciando per un momento le inevitabili distruzioni cataclismatiche - a come potrebbe essere la nostra vita senza il Sole: perderemmo la pioggia, la neve, la primavera. I fiori non crescerebbero più e nemmeno il tempo sarebbe più scandito allo stesso modo. Così, leggendo il suo libro, ho avuto il piacere di ritrovare le stesse atmosfere che avevo amato ne “La Storia Infinita”, la stessa minuziosa ricerca di perfezione che avevo apprezzato nella Rowling. Fabio Cicolani si è rivelato un perfetto creatore di Mondi, un burattinaio magico che non si è limitato a muovere i fili dei suoi personaggi, ma che è riuscito a creare attorno a loro un contesto credibile, per quanto incantato, un intero tessuto di regole, leggi e relazioni. 11


Il suo primo romanzo inoltre, scaturiva da uno spunto quanto mai originale: cosa sarebbe successo se i personaggi oscuri dei libri che abbiamo amato, avessero potuto loro stessi venire in possesso dei romanzi che abbiamo letto noi? Cosa sarebbe successo se Voldemort avesse potuto leggere in anticipo la saga di Harry Potter o se Sauron avesse potuto sbirciare la trilogia di Tolkien? Sarebbero riusciti a cambiare le loro sorti, o i protagonisti li avrebbero sconfitti comunque? Io, personalmente, ero rimasto affascinato da questo Oscuromante (così si chiamano, i malvagi su Omnia), che veniva sulla Terra e comprava lo stesso libro che avremmo trovato anche noi sugli scaffali. Aveva una possibilità unica, che forse tutti noi avremmo desiderato. Quella di poter cambiare il proprio di Destino avverso, di diventarne il Signore incontrastato. Ed era un personaggio tenebroso da cui, in qualche modo, si veniva inevitabilmente attratti. Così nel leggere il primo romanzo diventa evidente che Cicolani, nonostante la sua giovane età, sia uno degli scrittori più visionari e immaginosi che abbiamo in Italia. Per questo ho deciso di puntare su questa raccolta di racconti. Perché Omnia è un pianeta così vasto che c’erano altre mille storie che valeva la pena raccontare, e mille personaggi che non erano riusciti a trovare spazio nel romanzo ma che meritavano innegabilmente di avere il loro momento di ribalta. Così, dopo che nel romanzo ci siamo divisi tra Omnia e il nostro Pianeta Terra, conoscendo i gemelli omniani Alfa e Omega, le sorellastre terrestri Bianca e Viola e i gatti Anubi e Marcopolo, ecco che, in questi racconti, ci concentriamo esclusivamente sul pianeta dell’Arcano e andiamo a conoscere una moltitudine di personaggi magici che difficilmente dimenticheremo: Rogo, Fiamma, Carambola, Alfiere, Laere, Becco, Briga (il mio preferito)… Personaggi che affrontano il loro Destino e che diventano indiscutibilmente protagonisti di Omnia. 12


Personaggi mai banali che, in una seconda chiave di lettura, ci fanno meditare su temi importanti come quelli della tolleranza, della guerra, delle relazioni familiari, delle ambizioni personali. Perché Cicolani, grazie alle metafore del fantastico, riesce sempre a farci divertire, ma al contempo a darci da pensare e da riflettere. Ora, non vi resta che voltare pagina e partire per Omnia. Buon viaggio a tutti. .

P.S.: finiti i racconti troverete una vera e propria chicca: l’Almanacco di Omnia. Un piccolo estratto delle oltre 800 pagine che compongono l’OPERA OMNIA, il dossier completo che l’autore ha redatto in singola copia e che mi aveva inviato insieme al romanzo, per documentare il grande studio che aveva fatto sul pianeta da lui inventato. Un modo in più per scoprire qualche curiosità sul magico mondo protagonista di questi racconti e per appurare che non c’è assolutamente niente, negli scritti di Cicolani, che viene lasciato al caso.

