La Piazza di Venezia e Mestre mag2022

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MAGGIO 2022

Periodico d’informazione locale - Anno XXIX n.102

di Venezia e Mestre

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SICUREZZA

Viaggio nella Smart Control Room LAVORO

Oltre seicento le persone aiutate dal Comune CELEBRAZIONI

Visita di Mattarella per i 60 anni del Morosini GESTIONE DEI RIFIUTI

Veritas e la sfida della differenziata in città

I numeri, dicevamo. Partiamo dai medici di famiglia. Attualmente le sedi vacanti in Veneto sono circa Notiziario Notiziario Notiziario ascoltali su la 570. Ma nel giroon-line di tre anni, standoiazza alle proiezioni dei delle 11:30 delle 17:30 delle 18:30 e sulle migliori Emittenti Radio del Veneto pensionamenti, mancheranno all’appello altri 800 medici. Lo sappiamo bene noi che seguiamo e raccontiamo le vicende dei territorio, che ci occupiamo delle province. Sono sempre più numerosi i piccoli Comuni che ormai si trovano a fare i conti con la mancanza di quello che un tempo si chiamava medico di famiglia e che era un’istituzione irrinunciabile. Oggi invece sono sempre più numerosi gli assistiti che devono spostarsi, anche di parecchi chilometri e con non pochi disagi, per raggiungere l’ambulatorio del medico di base. E’ un problema soprattutto per gli anziani soli, per le persone fragili, per chi non può Il Salone Nautico inaugura una nuova stagione di manifestazioni accenderanno contare su una reteche di protezione familiare. Stiamo parlando di migliaia di persone per le quali l’accesso la città nei prossimi mesi. Attesa ed emozione per il Redentore servizio a pag 5 alla medicina territoriale, la prima linea fra il sistema sanitario e il paziente, sarà sempre più difficile e problematico. Ora si sta correndo ai ripari con la scuola di Sanità pubblica della Regione, che entro il 2025 preparerà 713 medici di base. Ma intano c’è da gestire un presente sempre più incerto e ricco di disagi, al quale si farà fronte con l’innalzamento del numero degli assistititi assegnati ai medici in formazione. I dettagli sono oggetto di un impegnativo confronto in seconda commissione regionale, anche con i rappresentanti sindacali. Anche per far fronte alla carenza di medici negli ospedali, dove mancano più di 1.100 professionisti, la strategia è quella di ingrossare le fila degli specializzandi, soprattutto nei pronto soccorso, direttamente in prima linea. Già con la pandemia abbiamo assistito all’incremento del ricorso agli specializzandi per far fronte all’emergenza. D’altra parte, però, questi giovani medici non possono essere mandati allo sbaraglio, dovranno essere adeguatamente seguiti e messi nelle condizioni di poter lavorare con tutte le necessarie tutele, sia per i pazienti che per sé stessi. Una soluzione va trovata, ma bisogna fare attenzione alle scorciatoie.

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web.it

IL RITORNO DEI GRANDI EVENTI

CULTURA

La prima giornalista donna è di Venezia SPORT

Il Venezia Fc riparte dalla serie B

Medico delle mie brame Nicola Stievano >direttore@givemotions.it<

Dai un’occhiata qui!

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li ambulatori e le corsie si svuotano: mancano medici di base, negli ospedali le carenze di organico sono sempre più evidenti. I numeri che girano sono preoccupanti e restituiscono le dimensioni di un fenomeno che parte da lontano che ora, nel Veneto delle eccellenze sanitarie, si concretizza con ampi vuoti, sia sul fronte della medicina territoriale che di quella ospedaliera. Il tutto ovviamente a scapito dei pazienti, soprattutto dei più fragili. segue a pag 5

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Facciamo il punto

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È il momento dei grandi eventi

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Medico delle mie brame Nicola Stievano >direttore@givemotions.it<

I numeri, dicevamo. Partiamo dai medici di famiglia. Attualmente le sedi vacanti in Veneto sono circa 570. Ma nel giro di tre anni, stando alle proiezioni dei pensionamenti, mancheranno all’appello altri 800 medici. Lo sappiamo bene noi che seguiamo e raccontiamo le vicende dei territorio, che ci occupiamo delle province. Sono sempre più numerosi i piccoli Comuni che ormai si trovano a fare i conti con la mancanza di quello che un tempo si chiamava medico di famiglia e che era un’istituzione irrinunciabile. Oggi invece sono sempre più numerosi gli assistiti che devono spostarsi, anche di parecchi chilometri e con non pochi disagi, per raggiungere l’ambulatorio del medico di base. E’ un problema soprattutto per gli anziani soli, per le persone fragili, per chi non può contare su una rete di protezione familiare. Stiamo parlando di migliaia di persone per le quali l’accesso alla medicina territoriale, la prima linea fra il sistema sanitario e il paziente, sarà sempre più difficile e problematico. Ora si sta correndo ai ripari con la scuola di Sanità pubblica della Regione, che entro il 2025 preparerà 713 medici di base. Ma intano c’è da gestire un presente sempre più incerto e ricco di disagi, al quale si farà fronte con l’innalzamento del numero degli assistititi assegnati ai medici in formazione. I dettagli sono oggetto di un impegnativo confronto in seconda commissione regionale, anche con i rappresentanti sindacali. Anche per far fronte alla carenza di medici negli ospedali, dove mancano più di 1.100 professionisti, la strategia è quella di ingrossare le fila degli specializzandi, soprattutto nei pronto soccorso, direttamente in prima linea. Già con la pandemia abbiamo assistito all’incremento del ricorso agli specializzandi per far fronte all’emergenza. D’altra parte, però, questi giovani medici non possono essere mandati allo sbaraglio, dovranno essere adeguatamente seguiti e messi nelle condizioni di poter lavorare con tutte le necessarie tutele, sia per i pazienti che per sé stessi. Una soluzione va trovata, ma bisogna fare attenzione alle scorciatoie.

ra è il momento di ritrovarsi, di far ripartire a pieno regime la maestosa macchina degli eventi veneziana. È il momento della Biennale, del Salone Nautico, del Redentore, della Mostra del Cinema e di tante altre iniziative. Troppe, per elencarle tutte. Ad aprile la Biennale Arte ha dato il via al ricco calendario di eventi. Fino a novembre la mostra “Il latte dei sogni” rimarrà allestita negli spazi del Padiglione Centrale ai Giardini e in quelli delle Corderie, delle Artiglierie e negli spazi esterni delle Gaggiandre e del Giardino delle Vergini nel complesso dell’Arsenale. “Il latte dei sogni” include più di duecento artiste e artisti da 61 nazioni. La maggior parte non ha mai partecipato prima d’ora. Da sabato 28 maggio a domenica 5 giugno apre invece il “Salone Nautico”, che si presenta con una serie di iniziative e importanti novità. Lo scorso anno il Salone è stato il primo evento dedicato alla nautica in presenza e ha richiamato oltre 30 mila visitatori. Quest’anno i numeri sono da capogiro: un bacino acqueo di 50.000 mq, oltre 1.000 metri lineari di pontili e 30.000 mq di spazi espositivi esterni: motor yacht, vela, elettrico, design e artigianato, tecnologia, arredo nautico. E poi, meeting, presentazioni e congressi tematici, un E-Village dedicato alle imbarcazioni elettriche e la seconda edizione della E-Regatta. E ancora, esposizioni, installazioni artistiche, visite guidate e attività didattiche per bambini, prove in acqua, trofei e regateMedico delle mie brame sportive. Il 16 luglio è un’altra delle date da segnarsi in agenda.Nicola Stievano >direttore@givemotions.it< L’appuntamento è con i fuochi del Redentore che incendieSi eseguono · PITTURE INTERNE e le corsie si svuotano: mancano ranno il cielo di Venezia. L’attesa è grande per un evento chelièambulatori di base, negli ospedali le carenze di orgamolto più che tradizione in città. A settembre, immancabile medici la TRASLOCHI e TRASPORTI · PVC SU MISURA e CARTONGESSI sono sempre più evidenti. I numeri che girano Mostra del Cinema di Venezia, vero e proprio punto dinico riferipreoccupanti e restituiscono le dimensioni di mento internazionale che porta lo star system in lagunasono e che un fenomeno che parte da lontano che ora, nel Venequest’anno promette scintille. to delle Giorgia Gay eccellenze sanitarie, si concretizza con ampi vuoti, sia sul fronte della medicina territoriale che di quella ospedaliera. Il tutto ovviamente a scapito dei Redazione: Direzione, Amministrazione e È un periodico formato da 23 edizioni locali mensilmente CENTRO STAMPA QUOTIDIANI S.p.A. pazienti, soprattutto dei più fragili. di Venezia Mestre recapitato a 506.187 famiglie del Veneto. Concessionaria di Pubblicità Locale: Direttore responsabile Via dell'Industria, 52 - 25030 Erbusco (BS) segue a pag 5 Nicola Stievano Questa edizione raggiunge i quartieri di Venezia e Mestre per un via Lisbona, 10 · 35127 Padova

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Sicurezza e tecnologia

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Premio Agenda Digitale 2020. Qui arrivano le immagini delle oltre 400 telecamere di sorveglianza

Viaggio nella Smart control room: l’occhio che vigila sulla città U

n sistema di monitoraggio all’avanguardia volto a migliorare i sistemi di mobilità e la sicurezza della città grazie all’utilizzo di nuove tecnologie come il cloud computing, l’intelligenza artificiale, sensori per l’IoT e piattaforme di analisi dei dati. È la Smart Control Room di Venezia, frutto della collaborazione tra Venis Spa e il Comune di Venezia e tra i vincitori del “Premio Agenda Digitale 2020”. Prendere decisioni suffragate dall’evidenza dei dati è un fattore centrale per le amministrazioni che vogliono governare il territorio in ottica “smart”. Per farlo è necessario non solo dotarsi delle tecnologie giuste, ma anche e soprattutto puntare alla collaborazione tra le varie realtà presenti sul territorio, consentendo accessibilità e interoperabilità dei dati. Questo è quel che è successo a Venezia con la Smart Control Room, inaugurata nel settembre 2020, un vero e proprio hub di raccolta dati in tempo reale su tutti gli aspetti della città. Il sistema – realizzato da Venis Spa per il Comune di Venezia e selezionato tra i vincitori del “Premio Agenda Digitale 2020” – permette oggi di integrare ed elaborare in tempo reale dati relativi al flusso pedonale, ai parcheggi, al trasporto pubblico e privato su strada e su acqua. In virtù della complessità del contesto ambientale e operativo del territorio di Venezia, a partire dalle peculiarità urbanistiche e di tutela del patrimonio Unesco per finire alla gestione di oltre 700mila city

users, è sorta l’esigenza di dotare la città di una sorta di torre di controllo – la Smart Control Room (Scr) per l’appunto – grazie alla sinergia con la rete di strumenti di rilevazione nuovi ed esistenti e secondo il principio dell’interoperabilità dei dati. Obiettivo principale, realizzare uno strumento per il controllo intelligente del traffico e per gestire la sicurezza del territorio. La parte più complessa non ha riguardato affatto gli aspetti tecnologici del progetto ma far convergere in un unico posto i dati provenienti da entità diverse. Questo processo, basato sulla partnership per l’Innovazione (Ppi) che implica una collaborazione necessaria tra pubblico e privato, ha portato anche, come effetto positivo, l’acquisizione di nuove conoscenze per coloro che si sono trovati a lavorare al progetto. Tutto è partito dalla volontà del sindaco Luigi Brugnaro di costituire questa torre di controllo che come amministrazione comunale ha voluto spingere il dialogo fra i diversi attori che “producono” dati. Nella Scr, oggi situata nella nuova sede della Polizia locale di Venezia nell’isola del Tronchetto, confluiscono gli apparati di monitoraggio e controllo dei sistemi critici della mobilità urbana e di governo della città, fra cui: le centrali di controllo della rete multimodale del trasporto pubblico locale, i sistemi di videosorveglianza del traffico stradale, la rete semaforica, le telecamere e i sensori per il monitoraggio del traffico acqueo e pedonale

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e il sistema di videosorveglianza della Centrale Operativa della polizia municipale. Più nello specifico, nella Scr confluiscono le immagini delle oltre 400 telecamere di sorveglianza, le previsioni meteo, i dati sulle presenze fisiche sul territorio, che permettono per esempio di individuare eventuali assembramenti (elemento critico soprattutto in questo periodo di emergenza) e dati sull’andamento del traffico sia su acqua che su terra. Nel centro di controllo operano una trentina di persone per conto di Azienda Veneziana della Mobilità, Centro Maree, Comune di Venezia, polizia locale, Protezione civile, Venezia informatica e sistemi (Venis Spa) e della multiutility locale Veritas, che presidiano e monitorano i vari flussi ognuno per le proprie competenze. Per realizzare tutto questo sono stati stanziati poco più di 5 milioni di euro, finanziati in parte con il Pon Metro (Programma Operativo Nazionale Città Metropolitane), in parte con fondi propri della Città di Venezia. Giacomo Franchin

Il Questore: “Città sicura, si riveda il modo di raccontarla” “Vorrei che si raccontasse una Venezia sicura, perchè lo è. Una Venezia che si proietta all’innovazione tecnologica”. Sono le parole affidate alla nostra redazione dal questore di Venezia Maurizio Masciopinto, intervenuto alla presentazione de La Piazza di Venezia lo scorso 6 maggio nella sede di Confindustria Venezia. “In questa città mia figlia può camminare

tranquillamente alle 5 di mattina. Non succede altrove - ha sottolineato -. Ricordo che uno degli aspetti che gli investitori internazionali guardano è proprio la sicurezza - ha aggiunto - e la nostra città ha indici molto ampi su questo aspetto. Raccontiamolo. Mi rendo conto che più difficile perchè fa più notizia gridare “al lupo al lupo”, ma significa fare del bene alla comunità”. (g.g.)

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Società. Positivo il bilancio del progetto di Politica attiva sviluppato dalla Direzione Coesione sociale del

Giovani, disoccupati, persone di inclusione: 649 i veneziani L’assessore Simone Venturini: “Spesso basta un piccola scintilla per tornare a vedere la luce ridisegnando la propria vita. Abbiamo cercato di fornire a tutti gli strumenti per trovare un’occupazione e, in generale, per credere di più in se stessi e al futuro”

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n aiuto concreto per l’inserimento lavorativo e sociale e nuovi strumenti per la formazione professionale. Questi gli obiettivi principali raggiunti dal progetto di Politica attiva sviluppato dalla Direzione Coesione sociale del Comune di Venezia nel 2021 nei confronti di 649 i cittadini “fragili” seguiti da operatori e uffici. Un numero in crescita a causa della pandemia. Stando al report finale del progetto, presentato nei giorni scorsi, nel territorio comunale di Venezia è lievitato il numero di giovani “neet”, ossia chi rinuncia a studiare e a cercare un lavoro, degli occupati poveri che necessitano di rimpinguare il reddito attraverso supporti economici e di chi è rimasto disoccupato e fa fatica, soprattutto per questio-

ni anagrafiche, a trovare una nuova occupazione. Una “zona grigia” su cui il Comune ha deciso ormai da anni di gettare luce con idee innovative e impegno costante. Dodici in totale i progetti realizzati lo scorso anno: tra i principali soprattutto “Mos - Misure di occupabilità sociale”, attraverso cui sono stati intercettati 240 cittadini percettori di reddito di cittadinanza che non hanno cercato occupazione. Attraverso un accordo con l’amministrazione sono stati coinvolti in attività socialmente utili. Un anno impegnativo contraddistinto da un gioco di squadra capillare e ad ampio raggio che ha coinvolto 4 diversi servizi comunali (Pronto intervento sociale; Protezione sociale; Infanzia e adolescen-

za; Occupabilità e cittadinanza attiva) e ha visto la collaborazione di una decina di cooperative sociali. Alle persone coinvolte dai vari progetti, in base alla loro situazione e condizione, è stato concepito un percorso crescente personalizzato contraddistinto da un primo gradino con obiettivo l’inclusione attiva (ovvero il recupero delle capacità residue di inserimento lavorativo e di socializzazione), un secondo volto all’occupabilità (cioè alla capacità, attraverso anche alla formazione, di cercare, trovare e mantenere un lavoro) e l’ultimo che porta al raggiungimento dell’inserimento lavorativo vero e proprio, anche attraverso eventuali esperienze “sul campo” in una cooperativa.

Eterogenee le categorie supportate: i senza fissa dimora (10%) sono stati aiutati attraverso il progetto Dom Veneto e Pon Metro, mentre il progetto Sal (ex Sprar) ha riguardato i rifugiati, senza dimenticare le donne discriminate e vittime di violenza (10%) o vittime di tratta e/o sfruttamento lavorativo (23%) attraverso lo sportello “Donne al Lavoro” e il progetto “Nave”. Il Servizio Infanzia e Adolescenza si è occupato di accompagnare a un inserimento lavorativo i “neet” (8%) , i care leavers (giovani per cui è stato disposto un allontanamento dalla propria casa) e i minori stranieri non accompagnati (5%), mentre a fare la parte del leone sono stati disoccupati e percettori di reddito di cittadinanza che hanno sottoscritto un accordo


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Comune, che ha continuato a dare risposte in un anno difficile

fragili al centro degli interventi aiutati dai servizi comunali Alle persone coinvolte dai vari progetti, in base alla loro situazione e condizione, è stato concepito un percorso crescente personalizzato contraddistinto da un primo gradino con obiettivo l’inclusione attiva

Il budget dei 12 progetti è stato di 1.071.000 euro, in gran parte ottenuti da finanziamenti lavorativo col Comune (35%). Il budget dei 12 progetti è stato di 1.071.000 euro, in gran parte ottenuti da finanziamenti europei, governativi o regionali. “Attraverso questo sforzo collettivo negli ultimi anni oltre un migliaio di persone in dif-

ficoltà hanno trovato una prima risposta ai propri bisogni, anche dal punto di vista sociale - commenta l’assessore alla Coesione sociale Simone Venturini -. Spesso basta un piccola scintilla per tornare a vedere la luce ridisegnando la propria vita. Abbiamo cercato di fornire a tutti gli strumenti per trovare un’occupazione e, in generale, per credere di più in se stessi e al futuro”. Giacomo Franchin

Focus sull’esperienza innovativa di Venezia Una riflessione sul tema dell’inclusione sociale come driver di sviluppo delle politiche di lavoro. Questo il filo conduttore del programma cui sta lavorando da alcuni anni la Direzione Coesione sociale del Comune di Venezia, in collaborazione con il Dipartimento di Filosofia e Beni culturali dell’Università Ca’ Foscari Venezia, Co.Ge.S. don Lorenzo Milani-Agenzia per il Lavoro e Formazione e Sumo, Società cooperativa sociale. Un argomento i cui ultimi sviluppi sono stati approfonditi in un un workshop tenutosi il 16 maggio. “L’inclusione sociale tra occupabilità e lavoro sociale: l’esperienza veneziana”, questo il titolo del seminario tenutosi all’Università Ca’ Foscari, cui sono intervenuti, per il Comune di Venezia, l’assessore alla Coesione sociale, il direttore, Danilo Corrà, e i tecnici,

Meme Pandin e Michele Testolina, della Direzione Coesione sociale. Nell’incontro, che ha rappresentato l’occasione anche per fare il punto sui progetti “Mos, Misure di Occupabilità sociale 2020” e “Aict, Azioni integrate di coesione territoriale 2021” realizzati nel territorio dell’Ulss 3 Serenissima, i relatori hanno illustrato il nuovo approccio con cui i servizi comunali stanno operando in questo settore. Per occupabilità sociale si intende non collocare in un posto di lavoro una persona che ne abbia necessità, ma dare ad essa gli strumenti necessari per fare un proprio percorso di crescita e di consapevolezza, che le consenta di essere parte attiva del processo, senza aspettare passivamente una qualche forma di sussidio statale o da parte degli enti locali.

