ilVicenza - Novembre 2023

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NOVEMBRE 2023

Periodico d’informazione locale - Anno III n. 11

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Vicenza alla Maradona Antonio Di Lorenzo

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ulio Velasco, indimenticato coach che interpretava la pallavolo con uno stile unico, perché pensava agli uomini prima che al pallone, ha risposto da par suo a una domanda su Maradona: basta un fuoriclasse per fare una squadra? Naturalmente no. Ma allora qual era il segreto che ha fatto funzionare quel Napoli, cioè come si è riusciti ad armonizzare una squadra attorno a un elemento sideralmente diverso da tutti gli altri? L’esempio vale per il calcio ma si può estendere a molte altre realtà. La risposta di Velasco è stata esemplare. “L’allenatore Bianchi ha riunito tutti i giocatori e ha detto: Diego è lui e noi siamo noi. Se qualcuno di voi pensa di essere come lui o di imitarlo, sbaglia. È la fine per tutta la squadra. Siate voi stessi e basta”. Ha avuto ragione, ha proseguito Velasco: “Maradona era uno che magari saltava l’allenamento, arrivava da solo con un altro aereo alla partita. Naturalmente non andava bene. Ma, attenzione: lui non s’è mai lamentato se un compagno sbagliava un passaggio”. Morale: per fare una squadra vincente ovviamente serve, se c’è, il campione, ma prima di tutto servono consapevolezza, modestia e rispetto. Se trasferiamo l’esempio

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VICENZA È COME UN DIESEL. MA NOI SAPPIAMO DOVE GUIDARLA E COME FARLA ACCELERARE Interviste a Michela Cavalieri, direttrice generale del Comune e a Giovanna Rossi di Schio, anima del Fai e nella Fondazione Roi Servizi a pagg. 6 e 17

Servizio a pag. 29

Io e la città

REBUS IN CHIAVE VENETA: TRA SCATTI IN AVANTI, AMBIZIONI E STRATEGIE, SI SCALDANO I MOTORI “LA CASA E’ UN DIRITTO FONDAMENTALE” ELLY SCHLEIN DA MESTRE RILANCIA IL CONFRONTO POLITICO Servizio a pag. 30

REFERENDUM FUSIONI DI COMUNI IL QUORUM RIBASSATO PREMIA DUE PROGETTI A PADOVA E BELLUNO

Verso le elezioni

Servizio a pag. 31

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Maltempo, il Veneto ha retto

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Luca Zaia Governatore Regione Veneto

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e possiamo affermare di aver retto l’urto dell’ondata di maltempo che si è abbattuta i primi giorni di novembre sul Veneto, così come su altre regioni d’Italia, è sicuramente grazie alla precisone dei modelli matematici previsionali e alle opere messe in cantiere dopo l’alluvione del 2010 per garantire la sicurezza idraulica del territorio veneto, con uno stanziamento di oltre due miliardi di euro.

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Facciamo il punto

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Maltempo, il Veneto ha retto Luca Zaia Governatore Regione Veneto

Penso in particolare al bacino di laminazione di Caldogno, il primo ad essere realizzato dopo la grande piena di 13 anni fa ed ultimato nel novembre 2016; a quello di Montebello, che ha protetto il territorio del vicentino e del basso padovano e infine al bacino di laminazione sul Torrente Muson a Riese Pio X, che ha consentito di garantire il transito della piena in sicurezza nel territorio di Castelfranco Veneto e dell’alto padovano. Grandi opere, frutto dell’ingegno e della tecnologia, che come nel caso del Mose a Venezia, hanno contribuito a proteggere il nostro territorio e i nostri cittadini. Dalle prime ore dell’emergenza, con le previsioni del meteo regionale che annunciavano precipitazioni diffuse, abbondanti, e forti raffiche di vento, ho voluto che venisse istituita l’Unità di Crisi regionale coordinata dall’assessore Bottacin per seguire con tempestività l’evolversi della perturbazione, fornire le informazioni corrette ed assumere i provvedimenti con carattere di urgenza. Nei Comuni più esposti agli effetti del maltempo è stata anche disposta la chiusura delle scuole di ogni ordine e grado: dobbiamo sempre far collimare gli interessi dei cittadini con la loro incolumità. Abbiamo registrato danni ingenti, con frane, smottamenti, colate detritiche, erosione delle spiagge, per i quali abbiamo già dichiarato lo stato di calamità naturale, ma il Veneto è riuscito a difendersi. Ancora una volta il ringraziamento va ai quasi 900 volontari di Protezione civile e agli oltre 250 Vigili del Fuoco impegnati nelle operazioni di soccorso. Il mio pensiero va in particolare a uno di loro, Walter Locatello, giovane pompiere di 44 anni, vittima della furia del ciclone Ciaran nel Bellunese.

Sulla buona strada S

e ne parla da quarant’anni. Non solo a Vicenza. Ma l’istituzione dei vigili di quartiere è un una novità che va nel segno dell’aspirazione a una maggiore sicurezza. Non solo percepita, ma reale. Qualcosa l’aveva fatto anche l’amministrazione precedente, istituendo una sperimentazione nella primavera 2022 Una pattuglia dei vigili nei quartieri di San Pio X e di San di quartiere e il comandante Lazzaro. Ma quella che è entrata in Giancarlo Chemello vigore dal 1° novembre è molto di più: si parla sempre di sperimentazione, magari solo per sottolineare che il meccanismo deve essere messo a punto, ma questa volta il servizio riguarda tutti i quartieri e le risorse sono importanti. Come ha spiegato il sindaco Possamai inaugurando il servizio, sono tra i 30 e i 40 gli agenti della polizia urbana distaccati a questo servizio. Se si tiene conto che sono 110 i componenti del Corpo vicentino, vuol dire che nei quartieri gira poco meno del 30 per cento degli effettivi. A turno, sicuramente: non sono tutti dappertutto. Ma è un bell’inizio. Sgnifica che copriranno tutti e 32 i quartieri di Vicenza, dal centro alle periferie. Gli uomini sono stati recuperati da una rimodulazione degli addetti agli uffici e alle pattuglie stradali. Il loro compito è girare a piedi per i quartieri, come ha sottolineato il responsabile del servizio, capitano Giancarlo Chemello, tenendo d’occhio parchi gioco, scuole, mercati e così via. L’orario sarà dalle 7 di mattina alle 20. L’organizzazione della polizia locale punta a mandare gli stessi agenti negli stessi quartieri, proprio per familiarizzare il rapporto tra i cittadini e gli addetti al servizio. Insomma, siamo sulla buona strada.

è una testata giornalistica di proprietà di Srl

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Antonio Di Lorenzo >antonio.dilorenzo@givemotions.it<

Vigili di quartiere entrati in servizio a Vicenza: se ne parlava da quarant’anni

È un periodico formato da 23 edizioni locali mensilmente recapitato a 506.187 famiglie del Veneto. Questa edizione raggiunge la città di Vicenza per un numero complessivo di 43.000 copie. Iscrizione testata al Tribunale di Vicenza n. 4194/2020 V.G. del 23.11.2020; R.S. 17/2020; numero iscrizione ROC 32199 Chiuso in redazione il 10 novembre 2023

Vicenza alla Maradona

alle realtà istituzionali più vicine, senza voler paragonare nessuno a Maradona anche se in giunta esistono appassionati di calcio, c’è solo da augurarsi che quei tre requisiti circolino in abbondanza, perché tutti abbiamo bisogno di una squadra vincente. Per il bene della città, non per quello elettorale che è così indecifrabile che neanche il telescopio Webb riesce a distinguerlo. L’efficienza serve a risolvere i problemi. Anche se è apparentemente dormiente, Vicenza ha sulle spalle la questione immensa dell’alta velocità. S’è appena aperta la polemica sui fondi dei cantieri aperti grazie al Pnrr, ed è già iniziato lo scambio di accuse. La Caritas ha lanciato l’allarme sui ricoveri notturni, aumentati del 50%, il nodo casa è ancora più allarmante e contare sull’esercito (sempre benemerito) per risolvere la questione sicurezza e rianimare Campo Marzo è un po’ triste. “Con il talento si vincono le gare, ma solo con la squadra e l’intelligenza che si vincono i campionati”. Lo sostiene Michael Jordan, uno che di squadre e vittorie s’intende parecchio.

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Direzione, Amministrazione e Redazione: CENTRO STAMPA QUOTIDIANI S.p.A. Concessionaria di Pubblicità Locale: Direttore responsabile Via dell'Industria, 52 - 25030 Erbusco (BS) Nicola Stievano via Lisbona, 10 · 35127 Padova Tel: +39.030.7725594 tel. 049 8704884 · fax 049 6988054 >direttore@givemotions.it< >redazione@givemotions.it< Antonio Di Lorenzo Periodico fondato nel 1994 da >www.ilvicenza.com< >antonio.dilorenzo@givemotions.it< Giuseppe Bergantin


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Amministrazione e politica

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L’intervista. Parla Michela Cavalieri, direttrice generale del Comune e appassionata di fisica quantistica

“Basta aver paura di prendere decisioni” • “Vicenza deve avere coraggio, smettere di lamentarsi e invece guardare all’Europa • Non si deve avere paura del cambiamento: serve una visione sul futuro • Il provincialismo questa città ha iniziato a superarlo: ha votato per un sindaco giovane e per il cambiamento • Sono tornata dopo cinque anni e ho trovato molte cose ferme: la burocrazia è un guaio • Il personale è diminuito e anche poco motivato: si fatica a mettere a terra idee e progetti”

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e la foto del suo profilo Linkendin è la celebre cena del 1927 al congresso Solvay che ritrae 29 dei più grandi fisici della storia, già si capisce molto della donna. Cosa volete, c’è chi s’interessa di giardinaggio, lei è appassionata di fisica quantistica. Appena più sotto nel profilo compare un post di suo figlio, Giovanni Vio, che sta seguendo un master in fisica quantistica al politecnico di Zurigo dopo una laurea con 110 e lode a Milano. Ragionateci sopra, per dirla con Crozza - Zaia. Questa è l’immagine di Michela Cavalieri, 57 anni, sposata, madre anche del ventenne Matteo che studia economia a Trento. È riduttivo definirla solo commercialista, ancorché la laurea e le esperienze lavorative siano in quel campo. Fino all’inizio di ottobre è stata direttrice generale di Adacta, il più grande studio di commercialisti (non solo) del Vicentino, poi è passata in Comune come direttrice generale. Da cento a 800 dipendenti. In venti giorni ha sfornato un piano di riorganizzazione della macchina comunale che non è esagerato definire storico. Dal 2013 al 2018, Cavalieri è stata assessore al Bilancio con il sindaco Variati. Come mai s’interessa di fisica quantistica? Perché la mia passione è sempre stata l’astrofisica, la cosmologia. Volevo iscrivermi a fisica… …però ha studiato economia. Per forza: mi dicevano “lascia stare, non troverai lavoro” e cose del genere. Ma il primo amore non si scorda. Mai. C’è un fisico che le piace più di tutti?

Stephen Hawking, perché ha cercato di comprendere il tutto, anche il perché dell’universo, il senso del mondo. Come sta facendo anche Federico Faggin. È un caso che suo figlio maggiore studi fisica quantistica? Lui mi rimprovera bonariamente che invece delle favole quando era piccolo gli leggevo i libri di Hawking per addormentarsi. Davvero? Certo, ha scritto anche libri per bambini. Schroedinger è diventato celebre per il gatto. A lei piacciono i mici? Preferisco i cani. Il simpatico fisico Emilio Del Giudice indicava così il paradigma quantistico: al mondo non esiste nessun oggetto che sia isolabile. Vicenza invece ha sempre sofferto di vivere in modo atomistico, a gruppi isolati. Come affrontare questa città? Ci vuole visione sul futuro e un po’ di coraggio. Non fermarsi e non avere paura del cambiamento. Difficile, certo. Di cosa ha bisogno Vicenza: che so, di una struttura, di una testa nuova? Deve smettere di pensare di essere stretta fra Verona e Padova, pensare all’Europa e trovare la sua identità. Deve valorizzare il suo patrimonio in modo moderno. Conservatrice lo è sempre stata, deve smettere di aver paura di prendere decisioni. Come ha trovato il Comune dopo cinque anni? Tantissime cose ferme. Uno dei limiti dell’amministrare è la tanta burocrazia. Una difficoltà inattesa?

• “Sono una persona ottimista. Ricordo tutto, fatico a perdonare ma non sono vendicativa • Ce la faremo a superare le difficoltà dell’alta velocità anche se non sarà una passeggiata • A mio figlio per addormentarsi leggevo i libri per bambini scritti da Stephen Hawking • Mi piacciono i quadri olandesi del Seicento, la luce di Rembrandt e quella di Caravaggio”

Michela Cavalieri, direttrice generale del Comune, Stephen Hawking e un autoritrattodi Rembrandt

La struttura. Il personale è diminuito, meno motivato, ha paura a prendere decisione. Morale: si fa fatica a mettere a terra le idee e i progetti. Dinamica, deduco: è anche sportiva? Certo: sci, bici, mountain bike, yoga. Che musica ascolta? Non coltivo molto, ma sicuramente il rock, dai Rolling Stones a Bruce Springsteen. Però amo molto il silenzio della montagna. Film? Quasi tutti i generi, dallo spionaggio alle commedie francesi. Guardati al cinema, comunque. Ultimo libro? Il penultimo è stato Irriducibile di Federico Faggin: tesi azzardate ma interessanti. E dopo ho letto Stefano Benni, Bar sport. I conti tornano sempre? Cioè, nei bilanci li fate tornare: e nella vita? Ci si prova, poi nella vita capitano tante cose che ti fanno fare i salti mortali. Vicenza è una città di dispetti, sgambetti, coltellate silenziose. Le è mai capitato? Ricordo tutto, fatico a perdonare ma non sono vendicativa. Parliamo del Comune: l’Ufficio tecnico non è messo bene Va rinforzato. Ci stiamo lavo-

rando. Va rimesso in moto. È stato un affare vendere la Fiera? Dopo sei anni, lei che ne è stata protagonista ne è ancora convinta? Certo che sì. Pensi a cosa sarebbe successo alla Fiera durante gli anni del covid se non fosse stata messa al sicuro. E poi avevamo 40 milioni di debiti, che potevamo fare? Il tempo ci ha dato ragione. Chi è un amministratore, del presente o del passato, che le piace? Variati l’ho stimato molto. Mi ha insegnato tanto. Che meriti ha l’attuale sindaco? Ha la passione per Vicenza nel Dna, si vede che è genuina. Ha visione e capacità. Difetti? Ha appena iniziato un lavoro difficile: deve imparare a svolgerlo. Ce la farà Vicenza a uscire dal tunnel dell’alta velocità? Prevedo stress, ma ce la faremo. Non sarà una passeggiata. Ci vuole attenzione a seguire i processi e ad ascoltare i cittadini. Fusione Aim Agsm: è stata una buona operazione? E adesso come sta di salute l’azienda? Era da fare. Diciamo che bisogna seguirla bene. C’è una disciplina artistica

che le piace di più? I quadri olandesi del Seicento. Rembrandt per la luce, per lo stesso motivo Caravaggio. Che qualità si riconosce? Sono determinata e amo lavorare in gruppo. Per seguire la divisione di Luciano De Crescenzo lei è più donna d’amore o donna di libertà? Un mix. Le piace la cucina? Un po’ tutto, ma soprattutto i dolci. Mi piace la cucina orientale, anche prepararla e non solo gustarla. Che so, il riso alla cantonese. Mi piacciono le spezie. Qualcuno, con un’immagine forte, ha definito i vicentini “stanchi di vivere ma incapaci di morire”. È d’accordo? Che brutta definizione. Cerco sempre di vedere il lato positivo delle cose. È ottimista? Certo. Sono convinta che il futuro sia migliore del presente. È stato anche detto: “Vicenza non è provinciale, è la capitale dell’invidia”. Bisogna scrollarsi di dosso gli atteggiamenti provinciali, questo è vero. Dobbiamo crede più in noi stessi. Però un segno l’abbiamo visto: la città ha chiesto di cambiare e ha scelto un sindaco giovane. (a.d.l.)


