La Piazza di Treviso - Aprile 2023

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19 PROVINCIA Le Terre Alte di Marca sono Città

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UNA POLTRONA PER SEI: CANDIDATI ALLA CONQUISTA DI CA’ SUGANA

Seconda parte del confronto tra gli sfidanti alla carica di sindaco: pedonalizzazione del centro storico, grande viabilità, cultura e turismo gli argomenti in campo

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La grande mostra al Museo Bailo è una delle dieci più attese del 2023 in Italia. Resterà aperta fino al 30 luglio: una monografica con 280 opere dell’illustre scultore

Com’è difficile spendere bene Nicola Stievano >direttore@givemotions.it<

n questi giorni sentiamo spesso parlare di soldi, tanti soldi, i fondi del Pnrr. Miliardi di euro che l’Europa ci presta (è bene ricordarlo) per raggiungere una serie di obiettivi che permettano di gettare le basi di quella “next generation” a cui fa esplicito riferimento il piano. Due anni dopo la loro introduzione ci rendiamo conto di quanto sia arduo e incerto impiegare al meglio le generose risorse disponibili.

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del giornale L’INFORMAZIONE LOCALE
SOCIALE 40 anni di Ceis sempre al fianco dei più fragili
Veneta della Cultura 2023 20 MUSICA A maggio torna “Treviso Suona Jazz Festival” 20 DISAGIO A SCUOLA Scarpa raccoglie l’appello dei giovani studenti 23 L’INTERVISTA Il senatore Speranzon: “Così aiutiamo famiglie e imprese” 22 PEDEMONTANA VENETA Aperto il collegamento nella Marca, Zaia: “adesso usatela” 24 Servizi alle pagg. 5, 6, 8, 9, 10, 12 e 14 Servizio a pag. 21 APRILE 2023 Periodico d’informazione localeAnno XXX n. 83 di Treviso
TRIBUTO
AI
IL
DI TREVISO
CAPOLAVORI DI ARTURO MARTINI

NOI SIAMO verde

ANTENORE verde

L’aria è elettrica, ma poco elettrizzante

Più che i temi, a tenere alto il tono di questa campagna elettorale sono le scintille. Che rendono l’aria di Treviso particolarmente elettrica, ma non elettrizzante. Botte e risposte a suon di post e comunicati stampa, accuse e controaccuse, provocazioni, dita puntate e boutade, che unite a qualche gaffe altamente infiammabile mettono certo un pizzico di pepe ai giorni che separano la città dall’esito delle urne, ma a conti fatti non regalano agli elettori materiale vero su cui riflettere. Dimentichiamoci pure che all’inizio della competizione avevano aderito tutti con entusiasmo all’appello arrivato da uno dei candidati per una campagna elettorale dai comportamenti e dal lessico che fossero esempio di buona politica. Era una bella idea, ma troppo bella per essere messa in pratica. Ecco, al di là dei nervi scoperti che ci possono anche stare (ma che sono buoni solo per i “gàtu sentìo” in piazza con gli amici all’ora dell’aperitivo oppure nelle chat di partiti e simpatizzanti di tizio caio e sempronio), a Treviso una mobilitazione volta a conseguire pubblico supporto per la conquista di Ca’ Sugana finora c’è stata poco. Si è vista a tratti. La domanda è: cosa si aspettano le cittadine e i cittadini da una campagna elettorale al termine della quale devono scegliere il proprio sindaco e il consiglio comunale? La risposta sta in un’unica parola: capire. Capire cosa ha funzionato e cosa no. Capire dove stanno i problemi e quali sono le soluzioni. Capire quali sono i piani, le visioni, i progetti a breve, medio e lungo termine. Capire quale modello di città si ha in mente. Capire quale posto avranno i giovani nella Treviso che si vuole costruire nei prossimi cinque anni. Capire se si intendono affrontare anche come comunità le conseguenze dei cambiamenti climatici e quali sono le proposte. Perché qualunque sia la quota messa sul tavolo dai bookmaker, la democrazia passa per le urne. E chi vota ha il diritto a una campagna elettorale fatta di confronti sui contenuti e non di scaramucce.

Com’è difficile spendere bene

In questi giorni sentiamo spesso parlare di soldi, tanti soldi, i fondi del Pnrr. Miliardi di euro che l’Europa ci presta (è bene ricordarlo) per raggiungere una serie di obiettivi che permettano di gettare le basi di quella “next generation” a cui fa esplicito riferimento il piano. Due anni dopo la loro introduzione ci rendiamo conto di quanto sia arduo e incerto impiegare al meglio le generose risorse disponibili. Il governo non intende rinunciare, anche in parte, ai generosi fondi ma sta lavorando alla “rimodulazione” del piano per risolvere le criticità emerse negli ultimi mesi. L’intenzione è quella di eliminare i progetti che non potranno essere portati a termine nel 2026 e destinare le relative risorse ad altri interventi che invece potranno essere conclusi nei termini.

Confindustria non nasconde la preoccupazione e teme che senza una strategia precisa il piano possa arenarsi. Quindi ben venga la trattativa con l’Europa per la rimodulazione. “Il Commissario Gentiloni - hanno dichiarato gli industriali nei giorni scorsi - ha aperto alla possibilità di maggiore flessibilità. Un segnale certamente positivo, ma l’Italia deve comunque dimostrare di essere un Paese credibile, rispettando le scadenze. Bisognerà puntare sui progetti effettivamente realizzabili e non sugli interventi a pioggia”.

A un mese dal voto sono più le scintille che i contenuti a tenere alto il tono della campagna elettorale

Intanto su fronte politico si alza la voce critica delle opposizioni. Il Pd ha chiesto di fare chiarezza in Parlamento: “nella maggioranza è caos totale, basta scaricabarile, basta ritardi”. Il Movimento 5 stelle ricorda che “parliamo di soldi ottenuti con estrema fatica in Europa, dopo un lungo braccio di ferro con i Paesi frugali, risorse che rappresentano un’occasione unica per il rilancio dell’Italia”.

L’Italia però si scontra con delle criticità strutturali proprio nell’impiegare le risorse a disposizione. La Cgia di Mestre ricorda che “secondo la Banca d’Italia, le opere durano un’eternità. Per un intervento medio di 300 mila euro di voglio 4 anni e 10 mesi, per un investimento da 5 milioni i tempi si allungano a ben 11 anni”. Le speranze sono riposte nella riforme della pubblica amministrazione e nel nuovo codice degli appalti.

Ma quanto è difficile spendere bene.

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Elezioni Amministrative
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14 - 15 Maggio 2023 ricorda ai soggetti interessati la propria disponibilità ad ospitare per le Elezioni amministrative del 14-15 Maggio 2023 messaggi politici elettorali e inserti pubblicitari allegati al giornale. (In ottemperanza alla legge 28 del 22 Febbraio 2000).
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L’INIZIATIVA. Interpellati i sei sfidanti alle amministrative di maggio

Il dibattito sui programmi elettorali

Manca meno di un mese al voto amministrativo per eleggere il sindaco e il consiglio comunale di Treviso. A marzo – quando i candidati alla corsa per la conquista di Ca’ Sugana erano ancora quattro – “La Piazza di Treviso” aveva scelto di porre una serie di domande legate a quelle che

possono essere considerate le principali emergenze della città: casa, disagio giovanile, qualità dell’aria, abbandono del centro storico da parte delle attività commerciali. Nel frattempo i candidati a sindaco sono diventati sei e questo mese le domande poste riguardano la loro posizione su

temi caratterizzanti i vari programmi elettorali: pedonalizzazione del centro storico, quarto lotto della tangenziale e Terraglio est, cultura e turismo. Il mese scorso la pubblicazione delle risposte è avvenuta in ordine alfabetico. Anche questo mese, ma in ordine inverso.

Treviso 2023/2028. Nicolò Rocco è il candidato sostenuto dal Terzo Polo

2026

Nicolò Rocco è il candidato del Terzo Polo. Capogruppo uscente di Azione in consiglio comunale, è entrato per la prima volta a Palazzo dei Trecento nel 2013, eletto nelle fila del Partito Democratico a sostegno di Giovanni Manildo. Trentatré anni, partner di una società benefit che assiste le aziende nei processi di trasformazione sostenibile, da sei anni è licenziatario e presidente di TEDxTreviso. È il più giovane dei sei aspiranti alla carica di sindaco

Nel corso degli anni la pedonalizzazione del centro storico è sempre stata tra le questioni rilevanti delle campagne elettorali, ma finora ai dibattiti non sono seguite azioni decisive da parte delle amministrazioni che si sono susseguite. Qual è la sua posizione sul tema?

“Penso che la pedonalizzazione delle città sia un processo irreversibile dettato dall’innovazione tecnologica e dagli stili di vita, ma va governato altrimenti fa rima con desertificazione. Il mio obiettivo è che fra vent’anni al posto del Put esterno ci sia un parco verde circolare che collega centro e quartieri sul modello di Lucca, ma per realizzarlo si parte dal potenziamento dei parcheggi e del trasporto pubblico. Pedonalizzazione per me significa programmazione, lavoro per

stralci. Facendo finalmente un multipiano al Cantarane potremmo rimuovere i sessanta stalli a raso di piazza Duomo e completare la chiusura al traffico dell’area medioevale di Treviso. Però prima viene il park, poi va decisa la vocazione della nuova piazza con il suo abbellimento funzionale e per ultima arriva la pedonalizzazione. Se chiudiamo senza aver prima ragionato sui servizi e sulla fruibilità delle aree, la pedonalizzazione diventa un vantaggio solo per chi già vive in centro e noi dobbiamo pensare a tutti. Mi convince anche la filosofia della pedonalizzazione a fisarmonica, ovvero aprire e chiudere sulla base dei giorni della settimana, dei periodi dell’anno e della destinazione delle piazze. Se diventerò sindaco mi piacerebbe incontrare il primo cittadino di Pontevedra, città citata come

esempio di pedonalizzazione, per studiare il loro modello. Che comunque prevede flessibilità sugli accessi”.

Grande viabilità: quarto lotto della tangenziale e Terraglio est sono le infrastrutture risolutive per la mobilità cittadina?

“Il quarto lotto è fondamentale per alleggerire San Giuseppe e Monigo. Sul Terraglio est c’è l’incognita della Cittadella della Salute. Incognita perché da una parte bisogna capire se una porzione dell’ex deposito Mom potrà essere utilizzata per parcheggi, in parte perché la sanità è in evoluzione e molti servizi si stanno spostando sul privato. Per completare il piano della viabilità servirebbero però altri quattro ingredienti: la liberalizzazione dell’A27, un piano serio per eliminare gli spostamenti in macchina entro i 3 chilome-

tri potenziando le ciclabili, un potenziamento degli autobus che sarà possibile solo con due milioni di euro di fondi aggiuntivi, tanti piccoli interventi di mitigazione. Per scrivere il programma ho incontrato l’architetto Rizzon, padre del Put, che oggi vede in gran parte un traffico di attraversamento come fosse una tangenziale. Il Put era il 10% del suo piano, sono mancate tutte le altre opere come le rotonde in Strada Ovest o una grande rotonda a Fiera al bivio tra Silea e Carbonera”. In un territorio provinciale fortemente turistico che ruolo deve spettare a una città di cultura qual è Treviso? Quali sono le sue proposte?

