Monte Cerignone - Tel. 0541.978524 Fax 0541.978698
ANNO 19 N.1 Euro 1,50
Mensile di politica, economia, cultura, sport e costume della provincia di Rimini
REDAZIONE: PIAZZA GRAMSCI, 34 - 47843 MISANO ADRIATICO (Rimini) - Tel. 0541.611070 E-mail: lapiazzarimini@libero.it
RICCIONE - 15
RIMINI - 3
IL PUNTO DI VISTA
La potenza della mafia di Roma di Alessandro Roveri* - Piergiorgio Morosini, cattolichino come il sottoscritto, nato il 26 marzo 1964 e non (come si legge in Palermotoday del 26 luglio 2012, articolo riprodotto in Internet, a Rimini, dove solo per il parto si trasferì sua madre, cattolichina anch’essa), è stato giudice per le indagini preliminari presso il tribunale di Palermo, dal 2006 al 2008 membro della Commissione ministeriale per la riforma del Codice penale, titolare di numerosi processi a Cosa Nostra ed estensore di sentenze relative ai capi storici della mafia (Riina, Provenzano, Brusca, Bagarella), infine giudice dell’ udienza preliminare dell’ inchiesta sulla trattativa Stato-mafia, come stabilito dal vertice dell’ ufficio Gip-Gup del tribunale di Palermo (presidente Cesare Vincenzi e aggiunto Gioacchino Scaduto, basatisi su criteri “tabellari”, cioè su automatismi dettati dai turni di servizio del 24 luglio 2012), ha collaborato, con l’ articolo Dalla lupara al networking. Come cambia la mafia e come dovrebbero cambiare le leggi, al numero 7 del 2014 del periodico MicroMega, contenente articoli di Paolo Flores d’ Arcais, Roberto Scarpinato, Gian Carlo Caselli, Piercamillo Davigo, Mario Almerighi, Bruno Tinti, Nicola Gratteri, Furio Colombo, Caterina Malavenda, Franco Cordero, Armando Spataro, Felice Lima, Pasquale d’ Ascola, Daniela Ghergo, Paolo Borgna e Rita Sanlorenzo, Marco Travaglio,. L’ articolo è molto importante, come lo sono tutti gli altri con-
Segue a pagina 13
GENNAIO 2015
www.lapiazzarimini.it
Tariffa Roc: “Poste Italiane Spa - Sped. abb. post. D. L. 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 n.° 46) art. 1 com. 1 - DCB Rimini”
Gli inglesi: “Uccidere Benito Mussolini”
Zamagni: “Ci manca il capitale civile
Monte Cerignone - Tel. 0541.978524 Fax 0541.978698
Sindaco, non venda le farmacie. Sbaglia!
Santi: “Io, Battazza e Cecchini ultimi sindaci...” MORCIANO - 47
CATTOLICA - 27
Gelato, Riminese capitale mondiale Sul nostro territorio cinque aziende di livello mondiale: Ifi (Tavullia), Mec3 (San Clemente), Moca (Coriano-Riccione), Fugar (Verucchio), Leagel (San Marino)
di Francesco Toti
UNA RISATA LI SEPPELLIRA' !?!
I fanatici e gli stupidi odiano la satira
Je suis Charlie
La satira è libertà è laicità
Breve massima di saggezza Siamo rimasti senza il popolo
Alberto Asor Rosa
Carlo Tedeschi
Carlo Tedeschi, narratore di speranza
- Lo sanno in pochi. Pochissimi. Il Riminese e dintorni sono il polo mondiale della produzione di ingredienti e tecnologia per il gelato. Qui sono nate e si sono sviluppate: la Mec3 (Morciano-San Clemente), Moca (Morciano-Coriano-Riccione), Fugar (Verucchio), Leagel San Marino. A queste bocche di conoscenze e competenze va agPagine 2-3
TEATRO
di Teresio Spadoni
Però burdèl u j'è un bel pipacul in gir... Cecco - 2015
MISANO ADRIATICO
VALCONCA
Chiesa convento Le suorine non danno la chiave
San Clemente Pro Loco, nuova dirigenza Primo chiosco vegano San Giovanni Pacassoni, 25 anni di sorrisi Coriano CorTe, il cartellone Montefiore Serbadone, riapre il circolo Saludecio Sant'Amato in un filmato Alta Valconca Unione dei servizi e fusione?
ALLEGRO MA...
Presidente riminese Zavoli, Paolucci, Zaccaria, Celli, Eco, Roveri, Zamagni, Pivato, Morosini, Urbinati
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- “Veri e propri capolavori”. Così padre Claudio Savio, su TelePace (la Tv dei vescovi), in un'intervista il 24 dicembre, ore 16,30, ha definito i suoi musical. Nella stessa trasmissione i suoi ragazzi hanno interpretato quattro brani di “Notte di Natale 1223” (il presepe di San Francesco in uno spettacolo di una bellez-
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INCHIESTA
Il Sigep, 36.ma edizione, è il più importante appuntamento fieristico al mondo. A Rimini dal 17 al 21 gennaio
Mirco Morotti, Moca Giordano Emendatori, Mec3
Andrea Cinelli, Fugar
Gelato, Riminese capitale mondiale L'INCHIESTA
segue dalla prima pagina
giunta la Ifi di Tavullia (produzione di vetrine gelato) e banchi bar. Con una sua vetrina ha appena vinto il Compasso d'oro. Il premio Nobel o l'Oscar della progettazione. Per giunta, il riconoscimento è italiano. Insomma, non siamo proprio un Paese da buttar via come con fare certosino stiamo lavorando. Il polo del piccolo lusso dell'alimentazione impiega migliaia di addetti per un fatturato di centinaia di milioni di euro. E tutto più o meno è nato una trentina di anni fa. Al manifatturiero va aggiunta anche l'appuntamento con il mercato mondiale, alla Fiera di Rimini.. Il Sigep è il salone del gelato più importante al mondo. Si tiene, quest'anno, dal 17 al 21 gennaio. Arriveranno professionisti da ogni dove. Si svalicherà il muro dei 40mila stranieri? Distretto
Giornale d'informazione fondato nel 1997 Direttore responsabile Giovanni Cioria Edizioni la Piazza Piazza Gramsci 34 - 47843 Misano Adriatico Redazione Piazza Gramsci 34 - 47843 Misano Adriatico tel. 0541.611070 Abbonamenti e pubblicità - 0541.611070 Stampa La Pieve Poligrafica Editore srl Verucchio (Rimini) Pubblicità inferiore 45% Registrazione presso il Tribunale di Rimini N.° 13/'97 del 21 - 8 - 1997 Numero Roc: 10.364
Giornale in stampa il 12 gennaio
Rimini è il primo distretto mondiale per gli ingredienti e la tecnologia per il gelato artigianale. Qui hanno sede alcuni dei marchi più noti della gelateria internazionale. Sono: Mec3 (San Clemente), Fugar (Verucchio), Moca (Coriano), Leagel (San Marino). In questo lotto va incasellata anche Ifi Industrie, leader nella produzione di vetrine per il gelato, banchi bar e sedie per il contract. E' sua la famosa Tonda, progettata dall'italo-giapponese Makio Hasuike. Genesi La culla provinciale è Morciano. E' qui che nasce una trentina di anni fa la Mec3 (le iniziali di tre cognomi, i soci: Morotti, Emendatori e Casadei). Pochi anni e i partner si dividono. Emendatori liquida Morotti e Casadei. Quest'ultimi, cognati, iniziano a muovere i primi passi nel gelato con la Moca, la loro azienda fino ad allora (lo è ancora oggi) leader nella pasticceria e forno. Insomma, per seguire le orme di un famoso slogan: due è meglio di uno. Dato il successo di tutt'e due è forse stato meglio così. Mec3 Tra le magnifiche del territorio provinciale, la più grande e la più internazionale è la Mec3 di San Clemente. Più forte all'estero che in Italia, il suo core business è rappresentato dalla Germania (su circa 8mila gelaterie ne serve oltre 5mila) e dall'Europa dell'Est. Alcuni anni fa, è sbarcata in Brasile con una filiale, guidata da un morcianese-brasiliano: Rodrigo (ha sposato la figlia di Fafo (Giuseppe) Casadei, fino a pochi giorni fa socio Moca. La Mec3 era legata alla figura ed al dinamismo del morcianese Giordano Emendatori. Partito da un sot-
Ifi, la Tonda Vetrina gelato progettata dall'italo-giapponese Makio Hasuike
toscala, con tenacia e dinamismo in un paio di decenni ha raggiunto risultati importanti, che risultano sorprendenti per lo stesso Emendatori. Una volta di fronte a buona parte della sua forza vendita in un teatro, disse: “Non avrei mai pensato di dover parlare a tanta gente...”. Emendatori un paio di anni fa ha venduto il suo gioiello ad un fondo americano. Peccato. Da alcuni mesi sta corteggiando con insistenza un marchio del territorio. Moca Morcianese è anche la proprietà della Moca, anche se ha sede a Coriano-Riccione, a pochi metri dal casello autostradale. Qui c'è la figura innovativa e creativa di Mirco Morotti. Il suo mercato di riferimento è quello italiano; ma ha numerose finestre sul mondo. Ha messo piede in Scandinavia; alcuni anni fa ha giocato la carta Cina, in partnership con i cinesi. Nessuna colonizzazione, ma soltanto la voglia di fare le cose insieme.
La filosofia di Mirco Morotti è semplice: solo ingredienti di qualità. Ha fondato una scuola per il mondo alimentare, l'Aida, che è un vanto per Riccione. Che fa cultura. Per Morotti è con la cultura e la serietà che si fa impresa. Fugar Con la Fugar si passa dalla Valconca alla Valmarecchia, Villa Verucchio. Dietro c'è l'imprenditorialità di Andrea Cinelli. Anch'egli primo della classe, è attento all'innovazione, da una parte; dall'altra è impegnato nel sociale: sia dentro l'azienda, sia fuori. Meticoloso nell'organizzazione e disponibile verso i collaboratori, in proporzione li richiama ai doveri senza se e senza ma. Ragioni fondamentali per far navigare bene una bottega. Leagel Con al Leagel si sale a San Marino. Sul ponte di comando c'è una famiglia di origine siciliana che ha molteplici attività
economiche a San Marino e nella provincia di Rimini. Ifi - Tavullia Se si svalica il borgo di Tavullia si trova Ifi Industrie, azienda all'avanguardia per le vetrine gelato, banchi bar e sedie per il contract. E' entrata nel settore gelateria una decina di anni fa con le vetrine, ma i suoi banchi bar erano i primi della classe in Europa. Guidata dal cattolichino Gianfranco Tonti, in pochi anni l'Ifi si è imposta anche con le vetrine. Le ha sempre fatte progettare da eccellenti designer. Forse il suo prodotto più famoso è la Tonda dell''italo-giapponese Makio Hasuike, ma lo scorso anno con un'altra vetrina ha conquistato il Compasso d'oro. Ifi appartiene alle aziende che svolgono un forte ruolo culturale e sociale sul territorio dove opera. Ad esempio, ha costruito, a Pesaro, una pista ciclabile sul Foglia che è un gioiello. Sigep - Rimini nel mondo
Il Sigep (Salone Internazionale Gelateria, Pasticceria e Panificazione Artigianali) è il maggior appuntamento mondiale per il gelato. Alla 36.ma edizione è in cartellone alla Fiera di Rimini dal 17 al 21 gennaio. Sono attesi circa 180mila visitatori (lo scorso anno furono oltre 170mila, 144.803 l'anno precedente); un quinto gli stranieri. Sono presenti una quarantina di aziende della provincia di Rimini ed una decina della provincia di Pesaro. Questo è un altro indicatore del dinamismo dei due territori. Per valutare il successo della manifestazione è sufficiente confrontare i numeri tra oggi e gli anni addietro. Nel 2009, i visitatori furono 92.732, in lieve flessione, -2,8%, rispetto al 2008. Gli stranieri raggiunsero le 16.109 unità (+3,5% sul 2008). Un successo straordinario nel 2013: 144.803 gli operatori in visita nei cinque giorni, con un incremento del 18% sull’edizione 2012. Imponente e ulteriore crescita, sia quantitativa che qualitativa, degli operatori stranieri, saliti a 26.247 nel 2013, con un incremento del 10%. Lo scorso anno toccarono quota 34.646, con un balzo del 32 per cento. Nella vetrina riminese, tutte le novità quanto a materie prime e ingredienti, impianti e attrezzature, arredamento e servizi per gelateria, pasticceria e panificazione artigianali. E idee, tante idee, nei seminari.
INCHIESTA Via Montalbano, 1173 S. GIOVANNI IN MARIGNANO TEL. 0541 - 955505 FAX 955444
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Per il prestigioso economista riminese è la debolezza della cultura italica. Ce la possiamo fare
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Zamagni: “Ci manca il capitale civile” - “Ho appena consegnato al Mulino il nuovo libro. Si intitola ‘Economia civile’. ‘Storia, volti, prospettive’, il sottotitolo. E' il mezzo per veicolare le mie idee”. Professor Zamagni, quali sono questi volti? “Genovesi, Dragonetti, Loria, Ruskin e Fuà”. E questi volti, come li chiama il prestigioso economista riminese, sono tutti accomunati da una visione civile dell'economia. Come il luogo dove si crea la ricchezza che se non è ben suddivisa e non serve agli uomini ha ben poco valore. Il libro dovrebbe arrivare nelle librerie tra un paio di mesi. Professore questo 3% di evasione che non è reato che cosa le suggerisce? “Il primo ministro Renzi se n'è assunta la paternità. Ha fatto bene. Non so se lo ha fatto apposta, ha colpe, ma non credo che ci sia stato il dolo. Sono del parere che è stato un errore e Renzi non ne aveva considerato l'effetto. Il 3 per cento è un errore gravissimo da un punto di vista etico e politico. Significa che puoi evadere fino al 3 per cento dell'imponibile. Ma non è questo il punto. Il punto è che si vanno a premiare i grandi evasori. Se uno evade su una dichiarazione di 100mila euro approfitta di 3mila euro. Ben altro è evadere su 100 milioni di euro; che fanno ben tre milioni. Se proprio si doveva fare, e non si doveva, andavano applicati gli scaglioni. Cioè più sale il reddito e meno
Il prestigioso economista riminese Stefano Zamagni L'INTERVISTA benefici hai. E non la proporzionalità diretta. Insomma, un conto è rubare un fico e un conto è svaligiare una banca. Detto questo, sono convinto che è stata una svista e che non andava fatto”. Lei afferma che l'utile di un'azienda è come il grasso che si mette negli ingranaggi delle macchine: fa bene. Qual è il grasso civile? “Il modello da prendere è quello della civitas romana e non la polis greca. Perché la civitas è inclusiva, dove tutti sono membri della città e si accettano. Mentre la polis è escludente”. Il pessimismo economico degli italiani è vero o esagerato? “Il punto è che noi italiani siamo affetti e afflitti da quello che il filosofo olandese Spinoza nel 1600 definì i pensieri tristi. Ammalati diceva Spinoza. Non derivano dalla sofferenza, che ti spinge ad andare avanti, ma dall'isolamento, dall'abbandono e dalla mancanza di prospettiva. E bloccano, come la storia ha insegnato, lo sviluppo di una nazione. Spinoza non pensava all'Olanda, la prima nazione economica del tempo, ma alla Prussia e alla Fran-
“Il punto è che noi italiani siamo affetti e afflitti da quello che il filosofo olandese Spinoza nel 1600 definì i pensieri tristi. Ammalati diceva Spinoza. Non derivano dalla sofferenza, che ti spinge ad andare avanti, ma dall'isolamento, dall'abbandono e dalla mancanza di prospettiva” cia. Il pessimista non è un disfattista, semplicemente vede il bicchiere mezzo vuoto. Dobbiamo capire che per uscire dalle passioni tristi è da rilanciare il supplemento d'animo dei grandi europeisti: Alcide De Gasperi, Altiero Spinelli, Sandro Pertini. Per ripartire ci vuole questo e non
i soldi. Dove anima significa liberare tristezze, sostituendole con i concetti di passione e desiderio. Con conseguenze positive sul piano delle istituzioni, della politica, dell'economia”. Come vede il Riminese? “Il calo di imprenditorialità negli ultimi 20 anni non ha prece-
denti. L'imprenditore non ha bisogno di incentivi ma passioni come la collaborazione. Rimini non manca né di capitale umano, né di capitale economico. Abbiamo teste da vendere, cervelli che ci invidiano, capitali in abbondanza. Ci manca il capitale civile. E' questo che definisce lo sviluppo economico”. Si svolterà? “Sì. Sono sicuro che tra non molto, per merito di una minoranza profetica che immette i desideri, sfidando i benpensanti. Dopo un po' verrà contagiata l'intera popolazione. E' evidente che chi dice che non ce la faremo è perché non conosce la storia economica. Il capitalismo è ciclico, con fasi di espansione e depressione. Cambia soltanto la durata. La fase italiana è iniziata 10 anni fa ed è un arco lungo. La perdita di produttività risale a 15 anni fa. Fino al 1990, la nostra produttività era superiore a quella tedesca. Quello che accade non è un destino, ma legato all'andamento ciclico. Se il prolungamento è eccessivo restano sul campo solo i più forti ed adatti all'ambiente. E questo è inaccettabile perché non potremo più
recuperare il benessere di questi anni”. Quali sono le ragioni di queste tristezze? “La politica ha abdicato al suo ruolo quando 30 anni fa è iniziato il processo di globalizzazione. C'è anche una data il G6 di Rambouillet in Francia. Con esso inizia quel fenomeno di inversione dei ruoli tra mercato e democrazia. La politica si è messa al servizio del mercato. E' la finanza che condiziona; che non ha confini nazionali, con attacchi speculativi come per la Grecia. Questo è il punto solo che in Italia non se ne vuole parlare. Greenspan e Tietmeir, rispettivamente, responsabili della Federal Reserve (banca centrale americana) e della Deutsche Bundesbank (banca centrale tedesca) dissero che si meravigliavano che i politici non lo avessero capito. La politica è imbavagliata e sotto schiaffo. Poche settimane fa, il Congresso americano ha bloccato la nomina dell'economista Stigltiz nella commissione dei mercati. Stiglitz vuole la Tobin Tax [tassa sulle transazioni finanziarie, ndr]. La lobby finanziaria di Wall Street lo ha chiesto ai repubblicani: Stiglitz non doveva andare lì. Per chiudere. Vanno cambiate le regole del gioco: il mercato va messo al servizio del bene comune”.
RIMINI Via Montalbano, 1173 S. GIOVANNI IN MARIGNANO TEL. 0541 - 955505 FAX 955444
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Il parlamentare riminese è il nuovo assessore regionale al Bilancio. “La politica è sobrietà”
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Emma Petitti: ‘Spendere meno e meglio’ “Non dobbiamo abbassare la qualità dei servizi. Eliminare le distorte logiche burocratiche. Priorità alle unioni e fusioni dei comuni. Sulle infrastrutture, aeroporti, quartieri fiere, centri congressi, ci vuole una politica che ne valuti la bontà industriale ed i bilanci”
Emma Petitti, parlamentare e assessore al Bilancio della giunta Bonaccini
L'INTERVISTA
- Emma Petitti è il nuovo assessore al Bilancio della Regione Emilia Romagna. Un riconoscimento importante per la provincia. Con correttezza si è dimessa da parlamentare. Pensa che la polituica sia spirito di servizio e sobrietà, altro che rimborsi spese tristi. Sulle grande questioni regionali, sanità, aeroporti, centri fieristici, centri congressi pena che vadano visti bilanci e progetti industriali. Gratificata da questa chiamata? “Sapere di fare parte della giunta che dovrà ricostruire un legame di fiducia, attraverso il proprio lavoro, con i cittadini dell’Emilia Romagna in questi cinque anni, mi responsabilizza e mi fa mettere in gioco totalmente, portando in questa nuova esperienza le competenze maturate nel mio percorso politico ed istituzionale”. Qual è stato il tuo primo atto? “Entro la fine di febbraio ed i primi di marzo dovremo portare in aula consiliare la nostra proposta di bilancio. In questo senso sarà fondamentale il lavoro di impostazio-
ne e condivisione con le varie direzioni organizzative della Regione, con il presidente Bonaccini, i colleghi di giunta, il gruppo consiliare del PD, ed il coinvolgimento dei sindaci, delle diverse forze economiche e sindacali e dei vari stakeholders”. Qual è il bilancio della Regione Emilia Romagna? “Negli ultimi anni tutte le istituzioni e tra queste la nostra Regione, sono impegnate nell’attività di revisione della spesa pubblica. Con l’opportunità di spendere meno e meglio, senza ledere gli standard di qualità raggiunti con i servizi. Questo significa aggredire la spesa improduttiva, gli sprechi e le inefficienze, dando efficacia alla spesa e rifiutando la logica dei tagli lineari”. Come affrontare i tagli centrali al bilancio regionale? “Per efficientare occorre conoscere ed entrare nei meccanismi di funzionamento dell’organizzazione della nostra regione per comprenderne le logiche e le procedure di spesa. Dobbiamo digitalizzare e
dematerializzare la pubblica amministrazione, eliminandone le distorte logiche burocratiche. Prioritari poi il riassetto istituzionale a partire dalle Unioni e Fusioni fino alla realizzazione delle Aree Vaste e una politica del personale che sia in grado di portare al pensionamento chi ha raggiunto la maturità professionale e 40 anni di servizio, per poter stabilizzare i tanti giovani precari che abbiamo nelle Province, che oggi sono bloccati rispetto al riassetto delle funzioni gestite dalle Province”. Avete parlato di revisione del-
la spesa. E' fattibile? “Sul processo di revisione della spesa è impegnata tutta la giunta che inizia la propria attività con un’ipotesi di bilancio in gran parte già impostata. Ogni collega di giunta dovrà riflettere sulla complessità del proprio settore di riferimento, per impostare una proposta di bilancio in grado di sostenere la crescita economica della nostra Regione, favorendo chi viene ad investire, sostenendo il welfare state, attraverso una politica redistributiva della ricchezza, dove i carichi maggiori di prelievo siano sostenuti da chi ha maggior reddito, rispetto a chi vive solo di lavoro dipendente o di pensioni medio basse. Che cosa potrà fare per la Provincia di Rimini? “Ritengo che la prima cosa sia quello di essere all’altezza del compito che mi è stato assegnato, che prima di essere tecnico è tutto politico, svolgendo al meglio il mio lavoro da Piacenza a Rimini. Le priorità per quanto riguarda Rimini le affronterò con i sindaci, ad iniziare da Andrea Gnassi che è anche nuovo presidente della Provincia di Rimini”. La Regione è uno snodo vitale per l'economia del nostro territorio. Aeroporto, Fiera di Rimini, Palazzo dei congressi, Turismo, come vede la sua regia in
una regione che ha troppi aeroporti, troppi quartieri fieristici, troppi palazzi dei congressi? “Credo che per svolgere seriamente il nostro compito, dovremo partire dalle funzioni, dai Bilanci e dagli investimenti per riuscire a favorire processi di integrazione ed ottimizzazione. Dovremo superare le resistenze campanilistiche, affrontando il ragionamento sul futuro di queste infrastrutture a partire dai singoli progetti industriali, per valutarne le sostenibilità patrimoniali ed economiche”. I rimborsi tristi dei consiglieri regionali, a che cosa ti fanno pensare? “Non giudico lo strumento del rimborso ma i comportamenti tenuti nell’abuso dei rimborsi. Ritengo che i cittadini ci abbiamo chiesto responsabilità e sobrietà. Ecco perché dobbiamo impostare una politica più vicina alle comunità e che si regge anche senza rimborsi”. Regione troppo lontana dai problemi delle Province, come avvicinarla in concreto? “Le istituzioni sono lontane se non dialogano e se non si riconoscono. Dobbiamo salvaguardare le funzioni individuando un nuovo modo di gestire il decentramento amministrativo. Bologna è oggi capoluogo regionale e città metropolitana. La Romagna deve completare il proprio processo di integrazione, che ha già compiuto su sistema idrico, trasporti, università e sta comple-
tando sulla sanità con la nuova Asl romagnola. Ogni cittadino deve avere la stessa qualità di servizi, indipendentemente da dove nasce e risiede ed equità nel prelievo delle risorse”. Qual è stata la sua debolezza della Regionenell'ultimo decennio? “Negli ultimi cinque anni la nostra Regione ha subito gli effetti della crisi economica, dovendo affrontare tantissimi processi di crisi industriali a cui si è aggiunta l’emergenza del terremoto in Emilia, unito a diversi fenomeni di dissesto idro geologico. Per questo gli ultimi 5 anni di Errani, complessivamente di buon governo, sono stati vissuti come un prolungamento dei precedenti 10. Oggi ci viene richiesto uno sforzo maggiore, un cambio di fase politica, economica e istituzionale. La Regione farà la sua parte, mantenendo la coesione sociale e favorendo processi di sinergia e dialogo tra sistema pubblico, privato e no profit”. In cinque anni hai compiuto un percorso politico straordinario. Un pensiero positivo ed uno negativo sulla politica come potere dei poteri? “La politica non è un mestiere, è una missione che dobbiamo svolgere pro tempore al meglio. Non credo nell’anti politica e nella retorica contro il potere. Il potere è uno strumento di cambiamento, non di asservimento. Poi, per fortuna, sono sempre i cittadini a giudicarci. E’ la democrazia!
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ANGOLO DEL DIALETTO
Cla sgnòra La Befana
RIMINI Museo della Città - Ala Nuova. Fino all'8 marzo. Espongono 28 giovani artisti selezionati
BIANCHERIA - TENDAGGI ARREDAMENTO ALBERGHIERO Morciano - Piazza Boccioni - tel. 0541.988279 fax 0541.857511 www.mofa.it - tessutimofa@libero.it
Biennale Giovani a Rimini BG3 BIENNALE GIOVANI Rimini Museo della Città ALA NUOVA 10 gennaio – 8 marzo 2015 Orario: da martedì a sabato 8,30-13 / 16-19. Domenica e festivi 10-12,30 / 15-19.Lunedì non festivi chiuso.
ARTE A i cridimi dabòn ma’ la Bifena una vècia sgnóra gòba e senza dìnt una pùretta vistida ad stràz. Se’ su’ còr bòn l’an fasiva diferèinza la pasèva in zità e tla campagna sèmpra snà surpresa. L’an aviva la spazadura che chu’m una saétta la curiva t’e zil ne’ la caròza se’cavàl biènch. Is aveva dét, cla volta cla faseva una gròsa fàdiga a pasè da e’ camèin a tirè la su’cariola a duvimi stè all’érta chù m’è t’al fólli quand u s féva e’ dé l’incantésmi l’èra fnìd… Lidiana Fabbri, 4 gennaio 2015
- Un nuovo evento a Rimini apre la stagione espositiva 2015 del Museo della Città all’Ala Nuova (via L. Tonini 1). E’ la BG3 BIENNALE GIOVANI, mostra a cura di Renato Barilli, Guido Bartorelli e Guido Molinari, organizzata dall’Accademia di Belle Arti di Bologna e realizzata con il contributo dell’Assessorato alla cultura della Regione Emilia Romagna e la collaborazione dei Musei Comunali di Rimini. Sono ventotto i giovani artisti partecipanti in mostra, con età media sui trent’anni, selezionati partendo dalla convinzione che lo stato dell’arte stia attraversando un periodo di fertile eclettismo o ibridazione in cui non prevale alcuna
Il logo della manifestazione
tendenza, ma tutte sono in gioco, poste tra loro in un equilibrio dinamico: dalla pittura, ma nella versione dinamica del wall painting, alla fotografia, alle installazioni, a materiali verbali o comunque di alta tensione concettuale. Con questa mostra si è inteso sottolineare l’importantissimo ruolo di snodo che le Accademie hanno tra ciò che avviene all’interno delle proprie aule e ciò che avviene all’esterno, nazionale e internazionale. Un
dialogo proficuo che la terza edizione della Biennale Giovani ha messo in atto, dal momento che molti artisti presenti sono o sono stati studenti delle Accademie italiane. L’Accademia infatti, deve essere uno spazio di laboratorio, un luogo di innovazione tra passato e presente. Artisti partecipanti: Sara Benaglia, Francesco Bertelé, Giulia Bonora, Bounty Killart, Chiara Camoni, Federica Delpiano, Niccolò Morgan
Gandolfi, Gabriele Garavaglia, Nicola Genovese, Laura Giovannardi, Marco Gobbi, Roberta Grasso, Andrea Grotto, Federico Lanaro, Dario Lazzaretto, Gemis Luciani, Daniela Manzolli, Cristiano Menchini, Damiano Nava, Valerio Nicolai, Simona Paladino, Emmanuele Panzarini, Fabrizio Prevedello, Roberto Pugliese, Angelo Sarleti, Cristina Treppo, Adriano Valeri, Lucia Veronesi.
RIMINI BIANCHERIA - TENDAGGI ARREDAMENTO ALBERGHIERO Morciano - Piazza Boccioni - tel. 0541.988279 fax 0541.857511 www.mofa.it - tessutimofa@libero.it
- Ultima tornata di emissioni filateliche per le Poste del Titano che lo scorso 22 ottobre hanno messo in distribuzione quattro nuove serie di francobolli. Galileo Si inizia con la celebrazione del 450° anniversario della nascita di Galileo Galilei, personaggio divenuto nei secoli, simbolo dell’antidogmatismo, fautore della libera ricerca e sostenitore del progresso; le sue scoperte sono ancora oggi, oggetto di riflessione e di studio. In questa occasione le Poste di San Marino, hanno voluto dedicare al rivoluzionario scienziato due francobolli (da 0,70 centesimi) per onorarne la memoria, le gesta ed anche la straordinaria abnegazione con cui si immolò artefice della ragione. A lui dobbiamo il compasso geometrico, inventato a Padova nel 1597, e il cannocchiale del 1609 che gli costò la condanna per eresia da parte dalle autorità ecclesiastiche, col quale attraverso le osservazioni astronomiche egli seppe confutare la tesi geocentrica aristotelica portando a verità la teoria eliocentrica copernicana che poneva il sole (e non la terra come precedentemente ipotizzato) al centro
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Il Natale. Galileo Galilei. Michelangelo. Patrimonio dell'umanità. Bozzetti bellissimi per la passione dei collezionisti
San Marino, quattro nuove serie di francobolli Le nuove quattro emissionia
FILATELIA
di Valerio Benelli
dell’Universo con tutti i pianeti che giravano attorno. Michelangelo Analogo anniversario per la scomparsa di Michelangelo Buonarroti, avvenuta il 14 febbraio 1564. Per rendere onore all’anniversario, l’Ufficio Filatelico di San Marino, ha deciso di riprodurre fedelmente, in un francobollo da 5,35 euro, proprio il bassorilievo marmoreo (85x82cm), ora collocato presso il Museo nazionale del Bargello a Firenze, che Michelangelo eseguì tra il 1503 e il 1504. Eseguito su commissione per Bartolomeo Pitti, nel periodo in cui il “divino” stava scolpendo il David, nel tondo si vedono Maria, con
un libro “sacro” aperto sulle ginocchia, il Bambino appoggiato a lei e, sullo sfondo appena visibile, san Giovannino (San Giovanni Battista). Bellezze italiche Dopo l’esordio dello scorso anno, la filatelia sammarinese prosegue il cammino tra le Bellezze italiane, offrendo a
collezionisti e semplici appassionati un “dialogo per immagini” attraverso un foglietto contenente quattro francobolli, da • 1,00 – 1,40 – 2,00 – 2,50, raffiguranti un’architettura caratteristica del sito Unesco e il cielo di un’opera d’arte significativa presente nel medesimo. Si parte dalla Cat-
tedrale di Modena che con la Torre e la Piazza Grande (Patrimonio Mondiale nel 1997). Dall’Emilia Romagna alla Lombardia, dove Mantova e Sabbioneta rappresentano due tappe significative della pianificazione territoriale e degli interventi urbanistici intrapresi dai Gonzaga nei loro domini nel corso del Rinascimento dove le due città rappresentano le due principali forme urbanistiche del Rinascimento: una città di nuova fondazione (Sabbioneta), basata sul concetto di città ideale e la trasformazione di una città esistente (Mantova). Dalla Lombardia al Veneto, quindi, per approdare a Verona (Patrimonio Mondiale nel 2000). Un viaggio quello filatelico che conclude la sua panoramica con il quarto francobollo, dedicato a San Gimignano con la riproduzione del Palazzo Comunale e Torre Grossa. In ogni francobollo è stato riprodotto il logo dell’Unesco e dell’Associazio-
ne Beni Italiani Patrimonio Mondiale Unesco, nonché il numero identificativo relativo ai criteri d’iscrizione del sito architettonico. Natale Conclude la tornata di emissioni una serie di tre valori capaci di assimilare modernità e tradizione quello dedicato, con un foglietto, al Natale 2014. Tre i tagli proposti: 0,50, 0,70 e 0,85 centesimi. I bozzetti rappresentano, con semplicità e una certa determinazione, come in un cammino preparatorio nel primo francobollo (da 0,50) la rappresentazione simbolica dell’annuncio trova sede emblematica proprio in corrispondenza del Palazzo Pubblico del Titano, per poi riprodurre l’iconografia della Sacra Famiglia in una grotta, posta sotto le tre rocche simbolo della Repubblica (nell’emissione da 0,70 centesimi). Chiude il trittico, il francobollo da 0,85 centesimi, dove davanti alla Basilica di San Marino, i Magi seguendo la stella di Betlemme si apprestano a consegnare i loro doni propiziatori.
RIMINI -VALMARECCHIA Via Montalbano, 1173 S. GIOVANNI IN MARIGNANO TEL. 0541 - 955505 FAX 955444
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Da adolescente, il noto avvocato penalista raccoglie fotografie, cartoline e cimeli della città
9 Via Montalbano, 1173 S. GIOVANNI IN MARIGNANO TEL. 0541 - 955505 FAX 955444
Campana: “Progettare seconda natura” - Stefano Campana aveva lo studio sul porto-canale di Rimini. Era un architetto di indubbio talento. Aveva una visione civile del suo mestiere e della vita. Collaborava con articoli sulla triste cementificazione speculativa della nostra provincia sul nostro giornale. Era una Cassandra da ascoltare, dato lo stato di crisi e “bruttezza” dell'edilizia oggi e forse anche per alcuni decenni a venire. Moriva 16 anni fa, a 41 anni. Il giornale “Imballaggi & Riciclo”, gli ha dedicato un articolo che riportiamo integralmente.
Giusto 16 anni fa, proprio all’inizio dell’autunno, moriva in Romagna all’età di 41 anni l’architetto Stefano Campana. Con l’installazione di alcune delle sue opere gli è stato dedicato 10 anni fa un parco pubblico nel comune di San Mauro Mare in provincia di Forlì-Cesena. In molti lo ricorda-
Ha il più grande archivio della città. Migliaia di pezzi dal 1910 al 1940. Pubblicato tre libri UOMINI
di Luca Maria De Nardo no ancora, in tutta la regione anche per il suo impegno civile e polìtico, e in molte gallerie d’arte in Italia per la qualità artistica dei suoi manufatti e per il messaggio che contenevano: l’invito a non trascurare il valore storico-paesaggistico dell’Italia, a non devastarlo inserendo edifici che non rispettino il secolare equilibrio creato dalle generazioni precedenti. Il messaggio era affidato alle sue opere, ma soprattutto alle sue battaglie condotte contro il degrado operato dagli ammini-
Stefano Campana e una sua scultura in legno
stratori pubblici. Si occupava di restauro e di urbanistica, propugnando un recupero della qualità architettonica pre-industriale. LE SCULTURE In queste due pagine proponiamo una breve selezione di alcune sue opere: alcune sculture e
alcune incisioni a punta secca. Le prime fanno parte di una mostra del 1997 presso la galleria Forni di Bologna: Gli alberi della memoria, titolo formula to dallo scrittore Tonino Guerra. Tutte le sculture di quella mostra propongono le associazioni fra un albero, rappresentato oppure evocato, e una costruzione, che può essere un faro, una torre, una loggia. Il significato razionale di questa sintesi è invitare progettisti e committenti a considerare che ogni manufatto abitativo o di vita sociale e produttiva deve necessa riamente rapportarsi all’ambiente: l’al bero è qui utilizzato come richiamo sia alla natura e al paesaggio sia al concet to di organismo vitale. L’artista invita a dedi-
care attenzione all’impatto che le forme e i volumi dell’opera architetto nica hanno sullo spazio esterno che la circonda: che non sia un corpo estra neo, che si integri e dialoghi in modo armonico con lo spazio che è stato costruito dall’uomo in secoli di modi fiche, sia esso naturale, paesaggistico, agricolo o agroforestale piuttosto che urbano. Il significato emotivo è nella costruzione di uno spazio aperto im maginario ma vuoto, senza l’uomo. È il fruitore che viene invitato a farsi piccolo e a muoversi, più che dentro, sopra la scultura: gli spazi sono preva lentemente aperti, quasi un invito alla socialità e al rapporto con l’ambiente. Si genera un senso di pace. LE PUNTE SECCHE Le incisioni a punta secca sono state esposte in differenti mostre,
da quella di Milano del 1996 a palazzo Sormani, sede della biblioteca comunale centra le, fino a quella al Centro Universita rio di Urbino del 1998, qualche mese prima della sua scomparsa. La punta secca consiste nell’incidere con una punta di acciaio una lastra di metallo più tenero, come il rame: i bordi gene rati da questi microsolchi trattengono l’inchiostro della stampa creando un effetto caldo e soffuso, quasi di velluto, ai contorni degli oggetti dell’immagi ne. La tecnica è quindi particolarmente adatta a rappresentare l’utopia, il desi derio, l’aspetto poetico del progettare ‘secondo natura’. L’elemento ‘albero’ ri corre in molti paesaggi, tutti disabitati; forse l’artista affidò a loro il compito di rappresentare l’elemento vitale e forse l’uomo nel suo rapporto ideale con l’ambiente. Campana invita a viaggiare dentro gli spazi delle sue incisioni, forse apposi tamente lasciate vuote perché ognuno vi possa entrare e percepire il senso di pace, serenità, accoglienza ed equili brio e domandarsi il perché di queste sensazioni. Con le sue opere, Stefano Campana denuncia una progettazio ne senza cultura, priva dell’equilibrio fra uomo a ambiente. Protagonisti ne sono gli alberi, spontanei o coltivati dall’uomo a formare l’unicità del pae saggio italiano.
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Inserire il part time per le madri che ne fanno richiesta è questione di grande civiltà
Part time femminile nel jobs act Mentre ognuno cerca di riflettere e cambiare, il Governo che cosa può fare da subito, visto che l’economia è paralizzata, la gente ha paura di spendere, i soldi ci sono ma sono nascosti e inutilizzati?
Gianfranco Vanzini
LA RIFLESSIONE - Qui arriviamo al punto in cui le due realtà Sinodo e Jobs act, si uniscono, si intersecano e si possono integrare e completare a vicenda. Ai Vescovi infatti spetta il compito di definire e indicare i principi etici e i valori morali che devono guidare i politici nella ricerca delle soluzioni migliori per il bene comune. Al Parlamento e al Governo compete l’adozione dei provvedimenti e dei dettagli tecnici. Perché i provvedimenti siano anche politicamente corretti occorre rifarsi a ciò che dice la nostra Costituzione.. La Costituzione Italiana recita così sul tema sul tema. Costituzione della Repubblica Italiana (1948) Art. 29. “La Repubblica riconosce di diritti della famiglia come società naturale fondata sul matrimonio. Il matrimonio è ordinato sulla eguaglianza morale e
di Gianfranco Vanzini* giuridica dei coniugi, con i limiti stabiliti dalla legge a garanzia dell’unità familiare. Art. 30: E’ dovere e diritto dei genitori mantenere, istruire ed educare i figli... Art. 31: La costituzione agevola con misure economiche e altre provvidenze la formazione della famiglia e l’adempimento dei compiti relativi…” Art. 37: La donna lavoratrice ha gli stessi diritti e a parità di lavoro le stesse retribuzioni che spettano al lavoratore. Le condizioni di lavoro devono consentire l’adempimento della sua essenziale funzione famigliare e assicurare alla madre e al bambino una speciale adeguata protezione”. Come è facile vedere i con-
cetti espressi dai documenti della Chiesa sono sinteticamente ripresi dalla nostra Costituzione. Che cosa deve fare allora un Parlamento serio? Applicare concretamente i principi espressi dalla Costituzione. Come? Prima pongo alcune domande poi avanzo una proposta. Quante sono le mamme che si licenziano dopo la nascita del primo figlio? Molte. E’ un bene? No… Quante sono in Italia le
donne, in particolare le mamme, che lavorano fuori casa? Troppo poche... dicono le statistiche. In Europa siamo fra gli ultimi... perché? Perché all’estero molte più donne lavorano con un orario ridotto (part-time). In Italia molte desidererebbero fare altrettanto, ma... non possono, non viene loro permesso E’ possibile migliorare le cose senza costi ? Certamente… basta copiare.
