dossier
elogio delle quattro
r
Illustr azioni V a l e r i a d e c at e r i n i Interventi S t efa n o C i a fa n i, G i o r g i o Os t i , Sandro Polci Interviste ad Andrea Miorandi e Pa o l o Pa l l e s c h i a cura di Valeria Buzi e Michela Offredi storie a c u r a d i K at i a L e D o n n e schede d i V a n e ss a P o s ta c c h i n i e Cl audio Marciano
Riduzione, riutilizzo, riciclo e recupero. Secondo l’Ue i rifiuti possono diventare una risorsa seguendo questa scala di priorità . Abbiamo cercato di capire come centrare l’obiettivo insieme ai cittadini
aprile 2010 / La nuova ecologia
47
elogio elogio delle delle quattro quattro
48
La nuova ecologia / Aprile 2010
R
Rivoluzione di velluto
Raccolta differenziata e resistenze da radical chic. Il cambiamento di abitudini è più facile di quanto si pensi. Anche nelle regioni del Sud
d i S t e fa n o C i a fa n i
R
ileggere a un anno di distanza gli articoli di Rina Gagliardi e Chicco Testa sulla prima pagina de Il Riformista contro la raccolta differenziata domiciliare nel rione romano di Trastevere fa una certa impressione. Le parole che utilizzavano per lanciare l’anatema contro il porta a porta non lasciavano spazio a fraintendimenti. Da una parte la Gagliardi, giornalista impegnata nelle file di Rifondazione comunista, si lamentava: «Da quando nel mio quartiere è cominciata la raccolta differenziata, la mia vita quotidiana è diventata un piccolo inferno (…). Questa benedetta raccolta differenziata costa un mucchio di tempo». Dall’altra Testa, presidente nazionale di Legambiente negli anni ’80 e oggi manager d’importanti gruppi imprenditoriali, citava le «incomprensibili istruzioni affisse sul portone del mio stabile». Aggiungendo: «Non oso immaginare che cosa possa capitare quando istruzioni siffatte saranno affisse sulle porte degli stabili dei quartieri popolari di Napoli», sbeffeggiando quelle «percentuali di raccolta differenziata impossibili da ottenere, se non obbligando i cittadini con la polizia». E concludendo in modo accorato: «Non essendo credente, non infliggetemi per favore la raccolta differenziata di Trastevere. I miei peccati li sconto in altro modo». Amen. Il caso vuole che il sottoscritto sia nato e cresciuto a Trastevere. Un rione, il “cuore di Roma”, nel quale le lamentele espresse lo scorso anno dai due cittadini “eccellenti” non sembrano proprio trovare riscontro: cittadini in rivolta contro il porta a porta non ne abbiamo visti, la partecipazione al nuovo sistema di raccolta differenziata ha unito le famiglie più agiate e quelle popolari. Non abbiamo sentito nemmeno persone lamentarsi per la “perdita di tempo” nel dividere in cucina i metalli, la plastica, il vetro e l’organico. Insomma, un anno dopo quegli outing autorevoli contro un banalissimo cambio di abitudini si confermano incomprensibili ed eccessivi, persino un po’ radical chic. Anzi, l’esperienza personale, stavolta al di fuori del quartiere d’origine, conferma come le pratiche più innovative nelle gestione dei rifiuti, compresa la tanto temuta raccolta domiciliare, ottengano il più delle volte un alto gradimento da parte dei cittadini: come il settantenne signore marchigiano
‹ A Salerno 150.000 persone sono passate al porta a porta. E nessuno si è ribellato. Basta spiegare l’utilità e garantire l’efficienza › aprile 2010 / La nuova ecologia
49
elogio delle quattro
L'AUTORE
Stefano Ciafani è responsabile scientifico di Legambiente e membro della segreteria dell’associazione. Ingegnere ambientale, già consulente della commissione parlamentare d’inchiesta sul Ciclo dei rifiuti, ha curato con Duccio Bianchi il volume “Rapporto Ambiente Italia 2009-Rifiuti made in Italy” (Edizioni Ambiente). Fa parte del comitato di indirizzo sulla gestione dei Raee presso il ministero dell’Ambiente.