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Amministrazione e politica

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Le caricature. Il maestro Scotolati prosegue a immaginare la “Marcia su Mosca” con i personaggi della politica

I ritratti di Spiller, Sala, Selmo e De Marzo Fra assessori e rappresentanti dell’opposizione, ecco i protagonisti della vita pubblica cittadina secondo Gabriele Padoan

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roseguiamo con la carrellata di personaggi pubblici disegnati da Gabriele “Scotolati” Padoan, che ha immaginato assessori e rappresentanti dell’opposizione impegnati nella “Marcia su Mosca”. Questo mese l’umorista vicentino

ha preso di mira gli assessori Cristiano Spiller e la collega Isabella Sala, che è assessora al Bilancio e vicesindaca, l’assessore all’Istruzione Giovanni Selmo e il consigliere di Fratelli d’Italia Leonardo De Marzo.

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Amministrazione e politica

Il personaggio. Ida Grimaldi è la capogruppo della lista Possamai sindaco. Indica i fronti d’impegno dell’amministrazione

Sicurezza e cultura, niente bluff ma fatti I

da Grimaldi, avvocata cassazionista, 56 anni, assai impegnata sul fronte della parità e dei diritti delle donne, è la capogruppo in Consiglio comunale della lista civica Possamai sindaco. È alla sua prima esperienza nell’amministrazione locale, come molti suoi colleghi della maggioranza. Che effetto le fa? Vero, sono debuttante in consiglio ma vengo da tanti anni di politica forense; attualmente sono consulente legale della consigliera di parità della Provincia di Vicenza, mentre dal 2009 al 2022 sono stata delegata nazionale della Cassa di previdenza e assistenza forense, l’ente che si occupa della previdenza degli avvocati, e sono stata nominata nel 2015 Segretario della commissione bilancio e patrimonio, la prima donna ad essere eletta in questo ruolo. Ho ricoperto anche su designazione del sindaco Variati incarichi nella Fiera di Vicenza. Sono stata anche consigliera di amministrazione del’Opera Pia Cordellina. Ora è capogruppo della lista del sindaco. Com’è l’atmosfera? È una lista molto bella, come gruppo consiliare siamo molto affiatati, ci sono persone di alto livello sia nella preparazione professionale oltre che culturale. Che impatto ha avuto con il Comune? Non era un mondo totalmente estraneo, ma nel complesso la realtà è positiva. Il gruppo di maggioranza è assai solido e lavoro molto bene anche con gli altri capigruppo. È un’esperienza che mi sta appassionando molto. Può dare un primo giudizio all’operato della giunta? A mio avviso la giunta sta mantenendo tutte le promesse fatte in campagna elettorale, una su tutti la riduzione della retta degli asili nido, per poi arrivare progressivamente alla gratuità. Ritengo molto importante questa misura

“Anche sul tema degli asili nido la giunta ha centrato l’obiettivo che si era proposta: ridurre le rette sino alla gratuità in proiezione quinquennale. È una conquista importante per le donne madri. I vigili di quartiere sono un grande risultato concreto e sul progetto della Bertoliana all’ex tribunale abbiamo soltanto detto la verità: il progetto era troppo costoso. Ci vuole onestà intellettuale”

RISTORANTE Sintonizzati Tipico Chioggiotto sul futuro. Veneto24 passa al sistema di ultima generazione DAB che permette di ascoltare anche la radio con una qualità audio perfetta. L’avvocata Ida Grimaldi, capogruppo della lista Possamai sindaco

perché può andare ad incidere su molti aspetti, come sul divario retributivo di genere. In che modo? Sulle donne ricade la quasi totale responsabilità del lavoro di cura in famiglia, e questa cosa ha impatti evidenti su come poi si riesca a stare nel mercato del lavoro; i dati sulle dimissioni ci dicono che ogni anno il 65% di chi si dimette è donna, principalmente nella fascia di età 29-44 anni, guarda caso dopo la nascita del primo figlio. Andare ad alleggerire i costi dei nidi può avere un impatto importante sui costi dei nuclei familiari e di conseguenza sulla crescita, sia economica sia demografica. Il supporto alle famiglie ha ricadute positive anche su altri temi. Ad esempio? Ad esempio sulla lotta alla violenza domestica; una donna che non ha indipendenza economica è più difficile che possa uscire dal circolo della violenza, essendo non autonoma. La giunta sta lavorando bene anche sul versante della

sicurezza: l’iniziativa dei vigili nei quartieri rispecchia lo spirito di essere vicini al cittadino, così come le iniziative della giunta nei quartieri; la politica deve essere intesa come l’insieme delle piccole e grandi scelte quotidiane, seminando bene si garantiscono i bisogni delle generazioni attuali e di quelle future. Uno sguardo all’opposizione allora. L’opposizione è molto polemica. In parte risponde alle logiche del gioco della politica, è giusto che l’opposizione faccia il proprio lavoro. Ma su questioni ad esempio come quella della biblioteca Bertoliana, dove siamo stati accusati di aver bloccato un progetto già avviato, quando invece i costi del progetto erano troppo alti per poter dare il via ai lavori, risponde a logiche prive di onestà intellettuale. Preferirei che ci fosse uno spirito di collaborazione, spiegando bene ai cittadini come stanno le cose, senza fare lo scaricabarile delle colpe. Alvise Ferronato

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Amministrazione e politica

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Il personaggio. Il regista ha lasciato Vicenza, ora guida Arteven e magari avrà un incarico alla Biennale di Venezia

L’eredità di Marinelli: sistemate l’Olimpico Salutando Vicenza in sala Stucchi, Marinelli ha indicato con precisione i lavori da fare al teatro palladiano: luci e fari hanno bisogno di un intervento, l’ingresso del teatro dal giardino è da sistemare, la facciata esterna cade a pezzi e soprattutto il palcoscenico è del tutto da rifare. La sua amicizia con Pietrangelo Buttafuoco, nuovo presidente della Biennale di Venezia. Andrà a lavorare anche lì?

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iancarlo Marinelli ha chiuso i suoi cinque anni da direttore del ciclo dei classici all’Olimpico con un’eredità pesante, in due sensi: da un lato le cifre importanti della sua gestione (centomila euro guadagnati solo quest’anno) dall’altro la spinta, altrettanto pesante, cioè decisa, a sistemare l’antico teatro. Quando ha parlato in sala Stucchi per il bilancio della stagione, anche se tutti sapevano che l’incontro era in realtà un saluto a Vicenza, Marinelli ha indicato chiaramente i molti interventi necessari all’antico teatro palladiano. Ha iniziato dalle luci e dai fari che non sono all’altezza, ha spiegato che si deve mettere a posto la facciata che cade a pezzi; bisogna sistemare – ha sottolineato – anche l’ingresso dal giardino. Infine, così ha concluso, il palcoscenico dell’Olimpico è semplicemente da rifare. “Come i matti, ho parlato con l’Olimpico – ha spiegato durante il suo saluto – e il teatro mi ha anche risposto”. Come se volesse accogliere e rilanciare questo appello, questa richiesta di soccorso, Marinelli ha chiuso i suoi cinque anni a Vicenza lasciando all’amministrazione comunale, che è proprietaria del teatro, un compito gravoso. Non è casuale che Marinelli, che stava facendo le valigie per trasferirsi ad Arteven, abbia parlato in questo modo quando pochi minuti prima aveva centrato la sua riflessione sull’antico teatro spiegando la filosofia della sua gestione: “Trasformare un luogo della bellezza del mondo in un luogo capace di interrogarsi sulla propria iden-

Giancarlo Marinelli fotografato all’interno del teatro Olimpico. Pietrangelo Buttafuoco assieme a Luciano Violante a un dibattito un mese fa nel giardino dell’Olimpico su “Circe”

tità”. Evidentemente, l’identità del teatro ha bisogno molto più che di un nuovo trucco, ma di profondi interventi di chirurgia estetica. Frattanto, come accennato, Marinelli è diventato direttore generale di Arteven, prendendo il posto del suo grande amico Luca Donin, scomparso ad agosto. Va ricordato che Marinelli era già direttore artistico di Arteven: adesso ha la responsabilità anche gestionale di una struttura che collabora con una novantina di teatri nel Veneto. “Per me è come tornare a casa – ha sottolineato il regista di Este – perché sono nato come drammaturgo e regista con Arteven”. Marinelli, presentato dal presidente Massimo Zuin, ha sottolineato che vuole stringere rapporti ancora più forti con le realtà teatrali del Veneto. Il nuovo direttore generale – come ha dichiarato in un’intervista alla Rai – intende dare risalto a chi lavora dietro le quinte dell’associazione. Vuole favorire, inoltre, la sperimentazione promuovendo nuovi la-

voro interpretati da grandi attori e infine intende ripercorrere il repertorio veneto attraverso le nuove forze del teatro. Va sottolineato anche un altro aspetto: sarà facile vedere Giancarlo Marinelli investito di qualche incarico e responsabilità alla Biennale di Venezia. Il motivo va cercato nel fatto che il nuovo presidente della Biennale, infatti, è Pietrangelo Buttafuoco, grande amico di Marinelli. Buttafuoco è sempre stato assai presente ai classici vicentini in questi anni: l’ultima volta ha partecipato all’inizio di ottobre a un dibattito su “Circe” nel giardino dell’Olimpico assieme al suo amico, nonché autore del lavoro, Luciano Violante. Violante, del resto, da presidente della Fondazione Leonardo ha affidato a Buttafuoco la direzione della rivista “Civiltà delle macchine”, quella che fu fondata e diretta da Leonardo Sinisgalli nel 1953. Niente di più facile che Buttafuoco sfrutti le competenze di Marinelli anche alla Biennale, dove diventerà presidente in primavera.


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I fondi Pnrr. Il sindaco accusa l’amministrazione passata di aver scelto procedure sbagliate e aver sottostimato i lavori

Cantieri di polemica, mancano 6 milioni Sotto accusa lo stanziamento per la futura Bertoliana che ha impedito di chiedere soccorso allo Stato e il sistema dell’appalto integrato per gli asili che ha portato a vistosi buchi nei conti

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a polemica è servita. L’ennesima, fra l’amministrazione Possamai e la giunta Rucco. Il sindaco ha spiegato in una conferenza stampa di aver fatto i conti: al Comune mancano 6 milioni e 600 mila euro per portare a compimento 47 dei 62 progetti relativi ai lavori pubblici finanziati con il Pnrr. Sono tanti soldi, praticamente quello che il Comune sborsa ogni anno per gli investimenti. Cioè per i mutui che si sobbarca. I motivi del maggior costo sono due: da un lato l’aumento dei prezzi cresciuti dopo la guerra in Ucraina. E questo è un mal Comune, al quale lo Stato ha ovviato aprendo un fondo per sostenere i Comuni, in gergo chiamato “il fondone”. L’altro motivo è tutto vicentino, sostiene il sindaco, che per corroborare le sue

posizioni s’è presentato con a fianco l’assessore ai Lavori pubblici Cristiano Spiller e i dirigenti Paolo Gabbi e Marco Bonafede. Anzi, è un motivo che ne racchiude altri due in se. Prima di tutto il Comune non può attingere al “fondone” perché quello è un pozzo dove l’ente può rcalare il secchio se non ha mezzi propri. “Viceversa l’amministrazione Rucco ha stanziato 2 milioni e mezzo per la Bertoliana – ha spiegato Possamai – quindi è dimostrato che soldi ne aveva”. Il municipio a quel fondo non ha fatto neanche richiesta e lui si ritrova a dover subire le maggiorazioni di spesa. Secondo punto. Gran parte dei soldi che mancano, diciamo la metà, derivano dai cosiddetti “appalti integrati” per le scuole. Si tratta di una procedura veloce che

Il sindaco Possamai con l’ingegnere Paolo Gabbi. L’assessore Cristiano Spiller con l’architetto Marco Bonafede

prevede l’affidamento di un lavoro non sulla base di un progetto esecutivo ma di uno “studio di fattibilità” che, lo ammettono tutti, non può essere preciso e porta a sottostimare la spesa. Di conseguenza, a cantieri iniziati ci si è resi conto che i costi sarebbero stati assai maggiori. Un esempio: per l’asilo della Piarda era prevista una spesa di 2 milioni, ma ne serve 1 altro milione e 300 mila. “La fretta non è stata una buona consigliera – spiega il sindaco – E adesso con il Pnrr Vicenza è finita dietro la lavagna. Molti cantieri sono iniziati e naturalmente vogliamo concluderli. Ma abbiamo le mani legate. E non per colpa nostra. Proveremo a richiedere i fondi allo Stato per il 2024, intanto”. Oltre a quelli finanziati con il Pnrr, ci sono altri cantieri in debito d’ossigeno: a partire da quello dell’università al palazzo dell’ex Aci in contrà San Biagio che è fra i primi della lista mentale del sindaco da finanziare.

Rucco replica: “Erano procedure obbligate, l’alternativa era non fare niente” Francesco Rucco non ci sta. Anzi, si sente due volte mazziato a torto. E ha un sospetto: che alcuni obiettivi importanti per la città siano volutamente messi da parte. “Prenda Campo marzo – sottolinea – I lavori avrebbero potuto partire a luglio scorso. E si sarebbero chiusi in primavera prima dell’adunata. Invece niente”. Non lo dice apertamente, ma chi lo conosce bene afferma che lo pensa, ritie-

ne che il prossimo obiettivo della giunta Possamai è di annullare l’idea della nuova Bertoliana. Sulle accuse di Possamai, l’ex sindaco è preciso: “Le procedure non le decide la polirica, bensì ma dirigenti e funzionari. Sui fondi Pnrr avevo creato una cabina di regia composta dai dirigenti”. Ma perché è stata applicata una procedura che ha sottostimato pesantemente

le spese? “Le ultime convenzioni con il ministero sono arrivate nel novembre scorso ed entro maggio bisognava aderire. Con quella procedure si evitava lo spezzatino delle gare d’appalto. Agendo diversamente saremmo andati fuori termine per ottenere i fondi. Il governo aveva stabilito che alle procedure si fosse ammessi con lo studio di fattibilità. Lo so che non è puntale ma l’alternatvia

era non partecipare. E allora, se non partecipavo mi avrebbero rimproverato di aver perso i soldi se partecipo mi dicono che costa troppo…”. “La verità – sottolinea Rucco – è che un amministratore ha il compito di reperire soldi. E sta a lui trovarli, senza toglierli ad altre opere”. E qui, argomentano gli amici di Rucco, chi vuole pensare alla Bertoliana o ai Ponti di Debba è nel giusto.