“Innanzitutto dobbiamo avere un auditorium modulabile. Siamo la città del festival diffuso ma non abbiamo uno spazio capace di ospitare rassegne, concerti

o convegni da mille persone in su. Lo vedrei bene in Dogana per non consumare suolo nella realizzazione, oppure alla Salsa dopo aver valutato l’impatto dei diversi progetti sul quartiere. Poi dobbiamo tornare ad ospitare grandi mostre. Che siano funzionali al patrimonio storico della città, ma dobbiamo uscire dalla logica per cui una grande mostra viene vista in contrasto al patrimonio cittadino. Palazzo Roverella a Rovigo fa cose eccezionali, di richiamo e di qualità, Treviso non può essere da meno. Il mio obiettivo però è avvicinare i giovani alla cultura. Apriamogli il chiostro di Santa Caterina una volta a settimana e lasciamo che organizzino mostre, concerti e visite notturne. Nel 2026 voglio che Treviso sia Capitale italiana della Cultura”.

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confronto
Candidati a
“Apriamo la città ai giovani: voglio che Treviso nel
diventi capitale italiana della cultura”

chiusura del centro storico è ideologica. Con l’elettrico l’impatto ambientale si ridurrà”

Luigino Rancan è il candidato del Popolo della famiglia, forza politica di ispirazione cristiana che a livello nazionale fa riferimento a Mario Adinolfi. Rancan ha 74 anni, è medico e fra il 1999 e il 2004 è stato sindaco di Mansué. È l’ultimo fra i candidati a essersi inserito nella campagna elettorale: il Popolo della famiglia inizialmente era nella coalizione a sostegno di Mario Conte, ma alla fine di marzo è arrivata la decisione dello strappo e della conseguente corsa in solitaria per divergenze sulla posizione assunta dall’attuale primo cittadino relativamente all’iscrizione nel registro dell’anagrafe dei figli delle coppie omogenitoriali

Nel corso degli anni la pedonalizzazione del centro storico è sempre stata tra le questioni rilevanti delle campagne elettorali, ma finora ai dibattiti non sono seguite azioni decisive da parte delle amministrazioni che si sono susseguite. Qual è la sua posizione sul tema?

“In ordine alla chiusura del centro storico, mi sembra tanto una posizione ideologica. Stiamo andando a tappe forzate verso una mobilità elettrica, quindi, a livello previsionale, l’impatto ambientale è destinato a ridursi. Il centro è abitato e frequentato da molte persone, ci sono abitazioni, scuole, attività commerciali. In un prossimo futuro cosa farà la gente? Si rischia lo spopolamento, economico e demografico, a causa degli alti prezzi delle abitazioni e delle strutture commerciali. Forse il problema è il Put, con il suo traffico in certe ore rallentato, gli attraversamenti pedonali. Altro problema sono i parcheggi e la loro collocazione. Servono dati certi per poter programmare una parziale ulteriore pedonalizzazione e politiche volte a disincentivare l’uso dell’auto per accedere all’area dentro le mura, oltre a una politica nuova riguardante l’edilizia e il commercio per avere una città aperta e alle famiglie”.

Grande viabilità: quarto lotto della tangenziale e Terraglio est sono le infrastrutture risolutive per la viabilità cittadina?

“Il quarto lotto della tangenziale ha una gestazione che dura ormai da trent’anni. Esprime la volontà politico-amministrativa di congiungere la tangenziale con gli assi stradali della Castellana e della Feltrina, nell’area di Monigo, verso il raccordo

autostradale di Montebelluna della Pedemontana. Gli studi e la progettazione sono affidati alla TRT, società di consulenza e attività di ricerca per i trasporti e il territorio. Il Popolo della famiglia si esprime favorevolmente alla realizzazione di tale opera, ritenendola indispensabile alla città, sentendo naturalmente prima il parere delle aree interessate e dei comuni limitrofi. A sua volta il Terraglio est ha una storia di più di vent’anni. Nata come opera complementare del Passante di Mestre, è affidata agli studi di fattibilità e alla progettazione della società Veneto Strade. Partendo dal casello autostradale di Preganziol, questa nuova strada attraversa i comuni di Casale sul Sile e di Casier per raggiungere Treviso sulla tangenziale. La situazione della viabilità attuale è insoddisfacente, lo dico anche per esperienza personale, per l’enorme espansione della domanda di mobilità non seguito da analogo sviluppo del sistema infrastrutturale. Esprimiamo il parere favorevole al continuamento dell’iter per la realizzazione di quest’opera”.

In un territorio provinciale fortemente turistico che ruolo deve spettare a una città di

cultura qual è Treviso? Quali sono le sue proposte?

“Treviso come città d’arte e cultura può migliorare la sua offerta a vantaggio proprio e di tutta la provincia. Passata da supporto logistico a Venezia, è diventata centro turistico di grande importanza grazie ai suoi musei, chiese, mostre e una miriade di attività culturali. Per tutto il territorio della Marca, grazie ad accordi intra-comunali e con la Provincia, Treviso potrebbe offrire una risposta culturale spendibile con ticket unitari validi in tutta l’area provinciale. Porto l’esempio della fondazione Mazzotti e del premio letterario Gambrinus-Mazzotti, di cui sono componente nel consiglio direttivo, e dell’associazione Ville Venete, che hanno saputo gestire in questi anni dei buoni rapporti di collaborazione tra la città e il territorio. Nel caso specifico e nell’anno 2022 le manifestazioni si sono svolte a Treviso con la collaborazione del comune e della Camera di Commercio e nell’area opitergina sempre con l’aiuto dei comuni e di imprese private. Va ulteriormente sviluppata anche l’arte diffusa con riferimenti nelle piazze e nelle strade alle iniziative in atto in città”.

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Treviso 2023/2028. Luigino Rancan è il candidato del Popolo della famiglia
“La

Treviso 2023/2028. Maurizio Mestriner è il candidato del Movimento 5 Stelle e Unione Popolare

a quarto lotto e Terraglio est, sì a progetti di pianificazione della mobilità sostenibile”

Maurizio Mestriner è il candidato del Movimento 5 Stelle e Unione Popolare. Ha 43 anni, un diploma di geometra al Palladio, lavora come tecnico e commerciale in un’azienda del territorio che realizza serramenti e opere speciali in metallo. Attivista del M5S dal 2007, nel 2008 si è stato candidato per la prima volta alle comunali di Treviso come consigliere nella lista “Amici di Beppe Grillo”, mentre nel 2018 ha ritentato la corsa sotto la bandiera del Movimento. Nello stesso anno è stato candidato alla Camera dei Deputati. Nel 2020 è stato candidato alle regionali. Alle politiche dello scorso settembre ha riprovato la corsa alla Camera

N el corso degli anni la pedonalizzazione del centro storico è sempre stata tra le questioni rilevanti delle campagne elettorali, ma finora ai dibattiti non sono seguite azioni decisive da parte delle amministrazioni che si sono susseguite. Qual è la sua posizione sul tema?

“Treviso è una delle città più inquinate d’Italia. È quindi necessario investire nel sistema del trasporto pubblico e nella mobilità dolce, per far diventare Treviso una città da vivere. Il nostro obiettivo è rendere il centro storico davvero pedonale, mediante un percorso condiviso e partecipato che coinvolga esercenti, residenti, utenti. È necessario partire dal pieno sfruttamento dei parcheggi scambiatori fuori mura, già oggi esistenti, ma assai poco sfruttati, attraverso servizi navetta ad alta frequenza e bike sharing, invogliando in tal modo cittadini e turisti a lasciare l’auto fuori mura. Tali parcheggi scambiatori esterni dovranno essere facilmente individuabili e dovranno essere dotati di servizi per i disabili. In un centro progressivamente sempre più pedonale è indispensabile introdurre in modo prioritario bus di piccola taglia, elettrici, collegati ai parcheggi scambiatori. Ciò anche per evitare il degrado della pavimentazione in porfido tipica del nostro centro storico, oltre che con un notevole risparmio di denaro pubblico”. Grande viabilità: quarto lotto della tangenziale e Terraglio est sono le infrastrutture risolutive per la mobilità cittadina?

“Fare più strade non vuol dire risolvere il problema del traffico. La forma stessa della città storica impone scelte di pianificazione urbana che

attuino un cambiamento radicale della mobilità. Da una mobilità a dir poco selvaggia ad un progetto sostenibile con obiettivi a breve e lunga scadenza per risolvere i problemi del traffico veicolare privato, del trasporto pubblico, dei parcheggi, delle piste ciclabili e delle zone pedonali, nel rispetto del centro storico, della qualità dell’aria e della sostenibilità economica e sociale. È necessario, in tutto il comune, porre al centro dell’attenzione modalità di spostamento ecosostenibili, fondate principalmente sull’utilizzo del mezzo pubblico, delle biciclette e sulla possibilità di spostarsi piacevolmente e in sicurezza a piedi. Nell’ambito di un complessivo ripensamento del piano del traffico, riteniamo che progetti come il quarto lotto della tangenziale e il Terraglio est non siano risolutivi dei problemi di traffico.

Se non facciamo più in tempo a bloccarli, allora è necessario che siano fortemente ridimensionati, prevedendo contestualmente opere di mitigazione ambientale”.

In un territorio provinciale fortemente turistico che ruolo deve spettare a una città di cultura qual è Treviso? Quali sono le sue proposte?

“Partiamo da questo binomio: acqua e Medioevo. È la naturale vocazione di Treviso, che per divenire attrattiva 365 giorni l’anno, non solo quando ci sono degli eventi, deve saper sfruttare il suo patrimonio storio artistico e paesaggistico. Un festival dell’acqua si lega alla vita, alla salute, all’ambiente, al paesaggio, all’energia, al fiume Sile. Mentre il tema del Medioevo si lega alla città murata, all’urbs picta, alla cultura, all’arte, ai percorsi religiosi, all’archeologia e al paesaggio. Il tutto si lega molto bene con il territorio e a ciò che offre la provincia e all’enogastronomia. Bisogna programmare i principali eventi nella città di Treviso e poi eventi diffusi in tutto il territorio, coprendo tutto il periodo dell’anno, creando un flusso continuo. Significa dare all’utente un brand che ha richiamo in tutte le stagioni e che invita a scoprire il territorio. L’economia turistica sta divenendo una delle voci più importanti dell’economia del territorio, serve però un’attenta pianificazione del programma e degli eventi turistici per non creare sovrapposizioni, mantenendo l’obiettivo di un turismo di qualità che non trasformi la città in un parco giochi”.

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“No

Treviso 2023/2028. Ugo Moro è il candidato del Partito Comunista Italiano

“Il nostro obiettivo è la Grande Treviso, con la cintura urbana unica realtà municipale”

Alle tre domande poste da “La Piazza di Treviso” ai sei candidati sindaco alle prossime elezioni amministrative di maggio (pedonalizzazione del centro storico; quarto lotto della tangenziale e Terraglio est come possibile soluzione per la grande viabilità; ruolo della città a livello culturale e turistico) il candidato del Pci ha dato una risposta unica che ingloba tutti gli argomenti messi sul tavolo. Partendo dal traffico e arrivando al turismo.

“Per noi del Partito Comunista Italiano il problema del traffico non si risolve soltanto con il completamento della tangenziale di Paese e la sua prosecuzione fino alla Postumia Romana. Ribadiamo la necessità – afferma Ugo Moro – della realizzazione del progetto della Grande Treviso. Nel cui ambito, ma anche nella situazione attuale, collegare la grande rete viaria a

un parcheggio sotterraneo multipiano per far accedere i cittadini al centro storico di Treviso senza ingolfarlo di auto”.