R
di Porto Sant’Elpidio, nell’ascolano, che abbiamo sentito tessere l’elogio del nuovo sistema che ha consentito al suo comune di raggiungere quasi il 60% di differenziata. O come i 150mila cittadini di Salerno che non si sono certo sollevati in piazza contro il sistema imposto dal loro testardo sindaco centrando un sorprendente 70%. In più, come si evince dallo studio sulla customer satisfaction realizzato dal Conai, una percentuale molto bassa (circa l’8%) dei cittadini giudica negativamente il nuovo servizio di raccolta differenziata. Per il 20% è ottimo, per il 45% buono, per il 25% sufficiente. La abitudini si cambiano, insomma, se esiste un progetto chiaro di cui le persone possono cogliere l’utilità: la volontà politica rappresenta il miglior antidoto contro certe sacche di resistenza che allignano in tutti i ceti sociali, dimostrare la praticabilità di alcune scelte coraggiose significa spesso costruire un nuovo senso d’identità fra i cittadini. Altra cosa, per tornare su Roma, sarebbe stato lamentarsi (stavolta giustamente) di come la giunta Alemanno e l’Ama, l’azienda romana di igiene urbana, abbiano (dis)organizzato l’avvio della raccolta domiciliare in quel rione, come in altri quartieri della Capitale, quasi a volerla vedere fallire. Del resto non ci si poteva aspettare altro da un’amministrazione che, per bocca del suo sindaco e del suo assessore all’Am-
Sicilia/Modello Belice
Otto comuni serviti integralmente dal porta a porta e un progetto per la copertura totale dei rimanenti tre entro il 2010. Ecco l’Ato Tp2, uno dei due ambiti della provincia di Trapani, gestito dalla “Belice ambiente” spa che dal 2005 ha avviato la raccolta nella zona sudoccidentale della Sicilia. A livello sperimentale il porta a porta è partito in quattro comuni simbolo del terremoto del ‘68: Gibellina, Santa Ninfa, Poggioreale e Salaparuta. Alle famiglie sono stati distribuiti i quattro contenitori domiciliari per organico, carta, plastica e vetro e dalle strade sono stati tolti i cassonetti stradali. Da quell’esperienza il sistema è stato esteso agli altri comuni mentre la società d’ambito ha studiato l’apertura dei centri di raccolta e delle isole ecologiche. Inoltre è stato introdotto un sistema di premialità: per chi differenzia di più c’è uno sconto sulla parte variabile della tariffa e a chi conferisce i rifiuti alle isole ecologiche viene riconosciuto un valore economico che alimenta un bonus da dedurre dalla tariffa. Con i contenitori stradali si raggiungeva una differenziata del 9%, adesso stiamo sul 29% con punte del 68% in alcuni comuni. A cura di katia Le Donne
50
La nuova ecologia / Aprile 2010
biente, la scorsa estate ha esplicitato la stravagante idea d’importare la tecnologia israeliana per la separazione idraulica dei rifiuti indifferenziati «perché la differenziata nel centro storico è praticamente impossibile». O che adesso vuole concretizzare, per chissà quale ragione, un’improbabile raccolta pneumatica e sotterranea di rifiuti in una zona del centro storico. La domanda è legittima: una più semplice e meno tecnologica raccolta domiciliare a sacchi non risolverebbe ugualmente «il problema della collocazione dei cassonetti e del passaggio dei camion» nel centro storico, tanto caro all’amministratore delegato di Ama, senza sperperare soldi pubblici in inutili e fantasiose opzioni tecnologiche? Non c’è dubbio, su questo fronte i cittadini sono sicuramente più avanti dei loro amministratori. Basta spiegargli bene cosa fare, garantire un servizio ben progettato, puntuale negli orari di raccolta e i risultati arrivano. Così funziona nei 1.300 comuni ricicloni premiati da Legambiente per aver superato nel 2008 l’obiettivo di legge del 45% di raccolta differenziata. Qui si è semplicemente riadattato il sistema di raccolta domiciliare secco/umido importato
Sardegna/Sconti utili
La Sardegna in soli sei anni è riuscita a fare quello che alcune regioni del nord Italia hanno fatto in quasi 15 anni, passando da una percentuale di raccolta differenziata del 3% nel 2002 al 38% nel dicembre 2008, senza contare, tra l’altro, sul contributo dei centri abitati più grandi. La “medicina” usata da questa regione è stata quella di creare una gerarchia economica fra le diverse modalità di gestione dei rifiuti: la discarica è diventata l’opzione più costosa, mentre prevenzione e riciclaggio sono diventate le alternative più economiche. Grazie alle due delibere del 2004 e del 2007 sono stati previsti sconti sulle tariffe solo per i Comuni che avevano attivato la raccolta secco-umido e superato gli obiettivi minimi di legge sulla differenziata oltre a penalizzazioni per le amministrazioni inadempienti. Un premio speciale del concorso Comuni ricicloni di Legambiente per la raccolta dell’organico è stato assegnato all’Assessorato all’Ambiente, per aver investito nella raccolta differenziata della frazione organica anche con iniziative legate alla valorizzazione del compost di qualità in una regione con forte carenza di sostanza organica nei suoli.