L’ex sindaco Francesco Rucco

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Sicurezza

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Il personaggio. Dario Sallustio, 58 anni, si trova il grande progetto della “cittadella della sicurezza” in via Torino

Un nuovo questore per una nuova questura La strategia del Comune è di realizzare vicino all’ex supermercato chiuso sia la nuova sede della polizia locale sia la nuova sede della questura. Il questore che ha lasciato, Paolo Sartori, aveva già effettuato sopralluoghi con sindaco e prefetto per studiare la fattibilità dell’operazione

U

n nuovo questore per una nuova questura. Non è solo un piccolo gioco di parole, ma la prospettiva alla quale Dario Sallustio, questore di fresco insediamento, dovrà lavorare. E ci sono tutte le carte sul tavolo perché la nuova sede degli uffici della Polizia di Stato vada a sostanziare quella “cittadella della sicurezza” che il sindaco Possamai ha in mente sin dai giorni della campagna elettorale. Tanto per essere precisi, questo progetto lo lanciò nell’aprile scorso. Spiegava: “La nostra amministrazione valuterà invece con il ministero e con la questura l’ipotesi di collocare la nuova Questura sempre nella zona di via Torino, chiaramente in un edificio separato e diverso rispetto alla Polizia Locale – prosegue Possamai – Significherebbe costituire una vera e propria “Cittadella della sicurezza”, tra l’altro in una zona strategica per la città, vicino alla Stazione e a Campo Marzo”. Per alcuni anni, con l’amministrazione precedente, s’era parlato di collocare la nuova questura nell’area del parcheggio di via Cattaneo, ma l’ipotesi è stata sotterrata dal verde del nuovo parco. Fuor di metafora, l’assessora Baldinato è stata chiara quando ha parlato della zona da destinare soltanto a parco. Così lo sguardo degli amministratori s’è rivolto in un’altra direzione, quella di via Torino: “In quell’area – aveva spiegato a suo tempo Possamai – ora si trova un parcheggio già asfaltato ed urbanizzato, a due passi dal centro storico di Vicenza, di completa proprietà comunale. Una soluzione centrale, moderna, non costosa e capace di mettere a disposizione di tutti noi cittadini un servizio maggiormente adeguato”. Zeta Architettura aveva

anche regalato alcune tavole progettuale “che dimostrano – spiegava l’allora candidato – la fattibilità e la sostenibilità della nostra idea.” D’altra parte, anche la polizia locale ha problemi di spazio. Quelli che al tempo erano ancora chiamati vigili urbani si trasferirono nella caserma di via Soccorso Soccorsetto nel 1983. In precedenza, i vigili avevano sede a palazzo Trissino: era celebre anche “il bar dei vigili” a piano terra, frequentato anche dai consiglieri comunali nelle pause delle sedute al piano superiore, che era stato realizzato perché si pensava che non fosse dignitoso per un vigile andare a prendere un caffè nei bar aperti a tutti. Da palazzo Trissino si erano trasferiti in contrà Soccorso Soccorsetto che era invece la sede dei vigili del fuoco che nel 1983 lasciarono dopo che era stata ultimata la nuova sede, che è anche l’attuale, in via Farini al Mercato Nuovo. Da parte sua, la vecchia sede della questura si trovava fino alla metà degli anni Ottanta a palazzo Folco, nel quartiere di San Marco. Oggi, sostanzialmente quarant’anni dopo questi traslochi, ci si ritrova a ragionare su nuove sedi per i vigili del fuoco (nell’area di via Zamenhof) della questura e della polizia locale. Il nuovo questore, Dario Sallustio, riceve anche questa eredità da Paolo Sartori, che è stato promosso a Roma dirigente generale della pubblica sicurezza, dopo neanche due anni di permanenza a Vicenza. Proprio questo giornale, nel gennaio 2022 dando notizia del suo arrivo l’aveva battezzato “questore sprint” e non avevamo sbagliato: il suo dinamismo ha intensificato i controlli a largo rag-

Paolo Sartori, questore promosso a Roma, Dario Sallustio, il nuovo questore, la sede di via Soccorso Soccorsetto della polizia locale e, in alto, il progetto della “Cittadella della sicurezza” in via Torino dove sorgerà anche la nuova questura

gio in città ma anche negli altri Comuni del Vicentino. Il suo impatto è stato talmente positivo che alla fine dell’anno scorso sempre “Il Vicenza” l’ha indicato come “il personaggio dell’anno”. Esperto conoscitore dell’area balcanica, per aver lavorato nell’Interpol dell’Est Europa per 17 anni,

Sartori scrive di analisi geopolitiche su “Limes”. Dieci anni fa in un articolo su quella rivista aveva anche previsto lo scoppio della guerra tra Russia e Ucraina. Dario Sallustio proviene dalla questura di Lucca e, in precedenza, è stato vice questore vicario a Potenza e a Palermo. Torinese di na-

scita, ha passato parte della sua vita in Puglia, dove s’è anche laureato nel 1988 con una tesi sui sequestri di persona a scopo di estorsione. Per questo lavoro ha ottenuto il massimo dei voti e la lode. Prima di entrare nella polizia, Sallustio è stato anche ufficiale della Guardia di Finanza.


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Economia

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L’analisi. Hanno incamerato senza fare niente quasi 20 miliardi che dovrebbero essere restituiti ai correntisti

Le banche sono ingorde dei nostri soldi A condizioni immutate verso la Bce rispetto a 15 anni fa, gli interessi dei conti correnti sono diminuiti di oltre quattro volte. Perfino Christine Lagarde ha invitato le banche a remunerare di più i depositi

Q

uindici anni fa (cioè nel 2008) il tasso principale di rifinanziamento della Bce era il 4,25% e i tassi applicati dalle banche a favore dei depositi in conto corrente erano all’1,87%. Oggi, con il tasso principale di rifinanziamento della Bce al 4,25% (uguale a quello del 2008) i tassi applicati ai depositi sono invece allo 0,38%. Le banche – quelle italiane su tutte – appaiono oggi decisamente più avare verso i loro clienti di quanto non fossero quindici anni fa. Il risultato è il seguente: gli oltre 1.320,697 miliardi di euro (cifra al luglio 2023) di depositi, al tasso attuale dello 0,38% produrranno interessi per 5,019 miliardi così suddivisi: 1,305 all’erario (tassazione al 26%) e 3,714 alla clientela (interessi netti); qualora si applicassero i tassi di remune-

razione del 2008 tale cifra cambierebbe notevolmente: si produrrebbero interessi per 24,697 miliardi di euro così suddivisi: 5,116 all’erario tassazione 26%) e 14,562 alla clientela (interessi netti). Dunque l’erario e i correntisti nel loro complesso avrebbero 19,678 miliardi in più che, ora, restano a beneficio delle banche. Prosegue, anche nel primo semestre del 2023, il trend nettamente positivo avuto nel 2022 e gli utili dei principali gruppi bancari sono cresciuti (rispetto al primo semestre 2022) in modo esponenziale (UniCredit +91,5%; Intesa San Paolo +80%; Banco BPM +77,9%). Poiché tali performance derivano non già da sforzi di miglioramento dell’efficienza, ma in massima parte da una semplice ren-

dita di posizione che amplia a dismisura i profitti di alcuni in un momento congiunturale di estrema difficoltà per altri, sarebbe auspicabile che una parte di quei profitti inattesi fossero redistribuiti, secondo il principio di solidarietà stabilito anche dall’art.2 della Costituzione. Perfino Christine Lagarde ha più volte invitato le banche a remunerare di più i risparmi dei cittadini, ma la risposta non c’è stata. Se l’accanimento fiscale contro chiunque è deprecabile e l’introduzione di norme una tantum cozza contro il principio di stabilità e certezza del quadro normativo, è necessario ammettere che – come in questo caso – il DL 104/2023 del Governo ha inteso stabilire questo principio: chi beneficia di un aumento esponenziale dei profitti a causa di una

situazione straordinaria, deve mettere in conto che gli possa essere applicata una misura fiscale straordinaria. L’utile, si insegna, è il premio che spetta a chi abbia promosso innovazioni assicurandosi un vantaggio sulla concorrenza (Schumpeter); è il compenso che spetta a chi abbia meglio organizzato i fattori produttivi (teoria classica); oppure è la quota destinata

a ripagare il rischio corso nell’attività aziendale. In tutte e tre queste teorie il rapporto utile - attività dell’imprenditore è fondamentale. Poi c’è l’utile quale risultato dell’acquisizione di posizioni dominanti, ovvero un utile senza attività, che potremmo definire parassitario. Di questo tipo di utile le banche sono oggi somme vestali. Giuseppe de Concini

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L’intervista

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Il personaggio. Giovanna Rossi di Schio è bandiera del Fai e componente del Consiglio della Fondazione Roi

“Ex macello e S. Biagio nodi da sciogliere” • “I “buchi neri” in centro sono la maggiore preoccupazione • C’è da lavorare molto sulla tutela dell’ambiente ma sono fiduciosa: i progressi li ho visti • Alle Giornate del Fai abbiamo portato circa 40mila persone a visitare monumenti e palazzi • La maggiore soddisfazione sono i giovani: sono stati tremila i “ciceroni” durante le Giornate Fai • Peccato che palazzo Thiene non sia stato affidato alla nostra gestione • La Fondazione Roi può dare ancora molto a Vicenza. L’ex cinema Corso è una spina • Vicenza è come un diesel: magari lenta, ma poi arriva • Non mi piace la lentezza dei vicentini: che non è indolenza, ma sospetto”

È

di nobiltà trentina come origine, la casa storica si trova a Roverè della Luna, ma la sua vita l’ha trascorsa a Vicenza dai tempi del Pigafetta, allieva dei docenti storici del liceo negli anni Sessanta e i primissimi Settanta. Giovanna Vigili de Kreutzenberg, insegnante di lettere alle superiori fino a qualche anno fa, sposata con Alvise Rossi di Schio è impegnativa solo per i robusti cognomi, sia dal punto di vista lessicale sia per il bagaglio storico familiare che si portano dietro. Ma è una persona dinamica e vivace, per nulla formale, che appare poco nelle cronache ma che a Vicenza – soprattutto nell’ambiente culturale – è una opinion leader. Bandiera del Fai, anche se di recente ha lasciato la presidenza ad Alessandra Ronchi dopo moltissimi anni, fa parte da sei anni anche del Consiglio della Fondazione Roi. Come siamo messi a tutela dell’ambiente a Vicenza? C’è da lavorare molto. Il cambiamento climatico ci costringe a fare i conti con molte situazioni inattese. Viviamo una situazione privilegiata per i beni storici e artistici, ma che va tutelata. Pessimista o ottimista per il futuro? Fiduciosa. I progressi li ho visti. È pur vero che preferisco vedere sempre il bicchiere mezzo pieno. Vicenza città bellissima: è ancora vero? Sì. È bellissima la città in cui stai bene. Sarà che per me è una questione d’amore, formativa per la mia vita. È un salotto, una città fatta di palazzi e non di case. Contrà Porti esiste solo qui. A Campo Marzo è caduto un albero, però. Sfortuna o

poca cura? La sostituzione degli alberi nel parco a suo tempo è andata male. Adesso hanno piantato i bagolari: è un albero che mi piace molto. Non si lascia spaventare e non ha un portamento ostentato. Ha anche foglie garbate. Il Fai ha ancora ragion d’essere? Certo! Ha saputo evolversi nel tempo, è stato capace di adeguarsi. Il presidente Magnifico ha lanciato la parola d’ordine: “Ci facciamo contadini”. Ha ragione: il territorio è da salvare con le unghie e con i denti. Quante persone avete portato in questi quindici anni alle aperture di monumenti, chiese, ville? Tenendo conto che una volta c’era solo un’iniziativa all’anno mentre adesso sono due e che in media abbiamo 3000 visitatori ogni volta, direi dalle 30mila alle 40mila. Cosa ha insegnato il Fai? A guardare, perché spesso si vede e non si guarda quello che è davanti agli occhi. Ho visto molte persone commuoversi in queste giornate del Fai. Lei anima anche “Vicenza fiorita”: non è un’iniziativa un po’ demodè? Tutt’altro. L’ha voluta Boso Roi e aveva ragione. Ha fatto fatica ad attecchire, questo è vero. È strabella per l’entusiasmo che solleva e i risultati che porta. Ricordo che a ponte San Paolo hanno buttato in acqua i gerani tre volte. Adesso non lo fanno più. Qual è il più bel traguardo che ha raggiunto? Il rapporto con i giovani, cioè gli studenti e i ragazzi del Fai. Ho creato 3000 giovani ciceroni alle nostre manife-

stazioni. E hanno anche fondato la sezione giovanile. Lei è un’insegnante, sa come motivare i ragazzi. Ventinove anni di maturità non sono pochi e non sono stati affrontati per caso, bensì per scelta. Qual è il problema che resta, nonostante tutto, e che lei vorrebbe fosse risolto? Intervenire in quei luoghi del centro da molti anni abbandonati: San Biagio, l’ex macello, le case Ipab. Cosa può fare la Fondazione Roi per la cultura a Vicenza? Molto. Abbiamo vissuto momenti difficili, questo è noto. Boso era signorile, straordinario. La sua apertura culturale ci ha proiettato nel terzo millennio. Ma saremo all’altezza di proseguire sulla sua strada. Però è un problema la vendita, finora infruttuosa, dell’ex cinema Corso. Problema serio. Resta un obiettivo. È in una posizione tale che lo vedrei bene nell’orbita dell’università, della Bertoliana. Insomma, mi piacerebbe una destinazione che non fosse solo privata. Non avete sbagliato ad acquistarlo? Parlo di quello che ho vissuto io in prima persona. Certo, è un peso. Non l’unico. Qual è l’altro? Palazzo Thiene. Ci credevo, avevo la speranza che il Fai lo potesse gestire. Avverto una punta di delusione nelle sue parole. Era un bel pensiero. Tanti anni nel Fai e alla Fondazione Roi: che idea si è

Giovanna Vigili de Kreutzenberg Rossi di Schio, un’immagine di San Biagio e una dell’ex macello

fatta dei vicentini? Sono sospettosi verso chi viene da fuori. Non si rendono conto che può essere più vicentino di te, perché il foresto questa città la studia, la ama città come magari non fa chi ci ha sempre vissuto. Chi s’è dato più da fare per l’ambiente a Vicenza? L’assessore Ennio Tosetto per Vicenza fiorita, per esempio. Mi ha aiutato molto. E poi tante persone, come Luisa Manfredini, Adriana Zambon Braghin: era la sorella di Alberto e andava in giro con delle cesoie personali per curare le fioriere di San Lorenzo. E per il Fai? Tanti, come Luisa Zanconato e Luciana Lampertico. E per Vicenza? Boso Roi: aveva un amore vero e incondizionato. Com’è messa la cultura a Vicenza? Ha buone prospettive. Vicenza è una città chiusa ma curiosa. È come un diesel, ha tempi lungi. Ma arriva. Pensi alla musica: Bolzano era sicuramente più avanti di noi trent’anni fa, adesso Vicenza con Fischer e Schiff ha colmato il divario. E poi noi abbiamo l’Olimpico… Non si vive di sola antichità . Ma abbiamo il dovere di pensarci. Ho molte speranze per l’ala novecentesca di pa-

lazzo Chiericati. Qual è il problema maggiore che deve essere risolto in città? Avere il coraggio di accostare il contemporaneo al bello che abbiamo già. Guardi Vienna, città che conosco bene per molte ragioni: è una vecchia signora che con il contemporaneo ha osato. Sono una persona che apprezza, che so, il ponte di Calatrava a Venezia. Vicenza deve imparare da questi esempi. Un risultato centrato. Ce ne sono molti: le aree pedonali in centro, l’illuminazione della Basilica, il ponte San Michele, l’università che finalmente esiste, sia la sede delle Barche sia quella nuove. Non sono una che sta ferma, così vorrei la mia città. Un carattere dei vicentini che non le piace? La lentezza. Che non è indolenza, ma sospetto. Un aspetto che le piace. L’attaccamento alle tradizioni, dal cibo alle sagre. C’è un senso di partecipazione che è diverso da quello del Trentino, terra in cui funzionano di più le corporazioni. Che senso ha per lei il volontariato? Per gratitudine a questa città che, tra l’altro, mi ha fatto conoscere Alvise con cui sono sposata da cinquant’anni. (a.d.l.)