È il punto più importante della proposta programmatica comunista: realizzare la Grande Treviso. Progetto per il quale Moro e il Pci rivendicano tutta la paternità. L’idea, spiegata già il giorno dell’annuncio della corsa a Treviso, è quella di una città che deve essere trasformata in capitale

europea che unisce i dieci comuni dell’hinterland e sviluppare in modo esteso attività economiche e sociali. Sempre relativamente alla questione viabilità e traffico, Moro ritiene che sia necessario “alleggerire il gran numero di mezzi incanalati verso il centro dal Put, unendo i comuni della cintura trevigiana in un’unica entità municipale, unificando le forze e rendendo parte attiva della vita cittadina le periferie, che

“Il problema del traffico non si risolve solo con il completamento della tangenziale. La grande rete viaria va collegata a un multipiano che tolga le auto dal centro storico”

quindi smettono di essere tali”. Entrando ancora più nel merito del centro storico, Moro sostiene che “unendo le disponibilità si garantisce una presenza più assidua e qualificata dei mezzi pubblici, rispetto ai quali proponiamo l’abolizione dei biglietti in modo da ridurre ulteriormente il transito dei mezzi privati, migliorando allo stesso tem-

Fra le proposte del Pci trevigiano l’abolizione del biglietto per i mezzi pubblici sulla falsariga delle grandi città del Nord Europa

po i servizi offerti ai turisti”. Sulla falsariga, insomma, di quanto già avviene nelle grandi città norderupee.

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Candidati a confronto

Treviso 2023/2028. Giorgio De Nardi è il candidato della coalizione di centrosinistra

“Dimezzare i tempi di esecuzione del PUMS e ampliare in modo diffuso le zone 30 all’ora”

Nel corso degli anni la pedonalizzazione del centro storico è sempre stata tra le questioni rilevanti delle campagne elettorali, ma finora ai dibattiti non sono seguite azioni decisive da parte delle amministrazioni che si sono susseguite. Qual è la sua posizione sul tema?

“Sostenibilità ambientale vuol dire fermare il consumo di suolo, difendere l’aria e le acque dall’inquinamento, un trasporto pubblico accessibile per tutti i cittadini che possa ridurre l’uso degli autoveicoli privati, promuovendo così l’economia circolare. Come coalizione vogliamo ridurre il traffico di auto accogliendolo in parcheggi multipiano fuori mura, aumentare l’utilizzo del trasporto pubblico urbano ed extraurbano, potenziare la mobilità dolce, incrementare le piste ciclopedonali, per contrastare, con obiettivo zero, le morti su strada, gli incidenti gravi e migliorare la qualità dell’aria, causa primaria di malattie croniche. Per raggiungere questi risultati, bisogna agire con una visione progettuale e complessiva di Treviso. La pedonalizzazione del centro non può attendere i termini del Piano Urbano per la Mobilità Sostenibile approvato dalla presente amministrazione che la sposterebbe addirittura oltre il decennio, così come l’ampliamento diffuso delle zone 30 all’ora. Serve accelerare questo processo dimezzando almeno i suoi tempi di esecuzione”.

Giorgio De Nardi è il candidato sindaco della coalizione di centrosinistra che riunisce Partito Democratico, Treviso Civica, Coalizione Civica per Treviso, Volt, Europa Verde e la lista civica dello stesso De Nardi, che ha 62 anni ed è un imprenditore. È fondatore e presidente di Aton, Società Benefit di Lancenigo specializzata in innovazione e informatica per le imprese

Grande viabilità: quarto lotto della tangenziale e Terraglio est sono le infrastrutture risolutive per la mobilità cittadina?

“Il quarto lotto della tangenziale rappresenta un’opera strategica per proseguire l’anello della tangenziale attorno alla città: con l’apertura della Pedemontana risulta

“Il quarto lotto della tangenziale è strategico, l’apertura della Pedemontana l’ha reso ancora più urgente”.

Alla realizzazione del Terraglio est il centrosinistra contrappone la liberalizzazione della A27

ancora più urgente scaricare il traffico pesante proveniente dalla Feltrina dal quartiere di San Giuseppe. Ad oggi non ci sono progetti esecutivi su cui discutere, sarà sicuramente importante lavorare con Anas

sul tragitto meno impattante, sulle mitigazioni per i residenti e sulle compensazioni per il quartiere di Monigo. Per quanto riguarda il Terraglio est, l’analisi dei flussi di traffico prodotti da Veneto Strade dice che sarebbe più urgente ottenere la liberalizzazione dell’A27, sfruttando maggiormente un’infrastruttura già esistente e sottoutilizzata, evitando l’ennesima costosa cementificazione del territorio. Inoltre gli aumenti del traffico del Terraglio est andranno a congestionare un quadrante ora già in difficoltà come quello del sottopasso di via Venier e la chiesa Votiva”. In un territorio provinciale fortemente turistico che ruolo deve spettare a una città di cultura qual è Treviso? Quali sono le sue proposte?

“Tutti gli spazi della città possono diventare spazi culturali, non solo quelli tradizionalmente dedicati, disseminando gli eventi culturali, musicali e teatrali nei quartieri. Treviso può diventare meta

europea di turismo sostenibile e responsabile, valorizzando l’offerta museale, artistica, naturalistica ed enogastronomica, promuovendo progetti integrati che valorizzino la rete ciclabile internazionale che passa per la città e la posizionino, grazie agli strumenti di diffusione digitale, come un’eccellenza mondiale, candidata ad essere la Capitale del Cicloturismo. In quest’ottica diventa fondamentale rivedere la gestione degli spazi espositivi esistenti conside-

randone dei nuovi. A questo proposito, bisogna ascoltare le esigenze di artisti e associazioni del territorio che contribuiscono a incentivare quel senso di appartenenza, indispensabile per vivere maggiormente il centro storico. Bisogna ad esempio riallacciare i rapporti con l’associazione Treviso Ricerca Arte che ha saputo far rinascere un gioiello come l’antico palazzo Ca’ dei Ricchi attirando una vasta platea di pubblico a livello regionale”.

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Treviso

“Treviso è un’esperienza da vivere a 360 gradi e continueremo a promuoverla nel mondo”

Mario Conte, 43 anni, è il sindaco uscente. É in corsa per il secondo mandato, sostenuto dal suo partito, la Lega, dalla sua lista civica, da Fratelli d’Italia e Forza Italia.

Nel 2018 conquistò Ca’ Sugana al primo turno con il 54,5%, sconfiggendo l’allora uscente Giovanni Manildo, sostenuto dal centrosinistra, che si fermò al 37,6%

Nel corso degli anni la pedonalizzazione del centro storico è sempre stata tra le questioni rilevanti delle campagne elettorali, ma finora ai dibattiti non sono seguite azioni decisive da parte delle amministrazioni che si sono susseguite. Qual è la sua posizione sul tema?

“Vogliamo proseguire il lavoro per migliorare l’accessibilità alla città con il park interrato in piazza Vittoria. Questo parcheggio accompagnato dal Fast Park di via Foscolo e dal nuovo parcheggio programmato in via Dandolo, permetteranno, da una parte, a chi abita nella zona nord di Treviso di accedere facilmente a questa parte della città, dall’altra parte a chi arriva dal Terraglio di trovare facile accesso alla città anche da sud. A questi è però necessario accompagnare la definitiva revisione delle ZTL, differenziando l’accesso alle auto nei vari giorni della settimana. Ma prima di tutto vengono le strutture a supporto, come del resto avviene nelle grandi città euro-

pee e i nuovi parcheggi vanno proprio in questa direzione”. Grande viabilità: quarto lotto della tangenziale e Terraglio est sono le infrastrutture risolutive per la mobilità cittadina?

“Sono infrastrutture stradali fondamentali per alleggerire il traffico delle auto che transitano per Treviso. Per il IV Lotto il Ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti Matteo Salvini pochi giorni fa ha dato il via libera alla realizzazione e sarà un’opera fondamentale per alleggerire l’impatto dei veicoli sul Put o lungo le arterie stradali principali che entrano in città”.

In un territorio provinciale fortemente turistico che ruolo deve spettare a una città di cultura qual è Treviso? Quali sono le sue proposte?

“In questi cinque anni abbiamo puntato molto sulla valorizzazione degli artisti trevigiani: da Canova a Paris Bordon, da Arturo Martini a Renato Casaro. Sicuramente vogliamo proseguire sulla strada della programmazio-

ne, organizzando mostre che mettono in rete il territorio con i grandi poli museali internazionali oltre al patrimonio artistico dei nostri Musei con quello della Diocesi, di Cassamarca e Fondazione Benetton. A questi assoceremo sicuramente una promozione turistica internazionale, riproponendo partnership come quella che abbiamo portato avanti con Ryanair e Consorzio di Tutela del Prosecco Doc che ha dato risultati straordinari. Grazie a compagni di squadra internazionali abbiamo raggiunto le grandi città europee e milioni di potenziali visitatori che hanno poi scelto Treviso come destinazione e non più come mera stazione di transito. Oltre a proseguire sulla strada della promozione internazionale, daremo nuovi servizi ai visitatori, dai bagni pubblici al nuovo portale Turismo Treviso, che unisce la Treviso culturale con tutte le altre opportunità per vivere il centro e i quartieri come un’esperienza a 360 gradi, dai musei all’enogastronomia”.

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2023/2028. Mario Conte è il sindaco uscente e rappresenta la coalizione di centrodestra
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Il traguardo. Dal 1983 opera nel territorio della Marca trevigiana con quattro sedi fra Treviso e Mogliano Veneto

I primi 40 anni della cooperativa Ceis Una vita al fianco delle persone fragili

Luca Sartorato: “Oggi ci troviamo di fronte a una serie sempre più preoccupante di fragilità, manifestate soprattutto dai giovani, che appaiono sfiduciati nel futuro, limitati nella loro socialità e in alcuni casi apparentemente smarriti nella ricerca di un proprio posto nel mondo”

Il presidente Luca Sartorato e il direttore Marco Possagnolo

E ra il 1983 quando, su iniziativa di un gruppo di famiglie che stava vivendo da molto vicino il problema delle dipendenze da sostanze stupefacenti, venne fondata l’associazione di volontariato Centro di solidarietà di Treviso. Il modello cui ispirarsi era quello delle comunità terapeutiche fondate da don Mario Picchi. Sono passati quarant’anni da allora e nel frattempo non si è trasformato solo il Ceis – diventato società cooperativa sociale, oggi con quattro sedi operative, due a Treviso e due a Mogliano Veneto – ma anche il target, le sostanze, le tipologie di dipendenza e soprattutto la sfida a cui gli operatori sono chiamati. Perché, come spiega il presidente Luca Sartorato, “in questo periodo storico ci troviamo di fronte a una serie sempre più preoccupante di fragilità manifestate soprattutto dai giovani, che appaiono sfiduciati nel futuro, limitati nella loro socialità e in alcuni casi apparentemente smarriti nella ricerca di un proprio posto nel mondo”. Una situazione che, guardata con gli occhi esperti del Ceis, significa “rischio”. E quindi necessità di agire per prevenire.

