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Lavorare per le piccole e medie Imprese Italiane

Un’intervista a Fabio Pietrella, ex presidente di Confartigianato Moda, eletto in Parlamento (FdI) con un obiettivo: sostenere le PMI

Chi lo conosce sa che Fabio Pietrella è un alfiere del made in Italy

Il suo impegno verso il saper fare artigiano e la piccola e media impresa è testimoniato dalle migliaia di chilometri percorsi per la penisola durante i sei anni in cui ha ricoperto il ruolo di presidente Confartigianato Moda. Occasioni preziose per raccogliere le istanze delle PMI del nostro paese e costruire un bagaglio di esperienza invidiabile. Quarantasei anni, sardo d’origine, general manager per Musetti Fashion Group, azienda emiliana specializzata in maglieria, alle ultime elezioni politiche Pietrella è stato eletto alla Camera con Fratelli d’Italia ed è oggi membro della X Commissione attività produttive, turismo e commercio e della XIV Commissione per le Politiche Europee. Lo abbiamo raggiunto per un’intervista.

Onorevole Pietrella, chi la conosce la descrive come “alfiere del made in Italy”. Quali priorità si è dato nel suo nuovo ruolo di parlamentare?

«Come membro della X Commissione Attività produttive, turismo e commercio, l’obiettivo è senz’altro quello di trovare una connessione efficace tra governo e Italia che produce. Mi spiego. Innanzitutto, vorrei contribuire a trasferire all’esecutivo una rappresentazione fedele della struttura imprenditoriale del nostro paese. Sapere com’è interconnessa, com’è composta e quindi riportare al centro il sistema di filiera. Un sistema in cui la nostra Confederazione, Confartigianato, ha un ruolo centrale. La struttura produttiva del nostro paese, fortemente vocata alla piccola impresa, è incentrata in un sistema di distretti, come ad esempio quelli dell’Emilia Romagna. Questo sistema ha esigenze particolari. Anche per questo, a partire da questo mese, cominceranno le prime audizioni conoscitive con associazioni ed imprese, volute dal ministro Adolfo Urso, e volute per sostenere al meglio il made in Italy».

Ovvero?

«Partiamo dal segnale che il governo ha voluto dare, cambiando il nome del dicastero da Ministero dello Sviluppo economico a Ministero delle Imprese e del made in Italy. Un fatto che indica chiaramente quale sia la vocazione del governo. Ora vogliamo concentrarci su politiche orientate al sistema di filiera, dove le medie e grandi imprese avranno un ruolo importante, ma in cui il cuore pulsante saranno le micro e piccole imprese. Realtà d’eccellenza che nei contesti internazionali sono capaci di esprimere il meglio del made in Italy. Quindi indagini conoscitive, audizioni - e qui Confartigianato è in prima fila – per legiferare e sostenere le nostre eccellenze».

A suo avviso verrà discussa e approvata la legge annuale sulle PMI, previste dallo Statuto delle imprese?

«Assolutamente sì. Questo ce lo impone l’Europa. Faccio parte anche della XIV Commissione sulle politiche europee e conosco bene il regolamento che impone di tutelare le piccole e medie imprese. Tu- telarle significa creare un “recinto legislativo”, ma anche un ambiente aperto all’innovazione e alla messa a terra di progetti che sostengano lo sviluppo delle PMI. Veniamo da una stagione in cui lo Small Business Act europeo non è stato applicato, noi vogliamo invece far capire quanto il mondo delle piccole imprese sia centrale, non solo per l’Italia ma per l’Europa. Sono appena rientrato da Londra, dove c’è stato il bellissimo congresso dei Conservatori europei. Ecco, al centro del dibattito c’era proprio la questione della difesa delle eccellenze imprenditoriali del continente. E quando si parla di eccellenze si parla di piccole imprese. Oggi abbiamo più che mai bisogno di un sistema regolamentato che metta al centro le piccole imprese sia nei grandi progetti internazionali europei, ma anche in ogni singolo paese».

A proposito di regolamenti. Che idea si è fatto della proposta irlandese di indicare i pericoli per la salute sulle etichette dei vini?

