La Piazza di Padova ott2021

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di Padova

OTTOBRE 2021

Periodico d’informazione locale - Anno XXVIII n.185

Regione p.40

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PADOVA AD ALTA VELOCITÀ L’architetto Boeri presenta la nuova porta della Città

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SERGIO GIORDANI

Lettera alla città: il mio impegno per Padova solidale SANITÀ

Il dg Giuseppe Dal Ben: “Ecco il nuovo ospedale” POLLINI

Il Conservatorio raddoppia con la nuova ala a palazzo Foscarini APS HOLDING

Bentsik e Farina: “Bilancio in attivo grazie alla buona gestione” PARCHI URBANI

Scatta l’operazione “10.000 alberi per Padova” OBIETTIVO QUARTIERE

Consulta 3A: in un questionario le richieste dei cittadini

Tra obbligo e libertà, l’ultima sfida Nicola Stievano >direttore@givemotions.it<

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a più di un anno e mezzo un gruppo di studiosi dell’Università di Padova si occupa di misurare il grado di “coesione sociale” nei confronti dell’emergenza Covid e delle soluzioni messe in atto per contrastare la pandemia. Nelle ultime settimane il barometro della tenuta sociale registra un sensibile calo, dovuto per lo più alla reazione nei confronti del green pass e della campagna vaccinale. segue a pag 5

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Facciamo il punto

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5 Tra obbligo e libertà, l’ultima sfida Nicola Stievano >direttore@givemotions.it<

“Il mio impegno per Padova solidale” “O

ra che la pandemia, con gli immensi sforzi di tutti noi, pare dare tregua e aprire ampie speranze per il presente e per il futuro è necessario occuparsi di non disperdere il patrimonio inestimabile che hanno costruito con fatica i nostri nonni dentro enormi sacrifici. Ci hanno lasciato in eredità una città prospera ma anche solidale. Oltre il Covid ripartiranno le grandi opere e concorreranno alla modernizzazione radicale della città, alla transizione ecologica di Padova e a una forte spinta economica di proiezione nel futuro. Ma la prima grande opera è garantire il benessere dei cittadini tutti e questo si fa con un lavoro generale di messa in sicurezza delle realtà sociali, sportive, culturali, aggregative che compongono un tesoro da non disperdere. Giovani e anziani, giovani coppie, persone fragili, tutti loro necessitano del lavoro del volontariato, delle parrocchie, delle società sportive di base, di chi si occupa di promuovere bellezza e cultura, delle migliaia di realtà che si adoperano ogni giorno per fare di Padova un luogo accogliente dove nessuno si sente escluso. Per questa ragione, a partire dai fondi che abbiamo reperito, vogliamo sostenere questi mondi vivi della città con un piano straordinario per la ripartenza. Se perdiamo per strada anche solo uno di questi presidii, abbiamo perso tutti e questo non deve succedere. Padova deve uscire dal Covid più ricca in tutti i sensi e non viceversa. Andremo a sostenere i giovani, gli anziani, le realtà che ci fanno fare sport, le nostre parrocchie, chi fa cultura, chi si occupa di diversamente abili e andremo anche a sviluppare un piano straordinario per le manutenzioni stradali, del verde, delle aree gioco per bambine e bambini, dei marciapiedi, delle ciclabili e del decoro urbano. Sempre con un occhio alla sicurezza e alla serenità. L’obiettivo è una Padova bella e vivibile, in centro come nei quartieri, è un percorso che affronteremo insieme con il nostro sforzo ma anche con il vostro aiuto nel consigliarci e affiancarci nelle scelte più giuste”.

Associazionismo patrimonio inestimabile senza il quale ripartire sarebbe impossibile

Nei mesi più duri del lockdwon, invece, il grado di coesione sociale aveva raggiunto il suo apice: nonostante le chiusure, le incertezze e i timori per il futuro il fronte sociale della lotta contro il virus era compatto e motivato nel superare l’emergenza sanitaria e ripartire con determinazione. Anche le varie fasi di ripartenza avevano segnato una buona tenuta sociale, così come il tanto atteso avvio della campagna vaccinale. Ma nelle ultime settimane qualcosa è cambiato. L’estensione dell’obbligo del green pass nei luoghi di lavoro, l’intensificarsi delle iniziative di protesta, con intollerabili infiltrazioni violente, i dubbi e gli interrogativi che serpeggiano sui vaccini sono tutti fattori che stanno condizionando il dibattito sulla gestione della pandemia, paradossalmente nel momento in cui si registrano i risultati migliori sul fronte dei contagi, dei ricoveri, del numero di casi gravi. Da una parte gli esperti ci dicono che siamo sulla strada giusta e invitano a non abbassare la guardia se vogliamo mantenere gli spazi di libertà che ci siamo via via conquistati. Dall’altra però, nonostante l’alta percentuale di vaccinati, stanno conquistando terreno le perplessità e i timori, insieme all’insofferenza verso il green pass. Eppure se oggi tutte le attività sono aperte, si possono organizzare grandi eventi e fiere in presenza, sono cadute le restrizioni sulla capienza di cinema e teatri lo si deve proprio alla progressione della campagna vaccinale e all’uso del green pass come strumento di controllo, seppure con tutti i suoi limiti. Oggi ci troviamo di fronte alla sfida e alla fatica di conciliare obbligo e libertà, la necessità di arrivare ad una adeguata copertura vaccinale con il diritto ad esprimere il proprio pensiero ed esercitare la propria volontà, che può anche essere quella di dire no. La libertà individuale non deve essere messa in discussione, questo vale per tutti, ma allo stesso tempo abbiamo il dovere di non perdere di vista l’obiettivo finale e di non vanificare i sacrifici di questi mesi.

Sergio Giordani Sindaco della Città di Padova

di Padova

è un marchio proprietà di

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È un periodico formato da 21 edizioni locali mensilmente recapitato a 408.187 famiglie del Veneto. Questa edizione raggiunge i quartieri di Padova per un numero complessivo di 98.000 copie. Iscrizione testata al Tribunale di Venezia n. 1142 del 12.04.1994; numero iscrizione ROC 32199

Direzione, Amministrazione e Concessionaria di Pubblicità Locale: via Lisbona, 10 · 35127 Padova tel. 049 8704884 · fax 049 6988054 >redazione@givemotions.it< >www.lapiazzaweb.it<

Redazione: Direttore responsabile Nicola Stievano >direttore@givemotions.it< Ornella Jovane >redazione@givemotions.it<

Periodico fondato nel 1994 da Giuseppe Bergantin Centro Stampa: Rotopress International via Brecce · Loreto (An) Chiuso in redazione il 15 ottobre 2021


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La città che cambia

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Il masterplan. Presentata a Palazzo Moroni la proposta di rigenerazione urbana del quadrante

Verde, ciclabili e la costruzione di un’identità L’area della stazione secondo Boeri

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n quadrante che nei prossimi anni sarà al centro dei grandi progetti di sviluppo della città. È l’area della stazione ferroviaria di Padova, quella che si affaccia sul centro storico e l’altra, che guarda l’Arcella. Ma anche l’attuale fabbricato dei viaggiatori, con le zone limitrofe dell’ex IFIP ed ex PP1. Qui graviteranno la linea est-ovest del tram, le nuove aule universitarie della facoltà di Ingegneria che saranno realizzate alla Fiera come la nuova Arena della Musica, la nuova Questura della Stanga. Senza dimenticare il passaggio dei binari dell’Alta velocità MilanoVenezia, che porterà alla costruzione di una nuova stazione e di un nuovo Cavalcavia Borgomagno. Ecco allora che il masterplan presentato nei giorni scorsi a Palazzo Moroni dall’architetto Stefano Boeri assume un significato importante. Anzi, notevole. Perché l’obiettivo del corposo documento è prima di tutto la condivisione delle idee della Padova del futuro con tutti i soggetti coinvolti, pubblici e privati. Sono arrivati infatti in tanti ad ascoltare il professionista incaricato della redazione del Piano degli interventi e il suo staff: il sindaco Giordani, l’assessore all’Urbanistica e alla Mobilità Ragona, il presidente della Provincia Bui, i vertici di area e locali di Ferrovie e i proprietari delle aeree interessate dall’intervento di rigenerazione urbana. “Il concetto che ci ha guidato nella redazione del Piano degli interventi è cercare di valorizzare la caratteristica di Padova come città di quartieri, o di rioni, che rafforzino un certo grado di autosufficienza e di servizi offerti al cittadino. L’alta dotazione di servizi di prossimità al cittadino – ha spiegato Boeri – è una delle grandi sfide, non solo a Padova, per migliorare la qualità complessiva della vita urbana”. Anche nell’area della stazione secondo l’architetto “manca un’identità di quartiere,

Il sindaco Giordani: “Un’area delicatissima su cui intervenire, per questo dobbiamo farlo tutti assieme e presto. I grandi progetti di sviluppo di Padova sono pronti a essere realizzati” con le sue variegate funzioni, compresa una vita ed eterogenea residenzialità”. Il masterplan prevede la rigenerazione e l’ampliamento del rione della stazione, con l’aumento delle superfici verdi permeabili (“Un tema diventato molto importante per i cambiamenti climatici e i recenti allagamenti”, ha spiegato Boeri) che passano dal 5 all’80 per cento, ovvero da uno a 16 ettari; la creazione di tre nuovi giardini urbani; l’equilibrio fra volumi edificabili e insediamenti, con un mix di tipologie residenziali che vanno dagli studentati agli appartamenti, dagli alloggi per turisti ai servizi al cittadino e culturali fino agli spazi commerciali; una nuova rete di

spazi pubblici con il rafforzamento delle ciclopedonali; il superamento della barriera della ferrovia con la realizzazione di nuovo edificio-ponte verde tra centro e Arcella (una sorta di serra bioclimatica), con spazi utilizzabili per la città; un nuovo parco sul Piovego con collegamento ciclopedonale al Brenta. Un ridisegno del futuro che, guardando ai soli numeri, diventa 90mila metri quadrati di nuove aree verdi, 6.200 alberi da mettere a dimora, 3,5 chilometri di nuovi viali alberati, un chilometro e mezzo di boulevard urbano, oltre 3 chilometri di nuove piste ciclopedonali. Il tutto con una densificazione del costruibile prevista nell’area ex PP1 che avrà volumetrie tali da lasciare a verde la gran parte dell’area che si affaccia sul parco Tito Livio in via di realizzazione, disegnando così un percorso per pedoni e biciclette totalmente nel verde che dalla stazione, ma anche dal ponte dell’Arcella, porterà fino alla Cappella degli Scrovegni.

“Un’area delicatissima su cui intervenire”, secondo il sindaco Sergio Giordani. “Se lo facciamo tutti assieme, riusciremo a realizzare una grande rigenerazione di questa parte della città. Questo – ha voluto precisare il primo cittadino – non è un progetto, ma il masterplan che Boeri con i nostri tecnici propone a tutti i soggetti interessati. C’è la necessità di una visione organica, corale. E qui ci sono degli elementi di assoluto interesse e valore, delle soluzioni che miglioreranno in maniera significativa questa parte importante di Padova”. Giordani, elencando le realizzazioni che a breve saranno messe a cantiere, sottolinea che “Padova cambierà in meglio e dobbiamo darci da fare anche con la massima attenzione alle tematiche ambientali e della sostenibilità, a partire dal consumo di suolo e della sua permeabilità. Quella che ci è stata presentata è una grande opportunità”.


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Il futuro della Sanità

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L’intervista. Il dg dell’Azienda Ospedale Università spiega lo stato dell’arte del nuovo Polo della salute.

Dal Ben: “Ho preso il testimone, non mi volto Taglio del nastro finale a San Lazzaro nel 2028 Il manager: “Stiamo rispettando i cronoprogramma Dove andranno i padovani per trovare il pronto soccorso? Ce ne saranno due”

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lielo si legge sul sorriso che traspare dietro la mascherina, che il nastro del nuovo ospedale di Padova est ci terrebbe tanto a poterlo tagliare. “C’è una questione di limiti di età”, scherza Giuseppe Dal Ben, direttore generale dell’Azienda Ospedale Università. Sessantaquattro anni, opitergino, manager di lungo corso nell’ambito sanitario, quando nel febbraio scorso il presidente della Regione Luca Zaia lo ha nominato ai vertici di una delle aziende pubbliche più quotate del Veneto si è messo il caschetto e ha iniziato a ragionare di cantieri. Sul suo tavolo ha una triplice sfida: costruire due ospedali, avanzare in parallelo e fare prima che può. Da una parte il nuovo ospedale di Padova est, del valore di 590 milioni di euro, 290 dei quali già accantonati in bilancio regionale e i restanti 300 con riscorso all’indebitamento, e per il quale si è in attesa di capire se il Governo deciderà per una gestione ordinaria (mettendola in capo proprio a Dal Ben) o se preferirà nominare un commissario straordinario per velocizzare i percorsi di gara. Dall’altra il Giustinianeo, sul quale è in atto un effetto domino. “Quello del nuovo ospedale è un tema dibattuto da anni, perché c’è tutto un mondo interessato, dalle istituzioni alle associazioni. Oggi, dopo che la programmazione regionale ha previsto la realizzazione di due poli con un percorso intermedio, siamo ancora in una fase iniziale. Due percorsi che viaggiano in parallelo e che devono integrarsi”, afferma il direttore generale. Una progettualità che non è completamente definita: è in corso una fase di evoluzione e confronto sulle destinazioni d’uso che nei quasi ultimi due anni ha subìto inevitabilmente l’effetto pandemia, cambiando il modo di vedere e ragionare sulle modalità di accesso ai servizi sanitari e al loro stesso utilizzo. “Non c’è ancora un bianco e un nero. Se mi chiedete dove i padovani dovranno andare per trovare il pronto soccorso, posso dire che ce ne sarà uno al Giustinianeo e uno a Padova est”, spiega Dal Ben. Lo stato dell’arte del nuovo ospedale di San Lazzaro è alle prese con il progetto di fattibilità. “Siamo esaminando le sette offerte, anche straniere, arrivate dalla gara per l’affidamento del servizio di ingegneria e architettura per la realizzazione della fattibilità tecnica ed economica”. La previsione è aggiudicarlo entro l’anno, mentre entro il 2022

dovrebbe essere approvato il progetto preliminare, nel 2023 il progetto esecutivo, entro il 2024 si ipotizza l’avvio dei lavori, che si chiuderanno con l’attivazione del nuovo ospedale entro il 2028. “Un cronoprogramma che finora stiamo rispettando”, assicura il manager della sanità padovana. In una mano la tabella di marcia di Padova est, nell’altra il masterplan per lo sviluppo del Giustinianeo. Una progettualità di massima che prevede la costruzione della nuova Pediatria e una serie di interventi importanti per ridisegnare completamente l’area. “Oltre alla Pediatria, ci sarà l’ospedale mamma-bambino, un edificio polifunzionale con il Pronto soccorso e il policlinico universitario. Il resto verrà tutto demolito”. All’interno del progetto particolare attenzione viene data al parco delle Mura, “che si integra e si confonde con l’ospedale, con il recupero e lo sviluppo di un patrimonio storico e culturale”. Giuseppe Dal Ben è completamente immerso nella realizzazione di quello che Padova e la sanità veneta stanno aspettando da anni. Un compito gravoso ma allo stesso tempo stimolante. “Ho preso il testimone, non mi volto indietro e lo faccio correre senza perdere un attimo. Sono contento di quello che abbiamo fatto in questi mesi. Abbiamo in mano le offerte per la nuova Pediatria e le sette possibili opzioni di studio per il nuovo ospedale. Siamo andati avanti, con tutti i percorsi amministrativi valutati da Anac, cosa che ci impegna di più ma si tratta di una garanzia”. Puntando lo sguardo al 2028, Dal Ben è sicuro che “se tutto andrà come deve andare, avremo il taglio del nastro del nuovo grande ospedale regionale e nazionale di Padova est. Un ospedale di altissima specializzazione e tecnologia, cuore della ricerca, che nasce in collaborazione con l’Università e che sarà una delle strutture più importanti d’Europa. Ma nel frattempo la Pediatria sarà già stata ultimata e per quella – aggiunge sorridendo – forse riuscirò a fare il taglio del nastro, visto che la fine lavori è prevista per il 2023. Per quell’anno avremo già impostato tutto il resto, con i padovani che avranno il loro ospedale al Giustinianeo per l’urgenza e in caso di bisogno di alta tecnologia e diagnostica si recheranno a San Lazzaro, che non è poi così lontano, trovando nel complesso risposte adeguate”. Sara Salin


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Il futuro della Sanità

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Padova est e Giustinianeo viaggiano insieme e si integrano

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indietro e lo faccio correre senza perdere un attimo” ATTIVITÀ PREVISTE Assistenza sanitaria – Didattica – Ricerca – Trasferimento tecnologico POSTI LETTO 963 SUPERFICIE TOTALE 192.600 m2 AREA CHIRURGICA 45 sale operatorie organizzate in blocchi autonomi 5 sale operatorie per chirurgia di elezione 1 sala operatoria per pazienti ambulatoriali Ogni blocco operatorio ha un’area di preparazione e risveglio AREA CRITICA 90 posti letto di Terapia Intensiva (di cui 10 di Terapia Intensiva cardiochirugica, 12 di cardiologica e 8 per i grandi ustionati) 36 posti letto di Terapia Semi-Intensiva a servizio dei blocchi operatori AREA DEGENZE Moduli singoli da 12 posti letto con multipli fino a 48 posti letto Dotazioni omogenee per le aree di chirurgia e medicina

DIAGNOSTICA PER IMMAGINI 5 TAC 4 Risonanze magnetiche con campo magnetico da 1-1,5-3 Tesla 1 Risonanza magnetica con campo magnetico da 7 Tesla 4 sale angiografiche MEDICINA NUCLEARE 3 Gamma camere/SPECT-CT 1 PET-CT 1 PET-Risonanza magnetica con campo magnetico a 3 Tesla 1 Ciclotrone Laboratori per la preparazione di radiofarmaci AREA LABORATORI, MEDICINA TRASFUSIONALE E MEDICINA RIGENERATIVA Laboratorio analisi Medicina Trasfusionale Microbiologia e Virologia Anatomia e Istologia Patologica Genetica e Epidemiologia Clinica Laboratori “Omics” Medicina Legale e Tossicologia Andrologia e Medicina della Riproduzione Medicina Rigenerativa

AREA SERVIZI GENERALI E DIREZIONALI Area direzionale e di formazione Farmacia ospedaliera Centrale di sterilizzazione Fisica Sanitaria Spogliatoi del personale Mensa Servizi logistici Centro Elaborazione Dati

AREA OUTPATIENTS CUP Day-Hospital medico Day-Hospital chirurgico Blocco operatorio con 6 sale 200 ambulatori 200 ambulatori chirurgici


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La città che cambia

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Pollini. Da Fondazione Cariparo un finanzamento di 1 milione e 800 mila euro

Il Conservatorio raddoppia e aggiunge 2400 mq. Previsto per la primavera 2022 l’inizio dei lavori

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l via, attraverso una grande alleanza, il progetto di riqualificazione e ampliamento del Conservatorio di Padova. Lo ha annunciato, un paio di settimane fa il sindaco Sergio Giordani, nel corso di una conferenza stampa a sorpresa. Tra i tantissimi progetti che stanno riqualificando la Città del Santo, infatti, il Conservatorio non sembrava trovare spazio. Qualcuno, addirittura, aveva ipotizzato che l’unica soluzione fosse quella di individuare una nuova sede magari fuori dal centro storico. E invece il sindaco, lavorando a fari spenti, ha spiazzato tutti annunciando “una grande alleanza” per il Conservatorio che prevede un contributo di 1milione e 800mila euro da Banca Intesa e di 1 milione dallo Stato.

e saneremo la parte esistente. In definitiva, il Conservatorio raddoppia e viene fatto completamente nuovo per quanto riguarda sia la parte presente oggi, sia per quanto riguarda i 2mila 400 metri che sono di fronte a Piazza degli Eremitani. Verrà fatto un conservatorio unico e finalmente risolveremo il problema. Non potevamo accettare come città di Padova di avere un conservatorio messo in questa maniera, non sicuro e non agevole per i ragazzi. I lavori inizieranno in primavera. Il Comune si occuperà di trovare una sede alternativa in centro per i ragazzi in modo che i 900 ragazzi e i 100 maestri, in attesa di tornare nel loro Conservatorio rinnovato e ampliato, non patiscano eccessivi disagi. Grazie a questo intervento fi-

Il sindaco Giordani: “il Conservatorio rappresentava un’emergenza. Con questo intervento Padova avrà finalmente la struttura che si merita”

Nel corso della realizzazione, che durerà due anni, per i 900 studenti e i 100 maestri sarà trovata, nel frattempo, una sede provvisoria in centro

Grazie ad un intervento poderoso, che durerà circa 2 anni e sarà avviato nella primavera del 2022, il Conservatorio, di fatto, raddoppierà. Questo intervento consentirà di rafforzare e ampliare il ruolo del “Pollini” e di garantire spazio più ampi e moderni ai novecento allievi e ai cento maestri: i nuovi spazi, infatti, garantiranno ulteriori 2400mq a servizio del Conservatorio. “Il Conservatorio – ha spiegato il sindaco Giordani – rappresentava un’emergenza. Grazie alla sensibilità di Intesa e del professor Muraro noi raddoppieremo

nalmente Padova avrà il Conservatorio che merita”. Il sindaco conclude: “Sentivo una forte responsabilità per uno dei fiori all’occhiello della città. Ora sarà un volano per la rinascita di tutta piazza Eremitani”. L’intera operazione si inquadra insieme alla sistemazione dell’auditorium Pollini, che dà su via Carlo Cassan, anche questo da rinnovare e ampliare portandolo da 542 a 800 posti. L’intento è quello di creare una “cittadella della musica” in piazza Eremitani all’ombra di Giotto e degli Scrovegni.