01_cover_RO_3-09.qxp:Layout 1 29/01/10 13:44 Pagina 1
La newsletter di ECOSPORTELLO
DOSSIER
box RO
TRIMESTRALE DI LEGAMBIENTE ■ ANNO 19 ■ NUMERO 3 ■ 3 euro
A TUTTO BIOMETANO
Valorizza i rifiuti organici e contribuisce a ridurre la CO2. Il manifesto di Legambiente per il biocombustibile ‘rinnovabile’
BUONE PRATICHE
PREVENZIONE. RIDURRE SI PUÒ FOCUS
LE NAVI DEI VELENI
LUGLIO AGOSTO SETTEMBRE
2009
Rifiuti Oggi, edito da Nuova Ecologia, è il trimestrale tematico di Legambiente. Nel prossimo numero, in uscita a luglio, i risultati del rapporto "Comuni ricicloni 2010".
dal nord Europa e adottato in modo pionieristico dai primi comuni lombardi e veneti nei primi anni ’90: oggi quel sistema è ampiamente diffuso in Piemonte, Trentino Alto Adige, Friuli Venezia Giulia, nella sorprendente Sardegna, ma anche in Puglia e nelle tanto vituperate Campania e Sicilia. È qui che si è compiuta quella “rivoluzione di velluto” che ha portato milioni d’italiani a cambiare le proprie abitudini senza grandi traumi psicologici, lavaggi di cervello o interventi militari. Se ne convincano tutti gli scettici, anche quegli intellettuali arrabbiati perché qualcuno si è permesso di fargli sparire i cassonetti dalle strade. Una vera disgrazia da ambientalisti che non si augura a nessuno. l
Roma non è Monaco Nella Capitale il porta a porta ha ottenuto il 60% di differenziata. Ma il Comune introduce il sistema misto, ispirato alla città tedesca. E rischia d’interrompere una pratica di successo
C
olli Aniene, Decima, Massimina. Questi i primi quartieri romani dove, tra 2007 e 2008, è stata attivata la raccolta porta a porta, con un ottimo riscontro da parte dei cittadini e percentuali di differenziazione del 60%. Nel 2009 è toccato a Trastevere, Villaggio Olimpico e Torrino sud. E così, in una città dove la differenziata si attestava intorno al 21,4% nel primo trimestre 2009, si distinguono positivamente i quartieri raggiunti dalla raccolta domiciliare (per un totale di circa 70mila abitanti). Dal novembre scorso, invece, in nove rioni del Centro Storico e nei quartieri Aventino, San Saba e Testaccio (coinvolti altri 70mila abitanti), è stato attivato un “sistema misto” per cui i rifiuti organici e indifferenziati vanno conferiti nei bidoncini condominiali mentre carta e multimateriale nei cassonetti stradali o nei punti di raccolta mobili. È il cosiddetto Modello Monaco, creato a imitazione della città mitteleuropea, ‹ La raccolta con la speranza di trasformare i romani domiciliare, dove in tedeschi. si fa coinvolgendo
i cittadini, funziona.
Secondo Legambiente, invece, Gli utenti possono è un sistema che crea solo caos, gettare i rifiuti senza disincentivando l’uso della differenziata cercare i cassonetti e con pessime conseguenze sul stradali › decoro. A gennaio alcuni volontari dell’associazione si sono recati nei quartieri Aventino, San Saba e Testaccio, per studiare il nuovo modello. E hanno avuto la conferma che il “vero” porta a porta funziona, con una buona sinergia tra i cittadini e il personale dell’Ama che puntualmente passa a svuotare i bidoncini. «È l’ennesimo riscontro che la raccolta domiciliare, dove si fa coinvolgendo i cittadini – spiega Lorenzo Parlati, presidente di Legambiente Lazio – è una pratica che funziona, facilitando gli utenti, che possono gettare i rifiuti nei pressi della loro abitazione, senza andare a cercare i cassonetti stradali». Anche a Roma, insomma, il porta a porta risulta l’unica chiave per una moderna gestione dei rifiuti, mentre il mix di cassonetti e bidoncini crea solo caos: «L’obiettivo dev’essere quello di estendere il sistema a 1,2 milioni di romani entro il 2010 e a 2 milioni entro il 2011, arrivare subito al 45% di differenziata, chiudere la discarica di Malagrotta e dire no a nuovi impianti di incenerimento». Da parte dei romani, in realtà, durante gli ultimi mesi si sono levate anche molte lamentele rispetto al porta a porta: pur essendo favorevoli hanno criticato il modo in cui è stato organizzato in molti punti della città, creando disservizi e disagi di vario genere. C’è anche chi ha annunciato una class action. Ma dall’Ama parlano di un «servizio in fase di rodaggio». Rilanciando il “sistema misto”, che sembra in realtà dettato soprattutto da motivi economici: raccogliere i rifiuti a domicilio sarebbe più oneroso e applicarlo in toto costringerebbe l’azienda ad incrementare la tariffa, già più alta persino di quella di Milano. Se anche fosse, l’impegno dei cittadini a ridurre i rifiuti permetterebbe di restituirgli il risparmio economico, ottenuto grazie ai mancati costi ambientali, introducendo un sistema di sgravio fiscale.