«Su questa proposta abbiamo alzato una barricata. Se passasse, sarebbe un errore gravissimo dell’Unione Europea. Non è senz’altro questa la linea giusta per difendere le nostre produzioni di eccellenza. Se viene dato il via libera ad un singolo paese membro di poter legiferare in questi termini verso prodotti che magari non sono prioritari all’interno di quell’economia, ma che ledono i diritti della manifattura agroalimentare di altri stati membri dell’Unione, si crea un problema enorme. Parliamo spesso di Europa aperta e solidale e poi ci perdiamo in queste cose. Il Ministro dell’Agricoltura, Francesco Lollobrigida, ha puntato i pugni sul tavolo. Credo che questo rumore si sia sentito molto forte a Bruxelles e non credo assolutamente che la linea di questa proposta possa passare, anzi… Ci sarà un ripensamento e un tavolo ad hoc a livello europeo per risolvere la questione. Ritengo che sia arrivato il momento di uscire da contesti come il nutriscore, anche perché, come europei, diamo l’idea di essere divisi. Un’idea sbagliata e sicuramente più nociva di un bicchiere di vino».

La Legge di Bilancio 2023 approvata dal governo ha impegnato la maggior parte delle risorse per ridurre l’impatto dei costi energetici su imprese e famiglie. D’altra parte, si notano però le mancanze di misure a sostegno della transizione 4.0 o del welfare aziendale. Come spiega queste scelte? «Sono d’accordo. Potrei dirle tante altre cose che sarebbero dovute entrare in Legge di Bilancio. Il tema però è molto semplice. Questo governo ha avuto poco tempo per legiferare e lo ha dovuto fare come un padre di famiglia che apre la borsa e fa fronte a tante esigenze con i denari che ha. Su queste risorse era necessario indicare delle priorità. Noi abbiamo scelto la sicurezza energetica del paese, dando la possibilità a famiglie e imprese di scaldarsi e accendere con continuità i propri macchinari. Questo ci ha portato via la stragrande parte del budget che avevamo. Poi abbiamo agito a spot su alcune altre priorità, tra cui il cuneo fiscale. Sono d’accordo però che sarà indispensabile dare continuità alle misure di sostegno alla digitalizzazione delle imprese. Abbiamo ancora tempo e credo che la valutazione corretta sull’operato di questo governo vada fatta nei prossimi tre, quattro mesi. Inoltre, con la prossima tranche dei fondi previsti dal PNRR, avremo le risorse necessarie per fare quello che non siamo riusciti a fare con la manovra».

Quindi il Piano Transizione 4.0 verrà rifinanziato con le risorse del PNRR?

«Senz’altro sì. Impresa 4.0 è stata, a detta di tutti, un’occasione di ripartenza, di rilancio e di ammodernamento delle nostre imprese. Credo che i fondi del PNRR servano a questo. A chiederlo è poi il mondo produttivo, l’Italia che produce. Non dobbiamo però fare l’errore di costruire delle camere stagne, ma inserire le risorse in un contesto più ampio che veda fianco a fianco innovazione, riduzione del cuneo fiscale e una strategia volta a internazionalizzazione delle aziende. Proprio sull’export vorrei aggiungere un aspetto».

Prego…

«Per quanto riguarda le risorse per l’internazionalizzazione delle imprese, siamo tornati al regime ordinario perché abbiamo sfruttato tutti quelli che erano gli avanzi d’esercizio degli anni precedenti e ora siamo ripartiti dal regime ordinario. Su questo particolare capitolo verrà fatto un addendum dal governo, proprio perché è un tema fondamentale».

Uno dei comparti trainanti dell’export made in Italy è la Moda, che lei conosce molto bene. Quali misure sosterranno il settore?

«Negli ultimi anni mi sono impegnato moltissimo a livello confederale per questo settore e so quanto stia a cuore al Presidente Granelli. Il 23 gennaio il governo ha convocato il tavolo nazionale della Moda e per Confartigianato sarà presente il Presidente Moreno Vignolini, che mi ha sostituito. A mio avviso credo che uno dei temi sia la regolamentazione del backshoring, il rimpatrio delle produzioni in Italia. Un tema di cui si è parlato tanto negli ultimi anni ma che non è ancora stato applicato e sui cui dobbiamo lavorare. Inoltre vedo che c’è una particolare sensibilità del Ministro Urso sull’artigianato, quindi credo che avremo delle bellissime sorprese nei mesi a venire».

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