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Mobilità

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Aps Holding. Il presidente Farina e l’ad Bentsik analizzano il bilancio 2020, chiuso positivamente

“Società gestita in modo razionale, abbiamo parato il danno del lockdown” Da maggio i conti sono agli stessi livelli del 2019 Il presidente: “Con prudenza ci attendiamo che il 2021 riporti utili di spessore”

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’è soddisfazione in casa APS Holding. Il bilancio 2020, approvato a luglio, è stato chiuso “con qualche soldino in più”. Un leggerissimo attivo che il presidente del consiglio di amministrazione Giuseppe Farina definisce “simbolo di una gestione razionale anche durante la pandemia”. Non era un risultato né scontato né atteso, soprattutto a fronte di una gestione dei parcheggi pubblici della città che è arrivata a registrare il meno novanta per cento degli incassi. Un anno e mezzo difficile da mandare in archivio, con sentimenti e immagini che difficilmente si possono cancellare. “Abbiamo toccato con mano la tragedia, con Riccardo – ricorda il presidente, riferendosi all’amministratore delegato Bentsik – che ha accolto le salme in arrivo da Bergamo dirette al nostro crematorio. Prima di ogni valutazione strategica e organizzativa, credo che dal punto di vista umano il nostro pensiero vada doverosamente a quanto è successo”. Un anno fa di questi tempi la società di via Salboro ipotizzava una perdita di bilancio proprio per il danno economico importante che il lockdown aveva causato al core business di APS: il pagamento della sosta. E invece la fotografia che esce dai conti è buona, a fronte di uno stress test notevole. “Non abbiamo utilizzato strumenti cosmetici di differimento per evitare di finire in passivo”, sottolinea l’ad Riccardo Bentsik, che definisce il bilancio approvato una “rappre-

sentazione realistica”. Un recupero interessante legato da una parte ad alcuni elementi di compensazione dal punto di vista fiscale e dall’altra alla ripresa di alcune delle attività, con i dati della gestione corrente che mostrano come i conti di APS stiano tornando alla normalità, se non qualcosa di più. I numeri di maggio 2021 sono agli stessi livelli di produzione e rendimento di maggio 2019, mentre in agosto di quest’anno è stato fatto addirittura meglio dell’agosto prepandemia. “È ancora presto, ma seppure con prudenza ci attendiamo che il bilancio 2021 che andremo ad approvare il prossimo giugno torni ai livelli precedenti, con utili da un milione, un milione e mezzo di euro”, annuncia Farina. Previsioni ottimistiche sulle quali comunque potrebbe incidere il capitolo concessioni. “Operiamo sempre meno con affidamenti diretti e sempre più attraverso confronti competitivi per evitare l’offerente unico. Per cui – spiega Bentsik – vanno un po’ rivisti i costi. Anche le attribuzioni dei parcheggi hanno delle attribuzioni diverse rispetto al contratto generale della sosta e i guadagni superiori potrebbero essere compensati da alcune uscite più gravose a livello proprio di concessione”. Per APS Holding gli strascichi della pandemia oggi si chiama difficoltà di reperimento delle materie, con il conseguente rallentamento nella chiusura di alcuni progetti importanti. Primo fra tutti l’inserimento dei sensori

Nella foto l’ad Riccardo Bentsik e il presidente Giuseppe Farina

negli stalli blu. “Si tratta di uno dei progetti che ci sta più a cuore, ma c’è un ritardo per il reperimento di alcuni componenti tecnologici bloccati nei container”, avverte l’amministratore delegato. Il progetto doveva essere completato a giugno: le nuove colonnine per il pagamento della sosta sono già state installate, ma senza i sensori l’avvio del nuovo sistema di parcheggio non può essere completato. Invece sono già entrati in funzione i pannelli a messaggio variabile per comunicare le condizioni del traffico e di conseguenza incentivare un maggiore utilizzo dei mezzi pubblici e dei parcheggi scambiatori e sono già state installate le 43 colonnine di ricarica elettrica (la metà sarà attivata

entro fine mese). Un percorso di innovazione tecnologica e gestionale che oggi colloca la holding in una condizione molto avanzata e che rientra nella coda della programmazione pluriennale di APS, in cima alla cui lista progettuale rimane il tram. “Gli obiettivi che ci eravamo prefissati nel 2017 all’inizio del nostro quinquennio di mandato, al netto delle vicissitudini legate al periodo pandemico, si stanno tutti realizzando. Ora ci proiettiamo verso un periodo di rilancio, con l’ideazione e la progettazione di nuovi investimenti. Lo abbiamo sempre detto e lo ribadiamo – sottolinea Giuseppe Farina – per policy reinvestiamo gli utili”. Sara Salin


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Padova 2022

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Amministrative. Al via la rubrica che accompagnerà le elezioni del nuovo sindaco

Next Stop Moroni: tutte le tappe della lunga corsa verso il 2022 P

andemia permettendo la prossima primavera la città del Santo sarà chiamata a scegliere chi sarà il nuovo sindaco, l’inquilino di Palazzo Moroni. La Piazza ha scelto di aprire una nuova rubrica, “Next Stop: Moroni”, proprio per raccontare le tappe e il dietro le quinte di questa avvincente corsa alla fermata principale: il Municipio. E di cose da raccontare ce ne sono, e ce ne saranno tante, a cavallo tra le notizie vere, quelle verosimili magari messe in giro per strategia elettorale - e il puro gossip politico dietro al quale, spesso, si nascondono bufale o grandi verità.

Tutto chiaro? Bene! Allora si parte! PRIMA FERMATA “CASA LEGA”. Nelle scorse settimane l’ex sindaco Massimo Bitonci, accompagnato dal coordinatore regionale Alberto Stefani, hanno fatto “incoronare”, direttamente dal Capitano Matteo Salvini l’imprenditore Francesco Peghin come prossimo candidato sindaco del centrodestra unito. Tutto ok? Neppure per idea! Il super presidente del Veneto, Luca Zaia ha liquidato la cosa con una battuta che se non è proprio una bocciatura ci si avvicina molto: “Peghin? Non mi sembra un Varenne. E per vincere serve Varenne. Però scelgono i padovani”. E i padovani cosa dicono? A restituire il polso della situazione ci pensa, come spesso accade, l’assessore regionale Roberto “Bulldog” Marcato il quale chiede rispetto per iscritti e militanti e boccia, senza indugi, qualsiasi soluzione calata dall’alto. SECONDA FERMATA “CASA PD”. Il Pd padovano è stretto attorno al sindaco Sergio Giordani. Ma attorno è dire poco. È in trepidante attesa, ormai da molti mesi, dell’annuncio della ricandidatura. L’inquilino del piano più alto di Palazzo Moroni, però, per il momento non sembra avere alcuna frenesia elettorale e continua a ripetere, come un mantra, che “prima si pensa alla città e poi ci sarà tempo per le candidature”. Convinzione o tattica? I bene informati giurano che al momento opportuno ci sarà l’annuncio formale, ma intanto i mesi passano e qualcuno potrebbe fare altri pensieri.

TERZA FERMATA “AMO PADOVA – CIVICA GIORDANI”. Tra coloro che mordono il freno e non vedono l’ora di partire c’è sicuramente la “Civica Giordani” e l’associazione “Amo Padova” che ne è, di fatto, la genesi. Al fianco del sindaco rivendicandone, con enorme forza, la matrice civica, l’amore per Padova e la distanza dai partiti. QUARTA FERMATA “COALIZIONE CIVICA”. L’ala sinistra dell’amministrazione Giordani sembra estremamente solida nel confermare il sostegno all’attuale sindaco e non seguirebbe Lorenzoni se questi dovesse, effettivamente, dare vita ad un progetto alternativo. QUINTA FERMATA “LA TERRA DI MEZZO”. Quel variegato mondo padovano, fatto di personalità, movimenti, “ex qualcosa” che sta un po’ a metà strada tra un moderatismo di centrodestra e uno di centrosinistra, al momento sta a guardare. Una fetta considerevole di questi la scorsa volta sostennero Sergio Giordani e, nonostante i mal di pancia di qualcuno che si aspettava qualcosa in più, sembrano disposti a farlo ancora sopratutto a fronte dei risultati prodotti dall’amministrazione in questi anni che certamente peseranno sulla contesa elettorale. Certo una candidatura civica e moderata del centrodestra, come appunto quella di Francesco Peghin, potrebbe essere presa in considerazione da alcuni di loro. SESTA FERMATA “CORAGGIO ITALIA”. Tra i protagonisti della vita politica padovana c’è anche Marco Marin, capogruppo alla Camera del neonato partito fondato dal sindaco di Venezia Luigi Brugnaro e dal Governatore della Liguria Giovanni Toti. Che possa essere proprio la città del Santo una delle prime realtà in cui la nuova formazione presenterà delle proprie liste? Staremo a vedere. SETTIMA FERMATA “FRATELLI D’ITALIA”. Il partito di Giorgia Meloni non starà certamente a guardare. Forte delle numerosissime adesioni e delle percentuali sempre più incoraggianti potrebbero anche decidere di alzare la voce sopratutto se a Verona la Lega non dovesse appoggiare “senza se e senza ma” la ricandidatura del sindaco Sboarina. Del resto su Padova le opzioni non mancano.


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L’opposizione

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Movimento 5 Stelle. Alla giunta Giordani il merito di aver affrontato la pandemia

Giacomo Cusumano: “Padova, centro della provincia e della Regione” “A

dirla tutta siamo un’opposizione …a metà. Pur eletti tra le fila della minoranza, abbiamo sempre valutato tema per tema, votando spesso e volentieri in linea con la maggioranza. È chiaro che il nostro non è un appoggio a prescindere, un sì a priori su tutto”. Prima di qualsiasi anali sullo stato di salute della città, Giacomo Cusumano, capogruppo del Movimento 5 Stelle in consiglio comunale, sgombra il campo da qualsiasi equivoco. Il capogruppo, componente di tutte le Commissioni i consiliari e presidente della VIII Commissione che si occupa di Politiche di controllo e garanzia, ci tiene a spiegare qual è il ruolo del Movimento 5 Stelle sui banchi del consiglio e nei confronti dell’attività amministrativa dell’attuale compagine alla guida del Comune. Quattro anni fa i pentastellati avevano corso in solitaria lanciando il candidato sindaco Simone Borile e fermandosi poco sopra la soglia del 5%, ma poi gli equilibri e le alleanze, a partire da quelle nazionali, sono cambiate. “Va dato atto all’’amministrazione comunale di aver affrontato l’emergenza, legata alla pandemia da covid 19, facendo tutto quanto era in suo potere. In quei lunghi mesi ho visto sindaco e assessori correre ovunque per garantire il rispetto delle regole e tutelare i cittadini, le famiglie, le persone più fragili. Molto altro

è stato fatto in questi anni: penso all’operazione che ha portato allo smantellato di via Anelli fino al grande progetto per l’Arcella anche con il cavalcavia Borgomagno e Hub30, ma anche quello pensato, di recente, per la stazione ferroviaria”. Per Cusumano Padova è, a tutti gli effetti, il centro ella provincia e della Regione. “A chi dice che non siamo più centrali rispondo solo con due fiori all’occhiello: Urbs Picta e Padova Capitale del Volontariato. E ancora, con un Ateneo che taglierà il traguardo degli 800 anni di storia e di continua vitalità. E con una città che, nonostante gli abitanti stiano diminuendo a causa del calo delle nascite, ogni giorno dai circa 210 mila abitanti arriva a sfiorarne i 260 mila perché fulcro di lavoro, occupazione e di terziario tra i più i più innovativi. Pensiamo alla realtà dell’Interporto e della Zona industriale che meritano di non fermarsi e di crescere”. Il capogruppo tocca due temi sui quali la posizione del M5S non è propriamente in linea con quella dell’amministrazione comunale. “Ci sono problematiche sulle quali il nostro distinguo e la nostra presa di posizione sono chiari e rispetto ai quali non abbiamo mai arretrato di un millimetro. Qualche esempio? La questione ambientale: da sempre è un nostro cavallo di battaglia politico, ma prima ancora ideologico”. Senza

tanti giri di parole il capogruppo interviene sulla vicenda che, più di altre, sta spaccando non solo i banchi del consiglio, ma anche della giunta oltre al mondo politico: l’inceneritore. Granitica, di sicuro, rispetto alla politica, è la posizione di tante associazioni, Comitati e anche semplici e soprattutto. Una questione sulla il Movimento 5 Stelle non è mai stato ondivago, anzi ha sempre avuto una posizione netta e precisa. “L’inceneritore a Padova? La mia riposta è no, non ho mai avuto dubbi. E non perché sia contrario alla necessità di avere questi impianti. Ovviamente nessuno vorrebbe averceli in casa. La questione riguarda il Comune ma, ancora prima, la Regione. Aspetto di vedere quale sarà la posizione del sindaco Giordani alla Conferenza dei Servizi. Ritengo impensabile parlare di una quarta linea quando di fatto, non sono mai state smantellate le prime due, vecchie e obsolete. Padova è già una città tra le più inquinate, non reggerebbe mai, proprio per la sua conformazione e per emissioni di anidride carbonica già oltre i livelli consentiti, un impianto di tale portata. Mi chiedo come mai a Verona, ad esempio, siano riusciti a far pesare i diritti ella città non facendo installare l’impianto”. Questione tram. “Ben venga una mobilità come quella elettrica che non inquina. Mi chiedo, però, come mai Padova sia tra le po-

che città a utilizzare mezzi che sono pressoché fuori dal mercato visto che nessuna delle grandi città anche europee li sta utilizzando. Non era meglio ricorrere ai mezzi tradizionali su due rotaie?”. E il sogno del capogruppo Padova non poteva che essere green: “Vorrei una città meno inquinata dove la gente potesse girare tranquillamente in bicicletta o andare a correre, magari in Prato della Valle alle dieci del mattino”. Nicoletta Masetto

Nuova palestra per le scuole Rogazionisti in via Tiziano Minio all’Arcella Alla cerimonia erano presenti l’assessore Diego Bonavina, il consigliere M5S Stelle Giacomo Cusumano e il presidente di quartiere Etta Andreella. “È un impianto completamente rinnovato, più confortevole ed efficiente – ha detto Bonavina –, consentirà a scuole, associazioni, servizi sociali che utilizzano questo spazio di lavorare al meglio, ma anche dir risparmiare sui costi e rispettare l’ambiente. Essere qui, inoltre, mi emoziona: questa è la prima struttura sportiva voluta dall’allora assessore Claudio Sinigaglia che

molto ha fatto per la città”.Si tratta del tredicesimo impianto realizzato, ne mancano quattro che saranno ultimati entro la fine del mandato. A cofinanziare la nuova palestra la Fondazione Cariparo. “Ancora una volta constatiamo come le risorse messe a disposizione dalla Fondazione vengano ben spese” ha detto Marco Ferrero consigliere della Fondazione. Padre Eros, superiore dei Rogazionisti ha ripercorso la storia dell’ordine arrivato Padova nel secondo dopoguerra. Il terreno sul quale sorgono la palestra e il

complesso dei Rogazionisti fu acquistato dal Padre fondatore nel 1916. “La palestra è la casa dello sport - ha concluso padre Eros ma soprattutto luogo di socializzazione e di comunità. Arcella è il quartiere più popoloso della città, vi risiede oltre il 30% degli stranieri. La coesione va fatta soprattutto attraverso lo sport iniziando dai giovani: si partecipa, si condivide, si costruisce il futuro”. La struttura è gestita dalla Juvenilia, società nata nel lontano 1972 e presieduta dal neoeletto Luigi Ianetti.

L’inaugurazione della nuova palestra dei Rogazionisti in via Tiziano Minio all’Arcella


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Parchi. Saranno 536 le aree urbane interessate dalla messa a dimora di nuove piante

Scatta l’operazione “10.000 alberi per Padova” P

arte nei prossimi giorni, giusto nella stagione indicata per le messe a dimora di nuove piante, la piantumazione di altri diecimila alberi che il Comune di Padova ha programmato di realizzare entro il 2022. L’obiettivo è potenziare il patrimonio arboreo cittadino. L’iniziativa si va ad aggiungere a quelle realizzate negli scorsi quattro anni, come ad esempio Padova O2, che ha permesso la riforestazione – con circa diecimila alberi e arbusti – di otto aree cittadine. Il nuovo progetto interviene ora su ben 536 zone, ritenute idonee a ricevere la messa a dimora di piante (da una a 200 per area a seconda degli spazi e delle caratteristiche del luogo) per un totale di diecimila esemplari appartenenti a 54 specie diverse. Si va dagli aceri ai carpini, dalla farnia al leccio fino ai salici, ai tigli e ai bagolari, tipici del territorio. L’intervento è stato elaborato dal Settore Verde, Parchi e Agricoltura Urbana. A partire da novembre abbraccerà, dunque, tutta la città in una visione complessiva di miglioramento del patrimonio arboreo del territorio e della qualità della vita in ogni quartiere e che non ha precedenti nella storia della cura del verde in città per numero di esemplari piantati in così poco tempo oltre che per organicità dell’intervento. L’ambito di azione è quello previsto dalla Strategia nazionale del Verde Urbano è in linea con le richieste in tema di sostenibilità della Commissione Europea e individua un nuovo modello di pianificazione urbana più attenta alla mitigazione e all’adattamento al cambiamento climatico, alla tutela della biodiversità e alla riduzione della “artificializzazione” degli spazi urbani. Anche per questo motivo il progetto punta ad intercettare eventuali risorse aggiuntive destinate al sistema del verde nel Pnrr (Piano nazionale per la ripresa e la resilienza) e quindi delle risorse che saranno messe a disposizione dal Recovery Plan all’Italia. Oltre alla bellezza che le piante aggiungeranno agli spazi della città, ancor più significativi saranno i benefici assicurati dai diecimila alberi in

più. Potranno favorire l’attività sportiva e lo svago all’aria aperta, il senso di coesione e appartenenza alla comunità (basti pensare al successo dell’iniziativa di adozione dei 167 alberi piantati al Parco dei Salici alla Guizza), facendo entrare le persone in contatto con i ritmi della natura e delle stagioni. Tutte le specie sono state scelte in funzione della loro capacità di tollerare meglio le condizioni

di stress tipiche dell’ambito urbano e di fornire i servizi ecosistemici più utili al benessere collettivo. Le messe a dimora compenseranno le perdite dovute ai danni delle numerose tempeste anomale, che hanno messo a dura prova il patrimonio arboreo, offrendo benefici in un arco temporale lungo, se si considera l’aspettativa di vita media di 50-60 anni per questi esemplari. (n.m.)

L’assessora Gallani: “Il miglior investimento possibile per il futuro” “I diecimila alberi che, entro un anno, saranno messi a dimora rappresentano il migliore investimento possibile sul nostro futuro. Il nostro obiettivo è rendere Padova molto molto più bella e sana!” . A parlare è l’assessora al verde e ai parchi, Chiara Gallani. “Gli alberi, che pianteremo di dimensioni già grandi - aggiunge -, sono destinati a diventare la principale infrastruttura verde del territorio urbano, fornitori di essenziali servizi ecosistemici. Grazie a essi miglioreranno la qualità della vita della comunità e la resilienza del territorio. Questi diecimila alberi rappresentano l’asset fondamentale del Piano del Verde, oltre a una conferma del riconoscimento di Padova come “Tree city of the world”. Gli obiettivi, racchiusi nel Piano di gestione delle alberature (approvato a inizio 2020), prevedono di triplicare, in 20 anni, la superficie arborea cittadina (dall’1.8% al 5%), aumentare la biodiversità, garantire che almeno il 20% delle specie piantate siano adatte ai cambiamenti climatici”.