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R O G O N E L L ’O B L I O 1. La casupola era immersa in una fitta selva che sembrava non aver mai visto la luce del giorno. La tenevano in piedi grandi pietre ammassate, soffocate dai rampicanti che avevano divorato perfino le imposte di legno. A prima vista, sembrava disabitata, un tipico rifugio per reietti. La donna avvolta dal manto scuro procedeva a passi spediti, guardandosi indietro ogni tanto. Sembrava sapesse con precisione chi cercare. Si avvicinò all’entrata del rudere e fece capolino. La stanza era semivuota. Le tenebre che avvolgevano la boscaglia erano penetrate fin dentro la casetta e si erano impadronite dei pochi mobili malandati: un tavolino zoppo, un paio di sedie scheggiate, un letto con un enorme affossamento al centro e lenzuola cenciose ammucchiate in un lato. Prima che la donna potesse dire qualcosa, un vecchio svestito con gli occhi completamente bianchi spuntò da dietro lo stipite e le mise una mano sulla spalla. Lei afferrò il braccio del vecchio e lo spinse via. «Non mi toccare!» ringhiò. «Sapevo del tuo arrivo e volevo scoprire il tuo nome» rispose il vecchio massaggiandosi il braccio. «Certo che lo sapevi, Oracolo, per questo sono qui» ribatté la donna mentre si slacciava il mantello e lo appoggiava su una sedia. Poi si avvicinò a un rampicante che pendeva dal tetto sfondato e soffiò sulle foglie. Il ramo si incendiò e illuminò la stanza con una luce scalpitante. «Solo pazzi e disperati vengono fin qui. Tu cosa sei?» chiese il vecchio allacciandosi la casacca. 14


«Una disperata» rispose la donna a denti stretti. «Ho bisogno che tu pronunci una profezia» aggiunse. Il vecchio scoppiò a ridere scoprendo i denti marci e la ragazza fu percorsa da un brivido. «Tu non sei disperata, devi essere folle per chiedere una cosa simile! Sembri giovane, forse i tuoi genitori non ti hanno detto cosa succede quando si rivela il futuro?» ribatté il vecchio tra le risate. «Risparmiati la lezione. La profezia non è per me, c’è qualcun altro che voglio rovinare» disse la donna andando verso il mantello. Frugò nella tasca interna ed estrasse un pugnale e un sacchetto. «Qui ci sono i soldi» disse porgendo il sacchetto al vecchio «e questo è l’oggetto mistico. Voglio una profezia catastrofica sul proprietario». «Tutte le profezie sono catastrofiche, il futuro non va mai svelato!» ammonì l’anziano. «E allora voi Oracoli a cosa servite?» lo sbeffeggiò la donna. «Io non servo a nulla per questo mi nascondo in questa catapecchia. Buffo però che tu sia qui!» replicò il vecchio. La donna non controbatté. Aveva già fatto quello che doveva: innescare la distruzione di un uomo nel peggiore dei modi. 2. Ardo era rimasto affacciato alla finestra tutto il giorno. Attendeva che suo padre Rogo tornasse con il Calendario dell’Avvento. Quella stessa mattina il padre l’aveva portato nella Sala della Pira, al centro dei Meandri Incendiari, la sede della fazione che portava il nome del padre. Lì, avevano ufficializzato la richiesta di ammissione alla setta. Se il Concilio dei Mandanti avesse accettato la domanda, sarebbe iniziato il periodo di Indagine, ossia le 7 esimane che precedevano il compimento dei 17 anni, l’età giusta per essere ammessi in una setta e ini15


ziare l’Addestramento. L’accettazione della richiesta era ufficializzata proprio dal Calendario dell’Avvento. Tutti gli Oscuromanti adolescenti che erano sotto Indagine ne possedevano uno. Ogni settimana il loro operato veniva giudicato e appariva un simbolo sulla casella corrispondente nel Calendario. Se si collezionavano almeno cinque simboli, si poteva sostenere la Prova richiesta dal Concilio, che consisteva in una missione, o una donazione oppure una semplice dimostrazione di potere. Più la setta era prestigiosa, più la Prova e l’Indagine erano severe. Inutile dire che il Rogo fosse la setta più rinomata della zona e che il fatto di essere “il figlio del capo” non contasse granché. Ardo vide il mantello rosso fuoco del padre varcare il grande cancello nero del giardino. Per un attimo fu tentato di corrergli incontro, ma si trattenne, sapendo che suo padre odiava le smancerie. Si tirò indietro e chiuse la finestra. Scese le scale lentamente, cercando di frenare l’eccitazione. «Bentornato, padre» disse vedendolo entrare. Rogo gli rivolse un cenno di saluto. Era un uomo alto e massiccio. Il rosso dei capelli si stava smorzando, ma in gioventù era stato vivido come le fiamme di un vulcano. Portava ancora i baffi lunghi e a punta sotto i quali non si era mai vista l’ombra di un sorriso. Quelle poche volte che aveva accennato una smorfia di quel tipo, si era subito scontrata con la durezza degli zigomi spigolosi. Sua madre Pira gli andò incontro e prese il mantello. Fece un cenno con il capo e i capelli neri le scesero sulla fronte alta. Li tirò indietro con un gesto secco e appese il mantello nell’armadio. Ardo cercò avidamente con lo sguardo qualcosa che fuoriuscisse dalle tasche o dalle maniche. Niente. «Ragazzo, vieni qui» gli disse il padre senza guardarlo. Ardo si precipitò al cospetto del padre, che estrasse una pergamena avvolta in un nastro di seta rossa. Sciolse il nodo e la srotolò. 16