Il traguardo importante dei quarant’anni diventa l’occasione per un bilancio delle cose fatte e per guardare oltre, vero le cose da fare. Nel 2022 la cooperativa ha accolto nelle proprie strutture 149 persone con dipendenze, 28 delle quali arrivate al Ceis in

misura alternativa al carcere (affidamento, messa alla prova o obbligo di dimora). I programmi portati a termine positivamente sono stati 66, con utenti che hanno completato il percorso di reinserimento sociale e lavorativo e ora hanno un posto in cui vivere e un lavoro per potersi mantenere. Ma la cooperativa trevigiana dal 2016 si occupa anche di salute mentale: lo scorso anno sono state accolte 25 persone (che hanno occupato il totale dei posti disponibili nelle strutture di Cessalto e Preganziol) su indicazione dei SerD e dei Centri si salute mentale. A tutto questo viene affiancata la collaborazione con associazioni ed enti assistenziali, educativi e di prevenzione. Che ha portato negli anni all’attivazione di un progetto come il GAP (Gioco d’azzardo patologico), rivolto agli studenti degli istituti superiori della provincia per sensibilizzarli ai problemi della ludopatia attraverso giochi di ruolo e focus group. Solo nel 2022 sono stati incontrati 513 ragazze e ragazzi. O come Edu-Care in rete, che propone interventi educativi domiciliari per la cura di sé, dell’accompagnamento alla ricerca di un lavoro, della socializzazione e della sperimentazione ludico-ricreativa in relazione con la rete territoriale. Oppure il progetto Educazione alla legalità, realizzato in collaborazione con l’Ufficio di sorveglianza penale esterno del Dipartimento della Giustizia minorile e di comunità:

L’INFORMAZIONE LOCALE A PORTATA DI CLICK.

un percorso psicoeducativo dedicato ai condannati per reati connessi alle tossicodipendenze. L’anno scorso sono stati coinvolti in 54. Otto persone con disagio psichico hanno invece preso parte al programma di inserimento eterofamiliare. Numeri in crescita non solo rispetto alla storia, ma anche al 2021. Problemi nuovi che hanno spinto il Ceis a programmare nel 2023 nuovi progetti, come il rafforzamento (in collaborazione con la Regione, Anci Veneto e ministero della Giustizia) della rete esistente di protezione e sostegno delle vittime di ogni tipologia di reato, grazie all’istituzione di spazi dedicati sul territorio, di campagne di sensibilizzazione su legalità, convivenza civile, politica di comunità, erogando servizi di walfare personalizzati. Soprattutto, negli obiettivi futuri a breve termine c’è l’apertura di un nuovo centro diurno territoriale, capace di offrire servizi accreditati per il trattamento delle dipendenze oltre che indirizzare e sostenere una fascia di utenti non idonei ai percorsi residenziali.

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Il centro di pronta accoglienza di viale Felissent a Treviso

Il riconoscimento. La Regione ha scelto il progetto dell’Ipa di 29 comuni con capofila Pieve di Soligo

Le Terre Alte della Marca Trevigiana sono Città Veneta della Cultura 2023

Dopo essere state riconosciute, nel 2019, patrimonio Unesco grazie alle loro inconfondibili e mozzafiato Colline del Prosecco, le Terre Alte della Marca Trevigiana si sono aggiudicate anche il titolo di Città Veneta della Cultura 2023. A decretarlo è stata la Regione del Veneto il 7 aprile scorso con un annuncio fatto dal presidente Luca Zaia alla presenza del presidente della Provincia di Treviso Stefano Marcon, del sindaco di Pieve di Soligo Stefano Soldan e della presidente dell’Associazione

Colline del Prosecco Unesco Marina Montedoro.

È la terza edizione dell’iniziativa, precedentemente vinta da Cittadella e da Caorle. Questa volta ad avere la meglio su ben diciassette candidature è stata la cordata di comuni con Pieve di Soligo capofila, che ha presentato un programma di sessanta eventi diffusi sul territorio e imperniati su paesaggio e musica.

Si tratta di un riconoscimento istituito con legge regionale per sostenere e promuovere la valorizzazione e la fruizione del patrimonio culturale, la crescita del turismo e degli investimenti sul territorio, la conservazione dell’identità, la creatività, l’innovazione, la crescita economica e sociale del territorio.

L a commissione regionale alla fine ha scelto la proposta trevigiana: un programma importante, che vale complessivamente 970mila euro e che vedrà, proprio grazie alla vittoria, un contributo regionale di 100mila euro.

U na proposta culturale che mette al centro la “musica per il paesaggio” e la “musica nel paesaggio”, con una serie di eventi che hanno scelto come scenari degli spazi inconsueti: dai laghi alle vigne, dai belvedere alle manifatture, dalle cantine alle chiesette rurali. Il tutto da realizzarsi in momenti particolari come l’alba o il tramonto, nel periodo che da aprile fino a novembre di quest’anno.

L ’area delle Terre Alte della Marca Trevigiana interessa un territorio formato dai comuni, riuniti in Ipa, del Quartier del Piave (Valdobbiadene, Pieve di Soligo, Segusino, Vidor, Moria-

go della Battaglia, Miane, Farra di Soligo, Sernaglia della Battaglia, Refrontolo e Follina), del Vittoriese (Vittorio Veneto, Cison di Valmarino, Tarzo, Revine Lago, Fregona, Cappella Maggiore, Sarmede e Cordignano) e del Coneglianese (Conegliano, Susegana, San Pietro di Feletto, Codognè, San Vendemiano, Colle Umberto, Santa Lucia di Piave, Mareno di Piave, Vazzola, San Fior, Godega di Sant’Urbano e Orsago).

Il governatore del Veneto si è congratulato con i vincitori “per come hanno dimostrato di sa-

Treviso Suona Jazz Festival

A maggio è musica!

Dal 24 al 28 maggio torna la musica di Treviso Suona Jazz Festival. Gli organizzatori hanno svelato i nomi dei protagonisti dei primi concerti di un calendario che si preannuncia ricco di stili. Mercoledì 24 alle 20.45 all’auditorium Fondazione Benetton si esibirà il trio composto dalla giovane e affermata pianista Francesca Tandoi, Emanuele

Cisi al sax e Stefano Senni al contrabbasso in “Sometimes we’re happy”. Tre artisti uniti da una profonda conoscenza della tradizione e da uno spiccato senso dello swing presenteranno un repertorio dedicato all’epoca d’oro del jazz.

Venerdì 26 alle 20.45 all’auditorium Sant’Artemio, sede della Provincia, arriverà Gegè Telesforo con il suo nuovo progetto “Big Mama Legacy”. Telesforo è un artista poliedrico, un vocalist raffinato, un polistrumentista, cultore della musica nera, un compositore e un discografico, che con questo progetto torna alle origini grazie alla presenza di alcuni fra i migliori talenti italiani della nuova generazione.

Sabato 27 maggio alle 20.45 al Teatro Comunale Mario Del Monaco sarà omaggiata la musica di Bill Evans con “Kind of Bill”. Sul palco ci saranno il pianista Dado Moroni, il contrabbassista portoricano Eddie Gomez (che con Evans ha suonato per ben undici anni) e lo statunitense Joe La Barbera, che di Evans è stato l’ultimo batterista prima della sua scomparsa.

I biglietti possono essere acquistati in prevendita nei punti Vivaticket, nel negozio di dischi di Treviso Mezzoforte cd, in biglietteria del Teatro Comunale Mario Del Monaco oppure online sul sito di Vivaticket.

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Molinetto della Croda pere fare squadra nell’ambito di questa intesa programmatica, dimostrazione che il progetto
è sempre più un volano per la promozione e la coesione di immagine del territorio”.

Il grande evento. Fino al 30 luglio al Museo Bailo i capolavori dello scultore trevigiano, con 280 opere esposte

Il tributo di Treviso ad Arturo Martini

Fra le dieci mostre più attese del 2023

Dal primo aprile è ufficialmente aperta al Museo Bailo di Treviso “Arturo Martini. I Capolavori”, una delle dieci mostre più attese in Italia nel 2023 e che, in quanto a numero di opere raccolte – 280 per l’esattezza – è eguagliata solo da quella firmata Giuseppe Mazzotti e Carlo Scarpa, organizzata sempre nel capoluogo della Marca nel 1967.

Tante le aspettative e altrettante le ambizioni che, per dirla con le parole dello stesso scultore, “pesano tonnellate e sembrano leggere come una piuma”. Le aspirazioni? Consacrare il proprio illustre cittadino (e con lui la città tutta) nel panorama internazionale e, come ha dichiarato Nico Stringa, curatore della monografica insieme al direttore dei Musei Civici di Treviso Fabrizio Malachin “tributare un’artista che è riuscito a rinnovare la tradizione scultorea in modo libero pur vivendo durante il regime fascista”. Un’esposizione a cui approcciarsi “con gli occhi innocenti, spontanei e pieni di stupore di un fanciullo, proprio come quelli del bambino nella scultura Il cieco che si incontra nella prima stanza”.

Molte le opere di grandi dimensioni: bronzi importati come il Figliol Prodigo, i Leoni di Monterosso, il Sonno, il Tobiolo, tra i molti; marmi come quelli del Legionario ferito, Donna che nuota sott’acqua, Torso di lottatore, tra gli altri; gessi come quello della Sposa Felice o il maestoso Sacro Cuore, un’opera colossale di tre metri e mezzo di altezza; terrecotte come La Veglia, II Bevitore o la Venere dei porti. “Entrando al Bailo - spiegano i curatori - , il pubblico viene accolto da un vero colpo di teatro. Nell’androne può vedere i sontuosi Leoni in bronzo e sullo sfondo Il Figliuol Prodigo. E, assieme a queste, per la prima volta radunate tutte le più importanti commissioni di Arturo Ottolenghi, nelle sale laterali, il Tobiolo e, nel chio-

stro l’Adamo ed Eva del nostro Museo. Al Tobiolo seduto mentre stringe tra le mani un pesce, viene affiancato il bozzetto che lo ispirò, opera di Hertha Wedwkind Ottolenghi, e il più tardo Tobiolo Giaquinto, che testimonia le nuove ricerche spaziali della seconda metà degli anni ‘30”.

Il percorso non è rigidamente inquadrato in sezioni, ma liberamente costruito per “temi” e “capolavori” atti a stimolare il confronto: il Bevitore disteso, La Pisana o II sonno, due notturni, sono accostati alla Donna al sole e Donna sulla sabbia, il bozzetto del Tito Livio è posto accanto al grande gesso dell’opera.

Si tratta di “un artista definito a torto eclettico”, spiega Stringa, che aggiunge: “Martini si è ripetuto spesso nello scolpire temi a lui cari come l’Ofelia di Shakespeare, il Figliol prodigo, l’attesa o i notturni, ma non per mancanza d’idee, quanto piuttosto per approfondire e dare importanza a quelli che per lui erano i temi chiave dell’esistenza”.

Non mancano nell’esposizione gli “effetti speciali”: il bozzetto della Donna che nuota sott’acqua è al centro di una sala immersiva con le immagini del film che lo ispirò: “Ombre bianche” (White Shadows in the South Seas), diretto nel 1928 da W. S. Van Dyke. In mostra non c’è solo il Martini monumentale, ma una panoramica completa sulla sua attività: cheramografie, pic-

cole terracotte, ceramiche, gessi. Non manca nemmeno la pittura con 40 dipinti di Martini mai esposti in maniera unitaria prima di oggi. Tante le opere mai uscite da collezioni private o che non si vedono da decenni in un percorso che, sebbene ponga sulla fase matura di Martini, dà la possibilità di percorrere tutti i momenti della produzione artistica dello scultore trevigiano.

“Quella su Arturo Martini non è una semplice mostra, ma un progetto che punta a coinvolgere l’intera comunità trevigiana. Sarà un volano incredibile per il turismo che, dalla fine del Covid, ha raggiunto nelle ultime settimane un aumento del +149% per quanto riguarda il numero di visitatori in città”, ha dichiarato il sindaco Mario Conte. Riuscirà Treviso, grazie alle mostre di Canova e Martini, a imporsi nel panorama nazionale e internazionale come Urbs Sculpta? Lo scopriremo. Nell’attesa non resta che godersi l’esposizione, che è visitabile fino al 30 luglio da martedì alla domenica dalle 10 alle 18; il biglietto intero ha un costo di nove euro mentre il ridotto di sei.