Alla Guizza il polmone verde più grande della città Con i suoi 150 mila metri quadrati è destinato a diventare la più grande area verde di Padova, l’unica compresa tra due Comuni. Il nuovo Parco che sorgerà alla Guizza, attrezzato e con servizi, è stato pensato per rispondere all’esigenza di tanti di praticare sport o di stare semplicemente all’aperto. Dopo l’approvazione del progetto a luglio, si attendono i finanziamenti. Il parco sarà attraversato da percorsi e passaggi ciclopedonali che consentiranno di attraversare i quartieri con facilità. L’area sarà attrezzata con “percorsi vita” e sarà servita da un bar. La superficie complessiva è di 80.925 mq. Di questi ben 63.702 mq diventano parco grazie alla perequazione dell’area. La zona residua, sulla quale saranno costruite delle villette, è di 17.223 mq. Per le dimensioni totali bisogna sommare i 63.702 all’attuale Parco Gozzano all’area verde limitrofa: circa 100.000 metri quadri. In totale circa 150.000 metri quadri considerando il Parco di Albignasego.


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Consulta 3A. In un questionario tutte le richieste dei cittadini di Mortise, Stanga, San Lazzaro, Torre e Ponte di Brenta

“Più sicurezza, cultura e biblioteche, ma anche servizi per gli anziani e aree gioco per i bambini” M

aggiore sicurezza e manutenzioni viarie, ma anche più servizi culturali e biblioteche, occasioni e luoghi di socialità, una rete diffusa di servizi per gli anziani e i disabili, la realizzazione di aree gioco per bambini. Queste alcune delle richieste avanzate dai cittadini del quartiere 3A (Mortise, Torre, Ponte di Brenta, San Lazzaro, Stanga) ed espresse attraverso la compilazione di un questionario. A volere l’indagine conoscitiva sulla situazione del quartiere è stata la Consulta 3A, presieduta da Silvia Bresin. “Il questionario – spiegano alla Consulta – è stato predisposto prendendo ad esempio varie bozze elaborate in grandi città (Milano, Roma, Torino) oppure città paragonabili a Padova (Brescia, Prato, Reggio Emilia, Trieste, Catania, Nuoro) e anche in piccoli Comuni (Verbania, San Marzano, Scansano). Tutti i questionari erano focalizzati su un singolo quartiere o rione con specifiche problematiche. A Padova già due Consulte avevano attuato simili iniziative: quella dell’Arcella e la Consulta 6

A (con un questionario incentrato sull’educazione). L’indagine non ha certo pretese di scientificità, ma si spera possa dare indicazioni attendibili sulle esigenze della popolazione”. Vista l’impossibilità di distribuire i questionari a un campione sufficientemente ampio di popolazione e considerato inaffidabile il risultato di una raccolta di risposte casuale (banchetti in piazza), la Consulta di quartiere ha pensato di distribuirne alcune copie a persone che fossero rappresentative di varie realtà sociali e associative del quartiere. A quanti li hanno ricevuto è stato chiesto di rispettare il più possibile una distribuzione rappresentativa, alternando uomini e donne, giovani e anziani, lavoratori autonomi o dipendenti. Alla fine, nonostante l’emergenza sanitaria, sono stati ritirati più di 80 questionari. LE DIFFERENZE - La prima osservazione che balza all’occhio dall’esame dei dati globali è che i vari rioni vivono effettivamente situazioni molto diverse. Questo implica che l’elaborazione dei dati per tutto il

Nella foto, la facciata esterna di Villa Breda a Ponte di Brenta

territorio è significativa solamente per una parte delle questioni poste, mentre per ambiti riguardanti la vita o particolari situazioni dei singoli rioni si dovrà andare a esaminare le risposte rione per rione, mettendole a confronto. I NUMERI – A rispondere sono state soprattutto la componente femminile (più del doppio) e le fasce d’età più anziane. L’età media

di vita nel quartiere risulta piuttosto alta e superiore ai vent’anni. La distribuzione per rioni rispetta, invece, il rapporto degli abitanti. Riguardo quest’ultimo dato, la fotografia attuale vede Mortise rione più popolato con 6503 abitanti. Seguono Stanga con 5845, Torre con 4496, Ponte di Brenta con 3470 e San Lazzaro con 1838 residenti. PROSSIMITÀ - Per quanto riguar-

da la socializzazione all’interno dei vari rioni, i rapporti di amicizia e vicinato sono piuttosto intensi. Pure la partecipazione alla vita delle varie associazioni è apprezzabile, anche se San Lazzaro e Stanga sembrano meno partecipi di questa situazione. Inoltre, i dati relativi all’attaccamento al quartiere confermano una valutazione positiva con picchi di gradimento a Torre e Mortise. SPORTELLO D’ASCOLTO - La Consulta 3A ricorda che lo sportello d’ascolto è aperto tutti i venerdì dalle 9.30 alle 12:30. «Dall’indagine emerge come pochi lo conoscano e, ancora meno, lo frequentino concludono i referenti –. Bisognerà, quindi, diffondere tra gli abitanti del quartiere la conoscenza di questo strumento e incoraggiarne l’utilizzo».

INTERVENTI Monumenti da salvare, marciapiedi da sistemare, luoghi per ritrovarsi e fare aggregazione

PARTECIPAZIONE Il Comune? Decida, ma solo dopo aver ascoltato le ragioni e le necessità dei residenti

Ai residenti nei vari rioni è stato chiesto su quali situazioni avessero necessità di miglioramenti o interventi di restauro. Per quanto riguarda le strutture da salvare, accanto a proposte come case popolari e marciapiedi, sono state segnalate singolarmente nell’ordine le seguenti realtà: Villa Breda; Piazza Barbato; Padovanelle e altre competenze della fondazione Breda; Oratorio Gaudio. È interessante notare come accanto a richieste certamente attese (sicurezza, manutenzione viaria, ecc.) ci siano indicazioni (richieste quasi nelle stesse proporzioni) di interventi “sociali” del tipo: servizi culturali e biblioteche; occasioni e luoghi di socialità; servizi per anziani; servizi per disabili; aree gioco per bambini. «Questo indica che la nostra popolazione – spiega la Consulta 3A – non chiede solamente i classici servizi normalmente erogati dagli enti locali, ma manifesta anche una forte esigenza di socializzare e desidera fortemente costruire un tessuto urbano che favorisca il contatto interpersonale e una forte diffusione della cultura».

Alla domanda su come si giudichi l’azione dell’amministrazione comunale nel confronto del quartiere, la valutazione più fornita è di “episodica” e “parziale”. Si può quindi pensare che sia richiesta un’azione più continuativa e presente sul territorio. Sarebbero inoltre graditi incontri periodici tra popolazione e amministrazione ed anche appuntamenti informativi sulle iniziative comunali. Meno richiesta è l’organizzazione di forum su internet, anche se la conoscenza e l’utilizzo di Padovanet è abbastanza elevato. La conferma arriva dalla risposta plebiscitaria alla domanda su chi dovrebbe prendere le decisioni sul quartiere: “gli amministratori dopo aver obbligatoriamente ascoltato i residenti”. Sulla conoscenza della Consulta di quartiere, ora sembra sia piuttosto alta anche se, contemporaneamente, la partecipazione alle riunioni è oggettivamente molto bassa.

Nicoletta Masetto


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Montà. Inaugurati i nuovi locali della primaria in via della Biscia

Completata la scuola Montegrappa

S

pazi nuovi, accoglienti, a misura di bambino. Anche l’ambiente gioca la sua parte nel favorire l’apprendimento e la didattica e, soprattutto, lo stare bene anche fisicamente all’interno di un’aula. Tutti aspetti di innovazione progettuale dei quali si è tenuto conto nel progettare importanti spazi collettivi come quelli scolastici anche per la nuova sede della scuola primaria Montegrappa in via della Biscia, 208 a Montà. I nuovi locali sono stati inaugurati, nei giorni scorsi, alla presenza del sindaco Sergio Giordani, dell’assessora alle politiche educative Cristina Piva, della consigliera comunale Meri Scarso, di Fabiola Baldo, dirigente scolastica del XIV Istituto comprensivo “Galileo Galilei”, di Daniela Bortoletto, presidente del Consiglio di istituto, di Daniela Furlan, insegnante della scuola Monte Grappa e di Roberto Natale, dirigente ufficio scolastico regionale per il Veneto, ambito territoriale di Padova e Rovigo. Con questo ultimo intervento viene così a completarsi la nuova scuola Montegrappa attesa ormai da qualche anno. La primaria si trova a ridosso della scuola secondaria di Primo grado (scuola media) Galilei che sorge in via Biscia, 206. Un terzo dell’edificio era già stato costruito ed è già utilizzato da almeno una decina di anni. Il completamento dell’opera ha dovuto attendere l’acquisizione, per esproprio, del terreno vicino. Il progetto è stato finanziato col contributo “Piano periferie” per 1 milione e 300 mila euro, piano bloccato nel 2018 e poi rifinanziato. Dopo vari stop e qualche intervento migliorativo del progetto originario, come hanno ricordato sindaco e assessora, l’edificio è ora finalmente a disposizione del

Ora via libera al tempo pieno integrato con la vicina secondaria di Primo grado “Galileo Galilei”

quartiere e dei ragazzi. Il quartiere è in fase di crescita demografica e, con questi nuovi locali, si potrà pensare di realizzare una scuola a tempo pieno per dare risposta alle numerose richieste che sono state avanzate in passato, a più riprese, dalle famiglie del territorio. La nuova ala si compone di otto ampie aule che si aggiungono alle quattro della porzione esistente, due stanze accessorie, servizi, sala mensa e un atrio che può essere utilizzato come area comune. La

nuova scuola sorge su un’ampia area scoperta che dopo la sistemazione sarà a disposizione delle classi. L’edificio vedrà, inoltre, la realizzazione di un ampio parcheggio sul fronte anteriore. Con i nuovi spazi della Montegrappa e la vicina scuola secondaria di primo grado Galilei, viene di fatto a completarsi il polo scolastico di via Biscia che fa capo al XIV Istituto comprensivo diretto da Fabiola Baldo. Nicoletta Masetto

Arcella. Dal Pnrr 15 milioni di euro per alloggi pubblici, ex Coni e Configliachi Nell’ambito dei fondi del Pnrr, (Piano nazionale di ripresa e resilienza)relativi alla Rigenerazione urbana, il Ministero delle Infrastrutture ha approvato 15 milioni di euro destinati, a loro volta, a 12 progetti per migliorare la città. All’Arcella andrà una buona parte dei fondi grazie ai quali si procederà al recupero di una parte importante del quartiere con il restauro dell’ex palazzo del Coni in piazza Azzurri d’I-

talia. A questo intervento si aggiunge il recupero dell’ex istituto Configliachi. In Hub Arcella 2030 rientrano anche gli interventi per gli alloggi pubblici di via Duprè, via Moretto da Brescia, via Santa Cabrini e via Callegari e 11 di nuovi all’interno della sede ex Coni. Nel pacchetto approvato dal Ministero, all’interno del quale si dovranno fare delle scelte, rientra la possibilità di costruire l’Arena

musicale (ristrutturando il padiglione 7 della Fiera) e la nuova Cittadella della scienza, all’ex Macello in via Cornaro, che da sola costa 6 milioni di euro.


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Guizza. Ridisegnata la mobilità grazie a interventi viari e a un nuovo arredo urbano

Un progetto europeo per migliorare sicurezza e sostenibilità M

iglior fruibilità degli spazi del quartiere, maggiore sostenibilità ambientale e ’aumento della sicurezza, in particolare per i bambini e bambine che frequentano la scuola. Questi gli obiettivi di SuperGuizza, il progetto per migliorare la viabilità e l’arredo urbano della porzione del quartiera tra via Testi e via Guizza, vicino alla scuola primaria “Ricci Curbastro”. Partito l’11 ottobre, è tuttora al vaglio dei residenti che hanno sollevato alcune perplessità in particolare sulle modifiche apportate alla viabilità. Il progetto verrà attuato in diverse fasi. Si inizia con l’istituzione di sensi unici di marcia in alcune vie, attualmente a doppio senso per riorganizzare gli accessi veicolari a quella che, in una seconda fase, sarà zona 30km/h, e per favorire il controllo e il monitoraggio del traffico. Inoltre, si rende pedonale il tratto di via Tassoni di fronte alla scuola. In una seconda fase, dopo aver monitorato gli effetti del primo intervento, si procederà con gli interventi più strutturali come la razionalizzazione degli stalli di sosta e la delimitazione fisica dell’area pedonale davanti alla plesso scolastico (verrà rialzata), oltre al nuovo arredo urbano. Nello specifico, l’ordinanza entrata in vigore l’11 ottobre prevede l’istituzione del divieto di transito agli autocarri nella zona, eccetto i mezzi per l’allestimento del mercato settimanale di piazzale Cuoco; l’istituzione del divieto di transito di fronte alla scuola, nell’area tra la scuola e il campetto (area che verrà successivamente rialzata); il senso unico di circolazione nelle vie Vittorio Alfieri, tratto tra via Monti e via Chiabrera; Annibale Caro, tratto tra via Metastasio e via Monti (sarà realizzato in un secondo momento); Antonio Genovesi, tratto compreso tra il civico 2c e via Tassoni; Paolo Rolli, con direzione di marcia da via Genovesi a via Chiabrera; Alessandro Tassoni, nei tratti tra via Chiabrera e via Testi, tra le due intersezioni con via Filangieri, nel ramo secondario tra via Filangieri e via Test c he porta al parcheggio per autovetture; Fulvio Testi, tratto compreso tra via Tassoni e via Guidi. Negli intenti del progetto, che non prevede eliminazione di parcheggi o chiusura del traffico del quartiere, fare in modo che la porzione di Guizza interessata possa diventare più a misura di

persone, con una particolare attenzione all’area della scuola e agli elementi che circondano la zona come la piastra sportiva che si trova di fronte, recentemente sistemata e pulita, e il boulevard verde che caratterizza quell’area. Per informare al meglio i residenti sono state promosse alcune iniziative, rivolte anche a bambini e genitori. I bambini sono stati coinvolti in giochi attraverso i quali è stato loro spiegato quali saranno gli interventi in programma.

Nell’occasione sono state illustrate ai genitori le opportunità che si possono avere, ad esempio per evitare di portare i bambini a scuola in auto, tra questi il Piedibus. La scuola Ricci Curbastro è uno delle prime realtà di istruzione primaria di Padova in cui è stato attivato un Piedibus. Da qualche anno l’iniziativa, che dipende dalla volontà dei genitori di bambine e bambini frequentanti la scuola, è sospesa e si spera a breve possa essere riattivata (n.m.)

Assessore Ragona: “Più qualità per gli spazi pubblici” “Con piccoli accorgimenti alla viabilità, in un quartiere si possono fare grandi cose aumentando vivibilità e qualità dello spazio pubblico”. A esserne convinto l’assessore Andrea Ragona che spiega gli obiettivi del progetto SuperGuizza. “Abbiamo scelto di portare avanti questa iniziativa, parte di un bando europeo e iniziato dall’allora vicesindaco Lorenzoni, prendendo spunto da molti esempi in diverse città europee dove, in particolare dopo la pandemia, interi quartieri sono stati resi pedonali, diventando rioni a misura delle persone. Con SuperGuizza proviamo ad applicare la stessa idea ad una porzione del quartiere che ha al centro una scuola e un parchetto, ritrovo di molti ragazzi e ragazze: le auto continuano a passare, non togliamo stalli di sosta, ma con qualche accorgimento si scoraggia il traffico di attraversamento e si riduce il passaggio delle auto a quello dei residenti, che percorrono l’area a velocità ridotta aumentando la sicurezza delle persone. Nell’ottica di una generale riqualificazione di quel quadrante interverremo con arredo urbano, lavori per rialzare la strada davanti alla scuola, la costituzione di una corsia per facilitare l’accesso alla scuola, la cosiddetta kiss&ride, cioè “un bacio e vai” quando è proprio inevitabile utilizzare l’auto… insomma, un po’ alla volta facciamo sì che le persone si riprendano gli spazi dei nostri quartieri, bambine e bambini possano giocare in sicurezza e le auto si adattino alla vita delle persone, non il contrario".


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Parola al Dj

Radio Padova. Da 46 anni trasmissioni non stop in tutta la regione fino a Ferrara e Bologna

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“In onda per raccontare Padova e il Veneto”

A

rrivare a 46 anni di trasmissioni continue per una stazione radio non è un fatto scontato. Proprio qualche giorno fa, durante una riunione, abbiamo analizzato questo particolare: dal 17 settembre 1976 trasmettiamo sempre con la stessa denominazione “RadioPadova” e sempre sulla stessa frequenza base, il 103.9 che, nel primo periodo di attività era 103.850, poi arrotondato per esigenze legali e tecniche. Questo ci fa essere, senza alcun dubbio, la radio della città di Padova, della sua provincia ma anche di tutti i veneti che non si fermano alla denominazione cittadina perché sanno che raccontiamo tutto il Veneto raggiunto dal nostro segnale così come le province emiliane di Ferrara e Bologna che ci ricevono benissimo in fm. Quello che stiamo vivendo, però, è un periodo di grandi trasformazioni tecnologiche, molti ascoltatori infatti sono digitali, scelgono di ascoltarci grazie al web nelle sue varie espressioni che per quanto ci riguarda sono il sito www.radiopadova.com, gli smart speaker, la nostra nuova app e il canale 701 del digitale terrestre. Chiamandoci RadioPadova, nonostante la tecnologia ci renda ascoltabili in tutto il mondo per noi la missione più importante è rappresentare il territorio che ci offre sempre tantissimi spunti, d’altronde oltre a Padova in Veneto ci sono città bellissime. Come Venezia, con un nome che è un marchio che ha valenza mondiale. Come Verona, con numeri alla mano sempre più apprezzata per l’arte e sua la storia. Come Treviso, che è’ passata da piacevole scoperta all’essere sempre più’ inserita negli itinerari dei turisti italiani e stranieri. E ancora, come Vicenza città di Palladio con la sua eleganza discreta e come Rovigo che fa della natura, tra pianura e fiume Po, immersa nel Polesine, il suo punto di forza. Così come Belluno, un gioiello incastonato tra le Alpi che ha nella sua provincia, nel cuore delle Dolomiti la meravigliosa Cortina uno dei luoghi simbolo del je tset mondiale en-

trata con Capri e la Costa Smeralda nell’immaginario collettivo. Come potete immaginare essere la radio di un territorio cosi ricco e vario è’ un grande orgoglio ma allo stesso tempo ci da molte responsabilità perché’ bisogna raccontarlo bene, con rispetto cosi come rispettiamo la musica che trasmettiamo, le canzoni le facciamo ascoltare tutte dall’inizio alla fine e ci piace raccontare come nascono, abbiamo notato che paradossalmente le radio fanno ascoltare musica ma quasi sempre viene trattata come un collegamento tra i discorsi che fanno i dj in onda, noi invece vogliamo valorizzare anche la musica, per esempio pochi giorni fa i Tears For Fears sono tornati con una canzone nuova dopo 17 anni, questo per noi di RadioPadova non può passare inosservato. A proposito sono tornati anche Vasco Rossi e Adele e le loro canzoni hanno tutte le potenzialità per essere delle hit di questa stagione che ci porterà al prossimo Natale. A proposito di Natale…no, per ora non ve lo dico, sarà una sorpresa che potrete scoprire ascoltandoci da qui alle prossime settimane, nel frattempo segnatevi il nostro numero per giocare in diretta con noi, 328 319 8000 Ci sentiamo su Radio Padova! Luca Lazzari


Università

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UduPadova. I rappresentanti degli studenti: “Mancano residenze studentesche da almeno 15 anni”

Caos affitti: la protesta studentesca e le risposte di Comune e Ateneo A

Padova non ci sono più stanze e, ovviamente, i primi ad accorgersene sono stati gli studenti. La situazione è diventata insostenibile per la comunità studentesca e le rispettive famiglie. Sui social si moltiplicano le richieste disperate di chi cerca una stanza per poter studiare ma sembra che siano esaurite e le poche disponibili hanno prezzi esorbitanti, ben al di sopra del valore di mercato. A denunciare il problema è Udu Padova, attraverso le parole della Presidente del Consiglio degli Studenti di Unipd Emma Ruzzon “Non ci sono le condizioni per studiare a Padova, ma nemmeno nelle sedi distaccate di Vicenza, Treviso, Rovigo”. Lo scorso venerdì 1 ottobre si sono ritrovati 200 studenti e studentesse in assemblea in piazza Portello Anche con la capienza al 100%, le residenze studentesche ESU - l’ente regionale per il diritto allo studio, che gestisce mense e residenze universitarie - non riescono a soddisfare il volu-

me di studenti e studentesse fuorisede. “Ogni anno sono numerosi i casi di studentesse e studenti dichiarati idonei all’alloggio, ma non beneficiari per mancanza di posti” racconta Beatrice Sofia Urso, rappresentante degli studenti in Consiglio di Amministrazione dell’ESU. Contemporaneamente la penuria di appartamenti privati è legata in molti casi al bonus 110% per la ristrutturazione dell’immobile. “Le cause sono molteplici, certo, ma è necessario che si trovi una soluzione altrimenti queste persone dovranno abbandonare l’Università - continua- l’ESU è commissariata e resa immobile dalla Regione, sono anni che denunciamo la carenza di spazi e servizi, ora la situazione è letteralmente esplosa”. A complicare la situazione sono i prezzi degli appartamenti privati, che negli ultimi anni sono cresciuti vertiginosamente: “esiste un canone concordato tra il Comune di Padova e gli affittuari che prevede uno sgravio fiscale per chi affitta a studenti e

dei prezzi massimi per metro quadro - interviene Enrico Caccin, Senatore Accademico con Udu Padova- pur godendo dell’agevolazione fiscale però, molti proprietari superano le soglie massime consentite”.