«Questo è il tuo Calendario dell’Avvento» disse con tono austero. La felicità balenò negli occhi di Ardo, ma Rogo lo fulminò con uno sguardo. «Da oggi sei sotto Indagine. Riga dritto e non sarai mai ammesso alla mia fazione. Come capo del Rogo ti comunico che ogni malefatta che compirai verrà ben giudicata dal Concilio dei Mandanti, trascorri queste settimane nell’apatia e nel bivacco e ci rimarrai per sempre, datti da fare giovanotto» spiegò Rogo con tono solenne. Prima che Ardo potesse gioire, Rogo lo trattenne per un braccio «Quello che ti ho detto come Capo del Rogo era dovere, come padre invece ti dico: guardati le spalle e non fare idiozie, saranno giudicate in modo anche peggiore dalla tua famiglia, oltre che dal Rogo». Ardo aprì la bocca per rispondere, ma non gli uscì nemmeno una parola. Credeva che suo padre si aspettasse grandi cose da lui e invece ora lo smorzava. Sapeva che i Mandanti erano per prima cosa Oscuromanti avidi e malvagi e accettavano soltanto Oscuromanti di altrettanta o maggiore malvagità, quindi non capiva la natura di quell’ammonimento. Fece un cenno col capo e risalì le scale cercando di non sgualcire il Calendario che teneva ben stretto in mano. Entrò in camera e, dopo averlo appeso sulla porta, decise di uscire in cortile per esercitarsi con i poteri. Ma prima si prese ancora qualche istante per stringere fra le mani quella pergamena che tanto aveva sognato. «Come sei patetico! Hai intenzione di stare a fissare quel pezzo di carta per tutto il giorno?» disse una voce alle sue spalle. Fiamma, la sorella maggiore, era entrata nella stanza dalla camera adiacente e se ne stava sulla porta a braccia conserte. Il suo ghigno si perdeva tra gli spigoli vivi del volto e affondava negli occhi rossi. Anche lei era alta e il suo corpo sinuoso la faceva sembrare più grande della sua età. I suoi capelli, poi, erano rossi come quelli dell’intera famiglia. «Sei solo invidiosa!» la sbeffeggiò Ardo. 17


«Invidiosa io? E di cosa? Tanto non ti accetteranno mai!» ribatté Fiamma divertita. «Rassegnati, finché sarò in vita, non potrai mai accedere al Rogo» ribatté Ardo. Fiamma si avvicinò minacciosa e gli puntò lo sguardo dritto negli occhi «Non gongolare troppo, fratellino. La regola dell’erede maschio vale soltanto per la setta di famiglia. Per fortuna ci sono tante fazioni in giro». «Con noi o contro di noi!» replicò Ardo al suono di quelle parole che sapevano di tradimento. «Tu sei privo di spina dorsale» lo sbeffeggiò Fiamma. «Non entrerai mai nel Rogo». La ragazza uscì dalla stanza sbattendo la porta. Il Calendario cadde sul pavimento e Ardo si precipitò a raccoglierlo. Questo lo vedremo, pensò mentre lo appendeva di nuovo alla porta. Ardo non aveva rinunciato al proposito di esercitare i suoi poteri di fuoco, perciò scese in cortile e iniziò a lanciare spire di fuoco contro il muro. Riusciva a farne di tutte le forme, perfino a forma di drago. Dopo aver creato un muro di fiamme dal quale era fuoriuscita una belva infuocata, si stancò di quello spreco di energia magica. Si guardò intorno, vide una catasta di legna secca pronta per essere bruciata. Pensò a un sistema creativo per incendiarla, dopotutto, dall’indomani mattina, avrebbe dovuto trovare sistemi ingegnosi per colpire positivamente il Concilio dei Mandanti del Rogo. Prese una corda e la passò intorno ai tronchi, poi si frugò nelle tasche ed estrasse un coltellino a serramanico. Si fece una piccola incisione sul palmo della mano e lasciò cadere qualche goccia del suo sangue sulla legna. Infine trascinò con sé l’altro capo della corda e si sistemò in fondo al cortile. Guardò il suo operato compiaciuto: aveva creato una bomba con detonatore a distanza. «Sei tu Ardo?» chiese una voce alle sue spalle. 18