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Attualità

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Il cantierie. Intervento da 900 mila euro finanziato dal Comune che darà un volto nuovo a tutto il grande parco

Giardino Salvi tutto nuovo, ecco i lavori Spariranno il ghiaino e il cemento dai sentieri che saranno sostituiti dalla “terra stabilizzata”. I sentieri saranno più dolci. Sarà realizzata una nuova illuminazione e sarà rifatta anche la staccionata: via il legno, al suo posto una ringhiera in acciaio

P

artono i lavori per sistemare i tanti guai del Giardino Salvi. Erano stati annunciati dal sindaco Rucco e dall’assessore Ierardi ai primi di gennaio. Ma prima della fine del mandato non erano iniziati. Adesso, undici mesi dopo l’annuncio, il cantiere è imminente: la giunta Possamai dà il via a un lavoro imponente, nonostante le difficoltà (di personale, a vario titolo) dell’Ufficio tecnico. Si tratta di una spesa di 900mila euro, finanziata dal municipio e non dal Pnrr, come per il resto dei lavori a piazzale De Gasperi e a Campo Marzo, che valgono altri cinque milioni di euro. A proposito dei problemi della zona, come si ricorderà il nuovo sindaco ha fermato il progetto per la nuova piazza De Gasperi. È stato uno dei suoi primi atti, preso addirittura a cinque giorni dall’elezione, il 4 giugno scorso. “Troppo pesante l’impatto che il cantiere avrebbe avuto sul traffico della città – aveva spiegato in quell’occasione Possamai – Mi meraviglio che non sia stata adottata prima questa decisione, tant’è che perfino la Svt aveva chiesto chiarimenti”. Le conseguenze di quel cantiere erano state sintetizzate così: si sarebbe bloccato il trasporto pubblico in piazza Castello, dirottati i percorsi dei bus. Viale Giuriolo si sarebbe trasformato a due corsie e avrebbe perso i 70 posti auto, con seri problemi per bici e pedoni. Ci sarebbe stata una concentrazione insopportabile di traffico in viale Eretenio e viale Venezia. Corso San Felice avrebbe avuto un doppio senso di marcia. Chiuso anche il varco della Ztl di porta Castello. Mentre questa partita rimane aperta, i lavori che stanno per partire riguarda-

no invece il Giardino Salvi nella sua parte storica. C’è da dire subito che saranno eseguiti a stralci successivi: si eviterà, in altre parole, la chiusura totale del parco. Era stato spiegato, ancora a gennaio, che accessibilità e sicurezza del parco erano le due preoccupazioni maggiori. I lavori – grazie a uno studio specifico sulle

L’esterno del Giardino Salvi

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pavimentazioni drenanti – avrebbero comportato anche la sostituzione del ghiaino e del calcestruzzo con terra stabilizzata mentre le pendenze dei sentieri pedonali saranno contenute in futuro fra il 5 e l’8 per cento. Sarà sistemata anche l’illuminazione, creato un nuovo arredo, sostituito il ponticello sulla roggia Seriola e avviato un lavoro di manutenzione conservativa esterna della loggetta Longhena. “La scelta della terra stabilizzata – spiegava a suo tempo una nota del municipio – consente di realizzare una superficie omogenea, in grado di garantire la totale accessibilità da parte delle persone con disabilità o difficoltà motorie”. Per una maggiore sicurezza – spiegava a suo tempo la nota del municipio – sarà sostituita l’attuale staccionata lignea che si articola lungo la Seriola e che oggi si presenta pericolosamente inclinata verso la roggia nell’area ovest, verso la loggetta Longhena. Il progetto prevede l’installazione di un nuovo parapetto in acciaio con fondazioni in calcestruzzo che, a differenza dell’attuale staccionata infissa nel terreno, garantisce maggiore stabilità. Considerato il contesto in cui si inserisce il progetto, è stata studiata una staccionata con profili poco invasivi, che consentono la vista della roggia senza costituire una barriera visiva.


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Attualità

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La ricerca. Uno studio di Caputo e Peron per la Cisl sottolinea il divario di carriera e di retribuzioni con gli uomini

È donna solo 1 dirigente su 10 in azienda I due ricercatori sottolineano che c’è una differenza di 13mila euro negli stipendi annuali medi: 34 mila per gli uomini e 21 mila per le donne. Soltanto una donna su tre è “quadro”. Le donne sono meno assunte a tempo indeterminato

L

a retribuzione media di un uomo, rispetto ad una donna, per la tipologia dei contratti e per l’utilizzo maggiore del full-time, è superiore di oltre 10 mila euro nel Vicentino: in media una donna riceve, al giorno, una retribuzione di 49 euro e rotti, contro i 78 euro degli uomini. Sono i dati che emergono da un convegno organizzato dalla Cisl di Raffaele Consiglio nell’ambito delle iniziative per i 150 anni di Elisa Salerno. La ricerca è stata curata da Stefano Dal Pra Caputo e Francesco Peron. Interessante - aggiungono i ricercatori - è anche osservare l’andamento della retribuzione in rapporto alle fasce di età: mentre per l’uomo questa tende ad aumentare progressivamente, di pari passo con il progresso medio delle carriere, per le donne tende a stabilizzarsi già nella fascia di età 25-29 anni, per poi aumentare leggermente solo dopo i 40 anni ma senza mai recuperare il gap accumulato. La retribuzione media delle donne, per fascia d’età, si blocca così sui 21.000 euro, mentre per il genere maschile vi è una crescita fino ai 55/59 anni, dove la retribuzione arriva a 34.405 euro. Oltre tredicimila euro in più, più del 50% di una retribuzione media femminile. Nella nostra provincia – sottolinea la ricerca – le donne rappresentano il 43,3% degli occupati (dati 2022) con un tasso di occupazione del 61,3% a fronte del 75,5% tra gli uomini. Ma non finisce qui. Approfondendo l’analisi sul piano qualitativo il divario si allarga ulteriormente, notano i due ricercatori. Innanzitutto vi sono le ore lavorate: analizzando i contratti a tempo pieno, si scopre che il 68,8% riguar-

da i lavoratori maschi, viceversa il 74,8% dei contratti part time è appannaggio delle lavoratrici. Non solo, c’è un divario significativo anche sul piano delle tutele: i contratti a tempo indeterminato sono appannaggio degli uomini per il 60,2%, mentre il tempo determinato vede una prevalenza femminile (seppure leggera, 51,6%) così

Stefano Dal Prà Caputo e Francesco Peron e un quadro esplicativo della situazione lavorativa nel Vicentino. Gli uomini sono assunti a tempo indeterminato nell’81% dei casi

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come i contratti stagionali (più marcata, 58,5%). Le nuove assunzioni registrate nel primo semestre di quest’anno sembrano confermare lo status quo: erano a tempo indeterminato per il 26% degli uomini contro il 18,5% delle donne. Va da sé che in questo modo per molte donne risultano preclusi molti percorsi di carriera: nella provincia di Vicenza, solo il 27,1% dei lavoratori con contratto di “quadro” è donna mentre le donne dirigenti sono appena l’11,2% del totale.


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Scienza

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Lo studioso. Francesco Mezzalira s’interessa di natura a largo spettro. Presto un libro curioso sui coleotteri

Una smodata passione per scienza e arte Nasce come naturalista e ha una grande esperienza di insegnante, è diventato uno specialista di un campo particolare: quello in cui la storia dell’arte s’incontra con la scienza. “Sono il fondatore di una nuova disciplina, la zooiconologia”

L

’analisi di un maggiolino e di una coccinella che fanno capolino in un dipinto del Seicento olandese delle collezioni di palazzo Chiericati, un saggio su un curioso monumento a forma di elefante nella chiesa di Santa Corona, un’indagine naturalistica sul viaggio attorno al mondo di Antonio Pigafetta. Francesco Mezzalira, classe 1960, laurea in biologia, docente di scienze naturali nei licei di Bassano e Vicenza, una lunga serie di pubblicazioni all’attivo, ha saputo ritagliarsi uno spazio ben riconoscibile nel panorama culturale della provincia, e non solo. Grazie alla felice intuizione di dedicarsi ad un campo di studi ricco di suggestioni ma poco frequentato: quello in cui storia dell’arte e scienze naturali si incontrano. L’ultimo esempio è il contributo dato all’organizzazione della mostra allestita al museo archeologico naturalistico di Santa Corona e dedicata alla “smodata passione” per i coleotteri, i più numerosi e diversificati tra tutti i gruppi di animali della terra (visitabile fino a giugno 2024). Nell’equipe di studiosi che hanno organizzato la rassegna, che è anche un omaggio a importanti naturalisti vicentini come Faustino Cussigh, Luigi Beretta e Carlo Zanella, lui si è occupato dei coleotteri

nella storia dell’arte. “I coleotteri sono belli, cangianti, metallici, iridescenti – racconta – e a me piace collegare le cose, interpretare e cercare di dare una spiegazione a quello che vedo”. Questo approccio interdisciplinare per lui è ormai un metodo di lavoro. L’interesse scientifico nasce da ragazzo, quando dalla natìa e metropolitana Milano resta affascinato dalla casa dei nonni, immersa nella natura della campagna vicentina. L’attenzione per l’arte sboccia negli anni del liceo, e continua ad essere coltivata con passione. “Per me il focus rimane la natura – precisa – ma l’arte può diventare uno strumento per apprezzarla e conoscerla meglio. Alla fine, gli artisti sono persone che hanno una sensibilità particolare”. Buona parte dei suoi lavori, a partire da “Bestie e bestiari” e “Le immagini degli animali tra scienza, arte e simbolismo” che sono forse i più noti, sono dedicati proprio a come il mondo naturale è raffigurato in quadri, affreschi, sculture. “Tra il serio e il faceto, a volte mi promuovo come fondatore della zooiconologia - scherza - L’iconologia naturalmente ha una storia molto importante, ma io mi sono concentrato in modo specifico sugli animali: cerco di capire perché l’animale è stato

rappresentato in quel modo, con quelle caratteristiche. Questo apre tutta una serie di legami con il contesto culturale, le conoscenze e anche le ignoranze dell’epoca. Io lavoro su tutto quello che c’è in mezzo tra l’illustrazione puramente scientifica, che spesso non dà molto peso all’aspetto estetico, e il dipinto col mandrillo di Kokoschka, che non è sarà precisissimo ma ha un’enorme carica espressiva”. Il risultato è una lunga serie di saggi, interventi e conferenze che attraversa le barriere tra le varie discipline. “Ho il vantaggio di essere un outsider – riassume – Ho una formazione scientifica, ma mi occupo spesso di cose di cui di solito un naturalista non si occupa. E, proprio perché ho un percorso professionale diverso, noto cose che magari uno storico dell’arte con una formazione accademica non considera”.

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serietà e professionalità con oltre 20 anni di esperienza

Francesco Mezzalira vicino a un mappa del mondo e un coleottero della mostra in corso al museo naturalistico. Mezzalira fa parte del gruppo di studiosi che ha organizzato la mostra a Santa Corona

Altre idee sono già in cantiere. Prima di Natale, uscirà un libro dedicato proprio ai coleotteri, con contributi di vari autori che spaziano dalla storia dell’arte alle curiosità scientifiche. Nel frattempo, in lavorazione c’è un tratta-

to storico sull’idea di estetica nella natura. Ma per quello bisognerà attendere. “È un progetto ambizioso, ma mi sono dato dieci anni di tempo per portarlo a termine”. conclude Mezzalira. Luca Matteazzi

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Volontariato

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Il personaggio. Il dottor Rolando Negrin, neo presidente, indica due problemi che la Lilt deve affrontare

Mancano medici e calano le donazioni C

osa ha in mente il nuovo presidente della Lilt (Lega italiana per la lotta contri tumori) vicentina, il dottor Rolando Negrin? Negrin, già primario di pneumologia al San Bortolo, da quasi sei anni è direttore sanitario della Lilt. È successore di Cesare Benedetti, 85 anni, che è stato presidente negli ultimi quattro anni. Prima di lui hanno guidato il sodalizio il fondatore e grande benefattore Nicola Amenduni, Vahan Pasargiklian, amministratore delegato della Banca Cattolica, quindi Zeffirino Filippi e il generale Domenico Innecco. La Lega italiana per la lotta contro i tumori, nata a Bologna cento anni fa e arrivata a Vicenza nel 1982, si articola oltre che a Vicenza, anche nelle sedi di Asiago, Camisano, Chiampo, Marostica, Sossano e Thiene. Negli ultimi quattro anni la Lilt, che può contare su circa 200 associati, ha effettuato quasi 38mila esami di prevenzione e diagnosi precoce dei tumori. Una su tre riguarda i tumori femminili al seno. “I tempi sono cambiati radicalmente e velocemente – sottolinea il neo presidente - Siamo passati da non sapere nemmeno che cosa fosse il tumore alla mammella di cento anni fa, a prenderci in carico a 360 gradi la paziente, soprattutto per merito della lungimiranza del professor Veronesi e della sua fondazione, che ha intuito quanto fosse fondamentale la prevenzione e la cura della persona in tutti i suoi aspetti relazionali, psicologici e sociali”. A proposito di tumori, molti sono stati i cambiamenti, alcuni positivi, altri meno. Quelli positivi riguardano la maggiore sensibilizzazione, come si diceva, del fenomeno oncologico, che va inteso nella sua complessità e completezza, e soprattutto si è cominciato a coinvolgere maggiormente il mondo maschile (leggi: prostata) per sottoporli, nonostante ritrosie e imbarazzi non del tutto giustificati, a screening e controlli. L’aspetto problematico ha il volto della prevenzione secondaria, che comporta l’utilizzo di molta tecnologia per

Un terzo nodo da affrontare è quello tecnologico, con il necessario aggiornamento dei macchinari per la prevenzione dei tumori. Aumenta la coscienza della necessità di esami e controlli. “In passato le visite e gli esami erano gratuiti, purtroppo non possiamo più permettercelo”