Studenti e studentesse protestano contro il caro affitti

Emilia Milan

“L’amministrazione regionale ci ha abbandonato” “Ancora una volta Zaia e la sua giunta ci hanno voltato le spalle - dichiara Virginia Liber -.”Nonostante il disagio evidenziato da studentesse e studenti, che hanno largamente partecipato ad assemblee e presidi organizzati nella settimana, la Regione non ha mosso un dito né dato almeno una qualche forma di risposta alle nostre richieste di aiuto”. “Questa assenza da parte della Regione è necessario che venga compensata dagli enti locali - spiega Alessia Conti, senatrice accademica dell’Udu Padova –. Nei giorni scorsi abbiamo apprezzato le proposte messe in

campo dal Comune e della Rettrice Mapelli, ma serve agire al più presto. Durante Senato Accademico abbiamo discusso e portato avanti una serie di proposte per venire incontro ai disagi del momento. Serve una legislazione emergenziale per gli affitti, non vogliamo che la nostra città diventi come Bologna o Milano, servono accordi per rendere hotel e ostelli abbordabili. Di fondamentale importanza e urgenza, poi, il lavoro che va fatto con la Questura per risolvere il problema del permesso di soggiorno per gli studenti internazionali. Non avendo ancora un contratto, molti di loro do-

vranno tornare a casa se non trovano una soluzione in questi giorni. Non possiamo ignorare che molti studenti ci hanno raccontato quante volte sono stati vittime di truffe in questo periodo, perciò crediamo sia necessaria l’implementazione di una rete di affidabilità dei proprietari. Infine, la questione degli idonei non beneficiari del posto alloggio ESU. In un momento di crisi come questo, era fondamentale avere un sistema di diritto allo studio che potesse rispondere alle esigenze delle famiglie e degli studenti. Ancora una volta però la Regione ha deciso di ignorarci, e questo

ha portato ad un elevato numero di studenti che si sono trovati sbattuti fuori dalle residenze, il che è vergognoso”. Conclude Enrico Caccin: “La scorsa settimana abbiamo partecipato ad un tavolo di lavoro sugli affitti. Insieme alla Presidente del Consiglio degli Studenti abbiamo fatto presente la grave situazione, ma non si è assolutamente parlato di soluzioni a breve termine. Al tavolo era presente anche l’ESU, ma solo con le solite promesse e parole che non hanno visto concretizzazione in questi anni e dubitiamo lo facciano nei prossimi mesi. (e.m.)


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Sistema Padova

In fiera. Riccardo Guariglia è stato ricevuto dal presidente Saia e dall’assessore Bressa

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Maap, l’ambasciatore italiano in Spagna in visita allo stand nella “Fruit Attraction” L

’ambasciatore italiano in Spagna, Riccardo Guariglia, è stato l’ospite d ’onore allo stand del Maap durante la giornata di apertura della fiera Fruit Attraction, manifestazione di riferimento mondiale per l’industria ortofrutticola che si è tenuta nei giorni scorsi a Madrid. “L’ambasciatore ci ha fatto questo grande regalo - afferma il presidente Maap Maurizio Saia - visitando il nostro stand, è stato a pranzo con noi e si è dimostrato una persona molto disponibile”. All’ambasciatore sono state illustrate le attività del mercato padovano e quelle dei grossisti. Con il presidente Saia c’erano anche l’assessore alle Attività produttive e al commerci Antonio Bressa, il presidente della Camera di commercio Antonio Santocono e il presidente regionale di Confcommercio Patrizio Bertin. “Oltre all’esposizione della nostra realtà, abbiamo fornito all’ambasciatore materiale informativo sul sito UNESCO Padova Urbs picta, riuscendo a creare un’importante relazione anche per le nostre aziende”.

“In una sola parola – sottolinea Maurizio Saia – abbiamo fatto sistema. Il sistema Padova, che può mettere in campo non solo eccellenze imprenditoriali e logistiche come accade al Maap, ma anche capolavori artistici e culturali. Tutte queste relazioni possono svilupparsi in collaborazioni concrete, che creano occasioni di lavoro e di crescita per la città e tutto il territorio”.

Presentate al diplomatico le realtà di mercato e grossisti oltre alle informazioni su “Padova Urbs picta” “Sono qui per dimostrare che il Comune di Padova c’è, è a fianco alle sue imprese e alle sue eccellenze – ha dichiarato l’assessore Antonio Bressa durante l’incontro – Vogliamo sostenere le missioni come questa, che servono a consolidare e ampliare i rapporti internazionali dei nostri imprenditori e dei grossisti. Inoltre la fiera di Madrid,

finalmente in presenza, serve anche a raccontare Padova non solo come centro logistico ma come una città bellissima, impreziosita dal recente riconoscimento dell’UNESCO”. Il presidente della Camera di commercio Santocono ha voluto sottolineare come “ripartenza sia un termine che viene usato spesso in questo periodo, ma è in queste occasioni che assume un significato concreto. Il Maap, Padova e le sue aziende hanno assoluta necessità di tornare a mostrarsi al mercato internazionale e queste fiere sono l’occasione giusta. La scelta di essere presenti con uno stand importante, che tra l’altro richiama fortemente uno dei luoghi più belli di Padova, è condivisibile e lungimirante”. “Il Maap ed i grossisti hanno qualità ed esperienza che devono essere valorizzate anche all’estero per creare occasioni di crescita – ha aggiunto Patrizio Bertin, presidente regionale di Confcommercio – ecco perché partecipare alle fiere è decisivo: anche da qui passa la possibilità di far crescere sempre di più la nostra Padova e tutto il suo tessuto commerciale e produttivo”.


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Cultura

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Teatro. Tutti gli spettacoli di una stagione artistica ricca di novità

“Scenari senza confini” al Verdi

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Il neodirettore artistico dello Stabile del Veneto Giorgio Ferrara ha presentato il cartellone 2021/2022 del teatro più antico della città

a stagione che presentiamo è tra le più interessanti tra quelle che si svolgeranno in Italia e sono convinto che il nostro pubblico padovano, attento e colto, premierà le scelte di Giorgio Ferrara”. Con queste parole il presidente del Teatro Stabile del Veneto Giampiero Beltotto ha introdotto il lancio della prima stagione firmata da Ferrara per il teatro cittadino. CARTELLONE POLICROMO Ad inaugurare la nuova stagione teatrale padovana Pier Luigi Pizzi che, a partire dal 20 ottobre, dopo il debutto in prima nazionale a Venezia, porta in scena il suo adattamento di “Turandot” di Carlo Gozzi. Il secondo appuntamento è con Cristiana Morganti (6 novembre) e il suo “Moving with Pina”, una conferenza danzata in cui la storica interprete del Tanztheater di Wuppertal propone un viaggio nell’universo di Pina Bausch. Si prosegue poi con “Il teatro comico” di Goldoni (24 e 28 novembre) per la regia di Eugenio Allegri e con l’interpretazione di Giulio Scarpati. “Pupo di zucchero. La festa dei morti” diretto da Emma Dante e ispirato a “Lo cunto de li cunti” di Gianbattista Basile chiude il 2021 (18 e 19 dicembre), mentre a gennaio si riparte con “Enrico IV” di Pirandello per la regia di Yannis Kokkos e con Sebastiano Lo Monaco (dal 12 al 16 gennaio) e “I due gemelli veneziani” di Goldoni diretto da Valter Malosti (dal 19 al 23 gennaio). Il cartellone prosegue con la rilettura della tragedia “Troiane” (dal 2 al 6 feb) nell’adattamento di Angela Demattè con Elisabetta Pozzi, a cui seguono le trasposizioni in forma scenica de “La coscienza di Zeno” (dal 9 al 13 febbraio) diretta da Stefano Cordella e de “La peste di Camus” per la regia di Serena Sinigaglia(dal 2 al 6 marzo). Uno spaccato di storia contemporanea fa incursione nella stagione del Verdi con “Eichman. Dove inizia la notte” di Stefano Massini con Ottavia Piccolo e Paolo Pierobon (dal 9 al 13 marzo), e sempre marzo porta anche la produzione “Sogno di una notte di mezza estate” per la regia di Giorgio Sangati dal 16 al 20. La seconda regia teatrale di Michela Cescon è “L’attesa” di Remo Binosi (dal 23 al 27 marzo) seguita da “Servo di scena” di Ronald Harwood diretta da Guglielmo Ferro (dal 6 al 10 aprile). Chiude il cartellone, il 4 e 5 maggio, Alessandra Ferri in “L’heure exquise”, celebrando i quarant’anni di carriera. Nelle attività del Teatro Stabile del Veneto resta centrale l’attenzione per il territorio che continua ad essere protagonista grazie a relazioni consolidate e nuovi progetti con istituzioni e realtà locali che mettono al centro le tre città. Nell’anno in cui Padova con i suoi cicli di affreschi del ‘300 è stata inserita per la seconda volta tra i siti Unesco, non poteva mancare sul palco del Teatro Verdi una serata interamente dedicata all’Urbs Picta, mentre la giornata internazionale della cultura ebraica diventa occasione per celebrare questa ricorrenza insieme alla Comunità Ebraica padovana.

TEATRO E TERRITORIO Cresce anche l’attenzione verso le attività imprenditoriali venete a cui è dedicato un percorso sperimentale di drammaturgie d’impresa, promosso con la Camera di Commercio di Padova, che coinvolge cinque compagnie teatrali e cinque aziende venete per dare vita a nuove modalità di narrazione d’impresa. Tra i progetti padovani, infine, è da citare il ritorno al Verdi della X edizione del Premio Rete Critica, una due giorni dedicata ai nuovi linguaggi della scena. “Il Teatro Verdi accresce ancora la qualità dell’offerta che propone alla città – rimarca l’assessore padovano Andrea Colasio – e grazie al coinvolgimento di tutte le istituzioni si qualifica sempre più come un vero hub culturale di Padova”. Giambattista Marchetto

• Chi è Giambattista Marchetto Dopo qualche divagazione tra Nietzsche e Wittgenstein, è tornato a Epicuro. E così scrive di vino, sapori e spirits, di viaggi, di teatro e danza. Insegna con discontinuità strategie di marketing digitale. Veneziano, vive a Praga. Ama il whisky scozzese e le Dolomiti.


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Start Up

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Green Economy. Innovazione e sostenibilità per trasformare il domani nell’oggi

Silicon Valley made in Padova

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uando si parla di innovazione e di startup dai risultati milionari pensiamo sempre alle spiagge della West Coast Californiana. La Silicon Valley è diventata ormai una località mitologica. Il modello, per i guru della New Economy, sembra essere sempre lo stesso, sia che si tratti di Amazon, Apple Google, Microsoft o YouTube: tutto è partito da un garage con visionario con pochi soldi in tasca e tanti sogni in testa. Ma non occorre attraversare l’Atlantico per trovare aziende che sono partite dal garage di casa e che, in meno di vent’anni, sono diventate le numero uno del loro mercato di riferimento. L’esempio lampante è quello di Italchimica, azienda padovana nata nel garage dei fratelli Fioretto nel 2001 e che oggi è la più importante azienda italiana di detergenti professionali e cosmetici.

Alessandro Fioretto: “Siamo partiti dal nostro garage vent’anni fa, ora siamo i numeri uno in Italia” “Se ripenso ai primi anni mi sembra davvero incredibile quello che è successo”, racconta Alessandro Fioretto, CEO e Presidente di Italchimica. “Agli inizi nessuno immaginava di crescere fino a questi livelli. Nei primi tempi con i miei fratelli si faceva davvero di tutto: la mattina si miscelavano le formule, al pomeriggio si riempivano i flaconi, la sera si consegnavano i prodotti. E quando parlo di miscelare, intendo lavorare a mano con un enorme remo nel mio garage. È stato un periodo fondamentale perché abbiamo imparato tantissimo e abbiamo gettato le basi per quello che siamo diventati oggi. All’inizio raggiungere questi risultati poteva sembrare un sogno, noi abbiamo deciso di sognare a occhi aperti e abbiamo costruito una realtà che oggi ha 200 dipendenti e che, nonostante gli ultimi due anni molto difficili per tutti, ha programmi ambiziosi per il futuro”. Qual è stato il segreto della vostra crescita? “All’inizio abbiamo lavorato tanto e bene, ma il nostro punto di forza è stato saper ascoltare il mercato. Questo settore era ingessato e noi abbiamo iniziato ad ascoltare le persone per capire le esigenze di chi utilizzava i nostri prodotti. Ci siamo messi nei panni dei nostri clienti. All’epoca nessuno faceva attenzione al cliente, ovvero a chi utilizzava i prodotti. Si ragionava in termini di volumi e di prezzi dato

che il tuo referente era il responsabile acquisti di un’azienda o di un albergo. Con i miei fratelli poi ci occupavamo di tutto. E quando andavamo a portare i nostri prodotti parlavamo con chi li utilizzava”. Magari per rendere più la vita dei clienti… “Eravamo convinti (e lo siamo tutt’ora!) che sia fondamentale risolvere dei problemi ai nostri clienti, e così abbiamo fatto. Nei primi anni 2000 nelle aziende professionali di pulizie spesso il personale era composto da persone che non avevano molta familiarità con le modalità d’uso dei prodotti,

così abbiamo capito che dovevamo creare un prodotto comprensibile. Per primi, abbiamo cambiato le etichette dei detersivi: basta istruzioni scritte in piccolo che non leggeva o capiva nessuno. Abbiamo inserito immagini chiare nel campo d’impiego del prodotto, risolvendo ogni problema di interpretazione dei prodotti. Non importava che lingua parlassi o non parlassi, il messaggio arrivava a destinazione”. Da allora avete fatto tanta strada: fatturato da record (90 milioni nel 2020), Report di Sostenibilità negli ultimi due anni, continua spinta sull’acceleratore dell’innovazione. Cosa vedete nel vostro futuro? “Innovazione e Green sono due pilastri del nostro mind set. Innovazione significa trasparenza in tutti i 55 Paesi in cui Italchimica è presente. Significa creare una piattaforma digitale combinata a tutti i sistemi di dosaggio, in modo da lavorare sui Big Data e monitorare in tempo reale l’utilizzo dei prodotti da parte dei clienti. Significa investire in un sistema digitale per garantire al massimo i clienti. La grande partita da giocare oggi poi è quella della sostenibilità sociale e economica. Proprio per questo abbiamo lanciato un nostro programma di sostenibilità, Green Change Matters. Un programma ambizioso e che guarda lontano. Perché investire in sostenibilità ambientale significa trasformare il domani nell’oggi. Come azienda sentiamo di avere una responsabilità, quella di creare valore condiviso. Il prossimo passo? Inseriremo almeno il 30% di plastica riciclata su ogni flacone prodotto. Vent’anni fa partivamo da zero con un sogno in testa, non abbiamo nessuna intenzione di smettere di sognare”. Giacomo Brunoro

• Chi è Giacomo Brunoro Nato e cresciuto a Padova, dopo la laurea si trasferisce a Milano. Lavora a Radio Deejay, Radio Italia Network, Radio Kiss Kiss, Sky TG24, collaborando con Andrea & Michele, Alex Cattelan, Camila Raznovich, Ivan Zazzaroni, Marco Montemagno, Gene Gnocchi e tanti altri. Torna in Veneto nel 2009 e dal 2010 è Editor in Chief di LA CASE Books, casa editrice digitale californiana. È presidente di Sugarpulp con cui organizza festival ed eventi culturali. Da gennaio 2019 è uno dei consiglieri della Veneto Film Commission. Up the irons!










Musica

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Cantautori. L’artista pugliese, attiva a Padova, presenta il suo secondo album da solista

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Chiara Patronella, libera di sperimentare “Poligoni Irregolari” A

raccontare in musica la propria vita e le proprie esperienze è Chiara Patronella, che con il suo secondo album “Poligoni Irregolari” ci porta all’interno del suo mondo fatto di attimi, di incontri, di musicisti e di storie. Un disco che segna una nuova tappa della sua storia professionale e personale. Chiara ha deciso ancora una volta di scommettere non solo su sé stessa, ma anche sul supporto concreto di tante persone che apprezzano la sua musica. In tre mesi, infatti, la cantautrice è riuscita a concludere la campagna di crowdfunding sulla piattaforma Produzioni dal basso, raggiungendo la quota prefissata per il finanziamento del suo secondo lavoro, del quale ha curato musiche, testi ed arrangiamenti. È un album ricco di strumenti e generi in cui Chiara affronta tematiche specifiche, a volte con dolcezza, altre con rabbia. Delle volte come se parlasse ad un sognatore, altre ad un adulto che non sa più guardare, con una cornice strumentale che aiuta l’ascoltare a entrare nel contesto della storia raccontata. Patronella è una cantautrice completa, che è capace con grande semplicità di descrivere la sua terra, la sua gente; di portare in musica quella sensazione di melanconia mediterranea che traspira dagli arrangiamenti color ocra, delle terre di Puglia. Nel brano “Nu vaso ‘n fronte”, si prova la stessa emozione nello sfogliare un vecchio album fotografico di famiglia: nonni, zii, cugini, genitori, fratelli e amici... Come a volerci dire che la vicinanza di qualcuno può essere utile a dare conforto alle persone, come un bacio in fonte. All’interno dell’album sono diverse le sinergie create con altre cantautrici attive nel territorio Veneto. Lo strepitoso duetto insieme a Silvia Girotto nel pezzo “Un solo canto” oppure insieme ad Irene Ghiotto, presente nella bellissima “Pesci”. Un brano che racconta di come in mare siamo tutti uguali, non siamo poi così diversi. “È importante – commenta l’autrice - riuscire a guardare il punto di vista degli altri non solo col nostro punto di vista. È un po’ come fanno i pesci dentro l’acqua”. Con questo brano Patronella si è classificata finalista al concorso Voce per la libertà di Amnesty International. Sono i volti di bambini incontrati per lavoro, come educatrice in ambito sociale o come insegnate di musica anche durante i suoi viaggi in Pakistan, in Marocco o in Nigeria, quelli che vediamo nel pezzo “Fossili”. Un testo e un brano generato dalle voci di bambini provenienti da diverse parti del mondo che raccontano del proprio mare nella propria lingua. Come una pianta può avere bisogni di un innesto, tutte le cose possono migliorare attraverso un aiuto degli altri a volte. Anche il brano “L’errore” racconta di storie, di esperienze lontane dai nostri occhi; storie di migrazioni di persone che lasciano una terra per trovare un’alternativa migliore. Una poesia scritta può anche trasformarsi in canzone, come accade nel brano “Usca lu fuecu” (brucia il fuoco). Questo pezzo all’interno del disco è suonato da due ragazzi

curdi, cantato e tradotto in quattro lingue: curdo, arabo turkmeno e siriano. “Lu tiempo”, invece, è un brano sperimentale, come una pizzica elettronica, realizzato grazie al contributo di due musicisti eccezionali Diego Ruschena e Mattia Salvadori. L’album si chiude con una ninna nanna e ad accompagnarla, insieme a lei la fisarmonica di Nereo Fiori. L’album di Chiara non è solo musica, è comunità che nasce e si stringe attorno ad un progetto, a delle idee, a dei messaggi nascosti tra le parole di un testo. Sara Busato

• Chi è Sara Busato Da sempre ha coltivato una forte passione per la comunicazione e l’organizzazione di eventi culturali. Nel corso degli anni la sua passione si è trasformata in professione. Molto curiosa del mondo, ama le avventure e le sfide. Quando ha un momento libero passa le giornate in cerca di una montagna da raggiungere o di percorsi ciclabili da esplorare con la musica a fare da colonna sonora.