Dare la possibilità, a tutte le mamme che lo richiedono, di lavorare con un orario ridotto (parttime 4 – 6 ore) . Ma questo è un problema! Non è esatto, andiamo a verificare. Dal punto di vista dei costi, una persona che lavora otto ore, costa esattamente come due che lavorano 4 ore ciascuna. Dal punto di vista della organizzazione del lavoro, ci può essere qualche difficoltà, facilmente risolvibile, però, con un po’ di fantasia e buona volontà . Attenzione al risultato finale! Due persone serene, grate a quel datore di lavoro che consente loro di dedicare anche un po’ di tempo alla propria famiglia, che lavorano 4 ore ciascuna, rendono più di una che lavora 8 ore. Le proposte pratiche per il Governo Renzi da inserire nel Jobs act sono a questo punto facilmente intuibili. Prevedere e stabilire chiaramente che le madri, all’approssimarsi della data di scadenza dei loro congedi obbligatori per maternità, possano richiedere alle rispettive aziende di rientrare al
lavoro con un orario ridotto (parttime), secondo la normativa vigente che conserva tutta la sua operatività. Le aziende, con più di 15 dipendenti, che ricevono queste richieste sono obbligate ad accoglierle e definire, con le interessate, un nuovo orario di presenza in azienda. Significa mettere in pratica quella sussidiarietà di cui oggi si parla tanto. Diamo ai due coniugi, marito e moglie, la possibilità di decidere come impostare la loro vita quando nascono uno o più figli. Devono essere loro due, insieme, a prendere la decisione più opportuna. Stato e datore di lavoro devono solo porre in atto le condizioni perché questo possa avvenire nel migliore dei modi. Dulcis in fundo. In questo modo le statistiche sull’occupazione femminile sarebbero più veritiere, confrontabili, e certamente più vicine a quelle degli altri paesi europei. In tempi di crisi, come l’attuale, concedere il part-time a chi lo richiede significa: - fare contenta una persona, - liberare il posto per una nuova assunzione, - ridurre i costi per l’indennità di disoccupazione e/o il ricorso alla cassa integrazione. (fine, dal numero di dicembre)
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Dalla Città del sole alcuni nomi per il nostro capo dello Stato. O, magari, un’arzdora - Francesco, purtroppo, ha declinato. Era lui il nostro candidato ideale come Presidente della Repubblica italiana. Superfluo spiegare perché. In ogni caso, anche se argentino, Jorge Mario Bergoglio ha pure avi nostrani. Ma ha già un lavoro a tempo pieno, che di giorno in giorno si fa più oneroso. E dopo la strage di Charlie Hebdo, e le sue epocali conseguenze, figuriamoci. Ci ha quindi cortesemente comunicato di non ritenere opportuno assumere il doppio incarico. Peccato. E allora rilanciamo. Noi il Nostro Presidente lo indichiamo tra i figli della provincia di Rimini. Ché dalla nostra campanelliana Città del Sole provengono in molti dalle forti personalità. Magari, poi, emigrati, ma sempre rimanendo legati alla propria terra. Visceralmente, in senso etimologico. Uomini di provincia, che è straordinaria benedizione. Non provinciali, che è straordinaria maledizione. I greci avevano ideato il mito dei figli guerrieri della Dea terra, che cadendo in battaglia rinascevano toccando la propria madre. Ecco, ovunque tu sia andato, qualunque cosa tu abbia fatto, qualunque riconoscimento tu abbia avuto, forse la vera fortuna è essere nati nelle nostre terre. E la vera forza il poterci ritornare. E, dunque… Sergio Zavoli (Ravenna, 21 settembre 1923). Riminese più di un riminese. Qui ha fatto anche il Liceo, il Classico, al Giulio Cesare. Con Federico Fellini e mio padre, Giuseppe Paci. Ha creato, nel primo dopoguerra, la riminese Publiphono, radio senza radio che trasmetteva direttamente da altoparlanti innalzati sugli edifici rimasti in piedi. Da lì in Rai, sino al Processo alla Tappa. Memorabili, e memorate, le sue inchieste televisive. Ed i conseguenti libri. Oggi potrebbe, forse dovrebbe, farne una sull’Islam. Autore anche di romanzi e numerosi libri di poesia, cui tiene molto. Della Rai è stato anche Presidente, così come di Tele San Marino. E Direttore di testate radiofoniche e di quotidiani. E poi tutto il resto dell’infaticabile Zavoli… La sua immagine, la sua voce, i suoi scritti hanno, almeno in qualcosa, attraversato la vita di tutti. Attualmente è Senatore della Repubblica, in Parlamento dal 2001. Anche come Presidente della Commissione di Vigilanza. Hombre vertical, dicono gli spagnoli, e in Italia non ce ne sono tanti. Il 3 dicembre 2012 quattro rapinatori lo sequestrano nella sua casa di Monte Porzio Catone, castelli romani. Uno comincia a giocare con lui alla roulette russa, facendo scattare il percussore. “Erano convinti che al terzo clic sarei svenuto o avrei detto chissà cosa. Ho capito che era un modo per spaventarmi e mi sono limitato a dire: ‘La smetta con questo giochino, se la rimetta in tasca’. Il capo, un italiano, l’ha preso per un braccio e l'ha portato via”. “Poteva non funzionare, ha funzionato” dice di quell’atto di calcolata imprudenza. Come quando, anni ’60, Algeria in rivolta, viene sequestrato dai combattenti antifrancesi che lo minacciano di morte e peggio, e allora comincia ad abbassar cazzotti sul tavolinetto di latta, il clangore assordante riempie la stanza “così capivano che se
Il presidente riminese Impegnato Francesco, Rimini offre teste eccellenti: Zavoli, Paolucci, Zaccaria, Celli, Eco, Roveri, Zamagni, Pivato, Morosini, Urbinati. E Prodi, Rodotà, Caselli, Cordero, Bonino
Sergio Zavoli
Umberto Paolucci
Roberto Zaccaria (Foto Marchetti)
Pierluigi Celli (Foto Marchetti)
Umberto Eco
Alessandro Roveri
gennaio 1932). Bolognese per studi e docenza, valconchino d’adozione. Insediato da anni a Monte Cerignone, sopra Mercatino Conca: formalmente nella provincia di Pesaro-Urbino, ma storicamente parte delle Romagne. Semiologo e scrittore. Narratore di successo planetario, a fil di Nobel. Di imminente uscita il suo prossimo romanzo, incentrato sul mondo della stampa. Lo si può incontrare nelle locali osterie a giocare a carte e discettare de minimis et magna Alessandro Roveri (Cattolica, 20 marzo 1929). Docente di Storia moderna, contemporanea e del Risorgimento all'Università di Ferrara. Studioso del Fascismo, del Movimento socialista, della rivoluzione francese. I suoi libri sono pubblicati e studiati in molte lingue e Paesi. Stefano Zamagni (Rimini, 4 gennaio 1943). Economista, già Presidente dell'Agenzia per il Terzo settore. Docente alla Bocconi di Milano. E’ stato tra principali collaboratori di Benedetto XVI per la stesura dell'Enciclica Caritas in veritate. Stefano Pivato (Gatteo a Mare, 3 agosto 1950). Storico e saggista. È stato Rettore dell’Università degli Studi di Urbino ‘Carlo Bo’ dal 2009 al 2014. Autore di godibili
volumetti. La bicicletta e il sol dell'Avvenire. Tempo libero e sport nel socialismo della Belle Epoque, Ponte alle Grazie. Italia vagabonda. Gli italiani e il tempo libero dall’Ottocento ai nostri giorni, Carocci. E di un libro che lo qualifica ulteriormente a ricoprire la massima magistratura repubblicana: Vuoti di memoria. Usi e abusi della storia nella vita pubblica italiana, Laterza. Intimo di Zavoli, toccasse all’altro potrebbe divenire Consigliere presidenziale. Piergiorgio Morosini (Rimini, 26 marzo 1964). Cresciuto e residente a Cattolica (e Palermo). Magistrato. GUP nel capoluogo sicilano. Responsabile, tra l’altro, dei procedimenti sul Gotha di Cosa Nostra (da cui il suo omonimo libro, pubblicato da Rubbettino, di simenoniana scrittura) e sulla Trattativa Stato Mafia. Già membro del Direttivo dell’Associazione Nazionale Magistrati, responsabile per la Comunicazione, poi Segretario Nazionale di Magistratura Democratica. Eletto nel luglio scorso al Consiglio Superiore della Magistratura, Presidente della Commissione Riforme. Questi i maschi. Altri, certamente ci sono e possono, e debbono, essere indicati. Sta a voi... Quanto alle donne le abbiamo
tenute, volutamente e provocatoriamente separate. Perché… Perché, qui ed ora, non vogliamo proporre nomi, ma un modello. L’Arzdora. L’Arzdora (o Azdora) era la vera colonna portante della famiglia. E quindi della societas circostante. Era, per l’appunto, arzdora, ‘reggitrice’: quella che presiede al governo della casa. Arzdor era il capo maschio. L’Arzdora era un' istituzione molto amata, che ha la sua prosecuzione nella donna romagnola di oggi. Dal punto di vista sociale e professionale le donne delle Romagne hanno tenuto e spesso precorso il passo dell' emancipazione. Lotte sociali dei secoli passati. Ora in gran numero gestiscono alberghi, ristoranti, grandi imprese di moda, aziende vitivinicole, commerciali ed artigianali… Con quella capacità ed autorevolezza tipiche dell'Arzdora di una volta. E quindi, sue ideali eredi, tutte le riminesi che abbiano almeno cinquant’anni, soglia prevista dalla Costituzione, possono essere legittime candidate. Lanciamo perciò un diverso, serissimo, gioco. Indicateci voi le vostra, le vostre, candidate. Inviando una mail al nostro indirizzo lapiazzarimini@libero.it con eventuale motivazione. Ne daremo conto, e può essere l’inizio di
ECCELLLENZE di Gabriele Paci loro erano matti, io ero più matto di loro”. Impone la sua personalità, ribalta la situazione, quelli lo rilasciano. “Poteva non funzionare, ha funzionato”. Gli ordinano di non raccontar nulla. “Sennò ti veniamo a prendere ovunque tu sia”. Sbarcato dall’aereo a Roma, si fionda a via Teulada per il servizio che aprirà il Tg1 della sera. Zavoli è molto legato, da sempre, al Presidente della Repubblica uscente, Giorgio Napolitano. Ed è quello che in Francia chiamerebbero una riserva della Repubblica. Una risorsa preziosa da utilizzare nei momenti di emergenza. E se non lo è questo… Umberto Paolucci (Ravenna, 28 novembre 1944). Ma subito divenuto cattolichino. Figlio del grande pediatra Giuseppe. Fondatore di Microsoft Italia, è stato Vicepresidente della intera Microsoft Corporation e responsabile per Europa, Medio Oriente ed Africa. Vice Presidente di Confcommercio con delega all’innovazione. Presidente della American Chamber of Commerce in Italy. Presidente dell’Enit, Ente Nazionale Italiano per il Turismo. Attualmente Presidente della Fondazione Milano, che raccoglie le Scuole Civiche. Ha creato, ed è presidente, della ‘UP Invest’, holding di investimenti e partecipazioni. Se serve un tecnico. Se serve un innovatore. Se serve una persona per bene… Ha tutti i requisiti per fare il Presidente degli Stati Uniti (tranne la nascita sul territorio americano). Figuriamoci dell’Italia. Roberto Zaccaria (Rimini, 22 dicembre 1941). Docente di Diritto Costituzionale. Presidente della RAI dal 1998 al 2002. In quelle vesti si contrappose duramente, tra molte polemiche, a Silvio Berlusconi. Deputato dell’Unione, e poi del PD, dal 2004 al 2013. Sposato con Monica Guerritore, offre quindi il valore aggiunto di una notevole first lady. Pierluigi Celli (Verucchio, 8 luglio 1942). Già Direttore Generale della Rai, con Presidente Zaccaria, Dirigente saggista e scrittore italiano. Poi Direttore Generale della Luiss. Presidente dell'Enit dal 2012 al 2014. Saggista e polemista. Un cagnaccio. Umberto Eco (Alessandria, 5
Stefano Pivato (Foto Flavio Marchetti)
Piergiorgio Morosini
Nadia Urbinati (Foto Flavio Marchetti)
un proficuo itinerario. In rappresentanza delle tante che avrebbero titolo, ne abbiamo scelto, simbolicamente, una sola. Nadia Urbinati (Rimini, 26 gennaio 1955). Titolare della cattedra di Scienze Politiche alla Columbia University di New York. Studiosa del pensiero democratico e liberale, delle teorie della sovranità e della rappresentanza politica. Specialmente per quanto concerne le questioni della democrazia rappresentativa. Analista e biografa di John Stuart Mills e Carlo Rosselli. Continuando in questo gioco serissimo, occorre indicare anche altri nomi, al di fuori della nostra Città del Sole. Ne proponiamo cinque. Romano Prodi (Scandiano, Reggio Emilia, 9 agosto 1939). Economista, Docente universitario, già Presidente del Consiglio italiano e della Commissione europea. L’Italia gli deve molto, ed oltre alle sue indubbie qualità, meriterebbe anche un giusto risarcimento. (In alternativa sarebbe, e forse sarà, un ottimo Segretario Generale dell’ONU). Stefano Rodotà (Cosenza, 30 maggio 1933). Giurista. Rodotà è Rodotà. Gian Carlo Caselli (Alessandria 9 maggio 1939). Magistrato. Che, oltre alla sua attività specifica, è stato maestro di generazioni di giovani magistrati. Alcuni buoni, altri meno buoni, ma tutti, o quasi, cresciuti nel rispetto di Diritto e Costituzione. Franco Cordero (Cuneo, 6 agosto 1928). Giurista. Maestro della Procedura Penale. Autore di fondamentali, per quanto ponderose, analisimetafore della situazione italiana. Un altro hombre vertical. E, last but not least, Emma Bonino (Bra, Cuneo, 9 marzo 1948). Militante radicale. Già Commissaria dell’Unione Europea e Ministro italiano. E anche la Bonino è la Bonino. Per concludere, ci permettiamo una tirata morale. Anzi moralista, ché, come dice lo stesso Rodotà, ci sono periodi in cui occorre essere, oltre che morali, moralisti. Anche se, certo, non nel senso satireggiato nell’istruttivo film di Alberto Sordi. E, dunque. Certo occorre che ci sia un Presidente della Repubblica italiana. Ma, prima ed oltre, per superare la nostra drammatica impasse, occorre rendersi conto, con Seneca, che “Nessun vento è favorevole per il marinaio che non sa a quale porto vuole approdare”. E dunque, invece di scaricare le responsabilità sul vicino, l’estraneo, comunque l’altro, che ciascuno sia, prima di tutto, il Presidente di se stesso. Dei propri amici. Della propria famiglia. Della comunità. Scoprendo, o riscoprendo, l’etica della responsabilità. Che è proprio quella che ci difetta. Confidiamo che anche il prossimo, vero, Presidente, sia in primo luogo presidente di se stesso. E quindi di tutti.
chi è, chi non è, chi si crede di essere (sinora cinque Ritratti) riprende dal prossimo numero.
l'OPINIONE
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“La presenza della mafia è un rischio costante per la nostra democrazia. La soluzione non può essere affidata alle sole forze dell'ordine” Inizia in prima pagina tributi alla straordinaria intitolazione alla giustizia di questa interessantissima iniziativa di MicroMega. La nostra attenzione è stata attirata da quel «come dovrebbero cambiare le leggi» per affrontare il nuovo networking della mafia. Il nostro è il contributo di un collaboratore del Ponte, particolarmente attento alle questioni della giustizia, che tiene conto di quanto Morosini, alla fine del suo articolo, ha scritto: «Da tale lucida e spietata analisi possono trarsi delle conclusioni. La presenza della mafia è un rischio costante per la nostra democrazia. La soluzione non può essere affidata solo alle forze dell’ordine e alla magistratura. La politica, le categorie professionali, l’ imprenditoria, i cittadini devono fare tutti la loro parte. E in concreto ogni antidoto deve muovere da una considerazione: non si può più immaginare, come si è fatto per troppo tempo, un contrasto ai clan concepito per tutelare la sicurezza fisica dei cittadini potenzialmente aggrediti dalla violenza mafiosa. Occorre ripensare l’ antimafia attorno alla sicurezza esistenziale delle persone, ossia ai loro diritti civili e sociali (primi fra tutti scuola, sanità, lavoro). Occorre, in altri termini, lavorare coralmente per rendere “effettivi”quei diritti». Il discorso di Morosini prende le mosse da indagini riguardanti un affare losco che si trova in grande ascesa, quello dello smaltimento illegale dei rifiuti. Le procure di Napoli e Santa Maria Capua Vetere hanno scoperto infatti dati estremamente inquietanti: «file interminabili di tir carichi di rifiuti tossici che partono ogni settimana dalle regioni settentrionali alla volta del territorio campano. Piombo, cadmio, plastiche, zinco, arsenico, scarti di vernici, fanghi da depuratori, sversati e interrati in aree controllati dalla Camorra. La provincia di Caserta che si trasforma in una gigantesca discarica, [...] con gravi danni alla salute delle persone [...] esposte al rischio di leucemie e tumori di ogni tipo». E grazie a questa impresa della camorra, «moltissime aziende del nord sono cresciute e, ora, sono competitive anche nel mercato europeo». Questo sistema è stato possibile grazie ai “mediatori”, persone in grado di aggirare le norme di legge, di offrire prezzi bassissimi, sino a un terzo del prezzo del mercato legale, di riciclare capitali nei mercati illegali, assumendo manodopera non qualificata in grado di generare consenso, e di retribuire gli addetti all’ organizzazione assicurando pacchetti di preferenze alla politica in cambio di posti di lavoro. Sono in tal modo nati i comitati d’ affari, che godono «di coperture e protezioni nelle forze dell’ ordine, nel circuito giudiziario e nella politica». Tutto tenuto insieme dalla corruzione e dall’ omertà diffusa. Camorra, ‘ndrangheta e Cosa Nostra sono in tal modo sempre più inserite «nei comitati d’ affari, nelle “cricche”, assieme a imprenditori
La potenza della mafia di Roma Negli ultimi anni alcuni progressi sono stati compiuti. «Ma, data l’ espansione dei clan in ogni angolo del nostro paese, il parlamento poteva e doveva osare di più
Il professor Alessandro Roveri
IL PUNTO DI VISTA spregiudicati, liberi professionisti a libro paga, amministratori corrotti, politici senza scrupoli votati a una raccolta del consenso senza regole». Si veda il caso FastwebTelecom Italia Sparkle, anche se non è ancora giunto alla pronuncia definitiva: imprese mafiose mettono a disposizione di imprese legali fatture per operazioni inesistenti, ponendosi a capo di filiere di imprese operanti all’ estero. In tal modo vengono sottratti all’ erario milioni di euro, finiti nelle mani della ‘ndrangheta. «E con quei soldi lo stesso clan calabrese avrebbe organizzato la falsificazione di migliaia di schede elettorali per far eleggere in parlamento un promotore dell’ iniziativa [...]. Si tratterebbe di un senatore che, peraltro, ha patteggiato la pena di 5 anni di reclusione davanti al Tribunale di Roma». Per ottenere tutto questo, le centinaia di intercettazioni hanno permesso di scoprire che il comitato d’affari disponeva di “talpe”: «uomini delle forze dell’ ordine incaricati di fornire notizie riservate e di intralciare le indagini in cambio di elevatissime somme di denaro che costituivano il prezzo della corruzione». Questo è il nuovo networking. «Se negli anni Novanta ci si dedicava al settore degli appalti pubblici nell’ edilizia, facendo lievitare notevolmente il costo delle opere a carico della collettività, oggi i settori di investimento sono altri1 . Dalle energie alternative a quelli della grande distribuzione, dalla sanità privata ad alta tecnologia allo smaltimento dei rifiuti [...]. Sfruttano le relazioni a ogni livello della vita sociale, economica e istituzionale. Lo dicono decine di sentenze dei processi celebrati a Palermo, Napoli, Milano, Reggio Calabria, Torino, Bologna, Venezia, Genova». Non c’è intimidazione. Non è più soltanto questione meridionale. L’omertà investe anche le regioni del Centro-Nord. «L’impresa mafiosa ha raggiunto un preoccupante livello di accettazione sociale», hanno scritto i giudici della sezione delle misure di prevenzio-
ne del Tribunale di Milano nel 1008, che aggiungono: «I vantaggi di cui gode l’ impresa mafiosa non vengono (quasi) mai stigmatizzati dalle imprese sane, che preferiscono subire in silenzio ovvero entrare in affari con gli indagati e non denunciare». Quel silenzio è spesso frutto di un calcolo, come quando non si sono adottate le norme di sicurezza sul lavoro o si è praticata l’ evasione fiscale. Lo aveva previsto lo storico Nicola Tranfaglia con un saggio intitolato La mafia come metodo, che aveva previsto come il sistema mafioso sostituisca il “diritto”con il “favore”. E l’ aveva scritto il giudice Piercamillo Davigo: «La mafia è come i pidocchi, cresce dove c’è lo sporco, e lo sporco è la corruzione». «Ancora troppo spesso si insiste ossessivamente sull’ immagine di una mafia impegnata “solo”su armi, droga e “pizzo”, con sporadiche incursioni nei mercati legali per il riciclaggio. Sono immagini, più o meno volontariamente, alimentate anche da fiction televisive o prodotti editoriali di vario genere che finiscono per incidere sul dibattito pubblico e, quindi, sul confronto parlamentare. Passano, così, in secondo piano le interpretazioni più aggiornate». E’negli anni Novanta che i clan cambiano strategia, sotto la guida di Provenzano. I violenti metodi tradizionali vengono abbandonati. «Occorrerebbe ampliare il campo di applicazione del reato di associazione mafiosa (art. 416 bis codice penale). Una norma di “sistema” quest’ultima, perché fa scattare lo statuto speciale. Una norma, per come scritta nel 1982 (legge 646) e riformata nel 992 (legge 356), che non riesce a interpretare compiutamente la logica delle presenze dei clan in contesti territoriali in precedenza immuni da fenomeni di tipo mafioso». Sfuggono così alla repressione le realtà del Centro-Nord, benché documenti ufficiali (sentenze ecc.) attestino presenze consolidate. Il «legislatore dovrebbe aggiornare il testo dell’ articolo 416 bis codice penale. Il requisito del-
la “pubblica memoria” della capacità sopraffattrice di un’ associazione in un dato territorio, ancora oggi decisivo, andrebbe attenuato. E ci si dovrebbe concentrare su una forza intimidatrice che promana da una pregressa (ancorché recente) attività delinquenziale basata ad esempio sull’uso spregiudicato e prevaricatore della potestà amministrativa o delle libertà economico-finanziarie o sulla risorsa del “capitale sociale”del clan (relazioni con ambienti istituzionali ed economici), al di là del dato territoriale sulla genesi del vincolo associativo». Negli ultimi anni alcuni progressi sono stati compiuti. «Ma, data l’ espansione dei clan in ogni angolo del nostro paese, il parlamento poteva e doveva osare di più [...]. Sono mancati interventi incisivi su illegalità diffusa nelle pubbliche amministrazioni, evasione fiscale e falsificazione dei bilanci di impresa [...]. Secondo l’ esperienza di magistrati e forze dell’ ordine impegnati quotidianamente sul campo, le “alleanze omertose”fondate sull’ interesse comune stanno alla base dei comitati d’ affari attraverso cui si rafforzano i clan. In ordine a questo specifico punto la Convenzione europea di Strasburgo del 1999, approvata pure con il contributo dell’ Italia, prevede strumenti per fronteggiarle in modo efficace. Ma il nostro parlamento non li ha ratificati neppure con la legge 190 del 2012 che si presentava come “piano anticorruzione”. Si tratta di misure che operano sul versante del sistema dei reati e della dotazione di efficaci strumenti investigativi sugli illeciti nelle pubbliche amministrazioni». Andrebbe introdotto anche in Italia, estendendolo alla “corruzione”, il test d’ integrità. In questi casi si dovrebbero applicare anche in materia di corruzione le leggi sulle intercettazioni e i collaboratori di giustizia. Le intercettazioni ambientali andrebbero estese ai luoghi dove non si ha certezza che si stia commettendo un reato. Il piano anticorruzione della Convenzione di Strasburgo richiedeva riforme cha a distanza di tanti anni ancora attendiamo. «Tante pagine giudiziarie italiane ci dicono che la corruzione mafiosa è spesso collegata ai reati di falso in scritture contabili, reati fiscali, praticamente depenalizzati in base alle leggi approvare nell’ ultimo quindicennio. E manca una norma chiara e incisiva sul fenomeno in forte espansione della corruzione tra privati. Un qualcosa che si verifica quando il dipen-
dente o l’ amministratore di un’ impresa agisce in modo incompatibile con gli interessi dell’ organizzazione per cui lavora, in cambio di vantaggi personali». Ciò accade, per esempio, nelle aziende municipalizzate erogatrici di acqua, gas, elettricità. Sono ormai «interventi normativi indilazionabili e mirati in materia di a) falso in bilancio, poiché anche in un’ ottica di repressione della corruzione, scontiamo le conseguenze della riforma risalente al 2002 (decreto legge 61) con cui sono state ridotte le pene per una condotta utilizzabile per la costituzione di fondi neri2 ; b) reati fiscali, la cui repressione è attualmente insufficiente per via del testo uscito dalla riforma del 2000; c) corruzione tra privati, essendo del tutto inadeguate le novità apportate dalla legge 190 del 2012 [...]; d) autoriciclaggio, attualmente non previsto come reato autonomo. Su tali punti sinora la politica, nonostante l’ insistenza da parte della società civile, si è limitata ai proclami. E tutto ciò penalizza fortemente l’ azione antimafia». «In attesa di una legislazione anticorruzione più efficace, spetta all’intero sistema pubblico fare opera di prevenzione, a partire dalle amministrazioni locali. Come? Ad esempio, intervenendo sui criteri di selezione del personale degli uffici tecnici [...]; occorre provvedere dei concreti meccanismi di rotazione negli incarichi, per evitare “incrostazioni”e la costituzione di vere e proprie “satrapie”negli uffici [...]. Inoltre «sono sempre meno le attività appaltate con il sistema del concorso pubblico [...]. E’ accaduto nelle situazioni di reale emergenza, per smaltire rifiuti di grandi città, per l’ acqua, per i terremoti. E in situazioni di emergenza discutibile, come i mondiali di nuoto del 2000 tenutisi a Roma. Anche in questi casi, al di là di quella giudiziaria, le autorità competenti dovrebbero fare la loro parte con i relativi controlli». La giornata del 2 dicembre 2014 ha confermato in pieno l’ansia democratica di Morosini. La Corte europea di giustizia di Lussemburgo ha condannato l’ Italia a pagare una multa milionaria per non essersi ancora adeguata alla direttiva rifiuti sulle discariche, infliggendo una sanzione forfettaria di 40 milioni di euro e una penalità di 42,8 milioni per ogni semestre di ritardo nell’ attuazione delle misure necessarie di adeguamento alla sentenza del 2007. Si tratta di una multa più onerosa del tipo “forfettaria”mai affibbiata a un Paese membro. Nello stesso giorno, 2 dicembre 2014, è venuto fuori quanto Morosini auspicava circa il campo di applicazione del reato di associazione mafiosa. Il procuratore del Tribunale di Roma, Giuseppe Pignatone, ha richiesto, con la collaborazione dell’ aggiunto Michele Prestipino e dei pubblici
ministeri della Direzione distrettuale antimafia Giuseppe Cascini, Paolo Ielo e Luca Tescaroli, ed ottenuto dal giudice per le indagini preliminari del Tribunale di Roma Flavia Costantini, l’ arresto di 37 persone (29 sono state portate in carcere, 8 sono ai domiciliari); il sequestro di beni per oltre 200 milioni di euro, che la Guardia di finanza sta provvedendo ad eseguire; oltre 100 sono gli indagati. E’ emerso così il Comitato d’affari forse più importante d’ Italia, un sodalizio mafioso, grazie all’ operazione “Terra di mezzo”. Questo Comitato d’ affari era da anni radicato nella Capitale e faceva capo al “mediatore”fascista Massimo Carminati, transitato armi e bagagli dalle parti della banda della Magliana: un sistema corruttivo finalizzato a ottenere l’ assegnazione di appalti e finanziamenti pubblici dal Comune di Roma e dalle aziende municipalizzate, con interessi anche nella questione dei centri di accoglienza degli immigrati. Nel campo di imputazione si legge che Carminati «sovrintende e coordina tutte le attività dell’ associazione, impartisce direttive agli altri e fornisce loro schede dedicate per le comunicazioni riservate, mantiene i rapporti con esponenti delle organizzazioni criminali che operano su Roma nonché con esponenti del mondo politico, istituzionale, finanziario e con appartenenti alle forze dell’ ordine e ai servizi segreti». Tra gli indagati di Roma c’è l’ex sindaco Gianni Alemanno, che naturalmente ha subito chiarito che la cosa finirà nel nulla. Ma ci sono anche tre esponenti del Pd: sono finiti i tempi della distinzione berlingueriana tra comunisti e avversari della via italiana al socialismo da lui promossa. Daniele Ozzimo, attuale assessore alla Casa della Giunta Marino, si è dimesso: «Sono estraneo ai fatti, ma per senso di responsabilità rimetto il mio mandato». Tipica è la storia del cinquantottenne Luca Odevaine: da ragazzo si iscrive al PCI, sezione Ponte Milvio, lavora in Legambiente, poi la svolta nel 2001: vicecapo di gabinetto di Walter Veltroni, è l’uomo macchina dell’ amministrazione capitolina, dai funerali del papa fino alla lotta all’ abusivismo. Dopo l’ addio di Veltroni al Campidoglio, va in Provincia, da Nicola Zingaretti. Dirige la polizia, si occupa di protezione civile, fino alla chiamata dell’ Upi, la unione delle province. E’ lì che comincia la stagione dell’ accoglienza immigrati e richiedenti asilo: le pressioni per aprire centri e trasferire i migranti in strutture amiche gli fruttano uno “stipendio”da 5 mila euro al mese diviso tra affitti e bonifici sul conto del figlio.
L’ unico che può tirare un sospiro di sollievo è lo stesso Marino, sindaco di Roma recentemente attaccato dalla cupola fascio-mafiosa che ha tentato di chiederne le dimissioni.
*Libero docente all'Università di Roma
RICCIONE
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Quando gli inglesi volevano assassinare Benito Mussolini il 26 agosto del 1941 - Siamo a Riccione il 26 agosto del 1941. Giornata calda, mare un poco increspato, il tempo ideale per fare una passeggiatina sulla spiaggia, magari a piedi nudi, di notte, lungo la battiggia appena lambita dalle onde. Un’anziana maestrina in pensione (così è precisato nei servizi informativi del Servizio Informazioni Militari) passeggia tenendo una bambina per mano nella zona antistante la Colonia Modenese. Se non fosse stato per la paura di buscarsi un raffreddore si sarebbe tolta scarpe e calze per assaporare la voluttà di camminare sull’arenile. In una passeggiata sul mare, di notte, si è soli, contornati dai propri sensi, prima di tutti la vista con il bianco della schiuma che nasce dal nero del mare divenuto una negazione di colori; quando dal suo nero profondo si materializza, improvviso come luogo, ma non inaspettato (“Ecco, adesso è qua!” “Guarda più in là!” incitava la vecchia maestra alla bambina) il bianco bellissimo che nasce dal nulla, la generazione spontanea del colore. La vista, non più distratta dalle luci della città (eravamo in guerra e vigeva l’oscuramento) si immerge e si bea nella comparsa scomparsa delle due negazioni del colore. Grande fu la sorpresa di questa maestra quando vide invece materializzarsi, improvviso, vicino alla riva, fra la spuma, una specie di piccolo barchino (non aveva mai visto un battello pneumatico fino ad allora) con tre persone a bordo, due delle quali, remavano in fretta per poter raggiungere l’asciutto. La maestra si fermò tenendo sempre più stretta la bambina per mano, incuriosita per questo arrivo, si avvicinò ai rematori mentre scendevano dal battello e si accorse che erano tutti tre in divisa con tanto di mitra in spalla e pugnali infilati nella cintura. Non riusciva a capire chi fossero e allorà urlò: “Chi siete?”, ma non fece in tempo ad ascoltare la risposta, perchè, dal retro delle mura della Colonia Modenese, sbucò un nucleo di militi della Guardia di Finanza, uno dei quali intimò alla maestra di correre subito nella Colonia dicendo: “Andate subito via, che li prendiamo noi questi contrabbandieri!”. La maestra corse immediatamente verso l’edificio più prossimo trascinandosi dietro la bambina e sentendo anche colpi di arma da fuoco alle sue spalle. E’ andata proprio così o è tutto frutto di immaginazione? Cosa dicono i testi autorevoli? “26 agosto 1941. Alle ore 22.00 una pattuglia della Guardia di Finanza di Riccione aprì il fuoco contro un canotto pneumatico nemico in località Colonia Marina Modenese (Riccione) e catturò l’equipaggio composto da 3 militari, due dei quali feriti, che affermarono provenire da un Smg. nemico.” (1) “Il 26 agosto un commando composto da tre militari sbarcati nei pressi di Riccione fu catturato da una pattuglia della guardia di finanza” (2) E la maestrina con la bambina è frutto d’invenzione? Un’altra osservazione che potrebbe essere fatta riguarda l’ipotetico tragitto percorso in mare dal canotto; a quante miglia poteva es-
Uccidere il “Diavolo grosso” Sbarco del commando alla Colonia Modenese. Fermati dalla Guardia di Finanza LA STORIA
Benito Mussolini (a destra) in vacanza nella sua villa di Riccione Il sommergibile inglese vicino a Messina, saranno poi imprigionati prima nel piccolo campo contumaciale che la Marina Militare aveva a Venezia, poi trasferiti a Sulmona.
di Rodolfo Francesconi sersi staccato da un sommergibile in emersione viste le “secche” e gli “scanni” (almeno cinque) che si distribuivano lungo la costa in quel periodo? E poi, perchè catturati dai finanzieri, come fossero stati dei semplici contrabbandieri? E cosa erano venuti a fare? Lasciamo allora allora la parola al prof. Enrico Cernuschi (3) che conferma non solo l’episodio della maestrina, ma spiega che i tre militari catturati provenivano dal sommergibile Turbulent e avevano l’incarico di uccidere Mussolini che in quei giorni (25 e 26 agosto 1941) si trovava a Riccione nella sua villa. I tre incursori, assieme ad altri cinque sbarcati il 30 agosto in Sicilia,
Il documento Nel documento sottoriportato (fornito dal Cap. Gerardo Severino, Direttore del Museo Storico e Capo Sezione Ufficio Storico del Comando Generale della Guardia di Finanza di Roma) datato 24 giugno 1941 è chiaramente specificato il timore che il nemico potesse sbarcare a mezzo sommergibili dislocati sul Tirreno e altri mari “sudditi stranieri aut elementi antinazionali” per commettere “attentati aut atti terroristici aut sabotaggi”. Un altro documento invece, dove appare la foto del sommergibile con il suo motto “My (turbulence) be absent”, può spiegare la calma e la fermezza degli incursori. Questo episodio necessita di una lunga premessa e, sempre secondo il prof. Enrico Cernuschi, dobbiamo risalire al Generale Alfredo Malgeri, comandante della Guardia di Finanza di Milano nel 1944-45 e “attore unico della liberazione, il 26 Aprile, quando fu pregato, dai numerosi generali senza truppe del Comitato di Liberazione Nazionale, di occupare la Prefettura e la radio di Corso Sempione con i suoi 407 uomini in attesa dell’arrivo, nel tardo pomeriggio del 26 dei primissimi partigiani provenienti dall’Oltrepo. Nonostante la presenza di oltre 15.000 tra tedeschi e fascisti, andò tutto bene”. Generale Malgeri Il Generale Malgeri aveva seguito, nel 1940-41, tra Milano e la Romagna, per conto del Corpo della Finanza e d’intesa con il Servizio Informazioni Militari (SIM), il piano britannico per uccidere il “Diavolo grosso”, Benito Mussolini. Questi piani omicidi erano stati parecchi, compreso quello del dicembre 1940, ma molti erano stati accuratamente monitorati dal SIM e poi annullati dall’Intelligence Service (I.S.) di volta in volta per “sopravvenute difficoltà tecniche”. Il SIM decise allora di tagliare la testa al toro favorendo un falso attentato contro Mussolini, mentre questi era, segretamente, sul fronte russo per far visita a Hitler. Utlizzando due controfigure si fece credere che l’allora capo del governo stesse trascorrendo le vacanze a Riccione (nota bene, ricordo che il 7 agosto era morto Bruno Mussolini). L’appoggio a terra agli incursori doveva essere assicurato da gente legata al vecchio partito repubblicano e i tre incursori furono infine attesi nella notte fra il 25 e il 26 agosto e, presi pochi minuti dopo lo sbarco, inscenando una
piccola commedia per far fare a loro la figura dei fessi. Lo scopo era stato quello di salvare i contatti con l’Intelligence Service con preghiera, per il seguito, di non pensare più a colpi del genere, data la dabbenaggine dimostrata dai goffi esecutori del mancato omicidio, e di non chiedere più agli italiani di aiutarli a favorire un nuovo attentato. Quali complici a terra? Leggendo attentamente questo avvenimento, realmente accaduto, sorgono molti dubbi interpretativi che vanno trasformati in domande. Chi avrebbe dovuto dare l’appoggio a terra agli incursori? Perchè il SIM avrebbe dovuto salvare i rapporti con l’Intelligence Service? Perchè fù la Finanza e non la Polizia a essere delegata a “ricevere” gli incursori? Chi sarà stata la controfigura di Mussolini? Le risposte, sempre fornite a chi scrive dall’articolista, furono le seguenti: - Il previsto appoggio a terra doveva essere assicurato da esponenti di fede repubblicana che erano in contatto con appartenenti al Partito d’Azione. Nelle fila di questo partito, da più di un decennio, vi era stata una profonda infiltrazione da parte della Polizia italiana la quale è sempre stata perfettamente al corrente di tutti i progetti omicidi dell’Intelligence Service. - Il “salvataggio dei rapporti” con l’I.S. significava non mettere in crisi la sua infiltrazione negli esponenti “azionisti” (sia quelli infiltrati sia la maggioranza, inconsapevole) facendo credere agli inglesi che le informazioni che questi ricevevano dai primi erano attendibili. La storia della penetrazione nei partiti politici, nel PCI e soprattutto nel Partito d’Azione, era un compito preciso della Polizia, come documentato da Franco Fucci. (4) - La Regia Guardia di Finanza, proprio per l’esperienza del Generale Malgeri, era la meglio inserita per tenere le fila dell’intera faccenda. - Nessuna informazione o congettura sulla controfigura anche se, allora, quando si dichiarava che “tutti gli italiani erano figli di Mussolini” si inserivano, senza saperlo, enormi potenzialità di controfigure. Questo episodio, successo a Riccione, totalmente ignorato è però interessante sia per il fatto in sé sia per lo scoperchiamento dei rapporti fra le varie polizie segrete dei vari stati belligeranti. Si tenga presente che anche la Royal Navy non annotò nulla su questo episodio, coperto ovviamente dal massimo riserbo, mentre invece rese noto, moltissimi anni dopo, tutti i movimenti segreti dei propri sommergibili. (1) “La lotta antisommergibile” Volume XXII, Ufficio Storico della Marina Militare Italiana. (2) Giuseppe Conti, “Una guerra segreta. Il SIM nel secondo conflitto mondiale”, Il Mulino, 2009 (3) Enrico Cernuschi, “Marinai e spie”, Rivista Marittima, maggio 2012 (4) Franco Fucci, “Le polizie di Mussolini”, Mursia, 2001
16 Via Montalbano, 1173 S. GIOVANNI IN MARIGNANO TEL. 0541 - 955505 FAX 955444
- Il gioco è cosa seria. Serissima. Ne sanno qualcosa i bambini. Con il gioco si impara. Si apprende. Si conosce la paura.. Si inizia a capire di numeri e parole. Si gioca per raccontarsi, per dire chi siamo. Anche chi volevamo essere. Chi potevamo essere. Diventare. Ma siamo anche contenti. Tranquilli, per come è andata e per chi siamo, oggi. E poi, il mondo non è solo dei numeri uno. Non è solo di chi arriva. Il mondo è anche di chi non è il numero uno ma è bravo. Competente. Professionale. Studioso. Chi prova e ri-prova il numero. Il pezzo. Forse, magari, chissà, 20 anni fa si poteva sognare Hollywood,… si poteva. Ma è stato bello. Intenso. Forte per come è andata e dove siamo. Venti anni fa, sette, ragazze e ragazzi. Quasi tutti usciti, dalla scuola di teatro diretta da Giorgio Albertazzi di Riccione, decidono di mettere su compagnia. Di Creare la compagnia del Serraglio. Un lungo viaggio. Lavoro duro. Qualcuno per strada ha cambiato strada. Il Serraglio nel frattempo è diventato anche altro. Ma venti anni di teatro sono importanti. Così, venerdì 10 ottobre – ore 21 - il Teatro del Mare è diventato il palcoscenico per festeggiare alla grande: THE GOLDEN AGE. La Compagnia del Serraglio Awards 1994 – 2014 20th Birthday il Francesca Airaudo, Michele Bertelli, Alessia Canducci, Giovanni Casadei, Nevio Cavina, Mirco Gennari, Nadia Magnani Vivaldi, Loris Pellegrini. Festeggiamenti e Premiazioni - Serata di gala. Dress code: abito da sera. Donne in abito lungo, uomini in cravatta o papillon. Presentata da Patty Garofalo e Fabio Magnani, accompagnata dalle note del “the Golden Age Orchestra”: Massimiliano Rocchetta pianofor-
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RICCIONE
Sette ragazzi usciti dalla scuola di Giorgio Albertazzi iniziano a fare teatro...
