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CITTADINI E AMMINISTRATORI

Ha fatto notizia nelle ultime elezioni politiche del settembre 2022 il fatto che praticamente 4 italiani su 10 abbiano scelto di non recarsi alle urne, essendosi l’affluenza fermata praticamente al 63% del corpo elettorale.

In realtà, ciò che dovrebbe avere già da molto tempo preoccupato è il tasso ancora maggiore di astensione che si riscontra negli ultimi anni quando siamo chiamati al voto per eleggere i sindaci e i consigli comunali dei Comuni, cioè degli enti istituzionali più vicini alle persone: basti pensare che nel 2021, in un turno amministrativo che vedeva al voto grandi metropoli come Roma, Milano, Napoli, in queste città non si è arrivati al 50%.

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Se per il dato nazionale si può invocare la diffusa disaffezione nei confronti delle grandi questioni politiche e il disamoramento nei confronti dei partiti, preoccupa invece l’allontanamento dei cittadini dalla partecipazione elettorale al voto per i Comuni, che sono appunto l’anello della catena istituzionale con cui le persone si confrontano quotidianamente. Molto probabilmente, questo è il sintomo dello scarso coinvolgimento del singolo nelle scelte che riguarda il proprio territorio. L’impressione è che si sia instillata anche a livello locale un’interpretazione distorta del mandato elettivo, che legittimerebbe l’amministratore a fare le proprie scelte in solitudine, salvo poi ripresentarsi dopo cinque anni per chiedere una nuova legittimazione del proprio operato. Ne abbiamo avuto prove anche nella nostra città e nel nostro territorio, in cui la scelta di progetti di assoluta rilevanza potenzialmente destinati a cambiare gli equilibri e i pesi urbani dell’area metropolitana, come il cosiddetto “Bosco dello sport” sono stati inseriti dall’amministrazione nei piani del PNRR senza un coinvolgimento effettivo e reale di chi in quei territori vive e opera. Salvo poi essere stati, quegli stessi interventi, estromessi dai fondi del Next Generatio EU perché non ne avevano i requisiti.

Si tratta, è bene chiarirlo, di un’idea debole e povera della rappresentanza democratica, soprattutto a livello locale. Agisce in questa debolezza e povertà l’infiacchimento di quei corpi intermedi, primi fra tutti i partiti, cui la Costituzione assegna il compito di essere i luoghi ove i cittadini si riuniscono per concorrere a determinare la vita delle istituzioni (art. 49). Ma ne è causa anche, molte volte, l’idea che l’amministratore ha del confronto come di un peso, di un elemento che ritarda e provoca inefficienza nelle scelte amministrative. In realtà, forme e meccanismi per un coinvolgimento democratico, ordinato e partecipativo dei cittadini alle scelte amministrative esistono e possono essere attivate: Francia e Spagna, ad esempio, si sono dotate da anni di leggi che rendono obbligatorio il cosiddetto “dibattito pubblico” prima di adottare scelte su interventi infrastrutturali che incidono sulle comunità locali. In Italia pure esiste una norma in tal senso, eccessivamente limitante e limitativa. Ma anche i singoli comuni hanno a disposizione strumenti di partecipazione: è il caso dei quartieri, delle circoscrizioni e delle municipalità, esito della grande stagione della partecipazione degli anni ’60 e ’70, e che negli ultimi anni hanno vissuto un fenomeno di svuotamento di ruoli e competenze. E ancora, tra le forme di partecipazione esistono le consulte, luoghi dove cittadini legati da un’affinità elettiva per singolo tema (p. es. l’ambiente, lo sport, la scuola, la salute) possono dialogare con le amministrazioni e suggerire idee, dare pareri sui singoli provvedimenti. Si tratta di esperienze importanti, perché danno riconoscimento e stimolano la cittadinanza attiva delle persone, la capacità di auto organizzarsi ed elaborare proposte che è sale per la democrazia, soprattutto per quella locale. Come si vede, quindi, non è un problema di strumenti, ché quelli esistono e possono essere tutti utilizzati da parte di un’amministrazione per rinnovare un rapporto quotidiano e permanente con i propri cittadini.

Ciò che risulta fondamentale, al fondo di questa questione, è la volontà politica di impiegarli, questi strumenti, per non decidere nella solitudine dell’amministrazione, e rendere socialmente più ricche e responsabili le nostre comunità.

Gabriele Scaramuzza via Gobbi 259 - Campalto da martedì a sabato orario 8.15 - 17.30 per appuntamento:

3927242100

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