( V a n e ss a P o s ta c c h i n i )
aprile 2010 / La nuova ecologia
51
elogio delle quattro
R
Modelli etici
Costruire comportamenti virtuosi nei cittadini. Fra mass-media e buone pratiche amministrative. Per ritrovare il senso della civitas
di Sandro Polci
L'AUTORE
Sandro Polci, architetto, ha svolto attività didattica all’Università internazionale dell’arte di Venezia. Responsabile di Serico-gruppo Cresme, fa parte della presidenza del comitato scientifico di Legambiente. Membro fondatore della fondazione Symbola. Ha curato circa 30 pubblicazioni e numerose mostre nazionali e internazionali.
52
N
otoriamente regolare la convivenza civile è una necessità primaria. Ma chi definisce le regole della convivenza civile? E ancora: dobbiamo avere comportamenti condivisi e adeguati ai problemi che si presentano. Ma chi li forma e come? Siamo alla radice di ogni riflessione: educare significa inculcare? Rispettare la libertà di ognuno significa parlare solo di diritti e non di doveri? Allora, fatto salvo il dettato di legge proviamo a navigare nella terra di mezzo che sta fra la creazione del consenso e le sensibilità condivise.
Da almeno trent’anni ci interroghiamo sui mezzi di comunicazione di massa e ormai abbiamo (quasi) puntualmente verificato quanto temuto da molti: al crescere della capacità d’impatto mediatico cresce l’accondiscendenza verso i modelli e i messaggi veicolati alla pubblica opinione, non a caso definita in materia
La nuova ecologia / Aprile 2010
“utenza forzata”. Soltanto che i modelli proposti non sono sempre etici (nel senso minimo di utilità condivisa) ma si concentrano a inseguire i vizi del telespettatore/consumatore. Un solo esempio: l’elevata quantità di pubblicità riservata a giochi e snack per bambini all’interno dei loro programmi. La “cattiva maestra”, come Karl Popper chiamava la televisione, secondo un’indagine della Fondazione Unipolis con l’Osservatorio di Pavia in Italia è ansiogena e chi la guarda oltre quattro ore al giorno è preoccupato per la propria incolumità fisica (invece che per il calo della vista…). Inoltre, confrontandoci con l’Europa vediamo che il Tg1 ha il doppio delle notizie di reato del Tg pubblico spagnolo e 20 volte di più del Tg pubblico tedesco. Passiamo ora al secondo ingrediente: i rifiuti, Il loro trattamento, il loro essere necessariamente parte del prodotto acquistato e le opportunità che possono fornire, al punto tale da essere chiamati urban mines, miniere urbane, per la capacità di creare ric-
chezza e lavoro che hanno (almeno all’estero). Infatti, a parte alcuni echi su Sky, in canali specializzati, quasi nessuno tratta l’argomento: è merce rara per l’utenza forzata di cui parlavamo sopra. L’incontro tra le due considerazioni fa nascere una domanda: se è così facile promuovere comportamenti (e considerando che lo si fa abitualmente per il settore delle merci e dei servizi a pagamento) perché ciò non avviene, ad esempio, per favorire raccolta differenziata e contenimento dei rifiuti prodotti? La comunicazione pubblica sarebbe la scienza nata per dare risposta a tale bisogno. In Italia è materia giovane e tutti la scambiano con i rari frammenti televisivi di “pubblicità progresso”, che invece è un’altra cosa. Una sua maggiore presenza, nel caso dei rifiuti differenziati, potrebbe significare più consapevolezza, più risparmio, più pulizia per le strade (è dimostrato), abbattimento dei costi del servizio e molto altro ancora. E ciò solo per parlare di rifiuti domestici.