Via Montalbano, 1173 S. GIOVANNI IN MARIGNANO TEL. 0541 - 955505 FAX 955444
Serraglio, 20 anni di emozioni I coraggiosi furono: Francesca Airaudo, Michele Bertelli, Alessia Canducci, Giovanni Casadei, Nevio Cavina, Mirco Gennari, Nadia Magnani Vivaldi, Loris Pellegrini
Concerto di fine anno, sindaco Tosi e Inno d'Italia
Renata Tosi
TEATRO
La compagnia del Serraglio
di Pasquale D'Alessio te, Stefano Travaglini contrabbasso, Daniele Rocchetta flauto, Massimo Ferri batteria. Tutti, orchestra compresa, arrivati rigorosamente in Limousine Bianca. Tutti arrivati rigorosamente in abiti da divi. Rigorosamente accolti da urla, grida, scene di panico dei fans. Rigorosamente accolti sulla porta del teatro da una splendida, eccentrica, divertente giornalista: Giorgia Penzo. Seguiti a distanza, per la rigorosa sicurezza dalla Security Alex Gabellini e Francesco Tonti. (Penzo, Gabellini, Tonti, insieme a parte del Serraglio, sono oggi Città Teatro). Avvolti in abiti hollywoodiani. Sono entrati in teatro sfilando sul red carpet. Abbracci, smorfie, pose, occhi luccicanti,
COSTUME
tic e denti da Hollywood. Tutto come è una serata da Oscar. Perché è una serata da Oscar. Poi, si sono premiati. I bravi presentatori, Patty Garofalo e Fabio Magnani, hanno distribuito gli Oscar: sedie in miniatura create dallo scultore Lorenzo Canducci (la sedia è il logo, il simbolo della compagnia). Una serata splendida. Vera. Con la verità lì a portata di mano. La verità della Diva: Si, dovevamo andare ad Hollywood, a Mosca, a Parigi,… ma dovevamo fare, recuperare una serata al circolo di San Lorenzo. Dovevamo andare in Sud America, contratti firmati,… ma, dovevamo fare una replica al tendone parrocchiale di San Clemente,… Per l’appunto, un gioco. Ma
siamo grandi ugualmente. Siamo ancora qui sulle tavole di un teatro. Sulle tavole polverose del teatro. Siamo qui con le sette note della vita a dirci a dirvi Viva il Teatro. Siamo pronti a cambiare l’abito. Come si cambiano d’abito alla quasi fine serata. Maturi, grandi da sapere che siamo persone che sanno mettere da parte gli abiti seri. Duri dell’attore per metterci quelli altrettanti seri della vita di tutti i giorni. E dirci grazie fra noi. Riconoscere chi ci ha fatto crescere, motivato - ciao Loris Pellegrini – , ri-conoscerci amici di un cammino, di una vita. Hanno pensato di festeggiare al Teatro del Mare. Un teatro, forse, piccolo, umile, che non ha tutte le caratteristiche di un teatro con la T maiuscola. Ma sono
partiti da questo teatro nell’anno 1994. Hanno caratterizzato e continuano a caratterizzare questo territorio, l’entroterra, con le loro proposte artistiche che trovano origine in una certa comicità surreale; hanno sperimentato un linguaggio del corpo e della parola e dello spazio scenico che ha portato la compagnia teatrale a rompere molte volte la barriera fra l’attore e il pubblico. La serata di venerdì 10 ottobre ha messo in movimento, ha preso per mano il confine fra reale e immaginario, fra vero e falso, fra ciò che poteva essere e quello che si è. E in fondo è ciò che è la vita, che è il teatro. Come a dire, che sia in teatro, sia nella vita il: chi è di scena? ha il suo fascino. Bravi!
- Il concerto di fine anno di Riccione è diventato un piccolo classico. Orchestra diretta dal maestro Leardini, si è tenuto lo scorso 30 dicembre al palazzo dei congressi. Sala piena, il sindaco Renata Tosi ha portato i saluti della città non andando oltre i due minuti. Il concerto è stato aperto dall'Inno d'Italia di Goffredo Mameli, morto giovanissimo in battaglia durante il Risorgimento. La gente si è quasi tutta alzata in piedi. Davanti ad un signore, due cinquantenni, non per ragioni di salute o mal di gambe, sono rimasti seduti. Uno dice all'amico: “Stiamo seduti; non vale la pena star su”. Il testimone non se l'è sentita di attacar briga per una patacata dall'alto valore morale e simbolico. Morale e simboli sono i due ingredienti che spesso difettano al talentato costume italico. Ecco cosa fa una comunità che sa affrontare consapevole il proprio tempo.
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1944. Settantesimo dell'estate di guerra. Diario di Rodolfo Francesconi
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Dal primo bombardamento: 100 morti alla liberazione di Rimini Rodolfo Francesconi
Azioni belliche avvenute sulla fascia costiera Adriatica da Cattolica a Rimini durante la guerra 1939-1945
- Rodolfo Francesconi è nato nel 1928. Ingegnere chimico, per tutta la vita è stato dirigente d'azienda. Nel 1943, la famiglia da Riccione sfolla a Misano, dove i nonni erano i custodi della colonia Piacenza. Ragazzo sveglio e curioso, Rodolfo tenne il suo speciale quadernino di guerra. Dopo ogni bombardamento, inforcava la bicicletta e andava a vedere le conseguenze. Dallo socrso giugno, ogni mese, staimo pubblicando le sue speciali “memorie”. Iniziano nel novembre del 1944 col primo bombardamento di Rimini e terminano nel settembre del 1944. Poi ne faremo l'appendice nella ristampa del suo libro, “Quello che butta il mare”, sempre memorie dell'estate 1944. Buona lettura.
La chiesa di San Lorenzo bombardata e la ricostruzione
LA STORIA - 2 -
di Rodolfo Francesconi XIX BOMBARDAMENTO SU RIMINI EFFETTUATO IL 8 LUGLIO 1944 DA 12 BIMOTORI SCORTATI DA 8 CACCIA. Dalle ore 00.15 alle ore 01.00 ricognitori inglesi mitragliavano continuamente colonne tedesche in marcia fra Cattolica e Riccione e sulla strada di Morciano. Dalle or 05.45 alle ore 06.15 una decina di caccia attaccavano con bombe il ponte sul F. Conca, il bivio stradale della Via Flaminia con la strada di Morciano e vari punti della Ferrovia nei dintorni di Riccione. Alle ore 10.45 dodici bimotori con otto caccia di scorta attaccavano il ponte ferroviario sul F. Marecchia nella città di RIMINI senza colpite l’obbiettivo. Verso le ore 14.00 tre caccia attaccavano le postazioni dell’artiglieria contraerea sul promontorio di Gabicce. Alle ore 20.30 dodici caccia con un’azione di sorpresa mitragliavano aerei tedeschi al suolo sull’aerodromo di Miramare (RIMINI). Verso le ore 22.30 un aereo ricognitore lanciava bombe su Riccione e dintorni e mitragliava ripetutamente carri armati tedeschi fra Riccione e Misano Mare. Alle ore 19.30 del giorno 10 LUGLIO 1944 quattro caccia inglesi mitragliavano automezzi e truppe tedesche sulla strada di Morciano e di Coriano.
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Alle ore 03.00 del giorno LUGLIO 1944 un
ricognitore sganciava alcune bombe sul porto di Riccione e sul F. Conca. Alle ore 20.00 sei caccia inglesi mitragliavano automezzi tedeschi nei pressi di Morciano e altri otto, caccia mitragliavano un treno fermo nella stazione di Riccione. Alle ore 02.30 del 15 LUGLIO 1944 un ricognitore nemico dopo un lancio di bengala gettava alcune bombe su Misano Mare senza provocare danni. Alle ore 19.00 e alle ore 20.00 quattro caccia bombardieri attaccavano con bombe bivili e strade nei pressi di Morciano. Verso le ore 11.00 del 16 LUGLIO 1944 otto caccia bombardieri attaccavano le installazioni portuali di Rimini causando danni alla banchine e ripetevano l’attacco verso le ore 15.00 pomeridiane. Verso le ore 23.00 del 17 LUGLIO 1944 due ricognitori inglesi dopo lancio di numerosi bengala gettavano bombe su Cattolica, Misano Mare, e Riccione senza causare danni. Durante la notte e alle prime ore dell’alba del 20 LUGLIO 1944 ricognitori nemici sganciavano bombe su Riccione. Alle ore 12.00 sei cacciabombardieri attaccavano strade e ponti fra Miramare e Rimini. Nei giorni 19 e 20 luglio è stato completamente l’opera di distruzione dell’Aeroporto di Miramare ad opera dei tedeschi. Alcuni giorni prima erano incendiate le attrezzature portuali di Rimini e danneg-
giato e ostruito i porti di Riccione e di Cattolica. Alle ore 00.30 della notte del 21 LUGLIO 1944 la 9° batteria contraerea dell’aviazione tedesca apposta in Misano Mare abbatteva un ricognitore inglese in fiamme sul mare. Verso le ore 01.00 della notte del 28 LUGLIO 1944 un aereo ricognitore nemico veniva abbattuto in mare dalle batterie contraeree tedesche di
Misano Adriatico. Verso le ore 11.00 del 4 AGOSTO 1944 quattro caccia inglesi bombardavano truppe in movimento e apprestamenti bellici a ovest di Morciano e Saludecio. Nel pomeriggio continuo passaggio di aerei diretti verso obbiettivi a nord di Rimini. Verso le ore 18.00 un caccia nemico tipo Lichting colpito, cadeva in mare 10 Km. al largo di Misano Mare. I componenti
dell’equipaggio venivano salvati da un idrosoccorso inglese quadrimotore tipo Sunderlandche ammarava nei pressi dell’apparecchio colpito dopo essere stato chiamato per radio da altri 6 Lightninhg di scorta al loto compagno. Dopo la partenza dell’idro i sei caccia affondavano a colpi di mitraglia l’aereo colpito perché non cadesse in mani tedesche. Verso le ore 9.30 del 18
AGOSTO 1944 un caccia inglese tipo Spitfeire proveniente da Rimini precipitava improvvisamente in mare a 800 m. dalla spiaggia di Misano Adriatico.dalla spiaggia di Misano Adriatico. Per tutto il mese di Luglio e Agosto è continuata l’opera dei ricognitori e caccia notturni che colpivano particolarmente la zona a sud di Cattolica, di Morciano, Scaccia, Riccione, Miramare, Rimini e dintorni e Sant’Arcangelo. Durante queste azioni due ricognitori sono stati abbattuti rispettivamente il 21 e 28 Luglio dalle batterie tedesche di MISANO ADRIATICO. Alle ore 17.00 del 19 AGOSTO 1944 un caccia nemico in ricognizione offensiva gettava bombe sulle batterie antiaeree di Misano Mare. Alle ore 12.00 del 20 AGOSTO 1944 due caccia nemici tipo Spitfire mitragliavano colonne tedesche in movimento fra Misano Mare e Riccione. Verso le ore 17.00 del 21 AGOSTO 1944 otto caccia inglesi bombardavano un bivio e truppe in marcia fra Riccione e Miramare. Alle ore 14.00 del 23 AGOSTO 1944 otto caccia colpivano con bombe la strada e la ferrovia fra Riccione e Miramare. Alle ore 16 un caccia nemico mitragliava automezzi tedeschi in Misano Mare. Verso le ore 10.00 del 25 AGOSTO 1944 quattro caccia inglesi mitragliavano automezzi e carri armati tedeschi a Cattolica. OGGI 26 AGOSTO E’ INCOMINCIATA LA BATTAGLIA PER IL F. FOGLIA.FOGLIA. (Continua)
“Chi smette di fare pubblicità per risparmiare soldi, è come se fermasse l'orologio per risparmiare tempo”
Ristrutturare - Costruire - Idee Gli artigiani della casa Frigorifero, motore a scoppio, nave frigo, velivolo pesante
Henry Ford
La di autore ignoto, vieneSiattribuita Piero della Francesca, La Città Città ideale ideale (particolare), (particolare) attribuita al Laurana. trova ad aUrbino, Palazzo Ducale Luciano Laurana, Francesco di Giorgio Martini, Leon Batista Alberti... Si trova ad Urbino, Palazzo Ducale
Le scoperte che hanno fatto ‘crescere’ l'uomo 1875. Frigorifero l'ingegnere tedesco Carl von Linde (1842 - 1934) sviluppa il principio secondo cui un gas compresso e poi fatto espandere rapidamente sottrae calore all'ambiente (cioè genera freddo), per realizzare la prima macchina frigorifera efficace. Come fluido frigorigeno utilizza inizialmente l’etere metilico, ma a causa dei rischi di esplosione presentati da questa sostanza, lo sostituisce nel 1876 con l’ammoniaca, già proposta nel 1857 per questo scopo dal francese Ferdinand Carré. Nel 1931 la società Du Pont de Nemours realizzerà un gas-liquido ancora più efficace da questo punto di vista, un cloro-fluoro-carburo chiamato Freon. L’invenzione di Linde apre la strada ai processi di refrigerazione dei cibi, destinati a trasformare radicalmente il settore dell’alimentazione. Successivi sviluppi si avranno con l’invenzione dei surgelati nel 1915 e con l’invenzione dell’aria condizionata. 1876. Motore a scoppio Nasce il motore a scoppio moderno. Dopo il geniale e sfortunato tentativo di Barsanti e Matteucci, l’ingegnere tedesco Nikolaus Otto (1832-1891) realizza il primo motore a scoppio a quattro tempi (aspirazione, compressione, scoppio e scarico), base per tutti i successivi sviluppi in questo campo. Il principio del motore a quattro tempi era già stato brevettato il 16 gennaio 1861 dal francese Alphonse Beau de Rochas (1815-1891), ma questo prevedeva l’accen-
sione della miscela per compressione e non dall’esterno (uno sviluppo di questo principio sarà fatto più avanti da Diesel). Il motore di Otto, monocilindrico e a gas, è adibito a installazioni fisse e in poco tempo avrà un grande successo: ne saranno costruiti in pochi anni 35.000 esemplari, con potenze fino a 600 CV.
Saranno poi Daimler e Benz a sviluppare un motore leggero e potente, in grado di essere applicato sulle automobili. 1876. Nave frigorifera Salpa da Rouen la «Frigo que», un vecchio piroscafo in glese riconvertito nella nave frigorifera dall’inventore francese
Charles Tellier (li 1913), il quale sfrutta le esperienze di Carré e di Linde per realizzare il primo trasporto intercontinentale di alimti refrigerati. Obiettivo di Tellier è il trasporto di carne dall'America all’Europa, ancora oggi una delle rotte più fiorenti di questo traffico, ma la nave frigorifera è destinata a trasformare l’intero commercio dell’alimentazione su scala mondiale. 1877. Volo pesante L’ingegnere milanese Enrico Forlanini (1848-1930), fratello dello pneumologo Carlo, fa volare ad Alessandria un modellino di elicottero con motore a vapore, il primo velivolo più pesante dell’aria che si sia mai alzato dal suolo spinto da un motore a combustione. L’elicottero, dotato di due eliche controrotanti basate sui disegni della «vite aerea» di Leonardo da Vinci e del peso di quattro chili, si solleva con la sola forza del suo motore da 1,5 CV a 12,80 metri dal suolo, restando in aria per 20 secondi. Per vedere l’elicottero moderno bisognerà aspettare il 1930.
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RICCIONE
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19
Raffaele (per gli amici Tino) Maestri se n'è andato prima del tempo lo scorso 19 novembre
ALLEGRO MA NON TROPPO
Spigolature
degli Scrondi
CIMITERO - PD- CAPODANO - TOSI... Telecamere - Leggiamo: "Ladri al cimitero, arrivano le telecamere". Sarà come giocare al Grande fratello... col morto...
Segreteria Pd - Leggiamo: "Segreteria partito: Pd dilaniato, Simone Gobbi si ritira". Si gioca alla sfida dell'Ok Corral... senza morto ma con feriti più o meno gravi... Rublo - Leggiamo: "Svalutazione del rublo, mercato del lusso in crisi. I negozi licenziano". Le sanzioni economiche imposte dagli Usa e assecondate dall'Europa ci hanno rublato i Russi...
Capodanno (1) - Leggiamo: "Capodanno a Riccione all'insegna del pienone". Le cronache la raccontano così...
Capodanno (2) - Leggiamo: "Capodanno. il Pd sgonfia i numeri: ‘Bella pista, giostre stile Chernobyl’". Che ci sia un po' d'invidia degli ex ‘comandanti della nave’...
C'è gente a Riccione - Leggiamo: "La Perla Verde è tornata protagonista: ‘Erano anni che non c'era così tanta gente’". Riccione dai V.I.P. ai V.I.T. (very important Tosi)... La rivoluzione - Leggiamo: "La ‘rivoluzione’ secondo Renata Tosi: cambio il Comune e metto mano al porto". Beh, ci è andata bene, c'era chi metteva mano alla pistola...
Polisportiva, caldo clima - Leggiamo: "Polisportiva, si scalda il clima per l'elezione del presidente". Pare naturale per un luogo dove si fa sport...
Danni - Leggiamo: "Danni da rami e pigna: Geat dovrà pagare 1 milione e mezzo di euro". Il pericolo arriva dal cielo...
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Addio Tino, riccionese doc Tipografo-albergatore, per trent'anni ha pubblicato un calendario con le cartoline della vecchia Riccione
Raffaele (Tino) Maestri (1940 - 2014)
AMARCORD di Gabriele Maestri* - …sono il figlio di Tino Maestri di Riccione. Mentre vivi la tua vita, la trascorri così come un figlio qualunque con un genitore qualunque. Certo per ognuno di noi, i genitori sono unici e irripetibili. Poi arriva un giorno e fai la conta di quanto, alcuni di essi, siano stati importanti e ben voluti non solo in famiglia. Questo mi è successo durante il Rosario ed il Funerale di mio babbo Raffaele “Tino” Maestri (scomparso il 19 novembre). La chiesa Mater Admirabilis di Riccione centro è divenuta il luogo dove incontrare centinaia di persone ai due tristi momenti di raccolta. Tante persone che hanno conosciuto, apprezzato ed amato mio babbo a tal punto di essere sconvolti alla notizia, che quel riccionese doc classe 1940, aveva lasciato il corpo terreno in modo frettoloso e sicura-
mente prematuro a 74 anni. Ero un bambino quando queste parole mi sono rimbombate nella testa per la prima volta: “Se avrai bisogno in giro a Riccione, tu devi dire che sei il figlio di Tino Maestri”. Oggi ho veramente capito, dopo quasi cinquant’anni al suo fianco, il valore di quelle parole e quante potevano essere le persone che lo conoscevano bene e per questo mi avrebbero dato supporto ed aiuto. Per chi legge quest’articolo e non ha conosciuto mio babbo, posso solo raccontare che era una delle persone che aveva un grande Amore per la Sua Riccione. Aiuto fruttivendolo coi genitori Giulio ed Ellede Ebe Cesarini, per poi diven-
tare negli anni ’60 tipografo e albergatore nel nostro hotel con il cognome di famiglia a Riccione. Grande appassionato di cartoline d’epoca della Perla Verde, con le quali ha riempito per oltre trenta anni un calendario divenuto un culto ed imitato a Riccione. Questa edizione 2015 sarà dedicata alla Croce Rossa di Riccione per raccogliere fondi per le famiglie bisognose. Oltre a questo esclusivo hobby c’è il divertimento per lo sport e soprattutto per le moto e le gare di velocità. Socio organizzatore di Campionati Mondiali al Santamonica, Mugello ed Imola assieme al Moto Club Santamonica. Poi la Boxe alla Polisportiva Comunale
di Riccione. Infine la passione per il lavoro dell’artigiano, quale lui era nella sua tipografia “La Riccionese” che sorse in Viale Ceccarini monte, a due passi dalla sede della nascente Cna che lo vide come Presidente più longevo in una nuova realtà a Riccione. Per venti anni al fianco di nuovi e maturi artigiani riuniti in associazione per affrontare le sfide di un mercato crescente quello degli anni ’70-‘80. Tutte queste attività gli sono state possibili anche grazie a mia mamma Anna Maria Melucci che in sua assenza accudiva me, Sabrina e poi Roberta e lo rappresentava nell’hotel della famiglia del babbo assieme al suocero Giulio e alla cognata Tina. Nell’agosto del 2014 il babbo, la mamma e la zia hanno festeggiato i sessanta anni di attività turistica. Lo stare in mezzo alla gente ed essere una persona disponibile verso gli altri ed attenta ai problemi della sua Città, ha fatto sì che nel giorno del suo arrivederci, in tanti si sono sentiti di partecipare a questo saluto. Per noi è stato emozionante e col groppo in gola vedere quante persone apprezzavano questo semplice babbo romagnolo… oops di Riccione! *Figlio di Tino
AMARCORD
Addio Davide, guardava lontano Davide Imola, 52 anni
di Stefano Albani Caro Direttore, quando mi hai chiesto di scrivere un ricordo di Davide Imola, scomparso il 20 dicembre all’età di 52 anni, ho pensato che potremmo e dovremmo farlo in tanti. Ognuno di noi avrebbe una storia diversa dalle altre da raccontare, perché tante sono le persone che Davide, nel suo pur breve ma intenso cammino su questa terra, ha incontrato e coinvolto nelle innumerevoli e lungimiranti iniziative scaturite dalla sua intensa passione per la politica, quella vera, quella sana, quella capace di guardare lontano, di avere progetti, di promuovere il rinnovamento senza perdere di vista le esigenze concrete delle persone. Tante storie diverse, la politica come comune denominatore: prendo a prestito una frase di Enrico Berlinguer, un esempio alto di uomo politico: “Noi siamo convinti che il mondo intricato di oggi, può essere conosciuto, interpretato, trasformato e messo al servizio dell’uomo, del suo benessere, della sua felicità. La lotta per quest’obiettivo è una prova che può riempire degnamente una vita”. In queste parole ritrovo lo spirito
che ha guidato Davide nel suo essere e nel suo fare quotidiano, e sono convinto che la pensino allo stesso modo anche le persone che lo hanno conosciuto. Ho trovato questo spirito fin dai primi incontri con Davide, ai tempi delle assemblee studentesche a Rimini (fine anni 70), lui sponda Fgci, io area cattolica di sinistra, entrambi impegnati nel tentativo di rendere la scuola sempre più aperta alla società civile; ma soprattutto tra gli ultimi anni '80 e per tutti gli anni '90 quando a Riccione, su sua forte sollecitazione, si sono incrociate esperienze politiche diverse, ma con una visione comune per la città. Persone provenienti dal movimento della Rete di Leoluca Orlando e Antonino Caponnetto, da associazioni ambientaliste, dai Verdi, da movimenti cattolici e sempli-
ci cittadini che hanno iniziato a studiare il territorio, l’economia, la comunità riccionese in tutte le sue sfaccettature, con l’obiettivo di fare proposte concrete per migliorare la qualità della vita e le relazioni sociali dei nostri concittadini. Con tanto entusiasmo e pochi mezzi a disposizione riuscimmo a essere voce critica ma capaci di essere propositivi verso l’amministrazione comunale di allora; soprattutto con la nascita dell’associazione Progetto Città riuscimmo a rendere concreto nel programma del sindaco Massimo Masini (1995) interventi a sostegno dell’occupazione e del recupero di aree di degrado sociale coinvolgendo oltre all’amministrazione anche le parti imprenditoriali e sindacali della città. In questi miei ricordi ritrovo lo spirito che ha guidato l’attività di Davide anche nell’intensa attività sindacale nella Cgil e in tutte le altre sue attività ed impegni; una persona buona, dotata di grande umanità, che sapeva ascoltare, con una grande voglia di lottare per l’obiettivo di avere una società in cui ogni donna e uomo possa trovare benessere e felicità.
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Gennaio 2015
MISANO
Vinto il primo premio alla fiera di Carrù (Cuneo). La famiglia da 60 anni è sinonimo di macelleria ALLEGRO MA NON TROPPO
Parole da e ‘Fnil’ (Il vecchio nome di Misano Mare)
CATTOLICA - Via Del Prete 6 TEL. 0541 - 960076 Fax 0541 963334 www.adriaexpress.it e-mail: adria@express.it
Gioli Torsani, sua la più bella vitella del Piemonte La bottega si trova a Misano Cella, con clienti da Riccione, Rimini, Bologna...
La vitella in mezzo a Gioli (al secolo Angelo) e il figlio Emanuele
COMUNITA'
Piccole riflessioni di fine anno - Da prendere con il beneficio d’inventario e se vi pare... “Mitiglie da perta”. Misano Mare - E’ la frazione più importante e non sarà facile mantenerla ai vertici. Non è obbligatorio, ma sarà bene provarci per continuare ad essere l’ombelico, non solo economico, della città. Le premesse sono alquanto deludenti e si rischia... “A dvantè e blig dla vegia”. Brasile - Attualmente è la frazione più attiva. Gente operosa in ogni campo, nel bene, ma anche qualche piccola discrepanza da correggere. Avremo tempo di parlarne. La disponibilità è importante, ma non si è sempre adeguati a tutto. “Ui vo’ anche le competenze.” Portoverde - Era una eccellenza! E’ rimasta tale solo il porto. E’ ora di varare qualcosa di importante. La risalita sarà dura per tornare ad alti livelli. Pensiamoci! Però sia chiaro... “Basta c’un sia i gratacel”. Belvedere - E’ stato fatto tanto e si sa, non basta mai. Attenzione però al fare tanto per fare. “Un gni vò po’ i se na masa per arvinè tòt nicò”. Santamonica - E’ la reginetta dello sport di un certo livello e una regina, basta e avanza. Con lo sport è più che servita. “Bsogna cuntantè anche i curtigien”. La Cella - E’ cresciuta tantissimo, anche troppo! In ogni caso è ora di mettere a profitto questa realtà. Con la pietanza ci vuole anche un buon contorno, per tutti. “S’an mi sbai!” Villaggio - E’ un serbatoio che va alimentato con purezza ed onestà, perciò, attenti a non inquinare e non prosciugarne i contenuti. Di solito non aspettano la manna dal cielo, però... “Al ciacare al conta per quel cal val.” Scacciano - Ha bisogno di rinnovarsi e non stare lassù, sola sulla greppa, con i piedi su due staffe. Avere vista mare, di qua e di là, non può essere solo un privilegio ma, una opportunità. “L’è ora ad ciapela “. Misano Monte - L’antico capoluogo della nostra città, continua a rimanere tale, nobile e leggiadro. Ai Misanesi piace, ancora oggi, salire sulle pendici alle radici della storia. In futuro dovrà collegarsi meglio con il resto del territorio, in basso ai suoi piedi, purtroppo non frequentata, con la necessaria assiduità. Culturalmente, socialmente ed economicamente, abbiamo bisogno gli uni degli altri. “Una mena la leva cl’elta e, tòte do...”. Affettuosamente, buon anno!!!
MISANO ADRIATICO Via Puccini 27/F Tel. 0541.601758 - Fax 0541.602058
- Gioli (Angelo) Torsani racconta la sua carne con lo stesso fascino di chi sa comunicare la bellezza delle favole. Insomma, è un affabulatore di talento, come ben sanno i clienti della sua macelleria di Misano Cella. Arrivano anche da molto lontano: Riccione, Rimini, Bologna... “Se vinco, mi farai due righe... quest'anno portiamo in gara una vitella bellissimoa”, chiede con un sorriso largo a chi scrive ai primi dello scorso dicembre. Eccole, le righe. Quella vitella bellissima, acquistata (insieme ad altri 14 capi) lo scorso giugno, si vedeva che aveva possibilità di vittoria per la 104^ Fiera di Carrù (Langhe, Cuneo) dello scorso 11 dicembre. E così è stato. Grazie all'allevatore piemontese (Davide Grisanti), grazie alla vitella,
Gioli-Geo hanno messo in cascina lo stendardo artistico firmato da Bianco simbolo della vittoria (fa bella mostra di sé nella loro vetrina). E' la prima vittoria per le vitelle. In gara 170 esemplari in rappresenmtanza di un centinaio di allevatori. A premiare il presidente della Regione Piemonte, Sergio Chiamparino. Negli anni addietro, i misanesi, hanno partecipato altre tre volte; sempre sul podio. Gioli Torsani insieme al cognato Geo Cialotti acquista le carni nelle Langhe da un decennio. Da più allevatori, comprano la bontà della piementose, una razza sorella della chianina, della
romagnola, della marchigiana e via scendendo per la dorsale appenninica fino alla Sicilia. Cambia il nome, ma la schiatta è sempre la stessa. I contadini fino ai primi anni Settanta la utlizzavano per lavorare i campi e non per il palato. Poi, i tempi cambiano ed ecco che diventa una prelibatezza per il piacere di stare a tavola. Carni saporite e con poco grasso hanno garantito il successo della chianina e le sue sorelle, piemontese compresa. Dire Torsani, a Misano, significa dire macelleria. E' una schiatta di macellai da più di sessant'anni. Originari di Misano Cella, babbo Cesare fattore, tre
dei quattro fratelli, Bruno, Sauro, Gioli e Giorgio (quest'ultimo bancario), aprono le macellerie nel dopoguerra. Gioli non ha che 13 anni; oggi ne ha 74. Il primogenito Bruno serve gli alberghi da Misano Mare; Sauro ha bottega a Misano Cella. Gioli, primi nel 1953, apre la sua macelleria sotto l'Hotel Misano. Nell'82, scompare Sauro; la bottega viene rilevata da Gioli ed il cognato Geo. Si chiude al mare. Ora è rimasta soltanto la macelleria della Cella. Oltre alle carni, la bottega è nota per i salami che producono direttamente e per la pasta fersca (sempre fatta direttamente). C'è la qualità, ma c'è anche la simpatia irresistibile di Gioli, Geo & C. Da Romagna dei tempi andati. Quando hanno qualcosa di stuzzicante, te la fanno assaggiare, proponendola con modi spicci ed affettuosi ai quali è difficile dire: “No, grazie. Non mi va”. Un ruolo importante nella piccola grande storia della Macelleria Torsani va anche alla moglie Pia ed al figlio Massimiliano.
Fontanone, noce centenario te da ammirare. Un noce di una sessantina d'anni che quanto a maestà non ha nulla da invidiare al “babbo”. Una possente quercia di una sessantina d'anni dal tronco ad “L”. Spuntò dal pavimento di un box in lamiera. Sensibile, Guido incanalò il flessibile fusto all'esterno facendolo passare per la finestrella. Ecco la magia della na-
Il centenario noce e Alberto Arcangeli
- Il Fontanone a Misano Cella. Per i bambini e gli adolescenti di almeno tre decenni fa era il luogo di scorribanda: canneti e querce che in due non si riescono ad abbracciare. Per la storia di Misano c'è la presenza di un ponte romano di mattoni; nella peggiore delle ipotesi medievale. Gli appassionati ed i curiosi ne possano ammirare ancora i resti. Per la civiltà contadina, qui c'era più di un mulino ad acqua e la relativa fossa alimentata dal Conca che li azionava. E' anche il luogo delle storiche famiglie misanesi. Su un bel poggio c'è la cascina
degli Arcangeli. Un'abitazione vecchia per non dire antica. La parte stonacata mostra un intreccio bello quanto essenziale: muri di pietra ingentiliti ogni tanto da un giro di mattoni. Era la dimora di Leopoldo, Ernesto, Pasquale e Guido. Poco lontano dalla casa, verso il Conca, c'è un noce monumento di circa 130 anni. E' di una bellezza che ti fa viaggiare con la fantasia. Lo piantò Mauro, babbo di Guido. Oggi appartiene all'ultimo erede, Alberto. Davanti a quella che fu una cascina recuperata con meticolosità da monaco certosino ci sono altre pian-
tura e la sensibilità dell'uomo che creano cose meravigliose. Da non dimenticare, due gelsi centenari (erano in testa agli estirpati filari delle viti come tutori). Fino ai primi anni Cinquanta, gli Arcangeli allevavano il baco da seta che veniva nutrito con le foglie di gelso, la pianta simbolo della razza romagnola.
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- In una foresta africana scoppia un incendio. Il piccolissimo colibrì dal fiume attinge acqua col becco per cercare di spegnere le fiamme. L'immagine è diventata parte del titolo del bel libro di Cristina Ortolani, “Sofia e il colibrì”. Uscito nel dicembre del 2012, racconta i dieci anni del “Progetto Sofia”. Dietro al quale c'è l'affidabilità di Mauro Ciaroni, il misanese che ha bottega in Pesaro e che riceve aiuti dalle due province. Lo scorso Natale, le sue clienti (fa il parrucchiere in Pesaro) , senza chiedere nulla, gli hanno donato 2.300 euro. Cifra giunta per intero in Africa. In questo decennio, Mauro ha portato aiuti per circa 300mila euro. Quest'anno più di 20mila. Sostiene: l'ospedale peditarico St. Joseph a Kitgum (Uganda), l'orfanotrofio St Jude a Gulu (Uganda), il Progetto “Tutti a scuola” (Sud Sudan e Congo), microcredito donne campo profughi a Kitgum, l'orfanotrofio “Ragazzi nella tempesta” (Sudan), un orfanotrofio (Ghana), il Baby Hospital ed un Centro per bambini non udenti a Betlemme (Israele). Mauro fa anche cultura di solidarietà. Nel 2014, ha partecipato ad eventi nel Riminese e nel Pesarese: “Un giocattolo per l'Africa” (Misano), Mostra fotografica a Pesaro e Misano, Cena di Beneficenza al Centro Del Bianco (Misano) per operare al cuore la piccola Maria a Budapest, Cena di Beneficenza al Centro Del Bianco per il Baby Hospital di Betlemme, la Strarosssini in giugno (Pesaro), Tombolata a Portoverde Beach (agosto), incontro con gli alunni della scuola elementare Colombo (Misano), incontro in parrocchia (Misano). Per capire un po' Mauro Ciaroni, un uomo che è stato nei quattro continenti, vanno lette alcune lettere che gli sono giunte da quando porta avanti il “Progetto Sofia”.
Caro Mauro, recentemente, durante una delle mie notti insonni quando mi dedico maggiormente alla lettura, ho avuto modo di rileggere con tutta calma il tuo bellissimo libro “Sofia e il colibrì”. La prima volta l’avevo sfogliato in fretta, pur sapendo che si trattava di una cosa importante, ma poi ho sentito il bisogno di riguardarlo con calma poiché avevo capito che il suo messaggio necessitava di qualcosa di più profondo di una semplice lettura. Ti ringrazio caro Mauro per avermi fatto partecipe delle tue missioni di sofferenza e spesso
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Con il suo “Progetto Sofia” ha portato 20mila euro diretti di aiuti nel 2014
Mauro, solidarietà colorata Un grande abbraccio. Ricky
In un decennio oltre 300mila euro in Africa e non solo. La bambina cardiopatica operata in Romania. Fa anche cultura di solidarietà nel Riminese e Pesarese
Margherita Gaffarelli col compagno in Australia
SOLIDARIETA'
Mauro in Africa
Una fotografia di Mauro. Maria, la bambina cardiopatica di Bucarest operata grazie al suo aiuto
di gioia nei paesi del Terzo mondo e per avermi reso maggiormente consapevole che ognuno di noi può fare tanto per gli altri, ogni giorno, in qualunque ambito. E tu fai tanto. Hai scelto la via per aiutare i poveri, la più giusta che un uomo possa intraprendere, superiore alla via del sapere. Nella mia vita ho dispensato con modestia soltanto un po’ di quest’ultimo, nella speranza di trovare l’indomani
una società migliore, pur non sapendo quanto esso sia stato recepito dagli altri. Ho passato gli anni più belli della mia gioventù a studiare perché non volevo essere l’indomani un cattivo insegnante. Dovevo dare degli esempi, nella convinzione che dove c’è cultura gli uomini sono migliori e dove c’è cultura le armi dell’indifferenza oppure dell’odio, non colpiscono più. Di fronte al tuo libro, davan-
ti a tutte le testimonianze che porti, mi accorgo ora che il vero sapere è il tuo, quello, cioè , che aiuta gli altri meglio di qualunque altro a sopravvivere nella precarietà dell’esistenza quotidiana e che porta conforto e guarigione agli ammalati. Ti ringrazio davvero tanto, caro Mauro, per l’impegno e per la forza che hai nell’affrontare situazioni così difficili e sono fiero, molto fiero, di esser-
ti amico da tanto tempo, così come sono fiero di condividere questo mio sentimento con Gigliola che conosco da una vita e che ho rincontrato tramite la tua presenza. Che dire? Niente, il mio è solo un semplice attestato di vicinanza a ciò che tu e la tua famiglia ogni giorno fate per gli altri e un atto di amicizia rivolto a te e Gigliola, le poche persone più equilibrate e serene che io possa conoscere.
