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Prevenzione del tumore del collo dell’utero, con una diagnosi precoce si può curare
Tumore del collo dell’utero, si può prevenire e curare, grazie ad una diagnosi precoce, che può davvero salvare la vita. E’ questo il mantra che è stato in più occasioni ribadito. Il messaggio rivolto alle donne è chiaro e si può sintetizzare in tre parole: informati, aderisci allo screening e fai il vaccino.
La campagna della Regione del Veneto sulla sensibilizzazione alla prevenzione del tumore del collo dell’utero parte proprio dal programma di screening oncologico della cervice uterina.
In generale, si spiega sulla pagina web della Regione, i Programmi di Screening hanno lo scopo di ridurre la mortalità favorendo la diagnosi precoce che accresce le possibilità di cura e di guarigione, sono rivolti a tutte le persone che abitano in Veneto e che sono in una fascia di età in cui il rischio di ammalarsi di questi tumori è più alto.
Nello specifico quello della cervice uterina è un percorso gratuito per la prevenzione dei tumori del collo dell’utero, che accompagna la persona dal momento dell’adesione all’invito, alla diagnosi, fino alla cura dell’eventuale lesione. Ha lo scopo di favorire la diagnosi precoce di tumori e di lesioni che potrebbero evolvere in tumore (lesioni pretumorali), per ridurre la mortalità e accrescere le possibilità di cura e di guarigione.
L’invito ad aderire è rivolto a tutte le donne che hanno residenza in Veneto, a partire dai 25 o 30 anni di età, a seconda dello stato vaccinale per la vaccinazione contro il Papillomavirus (HPV), e fino ai 64 anni. Le donne vaccinate contro HPV entro i 15 anni hanno un rischio molto ridotto di sviluppare tumori o lesioni pretumorali, per cui iniziano lo screening a 30 anni. Le donne non vaccinate contro HPV entro i 15 anni, invece, iniziano lo screening a 25 anni.
Il Programma di Screening della cervice uterina, propone tramite lettera d’invito, il Pap test ogni tre anni alle donne dai 25 ai 29 anni non vaccinate contro HPV e il test HPV ogni 5 anni a tutte le donne dai 30 ai 64 anni. Viene offerto il test di screening più appropriato ad ogni fascia d’età, sulla base delle caratteristiche del test e sul rischio della donna di sviluppare tumore o lesioni pretumorali. Differenze tra test HPV e Pap test. Il test HPV è un esame di recente introduzione che ricerca l’infezione da HPV, mentre il Pap test ricerca le lesioni causate dall’infezione stessa. Il test HPV è più sensibile rispetto al Pap test e, per tale ragione, può essere eseguito ogni 5 anni anziché 3. Tuttavia, poiché nelle donne più giovani le infezioni da HPV sono molto frequenti e nella gran parte dei casi regrediscono spontaneamente, il test HPV è raccomandato a partire dai 30 anni. Come si procede. La lettera d’invito a effettuare il test arriva a casa alle donne nelle fasce di età interessate da parte della Ulss di appartenenza. Una volta effettuato il test, se l’esito è negativo, la persona riceve una comunicazione dalla Ulss e, dopo l’intervallo programmato, un successivo invito. Se la risposta è invece positiva, la persona riceve una comunicazione dalla Ulss e un invito a eseguire specifici esami di approfondimento (visita ginecologica con colposcopia): Successivamente, in caso di diagnosi di lesione
A partire dai 25-30 anni e fino ai 64 anni di età l’invito rivolto alle donne è di aderire al percorso gratuito di controllo, diagnosi e cura della eventuale lesione pretumorale
Antibiotici, vanno usati in modo corretto per essere efficaci
pretumorale o tumore, vengono definite e programmate le analisi e le cure del caso. Se il test HPV risulta positivo, viene effettuato, sullo stesso campione, il Pap test. Se anche il Pap test risulta positivo, la persona riceve una comunicazione dalla Ulss e un invito a eseguire specifici esami di approfondimento (visita ginecologica con colposcopia).
Successivamente, in caso di diagnosi di lesione pretumorale o tumore, vengono definite e programmate le analisi e le cure del caso.