‹ Se è così facile promuovere comportamenti nei servizi a pagamento perché ciò non avviene anche per la differenziata? › Si pensi allora a una città dove le affissioni non sono selvagge, i contenitori dei rifiuti differenziati sono in ordine, l’illuminazione stradale avviene con economicissimi led. Non stiamo parlando di pannelli fotovoltaici o altre rivoluzioni tecnologiche. Stiamo parlando dell’ordinaria amministrazione. Bene, questa da sola – senza considerare i necessari vantaggi ambientali – potrebbe significare una cosa importante per ogni italiano: il maggior valore della propria abitazione (che è di proprietà per oltre il 70% degli abitanti). È l’uovo di Colombo: chi differenzia rispetta l’ambiente, spende meno e crea lavoro; le città sono più ordinate e la gente ci vive meglio (e dunque è disponibile a pagare di più per aver case in quartieri più puliti. Magari uno sceneggiato, un’“isola dei rifiuti famosi” che contenesse altri comportamenti virtuosi come raccogliere gli escrementi dei nostri cani, potrebbe trasformare un insegnamento in un’abitudine e quindi in un piacere condiviso: quello che gli antichi chiamavano senso della civitas. l
La strategia dell’incontro Assemblee con i cittadini e campagne personalizzate. Così Idecom affianca le amministrazioni locali
G
li opuscoli non bastano per cambiare il comportamento dei cittadini. È necessario incontrare la popolazione e risvegliare un senso di coscienza ambientale. Ne è convinto Andrea Miorandi, amministratore delegato di Idecom, fra le società italiane più affermate nel campo della comunicazione ambientale, da tempo al fianco di diverse amministrazioni locali nel promuovere pratiche virtuose. Quanto è importante coinvolgere attivamente la popolazione per modificare le abitudini? Il nostro compito è accompagnare gli utenti e spiegare loro la validità della scelta intrapresa dall’amministrazione comunale. Dobbiamo fornire informazioni d’uso ma anche creare una responsabilità ambientale. Il cittadino deve sentirsi protagonista di una società che pensa e investa nel futuro. Ogni campagna attinge a un repertorio di immagini accattivanti, ma questo non basta. A differenza di una semplice società di comunicazione, noi andiamo casa per casa a incontrare i cittadini e rispondere ai loro dubbi. ‹ Associamo
contenuti tecnici
Manifesti, calendari, opuscoli informativi. ed economici al Avete molte strategie comunicative. Quali vi linguaggio della sembrano le più efficaci? comunicazione. Per risultare persuasiva una campagna Le due deve avere un valore istituzionale per anime sono cui è fondamentale la presenza attiva imprescindibili › dell’amministrazione comunale. Uno strumento che funziona molto bene sono le serate informative che vengono organizzate in piazze, cinema o teatri. Qual è l’età più difficile da convincere? E quali le resistenze più frequenti? Le giovani generazioni sono molto sensibili alle tematiche ambientali e le vivono come un’opportunità da sviluppare. Con le persone anziane è piuttosto facile lavorare, perché hanno un concetto di risparmio e di fiducia nelle istituzioni molto alto. La fascia che crea problemi è quella degli utenti fra 35 e 45 anni. Non sempre comprendono l’importanza della raccolta differenziata e a fatica accettano l’impegno maggiore che questa richiede. Non riconoscono i diversi rifiuti e vogliono essere sicuri di dove andranno a finire i materiali. Quali sono i progetti più significativi che avete realizzato? Abbiamo avviato la raccolta differenziata in molti piccoli comuni ma anche in grandi città italiane come Bolzano, Trento, Genova, La Spezia, Roma. L’esperienza di Venezia è significativa perché dimostra la nostra capacità di adattamento rispetto al contesto in cui ci troviamo a operare. Nella progettazione associamo contenuti tecnici ed economici al linguaggio della comunicazione. Le due anime sono imprescindibili. Questo è il nostro punto di forza: proporre soluzioni tagliate sulle esigenze del cliente, non modelli preconfezionati.
(Michel a Offredi) aprile 2010 / La nuova ecologia
53
elogio delle quattro
R
business globale Squilibri nella produzione pro-capite e tentazioni d'incenerimento. Il rapporto di una multinazionale dei servizi ambientali sui rifiuti nel mondo
L
a quantità di rifiuti pro capite fotografa con evidenza la disuguaglianza fra i popoli. Si va dai 730 chilogrammi prodotti da un cittadino statunitense ai 127 di uno pakistano, senza contare i paesi africani su cui mancano dati attendibili e i cui valori sono ancora più bassi. È uno dei dati che emerge da Dalla scarsità all’infinito: un’indagine socio-economica realizzata da Philippe Chelmin, professore in economia delle materie prime all’Università di Parigi, e finanziata da Veolia, leader mondiale nella gestione dei servizi ambientali. La ricerca, presentata recentemente alla Bocconi di Milano, ha il merito di restituire in forma globale la questione immondizia: si apprende, ad esempio, come su quattro miliardi di tonnellate prodotte in un anno nel mondo ne vengano raccolte in maniera ufficiale
‹ La raccolta differenziata sembra una prerogativa europea. Mentre nel Sud del mondo la priorità rimane la cosiddetta raccolta non convenzionale › soltanto 2,7. Il resto, compresi duecento milioni di tonnellate di rifiuti pericolosi, finisce nelle discariche abusive. Ma l’ottica che orienta lo studio, al di là delle preoccupazioni ambientali, è soprattutto economica. Tanto che si sostiene come sbagliato costruire termoinceneritori nei paesi in via di sviluppo non tanto per i
rischi ambientali quanto per lo scarso rendimento economico dei loro rifiuti, in prevalenza di natura organica. Per i paesi ricchi, riporta la ricerca, vale il contrario: i consumi di plastiche e i maggiori quantitativi di rifiuti industriali rendono più appetibile, almeno per le imprese, l’incenerimento allo stesso riciclaggio.