UFFICIO Tel. 0541.610055 GIOVANNI Cell. 335. 20.88.13 ESMERALDA Cell. 335. 60.70.990
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Gentile Sig. Ciaroni, desidero esprimerLe il mio più sentito ringraziamento per il costante sostegno che garantisce alla nostra Fondazione [Avsi, ndr] da tanti anni, rinnovato in occasione della pubblicazione del libro “Sofia e il colibrì” dedicato ai primi 10 anni del “Progetto Sofia”, completamente dedicata ai bambini bisognosi nel mondo. Grazie a questa Sua bella esperienza fatta di foto raccolte nel corso dei suoi viaggi, Lei ci dà l’opportunità, nei paesi in cui operiamo, di sostenere una realtà che intende promuovere la dignità delle fasce più deboli. La recente storia del Sudan è drammatica: 35 anni di guerra civile negli ultimi 50 anni, hanno reso il paese una delle aree meno sviluppate dell’Africa. Colpito gravemente da eventi traumatici in termini di sviluppo economico e umano, sì è creata anche la più alta mortalità materna e analfabetismo femminile nel mondo. Ringraziandola nuovamente, porgo i miei più cordiali saluti. Giampaolo Silvestri, Segretario Generale Avsi Caro Mauro, ho riflettuto molto su quello di cui hai parlato a scuola, delle foto, dei video e delle storie che ci hai raccontato. Secondo me questo progetto ha una notevole importanza, perché bambini con certe difficoltà e malattie vanno aiutati. In questi giorni porterò a scuola vestiti e materiale scolastico perché poi tu li possa portare a loro e renderli felici. Penso che il Progetto Sofia vada portato avanti perché tutti i bambini possano andare a scuola, mangiare, stare bene come noi. So che sarà difficile, ma credo che più forze messe insieme portino buoni risultati L’acqua è un elemento importante e credo che la creazione del pozzo sia stata miracolosa e ciò che costruirai o creerai in seguito potrà essere ancora più d’aiuto per loro e non vedo fora di contribuire anche io ad aiutare questi bambini perché possano essere felici. Quello che fai è un esempio per noi, e tutti, anche i più egoisti, dovrebbero seguirti in questo bellissimo progetto. Una bambina Mauro Ciaroni: “Ringrazio, di cuore, tutti coloro i quali stanno donando un sorriso e la speranza a chi vive a latitudini meno fortunate”
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MISANO
Ritrovati dopo mezzo secolo “da Orfeo” a Misano Brasile. Serata di belle storie
Quella meglio gioventù
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Misano Podismo, grande annata
Da sinistra: Daniele Bombardi, Francesco Antonioli e Rossano Masi
Foto di gruppo
- Giordano Emendatori ha costruito un'azienda di livello mondiale: la Mec3, leader negli ingredienti per gelato. Adriano ha suonato la sua chitarra con Charles Aznavour ed è stato amico di gioventù dell'affascinante cantante Rosanna Fratello. Sandro Tiraferri è stato sindaco di Misano Adriatico. Sono soltanto alcune delle belle storie realizzate da quella meglio gioventù che si incontrò sui banchi di scuola dell'istituto alberghiero a Rimini mezzo secolo fa. Il misanese Adriano Monticelli ha organizzato la rimpatriata. Si sono
Tra loro Giordano Emendatori, il fondatore della Mec3, azienda di ingredienti per gelato di livello mondiale AMARCORD ritrovati l'11 dicembre al ristorante-pizzeria “da Orfeo”, il mitico locale aninato da Luciano. Presenti una quarantina di vecchi ragazzi. Insieme a loro anche il direttore della scuola, Migani.
Grande cerimoniere della serata Giorgio Porti, oggi albergatore al Brasile, in gioventù presentatore di serate indimenticabili in vari locali notturni della Riviera. I capelli bianchi e qualche chilo in più sono stati di aiuto per animare ore indimenticabili. Si è cantato, si sono fatti scherzi, si sono fatte interviste. Ognuno ha raccontato ed ascoltato storie con le quali si potrebbero costruire romanzi, oppure girare film. Ogni storia personale, contiene le vite degli altri e così una catena di anelli che ti portano nell'infinito della vita. Alla prossima cena.
- Il 22 dicembre all’Osteria Vecia di Misano si è svolta la grande festa di Misano Podismo; il sindaco Stefano Giannini ha portato il saluto della città. Il Presidente Andrea Bagli a nome di tutto il direttivo ha ringraziato tutti gli atleti per gli importanti riconoscimenti collettivi e individuali nei vari calendari podistici. Oltre alla vittoria del campionato provinciale Uisp, la società è stata premiata alla Maratona di Rimini dello scorso aprile come primo gruppo sportivo per numero di finisher con ben 50 atleti. “Dopo 5 anni la società continua a crescere sia come quantità che come qualità, il numero di tesserati aumenta e i tempi si abbassano, quest’anno oltre 70 atleti hanno portato a termine almeno una maratona e ben 4 di questi sono riusciti a stare sotto le
tre ore”. La lotta per il titolo di Supercampione Misano Podismo 2014 è stata dura e alla fine l’ha spuntata meritatamente Rossano Masi su Francesco Antonioli e Daniele Bombardi; mentre il podio femminile è formato da Isabella Ricci, Jennifer Scadassa e Isabella Mercini. Le vittorie di categoria sono andate a Daniele Bianchi, Nicola Semprini, Davide Ruscelli, Marco Montanari, Bianka Pupi, Stefania Dell’Aquila, Cinzia Bacchini e Anna Tacchi. Quest’ultima ha vinto, per il quarto anno consecutivo, anche la classifica presenze (non salta mai una gara) davanti a Davide Ruscelli e Antonio Pepe. “Nell’anno appena concluso
abbiamo portato avanti delle belle iniziative con l’Amministrazione Comunale e con la città di Misano, l’Open Day all’Autodromo e l’allenamento collettivo assieme ai turisti alla scoperta degli angoli nascosti del territorio misanese - continua Bagli -. Abbiamo fatto delle belle iniziative anche con i ragazzi dell’Associazione ‘Io Centro’ che sicuramente saranno riproposte, e abbiamo voluto essere vicini all’Associazione La Prima Coccola fondata da un nostro tesserato che ha dovuto correre più forte di tutti nella terapia intensiva neonatale dell’ospedale di Rimini. Durante la serata non sono mancati momenti di divertimento con le assegnazioni dei premi speciali consegnati agli atleti protagonisti di situazioni particolari...
MISANO Via Romagna, 25 - Tel. 0541.610055 47843 MISANO ADRIATICO (Rn) - Nella bellissima chiesa del convento di San Girolamo è stata celebrata messa lo scorso giugno. Da allora, più nulla. Le suore del Divino Amore, proprietarie, si sono portate con sé (a Roma?) la chiave. Vane le richieste di don Marzio, del sindaco Stefano Giannini. Ora l'ultima mossa è nelle mani del vescovo Francesco Lambiasi. A lui, così si spera, non possono negare il ritorno al culto di uno dei luoghi più sentiti dai misanesi. Sulla chiusura della chiesa si sono accavallate una caterva di pensieri. Racconta don Marzio: “Io non ho mai avuto la chiave. La questione del convento va capita ed anche interpretata. Diciamo che con le suore e la comunità ci sono incomprensioni che presto saranno chiarite”. I misanesi non sono affatto d'accordo che la chiesa sia sbarrata. Se non tutte le domeniche (si diceva messa alle 10 del mattino, l'ultimo parroco è stato don Serafino, già amatissimo a Misano Cella), l'edificio religioso potrebbe accogliere i fedeli in alcuni occasioni particolarmente sentite: i Defunti, il Natale...
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Se la sono portata con sé a Roma. Dallo scorso giugno non si celebra più messa
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Le suorine non danno la chiave L'elegante facciata del convento
Ha scritto loro don Marzio, il sindaco Stefano Giannini. Sbloccherà il malinteso il vescovo Francesco Lambiasi? COSTUME Il convento è la sua chiesa dal 2003 sono al centro delle discussioni e delle illazioni. E non sempre in positivo. E' stato venduto al riccionese Luciano Bartolucci; ma il rogito non è mai stato fatto. Nel rapporto tra le due parti è stata chiamata in causa la magistratura che ha “ritornato” il bene alle suore.
Una controversia è avvenuta anche tra Mario Busi (per tanti anni custode delle chiavi della chiesa) e le suorine. Sul loro tira e molla si è pronunciata anche in questo caso la
magistratura. Alla fine del giro di giostra, le chiavi sono ritornate nelle mani della congregazione. Il convento misanese ha alle spalle una storia affascinante ed
avventurosa legata al carattere del fondatore, Pietro Natili (1842 - 1914). Origini umbre (di Collestatte), ordine dei Girolomini, visse gran parte della sua vita in Germania e Austria. Per un periodo fu anche erborista e confessore della casa reale austriaca. In Baviera fondò un ordine di suore, che spesso sono venute anche a Misano a visitare la tomba del loro fondatore. Benestante, giunge a Misano nel 1900 e inizia a costruire chiesa e convento. I misanesi lo aiutano con il lavoro. Viene finita nel 1902. Nel 1904, Natili è espulso dai Girolomini. L'anno dopo si ammala e chiede aiuto all'ordine da lui fondato in Germania. Gli mandano una suora, Rita Morath. I Girolomini, per mancanza
di vocazioni, vengono soppressi dal papa nel 1933. Il convento di Misano accoglie le suore del Divino Amore nel 1935, che per usucapione entreranno in possesso del complesso lasciato in eredità, dal Natili, alla casa reale asburgica. Poi la storia dell'ultimo decennio; la vendita e la chiusura della chiesa. Se da un punto di vista giuridica il convento è delle suore, e dunque ne possono disporre come meglio aggrada loro, da un punto di vista morale e culturale appartiene ai misanesi. Va bene vendere il convento per fare altro bene, ma la chiesa doveva essere “donata” ai misanesi. Lui lassù è benevolo e comprende le tristezze di noi umani. La chiesa custodisce opere artistiche pregevoli. Forse le più importanti sono due tele. Una reca San Girolamo (restaurata nel 2007 grazie alla sensibilità della Banca Popolare Valconca) ed è stata attribuita al Guercino. Se non è sua, è un signor dipinto. L'altra tela raffigura il beato da Pisa (restauro nel 2010)
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Gli itinerari della buona tavola Gifar: migliori macchine, migliore qualità, miglior post-vendita - Si potrebbe partire con: le migliori macchine, la migliore qualità, la miglior assistenza post-vendita. E arrivare al fatto che sanno spiegarti per filo e per segno come funziona e quali sono i vantaggi oltre che al momento dell'acquisto sulla durata. Cioè al risparmio di acqua, energia e tempo sul lungo periodo. E questo senza guardare al soldo come speculazione, ma come divertimento. E dopo trent'anni, per dare un senso alla vita, si ricompera la casa colonica di famiglia a San Lorenzo in Correggiano. Si legge Gifar (acronimo di Grandi impianti forniture alberghieri Rimini) e si coniuga con lo stile del fondatore, Giuseppe (Pino) Di Ghionno. Alle 7 del mattino è già in bottega a dare il meglio di sé. Nell'ambiente lo hanno pennellato così: “L'enciclopedia vivente della ristorazione grandi impianti”. A sentirlo parlare sa tutto. Ti porta per mano sulla cucina per induzione, una tecnica che sarà popolare, e a buon prezzo, tra vent'anni. Ed è stato lui ad aver portato in Italia la tostiera a nastro, il forno americano, la lavastoviglie asciugatrice per posate. Ha la curiosità di un bambino e la sagacia e l'umiltà di coloro i quali nascono dal commerciale. Vendere apparentemente è facile, sul campo invece la musica cambia. Va ancora per fiere, anche apparentemente lontane dal suo settore, come Macfrutta a Cesena, o Ricicla a Rimini. Lo fa per attingere e porta idee; per poi divulgarle ai
Pino Di Ghionno
clienti. Verso i quali ha un forte spirito di servizio. Racconta: “Il bravo venditore è colui che comprerebbe quello che vende. E' colui che sa e che ha un'esperienza e delle conoscenze da trasferire agli altri”. Di Ghionno quando faceva oltre 100.000 chilometri l'anno non ha mai comprato l'auto che costava meno, ma quella che gli dava più garanzie di qualità e maggior risparmio durante la vita dello strumento. Figlio di un abruzzese di Tollo che giunge a San Lorenzo in Correggiano nel 1955, dove inizia a produrre l'uva da tavola a pergolato, la sua avventura da romanzo inizia quasi per caso al ritorno dal militare. Siamo nel dicembre del '66. Moglie incinta che lavora alla Standa, una persona gli dice che Sirio Tonini
(un distributore che ha fatto la storia dei detersivi per la ristorazione nella provincia di Rimini e non solo) sta cercando un giovane per il Sia (Salone industria alberghiera, oggi Sia Guest). Allora si teneva nel campo dei ferrovieri di via Roma, si faceva in dicembre e durava 10 giorni. Quando pioveva mettevano le tavole per terra per non sporcarsi; altro che le comodità di Rimini Fiera. Il giovane Di Ghionno inizia a lavorare alla Shell Chimica. Ha come zone mezza Cattolica e tutta la Valconca. Dopo sei mesi, gli danno anche Riccione. Raggiunge tutti gli incentivi legati al budget. Passa alla Diversey, sempre detersivi. Nel '69, è il miglior venditore europeo della multinazionale. Nel '70, entra nell'impiantistica al-
berghiera con l'Oma (lavastoviglie). Diventa ispettore per il Centro Sud. Nel '71 durante una fiera stringe la mano a Luciano Berti, un uomo fatidico nella sua vita, fondatore della Comenda, oggi un gruppo da 1,5 miliardi di euro, 130 marchi e uno degli indiscussi leader mondiali del settore. Ma la stretta di mano si concretizzerà soltanto nel '73; diventa ispettore vendite per l'Italia. Si trasferisce a Milano con moglie e tre figli. Nel '77, lascia Comenda e Berti per la Hobart, una multinazionale che ha aperto in Italia con poca fortuna e che è alla ricerca dell'uomo giusto. L'anno dopo, durante una fiera a Bolzano, incontra Schoenhuber Franchi, porcellana di qualità per la ristorazione. Cercano un rivenditore per Rimini. Di Ghionno si mette in proprio. Insieme al tecnico comasco Eugenio Cappelli (anche lui in Hobart) fondano la Gifar. Oltre ai piatti, sono anche rivenditori Comenda e Hobart. L'azienda cresce; diventa leader di mercato, grazie ai marchi ed alla serietà. Tutte le volte che Di Ghionno ha proposto nuove aziende ai clienti, ne ha sempre prima visitato lo stabilimento. Nel '92, liquida il socio. Nel '93 iniziano a collaborare i tre figli, Andrea, Vincenzo, Angela. Nel 2005, cede l'azienda col vento in poppa al signore della stretta di mano, Luciano Berti. Pino e familiari ne continuano la gestione e lo stile.
CONDOMINI
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Esperti rispondono Via Montalbano, 1173 S. GIOVANNI IN MARIGNANO TEL. 0541 - 955505 FAX 955444
Condominio, l'esperto risponde Spese per il terrazzo Domanda Desidero avere delucidazioni circa la ripartizione delle spese per il rifacimento e la funzionalità di un terrazzo a livello di proprietà esclusiva del condomini dell’ultimo piano. Preciso che una parte del terrazzo copre gli appartamenti sottostanti, mentre l’altra parte non copre nessuna parte del fabbricato. Ringrazio per l’attenzione A. R. Riccione. Risposta L’art. 1126 del Codice Civile stabilisce come ripartire le spese per il rifacimento e la funzionalità della terrazza ad uso esclusivo; 1/3 della spesa a carico del condomino che ne ha l’uso esclusivo ed i restanti 2/3 a totale carico degli altri condomini della parte del fabbricato che risulta coperto dalla terrazza in questione, mentre per la parte che non copre altri appartamenti la spesa è totalmente a carico del solo proprietario della terrazza.
Spese per il terrazzo Immobile da locare e certificato energetico FOCUS
Preciso altresì che le spese di pavimentazione della terrazza a livello del rifacimento dei parapetti e simili spettano solamente al condomino proprietario esclusivo in quanto essenziali non alla copertura bensì alla praticabilità della terrazza stessa (cassazione civile, sentenza n° 2726/2002 e n° 11029/2013 ). Vincenzo Pupolizio, geometra
AL SERVIZIO DEI LETTORI
Immobile da locare Domanda Sono proprietario di un immobile che sto per locare tramite agenzia immobiliare. Mi è stato richiesto il “Certificato Energetico” . In che cosa consiste ? E’ obbligatorio ? In attesa ringrazio e porgo cordiali saluti. C. P. San Giovanni in Marignano. Risposta Egregio signor Carlo L’ A.P.E. (Attestato di Prestazione Energetica) prima delle modifiche del decreto 63/ 2013 veniva chiamato A.C.E. (Attestato di Certificazione Energetica) è un documento che descrive le caratteristiche energetiche di un edificio, di un’abitazione o di un appartamento. E’ uno strumento di controllo che sintetizza con una scala da A a G le prestazioni
energetiche degli edifici. Al momento dell’acquisto o della locazione di un immobile, oltre ad essere obbligatorio, è utile per informare sul consumo energetico in modo da consentire al cittadino una valutazione di confronto di tali caratteristiche rispetto ai valori di riferimento previsti dalla legge, unitamente ad eventuali suggerimenti per il miglioramento della resa energetica dell’edificio. Nel nuovo contratto di locazione soggetto a registrazione va apposta una specifica clausola con la quale il conduttore dichiara di aver ricevuto sia tutte le informazioni e l’attestato di prestazione energetica. In caso di affitto di singole unità immobiliari l’APE può non essere allegato al contratto ma va comunque obbligatoriamente redatto. Come in caso di compravendita, il proprietario (locatario) deve mostrare l’attestato di prestazione energetica durante le fasi di contratta-
Condominio - Certificazione energetica Successioni - Consulenza tecnica-legale Pool di esperti risponde - Avete problemi con i diritti e i doveri nella gestione del vostro condominio? Oppure semplicemente delle curiosità. La Piazza, gratuitamente, apre una rubrica sulle colonne del giornale; potete rivolgervi ad un pool di esperti. Li coordina il geometra Vincenzo Pupolizio, esperto di amministrazione condominiale e immobiliare, esperto di problemi tecnicolegali, già consulente del Tribunale di Rimini, risponde alle domande dei lettori. Siete pregati di inviare le vostre domande, brevi e chiare, ai seguenti numeri e indirizzi: 3483621675. E-mail: lapiazzarimini@libero.it geom.pupolizio@libero.it secchi.marco92@gmail.com
zione e consegnarlo all’affittuario al momento della registrazione del contratto. Le conseguenze sono particolarmente onerose, se non si ha l’APE al momento della registrazione del contratto di affitto si incorre in una sanzione da 1.000 a 4.000 euro. I controlli e le sanzioni possono essere
commisurate direttamente dalla Guardia di Finanza o, all’atto della registrazione direttamente dall’Agenzia delle Entrate. Da alcuni mesi al momento della registrazione allo sportello dell’Agenzia delle Entrate, gli impiegati richiedono di visionare l’APE. Marco Secchi, geometra
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CATTOLICA
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Autore Paolo Masi. Viene presentato il 30 gennaio al Teatro della Regina, ore 20,30. Contributo del prestigioso storico Roveri
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Masi: “Due ore di storia per amare Cattolica” - “Due ore per amare Cattolica”. Con queste parole Paolo Masi, racconta la sua storia di Cattolica in un dvd. Dietro ci sono tre anni di lavoro ed un percorso iniziato fin da bambino. Racconta Masi: “Mi interesso dei fatti della mia città da quando avevo pochi anni. Le sue storie mi hanno sempre appassionato. Ad un certo punto, ho avuto l'idea di mettere il mio lavoro nero su bianco. Fatto questo mi sono posto una domanda, io che non sono studioso, io che non sono nessuno: come faccio ad essere credibile? Dorigo Vanzolini mi regala il libro di Alessandro Roveri sulla storia di Cattolica. Telefono a Roma al prestigioso storico cattolichino e nasce una simpatia reciproca. Mi confronto e mi dice che quanto da me fatto regge. La cosa mi conforta e dà coraggio”. “Il 9 febbraio del 2014, con Dorigo e Francesco Pagnini andiamo a Roma, dove abita, per intervistarlo. Gli chiediamo di raccontare la Cattolica romana, la Cattolica garibaldina e la Cattolica fascista. Chiudiamo la bella chiacchierata con un'ultima domanda: perché amare Cattolica. Ed è proprio su quest'ultima riflessione che si chiudono le due ore e 9 minuti di video”. “Mare Hadriaticum ad Catholicam – origine e storia della Cattolica” è il titolo del lungometraggio. Ripercorre la storia di Cattolica, dal neolitico ai nostri giorni. Viene presentato alla città il 30 gennaio, alle ore 20,30, al Teatro “La Regina”. Il video reca interviste a storici contemporanei e personaggi popolari e si va ad intrecciare con immagini inedite, attinenti all’epoca dei fatti.
I fatti della città dal neolitico ai giorni nostri. Interventi di Marino Colombaroni, Pierluigi Morosini, Massimo Gessaroli, Alano Torriani e Carlo Bulletti GENIUS LOCI E' suddiviso in cinque “capitoli”. Il primo, “L’aurora di una città”; riguarda la Cattolica dell’era neolitica. Il secondo, “Ad Catholicam”, che racconta la Cattolica di epoca romana e prosegue sino all’anno 1861. Il terzo, “Il mistero di Concha o Chrustumium città profondata”, che svela, con retroscena ed un filmato inedito degli anni 70’, vicende sconosciute, legate a questa antica leggenda. Il quarto, “La Regina”, inizia dal 1862 e termina con la Cattolica moderna. Infine l’ultimo episodio, il quinto, a cui è stato dato il titolo “Ricordo ancor in fondo al cuor il lacrimar per te…” che ripercorre tutto il tema del racconto, con immagini di cittadini di Cattolica, più noti, o meno conosciuti, ma che comunque hanno contribuito a rendere “coraggiosa e nobile” la storia di Cattolica. Inoltre, ci sono interviste a Marino Colombaroni (rammenta la Cattolica del latin lover), Pierluigi Morosini (presidente dell'azienda autonoma di soggiorno), Massimo Gessaroli (la Cattolica dei dancing, il babbo era il proprietario del Moulin Rouge), Alano
Cattolica romana, la ricostruzione
Paolo Masi
Torriani (presentatore nei dancig), Carlo Bulletti. Per la serata si spera di avere in diretta “streaming” da Roma il professor Alessandro Roveri, il cui contributo è stato essenziale nella realizzazione del racconto. Ottantacinque anni, cattolichino, Roveri ha insegnato Storia contemporanea all'università di Ferrara. Ha scritto numerosi libri per importanti case editrici, come Mondadori e Nuova Italia. Da giovane ha avuto un carteggio con Gaetano Salvemini. Collabora con il blasonato Ponte di Firenze (rivista fondata dal giurista Piero Calamandrei, uno degli italiani migliori del secolo scorso); scrive gli editoriali sulla Piazza dalla fondazione del giornale, 18 anni fa. Settantatré anni portati benissimo, professione albergatore, Masi è un raffinato sub. I fondali dell'Adriatico, da Trieste ad Ancona, sono il suo speciale giardino. Lo conosce in ogni piega. Ha già pubblicato due libri sulla civiltà della marineria cattolichina e gabiccese: “Il nostro mare” e “L'elefante di mare” (insieme a Dorigo Vanzolini). I racconti di Masi sono sempre in punta
di piede e con la forza dell'umiltà. Narra la vita della sua gente senza fronzoli e con un'umanità che sa abbracciarti. Il documentario viene presentato da Fausto Caldari, presidente della BCC di Gradara, che ha sponsorizzato quasi per intero la produzione. Gli altri sponsor che hanno contribuito all’opera sono: l'Ifi, la Spa Immobiliare di Tullio Badioli, e la Cooperativa Casa del Pescatore di Cattolica. Alla fine della serata, ai presenti, viene distribuito gratuitamente un elegante cofanetto con il dvd. Una memoria, un prezioso “reperto archeologico”, che riguarda una storia inedita di Cattolica, mai raccontata sinora; una preziosa testimonianza da conservare in casa. Da tramandare alle generazioni future. Titoli di coda Voce narrante: Gianluigi Lucarelli; interviste : Francesco Pagnini, documentazioni illustrate: Giacinto Gaudenzi; documentazioni fotografiche: Dorigo Vanzolini; montaggio: Lara Agnoletti. Scritto e sceneggiato da Paolo Masi.
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Perché il sindaco vuole vendere le farmacie comunali?
Forse parché i panulon ui compra ma la Coop...
di Cecco - Gentile Sindaco Piero Cecchini, Le scrivo personalmente, ma pubblicamente, per dirLe che le decisioni che da tempo sta prendendo assomigliano più a degli abbagli che a scelte “illuminate”. Ma proprio Lei che da imprenditore illumina con le grandi tecnologie della Sua azienda (ne siamo tutti orgogliosi) diverse parti del mondo?... Li lusne li n'è di lampiun... Lei doveva essere un valore aggiunto per questa amministrazione: un sindaco-imprenditore che porta una ventata nuova nella farraginosa macchina pubblica. Invece è proprio qui che Lei ha fallito. Il Comune come erogatore di servizi e guida di una comunità, è addirittura peggiorato. Il malumore e la critica dilagano. Qualche nota positiva della Sua gestione ha altri padri e altri meriti, ma Lei riesce, se riesce, a fatica riconoscere i meriti degli altri. E' normale per quelle persone, e ce ne sono tante, che vedono il mondo come terminale del proprio “ombelico”; sono quelli che al bar ti dicono “ai péns mé”, “a so tut mé”... e se cerchi di farli ragionare ti chiudono la bocca col classico: “nu romp al caz!”. Ma il momento più eclatante di questo Suo fallimento è la vicenda della vendita della farmacia comunale. A proposito, è ancora in tempo a ricredersi e arrivare ad una scelta più vantaggiosa per la città; di idee e proposte ne ha ascoltate e lette parecchie... Bisogna venderla e basta! dice Lei. Bisogna fare cassa, anche per quattro soldi, e subito. Questa fretta è sintomatica: avere un po' di soldi per spalmare di asfalto qualche strada e chiudere qualche buca... La città ne ha certamente bisogno visto il degrado dilangante, ma un imprenditore capace non svende il suo patrimonio per fare manutenzione, trova altre forme di finanziamento, magari con tagli e razionalizzazioni. Le dice niente Bacuch? Era quello delle famose noci: l'è fnì li nos anche ma Bacuch, un'aveva set sulèr e mez... Già, ma questo patrimonio non è il Suo, è della città, acquisito negli anni da amministratori pubblici sicuramente ben più capaci e lungimiranti di Lei.
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Piero Cecchini, il cosiddetto sindaco imprenditore, ha completamente fallito proprio su quel terreno dove avrebbe dovuto portare un “valore aggiunto”: la visione-gestione imprenditoriale dell’azienda Comune. Invece passerà alla storia come quello che ha venduto l’unico servizio commerciale del Comune: le farmacie Lasciamo perdere, per un attimo, le funzioni e potenzialità sociali delle farmacie comunali, qui forse ci vorrebbe un po' di sensibilità politica più profonda della Sua... ma Lei ha fatto cilecca proprio nelle capacità di gestione. Capacità d'impresa, direbbero nel Suo ambiente imprenditoriale... Tralasciamo le “promesse da marinaio” del pessimo politico (chissà perché poi i cittadini non hanno più fiducia nei politici e nei partiti...): nel programma elettorale c'era il rilancio delle farmacie comunali (sul piano economico e sociale) e non la loro vendita. Invece... E' probabile che sulla nefasta scelta di venderne una (per adesso...) abbia influito il Suo “mentore principale”, quel Giampiero Galvani, guardacaso subito da lei investito della delega alle Farmacie... che ripetutamente fin dall'inizio del mandato “pavoneggiava” la sua intenzione di venderle (lasciando ampie tracce delle sue parole in diversi testimoni). Si è lavorato per rilanciarle o per mandarle allo sfascio? La farmacia di via Del Prete reclama da questa estate di accomodare lo sfingomanometro (misuratore della pressione)... è buona gestione? Potremmo fare un lungo elenco delle mancanze... Il Galvani deve essere molto bravo, perché alla fine il suo pensiero diventa quello del sinda-
co... tanto che a volte non appare con chiarezza chi sia effettivamente il “vero” sindaco di Cattolica. Alla fine dei conti, gentile sindaco, ha dimostrato di non sapere gestire neanche un “negozietto” che vende medicine & affini. Insomma, l'unica attività commerciale di competenza del Comune Lei la vuole “miseramente” vendere. Capisco che con quei quattro soldi che si ricaveranno potrà fare “qualcosa in più per la città” perché anche Lei vuole lasciare un segno ai posteri del Suo periodo di regno. Ma lo fa col patrimonio degli altri e con quell'atteggiamento di bassa politica così odiosa ai cittadini: il consenso ora e a tutti i costi, costi quel che costi... (perdoni il bisticcio di parole). Non sto qui a sottolineare, proprio a Lei che è un imprenditore affermato, la differenza che in un'azienda corre tra il patrimonio e l'attività commerciale del prodotto, insomma tra le fondamenta e l'arredamento di una casa. Vendendo le farmacie Lei va ad intaccare proprio i pilastri portanti dell'azienda... L'ho ascoltata in un paio di occasioni pubbliche: che pena quel denigrare le magagne del Pubblico ed esaltare l'efficienza del Privato. Le ricordo che Lei rappresenta la cosa pubblica, i beni comuni. Lei è stato eletto per farla funzionare bene, dare efficienza e prospettive
solide... Invece ascoltarLa rassegnato e impotente ho provato amarezza e rabbia. Non pensa che se il Pubblico spesso non funziona è proprio perché ci sono rappresentanti come Lei? Allora mi chiedo se sia giusto che chi non è all'altezza del suo compito, con l'aggravante della rassegnazione, continui ad assumersi certi ruoli. Ci sono tanti altri mestieri da fare, o attività più o meno ludiche dove poter dare una mano e anche divertirsi. Non è riuscito a gestire bene le farmacie comunali e a ricavarne tutte le loro grandi opportunità?... Pazienza. Tra un anno Lei se ne va, dia però la possibilità al prossimo sindaco di tentare dove Lei ha fallito. Adesso si aspetta il bando di vendita. Già perché il bando dovrà essere o di vendita o di affitto - concessione in gestione. L'Italia, compreso il nostro territorio, è pieno di esperienze di gestioni di privati ma lasciando inalterata la titolarità (licenza) della farmacia al Comune. Gentile sindaco, è qui il patrimonio, non i muri dove si svolge l'attività (che peraltro sono in affitto). E' la licenza che aveva valore ieri, ha valore oggi e l'avrà domani. Neanche le timide sollecitazioni del gruppo consigliare del suo partito, il Pd, di perlustrare altre strade oltre la vendita, pare non siano servite. Così loro si sono pilatescamente lavati le mani e la responsabilità della venditasvendita sarà tutta Sua. La delibera approvata dalla maggioranza in Consiglio comunale già presenta spunti di illegittimità. Il bando, lo ha già annunciato il gruppo Arcobaleno-Sinistra-Libertà, verrà impugnato e spedito alle autorità competenti. Ci sono state proposte, scritte e contatti diretti in questi mesi, per soluzioni molto vantaggiose per il Comune (la città) rispetto alla vendita (e se questo potrebbe creare presupposti di danno erariale?). Proposte in termini di soldi veri e freschi (piano economico), di gestioni serie (verificabili già sul territorio) e sociali (lei sa cosa sono le Carte dei Servizi?), il mantenimento dell'occupazione dell'attuale personale. Ma alla fine quattro-cinque lavoratori professionali che perdono il posto di lavoro cosa saranno mai... Questa è politica cinica. Gentile Sindaco, Lei ha ancora tempo, poco, per un ripensamento...
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La vicenda della vendita della farmacia comunale è fallimentare
Sindaco-imprenditore, ma de che? ALLEGRO MA NON TROPPO
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Problemi 2015 - Leggiamo: “Sindaco Cecchini, ostacoli in vista. Vendita famacia, Poc e viabilità tra i problemi del 2015”. L'avù la su galéna... Referendum - Leggiamo: “Viabilità, presentata in Comune la richiesta di un referendum”. Stal séndaca un ni sbaja una per fè incazè la génta. Os-cia!... Piano del Traffico - Leggiamo: “Nuovo Piano del traffico, entro il mese via ai lavori - ribadisce il vicesindaco Leo Cibelli”. Ormai l'ha al pénsiér a séns uniche. Va pu là!... L'amico - Leggiamo: “Gioca a carte e l'amico gli ruba 100 euro”. Os-cia che amigh!... Povertà - Leggiamo: “Appello della Caritas: oltre cinquanta famiglie non hanno il pranzo da mettere a tavola”. E ancora u j'è chi dis che magnè trop al fa mèl. Mal caz!... “Via i fannulloni dallo Stato” - Leggiamo: “Renzi: nel 2015 via i fannulloni dallo Stato”. E se a cmincèsme dai ministre e parlamentèr? Una masa oltre a nu fè un caz, i ruba anche. Os-cia!...
Il Partito dei Poc - Leggiamo: “Giovanna Ubalducci (assessore Urbanistica - Pd): Poc - ‘I primi lavori potrebbero partire già dal prossimo inverno, ma dovrà essere il Partito a dettare le linee guida’”. Al Partid al tracia la linea dal madòn perché u la vu fè sempre da padròn... Arriva la cuccagna - Leggiamo: “Quattro milioni di euro per sistemare una ventina di strade - promette Leo Cibelli”. Milion e quajon i fa rima sa vutazion... Aboliamo l'Irpef - Leggiamo: “Abolire l'addizionale Irpef entro il 2017 - lo annuncia la giunta comunale”. I po prumèt quel chi vo, tènt i va via tal 2016... Carta bianca - Leggiamo: “Vendita farmacie comunali: il Pd dà carta bianca alla sua giunta”. Viene in mente il famoso dialogo del film “I due colonnelli” con Totò: “Io ho carta bianca”. “E ci si pulisca il culo”... Anonimato - Leggiamo: “L'ira di Montanari (segretario Pd): ‘Chi critica deve uscire dall'anonimato’”. La rasòn, l'è abituéd che tal su partid il manda afancul tla facia. So chè!... Nonni -
Leggiamo: “Auguri di Natale: il sindaco Piero Cecchini incontra i nonni”. Burdèl, ac sin ardut proprie mèl... La replica - Leggiamo: “Replica della giunta Cecchini e del capogruppo Pd Ercolessi al manifesto contro la vendita della farmacia: ‘Ridotto il debito e lavoriamo per la città’”. Burdèl, lavurè ad mènch, isé a fè mènch casén. Os-cia!... Ovini - Leggiamo: “Epidemie - Lingua blu, ancora controlli sugli ovini”. Accertamenti estesi anche ai consiglieri comunali del Pd di Cattolica? Questa l'ha i calzét... Signorini - Leggiamo: “Appello di Signorini ai commercianti”. Signorini chi?... Farmaci - Leggiamo: “Farmacia in vendita, non si torna indietro”. Burdèl, u j'è 'na medicina per i tistòn? Miracoli - Leggiamo: “Leo Cibelli, l'ex casa colonica Cerri presto rinascerà”. Adès al fa i mirècle. Sante elezioni... Le opere - Leggiamo: “Sindaco Cecchini, il 2015 sarà l'anno delle opere”. I la buta in musica: i Pagliacci, al Rigoletto...
CATTOLICA
Gennaio 2015
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Seimila visitatori per la mostra, diventata un grande contenitore culturale
Radio Talpa, 10mila presenze L'ultima foto prima di chiudere la mostra: alcuni Talpisti di ieri e di oggi e qualche nuovo amico
Una delle ultime riflessioni che leggiamo sul registro delle presenze: “Avevamo i sogni e i capelli. Aiutiamo quelli che hanno ancora i capelli a sognare ancora”. E poi proprio l'ultima: “Siete stati fortunati a vivere un periodo così intenso”. Queste due “dediche” ripropongono il problema dei giovani ai quali una classe politica e dirigente per decenni non ha fatto altro che rubargli il futuro. Sbaglia chi ha letto solo un'operazione di nostalgia. Il 30° di Radio Talpa ha voluto riproporre la conoscenza storica filtrata da un'attualità sempre più drammatica
EVENTI CULTURALI di Enzo Cecchini - E’ un altro “The End”, citando la celebre canzone dei Doors. Il primo nel lontano 6 ottobre 1984 che sancì la fine dell'esperienza di Radio Talpa; il secondo il 7 gennaio 2015 in conclusione degli eventi per il suo 30°. Ma c'è una differenza sostanziale: alla stanchezza e sfiducia di quei giovani che ieri vedevano svanire la loro “rivoluzione”, oggi si è sostituita la consapevolezza del grande significato che ebbe quell'esperienza, della contaminazione e ricordo positivo che ha lasciato in tantissime persone. E la prova provata è il grande successo che la mostra e tutti gli eventi hanno avuto. Se la guardiamo sul piano dei numeri sono grandiosi: almeno 6mila presenze alla mostra che sommati agli altri dodici eventi organizzati nei tre mesi (12 ottobre 2014 - 7 gennaio 2015) portano all'incredibile cifra di circa 10mila presenze. Se vogliamo guardarla sul piano della proposta culturale e della risposta e partecipazione delle persone, basta ricordare le centinaia di commenti positivi, a volte commossi, e tanti scritti sul registro delle presenze. Già il registro: 70 fogli fitti fitti di firme, commenti, disegni, riflessioni, complimenti, nostalgie... Circa 700 firme uniche (si badi bene, firmava uno su 10-15...). La mostra in sè, pur nella sua bellezza espositiva e sostanziale completezza delle cose fatte dalla radio e nella ricostruzione culturale e politica degli
Angelo Villa (si parla di psicoanalisi della canzone)
anni '70-'80... ha riscontrato un limite: quello della nostalgia. Limite che era stato previsto e valutato... e come non si fa a sentire un brivido di nostalgia quando ci si rivede in una fotografia di 30-40 anni prima. La gioventù è la grande medicina dei ricordi. E poi tutte quelle foto con centinaia di giovani... tutte in bianco e nero. Una suggestione cromatica che stimola ancora di più l'effetto evocativo della nostalgia. Ma ecco allora che molti altri eventi hanno portato o riportato riflessioni di maggiore attualità: sulla musica, la politica, la cultura, la satira, i diritti, la violenza sulle donne... E poi c'è quel libro collettivo “ma libera veramente - Radio Talpa '77 '84 - Storia di una generazione” che aiuta a leggere e rileggere per tessere e ritessere i fili che collegano la memoria storica con l'attualità, un ping pong tra come eravamo e come siamo, tra la memoria e conoscenza dei fatti di ieri e la consapevolezza della continuità e gravità dell'oggi. Una delle ultime riflessioni che leggiamo sul registro delle presenze: “Avevamo i sogni e i capelli. Aiutiamo quelli che hanno ancora i capelli a sognare ancora”. E poi proprio l'ultima: “Siete stati fortunati a vivere un periodo così intenso”. Queste due “dediche” ripropongono il problema dei giovani ai quali una classe politica e dirigente disonesta per decenni non ha fatto altro che rubargli il futuro. I giovani. Lo eravamo anche noi e certamente il periodo era molto intenso, ma non erano tempi facili. La nostra attività era prevalentemente tra i giovani e per i giovani. Chi ha visitato la mostra ha potuto toccare con mano la portata delle iniziative fatte per rendere i giovani protagonisti, dare loro voce e strumenti per decidere e incidere nella società. E allora il “Questionario Giovani”, l'inchiesta fotografica “Giovani sparsi nella città doppia”, i concerti le
Scorcio della mostra
Scorcio della mostra
Vincenzo Sparagna e Gabriele Paci (si parla di satira)
migliaia di ore di trasmissioni... Sono stati tre mesi di iniziative, è tempo di bilanci per questo 30° di Radio Talpa. Aperta nel 1977 e chiusa nel 1984, trent’anni dopo si è voluto rendere omaggio ad una esperienza umana, culturale, sociale e politica che per un decennio ha caratterizzato il nostro territorio, e che ha visto protagonisti centinaia di persone, giovani soprattutto. La grande musica, le inchieste, l’impegno pacifista, per i diritti, per dare voce a chi ne era escluso.... Si è voluto onorare quella “generazione dell’impegno” che arrivando dal ’68 e passando per il ’77, ha segnato
gli anni di maggiore espressione creativa e passione civile, partendo dalle cose concrete che è riuscita a realizzare a Cattolica e Gabicce Mare. La mostra “S/OGGETTI E PROGETTI DI UNA RADIO LIBERA” che dal 12 ottobre scorso si è trasformata in un contenitore culturale di alto livello offrendo eventi a ripetizione. La mostra ha avuto oltre 6mila presenze; se aggiungiamo gli altri eventi (presentazione del libro su Radio Talpa, il concerto sui Pink Floyd con i Sound Project, le feste, le conferenze, gli happening musicali, ecc., dobbiamo aggiungere sicuramente altre 4mila presenze.