Murano: in arrivo 5 milioni contro il caro energia “Un grande risultato per il vetro artistico di Murano e l’esito di un lungo lavoro di collaborazione con le Istituzioni”. Con queste parole la Presidente della Sezione Vetro di Confindustria Venezia Martina Semenzato commenta il decreto del Mise a sostegno del settore. Il documento disciplina le modalità di presentazione delle domande, da parte delle imprese, per richiedere contributi a fondo perduto

destinati a ridurre i costi delle bollette di gas e dell’energia elettrica per l’anno 2022. Il decreto del Ministero dello Sviluppo Economico prevede che le aziende del settore del vetro artistico di Murano possano presentare le domande entro il 15 settembre 2022. Per supportare tale misura, è stato istituito un fondo presso il Mise con una dotazione finanziaria di 5 milioni di euro.


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Eventi

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La cerimonia. Schierati oltre 350 ex allievi, appartenenti ai 57 corsi che si sono succeduti negli anni

Il Presidente Mattarella a Venezia per celebrare i 60 anni del Morosini L

a presenza del presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, e delle più alte cariche istituzionali, civili e militari, ha suggellato la celebrazione del 60° anniversario dell’istituzione della Scuola navale militare “Francesco Morosini” di Venezia e il giuramento solenne di 168 allievi dei tre corsi della Scuola navale (63 allievi del 3° corso “Astraios”, 54 allievi del 2° corso “Centaurus” e 51 allievi del 1° corso “Meithras”), che si è svolta sabato 7 maggio, in Piazza San Marco. Erano inoltre schierati oltre 350 ex allievi, appartenenti ai 57 corsi che si sono succeduti negli anni. La ricorrenza della fondazione del Morosini si è svolta con un anno di ritardo a causa delle restrizioni dovute alla pandemia. Il presidente Mattarella, al momento del suo ingresso in Piazza San Marco, è stato accolto dal sindaco di Venezia e il suo arrivo è stato salutato con i 21 colpi a salve sparati dal cacciatorpediniere della Marina militare “Luigi Durand de la Penne”, ormeggiato in Bacino San Marco. Alla cerimonia erano presenti, tra gli altri, il prefetto di Venezia, Vittorio Zappalorto, il ministro della Difesa, il capo di Stato Maggiore della Difesa, Giuseppe Cavo Dragone, il capo di Stato Maggiore della Marina Militare, Enrico Credendino, il presidente della Regione del Veneto. Ad impreziosire la cerimonia, la Banda musicale della Marina militare, la Compagnia d’Onore della Brigata Marina San Marco e una Compagnia in rappresentanza degli allievi degli altri Istituti di Formazione della Marina. Nel 1937 sull’isola di Sant’Elena venne inaugurato il complesso di edifici destinati ad ospitare il “Collegio navale della Gioventù italiana del Littorio”, che aveva il compito di preparare i giovani al servizio nella Regia Marina. Dopo la chiusura del Collegio, avvenuta nel 1943, la struttura ospitò dal 1946 al 1959 i corsi delle Scuole Sottufficiali della Marina mi-

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litare. Nell’ottobre del 1961, la Marina militare istituì il Collegio navale intitolato, in omaggio a Venezia, a Francesco Morosini, ammiraglio e stratega della Repubblica Veneta che si distinse nel ‘600 nella guerra di Candia contro l’Impero Ottomano. Nel 1997 è stata istituita la Scuola navale militare e dall’anno scolastico 2001/2002, con il nuovo Ordinamento istituzionale, gli allievi assumono lo status di militare. Il Morosini, al quale si accede per concorso nazionale, è una scuola paritaria di secondo grado, che accoglie giovani provenienti da tutta l’Italia, dove si svolgono gli ultimi tre anni del liceo scientifico e classico. Oltre alla didattica, gli allievi hanno modo di cimentarsi in varie discipline sportive e marinaresche, come vela, canottaggio, nuoto e voga veneta. Dopo il momento solenne del giuramento degli allievi, la cerimonia è proseguita con gli interventi del presidente di Assomorosini, Francesco Businaro, e delle altre autorità presenti, che hanno sottolineato il forte legame della Scuola navale con la Città di Venezia e l’alto valore formativo di questo percorso scolastico. Sono state messe in evidenza la qualità e la peculiarità della formazione offerta dal Morosini, non solo per la crescita culturale e professionale degli allievi, ma anche per la loro formazione personale. Il sodalizio con il mare e con Venezia, è stato sottolineato, accompagnerà i giovani nella loro vita e permetterà loro di affrontare le sfide del futuro. Inoltre, è stato affermato, questo evento si inserisce nelle celebrazioni – da poco concluse – dei 1600 anni dalla fondazione della città e rappresenta anche un’occasione per commemorare il rapporto tra Venezia e la Marina militare. La cerimonia si è conclusa con la firma, da parte del presidente Mattarella, del libro visitatori del collegio Morosini. Giorgia Gay


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Turismo e ospitalità

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Approvata una delibera dalla giunta. Ora necessaria la discussione in consiglio comunale

Tredici alberghi potranno aumentare il numero di camere

Massimiliano De Martin, assessore all’Urbanistica del Comune di Venezia

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a giunta comunale ha approvato una delibera che autorizza l’ammodernamento di 13 alberghi a Venezia (già esistenti) attraverso interventi di riorganizzazione degli spazi che porteranno, in totale, a 34 nuove camere. Di fatto viene data la possibilità a queste strutture ricettive di recuperare ambienti che erano utilizza-

De Martin: “L’operazione permette di adeguare il patrimonio immobiliare e la qualità dei servizi” ti per altre funzioni, oppure di riadattare parti di edifici adiacenti della stessa proprietà. Secondo l’assessore all’Urbanistica Massimiliano De Martin, l’operazione permetterà di adeguare il patrimonio immobiliare storico e la qualità dei servizi alberghieri. “Considerata la modesta entità degli ampliamenti previsti - spiega De Martin - gli interventi appaiono coerenti

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con l’obiettivo di migliorare la qualità delle strutture, dei servizi esistenti e adeguare l’accessibilità anche a persone diversamente abili, assicurando investimenti per la riqualificazione e l’efficientamento energetico, andando così a limitare in modo sostanziale l’insediamento di nuove strutture”. Il provvedimento sarà comunque discusso in Consiglio comunale, come previsto dalla norma introdotta nel 2018 che, per i cambi di destinazione d’uso, impone una valutazione qualitativa degli interventi e non più una semplice pratica edilizia. In questo caso, secondo De Martin, si tratta di una «delibera di buon senso», che “va a sbloccare situazioni per incentivare investimenti privati che andranno ad ammodernare strutture esistenti. Un gesto di attenzione - conclude con il quale l’amministrazione vuole tendere la mano ad attività che hanno alle spalle due anni di profonda crisi, economica e del turismo”. (g.f.)

Voto unanime in Consiglio, l’ex Junghans sarà residenza per gli universitari Iuav grazie ai fondi Pnrr

L’ex complesso Junghans della Giudecca con voto unanime in consiglio comunale giovedì diventa una residenza universitaria di 5 mila metri quadri. Attraverso una concessione a uso gratuito per 25 anni della struttura di proprietà comunale all’Università Iuav di Venezia sarà oggetto di un progetto di manutenzione straordinaria e riqualificazione energetica che trova impulso nei fondi del Pnrr. Un investimento di 7,5 milioni di euro che, al termine della concessione consentirà al Comune di avere un bene in condizioni d’uso idonee al riutilizzo. Via libera anche all’immediata eseguibilità. «Sono previsti 127 alloggi e 208 posti - esor-

disce l’assessore all’Università e Patrimonio Paola Mar - subordinati al finanziamento del ministero dell’Università, nell’ottica di un rilancio energetico degli edifici con l’introduzione di fonti rinnovabili, attraverso isolanti eco sostenibili, il riordino delle aree verdi e una migliore salubrità dell’aria negli ambienti con l’accessibilità fisica e digitale». Verranno aumentati gli spazi comuni, come ha precisato in commissione il rettore Benno Albrecht: meno spazi privati e più aree d’incontro e biblioteche. Si prevede il divieto di concessione della struttura per usi turistico-ricettivi e ogni diversa modalità che non abbia finalità di studio e ricerca, per evitare qualsiasi strumentazione per eventuali utilizzi a scopi turistici.

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Politica

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Pd. Volto nuovo della politica veneziana forte di una lunga esperienza in ambito culturale

“Nuova piscina di Favaro: esigenza ancora viva”

Passaggio di testimone: Saccà capogruppo A

vvicendamento al vertice del gruppo consigliare del PD del Comune di Venezia. Come ampiamente previsto Monica Sambo, eletta a gennaio segretario cittadino del Partito Democratico è rimasta consigliere comunale, ma ha messo a disposizione il ruolo di capogruppo. I consiglieri, soltanto pochi giorni fa, hanno affidato il delicato compito al consigliere Giuseppe Saccà, un volto nuovo della politica veneziana forte, però, di una lunga esperienza soprattutto in ambito culturale. Saccà si presenta così: “Classe 1976, ho abitato tra Venezia e Mestre, in diversi quartieri della terraferma, come in molti sestieri della città storica, con un intermezzo felicissimo di 12 mesi a Pellestrina. Attualmente risiedo a Castello e quotidianamente per lavoro, studio e amicizie mi muovo tra terra e acqua. Un veneziano metropolitano, mi piace definirmi. O un mestrino metropolitano, non vedo grandi differenze”. “Terminati gli studi in storia contemporanea a Ca’ Foscari ho

avuto la fortuna di potere proseguire il mio percorso di ricerca in alcune istituzioni veneziane, un iter che ha visto sempre al centro la storia veneziana contemporanea - continua -. Lo studio più propriamente accademico, come la stessa Venezia, però non erano sufficienti per soddisfare il desiderio di ritrovarmi in situazioni nuove e stimolanti. Così ho deciso di trasferirmi all’estero e in altre città italiane”. Alla fine, il richiamo di Venezia è stato sempre troppo forte per resistere. “Tornato in pianta stabile ho partecipato a diversi studi sulla città metropolitana, ho collaborato con molte associazioni culturali e lavorato in fondazioni, enti pubblici e privati, anche come libero professionista. Sono autore, coautore o collaboratore di numerosi studi che cercano di far dialogare competenze e discipline per restituire un quadro coerente, seppur variegato, della contemporaneità. Studi che si propongono di gettare uno sguardo sul futuro. In questi anni e nelle mie attività ho sempre pensato che ci fosse-

ro molti modi di fare politica, che partecipare al dibattito pubblico o far parte di un’associazione fosse la via migliore di esserci in Città, di lavorare per/con la Città. E lo penso anche oggi. Pur dedicando sempre del tempo ad associazioni impegnate su vari fronti socio-culturali, tre anni fa ho deciso di iscrivermi al PD veneziano, per cercare di contribuire a creare un’alternativa”. (g.f.)

Giuseppe Saccà, nuovo capogruppo Pd

Sono passati diversi anni dalla chiusura della piscina Marco Polo, a Favaro si continua a dibattere sulla necessità di avviare l’iter per la realizzazione di un nuovo impianto a servizio di una delle aree più popolose della terraferma veneziana. “Per questo abbiamo presentato un emendamento alla variazione di bilancio per prevedere lo stanziamento delle risorse per la realizzazione di un nuovo impianto - spiega Alessandro Baglioni, consigliere Pd -. La vecchia piscina, infatti, era molto utilizzata dai ragazzi e dagli adulti del territorio e dai residenti nei comuni limitrofi” “Le alternative oggi esistenti non sono sufficienti: l’impianto del Parco Bissuola non riesce a garantire l’offerta di corsi e servizi che sarebbe necessaria, mentre le altre strutture sono molto lontane e difficili da raggiungere dalle varie frazioni - aggiunge Baglioni -. Appare necessario incrementare i tentativi per la realizzazione di una nuova piscina nel territorio di Favaro Veneto, mantenendo i punti di forza dell’impianto precedente, ovvero la centralità della struttura, la sua facile raggiungibilità a piedi, in bicicletta e con i mezzi pubblici”.

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Ambiente

Gestione dei rifiuti. Secondo Ispra a Venezia il 73% dei rifiuti raccolti è differenziato

La sfida quotidiana di Veritas: servizi modulati per zone e periodi I

l problema della gestione dei rifiuti sta diventando, come spesso accade in Italia, un argomento divisivo e di schieramenti dove ognuno esprime il proprio parere senza avere alcun tipo di conoscenza di cosa sia un rifiuto, di come devono essere trattati e di come in futuro la gestione delle “immondizie” possa diventare impossibile se non si abbandonano posizioni altamente speculative. Il partito della discarica torna ad alzare la voce e tutto torna sulle spalle degli amministratori, alcuni paralizzati dal prendere provvedimenti. A Venezia, al contrario si sta provando a trovare una soluzione che risolva in gran parte il problema. I 44 Comuni della Città metropolitana di Venezia e il Comune di Mogliano Veneto, in epoca pre pandemica, hanno prodotto circa 540.000 tonnellate di rifiuti, un volume equivalente al Friuli Venezia- Giulia. È questo il perimetro del ciclo integrato dei rifiuti e igiene urbana gestito dalla società Veritas, in un territorio dove il 73% dei rifiuti raccolti è differenziato. Il dato, certificato da Ispra, pone il capoluogo lagunare in una posizione assolutamente virtuosa. Infatti, in quanto a differenziata, primeggia in positivo, sia tra le Città metropolitane italiane che quelle con oltre 200.000 abitanti. Veritas opera in un territorio molto vasto, che conta circa 900.000 abitanti e 50 milioni di presenze turistiche e pendolari e comprende città d’arte, territorio agricoli, quattro tra le più popolose città venete (Venezia, Chioggia, San Donà di Piave e Mira) e un lungo litorale di oltre 100 km che va da Bibione a Sottomarina. Un territorio molto delicato e particolare, che obbliga l’azienda ad adeguare e modulare i propri servizi e il proprio sistema di smaltimento in base alle zone e ai picchi stagionali. Nel dettaglio, il ciclo comincia quando i cittadini dividono i vari rifiuti differenziabili (carta cartone e Tetra Pak; vetro plastica lattine e metalli; frazione organica, ingombranti, rifiuti elettrici ed elettronici, speciali e pericolosi) e li conferiscono secondo la tipologia. I materiali vengono successivamente raccolti in base al metodo previsto nei vari Comuni (cassonetti stradali con calotta che si apre solo con una chiavetta personale; porta a porta; misto cioè parte con contenitori stradali e parte porta a porta) e seguono la filiera delle differenziate. In particolare la carta il cartone e il Tetra Pak vengono conferiti nelle cartiere per diventare carta riciclata, mentre la frazione organica, gli sfalci verdi e le ramaglie diventano compost, biogas e biometano, adoperato come carburante per i mezzi che raccolgono e traspor-

Un territorio molto vasto da coprire, che conta circa 900.000 abitanti e 50 milioni di presenze turistiche e pendolari e comprende città d’arte, territorio agricoli, quattro tra le più popolose città venete e un lungo litorale di oltre 100 chilometri tano i rifiuti. Vetro plastica lattine e metalli invece, vengono consegnati a Fusina, nell’impianto della società controllata Eco-ricicli Veritas. Dopo essere stati privati degli scarti e delle impurità sono imballati per essere portati nelle vetrerie per farli diventare nuovo vetro, nelle fonderie dove il metallo viene fuso e trasformato in nuovo metallo, mentre la plastica viene inviata nelle aziende che la trasformano. Gli ingombranti e i rifiuti elettrici ed elettronici vengono affidati ad imprese specializzate che li smontano e recuperano le varie componenti, così ridurre al massimo l’impatto sulle materie prime. Le rimanenti circa 150.000 tonnellate di rifiuto secco residuo vengono trattate infine nell’impianto di Fusina e trasformate in Combustibile solido secondario (Css), dal quale poi si ricava energia. Per prima cosa il rifiuto secco residuo viene ulteriormente vagliato e privato di tutto quello che ancora può essere riutilizzato o trasformato. Alla fine rimane un materiale che non può essere riciclato, perché al momento non sono ancora state inventate le tecnologie e i macchinari per poterlo fare e per recuperare poi quei materiali. Questo rifiuto viene collocato per una settimana nelle biocelle, dove viene soffiata aria calda che lo asciuga e lo igienizza. Dopo questi processi, le 150.000 tonnellate di rifiuto secco, dalle quali è stato tolto tutto quello che ancora può essere riciclato e da cui è stata fatta evaporare l’acqua, diventano quindi 60.000 tonnellate di Css, che vengono poi trasformate in energia elettrica, utilizzata per l’autofunzionamento degli impianti. Il Css residuo veniva utilizzato fino a due anni fa insieme al carbone, nella centrale termoelettrica Palladio dell’Enel, che però è stata chiusa per essere riconvertita. A tal proposito Veritas ha deciso di adattare l’impianto che produceva energia dal legno non riciclabile, alimentandolo con il Css. Sono inoltre in corso le procedure per la realizzazione della seconda linea che quando sarà pronta renderà il territorio dove opera Veritas totalmente autosufficiente per quanto riguarda il trattamento e lo smaltimento dei rifiuti.