Rifiuti urbani e ricchezza
Paesi a basso
Paesi a reddito Paesi ad alto
reddito medio reddito
PIL / pro capite ($) < 5000 5 000 / 20 000 Rifiuti urbani pro capite (kg) 150 / 250 250 / 550 Raccolta (%) < 70 70 / 95 Quota di rifiuti organici /putrescibili (%) 50 / 80 20 / 65 Umido (%) 50 / 80 40 / 60 Trattamento rifiuti Discariche selvagge >50% Discariche + Riciclaggio non regolamentato
54
La nuova ecologia / Aprile 2010
> 20 000 350 / 750 > 95 20 / 40 20 / 30 Riciclaggio > 20%
Sorprendentemente i dati della differenziata del nostro paese sono discreti: con il 33% siamo i più ricicloni tra i cinque paesi maggiori d’Europa, dopo la Germania, che arriva al 50%. L’Inghilterra è piuttosto indietro con il 17%, mentre Francia e Spagna realizzano percentuali ancora più basse. Ma visionando le quantità smaltite in discarica le cose cambiano: l’Italia è molto indietro, conferendo in discarica il 55% dei rifiuti, peggio fa solo l’Inghilterra con il 57%. «La causa è la bassa percentuale di rifiuto destinata ai termovalorizzatori» sostiene Chelmin. E non è un caso visto che Veolia gestisce nel mondo 100 impianti di incenerimento e 168 discariche autorizzate, la cui riconversione in inceneritori può costituire un grande business. Sta di fatto che la raccolta differenziata sembra, per ora, una prerogativa spiccatamente europea. Anche se non mancano delle buone pratiche in California e in Corea del Sud. Infine la ricerca, nonostante alcuni limiti nel reperimento dei dati, fornisce un quadro delle strategie gestionali sui rifiuti in Sudamerica ed in Africa. Qui il rapporto segnala due priorità: la prima riguarda l’opportunità di privatizzare i servizi di raccolta, compromessi attualmente da gestioni municipali disorganizzate e a volte corrotte. La seconda concerne la legalizzazione dei circuiti di raccolta non convenzionale, un eufemismo per indicare le migliaia di disperati, bambini e invalidi compresi, che vivono nelle discariche in cerca di qualcosa che abbia valore, cibo compreso.
(Cl audio Marciano)
Speranze in pratica
Imprese, istituzioni e società civile. Come gestire il cambiamento attraverso le dinamiche partecipative. Promuovendo cambiamenti forti
d i G i o r g i o Os t i
N
egli ultimi anni di fronte alla gravità e vastità dei problemi ambientali si è spesso invocata la strada della partecipazione. I rifiuti occupano un posto di rilievo fra i problemi ambientali. Hanno infatti quel carattere ineluttabile che rende odioso e deprimente occuparsene. Tutti cerchiamo di disfarcene, comportamento peraltro che sancisce la natura stessa del rifiuto: qualcosa di cui vogliamo liberarci scaricando su altri o su altro (l’ambiente) il problema. Nonostante ciò vi sono cittadini ed enti seriamente impegnati per risolvere la questione rifiuti. Parliamo di quelli urbani, ovviamente, perché quelli industriali o speciali hanno una visibilità molto bassa e generalmente non destano preoccupazioni nell’opinione pubblica. Per quelli scatta, ahinoi, più sovente la sindrome Nimby: ci si accorge della loro esistenza quando viene proposta sotto casa una discarica per i rifiuti industriali. Questo se vogliamo è già un primo punto importante da comprendere: riusciamo in qualche modo a mobilitare le persone sui rifiuti urbani ma poco o niente su quelli industriali. Per capire questa e altre debolezze legate al coinvolgimento in un problema spinoso come quello dei rifiuti bisogna mettere in campo un po’ di strumenti interpretativi. Uno schema a tre poli, variamente declinato (imprese, istituzioni, consumatori oppure mercato, autorità, reciprocità), garantisce contro i rischi delle soluzioni a senso unico (o contro le derive movimentiste) di pensare a un solo nemico. Guardiamo ad esempio a cosa succede ora in termini di partecipazione nel campo dei rifiuti urbani. Fedeli al nostro schema, individuiamo grosso modo tre prospettive: vi è quella delle utility, comprese quelle pubbliche, per le quali la partecipazione si riduce a svelare l’ovvio a cittadini poco propensi a capire: da ciò deriva l’adozione di pacchetti comunicativi a volte molto sofisticati. Vi è poi la prospettiva delle istituzioni che lamentano da un lato il particolarismo dei cittadini e, dall’altro, la propria incapacità di decidere: da ciò nascono note e meno note macchine partecipative fatte di protocolli, regole, assemblee guidate da zelanti animatori. Esemplare resta in Italia il pro-