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Il dottor Rolando Negrin e l’emblema della Lilt vicentina

le indagini strumentali necessarie per le mammografie e le ecografie. Mancano macchinari nella sanità pubblica, ma mancano anche medici da adibire a questa tipologia di indagini cliniche. In particolare difettano, segnala ancora il dottor Negrin, medici che si mettano a disposizione della Lilt a titolo gratuito, non tanto e non solo per un aspetto economico, ma in particolare per i risvolti generati dalla responsabilità in capo al medico chiamato a stilare una diagnosi, al quale vanno giustamente garantite una corretta copertura assicurativa e un’assistenza formale adeguata. Ma sono cambiati anche i tempi per gli amministratori che tengono i cordoni della borsa: rispetto al passato sono aumentati i costi di gestione (bollette e affitti in primis) ma soprattutto hanno subito una significativa contrazione le donazioni e le liberalità in particolare di enti e istituzioni che un tempo inserivano nei loro bilanci voci più generose destinate alla salute e alle attività sociali del

territorio. E specularmente si sono ridimensionati anche gli interventi di privati cittadini che accompagnavano con slancio le molte iniziative delle varie sedi. È anche vero che le attività e le realtà di volontariato del Terzo settore che si occupano di salute e di benessere si sono moltiplicate negli ultimi due o tre decenni, pur tuttavia la Lilt rimane ancora l’unica che pratica in modo sistematico, scientifico e mirato attività di insostituibile prevenzione su tutto il territorio vicentino. “In passato, le nostre visite e i nostri esami erano praticamente gratuiti, grazie appunto alla generosità di molti amici e istituzioni. Ma poi abbiamo dovuto cominciare a chiedere un contributo proprio per poter garantire continuità e la nostra sopravvivenza. La sfida dei prossimi anni – conclude Negrin – sarà continuare a garantire sensibilizzazione, prevenzione e diagnosi, mantenendo la qualità di sempre ma a costi sostenibili”. Silvio Scacco

Hai un vecchio bagno che non ti piace più e vuoi rifarlo ma non sai da dove cominciare? Gli interventi di ristrutturazione a volte possono diventare dei veri e propri problemi … soprattutto se non ci si affida a dei seri professionisti … Veneto24 passa al sistema ultima La soluzione migliore per ristrutturare il tuodi bagno è quella digenerazione affidarsi a un unico referente sappia in primis DAB cheche permette ascoltarti e capire le tueanche esigenzela e poi coordinare lavoro di ascoltare radio con iluna dall’inizio alla fine.

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Attualità

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Il calendario 2024. Un viaggio nelle vicende di solidarietà e impegno quotidiano che hanno visto protagonista l’Arma

I carabinieri e la comunità: che storie! Stampato in 1 milione e 200 mila copie, le dodici storie sono scritte da Massimo Gramellini e toccano gli ambiti e i tempi più diversi. Il design del calendario è curato da Pininfarina

I

l carabiniere ha la testa dura. E non perde la testa. Perché nell’Arma sono tenaci e pazienti. Solo così riescono a ritrovare la testa mancante. Quella del dio Mitra, la cui statua della Roma imperiale è ritrovata in 59 pezzi sulla via Tiburtina a Roma nel 1964. All’appello mancano pochi pezzi, ma uno soprattutto: la testa. Cerca e indaga, dopo decenni il computer rivela che quel pezzo l’hanno trovato i colleghi nel bottino sequestrato a un antiquario durante un’indagine a Cagliari. Oggi il puzzle è ricomposto: chiunque vada alle terme di Diocleziano quella statua la può ammirare completa. Grazie alla testa di vari carabinieri. È uno dei dodici racconti firmati da Massimo Gramellini che danno corpo al calendario 2024 dei carabinieri. Una vita spesa dall’Arma per la comunità. Basta leggerli e si capisce, una volta di più, il valore dell’Arma e anche perché Gramellini abbia vinto a Vicenza nel 2000, in una cerimonia con a fianco proprio Montanelli, il premio “Il giovane Piovene”. E si comprende perché nel 2014 gli abbiano assegnato il premio “È giornalismo” (creato da Indro Montanelli, Enzo Biagi e Giorgio Bocca) con questa motivazione: “Ha saputo essere straordinaria sintesi del giornalismo ironico e pungente di Montanelli, di quello di inchiesta di Biagi, di quello di analisi di Bocca”. I carabinieri hanno scelto quest’anno il tema del rapporto con la comunità come filo rosso del loro calendario, stampato in 1 milione e 200 mila copie, di cui 16 mila in sette lingue oltre all’italiano. La cura grafica è stata affidata allo studio Pininfarina, sì, proprio quello che in fatto di design (anche) delle auto è diventato un riferimento mondiale. A Vicenza, il calendario è stato presentato dal comandante provinciale colonnello Giuseppe Moscati, dal comandante del reparto operativo, tenente colonnello Salvatore Gueli e dal

comandante della compagnia Girolamo Russo. Qualche altra perla da citare, come la storia del quartiere di Roma Tor bella monaca e del desiderio di Tiziana di raccontare a qualcuno la sua voglia di cambiare e non avere più paura a girare di sera per strada. “Non trovo nessuno che mi ascolti”, si giustifica con i carabinieri cui bussa alla porta. Loro sì, l’ascoltano. E si danno da fare.

Il calendario dell’Arma è stato presentato a Vicenza dal colonnello Moscati, dal tenente collonnello Gueli e dal maggiore Russo

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Nasce l’associazione “Tor più bella” per la quale i carabinieri fanno davvero di tutto: le guardie del corpo di Tiziana, ma anche i confessori e gli psicologi di sostegno, nel tentativo di sottrarre i ragazzi del quartiere alle sirene della delinquenza. In cambio ricevono minacce e subiscono aggressioni, eppure non smettono mai di proteggere di ascoltare e di servire. Il segreto di un bravo carabiniere in fondo è tutto lì. C’è la vicenda della carabiniera del Bellunese che salva una donna intenzionata a suicidarsi buttandosi da un ponte; ci sono i soccorsi nella Romagna alluvionata; la vicenda di Filippo e Nicoletta, marito e moglie, che fuori servizio sul treno diretto a casa arrestano un terrorista. C’è la storia di solidarietà vissuta a Rimella, località dell’alta Valsesia sommersa dalla neve. Il parroco don Angelo, radioamatore, che lancia un allarme: “Siamo senza luce, senza pane e senza medicinali”. Ad ascoltarlo c’è il tenente della stazione, che organizza una spedizione di soccorso con l’elicottero. E sulla piazza del paese, con pochissima visibilità, gli scout allestiscono il campo d’atterraggio con bandierine rosse a cerchi concentrici. I due Angeli riescono a incontrarsi. Scrive nell’introduzione il comandante generale Teo Luzi: “C’è un’analogia evidente fra le gesta compiute da persone in divisa e il talento di chi le descrive o le illustra. Un carabiniere in fondo si richiede ciò che fanno gli artisti aggiungere bellezza”. Ha ragione.


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21 novembre 2023 - 7 gennaio 2024

Alberi di Natale, scenografiche luminarie e installazioni arricchiscono le principali vie dello shopping del centro storico di Venezia, delle Isole e di Mestre, Campalto, Chirignago, Favaro, Gazzera, Marghera, Tessera, Trivignano, Zelarino... Mercatino natalizio a Mestre in Piazza Ferretto e vie limitrofe.

Piste di pattinaggio su ghiaccio a Venezia (campo San Polo), Mestre (piazza Ferretto) e Marghera (piazza Mercato). Concerti, spettacoli, animazione itinerante, mostre, teatri. Scopri tutto il programma su: www.veneziaunica.it www.comune.venezia.it #NataleVenezia #lecittainfesta

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Grandi Eventi

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Il programma. Coinvolto tutto il territorio comunale, dal centro storico alle isole e terraferma

A Venezia arriva il Natale: “Segno di speranza e fiducia” La magia della festa più attesa dell’anno tra luminarie, installazioni, piste di pattinaggio e appuntamenti culturali. Il sindaco Brugnaro: “Simboli e gesti della nostra tradizione, segni di vita nuova”

L

uci, ghirlande e alberi led a basso consumo. addobbati per accogliere “Venezia vuole continuare a l’appuntamento più atteso celebrare il Natale mantenendell’anno. Si avvicina il Natale do vivi i segni della tradizioe la città di Venezia si attrez- ne, come le luminarie diffuse za installando le luci che illu- sul territorio e i grandi alberi minano calli e campi, strade addobbati a festa – afferma il e piazze dell’intero territorio sindaco Luigi Brugnaro – simcomunale. Un calendario di boli di vita nuova al quale tutti eventi, dal titolo “Venezia ac- noi guardiamo con fiducia e cende il Natale” – promosso speranza. Le luminarie, che dal Comune di Venezia in anche quest’anno abbiamo collaborazione con Vela spa voluto diffuse, ma anche gli – per ricreare la magia delle alberi addobbati a festa e pofeste natalizie e accogliere re- sizionati nelle nostre piazze sidenti e turisti con una serie e i mercatini, diventano eledi iniziative per tutte le età. menti che arricchiscono l’ePrimo appuntamento sarà mozionante clima natalizio, l’accensione dell’albero e del- per i nostri concittadini e per sarà la volta dell’accensione le luminarie: prima in Piazza chi sceglierà di visitare il no- dell’albero in Piazza San MarFerretto, giovedì 23 novembre stro territorio, a misura di fa- co, seguita dall’apertura della alle ore 17.30, e a seguire, il miglia”. scenografica pista di pattigiorno dopo alla stessa ora, la Cuore del Natale a Mestre naggio di Venezia, in Campo cerimonia di apertura si spo- sarà Piazza Ferretto che, con San Polo. Grandi e bambini sterà in Piazza San Marco. le aree centrali adiacenti, così potranno inoltre pattinare sul Le luminarie in centro stori- come tutte “le città di Vene- ghiaccio anche a Marghera in co a Venezia vedono insieme zia”, dalla terraferma alle Piazza Mercato, dove verranil Comune di Venezia, Vela isole, incanterà con luci e ad- no ospitate esibizioni di pattiSpa, e Camera di Commercio dobbi scintillanti per regalare naggio, animazioni con dj set di Venezia, per sostenere chi sensazioni di stupore e me- e sfilate. vive e visita la città duran- raviglia ai bambini. In Piazza Sarà la Biennale di Venezia te le feste. Inoltre, American Ferretto, come da tradizione a curare un Natale contempoExpress - ancora una volta sarà protagonista un grande raneo, a Forte Marghera dal 16 sponsor delle luminarie nelle albero, insieme alle installa- dicembre al 6 gennaio, grazie aree di Piazzale Roma e Lista zioni natalizie, vere e proprie al progetto “Abies electronidi Spagna – supporta in parti- sculture di luce, che da qui si cus (contemporary Christmas colare il tessuto commerciale estendono lungo le principali tree)”, una installazione sonoveneziano. In centro storico il vie dello shopping a Mestre: ra e luminosa che reinterpreta calore del Natale sarà caratte- dalle più centrali come viale il classico albero di Natale porizzato da luminarie nelle iso- Garibaldi, corso del Popolo, sizionando, nell’area prospile della Laguna, dal Lido a Pel- via Piave, via Carducci, via ciente la darsena, un albero lestrina, da Murano a Burano Miranese, via Circonvallazio- alto 25 metri, dotato di suoni fino a Sant’Erasmo e Vignole, ne, piazzale Leonardo da Vin- e luci e di una scala all’interno per illuminare ogni comuni- ci, viale San Marco, via Torre del tronco che porta in cima tà del territorio veneziano. Le Belfredo, a quelle più ester- formando un belvedere sulla Procuratie Vecchie saranno ne, fino a raggiungere anche sommità. invece illuminate grazie al i centri di Campalto, ChiriMa il Natale 2023 porta a progetto “Murano illumina gnago, Favaro, Gazzera, Mar- Venezia anche occasioni per il mondo”, in collaborazione ghera, al Tessera, Trivignano e scoprire il ricco patrimonio Veneto24 passa sistema di ultima con The Venice Glass Week. Zelarino. culturale della città, con tutti generazione DAB che permette di ascoltare anche Grande attenzione sarà Dopo l’accensione dell’alla radio con una qualità audio perfetta.i musei aperti durante le fedata, anche quest’anno, al bero di Piazza Ferretto, l’a- stività natalizie, a partire dalle rispetto dell’ambiente, limi- pertura della sua pista di collezioni di recente acquisitandone l’impatto e i consumi pattinaggio su ghiaccio e dei zione quale la straordinaria attraverso un preciso piano di mercatini con le tradizionali donazione Gemma De Andate di accensione e di spe- casette in legno che ravvive- gelis Testa alla Galleria d’argnimento delle luminarie a fa- ranno le vie principali della te moderna di Ca’ Pesaro, o sce orarie e con l’utilizzo tota- città grazie a prodotti artigia- il recente riallestimento delle le di lampade con tecnologie nali e delizie gastronomiche, collezioni di Mariano Fortuny

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nell’omonimo Palazzo oltre alle mostre temporanee tra cui “Marcel Duchamp e la seduzione della copia” alla Peggy Guggenheim Collection (fino al 18 marzo 2024), e “Chagall. Il colore dei sogni” al Centro Culturale Candiani di Mestre (fino al 13 febbraio 2024). Per la Notte di San Silvestro, come da tradizione, il Bacino di San Marco si illuminerà di mille colori con lo spettacolo pirotecnico che accoglierà il nuovo anno. Non mancheranno corse e regate di Natale con gli atleti vestiti da Babbo Natale, men-

tre nel parco Albanese di Mestre tornerà il Bissuola Winter Village, un vero e proprio luna park per far divertire piccoli e adulti. E poi al Lido e Pellestrina sarà allestito il tradizionale Villaggio di Natale, insieme al trenino. La musica non sarà da meno accogliendo il Natale con i tradizionali concerti in Basilica di San Marco e nel Duomo di Mestre a dicembre per proseguire poi con il Concerto di Capodanno al Teatro La Fenice, diretto da Fabio Ascolta Luisi, lunedì 1° gennaio 2024 www.veneto24.it (in diretta su RAI 1 alle ore 12.20).