Il Consiglio di Stato: “Termovalorizzatore sicuro” Nessun pericolo legato alla dispersione nell’aria dei residui derivanti dalla combustione dei rifiuti. Il Consiglio di Stato mette così la parola fine ad una vicenda giudiziaria, durata due anni, sull’attivazione del termovalorizzatore destinato al trattamento del combustibile solido secondario. Il cosiddetto Css praticamente, quella frazione di rifiuti che non rientra nel riciclato. Per il

Consiglio di Stato nel ricorso “manca ogni riferimento allo specifico pregiudizio” e anche la vicinanza di alcune abitazioni vicino all’impianto non è un motivo per giustificarne il divieto. Una sentenza importante che potrebbe anche diventare punto di riferimento per molte amministrazioni che si ritrovano con il gravoso problema della gestione delle immondizie che tracimano dai cassonetti.


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Sguardo alle Municipalità

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Mestre e Carpenedo. Il presidente Pasqualetto: “Associazionismo fondamentale”

“Buon gioco di squadra con l’amministrazione centrale” A

ssociazionismo e attenzione costante alle varie realtà di una Municipalità sfaccettata e dai mille volti e mille problematiche diverse. Il Covid non ha reso facile l’esperienza a Raffaele Pasqualetto, presidente della Municipalità di Mestre e Carpenedo, ma il punto di forza è stata – a suo parere – la costante presenza dell’amministrazione centrale. “Rispetto alla tornata elettorale precedente, questa volta Mestre e il Comune hanno lo stesso ‘colore’ a guidarle, e penso che questo abbia fatto la differenza per quanto riguarda la coerenza di idee, progetti e realizzazioni. In un’area popolata e multiforme come quella di Mestre e Carpenedo era importante avere subito all’opera delle persone capaci e in costante rapporto con l’amministrazione centrale per le loro competenze. Questo è uno dei motivi per i quali avevo creato delle apposite deleghe nuove rispet-

“Rispetto alla tornata elettorale precedente, questa volta Mestre e il Comune hanno lo stesso ‘colore’ a guidarle, e penso che questo abbia fatto la differenza” to alle precedenti amministrazioni, che mi sembrano aver funzionato garantendo una presenza costante per le problematiche del territorio. Penso ad esempio a via Piave, sulla quale siamo al lavoro anche in questi giorni assieme alle associazioni per garantire quella vivacità e vivibilità che l’intera zona merita sicuramente”. Proprio l’associazionismo viene visto come il punto di forza della Municipalità: “E non potrebbe essere diversamente dato che è una delle principali armi che abbiamo per uscire definitivamente dal difficile periodo pandemico degli ultimi due anni - spiega -. Le realtà associative culturali, sportive e di volontariato sono una delle principali componenti per la forza di una città, e

Mestre sta dimostrando che la ripresa è possibile proprio grazie all’intesa tra amministrazione e realtà associative. Il centro cittadino è tornato a riempirsi di gente tra sport, spettacolo e cultura, e questo è quello che cercheremo do proseguire anche nei prossimi mesi. Se la gente scende in piazza e nelle strade per viverle al meglio, questo è il miglior deterrente alla criminalità, ai furti, all’abbandono dei centri cittadini e al degrado in generale”. Massimo Tonizzo

Da questo numero La Piazza di Venezia e Mestre ospita delle pagine dedicate alle municipalità, dove troveranno spazio storie, protagonisti, temi chiave per il territorio. È l’informazione locale che ci contraddistingue da 28 anni e che non poteva mancare in una realtà ricca e vivace come quella delle municipalità veneziane. Continuate a seguirci e vi racconteremo il vostro territorio

Verso la realizzazione della Città della musica Torna il progetto della “Città della Musica” nell’ex magazzino fertilizzanti dell’Agrimont. A realizzarlo la Fondazione Teatro La Fenice, che ha acquisito all’asta il caratteristico capannone verde in area Vega di 12mila metri quadrati con un’offerta di un milione e 100mila euro, unica superiore alla soglia minima fissata dai venditori a un milione dopo un’asta a gennaio andata deserta e due anni di continuo ribasso del prezzo di partenza. La struttura accoglierà ora un doppio intervento da parte della Fenice. Da un lato saranno allestiti locali adibiti a laboratori di sartoria, falegnameria e carpenteria metallica, mente un secondo spazio, dalla metratura maggiore, sarà destinato a sale prove per gli spettacoli e l’orchestra e spazio espositivo e di stoccaggio per i materiali artistici, scenografie e fondali, ma nelle intenzioni del direttore del teatro in futuro si potrà prevedere anche un uso come piccola sala per spettacoli destinati ai più giovani, sfruttando il particolare ambiente architettonico industriale. Soddisfazione da patre del Comune, con il sindaco Luigi Brugnaro che ha dichiarato: “Lo sviluppo di Marghera ha sempre avuto un occhio di riguardo per noi. Oggi possiamo godere di uno spazio dove portare musica, cultura e una delle maggiori eccellenze del territorio per un nuovo percorso che, darà nuovo slancio ad un’area che per troppo tempo è stata sottovalutata. È una prospettiva nuova e importantissima per la riqualificazione di un immobile che porta all’originario progetto della Città della Musica, idea mai dimenticata ed ora finalmente possibile” (m.t.)



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Sguardo alle Municipalità

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Marghera. Il presidente Marolo annuncia che si sta lavorando per l’attivazione del Controllo di vicinato

“Maggiore sicurezza e attenzione alle piccole manutenzioni” P

artire dai “piccoli fatti” per costruire una “grande Marghera”. Il presidente della Municipalità di Marghera Teodoro Marolo, forte della sua esperienza imprenditoriale e di una conoscenza del quartiere che parte dal suo arrivo come chimico nell’ormai lontano 1982, non ha dubbi sulla ripresa già iniziata della “Città giardino”. “Rispetto agli ultimi anni, devo con piacere ammettere che intanto è calato notevolmente il tasso della piccola criminalità. Se Marghera era stata troppo tempo al centro dell’attenzione nel passato recente per episodi di violenza e furti anche in pieno centro, ora tutto va verso il meglio. Il merito va sicuramente alla nostra richiesta alla polizia di maggiori controlli in orario serale, ma anche alla scelta di lasciare più a lun-

delle strutture di due parchi come Catene ed Emmer, ora usati regolarmente dalle famiglie per tutto l’arco dell’anno”. “La sicurezza dei cittadini è uno dei punti sui quali abbiamo maggiormente puntato - continia -, e per questo posso dire che ora il primo punto all’ordine del giorno sarà l’arrivo dei gruppi di controllo di vicinato, che coordineremo e gestiremo in sintonia continua con le forze dell’ordine. Massimo Tonizzo

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Presto la nuova piscina Dopo Spinea, in quella che è stata una vera e propria “lotta” sui lavori più rapidi ed attesi, anche Marghera si avvia ad avere la propria piscina. Sono stati effettuati i definitivi sopralluoghi degli addetti ai lavori con il presidente della Municipalità di Marghera Teodoro Marolo, i delegati dell’esecutivo e la consigliera comunale Canton al cantiere in costruzione in via della Macchine (fronte Darsena e ponte strallato), impianto sportivo che sarà composto da due vasche, già pronte, così come gli impianti. Gli ultimi ritocchi ancora da realizzare saranno quelli per gli spazi comuni per poi procedere con il bando per individuare il gestore e la messa in funzione dell’impianto, con allo studio del Comune anche soluzioni per l’accessibilità ciclopedonale e il miglioramento dei collegamenti. Dal punto di vista impiantistico, la struttura potrà contare su una vasca principale di 25 x 12,50 metri con profondità di 1,80 metri per attività natatorie e una seconda vasca, di dimensioni 8 x 12,50 metri con profondità da 1,20 a 0,60

Piccola criminalità in calo grazie anche alla scelta di tenere accese le luci delle piazze e delle strade, per permettere alla gente di riappropriarsi del quartiere go accese le luci delle piazze e delle strade, fatto che ha probabilmente incentivato la gente a vivere meglio il centro del quartiere e contemporaneamente scoraggiato la piccola criminalità”. Dal punto di vista dei lavori, l’attesa è per le grandi opere cittadine, ma intanto si bada anche a realizzare interventi minori ma altrettanto attesi: “È vero che sono in arrivo due opere molto importanti come saranno la piscina e il nuovo centro Asl, ma intanto non stiamo di sicuro con le mani in mano. Magari si è intervenuto in maniera meno “visibile” per chi non è di Marghera, ma i residenti si sono sicuramente accorti di quanto è stato fatto in varie zone. Come esempio basta citare la pista ciclabile di via Beccaria o il recupero totale

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metri, per corsi e attività di acquaticità per bambini. All’interno, gradinate al lato del corpo vasche, destinate ad ospitare circa un centinaio di persone in caso di competizioni, mentre al primo piano sarà fruibile una palestra pubblica per attività sportive e fitness. La struttura presenterà inoltre caratteristiche di sostenibilità in quanto alimentata da energia elettrica green con impianto di pannelli fotovoltaici. “È il frutto di un lungo impegno iniziato tanti anni fa e che ora diventa realtà -spiega il presidente della Municipalità Teodoro Marolo -. Ora prepariamo i costumi e ringraziamo tutti i consiglieri e ai tecnici del Comune per il lavoro e l’attenzione costante su questa opera che Marghera aspetta da anni”. (m.t.)


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Sguardo alle Municipalità

Favaro Veneto. A tu per tu con il presidente Marco Bellato

“Viabilità e valorizzazione dei territori al centro del nostro impegno” V

iabilità e valorizzazione del territorio urbano (anzi, “dei” territori) in attesa che si realizzi il grande progetto del bosco dello sport che porterà a una ulteriore rivoluzione. Al secondo mandato, dopo il primo nel 2015 ottenuto con sole 230 preferenze di scarto, il presidente della Municipalità di Favaro Marco Bellato è uno di quelli che può fare quindi al meglio il punto su una situazione che, almeno per lui, si sviluppa da una decina d’anni. “Come coalizione vincente delle ultime elezioni abbiamo subito puntato come principale argomento sulla modernizzazione e valorizzazione del territorio della Municipalità in quanto zona strategica di collegamento tra Venezia, il centro di Mestre e l’aeroporto. Tra i lavori in corso, segnalo la pista ciclabile di Ca’ Solaro, che collegherà in un unico percorso Favaro e Tessera, e l’ampliamento della bretella ferroviaria di Dese”. Per i residenti, uno dei punti

di forza della Municipalità è il distretto sanitario. “Serviva, e si è visto come l’ingrandimento abbia portato i suoi effetti. Attualmente il distretto serve non solo la zona di Favaro, ma anche utenze da Marcon, Quarto d’Altino e altre zone dell’Asl veneziana. Funziona bene e il gradimento dell’utenza ce lo dimostra. Ovviamente alcuni inconvenienti ci sono stati, ma proprio nel

periodo del Covid il centro si è dimostrato uno dei più affidabili”. L’abbellimento del territorio, poi, passerà ovviamente anche per il centro La Piazza, che appare invece come uno dei punti su cui ancora si deve lavorare: “Anche se è gestito da privati, fa parte dei progetti sui quali investire, a partire dal terrazzo che potrà essere nuovamente utilizzato per manifestazioni culturali e musicali ora che la pandemia ha allentato i suoi effetti. Favaro sta infatti per fortuna tornando alla vita e ne è prova evidente ad esempio il ritorno dell’attesa sagra di Sant’Andrea fino a metà giugno. La Piazza è un esempio di quello che è stato fatto in passato, quando si pensava che questi piccoli centri commerciali fossero il futuro del commercio. Ora per fortuna alcuni imprenditori si stanno prendendo a cuore la sua sorte, anche con l’aiuto della Coldiretti e del mercatino settimanale”. Massimo Tonizzo

Lido: “Una spiaggia che sia di tutti, per tutto l’anno” Riportare il turismo al Lido come spiaggia della città di Venezia, non come “isola d’oro” destinata solo a una élite di ricchi ma come luogo bello ed appetibile per tutti e per tutto l’anno. Per il presidente della Municipalità del Lido e Pellestrina Emilio Guberti il ruolo delle due isole lagunari appare ben chiaro e in perfetta coerenza con quanto annunciato già in sede di campagna elettorale. “Il punto principale su cui puntare è stato il rilancio turistico del Lido, che ha un passato illustre come prima vera e propria località balneare cittadina, esempio per tutte le realtà simili fin dai primi anni del Novecento. Un concetto, quello della cosiddetta “isola d’oro” che forse è stato in realtà anche un poco penalizzante, visto che ha fatto vedere l’isola come un luogo deputato solo a un turismo riservato ai ricchi ed elitario, cosa che non è affatto e che

stiamo cercando di smentire. Quello che offriamo invece è molto di più: spiagge di tipologia diversa, tra sabbia e zone a scogli diretti sul mare, strutture ricreative e sportive in gran numero e di grande varietà, la vitalità di un ambiente a meno di dieci minuti dal centro storico. Il futuro, inoltre, riserva molte altre iniziative importanti, a partire dal campus che l’Università di Ca? Foscari sta per allestire nell’area dell’ex caserma Pepe e che porterà in

isola nuovi residenti, giovani e motivati a restare a Venezia si spera per lungo tempo”. Pronta anche la risposta alle critiche di chi vede il futuro dell’isola concentrato solo nell’area attorno al Gran Viale, con conseguente svuotamento delle attività nel resto del Lido, a partire dalla storica via Lepanto “Non si può non considerare il fatto che negli ultimi anni i residenti sono calati da 20000 a 16000. Le conseguenze si sono viste soprattutto sulle attività cosiddette familiari e di vicinato, come panifici, lattai ed altri. Questo è un problema generalizzato in tutto il paese e non solo in sola purtroppo. Penso però che l’arrivo delle nuove residenze potrà portare a riaperture, forse con finalità diverse ma comunque positive per la vita dell’isola. Penso come esempio alla zona di Ca’ Bianca, che negli ultimi anni ha avuto una rivitalizzazione molto positiva”. (m.t.)

“Attualmente il distretto serve non solo la zona di Favaro, ma anche utenze da Marcon, Quarto d’Altino e altre zone dell’Asl veneziana. Funziona bene e il gradimento dell’utenza ce lo dimostra”

Fish&Beer: sede tutta nuova a Sottomarina in Piazza Italia

Fish&Beer apre su una sede tutta nuova a Sottomarina e amplia la proposta per i propri clienti. E’ iniziata il giorno 11 Maggio la nuova avventura di Davide e del suo staff, che nel locale di Piazza Italia ha deciso di fare le cose davvero “per bene”. Sarà infatti possibile gustare, oltre ai tradizionali prodotti cotti e confezionati che in molti avevano già sperimentato, le prelibatezze realizzate nella nuova cucina. Si tratta di un vero e proprio “upgrade”, come lo definisce con orgoglio il titolare, che prevede un’ offerta davvero variegata. Si va dal fritto “da passeggio”

come una tradizione da Nord- europea. Tutto questo sicuramente è vero, ma c’è da registrare come da circa 30 anni il movimento italiano della birra artigianale abbia fatto passi da gigante. Oggi i birrai italiani vincono premi su premi nel panorama internazionale; hanno un certo blasone e sperimentano nuovi tipi di accostamenti”. Fish&Beer allora fonde questi due diversi mondi, e lo fa strizzando l’occhio ai giovani. Gustare del buon pesce e un sorso di birra a prezzi sicuramente più competitivi rispetto al mondo del Wine attira non pochi ragazzi. Idee nuove, innovative, in un contesto (quello chioggiotto) che in passato ha fatto della tradizione (intesa come reticenza all’evoluzione, al cambiamento) il proprio “tallone d’Achille”. “L’idea di aprire a Chioggia nasce dal fatto che qui ci sono le mie origini. La città è sempre stata molto tradizionalista, non molto aperte a proproste che

Buon pesce accompagnato da ottima birra artigianale o da portare a casa, alle delizie della gastronomia più particolari: pesce in “saore”, lasagne, catalana su ordinazione o insalata di mare. Come in tutti i posti in cui il pesce si consuma fresco, il menù subirà inevitabilmente modifiche, con nuove proposte “di giornata”. Una menzione particolare merita la pasticceria di mare: veri e propri pasticcini guarniti con crema e pesce. Interessante anche il panino di pesce, non tanto per l’idea in sé, quanto per la possibilità di accontentare davvero tutti nelle sue diverse declinazioni: vegano, con pesce cotto a vapore, con fritto e con tartare di pesce. Per Chioggia e dintorni Fish&Beer è un posto già conosciuto, forse meno per turisti italiani e stranieri che passeggiano per il centro di Sottomarina. “L’idea nasce da una mia attitudine a cercare di sdoganare insegnamenti e preconcetti che fanno parte del nostro DNA - racconta Davide, che sorridendo aggiunge - “per l’italiano il pesce va con il vino; la birra è vista

sembrano tagliate più per i grandi centri” racconta il titolare, che specifica “ma se devo aprire dei negozi, voglio partire proprio dalle mie origini. In alcune proposte richiamo tutto questo. Cito come esempio il “saore”. Ho ripreso questa tradizione locale, applicandola ad altri tipi di pesce, come le triglie, le moleche, i gamberi”. Tra le collaborazioni di Fish&Beer c’è quella con O.P. I Fasolari, o il Cipriani di Venezia. Quasi a dire: le belle (e buone) idee non passano mai inosservate.