Insomma, un bilancio di circa 10mila presenze che gratifica ampiamente il grosso lavoro profuso dagli organizzatori (Associazione Amici di Radio Talpa, Edizioni La Piazza come media-partner e il patrocinio del Comune di Cattolica). Gli eventi hanno visto la partecipazione attiva di prestigiosi personaggi: Piergiorgio Morosini (giudice), Samuele Bersani (cantautore), fra Benito Fusco, Alessandro Bondi (giurista), Paolo Zaghini (storico), Angelo Villa (psicoterapeuta e scrittore), Antonella Minnucci (psicoterapeuta e vicepresidente dell'associazione G.B. Roseo di Pesaro), Vincenzo Sparagna (“guru” della satira), Gabriele Paci (giornalista La Voce Multimedia). E poi la Giornata mondiale contro la violenza sulle donne con Barbara Guerra e Catia Corradi... La mostra è stata visitata anche da dirigenti scolastici, insegnanti e studenti. Molti hanno voluto copie del “Questionario Giovani” che utilizzeranno a scopo didattico. La copertura mediatica (giornali, tv, radio e siti internet) è stata molto ampia, moltiplicando l’informazione e l’interesse sugli eventi. Gli amici di Radio Talpa oggi sono diventati centinaia, l’entusiasmo e la soddisfazione
di chi ha partecipato direttamente o di chi è stato solo “visitatore” costringerà a riflettere sull’immediato futuro per dare continuità a questa esperienza con un nuovo progetto, almeno per rendere pubblico e fruibile il grande patrimonio che conserva la “generazione Talpista” (fotografico, grafico, documentario, sonoro, ecc.). L’aspetto più importante delle iniziative è stato quello di fare incontrare generazioni diverse: anziani, giovani e giovanissimi. In primavera forse verrà presentato il docu-film su questa “cavalcata” del 30° e questo stimola ad organizzare altri eventi significativi. Per tre mesi Radio Talpa si è “riaccesa”, ha tenuto banco a Cattolica e dintorni, suscitando la partecipazione, la curiosità e l’interesse di diverse migliaia di persone. Ha fatto la “felicitànostalgia” di tanti Talpisti di terra (quelli che abitano vicino), di mare (quelli che abitano lontano) e di cielo (quelli che sono purtroppo scomparsi). Le iniziative sono state accompagnate dalla soddisfacente vendita di gadget e libri. Sono oggetti che rimangono e lasciano un ricordo fisico oltreché sentimentale. Le felpe col nuovo logo della Radio, le magliette, Il libro “...ma libera veramente” - Radio Talpa ’77-’84 Storia di una generazione”, il libro di Edoardo Conti curato da Silvia Marcolini “Storia di una staffetta”, il ricco repertorio di riviste storiche (introvabili) di satira portate appositamente dal suo “guru”, Vincenzo Sparagna: Il Male, Frigidaire, Cannibale, gli Album, la Piccola Unità, Frìzzer, Il Nuovo Male, il libro di Sparagna “La commedia dell’informazione”, il libro dello picoanalista Angelo Villa “Pink Freud”. In conclusione un ringraziamento di cuore a tutti (ma proprio tutti!). AVVISO Il libro su Radio Talpa (15 euro) è in vendita in tutte le edicole e librerie di Cattolica e Gabicce Mare. E' possibile richiederlo alla Piazza (tel. 0541611070 mail: lapiazzarimini@libero.it Sono a disposizione anche le felpe col cappuccio col nuovo logo della radio (colori: blu notte, rosso bordeaux, grigio graphite. Taglie: S-M-L-XLXXL. Per bambino solo colore blu).
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Gennaio 2015
di Dorigo Vanzolini
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Montevici, 1948 Da sinistra: Franco Clementi, Aldo Gabellini, “Tonino” Donati, Giorgio Benzi. (Foto Archivio fotografico Centro Culturale Polivalente di Cattolica)
CENTRO SOCIALE GIOVANNINI - VICI
Il programma di gennaio - Domenica 18 ore 15: Inaugurazione della nuova sede situata in via Umbria, 23 - Grande Festa. - Sabato 10 ore 14: Gara di briscola. - Sabato 24 ore 15: Conferenza: L'Azienda sanitaria della Romagna e l'Ospedale Cervesi di Cattolica. - Sabato 1 febbraio ore 12,30: Pranzo del baccalà. Contributo 17 euro Informazioni e prenotazioni Centro sociale: 349-7406380 347-9781023
Mauro Pipani alla Galleria Santa Croce fino al 15 febbraio
‘Gli alberi sono anime’ LA MOSTRA
Teatro della Regina il 27 febbraio. Prevendita biglietti nelle tabaccherie
‘I vitelloni’ secondo Cagnet TEATRO DIALETTALE
- Il 27 febbraio al Teatro della Regina di Cattolica, andrà in scena “I vitelloni” secondo Cagnet. Il frasario della commedia sarà impostato sul dialetto romagnolo, ma anche con qualche accenno di lingue del Nord Europa. Magari parlate in maniera maccheronica; non dimentichiamo che negli anni '50 e '60 il più istruito aveva la quinta elementare. Il ricavato sarà devoluto al fondo del Micro credito gestito dal Comune e dalla Caritas. Regia di Mario Del Bianco (in arte Cagnet), l'aiuto regista è Vincenza Mastria. Nel cast ci sono nomi di rilievo, guidati dall'inesauribile Nunzio Livi. Hanno dato la loro disponibilità attori come la De
- “Gli alberi sono anime” è il racconto pittorico del recente lavoro dell’artista Mauro Pipani che propone una riflessione su noi esseri fragili. Sono momenti di sfasamento temporale dell’anima nello spazio che attraversa il silenzio, dove ognuno di noi può disperdersi in verità sognate attraverso le immagini del quadro. Mauro Pipani (Cesenatico 1953) è fra gli artisti più rappresentativi del nostro territorio, spesso il suo lavoro sovverte i codici classici della rappresentazione, ribadisce la correlazione tra presenza ed assenza ed allontana ogni retorica dell’oggetto. Un lavoro rivolto su se stesso, sulla propria concezione delle cose. Di qui la necessità di riconcentrarsi su quei temi che sono il cuore pulsante dell’oggi. Docente all’Accademia di Belle Arti, Master in Architettura Sostenibile interior designs. Da tre decenni svolge la sua attività artistica attraversando la pittura muovendosi in controtendenza rispetto alle
accelerazioni, alla transatività veloce che sembra caratterizzare la dinamica di buona parte della ricerca artistica contemporanea. Sabato 24 gennaio alle ore
18, in occasione della presentazione del catalogo della mostra, verrà presentato il libro di poesie di Stefano Simoncelli “Hotel degli invisibili”.
TEATRO DELLA REGINA
Programma di gennaio Mario Del Bianco, in arte Cagnet
Falco, Nadia Bozza, Flavia Grosso, Walter Migani, la valente Ottaviani, Andrea Romani, Zampieri, Lombardelli (eclettico è dire poco). La prevendita dei biglietti
presso le tabaccheria di Cattolica e circondario. Il biglietto da dieci euro sarà associato ad una bottiglia di vino della Tenuta del Monsignore. Sarà un successo! El Mejor
- 11 ore 16,30: “Il Barbiere di Siviglia”, musica di Gioacchino Rossini, direttore Stefano Bartolucci, regia di Roberto Ripesi (opera lirica). - 13: “Marmocchio una specie di Pinocchio di marmo” - Presso SALONE SNAPORAZ (rassegna Nessun Dorma). - 22: “Sono nata il ventitrè”, di e con Teresa Mannino (Comico).
Teresa Mannino
- 29: “Contemporary Tango (danza). - 31: “E mer - Storie del nostro mare” - Presso SALONE SNAPORAZ (dialettale). Spettacolo unico, ore 21,15 - Informazioni: tel. 0541-966778.
BANCAPOPOLARE VALCONCA AZIENDE INFORMANO
Cattolica, i 100 anni di Palazzo Mancini La sera del 19 dicembre nel Teatro della Regina di Cattolica si è festeggiato il secolo dall’inizio lavori del nostro prestigioso Palazzo Comunale. Circa venti anni fa, il sindaco Gian Franco Micucci lo volle intitolare con il nome Mancini, per ricordare il grande sindaco Vincenzo (Cino) che ne fu, a suo tempo, l’ideatore. L’apertura e la conduzione della serata, di fronte ad un folto pubblico, è stata affidata alla Prof.ssa Anna Sanchi, assessore alla Pubblica istruzione, che ha mirabilmente esordito come geniale presentatrice nonché sull’importanza della memoria del passato e di ciò che siamo stati e sono stati coloro che ci hanno preceduto. Il sindaco Piero Cecchini ha dato l’avvio con il saluto, ricordando l’importanza, in generale, di ciò che rappresenta il Palazzo Municipale ed in particolare il nostro Palazzo. Ha ricordato che il luogo era allora in campagna, fuori dall’abitato e che, poi, con l’urbanizzazione è venuto a trovarsi al centro della vita cittadina. Ha salutato subito igli ultimi sindaci: Marco Tamanti, Pietro Pazzaglini e Sergio Grossi, col quale in gioventù ebbe a collaborare come consigliere comunale. Mentre il sindaco stava parlando, sullo schermo correvano le fotografie di questi cento anni passati, che i cattolichini hanno portato in Comune nei primi giorni di dicembre per raccoglierle in un volumetto che alla fine della serata è stato distribuito ai presenti. Il primo cittadino ha concluso raccontando un aneddoto attorno ai rintocchi dei quarti d’ora notturni del nostro vecchio orologio installato nella torretta, sui tre piani fuori terra del Palazzo del Comune. E’ poi salito sul palco l’avvocato Massimo Lazzarini, presidente della Banca Popolare Valconca, magnifico sponsor delle celebrazioni del centenario. Ha ricordato che, dietro le cose più usuali, più normali, più comuni, vi siano sempre le persone che hanno segnato il nostro passato. Ha citato la poesia ‘Le cose’ del grande poeta e scrittore argentino Jorge Luis Borges, cogliendo così l’occasione di puntualizzare come quella scelta di un secolo fa (che corrisponde all’incirca anche con la nascita della Banca Popolare Valconca in Morciano di Romagna nel 1910), la localizzazione del Palazzo Comunale lì, fosse una geniale idea di quelle persone che ci hanno preceduto nel tempo. L’architetto Maurizio Castelvetro ha illustrato la storia del nostro Palazzo (così come si avrà modo di leggere nelle quattro pagine del suo volumetto dal titolo:
Presentato un volumetto che racconta la storia dell'edificio, uno dei più belli della provincia. La Banca Popolare Valconca partner del Comune per il centenario
Il teatro pieno Da sinistra: il sindaco Piero Cecchini, l'assessore Anna Sanchi e il presidente della Banca Popolare Valconca Massimo Lazzarini
COMUNITA' di Silvio Di Giovanni “100 di questi anni. Il Municipio di Cattolica nel centenario della sua edificazione”). Lavoro distribuito ai presenti, come detto più sopra. Insieme alla storia del Palazzo, va ricordato il sindaco che lo volle, Cino Mancini. Personaggio importante nella storia del paese per la sua passione e dedizione di educatore, amministratore e personaggio di cultura politica, visse purtroppo soltanto 36 anni, stroncato da una virulenta meningite l’8 giugno 1912, mentre era sindaco da 5 anni. Era nato infatti il 18 luglio 1876 a Cerignola ed era il primo figlio del professore Luigi Mancini, colta famiglia di intellettuali. Un altro figlio, nato nel 1882, era il maestro Guido Mancini, conosciuto e stimato da tutti i cattolichini ora anziani, deceduto il 25 febbraio 1966 ed era il nonno materno del nostro amato e perduto concittadino Prof. Guido Paolucci, oncologo pediatra di fama mondiale. In verità Cino si chiamava Vincenzo, ma era da tutti conosciuto come l’avvocato Cino Mancini anche se non aveva terminato gli studi di Giurisprudenza; li aveva troncati per dedicarsi interamente all’intensa attività sociale, civile, politica e di educatore della nostra Cattolica, paese di adozione, fin da quando era studente ventenne. Nell’anno seguente, 1897, si affacciò sulla scena pubblica della nostra nuova Cattolica (da poco divenuta Comune autonomo), quale penna pungente e salace con capacità combattive. Sarà poi un valente consigliere comunale dalle elezioni del luglio 1902, più un battagliero assessore alla Pubblica istruzione due anni dopo. I suoi articoli sulle colonne della “Riscossa” sostengono vivacemente e con acume le polemiche del clericale periodico riminese
“L’Ausa”. Era un fervente socialista, una mente estremamente razionale, uomo integerrimo, educatore, convinto di sposare la causa dei più umili, contro la sopraffazione dei potenti. Noi ovviamente non lo abbiamo conosciuto e nemmeno i nostri genitori. Qualche cosa mi aveva raccontato mia nonna Maddalena (madre di mia mamma). Ma se è vero, com’è vero, che i personaggi della nostra storia si scoprono dalle loro opere, dai loro scritti, io, oltre a ciò che ho letto su di lui nella scarna pubblicistica esistente e poi, nelle pagine del volume della nostra scrittrice concittadina Lucia De Nicolò dal titolo “Cattolica di Romagna - Nascita di un Comune Autonomo” ediz. 1996, voglio avvalermi, per cogliere tutta la personalità e l’importanza di questo nostro eminente cattolichino, del
suo Decalogo, che compose, due anni dopo la sua elezione a Sindaco e distribuì agli alunni delle scuole di Cattolica il Primo Maggio 1909. La data non è casuale ma denuncia, se ce ne fosse bisogno, la sua deferenza per il “Lavoro” e per i “Lavoratori” e lo esprime con convinzione nella prima e nella settima frase di questa sua succinta e sublime composizione. Allo scopo invito il lettore a cercarsi e leggere il suo mirabile decalogo più volte pubblicato. E’ intervenuto, poi Marco Livi che ha illustrato, assieme a Castelvetro, la raccolta delle fotografie e la stampa del piccolo libro dei 100 anni. Anna Sanchi ha poi illustrato i lavori di tutti coloro che hanno contribuito alla riuscita della serata, dopo avere, con passione, letto ad alta voce i nomi dei nostri cattolichini centenari ed ultracentenari
EVENTI
Coriano, libro di cartoline il 20 gennaio La copertina del libro
- Un libro con vecchie cartoline che raccontano Coriano. Viene presentato il 20 gennaio, alle 17, al Teatro CorTe di Coriano; va anche a celebrare San Sebastiano, il patrono. Edito dalla Banca Popolare Valconca, il lavoro è curato da Paolo Zaghini, direttore della biblioteca di Coriano. Verrà regalato una copia ai presenti.
viventi. La serata è proseguita con la Swinger Big Band di Cattolica e il Coro della Regina diretti dal maestro Giorgio Della Santina con l’Inno d’Italia del nostro Goffredo Mameli. Tutto il pubblico ha assistito in piedi, con rispettoso silenzio (ma anche cantando col coro da parte di alcuni) i coinvolgenti versi patriottici. E’ seguita la tonante musica, fortemente ritmica e rifuggente da complicazioni armonistiche e contrappuntistiche, dei Carmina Burana del 1937 del musicista tedesco Carl Orff, che costituiscono il suo capolavoro, nei “Trionfi”, opera-cantata scenica in un atto. La presentatrice ha poi portato i saluti del tenore concittadino Cristiano Olivieri che non ha potuto partecipare alla festa, in quanto impegnato, in questa serata, al Teatro Verdi di Trieste. Degno di ricordo è un brano interpretato dalla Swinger Big Band di cui sono autori Giorgio Della Santina ed Hengel Gualdi; opera di qualche decennio fa dedicata a Cattolica:”La mia Regina”. Sono seguite poi musiche moderne della Big Band con un cantante ed alcune giovani cantanti. Si è proseguito con la pregevole esibizione del clarinettista Umberto Gnassi che ha dimostrato con grande maestria il suo virtuosismo in due celebri brani che sembrano scritti proprio per la voce di un ecclettico clarino. E’ stata la volta poi, nell’ultima parte della serata, del coro lirico di Cattolica diretto dal maestro Gilberto Del Chierico, con al pianoforte il maestro Fabrizio Di Muro che hanno esodito con: “Gli arredi festivi” e il “Va pensiero” dal Nabucco di Verdi. E’ con questa opera che il maestro di Roncole di Busseto, nel 1842 alla Scala, riscosse un clamoroso successo che lo rincuorò e gli diede fiducia, dopo i dolorosi lutti in famiglia (la perdita della giovane moglie e due figli) e l’insuccesso di due anni prima con l’opera buffa “Un giorno di
regno”. Fu un successo la prima del “Nabucco”, il cui libretto non sfuggì alla censura, dato il contenuto fortemente allusivo ad un raffronto politico alla Milano di quel tempo sotto la dominazione austriaca. La concezione verdiana dell’opera, il cui dramma individuale ben si delineava in un contesto di drammi collettivi, gli procurerà seri fastidi ed ancor più, l’anno seguente, si scontrerà con la censura con l’opera “I Lombardi alla prima crociata”. E’ seguito poi il brano: “Per te d’immenso giubilo” dalla Lucia di Lammermoor di Gaetano Donizetti, con la bravura del coro e con l’ingresso della potente voce solista del tenore Ermanno Giovannini col brano: “Per poco fra le tenebre” (nella sala del castello ove le dame e i cavallieri festeggiano le imminenti nozze) nelle vesti di Lord Arturo Buklaw. A seguire, la romanza “Acerba voluttà” dalla Adriana Lecouvreur di Francesco Cilea, interpretata dalla concittadina Julija Sansonova nella parte della principessa di Bouillon, dal secondo atto dell’opera, nel salotto della Duclas mentre attende Maurizio, conte di Sassonia. Poi dal Rigoletto di Verdi la romanza “Caro nome” dal primo atto, interpretato dalla giovane soprano Federica Livi seguito poi dalla chiusura della stessa drammatica opera, alla fine del terzo atto con l’interpretazione, assieme al soprano, nel duetto, del concittadino baritono Daniele Girometti nella parte culminante di Rigoletto con “La maledizione”. Il tenore Mauro Montanari ha interpretato Calaf nella celebre impegnativa romanza (cara a Pavarotti) “Nessun dorma” della Turandot, opera in tre atti di Giacomo Puccini. Dal Barbiere di Siviglia di Gioachino Rossini i carissimi coniugi concittadini Daniele Girometti (baritono) e Julia Samsonova (mezzo soprano) hanno presentato con maestria la romanza-duetto, “Dunque io son”. Dall’opera Mosè di Rossini il brano “Dal tuo stellato soglio” interpretato dal coro lirico, dal tenore Ermanno Giovannini, dal baritono Daniele Girometti e dal soprano Federica Livi. Infine, a chiudere con la lirica, il “brindisi” della Traviata di Verdi, con il coro, col tenore Mauro Montanari ed il soprano Federica Livi. Il ricorso al “brindisi” è sempre doveroso nella interpretazione verdiana che accede ad un esempio di realismo il tema pensato da Alessandro Dumas figlio, che lo vede come una critica della vita mondana in opposizione al dominio dell’avventuroso ma che esprime intellettualmente la via dell’obbedienza a canoni moralistici, infine. Ha chiuso le celebrazioni il sindaco Piero Cecchini con l’augurio di buone feste a tutti i presenti ed a tutti i cattolichini. Infine, il coro e l’orchestra hanno allietato il pubblico con la canzone di Natale, White Christmas. L’Anna Sanchi, da brava presentatrice, ha infine salutato tutta la nostra città a nome di tutti i consiglieri ed assessori del Comune di Cattolica.
CATTOLICA
Gennaio 2015
33
Giovani e impresa. Creata da Valentina Giorgi. Primo negozio mono-marca in via Renzi. L'e-commerce che funziona
Rêve, nuovo brand borse made in Cattolica - Era il 2011. Valentina Giorgi ha 23 anni. Insieme ad un gruppo di amici, è in un bar di Riccione per passare un po' di tempo. Le si avvicina una signora e domanda: “Bellissimi quegli orecchini. Dove li hai comprati?”. “Li ho fatti io!”. “Me ne fai un paio anche a me?”. Inizia la veloce trattativa. “Va bene; 30 euro?”. “Te ne do 20. Che dici?”. “Va bene!”. Passano pochi giorni e Valentina consegna i suoi orecchini a forma di cuore con cristalli Swarovski incastonati. Ad un altro forse sarebbe tutto finito lì. Magari qualche altro pezzo fatto per gli amici, o per un fidanzato coraggioso come la signora riccionese. Invece, a Valentina si accende la cosiddetta lampadina dell'imprenditore. E' il primo passo del suo marchio: “Rêve” (dal francese, sogno). Racconta, dall'interno del suo primo negozio mono-mar-
“Bellissimi quegli orecchini. Dove li hai presi?”. “Li ho fatti io”. “Me ne fai un paio anche a me”. Nasce la sua bottega GIOVANI ca, aperto in via Renzi, a Cattolica, ai primi di dicembre: “Non so perché, ma mi è venuta in mente di aprire un'attività. Grazie anche ai miei genitori che mi hanno sempre sostenuta e motivata. Non sarà stato facile per loro che a 23 anni smettessi con la scuola. Studiavo giurisprudenza”. “Non vedevo l'ora - continua Valentina - che arrivasse
sera per smettere coi libri e creare le mie cose: facevo cuscini, cucivo, facevo vestiti, decoravo mobili. Creavo orecchini, braccialetti. Non avevo pace. Era il mio silenzio creativo, ma ancora non sapevo che cosa volessi fare. Ero soltanto alla ricerca”. Dopo la prima vendita occasionale, Valentina inizia a fare bracciali, collane, orecchini, braccialetti, sempre impreziositi dagli Swarovski, che vende ad un negozio di Cattolica; questa volta però con la regolare partita Iva. Con i suoi accessori va per fiere. Prima Milano e poi Parigi. Ha la forza per fare pubblicità su Vogue Accessory (un ramo accessori della famosa rivista di moda che esce due volte l'anno). Le borse sono la naturale conseguenza degli orecchini, braccialetti, collane... Presenta una collezione coordinata già l'anno dopo, nel 2012. Riesce a vendere i suoi manufatti in una
Partner ideale dei Tuoi Progetti
Valentina Giorgi e la sua prima boutique mono-marca. E' stata aperta a Cattolica, via Renzi, ai primi di dicembre
ventina di negozi. Se il prodotto è la fondamenta di ogni attività, non lo è da meno la commercializzazione. La giovane cattolichina ha costruito una piccola rete: cinque agenti, l'e-commerce (sia col sito, sia con facebook). Lo scorso anno in gennaio (replicherà quest'anno) ha partecipato alla fiera di settore a Parigi, “Who's next” (Chi è il prossi-
mo). Incontra, la proprietaria di una catena di trenta negozi in Israele che propongono solo moda made in Italy. Per le borse scelgono le sue. Si chiamano Jack Kuba. In Italia, le sue borse in ecopelle e pelle si trovano in una trentina di città: Milano, Bologna, Firenze, Napoli, Taormina, Siracusa... All'estro oltre che in Israele, il suo marchio è anche in
Francia, Spagna, Inghilterra. A chi le chiede quali sono le sue passioni, risponde con un sorriso largo: “Il mio lavoro. E' una passione per la passione. Mi piace passeggiare ma mentre cammino penso alle miei borse. Cerco di farmi venire idee”. L'idea della sua collezione primavera/estate che presenterà in marzo le è venuta passeggiando sulla spiaggia: il mare, la sua musa. Afferma: “Sarà caratterizzata dal blu, dall'azzurro, dal corallo, dalla sabbia... Spero che possa andare bene”. In questi tre anni ha compiuto tanti passi. Si è concentrata solo sulle borse (made in Italy nei materiali e nella manifattura). Di livello medio-alto, ha iniziato con l'eco-pelle, poi l'ecopelliccia. Per raggiungere un target meno giovanile le ha proposte in pelle. Il prossimo passo sarà l'apertura di un secondo negozio mono-marca e incrementare le vendite all'estero. “E poi quello che verrà”.
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- Il 2014 se n’è andato e per i podisti del G.S. Atletica 75 Cattolica è tempo di bilanci. Con rinnovata soddisfazione si può dire che anche l’anno appena trascorso ha dato grandi soddisfazioni, a partire dalle competizioni organizzate: il “Trofeo Bruno Giannoni” a Cattolica (gara del Mini Calendario Podistico), l’“Assedio al Castello di Gradara” e il “Trofeo San Giovanni in Marignano” (entrambe gare del Calendario Podistico Estivo) ed il “Trofeo Città di Gabicce Mare” (gara del Calendario Mare-Verde-Monte). Quattro competizioni molto partecipate e apprezzate dal punto di vista organizzativo e alle quali si va ad aggiungere la collaborazione fornita agli organizzatori della “Legality Run”, bell’evento podistico tenutosi questa estate proprio a Cattolica. Sul fronte dei risultati sportivi va ricordato l’importante piazzamento di squadra con la conferma del Terzo posto, ma proprio ad un soffio dal secondo, nel combattuto Calendario Mare-Verde-Monte che si corre nella provincia di Rimini. A livello individuale invece spiccano per importanza i due titoli di Campione Italiano di Categoria UISP e FIDAL sulla distanza della Mezza Maratona di Adolfo Accalai, un atleta che per tutto il Gruppo rappresenta un esempio di dedizione, tenacia e sacrificio. Qualità che lo hanno portato ad una longevità sportiva unita ad una freschezza atletica che pochi altri atleti in Italia possono vantare. Da segnalare inoltre due finishers della società cattolichina (Valerio Leardini e Roberto Bertuccioli) alla nota “100 Km del Passatore”, da Firenze a Faenza, come pure le imprese off-road di Danilo Biagiotti all’Etna Trail (64 Km con 3250 metri di dislivello positivo) e Stefano Grilli all’Ultra Trail del Monte Bianco (101 Km con 6000 m. di disli-
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Annata da incornciare per l'Atletica 75. Quest'anno compie i 40 anni. Feste e non solo
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Bagno San Silvestro, uomini e donne coraggiosi LO SPORT
vello positivo e scusate se è poco!). Sulla distanza della Maratona (42,195 Km), da segnalare il probante risultato ottenuto da Andrea Marini alla Torino Marathon, chiusa in 2h46’04”. Infine, le due vittorie, nelle rispettive categorie, ottenute da
Quelli del bagno e i primi tre della sociale
Massimo Giustini e dal solito Adolfo Accalai, nel Calendario “Correre x Correre” che si disputa nella Provincia di Pesaro. Cotante imprese sono state degnamente celebrate nel tradizionale pranzo Sociale di fine anno a base di pesce dell’Adriatico a Km 0 anzi, a Miglio 0, durante il quale, come di consueto, sono state effettuate le premiazioni della classifica interna. Quest’anno vinta da Andrea Marini, il quale si è così aggiudicato il Titolo di “A so’l più fort 2014!”, seguito da
Adolfo Accalai e da da Marco Magi [Foto]. Come avvenuto anche lo scorso anno durante il pranzo è stato distribuito a tutti gli atleti il secondo numero della rivista (annuale) AtleticA75, 36 pagine contenenti le classifiche, proposte di allenamento, interviste agli atleti, resoconti di gare, articoli su alimentazione, fisiologia, storie sportive, avventure passate e molto molto altro ancora. Oltre ad una lunga carrellata finale di foto commentate che ripercorrono tutto l’anno sportivo. Il giornale 2014, come anche il numero del 2013, può essere liberamente scaricato in versione digitale dal sito www.atletica75.it. Inoltre, come ormai da 10 anni a questa parte, l’arrivo del nuovo anno è stato salutato dai podisti dell’A75 con un eroico gelido bagno in mare di fronte a Piazza Primo Maggio. Quest’anno la temperatura era veramente glaciale e resa quasi proibitiva dal fortissimo vento artico; ma i nostri eroi (alcuni li hanno definiti in altro modo ma non sottilizziamo) non si sono di certo tirati indietro ed hanno fatto proprio il motto: “Non esistono condizioni meteo avverse ma solo atleti arrendevoli!” [Foto].
Da segnalare, in ultimo, che nel 2015 il G.S. Sportivo Atletica 75, che come noto annovera oltre alla Sezione Podismo anche quella di Ginnastica Artistica (a proposito, bellissimo il Saggio di Natale) e Atletica Leggera, festeggerà i suoi primi 40 anni e lo farà con una
serie di eventi e iniziative durante tutto l’anno. La prima in ordine di tempo sarà il “Corso di Corsa” che avrà inizio il 10 gennaio. Il Corso, sviluppato su più incontri, è stato pensato per tutti i neofiti, uomini o donne, che intendono avvicinarsi al mondo della Corsa o anche per coloro che, pur già praticando la corsa, necessitano di utili indicazioni sulla corretta tecnica, sul riscaldamento, lo stretching, la fisiologia, gli errori da non commettere, sulle giuste calzature e su tanto tanto altro ancora. Il Corso sarà tenuto da Tecnici dell’Atletica 75 laureati in Scienze Motorie. Sicuramente un’occasione da non perdere per avvicinarsi ad un bellissimo sport che anno dopo anno sta vedendo incrementare in modo esponenziale il numero dei praticanti ed anche perché “Correre fa bene...se si corre bene”. Per informazioni: segreteria Atletica 75 Tel. 0541.830556 oppure info@atletica75.it. Marco Magi
CATTOLICA BIANCHERIA - TENDAGGI ARREDAMENTO ALBERGHIERO San Giovanni - Via dei Castagni 47 - Tel. 0541. 956654 Rimini - Via Marecchiese 2/A - Tel. 0541.791969
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Aperitivo Letterario7: Maurizio Castelvetro e Angelo Turchini
I Malatesta e The Navi
35 BIANCHERIA - TENDAGGI ARREDAMENTO ALBERGHIERO San Giovanni - Via dei Castagni 47 - Tel. 0541. 956654 Rimini - Via Marecchiese 2/A - Tel. 0541.791969
CULTURA Le copertine dei libri di Maurizio Castelvetro e Angelo Turchini
di Patrizia Mascarucci - Dall’8 al 29 novembre 2014 i sabati dell’APERITIVO LETTERARIO 7 presso la Biblioteca Comunale di Cattolica quest’anno sono stati dedicati alla Romagna felix, un tour letterario. «Viaggio in Romagna potrebbe essere l’altro titolo di questa settima edizione di Aperitivo letterario. Parafrasando Goethe, come romantici viaggiatori ottocenteschi, ci apprestiamo ad intraprendere un tour alla scoperta della Romagna felix, Romagna feconda, placida e prosperosa, ma anche misteriosa, tenebrosa e noir»: così l’assessore Anna Sanchi ha introdotto il programma autunnale della settima rassegna letteraria. La collaborazione tra l’Assessorato alla Cultura ed il Personale del Centro Culturale Polivalente ha determinato il successo di una formula ormai collaudata, attesa dai cittadini di Cattolica e dintorni. L’8 novembre l’architetto Maurizio Castelvetro ha presentato The Navi: ipotesi di un intervento in una ex-colonia marina a Cattolica. L’ex colonia marina neofuturista “XXVIII Ottobre” di Cattolica i “Figli degli
italiani all’estero” (oggi nota come “Le Navi”), è l’oggetto di una originale tesi di laurea in architettura, conseguita nel 1983 ed elaborata insieme a Nando Zani, in cui ricerca sul contesto storico, analisi stilistica, documenti d’epoca ed ipotesi di recupero confluiscono in un’opera immersa nel clima delle avanguardie creative della new wave degli anni Ottanta. All’epoca la tesi con il suo
lavoro di ricerca in gran parte tuttora attuale, graficamente come una rivista (fatto originale ed inedito per le tesi di laurea nell’era pre-digitale), era stata “sponsorizzata” dal Centro Culturale, che aveva fornito tecnologie di stampa avanzate e materiali; oggi essa è stata ristampata integralmente in tiratura limitata e dotata di codice ISBN con la tecnica ormai collaudata del print-on-demand per l’editore Youcanprint.
Open Day interamente dedicato ad Agraria, sabato 24/1 dalle 15 alle 18
La presentazione ha attraversato criticamente la storia dell’originale architettura ed è stata arricchita dalla proiezione di immagini inedite e dalle letture di Mirco Gennari, calatosi nella parte di un cronista dell’epoca fascista, rendendo vivo al pubblico il contesto della stereotipata retorica autoreferenziale del regime e del dibattito architettonico dell’epoca. L’attore ha letto un estratto dal reportage edito in prima pagina da Il Corriere della sera nell’estate 1934 per l’inaugurazione della colonia, una recensione critica della rivista ultrafascista “Architettura” e la relativa corrispondenza intercorsa tra il progettista Clemente Busiri Vici e il direttore della rivista. Il testo è arricchito da immagini che attraversano e miscelano la storia dell’architettura moderna tra le due guerre e la cultura moderna dei primi anni ’80, oltre che da rari documenti su Le Navi, interessanti sia per gli specialisti che per i cittadini.
Il libro è in vendita, oltre che online in tutti i canali di vendita editoriale, presso l’edicola in via Nazario Sauro e la libreria Gulliver . Introdotto dal direttore della casa editrice cesenate Il Ponte Vecchio, il 15 novembre 2014 Angelo Turchini ha presentato I Malatesta signori di Rimini e Cesena. Un viaggio tra il XIII ed il XV secolo. Angelo Turchini, professore ordinario di Archivistica presso l’Università di Bologna, ripercorre con un argomentare dotto e coinvolgente la storia della famiglia Malatesta svoltasi sui territori tra Rimini e Cesena, l’Appennino fra Romagna e Marca, il Montefeltro, Pesaro, Fano e Senigallia e fino a Sansepolcro. Dalla leggenda, dalle origini, alle lotte tra Guelfi e Ghibellini, agli ultimi Malatesta: ricostruisce le vicende del condottiero “mastin vecchio”, di Sigismondo Pandolfo il “diavolaccio” e Roberto “il magnifico assassino”. Vicende dove non mancarono stupri ed altre efferatezze. La famiglia Malatesta, o i Malatesti, cacciati da Roma e finiti in Romagna, con i suoi condottieri rappresenta il gotha dei Signori delle guerre italiane. Tra documenti falsi e leggende che rinviano l’origine della famiglia a Scipione l’Africano e la discendenza dal nipote di Noè, sotto la protezione di qualche discendente divenuto Santo, la famiglia tiene saldo il potere della Signoria riminese, governando la comunità e determinandone i destini: una forma di potere personale, familiare e dinastico, che si realizza in un contesto comunale
cittadino e territoriale ben preciso in cui non è facile distinguere gli interessi del Comune da quelli delle famiglie dominanti. Turchini rilegge le vicende di Paolo e Francesca, la leggenda di una storia d’amore senza tempo, ponendo l’interrogativo se Francesca sia stata davvero uccisa o sia stato un incidente... L’indagine su personaggi notissimi cui Turchini dà una coloritura nuova nel rispetto della storia dà, nel contempo, alle leggende una ‘svelatura’ senza però intaccarne la magia. Del resto la leggenda ha il grande merito di avvicinare e suscitare curiosità per la storia. La volontà dell’Archivista di porre chiarezza sui luoghi comuni tramandati da alcuni autori e di collocare gli acca dimenti e le vicende in un contesto più generale. Angelo Turchini, infine, non poteva mancare di dedicare un capitolo all’impegno della famiglia Malatesta nel portare ricchezza e bellezza nel loro dominio, a cominciare dalla sistemazione delle case fortificate fino alla committenza malatestiana per le arti, per la cultura del libro il cui santuario è la biblioteca di Cesena cui mise mano per primo Novello. Sul timpano del portale della biblioteca ancora campeggia l’elefante, emblema dei Malatesti, con il motto “Elephas Indus culices non timet”, “L’elefante indiano non teme le zanzare”: come a dire che chi è forte come l’elefante non si cura delle meschinità degli ignavi o degli inferiori e che un Signore illuminato non sempre combatte e perseguita i propri oppositori. Acquistabile su: http://www.ibs.it/code/ 9788865413531/turchini-angelo/malatesta-signori-rimini.html Editore Il Ponte Vecchio, Cesena.