Sport

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Il personaggio. Il playmaker della Virtus Padova sottolinea come lo sport aiuta a crescere

“Il basket è una storia di famiglia” Francesco De Nicolao si racconta “S

ono cresciuto con il pallone da basket tra le mani ed un canestro sopra la testa, in una famiglia di cestisti: ho compreso fin da subito quale sarebbe stata la mia strada”. Francesco De Nicolao, classe ’93, playmaker della Virtus Padova, è un grande giocatore di basket e prima ancora un grande sportivo che ha appreso i valori dello sport in famiglia: sacrificio, tenacia, gioia. Il papà Stefano, ora coach, è stato giocatore nello stesso ruolo così come lo zio Pierluigi. Cestisti sono anche i fratelli, Andrea, 28 anni, ha vinto lo scudetto con la Reyer Venezia, Giovanni, classe 1996, è l’”americano” rientrato in Italia, dopo un’esperienza di studio e basket in Ncaa con la University of Texas at San Antonio (Utsa). “Ricordo sempre le partitelle in famiglia nel cortile di casa, con il canestro sopra la porta del garage”, racconta Francesco. “Per differenza d’età, non ho mai giocato assieme ai miei fratelli nella stessa squadra, ma succede ancora che ci affrontiamo sul nostro vecchio terreno di gioco”. Francesco è cresciuto sportivamente nel vivaio del Vigodarzere, poi una lunga militanza in Serie A2 tra Piacenza, Verona, Omegna, Imola e Virtus Roma, infine la scelta di tornare a Padova nella Virtus. “Avevo subito un grave infortunio al legamento del gomito sinistro e ho scelto di fare la riabilitazione a Padova. Una volta ristabilito ho deciso di proseguire nella Virtus, con l’entusiasmo di iniziare un progetto nuovo”. Nel frattempo Francesco ha conseguito la laurea magistrale a Cà Foscari in economia e finanza, ed è diventato una pedina fondamentale della Virtus. Qui ha trovato come coach della squadra un altro De Nicolao, Riccardo, il cugino. “Con lui c’è un legame forte, non solo familiare ma sportivo: con lui mi sento la mente in campo della squadra, mi dà l’opportunità di avere un confronto; avere un rapporto costruttivo con il proprio coach è senz’altro una carta in più. Mi dà la possibilità di vivere sul terreno di gioco dei “momenti magici”: accade quando sento di riuscire a mandare fuori giri la squadra avversaria e a portare a ritmo la mia: in quelle fasi sento di avere

Francesco De Nicolao e il coach Riccardo De Nicolao suo cugino

il controllo del gioco, della partita”. Francesco è un grande playmaker: forte fisicamente, alto un metro e 85. Difesa, recupero palla e rimbalzi sono le sue doti principali. Oltre, naturalmente, a quella di essere il regista della squadra. Ripartire dalla serie B non è stata una retrocessione, ma una grande sfida, affrontata con grinta ed entusiasmo. Tra i programmi per il prossimo futuro quello di contribuire a una buona stagione per la Virtus.

E nel futuro, come si vede Francesco De Nicolao ? “Lo sport è la mia vita e mi piacerebbe moltissimo restare nell’ambiente. Non mi vedo come allenatore, piuttosto con un ruolo a livello dirigenziale. Mi piacerebbe contribuire ad avviare i giovani allo sport, al basket in particolare, aiutarli ad avvicinarsi a una grande passione che educa e fa crescere. Così è stato per me, spero possa esserlo anche per altri”. Diego Buonocore

L’Airone Tennis Team di Legnaro vola in Serie C regionale Storico risultato per l’Airone Tennis Team di Legnaro che fa base allo Sporting club di via Cesare Battisti. Le scorse settimane ha ottenuto la promozione alla serie C regionale dopo una sfida al cardiopalma con l’Eurosporting Treviso. La squadra, composta da Cesare Gabrieli, Edoardo Trombin, Davide Perazzolo, Riccardo Babetto, Emiliano Paura (che è anche istruttore di tennis del circolo Airone), Daniel Amarandei e Pino Sforza (capitano e fondatore) è rimasta imbattuta per tutta la stagione, raggiungendo l’ambito successo e la relativa promozione. Dopo avere pareggiato in casa all’andata, l’Airone Tennis

Team è riuscito a piegare, nelle sfide di ritorno, la resistenza della forte compagine trevigiana per 4-2. «E’ stata di certo una giornata lunga, sofferta e densa di emozioni» racconta Pino Sforza «ma alla fine la vittoria è andata alla nostra compagine che ha mostrato una maggiore compattezza disputando un match di assoluto valore, per contenuti tecnici e agonistici. Come ogni progetto vincente, perché si concretizzi, è necessaria un giusto mix di giocatori all’altezza e di gestione manageriale. A questo proposito fondamentale è risultata la figura del conduttore del circolo, Nicola Beccaro, che ha fatto sentire la vicinanza alla squadra in ogni momento, e in particolare nella giornata conclusiva a Treviso. Un plauso particolare va a tutti i soci dell’Airone Tennis che ci hanno seguito, numerosi, in ogni trasferta, facendoci giocare sempre con il loro caloroso sostegno». Con la compagine di Legnaro, che sale dalle D1, saranno 7 i club padovani presenti nel campionato regionale che si terrà nel 2022. Le premesse per conquistare importanti risultati ci sono tutte, grazie alla preparazione e al livello degli atleti, (a.c.)


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#Regione

Partito Democratico. Entro l’anno la scelta del nuovo segretario veneto

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Lega. L’analisi del voto alle amministrative

Bisato pronto a passare Stefani guarda al 2022: il testimone: “Necessario “La Lega è una e salda, un percorso di rigenerazione” conquisteremo le grandi città”

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rchiviate le elezioni amministrative di ottobre, il Partito Democratico veneto si interroga sul futuro e si prepara al congresso che entro la fine dell’anno poterà all’elezione del nuovo segretario regionale. Luigi Alessandro Bisato, dopo quattro anni alla guida del partito, è pronto per il passaggio delle consegne dopo un mandato impegnativo e tutt’altro che facile. Partiamo dall’attualità, che messaggio viene dal voto di ottobre? “Ancora una volta emerge come il Partito Democratico tiene nelle grandi città, dove in questa tornata non si è votato, mentre nelle realtà medio piccole il risultato non è certo favorevole. Poi, dove il centrodestra si presenta unito, in Veneto non c’è partita. La Lega conferma il suo successo e occupa tutti gli spazi grazie alla convivenza fra le due anime, quella salviniana di lotta e di protesta con quella moderata e di governo di Zaia. Il Partito Democratico deve lavorare per trovare il proprio spazio, lembo per lembo, e imporsi come una valida alternativa senza lasciarsi scoraggiare”. Quanto possono essere utili le esperienze di buona amministrazione in alcune realtà locali? “I risultati positivi ci vengono riconosciuti ma bisogna dire che non sempre il buon amministratore riesce ad avere un ampio seguito. Da tempo il vento soffia da un’altra parte ma questo non ci deve scoraggiare. Dobbiamo lavorare per rappresentare pezzi della società che oggi si sentono esclusi e raggiungere anche chi guarda altrove. Dobbiamo fare delle riflessioni profonde”. Un’occasione sarà il congresso regionale?

“Certo, dovermo analizzare non solo la storia più recente ma tutto l’ultimo ventennio e in particolare il periodo in cui ha governato Zaia, riuscendo a tenere insieme tutto e il contrario di tutto. Dobbiamo partire dai nostri punti di forza, mettere a frutto il nostro successo nel cuore delle città per radicarci nelle periferie urbane e nel Veneto diffuso nei tanti poli che caratterizzano il nostro territorio. Questi ambiti urbani che rappresentano una grande città diffusa vanno messi in connessione. Dobbiamo ritornare a stare dentro il vissuto della gente, parlare ai giovani ma anche al Veneto che produce che sta guardando ad un futuro di transizione ecologica. In una regione iper cementificata come la nostra dobbiamo saper proporre un modello di sviluppo sostenibile e proiettato al futuro e alle nuove opportunità offerte proprio dalle risorse che ci arrivano dall’Europa. Per fare tutto questo il Pd deve affrontare un percorso di rigenerazione a medio lungo termine anche della propria classe dirigente. Possiamo vincere quando lo schema è largo e il Pd svolge una funzione di perno e di locomotiva intorno ad una candidatura, tenendo insieme anche pezzi della società civile che in ambito amministrativo sono disposti a sostenere le nostre proposte”. Ma non è la Lega che in questi anni è riuscita a far coesistere realtà diverse sotto la stessa bandiera? “Infatti, sarebbe la vocazione del Pd invece per paradosso lo ha fatto la Lega. Ma ormai penso che in quel partito sia imminente la frattura, come una faglia sotterranea che prima o poi sprigiona la sua energia. Arriverà il punto di rottura tra chi strizza l’occhio alle destre sovraniste e la parte più moderata che ha un approccio più pragmatico”. Intanto il gruppo consiliare del Pd ha inserito il leone marciano nel proprio logo. Che ne pensa? “E’ una scelta che approvo, perché il nostro statuto prevede che ogni ambito territoriale si determini con le sue specificità. Il leone marciano non è di una parte politica ma di tutti, anche se da solo il simbolo non basta. Dobbiamo fare una riflessione su come deve essere il Pd in Veneto, oggi chiamato a rappresentare chi decide di essere riformista, democratico e solidale, con uno sguardo all’Europa e al mondo. Il primo passo è avere una rappresentanza glocal, che sappia ragionare globalmente e agire localmente”. Nicola Stievano

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entuno nuovi sindaci, quasi un centinaio di nuovi amministratori, otto primi cittadini su otto riconfermati dalle urne il 3 e 4 ottobre scorsi. È un bilancio decisamente positivo quello tracciato dall’onorevole Alberto Stefani, coordinatore della Lega del Veneto all’indomani dell’ultima tornata elettorale. Un partito che sta già scaldando i motori in vista dei prossimi appuntamenti tra cui le elezioni amministrative che, nel 2022, vedranno al voto grandi città tra cui Padova e Verona. Il Veneto è una delle regioni in cui la Lega, alle ultime amministrative, ha registrato risultati importanti e lusinghieri a partire dai numeri. “Abbiamo vinto in tutti i Comuni – afferma con soddisfazione il coordinatore Stefani –. Siamo risultati primi in tutti i Comuni piccoli e grandi con risultati storici, toccando l’80 per cento a Cittadella, superando abbondantemente il 65 per cento a Montebelluna, conquistando Oderzo al primo turno. Storica la vittoria di Chioggia, dove per la prima volta ha vinto il candidato sindaco della Lega e con la Lega saldamente primo partito. È stato il frutto di un grande lavoro, condotto a testa bassa sul territorio con i nostri militanti, ascoltando la gente”. A quanti attaccano sottolineando le divisioni interne al partito, Stefani replica senza mezzi termini: “La Lega è una. E questi risultati elettorali sono stati raggiunti isolando alcuni polemisti, che peraltro hanno dimostrato scarso peso elettorale decidendo di correre contro il partito”. Il coordinatore interviene sulle scadenze elettorali più attese: Padova e Verona “Abbiamo avviato i primi tavoli a più voci proprio perché è nostra intenzione mettere in campo i programmi e le candidature migliori. A Padova è al lavoro il Tavolo del Centrodestra: la città ha bisogno di voltare pagina e avere, finalmente dopo anni, una visione a lungo termine. L’amministrazione Giordani si è distinta per una forte caratterizzazione ideologica, pochi i progetti realizzati, tanti, invece, quelli fermi a riprova dell’immobilismo e di una visione pressoché assente riguardo al futuro della città. La Lega vuole per Padova la miglior squadra possibile, fatta di professionisti, persone capaci di mettere a disposizione competenze e specializzazioni, anche differenti, di altissimo livello. La città merita amministratori in grado di governare bene e, prima ancora, di pensare in grande, di

avere una prospettiva di grande e alto respiro almeno per i prossimi trent’anni, ciò che finora è mancato. Francesco Peghin è una figura civica di indiscusso spessore, un ottimo candidato ma, a oggi, non ha ancora sciolto la riserva”. Tra i temi sul tappeto la Lega ne ha già individuati alcuni da tempo all’ordine del giorno. “Accanto alle battaglie “storiche” della Lega su sicurezza, lotta al degrado e allo spaccio, ce ne saranno molte altre sulle quali sono gli stessi cittadini a sollecitarci, a fermarci per strada chiedendo soluzioni e non promesse. Ripartiremo dai quartieri, ascolteremo la voce di chi vive in zone troppo a lungo considerate, e trattate, come periferie. I quartieri rappresentano, invece, il cuore pulsante della città, sono tra le aree più densamente popolate dove riscontriamo ogni giorno la maggiore necessità di ascolto”. Stefani interviene, poi, sulla partita Verona, in vista del test elettorale per il quale si rincorrono i nomi dell’attuale sindaco Federico Sboarina e dell’ex Flavio Tosi, ma in corsa ci sarebbero anche altri nomi. “Nella città scaligera la competizione elettorale è come un rigore da calciare a porta vuota – afferma il coordinatore regionale –: siamo al lavoro per un centrodestra unito e, ancor più, per un centrodestra vincente già al primo turno. Forti di questa convinzione, stiamo operando per coagulare, intorno a figure di spicco, questa larga coesione e convergenza”. La forza della Lega? “La concretezza, i fatti più delle parole, l’ascolto, lo stare tra la gente più che nei palazzi”. Nicoletta Masetto


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Regione

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Economia. Da un primo bilancio del 2021 alle dinamiche dei prezzi: parla il direttore Emanuele Mazzaro

Ripartenza al Mercato Ittico di Chioggia “Il nostro pescato apprezzato per qualità” I

l Mercato Ittico all’ingrosso di Chioggia non ha bisogno di grandi presentazioni. Già molto conosciuto in tutto il Veneto, è infatti in questo luogo che transita una buona parte del pesce che finisce nelle tavole dei consumatori del nord Italia. La città, forte di una marineria tra le più consistenti e attrezzate dell’Alto Adriatico, è intimamente legata a questa eccellenza che, oltre ad essere un vanto per i cittadini, “fa da traino” per l’economia locale. Abbiamo intervistato il suo direttore, l’avvocato Emanuele Mazzaro. Anche se siamo un po’ in anticipo, è possibile fare un sommario bilancio di come è perseverare nella promozione della pesca di andato l’anno 2021 per il Mercato Ittico? Chioggia e più in generale in Veneto”. “Il 2021 è stato sicuramente un anno difficile Ci può spiegare quali sono le dinamiche per tutto il settore ittico e per la pesca in gene- che legano il prezzo del pesce all’ingrosso con rale. La progressiva uscita dalla pandemia sta quello del mercato al minuto? facendo registrare dati positivi sul consumo “I meccanismi di definizione del prezzo del e la vendita di pesce su scala europea, ma i prodotto ittico sono legati ad alcune variabiproblemi da risolvere sono ancora numerosi e li che dipendono solo marginalmente dalla complessi. In generale, però, il clima è positivo catena di produzione. Ci spaventa molto in e la marineria di Chioggia – dopo il tradizionale questo momento lo scenario di aumenti genefermo pesca biologico – è ritornata in piena ralizzati e spropositati del costo dell’energia. I attività, offrendo un prodotto eccezionale che pescherecci utilizzano ancora il gasolio e solo in molti, anche all’estero, ci inper un’uscita di pesca (che vidiano”. non sempre va a buon fine) un “Riforniamo mercati Esiste qualche progetto o armatore può spendere anche ittici come quello aspetto specifico sul quale c’è 1500/2000 euro. Poi c’è la quel’intenzione di puntare per all’ingrosso di Milano, stione relativa alla domanda migliorare ulteriormente l’ofche pur essendo in crescita, è ma anche in Spagna, ferta? sempre soggetta alla mutazioGermania ed Europa “Abbiamo in cantiere un venne di mode, abitudini alimendell’Est. Ai nostri taglio di progetti ambiziosi retari e quantità di prodotto sul lativi al nostro brand che si sta mercato. I pescatori non sono pescatori sta a cuore affermando non solo su scala come gli agricoltori che semila salute del mare” nazionale. Il pescato dell’alto nano un campo a fagioli e racAdriatico viene percepito dal colgono fagioli, nella rete un consumatore e da tutta la filiera ho.re.ca. come giorno puoi trovare sgombri, un altro sardine, un prodotto di primissima qualità e la nostra un altro chissà”. persistente attività di comunicazione digitale Dove arriva prevalentemente il pescato noe mediatica sta svolgendo la funzione di cata- strano? lizzatore d’interessi anche della Gdo grande “Il nostro pescato fa anche dei viaggi moldistribuzione. Sulla scia delle nostre campa- to lunghi. Noi riforniamo anche altri mercati gne di comunicazione sono nate iniziative di ittici come quello all’ingrosso di Milano, che promozione del nostro pescato nei reparti del pur essendo dimensionalmente più grande del fresco o freschissimo di più catene di ipermer- nostro, tratta anche fiori, carni, verdure e non cati. Da questo punto di vista è fondamentale ha ovviamente una flotta di pescherecci. Quo-

Maestro artigiano e botteghe scuola

Emanuele Mazzaro

tidianamente arrivano tir da Spagna e spesso anche da Germania ed Est Europa a fare il pieno di pesce azzurro sulle nostre banchine”. Il settore tutto è sicuramente in fermento. Cosa non piace ai pescatori locali delle norme europee di settore? “Il mondo della pesca nella sua globalità sta subendo un attacco manifesto e non solo dal punto di vista delle norme restrittive messe in campo dalle istituzioni comunitarie, ma, da un punto di vista quasi esclusivamente ideologico. Sta crescendo una sorta di moda da parte di alcuni creatori di contenuti a livello mondiale (a partire dall’uscita di Seaspiracy il discusso docufilm di Netflix) di mettere alla berlina e criminalizzare un intero comparto economico che poi è anche strategico dal punto di vista sociale, storico e simbolico. La riduzione dello sforzo della pesca nei nostri mari così com’è stato prospettato a stretto giro comporterebbe una vera catastrofe sociale con migliaia di posti di lavoro persi e una catena di effetti negativi a cascata nei nostri territori. Solo il distretto ittico di Rovigo e Chioggia fattura quasi 1 miliardo di euro per capirci… Quando si parla di pesca sostenibile deve essere tenuta in debito conto tutte le variabili, non solo quelle che fanno comodo per partito preso. I nostri pescatori poi assolvono ogni giorno un ruolo fondamentale per gli ecosistemi marini: per noi sono i veri e propri Custodi dell’Adriatico. Se ci sono persone a cui sta a cuore sinceramente la salute del mare sono di certo i pescatori”. Luca Rapacciuolo

Da un lato le azioni di promozione della figura del “Maestro artigiano”, dall’altra l’istituzione delle “Botteghe scuola” rivolte sia ad artigiani che aspirano al titolo di Maestro artigiano, sia agli aspiranti artigiani che potranno beneficiare di un’esperienza di tirocinio finalizzata a favorire il loro inserimento nel settore. Prende il via così il progetto a valenza regionale che punta a definire, come prima sperimentazione, le modalità di svolgimento di percorsi formativi, finalizzati all’acquisizione dei requisiti minimi per l’attribuzione del titolo di Maestro artigiano e a realizzare esperienze di tirocinio presso le Botteghe scuola. “L’artigianato è uno dei settori che dimostrano maggiore necessità di figure professionali qualificate – commenta l’assessore regionale al lavoro Elena Donazzan -. I maestri artigiani saranno formati per diventare perni dell’evoluzione di un settore essenziale per l’economia regionale, anche in chiave turistica e di valorizzazione delle tipicità”. “Questa iniziativa rientra tra quelle previste dalla Legge regionale sull’artigianato – aggiunge Roberto Marcato, assessore allo sviluppo economico -. Solo attraverso la valorizzazione delle professioni che rappresentano le radici del nostro modello economico veneto possiamo offrire al sistema dell’artigianato regionale la via per rinnovarsi ed evolvere in un mercato sempre più orientato alla qualità dei prodotti e dei servizi”.