Piemonte /Prodotti alla spina
La Regione Piemonte negli ultimi anni si è contraddistinta per le iniziative sulla prevenzione. Ha lanciato infatti un programma che prevede la riduzione dei rifiuti entro il 2012 di almeno il 10% intervenendo principalmente sulla grande distribuzione, promuovendo i detersivi self service alla spina in quasi 50 tra iper e supermercati, la vendita sfusa dei vini doc o le linee guida sulla riduzione nel settore alberghiero. Grazie invece al progetto sulla tracciabilità è ormai noto che in Piemonte viene recuperato l’80% dell’organico e della plastica raccolti in modo separato, oltre il 90% del vetro, quasi il 100% di carta, metalli e legno. Da un primo bilancio sulla fiducia riposta dai consumatori verso queste iniziative si registra un vero successo: quasi 750mila litri venduti alla spina, oltre 640mila flaconi, circa 420mila flaconi riutilizzati (ovvero il 65,9%). Il risultato in termini di bilancio ambientale non è da meno: 25 tonnellate di plastica (Hdpe) e 14 tonnellate di cartone non prodotti, 71 tonnellate di CO2 non emessa, 1.090 MWh di energia e 106 milioni di litri di acqua risparmiata. aprile 2010 / La nuova ecologia
55
elogio delle quattro
R
‹ Alcune agenzie curano i programmi di comunicazione guardando alla facilità nella raccolta e alla voglia di stare assieme della gente. Ma senza innovazione non basta ›
L'AUTORE
Giorgio Osti è docente di Sociologia del territorio e dell’ambiente all’università di Trieste. Si è occupato di varie tematiche ambientali (parchi, associazionismo, rifiuti, energia). Per i tipi de Il mulino ha pubblicato “Nuovi asceti” (2006) e “Sociologia del territorio” (2010).
getto Non rifiutarti di scegliere promosso nel Duemila dalla provincia di Torino per concertare la collocazione di un inceneritore. Vi è infine la prospettiva della società civile, nella cui pancia si muovono gruppi e singoli animati da una varietà enorme di tensioni e motivazioni. Il risultato è la protesta, la critica aspra alle istituzioni, quasi sempre l’azione legale. Il motivo conduttore è la scarsa trasparenza delle procedure e la mancanza di informazioni. Rimossi tali ostacoli la partecipazione darebbe grandi frutti. La lieve ironia con cui sono state presentate le tre prospettive serve a rimarcare i limiti di ciascuna. In termini più formali, ciò significa mettere il naso dentro i percorsi tecnologici delle utility. È noto infatti come l’avversione per il porta a porta non nasca da una presunta insostenibilità dei costi ma dai vincoli che derivano da una lunga serie di investimenti operati per gli autocaricanti, il personale specializzato e gli inceneritori. Qui la partecipazione significa analisi scientifica delle utility, mettendo però in crisi anche i modelli con cui si fanno le valutazioni e i calcoli. È la prospettiva dei frame, molto cara ai cognitivisti. Se prendiamo le autorità significa riflettere in maniera meno disfattista sulla “casta”. I piani sono due: uno riguarda il rapporto fra le municipalità e
Veneto/Pordenone da record
Raccolta differenziata al 76,24 e balzi da gigante sul fronte della riduzione. Pordenone, 286mila abitanti, è il miglior capoluogo “riciclone” d’Italia. L’accelerazione è stata innescata nel 2007, quando la raccolta differenziata si fermava al 28,9%. Il segreto? La diffusione, nel giro di un solo anno, del porta a porta in tutta la città che ha portato a eliminare definitivamente i cassonetti dalle strade. Un passaggio strategico che ha evitato anche lo sperpero di oltre un milione di euro, ovvero quanto sarebbe costato in più il servizio rispetto all’anno precedente visto il raddoppio del costo di conferimento in discarica, concesso da una normativa fin dal 1995, da 51 € a 106 € a tonnellata. Proprio questo aumento ha fatto registrare a Pordenone, una riduzione significativa della produzione di rifiuti, dai 548 kg/anno del 2007 ai 490 del 2009. In questo modo è finito in discarica solo un quarto dei rifiuti, con notevole risparmio delle casse comunali, permettendo addirittura di mantenere invariata la tassa rifiuti pagata dai cittadini, anzi si è potuto applicare uno sconto del 30% per chi fa compostaggio domestico.