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I contrasti fra il CLN e gli ufficiali alleati per la nomina del sindaco e giunta
Lo spettro del CLN 1944-2014 LA RESISTENZA RACCONTA di Maurizio Castelvetro* - Tra il 1944 e di il 1945, all’atto della liberazione dal nazifascismo, in tutti i Comuni italiani del centro-nord i partiti che avevano operato nella clandestinità (PCI, PSI, PRI, DC, Partito d’Azione...) riuniti nel Comitato di Liberazione Nazionale (CLN) assunsero tramite rappresentanti locali il potere politico nelle città, in accordo – e talvolta in disaccordo, come vedremo avvenne a Cattolica, ma anche nelle vicine Pesaro e Cervia – con gli ufficiali alleati posti d’autorità al governo delle città: con ciò volendo concretamente manifestarsi la capacità politica ed amministrativa del popolo italiano di assumere il governo del Paese su nuovi basi democratiche ed antifasciste. A seguito dello sfondamento della Linea gotica, il 3 settembre 1944, quando gli alleati entrarono a Cattolica fu immediatamente presentata loro dal CLN locale, già attivo durante la Resistenza, una situazione politico/amministrativa già strutturata, avendo nominato sindaco Giuseppe Ricci (PCI), comandante del Distaccamento della Valconca della 29a Brigata Garibaldi, e con esso l’intera Giunta municipale. Gli alleati, che già durante l’avanzata militare avevano avuti simili rapporti con i partigiani italiani, non accettarono tuttavia tale situazione di fatto, e una settimana dopo il CLN fu da essi destituito di ogni rappresentatività ed il sindaco e la giunta vennero sostituiti d’autorità dal neogovernatore cittadino “Chief Administrative Officer Cap. Garigue”. Al loro posto fu designato come sindaco il “colonnello” Gino Morbiducci, presentatosi al comando alleato con credenziali ritenute attendibili come comandante partigiano della “banda Massi” di matrice cattolica, escludendo dalla nuova Giunta personaggi legati il PCI ed al Partito d’Azione, ovvero i principali protagonisti della Resistenza nella zona. Tale scelta lasciò interdetta tutta l’organizzazione resistenziale, che ignorava l’esistenza e l’attività di tale personaggio e del suo gruppo: fu così deciso di avviare una indagine riservata che, dopo un mese, si concluse con un formale atto del CNL che sanciva la non attendibilità delle operazioni militari dichiarate da Morbiducci. Il CLN continuò ad incontrarsi nell’inverno 1944/ 45, anche con la partecipazione del sindaco Morbiducci, con l’obbiettivo di ampliare la par-
tecipazione politica nella Giunta a tutti i partiti, in maniera paritetica, chiedendo inoltre in particolare l’estromissione dalla Giunta di Giorgio Giori (DC), ultimo commissario prefettizio attivo durante la RSI (Repubblica Sociale Italiana). Nonostante il parallelo riconoscimento da parte del comando alleato a livello nazionale del ruolo del CNL quale organismo di rappresentanza della Resistenza, si continuò ad avere a livello locale un sostanziale rifiuto del suo ruolo politico nel governo della città. Fu attraverso una paziente ed abile tessitura politica in cui venne coinvolta anche parte della Giunta comunale, coordinata da tutti i partiti ad esclusione degli ondivaghi rappresentanti della Democrazia Cristiana, che si giunse allo “scardinamento” di Morbiducci, che presentò le sue dimissioni nella primavera del 1945. Il tentativo di risolvere la crisi proponendo da parte del CLN una nuova Giunta, puntando nuovamente su un candidato unico, il comunista Giuseppe Ricci (già sindaco per poche settimane nel settembre 1944), non ebbe il successo sperato: le autorità alleate, pur disposte al dialogo e a valutare positivamente proposte relative ai nominativi dei componenti la Giunta, non volevano accettare intromissioni né tantomeno decisioni da parte di un organismo che sostenevano non essere rappresentativo. La crisi di governo perdurò un paio di mesi ed ebbe una svolta drammatica allorché, a fronte della improvvisa ed arbitraria nomina a sindaco dell’ingegnere Donaldo (o Arnaldo) Rampini (DC), residente nelle Marche, da parte del C.A.O. G. B. Ingham (succeduto a C.J.A. Gregg) con conseguente ordine di scioglimento del CNL. Immediatamente quest’ultimo con una lettera inviata proprio il 25 aprile 1945 annunciò le dimissioni di tutti i suoi componenti facenti parte della Giunta comunale, rifiutandosi di avvallare scelte estranee ad ogni logica democratica e rappresentativa. Ciò avvenne nonostante le minacce nei loro confronti di arresto domiciliare, che fu effettivamente attuato, seppur per un solo giorno: dopodiché gli assessori furono anche lodati dallo stesso Ingham... per la fermezza dimostrata! Seguirono altre vicissitudini che sono in corso di studio; sta di fatto che Rampini non avviò il suo mandato e come sindaco venne nominato definitivamente un altro candidato di gradimento del Governatore alleato, ma questa volta approvato in
Marchio C.L.N. e Timbro AMG
seconda istanza anche dal CLN, del quale era stato per qualche mese anche presidente: il liberale Angelo Salmaso. Da quel drammatico momento in poi il CLN fu definitivamente riconosciuto come interlocutore politico dagli alleati, anche se la loro preclusione politica verso il PCI rimase forte fino alle elezioni del 1946 (anno delle prime elezioni, a seguito delle quali Ricci divenne sindaco e il CLN cessò di operare). E' nel preciso contesto temporale di questa fase storica, ad offrirne uno spaccato vivido ed originale, che si colloca uno straordinario documento di parte alleata che riportiamo integralmente, proveniente dal fondo “A.M.G.” (Allied Military Government) comunale, il temporaneo governo militare dei territori occupati dalle forze alleate durante la Campagna d’Italia. Si tratta di un appunto scritto a matita su più pagine in lingua inglese verosimilmente attribuibile allo stesso Town Major G. B. Ingham in risposta alle proposte avanzate dal CLN, privo di una corrispondente versione scritta a macchina: un testo quindi privo di ogni ufficialità, come appare evidente anche dai toni decisamente inusuali. La sua datazione risale alla primavera del 1945, come è possibile ricostruire dai fatti in esso rappresentati, così come li abbiamo letti negli atti ufficiali del Comune di Cattolica e del locale CLN (provenienti dall’archivio comunale e dall’archivio del PD di Cattolica). Questo il testo originale (tradotto da Valter Castelvetro, revisionato da Maria Silvia Riccio): Allo Spettro del C.N.L. Cattolica E' piuttosto inconsueto ricevere lettere dagli spettri. E' ugualmente inconsueto che uno spettro scriva (su una macchina da scrivere di un al-
tro spettro). Tuttavia, in considerazione del rispetto che è sempre dovuto al soprannaturale, come atto di mera cortesia mi accingo a fornire alcune risposte. La prima è che essi (gli spettri) appaiono di solito con lo scopo di terrorizzare noi poveri mortali. Un’altra è che non è infrequente rilevare come le loro affermazioni siano difficili da provare. Una terza è che sono propensi ad esprimere opinioni che non hanno una valenza generale ma sono piuttosto loro personali o dei loro proseliti. Avendo ben presenti questi presupposti, e con il dovuto rispetto per il soprannaturale, mi accingerò ora a chiarire uno o due punti dell’epistola spettrale. Innanzitutto la materia del contendere. Mi rincresce di non essere stato reso edotto della questione, ma lei mi informa che essa è stata sottoposta al Vice Prefetto, il cui compito è appunto quello di indagare in faccende di tal fatta. Evidentemente egli si è ritenuto soddisfatto delle conclusioni, altrimenti se ne sarebbe sentito parlare ancora. In ogni caso non vedo il motivo per cui egli debba riferire alcunché a qualsiasi C.N.L., vivo o morto che sia. Secondo, lei mi fraintende, poiché io non le ho chiesto di eleggere un Sindaco. Le ho chiesto invece e chiaramente i nomi di 3 o 4 persone tra le quali potessi raccomandarne una o due al Governatore Provinciale, che deve discutere della questione con il Prefetto. E cosa ha fatto lei? Ha tentato di impormi una singola persona. Di conseguenza con uno moto d’ira io le ho ordinato di presentarmi almeno altri 2 nominativi. Riconosco che lei mi ha fornito in effetti i 2 nominativi richiesti, che io ho inviato immediatamente a Forlì unitamente al mio parere su di essi.
Dopodiché non ho avuto più alcuna notizia, pur essendo io sempre disponibile a considerare altri nominativi. E' pur vero che qualche nome mi fu sottoposto ma, e mi perdoni se sono stato frainteso, dopo averli considerati singolarmente sono pervenuto alla conclusione che ognuno di essi fosse contraddistinto dall’essere in qualche modo sottoposto a certe influenze che non consideravo né allora né oggi essere nel migliore interesse di Cattolica. Alla mia domanda del perché il suo nome non fosse mai stato proposto, il Sig. Salmaso mi ha risposto di non avere un temperamento confacente alla posizione di Sindaco. Sono d’accordo con lui. Infatti non gli ho mai proposto di assumere tale incarico. Terzo, avendo discusso della situazione con il Governatore Provinciale ho scelto - e di tale scelta non mi pento - una persona che ritengo sia una delle poche che possano essere imparziali ed al contempo abbiano sufficiente esperienza del mondo per operare in qualità di Sindaco, almeno fino a quando possano essere tenute regolari elezioni e la reale volontà del popolo di Cattolica possa avere espressione. Quarto, sono stato sollecitato ad indire una riunione con le sei persone che lei ed io consideravamo adatte a costituire una Giunta in rappresentanza del popolo. Ma voglio andare oltre, e spiegare financo le mie ragioni in generale per quei sei. Innanzitutto erano persone che avrebbero potuto dividersi il lavoro del Comune, con gran beneficio per il popolo. Uno di essi era particolarmente idoneo a tutelare gli interessi del settore della pesca, un altro a sorvegliare strettamente l’andamento del mercato, un terzo a controllare la distribuzione dei combustibili e così via.
Per concludere, per quanto a lei Sig. Spettro possa sembrare bizzarro, è mio precipuo dovere e piacere cercare di aiutare questa comunità al meglio delle mie capacità, ma vi sono uno o due fattori vincolanti. Gli ordini che ricevo giungono dai gradi superiori e vanno ottemperati. Non posso consentire a che gli ordini dei miei superiori vengano contravvenuti. Le condizioni sono assai difficili, i trasporti ed anche i generi alimentari scarsi. Questi fattori unitamente alle esigenze belliche, che le vorrei rammentare sono sempre attuali, rendono le circostanze generali del tutto squilibrate e richiedono pertanto il sacrificio di molte cose che tutti noi riteniamo care. E' questo essenzialmente un tempo in cui tutti devono lavorare uniti per il bene comune al fine di ottenere il massimo da quel poco che ci è concesso. Perciò, Sig. Spettro, le porgo i miei saluti e le chiederei di restare sepolto fino al giorno in cui un legittimo regime democratico torni a governare Cattolica. Nel frattempo, onde evitare che lei si raffreddi nella sua dura terra, sono disponibile a ricevere e ad ascoltare gli amichevoli suggerimenti di chiunque tra i suoi membri si voglia presentare personalmente, ma non in rappresentanza di un’intera comunità di spettri. I toni, come si vede, sono decisamente sarcastici, mentre l’intitolazione originale parrebbe citare direttamente l’incipit del Manifesto di Karl Marx: “Uno spettro si aggira per l’Europa – lo spettro del comunismo”. Il livello politico appare non esistere agli occhi del Governatore alleato, tutto teso alla gestione di una sorta di manutenzione puramente tecnica della macchina amministrativa, tramite la presenza di personaggi ritenuti “imparziali” o “apolitici”. Possiamo comunque senz’altro considerare questo testo come il diretto ed intimo pensiero del Military Governor (Governatore militare) allora in carica a Cattolica, e con lui di larga parte delle autorità alleate. Esso, per evidenti motivi di opportunità politica, all’epoca non era stato portato alla luce, almeno non in questa forma letteraria: esso tuttavia non è stato cestinato, rimanendo archiviato ed arrivando così fino ai nostri giorni, a testimoniarci come la Storia non segua percorsi lineari, come anche tra i combattenti per la libertà ci fossero contrasti e differenze ideologiche e che la democrazia non è mai un dono ma una conquista. *Presidente ANPI Cattolica-Valconca
Riflessioni bibliche “Non possiamo non definirci cristiani”, Benedetto Croce
IMPEGNO CIVILE
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Riflessioni bibliche
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I radicali contenuti sociali del suo messaggio evangelico incanalati nel piano spirituale
“Il cristianesimo ha tradito Gesù?”, Giorgio Jossa
LA RIFLESSIONE Gerusalemme, città sacra agli ebrei, musulmani e cristiani
Papa Bergoglio
di Luca Kocci - Indagando sulla morte di Gesù e su quello che accadde dopo la sua crocefissione è possibile capire molto del percorso della Chiesa attraverso i secoli e della stessa Chiesa cattolica di oggi. Si comprende, per esempio, perché i radicali contenuti politico-sociali del messaggio evangelico siano stati depotenziati e incanalati su un piano spirituale; per quale motivo le donne, da protagoniste che furono al tempo di Gesù, nella Chiesa siano state declassate in un ruolo secondario e ancillare rispetto agli uomini; perché è stata costruita un’istituzione ecclesiastica mai pensata da Gesù, tantomeno nelle dimensioni elefantiache e gerarchiche che si sono andate configurando e strutturando in età moderna e contemporanea, fino al nostro presente. Sono alcuni degli aspetti che si possono cogliere nell’ultimo libro di Adriana De-
Un rivoluzionario crocifisso dai poteri mondani fattispecie gli autori dei Vangeli –, ma che tale ricerca può contribuire a spiegare ed interpretare il presente. Il punto di partenza è la predicazione di Gesù che presto coinvolge un gran numero di persone, attirato dalla sua proposta di «alternativa radicale», non in un aldilà dai contorni indefiniti, ma nel presen-
te della Giudea di Ponzio Pilato e della Galilea di Erode Antipa: un messaggio «destabilizzante», soprattutto per chi deteneva il potere politico, perché Gesù «non era un teologo con lo scopo principale di ideare teorie, divulgarle e farle conoscere ad altri teologi», ma «un uomo d’azione che voleva cambiare la vita delle persone,
la realtà concreta dei contadini e degli abitanti dei villaggi». La speranza era chiara: che «Dio trasformasse il mondo», che operasse un «capovolgimento della società iniqua», perché Dio e mammona sono incompatibili. Il bersaglio principale di Gesù, sebbene non l’unico, è il «potere iniquo dei ricchi», quello
Cento anni fa a Natale: la grande guerra Papa Francesco
di Gianfranco Vanzini
Indagando sulla morte di Gesù e su quello che accadde dopo la sua crocefissione è possibile capire molto del percorso della Chiesa attraverso i secoli e della stessa Chiesa cattolica di oggi stro e Mauro Pesce, La morte di Gesù. Indagine su un mistero (Milano, Rizzoli, 2014, pp. 358, euro 18), una puntuale ricerca che, sulla base dell’analisi rigorosa e dettagliata dei testi (soprattutto i Vangeli canonici, ma anche alcuni apocrifi, gli Atti degli apostoli, le lettere paoline e altri documenti dei primi secoli), utilizzando gli strumenti dell’esegesi, della storiografia e dell’antropologia, ricostruisce in maniera approfondita la morte di Gesù – non solo i fatti del “venerdì santo”, ma il filo rosso della morte attraverso la sua intera esistenza terrena – e gli eventi successivi, che risultano decisivi per la comprensione della Chiesa di oggi. A dimostrazione che non solo è possibile una ricerca scientifica assolutamente laica su un passato inevitabilmente trasfigurato e trasformato dalla fede di chi lo ha raccontato – nella
che gli attirerà buona parte delle ostilità. Al culmine della sua azione, arriva l’arresto, la condanna a morte e la crocefissione, che il volume narra e analizza con dovizia di particolari. Preannunciata dallo stesso Gesù, ma non per questo da lui ritenuta indispensabile per la venuta del Regno e per la sal-
- 1914: Si avvicina il Natale del primo anno della grande guerra. Papa Benedetto XV lancia un appello alle forze combattenti per una tregua nei giorni delle festività natalizie. L’appello viene respinto. Perché la guerra è brutalità e violenza e tale deve essere. Gli alti comandi politici e militari non volevano correre il rischio che, in un conflitto che esigeva cieca brutalità e spietatezza, ( le trincee erano a pochi metri di distanza l’una dall’altra) l’irruzione di sentimenti di umanità, religiosità e fratellanza potessero incrinare la reciproca furia omicida. Quasi che festeggiare il Natale senza sparare , senza uccidere, o essere ucciso, potesse minare la propensione al combattimento, l’odio verso il nemico e la fede incrollabile nella vittoria. Lo stesso Papa Benedetto XV doveva tristemente prenderne atto il 12 dicembre 2014 affermando:”...Purtroppo la nostra cristiana iniziativa non fu coronata dal successo.” Tuttavia, e questo è il fatto più importante, se l’iniziativa del Papa, pur provocando accese discussioni fra i favorevoli e i contrari, non ebbe successo fra gli alti vertici politici o militari, ebbe invece uno straordinario effetto e successo fra
le truppe belligeranti. Su vari fronti in particolare su quelli di Ypres, Armentieres e Lille i testimoni ricordano molti commoventi episodi. Primo fra tutti il coro dei canti natalizi, in particolare Stille nacht che, con parole diverse, ma con la stessa musica veniva intonato da una parte dei militari e proseguito dall’altra. Poi, con molta circospezione e tremore, gruppetti di soldati disarmati uscivano dalle trincee, camminando lentamente verso le postazioni nemiche, recando doni e biglietti augurali. Quasi spinti da una forza invisibile: la forza residua dell’umanità innata, dopo mesi di orrori e violenze. Ben presto decine, centinaia di fanti dei due eserciti si ritrovarono nella terra di nessuno stringendosi le mani, abbracciandosi, scambiandosi doni e cartoline, in qualche caso cantando e ballando. Il fatto non piacque agli alti
comandi tant’è che ci fu la consegna del silenzio. Fu una corrispondenza del New York Times dal fronte settentrionale che svelò quello che era successo sui vari fronti, descrivendone le fasi e le dimensioni. Che cosa poteva avere irritato gli alti comandi? Che pericolo avevano corso, se i loro soldati per qualche minuto si erano riscoperti uomini e non solo nemici? Perché invece di combattere questo moto spontaneo di pace, non hanno colto il suo significato più profondo? Che voleva dire: vogliamo vivere in pace! Basta armi e uccisioni! In sintesi, vogliamo accogliere l’invito di quel Bambino, nato quasi 2000 anni fa, che, proprio in questi giorni, torna per portare “Pace agli uomini di buona volontà”. Nonostante tutto, questo messaggio riuscì, almeno per un po’, a trasformare la crudeltà e l’odio in fratellanza e pace.
Questo, infatti, è il messaggio del Natale: “Pace agli uomini di buona volontà” e questo è quello che spontaneamente, contro gli ordini ricevuti, avevano capito e voluto ricordare i combattenti con qualche momento di pace fraterna. Molti gioirono di questo fenomeno, qualcuno purtroppo rimase deluso. Un giovane caporale tedesco scrisse nel suo diario che questo fatto era una vergogna per l’esercito tedesco i cui soldati avevano fraternizzato con il nemico disonorando la divisa che portavano. Non a caso quel caporale venticinquenne portava il nome di Adolf Hitler le cui idee e le cui opere avrebbero portato i nefasti frutti che tutti conosciamo. Il fatto positivo però rimane. Il desiderio di pace è inscritto nella coscienza degli uomini e quel Bambino che ogni anno torna tra noi, è lì a testimoniarlo e a ricordarcelo. Quello che è successo nel 2014 è un fatto bello, non noto a molti, che valeva la pena ricordare. Anche oggi, se quel messaggio fosse ascoltato e messo in pratica, nei tanti focolai di guerra sparsi nel mondo potrebbe portare frutti di serenità e di pace per tutti. Speriamo che ciò avvenga al più presto.
vezza degli esseri umani – anzi Gesù non voleva morire, fino alla fine cerca un’alternativa, sostengono Destro e Pesce –, la sua morte è voluta da molti: il potere politico, l’aristocrazia sacerdotale, i farisei, i sadducei. La condanna è decretata ed eseguita dal potere romano, anche se nella successiva stesura dei Vangeli la responsabilità verrà addossata soprattutto al popolo ebraico, e la morte stessa sarà proclamata necessaria e inscritta nel progetto divino. Il movimento dei seguaci di Gesù si trasforma, anche perché il Regno annunciato non era arrivato e bisognava quindi spostare il suo avvento avanti nel tempo – in un futuro indeterminato –, riformulando il messaggio per adattarlo alla nuova situazione. «Quello postgesuano – scrivono gli autori – non era più un movimen-
La speranza era chiara: che «Dio trasformasse il mondo», che operasse un «capovolgimento della società iniqua», perché Dio e mammona sono incompatibili to teso al mutamento della società nel suo complesso, ma era fatto di persone che ambivano alla pienezza spirituale e al contatto con il divino». «Il mutamento complessivo dell’intera società e la lotta che avrebbe comportato non erano il centro né lo scopo principale dell’esperienza dei nuovi adepti. La denuncia della ricchezza e il bisogno di un rovesciamento dei rapporti tra ricchi e poveri che erano stati centrali per Gesù sembrano attenuarsi, se non arretrare, poco dopo la sua morte». Il movimento viene rifondato, senza peraltro che Gesù avesse fornito indicazioni organizzative. Le narrazioni diventano plurali – diversi storici parlano di «cristianesimi» più che di cristianesimo –, nascono le Chiese: non più un «cuneo interstiziale nel nucleo domestico» – come ai tempi di Gesù –, ma vere e proprie istituzioni, spazi conformati alle logiche delle regole domestiche, nelle quali le donne si trovano automaticamente in posizione subalterna. Il «rovesciamento generale della società sognato dalle beatitudini» non c’è più, la liberazione diventa spirituale. Una storia di ieri, che ha molto a che fare con la Chiesa di oggi. Fonte Adista n. 37 2014
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GABICCE MARE - GRADARA -TAVULLIA
GRADARA - ARTE E SOLIDARIETA'
Le luci della città è uno degli elementi dell'accoglienza. Strade come teatro all'aperto
Buio sulla città. Lumini cimiteriali Fatima Tomaeva e Albo Righetti
L'arte per Beslan Asta il 24 gennaio - L'arte per la Strage di Beslan (Russia), dove nel settembre del 2004, 32 ribelli fecero irruzione in una scuola. Nello scontro a fuoco con le teste di cuoio russe furono uccise circa 400 persone (186 i bambini); oltre 700 i feriti. Per ricordare il decennio dell'eccidio, prima a San Marino e poi a Gradara è stata organizzata una mostra d'arte per raccogliere fondi da destinare alle famiglie. Aperta il 24 dicembre (mattino dalle 10 alle 12,30 - pomeriggio dalle 15,30 alle 18,30), si tiene nella sala esposizione della Banca di Credito Cooperativo di Gradara, a pochi metri, angolo di sinistra, della Torre dell'Orologio. Il 24 gennaio, dalle 17, si tiene un'asta delle opere d'arte. Hanno dato la propria adesione cinque artisti russi (Vadim Puhaev, Zemfira Dziova, Oleg Basaev, Shlva Bedoev, Valeri Ataiev), più Fatima Tomaeva (d'origine russa sposata con il gabiccese Gabellini) e Albo Righetti. La Tomaeva è nota per i suoi ritratti; mentre Righetti costruisce strumenti ad archi e fa scultura in legno.
La pubblica illuminazione è lo specchio di chi governa
I lampioni che fanno poca luce
L'INTERVENTO
di Giovanna Mulazzzani - Gabicce Mare è immersa nel buio e noi abitanti, ora che è inverno, dalle 16 circa camminiamo nelle tenebre e quei lampioni dal colore rosso che nei romanzi dell’ottocento hanno un sapore tanto romantico, qui, appaiono lumini cimiteriali! E’ questa una delle tante “eredità” lasciate dall’amministrazione Curti che con Hera, a cui è stato dato l’appalto per i prossimi venti anni, ha studiato questa “brillante” nuova illuminazione pubblica. La luce di una città è l’elemento che ci accoglie quando, durante un viaggio, vi approdiamo sul far della sera; ed è questa sensazione che per prima ci impressiona e ci fa pensare che un luogo è bello, accogliente, viva-
ce oppure tutto il suo contrario. Nelle città di tutto il mondo uno dei fiori all’occhiello che si propone chi amministra è “la bella illuminazione” delle strade che si offre come teatro all’aperto per coloro che transitano che ci vivono e che sono in vacanza. Perché solitamente si parla luci di periferia e lampioni del centro; qual è la differenza? La qualità del luogo. Gabicce Mare ed il suo silenzio invernale che da circa vent’anni è diventato sempre più deprimente e che nessuna amministrazione ha pensato di affrontare, con il progetto della nuova illuminazione (approvato a fine mandato!) ha perso una
buona occasione di riscatto. Sì, la qualità urbana dell’abitato di Gabicce soprattutto nella zona a mare, poteva iniziare proprio da un BEL progetto di illuminazione pubblica. Ma così non è stato e non si comprendono le ragioni dall’ex sindaco e della sua amministrazione a sostegno della scelta. Ma le ragioni di allora alla “luce” dei fatti si vanificano di fronte al buio totale che il paese ed i suoi cittadini devono sopportare! Solo la tenacia dei commercianti e di tutte le attività che ogni giorno dell’anno aprono le loro porte, mantengono in vita il paese creando isole di luce in un mare di buio!
C’è anche un aspetto simbolico nella scelta di progettare una illuminazione pubblica perché questa ci parla soprattutto di chi la governa; di chi vuole amministrare dalla parte dei cittadini e per il bene del paese, oppure al contrario ci racconta di un atteggiamento incurante della vivibilità e sicurezza di un territorio. L’attuale amministrazione, che fino ad oggi ha adottato scelte nuove (la gru del cantiere Beghelli, che sembrava inamovibile, finalmente è sparita dal nostro panorama!), deve sentire come obbligo morale la risoluzione del buio nelle strade riportando LA LUCE! L’Amministrazione comunale deve farsi portavoce presso Hera dei grandi disagi che il progetto ha creato a tutti noi e, con il sostegno della cittadinanza, chiedere l’immediato ripristino di una adeguata illuminazione nella strade di Gabicce. *Architetto in Gabicce Mare
GABICCE MARE - GRADARA -TAVULLIA
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Giuseppe Cucchiarini, consigliere di minoranza, dice la propria. “QualGabicce di Dorigo Vanzolini cuno della minoranzaAmarcord si sta avvicinando alla maggioranza” FOCUS
Caserma, scade l'affitto - Scade la locazione della caserma dei Carabinieri il prossimo aprile. Ricopre il territorio di Gabicce Mare e Gradara. La scadenza procurerà un disagio creato in particolar modo da una direttiva del Ministero dell’Interno, ottobre del 2014, che prevede la ricerca di un nuovo locale di 500 metri quadrati, la cui esecuzione dei lavori di ristrutturazione e adeguamento deve essere a carico della proprietà e l’affitto deve essere decurtato del 15% rispetto a quello finora pagato nell’attuale sede di via Trento a Gabicce, affitto che corrispondeva a 22.500 euro annui. E' stato trovato un locale adatto ma l’affitto era di 35mila euro. Il ministero non ha voluto accettare l’aumento. I due comuni avrebbero voluto integrare il surplus del canone ma ciò non è consentito dalla Corte dei Conti. “La problematica sta nel fatto che l’affitto del vecchio locale risale a 12 anni fa – ha commentato il sindaco di Gabicce Domenico Pascuzzi – e che la cifra reale era inferiore alla realtà di mercato in quanto il proprietario del locale, in tutti questi anni, non ha mai applicato l’adeguamento Istat. L’illogicità della somma voluta dal Ministero è stata fatta presente alla Prefettura e siamo in attesa di una risposta adeguata”.
G. F. Traina
“No a questa unione. Farla con Cattolica” - “L’Unione dei servizi, così come è concepita dall’attuale maggioranza di Gabicce Mare, non ci sembra una buona idea per i cittadini del nostro piccolo territorio. Fare Unione con Pesaro, Gradara e Mombaroccio non significa dare vantaggi ai gabiccesi ma dare maggiori poteri al comune più grande”. Così inizia l’intervista rilasciata da Giuseppe Cucchiarini consigliere di minoranza nel comune di Gabicce e leader di “Gabicce del Popolo” una lista costituita da Rifondazione Comunista, Verdi e Lista Referendaria, un’intervista basata sull’andamento della politica di Gabicce Mare. Ha notato delle differenze notevoli con la precedente amministrazione? E le proposte presentate dalla minoranza vengono prese in considerazione oppure no? “Subito dopo l’elezione questa amministrazione sembrava che volesse tenere un comportamento abbastanza affidabile con le parti di opposizione poi piano, piano, le cose sono cambiate e alla prova dei fatti attualmente si evidenzia un uno contro uno che non risolve le problematiche di Gabicce. Inoltre, c’è una preclusione nei miei confronti visto che sono stato assessore con il
Amarcord Gabicce
“Mi considerano un traditore. Cerco il bene della città” L'INTERVISTA
di Gian Franco Traina governo di Corrado Curti e poi mi sono ritirato per incompatibilità di vedute. Anche ora mi considerano un traditore mentre io ho cercato di fare il bene per Gabicce. Faccio un esempio recente: la maggioranza ha presentato un emendamento che io ho votato perché lo ritenevo giusto ma dopo il mio voto favorevole è stato presentato un contro emendamento diverso dal precedente. Lascio agli altri ogni commento.” Questa amministrazione, secondo lei, potrà aiutare i cittadini e migliorare il paese? “In campagna elettorale sono state fatte troppe promesse che non possono essere mantenute. Comunque tutto è possibile ma sono convinto che se ne verrà fuori qualcosa, sarà molto pasticciato” A proposito dell’Unione dei Comuni, come vede questa possibilità? Potrà scatu-
di Dorigo Vanzolini
Gabicce Monte, chiesa di Sant’Ermete, anni '20. Matrimonio di Rasori Adolfo e Leonardi Maria. (Foto Archivio fotografico Centro Culturale Polivalente di Cattolica)
Giuseppe Cucchiarini, candidato a sindaco per Gabicce del Popolo“
rire veramente quel risparmio annunciato? “Non credo, anche se per alcune convenzioni ci può essere la possibilità che possa funzionare. Però è fuori discussione che il comune più grande, Pesaro, sarà quello che prenderà tutte le decisioni, in definitiva sarà quello che comanderà. E poi non dimentichiamo che i servizi sono un business quindi sarà difficile che venga lasciato del terreno ai comuni più piccoli. Questa la chiamerei debolezza politica ed è un meccanismo assolutamente poco democratico. Se al posto di Pesaro ci fosse il comune che noi auspichiamo,
Cattolica, le cose sarebbero sicuramente diverse viste le dimensioni del comune romagnolo. L’Unione dei Comuni per me risulterà essere un grosso costo per i cittadini anche se si sta puntando molto sul Patto di Stabilità che tra l’altro, a mio avviso, conta poco perché cambia ogni anno. I comuni puntano sull’Unione perché pensano che ne derivi un immediato risparmio, ma se così fosse per chi sarebbe? Per le casse comunali. L’Unione “Marchignola” invece ritengo che sia un incentivo finanziario basato su tre parametri: popolazione, numero dei comuni e servizi associati. Solo
così i piccoli comuni se ne avvantaggerebbero. Comunque non basta un incontro con i cittadini per decidere se fare o meno l’Unione con i comuni sopra detti, ci vuole un referendum dove la cittadinanza può esprimere la propria volontà.” Quali sono i punti salienti che vorrebbe portare a termine e per i quali sta lottando? “Riduzione dei servizi che finora sono stati dati in pasto ai privati; questo fatto lo considero una svendita. Il turismo e cultura, il conflitto di interessi considerato che nella maggioranza c’è gente che esercita la propria attività nel nostro territorio. Ed inoltre l’edilizia dove non deve esistere quella che io chiamo monetizzazione.” E per concludere com’è il suo rapporto con i partiti di minoranza? “All’inizio è stato abbastanza buono, poi le cose sono cambiate e si è arrivati al punto che ognuno pensa al suo orto e addirittura qualcuno si sta avvicinando alla maggioranza.”
Storia e segreti di una tazza di tè Quando la bevanda arriva in Europa - Dalle regioni della Cina, attraverso le più importanti vie commerciali, il tè arriva ai porti, in particolare quello di Shangai, da cui raggiunse il resto del mondo; dapprima il Giappone poi, dal porto di Canton, l’Europa e l’Africa. Una curiosità: il nome tè sembra derivi dalle parlate dialettali proprie di questi porti e, partendo dal cinese antico p?ng ’bollire’ e ji?o ‘versare’, si ebbero i termini chà e tay i quali diedero origine il primo al nome del tè in cinese, russo e giapponese, il secondo ai nomi di tea in inglese e thè in francese. I primi a portare il tè nel Vecchio Continente furono i Portoghesi che possedevano la famosa “Agenzia di Commercio di Macao” ma coloro che iniziarono a commercializzarlo in maniera massiccia, furono senza dubbio gli Olandesi che nel 1602 fondarono la “ Compagnia delle Indie Orientali” con cui detennero il monopolio del
L'arte del tè
commercio con l’Oriente fino al 1660 anno in cui l’Inghilterra troncò ogni rapporto con l’Olanda e istituì una sua agenzia di commercio:l’East India Company, fortemente voluta dalla regina Elisabetta I. In questa prima metà del XVII l’Inghilterra beveva ancora quasi esclusivamente caffé e il tè veniva scambiato in Cina e Giappone con carichi di salvia e borragine; nessuno sapeva ancora bene come utilizzare queste foglie, alcuni le usavano per farne una tisana bevendo l’acqua e gettando le foglie,altri mangiavano le foglie condite con sale e burro e gettavano l’acqua, altri ancora pensavano fossero da masticare come il tabacco. Il tè era considerato ancora, qui come in Oriente, una bevanda quasi medicinale con cui alleviare mal di testa e curare problemi intestinali.
Nel 1662 l’infanta del Portogallo Elisabetta di Braganza va in sposa al Re d’Inghilterra Carlo II e con se’ porta in dono lo scalo commerciale di Bombay. Fu lei a portare alla corte inglese il rito del “teatime” e fu così che gli inglesi smisero di bere caffé per bere tè, che cominciò ad essere più ricercato della seta e della porcellana cinese, una merce preziosissima e sempre più richiesta tanto da portare gli inglesi a offrire ai cinesi l’oppio che coltivavano in India in cambio di tè. Nel 1834 però, la Cina interrompe bruscamente ogni rapporto con l’Inghilterra, scoppia così la guerra dell’oppio che si concluderà qualche anno più tardi con la capitolazione dell’imperatore cinese. Ma questa è un’altra storia…… Alla prossima volta per scoprire quando il tè diventa “democratico”. Mulazzani Marina (Drogheria Marina, Gabiccce Mare)
Aziende informano Da più di 100 anni sul territorio DIREZIONE GENERALE Gradara - Via Mancini 21 - Tel. 0541.823511
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Nel libro “Pesaro in particolare-volume 2” di Gabriele Stroppa Nobili edito da Arti Grafiche Pesaresi Editore e realizzato grazie al contributo della Banca di Credito Cooperativo di Gradara.
Da più di 100 anni sul territorio DIREZIONE GENERALE Gradara - Via Mancini 21 - Tel. 0541.823511
La presentazione del volume - Quasi 300 persone hanno partecipato alla Chiesa dell’Annunziata di Pesaro alla presentazione del libro “Pesaro in particolare-volume 2” di Gabriele Stroppa Nobili edito da Arti Grafiche Pesaresi Editore e realizzato grazie al contributo della Banca di Credito Cooperativo di Gradara. Un’iniziativa che, tra gli altri, ha visto la partecipazione anche del vicesindaco di Pesaro Daniele Vimini e del presidente dell’ente Olivieri Riccardo Paolo Uguccioni in qualità di rappresentanti dei due enti che hanno patrocinato l’opera. Davanti a una chiesa stracolma l’autore ha mostrato alcune delle immagini della “Pe-
Pesaro, genius loci con la Bcc di Gradara saro che fu” raccolte nel libro, accompagnate dalla lettura delle poesie di Pasqualon. Un’operazione culturale importante per Pesaro che vede la Banca di Credito Cooperativo di Gradara nuovamente impegnata al sostegno del territorio, ormai veterana nel recupero di antiche memorie e nel suo tramandarle alle generazioni future. Con soddisfazione si esprime il presidente della BCC di Gradara Fausto Caldari: “Io
sono felice quando sento dire, per fortuna con sempre maggior frequenza, che la nostra piccola banca ‘fa cultura’; ma ogni volta vorrei riuscire a spiegare che per noi contribuire alla crescita culturale, come del reCattolica sto moltiplicare i presidi della salute, o espandere le infrastrutture sociali, è un puro e semplice investimento sull’uomo, come dovrebbe avvenire in qualsiasi nazione sana”. “Noi interveniamo - continua il presidente Caldari - con
migliaia di euro ogni anno sul nostro territorio (quasi 9 negli ultimi dieci anni), sulla nostra modesta porzione del Paese globale, perché sappiamo che un cittadino che si coltiva culturalmente, che sta bene in salute e trova intorno a sé la strutture adatte, lavora e produce di più, e dunque crea ricchezza. Siamo interessati a questo cittadino, convinti da sempre che questa sia l’unica strada, o almeno la strada maestra per cambiare le cose in Italia: iniziando
da casa nostra. Può sembrare un atteggiamento filantropico, e invece è una visione soltanto concreta pragmatica, interessata a un futuro migliore, che sarà migliore per tutti”. “Il piccolo investimentochiude il presidente Caldari che la BCC di Gradara compie su questo libro, il secondo volume di ‘Pesaro in particolare’, che parla delle nostre radici, anzi le mostra in splendide immagini d’annata, servirà ad accrescere in qualcuno che le sfoglia, ma-
Cultura, premio nel nome di Bischi - Sabato 13 dicembre a Gradara, presso la Sala Congressi della BCC di Gradara, si è svolta la cerimonia di assegnazione del Premio per la Cultura “Delio Bischi”, che è stato istituito dal Comitato Provinciale delle Pro Loco (UNPLI) di Pesaro e Urbino, dal Comune di Gradara, dalla locale Pro Loco e dalla BCC di Gradara, con la partecipazione della Signora Adele Bischi, moglie del compianto “Delio” e la compartecipazione della Presidenza del Consiglio Regionale Marche e dell’UNPLI Regionale. Considerato “un padre della patria per Gradara”; Bischi Delio giunse, da Piobbico, negli anni cinquanta, per svolgere l’attività di veterinario. Fu l’inventore della Gradara turistica, culturale e della buona tavola. E’ stato anche il precursore assieme anche ad Antonio Flenghi di San Leo e Claudio De Santi di Mondavio, di quelle straordinarie organizzazioni volontaristiche che sono le Pro Loco e che rappresentano il risveglio della storia e della valorizzazione dei piccoli paesi dell’entroterra. L’iniziativa di aver istituito il “Premio” è quella di dare luce ad un
Fu l’inventore della Gradara turistica, culturale e della buona tavola. BCCG - CULTURA
uomo, quale Delio Bischi, come figura dell’intraprendenza e dell’intelligenza, e di dare giusto risalto alle tante presone, enti ed istituzioni che in modo discreto si impegnano per migliorare e valorizzare il territorio provinciale sia sotto gli aspetti turistici, culturali ed enogastronomici. Il “Premio Bischi” consiste nell’assegnazione di una acquaforte incisa dall’artista Natale Roberto Patrizi e della consegna del libro “Un padre della patria per Gradara: Delio Bischi” scritto da Angelo Chiaretti; opere realizzate grazie al contributo della BCC di Gradara, da sempre attenta, come in questo
caso, alle eccellenze, peculiarità ed esigenze del nostro territorio. Alla manifestazione di premiazione hanno partecipato il Sindaco di Gradara Franca Foronchi, il Presidente dell’Assemblea Legislativa Marche Vittoriano Solazzi, il Presidente della BCC Gradara Fausto Caldari, la Signora Adele Bischi, Francesco Fragomeno Presidente del Comitato Provinciale delle Pro Loco e del Presidente Regionale Pro Loco Mario Borroni. Il prof. Angelo Chiaretti ha presentato il volume su Delio Bischi. Queste sono state le premiazioni per le varie sezioni del Premio. Beni immateriali: Paolo Alfieri – San Costanzo (Pro Loco San Costanzo). Tradizioni e tipicità gastronomiche: Pro Loco San Lorenzo in Campo, Presidente Silvano Santucci. Valorizzazione beni monumentali: Dott. Giuliano Lucarini, ex Sindaco Comune di San Costanzo. Valorizzazione beni archeologici: Prof. Daniele Sacco, Università degli Studi “Carlo Bo”
gari un bambino, il sentimento delle proprie radici, l’orgoglio per la strada che s’è compiuta, la certezza di riuscire a costruire il proprio destino, il gusto della sfida vincente. Come presidente di questa banca so che il più grande investimento di un istituto di credito è quello di aiutare l’economia a crescere, in ogni settore. E senza consapevolezza di sé, senza cultura, nessun uomo è capace di immaginare scenari, imprese, avventure della mente, sviluppo. Ogni soldo impiegato nella cultura torna centuplicato nelle generazioni future, nelle quali noi riponiamo la nostra fiducia e la nostra sicurezza di agire nel giusto”.
Due momenti del premio
di Urbino Beni artistici e storici: Fondazione Cassa di Risparmio di Fano, Presidente Ing. Fabio Tombari. Folclore, innovazione, turismo: Pro Loco Fanum Fortunae, Presidente Etienn Lucarelli Rievocazioni storiche: Pro Loco Fermignano, Presidente Sandro Pesaresi. Beni ambientali: Pro Loco Mombaroccio, Presidente Damiano
Bartocetti. Il Comitato ha poi deciso di assegnare alcuni premi speciali. Alla memoria: Claudio De Santi – Pro Loco Mondavio e Giuliano Grossi – Pro Loco Cartoceto. Speciale alla “carriera”: Dott.ssa Maria Rosaria Valazzi – Soprintendente per i Beni Artistici e Storici delle Marche e Antonio Flenghi – Pro San Leo. “La Memoria è ciò che ci per-
mettere di apprendere e di costruire un futuro dalle solide radici – ha affermato il Sindaco di Gradara Franca Foronchi –. Rappresenta un elemento fondamentale per l’uomo, sia nella costruzione della propria personalità che nell’evoluzione della società nel suo complesso. La memoria però va allenata e costruita giorno dopo giorno attraverso atti concreti. L’istituzione di questo premio, che coinvolge tutti i principali soggetti istituzionali, sociali ed economici del territorio, ci consente di avere uno strumento ideale per ricordare quelle persone, a cominciare da Delio Bischi, che con il loro lavoro hanno fornito un contributo alla costruzione della nostra comunità perché ottengano il giusto riconoscimento e siano d’ispirazione ad altri”. “La storia di Delio Bischi - ha argomentato il Presidente della BCC di Gradara Fausto Caldari ha come comune denominatore la storia del borgo di Gradara: la nostra storia, che è indissolubilmente legata allo sviluppo del territorio. Dobbiamo sentirci orgogliosi di poter rendere omaggio a questo padre di Gradara, nella speranza che il patrimonio storico ed il sapere non vengano dispersi”.