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Cultura

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Elisabetta Caminer. Nel 1774 fondò e stampò la prima copia del suo “Giornale Enciclopedico”

Anticonformista e rivoluzionaria: è di Venezia la prima giornalista donna N

asce a Venezia la prima giornalista italiana. Anticonformista e rivoluzionaria, Elisabetta Caminer, cambierà per sempre la storia del panorama femminile della Serenissima lungo 1600 anni. Nata nel 1751, un’infanzia trascorsa con la testa china su quei libri dove leggeva di donne impavide e coraggiose, studiava il francese, fantasticando di vivere in luoghi dove non fosse costretta a rinunciare a quella passione ereditata dal padre giornalista. Con ammirazione lo spiava scrivere nel suo studio mentre lei, stretta dalle rigide regole materne, era costretta a rassegnarsi ad un futuro da modista, moglie e donna di casa ma lei non si rassegnò mai alle regole di una società che non la pensava libera di essere ciò che desidera finché non riuscì a collaborare come traduttrice nel periodico dalla linea moderata fondato dal padre, così iniziò così la sua carriera da giornalista. Accanita sostenitrice del suo concittadino Carlo Goldoni, combatté con lui le accese battaglie contro il teatro tradizionalista ma divenne finalmente la donna che aveva sempre sognato di essere nel 1774, quando fondò e stampò la prima coCon il suo concittadino pia del suo giornale, Carlo Goldoni combatté dandogli il nome di “Giornale Enciclopeaccese battaglie dico”. Un periodico contro il teatro nuovo e moderno che tradizionalista parlasse di educazione, letteratura, scienza e teatro, dove poteva essere libera e senza censure per difendere quelle idee così rivoluzionarie. Tre lettere a firmare tutti i suoi pezzi, “Ect” (Elisabetta Caminer Turra”), per ricordare a chi leggeva che, senza censure e senza paure, era pronta a sconvolgere gli animi dei più rigidi conservatori. Oggi dopo più di due secoli, le parole di Elisabetta Caminer accompagnano con coraggio tutte quelle donne che nel tempo hanno deciso di combattere con passione e dedizione per sconvolgere gli stereotipi di chi le voleva costrette ad un destino già scritto. Così, passeggiando tra le calli e i campi di Venezia, si può sentire ancora aleggiare nell’aria quello spirito sagace e quel carattere indomito che a colpi di carta e inchiostro hanno scritto la storia delle donne italiane. Gaia Ferrarese

Pellestrina celebra Raimondo Vianello con una via a lui dedicata Il ricordo del grande Raimondo Vianello è ancora vivo e forte a Pellestrina. Lo storico personaggio televisivo scomparso tre anni fa, infatti, aveva le sue radici proprio nell’isola della laguna, dove un tempo abitava suo nonno e, spulciando tra gli archivi cittadini, qualcuno ha scoperto che proprio ai Vianello è intitolata una delle vie di Pellestrina. Tutto è iniziato dalla ricerca toponomastica avviata dall’assessore Tiziana Agostini e dal presidente della Municipalità del Lido-Pellestrina Giorgio Vianello, con l’aiuto dell’esperto Ugo Scarpa. Si è cercata di recuperare la denominazione esatta di molti luoghi cittadini, in una sorta di viaggio nel tempo alla ricerca dell’identità perduta di alcune calli e campi storici. E così, tra vecchi archivi parrocchiali, certificati di battesimo e mappe polverose è saltato fuori anche il nome del grande Raimondo. A suo nonno Ciriaco, comandante di Marina residente a Pellestrina, è infatti intitolata la strada tra via Ciaccole e via Testoni, nel sestiere Vianelli (appunto). La via in realtà è dedicata a un certo “Gige” che però non sarebbe altri che Ciriaco Vianello, soprannominato così perché

possedeva una barca così battezzata. “Gige” Vianello era anche il proprietario di un gran numero di case nella zona, e proprio per questo la via venne intitolata a lui. Lo stesso Raimondo, in onore del nonno, veniva chiamato così e quindi molto presto via Gige verrà indicata con un chiaro riferimento ai due celebri personaggi.

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Fashion

“I Love Me”. Leggerezza non di glutei e cosce, ma di spirito: è questo l’ingrediente segreto

Come eliminare cellulite e pancia dal nostro corpo e dalla nostra testa Obiettivo dell’autrice: un’alleanza fra donne per combattere non solo gli odiosi inestetismi, ma soprattutto i condizionamenti sociali e culturali che vogliono le donne tutte uguali e i criteri estetici con cui è possibile misurarsi solo grazie all’aiuto di Photoshop

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a cellulite parla veneziano? La risposta è si, nel nuovo libro di Martina Semenzato edito da Sperling & Kupfer: “I Love Me, Come eliminare la cellulite e la pancia dal proprio corpo e dalla propria testa”. Martina ha incontrato la cellulite quando era un’adolescente. Da allora, per trent’anni, l’ha esaminata, studiata, combattuta in una lotta senza esclusione di colpi. L’ha vista conquistare terreno su ogni parte del corpo proprio e delle altre donne: le cosce, le braccia, la pancia e, soprattutto, la testa. È proprio da qui, dalla testa, che La Malefica, l’eterna nemica di ogni donna (ne soffre circa l’80% della popolazione femminile), insidia la nostra autostima, complica i rapporti sentimentali, logora le amicizie. In questo manuale Martina ha riversato l’esperienza di chi ha provato tutti, ma proprio tutti i rimedi, con perseveranza e caparbietà, e li illustra con autorevolezza, ironia e simpatia contagiosa alle compagne di sventura. Il suo obiettivo? Un’alleanza fra donne per combattere non solo gli odiosi inestetismi che ci affliggono, ma soprattutto i condizionamenti sociali e culturali che ci vogliono tutte uguali e i criteri estetici con cui è possibile misurarsi solo grazie all’aiuto di Photoshop. In questo che è il secondo libro dell’autrice, è presente una interessante new entry: la pancia e un simpatico confronto, su questo argomento, tra l’universo maschile e quello femminile. Ma non solo, il libro è in continuo aggiornamento grazie all’inserimento di un QR Code con contenuti sempre nuovi e fruibili dal pubblico di lettori in ogni momento. È evidente che, all’apparire della buccia

d’arancia, le donne stilano subito un piano d’attacco, efficienti e produttive come sono. Mentre l’uomo continua, invece, a essere così maledettamente sereno rispetto al suo stato fisico, qualunque sia. Lui non si scompone nemmeno, si scansa. Pensa all’auto che vuole comprare. Non scende in guerra come fa il gentil sesso. Le donne sono in affanno da quando aprono gli occhi a quando vanno a dormire e l’uomo non sembra essere pervaso affatto dalla stessa ansia. Ha la pancia? Resta comunque un uomo con la U maiuscola. Le sue rotondità sono solo un dettaglio, quelle delle femmine un dramma esistenziale. Perciò, dopo tutto questo dialogare di cellulite e di ciccia, di femmine e di maschi, il consiglio migliore alla fine sarà sempre (no, non è uno spoiler!) la leggerezza. Leggerezza non di glutei e cosce, ma di spirito. È questo l’ingrediente segreto che ci aiuterà a eliminare ogni imperfezione estetica, piccola o grande che sia, dalla nostra testa e dagli occhi di chi ci guarda. “Il bello di questo libro è che mi da la possibilità di fare tante presentazioni sul territorio veneziano e nazionale – spiega l’autrice – tutte uniche e particolari: dal Rotary a Jesolo, alle scuole di Mestre e Chioggia, da Willa Widmann a Dolo per la festa della donna, fino alla recentissima da Max&Co a Venezia dove abbiamo parlato di outfit giusto in base alla propria fisicità, partendo proprio da un capitolo del libro Rimedi immediati: gli abiti mimetici. “Certi abiti non possiamo permetterceli, punto. Ma moltissimi altri verranno in nostro aiuto, una quantità esagerata! Lo shopping è catartico e fa evaporare qualsiasi paturnia”…leggete a pag 108”.

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Sport

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Calcio. La retrocessione è arrivata dopo le 10 sconfitte consecutive e solo un anno trascorso nella massima serie

Si riparte dalla B, con una squadra da ripensare e tante scelte da fare I

mparare dagli errori per costruire una squadra e un assetto societario che consenta di provare a tornare subito nella massima serie. Nessun miracolo in casa Venezia Fc. La serie B è arrivata come, purtroppo, sembrava ormai scontato dopo il filotto negativo di 10 sconfitte consecutive, in particolare l’ultima contro la diretta concorrente Salernitana. Dopo solo un anno per la squadra arancioneroverde si riaprono le porte del campionato cadetto. Tornarci lascia l’amaro in bocca soprattutto dopo l’ottima prima parte di stagione in cui la squadra di Zanetti aveva sicuramente sorpreso e stupito, sia in

Il voto finale per la stagione appena conclusa è un 5,5 che va suddiviso in parti uguali tra società, allenatore e giocatori termini di gioco che di risultati. Ma la Serie A se non la conosci a fondo rischia di diventare un boomerang, e così è stato per il Venezia Fc che dopo la sconfitta rocambolesca interna con l’Hellas Verona (da 3-0 a 3-4) ha ceduto di schianto. Prima mentalmente e poi anche nel gioco. Se poi ci si aggiungono alcune scelte di mercato a dir poco discutibili, il pieno di benzina è fatto. Ora serve soprattutto ripensare la squadra e non smembrare quanto di buono

è stato fatto. Scegliere un allenatore (forse lo stesso Soncin?) che sappia gestire squadra e categoria e soprattutto sia in grado di intervenire nei momenti di difficoltà a livello psicologico e mentale. Il limite di Paolo Zanetti è stato forse questo: mancanza di esperienza nella gestione del gruppo in un campionato come la Serie A che non perdona gli errori. Anche dell’allenatore. Italiani di esperienza e qualità e qualche innesto di giovani stranieri ma non troppe lingue e nazioni in campo: potrebbe essere questa la giusta ricetta per affrontare un campionato di serie B che, per tradizione, resta uno dei più difficili e combattuti in ambito professionistico, e che nasconde sempre dietro l’angolo sorprese nello sconvolgere pronostici e nel mandare in poche partite dall’altare alla polvere anche squadre blasonate o partite con ben altri obiettivi, vedi il Vicenza quest’anno o lo stesso Parma. Il voto finale al Venezia Fc per la stagione appena conclusa è un 5,5 che va suddiviso in parti uguali tra società, allenatore e giocatori. Ora c’è tempo per capire e programmare: le mosse, quelle che contano e non si basano su algoritmi ma su uomini e giocatori di calcio e di sport, deve farle la società. Venezia non è l’America e il calcio non è teoria ma soprattutto pratica, tanta pratica. Forse una società più vicina alla città, al suo linguaggio,

a quello dei tifosi, al di là dei social network, potrebbe aiutare dentro e fuori del campo a ricreare quell’ambiente e quell’entusiasmo visto nei mesi scorsi. La società dovrà anche dire se continuerà i lavori di ampliamento allo stadio Penzo, mentre ha già iniziato gli interventi al Taliercio. Le questione aperte sono tante. Ora mancano i fatti, le parole, le scelte.

Storia di un luogo simbolo del calcio e della città: lo stadio intitolato a Pier Luigi Penzo Un luogo magico, costruito su un’isola, sospeso sull’acqua, che ha visto per decenni grandi campioni del calcio battersi per la vittoria, una storia fitta di debutti, promozioni, successi, sfide memorabili e intitolato in onore del marinaio e aviatore veneziano: Pier Luigi Penzo. È il secondo stadio più antico d’Italia, un luogo che resta testimone fedele dei cambiamenti di una città. Una struttura antica che sa affascinare chiunque abbia l’onore di entrarci. Pier Luigi Penzo, fu prima marinaio e poi aviatore veneziano, originario di Malamocco. Frequentava l’istituto nautico ma era il cielo la sua passione, passione che lo spinse a conseguire il brevetto da aviatore. Viene ricordato anche da una statua a Sant’Elena, a pochi passi dal Penzo: un busto che troneggia su un’aquila che stringe fra gli artigli un’ancora, a testimonianza del suo passaggio dalla marina all’aviazione. L’epicità dello stadio è passata alla storia con il suo battesimo del 7 settembre 1913, quando la madrina Ines Taddio, figlia di uno dei

dirigenti del club, si ferì nel tentativo di aprire una bottiglia di champagne e così la cerimonia inaugurale viene ricordata come un battesimo di “sangue e champagne”. Dopo l’inaugurazione, il primo match ufficiale di campionato si gioca nel nuovo impianto il 16 novembre 1913: è un pareggio 1 a 1 col Verona. Ma il momento più bello è quello vissuto il 15 giugno 1941, quando si gioca la finale di Coppa Italia, contro la Roma. Col vantaggio di giocare la seconda sfida in casa, incoraggiati dalla tifoseria, Valentino Mazzola e compagni conquistarono quello che ancora oggi resta il pezzo più prestigioso fra tutti i loro trofei. Un altro massimo storico è stato registrato nella stagione 1966/67 quando il Penzo raggiunge un numero di ben 26.000 spettatori alla partita contro il Milan. Lo stadio ricorda anche uno degli eventi più dolorosi della storia dello sport e del calcio italiano: la tragedia di Superga del 4 maggio 1949. Oltre ad aver due settori, Curva e Distinti intitolati a due giovani Venezia: Valeria Solesin e Michael Goppello.


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Se la schermaglia è finita presto, con qualche battuta nel giro di un paio di giorni, andare a scavare dietro quelle affermazioni potrebbe portare a interessanti riflessioni. Il riferimento è alle frasi di Enrico Letta pronunciate di recente quando è giunto nel Veneto a sostenere le candidature del centrosinistra alle elezioni amministrative: “L’èra Zaia volge al termine – ha spiegato Letta – Lui ha interpretato il suo ruolo come governatore-uomo solo al comando. Una scelta che gli sarà anche servita in questi anni, ma credo lascerà per il centrodestra in Veneto un punto interrogativo enorme per il futuro e un vuoto che noi abbiamo intenzione di colmare”. Queste le frasi riportate nell’intervista a “La Piazza”, che potete leggere nella pagina successiva. Legittimo, naturalmente, che un esponente politico veda

Il Punto

Dopo di lui… di Antonio Di Lorenzo

per sé e il suo schieramento un futuro roseo e altrettanto comprensibile che lavori per raggiungere questo obiettivo. A rispondere al segretario del Pd è stato il giorno dopo Roberto Ciambetti, che lo ha ironicamente rassicurato: “Caro Enrico, non ti preoccupare, ci siamo noi a governare il Veneto”. Come dire: non ci sarà nessun vuoto da colmare nel 2025, quando Zaia lascerà palazzo Balbi. E dal punto di vista dei numeri le sue ragioni le ha. Alle elezioni il governatore ha ottenuto il 77% di gradimento. È

stato lo stesso Massimo Cacciari a ricordare che perfino suoi amici di sinistra, non sospettabili di simpatie leghiste, lo avevano votato. Potenza dell’immagine di buongoverno che Zaia s’è costruito in questi anni e ormai sono 17 che è in Regione. Ma davvero senza Zaia il bottino elettorale del centrodestra si sgonfierà come un soufflè? Davvero dopo di lui sarà il diluvio? Certamente il governatore ha un appeal personale ben maggiore dei partiti che lo sostengono. Ma vale la

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pena di ricordare che la Lega dal 1992, quando vinse a sorpresa le elezioni, e poi assieme a Forza Italia dal 1994, ha fatto man bassa di consensi in quel “centro” che era cresciuto per decenni alla scuola dei dorotei della Democrazia Cristiana e che, tanto per restare in tema regionale, aveva espresso alla presidenza prima il veronese Angelo Tomelleri e quindi Carlo Bernini. Davvero questi voti di centrodestra sono pronti a spostarsi in massa verso un faro di centrosinistra al punto da garantire al Pd veneto una vittoria elettorale tale da ribaltare l’andamento di trent’anni di votazioni? Lo scopriremo solo vivendo. Certamente l’elettorato veneto è moderato e il Pd da qui al 2025 dovrà ispirare a questi ceti, da sempre distanti dalla sua filosofia, tanta fiducia per intercettarli. Ma tanta.

L’intervista. Federico Caner, assessore regionale al turismo, agricoltura, commercio estero e fondi UE

“Torniamo alla normalità, ora serve stabilità” Assessore Caner, per il turismo possiamo finalmente parlare di ritorno alla normalità? “Il turismo in Veneto in epoca pre Covid segnava 18 miliardi di fatturato annui con 72 milioni di presenze turistiche, dimostrandosi di fatto la prima industria regionale, e permettendoci di arrivare al primo posto tra le regioni italiane per attrazione turistica. È chiaro pertanto che il settore merita ogni attenzione possibile ed è all’ordine del giorno di ogni sforzo per la ripresa economica. Il grande lavoro di squadra tra istituzioni e operatori ha permesso di rispondere alla sfida della pandemia offrendo servizi in linea con le rinnovate esigenze di sicurezza: gli indicatori hanno confermato, infatti, che i flussi del 2021 sono più che raddoppiati, con un +51,6% di presenze nei primi dieci mesi dell’anno rispetto al 2020”. Dal suo osservatorio come valuta questi mesi di decisa ripresa? “L’Osservatorio del Turismo Regionale Federato del Veneto (https://osservatorioturismoveneto.it/) è nato per monitorare l’andamento e valutare i

dati relativi al movimento turistico delle destinazioni turistiche regionali. L’esperienza dell’Osservatorio è stata resa possibile grazie al maestoso lavoro di squadra tra diversi stakeholders del mondo delle istituzioni e delle imprese e ci permette di avere in tempo reale non solo dati previsionali sulle prenotazioni ma anche la loro ricaduta economica e il sentiment del turista. La vera sfida è dare valore ai dati per costruire un’offerta sempre più in linea con le richieste del momento”. Ha affermato che la sostenibilità è la chiave per lo sviluppo consapevole del turismo, cosa intende? “Il turista vuole godere di un’esperienza naturale, a misura d’uomo, più accessibile e sicura, ed è disposto a spendere per averla. La sostenibilità rappresenta dunque l’elemento chiave per uno sviluppo consapevole del turismo. La sfida è proporre al turista nuove esperienze di fruizione del territorio che da un lato soddisfino queste nuove esigenze e che allo stesso tempo siano capaci di valorizzare tutti quei luoghi meno noti del territorio regionale, al di fuori delle mete più ricercate”.