Regione

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Il dibattito. Proposta di legge del gruppo consiliare regionale di Forza Italia

“Un garante per i diritti delle persone anziane”

Venturini: “Un veneto su quattro ha più di 65 anni, dobbiamo affrontare la questione” Zuin: “Necessaria una figura che si interessi e possa coordinare le azioni per la terza età”

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on una proposta di legge già depositata in consiglio, il gruppo Regionale di Forza Italia ha posto all’attenzione del dibattito il tema della presenza delle persone anziane all’interno della società e del Veneto in particolare, proponendo l’istituzione di una figura che ne tuteli i diritti. “Attualmente in Veneto circa il 25% della popolazione ha più di 65 anni vale a dire oltre un milione di persone – spiega la capogruppo Elisa Venturini – Oggi l’aspettativa di vita è di 81 anni per gli uomini e 85 per le donne: la percentuale di over 80 è pari al 7% della popolazione. Le proiezioni al 2.050 vedono un aumento di questi dati: l’aspettativa di vita passerà per le donne a 90 anni e per gli uomini a 85, la proiezione è di avere il 14% dei veneti con almeno 80 anni. A questo punto è indispensabile affrontare la questione perché c’è un grande lavoro da fare sotto il profilo sociale, sanitario ed economico, anche

contando che le esigenze degli anziani del 2.021 sono diverse da quelle degli anziani del 1.980 e di conseguenza anche gli strumenti per soddisfare le esigenze delle persone devono essere diverse. Il suo compito sarà quello di vigilare sull’attuazione delle politiche regionali dirette agli anziani e di intervenire in caso di eventuali abusi”. Forza Italia, anche accogliendo le indicazioni dell’organizzazione Mondiale della Sanità che ha raccomandato di mettere al centro dell’azione politica la figura dell’anziano con un ruolo attivo, ha quindi deciso di proporre l’istituzione del garante. “Le persone anziane sono le colonne della nostra società – ha aggiunto il coordinatore regionale Michele Zuin sono quelle che hanno costruito il mondo di oggi, che hanno fondato la nostra società e le nostre città. Tra loro ci sono persone che possono ancora essere molto utili, con la loro

esperienza e con le loro competenze, e altre che invece sono in difficoltà ed hanno bisogno di aiuto. In entrambi i casi, una figura che si interessi di questo mondo e sappia coordinare le attività rivolte alla popolazione anziana è assolutamente decisivo e direi anche lungimirante per programmare il futuro nel miglior modo possibile”.

Elisa Venturini

“Subito risorse a favore di chi si prende cura di persone con disabilità” “La Regione Veneto prenda esempio dalla Lombardia e stanzi risorse proprie a favore di interventi di supporto per i caregiver familiari che si mettono a disposizione di persone con disabilità grave o gravissima”. Il portavoce dell’Opposizione in Consiglio regionale, Arturo Lorenzoni, e i consiglieri regionali Erika Baldin, Anna Maria Bigon, Cristina Guarda e Elena Ostanel hanno depositato una mozione denominata “La Giunta regionale si attivi a sostegno dei caregiver familiari”. Ancora a marzo scorso, spiegano, la stessa Lombardia ha messo a bilancio oltre 10 milioni di euro a favore di questo particolare capitolo, così delicato soprattutto durante la pandemia. Tali risorse verranno erogate “una tantum” ai caregiver familiari, prioritariamente di persone con gravissima disabilità (70%) e disabilità grave (30%). “Si tratta di una buona pratica da imitare – spiegano i consiglieri – In tutto il Veneto sono interessati più di 100mila cittadini: ogni giorno, nel silenzio e nel nascondimento, si prendono cura dei loro famigliari arrivando a sollevare, almeno in parte, il Servizio Sanitario Nazionale da molte incombenze pratiche”. Motivo per cui, puntualizzano, “serve subito un segnale forte a loro sostegno da parte dell’amministrazione regionale. Non le tradizionali pacche sulle spalle, ma fondi concreti che aiutino queste persone nello svolgimento delle diverse mansioni”.


Scienza

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Il personaggio. La prof. Antonella Viola lancia l’allarme: “Attenzione, fra trent’anni saranno la prima causa di morte”

“Il nuovo nemico sono le infezioni”

Ha parlato alla presentazione del suo libro e ha spiegato qual è la nuova frontiera della ricerca: “I batteri stanno diventando sempre più resistenti agli antibiotici”. Sul covid ha ripetuto la sua posizione: “Vaccinarsi è l’unico modo per vincere la pandemia”

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on la sua pacatezza, la voce che non sale mai di tono, il suo sorriso elegante e sincero, è capace di emettere anche vaticini preoccupanti. Non è solo consolatoria, Antonella Viola, anche se ha un’immagine televisiva rassicurante: del resto la scienza è raramente consolatoria, perché insinua sempre dubbi. Mentre stiamo ancora combattendo la battaglia contro il covid - spiega, è meglio prepararsi ad affrontare una nuova guerra. Più terribile: “Nel 2050 – spiega la professoressa – la prima causa di morte non sarà l’infarto o il cancro, bensì saranno le infezioni. I batteri stanno diventando sempre più resistenti agli antibiotici”. Loro, vale a dire i ricercatori, lo sanno cosa c’è scritto nel futuro prossimo venturo dell’umanità. E questa volta la professoressa non commette l’errore di qualche anno fa. Vuole parlare a tutti, perché alla fine gli scienziati si rivolgono solo agli “addetti ai lavori”, ai loro studenti e ai colleghi. Lo spiega dal palco di Villeggendo a Barbarano, la rassegna letteraria organizzata da Antonio Prando, dove ha presentato il suo libro “Danzare nella tempesta” – Viaggio nella fragile perfezione del sistema immunitario” pubblicato da Feltrinelli. Racconta infatti: “L’anno scorso sono stata intervistata da un giornalista, al quale ho spiegato un aspetto che davo quasi per scontato, cioè che noi scienziati sapevamo benissimo che una pandemia sarebbe scoppiata. E sapevamo anche che sarebbe stato un coronavirus il responsabile. Il giornalista ha alzato gli occhi dal blocchetto di appunti e mi ha domandato: ma se lo sapevate perché non ce l’avete detto? Come – ho risposto – noi l’abbiamo sempre detto! In realtà poi ci ho ripensato. E mi sono accorta che in effetti noi queste cose le abbiamo ripetute a lezione, con i nostri studenti, nei nostri convegni… ma eravamo sempre fra di noi”.

La professoressa Antonella Viola ha parlato a Barbarano alla rassegna letteraria “Villeggendo” dove ha presentato il suo libro

È anche questa preoccupazione – ammette – che l’ha spinta a essere presente in televisione (“sempre gratis”, tiene a precisare): vuole informare, divulgare, far capire e quindi far progredire la scienza. Non è una passione recente. Il grande pubblico l’ha conosciuta in questo anno e mezzo grazie soprattutto a Lilli Gruber che l’ha scoperta, ma il suo curriculum di divulgatrice era già ricco: Antonella Viola è stata volto dell’Airc per anni, è iscritta e attiva con il benemerito Cicap di Piero Angela e Massimo Polidoro, è stata chiamata dal Presidente Napolitano nel 2011 a spiegare cosa ha rappresentato la Liberazione per la scienza. Insomma, la divulgazione la vede attiva da tempo. Sul covid, naturalmente, la sua posizione è netta e l’ha ripetuta anche a “Villeggendo”: niente di differente da quello che sostiene da mesi, ovvero che le possibili controindicazioni del vaccino sono molto, ma molto meno rischiose della malattia. Non fosse altro che per vantaggio personale, quindi, vale la pena vaccinarsi. Ma è sulle prospettive della ri-

A “Città della Speranza”, di cui è direttore scientifico, la prof. Viola vuole creare un nuovo dipartimento per la ricerca sui mitocondri: potrà contribuire a cercare cure contro il cancro cerca che la professoressa si sofferma: da un lato, s’è detto, ha avvertito che la nuova frontiera è approfondire il lavoro sugli antibiotici e la resistenza dei batteri. E questo è un impegno planetario. Dall’altro, lei punta a creare il nuovo dipartimento di medicina mitocondriale a “Città della Speranza”: per la Fondazione, di cui la professoressa è direttore scientifico, accanto alla “Torre della ricerca” Antonella Viola punta a creare una nuova struttura che sia dedicata a questa nuova specializzazione, appunto la medicina mitocondriale, che trova a Padova uno dei punti di forza nel mondo. Studiare i mitocondri, spiega, consentirà di cercare una cura contro i tumori. Antonio Di Lorenzo


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OTTOBRE 2021

on-line:

Diagnosi precoce, il primo gesto per difendersi dal tumore al seno

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Salute Ottobre rosa

Le strategie migliori contro il tumore al seno

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ul tumore al seno non possiamo permetterci di abbassare la guardia. Solo nel 2021 si stimano oltre 55.000 nuove diagnosi, un numero impressionante che l’emergenza Covid non ha fatto che aggravare: troppi gli screening saltati, le terapie, gli interventi e i controlli rimandati. Per questo, come Lilt, oggi più che mai siamo attivi sul territorio attraverso le nostre associazioni provinciali per supportare concretamente le donne, garantendo informazione, servizi ambulatoriali, assistenza tanto a chi sta lottando contro la malattia, quanto a chi mette in pratica i principi della prevenzione e della diagnosi precoce: la prima arma per difendere la nostra salute”. Sono le parole con cui Francesco Schiuttulli, presidente Lilt Nazionale, ha presentato la campagna Nastro Rosa Lilt for Women” a fine settembre, in occasione dell’avvio dell’edizione 2021 di Ottobre rosa. Prosegue alla pag. seguente

Medici fisiatri e strutture riabilitative, verso una rete Ospedale-Territorio a pag 46

L’importanza Medici fisiatri strutture Percorso Androeper l’inquadella riabilitative, vaccinazione una rete dramento ed verso il trattamento anti Ospedale-Territorio Covid in gravidanza delle principali andrologiche

L’importanza Ambienti chiusi, con mascherine della e ricambio vaccinazione d’aria il rischio anti di trasmissione Covid in gravidanza è basso

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Salute

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Medici fisiatri e strutture riabilitative, verso una rete Ospedale-Territorio

Riabilitazione, la pressione del Long Covid porta a ridisegnare le risposte del pubblico e del privato

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azienti diversi, da affrontare ciascuno con modalità pertinenti, mettendo a sistema tutte le competenze a disposizione e tutte i servizi che possono favorire la riabilitazione. E questo va fatto in un momento storico in cui la carenza di medici e di personale specializzato pesa fortemente anche nell’ambito della riabilitazione. “L’obiettivo è la migliore organizzazione del Dipartimento di Riabilitazione Ospedale-Territorio. Significa che siamo impegnati a costruire la più piena efficienza della rete che mette insieme i medici, infermieri, fisioterapisti, logopedisti, terapisti occupazionali, ma anche gli Ospedali pubblici e quelli privati accreditati, e gli ambulatori sul territorio, e le strutture ambulatoriali private accreditate. Portiamo nel territorio dell’Ulss 3 Serenissima i principi ispiratori del Piano Nazionale di Indirizzo della Riabilitazione che nella regione Veneto sta dando vita ad un potente sistema di percorsi di diagnosi, di cura e, appunto, di riabilitazione”. L’organizzazione in una rete di tutte le risorse a disposizione è il compito che il direttore generale dell’Ulss 3 Serenissima Edgardo Contato ha affidato a Stefano Bargellesi, “Specialista fisiatra di grande esperienza – lo presenta Massimo Zuin, direttore generale dei Servizi sociosanitari – E’ stato direttore della Medicina Fisica e Riabilitativa all’Ospedale di Treviso, e prima ancora a Motta di Livenza”. Anche il Covid-19, con le conseguenze che i pazienti gravi portano con loro a lungo dopo il ricovero nei reparti per acuti, impegna a fondo i medici fisiatri e le strutture riabilitative. “E’ diventata molto impegnativa, per chi opera nell’ambito della riabilitazione - sottolinea lo stesso Bargellesi - la gestione dei pazienti che colpiti dal virus. Quelli che sono stati malati in forme gravi, in particolare, portano con loro tutta una serie di menomazioni, che sono sì respiratorie, ma anche cardiologiche, neuro-

L’Ulss 3 Serenissima affida allo specialista Stefano Bargellesi la riorganizzazione nel Veneziano

Anche il Covid 19, con le conseguenze che i pazienti gravi portano con loro a lungo dopo il ricovero nei reparti per acuti, ha impegnato ulteriormente medici e strutture motorie, neurocognitive. Il paziente che ha subìto in forma grave la malattia del momento diventa un nuovo soggetto a cui occorre dedicarsi. Nell’Ulss 3 Serenissima lo stiamo facendo attraverso gli ambulatori Long Covid, realtà che operano con successo sia nell’Ospedale di Dolo che nell’Ospedale HUB dell’Angelo. Questi ambulatori, che continuano a seguire pazienti dimessi da mesi ma che portano ancora appunto le conseguenze della malattia acuta, pongono la nostra Ulss in prima linea nella gestione di questo ambito particolare della riabilitazione, e sono un esempio della più corretta interazione tra Ospedali e territorio”. Nominato Direttore della Fisiatria per tutto il territorio del Veneziano e del Miranese, al centro dell’attenzione del Primario Bargellesi ci sono i pazienti che vivono una condizione di disabilità spesso temporanea, ol-

tre ai pazienti post-Covid, anche la persona che ha avuto un ictus e che ha superato la fase acuta, chi porta le conseguenze di un grave trauma midollare, o di una patologia cardiaca, o di un importante intervento ortopedico, per fare alcuni esempi. “Sono affidati a noi persone che hanno prospettive di miglioramento della loro menomazione, ma anche quelle che vivono una situazione di disabilità inemendabile, destinata quindi a non essere mai superata, sulle quali il nostro lavoro tende a ridurre per quanto possibile le conseguenze di questa disabilità. Ancora, vengono affidati a noi sia i pazienti che sono degenti nei reparti per acuti delle varie strutture ospedaliere, sia quelli che sul territorio, usufruiscono di cure riabilitative negli ambulatori, nei centri servizi per anziani e per disabili, nei centri extraospedalieri di riabilitazione intensiva e anche al loro domicilio”.

Ottobre rosa

Le strategie migliori contro il tumore al seno

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il primo gesto per difendersi, fin da giovani, dal tumore al seno è la diagnosi precoce. E quindi, quando si tratta di prevenire il cancro al seno, conoscere il proprio corpo, i segnali che manda (e anche quelli che non manda) è fondamentale per la diagnosi precoce. È bene cominciare sin da giovani: c’è una prevenzione giusta per ogni età. La prevenzione dà un vantaggio fondamentale sul cancro: lo anticipa sul tempo. Perché questo accada bisogna essere previdenti, consapevoli, attente e, soprattutto, serene. Anche osservare poche buone abitudini di vita può essere utile per proteggersi: mangiare in maniera equilibrata, evitare il fumo e l’alcol, fare attività fisica, sottoporsi agli esami per la diagnosi precoce, eseguire frequentemente l’autovalutazione del seno. Con la pandemia, la prevenzione oncologica è stata messa in secondo piano: è importante che ritrovi il suo ruolo da protagonista. L’impegno per rendere guaribile il cancro al seno, attualmente intorno all’80% a cinque anni dal trattamento, deve proseguire con ancora maggiore energia. Sono diversi i fattori che incidono sullo sviluppo del cancro al seno: alcuni si possiamo tenere sotto controllo, altri non dipendono da noi. E comunque la prevenzione è un grande alleato, in ogni caso. PREVENZIONE PRIMARIA Con la prevenzione primaria possiamo individuare e, quando possibile, rimuovere le cause che possono contribuire allo sviluppo di un tumore, quelli che vengono di solito chiamati “fattori di rischio”. I principali fattori di rischio non modificabili sono l’età, la storia riproduttiva della donna, la familiarità per tumore al seno e/o ovaio, neoplasie e trattamenti pregressi, mutazioni di specifici geni. La buona notizia è che ci sono altri fattori di rischio che sono modificabili: se vengono rimossi dalla nostra vita, possono nettamente ridurre il rischio di sviluppare il tumore al seno. La terapia ormonale sostitutiva, ad esempio, rientra fra questi fattori di rischio modificabili per le donne in menopausa. Anche l’obesità può contribuire ad aumentare il rischio di sviluppare il cancro al seno, per questo è fondamentale fare attenzione anche al proprio stile di vita: una scorretta alimentazione, sedentarietà, fumo, alcol possono avere un impatto negativo sulla prevenzione del cancro ma anche sulla nostra salute in generale. Per una prevenzione quotidiana è quindi importante seguire uno stile di vita sano. PREVENZIONE SECONDARIA I fattori di rischio che non possiamo tenere sotto controllo richiedono una efficace strategia di azione, tutta basata sulla prevenzione secondaria. La prevenzione secondaria ha l’obiettivo di ottenere la diagnosi il più precocemente possibile. La scoperta del tumore (in genere con la mammografia e l’ecografia) nella sua fase iniziale permette terapie chirurgiche meno aggressive, con maggiori possibilità di guarigione. Oggi costituisce l’arma vincente nella lotta al cancro della mammella, che può essere curato nella maggior parte dei casi diagnosticati precocemente. È importante scoprire il tumore al suo inizio. La probabilità di guarigione per tumori che misurano meno di un centimetro è di oltre il 90%. Gli interventi sono sempre conservativi e non procurano seri danni estetici alla donna. LE BUONE REGOLE PER LA DIAGNOSI PRECOCE La prima buona regola di prevenzione è sicuramente la visita annuale ginecologica. Ogni donna dovrebbe inserire nella propria agenda questo appuntamento non rimandabile. È proprio la visita con lo specialista che, a partire dal proprio caso individuale, permette di avere certezze rispetto agli esami e ai controlli da effettuare periodicamente per la diagnosi precoce. Inoltre, ogni donna dovrebbe mettersi un appunto sul calendario per dedicarsi, almeno una volta al mese, all’autovalutazione del seno. Ottobre è il mese dedicato alla prevenzione del tumore al seno. Lilt for Women – Nastro Rosa è l’iniziativa che invita tutte le donne a rivolgersi al numero verde Sos Lilt 800998877 per ricevere informazioni e prenotare una visita senologica gratuita presso il più vicino ambulatorio Lilt aderente. (Dal sito della pagina Facebook nazionale Lilt)


Salute

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Il dottor Enrico Busato, primario di Ginecologia ed Ostetricia dell’Ospedale Ca’ Foncello di Treviso, risponde alle domande più frequenti

L’importanza della vaccinazione anti Covid in gravidanza Un video realizzato dall’Ulss 2 Marca Trevigiana, nel contesto di una campagna di informazione e sensibilizzazione più ampia, per rassicurare le mamme in attesa o che stanno allattando

“Punto rosa” all’Ulss 2, per informare le donne in gravidanza sulla vaccinazione contro il Covid

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o visto gli effetti del Covid 19 su neomamme e neonati e, per questo, consiglio vivamente la vaccinazione”. Sono le parole del dottor Enrico Busato, primario di Ginecologia e Ostetricia dell’ospedale Ca’ Foncello di Treviso, a conclusione di un video di sensibilizzazione sull’efficacia e la sicurezza della vaccinazione anti Covid anche in periodo di gravidanza e durante l’allattamento. Molte donne temono possibili effetti avversi, non tanto su se stesse, quanto piuttosto sui loro neonati. Molte sono le domande che si pongono e a cui cercano risposta per essere rassicurate. “Vaccinarsi contro il Covid è sicuro sia per le future mamme che per il bambino che portano in grembo”, ripete più volte lo specialista in questo appello #vacciniamoci rivolto nel mese di ottobre in particolar modo alle mamme in dolce attesa, per la protezione di loro stesse e dei propri bambini. Perché questo pressante appello in questo momento? “Abbiamo avuto – risponde il dottor Busato – un numero di gravide positive in questo ultimo mese che rappresenta un terzo di tutte le donne che, invece, abbiamo avuto nella precedente ondata. Ciò è dovuto al fatto che la nuova variante Delta ha un tasso di diffusione più altro rispetto alla variante precedente e anche gli effetti, colpendo donne più giovani, sono più gravi. In questo periodo, abbiamo avuto ricoveri di mamme in gravidanza in Neurologia, Malattie infettive ma anche in Rianimazione”. Il dottor Busato nel video diffuso dall’Ulss 2 risponde alle domande più ricorrenti. La prima di queste senz’altro è relativa al periodo della gravidanza in cui è consigliato vaccinarsi. “La vaccinazione – specifica il primario – può essere effettuata in qualsiasi periodo della gravidanza. In alcune circostanze, magari, è preferibile evitare il primo trimestre ma questa è una scelta che si fa col medico al momento della vaccinazione, che può essere rimandata al secondo trimestre per evitare alcune possibili complicanze in donne a rischio per determinate patologie”. Possono fare la vaccinazione anche le neomamme che stanno allattando? “Anche durante l’allattamento – è la risposta del dottor Busato – la vaccinazione è consigliata, anzi

è importante perché, oltre a proteggere la mamma, sappiamo che vi è un passaggio nel latte materno che garantisce quindi una protezione, anche se minima, al neonato. E’ logico che la vaccinazione durante la gravidanza ha i suoi risultati migliori, perché al bambino passeranno poi gli anticorpi che lo proteggono durante tutto il periodo in cui può venire eventualmente in contatto con una persona affetta da Covid 19. Sappiamo comunque che non è necessario interrompere l’allattamento in caso di vaccinazione della mamma. La mamma che fa la vaccinazione può continuare tranquillamente ad allattare”. C’è una correlazione tra vaccino anti Covid e sterilità? “Su questo siamo molto tranquilli e sicuri: non è vero che il vaccino determina una riduzione della fertilità. Tutti i dati a nostra disposizione ci dicono che non c’è stata nessuna riduzione della fertilità nelle donne che hanno effettuato il vaccino. Anzi, sappiamo che molte mamme lo hanno fatto nel periodo preconcezionale ed hanno avuto una tranquilla gravidanza”.