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SAN GIOVANNI
Nel nome del figlio, Lino aiuta bambini cerebro-lesi e down. La squdra di basket nel solco di Calamai
Davide Pacassoni, un quarto di secolo di volontariato
L'elegante interno del Massari
VOLONTARIATO - “I volontari devono affiancare con amore e fantasia le mani stanche dei familiari”. Questo potrebbe essere il motto dell'associazione gruppo volontari per l'handicap “Davide Pacassoni”. Quest'anno, l'associazione, compie un quarto di secolo e li porta benissimo. Aiutano una decina di bambini, fanno fare basket ad una ventina di ragazzi della Valconca, con alcuni che giungono anche da Riccione e Rimini e da qualche anno aiutano anche famiglie che faticano ad arrivare alla fine del mese. Dietro l'associazione ci sono una ventina di volontari coordinati da Anna Pedoni e da Lino Pacassoni, il babbo di Davide, il bambino cerebro-leso scomparso prima del tempo nel 1995 (era nato nel 1983). Tutto parte dalla casa di Davi-
de. I primi volontari che lo seguivano, insieme ad Anna, che è stata la prima volontaria, sono stati il marito di Anna, i figli. Successivamente, sono stati coinvolti i vicini di casa, conoscenti, amici, i giovani del quartiere e coloro che sentivano parlare di questa esperienza, o incontravano Davide per le vie del centro. La singolarità del progetto di aiuto e sostegno alla famiglia, è rimasto per molti anni informale. Una volta che sono aumentati sia i casi, sia i volontari che li affiancavano nel lavoro, Anna Pedoni, da volontaria direttamente coinvolta nell'intervento sul bambino, è diventata coordinatrice dei gruppi e di tutta l’attività dell’associazione, affiancata da Lino e Diella (mamma di Davide). Davide muore il primo dicem-
La squadra di basket. In alto a sinistra, Lino Pacassoni e Anna Pedoni. La terapia attraverso il basket
bre del 1995; non ha che 12 anni. Stava studiano l'inglese ed imparava il computer grazie ad Anna Pedoni. In questo quarto di secolo, l'associazione non si occupa solo di bambini cerebro-lesi e down (assiste una decina di casi) ma ha formato una squadra di basket col metodo Calamai, l'ex campione ed allenatore di basket che si è dedicato all'aiuto degli altri. Oggi i volontari sono più di trenta, che seguono ragazzi a scuola ed a casa; utilizzano il metodo Marilena Pedrinazzi. Racconta Lino Pacassoni: “Dalle disgrazie vengono fuori anche cosa buone. Chi porta avanti il nostro progetto lo fa perché ha vissuto un'esperienza. Altrimenti dif-
ficilmente si avvicinerebbe. I disabili non vedono l'ora di ricevere le visite”. Il basket come terapia è stato abbracciato dall'associazione da una decina d'anni. Il ragazzo ammalato è portato a tenere la testa china; il basket la stimola a tenerla eretta. I ragazzi si allenano ogni venerdì, dalle 16,30 alle 18,30 presso la palestra delle suore. Lo scorso 19 dicembre alla pizzeria “L'Usignolo” si è tenuta la loro speciale festa di Natale. Anna e Lino, insieme: “L'associazione senza il contributo degli oltre 200 soci in questo arco di tempo non avrebbe potuto fare quello che ha fatto. Grazie di cuore a loro ed a tutti coloro che ci hanno dato una mano”.
SAN GIOVANNI
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Ha ospitato studenti con insegnanti per un percorso formativo
Oltremateria, è lavoro verde “Un modello economico che tiene conto del profitto, ma capace di mettere al centro uomo e ambiente, producendo benessere più reale”
MUSICA E TEATRO
Biancaneve, in scena l'opera del marignanese Augusto Massari Teatro Massari
FOCUS Green jobs a Oltremateria, leader per la produzione di malte bio. Lo scorso 10 e 11 dicembre si è svolto un laboratorio multi disciplinare in cui Loris Casalboni, presidente di Oltremateria, ha accompagnato gli alunni e gli insegnanti in un viaggio attraverso la materia e la sostenibilità ambientale. Oltremateria è stato scelta come una delle mete riconosciute tra le eccellenze Italiane della Green Economy e del Green Jobs. Nell’innovativo progetto scolastico, fi-
La classica foto di gruppo
nanziato da Gal DELTA 2000 e coordinato dalla Cooperativa Atlantide, è dedicato al tema della Green Economy, un modello economico che tiene conto del profitto, ma capace di mettere al centro uomo e ambiente, producendo un benessere più reale. Il concetto di Green Economy porta nuove prospettive di lavoro, offerte da quelli che vengono definiti Green Jobs.
È fondamentale attivare percorsi di educazione alla sostenibilità, per comprendere come la tutela dell’ambiente e delle risorse passi necessariamente per la diffusione di una nuova cultura che vede nelle professioni “verdi” una possibilità concreta di lavoro per le nuove generazioni. Oltremateria si inserisce all’interno del progetto facendo fare agli allievi un per-
corso attraverso la propria ricerca di materiali e sistemi di lavoro certificati e più sostenibili, soluzioni per superfici continue di nuova generazione, con alte performance e basso impatto ambientale, riuso e riciclo dei materiali e diminuzione di materie prime utilizzate. Superfici continue legate tutte al Design e alla creatività Italiana.
“Singian”, il cioccolato di San Giovanni
La tavoletta di cioccolato
- Era consuetudine, fino a pochi decenni fa, regalare il torrone alla fidanzata acquistato a San Giovanni durantela Fiera di Santa Lucia. Su questa base è nata la tavoletta di cioccolato “Singian”. Ne sono state prodotte 3mila tavolette. Di certo era tra il cioccolato più buono del mondo. Aveva tutto al posto giusto: gli ingredienti
Moca-Modori e la sapienza artigianale di Staccoli. La tavoletta conteneva la bontà del cioccolato in percentuali altissime con al suo interno scagliette di torrone. Dietro l'idea c'è la cultura e la sensibilità di aziende leader e sensibili del nostro territorio, come Moca e Staccoli. Percorsi da replicare.
- Augusto Massari è stato un compositore marignanese al quale è stato intitolato il teatro. Al Massari, sabato 14 febbraio, ore 21,15, va in scena la prima ripresa moderna dell’opera Biancaneve dello stesso Augusto Massari. Prima della rappresentazione, alle 19, si succederanno: una guida all’ascolto sull’opera suddetta e sul suo compositore tenuta dalla professoressa Maria Chiara Mazzi, pianista, musicologa, insegnante di Storia della musica presso il Conservatorio “G. Rossini” di Pesaro. La presentazione del saggio dedicato al Massari è a cura di Angelo Bonazzoli. Inoltre, è in programma la consegna di targhe commemorative dedicate alla figura del compositore marignanese, alla presenza degli eredi riminesi. Biancaneve Gli interpreti Biancaneve: Martina Seylova (soprano); Regina / Strega: Angelo Bonazzoli (contraltista);
Principe: Roberto Jachini Virgili (tenore); Rual servitore: Daniele Girometti (baritono); Indovino: Marco Simonelli (basso); Coro di nani: sezione femminile e voci bianche della Scuola di Musica Santa Lucia. Direzione di palcoscenico: Paola Saso Leone. Regia, scene costumi: Teatro dei 5 Quattrini (Silvia Giorgi e Virginia Spadoni). Maestro al pianoforte: Danilo Comitini. Direttore musicale: Mattia Guerra. Massari Augusto Massari (San Giovanni in Marignano, 1887 – Rimini, 1970) compositore poliedrico, ha saputo spaziare dalla musica organistica e pianistica al repertorio corale, sacro e operistico. E’ autore di 13 opere, di cui solamente quattro rappresentate: “Graziella” (il suo capolavoro), “Astuzie d’amore”, “Biancaneve”, “l’Ariciere”.
ETTORE UVA Via XXV Luglio 40 47833 - Morciano di Romagna Tel. e Fax 0541/987386 e-mail: uettore@libero.it
MORCIANO Via Pascoli, 48 - 47833 Morciano (RN) Tel. e Fax 0541.857836
L'INTERVISTA - Io, Claudio Battazza e Mirna Cecchini potremmo essere gli ultimi sindaci di Gemmano, Morciano e San Clemente. Entro la fine della prossima legislatura dovremmo fare un referendum per stabilirlo. Penso che i momenti siano maturi per la fusione”. Riziero Santi è il presidente dell'Unione della Valconca, un ente che oramai compie vent'anni, che ha macinato milioni di euro delle casse pubbliche e che per i cittadini non ha prodotto che il classico topolino. Presidente, qual è lo stato dell'Unione? “Ho ereditato la struttura lo scorso luglio. Finora abbiamo fatto un grosso lavoro tecnico, orgnizzativo e logistico. Abbiamo gettato le basi per un ente più strutturato. Abbiamo tre dipendenti, più due a contratto. In questo momento stiamo definendo i rapporti con gli altri comuni”. L'Unione sarebbe nata per dare più servizi ai cittadini e più risparmio per le casse comunali. Non è stato così. “I passaggi per arrivare al doppio beneficio sono complessi. Abbiamo costruito le basi per giungere ad un'unione vera. In questo momento è maturato un approccio cultu-
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Riziero Santi, presidente dell'Unione Valconca, vede il traguardo entro il 2019
Via Pascoli, 48 - 47833 Morciano (RN) Tel. e Fax 0541.857836
“Io, Battazza e Cecchini, potremmo essere gli ultimi sindaci di Gemmano, Morciano e San Clemente”
Riziero Santi, Pd, presidente dell'Unione Valconca e sindaco di Gemmano I consiglieri dell'Unione
rale diverso. Non è più solo un armadio con al suo interno delle convenzioni. Si è capito che vanno messe insieme risorse umane ed economiche. Una strategia che come mèta la fusione. Credo che la fase della fusione ci debba essere dentro questa legislatura. Ci sono due modi per affrontarla. Quella di
Poggio-Torriana, cioè prima la fusione e poi l'organizzazione. Noi, invece, vogliamo prima l'organizzazione nei fatti; ovvero che sia efficace, efficiente ed economica. E poi la fusione. Al momento la fusione a nove è impraticabile. Montefiore non c'è; mettere insieme le due estremità, Mon-
tegridolfo e Montescudo, è difficile. E' credibile accorpamenti a tre. Morciano, Gemmano e San Clemente. Da una parte Saludecio, Mondaino e Montegridolfo. Dalla parte opposta Montecolombo e Montescudo. Le tre entità, se così le possiamo definire, stanno cercando di mettere insie-
me i servizi. A Morciano c'è un tavolo tecnico che sta lavorando per accorpare la ragioneria, con responsabilità verticale. Chi si occupa di bilancio, chi di tributi, chi del personale. Con la fusione si dimezzano i costi della politica. Gli assessori passano da 50 a 15; i sindaci da tre a uno. Oggi, ci sono tre segretari. Ce ne sarà uno. Noi riteniamo che in questa legislatura ci possa essere il referendum sulla fusione sì.
Devono essere i cittadini a decidere e non il Palazzo. Non ci possiamo permettere di andare al voto e perdere. Il nostro compito è dimostrare ai cittadini che l'Unione c'è e funziona. Il 2019 è l'anno del referendum. Io dovrei essere l'ultimo sindaco di Gemmano. La fusione non significa annullare le autonomie locali. Le identità ruoteranno attorno ai municipi con rappresentanze territoriali. Va sottolineato, la proroga non c'è stata, i Comuni sotto i 5mila abitanti devono mettere insieme le loro funzioni strategiche. Noi siamo pronti per i servizi in forma unificati. Su questo tema ho incontrato anche il prefetto per avere un contributo. In caso contrario ci potrebbe essere anche il commissariamento”. Perché finora l'Unione è fallita? “Fino ad un paio d'anni fa la fusione poteva sembrare un'affermazione blasfema. Oggi, è maturata la cultura, è maturata la consapevolezza nei cittadini e negli amministratori. Quello che è stato è stato; la fusione è anche nei programmi elettorali”.
48 Via Cà Bacchino 2 San Clemente
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MORCIANO
La sua demolizione ha creato un vuoto. Dalla Panoramica quasi si fa fatica a riconoscerla
La questione Ghigi e fare La mi region di Morciano una città giardino L'ANGOLO DEL DIALETTO
sperand che e signuren L'Emilia Rumagna l'è una uc la mantenga ad cal pochie règion che anche e guverne dl'Italia e andem aventi si nost guai dal voltie ui dà rason. e altro mal non venga L'è una tera laburiosa l'è una putenza Emilio Cavalli ad toet putenza ad toet cal faccendie d'una certa impurtenza cu si zcorra ad canzon ad fruttta ad foermai o ad turisme la è sempre ti prim post sia te partid sia ti afurisme ancora qualc'un e dis che regna e comunisme mo ad toet quest un è vera gnint semmai ui sara un po' d'affarisme am'aracmand che nissun u s'uffenda se anche una mulica ad puletica us è mes in agenda D'accord questa l'è una region abbbastanza culurida anche se qualca volta uc ven ma toet da rida Mo quest l'è proprie e su bel cla è diversa da tut e rest de su stivel A cucludem stè zcurs fat ad peculiarità clè anche sinonima ad ricchezza e ad diversi
Il vecchio contadino cosa avrebbe proposto al posto della Ghigi: “Fossa per me a faria un chemp sa un laghet”
Morciano con la Ghigi
LA LETTERA - Negli anni 50/60 piazza Risorgimento a Morciano era il parcheggio degli automezzi della Ghigi, una fabbrica che dava lavoro a quasi 500 persone. Poi le vicissitudini, il trasferimento della produzione in altro loco, e infine la demolizione hanno creato un vuoto che prima o poi andrà riempito. Vedere Morciano dalla panoramica quasi si fatica a riconoscerlo. Manca qualcosa. E' come Torino senza la Fiat (infatti hanno spostato la sede in Olanda e le tasse le pagano a Londra), esagerando: New York
senza la statua della libertà, esagerando ancora di più: Albano senza Romina. Andava demolito, era troppo ingombrante e in tempi ancora non sospetti si favoleggiavano progetti faraonici, opere grandiose. Poi venne la crisi. Ci fu lo scoppio della bolla immobiliare (dopo quella di internet). Ma il colpo di grazia al settore immobiliare, uno dei pochi che anco-
ra in Italia offriva lavoro, fu inferto dalla geniale introduzione dell'Imu, tanto da rendere indigesto il mattone e allontanare i possibili investitori. Penso non sia semplice trovare una soluzione che accontenti tutti, e anche i grandi economisti avrebbero i loro grattacapi. Non sono forse due gli economisti che inventarono i “derivati” quelli che innestarono la miccia alla crisi globale, e ci
presero pure un premio Nobel nel 1997? Io sono un ex ragazzo del secolo scorso (anzi del millennio precedente) e mi rifaccio alla saggezza del vecchio contadino. Lui aveva visto passare le stagioni, le guerre. Sapeva che con la grandine anche un buon raccolto può andare perduto. Quindi faceva il passo secondo la gamba. Come il biblico Giuseppe (o la formica che si insegnava una volta a scuola) sapeva che c'erano i tempi di vacche grasse e di vacche magre, perciò nei tempi di abbondanza il di più andava messo via per i tempi di ristrettezza. Il vecchio contadino cosa avrebbe proposto al posto della Ghigi: “Fossa per me a faria un chemp sa un laghet, andò la genta i pudria camnè. Arciun “La Perla Verde” Catolga “La Regina” e Murcen...” “e Murcen?” “Morciano Città Giardino”. Roberto Ghigi
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I dirigenti dello Asd Junior Del Conca raccontano l'edizione 2014 del loro evento - Morciano capitale di idee, della socialità e della Valconca lo si può leggere nella tombola, l'evento che si tiene a Morciano Fiere a cavallo tra dicembre e gennaio. Partita per scherzo è diventato un appuntamento che raccoglie famiglie ed amici da tutta la vallata e anche da più lontano. Organizzano i dirigenti dell'Asd Junior Del Conca. A dare una robusta mano gli amici e i genitori dei ragazzini che indossano le casacche del settore giovanile. “Anche quest'anno - inizia nella sua riflessione Roberto Barbieri, presidente della società con 268 ragazzini - è stato un grande successo per Morciano e per la Valconca. La nostra più grande soddisfazione è che le serate sono state vissuto come luogo di incontro e passare una se-
“Con la tombola facciamo comunità e sociale” “Abbiamo creato serate con pensieri positivi. Le famiglie e gli amici si ritrovavano per fare serata” GENIUS LOCI
rata insieme. Ecco, è stato il piacere dello stare insieme che più ci ha gratificati”. “Voglio rimarcare continua Barbieri - che questo era il nostro obiettivo
La sala piena. Siamo nel 2013
fondamentale. Il nostro secondo scopo era cercare di raccogliere risorse da destinare alla nostra società calcistica. Mi piace sottolineare che cerchiamo di ‘educare’ bene 268 ragazzi, con il calcio come crescita interiore. La nostra
società ad un'ottantina di loro, per ragionevoli ragioni, non fa pagare la quota. Se non ci fossimo inventato la tombola il nostro settore giovanile sarebbe destinato a sparire; o essere più piccolo. Quest'anno, con il ricavato vorremmo
acquistare un pulmino con cui andare a prendere e portare i nostri ragazzi. Vorrei anche ricordare che il 5 gennaio, la nostra Befana, ha distribuito a tutti i bambini di Morciano e non solo accorsi al padiglione quasi 500 calze. L'ultima sera dell'anno abbiamo offerto ai morcianesi uno spettacolo di fuochi d'artificio di Ivan Fonti di una bellezza assoluta della durata di 28 minuti. Cerchiamo di essere utili alla nostra comunità”. “Le nostre serate - chiude il presidente Roberto Barbieri - sono state possibili grazie all'impegno del sindaco Claudio Battazza e della sua giunta. Al volontariato degli amici e dei genitori dei ragazzini dello Junior. E di tanti morcianesi. A costoro va, di cuore, il nostro grazie più profondo. Senza di loro non ci sarebbe la bella manifestazione. Tutti noi facciamo volontariato e ci regaliamo una cena. Siamo partiti per gioco e abbiamo creato serate con pensieri positivi”.
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Libro alla terza edizione. Racconta come si viveva nell'alveo nel dopoguerra
Conca, il fiume best seller Foro Boario ALLEGRO MA NON TROPPO
Povera fontana - “Acqua non potabile. L'avvertimento lo reca la targhettina posizionata sulla fontana del Mercurio di piazza del Popolo. Informazione da tenere in conto. Ha solo un piccolo neo; il cartiglio è di plastica. La fontana e la statua meriterebbero una targhetta di ottone. La banalità delle piccole cose ben fatte.
Povera fontana1 - Per tutti è la fontana dei ciclisti. Si trova all'ingresso di Morciano, entrando da San Clemente. Da poco tempo, l'amministrazione comunale ci ha collocato un cartiglio: “Acqua non potabile”. I ciclisti, sempre coraggiosi, continuano a riempire la borraccia ed a fermarsi; è diventato un rito che va oltre l'atto dell'abbeveraggio. Quella cannella al centro aveva anche un tocco artistico. Era incorniciata da una placca di ferro a forma sole, opera di Vaselli, un fabbro raffinatissimo che lavorava il ferro battuto morto alcuni anni fa. Qualcuno forse ha rubato il sole. Peccato. Si spera che chi lo abbia fatto ne riconosca il valore artistico ed umano. Accanto, alla fontana dei ciclisti, è stata aperta una lunetta nella quale è stata collocata una statuetta di Sant'Amato Ronconi da Saludecio. L'opera è stata pagata dalla Banca Popolare Valconca.
Il Conca potrebbe essere anche il simbolo da cui ripartire prima ancora che economicamente da un punto di vista delle relazioni umane. Chi è in passeggiata quando incontra il suo simile lo saluta con un sorriso smarrito nelle città e nei paesi GENIUS LOCI
- Sui fiumi sono nate le civiltà. Roma deve tutto al Tevere. Firenze all'Arno. L'Egitto al Nilo. La Germania al Reno. La Mesopotamia al Tigri e all'Eufrate. Poi sono arrivati i mari e, anche se simile, questa è tutta un'altra storia. La provincia di Rimini deve molto a due fiumi: a nord il Marecchia (anche la città di Rimini prende il nome dal suo antico corso d'acqua), a sud il Conca. Che non è proprio un fiume ma un torrente puledro come possono esserlo i giovani. Momenti di assoluto impeto e altri più blandi. E' affascinante il nostro corso d'acqua. Le pagine raccontano di come la gente e soprattutto i ragazzini lo vivevano negli anni Cinquanta e Sessanta. Per gli adulti era il luogo dove “fare” legna, magari pescare e qualche volta fare il bagno, soprattutto dopo la trebbiatura. I più benestanti e arditi arrivavano al mare col biroccio. Per i figli era il magi-
Emilio Cavalli, l'autore del libro
- Fiume Conca forse è il libro stampato nel maggior numero di copie nella piccola grande storia della provincia di Rimini: 5.200. Si parla di oltre 6mila copie. La terza edizione è uscita lo scorso dicembre in 3.700 copie. E' stato il libro strenna 2014 della Conad di Misano Adriatico e Riccione. Ne è autore Emilio Cavalli, che ha pubblicato 9 libri. Un monello dalla mente geniale. Impreziosito da numerose istantanee, racconta il fiume come era vissuto dai ragazzi e dalla gente nel dopoguerra. Il volumetto si può trovare all'edicola Zanni di Morciano; quella di fronte alla casa di cura Montanari. Riportiamo le ragioni che hanno portato la Conad a regalarlo.
co spazio di scorribanda. Era il “parco” dove si andava per avventure. Per scoprire se stessi e la vita. I canneti diventavano foreste. Le canne hanno ispirato un prestigioso designer nato sul greto del Conca per un gioco che si trova nei parchi pubblici di tutt'Italia. E' con la creta del Conca che il presti-
gioso scultore Arnaldo Pomodoro (nato a Morciano di Romagna) ha creato le prime volte le sue opere. Oggi, il Conca è sempre lì. Però viene vissuto in altro modo ma non con meno emozione, o per essere più profondi, meno sentimento. E' lo spazio dove si va per passeggiare,
sia a piedi, sia in bicicletta. E' il luogo dove si va alla ricerca del tempo perduto da utilizzare nel tram tram di tutti i giorni. Si spera che lo si faccia senza la retorica della nostalgia, ma con il piglio di ritrovare la natura com'era. La sua asta è uno dei pochi angoli veri e forse incontaminati della provincia di Rimini. Quasi un miracolo, dato l'“orgia dissipatrice” degli ultimi trent'anni. Il Conca potrebbe essere anche il simbolo da cui ripartire prima ancora che economicamente da un punto di vista delle relazioni umane. Chi è in passeggiata quando incontra il suo simile lo saluta con un sorriso smarrito nelle città e nei paesi.
CULTURA La fontana dei ciclisti. Che fine ha fatto il sole del mitico fabbro-artista Vaselli? (Foto Mario Polverelli)
Morciano di Romagna Via Roma 73 - Tel. 0541 - 988137
Cardellini-Bastianelli, mostra a Palermo. Inaugura Sgarbi Vittorio Sgarbi - Si potrebbe quasi dire un morcianese a Palermo. Insieme ad un pesarese. Giuliano Cardellini e Franco Bastianelli espongono l'opera d'arte “Spazio verde” alla Biennale di Palermo ( 11 - 25 gennaio) nel prestigioso Palazzo Sant'Elia. Inaugurazione l'11 gennaio, ore 17.30, con il famoso critico d'arte Vittorio Sgarbi, ospite eccellente, a Morciano, la scorsa estate all'interno dell'evento FuMo. Cardellini e Bastianelli hanno alle spalle due percorsi opposti. Cardellini è un avvocato che per passione si è cimentato con la poesia (pubblicati due libri) e la fotografia. E molto altro an-
Franco Bastianelli (a sinistra) e Giuliano Cardellini
cora. Bastianelli è un artista a tutto tondo che fin da ragazzo ha lavorato il rame, un materiale duttile ed eterno. Aveva anche un'azienda che, artigianalmente, faceva braccialetti, collane, orecchini. Sempre con il rame, nel quale venivano inseriti vetri di Murano. Di Bastianelli è anche il logo dell'Infasil: una madre che abbraccia il figlioletto. I due artisti si sono incontrati e hanno costruito delle installazioni che raccontano della natura come armonia del creato. L'uomo senza la natura è nulla. E la natura senza l'uomo anche.
Aziende informano PROFILO
Gruppo Atena - Il Gruppo Atena è stato fondato Ferruccio Giovannetti. Direzione a Mercatino Conca, coordina una serie di strutture che accolgono persone che hanno bisogno di abbracci e attenzioni. Le residenze si trovano nell'Alta Valconca: Monte Licciano, Montegrimano, Mercatino Conca e Monte Cerignone. Sono accoglienti, belle e luminose. Modelli da visitare.
Fondato da Ferruccio Giovanetti, il Gruppo Atena è un'eccellenza per l'accoglienza dei meno fortunati. Si trova nella Valconca Pesarese. Visita di Rapahel Gualazzi, progetto teatrale, una stalla con asini e cavalli
E' un lavoro che si sceglie e che si deve amare, altrimenti non è altro che fumo che si disperde nell’aria. - Un anno è trascorso al Gruppo Atena e tante cose sono successe. Anche noi facciamo una “resa dei conti”, una sorta di bilancio degli obiettivi raggiunti e quelli ancora da costruire. Fare questo, in un lavoro che si occupa di disagio sociale risulta ancora più difficile perché spesso, i nostri successi veri sono impercettibili, sono quelli che vediamo crescere giorno per giorno nei piccoli gesti quotidiani dei nostri ospiti. Il Gruppo Atena continua nella sua mission di cura e riabilitazione e lo fa con il contributo della passione di ogni operatore che sceglie questo lavoro. Sì, perché questo è un lavoro che si sceglie e che si deve amare, altrimenti non è altro che fumo che si disperde nell’aria. La salute mentale purtroppo, rimane tuttora un tabù per molti, ma noi desideriamo farvi conoscere questa realtà ancora taciuta e nascosta perché
Impegno sociale, quella felicità nei piccoli gesti quotidiani Alcune delle attività degli ospiti
non deve fare paura. I nostri articoli su questa testata, ci aiutano ad aprire un’ulteriore finestra sul Mondo per i nostri ospiti che così, possono contare anche su questo piccolo momento di “notorietà”, per non sentirsi esclusi dalla società di cui fanno
ancora parte. Il messaggio che gli regaliamo è che non sono stati dimenticati. Il Gruppo Atena in questo anno, ha permesso a molte persone di ritrovare una dignità e un luogo di accoglienza evitando in diversi casi, un destino segnato da sofferenza e abbandono. I progetti attivati dal Dottor Ferruccio Giovanetti sono andati incontro ad una crescita esponen-
ziale creando nuove opportunità per i nostri ragazzi e di conseguenza, solide opportunità lavorative nella nostra vallata. Presso il “Mulino Giovanetti” sono state aperte le stalle per gli asini e i cavalli amorevolmente accuditi dagli ospiti, è stata aperta la nuova sala polivalente in cui vengono svolti diversi momenti di incontro. Nel mese di novembre ad esempio, abbiamo avuto l’onore di ricevere la visita del musicista e cantautore Raphael Gualazzi, che ha trascorso con noi un intero pomeriggio. Il progetto del Teatro seguito dal Prof. Vito Minoia dell’Università di Urbino, abbraccia una partecipata adesione da un considerevole gruppo di ospiti. Questi momenti di gioia e di incontro sono resi possibili da un lavoro costante, dedito e serio di cui possiamo essere fieri. Per questo motivo, continueremo a cercarvi tra queste pagine perché così, potremo pensare di essere insieme nel tendere la mano riparatrice verso queste vite. Arianna Piermarini
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Vegano, nuova frontiera del benessere L'unico cibo di strada viaggiante del genere nel Riminese e Pesarese
Il cilindro raccoglio olio di casa
Il loro speciale chiosco viaggiante
marketing propongono un nome accattivante. Nasce così “Chiamami Cavallo Vegan Food”, quasi certamente l’unico truck-food vegano che percorre le strade delle province di Rimini e Pesaro e
che probabilmente non ha corrispondenti in Italia. La scommessa parte con una inaugurazione frequentatissima da amici e curiosi tenutasi l’8 novembre 2014 proprio sul piazzale davanti al loro vecchio bar. Partiva in quel momento la scommessa: cibo di strada proposto quale valida alternativa a chi ha problemi di intolleranze alimentari e a chi già pratica questa scelta alimentare, nonché servizio offerto a vegetariani e vegani che spesso alle feste di piazza non trova quasi nulla da mangiare. I cibi offerti da “Chiamami Cavallo” sono rigorosamente senza derivati animali e del latte, la
TERRA - Nicola e Fiorella li avevo incontrati dietro un bancone di bar dal nome tipicamente romagnolo: Luverìa! Un termine dialettale che, pur nella differenza dei fonemi, in tutta la Romagna sta a significare golosità, leccornia, sfizio gastronomico. La mia difesa della succulenta fiorentina e la loro convinta scelta per l’alimentazione alternativa vegetariana e vegana erano diventati simpatici siparietti gastronomici e la loro documentata argomentazione accendeva in me la curiosità. Da sempre stati contrari all’allevamento intensivo degli animali un po’ estremistici nel definire la carne macellata dimostravano che la loro non era la volontà di seguire una moda passeggera ma l’adesione convinta ad una filosofia di vita. Una convinzione che si è rafforzata quando Fiorella ha deciso, non certo per snobismo, di cambiare alimentazione. A Nic & Fio, mollata la gestione del bar, si
poneva il problema di inventarsi un lavoro, ma presentarsi ovunque non più giovanissimi e nella situazione di crisi attuale a chiedere di lavorare è un’esperienza umiliante e una pratica inutile. È lì che scatta l’idea: perché non mettere a frutto quella passione gastronomica utile anche alla salute? Perché non trasformare una pratica salutistica in un messaggio gastronomico rivolto a tutti? Nicola, che non sa solo cucinare ma sa fare un sacco di altre cose, approfitta dell’offerta di un mezzo adatto a portare in tutte le piazze il loro messaggio alimentare, lo sistema e studia da Chef vegano; Fiorella prova le prime ricette e poi si interessa di comunicazione, amici artisti consigliano la scelta dell’immagine ed altri esperti di
BIANCHERIA - TENDAGGI ARREDAMENTO ALBERGHIERO Morciano - Piazza Boccioni - tel. 0541.988279 fax 0541.857511 www.mofa.it - tessutimofa@libero.it
proposta è di “qualcosa che uscisse dalle gabbie del grande sistema di distribuzione”, dice orgogliosamente Nicola. Lui stesso sceglie con cura le materie prime da impiegare in cucina: sale rosa dell’Himalaya privo di iodio, lievito madre, farine italiane di grani antichi certificati gli consentono di produrre e offrire ai suoi clienti piadineria e focacceria, pizze, fantastici involtini primavera, hamburger vegetali e hot dog di seitan o tofu. Poi tante altre delizie cucinate con ingredienti biologici di alta qualità, prodotti nel rispetto della diversità e, soprattutto, adatti ad ogni scelta alimentare: da quella vegana, a quella vegetariana, per finire con chiunque abbia desiderio di provare nuovi sapori. Durante il primo mese di attività ha preso parte a due manifestazioni.
A Urbino e nella provincia di Rimini, suscitando prima curiosità e poi vero e proprio apprezzamento. “Ci sono vegani - racconta Nicola - che si sono mossi persino da Ancona e Faenza per raggiungere la data di Urbino. E' stato un discreto successo, considerando soprattutto la novità dell’idea.”. Per i vegani della nostra zona l’appuntamento è spesso nella piazzetta del Teatro a Sant’Andrea in Casale, ma poi anche presenze in fiere e manifestazioni in tutte le città del circondario. Per sapere come seguire questi due pionieri del vegano vero basta cercarli su Facebook. È il modo migliore per vedere la loro offerta, porre domande, sapere dove trovarli e correre a provare i loro prodotti. Claudio Casadei
Casadei, suo il prestigioso premio Spada - Claudio Casadei ha vinto il premio letterario “Sauro Spada”. Ha portato in “scena” un racconto dal titolo “Spray e Suris” (Spray e Sorriso). E' l'incontro tra un ventiseienne silenzioso che si esprime con il lin-
- Una avventura che continua serenamente quella dell’ASD Junior San Clemente. La squadra del piccolo comune iscritta per la stagione 2014/2015 al campionato di prima categoria girone H dove si confronta con discreti risultati con squadre di tutta la RoGli
Claudio Casadei
guaggio delle bombolette ed un adolescente in carrozzina che comunica soltanto col sorriso degli occhi. Casadei intreccia, con i due personaggi, i colori della vita. Senza dimenticare i grigi ed i neri. Lo fa con leggerezza ed un'ironia garbata non meno che dissacrante. Al solitario e deriso Spray, il giovane sindaco di un paesino della Bassa Romagna gli affida di abbellire la tristezza di un muro gri-
gio. Mentre dipinge le sue storie arriva la carrozzina sospinta dalla nonnina. I due diventano amici e insieme compiono l'opera: Spray con la bomboletta e Sorriso cn l'approvazione del sorriso. Poco prima dell'inaugurazione, Sorriso se ne va in cielo. Spray mette il suo ricordo nel muro bianco della chiesolina lì vicino e non solo... Un racconto in dialetto di una bellezza commovente che ti fa danzare con la
magia della vita. Da far leggere a bambini, ragazzi ed adulti. Alla quinta edizione, il premio Spada si tiene a Mondiano (Forlì-Cesena). E' dedicato alla memoria di Sauro Spada (Lugo 1928 - Cesena 2007). E' di assoluto prestigio, anche se non ha il blasone del concorso di San Clemente; alla 22^ edizione, è dedicato alla figura del poeta ciabattino Giustiniano Villa. Non ci sono dubbi: Claudio Casadei è una dei riminesi migliori. Appartiene senza se e senza ma alla categoria dei galantuomini. Usa la penna con maestria che sa far volare come le figure colorate di Chagall. Una penna che volteggia nel cielo dell'esistenza squarciando il nero della vita. g. c.
Serbadone, riapre il bar del Circolo
Il circolo è accanto alla chiesa
- Ha riaperto il bar a Serbadone di Montefiore. Dopo due anni di inattività, il circolo, che si trova nei locali della parrocchia di Santa Maria della Neve, è stato rilevato dalla Asd Montefiorese, la locale società calcistica. Oltre al bar aperto per i soci, nei locali si potranno festeggiare compleanni, organizzare riunioni ed incontri di associazioni, o privati. Sarà possibile anche giocare a calcetto o tennis nel campo polivalente dotato di docce e spogliatoio. L’inaugurazione si è tenuta domenica 14 dicembre alle 17.30, con un rinfresco per tutti. L. S.
S. CLEMENTE - GEMMANO - MONTEFIORE BIANCHERIA - TENDAGGI ARREDAMENTO ALBERGHIERO Morciano - Piazza Boccioni - tel. 0541.988279 fax 0541.857511 www.mofa.it - tessutimofa@libero.it
SAN CLEMENTE - LA LETTERA
Poveri alberi - La scarpata che divideva la scuola elementare di Sant’Andrea in Casale era solo un cumulo di cespugli, rovi e sporcizia. Non era una immagine decorosa, così, con aiutanti occasionali e dosi massicce di olio di gomito, lavorando il sabato e la domenica e impiegando qualche ora libera quando c’era l’occasione (si lavorava moltissimo in quegli anni) mi impegnai per dare a quell’angolo di paese un aspetto decoroso. Un decoro minimo necessario anche per i pochi negozi che su quel tratto di strada si affacciavano: una merceria, una macelleria e l’edicola. Le rose che avevamo piantato su quel brandello di terra a fianco del nastro d’asfalto a maggio diventavano uno spettacolo che in molti ancora ricordano. Durarono, se ben ricordo, fino a fine anno Ottanta e inizio Novanta quando il muro di contenimento che venne costruito le spazzò via lasciando solo un piccolo appezzamento di terra brulla. Pensammo, allora si poteva, di piantare degli alberi d’acacia che curammo e crescemmo con dedizione ed ancora oggi, quando arriva maggio, ci inebriano con il l’intenso profumo della loro fioritura. Qualche tempo dopo, prenden-
doli da un salice indiano piantato nel parco dell’asilo nido, piantai speranzoso due getti di quella pianta e li sistemai su quello straccio di terra che da tanto tempo curavo. A distanza di un anno la natura mi fece il grande regalo del loro attecchimento e fu per me una gioia intima e intensa. Per anni, finchè mi è stato consentito, ho accudito le “mie” piante che nel frattempo erano cresciute rigogliosamente, quasi quanto la soddisfazione che provavo, orgoglioso, ogni volta che le guardavo. Novembre 2014. Un brutto mattino le “mie” piante, forse perché diventate troppo alte e magari pericolose, erano state malamente tagliate alla base. Un problema risolto in pochi attimi distruggendo quello che anni di mancata manutenzione avevano malamente creato. Il lavoro di anni mio e della natura spazzato via in pochi secondi. Non è di certo il mio personale dispiacere a contare, quello rimane mio e di nessun altro. Ma le piante, gli alberi la natura vanno curati prima di diventare un rischio, vanno curati prima di essere abbattuti. Sarebbe bello conservare almeno un po’ di rispetto per il verde e la natura. Lettera firmata
Organizza molteplici eventi. Tra cui la famosa Sagra del vino alla 46.ma edizione. Collabora con l'amministrazione comunale
UOMINI
Tagliaboschi, riconfernata presidente
SAN CLEMENTE
di Claudio Casadei - Giovedì 18 dicembre. La Pro Loco di San Clemente tiene, con le ormai classiche piccole tensioni, la sua assemblea ordinaria e sceglie il consiglio direttivo che la guiderà per il triennio 2015/2018. L'associazione dà vita da ben quarantesei anni alla Sagra del Vino, importante manifestazione che comprende una Gara del Vino tra vignanioli locali e quelli delle zone limitrofe. Ad essa è inoltre delegata la gestione delle commedie dialettali, la castagnata in piazza, la cucina di Note di Vino e quella della Festa anni ’80. Da qualche anno la Pro Loco è l’alter ego della amministrazione comunale per quasi tutte le manifestazioni pub-
Centro sociale, cena combattere la sclerosi
stegno e aiuto costante e per questo servono fondi e volontari. Notizie sulla sezione riminese dell’A.I.S.M. si possono avere dal sito www.aism.it/rimini scrivendo alla e-mail aismrimini@libero.it o prendendo contatto al 335-7642764. Due gli appuntamenti annuali nazionali per aiutare l’associazione: la gardenia dell’AISM per la festa della donna, la “Mela di A.I.S.M.” a ottobre e da quest’anno le stelle per l’albero di Natale. A queste forme di autofi-
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Pro Loco, ricomicia con una nuova dirigenza
SAN CLEMENTE - VOLONTARIATO
- A loro piace definirsi nonni, ed in realtà in tanti lo sono! Ma al di là del ruolo famigliare ognuno di loro sa di essere parte della società locale e per questa si sente in dovere di “fare qualcosa”! L’ultima iniziativa li ha visti collaborare con l’Associazione Italiana Sclerosi Multipla (Aism), una cena di beneficenza tenutasi sabato 3 gennaio. Al Centro polivalente 98 persone hanno consentito di devolvere all’associazione 450 euro. In sintesi estrema la sclerosi multipla è una malattia vigliacca che colpisce le cellule nervose ed impedisce una corretta comunicazione tra cervello e midollo spinale rendendo progressivamente disabili sia fisicamente che cognitivamente. I malati, le loro famiglie, hanno bisogno di so-
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nanziamento si aggiungono le tante iniziative e anche in questo caso il Centro sociale Valconca ha saputo ancora una volta essere meritoriamente in prima fila. Dal dolore all’allegria i “nonni” amano anche pensare i più piccoli. Arriva il Carnevale di tutti i bambini, che domenica 8 febbraio dalle 14,30 si terrà nella sede del centro. Ci saranno dolci e bibite per tutti e i più la presenza della Fata Gina che, facendo di mestiere la fata stupirà tutti i bimbi presenti con magie assortite, spettacoli d’animazione, fantastici “truccabimbi” e colorate sculture di palloncini. Possiamo davvero dire un grazie sentito a tutti coloro che si impegnano nel Centro. Claudio Casadei
San Clemente, la Torre civica, ingresso al borgo
bliche e questo ha dato anche motivo di blande interrogazioni da parte delle minoranze in consiglio comunale. Il bilancio dell’associazione presenta anche quest’anno un leggero avanzo a fronte di uscite per 28.779 • ed entrate per 28.695 •. I nomi del nuovo direttivo, un mix di conferme, new entry e ritorni. Si tratta di un nuovo gruppo composto anche
anagraficamente di giovani e meno giovani con la speranza che l’aria nuova entrata porti ad una maggiore apertura alla partecipazione dei cittadini sanclementesi e conseguente loro relativa crescita di fiducia e volontà di partecipazione e collaborazione a tutte le manifestazioni. Per fare questo sarà necessario avere un progetto chiaro su quali siano gli obbiettivi da raggiungere, qua-
- La Pro Loco di San Clemente ha un nuovo consiglio. Fiorella Tagliaboschi è stata riconfermata alla presidenza. Ecco il nuovo direttivo. Presidente: Fiorellla Tagliaboschi Vice Presidente: Daniele Zanzi Cassiere: Cinzia Buldrini Segretario: Luca Iachini Consiglieri: Raimondo Vitillo, Nicolas Angelini, Manuel Pecci, Pierino Falcinelli, Celso Santi, Lorenza Carloni, Elena Casadei.
li i budget disponibili e soprattutto dimostrare ciclicamente il bilancio (non solo economico ) di quello che si è fatto. Ma sicuramente tutte le persone del consiglio, ed in particolare i giovani con la loro energia, saranno in grado di rinnovare le iniziative e ottenere grandi soddisfazioni. Buon lavoro Pro Loco… soprattutto.
