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L’ASPETTO DI GESÙ
from Maggio 2023
Ma dell’aspetto fisico, nulla di nulla. Col passare del tempo, però, si è sentito necessario avere una raffigurazione del Cristo.
Dal II al IV secolo le testimonianze scritte lo descrivono in maniera contrastante; non si hanno sue rappresentazioni dirette, ma piuttosto simboli o immagini allegoriche, come il pesce (il cui nome greco ichthys è l'acronimo delle parole: Gesù Cristo Figlio di Dio Salvatore), il Buon Pastore con al collo una pecorella, il Basileus, il Maestro o lo stesso Orfeo derivato dalla tradizione classica Con la progressiva secolarizzazione del culto cristiano si diffonderanno rappresentazioni dirette di Gesù.
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Tra la fine di marzo e i primi di giugno, a seconda del calendario liturgico, il mondo cristiano celebra alcune importanti festività legate alle ultime tappe della vita di Gesù. Ma Lui, quale aspetto aveva? La risposta alla domanda potrebbe essere molto semplice e sbrigativa: non sappiamo nulla. I Vangeli e gli altri scritti del Nuovo Testamento non ne descrivono l'aspetto fisico e nessuno degli evengelisti stessi ha conosciuto Gesù direttamente. Per gli ebrei, poi, la raffigurazione di Dio era proibita mentre per i pagani le immagini di divinità erano adorate come divinità esse stesse. Abbiamo diverse informazioni sul suo animo e cogliamo nei racconti evangelici alcuni momenti sublimi di commozione, di turbamento, di gioia, perfino di angoscia; lo vediamo piangere, soffrire, allietarsi, persino scherzare, dormire e mangiare come anche camminare e affaticarsi.
Alcuni Padri, soprattutto quelli greci, dichiararono che l'immagine di Gesù doveva essere brutta, poiché in Isaia il Figlio dell'Uomo è un vile servo. Il Salmista diceva invece che era bello, di aspetto più bello di tutti i figli degli uomini. Ma la sua bellezza doveva essere divina, e non umana. Dunque san Giustino negò a Gesù di avere un bell'aspetto. Clemente Alessandrino lo descrive con un viso deforme. Eusebio di Cesarea lo dipinge deforme di corpo. Per i padri latini invece egli era bello e piacevole.
Nel periodo tardo antico si diffondono rappresentazioni dirette di Gesù, raffigurato come giovane imberbe fino al VI secolo; entro il IV secolo compare anche il Gesù barbuto e con i capelli lunghi, che diventerà la sua raffigurazione canonica. Le due rappresentazioni coesistono fino al VI secolo. Successivamente il Gesù imberbe scompare dall'oriente mentre appare ancora talvolta nell'arte carolingia e romanica. L'affermarsi dell'immagine barbuta venne influenzata dall'affermarsi di immagini ritenute autentiche fino all’età bizantina quando l'iconografia di Gesù viene codificata rigorosamente. La principale raffigurazione bizantina di Gesù è quella del Cristo Pantocratore, cioè "sovrano di tutto", che lo mostra in abiti regali e atteggiamento maestoso e severo. Da allora in poi Gesù adulto viene costantemente raffigurato con i capelli lunghi e la barba (un'eccezione degna di nota è il Giudizio universale di Michelangelo nella Cappella Sistina).
Se al principio ci furono problemi etici sulla rappresentazione del volto di Cristo, più tardi prevalsero le esigenze estetiche dei vari popoli, nei quali Gesù venne rappresentato con caratteri etnici variabili.