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Sotto il dottor Enrico Busato

ettere a disposizione delle donne in gravidanza Punti informativi sulla vaccinazione contro il Covid in ogni Distretto: questo l’obiettivo dell’iniziativa dell’Ulss 2 e che ha esordito a fine settembre, con l’attivazione del “Punto rosa” al Centro vaccinale di Villorba. “Il Punto rosa ospiterà un ginecologo che farà consulenza, e anamnesi, alle future mamme spiegando l’importanza della vaccinazione contro il Covid, per la protezione di sé stesse e del nascituro – spiega il primario del reparto di Ostetricia-Ginecologia del Ca’ Foncello, Enrico Busato -. Saremo a disposizione per rispondere a tutti i possibili dubbi che nel caso delle donne in gravidanze riguardano, nella maggior parte dei casi, il bimbo che portano in grembo. A tutte loro posso assicurare che la vaccinazione è estremamente importante e sicura: il recente ricovero di tre donne incinte all’ospedale di Treviso, una delle quali purtroppo in Terapia intensiva, ha confermato come gli effetti del Covid possano essere molto gravi, sia per le future mamme che per i bimbi per cui il mio invito non può che essere alla vaccinazione”. Il “Punto rosa” all’ex Maber sarà attivo ogni mercoledì dalle 15.00 alle 19.00. “Oltre al box dedicato nel Vax Point di Villorba attiveremo, negli altri due Distretti, canali informativi dedicati con i reparti di Ostetricia dell’ospedale di Montebelluna per l’ex Ulss 8 e con il nosocomio di Conegliano per l’ex Ulss 7 – spiega il direttore generale, Francesco Benazzi -. A Montebelluna le donne in gravidanza potranno inviare una mail con tutti gli eventuali quesiti a ostetriche. montebelluna@aulss2.veneto.it o telefonare il mercoledì dalle 15.00 alle 17.00 al n. 0423.611660. A Conegliano, invece, il Punto informativo per le gestanti sarà attivo tutti i giorni dalle 15.00 alle 17.00, contattando lo 0438.663128”.


Salute

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La ricerca. A fine 2020, durante la massima diffusione della seconda ondata di pandemia in Italia

Ambienti chiusi, con mascherine e ricambio d’aria il rischio di trasmissione è molto basso E’ stata analizzata la concentrazione delle particelle virali nell’aria in diversi ambienti di comunità operativi anche durante le restrizioni

Funghi, i consigli utili per chi li raccoglie nei boschi

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onsumare solo funghi controllati da un vero micologo (e diffidare dagli esperti improvvisati); consumarli in quantità moderate, solo in perfetto stato di conservazione e ben cotti; non somministrarli ai bambini né alle donne gravide; sbollentarli prima del congelamento e consumarli entro 6 mesi; non consumare funghi raccolti lungo le strade o vicino a centri industriali; non regalare i funghi raccolti se non controllati; nei funghi sott’olio si può sviluppare la tossina del botulino. Sono le buone regole che il Ministero della Salute ha messo a punto per gli appassionati della raccolta di funghi, nella stagione che ha preso il via, quest’anno anche in anticipo a causa delle abbondanti piogge, e che proseguirà fino ad autunno inoltrato. Le raccomandazioni sono varie, per evitare i pericoli legati ai rischi di intossicazioni o avvelenamenti, ma il più importante è quello di far analizzare i funghi raccolti da un ispettore micologo dell’Asl della zona, un servizio peraltro che viene fornito gratuitamente. Il pericolo di prendere per buone delle varietà che, al contrario, possono causare avvelenamento o intossicazioni alimentari non è così raro, soprattutto per coloro che sono occasionali raccoglitori di funghi. Per avere la certezza della commestibilità di quanto si è raccolto, dunque, è necessario rivolgersi a dei professionisti dell’ispettorato micologico che esegue quotidianamente perizie e controlli. Pertanto è assolutamente necessario evitare di mangiare funghi di cui non si conosce la provenienza. L’errore più frequente è quello di confondere specie di funghi commestibili con i loro “sosia” velenosi. Altro errore in cui si incappa frequentemente è quello di consumare funghi commestibili ma in stato di avanzata maturazione, marcescenti o infestati da parassiti o muffe. C’è poi la tendenza a dare retta alle credenze popolari, che a volte sono solo false leggende. Ad esempio è falso credere che i funghi che crescono sui ceppi e cui tronchi di alberi vivi siano tutti buoni, così come è altrettanto falso pensare che i funghi dei nostri prati non siano mai velenosi. E’ bene dunque evitare di affidarsi a queste prassi e far controllare i funghi raccolti. Come fare? Intanto conservando i funghi in adeguati contenitori, quindi procedendo ai controlli al più presto possibile. I funghi vanno portati completi, così come sono stati raccolti, senza prima aver provveduto alla toelettatura e all’esportazione di parti che possono essere utili all’identificazione e va portata tutta la quantità raccolta per evitare errori di identificazione di specie simili. In caso di sospetto avvelenamento, tuttavia, o di disturbi che insorgono dopo aver consumato dei funghi è bene recarsi immediatamente al più vicino Pronto soccorso, evitando terapie o manovre autonome. E’ bene, se possibile, portare con sé residui dei funghi utilizzati. Questa la sintesi delle buone abitudini da osservare del Dipartimento di prevenzione dell’Ulss 6 Euganea.

on mascherina, distanziamento e ricambio d’aria, nei luoghi pubblici al chiuso il rischio di trasmissione in aria del Covid è risultato inferiore al minimo rilevabile. Lo evidenzia uno studio condotto per la prima volta in Italia, dagli Istituti di Scienze dell’atmosfera e del clima e di Scienze polari del Cnr, Università Ca’ Foscari Venezia e Istituto Zooprofilattico sperimentale della Puglia e della Basilicata, pubblicato su Environmental Science and Pollution Research. LE MISURE ADOTTATE La rapida diffusione del Covid-19 nell’autunno 2020 durante la seconda ondata della pandemia ha portato all’introduzione di specifiche misure restrittive a carattere regionale basate sulla classificazione del rischio con una scala di colori. Per una definizione più precisa possibile del rischio, è estremamente importante rispondere agli interrogativi sul ruolo della trasmissione in aria (detta airborne) in specifici ambienti di comunità al chiuso, come supermercati, ristoranti, mezzi pubblici. “Il ruolo della trasmissione airborne dipende da diverse variabili tra cui la concentrazione delle particelle virali, che è stata studiata principalmente in ambienti ospedalieri o destinati alla cura dei pazienti Covid-19”, spiega Daniele Contini dell’Istituto di scienze dell’atmosfera e del clima del Consiglio nazionale delle ricerche (Cnr-Isac) di Lecce. “Tuttavia, i dati riguardanti gli ambienti di comunità pubblici al chiuso sono ancora scarsi; per questo, e per la complessità dell’argomento, abbiamo condotto uno studio specifico in diverse città italiane”. LA RICERCA La ricerca, che si è svolta tra novembre e dicembre del 2020, durante la massima diffusione della seconda ondata di pandemia in Italia, ha analizzato la concentrazione delle particelle virali nell’aria in diversi ambienti di comunità operativi anche durante le restrizioni: la stazione ferroviaria di Mestre e due supermercati nell’area metropolitana di Venezia; la mensa Cnr dell’area della ricerca di Bologna; un centro commerciale, una farmacia, ed un salone di parrucchiere a Lecce. I dati raccolti hanno quindi interessato aree del Paese con diffusione del virus e condizioni atmosferiche significativamente diverse. I risultati sono stati pubblicati sulla rivista scientifica Environmental Science and Pollution Research, a firma, oltre che del Cnr-Isac, dell’Istituto di scienze polari del Cnr, dell’Università Ca’ Foscari Venezia e dell’Istituto zooprofilattico sperimentale della Puglia e della Basilicata (Izspb). “La presenza del virus nei campioni di aerosol è stata verificata raccogliendo particolato atmosferico, PM10

e polveri totali sospese, e determinando la presenza del materiale genetico (RNA) del Sars-CoV-2 con tecniche avanzate di laboratorio” prosegue Contini. “Tutti i campioni raccolti sono risultati negativi e non sono state osservate differenze relative a orari di apertura, presenza di persone e chiusura degli ambienti. Questo significa che il virus è assente o in concentrazione inferiore alla rilevabilità e conferma come, con le limitazioni osservate (distanziamento fisico, contingentamento degli ingressi ed uso delle mascherine), la probabilità di contagio airborne appare molto bassa”. “I risultati delle misure sono compatibili con i risultati delle simulazioni svolte tenendo conto della situazione epidemiologica nelle diverse aree di studio e che ha evidenziato il ruolo importante della ventilazione negli ambienti indoor e dell’utilizzo delle mascherine nel ridurre i rischi di trasmissione in aria del virus”, precisa Franco Belosi, Cnr-Isac. “Ciò rafforza l’importanza di osservare negli ambienti chiusi le norme su mascherine, distanziamento e controlli, incrementando quanto possibile, la ventilazione”. “Un rischio maggiore potrebbe infatti verificarsi in ambienti indoor ventilati più scarsamente, dove le goccioline respiratorie possono rimanere in sospensione per tempi più lunghi e depositarsi sulle superfici, incrementando la possibilità di contaminazione per contatto indiretto (mediato dalle superfici) rispetto al contatto diretto tra gli individui”, conferma Andrea Gambaro docente Università Ca’ Foscari Venezia. “Lo studio suggerisce anche l’importanza di sviluppare un protocollo standard per la valutazione della presenza del Sars-CoV-2 in aria, per migliorare i limiti di rilevabilità e omogeneizzare i risultati di studi diversi” conclude Giovanna La Salandra, della Struttura ricerca e sviluppo scientifico dell’Izspb.


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on-line: OTTOBRE 2021

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Passeggiare in autunno con il cane anche quando piove e fa freddo Non tutti i nostri amici a quattro zampe reagiscono allo stesso modo di fronte alla pioggia o al terreno bagnato, qualche consiglio per un’uscita senza pensieri e un rientro sereno

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a passeggiata giornaliera è un momento di svago per l’animale e di relax per il suo padrone. L’autunno è arrivato, l’aria si rinfresca e le piogge sono più frequenti! Ma con condizioni meteorologiche avverse, camminare all’aria aperta diventa più una costrizione che un piacere. Non tutti i cani reagiscono in maniera uguale alla pioggia. Ci sono quelli che amano rotolarsi in una pozzanghera e bagnarsi sotto la pioggia e quelli che al contrario, quando si varca la soglia di casa percepiamo un’espressione di disappunto. Le motivazioni possono essere diverse: dal fastidio del pelo bagnato, alla paura dei temporali o dall’età del nostro amico a quattro zampe. In questo ultimo caso è opportuno uscire quando la pioggia diventa più leggera e portare il cane nel suo parco preferito o nel suo percorso quotidiano, trasformando così questa situazione di stress in un momento piacevole e familiare. I cani sono ben attrezzati per affrontare il freddo, la pioggia, la neve. La miglior difesa contro il freddo non sta solo nel pelo, ma anche in un’a-

limentazione adeguata. Per i cani a pelo raso o cani anziani che possono avere freddo, o subire gli sbalzi di temperatura, l’ideale è coprirli con un impermeabile. Esistono in commercio diversi indumenti per cani waterproof e resistenti al vento. La cosa importante è lasciare la libertà di movimento, che sia traspirante, che tenga caldo e, infine, che sia adatto e comodo per le caratteristiche del cane. Anche scegliere il posto giusto dove trascorrere il proprio tempo all’area aperta, può aiutarci anche nelle giornate di pioggia autunnali. Evitare ovviamente i campi e i prati con la fanghiglia altrimenti ripulire il cane diventerà un’impresa. L’ideale sarebbe trovare un luogo alberato così che i rami e le foglie possano filtrare il cadere della pioggia e riparare un po’ il tragitto. Dopo una passeggiata sotto la pioggia è importante asciugare il nostro cane, con particolare attenzione alla coda, alla pancia e controllando bene che i cuscinetti siano asciutti per evitare l’eventuale formazione di funghi. Meglio asciugare il pelo del cane con

un asciugamano e poi eventualmente, in caso di necessità, ricorrere al phon, ma è sconsigliato usarlo troppo spesso per evitare di seccare il pelo del cane. Durante la stagione autunnale si tende a ridurre la permanenza all’aria aperta, così come la durata delle uscite con il proprio cane solitamente si riduce. Seppur questo cambiamento delle ruotine quotidiane possa essere giustificabile, non dobbiamo dimenticare che i nostri animali continuano ad avere bisogno di una quota di atten-

zioni; è importante quindi dedicar loro parte del nostro tempo, regalare dei momenti di gioco, in modo che lo svago fuori casa durante la stagione calda, possa viverlo anche all’interno con la stagione autunnale.


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Il vademecum. I primi freddi possono provocare degli squilibri fisici ed emotivi da evitare

È iniziato l’autunno. Come preparare cani e gatti al cambio di stagione Anche le abitudini alimentari cambiano: servono più calorie e l’appetito aumenta, i pasti pertanto devono essere adeguati, anche in base allo stile di vita degli animali

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utunno stagione di passaggio che ci traghetta tra le alte temperature estive e il freddo intenso invernale. Un passaggio che può avere delle conseguenze sul nostro fisico e anche su quello dei nostri animali domestici. Con l’arrivo di questa stagione, infatti, le basse temperature e i primi freddi possono avere un impatto molto significativo non solo su di noi, ma anche sui nostri amici a quattro zampe provocando anche squilibri fisici ed emotivi. È importante anche in questo periodo dell’anno tenere in considerazione alcuni aspetti, per aiutare il cane ed il gatto a rimanere in salute. In previsione del freddo dell’inverno avviene il fenomeno della muta: il manto peloso degli animali domestici si rinnova, per affrontare al meglio le basse temperature. A differenza della muta primaverile, la perdita di pelo nella stagione autunnale comporta una minor quantità di pelo perso, perché gli animali si spogliano del manto estivo che è ben più leggero di quello invernale. La rimozione del manto in eccesso permetterà alla cute di ossigenarsi di più, facilitando la crescita di un mantello più forte. Prendersi cura del manto dei nostri animali consente anche di tenere la casa pulita, evitando l’accumulo di peli negli spazi domestici. Un consiglio valido sempre, ma da tenere in considerazione maggiormente con l’arrivo dell’autunno, è quello di spazzolare un po’ più spesso e più a fondo il nostro cane o gatto. Un altro fenomeno molto importante da valutare con il cambio di stagione è la presenza di parassiti. Complice il calore dato dal riscalda-

mento domestico, i batteri tendono ad attaccare dentro casa; per questo motivo è importante non sottovalutare la protezione dei nostri amici a quattro zampe anche dopo il periodo estivo. Oltre ad usare prodotti specifici, gli come gli antiparassitari, è consigliato lavare tutto il corredo dei nostri pet: il lavaggio a 90° C. di cucce, copertine e giochi aiuta a prevenire i germi e a vivere in un ambiente pulito e sicuro. Per tutelare cani e gatti dalle malattie che pulci, zecche possono trasmettere è comunque importante difenderli tutti i mesi dell’anno e rivolgersi sempre al proprio veterinario per conoscere le migliori prassi da seguire. In questo particolare momento dell’anno si modificano anche le abitudini alimentari di cane e gatto. L’alimentazione dei quattro zampe varia in base alla razza, all’età e alle abitudini, ma nonostante questo con l’arrivo dell’autunno tendono a consumare più calorie. Inoltre, con il freddo gli animali hanno più appetito di conseguenza anche i pasti devono adeguarsi al cambio di stagione. Per questo è consigliabile prevedere, anche con l’aiuto e i consigli del veterinario, alimenti che soddisfino il fabbisogno lipidico, vitaminico e proteico in maniera proporzionata. Infine, lo stile di vita dei nostri animali è influenzato anche dai primi freddi e dalle giornate più corte. Nonostante l’arrivo di basse temperature è importante stare attenti alla loro salute fisica e mentale. Trascorrere molte ore in casa può portare sbalzi d’umore e depressione, inoltre è facile che i nostri animali prendano peso.

È fondamentale assicurarsi che gli animali di casa non si impigriscano troppo. Per farli divertite non bisogna rinunciare all’ esercizio fisico, il gioco in casa o astenersi alle passeggiate in orari con temperature più miti. I primi freddi possono causare fastidi anche all’apparato respiratorio e intestinale che in alcuni casi sfociano anche in raffreddori, laringiti o bronchiti. Tutti questi piccoli accorgimenti possono fare la differenza, ma non sempre riescono a evitare gli acciacchi della stagione fredda. In caso di problemi è consigliato evitare i rimedi fai da te e consultare il proprio veterinario di fiducia per una terapia mirata.


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Cambio casa. Per i nostri amici è un’esperienza da gestire con la massima delicatezza e attenzione

Affrontare la novità del trasloco con gli animali domestici I

l trasloco rappresenta un momento particolare per la vita di una persona. Il tempo, le incombenze burocratiche e il costo sono i pensieri che comportano spesso stress e disagi. Anche gli animali domestici vivono questo periodo come un momento molto più pesante di quanto succeda a noi. Organizzare un trasferimento, quando in famiglia sono presenti cani o gatti, diventa un momento molto delicato che deve essere affrontato con una preparazione adeguata. Quando si cambia casa è fondamentale aiutare i nostri animali domestici, fidati compagni nella vita di ogni giorno, ad affrontare il nuovo habitat ricorrendo ad una serie di semplici strategie, affinché il trasloco non risulti stressante anche per loro. I gatti odiano i cambiamenti, gli ambienti nuovi, la confusione. Sono animali molto territoriali e possono avere problemi ad accettare una nuova casa. Gran parte del loro senso di sicurezza e di adattamento, infatti, deriva dagli stimoli visivi e olfattivi familiari del proprio territorio. Ecco che il trasloco potrebbe richiedere qualche attenzione particolare. Possiamo individuare tre fasi, legate a prima, durante e dopo l’evento, da seguire per effettuare un trasferimento. Come prima cosa se il nostro gatto non è abituato a stare nel trasportino, è necessario cominciare a farlo correttamente prima del trasloco. Una soluzione è quella di posizionare all’interno una coperta e del cibo a lui familiari in modo che riconosca la cosa come qualcosa di positivo e possa entrare senza paura. Un altro suggerimento è rendere divertente il momento dell’imballaggio degli oggetti di casa. Molti gatti amano giocare con le scatole; posizionarne in giro per casa in modo che possa vedere che quello che sta succedendo, potrebbe aiutare il nostro felino. Diversamente, se il gatto è abituato ad uscire fuori, qualche settimana prima del trasloco sarà necessario abituarlo a stare in casa. In generale è importante non stravolgere la routine del gatto e continuare a giocare con lui per tenerlo distratto fino al giorno dello spostamento. Il momento è arrivato e il nostro amico a quattro zampe sarà terrorizzato dal trasporto di scatole e dal rumore. È importante trovare nella vecchia casa, una stanza sicura e riparata, l’ultima ad essere sgomberata, in cui posizionare le sue cose e un angolo dove possa andare a nascondersi, come ad esempio una scatola. È fondamentale che il gatto venga trasferito nella nuova casa quando il trasloco è concluso e tutti i mobili sono già stati posizionati. Infatti, l’arrivo in una casa piena di scatoloni e oggetti creerebbe ancora più confusione nella percezione del nuovo ambiente. Il segreto è rendere il nuovo ambiente il più possibile riconoscibile e familiare. Mantenere un mobile vecchio e identificabile dal nostro animale, come, ad esempio, una sedia su cui amava dormire o farsi le unghie, un mobiletto su cui amava saltare, può aiutare ad ambientarsi più rapidamente. Rendere la nuova dimora il suo rifugio sicuro: preparare una nuova stanza; lasciare un posto dove nascondersi; mantenere il suo cibo preferito; cercare di mantenere invariata la routine. Un semplice consiglio è quello di strofinare un capo di vestiario sulla testa del gatto e passarlo sugli angoli del divano, sui bordi delle porte per distribuire i suoi feromoni in tutta la casa. Il primo periodo in casa potrebbe essere un po’ difficile ed è possibile che ci possa mettere fino a un paio di mesi prima di ambientarsi alla nuova dimensione. Anche se i gatti sembrano indipendenti e solitari, la presenza del padrone è importante. Prendere del tempo esclusivo da

passare con il proprio gatto, non farà bene solo a lui, ma sarà un toccasana anche per i proprietari, ancora stressati dopo il trasloco. Traslocare per un cane vuol dire cambiare ‘habitat’, riappropriarsi di nuovi spazi, sentirli suoi e renderli di sua proprietà, scoprire nuovi odori, nuovi rumori, nuovi cani vicini di casa. Essendo un animale particolarmente abitudinario e territoriale, potrebbe apparire nervoso e anche timido nel conoscere la nuova realtà. Rendere questo passaggio il più sereno possibile è fondamentale. Può essere molto utile fargli prendere confidenza con il nuovo ambiente, il nuovo quartiere e i nuovi vicini, compresi i cani e gli altri animali del vicinato. Può essere una buona idea fare il tragitto a piedi, in modo che il cane riconosca lo spostamento e lo avverta, così come una volta si muoveva in branco con i suoi simili, la normalità, un evento naturale. Un errore frequente è quello di lavare gli oggetti personali dell’animale. Ritrovare i suoi odori nella nuova casa, che ancora non ha tracce del ‘suo passaggio’, potrebbe dare molto conforto al nostro animale a quattro zampe. Arrivati nella nuova casa è importante accompagnarlo e incentivarlo, anche attraverso il gioco, nella scoperta dei nuovi ambienti. Una volta finita l’esplorazione è opportuno lasciarlo libero di perlustrare autonomamente gli spazi. Per qualche settimana, la nuova routine del cane deve essere assolutamente identica alla vecchia. Diversamente dai gatti, il cane si lega al padrone in maniera quasi simbiotica, la presenza del padrone al fianco dell’animale è in grado di calmare e di rassicurare anche il cucciolo più timoroso. Sicuramente, che si tratti di cani o gatti, per limitare lo stress, possiamo seguire tutti questi accorgimenti, ma un altro aiuto valido è quello di affidare il trasloco ad una ditta esperta. Così facendo sarà possibile stare accanto al proprio animale domestico tutto il tempo che si desidera e con tranquillità. Per i proprietari, il consiglio più importante è quello di cercare di rimanere il più possibile tranquilli. L’animale, avvertendo lo stress del padrone, potrebbe a sua volta farsi coinvolgere dall’atmosfera negativa, associando il cambio di casa a un evento di cui avere paura.