La città rende omaggio al suo artista più illustre con una monografica curata da Nico Stringa e dal direttore dei Musei Civici Fabrizio Malachin. Fra aspettative e ambizioni, è un’esposizione a cui approcciarsi con lo stupore di un bambino

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Arturo Martini: “Figliol Prodigo” Arturo Martini: “il Tobiolo”

#Regione

L'intervista. Il senatore Raffaele Speranzon è vice presidente vicario del gruppo Fratelli d’Italia a Palazzo Madama

“Dal taglio del cuneo fiscale ai bonus Il nostro aiuto a famiglie e imprese”

Il recente taglio al cuneo fiscale, che dovrebbe alleggerire il peso delle tasse per i lavoratori con i redditi più bassi, è l’ultimo dei provvedimenti adottati dal governo per fronteggiare mesi ancora impegnativi per i conti di famiglie e imprese. Sarà sufficiente? Che altro fare? Ne parliamo con il senatore veneziano Raffaele Speranzon, che a Palazzo Madama è anche vice presidente vicario del gruppo di Fratelli d’Italia.

Senatore, qual è il fronte più caldo che vede impegnato il governo Meloni?

Stiamo lavorando soprattutto sulla riduzione delle tasse, per questo abbiamo messo a punto una finanziaria che taglia il cuneo fiscale e aumenta la platea dei cittadini che si troveranno qualcosa di più in busta paga, partendo dai redditi medio bassi. La nostra riforma fiscale ha l’obiettivo di tagliare le tasse a tutti, a cominciare da chi si trova in maggiore difficoltà. Vogliamo allargare la platea dei cittadini che da questa riforma avranno qualcosa in più. Come sostenere concretamente le famiglie?

Abbiamo introdotto vari bonus energetici per pagamento bollette, che hanno permesso alle famiglie di affrontare l’impennata dei costi energetici. Abbiamo anche raddoppiato tutti i benefici per i genitori che mettono al mondo dei figli e introdotto un congedo parentale più lungo e più ore di permesso retribuito. Da quest’anno l’assegno unico è aumentato, così come le pensioni minime. In una situazione economica come quella attuale, ancora difficile e con una quotidiana instabilità a livello internazionale, dobbiamo far fronte anche all’aumento dell’inflazione.

Che risposte dare invece al mondo delle imprese?

Il primo obbiettivo era scon-

giurare chiusure di massa, fallimenti e ascesa della disoccupazione. Una volta messo in sicurezza il nostro sistema economico e produttivo siamo pronti a ripartire. La previsione di crescita dell’1 % inserita nel Documento di economia e finanza approvato lo scorso 11 aprile è anche la risposta che diamo ai vari gufi, secondo i quali eravamo ormai sull’orlo del fallimento. Invece il 2023 sarà un anno di crescita, anche se c’è ancora molto da fare.

A questo proposito, come superare l’impasse del Pnrr?

Stiamo cercando di snellire procedure per raggiungere gli obiettivi fissati. È bene ricordare che per due decenni l’Italia ha gestito i fondi strutturali per la formazione e per miglioramento della qualità dei lavoratori, oltre che per l’implementazione delle infrastrutture e delle tecnologie. Non siamo riusciti a spendere quasi la metà di questo denaro, ora abbiamo il quadruplo delle risorse, quindi vanno modificate e trasformate le procedure. L’obiettivo è creare le condizioni perché la burocrazia non sia un ostacolo, ma ci aiuti ad utilizzare al meglio questi fondi. Abbiamo centralizzato tutto su Palazzo Chigi proprio per lavorare su questo aspetto cruciale. Per l’opposizione non state facendo abbastanza, cosa rispondete?

Rispondiamo con i fatti, ormai da mesi: abbiamo riformato il codice degli appalti, abbiamo in cantiere la riforma della giustizia per garantire a tutti un giusto processo in tempi brevi, perché la lentezza della giustizia produce impunità, stiamo lavorando ad una proposta di legge che va a gravare le pene per chi occupa immobili abusivamente. Abbiamo adeguato il contratto degli insegnanti, bloccato da oltre un decennio. Abbiamo dato il via alla riforma dell’au-

tonomia differenziata e a quella delle province, all’orizzonte c’è anche la riforma del presidenzialismo. Non siamo certo con le mani in mano. Altro fronte che ci vede impegnati è quello della sovranità alimentare e il no al cibo artificiale con cui si vorrebbe uniformare l’alimentazione in tutto il mondo. Noi difendiamo la dieta mediterranea e la nostra filiera di qualità che vale centinaia di miliardi e garantisce anche un’elevata aspettativa di vita. Si parla ancora di emergenza immigrazione, che fare? Dobbiamo far comprendere che il confine italiano è un confine comunitario, quindi l’emergenza riguarda l’Europa intera che non può continuare a stare alla finestra. Tutta l’Europa deve sentirsi coinvolta e responsabile, per evitare scelte drastiche e pesanti conseguenze. Vanno stretti accordi con tutto il Nord Africa e gli altri Paesi del bacino mediterraneo, serve una forte azione comune se vogliamo evitare altre tragedie.

In Veneto fra poco si vota a Vicenza e Treviso: com’è il rapporto con gli alleati?

Anche stavolta siamo riusciti a fare sintesi sui candidati che guideranno queste città per i prossimi anni, siamo sicuri saremo ancora premiati dal consenso degli elettori, come è stato di recente nel vicino Friuli Venezia Giulia e prima in Lazio e Lombardia. A livello regionale orma è chiaro che Fratelli

d’Italia è la forza politica più importante. Confidiamo nella disponibilità di Zaia a dare ascolto alle proposte, alle idee e ai suggerimenti del primo partito in Veneto. Da parte nostra non verrà mai a mancare la lealtà nei confronti della giunta regionale. Ha fatto discutere la presa di posizione di Fratelli d’Italia sulle carriere alias a scuola. Perché quella lettera al liceo?

Più che una lettera al singolo istituto sarebbe stato meglio fare una lettera aperta su questo tema così complesso che richiede una seria riflessione. Oggi in Italia prima dei 1 8 anni un giovane non viene considerato sufficientemente maturo per guidare un’auto, votare, consu-

mare alcolici. Anche sul fronte penale un minorenne che commette un reato ha responsabilità attenuate. Riteniamo che sia prematura ogni decisione sulle cosiddette carriere alias da parte di un adolescente. Ad ogni cosa il suo tempo, il cambio di sesso è previsto e regolato dalla legge, è un diritto legittimo ma deve essere frutto di una decisione matura, non presa sull’onda dell’emotività. L’adolescenza invece è una fase di conflittualità permanente, dobbiamo andarci cauti. Meglio se le scuole, anziché occuparsi di questo, si concentrano sul loro ruolo didattico e sulla formazione dei ragazzi.

Consiglio Veneto, confermata la squadra del presidente Ciambetti

Il Consiglio regionale del Veneto ha votato il rinnovo dell’Ufficio di Presidenza senza particolari contraccolpi all’interno della maggioranza, in particolare nel rapporto di forza tra Lega e Fratelli d’Italia.

Sono stati confermati il presidente Roberto Ciambetti (Lega-LV), con 37 voti, i vicepresidenti Nicola Finco (Lega-LV) per la maggioranza, con 36 voti, e Francesca Zottis (Partito Democratico) per la minoranza con 9 voti, nonché i segretari Alessandra Sponda (Lega-LV) per la maggioranza con 34 voti, ed Erika Baldin (Movimento 5 Stelle) per la minoranza con 9 voti.

“Il voto di metà legislatura - spiega il presidente

Ciambetti - è previsto dal regolamento del Consiglio regionale: si tratta di una procedura che serve anche come strumento di verifica e controllo dell’operato di chi gestisce l’assemblea. Il voto espresso non solo sancisce il riconoscimento del buon lavoro fatto finora ma rappresenta anche un segnale per il percorso che ci condurrà, nei prossimi due anni e mezzo, alla conclusione della legislatura: l’attività legislativa che ci vedrà impegnati è ancora molta, sia in termini di quantità di provvedimenti, sia soprattutto in termini di qualità. Il rinnovo di tutti i componenti rappresenta quindi una continuità che consentirà all’assemblea legislativa di proseguire al meglio”.

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Raffaele Speranzon

disagio giovanile non va sottovalutato e va affrontato a scuola e all’università”

Afianco degli studenti e del loro disagio, manifestato in più occasioni, anche in momenti solenni come l’inaugurazione dell’Anno Accademico all’Università di Padova. Rachele Scarpa, parlamentare del Partito Democratico, non sottovaluta l’appello che arriva dai giovani alle prese con le difficoltà quotidiane nell’affrontare il percorso di studi.

“La Rete degli studenti medi, l’Unione degli Universitari e il

Sindacato pensionati italiani (Spi Cgil) - ricorda la deputata veneta - hanno presentato alla Camera i dati della loro ricerca ‘Chiedimi come sto’. É successa una cosa importante: i 30mila studenti e studentesse che ci dicono come stanno, quanto difficile sia stata la pandemia, che pensano sia necessario un supporto psicologico fruibile e a portata di mano impongono un impegno urgente del Parlamento, come in que-

ste settimane è emerso spesso”.

A fronte di questa situazione l’Unione degli Universitari e la Rete degli Studenti Medi hanno presentato in Parlamento una proposta di legge sul benessere psicologico degli studenti, con la proposta di istituire un presidio psicologico con psicologi in ogni scuola e università.

Rachele Scarpa chiede un impegno urgente al Parlamento per garantire un presidio psicologico e una rete di supporto sociale

Con la tappa a Vicenza si è concluso il tour “Comunità Energetiche Rinnovabili e gruppi di autoconsumatori di energia rinnovabile che agiscono collettivamente. Uno strumento per la transizione energetica” che ha toccato tutte province venete.

“Il bilancio di questa esperienza è estremamente positivo - commenta Roberto Marcato, assessore regionale allo sviluppo economico ed energia -. Complessivamente, nell’arco di un mese, ho potuto incontrare oltre 500 sindaci, toccando in pratica tutto il territorio regionale. Ho riscontrato che c’è ampia consapevolezza che le comunità energetiche sono uno strumento importante sul quale investire per il nostro futuro.

Noi faremo la nostra parte come stiamo già facendo, ora ci aspettiamo dal Governo i decreti attuativi. Ci aspettiamo che renda l’utilizzo delle comunità energetiche molto semplice e facile da costruire e mettere a sistema. Abbiamo davvero l’opportunità di scrivere una pagina importante vero l’autonomia energeticaconclude Marcato -.

È una partita fondamentale e ne va dello sviluppo del nostro territorio”.

“La scuola e l’università - aggiunge Scarpa - sono l’epicentro da cui parte un grido di aiuto e devono essere quindi l’epicentro della nostra risposta: dai luoghi di istruzione si possono intercettare condizioni di disagio e difficoltà, dei singoli e dei contesti familiari, ma soprattutto si può fare prevenzione e promozione del benessere psicologico”.

“L’istruzione pubblica - continua la deputata del Pd - deve diventare un’àncora di salvezza per chi è in difficoltà e il primo luogo di acquisizione degli strumenti psicologici, sociali e culturali per stare bene: poi servono risposte complesse e di sistema. Serve lo psicologo di base, perché il benessere di una persona non può essere legato al fatto di potersi permettere di pagare un professionista. E ancora bisogna pensare alla situazione nelle carceri, o alle condizioni limite di chi arriva nel nostro paese dopo aver attraversato il Mediterraneo. Serve una rete di supporto sociale per gli anziani, per non lasciarli soli. Servono sguardi ampi e una grande volontà politica di fare sintesi, con trasversalità e determinazione. Utilizzeremo, per que-

sto, l’intergruppo parlamentare per il benessere psicologico da me promosso: dall’ascolto degli studenti e dal confronto in Parlamento devono partire le risposte urgenti che la mia generazione sta chiedendo”, conclude Scarpa.