56
La nuova ecologia / Aprile 2010
le utility, l’altro il rapporto fra le autorità e i cittadini. Per entrambi la nostra ingegneria istituzionale ha creato le autorità degli Ambiti territoriali ottimali, più qualche osservatorio per questo o quel inceneritore (vedasi il caso di Ferrara). Sono organismi che hanno le carte in regola ma che sul piano sostanziale non tengono conto delle carenze di tempo e di conoscenza dei cittadini. Per ora sono un esperimento di partecipazione lasciato a qualche delegato di partito o di associazione. Purtroppo le soluzioni manichee (alternativa fra pubblico e privato), quelle che si sentono ad esempio nel campo della gestione dell'acqua, non sono praticabili per oggetti così complessi come i beni ambientali. Dunque, in questo caso la sfida della partecipazione è usare strumenti già esistenti per irrorarli di problematiche vive e innovative. E così arriviamo alla società civile. Già si è detto delle eccessive aspettative e dei tanti limiti, anche concettuali, di questa prospettiva. Sempre in termini un po’ formali, l’elemento di maggiore criticità è il presunto carattere limpido e individuale del consumatore (nel nostro caso produttore di rifiuti urbani). I meccanismi della partecipazione sono declinati allora all’insegna della rimozione degli ostacoli formali (ad esempio le riunioni serali in piccoli gruppi) e della capacità di cogliere opinioni ed esigenze del cittadino-consumatore (con la creazione di sportelli). È insomma un modo astratto di cogliere le persone. Queste sono spesso mosse da un puro spirito razionale egoista (io pago perché i rifiuti mi siano tolti di torno senza alcuna considerazione per dove vanno a finire). Esse poi vivono in contesti sociali, nel bene e nel male tengono conto delle opinioni altrui, sono legate da rapporti di affetto e stima con molte altre.
ditelo con lo sport Gli atleti del Settebello protagonisti della campagna sullo smaltimento dell'olio usato
S
e disperdi l’olio usato della tua autovettura inquini una superficie grande come sei piscine olimpiche». Questo slogan « è il punto di partenza della campagna pubblicitaria che eprcomunicazione ha realizzato lo scorso anno per il Coou, il Consorzio obbligatorio degli oli usati. Un concetto semplice, accompagnato da un filmato che mostra la nazionale italiana di pallanuoto mentre rimprovera, amabilmente, un malcapitato automobilista “pizzicato” mentre tenta di smaltire irregolarmente il lubrificante. Come dire: ironia ed immediatezza per uno spot, prodotto dalla Twister con la regia di Ciro De Caro, che cerca di insegnare un comportamento virtuoso senza creare sensi di colpa.
Allora la partecipazione è un’attività eminentemente sociale, che si gioca molto sulle simpatie, sulla presenza di abili animatori, sulla capacità di suscitare meccanismi imitativi. Questo lo hanno capito alcune brave agenzie che curano i programmi di comunicazione sul tema rifiuti guardando alla convenienza economica, alla facilità d’uso del sistema di raccolta e alla voglia di stare assieme della gente. Ma tutto questo non basta. La prima lezione teorica è tenere assieme nei nostri schemi mentali il ruolo delle imprese, quello delle istituzioni e quello della società civile. Già con questa apertura mentale si possono organizzare processi partecipativi meno vincolati. Sarebbero alchimie organizzative se non vi fosse un’innovazione carismatica. In questi anni la partecipazione sulla gestione dei rifiuti ha registrato qualche successo perché sono intervenute delle innovazioni, la differenziata, il porta a porta… che hanno dato “speranza”, in altre parole senso all’agire per la comunità. Senza queste innovazioni anche la più curata delle forme partecipative è destinata in breve tempo a fallire. Quindi, largo alla partecipazione e alla ricerca di novità carismatiche. l
«I migliori risultati – spiega Paolo Palleschi, presidente di epr – si ottengono attraverso incoraggiamenti ‹ I migliori positivi, che diventano risultati si ancor più validi se proposti ottengono da soggetti portatori attraverso di responsabilità e di incoraggiamenti credibilità». Gli azzurri del positivi › Settebello, guidati dal ct Alessandro Campagna, rispondono perfettamente a questo ritratto: sono lontani dagli scandali legati al doping, in più hanno aderito con entusiasmo all’iniziativa. «La scelta di uno sport come questo – aggiunge Palleschi – mette inoltre in risalto l’importanza del gioco di squadra che si svolge in un ambiente, l’acqua, che rappresenta la miglior metafora della purezza da difendere». Così alla fine dello spot sono proprio loro, gli atleti, a convincere con uno scappellotto l’automobilista a comporre il numero verde del Coou. Lo spot è stato realizzato in occasione del venticinquesimo anniversario di attività del Consorzio ed è stato programmato sulle reti Rai e Mediaset. È stato inoltre accompagnato da spot su radio e web e l’intera campagna è stata monitorata da un istituto demoscopico che ha valutato gli effetti sul pubblico: «I risultati confermano l’ottima riuscita dell’iniziativa. Il messaggio è stato recepito e compreso, condiviso e ricordato». A riprova che un immaginario positivo, come quello dello sport, rappresenta il miglior veicolo per indirizzare i cittadini verso pratiche virtuose, più di tante raccomandazioni pedanti che i destinatari sono portati a respingere. ( Va l er i a B u z i ) aprile 2010 / La nuova ecologia
57