La stagione balneare apre con gli interrogativi sulla direttiva Bolkestein, cosa devono aspettarsi gli operatori del settore? “Alla scadenza mancano meno di due anni e il nemico, non solo per coloro che fanno impresa ma anche per i Comuni chiamati di fatto a bandire le gare, resta ancora l’incertezza. È necessario intervenire con una normativa unica in grado, da un lato di tutelare le imprese di un comparto fondamentale per l’economia turistica nazionale e regionale e dall’altro di spingere

a un continuo miglioramento del servizio offerto. Sono sempre più convinto che tutti i Comuni balneari devono essere messi nelle condizioni di riconoscere ai concessionari uscenti gli investimenti fatti e di introdurre una premialità alle imprese che intendano investire in interventi di tutela e sicurezza delle aree costiere. Il Governo, in aperto confronto con l’UE, dovrebbe fare in modo che questa transizione avvenga senza arrecare danno ai nostri gestori. In Veneto esistono già esempi virtuosi di consorzi e operatori locali che

attraverso progetti di investimenti infrastrutturali hanno ottenuto concessioni con durata anche ventennale”. Da assessore all’agricoltura, di cosa ha bisogno il settore primario oggi? “Dopo le turbolenze c’è bisogno soprattutto di stabilità, per consentire ai nostri imprenditori di fare bene il loro lavoro. Il settore primario è sì più resiliente di altri in caso di crisi generalizzata ma è anche quello che ha tempi di ritorno degli investimenti più lunghi. In questo quadro va dato il giusto peso a due questioni fondamentali: l’innovazione da un lato e l’adattamento/ contrasto agli effetti del cambiamento climatico dall’altro. Ritengo inoltre che serve urgentemente una legge che protegga le nostre eccellenze agroalimentari dalle falsificazioni”. Agricoltura e turismo, il binomio è vincente? “Certo che lo è! Dove si mangia e si beve bene ci si torna volentieri. Il Veneto offre solo l’imbarazzo della scelta in questo senso. Agricoltura e turismo significa anche slow tourism, un modello di fruizione del territorio a misura d’uomo”.


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Regione

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Centrosinistra. Il segretario del Pd Enrico Letta

Centrodestra. Raffaele Speranzon, Fratelli d’Italia

Segretario Letta, quali sono le previsioni per il voto alle amministrative in Veneto? “Sono molto fiducioso per Padova, Sergio Giordani è stato un grande Sindaco in questi cinque anni, ha dato stabilità, tranquillità e molti investimenti alla città. Non ho mai dovuto mettermi a sanare conflitti interni, questo è merito di Sergio Giordani. Un ottimo candidato con un fortissimo profilo civico, che noi vogliamo rilanciare e rendere ancora più evidente. Padova è nella parte felice della mia Moleskine. Ci sono le città per le quali tocca ogni volta cercare di mettere insieme le persone. Poi, c’è una pagina con tante città nelle quali, invece, si lavora bene. Ecco, Padova è una di queste.” Quali sono le prospettive e il ruolo del Partito Democratico in vista delle regionali 2025? “Il nostro giudizio sulle sue amministrazioni è noto per il lavoro che facciamo in consiglio regionale. I cittadini veneti hanno dato negli anni un giudizio diverso e più positivo del nostro. Ma il tempo di Zaia come governatore e come Presidente del Veneto è un tempo che sta per terminare. Zaia ha interpretato il ruolo di un governatore un uomo solo al comando, insostituibile. Una scelta che gli sarà anche servita in questi anni ma credo lascerà per il centrodestra in Veneto un punto interrogativo enorme per il futuro e un vuoto che noi abbiamo intenzione di colmare. Se non si è protagonisti in Veneto non si può ambire a governare il Paese”. Come affrontare la crisi economica innescata dal conflitto ucraino? “Ci aspettiamo dal governo interventi sulle bollette elettriche, sul costo dell’energia, sui carburanti e sulle bollette per le famiglie. La nostra proposta è un assegno energia che sia in grado di compensare sia le imprese sia le famiglie e crediamo sia necessario pagarlo con una tassa pesante sugli extrapro-

C

“Il Veneto è centrale per il nostro Paese”

fitti che le aziende petrolifere ed energetiche hanno fatto in questo periodo. Accanto a questo insistiamo molto per un intervento a sostegno dei salari. i salari italiani sono tra i più bassi d’Europa, se il costo della vita cresce a dismisura, con quei salari non si regge il costo della vita. Questa è l’equazione su cui c’è bisogno di intervenire: o si abbassano i salari o si abbassa il costo della vita o si fanno entrambe le cose. Sono convinto che il governo saprà cogliere questo grido di dolore dal Paese e sia in grado di intervenire per far sì che non esploda la recessione. Non si può intervenire a incendio divampato, perché i costi sarebbero dieci volte superiori”. Gli eventi delle ultime settimane hanno reso più evidente come Giorgia Meloni si sia chiaramente candidata a premier. Qual è la vostra posizione? “Abbiamo una grande responsabilità. Non vorrei che il nostro Paese si mettesse in scia con i paesi dei premier che l’hanno sostenuta a Milano: quelli di Polonia e Repubblica Ceca. L’Italia è un paese che pensa ad altro. Deve andare in un’altra direzione che non è la direzione della destra Euroscettica, ma di un pese che lavora per un’Europa forte, integrata solidale, per la pace. Lavoriamo per essere all’altezza della sfida che Giorgia meloni ha lanciato a Milano e per batterla nelle urne”. In che modo? “Lo facciamo con un partito più unito possibile rilanciando il lavoro di democrazia partecipativa che attraverso l’Agorà democratica sta dando degli ottimi risultati. L’unità interna del nostro partito è uno dei risultati di cui sono più soddisfatto di questo anno di segreteria. Ma l’obiettivo più importante è quello di convincere i giovani che il nostro partito è il partito che si occuperà di loro. Il partito del futuro dei giovani che cerca di dare all’Italia un futuro europeista, solidale, democratico e progressista”.

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Sara Busato

“Noi impegnati a costruire l’alternativa di governo” entrodestra unito, per governare le città venete e affrontare le elezioni politiche del 2013. Raffaele Speranzon, capogruppo di Fratelli d’Italia in Consiglio regionale, delinea la strategia del partito. Cosa vi aspettate dal voto nelle città venete? “Anzitutto dobbiamo constatare che in questi anni Fratelli d’Italia ha registrato un trend di costante crescita, anche per questo abbiamo anche abbiamo alcun candidati sindaci più. Ci aspettano le sfide importanti nelle grandi città, a partire da Verona dove ci presentiamo con un nostro candidato, sostenendo la rielezione del sindaco uscente Federico Sboarina. Con la stessa determinazione e con la volontà di ottenere risultati importanti sosterremo Peghin a Padova e De Pellegrin a Belluno con le nostre liste. Nel veneziano attenzione anche a Jesolo dove corre il nostro candidato De Zotti. L’unità del centrodestra è sempre il nostro obiettivo di governo. Fratelli d’Italia non tradirà mai il patto con i propri elettori e si porrà sempre come alternativa al Pd e al Movimento 5 Stelle. Dobbiamo creare le condizioni affinché i nostri alleati naturali concorrano con noi a costruire un’alternativa vincente”. Quale il vostro ruolo nella maggioranza in Regione? “In consiglio e in giunta abbiamo cercato di portare la voce delle imprese e delle famiglie, non solo a spingere l’amministrazione regionale a fare quanto nelle sue possibilità ma anche a pretendere dal governo nazionale delle risposte su temi come il caro bollette, sul quale ancora non vediamo scelte rassicuranti rispetto nei confronti di imprese e famiglie. Non otterremo nulla di buono finché buttiamo 8,8 miliardi di euro l’anno nel reddito di cittadinanza. L’unico mondo per combattere la povertà è creare lavoro”. Come va con la Lega in Veneto? “Con la Lega c’è un rapporto leale, che si sta anche evolvendo nel tempo, il nostro obiettivo è di accrescere la no-

PIZZERIA

stra rappresentanza anche a livello parlamentare, oltre che nei consigli regionali. I parlamentari veneti devono fare interessi dei veneti, come hanno dimostrato in occasione delle elezioni per il presidente della Repubblica, votando per il trevigiano Carlo Nordio”. Come vi preparate alle elezioni politiche del 2023? “Fra un anno i cittadini dovranno avere la possibilità di scegliere un governo senza ministri e sottosegretari di Pd e 5 Stelle. C’è bisogno di un fronte unito che comprenda le forze di centrodestra, la nostra è una condivisione di valori alternativi. I governi che ci sono stati in questi anni non saranno rimpianti dal popolo italiano perché non avevano un indirizzo politico chiaro e non hanno prodotto grandi risultati e scelte utili per la comunità. Un governo tra forze affini che hanno molti punti in comune diventa più efficace per realizzare le richieste degli elettori. Chi vota per un partito di centrodestra non credo sia contento di vedere ministri del Pd. L’elettore di centrodestra che sceglie Fratelli d’Italia mette il voto in cassaforte”. Cosa aspettarci sul fronte Covid? “Noi diciamo basta alla sottrazione di diritti costituzionali, basta al Green pass. Abbiamo adottato le misure più restrittive in Europa ma questo non ha portato ad un risultato migliore di altri Paesi”. Infine, che dire della guerra in Ucraina? “Dobbiamo agire a livello europeo, rafforzare il peso dell’Europa all’interno della Nato, dove invece oggi conta ancora troppo poco. Un’Europa più forte sulla scena internazionale va anche a beneficio dell’Italia. Intanto i danni provocati dalle sanzioni alla nostra economia dovranno essere compensati finanziariamente. E’ giusto mettere le sanzioni ma è altrettanto giusto che non siano gli italiani a pagarne le conseguenze”. Nicola Stievano

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Rinnovabili. Coraggio Italia con la consigliera Senatore lancia l’allarme: forte l’impatto sul settore agricolo

Crisi energetica: il paradosso tutto italiano del biometano S

ono 256 solo nel Veneto, 71 in Friuli Venezia Giulia, oltre 1.100 in tutta Italia gli impianti e le aziende che rischiano lo smantellamento con conseguente gravissima perdita per il Paese in termini di produzione di energia rinnovabile. Oltre a questo, incombe anche la beffa per i proprietari degli impianti di dover provvedere a proprio carico alle dismissioni. Un allarme lanciato a livello governativo da una interpellanza urgente del deputato di Coraggio Italia Fabio Berardini, che ha raccolto la voce dei territori, a cominciare da quelli del Nordest. Una sollecitazione a cui è giunta subito una pronta risposta da parte del sottosegretario per la Transizione Ecologica Vannia Gava che ha annunciato che “in attuazione progetto Pnrr per lo sviluppo del biometano, sono previsti incentivi per la riconversione e una disciplina del parco impianti per salvaguardare le iniziative già avviate e in esercizio”. Non c’è più tempo da perdere. Ora bisogna correre perché l’intervento non rischi di essere tardivo. “Questi impianti - commenta Maria Teresa Senatore, consigliera metropolitana di Venezia - possono raggiungere il 999 KW ed hanno un indotto impor-

tante come tutta la filiera delle biomasse, concimaie e tra l’altro sono virtuosi perché non immettono in atmosfera il gas metano prodotto, ma lo valorizzano sul posto. Se dovranno essere dismessi oltre al togliere all’azienda tolgono il reddito all’indotto e non produrranno più energia elettrica che serve a tutta la rete, aumentando paradossalmente la necessità di importazione”. La prosecuzione dell’incentivazione degli impianti a biogas, produttori di energia elettrica integrata con l’attività agricola, è strettamente correlata all’esigenza di mantenere in vita non solo gli allevamenti zootecnici italiani, ma anche le intere filiere legate alla produzione di una miriade di prodotti Dop come i derivati caseari, della carne (come i prosciutti ottenuti grazie agli allevamenti suinicoli) e di ulteriori prodotti di nicchia di alta qualità come gli alimentari della tradizione. Tra l’altro, la realizzazione dei digestori anaerobici e la conseguente valorizzazione energetica del biogas contribuisce in maniera concreata a risolvere alcuni problemi che gravano sulle aziende agricole, perché la digestione anaerobica abbatte i cattivi odori e facilita la gestione dei reflui zootecnici.

“Il biogas è una fonte di energia rinnovabile. Si forma dalla fermentazione di rifiuti organici, ad esempio scarti vegetali. Aggiunge Maria Teresa Senatore: “In questa fase storica particolare, è chiaro che bisogna elaborare il Piano energetico nazionale. Lo stop a questi incentivi è controproducente”. È, dunque, opportuno, per Coraggio Italia adottare provvedimenti urgenti per la proroga di forme di incentivazione per gli impianti coperti dal decreto del Ministero dello sviluppo economico del 18 dicembre 2008 per dare certezza agli imprenditori coinvolti ed evitare l’avvio delle procedure di dismissione che, verosimilmente, dovrebbero iniziare già da luglio 2022. Si tratta di usufruire degli impianti di biogas per la produzione di energia elettrica in fase di scadenza o già scaduti per la necessità energetica del Paese; pertanto si deve prendere in considerazione detti impianti già esistenti continuando la buona pratica dell’agri-energia da anni oramai consolidata anche in Italia. Tutto ciò ci permette di avere già maggior quantità di energia pulita e una diminuzione dell’importazione di concime dalla Russia (urea), i cui costi sono lievitati ad oltre il 50%.

“Il biogas è indicato dall’UE tra le fonti energetiche rinnovabili non fossili che possono garantire non solo autonomia energetica, ma anche la riduzione graduale dell’attuale stato di inquinamento dell’aria e quindi dell’effetto serra – conclude Senatore -. L’Italia è uno dei principali produttori di biogas in agricoltura, quarta al mondo dopo Germania, Cina e Stati Uniti. Ringrazio il Presidente di Coraggio Italia Luigi Brugnaro ed il gruppo parlamentare che ha portato questa istanza, che coinvolge tantissimi agricoltori, sui tavoli nazionali. Risolviamo questo paradosso tutto italiano, dimostriamo di avere visione strategica, altrimenti oltre al danno, avremo anche la beffa”.

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Il protocollo d’intesa. Sinergia fra Confindustria Venezia, Hydrogen Park e Stazione sperimentale

Il vetro di Murano punta sull’idrogeno verde Al via il progetto per la conversione dei forni L’impennata dei costi del gas metano e la delicata situazione geopolitica attuale hanno accelerato la transizione energetica delle aziende artistiche dell’isola

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e vetrerie di Murano si stanno preparando alla transizione energetica e puntano ad alimentare le proprie fornaci con miscele variabili di idrogeno e gas metano. Solo una sperimentazione, per ora, ma la tutela del Pianeta, i costi del gas e il conflitto in Ucraina stanno accelerando l’urgenza di un cambiamento anche in quella che è una delle produzioni artistiche più conosciute e apprezzate al mondo. A fine aprile è stato dato il via al progetto, siglato con un protocollo d’intesa fra la sezione Vetro di Confindustria Venezia, Hydrogen Park di Porto Marghera e la Stazione sperimentale del vetro. “L’impennata dei costi dell’energia e l’incertezza dettata dai nuovi scenari geopolitici stanno portando le aziende del vetro a individuare e utilizzare combustibili da fonti rinnovabili come l’idrogeno verde. La firma del protocollo d’intesa rappresenta un importante passo in questo senso”, ha affermato Martina Semenzato, presidente della sezione Vetro degli industriali veneziani, che ha spiegato come lo studio in fase di avvio permetterà di valutare la fattibilità di una transizione tecnologica ed energetica all’interno delle fornaci mu-

ranesi, “per poter tornare a guardare il futuro con fiducia”. Una fiducia che nei mesi scorsi era stata minata dall’impennata del prezzo del gas metano: il Governo è intervenuto – grazie all’approvazione in Parlamento di un emendamento con il deputato veneziano dem Nicola Pellicani come primo firmatario – calmierando il prezzo, oltre che per le imprese fortemente energivore, anche alle piccole realtà come le vetrerie di Murano. L’obiettivo del progetto è la conversione dei forni fusori. La collaborazione prevede il testing e lo sviluppo su scala industriale di tecnologie che portino al passaggio dall’utilizzo di idrocarburi all’idrogeno verde. A tal fine saranno eseguiti dei test qualitativi sui prodotti in vetro artistico realizzati durante la sperimentazione. Alla Stazione sperimentale del vetro il compito di condurre lo studio del prototipo e di seguire l’intero percorso di trasferimento tecnologico sul piano industriale: dovrà essere costruito e messo in opera un forno di prova e successivamente verificare quantitativamente le performance di un forno a scala produttiva. L’individuazione di un’impresa disponibile alla prima fase del progetto

spetta a Confindustria Venezia. I test sul campo a scala produttiva saranno effettuati su una o più imprese. La gestione della materia prima, ovvero l’idrogeno verde, è affidata a Hydrogen Park, pronto a mettere a disposizione le proprie conoscenze e competenze nell’implementazione del vettore energetico nei processi e il supporto tecnologico dei propri partner nella gestione, nella consegna e nell’esercizio industriale dell’idrogeno verde, totalmente derivante cioè da fonti rinnovabili e a impatto ambientale zero. Per Andrea Bos, presidente di Hydrogen Park, con quest’intesa “si valorizza la

capacità produttiva e artistica di Venezia, applicando la strategia energetica europea e mettendo a frutto il know-how del Consorzio per l’idrogeno”. Un cammino verso la trasformazione del tessuto economico locale che “al tempo stesso preserva la specificità dei processi industriali e l’antica tradizione vetraia veneziana, favorendo la decarbonizzazione e la sostenibilità del settore”. Secondo il direttore generale della Stazione sperimentale del vetro, Stefano Manoli, “la produzione di vetro artistico muranese si trova oggi di fronte a una sfida di portata epocale: gli elevati costi dell’energia, l’attuale

congiuntura economica e geopolitica e, non ultimi, gli ambiziosi obiettivi di decarbonizzazione e di neutralità climatica assunti a livello europeo stanno portando le fornaci dell’isola verso un bivio competitivo ed evolutivo cruciale”. Ecco che traghettare le vetrerie artistiche di Murano verso un futuro pienamente sostenibile “sarà possibile solo attraverso uno sforzo congiunto tra realtà produttive, istituzioni del territorio e centri di ricerca, volto a promuovere l’adozione di tecnologie green, come la combustione di idrogeno prodotto da fonti rinnovabili”. (s.s.)