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#Regione

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L’analisi. Le ambizioni di Fratelli d’Italia, l’opzione Zoppas, il terzo mandato e la campagna elettorale

Rebus Veneto, grandi manovre nei palazzi del potere S

i prospetta un periodo particolarmente intenso per la nostra Regione. Le trattative tra Palazzo Chigi, Palazzo Balbi e Ca’ Farsetti sono febbrili. Sembrano passare proprio da li, più che dalle segreterie dei partiti, le alleanze e le mosse per il futuro del Veneto. L’incrocio possibile è un po’ complesso, ma cerchiamo di metterlo in ordine. IL QUADRO DEL NORDEST Gli scenari politici, profondamente mutati nel corso degli ultimi anni, non possono più “supportare” l’ipotesi che tutte le regioni del nordest siano a trazione leghista. Il friulano Fedriga è stato riconfermato lo scorso aprile, quindi il derby in casa salviniana si gioca tutto tra Lombardia e Veneto. I bene informati sono pronti a giurare che il Capitano, Matteo Salvini abbia già scelto: senza terzo mandato per Zaia sarà il Veneto a essere sacrificato per mantenere a Milano, sul Pirellone, ben visibile il vessillo legista con l’Alberto da Giussano. A questo punto il Veneto toccherebbe, senza ombra di dubbio, a Fratelli d’Italia e la Presidente Giorgia Meloni sembra che stia trattando in prima persona il dossier. Un cambio epocale che l’attenta premier non vorrebbe fosse anche traumatico sopratutto per la tenuta del rapporto con gli alleati di Governo. Ecco perché l’orientamento in casa FdI sarebbe quello di scegliere un candidato il più “civico” possibile. L’OPZIONE ZOPPAS Il nome giusto per il candidato Presidente della Regione civico, ma in quota Fratelli d’Italia sarebbe quello dell’imprenditore delle acque naturali (tra le altre cose), Matteo Zoppas. Sembra che il giovane imprenditore, dopo che i rispettivi sherpa hanno avvicinato le parti, abbia ricevuto la proposta direttamente da Giorgia Meloni: Zoppas sarebbe molto allettato dalla possibilità. Chi sta gettando acqua sul fuoco e spegnendo, in un certo senso, gli entusiasmi sarebbe la famiglia

dell’imprenditore che non vedrebbe di buon occhio un’esposizione diretta in politica. Dalle parti di Fratelli d’Italia sembrano essere consapevoli di quanto l’opzione Zoppas, per quanto sia la preferita, sia tutt’altro che certa, quindi il lavoro di scouting per il Presidente non si è fermato. Staremo a vedere. PRESIDENZIALISMO E TERZO MANDATO Presidenzialismo e Terzo Mandato potrebbero essere fortemente intrecciati tra loro molto più di quanto non possa apparire ad un primo sguardo. Alcuni esponenti dei gruppi parlamentari leghisti hanno, infatti, protocollato un disegno di legge, poche settimane addietro, attraverso il quale consentire ai presidente di Regione di proporsi per un terzo mandato. Poteva sembrare una mossa simbolica più che sostanziale, ma quando a distanza di poche settimane la Premier Meloni ha aperto il dibattito sulla riforma in chiave presidenzialista dell’ordinamento istituzionale, più di qualcuno ci ha visto un nesso. Lo scambio, infatti, potrebbe essere: voto per il Presidenzialismo in cambio dell’introduzione del terzo mandato per i presidente di Regione. Una condizione, questa, che rimetterebbe prepotentemente in gioco Luca Zaia che non ha mai fatto mistero di avere come priorità per il proprio futuro politico proprio il confermarsi alla guida della Regione Veneto. Del resto alla pattuglia leghista veder arrivare prima il Presidenzialismo che il Federalismo è assolutamente indigesto. Sul terzo mandato ai presidente di Regione potrebbero trovarsi, inoltre, anche delle importanti convergenze. Elly Schlein, da sempre contraria, potrebbe rivedere, in una fase di debolezza, la sua convinzione: tutto sommato anche alla leader Dem potrebbe fare comodo, nonostante le profonde divergenze politiche e personali, non aprire fronti con Michele Emiliano, presidente della Puglia, Stefano Bonaccini in Emilia

Dall’alto a sinistra, in senso orario: Matteo Zoppas, Alessandra Moretti, Elena Donazzan e Luigi Brugnaro

Romagna e soprattutto Vincenzo DeLuca in Campania. Non ricandidarli, infatti, metterebbe, infatti, seriamente a rischio la conferma al centrosinistra di tre regioni fondamentali per le sorti della stessa segretaria dei Democratici. LA CORSA ALLE EUROPEE Se a Zaia non fosse consentito il terzo mandato (nel suo caso sarebbe il quarto , ma la legge sul limite dei mandati è entrata in vigore dopo che il primo giro a Palazzo lo aveva già completato) sarà lui, con ogni probabilità, la punta di diamante della corsa leghista a Bruxelles. Sempre in casa Lega sarà impegnata a cercare la riconferma, invece, ci sarà Rosanna Conte. Grandi movimenti nel PD. Ci riproverà, senza dubbio, Alessandra Moretti, non dovrebbe essere della partita, invece, l’altro vicentino, Achille Variati. Insieme a loro si

sussurra, anche, delle possibili candidature di Alessandro Zan, alfiere dei diritti civili, e della veronese, già parlamentare Alessia Rotta. Potrebbero esserci anche candidare “civiche” legate al mondo della cultura o pescate da Il Veneto che Vogliamo, formazione distante dal PD, ma affine alla segretaria Schlein. Fratelli d’Italia sembra intenzionata a schierare l’assessore regionale, Elena Donazzan che potrebbe correre in ticket con l’avvocato trevigiano, Fabio Crea. Per quello che riguarda Forza Italia molto dipenderà come andranno i congressi provinciali, ancora non convocati. La nuova era targata Flavio Tosi, non è un mistero, sta producendo un certo subbuglio: si sono avvicinati ai forzisti molti leghisti delusi, tra i quali l’ex vicepresidente della Regione, Gianluca Forcolin e lo scontro con i Berlusconiani doc non ha ancora un vincitore annunciato.

LA VARIABILE BRUGNARO Se Zaia andasse realmente in Europa perché privato del terzo mandato, o facesse realmente un pensierino a candidarsi sindaco di Venezia come ventilato da alcuni ambienti nelle scorse settimane, Luigi Brugnaro potrebbe essere l’alternativa della Meloni in caso di rifiuto di Zoppas. È pur vero che Brugnaro ha un proprio movimento politico, Coraggio Italia, ma difinirlo uomo di partito in senso stretto appare eccessivo. Ecco perché Brugnaro potrebbe rispondere all’identikit di uomo di impresa non legato direttamente a formazioni politiche nazionali, ma collocato stabilmente nel centrodestra e con il valore aggiunto di avere una certa esperienza amministrativa visti i due mandati da sindaco di Venezia. Il diretto interessato pare coltivi questa ambizione da tempo e i viaggi a Roma dei suoi uomini di fiducia si starebbero facendo sempre più frequenti.


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Regione

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Un nuovo piano. Per la segretaria del Pd “la politica è stata latitante mentre l’emergenza abitativa cresceva”

Elly Schlein a Mestre per le politiche abitative: “Immaginiamo la casa come un diritto fondamentale” S

ono tanti i punti toccati dal “Piano nazionale per il diritto alla casa” del Partito Democratico, presentato nelle scorse settimane all’M9 di Mestre nel corso di un convegno che ha visto la partecipazione anche della segretaria del partito Elly Schlein. Innanzitutto, l’incremento dell’offerta di alloggi di edilizia residenziale pubblica, senza però prevedere ulteriore consumo di suolo. “Il piano casa del Pd – ha specificato Schlein – parte dalla rigenerazione urbana, dalla riqualificazione del patrimonio esistente nell’immediato: in tempi molto brevi possiamo ridurre le liste d’attesa e dare una casa a chi ne ha diritto e ancora lo sta aspettando”. Tra gli aspetti centrali anche la visione della casa in un’ottica integrata, “come punto dove convergono giustizia sociale e giustizia climatica”, che per questo necessita di politiche che abbassino bollette ed emissioni clima alteranti. Altro nodo cruciale quello della reintroduzione del Fondo per l’affitto: “Le risorse vanno rein-

serite e triplicate per sostenere le famiglie che sono scivolate verso una povertà assoluta che impedisce loro di pagare l’affitto, ma bisogna farlo con misure proporzionate, altrimenti il rischio è quello di mettere le fasce più fragili in competizione tra di loro”. Quindi sul Fondo per la morosità incolpevole: “Le politiche pubbliche possono fare moltissimo per dare garanzie sulle eventuali morosità e per ricostruire quel rapporto di fiducia tra proprietari e inquilini che è fondamentale”. La segretaria del Pd ha quindi evidenziato la necessità impellente di agire anche per regolamentare il mercato degli affitti brevi “che stanno avendo un effetto distorsivo sul mercato”. Per la Schlein la situazione abitativa di una grande città come Venezia è però diversa da quella di Firenze, Milano o Bologna, così come è differente l’esigenza abitativa delle aree interne rispetto a quelle montane. “Non possiamo pensare di scrivere a Roma politiche che si adattino ai bisogni di territori e comunità che sono diverse: la politica deve

La platea all’M9 di Mestre durante il convegno del Pd

riabbracciare questa consapevolezza e scrivere politiche su misura” ha detto. Il tema casa è però ormai sempre più anche terreno di scontro politico: la segretaria Schlein ha infatti affermato di essere rimasta “colpita” leggendo l’annuncio del ministro Salvini “sul primo tavolo su un piano per la casa entro la fine di quest’anno” e dal palco ha dichiarato: “Se aspettiamo Salvini, non vedremo nulla sulla casa nemmeno in questa legislatura. Per fortuna che c’è il Pd che ha fatto un percorso di quattro o cinque mesi per arriva-

re ad alcune proposte concrete”. In sostanza, la casa insieme al salario minimo diventa il secondo tema che caratterizzerà la politica del Partito Democratico su cui Schlein è convinta che “si possano trovare importanti convergenze con le altre forze di opposizione”. “Io credo che serva un piano nazionale, ma soprattutto una politica che senta l’esigenza di fare proprio questo tema e che risponda al cambiamento dei bisogni abitativi delle persone in Italia” ha dichiarato in chiusura la segretaria del Pd.

Tra punti toccati, anche le difficoltà degli studenti fuori sede per cui “il diritto alla casa non soddisfatto diventa un ostacolo anche al diritto allo studio”, apprezzamento per le esperienze di co-housing “che possono essere uno strumento per preservare l’autonomia delle persone disabili o anziane” e un incoraggiamento alla creazione di un ministero ad hoc “per evitare di vedere diventare la casa la cenerentola di altre politiche dove è più facile andare a tagliare i nastri alle inaugurazioni”. Marika Andreoli

Elezioni, Ciambetti: “La par condicio è una legge ormai superata” A pochi mesi dal ritorno alle urne per le elezioni europee e amministrative il dibattito politico in Veneto investe anche la legge sulla “par condicio” che regola l’informazione durante le campagne elettorali. Per Roberto Ciambetti, presidente del consiglio regionale del Veneto, “la par condicio è una legge superata dai tempi: facilmente aggirata, è resa obsoleta anche dai social media, che consentono un dialogo non filtrato con gli elettori e moltiplicano il messaggio politico anche con risvolti non esattamente positivi, come le

Roberto Ciambetti

fake news”. Lo ha detto in apertura del consegno promosso dal Corecom, il comitato regionale per le comunicazioni del Veneto. “Ciò che colpisce, - ha aggiunto Ciambetti - è che nello scenario dell’era informatica, tra social e intelligenza artificiale, big data ed effluvio di informazioni, la propaganda politica sia regolamentata da una legge obsoleta. La Par Condicio funziona bene nella gestione delle controversie nella propaganda politico-amministrativa locale.

Tuttavia, paradossalmente, sono toccati dalla norma tutti i candidati delle elezioni in cui i cittadini esprimono le preferenze, principalmente le elezioni amministrative comunali, le Regionali e quelle Europee: e questo è un vero e proprio “vulnus”, perché, per assurdo, una norma nata per difendere l’accesso democratico al mezzo televisivo, per garantire condizioni eque e di parità tra i soggetti della politica, oggi colpisce la democrazia e non tutela i cittadini. L’auspicio che faccio è che questa legge venga rivista”.

MESE Sintonizzati sulNOVEMBRE futuro. DELLA VISTA

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Regione

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Le consultazioni. L’assessore Calzavara: “Passo importante, nel segno della democrazia diretta”

Referendum sulle fusioni di Comuni, promossi due progetti su quattro Nasceranno Santa Caterina d’Este (Padova) e Setteville (Belluno), da valutare il risultato tra Sovizzo e Gambugliano, no alla fusione tra Polesella e Guarda

D

ue fusioni approvate e due bocciate: i ventimila veneti chiamati alle urne per i referendum in otto Comuni si sono espressi a favore del “matrimonio” fra enti locali nel padovano e nel bellunese. Non passano invece le altre due proposte nel rodigino e nel vicentino. Questa prima tornata del referendum regionale consultivo con la nuova legge porta alla nascita di due nuovi Comuni. Nella bassa padovana Santa Caterina d’Este conterà 2350 abitanti dalla fusione di Carceri e Vighizzolo d’Este. In provincia di Belluno nasce Setteville, con 5793 abitanti, tra Quero Vas e Alano di Piave. Il più soddisfatto, oltre ai proponenti dei progetti di fusione, è l’assessore al bilancio e agli enti locali Francesco Calzavara: “L’abbassamento del quorum

di partecipazione ha sicuramente incentivato la partecipazione dei cittadini che hanno dimostrato interesse e adesione a questo importante istituto di democrazia diretta. Questo risultato dimostra quanto sia importante continuare a ragionare sulla razionalizzazione della governance, individuando la dimensione media ottimale degli enti in grado di assicurare anche tutte le funzioni comunali – prosegue Calzavara -. Il Veneto, con i suoi 563 comuni, è la terza regione per numero di comuni, di cui 181 con meno di 3mila abitanti e in uno scenario decennale, circa 130 Comuni veneti sotto i 10mila abitanti avranno serie difficoltà ad erogare servizi efficienti sul proprio territorio. La consultazione è stata il primo piccolo passo, ma importante, per raggiunge-

Francesco Calzavara

re questo risultato”. Nel padovano Tiberio Businaro, sindaco di Carceri, plaude alla fusione con Vighizzolo: «Da due genitori è nata una figlia: Santa Caterina d’Este. Ora, il progetto che portiamo avanti dal 2011 diventerà realtà. Una lunga genesi, con tanti ostacoli, ma ci abbiamo creduto sino in fondo ed i cittadini lo hanno fatto con noi. I cittadini di Santa Caterina d’Este avranno

molti benefici, sarà un Comune inclusivo, aperto e che potrà disporre di fondi e di servizicontinua Businaro - Il territorio potrà crescere e desideriamo essere un esempio anche per altri Comuni. I cittadini ci hanno premiato, siamo stati ascoltati e ora dimostreremo con i fatti e con la concretezza che hanno fatto la cosa giusta nel votare “si” alla fusione. Saranno le due comunità che faranno crescere questa nuova figlia. Vorrei inoltre tranquillizzare i nostri residenti. Non chiuderà nessuna delle due sedi comunali ed anche i servizi ai cittadini resteranno tali ed anzi, verranno incrementati. Le poste e le farmacie resteranno tali ed avremmo a disposizione un vigile in più”. Per quanto riguarda i due progetti bocciati, bisogna fare una distinzione. Mentre a Polesella non è stato raggiunto il quorum (27%, con la maggioranza di “sì”) a Guarda è stato raggiunto, ma ha vinto il no, per cui non passa il referendum

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sulla fusione. “Per certi versi è il risultato più sorprendente – specifica l’assessore Calzavara -: nonostante ci fosse l’unanimità dei consigli comunali si è forse dato per scontato l’esito, non comprendendo anche le legittime contrarietà”. Diverso ancora quanto successo tra Sovizzo e Gambugliano. Mentre a Gambugliano è stato raggiunto il quorum con il 64% di sì, nel comune di Sovizzo sono mancati solamente 25 voti al raggiungimento del quorum, con la maggioranza di cittadini che hanno espresso il voto favorevole alla proposta di fusione (il sì è 94,17% il no 5,83%). In questo ultimo caso, la legge regionale dà facoltà al Consiglio della Regione del Veneto di effettuare una valutazione complessiva sul referendum, considerato che hanno partecipato al referendum una percentuale non inferiore a 5 punti rispetto al quorum previsto. Giada Zandonà

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NOVEMBRE 2023

on-line:

Il Rapporto sulle nascite in Italia

I parti nel 2022, meno cesarei e maggiore ricorso alla fecondazione assistita

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’ 89% dei parti nel 2022 è avvenuto in Istituti di cura pubblici, il 62,2% in strutture dove avvengono almeno 1.000 parti annui. Il 20% delle madri sono straniere. L’età media al primo figlio è per le donne italiane superiore a 32 anni. È quanto risulta dal Rapporto sull’evento nascita in Italia, realizzato dall’Ufficio di Statistica del Ministero, presentato a fine ottobre. Hai un vecchio bagno che non ti piace più e vuoi rifarlo ma La rilevazione – istituita dal Decreto del non sai da dove cominciare? Gli interventi di ristrutturazione sanità 16 luglio… 2001, n. a volte possono diventare Ministro dei veri edella propri problemi 349 a– dei costituisce a livello nazionale soprattutto se non ci si affida seri professionisti … la più ricca fonteildituo informazioni La soluzione migliore per ristrutturare bagno èsanitarie, quella di affidarsi a un unico referente chee sappia in primis epidemiologiche socio-demografiche ascoltarti e capire le tue esigenze e poi coordinare relative all’evento nascita ilelavoro rappredall’inizio alla fine. senta uno strumento essenziale per la programmazione sanitaria nazionale e regionale, con un livello di copertura pressoché totale. I trend 2012 – 2022. Nel Rapporto sono stati introdotti alcuni elementi innovativi, relativi agli andamenti di tendenza, dal 2012 al 2022, delle principali variabili osservate: il luogo del parto, le caratteristiche delle madri, la gravidanza, il parto, il neonato e le tecniche di procreazione medicalmente assistita. La percentuale dei parti pretermine (<37 settimane) passa da circa 7 ogni 100 a 6; aumenta l’età media delle madri al primo figlio (sia per le italiane che per le straniere); l’età media al primo figlio per le donne italiane passa da 31,5 del 2012 a 32,2 del 2022.