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SALUDECIO - MONDAINO - MONTEGRIDOLFO
Dante e Sant'Amato Ronconi da Saludecio - La santificazione di Amato Ronconi da Saludecio (1226-1292) celebrata in data 23 novembre scorso in Piazza S.Pietro da papa Francesco di fronte a decine di migliaia di fedeli accorsi da tutto il mondo (venivano innalzati alla gloria degli altari anche due religiosi andati missionari in India), mi spinge a riproporre il tema del rapporto fra Dante Alighieri ed il santo saludecese.. Già nel 1998 (dunque in tempi non sospetti e quando era sindaco Dilvo Polidori, oggi al suo secondo mandato ed in questi giorni eroicamente andato pellegrino a piedi a Roma con altri concittadini) scrissi per l’Editore Massimo Panozzo (riminese ma saludecese di nascita) il libro “Filippo da San Lodeccio faccendosi chiamare. Nuove ipotesi per un percorso dantesco”. Partendo dalla 7^ novella della 3^ giornata (il numero 10 é cabalisticamente interessante in chiave dantesca) del Decameron di Giovanni Boccaccio (1313-1375), primo biografo di Dante Alighieri, nella quale si narra di un giovane poeta fiorentino (Tedaldo degli Elisei) che per aver amato una donna vietata di nome Ermellina (dagli innegabili spunti ghibellini, essendo di ermellino la stola degli imperatori di Germania) è costretto ad esiliare da Firenze e rifugiarsi in Romagna, nascondendosi sotto lo pseudonimo di Filippo da Saludecio! Poi, pellegrino d’amore (sic!) si imbarca ad Ancona verso Cipro, da dove dopo sette anni ritorna in Romagna e di qui a Firenze per essere riconosciuto innocente della colpa ascrittagli. Nel corso dei settecento anni che ci separano dal Boccaccio,
Bronzo del beato Amato
di Angelo Chiaretti moltissimi critici antichi, moderni e contemporanei hanno tentato di trovare il bandolo della matassa di questa intricatissima novella, cadendo in infortuni clamorosi (che non riferisco per decenza) oppure limitandosi a considerazioni banali. Solamente Gabriele Rossetti (1783-1854), che dedicò una vita agli studi danteschi, ipotizza che in Tedaldo degli Elisei si debba riconoscere il giovane Dante Alighieri: da quegli studi, dunque, sono ripartito per sottolineare quanto segue: TEDALDO: con questo nome gli amici chiamavano Dante Alighieri, storpiando lo pseudonimo Tebaldo (coraggioso in Dio, così è chiamato da diversi illustratori) con cui il Poeta amava definirsi. Inoltre (è la tesi del Rossetti) il nome Tedaldo rimanda direttamente a nome e cognome dell’Alighieri (il sopranome tuo si feo, canto XV del Paradiso di cui è protagonista Cacciaguida......degli Elisei, trisavolo di Dante) costituendone il cuore: Dante d’Aldoghiero, che nella pronuncia orale vede scomparire le distinzioni grammaticali e suona perfettamente Tedaldo. DEGLI ELISEI: ogni studioso di cose dantesche sa che Cacciaguida apparteneva alla famiglia degli Elisei (Moronto fu mio frate ed Eliseo, canto XV del Paradiso) da cui discesero gli Alighieri
con il matrimonio della famigerata Alighiera di Val di Pado (canto XV del Paradiso), cioè nata in Valpadana. E’, ancora una volta, Giovanni Boccaccio a comunicarcelo: Venne in Firenze, secondo ne testimonia la fama, un giovane per origine de’ Frangiapani, nominato Eliseo; il quale, che cagione se ‘l movesse, di quella divenne perpetuo cittadino; del quale rimasi laudevoli discendenti et onorati molto, non l’antico cognome ritennero, ma da colui che quivi loro aveva dato principio prendendolo, si chiamarono gli Elisei. De’ quali, di tempo in tempo e d’ uno in altro discendendo, tra gli altri nacque e visse un cavaliere per arme e per
senno ragguardevole, il cui nome fu Cacciaguida, il quale per isposa ebbe una donzella nata degli Aldighieri di Ferrara, della quale forse più figlioli ricevette. Ma, come come che gli altri nominati si fossero, in uno, sì come le donne sogliono essere vaghe di fare, le piacque di rinnovare il nome de’ suoi maggiori, e nominollo Aldighieri, come che il vocabolo poi, per sottrazione d’alcuna lettera, rimanesse Alighieri (G. Boccaccio, Compendio della vita di Dante, Sansoni, Firenze, 1980, pp.1-2). Pochi, invece, sono quelli che si sono avventurati a ricostruire l’albero genealogico di Dante: vi avrebbero scoperto cose meravigliose, come ho dimostrato nei miei libri più recenti (Il giallo dei due Dante Alighieri-Firenze Libri 2007 e Florentinus natione non moribus. Dante Alighieri primo turista in Romagna, Pliniana, Perugia, 2013). Ad esempio che dobbiamo aggiungere che i romani Frangipani, attraverso i Pierleoni (che a loro volta risiedevano nel Ghetto Ebraico della Città Eterna, presso il Teatro di Marcello), rimandano genealogicamente all’antica e romana Gens Anicia, agli Anici. Dunque, volendo costruire un cognome completo e significativo per Dante Alighieri, dovremmo dire Dante (più esattamente Durante) degli Alighieri degli Elisei dei Frangipani degli Anici !!(Negli splendidi mosaici di S.Apollinare Nuovo di Ravenna compare Santa Vittoria, martire del II secolo (assieme alle cugine S.Anatolia e S.Cristina di
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Bolsena), ad aprire la processione delle Martiri Cristiane: ella apparteneva alla Gens Anicia e Dante poteva ammirarla quotidianamente in quei mosaici nel corso della sua ripetuta permanenza in sul lito adriano (canto XXI del Paradiso).Agli Anici, si badi bene, appartennero santi, imperatori, filosofi e personaggi importanti nel cosmo dantesco, fra cui Petronio Massimo e Olibio, imperatori dell’Impero Romano d’Occidente, il meraviglioso Sant’Ambrogio, San Gregorio Magno papa fra il 590 ed il 604, S. Benedetto da Norcia, Patrono d’Europa e da cui è partita la scintilla Dei che ha salvato il patrimonio artistico più antico, il grande Severino Boezio, dal cui De consolatione philosophiae l’Alighieri cita a piene mani, Felice III papa fra il 483 ed il 492, l’incredibile Jacopa dei Sette Soli, protettrice romana di S. Francesco d’Assisi e molti altri. Come dimenticare, infine, il grande Giustiniano (Flavius Anicius Julianus Justinianus), imperatore dal 527 al 565 e celebre per il suo Codex, cioé per quella raccolta di leggi che Dante celebra nel canto VI del Paradiso per aver inteso come una vera e propria missione divina la restaurazione dell’Impero in tutto il Mar Mediterraneo, in una grande ricostituzione unitaria di romanità e cristianesimo? Quando se ne andarono dall’Aventino, dove avevano le loro terre, sembra che gli Anici abbiano addirittura fondato, ex novo, tre importanti famiglie: una in Spagna (i Toledo), l’altra in Austria (gli Asburgo), ed una a Costantinopoli, dove presero il nome di Anici d’Oriente e si imparentarono con i
Paleologi! FILIPPO: che Dante amasse i cavalli è risaputo. Ne abbiamo prova in due semplici argomentazioni: nella celebre battaglia di Campaldino (11 giugno 1289) in cui i fiorentini sbaragliarono definitivamente l’esercito di Arezzo, l’Alighieri era arruolato fra i feditori a cavallo e fu uno dei protagonisti dello scontro come narra nel canto V del Purgatorio; inoltre il cavallo gli faceva conservare il titolo di cavaliere, da lui amatissimo a ricordo di una discendenza nobiliare derivatagli dagli antenati romani e da Cacciaguida, che in Terrasanta morì cavaliere dell’imperatore di Germania. La cosa più importante, invece, che rimanda alla scelta di tale pseudonimo da parte di Dante è che Filippo fu l’apostolo (il quinto della lista dei dodici) cui Gesù si rivolse durante il miracolo della moltiplicazione dei pani e dei pesci e che, da sempre, è chiamato l’Apostolo della Croce a causa del suo martirio avvenuto inverso capite, cioé a testa in giù. E quanti conoscono il mondo dantesco sanno benissimo che la Croce rappresentava per lui il simbolo di un cristianesimo che non ammetteva compromessi (...). Così, oggi che papa Francesco lo ha innalzato alla ufficialità degli altari (la Positio messa a punto dai Padri Postulatori del processo di santificazione contiene anche una mia testimonianza storica e personale), noi esultiamo perché si tratta del primo santo delle nostre luminosissime colline, ma anche perché pensiamo che anche Dante Alighieri, dall’alto dei cieli, sorriderà sornione e ne sarà ben felice !
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“Lo abbiamo messo anche nel nostro programma elettorale. Che cosa fare con un bilancio di 800mila euro?”
Grilli: “Sarò l'ultimo sindaco di Montegridolfo” Saludecio, Mondaino e Montegridolfo verso l'unificazione dei servizi. Il segretario comunale nel libro paga dei tre comuni della Valconca e Talamello. Sull'Unione sono più avanti la chiesa e le associazioni sportive e di volontariato della politica. Significa che i tempi sono maturi per il grande salto COMUNITA'
- “Nel programma elettorale della nostra lista abbiamo messo che il Comune di Montegridolfo si deve unire con Mondaino e forse anche con Saludecio. Io sarò l'ultimo sindaco di Montegridolfo”. Lorenzo Grilli è un politico fuori dalla politica, se così si può dire, ma dentro la politica vera. Quella di servizio. Guida una comunità di mille abitanti; ha un bilancio di 800mila euro. Il suo Comune ha sei dipendenti e mutui per un milione di euro. In pratica, ogni abitante ha contratto debiti per mille euro. Una cifra inferiore (la metà) alla media dei comuni della costa. Anche il bilancio pro-capite degli abitanti di Montegridolfo però è circa la metà, sempre rispetto ai ricchi comuni rivieraschi. “Il nostro Comune - continua Grilli - è in perenne difficoltà economica. Cerchiamo di barcamenarci fino a quando resteremo aperti non lo so proprio. Da tempo stiamo facendo incontri con Mondaino e Saludecio per accorpare prima i servizi e poi vedremo per un'eventuale fusione. I primi tre passi riguardano la ragioneria, l'amministrazione e l'ufficio tecnico. I tre enti insieme potranno affrontare anche la questione del segretario. Una figura professionale troppo esosa per le nostre magre casse. Un segretario costa attorno ai 100mila euro l'anno. Un segretario di prima nomina invece pesa per circa 70mila euro. Quest'ultimo lo possono assu-
mere soltanto i comuni sotto i 3mila abitanti. Dato che Saludecio supera la soglia dei 3mila non possiamo beneficiare optare per la prima nomina”. “Noi di Montegridolfo continua il giovane sindaco non ci possiamo permettere un
Da sinistra: Lorenzo Grilli (sindaco di Montegridolfo), Matteo Gnaccolini (Mondaino) e Dilvo Polidori (Saludecio)
LA COLLANA
Sant'Amato, film documentario - Domenica 21 dicembre, alle 17.30, al Teatro Verdi di Saludecio, in piazza Beato Amato, è stato proiettato il film-documentario “Il Santo Amato”, dedicato alla figura del primo Santo della Diocesi di Rimini, santificato da papa Francesco lo scorso 23 novembre. Realizzato da Icaro Communication col contributo della Banca Popolare Valconca e con il patrocinio del comune di Saludecio, ripercorre la vita e le opere del Beato saludecese. Ha lo scopo di comprenderne la figura, non solo religiosa, ma punto di riferimento storico, sociale e culturale per la comunità di Saludecio. Il video riporta la testimonianza di studiosi del Beato Ronconi, senza tralasciare quella diretta dei documenti. Amato Ronconi nasce a
segretario a tempo pieno. Negli ultimi tempi è da noi soltanto una volta a settimana; lo scorso anno invece lo abbiamo avuto 1-2 giorni a settimana. In questo momento, tra il Patto di stabilità ed il fatto che ancora non abbiamo approvato il bilancio, non riusciamo a trovare i soldi neppure per imbiancare una parete”. “Personalmente - chiude la riflessione Grilli - non sono sulla linea di alcuni rappresentanti Anci (Associazione nazionale comuni) dei piccoli comuni che assolutamente non vogliono le fusioni. Penso proprio che sarò l'ultimo sindaco di Montegridolfo”. Gnaccolini Matteo Gnaccolini, sindaco di Mondaino, è tra i maggiori sostenitori dell'unione dei servizi con Saludecio e Montegridolfo. Afferma: “Siamo nella fase della costruzione. E siamo tutti molto motivati; anche se ogni amministrazione ha problemi diversi”.
Saludecesi a Roma per la santificazione del beato Amato
Saludecio da una famiglia benestante di agricoltori nel 1226, anno in cui ad Assisi moriva san Francesco. Rimasto presto orfano, trascorre la sua giovinezza con la famiglia del fratello Giacomo dal quale però
TREBBIO DI MONTEGRIDOLFO - Via Botteghino 61 - Tel. e Fax 0541/855134
viene malvisto per il suo distacco dai beni materiali. Si dedica all’accoglienza dei poveri e dei pellegrini costruendo un Hospitale nella casa da lui ereditata sul Monte Orciaro. Col passare del tempo cresce
in lui il desiderio di diventare lui stesso pellegrino: si mette in cammino per arrivare, come atto di fede, ai confine della Terra conosciuta, a ‘Finisterrae’. Muore nel 1292 donando tutti i suoi averi.
Polidori Concorda anche Saludecio sull'unificazione dei servizi per abbattere i costi. Dilvo Polidori, il sindaco: “La nostra volontà è iniziare con le convenzioni dei servizi. E' nostra intenzione fare il passaggio in consiglio comunale entro la fine di gennaio. Si spera che nell'arco di 2-3mesi siamo già partiti. Siamo già operativi”. “In questo momento - continua Polidori - non entriamo nell'Unione della Valconca. Ho visto Santi e vedremo per un altro percorso da condividere. Oggi, date le ristrettezze economiche, da soli non si va da nessuna parte”.
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CORIANO - MONTE COLOMBO - MONTESCUDO
MONTESCUDO TEATRO
Teatro, inizia la stagione del dialetto Montescudo, Teatro Rosaspina
- “E’ datato genericamente dagli storici all’inizio del 1800, ma già alla fine del 1700, precisamente nel 1780, nelle lettere inviate dal cardinale legato al governatore di Montescudo, si parla di uno spazio utilizzato per le rappresentazioni teatrali. Ha la tipica struttura dei teatri all’italiana dell’epoca, con forma a ferro di cavallo, platea, un ordine di palchetti e il loggione. La commedia dialettale resta elemento trainante dei sabato sera al Rosaspina, offrendo anche quest’anno, un cartellone all’insegna del divertimento per gli appassionati del genere, con le migliori compagnie locali. E’ la più vecchia e importante rassegna dialettale della provincia di Rimini, giunta al 22° anno. Il cartellone 10 Gennaio, ore 21. La
Compagnia “DEL GALLO” in “NA MASTELA D’ BUGI”. 17 Gennaio, ore 21. La Compagnia “La Burla” in “UN VIAZ IN ROSSIA” 24 Gennaio, ore 21. La Compagnia “Mej ch’ne gnint” in “L’È ROBI C’AL PO CAPITÉ”. 25 Gennaio, ore 18. Festa di apertura Compagnia Astorri Tintinelli “TITAN -CIRCUS”. 31 Gennaio, ore 21. La Compagnia “La Carovana” presenta “SE L’È ROSE AL FIURIRÀ” 1 Febbraio, ore 18. Teatro ragazzi. “TUDÙ”. 7 Febbraio, ore 21. La “Compagnia de Bosch” in “ANDÈM A LA GITA UNA BÈLA PITNADURA”. 8 Febbraio, ore 18. Teatro delle Albe. “AMORE E ANARCHIA”. Compagnia drammatico vegetale.
Autore e regista, i suoi musical sono indubbi capolavori di umanità
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Carlo Tedeschi, narratore di speranza Continua dalla prima pagina za che sa commuovere). Lo stesso giorno il Tg5 delle 13 gli ha dedicato tre minuti, citando Rimini e il Teatro Amici di Montecolombo. Nato a Rapallo nel 1951, Carlo Tedeschi è un personaggio eclettico; artista a tutto tondo, è pittore, autore di musical, scrittore, attore, regista. Nel 1978 conosce Leo Amici, ideatore e fondatore della comunità del Lago di Monte Colombo; conquistato dall’aura di amore e di pace che emana, si trasferisce a Cattolica per seguirne le orme. Nel 1983, insieme, danno vita all’associazione Dare e fa del “Piccolo paese fuori dal mondo” - così definito da Leo Amici il piccolo villaggio sorto intorno al laghetto a forma di cuore - un Centro Ecumenico Internazionale. Nel 1985 fonda e dirige l’Accademia d’Arte e Formazione Professionale, fucina di artisti di grande fama e professionalità. Dopo la morte di Leo Amici (1986), insieme a Maria Di
“L’umanità deve arrivare a un punto. Al punto in cui avrà sconfitto tutto il male; altrimenti l’universo, il nostro pianeta, la nostra storia, la nostra civiltà, che senso hanno? L'UOMO
di Teresio Spadoni Gregorio, porta a compimento la costruzione del villaggio arricchendolo con strutture dedicate alla solidarietà, all’accoglienza e alla socializzazione dei giovani coinvolgendo centinaia di volontari. Con Daniela e Stefano Natale, e l’Associazione Dare, costituisce la Fondazione Leo Amici, Ente riconosciuto nel 2002, pensata da Leo fin dal 1982, alla quale vengono devolute tutte le strutture del “Piccolo paese”. Della sua variegata produzio-
ne artistica (spettacoli, quadri, libri) ne fa uno strumento di evangelizzazione per diffondere il messaggio d’amore e di amicizia dell’insegnamento cristiano. Ci sediamo, accendo il registratore, un piccolo gioiello tecnologico, e Carlo “quando io andavo alle elementari scrivevo col pennino e l’inchiostro: pensa che tempi che erano!” Allora Carlo (lì ci si da del tu e ci si chiama per nome) qual è la cosa che ti interessa di più? “Riuscire ogni sera ad andare a dormire con la coscienza pulita”. Perché scrivi i musical? “Ho ricevuto talmente tanto dalla vita che il mio desiderio è quello di esprimere gratitudine. Poi mi sono accorto che quando i giovani incontrano qualcosa di vero, di grande, il primo istinto che hanno è quello di esprimerlo: con una poesia, con un testo, cantando una canzone, ballando per la gioia. Sono tutte forme di espressione che se le metti insieme formano un musical”. E la prosa? “Anche la prosa è un’espres-
sione: si ripete sul palcoscenico ciò che la vita ti ha dato affinché anche altri possano goderne, e imparare”. Perché preferisci il musical alla prosa? “Io metto in scena dei giovani; se un giovane sa cantare, un altro sa
Teatro CorTe, si ricomincia con i Fratelli di Taglia
I Fratelli di Taglia
SPETTACOLI - La direzione artistica del teatro CorTe di Coriano è stata affidata alla compagnia Fratelli di Taglia, sfrattati dal Teatro del Mare di Riccione dall'amministrazione targata Renata Tosi. Presentano un ricco cartellone. Ecco i prossimi appuntamenti. CorTe in Concert 10 gennaio – ore 21,15. Andrea Amati e Band. Fabrizio De Andrè Tribute Andrea Amati - voce Massimo Marches - chitarre Federico Mecozzi - violino e tastiere
me”. Francesco Preziosi - basso Marco Montebelli - batteria
CorTe in Concert 17 gennaio 2015 – ore 21,15. Rangzen. Led Zeppelin Tribute. Ricky Cardelli – voce, chitarra, Francesco Cardelli chitarra, basso, Claudio Cardelli - chitarra, basso, Enrico Giannini - tastiera, Marco Vannoni - batteria, sax Teatro Comico d’Autore 22 gennaio – ore 21,15. Dario Vergassola “Sparla con
Teatro Dialettale 24 gennaio – ore 21. Compagnia la Carovana: “S’lè rose al fiorirà”. Teatro Comico d’Autore 31 gennaio – ore 21,15. Giorgio Montanini: “Nemico Pubblico”. Teatro Comico d’Autore 6 febbraio 2015 – ore 21,15. Giobbe Covatta: “6° (sei gradi)”.
CORIANO - MONTE COLOMBO - MONTESCUDO
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Il suo centro è il Teatro Amici del Lago di Montecolombo. Il 24 dicembre servizi su TelePace e Tg5. Forse il suo capolavoro è “Notte di Natale, 1223”. Il presepe in musical Spettacolo piacevole e veloce che sa accendere la luce dentro ognuno di noi Carlo Tedeschi
ballare e un altro ancora sa recitare, li metto insieme e faccio un musical. Se sapessero solo recitare farei uno spettacolo di prosa. Una volta avevo una compagnia dove sapevano solo danzare: ho fatto uno spettacolo di due ore di solo balletto; si chiamava ‘Senza fili’. Trattava di due marionette manovrate da un cattivo burattinaio che riescono a strappare i fili e a fuggire; raggiunto il carrozzone di un circo, incontrano la fata della libertà e, finalmente liberi, vivono senza essere manovrati; il burattinaio, che sta per prenderli incontra anch’egli la fata della libertà e se ne innamora. Il messaggio era che bisogna sempre vivere con la propria testa, col proprio cuore. Raccontato solo con la danza”. Cos’è per te uno spettacolo, una rappresentazione ben fatta? “Qui cito la frase, bellissima, di un giornalista che ha detto che i miei spettacoli toccano il cuore e parlano alla mente. Ecco:Uno spettacolo è bello quando tocca il cuore e ha parlato alla tua mente.” Dove attingi le tue idee? “Ho incontrato Leo Amici e lui che mi ha trasmesso il suo sapere, la sua fede, la sua gioia di vivere, il suo entusiasmo, la sua fiducia nell’uomo. Avendo io fatto mie tutte queste cose, crescendo le ho sviluppate e le posso comunicare ad altri. Pertanto diciamo che le attingo da me stesso. Quali sono, invece, i tuoi autori di riferimento? “Non ho autori di riferimento specifici. Punti di riferimento sono per me la natura, la Fede e la certezza di Dio; punto di riferimento è la verità che oggi trovi in un autore e domani in un altro. Una sera in un ristorante ho riconosciuto la Tamaro, e l’ho avvicinata; ho cominciato a leggere i suoi libri. Seguo l’andamento di ciò che mi offre la vita, perché sono certo che niente accada per caso”. Tu scrivi di religiosità … “Anche”. A che cosa serve l’uomo? “L’uomo, come diceva Leo
Amici, è un’immagine di Dio modellato e animato con tutti i componenti completi e una volontà libera”. Papa Francesco, a cosa ti fa pensare? “All’autenticità del Vangelo: è un testimone che è tutto vero; che il Vangelo è vero; che Gesù veramente è stato un uomo semplice che ha dato la vita per noi”. E la fede? Cos’è per te la Fede? “La Fede è logica. Io conosco Boccelli; Boccelli è un uomo di fede. In un’intervista di pochi giorni fa ha detto: ‘Voi dite che sono un uomo di fede, ma io non mi sento un uomo di fede; mi sento un uomo che pensa che sia logico che esiste Dio. Se qualcuno mi dice guarda che bella casa, chiedo chi l’ha costruita, e se mi dicono che è venuta da sola, io penserei che è fuori logica.’ Ecco, così io credo Dio. E questo mi ricorda anche la storiella di Leo Amici dei due scienziati; uno che credeva e uno no. Quello che credeva una notte si mette a costruire un macchinario con tante sfere che girano contemporaneamente senza toccarsi mai; è un macchinario perfetto. Quando arriva lo scienziato che non crede gli chiede se è stato lui a costruire quel bell’aggeggio; e l’altro prontamente ‘no, no, per carità, mi sono svegliato un mattino ed era lì’”. E la religione, invece? “La religione è la reazione dell’uomo alle proprie domande, a ciò che sente di fronte alle cose grandi che lo circondano fino a concepire e a sentire dentro di sé l’esistenza qualcosa di più grande di lui che ogni religione chiama in modo diverso. Questo è. La religione parte dalla verità. È come l’amore tra un ragazzo e una ragazza: quando nasce è sempre vero. La religione nasce vera; poi ci sono i difetti degli uomini: le incomprensioni, gli interessi, le lotte intestine, le divisioni e diventa le religioni”. Cosa ami dello scrivere? Tu passi tanto tempo, immagino, a… “Non passo tanto tempo a scrivere: detto. So quanto sia bello scrivere, ma mi manca il tempo: ho talmente tante cose da dire che non è che devo pensarci. È come quando dipingo; a maggio devo fare una mostra di quadri ad Ancona, una sessantina di tele originali, ma che problema c’è? Una volta ho fatto una mostra al castello di Rapallo, e …io ero qui a Villa Leri e siccome avevo una fretta mostruosa, ho messo in fila dieci cavalletti con su dieci tele. Quando in un quadro c’era bisogno del rosso, mettevo il pennello nel rosso e lo mettevo in tutte le tele che avevano bisogno del rosso; poi il verde, poi il giallo,
e così via. Aspettavo Franco Farina, il famoso critico d’arte. Questo arriva a Villa Leri e me lo fanno passare dove stavo dipingendo: mi sono sentito perso! Mi guarda, e ‘Non si preoccupi tanto c’era anche un altro che faceva così’. Ho chiesto chi fosse; ‘Leonardo’ fu la risposta. Sono rimasto in silenzio. Una volta un giornalista mi chiese quanto tempo avevo messo per fare un quadro; era un quadro gigantesco, ma io l’avevo fatto in mezz’ora. Avevo trentasei anni, allora, e gli dissi che avevo impiegato trentasei anni. Perché se ci pensi, è così: l’artista deve avere la capacità di sintetizzare la propria vita, i propri sentimenti e metterli su una tela velocemente, affinché gli altri possano vederli”. Questo Paese ti piace? “Qual è questo paese?”. L’Italia, l’Italia nostra “L’Italia? L’Italia è il paese più bello… un po’ malato adesso, forse… no?”. Qual è questo male? “Il male lo conosciamo tutti. Col tempo ci siamo abituati un po’ troppo a vivere di rendita; adesso dovremo far vedere che razza di popolo siamo. Bisogna guardare verso il bene, e non lo stiamo facendo: né noi, né e chi ci dirige e dunque ci ammaliamo sempre di più. Comunque, è nella difficoltà che esce l’uomo vero. E in effetti in questa crisi alcuni hanno cominciato a rimboccarsi le maniche approdando ad un bene. E accade anche che qualche volta alla televisione lo dicono: di qualche impresa che si è accontentata di guadagnare di meno; che ha condiviso, magari con i suoi dipendenti, parte di quei guadagni e che, investendo in quella unione di intenti, insieme, sono riusciti a mantenere viva l’azienda”. Hai una tua medicina? “Quella che ho appena detto. Non voglio risultare bigotto, però io penso che la medicina siano i grandi valori. E nei grandi valori ci metto la Fede, perché senza Dio non si va da nessuna parte; solo se hai il sentimento di Dio riesci a rispettare l’altro, altrimenti lo rispetti perché c’è la tua umanità che ti spinge, ma sei chiamato a fare qualcosa in più non ce la fai e ti fermi. Chi riesce ad andare oltre, anche al proprio interesse, è chi ha Dio dentro, perché sa perdonare”. I tempi che viviamo sono difficili: che idea ti sei fatto ? “Io credo che anche nei tempi in cui economicamente si poteva essere tranquilli o in cui si poteva trovare lavoro, in cui il momento non era così catastrofico come oggi, io credo che anche in quei tempi ci fosse l’uomo felice e l’uomo infelice: esattamente come oggi. Io penso che il problema non sia tanto quello dei tempi o del danaro, ma che sia proprio nella profondità dell’uomo, di quello che l’uomo sceglie di essere. L’uomo ha un potenziale infinito; l’uomo ha una mente incredibile; e lo abbiamo dimostrato. Con i mezzi che abbiamo costruito siamo andati sulla Luna; presumibilmente dopo la Luna potremo andare in altri pianeti, lontani da noi. Le scoperte scientifiche, l’arte che abbiamo prodotto… sono frutto dell’ingegno del-
l’uomo, che è una creatura veramente a somiglianza di Dio: quando, però, sceglie di esserlo. Ed è questo il punto: se non scegli di esserlo non esistono il periodo di magra o il periodo di grassa; se non scegli di esserlo, nei periodi di grassa approfitti di quel comodo che diventa comodo fittizio, di quell’economia giusta ma che diventa fittizia e si rivela inutile perché non ti fa felice; oppure, nei momenti di crisi ti uccidi perché non vuoi uscirne, non vuoi affrontare quell’argomento. Il punto, invece, è quest’altro: in qualsiasi momento, in qualsiasi condizione tu viva, veramente tu sei l’immagine di Dio e veramente puoi dare di te stesso il massimo. Il punto è farlo, perché siamo talmente liberi che siamo anche liberi di scegliere di non farlo”. Qual è la tua idea di libertà? “Ognuno di noi è libero; sia di prendere il condizionamento, buono o cattivo che sia, dai genitori, oppure può scegliere la propria strada. Io sempre preferisco che ognuno prenda la propria strada senza lasciarsi condizionare da nulla. Nemmeno dall’amore che ti hanno dato i genitori bisognerebbe lasciarsi condizionare, perché le scelte della tua vita sono le tue”. Tu sei un tipo eclettico, dipingi: che cos’è per te la pittura? “Comunicazione. Ho cominciato da piccolo a dipingere; comunicavo con i miei genitori attraverso i quadri visto che era impossibile comunicare a voce a volte: mio padre lavorava in America, io stavo in Italia, mia madre era occupata con mia sorella più piccola… uno fa i quadri e dice, speriamo che qualcuno li guardi e capisca il messaggio”. Quali erano i messaggi ricorrenti in questi quadri? “Da piccolo cercavo amore. Mi accorgevo di aver delle difficoltà ad amare perché non ero stato amato, o non ero stato amato nel modo in cui mi sarei aspettato io”. Quando hai tagliato il famoso cordone ombelicale con i tuoi genitori? “Intanto sono uscito di casa e sono venuto qui in Romagna. Ho lavorato due anni a Portoverde come arredatore, poi a Cattolica arriva Leo Amici e la mia vita cambia. Telefono a mio padre e a mia madre e gli dico quello che mi era capitato. Mia madre poi venne a casa sua, a Civitavecchia, e mi disse: ‘Sin da piccolo vedevo che eri particolare, e adesso che mi parli di quest’uomo sento che è ciò che cercavi da sempre’. Ed era proprio così. Poi mio padre e mia madre si introducono anche loro in quest’atmosfera che sapeva creare Leo Amici e mia madre si innamora di me e da quel momento in poi mi scriverà delle lettere, bellissime, in cui lei… per esempio in una dice ‘guardo le nuvole in cielo e vedo il tuo volto, perché tu sei un guerriero e combatti contro il male, e io sono innamorata di te; io ti amo.’” Chi è per te un maestro? “C’è la definizione di Alberoni che è bellissima. Quando l’ho letta mi sono detto ‘ma non è possibile, questo è il mio pensiero’. ‘Maestro è chi ha raggiunto non solo un sapere, ma un modo di essere superiore, esemplare; chi ha creato un
nuovo modo di vedere, di pensare; un nuovo modo di vedere, di pensare, di agire, una nuova scienza, una nuova arte, chi ha tracciato nel mondo una strada nuova che si può apprendere solo seguendolo, imitandolo, attingendo alla sua esperienza e alle sue parole; chi, con il suo stesso esistere, ci fornisce un esempio morale ed è spinto a donare la sua ricchezza agli allievi con generosità a dedizione’. …Alberoni mi ha fregato”. Cristo però, ha detto “non chiamate nessuno maestro”... “Io penso che umanamente si possa arrivare ad essere un maestro; nel senso che con il valore umano dell’affetto verso i propri allievi si possa arrivare ad esserlo. Però penso anche che, siccome credo in Dio, e l’umanità è un’emanazione di Dio, non lo puoi fare se non attingi a quella umanità”. L’uomo ha una potenzialità enorme, però l’uomo si forma attraverso gli stimoli… “Sì, ma io penso all’auto stimolo. Gli stimoli dei genitori, della scuola, della società sono stimoli giusti: guai se non ci fossero. Poi ci deve essere l’auto-stimolo a farti distinguere cos’è bene e cos’è male. E qui rispondi solamente alla coscienza: non c’è prete, non c’è genitore, non c’è legge che ti possa dire cos’è il bene e cos’è il male se non sei tu che lo scaturisci da te stesso, che capisci che cos’è e lo scegli”. Come si forma la coscienza? “La coscienza ce l’abbiamo; ce l’abbiamo già dalla nascita. Nel secolo scorso ci fu un incidente: un aereo cadde nella foresta; si salvò un bambino che, pare, venne nutrito da dei lupi. Quando dopo anni venne trovato, fu portato in Francia. Chi lo seguì (era da rieducare totalmente) decise di non parlargli di Dio. Fu educato con affetto, con amore, ma senza dirgli di Dio. Un bel giorno lo trovarono che parlava col sole. Questo è per dire che ce l’abbiamo la coscienza, è dentro di noi, nel DNA. E ancora… Francis Collins, premio Nobel per il genoma umano era ateo. Dopo qualche anno ha scritto un libro ‘Il Linguaggio di Dio’ nel quale racconta di aver scoperto che solo nel DNA dell’uomo è presente un elemento che lo fa essere contento quando fa del bene ed scontento quando fa del male; solo nell’uomo: nelle altre creature no, non esiste. Da allora sostiene che lì c’è la firma di Dio”. Non si deve mai smettere di cercare la felicità - dice Benigni è un bene talmente prezioso, che tendiamo a nasconderlo così bene, che spesso finiamo per non ritrovarlo, come capita al cane con l’osso… “Finché non ci si risponde alla domanda se Dio c’è o non c’è’ che sempre ci si pone e non si arriva ad una certezza, nella nostra libertà, non si riuscirà mai a fare i passi giusti verso la felicità. Come si arriva alla certezza di Dio? La Chiesa continua a dire che la Fede è un dono, ma troppo spesso sento giovani che dicono che loro il 'Dono’ non l’hanno ricevuto, e si fermano. Io penso che gli insegnanti, i genitori, la Chiesa stessa dovrebbero orientare i giovani verso la ricerca di Dio insieme; ma ai giovani dico
anche che se vogliono vincere alla lotteria devono comprarselo il biglietto! A loro va spiegato che il chiedersi le cose, il pensare, il ragionare, il vivere quotidiano e persino la supplica, tutto insomma, conduce al punto in cui Dio risponde. È in quel preciso momento che arriva il “Dono”; ma non possono aspettarsi di riceverlo così, senza comprarsi il biglietto. Io vedo che quando spiego queste cose i giovani si scuotono dalla loro inerzia; perché i giovani oggi sono fermi, purtroppo. Tutto quello che pensano è per loro verità: hanno perso il senso della ricerca della verità. Invece, per sapere dov’è il bene e dov’è il male, dov’è il vero e dov’è il falso occorre una ricerca profonda”. E proprio lì sta il problema, perché a seconda degli stimoli che gli vengono dati… “Viviamo in una società dove scopriamo cosa è bene e cosa è male a seconda di come ci fa comodo. Il giovane, pertanto, è disorientato e non sa che, guardandosi dentro, potrebbe capire da solo cosa sia bene e cosa sia male. Dovremmo riattivare certe componenti che abbiamo ma che abbiamo disattivato; bisognerebbe, insomma, che educassimo i nostri giovani un po’ meglio. Può darsi che dopo essere arrivati in fondo al baratro, nel tentativo di uscire, si arrivi a fare meglio”. Sicuramente, anche perché io penso che l’uomo sia immortale, non nel senso che vive in eterno, ma nel senso che l’umanità … “L’umanità deve arrivare a un punto. Al punto in cui avrà sconfitto tutto il male; altrimenti l’universo, il nostro pianeta, la nostra storia, la nostra civiltà, che senso hanno? Se viceversa il male vince c’è la distruzione di tutto, e ciò che è stato fatto non ha più senso”. Invece, cosa dici di chi si dichiara ateo? “L’ateo non esiste. Leo Amici diceva che l’ateo è un’affermazione arrogante; ‘Portali di notte in un cimitero: hanno paura; e di che hanno paura?’. Esistono persone, anche di grande cultura, che hanno maturato una ribellione contro la Chiesa per le tante cose brutte che ha fatto e ancora fa; allora dicono di non credere”. Hanno nascosto l’osso così bene che non lo trovano più e dicono che la fede non esiste. “Ha ragione Benigni! Pensa a Medjugorje; da lì la gente torna trasformata. A parte l’intervento miracoloso, che su quello non si può mettere becco, può accadere di tutto, perché ci si trova in un ambiente dove non ci si vergogna. Tu lo sai che vai a Medjugorje; e che là trovi gente che come te dirà il rosario e l’Ave Maria, che come te guarderà nel vuoto per vedere se intravvede qualcosa, che non ci si vergogna di andare a messa, di parlare della propria malattia; lì ci vai nudo, come sei, e nessuno ti giudica. Credo sia questa la cosa grandiosa, il miracolo: che togli tutte le barriere, tutte le maschere. E lì esce fuori … Carlo, grazie per il tempo che ci hai concesso “Venite, vi offro un’altra cosa… un bicchiere di vino!”.
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