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La fondazione. Il nuovo ente partecipato sarà aperto a partenariati pubblico-privati senza scopo di lucro

Comune di Treviso, Unipd e Ca’ Foscari insieme per le buone pratiche ambientali U

na fondazione per sviluppare le buone pratiche ambientali della città. Nasce a Treviso e ha come partner fondatori il Comune e i due atenei che danni hanno le proprie sedi distaccate nel capoluogo della Marca, le Università di Padova e di Ca’ Foscari. Il consiglio comunale ha già espresso parere favorevole alle linee guida approvate dalla giunta guidata dal sindaco Mario Conte e ipoteticamente per l’estate – dopo che i due senati accademici avranno deliberato – sarà redatto lo statuto, sarà deciso il nome e si inizieranno ad aprire le porte ai soggetti economici e istituzionali che vorranno farne parte. L’obiettivo è la costituzione di un ente capace di favorire percorsi partecipati che, da qualunque angolazione si ragioni, abbiano al centro la sostenibilità. Ambiente, natura e paesaggio, ma non solo. Tutto deve convergere: urbanistica, edilizia, economia. E tutto deve avere una visione che parte dall’ambito locale, ma si sviluppa a livello nazionale e internazionale. L’idea è nata quando alla fine della scorsa estate Treviso ha partecipato a Lahti, in Finlandia, all’European Green Leaf 2022, premio per la sostenibilità ambientale promosso dalla Commissione Europea che valuta i risultati rag-

giunti dai comuni fra i 20mila e i 100mila abitanti basandosi su una serie di dodici indicatori ambientali e sulle progettualità che vengono messe in campo dalle amministrazioni locali. Le città più verdi d’Europa sono risultate l’olandese Winterswijk e la portoghese Valongo, ma Treviso è arrivata comunque sul podio delle cinque più virtuose ed era la prima volta per un’italiana. “Durante quell’esperienza, grazie al confronto con gli amministratori e i tecnici delle più importanti città europee, abbiamo compreso come anche in campo ambientale sia tanto importante quanto necessario fare squadra con il mondo accademico, che può portare ulteriori elementi di visione”, spiega Alessandro Manera, assessore trevigiano all’ambiente. “La nuova fondazione – continua l’amministratore – ci permetterà di essere ancora più efficaci nella condivisione delle buone pratiche che uniranno non solo l’ambiente ma anche la mobilità e le politiche comunitarie”. La città ha già deciso di partecipare all’edizione 2023 dell’iniziativa, che si terrà a Grenoble, e la fondazione sarà utile a riunire progettualità, opportunità di ricerca e buone pratiche per mettersi nuovamente in gioco. Soprattutto, però, sarà il pun-

Alessandro Manera (assessore all’ambiente): “Fare squadra con il mondo accademico può portare nuovi elementi di visione”. Le linee guida sono già state approvate dal consiglio comunale. Quando i senati dei due atenei avranno deliberatosi passerà alla redazione dello Statuto Alessandro Manera

to di partenza per un nuovo modo di pensare al presente e al futuro del territorio. La parola d’ordine della fondazione sarà “partecipazione”. Quindi apertura totale verso il partenariato pubblico-privato senza scopo di lucro e un patrimonio destinato al raggiungimento di un obiettivo predefinito e invariabile fissato nell’atto costitutivo. Una struttura aperta a tutti i soggetti che ne condividano gli scopi nella ricerca scientifica, nella raccolta di dati, informazioni e conoscenze nel campo ambientale, nella produzione di energie rinnovabili, nel monitoraggio e nella salvaguardia delle risorse naturali, nei processi di gestione e pianificazione del territorio e le misure da adottare in relazione alla presenza di agenti inquinanti, oltre che per l’informazione e la sensibilizzazione delle varie componenti sociali. Sara Salin

La trevigiana Da Ros nuova vicepresidente di Confindustria con delega ad ambiente e sostenibilità Katia Da Ros è la nuova vicepresidente di Confindustria, con delega ad ambiente, sostenibilità e cultura. Trevigiana, ad dell’azienda Irinox di Corbanese di Tarzo, Da Ros è una dei tre nuovi vice del presidente dell’associazione degli industriali Carlo Bonomi per il biennio 2022-2024 e succede a un’altra trevigiana, l’ex presidente di Assindustria Venetocentro Maria Cristina Piovesana, che si è dimessa dalla carica. “Il Veneto è ben rappresentato nella nuova squadra dirigente ed è in buone mani. Da Ros – ha commentato il presidente della Regione Luca

Zaia – è una grande esponente dell’orgoglio veneto, che realizza 180 miliardi di Pil con le sue 600mila imprese primeggiando nell’export. Con questa nomina è stato riconosciuto il ruolo importante che gli spetta”. Il presidente degli industriali di Padova e Treviso, Leopoldo Destro, ha voluto ricordare che l’esperienza di Katia Da Ros è iniziata in Unindustria Treviso: “Il suo percorso associativo e la sua attiva presenza nell’educazione e la cultura rappresentano una risorsa significativa per tutto il nostro sistema d’impresa ed è garanzia di continuità”. Destro, a

nome di tutti gli associati, ha voluto ringraziare Piovesana “per la forza e convinzione nel suo impegno in questo biennio in Confindustria, punto di arrivo in una storia di rappresentanza per le imprese e il territorio che rimarrà di esempio anche per il futuro”. (s.s.)


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Speciale

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Il Salone Nautico Venezia si prepara alla terza edizione

SALONE NAUTICO VENEZIA

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tessa magica sede all’interno dell’Arsenale con gli espositori in crescita. Dal 28 maggio al 5 giugno l’edizione 2022 del Salone Nautico si presenta con una serie di iniziative e novità che la renderanno ancor più centrale per il mercato della nautica da diporto. L’Arsenale di Venezia aprirà le sue porte alla nautica da diporto per la terza edizione del Salone Nautico Venezia, confermandosi così il riferimento più naturale per il mercato del Mediterraneo orientale, quello che insiste sulla lunga rotta che da Venezia porta a Istanbul passando per la Croazia, il Montenegro, la Grecia, la Turchia. Grazie alla collaborazione con la Marina Militare di Venezia, l’edizione 2022 aprirà il 28 maggio fino al 5 giugno, offrendo ai visitatori

un periodo che comprende due week end, oltre al ponte festivo del 2 giugno, e che l’anno scorso ha consentito la visita in sicurezza a oltre 30 mila visitatori che hanno animato le storiche banchine. Il Sindaco della Città Luigi Brugnaro ha dichiarato: “Con l’edizione 2021 del Salone Nautico abbiamo consolidato l’obiettivo che ci eravamo posti fin dall’inizio: riportare a casa l’Arte Navale e confermare Venezia regina dei mari. Con quello stesso spirito siamo pronti a tornare ad aprire le porte dell’Arsenale continuando ad offrire uno spettacolo ineguagliabile. Una terza edizione del Salone ricca e innovativa, piena di eccellenze e di passione. Una occasione in più per confermare la nostra città non solo come capitale del mare ma anche della

Il Sindaco di Venezia Luigi Brugnaro

Mappa di venezia

“A Venezia tradizione e futuro sono di casa e questo lo potranno constatare anche tutti coloro che verranno a visitare l’edizione 2022 del Salone Nautico”


Speciale

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sostenibilità e dell’innovazione. A Venezia tradizione e futuro sono di casa e questo lo potranno constatare anche tutti coloro che verranno a visitare l’edizione 2022 del Salone Nautico”. Lo scorso anno il Salone è stato il primo evento dedicato alla nautica in presenza ed è stato un primo momento per verificare la spinta positiva del mercato, che ha confermato nelle manifestazioni successive il grande interesse e la riscoperta della barca come luogo intimo, da vivere in famiglia e con gli amici. L’offerta espositiva include i grandi gruppi del settore, che hanno tutti confermato la loro presenza: oltre ad Azimut Benetti, Beneteau e Ferretti Group, già presenti nella seconda edizione, ci sarà il debutto di Sanlorenzo e Sunseeker. Tra le barche a motore da citare Absolute, Arcadia, Frauscher, Invictus, Pardo, Rizzardi, Sessa, tra quelle a vela Italia Yachts, Myilus, More e Pegasus. L’Arsenale è un ambiente unico, il cuore pulsante della marineria della Serenissima, gode di un bacino acqueo di 50.000 mq, oltre 1000 metri lineari di pontili per circa 30.000 mq di spazi espositivi esterni, e padiglioni coperti per circa 5.000 mq complessivi. Le eccellenze della nostra nautica da diporto ci

Mappa del salone nautico

saranno tutte. Per rispondere alle esigenze degli espositori che crescono e per ospitare le loro barche ci saranno anche nuovi pontili e la lunghezza complessiva delle barche esposte sarà superiore a due chilometri e mezzo. E’ prevista anche una ridistribuzione degli stand e delle attività all’interno delle Tese, per rendere ancor più agevole la visita. Venezia in primavera ha da offrire tutto il suo splendore e le tante attività culturali che saranno un complemento alla visita del Salone per gli armatori che amano il mare e che spesso sanno apprezzare anche l’arte e le eccellenze. Torna infatti dopo tre anni la Biennale Arte, che porta con sé il suo contorno ineguagliabile di mostre e l’apertura dei tanti palazzi. Come è stato nella seconda edizione del Salone Nautico Venezia, anche in quella che si sta preparando l’eco-sostenibilità e le tecnologie a basso impatto saranno il fil rouge di tutte le aree tematiche dove il meglio della produzione italiana e internazionale saranno presentate in simbiosi con le loro evoluzioni green. Questa impo-

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stazione ricalca il trend dell’evoluzione verso l’elettrico che sta toccando tutti i segmenti dell’industria nautica e del suo indotto: scafi, propulsioni, rimotorizzazioni, batterie, sistemi di ricarica, tecnologie foil, arredi, fotovoltaico, elettronica di assistenza a bordo, sport. Sostenibilità e ambiente saranno il focus principale anche dei numerosi convegni e presentazioni nonché delle iniziative sportive che avranno luogo nell’arco dei nove giorni del Salone, con la partecipazione di esperti di tutto il mondo. Tra le iniziative centrali a questo proposito, il Bando di concorso lanciato dalla Fondazione Musei Civici Venezia MUVE, in collaborazione con il Comune di Venezia e Vela Spa, per progetti di imbarcazioni da lavoro o da diporto caratterizzate da elevata efficienza energetica e ridotto impatto ambientale. Come nelle edizioni precedenti, gli elaborati saranno esposti nel cuore del Salone in una delle Tese centrali. www.salonenautico.venezia.it press@salonenautico.venezia.it


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Speciale

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La seconda edizione della E-Regatta al Salone Nautico Venezia 2022

ulla scia del successo dello scorso anno, siamo lieti di annunciarvi che si terrà la 2° edizione della E-Regatta dal 1 al 3 giugno 2022 presso il Salone Nautico di Venezia che si terrà dal 28 maggio al 5 giugno nella splendida cornice dell’Arsenale. Torna quindi il format esclusivo che ha visto per la prima volta al mondo tre giornate dedicate alla mobilità elettrica attraverso nuove tipologie di gare, studiate per esaltare al meglio la performance di queste propulsioni sotto ogni aspetto. Si parte con la sfilata delle barche elettriche nella città storica di Venezia, passando attraverso il meraviglioso Canal Grande. Le gare di manovrabilità date dalle prove “slalom” e la “e-ballerina”, quest’ultima accompagnata dalla musica di ogni concorrente e, grande novità di quest’anno, la gara di velocità, che sarà costituita solo da barche monotipo e monomotore ad un pilota, riconosciuta dalla FIM (Federazione Motonautica Italiana). A conclusione della manifestazione si terrà il convegno sulla Transizione ecologica che si aprirà con un momento di confronto e si concluderà con la sessione tecnica ove le aziende partecipanti potranno presentare le loro novità. E a chiudere, la cerimonia delle premiazioni. “Il Salone Nautico - commenta Luigi Brugnaro - si conferma, anche in questa terza edizione, luogo di sperimentazione e innovazione. La consolidata esperienza della E-Regatta dimostra come Venezia sia veramente, a tutti gli effetti, la più antica città del futuro. Qui, nella significativa cornice dell’Arsenale, fulcro di quella Serenissima che nei suoi 1000 anni di storia ha dimostrato di essere la regina incontrastata dei mari, siamo tornati a dare lustro alle nostre eccellenze. Un omaggio alla tradizione ma ancor più la dimostrazione di voler continuare ad

essere luogo dove guardare al futuro della nautica e alla continua ricerca di una sua conversione “green”. Anche in questo Venezia conferma l’impegno di diventare Capitale mondiale della Sostenibilità. Non un semplice slogan, ma un vero e proprio riconoscimento per il lavoro fin qui fatto e per la visione strategica di un futuro che, anche assieme al team di E- Regatta, Venezia vuole portare avanti. Ancora complimenti a buona E-Regatta a tutti”. La E- Regatta è organizzata da Assonautica di Venezia, Associazione Motonautica Venezia, VeniceAgenda2028, Venti di Cultura e Triumph Group International in collaborazione con Vela e FIM. Tutte le imbarcazioni che vorranno partecipare alla E REGATTA dovranno essere iscritte al Salone Nautico Venezia (sales@salonenautico.venezia. it) , e confermare la propria partecipazione alla E REGATTA inviando una email a: info@assonauticavenezia.it

PROGRAMMA E-REGATTA Mercoledì 1 Giugno AREA E -VILLAGE Verifiche tecniche Briefing generale PARTENZA CORTEO ACQUEO Percorso: Darsena Grande – percorso esterno nord – Cannaregio– Rialto – Bacino di San Marco – rientro in Arsenale Giovedì 2 giugno Riunione piloti DARSENA GRANDE ARSENALE Slalom E -Ballerina IDROSCALO Gara di velocità monotipo Venerdì 3 giugno TORRE NUOVA Convegno sulla transizione ecologica: - Dibattito politico e a seguire interventi aziende AREA SOMMERGIBILE DANDOLO Premiazioni

INFORMAZIONI UTILI www.salonenautico.venezia.it Arsenale di Venezia - Da sabato 28 maggio a domenica 5 giugno. Orari di apertura: ore 10.00 – 20.00 (ultimo ingresso ore 19.00). Il Salone Nautico di Venezia offre ai visitatori: il meglio della cantieristica navale, esposta su un bacino acqueo di 50.000 mq, oltre 1.000 metri lineari di pontili e 30.000 mq di spazi espositivi esterni: motor yacht, vela, elettrico, design e artigianato, tecnologia, arredo nautico; meeting, presentazioni e congressi tematici; E-Village dedicato alle imbarcazioni elettriche e la seconda edizione della E-Regatta; esposizioni, installazioni artistiche, visite guidate e attività didattiche per bambini; prove in acqua, trofei e regate sportive; punti di ristoro con specialità veneziane, bar e merchandising point.

Acquista il tuo biglietto per il Salone Nautico Intero € 15,00 Ridotto [13/17 anni, over 65] € 12,00 Family [min 4 persone: 2 adulti e 2 ragazzi 13-17 anni] € 10,00 a persona Special dedicata ai possessori di biglietti di Teatro La Fenice, Biennale Arte, Musei Civici di Venezia € 10,00 Special MN dedicata ai possessori di biglietti del Museo Navale € 5,00 Ingresso gratuito bambini fino ai 12 anni se accompagnati; accompagnatori persone disabili (ingresso consigliato da Bacini / Arsenale Nord)


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on-line: MAGGIO 2022

Salute Il vademecum

Di tutti i tipi e di tutti i colori: un carico di salute e benessere

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Frutta e verdura, il decalogo per vivere meglio

i avvicina la bella stagione e si moltiplicano le varietà di frutta e verdura che consentono di realizzare piatti appetitosi e insieme sani per aumentare così il carico salute di una corretta alimentazione. Consumare ogni giorno almeno 5 porzioni di frutta e verdura migliora infatti sensibilmente la qualità della vita, contribuendo anche alla riduzione della mortalità di alcune malattie croniche come ictus, diabete, tumori e tantissime malattie cardiovascolari Il Ministero della Salute ha messo a punto un decalogo proposto proprio per il consumo di frutta e verdura, un vademecum che l’Ulss 2 Marca Trevigiana ha ripreso e riproposto nella sua pagina Facebook per sensibilizzare gli utenti. Il primo punto è forse tra i più noti, ma non sempre messo in atto. Si tratta del numero di porzioni di frutta e verdura da consumare al giorno, almeno 5 sono le indicazioni, compresa quella pronta al consumo, senza sale e/o zuccheri aggiunti. Prosegue alla pag. seguente

L’importanza delle mani pulite e dell’igienizzazione

Saliti dal 25 al 37 per cento i consumi problematici di alcolici

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a pag 37

In Gran Bretagna l’aumento i casi di epatite acuta nei bambini a pag 38

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Salute

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Una corretta igienizzazione è indispensabile per evitare gravi infezioni, ce lo porta la pandemia negli ultimi due anni

Il consumo abituale previene e riduce la mortalità di malattie croniche

L’importanza delle…mani pulite

Di tutti i tipi e di tutti i colori: un carico di salute e benessere E’ consigliabile variare anche la scelta dei colori e orientarsi nella scelta verso la stagionalità dei prodotti. Il consiglio numero 2, invece, è quello di avere sempre una scorta, ben in vista in frigo e nel surgelatore, di frutta e verdura, in modo da poter tenere sempre a portata di mano ciò che serve. E’ da sfatare, e questo è il terzo punto, il luogo comune che vuole le verdure solo come contorno, in realtà finocchi, carote, sedano, pomodorini e tanti altri ortaggi possono essere consumati come snack, validissimi per mettere a posto la sensazione di fame in modo salutare. Il quarto punto ribadisce l’apporto in termini di energia che deriva dal consumo di frutta fresca che consente a chi lavora o studia di ripartire con la giusta carica. Le verdure come condimento per un bel primo è il quinto punto del decalogo. Si possono realizzare gustosi piatti e consumare così una delle due o tre pozioni giornaliere di verdure consigliate. Sì ai peccati di gola, anche se con moderazione, e soprattutto, perché no, con il ricorso alla frutta. Un bel dolce fatto in casa con aggiunta di alla preparazione di frutta sarà più gustoso e saziante. Punto numero 7: non si butta via niente! Il consiglio è di usare ogni parte dei prodotti vegetali. Con i gambi della verdura si possono cucinare saporite zuppe o anche il brodo. Dal frullatore o dall’estrattore si possono recuperare i residui della frutta o della verdura e aggiungerli alla bevanda preparata, consentiranno di assorbire non solo vitamine ma anche le fibre della verdura. Un piatto unico, proposto un paio di volte a settimana, è l’ottavo suggerimento utile per stare in forma mangiando sano. Una zuppa a base di cereali e legumi rappresenta un’ottima proposta. La verdura non va cotta troppo, croccante dà il meglio di sé, perché mantiene i suoi nutrienti e aumenta la sensazione di sazietà. Il buon esempio, infine, rappresenta sempre la carta vincente per educare i più piccoli alle buone pratiche in modo credibile e convincente.