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Pet

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Gli accorgimenti. Predatori per natura, i felini amano “attaccare” vasi e giardini

Come tenere lontani i gatti dai vasi e dalle piante in casa P

iante e gatti, un connubio non sempre semplice. Vasi distrutti, piante rovinate e terriccio sparso un po’ ovunque. Chi vive con un gatto, predatore di natura, spesso è obbligato a rinunciare alla possibilità di avere piante e fiori in casa. Un vaso può quindi rappresentare un ambiente da esplorare e un nuovo passatempo: scavare nel terreno del vasetto, mordere e giocare con gli steli e le foglie dei fiori. Ma esistono facili rimedi, economici e casalinghi, per allontanare i nostri animali domestici dalle piante, senza dover rinunciare alla compagnia dei gatti e alla bellezza della vegetazione in casa. Una soluzione gustosa che non serve ad allontanare, quanto piuttosto a distrarre i gatti è la cosiddetta erba gatta. Sembra, infatti, che i nostri amici felini siano particolarmente attratti da questa tipologia di pianta. Basterà collocarla

in un punto facilmente accessibile all’animale, per distrarlo e tenerlo lontano da quelle piante che devono restare integre. Inoltre, questo rimedio è benefico anche per loro perché favorisce il processo digestivo. Se possedete un terrazzo o un giardino, alcune erbe aromatiche, per il loro forte odore, fungono da repellente. Un metodo naturale per tenere i nostri animali lontano dai fiori. Tra le più efficaci troviamo: pepe, rosmarino, citronella, erba cipollina, aglio e cannella. Posizionando quindi le piante aromatiche nei punti strategici della casa, è possibile ridurre notevolmente l’impatto negativo dei felini. Inoltre, possiamo creare un infuso con acqua calda e le erbe sopra citate, lasciarlo raffreddare e utilizzarlo come spray ed erogarlo sulle foglie. Questo avrà lo stesso effetto dei fondi di caffè in polvere: basterà,

infatti, cospargere i sottovasi delle piante o delle ciotoline da posizionare vicino ai vasi sul balcone. Un metodo con un doppio beneficio, per i gatti e per le piante. Infatti, rappresenta un ottimo concime del tutto naturale per il terreno. Una delle soluzioni non aggressive e molto utilizzate per salvaguardare la salute della vegetazione

dalla curiosità dei gatti, è utilizzare gli oli essenziali a base di citronella, rosmarino e lavanda. È consigliato preparare i batuffoli di cotone da posizionare alla base delle piante in vaso. Il gatto considera questi odori sgradevoli, di conseguenza, si allontanerà dalla zona. Il rimedio è valido anche per gli spazi della casa, come mobili e armadi.

Le soluzioni sono molteplici e soprattutto facili da creare e attuare. È inutile, quindi, adottare atteggiamenti rigidi nei confronti dei nostri amici pelosi. Il gatto è un animale molto curioso, l’unico modo, è adottare questi metodi in modo da salvaguardare le nostre piante e allo stesso tempo, farci incantare dalle fusa del nostro gatto.


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laPiazza

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Trentino-Alto Adige

Val di Cembra, paesaggi di vigneti eroici di Renato Malaman

Sugli audaci terrazzamenti della valle trentina, sostenuti da oltre 700 chilometri di muretti a secco (i primi dei quali costruiti secoli fa dai monaci), si producono il Müller Thurgau e altri famosi vini di montagna

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errazzamenti sull’impossibile. Le prime pietre di quei muretti a secco le posarono a mani nude i monaci, all’insegna dell’hora et labora. I contadini della valle, poi, completarono l’opera, tanto da metterne in fila ben 700 chilometri. Oggi la Valle di Cembra, profonda incisione creata dalle acque dell’Avisio - che collega la Valle di Fiemme con Trento e con la Piana Rotaliana - è uno dei più bei paesaggi rurali storici d’Italia, tanto da meritarsi dieci anni fa l’iscrizione nel Registro Nazionale di questi beni. Nello sguardo d’insieme i vigneti, quelli del Müller Thurgau e degli altri buoni vini della valle, sono disposti in armoniose linee lungo le curve di livello e sembrano abbracciare, quasi per proteggerli, i piccoli borghi abbarbicati sul pendio. Si chiamano Giovo, Ceola, Lisignano, Cembra, Faver, Valda, Grumes. E dall’altra parte Sover, Segonzano (sì, quello delle famose ‘piramidi’ naturali, altro monumento simbolo della valle), Piazzo, Lona, Lases, poi la Albiano delle cave di porfido, croce e ricchezza di questo angolo di Trentino. In Val di Cembra si pratica una viticoltura eroica, perché il lavoro di raccolta e trasporto delle uve deve essere effettuato esclusivamente a mano. La qualità dei vini premia la tenacia dei contadini, angeli custodi del patrimonio ambientale della valle. Vino, porfido e fatica. La Valle di Cembra è terra di valori antichi, dove il sacrificio è il prezzemolo di tutto. Anche degli indimenticabili trionfi di Francesco Moser (oggi peraltro produttore di vino), orgoglio di tutti i cembrani. Immagine vincente che in anni più recenti Gilberto Simoni ha contribuito a rafforzare. E’ proprio la bici oggi uno dei mezzi migliori per apprezzare la Valle di Cembra. La e-bike in particolare, perché aiuta ad affrontare meglio i tratti più ripidi.

Fra borghi e vigneti sono stati tracciati sentieri di particolare suggestione, molti dei quali sono gli stessi che i contadini utilizzano per recarsi nei propri vigneti. Sentieri lungo i quali il paesaggio, ad ogni curva, strappa espressioni di stupore. I vigneti enfatizzano il lavoro secolare dell’uomo per coltivare queste erte scoscese che, essendo in gran parte baciate dal sole, assicurano all’uva un’esposizione ideale. Ecco perché il Müller Thurgau e gli altri vini cembrani sono così famosi e si meritano la ribalta di una mostra enologica fra le più antiche d’Italia. Quest’anno a Palazzo Maffei di Cembra – Lisignano è stata celebrata la 74esima edizione di questo evento, dedicato non solo al Müller (come lo chiamano qui) ma anche al vino di montagna. Un’occasione per apprezzare la specificità di questi vini. Il Müller Thurgau (incrocio nato nel 1882 fra il Riesling Renano e il Madeleine Royal per mano del professor Hermann Müller) ha trovato in Val di Cembra il suo habitat ideale, perché il territorio è riparato da boschi e montagne ed è caratterizzato da terreni porfirici e forte escursione termica. Un vino bianco paglierino con una componente aromatica evidente, con sentori di erbe aromatiche, sambuco, frutta tropicale e agrumi. Müller che si sta rivelando anche sorprendentemente longevo. Un capitolo a parte merita la grappa, perché a Faver, da Pilzer, nel 1956 è iniziata una rivoluzione che, grazie ad esperienze parallele avvenute in altri angoli del Trentino, ha modificato profondamente l’arte di produrre questo distillato. Bruno Pilzer, figlio del fondatore Vincenzo, è considerato uno dei maestri in questa arte, figlia del ‘lambicar’ di un tempo. Il segreto? La scelta delle materie prime giuste, il farle fermentare bene, il saper distillarle con l’alambicco discontinuo a

Alcuni spettacolari paesaggi della Val di Cembra, inserita a pieno titolo nel Registro Nazionale dei Paesaggi Rurali Storici. Qui accanto una bottiglia di Muller Thurgau. Sotto: le Piramidi di Segonzano, Palazzo Maffei a Cembra-Lisignano durante la rassegna enologica e l’ex ciclista Francesco Moser tra le sue vigne

E’ la terra di Moser e Simoni dove il ciclismo è simbolo di sacrificio ed è un valore da sempre

bagnomaria… Bruno Pilzer è stato invitato anche in Giappone per far da consulente per un nuovo impianto di distillazione La Val di Cembra oggi è meta ideale per un turismo di prossimità. Propone molte attività per famiglie come le fattorie didattiche e gli incontri con i produttori, le uscite a cavallo o per scoprire l’habitat dei cervi o il mondo delle api. Per gli amanti dell’avventura e delle attività all’aperto sono infinite le possibilità di percorrere sentieri a piedi o in bicicletta (normale o elettrica), di dedicarsi alla pesca o agli sport acquatici. Anche alla raccolta di funghi. Non v’è dubbio che la prima tappa

d’obbligo è quella alle Piramidi di terra di Segonzano, arditi pinnacoli frutto dell’erosione. Poi c’è solo l’imbarazzo della scelta: i castelli e i forti, antiche chiese, i musei (uno è dedicato al porfido), i molini e le torbiere.. Gli amanti della natura trovano molte ispirazioni nella Rete di riserve Val di Cembra – Avisio. Imperdibile la Cascata del Lupo, i tanti laghi di montagna, i masi, il sentiero dei vecchi mestieri, l’Ecomuseo dell’Argentario e infine gli itinerari del gusto che si snodano fra cantine, distillerie, malghe e rifugi. La Val di Cembra resta appiccicata come una calamita nel cuore di chi l’ha visitata.


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Film e serie tv visti da vicino a cura di Paolo Di Lorenzo

La popolare “Squid Game” ci interroga sul nostro “io” È

diventata un fenomeno di culto “Squid Game”, ossia “Il gioco del calamaro”, la serie tv coreana disponibile su Netflix che ha scalato la vetta della classifica dei titoli più visti in oltre 90 Paesi. Anzi, è la serie tv più popolare nella storia di Netflix. In poche settimane, è stata vista da più di 111 milioni di abbonati in tutto il mondo. Composta in nove episodi, è centrata sulla sopravvivenza: 456 concorrenti disperati gareggiano gli uni contro gli altri in vari giochi per bambini nel tentativo di sopravvivere e vincere il montepremi di 45,6 miliardi di won che potrebbe trasformare le loro esistenze difficili. Molti spettatori, prima di cominciare la visione della serie, si sono chiesti: “Squid Game fa paura”? dato che la visione è vietata ai minori di quattordici anni. Di per sé la serie non è considerabile alla stregua degli horror, genere alla cui visione è abitualmente associata la paura suscitata in chi guarda. Si tratta di un thriller psicologico, ovvero di una serie i cui risvolti sono ben più profondi della mera violenza che viene messa in scena. Violenza che, tuttavia, la serie non si esime dal mostrare. La brutalità delle sfide di “Squid Game”, tutte

variazioni mortali di popolari giochi per l’infanzia come “Un, due, tre, stella”, ha sempre implicazioni cruente che risultano in frequenti scene splatter, sia che si tratti di uccisioni che di torture. Chi è suscettibile alla resa visiva e al sovente ricorso alla violenza in una serie potrebbe non trovarsi a proprio agio nella visione di “Squid Game”, che tuttavia non è una serie brutale fine a sé stessa. La vera domanda che perseguita lo spettatore è una sola: chi si cela dietro a questi giochi e perché li ha organizzati? Addentrarsi nella psiche di chi accetta di partecipare al gioco, ma soprattutto in quella di chi ha ordito quel perverso torneo, è la ragione che spinge gli spettatore a rimanere incollati allo schermo. Per questa ragione, non è “Squid Game” a fare paura di per sé, ma l’ipotesi che, messi nelle condizioni estreme di dover sopraffare la concorrenza a qualsiasi costo, ogni essere umano è potenzialmente capace di commettere atti inimmaginabili. Credits: Youngkyu Park Netflix

“Luna park”, c’è aria da miracolo italiano D

ue sorelle e un destino. È “Luna Park”, la terza serie originale italiana che Netflix ha lanciato quest’anno dopo Zero e Generazione 56k. Creata e scritta da Isabella Aguilar (già autrice per lo streamer del successo di “Baby”), è una serie in costume che richiama le atmosfere della Roma degli anni Sessanta, tra il miracolo italiano, la dolce vita e la mistica dei parchi divertimento, luoghi dove il confine tra realtà e fantasia andava sfumandosi. Nora e Rosa sono due giovani donne molto diverse tra loro. La prima discende da una famiglia di giostrai, la seconda è una pariolina ante-litteram. Complici il fato e i tarocchi, le strade di Rosa e Nora si incroceranno per dipanare una matassa di segreti e omissioni che da generazioni implica le famiglie di entrambe. “Io e Nora siamo accomunate da una grande voglia di scoprire il mondo” racconta la sua interprete Simona Tabasco, che aggiunge: “Il suo sguardo nei confronti di quello che le si presenterà resta innocente, e questo la

rende un personaggio positivo”. “Come me, anche Rosa è contraddistinta dalla voglia di mettersi costantemente in discussione, a partire dalle proprie origini” commenta Lia Grieco, l’altra protagonista. Quella magia suscitata dai luna park che la serie vuole richiamare (talvolta calcando troppo la mano) sembra ormai essersi persa, colpa forse dell’avvento del digitale. “Oggi manca un po’ quel senso di fermento che c’era negli anni Sessanta, con la voglia di scoprire sempre qualcosa di nuovo” riflette Lia Grieco. “Dedichiamo molto tempo della nostra vita ai dispositivi elettronici che ci conferiscono un’identità non vera, forse anche per questo non proviamo più stupore verso il mondo” le fa eco Simona Tabasco.

Credits: Netflix

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A tavola

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Proposte per una cucina biologica, integrale, vegetariana, in sintonia con la natura Crema di carote

Maltagliati con zucca e ceci

Crocchette in crosta gialla

Ingredienti: 400 g di carote - ½ L di brodo vegetale - 3 scalogni - 1 c di timo fresco - 1 c di zenzero fresco grattugiato - 2 c di olio - sale e paprika q. b.

Ingredienti: 150 g di maltagliati - 200 g di ceci lessati - 200 g di zucca già pulita - 2 spicchi d’aglio - 1 rametto di rosmarino -1 rametto di timo - olio, sale e brodo vegetale q. b.

Ingredienti: 400 g di patate - 100 g di formaggio emmental - 30 g di nocciole tritate - 1 manciata di erba cipollina tritata se fresca oppure secca - 2 uova 100 g di farina di mais - 2 C d’olio - sale q. b. - un pizzico di peperoncino.

Preparazione: lavare e grattugiare le carote, tritare lo scalogno, grattugiare lo zenzero e versare il tutto in una teglia. Unire il brodo vegetale, regolare di sale e portare ad ebollizione. A fuoco lento cuocere per circa 15 minuti. Con il mixer frullare fino ad ottenere una crema vellutata. Servire in coppette e guarnire con un pizzico di paprika, un pizzico di timo e un filo d’olio.

Preparazione: tagliare a dadini la zucca, schiacciare l’aglio e farlo rosolare delicatamente con un pò d’olio in una padella antiaderente. Unire la zucca e farla dorare a fiamma bassa, rigirandola delicatamente con un cucchiaio di legno in modo che non si rompa. Frullare metà dei ceci con la loro acqua di cottura o meglio poco brodo vegetale in modo da ottenere una crema. Aggiustare di sale e condire con un cucchiaino d’olio. Unire i ceci rimasti interi alla zucca e lasciarli insaporire. Cuocere la pasta in abbondante acqua salata. Scolarla e unirla ai ceci e alla zucca, con qualche cucchiaino dell’acqua di cottura o se si preferisce panna di soia. Fare insaporire un minuto, aggiungere la purea di ceci, amalgamare e servire ben calda. Guarnire il piatto con listarelle di zucca.

Carmen Bellin Educatore Alimentare dell’Associazione Culturale La Biolca di Padova: tiene corsi e conferenze su alimentazione e cucina, collabora al mensile Biolcalenda, ha pubblicato Metti una sera a cena libro di ricette e consigli utili per una cucina in armonia con i ritmi della natura. LA BIOLCA · www.labiolca.it info@labiolca.it · tel. 049 9101155

Preparazione: lessare le patate in acqua salata, sbucciarle e passarle allo schiacciapatate in una terrina. Aggiungere l’emmental tagliato a dadini, le nocciole tritate grossolanamente, la farina e l’uovo, unire l’erba cipollina e insaporire con sale e peperoncino. Con il composto formare delle palline, passarle nell’uovo sbattuto e poi nella farina gialla facendole ben aderire. Oliare bene una teglia da forno, porvi le crocchette e farle dorare da entrambi i lati. Servire ben calde.

Note

La quantità degli ingredienti si riferisce a un menù tipo per 4 persone. Abbreviazioni usate: C = cucchiaio · c = cucchiaino g = grammo · kg = chilogrammo L = litro · dl = decilitro olio (quando non è specificato altro) = olio extra vergine di oliva q.b. = quanto basta.


Oroscopo

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Ariete Il vostro intuito vi consentirà di orientarvi verso la strada giusta, ottenendo i risultati positivi che cercavate. Procedete determinati, seri, e convinti verso la meta che vi siete proposti di raggiungere

Ottobre

Toro Il momento è buono per intraprendere un nuovo percorso che porterà alla realizzazione del vostro progetto di cambiamento e per ripensare ad alcune situazioni che da tempo volevate cambiare

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Bilancia Qualcosa di inaspettato sconvolgerà la vostra quotidianità, ma non è detto che sia un male. Valutate con attenzione i pro e i contro. Potrebbe essere il momento giusto per una svolta, anche professionale

Scorpione

E’ tempo di consolidare i propri progetti, si viaggia a pieno ritmo con tanto entusiasmo e qualche evasione

Affrontate le sfide che vi si presentano con coraggio ma anche con serenità, una per volta, e riuscirete ad uscirne vincitori. Il vostro modo di fare vi aiuterà a trovare, di volta in volta, le soluzioni migliori

Gemelli

Sagittario

Dovete fare attenzione alle vostre reazioni e fermarvi in tempo per evitare conflitti e discussioni che mal tollerate, soprattutto in questo periodo. Una notizia a sorpresa renderà tutto più facile

Il periodo è sereno, procedete spediti verso gli obiettivi che vi siete dati, anche la vita affettiva si rivela tranquilla, E’ un periodo decisamente buono da vivere a pieno

Cancro

Capricorno

Siete concentrati sulle cose della vostra vita personale e questo talvolta vi distoglie da tutto il resto, Siete alla ricerca di rassicurazioni e stabilità

Vi si presenta una occasione nel lavoro che proprio non potete lasciarvi sfuggire, la vostra ambizione vi costringerà a prendere in considerazione e valutare ogni proposta, saprete individuare quella migliore per voi

Leone

Acquario

Dopo tanta fatica e dedizione è arrivato il momento dei riconoscimenti in ambito lavorativo e una migliore prospettiva economica. Il periodo è favorevole anche nella vita sentimentale

Siete creativi e sognatori come sempre e questa vostra disposizione vi servirà a valorizzare i vostri progetti e vi consentirà di mettere a frutto i vostri piani. In questo periodo avete una marcia in più

Vergine

Pesci

Abbandonate il vostro proverbiale autocontrollo e lasciatevi andare al divertimento e all’evasione, cercate nuove avventure che potrebbero diventare anche importati. E’ tempo di mettere in secondo piano il lavoro

Fuggite dalla monotonia in cerca di un’evasione che vi faccia vivere esperienze interessanti e nuove. La vostra curiosità vi porterà lontano, lungo la strada che avete da sempre sognato per voi


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