“La nostra proposta di legge - spiega Camilla Velotta, dell’esecutivo nazionale della Rete Studenti Medi - punta ad istituire, regolare e finanziare un servizio di assistenza psicologica, psicoterapeutica e di counselling scolastico e universitario, che possa basarsi su personale professionista e interfacciarsi con il servizio sanitario territoriale assicurando la presa in carico degli studenti che ne avessero bisogno. Oggi molte scuole e università offrono un servizio psicologico, ma le risorse economiche e il personale a disposizione sono gravemente insufficienti: infatti, noi chiediamo che lo Stato investa almeno cento milioni di euro all’anno per arruolare sul territorio dei team multidisciplinari di professionisti, le cui competenze

devono garantire l’assistenza in relazione alle necessità specifiche degli studenti”. “Siamo andati ad individuare una necessità delle nostre generazioni. - osserva Paolo Notarnicola, coordinatore nazionale della Rete - Vedere concretamente lo stato di malessere all’interno dei nostri coetanei ha fatto scattare la scintilla su quella che avrebbe dovuto essere la strada da percorrere. A fronte di un’ampia coscienza del proprio stato di disagio, uno dei principali rischi è quello che si vada verso l’assunzione del malessere come parte integrante della propria vita. L’intento politico è sempre stato, dunque, quello di far emergere questa ‘fragilità generazionale’ come punto di partenza per la costruzione di una rivendicazione sul diritto al benessere psicologico, un diritto quasi per nulla esistente, ma che riteniamo debba essere prioritario in futuro e, partendo da questo, bisogna costruire le basi affinché si fondi sui principi di universalità e su misure di welfare pubblico”.

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Regione
Il caso. La deputata veneta del Pd raccoglie l’appello degli studenti
“Il
Rachele Scarpa e Ivan Pedretti (Spi Cgil) Roberto Marcato
Comunità energetiche, Marcato ha incontrato cinquecento sindaci

L’inaugurazione. Aperto al traffico il collegamento da Spresiano alla A27, due chilometri costati 66 milioni di euro

Pedemontana Veneta quasi completa Manca solo l’ultimo tratto vicentino

Anche l’ultimo tratto della Pedemontana in provincia di Treviso è stato aperto al traffico. Due chilometri, realizzati quasi tutti in trincea e con un costo di 66 milioni di euro, che collegano il casello di Spresiano con la A27. Alle Dolomiti da una parte, mentre dall’altra, grazie all’innesto con la A28 e più in là ancora con la A4, a Pordenone, Portogruaro, Udine, Trieste, l’Austria, la Slovenia. Insomma, il Nordest e il Nord Europa connesse da una superstrada definita all’unanimità strategica. Al completamento del progetto mancano ancora 12 chilometri, quelli che vanno da Montecchio Maggiore a Malo: se tutto filerà liscio, en-

tro la fine dell’anno il casello di Montecchio (di competenza della Brescia-Padova) verrà aperto e allora si potrà parlare davvero di grande anello est-ovest dell’intero Nordest. Per “varare” l’interconnessione della Marca sono arrivati in tanti. Dal vice presidente del Consiglio dei ministri con delega alle infrastrutture e ai trasporti Matteo Salvini al governatore Luca Zaia con la giunta regionale al completo. Parlamentari e sindaci, ordini professionali e vertici della Dogliani, l’impresa che ha realizzato l’opera. “La storia della Pedemontana parte con i primi progetti degli anni Novanta. Si blocca, va in stallo, e solo negli ultimi anni l’impe-

gno della Regione ha portato all’avvio dei cantieri. L’apertura del collegamento con la A27 – ha dichiarato Zaia – permette ora di fare l’atteso salto di qualità: decine di comuni, migliaia di aziende, tantissimi abitanti di questi territori hanno finalmente un’arteria importante per il traffico veicolare, in una delle aree produttive più importanti del Paese. Questo significa anche un aiuto all’economia, all’attrazione di in-

vestimenti, alla crescita di una porzione di Veneto che viveva sotto scacco di una viabilità secondaria ormai satura”. Da Pordenone a Bassano in un’ora e 55 minuti. Da Portogruaro a Vicenza in un’ora e 20 minuti. Da Treviso Nord a Montecchio in 50 minuti. Numeri che rivoluzionano gli spostamenti in una parte d’Italia storicamente imbottigliata nel traffico. Numeri dettati non soltanto da quei

94,5 chilometri di Superstrada Pedemontana Veneta, ma anche dai 68 chilometri di nuova viabilità ordinaria connessa alla grande opera. L’appello accorato di Zaia (e di Salvini) a usare l’infrastruttura (“Utilizzatela, utilizzatela, utilizzatela”) va inevitabilmente letto come risposta a chi mette sul piatto i costi dei pedaggi. “I flussi di traffico sono in aumento, con il valore finora record di 33.943 veicoli raggiunto il 10 marzo scorso. Gli introiti andranno ad aumentare nei prossimi mesi e anni, favorendo una piena sostenibilità economica”, da detto il presidente della Regione. Che tradotto significa: la Pedemontana ci è costata 2 miliardi e 258 milioni di euro, secondo i piani arriveremo a velocità di crociera al nono anno di vita, più viene utilizzata prima finiamo di pagarla e prima potremo iniziare ad abbattere i pedaggi.

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Zaia invita ad usarla: “È un aiuto all’economia di una parte della nostra regione che viveva sotto scacco di una viabilità satura, prima finiamo di pagarla e prima potremo iniziare ad abbattere i pedaggi”
L'inaugurazione della "Pedemontana Veneta"

Regione

Aspiag Service. il programma educativo per promuovere sana alimentazione e stili di vita salutari nelle scuole primarie

Despar fa crescere “Le Buone Abitudini”

In Triveneto ed Emilia-Romagna il progetto, ideato e promosso da Despar (Aspiag Service) nel 2006, si espande e diventa digitale

330 istituti scolastici di 127 Comuni, oltre 120.000 alunni formati, 350 eventi e 1640 ore di laboratorio organizzati: sono alcuni importanti numeri che descrivono, in Triveneto ed Emilia-Romagna, l’attività de “Le Buone Abitudini”, il programma per l’educazione alla sana alimentazione e ai corretti stili di vita, avviato nel 2006 da Despar (Aspiag Service) nelle proprie regioni di riferimento. Un programma che, grazie alla collaborazione con il Consorzio Despar Italia e le società che ne fanno parte, da quest’anno si allarga su scala nazionale: il progetto, diventato una best practice in Triveneto ed Emilia-Romagna dove è stato avviato diciassette anni fa, è stato infatti esteso a tutte le 17 regioni italiane in cui il Consorzio e le sue società sono presenti.

Le Buone Abitudini è un programma innovativo nato con l’obiettivo di supportare scuole e famiglie, nel perseguire e raggiungere un concetto ampio di qualità della vita, con particolare attenzione ai temi della sana alimentazione, del

movimento fisico e del rispetto per l’ambiente. Il programma è stato studiato come un ciclo educativo completo per accompagnare insegnanti, alunni e famiglie lungo tutto il cammino della scuola primaria, dalla classe prima alla classe quinta. Nel dettaglio, il programma è strutturato in cinque percorsi di educazione alimentare curati e verificati in collaborazione con un team di specialisti e differenziati per ciascuna classe della scuola primaria. Attraverso una metodologia attiva di insegnamento, grazie alla quale i bambini possono approfondire e mettere in pratica quello che imparano con sperimentazioni pratiche e semplici azioni quotidiane, il percorso formativo permette così di sviluppare competenze e tematiche trasversali in linea con le indicazioni nazionali del MIUR.

Il progetto, volto da sempre a coltivare nei cinque anni di scuola primaria un seme speciale, fatto di curiosità, sensibilità ed esperienza, che germogliando possa aiutare i bambini a crescere in

modo sano e consapevole, a partire dall’anno scolastico 2022/2023 ha cambiato pelle per rivolgersi verso una dimensione innovativa e digitale. Oggi, infatti, “Le Buone Abitudini” è un programma fruibile interamente online attraverso una piattaforma gratuita (https://www.lebuoneabitudini.despar.it/piattaformascuola/) dedicata agli insegnanti della scuola primaria che possono registrarsi con facilità e usufruire di contenuti scientifici aggiornati e proposte interattive messi a disposizione come video, approfondimenti, materiali didattici digitali e stampabili, attività esperienziali in classe e in famiglia. I contenuti per gli insegnanti si integrano poi con un sistema digitale più

ampio rivolto alle famiglie a cui vengono messi a disposizione contenuti e materiali sul sito del programma www. lebuoneabitudini.despar.it, oltre che sulla pagina Facebook e il canale YouTube de “Le Buone Abitudini”, con ricette, consigli degli esperti e attività manuali da svolgere insieme ai bambini. Una vocazione al sociale che è parte del DNA di Despar, che ogni giorno si impegna per favorire un modello di svilup-

po fondato sulla costruzione di relazioni e valore condiviso per le comunità in cui l’azienda si inserisce.

Tre domande a Filippo Brocadello, membro del team del progetto Despar “Le Buone Abitudini”Medico, specialista in scienza dell’alimentazione e fitoterapeuta

1) Le Buone Abitudini è un ciclo educativo completo che si articola in cinque percorsi specifici per ciascuna classe della scuola primaria. Come sono state scelte le tematiche e quali sono le specificità del programma?

Le tematiche e le competenze sviluppate dal progetto sono trasversali e in linea con le Indicazioni Nazionali del MIUR. Attraverso la nuovissima piattaforma digitale, i nostri specialisti offrono agli insegnanti una formazione qualificata, attendibile e sempre aggiornata. Tutti i percorsi de Le Buone Abitudini si avvalgono della metodologia attiva, grazie a cui i bambini e le bambine diventano protagonisti, a scuola e a casa, approfondendo e mettendo in pratica ciò che imparano attraverso attività espe-

rienziali e semplici azioni quotidiane.

2) La scuola ha un ruolo importante nel diffondere corrette abitudini alimentari, ma altrettanto fondamentale è il ruolo della famiglia. In che modo questo programma rappresenta un ponte tra scuola e famiglia su un tema così importante?

Il nostro ciclo educativo si fonda sulla relazione tra società, scuola e famiglia e permette a insegnanti e genitori di lavorare fianco a fianco attraverso la nostra piattaforma e non solo. In tutti i percorsi è prevista la restituzione a casa dei contenuti appresi a scuola, attraverso attività, esperienze e video da visionare in famiglia. Grazie ai nostri canali on-line, inoltre, è possibile fare rete, condividere il lavoro svolto, i consigli degli esperti, approfondimenti, ricette,

eventi e tanto altro.

3) Quali sono gli errori più comuni che si commettono rispetto all’alimentazione di bambini e ragazzi? Può darci qualche consiglio pratico su come educarli a stili di vita salutari e a un’alimentazione equilibrata?

Uno degli errori più comuni è senz’altro l’eccessivo ricorso (anche più che quotidiano) a merendine, snack, bibite e succhi di frutta, che anziché essere consumati una volta ogni tanto, per esempio nelle occasioni come feste e compleanni, entrano nella dieta di tutti i giorni come fossero indispensabili, andando così a confondere ciò che rientra in un concetto di alimentazione equilibrata rispetto a quello di eccezione. Il consiglio più utile è certamente la coerenza. I più piccoli, infatti, oltre a seguire quan-

to viene scelto per loro in famiglia, imparano principalmente osservando i comportamenti degli adulti di riferimento, che fungono da esempio fondamentale nell’indirizzare le loro scelte.