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na corretta igienizzazione delle mani, oltre a garantire un’adeguata igiene personale, serve ad impedire la quotidiana trasmissione di germi. Un gesto semplice e veloce, basta un minuto, che ci permette di essere protetti e sicuri. Negli ultimi due anni la pandemia ce lo ha insegnato: si tratta di una pratica semplice ma fondamentale nella prevenzione delle infezioni trasmissibili. Un concetto ribadito più volte anche nel corso della Giornata Mondiale dedicata all’igiene delle mani, celebrata lo scorso 5 maggio. E’ importante lavarsi le mani, prima e dopo aver mangiato, prima e dopo aver avuto un contatto con un malato, prima di toccare le zone più sensibili del proprio corpo (occhi, naso e bocca) e dopo essere stati in luoghi pubblici. L’utilizzo delle soluzioni alcoliche, frizionando il palmo con il dorso della mano per almeno 30 secondi, è utile se le mani non sono visibilmente sporche, altrimenti è indispensabile lavarle con acqua e sapone. Attraverso le mani passa dunque anche la salute, lo ha voluto ricordare ai più piccoli il Servizio Controllo e Prevenzione Infezioni dell’Ospedale di Camposampiero (Ulss 6 Euganea) che, grazie alla sinergia e al supporto delle educatrici e del personale della pediatria, ha coinvolto – attraverso il progetto “L’igiene delle mani comincia da piccoli” - i giovani e i giovanissimi

L’iniziativa dell’Ospedale di Camposampiero

pazienti dell’Unità Operativa di Pediatria e i bambini frequentanti il nido aziendale. L’obiettivo è quello di far capire fin dai primi anni di vita, attraverso l’approccio sensoriale, stimolo importante per l’apprendimento, quanto sia importante il lavarsi correttamente le mani. Lo scorso 5 maggio, all’asilo i bambini durante il gioco si sono “contaminati” le mani di colore e di terra e sono stati invitati a descrivere la sensazione di “sporco” e successivamente è stato chiesto loro di lavarle, vedere come “cambiavano” e descrivere la sensazione del “pulito”. Ai bambini della Pediatria, ricoverati, è stato chiesto di creare un disegno che richiami l’igiene delle mani. Tutti i bimbi coinvolti hanno ricevuto, da parte della Direzione Medica, un attestato di partecipazione e un simpatico “Manopoli”.

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Salute

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Abuso di alcol. I dati dell’Ulss 3 Serenissima fotografano una situazione allarmante

Saliti dal 25 al 37 per cento i consumi problematici di alcolici H

anno tra i 18 e i 24 anni, una scolarità avanzata e non presentano evidenti difficoltà sociali o economiche: sono i soggetti che, secondo il Servizio Dipendenze dell’Ulss 3 Serenissima, risultano più esposti alla sempre maggior diffusione di modalità di consumo di alcool esagerate o comunque problematiche. Il SerD, che ha fatto il punto in occasione del’”Alcohol Prevention Day” che si è svolto lo scorso 6 maggio all’Ospedale dell’Angelo a Mestre, evidenzia come il fenomeno sia preoccupante anche nelle nostre città. “I dati dell’indagine ‘Passi’ sugli stili di vita – ha sottolineato la dottoressa Laura Suardi, responsabile scientifico dell’evento - hanno evidenziato anche nel nostro territorio un significativo incremento del consumo problematico di alcool, specie tra i giovani: dal 25,1% nel 2019 al 36,91% nel 2020. E riguarda una percentuale maggiore di maschi, in età 18-24 anni, con una scolarità elevata, senza evidenza significativa di problematiche sociali o economiche”. “Il consumo dannoso e rischioso di alcol – ha spiegato - rappresenta un importante problema di sanità pubblica, responsabile in Europa di circa il 4% di tutte le morti e di circa il 5% degli anni di vita persi per disabilità. E in Italia circa 800.000 minorenni e 2.600.000 ultra sessantacinquenni sono da considerare a rischio

per patologie e problematiche alcol-correlate. Ciononostante, il consumo di bevande alcoliche viene spesso percepito come una normale e sana consuetudine e i problemi legati al bere non sono debitamente percepiti e vengono decisamente sottovalutati”. Nel 2020, l’anno segnato dalla pandemia e dal lookdown, hanno evidenziato gli operatori del SerD, i notevoli cambiamenti nelle abitudini e nello stile di vita degli Italiani ha portato alla luce molteplici criticità. “Una di queste ha riguardato il consumo rischioso e dannoso di alcol. L’isolamento ha incrementato il consumo incontrollato di bevande alcoliche, il mercato ha rafforzato nuovi canali alternativi e meno controllati anche rispetto al divieto di vendita a minori. I dati Istat riferiti al 2020 confermano la tendenza negli ultimi anni dell’aumento dei consumi di bevande alcoliche fuori dai pasti. Si è registrato negli ultimi dieci anni un progressivo incremento della quota di donne consumatrici”. Tra i più a rischio, ci sono i giovani. “Il consumo di bevande alcoliche tra i giovani – ha sottolineato la dottoressa Annarosa Pettenò, psicologa del SerD e organizzatrice scientifica dell’evento -permane una criticità, e i comportamenti a rischio sul consumo di alcol nella popolazione giovanile sono particolarmente diffusi nella fascia di età compresa tra i 18 e

i 24 anni: tra queste il binge drinking, ossia il consumo di cinque o più drink alcoolici in pochissime ore, rappresenta l’abitudine più diffusa e consolidata, in progressivo aumento. Nel 2019 infatti riguardava il 16% dei giovani tra i 18 ed i 24 anni di età, cioè il 20,6% dei maschi e l’11% delle femmine. Nel 2020 il fenomeno ha riguardato il 18,4% dei giovani tra i 18 e i 24 anni di età, nel dettaglio il 22,1% dei maschi e il 14,3% delle femmine. A fronte di tali evidenze epidemiologiche e in occasione del Mese della Prevenzione Alcologica, lo scorso aprile, la Rete Alcologica Territoriale ha realizzato diverse iniziative finalizzate a sensibilizzare sulla tematica le istituzioni/agenzie, pubbliche e private, deputate al benessere della popolazione, come pure i singoli cittadini. Sono stati offerti momenti di informazione/ formazione e di conoscenza dei programmi alcologici territoriali in essere sia nell’ambito della prevenzione come del prendersi cura delle persone e famiglie con una sofferenza legata al consumo di alcol. “L’Alcohol Prevention Day - sottolinea il Direttore del Dipartimento di Prevenzione dell’Ulss 3 Serenissima - non rappresenta l’evento conclusivo del Mese della Prevenzione Alcologica, ma intende sottolineare che è necessario continuare a prestare attenzione al

fenomeno dell’alcol per promuovere scelte di salute responsabili e stili di vita sani. L’obiettivo è diffondere una fotografia del fenomeno del consumo di bevande alcoliche e dei problemi alcolcorrelati da diverse angolature, offerte dal Dipartimento Prevenzione, l’UOSD Laboratorio di Tossicologia Clinica e Forense, dal Dipartimento Dipendenze dell’Ulss 3 e dalla Polizia Stradale di Venezia. E’ stato ed è importante dare conto delle progettualità e degli interventi territoriali utili a garantire livelli elevati di tutela della salute e di sicurezza, individuali e collettive, e dare conto dell’integrazione e della sinergia tra soggetti pubblici: Azienda sanitaria, Scuola, Enti Locali, uniti al privato, come le autoscuole, al privato sociale e al mondo del volontariato, in una progettazione trasversale che possa efficacemente affrontare la complessità di una problematica così impattante sulla salute pubblica”.

Il turismo medicale in-out going I

l turismo medico, ancora poco conosciuto in alcuni paesi, sta crescendo in maniera esponenziale negli ultimi anni. In breve, il Turismo Medicale è il movimento dei pazienti da uno stato all’altro alla ricerca di cure mediche. I motivi di un viaggio di questo tipo sono la ricerca di cure migliori ad una tariffa più conveniente, oppure la ricerca di cure ad alto livello di specializzazione non presenti nel proprio stato di residenza. Ad esempio italiani che si spostano in Croazia per cure Dentali, o in Turchia per trapianto capelli ma anche di svizzeri che cercano cure dentali e medicina estetica in Italia, o Svedesi che si muovono verso l’Ungheria. I flussi sono molti, riguardano tutte le nazioni e tutti i continenti, cambiano e si modificano anche se non lo percepiamo. BOOKINGSMED.COM la rivoluzione digitale BookingsMed è un Marketplace di prenotazione di servizi sanitari a pagamento sia B2B che B2C. Collega principalmente agenti di

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for you Service srl, sono le aziende che dal 2016 organizzano il meeting internazionale EMT European Medical Tourism. Al nostro primo incontro hanno partecipato 20 Buyer e 20 Sellers. Nell’edizione del 2021 hanno partecipato 100+ Buyer, 20+ Speaker e 100 Sellers. Vivendo da molti mesi a stretto contatto con gli operatori, abbiamo riconosciuto la necessità di creare un ambiente in cui l’informazione tra domanda e offerta fluisca in modo istantaneo, semplice e trasparente. Il nostro rapporto quotidiano con partner e corrispondenti esteri ci permette di mantenere un network internazionale e una visione costantemente aggiornata sulle tendenze di mercato, tendenze attuali e novità nel mondo. Nell’agosto 2020 abbiamo costituito l’Associazione Italiana per il Turismo Medico e abbiamo deciso di stabilire una partnership per EMT 2021. Miriamo ad aprire l’evento a partner e associazioni internazionali per una crescita autorevole nel campo del Turismo Medico. EMT 2022, giunto alla

sua 6a edizione, si svolgerà a giugno ad Abano Terme. Partecipano rappresentanti di centri medici europei, centri di riabilitazione, società estere di servizi medici, centri Termali, Medical Hotel e Medical Spa, Assicurazioni del turismo medico, facilitatori, agenti di viaggio e medici. EMT 2022 comprende conferenze, tavole roton-

de dove analizzare flussi e tendenze del mercato; tavoli di lavoro e Incontri B2B. Vi auguriamo un’esperienza positiva nella partecipazione al nostro evento! Programma, costi e registrazioni su: www.wfsevents.com/emt-2022european-medical-tourism

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Salute

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Azienda Ospedale Università di Padova. I dati da gennaio ad aprile sul fenomeno

In aumento i casi di epatite acuta nei bambini La professoressa Patrizia Burra ha spiegato i sintomi e le possibili cause dell’infezione che sta colpendo soprattutto il Regno Unito, in Italia la situazione è sotto controllo

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al mese di gennaio si sono registrate, a livello internazionale, alcuni casi di epatite acuta nei bambini, in special modo nella fascia sotto i cinque anni. Il Paese più colpito finora è il Regno Unito dove sono stati registrati 114 episodi (da gennaio 2022 al 25 aprile 2022) su un totale di 169 a livello globale. L’epatite è un’infiammazione del fegato causata spesso da un virus, che coinvolge il sistema immunitario. Il primo segnale che evidenza la presenza dell’infezione è l’aumento di circa 10-15 volte il valore delle transaminasi nel sangue. Dal punto di vista della sintomatologia, l’epatite acuta si manifesta generalmente con sintomi gastrointestinali, dolori addominali, e in alcuni casi con colorito giallastro della cute, nausea e febbre. L’aumento più grande è avvenuto nelle prime tre settimane di aprile. Si è visto che più del 50% dei casi guarisce spontanea-

mente, ma in altri casi è stato necessario il trapianto di fegato. In Azienda Ospedale Università di Padova sono stati affrontati due casi di epatite acuta: un bambino di due mesi e un ragazzo di dieci anni. Entrambi curati e guariti dall’infezione. “Dobbiamo ricordare che per quasi due anni i bambini sono rimasti chiusi a casa a causa della pandemia, meno esposti a nessun virus o possibile infezione. Adesso che stanno riprendendo la loro vita normale, non è da escludere che siano diventati più suscettibili ai virus. Questa è solo una delle ipotesi che si stanno studiando. – ha spiegato la profesorressa Patrizia Burra, direttrice dell’Unità per il Trapianto Multivescerale dell’Azienda Ospedale-Università di Padova - L’aumento dei casi a livello internazionale per ora non sembra riguardare l’Italia. Allarma invece, guardando all’estero, il numero dei piccoli costretti al tra-

pianto: dieci bambini inglesi sono stati costretti a fare il trapianto, in linea con i trapianti internazionali che sono stati 17 su 169. Il trapianto di fegato nei bambini è davvero molto raro perché si tratta di un organo capace di rigenerarsi da solo” . La professoressa Burra è in contatto con il Queen Elizabeth Hospital di Birmingham, dove ha lavorato e dove attualmente si stanno conducendo degli studi sul fenomeno in corso. “Le indagini inglesi hanno visto che il 40% dei bambini aveva l’Adenovirus, solo in 10% il Covid e in percentuali più basse altri virus. Dunque hanno diviso le settimane dal primo gennaio ad aprile e si è edotto che è accaduto qualcosa nelle prime tre settimane di aprile”. “La conclusione degli inglesi, - aggiunge - dice che non si sa esattamente cosa abbia causato l’infezione. Ci troviamo, come spesso accade in

scienza, di fronte ad ipotesi: può essere che i bambini per due anni siano stati isolati a casa per la pandemia, non sono andati all’asilo, in alcuni casi hanno tenuto sempre la mascherina, dunque potrebbero essere rimasti a tal punto isolati da non avere avuto infezioni e, adesso che si riespongono, lo stesso Adenovirus può causare questa malattia. In ultima analisi la prima ipotesi degli inglesi è che i bambini siano diventati più suscettibili. La seconda ipotesi è che si tratti di pazienti che sono stati prima contagiati dal Covid e che l’infezione epatica sia un effetto secondario o che sia l’ennesima variante del Coronavirus. La terza ipotesi è che siamo di fronte alla combinazione esplosiva dei due virus insieme (Adenovirus e Covid) che han-

no questo effetto esplosivo”. Un invito all’attenzione, per quanto riguarda i cittadini del nostro Paese, arriva dal direttore generale dell’Azienda Ospedale-Università di Padova, Giuseppe Dal Ben: “L’invito è di stare attenti e non trascurare i piccoli segnali, che potrebbero essere il campanello d’allarme dell’infenzione che si sta sviluppando. Noi, come Ospedale, facciamo il nostro lavoro di cura e ricerca, cercando di monitorare la situazione epidemologica territoriale. Ricordiamo che nei primi 81 casi il 50% dei pazienti inglesi è guarito spontaneamente, il 47% era ancora in ospedale, solo 10 sono stati trapiantati, comunque un numero molto elevato rispetto alle statistiche tradizionali”.

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Turismo

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Tesori d’Oltre Adriatico

Montenegro, lontano eppur vicino E così “veneziano” di Renato Malaman

La piccola repubblica balcanica conserva tracce vive della Serenissima, come le città fortificate di Cattaro, Perasto (dove nel 1797 venne ammainato l’ultimo vessillo di San Marco) e Budva. A Herceg Novi nacque San Leopoldo, a Cettigne la Regina Elena. Meta turistica da scoprire, con perle come il monastero di Ostrog e il Monte Lovćen ontenegro, così lontano eppure così vicino. Così legato anche all’Italia e all’altra sponda dell’Adriatico. Lo dice il nome, che deriva dal toponimo Montagna Nera, quello con cui era indicato nelle mappe della Serenissima il monte Lovćen. I veneziani, che avevano fortificato in modo formidabile Cattaro, rendendo inespugnabile la cittadina in fondo alle famose “Bocche”, nutrivano una sorta di rispetto reverenziale nei confronti di quella grande montagna, cupa e incombente ma anche ‘protettiva’. Montenegro che per quattro secoli (dal 1420 al 1797) funo dei caposaldi dei territori “da mar” della Repubblica di Venezia, tanto che le attrazioni turistiche oggi più interessanti sono le cittadelle fortificate a più riprese dai Dogi. Oltre a Cattaro, che da sola per la sua imponenza e le sue bellezze artistiche merita il viaggio nel paese balcanico, c’è Perasto, anch’esso affacciato sul lungo fiordo delle Bocche di Cattaro e famoso perché fu l’ultimo presidio militare della Serenissima ad ammainare il vessillo di San Marco. Avvenne il 12 agosto 1797, tre mesi dopo la caduta di Venezia stessa. La guarnigione prima dell’arrivo dei napoleonici ebbe il tempo di nascondere sotto l’altare il vessillo con il Leone di San Marco, al motto “Ti con nu e nu con ti”. Evoca l’epopea adriatica della Serenissima anche Castelnuovo di Cattaro, all’ingresso delle Bocche, altra cittadella fortificata che oggi si chiama Herceg Novi ed è famosa anche perché nel 1866 ha dato i natali a San Leopoldo Mandic, all’anagrafe Bogdan Mandic, il frate cappuccino confessore che si guadagnò fama (e santità) dal confessionale del Santuario di Santa

Ministero dell’Istruzione

Croce a Padova. Peccato che sulla facciata della sua casa natale, prospiciente il porticciolo di Herceg Novi, non sia mai stata posta una targa commemorativa che ricordi l’evento. Di San Leopoldo si trova traccia in una chiesetta a lui dedicata, corredata di alcuni ex voto. Il più grande e curioso di questi è stato portato da un padovano, Alvise Breda, che nel 1983 si salvò da un incidente in Vespa. Il quadro è firmato “G. Mainardi - 1984”, ed è opera del monselicense Gigi Mainardi. Tracce veneziane anche a Budva, definita non a torto “la perla del Montenegro”. Lo è. Cittadella protesa sul mare, protetta da poderose mura di pietra, al cui interno si trovano ben conservati palazzi dell’epoca veneziana, chiese, calli e tesori d’arte. Budva è meta di un turismo internazionale, con il risultato che la città si è allargata e la parte nuova è piuttosto anonima. Poco lontano sorge l’isola di Santo Stefano, collegata alla terraferma da un ponte che sembra un piccolo istmo. L’isola, ahimè, è privata e non vi si può accedere, ma la sua vista dall’alto compensa ampiamente della strada fatta per raggiungerla. Altre vestigia veneziane si trovano nei paesini lungo la costa delle Bocche di cattaro. Borghi un po’ decadenti che fuori stagione sembrano quasi deserti, eppure sempre così affascinanti. Tante piccole barche sonnecchiano nei porticcioli. Per trovare quelle più grandi basta spingersi a Tivat, dove è stata costruita la marina di Porto Montenegro, una delle più lussuose d’Europa. Alimenta un turismo elitario, che porta molti capitali alla giovane repubblica, a dalla Serbia nel 2006, per entrare a far parte della Nato appena l’anno se-

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Sezione SPeCiale

M

guente. Nel frattempo si è candidata per entrare nell’Unione Europea. Per trovare la nascita del Montenegro bisogna risalire al 1878, al Congresso di Berlino. Allora la capitale era la piccola Cettigne, un nido d’aquila. I palazzi del Re Nicola I e delle ambasciate di allora fanno ancora la loro bella figura. A Cettigne nacque l’allore principesa Elena, che, sposando Re Vittorio Emanuele III, divenne poi Regina d’Italia. Una regina amata, colta, autorevole. Che seppe sempre difendere la propria onorabilità, anche nei momenti in cui i Savoia caddero in disgrazia. Sopra Cettigne c’è il Monte Lovćen: una strada ardita raggiunge la vetta fra boschi di faggio, distese sassose e ampie viste, che arrivano fino al lago di Scutari a sud e al parco nazionale del Durmitor a nord. In cima c’è il gigantesco mausoleo dedicato al principe-vescovo Petar II Petrović Njegoš, considerato il “padre” del Montenegro. Maestoso il panorama.