La seconda tradizione riguarda due famosissime reliquie dello stesso Gesù, ovvero il Velo della Veronica (il nome è significativo: vera icona) e quella della Sacra Sindone. Entrambe le reliquie hanno una lunga e movimentata storia che è impossibile in questa sede ripercorrere, ed entrambe sono avvolte da numerosi misteri (come si è impressa l’immagine, la loro antichità, la loro provenienza). Ma il fatto estremamente sorprendente è che si sovrappongono quasi perfettamente, e rivelano un unico volto, non a caso corrispondente alla iconografia bizantina. Che dire? Abbiamo così la sicurezza delle fattezze di Gesù? Non possiamo affermarlo con sicurezza, ma gli indizi si moltiplicano più ci si addentra nel vagliare le possibilità, di modo che per dirla con il proverbio «se non è vero è ben trovato», e visto che è ben trovato, forse è anche vero. Secondo quanti ritengono che la Sindone di Torino sia l'autentico lenzuolo funebre di Gesù, il suo aspetto sarebbe fedelmente riportato nella particolareggiata immagine umana impressa sul telo: essa ci mostra un uomo muscoloso, di statura medio-alta, con i capelli lunghi e la barba. Questa è anche l'immagine con cui Gesù viene tradizionalmente rappresentato oggi.
La Sensa
La Festa della Sensa era una festività della Repubblica di Venezia in occasione del giorno dell'Ascensione di Cristo. Essa commemora due eventi importanti per la Repubblica: il 9 maggio dell'anno 1000 quando il doge Pietro II Orseolo soccorse le popolazioni della Dalmazia minacciate dagli Slavi. Il secondo evento è collegato all'anno 1177, quando, sotto il doge Sebastiano Ziani, Papa Alessandro III e l'imperatore Federico Barbarossa stipularono a Venezia il trattato di pace che pose fine alla diatriba secolare tra Papato e Impero. Alla viglia del giorno dell'Ascensione il bucintoro usciva dai cantieri dell'Arsenale per essere condotto fino in città dove veniva messo in bella mostra sulla riva degli Schiavoni che veniva decorata per l'occasione.
La mattina seguente le campane annunciavano l'uscita del doge e della sua folta corte da Palazzo Ducale
Si dirigevano verso la riva per poi imbarcarsi sul bucintoro, che in seguito a uno sparo di cannone dirimpetto alla piazza prendeva il largo nel bacino di San Marco dirigendosi verso il Lido.
Una volta giunto nei pressi del Lido il bucintoro si fermava e mentre i cannoni delle galeazze continuavano a sparare a salve si svolgeva il rito dello sposalizio del mare. Dal bucintoro il doge, affiancato dal patriarca di Venezia, svuotava nel mare un'ampolla di acqua santa e un anello benedetto dal patriarca pronunciando le parole di rito. Una volta terminato lo sposalizio del Mare il doge sbarcava al Lido di Venezia e da qui si dirigeva verso la chiesa di San Nicolò dove ricevuto dalla folla e dai monaci benedettini assisteva alla messa pontificale. Tornato a San Marco il doge visitava la fiera della Sensa e poi all'ora di pranzo offriva al Palazzo Ducale uno sfarzoso banchetto a cui erano invitati cento arsenalotti disposti su dieci tavoli, membri illustri del patriziato e gli ambasciatori, inoltre alla prima portata era ammesso un pubblico di spettatori in rappresentanza della cittadinanza. Il banchetto terminava con dolci a base di mandorle, pistacchi e pinoli, in particolare il marzapane veniva modellato al fine di creare figure celebrative di vario tipo. Una volta terminato il banchetto agli invitati era concesso prendere le posate, i tovaglioli e gli altri oggetti presenti sulla tavola da conservare in ricordo della festa. Dal 1965 Venezia è tornata a celebrare l'evento, con un corteo acqueo da San Marco al Lido di imbarcazioni tradizionali a remi alla cui testa c'è la "Serenissima", imbarcazione sulle quali prendono posto le autorità cittadine e da lì viene celebrato il rito dello sposalizio con il mare attraverso una suggestiva cerimonia di lancio in acqua di un simbolico anello e la successiva funzione religiosa al Lido.
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Barbara Gallavotti è diventata recentemente una persona nota al grande pubblico televisivo. Biologa di fama, ha intrapreso, anche collaborando con il rimpianto Piero Angela, la strada di divulgatrice scientifica.
Scoprire cosa esista nell’Universo oltre la materia che conosciamo è una delle grandi sfide della conoscenza e forse la scienziata o lo scienziato che riuscirà a capirlo in questo momento è ancora a scuola… ehi, potrebbe essere una o uno di voi, che state leggendo questo libro!