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Filippo Brocadello, membro del team LBA, medico specialista in scienza dell'alimentazione e fitoterapeuta

Cibo sintetico, l’opinione pubblica si spacca tra favorevoli e contrari

contro

Il mondo scientifico esprime per lo più una posizione a favore del cibo coltivato in laboratorio

C ibo coltivato in laboratorio, quello che nel linguaggio comune è stato impropriamente chiamato “sintetico”, una nuova frontiera che spacca l’opinione pubblica e fa registrare anche tra gli esperti e addetti ai lavori posizioni contrastanti che si dividono tra favorevoli e contrari.

U na questione aperta dopo l’autorizzazione per il consumo umano concessa dall’autorità alimentare americana Fda ai filetti di “pollo” creati in laboratorio dalla Upside Foods e a quelli della GOOD Meat. Attualmente la carne sintetica è un prodotto che non è ancora entrato nel mercato europeo. Qualora l’Autorità europea sulla Sicurezza alimentare (EFSA) dovesse approvare la sicurezza della carne coltivata, questa potrà entrare nel mercato europeo e potrà essere acquistata.

Prosegue alla pag. seguente

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APRILE 2023 on-line: /category/salute/ Salute
Naturale
sintetico: questo è il dilemma

Coldiretti a supporto del ddl che in Italia vieta i cibi sintetici

Salute

Naturale contro sintetico: questo è il dilemma

In Italia l’approvazione, lo scorso 29 marzo, in Consiglio dei ministri del disegno di legge “Disposizioni in materia di divieto di produzione e di immissione sul mercato di alimenti e mangimi sintetici”, ha ulteriormente contribuito ad esacerbare il dibattito.

Ma cos’è la carne coltivata?

Tra i contrari si colloca il senatore Luca De Carlo, presidente della commissione industria, commercio turismo agricoltura e produzione agroalimentare, che ha esultato, lo scorso 29 marzo, per l’approvazione in Consiglio dei ministri del disegno di legge “Disposizioni in materia di divieto di produzione e di immissione sul mercato di alimenti e mangimi sintetici”, che vieta la produzione, l’importazione e la vendita di alimenti “sintetici” in Italia.

“È una grande vittoria per l’intero comparto agroalimentare italiano - ha dichiarato il senatore, - l’Italia è la prima nazione al mondo che ha dimostrato il coraggio di fermare questa deriva con provvedimenti concreti e lo ha fatto anche con uno strumento chiaro e snello, composto da soli sei articoli”.

Anche Coldiretti si è mobilitata contro il cibo sintetico raccogliendo in tutta Italia mezzo milione di firme a supporto della nuova normativa. La petizione ha ricevuto l’adesione anche di ministri, sottosegretari, parlamentari nazionali ed europei, governatori, sindaci, personalità della cultura, dello sport e dello spettacolo, rappresentanti istituzionali di Regioni e Province, imprenditori e anche numerosi vescovi.

“Dopo l’autorizzazione per il consumo umano concessa dall’autorità alimentare americana Fda ai filetti di “pollo” creati in laboratorio dalla Upside Foods e a quelli della GOOD Meat, il rischio è una diffusione anche nell’Unione Eu-

ropea dove già quest’anno – denuncia la Coldiretti - potrebbero essere introdotte le prime richieste di autorizzazione all’immissione in commercio che coinvolgono Efsa e Commissione Ue. Dopo la carne la sperimentazione si è estesa al pesce ed al latte mettendo a rischio la naturalità degli alimenti più presenti nella dieta”.

“La verità è che non si tratta di carne ma di un prodotto sintetico e ingegnerizzato, che non salva l’ambiente perché consuma più acqua ed energia di molti allevamenti tradizionali – osserva il presidente Ettore Prandini, contestando le motivazioni dei sostenitori del cibo coltivato in laboratorio - non aiuta la salute perché non c’è garanzia che i prodotti chimici usati siano sicuri per il consumo alimentare e, inoltre, non è accessibile a tutti poiché è nelle mani di grandi multinazionali”.

Coldiretti Veneto, inoltre, mette in risalto come produzioni da primato siano messe a rischio.

“Rispetto al mercato nazionale, - si sottolinea - il Veneto vanta numeri da leader, concentrando oltre il 40% degli allevamenti avicoli. A questi si aggiungono il 15% del settore bovino e il 10% di quello suino, tanto che la regione è quarta per valore aggiunto in agricoltura con oltre 3 miliardi di euro, grazie anche alle sue 95 certificazioni di origine fra Dop e Igp. Primati che, secondo Coldiretti, in prospettiva rischiano di essere però insidiati dalla decisione della Fda”.

“È un tipo di carne prodotta in laboratorio a partire da cellule animali” si legge nelle pagine del sito della Fondazione Umberto Veronesi, che già nel 2019 si era espressa a favore di queste tecniche attraverso la pubblicazione di un documento di Roberto Defez, dell’Istituto di Bioscienze e Biorisorse del Consiglio Nazionale delle Ricerche (Cnr) di Napoli e membro del comitato etico della Fondazione Umberto Veronesi, intitolato “Dagli allevamenti intensivi all’agricoltura cellulare”.

“Attualmente - si legge - la carne coltivata è un prodotto che nasce a partire da cellule animali che vengono prelevate tramite una biopsia e fatte crescere su un terreno ricco di nutrienti.

Dal punto di vista della sicurezza alimentare - è la posizione della Fondazione Veronesi - il consumo di carne coltivata non presenta un rischio per la salute umana. In Unione Europea la carne coltivata è considerata un novel food e quindi deve sottostare a stretti controlli e normative che regolamentano l’introduzione di questi alimenti sul nostro mercato”.

Insomma, il dilemma è naturale contro sintetico. Ma di naturale ormai nella produzione attuale di carne c’è ben poco, è l’osservazione che si legge nelle pagine del sito la Fondazione Veronesi, senza considerare i problemi che derivano dalla gestione del mantenimento degli allevamenti attuali, di tipo etico, ambientale e di salute “se pensiamo alla possibilità di diffusione di zoonosi e alla responsabilità rispetto all’antibiotico resistenza”. Chi sostenendo la necessità di trovare perciò delle alternative al consumo di carne la Fondazione veronese ritiene che la carne coltivata sia una delle più valide. “Dal punto di vista nutrizionale - si afferma - non sono presenti degli aspetti negativi da considerare. Dal punto di vista della sicurezza alimentare, crescendo in un ambiente controllato si riduce il rischio di malattie di origine animale e non c’è la necessità di impiegare antibiotici. Diventa inoltre possibile confezionare un alimento in un unico luogo evitando contaminazioni esterne”. Non mancano gli

aspetti negativi che riguardano invece il punto di vista etico. “Una prima riflessione - si prosegue - riguarda il benessere animale: a oggi viene utilizzato il siero fetale bovino, sottoprodotto industriale della carne come ingrediente fondamentale del terreno di coltura per le cellule Tuttavia sono attualmente in sviluppo alternative che prevedono l’utilizzo di prodotti vegetali”.

Del cosiddetto “cibo sintetico” “ci si sta preoccupando troppo presto” e “si è arrivati a definire delle regole quando mancano ancora elementi per decidere”, rileva da parte sua il genetista Michele Morgante, dell’Università di Udine e membro dell’Accademia Nazionale dei Lincei.

“L’agricoltura cellulare nasce per rispondere al problema della sostenibilità della produzione animale, molto impattante su ambiente”, ha osservato.

“La prima condizione perché l’agricoltura cellulare si diffonda è che riesca a garantire una produzione sostenibile dal punto di vita ambientale ed economico: entrambe - ha rilevato - dipenderanno dalla disponibilità di fonti energetiche a basso impatto ambientale. Solo in quel caso diventerà più sostenibile rispetto all’allevamento animale tradizionale, ma ancora è tutto da verificare”.

Il mondo scientifico, tuttavia, si esprime per lo più a favore del cibo sintetico.

“Non ci sono, a priori, - osserva ancora Morgante - motivi per cui prodotti da colture cellulari potrebbero presentare rischi diversi rispetto a quelli da allevamento tradizionale. Al contrario, ci sono molte ragioni per dire che le carni coltivate sono più sicure in quanto non contengono ormoni né antibiotici, non c’è il rischio di contaminazione da parte di organismi patogeni. La coltivazione avviene infatti in un ambiente sterile e controllato”. Anche l’immunologa Antonella Viola, sostiene che la “carne sintetica” può produrre “solo vantaggi per uomo e animali” e critica la posizione dell’Italia che esclude il nostro paese “dall’alimentazione del futuro”.

Per l’immunologa, gli allevamenti intensivi, oltre che poter costituire un problema etico, “sono un pericolo per la salute dell’umanità intera” perché “rappresentano un enorme rischio di zoonosi”. Al contrario, a suo avviso, “la carne prodotta in laboratorio è più salubre: niente microbi o antibiotici”.

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I risultati di un recente studio. Un team internazionale di ricercatori anche dell’Università di Padova

Una proteina in grado di limitare il danno dell’infarto al cuore

Ricercatori dell’Università di Padova nel team internazionale di ricerca che ha individuato specifici stimolanti capaci di limitare il danno causato da infarto cardiaco e migliorare il benessere nel lungo tempo. Una proteina capace di limitare il danno causato da infarto cardiaco e, nel lungo tempo, migliorare il benessere. È il risultato di uno studio, β3AR-dependent brain-derived neurotrophic factor (BDNF) generation limits chronic post-ischemic heart failure, pubblicato sulla prestigiosa rivista “Circulation Research” e condotto da un team internazionale di cui fanno parte anche ricercatori dell’Università di Padova.

La proteina in questione è il brain-derived neurotrophic factor (BDNF) conosciuta perché garantisce il pieno sviluppo e la corretta funzionalità delle cellule del cervello. Di recente, però, si è visto che il BDNF è molto importante anche per la contrazione ed il rilasciamento del cuore. Infatti, eliminando le strutture che lo legano sulla membrana delle cellule cardiache, i cosiddetti recettori TrkB, si nota una riduzione sia della contrazione sia del rilasciamento del muscolo cardiaco. Meno chiaro è il ruolo svolto dal BDNF/TrkB nel contesto dell’infarto del miocardio, ovvero della disfunzione del ventricolo sinistro dopo un arresto di flusso in una delle arterie che fanno arrivare sangue alle cellule cardiache.

Il recente studio ha evidenziato come la quantità di BDNF prodotta dalle cellule cardiache in risposta ad un infarto sia inizialmente alta ma poi cali nelle settimane successive in coinci-

denza con la riduzione della capacità del cuore di contrarsi efficacemente.

In alcune cellule del cervello, il BDNF è prodotto attraverso la stimolazione di alcune strutture presenti sulla membrana dei neuroni, i cosiddetti recettori βadrenergici (βAR). Questi recettori sono fondamentali per la funzione cardiaca; infatti, vengono stimolati per far aumentare il lavoro fatto dal cuore tutte volte che ci siano condizioni di stress, sia “fisiologico”, come l’esercizio fisico, sia patologico, come, ad esempio, durante ipertensione arteriosa o altre malattie cardiovascolari. In genere, quando una malattia cardiaca è ormai pienamente manifesta il numero o la funzionalità dei βAR recettori cala drammaticamente.