Il ragazzo si voltò. Dietro di lui, un vecchio basso e trasandato si avvicinava barcollando. «Tu chi sei?» chiese Ardo indispettito. «Sono un Oracolo» rispose il vecchio. «Non lo sai che gli Oracoli sono banditi qui a Borgo Tetro? Anzi, se non ricordo male non vi è permesso nemmeno entrare in tutta la zona di Rocca Sinistra» «Sono solo di passaggio» ribatté il vecchio fissando il vuoto con quegli occhi bianchi da brivido. «Da noi si dice che gli Oracoli sono come le disgrazie: non passano, arrivano e basta» insisté Ardo avvicinandosi minaccioso all’uomo, che scoppiò in una grassa risata. L’Oscuromante pensò che i denti di quel mostro fossero persino peggiori degli occhi. «Sparisci!» minacciò pronto a lanciare fuoco dalle mani. «Ho una profezia che ti riguarda» annunciò l’Oracolo. Ardo sgranò gli occhi. Solo un pazzo sarebbe rimasto ad ascoltare una profezia che lo vedeva protagonista. Tutte le profezie, infatti, annunciavano sciagure. Quasi tutte. Lanciò così una spira fiammeggiante in direzione dell’Oracolo, ma quello passò allo stato di specchio, ricoprendosi completamente d’argento e la scia di fuoco si rifletté sull’uomo e tornò indietro catapultandolo oltre la catasta di legna minata. Maledizione! È un Oracolo Specchio pensò amaramente. «Vattene, e non ti farò del male!» gridò nascosto dietro i tronchi. Ma stava bluffando. Sapeva che non poteva lanciare fuoco da lì, perché anche se le fiamme non l’avessero bruciato – era infatti immune al suo stesso potere di fuoco - , l’urto dell’esplosione ravvicinata l’avrebbe ucciso di sicuro. «Non puoi farmi del male. Ascolta la profezia e me ne andrò» rispose l’Oracolo. «Nooo!» gridò il ragazzo. 19


«È solo una frase!» insisté l’Oracolo avvicinandosi. Ardo si alzò in piedi «Quelle corte sono le peggiori». Improvvisamente Ardo si ricordò di un incantesimo in lingua arcana che sua madre usava per silenziare il padre e i suoi amici quando diventavano rumorosi dopo qualche bicchiere di troppo. Si concentrò. Immaginò un silenzio subacqueo. «SIGE» pronunciò. Nel cortile risuonò un tonfo e l’eco si sparse tutta intorno a lui. Ora l’Oracolo stava parlando, ma Ardo non riuscì a sentire nulla. E ne fu felice. Lo vide dimenarsi e fare gesti. Non un suono usciva dalla sua bocca storta. Però l’incantesimo non era eterno, e quell’Oracolo pericoloso sarebbe tornato a cercarlo. La rabbia gli salì fino alle pupille. Desiderava ucciderlo ora più che mai. Lo stato di specchio lo proteggeva, quindi si sforzò di ricordare cosa metteva fuori gioco un Oracolo. Non si ricordava nulla, per cui cercò di essere creativo. Fece per allontanarsi, ma il vecchio lo trattenne per il braccio. Ardo afferrò l’uomo per i vestiti e lo spintonò contro la catasta di legna. Il ragazzo si allontanò ancora e quando arrivò all’altro capo del cortile lanciò una sottile spira di fuoco alla corda. Come una miccia fulminea, la corda prese fuoco e in un istante incendiò la legna con l’Oracolo sopra. L’esplosione tuonò devastante e Ardo fu sbalzato a terra. Si rialzò e si spazzò via la cenere dai vestiti. Sentì qualcosa di semirigido nella tasca. Frugò e lo estrasse: era un foglietto col marchio del Rogo. Lo aprì e lesse: Un’azione benevola ti precluderà l’accesso al Rogo. 20


Il ragazzo incendiò il biglietto. Troppo tardi. Ormai lo aveva letto. La sua vita era finita.

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