Dall’alto: una spettacolare vista di Cattaro e delle sue famose Bocche, un fiordo lungo oltre 27 km che parte dall’Adriatico. Sotto: una veduta di Budva (con in primo piano la cittadella veneziana) e il monastero ortodosso di Ostrog. Sotto: San Leopoldo Mandic e le isole di San Giorgio e dello Scalpello che sorgono di fronte a Perasto. Sullo sfondo il monte Lovćen

Imperdibile il “pellegrinaggio” al monastero ortodosso di Ostrog, che sorge abbarbicato su una parete di nuda roccia, affacciato su una gola di impressionante suggestione. E’ un luogo dello spirito, di quelli forti, che lasciano il segno per i loro silenzi profondi e le loro bellezze artistiche. Poco lontano dalla capitale Podgorica (l’ex Titograd jugoslava), di cui vale la pena di vedere la parte ottomana, ovvero le due moschee e un pittoresco ponte di pietra, sorge la più grande tenuta vinicola d’Europa: si chiama Plantaže ed è di proprietà dello Stato. La degustazione dei suoi eccellenti vini, conosciuti ben

oltre i confini nazionali, viene proposta in un ex hangar. Una specie di bunker, realizzato nel cuore di una montagna. Stupiscono alcune varietà autoctone, come il Vranac. Un’azienda che guarda al mercato internazionale, come del resto fa il Montenegro, desideroso di condividere le proprie bellezze con il mondo. L’Italia è sull’altra sponda dell’Adriatico, all’altezza della Puglia: una vicinanza invitante. Colmata, per chi proprio non volesse scendere in auto lungo la spettacolare costa croata dell’Adriatico, da numerose linee di traghetti… Montenegro, bello e possibile.



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Stili di vita

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La quotidianità affrontata con ironia. A chi parla di ripristinare il servizio militare, ricordo la mia esperienza

Per i giovani alpini c’era ben di peggio che i muli testardi: seguire l’Aida all’Arena Era il 1989 e un capitano appassionato di lirica ci obbligò diventare melomani inconsapevoli. Da Belluno ci portarono a Verona, ma la nostra partecipazione fu più simile a Mash e a Lino Banfi che non ai raffinati teatri verdiani

O

gni tanto qualcuno rispolvera l’argomento del ripristino della leva obbligatoria, cioè il servizio militare. Vedendo in giro così tante giovani e inconsulte schiene da raddrizzare, non sono contrario, anzi, solo a patto di non essere chiamato un’altra volta, avendo già servito nel lontano 1989 nel fu battaglione alpini Belluno, ex brigata alpina Cadore. La prima cosa che si impara alla leva è dire addio. Subito al mondo civile e poi dopo un mese di addestramento anche ai compagni/fratelli di plotone: dopo il giuramento ognuno parte verso il proprio incarico, chi il fuciliere assaltatore, chi l’aiutante di sanità, il cuciniere, il radiofonista, il conducente di muli. Un trauma dopo l’altro con licenza parlando, perché se penso al mio povero nonno Luigi, prima fante sul Carso e poi mitragliere sul Grappa, un po’ mi vergogno. Cavaliere di Vittorio Veneto, alla fine della guerra non si tolse la divisa per mesi, dormendo su una sedia accanto all’uscio di casa, sempre pronto a scappare da una trincea scavata nella mente. Paragonato al suo, il mio militare è stato una lunga puntata di Happy Days. Circa a metà leva, a luglio, un capitano amante della lirica, organizzò una gita di battaglione a Verona per

assistere all’Aida. Dal momento che la lirica sta ai soldati di leva come il tartaro agli igienisti dentali, accadde che a pochi giorni dalla partenza, sui 40 biglietti gratuiti ne erano disponibili ancora 40, e dunque il capitano arruolò d’ufficio un folto gruppetto di volontari-melomani a loro insaputa. Oltre al sottoscritto, tra gli intrappolati della mia compagnia c’erano gli autisti Salgàro e Costini, i cucinieri Munaretto e Dal Piaz e i manovali Stradiotto e Chiuppese, oltre a un manipolo di più civilizzati “scritturali”, vale a dire soldati con mansioni impiegatizie. Appena lasciata la caserma, una dionisiaca atmosfera da gita scolastica s’impadronì della corriera. Salgàro e Costini si annidarono sul fondo e si accesero subito delle canne grandi come ceri pasquali, mentre Stradiotto e Chiuppese si attaccarono a delle borracce piene di brandy. Il cuciniere Munaretto, sofferente di nervi, piangeva. Dato che il collega Dal Piaz ostentava nei suoi confronti una certa disumana indifferenza, ne ebbi pena e mi avvicinai. Intorno a loro c’era il solito vuoto. I cucinieri, che trascorrevano metà tempo nelle cucine e metà agli infernali macchinari asciugastoviglie, erano

infatti impregnati di un odore che prendeva alla gola, un’essenza di rancida e corrosiva rigovernatura di piatti irrisolvibile da qualsiasi umano detergente. Potevano frequentarsi solo tra di loro. Prima di soccombere al suo letale fetore, riuscii comunque a distrarlo, raccontandogli di un miracoloso deodorante al muschio islandese da poco in commercio. Mi ringraziò a modo suo, con una raffica di bestemmie. Arrivati all’Arena, il capitano consegnò a ciascuno il biglietto di ingresso. C’era tempo per mangiarsi un panino e girammo un po’ per la città, nota parzialmente al Costini, ultras del Modena che era stato al Bentegodi. Lasciata la birreria in ritardissimo, entrammo all’arena durante l’intervallo, ondivaghi come pipistrelli. Salendo gli spalti, Costini trasfigurò

subito nel Gassman tifoso romanista dei “Mostri” di Dino Risi e raggiunto il punto più alto della gradinata, ci guardò con l’occhio spiritato. Adagio, piano, e sempre più forte, intonò: “Ai-da, Ai-da, va-ffan-xxxo! Ai-da, Ai-da, vaffan-xxxo!”, che divenne presto un coro più alpestre che alpino. Stradiotto e Chiuppese saltavano come scimmie, Munaretto e Dal Piaz si sbracciavano effondendo vapori tossici, mentre Costini dirigeva da perfetto sciamano ultrà, col braccio che si muoveva su e giù verso la platea trasformata in rettangolo di gioco. Durò un minutino, una grande risata si levò dal pubblico, poi l’opera riprese e noi ci stendemmo sui gradini a osservare un’infinità di stelle. Come i giorni che mancavano al congedo. Alberto Graziani

• Chi è Alberto Graziani

Vicentino, è giornalista, scrittore, disegnatore, vignettista. Collabora con testate nazionali, da “Il Fatto” ad “Avvenire”. E con “Il Vicenza”

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Film e serie tv visti da vicino

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a cura di Paolo Di Lorenzo

Bangla, l’amore dei ragazzi che non bruciano l’attimo S

u RaiPlay è arrivato “Bangla”, prosecuzione in otto episodi del film omonimo premiato come miglior commedia ai “Nastri d’Argento” nel 2019 e per il miglior regista esordiente ai “David di Donatello” del 2020. Ideata e diretta dal ventiseienne Phaim Bhuiyan che ne è anche co-protagonista insieme a Carlotta Antonelli, la serie di Bangla riprende la storia esattamente da dove si è concluso il film. In sintesi, Phaim e Asia rappresentano due mondi lontani e, a prima vista, incompatibili. Musulmano lui, atea e figlia di genitori separati lei. Eppure, si amano. Il film dà così un seguito alle vicende di Phaim, ventenne italiano nato e cresciuto a Torpignattara, in costante tensione tra la propria identità, i retaggi culturali delle sue origini bengalesi e la sua religione musulmana. Dopo averlo lasciato nella sua stanzetta insieme ad Asia (Carlotta Antonelli), la sua fidanzata anticonformista e ribelle, “Bangla” si accinge a rivelare cosa succede dopo il lieto fine del film. Spiega il regista attore durante una mia intervista a Tv serial: “L’idea per la serie nasce prima ancora del film, che abbiamo realizzato come biglietto da visita per dimostrare il potenziale narrativo di questa storia”. Ha avuto paura di non farcela a dare un seguito a un film così amato? “Certo, ho avvertito questo timore, ma per sconfiggerlo mi sono buttato sul set” risponde Bhuiyan, che aggiunge: “Sicuramente c’è chi ci potrà criticare, ma il nostro obiettivo con questa serie non è quello di offrire soluzioni per l’integrazione, ma di dare spunti di riflessione a chi, magari, la realtà di questa gioventù italiana non la conosce per niente”. “Il segreto di questa storia è la semplicità con cui affronta le vite di Phaim e Asia” sostiene Camilla Antonelli: “La loro storia d’amore è atipica perché sono due giovani che hanno imparato ad aspettare. L’amore al giorno d’oggi può bruciarsi in un istante. Non capisco chi vede tutta questa diversità in loro, perché è soltanto così, cioè senza la retorica, che si può davvero rendere universale e efficace un racconto come il nostro”. C

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Diavoli, thriller con Dempsey sul lato oscuro della finanza T

ornano più spregiudicati che mai i “Diavoli” di Sky. Siamo alla seconda stagione, che si può seguire anche su Now. Alessandro Borghi e Patrick Dempsey sono nuovamente i protagonisti del thriller sul lato oscuro della finanza targato Sky e Lux Vide. Dopo la prima stagione – venduta in oltre 160 Paesi, fanno sapere da Sky, inclusi gli Stati Uniti dove è stata trasmessa dalla rete The CW – incentrata sulle ripercussioni del crac economico del 2008, “Diavoli” riparte con un salto in avanti che sposta il baricentro sulla Brexit, sulle speculazioni dell’economia cinese e sull’elezione di Donald Trump. “Per il mio personaggio, Dominic, questa seconda stagione è un po’ come “L’impero colpisce ancora” scherza Patrick Dempsey, prendendo in prestito l’immaginario di “Star wars”. Attualmente Dempsey è impegnato a New York sul set del sequel della fiaba “Come d’incanto”, ma sono riuscito a intervistarlo in video per Tv serial. “Dominic Morgan – prosegue Dempsey – è convinto di essere dalla parte della giustizia, non crede minimamente di essere il cattivo di questa storia”. L’attore aggiunge poi una riflessione sull’attualità più terribile, con un riferimento alla situazione dell’Ucraina: “Stiamo vedendo in questi giorni cosa succede quando chi è in posizioni di potere rifiuta qualsiasi compromesso. Non possiamo più permetterci di ragionare come singoli, è giunto il momento di agire come un unico popolo per proteggere le democrazie”. “Massimo Ruggero era convinto di essere finalmente un uomo libero, eppure Dominic riappare nella sua vita” anticipa Alessandro Borghi, che insieme a Guido Brera – autore del romanzo da cui la serie è tratta e produttore dello show – ha recentemente fondato Newness, società di produzione audiovisiva che ambisce a scovare nuovi talenti per la televisione e il cinema. “Il mio personaggio è affannosamente alla ricerca di una pace interiore che si illude di poter trovare sulla vetta della finanza globale, e questo motiva la sua costante irrequietezza. Piuttosto che fare i conti con i propri demoni interiori, Massimo continuerà a preferire essere un agente del caos” rivela l’attore.


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A tavola

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Idee in cucina, tra gusto, sapori del territorio e creatività

Rubrica a cura di

Sara Busato

Con il mese di maggio le nostre abitudini alimentari iniziano a cambiare: i piatti caldi e impegnativi si trasformano in ricette leggere e semplici da preparare Risotto al pesto di gamberi

Quiche alle zucchine, fiori di zucca e mozzarella

Il pesto è spesso associato alla pasta, in modo particolare alle trofie. In questa ricetta il riso dimostra di essere un alimento estremamente versatile capace di adattarsi a qualsiasi abbinamento. Un piatto semplice ma molto appetitoso e invitante. Ingredienti: 350 gr Riso Carnaroli; 500 gr Gamberi; 3 cucchiai Pesto alla Genovese; 1 Scalogno; Vino bianco secco; Brodo vegetale; Olio extravergine d’oliva; Sale e Pepe nero Preparazione: Spuntare e lessare i fagiolini e tagliarli a pezzetti. Frullare le foglie di basilico con i pinoli, uno spicchio di aglio e un pizzico di sale e l’olio, poi trasferire il composto in una ciotola e mescolatelo con la grana. Scaldate sul fuoco una casseruola versate il riso e tostatelo per un minuto; proseguite la cottura con il brodo vegetale bollente, versandone poco alla volta. Il risotto sarà pronto al dente in 16-17 minuti. Nel frattempo, sgusciate le code di gambero, dividetele in due per il lungo, saltatele in padella con un filo d’olio. Aggiungete i fagiolini e le code di gambero, tagliandone alcune a pezzetti; completate con una macinata di pepe.

Una ricetta dai sapori delicati e facile da preparare. Perfetta in questa stagione con l’arrivo delle prime zucchine e i fiori di zucca. Ottima soluzione come antipasto o come piatto unico. Per un sapore un po’ più intenso utilizzate la mozzarella di bufala. Ingredienti: 1 rotolo di pasta sfoglia rotonda; 500 g di zucchine scure; 250 g di mozzarella; 100 g di parmigiano reggiano grattugiato; 2 uova; 6 fiori di zucca; spicchio d’aglio; olio extravergine di oliva; sale e pepe Preparazione: Affettare le zucchine a rondelle sottili. In una padella antiaderente spadellate per dieci minuti con olio e spicchio d’aglio. Aggiungete sale, pepe e fate raffreddare. Nel frattempo, in una ciotola con una frusta sbattere le uova insieme al parmigiano. Aggiungere le zucchine cotte e mescolare fino ad amalgamare il composto appena ottenuto. Prendere la pasta sfoglia e versate il composto con le zucchine. Aggiungere la mozzarella tagliata a fette e i fiori di zucca privati di pistillo e gambo. Cuocere in forno già caldo a 180° per circa 30 minuti.

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Pancake ai frutti di bosco Le tradizionali frittelle dolci di tradizione americana sono la perfetta colazione della domenica ma anche per il brunch o come merenda dei bambini. Il gusto dolce del pancake si sposa bene con il sapore acidulo dei frutti di bosco. Ingredienti: per circa 8 pancake: 220 gr farina 00 per dolci; 200 gr Latte; 30 gr, Zucchero; 6 gr di lievito 2 Uova; pizzico di Sale; Olio di semi | Ingredienti per fare la salsa ai frutti di bosco: 250 grammi di Frutti di bosco vari; 2 cucchiai di Zucchero a velo e succo di mezzo limone Preparazione: Per la salsa ai frutti di bosco, in una pentola con i bordi alti inserire i frutti scelti e fateli cucinare a fiamma bassa. Aggiungere lo zucchero e mescolare in modo deciso con la frusta fino a far diventare una cremina omogenea. Spegnere la fiamma e setacciare la crema ottenendo una salsa senza semi. Per la preparazione dei pancake: in una ciotola rompere le uova, aggiungere zucchero, latte, farina e lievito, mescolare fino ad ottenere un impasto non troppo liquido, omogeneo e senza grumi. In una pentola antiaderente versare un mestolo di composto e cuocetelo a fiamma non troppo alta. Quando il fondo sarà ben dorato e in superficie si formeranno delle bollicine servendovi di una spatola, giratelo sull’altro lato e cuocete finché anche questo lato non si sarà ben colorito.


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Oroscopo Ariete

Vi serve un po’ di grinta e determinazione per affrontare gli impegni che vi aspettano. La motivazione vi guida

Maggio

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Bilancia Siete sotto pressione a causa di alcuni significativi cambiamenti, ma riuscirete a gestire con sapienza le nuove sfide. Ne uscirete vincenti

Toro

Scorpione

Maggio sarà il mese delle sorprese e delle soddisfazioni. Vivete all’insegna del dinamismo e del buon umore

Siete proiettati nel futuro e rischiate di perdere le occasioni che il presente vi presenta. Programmate meno e qualche volta provate ad improvvisare

Gemelli Allegria ed una buona dose di energia vi consentiranno di affrontare il mese in modo propositivo e costruttivo

Cancro

Maggio, fioriscono novità e buon umore

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Sagittario Siete frettolosi e avete poca pazienza. A volte bisogna saper aspettare con cura che i frutti dei semi piantati nel tempo arrivino a giusta maturazione

Capricorno

Giocatevi la carta della simpatia. E’ vincente se saprete gestire le vostre emozioni. Avrete tutti i riflettori puntati su di voi, siate disinvolti e convincenti

Energia e voglia di cambiamento vanno di pari passo. Siete pronti ad intraprendere una nuova strada. La fortuna vi assisterà

Leone

Acquario

Guardare oltre e cominciare a costruire un nuovo capitolo della vostra storia: è l’obiettivo che vi siete dati per i prossimi mesi. A maggio si parte

Mettete ordine nelle vostre cose. E’ il presupposto necessario per quel profondo rinnovamento che cercate da tempo

Vergine

Pesci

Avete cominciato il mese con una certa stanchezza. Prendetevi una pausa, vi attendono periodi intensi: dovrete essere al top delle vostre energie

E’ tempo di concretezza e di tirare le somme. Cominciano a vedersi i risultati dei vostri sforzi. Non siate distratti. Le cose stanno cambiando in meglio


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L’arte navale torna a casa

Arsenale, 28 maggio — 5 giugno 2022

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