Sulla base di questa evidenza, i ricercatori si sono chiesti se la stimolazione dei βAR recettori fosse responsabile della produzione di BDNF da parte delle cellule che compongono il muscolo cardiaco, spiegando così la scarsa produzione di questa proteina nel cuore infartuato che ha perso forza di contrazione. Poi, se fosse possibile trovare altre possibilità per riportare la produzione di BDNF da parte delle cellule cardiache in un ambito di normalità. In particolare, gli studiosi hanno preso in considerazione la possibilità che, stimolando direttamente i recettori TrkB che sono sulla superficie delle cellule cardiache, si possa indurre la produzione di BDNF in queste stesse cellule e, così facendo, far aumentare la loro sopravvivenza e capacità di fare lavoro anche dopo un infarto cardiaco.

“Abbiamo scoperto che, alcune set-

timane dopo l’infarto, i cuori di topi normali mostravano una drammatica riduzione della sopravvivenza delle cellule responsabili della contrazione cardiaca - spiega il professor Nazareno Paolocci, docente del Dipartimento di Scienze biomediche dell’Università di Padova e co-autore dello studio -, e che questo danno era fortemente aggravato nei topi il cui cuore era stato reso incapace di produrre BDNF al suo interno, attraverso delle manipolazioni genetiche. In una fase successiva dello studio, abbiamo somministrato sostanze chimiche capaci di stimolare sia i recettori TrkB sia i recettori βAR3, una variante dei recettori βAR che ha funzione di protezione contro l’infarto a livello sperimentale. In entrambi i casi, questi agenti hanno migliorato la funzione cardiaca dei topi infartuati, anche a distanza di tempo dall’iniziale infarto. Da notare che sia l’uno sia l’altro farmaco aumentavano il contenuto cardiaco di BDNF. La protezione offerta da questi agenti chimici era, invece, quasi del tutto scomparsa o molto attenuata nei topi, il cui cuore è incapace di produrre BDNF all’interno delle sue stesse cellule”.

I ricercatori hanno inoltre evidenziato che le azioni benefiche del BDNF prodotto dalle cellule cardiache attraverso questi stimolanti specifici non era limitato soltanto alle cellule cardiache che si contraggono (e che quindi producono lavoro cardiaco) ma anche a quelle cellule nervose e ai vasi che raggiungono il cuore: le prime controllano/propagano l’impulso elettrico al suo interno, le altre lo riforniscono di sangue.

Il BDNF fa bene al cuore e sono state individuate le sostanze chimiche che ne stimolano la produzione

“Una prima conclusione di questo studio è che questa proteina, il BDNF, ha la capacità di aumentare il “benessere”, ovvero limitare il danno dell’infarto cardiaco, a diversi livelli, cioè all’interno e all’esterno delle cellule del cuore - conclude il professor Paolocci -. Un’altra importante implicazione è che noi disponiamo di particolari sostanze chimiche capaci di stimolare strutture specifiche presenti sulla superficie delle cellule cardiache possono aumentare la produzione “interna” di BDNF che, se lasciata a sé stante, diminuirebbe col passare del tempo

nel cuore infartuato, portandolo ad una cronica inadeguata capacità di contrarsi”.

La mortalità dopo infarto è diminuita molto negli ultimi decenni, grazie a diversi trattamenti, farmacologici e non. Per contro, rimane alto il numero di pazienti che sviluppano una insufficienza di contrazione cardiaca a distanza di tempo dopo l’infarto iniziale. Que-

Il brain-derived neurotrophic factor (BDNF), che garantisce il pieno sviluppo e la corretta funzionalità delle cellule del cervello, è importante anche per la contrazione ed il rilasciamento del muscolo del miocardio. La sua stimolazione migliorerebbe la funzionalità cardiaca negli infartuati

Donazioni per l’estero, il primato del Centro donatori midollo osseo del Ca’ Foncello di Treviso

sta insufficienza cardiaca cronica limita molto la capacità dei pazienti di svolgere anche le più comuni attività di tutti i giorni, quindi la loro qualità di vita. Purtroppo, al momento, non ci sono medicamenti o procedure che possano migliorare sensibilmente questo stato di insufficienza cronica. I dati sperimentali presentati in questo studio aprono una nuova possibilità per combattere questa condizione che rimane tra le più invalidanti e costose dal punto di vista economico, e la cui frequenza continua a crescere pressoché ovunque nel mondo.

Il Centro donatori midollo osseo di Treviso, afferente all’Unità operativa Medicina trasfusionale a valenza provinciale, diretta dalla dottoressa Arianna Veronesi, ha ricevuto dal Registro nazionale donatori midollo osseo il diploma come “Centro donatori che ha gestito il maggior numero di donazioni per l’estero nel 2022”.

Il Centro fa parte della rete nazionale per donazione e trapianto di cellule staminali emopoietiche (CSE) da non familiare con responsabilità di iscrizione dei donatori volontari ed esecuzione delle indagini genetiche sugli stessi per valutare la compatibilità con i pazienti in attesa di trapianto.

“Il riconoscimento ricevuto –spiega la dr.ssa Arianna Veronesi - fa seguito agli ottimi risultati di attività trapiantologica del laboratorio che utilizza metodiche all’avanguardia come la Next Generation Sequencing per tipizzazione del corredo genetico del donatore. Gli “indicatori di performance” confermando i brillanti risultati, rappresentano il “biglietto da visita” del

nostro Centro donatori ai Centri Trapianto Esteri poiché danno l’indicazione del livello qualitativo delle prestazioni erogate. Il profilo degli indicatori comprende, tra gli altri, il tempo di esecuzione delle indagini genetiche di compatibilità e la percentuale di donatori disponibili alla donazione. Il fattore tempo intercorso tra l’avvio della ricerca del donatore compatibile e l’esecuzione del trapianto, infatti, è cruciale per la sopravvivenza del paziente”.

Nel 2022 hanno donato cellule staminali emopoietiche 14 persone, di cui 6 a favore di altrettanti pazienti esteri (circa il 43%). Dal 2016 al 2022, inoltre, il Centro di Treviso ha gestito un numero significativamente crescente di nuovi donatori iscritti passando da 400 a 1047.

“Alla dott.ssa Veronesi e alla sua équipe va il mio più sentito ringraziamento per l’attività svolta, che ci è valsa un importante riconoscimento a livello nazionale di cui siamo particolarmente orgogliosi” è il commento del direttore generale, Francesco Benazzi.

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Salute
Il professor Nazareno Paolocci L’équipe laboratorio istocompatibilità Medicina Trasfusionale

Salute

La patologia delle donne. In Italia sono 3 milioni che ne soffrono, soprattutto in età fertile

Endometriosi: cause, sintomi, diagnosi e terapia

Si verifica quando l’endometrio, il tessuto che riveste la superficie interna dell’utero, si forma e cresce in una zona anomala. Provoca disturbi importanti ma spesso viene diagnosticata tardi

Nel mondo 150 milioni di donne, di cui 3 milioni in Italia, soffrono di endometriosi, una patologia che si manifesta in età fertile, con un picco di casi nella fascia tra 25 e 35 anni.

Ma cos’è l’endometriosi? Si verifica quando l’endometrio, il tessuto che riveste la superficie interna dell’utero, si forma e cresce in una zona anomala, e può causare infiammazioni, dolore e altri disturbi invalidanti.

L’endometriosi può manifestarsi attraverso diversi sintomi: dolore mestruale, dolore pelvico, dolore durante i rapporti sessuali, disturbi intestinali, disturbi gastrointestinali e urologici, infiammazioni, aderenze, cisti e noduli.

Una pronta diagnosi e un trattamento tempestivo possono migliorare la qualità della vita e prevenire l’infertilità, che, insieme alla difficoltà di concepire, interessa il 30-50% delle donne.

La Regione ha realizzato, nell’ambito del Piano regionale di prevenzione del Veneto, un documento, divulgato nelle pagine Facebook di tutte le Ulss regionali nel mese di marzo dedicato alla prevenzione, nel quale si

chiariscono alcuni aspetti di questa patologia.

“Le cause dell’endometriosi - si legge nel documento - non sono ancora del tutto note. Una delle ipotesi principali è la cosiddetta “teoria della mestruazione retrograda”.

Secondo quest’ipotesi, a causare la formazione e crescita dell’endometrio all’esterno dell’utero sarebbe il passaggio, causato dalle contrazioni dell’utero durante la mestruazione, di frammenti di endometrio dall’utero alle tube e da queste in addome, con conseguente impianto sul peritoneo, sulla superficie degli organi pelvici e, raramente, su altre sedi”.

Questa teoria non ne esclude altre, tanto che sono stati diagnosticati anche rarissimi casi nel sesso ma-

schile.

Ci sono anche alcuni fattori che predispongono allo sviluppo di questa patologia, tra cui le caratteristiche istologiche del tessuto responsabile della malattia che è caratterizzato da un’alta capacità di “adesività” che gli consente di aderire alle strutture esterne all’utero.

Altri fattori sono la stimolazione ormonale; le alterazioni del sistema immunitario che permettono l’impianto del tessuto endometriosico, creando successivamente uno stato infiammatorio cronico; la genetica e familiarità: le donne con una madre o una sorella affette da endometriosi hanno un rischio 7 volte maggiore di sviluppare la malattia.

“L’endometriosi - prosegue il documento - può comparire già alla prima mestruazione e perdurare fino alla menopausa. Il picco di casi si verifica tra i 25 e 35 anni, ma la patologia può comparire anche in più giovane età.

Sebbene sia considerata una malattia dell’età riproduttiva, raramente sono descritti casi anche in postmenopausa, specie in donne che stan-

no assumendo trattamenti ormonali sostitutivi.

L’endometriosi è una malattia difficile da diagnosticare, perché i sintomi possono essere generici o in alcuni casi assenti. Questo causa spesso un ritardo nella diagnosi della malattia di 7 anni, con gravi ripercussioni psicologiche sulla donna.

Se si sospetta di avere alcuni sintomi riconducibili all’endometriosi è importante parlarne con il proprio medico di famiglia, che considererà una visita da un ginecologo per una valutazione specialistica di approfondimento. È molto importante sin dalla più giovane età non sottovalutare e non tacere sintomi che possono essere associati all’endometriosi.

L’endometriosi può influire sui livelli di attenzione, causare stanchezza persistente o non riconducibile ad altre cause, ridurre il rendimento scolastico e le prestazioni fisico-sportive.

Il dolore pelvico cronico a lungo andare ha un impatto negativo sulla vita, potendo causare patologie psichiatriche come depressione, alterazione della vita sociale e sessuale

con possibili ripercussioni negative sul benessere della coppia, oltre che disabilità fisica con conseguenze negative anche sul lavoro.

Esistono dei trattamenti per l’endometriosi, che variano a seconda della gravità della condizione clinica riportata dalla paziente e alle sue specifiche esigenze, e possono essere di tipo farmacologico o chirurgico. La cura dev’essere personalizzata e prescritta dal proprio medico curante. L’assunzione di alcuni cibi può essere d’aiuto in quanto intervengono nel ridurre l’infiammazione: alimenti naturalmente ricchi di acidi grassi essenziali omega 3 (frutta secca, semi di lino, di chia, di zucca, salmone, pesce azzurro di piccola taglia, avocado); alimenti ricchi di fibre: frutta, verdure, legumi, cereali integrali. Può essere utile anche l’uso di integratori di omega 3 e 6, vitamina D, C, la cui assunzione deve avvenire su prescrizione del medico curante. Sono invece sconsigliati carboidrati raffinati, latticini, carne rossa specie se processata, grassi saturi, caffeina, cibi fritti, alcool, soia, avena, aloe, segale.

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