Se invece il test HPV è positivo, ma il Pap test risulta negativo, la donna riceverà una comunicazione dell’esito dei test ed un invito a ripetere il test HPV dopo un anno.
E’ bene precisare che un test positivo (test HPV o Pap test) non indica la presenza di un tumore o di una lesione pretumorale, ma indica un aumentato rischio. Per questo motivo è importante eseguire gli esami di approfondimento proposti.
La vaccinazione contro il papilloma virus. In Italia è raccomandata e offerta gratuitamente alle ragazze e ai ragazzi, a partire dagli 11 anni di età, e viene somministrata in due dosi a distanza di sei mesi. Se il ciclo vaccinale inizia dopo il compimento dei 15 anni, le dosi previste sono tre.
Come difendersi dai cyberbulli, alcuni suggerimenti proposti dall’Ulss 5 Polesana
Cyberbullismo e giovani. L’occasione per riflettere sul tema è stata offerta dalla celebrazione, lo scorso 7 febbraio, della Giornata mondiale contro il bullismo, in tutte le forme in cui esso si manifesta.
L’Ulss 5 Polesana ha concentrato l’attenzione proprio sul cyberbullismo e ha fornito, attraverso la sua pagina Facebook, un serie di indicazioni per aiutare i ragazzi che hanno a che fare con questo tipo di molestie.
Intanto, è opportuno sapere che per cyberbullismo s’intende l’uso delle nuove tecnologie per intimorire, infastidire, mettere a disagio o escludere altre persone.
Quando accade la prima cosa da fare – secondo le indicazioni dell’Ulss
5 Polesana – è inviare un messaggio al bullo, esplicitando il fatto che il suo comportamento infastidisce e disturba, invitandolo a non continuare con il suo atteggiamento.
E’ opportuno non avviare un botta e risposta con chi offende on-line. Il rischio è di fare il suo gioco.
La mossa successiva è quella di bloccare tutti i profili social del bullo. E’ la strategia più efficace per non rimanere intrappolati nella sua dinamica.
In ogni caso, conviene tenere traccia delle conversazioni o degli sms molesti: potrebbero tornare utili come prova in caso di denuncia.
Non è il caso di visitare community o chat in cui si è attaccati in modo offensivo;
Antibiotici
così come non è il caso di isolarsi ma, piuttosto, reagire informando i genitori o un adulto di riferimento su quanto sta avvenendo.
L’invito rivolto ai ragazzi è quello di denunciare sempre, se si è testimoni, gli episodi di cyberbullismo perché questo tipo di testimonianza rappresentano un valido aiuto per chi si trova in difficoltà.
sì, ma con cautela.
E’ il monito che anche la Regione Veneto rinnova, invitando ad un uso corretto e consapevole di tali medicinali. Un uso improprio degli antibiotici contribuisce, infatti, a rendere i batteri resistenti ai successivi trattamenti.
Inoltre, è bene sottolinearlo, gli antibiotici sono efficaci solo contro le infezioni da batteri, non aiutato perciò a guarire dalle infezioni causate da virus, come i comuni raffreddori o l’influenza.
Gli antibiotici, pertanto, vanno usati solo con prescrizione e su indicazione del medico. Forse non tutti lo sanno ma gli antibiotici non utilizzati non devono essere conservati e vanno smaltiti secondo modalità ben precise. Da questo punto di vista molto utili possono essere le indicazioni fornite dal farmacista.
Se continueremo ad usare gli antibiotici nella stessa quantità in cui lo facciamo oggi, potrebbe accadere in futuro che non funzionino più, proprio nel momento in cui potrebbero essere più necessari. La conclusione, quindi, è che possiamo contribuire a mantenere efficaci gli antibiotici solo se ricorriamo ad essi quando servono e lo facciamo in modo corretto.
Chi volesse avere ulteriori informazioni al riguardo può consultare la pagina web della Regione Veneto all’indirizzo www. regione.veneto.it/web/sanita/ antimicrobico-resistenza
La testimonianza. Sebastiano Rizzardi del Consorzio di Cooperative Sociali CSS racconta