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Patologie dell’anca nei giovani, l’ospedale di Cittadella all’avanguardia nella chirurgia preventiva

Il dr. Paolo Lorenzon al fianco del direttore dell’UOC Ortopedia e Traumatologia dell’ospedale di Cittadella, dr. Giovanni Castiello

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ontrariamente a ciò che di solito si pensa la patologia dell’anca non è un problema legato solo alla popolazione anziana. Di fatto “le patologie dell’anca si riscontrano anche nei giovani adulti e, persino, negli adolescenti – spiega il dr. Giovanni Castiello, direttore dell’Uoc Ortopedia e Traumatologia dell’ospedale di Cittadella dell’Ulss 6 Euganea –; la prevenzione gioca quindi un ruolo fondamentale nel trattamento dell’artrosi giovanile e rappresenta da sempre, per il nosocomio cittadellese, uno dei fiori all’occhiello”. Uno studio mirato della patologia porta a una maggiore comprensione di questi disturbi e al loro eventuale trattamento chirurgico in fase iniziale (pre-artrosica) evitando così la necessità di una protesi d’anca e permettendo un’ottima ripresa delle proprie attività senza dolori o disturbi. ”A partire dal 2019 – prosegue il dr. Castiello –, è stata ulteriormente intensificata l’attività di chirurgia conservativa dell’anca volta a impedire lo svi-

luppo dell’artrosi nel paziente giovane; questo tipo di chirurgia, altamente specialistica e realizzata in pochissimi centri in Italia, è praticata dal dr. Paolo Lorenzon, che si avvale di metodiche all’avanguardia ispirate alla scuola del prof. Reinhold Ganz di Berna, uno dei massimi esperti mondiali su questo tema”. Un esempio è “l’impingement femoro acetabolare”, dove un eccesso d’osso sul versante femorale o acetabolare limita i movimenti creando continui microtraumi che finiscono per portare all’artrosi. In tal caso, un’asportazione chirurgica di questo eccesso d’osso risolve il problema. Allo stesso modo, nelle forme di displasia, l’anca non riesce a funzionare correttamente per un insufficiente sviluppo dell’acetabolo. Un nuovo orientamento di questo elemento del bacino, ottenuto tramite apposite osteotomie, è sufficiente per ripristinare la corretta funzione dell’articolazione. Anche malattie dell’anca nell’accrescimento come esiti di epifisiolisi e morbo di Perthes possono beneficare di questa chirurgia.

I nati nel 2022, meno cesarei e maggiore ricorso alla fecondazione assistita Segue dalla pag. precedente Per le donne straniere l’età media al primo figlio passa da 27,7 a 29,2 anni. Aumenta notevolmente il numero di visite di controllo effettuate in gravidanza, così come le ecografie (seppur meno marcatamente); nel 91,9% delle gravidanze il numero di visite ostetriche effettuate è superiore a 4 mentre nel 76,7% delle gravidanze si effettuano più di 3 ecografie. Per l’amniocentesi invece la percentuale delle madri con più di 40 anni, che ricorre a questa tecnica diagnostica, passa dal 33% del 2012 al 6% del 2022 (e si riduce drasticamente per tutte le classi di età analizzate). Anche la percentuale di parti cesarei si riduce, passando dal 36% del 2012 al 31% circa del 2022, effetto diversificato a seconda della tipologia di struttura ospedaliera dove essi avvengono. La percentuale di donne che ricorre alla fecondazione in vitro con successivo trasferimento di embrioni nell’utero (Fivet) passa dal 37% del 2012 al 48% dell’anno 2022 e continua ad essere la tecnica più utilizzata; aumenta invece solo lievemente la percentuale di chi ricorre al metodo di fecondazione in vitro tramite iniezione di spermatozoo in citoplasma (Icsi). Nel complesso i parti con procreazione medicalmente assistita Pma aumentano del 73% nel periodo considerato, ma diminuisce notevolmente la percentuale di parti plurimi in gravidanza con Pma (21% nel 2012, 9% nel 2022). Continua il fenomeno della denatalità (535.428 nati totali nel 2012, 393.997 nel 2022), ma diminuisce (seppur lievemente) la percentuale di nati morti. Dove partoriscono le donne in Italia. L’ 89,0% dei parti è avvenuto negli Istituti di cura pubblici ed equiparati, il 10,8% nelle case di cura e solo lo 0,15% altrove (altra struttura di assistenza, domicilio, etc.). Nelle Regioni in cui è rilevante la presenza di strutture private accreditate rispetto alle pubbliche, le percentuali sono sostanzialmente diverse. Il 62,2% dei parti si svolge in strutture dove avvengono almeno 1.000 parti annui. Le caratteristiche delle madri. Nel 2022, circa il 20% dei parti è relativo a madri di cittadinanza non italiana. Tale fenomeno è più diffuso nelle aree del Paese con maggiore presenza straniera, ovvero al Centro-Nord, dove più del 26% dei parti avviene da madri straniere. Le aree geografiche di provenienza più rappresentate, sono quella dell’Africa (28,7%) e dell’Unione Europea (19,6%). Le madri di origine Asiatica e Sud Americana costituiscono rispettivamente il 19,3% e il 7,9% delle madri straniere. Delle donne che hanno partorito nel 2022 il 42,5% ha una scolarità medio alta, il 22,7% medio bassa e il 34,8% ha conseguito la laurea. Fra le straniere prevale invece una scolarità medio bassa (41,3%). L’analisi della condizione professionale evidenzia che il 58,6% delle madri ha un’occupazione lavorativa, il 24,7% sono casalinghe e il 14,5% sono disoccupate o in cerca di prima occupazione. I neonati. Lo 0,9% dei nati ha un peso inferiore a 1.500 grammi ed il 6,2% tra 1.500 e 2.500 grammi. Nei test di valutazione della vitalità del neonato tramite indice di Apgar, il 98,5% dei nati ha riportato un punteggio a 5 minuti dalla nascita compreso tra 7 e 10. Sono stati rilevati 994 nati morti corrispondenti a un tasso di natimortalità, pari a 2,4 nati morti ogni 1.000 nati, e registrati 4.332 casi di malformazioni diagnosticate alla nascita.

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Arte

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La grande pittura. Molte iniziative attorno ad autori importanti ospiti in Basilica o da valorizzare

Bellini, Caravaggio, Montagna: quanta vivacità! Sarà espoasta in Basilica un’opera straordinaria di Caravaggio, attorniata da molte altre opere e iniziative. Si lancia la campagna per attirare nuova attenzione sul “Battesimo di Cristo” di Bellini, la “Gioconda di Vicenza” protagonisti il Comune e consorzio di promozione turistica. Al Museo civico c’è un quadro di Montagna nuovo pezzo in prestito ricambiato stavolta dalla Fondazione Cini. Il 29 novembre si presenta il catalogo del XX secolo sulla storia di palazzo Chiericati

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a quanta vitalità attorno alla pittura a Vicenza! È una fine d’anno ricca di iniziative, che fa solo ben sperare per il futuro. Cominciamo dalla Basilica palladiana, perché dal 10 dicembre, quando si concluderà la mostra sulla proporzione aurea, si aprirà un’altra mostra, un progetto voluto dal Comune, che sarà centrato su un capolavoro di Caravaggio. Siccome bisogna copiare le belle iniziative, se ha avuto grande successo la mostra “Un capolavoro per Milano” del sindaco Beppe Sala, non può che averne altrettanto la mostra che è nata su questa idea trasportata a Vicenza. Da Roma arriverà un celebre quadro di Michelangelo Merisi, detto appunto il Caravaggio, dato che era nato in quel paese vicino a Bergamo. Attorno al quadro saranno esposte altre opere d’arte, sia classiche sia d’arte contemporanea. E l’assessore Fantin sta lavorando al cartellone delle iniziative di contorno. Frattanto, sul fronte dei dipinti famosissimi, l’assessora all’attrattività e al turismo, che è sempre Ilaria Fantin, sostiene un’altra iniziativa che vuole valorizzare “Il battesimo di Cristo” di Bellini, conservato a Santa Corona. È un quadro stupendo, si potrebbe definire “La Gioconda di Vicenza” come affermano Vladimiro Riva e Carla Padovan del Consorzio di

promozione turistica “Vicenza è” che hanno dato vita a questa iniziativa, assieme a diversi altri protagonisti, sia pubblici sia privati. “È il primo quadro che mi ha portato ad ammirare Paolo quando sono arrivata a Vicenza”, ha ricordato nell’intervista a “Il Vicenza” la contessa Caroline Marzotto, che ne ha curato il recente restauro proprio in memoria di Paolo e sarà in prima fila in questa valorizzazione del quadro. Come si ricorderà, al Bellini di Santa Corona era assai affezionato Neri Pozza, il quale propose un’interpretazione del quadro molto singolare: sosteneva, infatti, che il paesaggio dipinto da Bellini fosse quello dei Colli Berici. Questa tesi è contenuta in un filmato nel quale Neri Pozza spiega il quadro: la registrazione è custodita dalle Teche Rai e sarebbe interessante, proprio in concomitanza con queste nuove iniziative, riesumarla dagli archivi Rai e mostrarla. Il quadro, come detto, sarà al centro di una serie di iniziative. Speriamo che sia coinvolto anche Arrigo Cipriani che di Bellini s’intende parecchio, visto che suo padre creò il cocktail Bellini, famoso in tutto il mondo (più del pittore) in onore proprio del pittore Giovanni Bellini. Cipriani mescolò pesca e prosecco per ottenere quel colore rosato come la toga di

un angelo in un dipinto di Bellini. Un’idea che vale un Oscar al marketing. Intanto al museo Alessandro Martoni, che è il conservatore della pinacoteca, ha avuto un’altra idea valida, che è un po’ l’uovo di Colombo: farsi prestare un quadro per ogni quadro che il Museo Civico presta per mostre fuori Vicenza. Così da Basilea è arrivato un quadro di Carlo Saraceni (“L’angelo che appare alla moglie di Manoach” del Seicento), mentre dalla Fondazione Cini di Venezia è giunta “La Madonna con il Bambino e i santi Giovanni Battista a Francesco” di Bartolomeo Montagna del Quattrocentro. Fu acquistata da Vittorio Cini alla fine degli anni Trenta del Novecento. Sempre riguardo al museo, c’è da sottolineare che all’interno delle conferenze previste a palazzo Chiericati i 29 novembre sarà presentato il XIII volume della serie dei “Cataloghi scientifici delle collezioni” del “Museo Civico di Palazzo Chiericati. Dipinti, sculture e arti applicate del XX secolo”, a cura di Manuela Barausse, Margaret Binotto e Giovanni Carlo Federico Villa, edito nel 2023 da Silvana editoriale. Il libro sarà presentato da Paola Marini e Sileno Salvagnini, ordinario all’Accademia di belle arti di Venezia e storico dell’arte contemporanea.

Un autoritratto di Caravaggio, il quadro di Montagna al Museo, un particolare del Battesimo di Giovanni Bellini, il conservatore del Chiericati, Alesandro Martoni

Gianna Sartori e la Basilica immaginata secondo lo stile dei grandi artisti Gianna Sartori è un’artista a tutto tondo e di genio multiforme. Le sue capacità sono apprezzate anche come orafa, ma adesso si concentra prevalentemente sulla pittura. Collabora anche con Cleto Munari e coltiva anche sue passioni personali. Da parecchio tempo vuole concretizzare una mostra su un tema che le sta a cuore: come i grandi artisti di ogni tempo avrebbero disegnato la Basilica. Lei ha immaginato e realizzato

queste Basiliche secondo gli stili di artisti di livello internazionale. “Una Basilica alla maniera di…” si potrebbe intitolare la mostra che in questo fine d’anno diverrà una realtà nella sala degli Zavatteri al primo piano, all’ingresso della Basilica. Si tratta di una rassegna interessante, sia per la scelta del tema e di come viene declinato sia per le capacità di Gianna Sartori: sarà un’occasione per poter apprezzare le sue doti.