Un sasso, una lumaca, una bollicina d’aria che sale in una pentola d’acqua in ebollizione e tutto ciò che ti viene in mente hanno un qualcosa in comune: sono fatti di materia.
Tutto è fatto di materia, anche tu lo sei. Detto così sembra ovvio, ma… di che cosa è composta la materia? Per migliaia di anni innumerevoli persone si sono arrovellate per rispondere a questa domanda.
Barbara Gallavotti ci svela la ricetta “per fabbricare l’Universo” e fornisce una dettagliata guida ai suoi ingredienti.
Preparati a conoscere le scienziate e gli scienziati che hanno portato alle scoperte più sensazionali della Storia e a incontrare, analizzare e comprendere qualsiasi tipo di essere vivente: dai giganteschi dinosauri che solcavano la Terra milioni di anni fa ai batteri più microscopici, invisibili a occhio nudo, passando per l’incredibile eterocefalo glabro (mai sentito nominare? Un motivo in più per perdersi tra queste pagine!).
Capirai che ognuno di noi concorre a scrivere la storia della Vita e che siamo tutti indissolubilmente legati gli uni agli altri, qui sulla nostra bellissima Terra: l’unico posto dell’Universo dove possiamo sentirci a casa.
CONTANTI O CARTA?
È una domanda che spesso ci sentiamo rivolgere prima di pagare una spesa. Ma è ovunque così?
Recentemente ho goduto di un breve soggiorno a Londra. Durante il volo ho chiesto a mio figlio che mi accompagnava, giramondo per esigenze di lavoro, se fosse necessario provvedere a un bancomat in sterline. Mi ha sorriso un po’ perplesso poi mi ha chiesto “ma a cosa ti servirebbero i contanti”.
La risposta l’avrei avuta poco dopo l’atterraggio: prenotazione di un taxi “Uber” poi ingresso in metropolitana servendosi semplicemente dello smartphone o dell’orologio digitale. In mancanza va bene anche la normale carta di credito o la prepagata ma non i contanti che ormai in pochi accettano. Senza tener conto poi della gentilezza con la quale sei accolto ovunque.
In Italia invece spesso avviene il contrario, non sono pochi gli esercenti che storcono il naso se chiedi il pagamento elettronico; molteplici le giustificazioni tra le quali, la più frequente, quella degli alti addebiti delle banche (una manciata di centesimi che viene regolarmente scaricata sul prezzo di vendita).
In realtà è che la moneta sonante alimenta il “nero” che fa comodo a molti. Ma se andiamo un po’ a scavare nelle abitudini, vediamo che nel Regno Unito, come nella maggior parte delle altre nazioni europee, il senso dello stato è molto diverso dal nostro: tutti pagano le tasse e ricevono in cambio servizi adeguati. In Italia l’evasione fiscale è quasi pari al debito pubblico salvo poi lamentarsi se la sanità non è in grado di accogliere tutte le richieste, le strade sono piene di buche o i mezzi pubblici sono inefficienti. Molti nostri concittadini, pubblici amministratori in primis, pensano di vivere nel paese di “Bengodi” ma non sarebbe male se ogni tanto facessero qualche fuga educativa all’estero. Bastano pochi euro per un biglietto d’aereo per vedere come il mondo va avanti mentre noi, nella migliore delle ipotesi, siamo fermi al palo.
Per concludere qualche altro esempio: Londra, come tante altre grandi città europee, è attraversata da centinaia di Km di piste ciclabili ben delimitate sulle quali sfrecciano a velocità impressionante fiumi di ciclisti.
Il parco auto è costituito ormai essenzialmente da mezzi elettrici o ibridi per cui l’aria che si respira è molto migliore di quella che respiriamo a Campalto; e stiamo parlando di una metropoli che ha quasi il doppio degli abitanti del Veneto. Come dice il proverbio, non sarà tutto oro quello che luccica, ma di questo “oro” ne ho visto tanto.
A.G.F.