Gianna Sartori, artista poliedrica, e un suo schizzo della Basilica


Giovani Giovani

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La testimonianza. Filippo Jacolino, figlio dell’ex preside Paolo, ha scelto il futuro e vive nella città di San Francesco

L’ingegnere vicentino è frate ad Assisi Prima un diploma al “Rossi” e una laurea in ingegneria informatica al Politecnico di Milano. Quindi, la svolta della sua vita. Adesso ad Assisi si occupa di giovani. “La Chiesa è chiamata a lasciare il porto tranquillo del passato”

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ove trovare un senso al proprio quotidiano e un motivo per sentirsi realizzati? L’industria dei sogni, dei narcisismi e dei paradisi sforna prodotti tanto effimeri quanto costosi. Qualcuno ha delle proposte alternative, le ha sperimentate? Parrebbe di sì, almeno stando a quanto racconta, convinto, il trentaduenne Filippo Jacolino, francescano e sacerdote che vive ad Assisi. Filippo ha un cognome noto a Vicenza: è figlio di Paolo, ex preside del “Lioy” e del “Quadri”. Dopo il diploma al “Rossi” ha conseguito una laurea in ingegneria informatica al Politecnico di Milano. La sua a Vicenza era una vita normale: amici, fidanzata, hobby e interessi musicali (non va dimenticato che il papà è anche diplomato in pianoforte e la famiglia è titolare di un noto negozio di strumenti musicali). Persona generosa, spontaneamente è portato a dare una mano a chi glielo chieda. Poi la svolta, nata da un tragico dolore: la scomparsa prematura e improvvisa di uno zio cui era molto legato. L’evento scatena nella mente e nel cuore di Filippo tanti interrogativi, dubbi, anche rabbia nei confronti del destino e, in fondo, di Dio. Passano i giorni con nel cuore questi pesanti sentimenti e, come spesso succede, per caso o per la regia della Provvidenza, nell’agosto del 2012

al ritorno da una vacanza romana, Filippo prende la E 45 in direzione di Perugia per evitare un incidente nella A1 e si ferma ad Assisi, mai vista prima. Visita Santa Maria degli Angeli, la Porziuncola, dove san Francesco iniziò con i primi compagni la sua rivoluzione spirituale ed ecclesiale, e dove morì nel 1226. Ed è qui che prede corpo la svolta: dopo mesi di tensioni interiori, Filippo confessa di aver provato un senso di pace dopo una preghiera e un dialogo con Dio che finalmente sentiva formulati con il cuore. La rabbia si era tramutata in abbandono, le recriminazioni in atto di fiducia. Uscendo dalla maestosa basilica, sempre per la regia occulta di cui si diceva, Filippo incontra un frate che lo invita a restare in contatto con lui. Per farla breve, si fa strada l’ipotesi di dedicarsi a tempo pieno agli altri, come già stava sperimentando negli ultimi mesi di studi milanesi, con uno stile di vita che lo appagava e lo faceva stare bene con se stesso e con gli altri. E siamo al 2014, quando Filippo, dopo qualche mese di riserbo, ne parla anche in casa, ai genitori e al fratello Francesco, generando sorpresa, preoccupazione, e anche un po’ di disappunto per l’imprevedibilità della notizia. Tutte riserve superate presto, con il dialogo ma soprattutto con una consapevolezza: Filippo sentiva che quella era

Frate Filippo Jacolino fotografato ad Assisi nella Basilica di Santa Maria degli Angeli e un’immagine del padre Paolo, già preside al “Lioy” e al “Quadri”

la sua strada verso la propria realizzazione. Comincia quindi il percorso di discernimento e di formazione che lo porterà alla professione solenne perpetua dei voti nel novembre 2020, e all’ordinazione sacerdotale nel maggio 2023. Ora risiede alla Porziuncola, si occupa di animazione e di pastorale giovanile con il Sog (Servizio orientamento giovani). Povertà, castità e obbedienza: quale il voto più sfidante? “È certamente l’obbedienza, perché impone di farsi sorprendere da Dio, chiede di non fare progetti partendo solo dalle proprie aspettative, dai propri desideri e forse anche dalle proprie comodità. Significa fidarsi dell’Altissimo e onnipotente bon Signore, come scriveva san Francesco nel suo Cantico, sulla scorta di un versetto che il profeta

Isaia attribuisce a Dio. Versetto che lo ha accompagnato negli anni in cui maturava la sua decisione, e che dice ‘tu sei degno di stima e io ti amo’. La castità, così come la povertà, ne sono una conseguenza: non è una rinuncia ma una scelta per un qualche cosa di più alto, di più pregnante e appagante. È possibilità e libertà di fare il bene senza limitazioni o condizionamenti”. E la Chiesa, verso dove sta andando, che cosa possono fare oggi i seguaci del poverello di Assisi che predicava il vangelo ‘sine glossa’ (senza commenti addomesticanti)? “Vedo una stagione di profondo cambiamento, una fase di grande affaticamento: la Chiesa è chiamata a lasciare il porto tranquillo del passato e cercare un senso profondo e autentico della propria missione, scoprendo il desiderio

primigenio di Dio su di lei”. Il mondo è in fiamme, il papa parla di guerra mondiale combattuta a pezzi. Francesco ha incontrato il sultano in piena epoca di crociate ed è tornato vivo: noi che si fa? “La pace ci riguarda, ci interpella, si può costruire, si può ottenere. Tutti quanti siamo coinvolti, nel nostro quotidiano, come ha detto in questi giorni il patriarca di Gerusalemme Pierbattista Pizzaballa, cardinale francescano. Ognuno di noi può portare il proprio mattone per la costruzione di un mondo di pace, con piccoli gesti. Ognuno deve fare la propria parte, anche se sembra impossibile o da illusi sognatori. Il mare è fatto di tante gocce: con la nostra goccia siamo noi a decidere di che colore sarà!”. Silvio Scacco

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L’avvenimento

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L’adunata del 2024. Alla Libreria San Paolo un oggetto di design etico realizzato dagli artigiani sudamericani

Il primo gadget alpino arriva dal Perù È stato disegnato da Fabrizio Dilda il simbolo dell’adunata che mette insieme un cuore rosso, segno dell’accoglienza, e l’emblema della città

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’è già il primo souvenir per l’adunata degli alpini e ci ha pensato la Libreria San Paolo a realizzarlo. Rappresenta l’alpino, l’immancabile mulo, la stella alpina e la Basilica palladiana sullo sfondo. È realizzato in ceramica ma l’aspetto più interessante riguarda i produttori: si tratta di artigiani del Perù ed è frutto di un lavoro di design etico condotto da Kenty, azienda che ha uno showroom nel Bergamasco e che da trent’anni lavora in Perù, nelle aree andine e nelle baraccopoli che circondano la città di Lima. Qui vivono molti artigiani fuggiti dale montagne durante la guerra civile, alla ricerca di pace. Il Perù ha una straordinaria tradizione artigianale che trova le sue radici nella cultura degli Incas, che si

traduce in opere di ceramica, tessitura di stoffe e realizzazione di gioielli. Oltre all’adunata degli alpini, gli artigiani peruviani hanno realizzato anche un presepio con la basilica di Monte Berico, assai grazioso. L’adunata, com’è noto, si terrà a Vicenza dal 10 al 12 maggio 2024. Sul fronte organizzativo, è stato scelto palazzo Folco come quartiere generale dell’organizzazione. Inoltre, c’è già il simbolo della 95esima adunata alpina, realizzato dal designer Fabrizio Dilda. Si tratta di uno scudo crociato, rappresentato da un cuore rosso in campo bianco, sormontato da una penna nera: sono stati riuniti in un unico motivo i colori della città, il suo emblema e lo spirito alpino dell’accoglienza.

Il gadget dell’adunata alpina che riproduce i simboli tradizionali: l’alpino, il mulo, la stella alpina e la Basilica. Il simbolo dell’adunata creato da Fabrizio Dilda

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Film e serie tv visti da vicino

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Trame, protagonisti e volti nuovi, anticipazioni e commenti

Rubrica a cura di

Paolo Di Lorenzo

Quando il nome non basta Quegli “Ostaggi del mare” Leoni e Suburra sono deboli siamo noi e non i migranti S

econdo una ricerca svolta - pensa un po’ – da Netflix, un abbonato ci impiega circa cinque secondi per decidere se un film o una serie tv sono meritevoli del proprio tempo. Per Facebook, questo intervallo si riduce addirittura a tre secondi. In questo tempo risibile (all’apparenza) si combatte la guerra dello streaming. Qual è la soluzione? Andare sul sicuro. Ecco che Disney e Netflix, che amano vincere facile come diceva una vecchia pubblicità, puntano tutto su marchi già riconoscibili e titoli che portano con sé un pubblico già fedele. L’obiettivo è uno solo: azzerare quel manipolo decisivo di secondi, e portare l’abbonato dritto al contenuto che desidera. “I Leoni di Sicilia”, disponibile su Disney+, è il primo caso. Dal best-seller di Stefania Auci, la serie tv diretta da Paolo Genovese racconta le vicissitudini della famiglia Florio tra la fine del Settecento fino all’Unità d’Italia. Nonostante scenografie maestose e un cast forte sulla carta - Michele Riondino, Miriam Leone, Eduardo Scarpetta, Donatella Finocchiaro - la serie scricchiola a causa di una sceneggiatura deboluccia e non in grado di reggere il confronto col romanzo da cui è tratta. Il vero tallone d’Achille è la colonna sonora, che cerca in maniera eccessivamente didascalica - scomodando persino i Muse - di ricordare allo spettatore che quella dei Florio è una storia contemporanea. “Suburræterna” è la serie che scaturisce da “Suburra”, il romanzo di Giancarlo De Cataldo e Carlo Bonini da cui sono stati tratti il film omonimo diretto da Sollima e la serie sempre prodotta da Netflix. Il colosso dello streaming non vuole chiamarlo “sequel” ma “reboot”, per ragioni a oggi non ancora chiare. Perché “Suburræterna” è a tutti gli effetti il seguito di “Suburra”, raccontando ciò che è successo a Spadino e agli altri personaggi sopravvissuti alla mattanza della serie precedente. Rispetto a quest’ultima, tuttavia, “Suburræterna” è un prodotto derivativo, privo di alcunché di originale. I dialoghi sono banali, le vicende sono già viste e i nuovi personaggi faticano a ingranare. Giacomo Ferrara, che rispetto a “Suburra” è maturato come attore e dimostra di essersi guadagnato il ruolo di titolare, cerca di elevare il materiale, ma la sua bravura non basta. Peccato.

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accontare con semplicità le cose difficili è la qualità dei grandi, diceva John Fitzgerald Kennedy. Non si può dire che questo sia - del tutto - il caso di “Unwanted – Ostaggi del mare” la serie tv prodotta da Sky. La produzione in otto episodi è liberamente ispirata al romanzo “Bilal” di Fabrizio Gatti sul suo viaggio sotto copertura fra i migranti sulle rotte fra Africa ed Europa. Il racconto è ambientato a bordo della Orizzonte, una nave da crociera italiana piena di turisti occidentali, che trae in salvo un gruppo di migranti africani a seguito del naufragio della loro imbarcazione. Le storie dell’equipaggio e dei passeggeri della crociera si intrecceranno con quelle dei nuovi ospiti della nave. La situazione precipiterà quando alcuni dei migranti, scoperto che la crociera si muove verso la Libia, dalla quale sono partiti, per la disperazione decidono di prendere in ostaggio la nave. Al timone (pardòn) della serie c’è Oliver Hirschbiegel, il regista del film “La caduta – Gli ultimi giorni di Hitler” con Bruno Ganz. Il racconto televisivo, quando si avvicina all’attualità, deve scegliere se adottare uno sguardo documentaristico o affidarsi alla finzione. Quest’ultima strada, tornando al buon Kennedy, slega gli sceneggiatori dai vincoli della cronaca, ma esige da loro un maggior senso di responsabilità: il rischio di appiattire le complessità dell’oggi è sempre dietro l’angolo. Quello che però questa serie si porta a casa, per così dire, è il racconto di come lo sguardo occidentale sia goffo, imbarazzato e retorico nei confronti delle vite e dei corpi di chi non è bianco. “Qualcuno dovrebbe fare qualcosa” afferma noiosamente il manager della Orizzonte, personificazione della compagnia (l’elemento più politico della serie), dopo il salvataggio dei 28 migranti. “Qualcuno”, “qualcosa” sono termini spersonalizzanti che ricorrono come un mantra, nel corso dei primi due episodi. Non ci sono soggetti né destinatari - perché in fondo questi migranti sono stati privati anche della loro soggettività, oltre che della dignità - ma non ci sono soprattutto responsabili. Questo è ciò in cui “Unwanted” funziona, nel sottolineare che - molto spesso - lavarsi le mani di quei problemi che non riteniamo ci competano equivale anche a un bell’auto assolvimento.


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NATALE 2023

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PADOVA si veste di

luci e colori per accendere la magia del Natale in città

L

’atmosfera e la magia della festa più attesa dell’anno sono pronte ad invadere Padova. Conto alla rovescia per la suggestiva atmosfera di luci e decorazioni tipiche del Natale. Ad accompagnare il Black Friday, il 24 novembre, saranno le 60 installazioni previste ad illuminare i principali palazzi comunali quali Palazzo Moroni, Loggia Amulea, il Teatro Verdi, e poi gli alberi di Prato della Valle, alcune principali delle principali rotonde e le piazzette di tutti i quartieri. A queste luci si uniranno le tradizionali luminarie dei negozianti che attraversano le strade, sostenute anche dai contributi che il Comune ha erogato con apposito bando pubblico concluso a inizio novembre. Un segnale di attenzione al risparmio energetico viene dalla decisione del Comune di adottare per tutte le luci la tecnologia LED a basso impatto. Per completare l’atmosfera natalizia il tradizionale appuntamento, il 2 dicembre dalle 16.30, con l’accensione dell’albero di Natale, quest’anno a cura di Tigotà. L’evento si aprirà con un coro Gospel e i saluti istituzionali che accom-

Il 24 novembre si accenderanno le prime luci di Natale. Ma è il 2 dicembre che il Natale inizierà ufficialmente in città, con l’accensione del grande albero posizionato davanti a Palazzo Moroni. pagneranno l’accensione dell’elemento più iconico del nostro Natale. E poi a ruota l’inaugurazione dei mercatini, gli spettacoli di videomapping, la pista di pattinaggio e tutte le attività che da anni trasformano Padova in un irresistibile polo di attrazione durante le festività natalizie. La città si popolerà di mercatini durante il periodo delle feste, il Natale toccherà quasi tutto il centro storico con le sue casette di legno. In uno degli scorci più tipici di Padova, da sabato 25 novembre si riaccenderà l’atmosfera natalizia fino a domenica 7 gennaio. Torna

anche quest’anno il “Villaggio di Babbo Natale”, promosso da Ascom Confcommercio all’interno di Piazza Eremitani. Mercatino natalizio, allestimenti a tema, giostre per i più piccoli, la casetta ospiterà Babbo Natale e poi ancora attività di animazione itinerante che riguarderà tutto il centro storico. E poi ancora “Fiera di Natale” dall’8 dicembre al 7 gennaio con le bancarelle tradizionali in centro nelle piazze. Infine, ci sarà il famoso “Natale Artigiano” in piazza Capitaniato dal 7 dicembre al 7 gennaio, che da oltre vent’anni espone creazioni artistiche realizzate comple-

tamente a mano da circa una quarantina di artigiani. C’è grande attesa per “Il trenino di Natale” che dal 25 novembre percorrerà le vie della città. Un viaggio itinerante in centro storico per assaporare la magia natalizia. Torna, dall’8 dicembre, lo spettacolo delle proiezioni di luci e del videomapping sulle facciate monumentali di Piazza delle Erbe, Piazza della Frutta, Piazza dei Signori e sulla Chiesa di Sant’Antonino all’Arcella. Le luci esalteranno le linee architettoniche dei monumenti e ci porteranno a fare un viaggio nella storia della città. A Natale a Padova non può mancare la pista di pattinaggio su ghiaccio per passare una serata con gli amici o con tutta la famiglia. Novità di quest’anno, nella magnifica cornice di Prato della Valle dal 26 novembre al 28 gennaio, arriva una grande pista di pattinaggio di 600 metri quadrati. Tutto questo per accompagnare i cittadini e chi sceglierà di venire a trascorrere le festività in Veneto con un vero e proprio spettacolo di luci da guardare con il naso all’insù.


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