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Salute
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MARZO 2021
Periodico d’informazione locale - Anno I n.1
Regione
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VERSO L’8 MARZO
Francesca Lazzari: “Mai finite le molestie alle donne”
PIÙ INFORMAZIONE A VICENZA Un nuovo progetto editoriale tra web e carta per rispondere alle domande di novità di una città che sta crescendo e cambiando la sua fisionomia
ECONOMIA
Artigiani e sindacati: “Così può ripartire il motore” CONFINDUSTRIA AL VOTO
Ecco chi tifa per i quattro candidati alla presidenza MISSIONE ESA-NASA
L’ingegnere che spara agli asteroidi per deviarli L’ANALISI DEMOGRAFICA
Vicenza ha perso fascino, non attira abitanti COMUNE E INDIGENZA
Anche commercianti e professionisti tra i nuovi poveri LA MOSTRA DI PITTURA
Romano Lotto, il suo colore ricorda Manet
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Serietà, titolo misura & vivacità
Nicola Stievano >direttore@givemotions.it< Antonio Di Lorenzo >antonio.dilorenzo@givemotions.it<
La p uido Piovene, autore di un “Viaggio in Italia” che è un viaggio nell’anima, ha lasciato una riflessione a proposito della sua città: “Vicenza è troppo vicina alle montagne per non sentire i venti freddi del Nord ed è troppo vicina al mare per non sentire l’influsso dell’Oriente”. Spiega, almeno in parte, il carattere di Vicenza e di chi ci abita: attenti ai cambiamenti, capaci di avere prospettiva, pronti a innovare. Non è un caso se il simbolo della città, da almeno 500 anni, sia il gatto. segue a pag 5 segue a pag 5
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Serietà, misura & vivacità Antonio Di Lorenzo >redazione@givemotions.it<
Una strategia di crescita per Vicenza C
olgo con piacere l’opportunità di comunicare direttamente con i cittadini in questo momento difficile ancora pesantemente condizionato da questa pandemia, ad un anno dal suo arrivo. Gli effetti negativi si vedono quotidianamente in famiglia, sul lavoro e su tanti altri aspetti per cui anche le scelte e le strategie di un’amministrazione comunale si devono adeguare, tanto è vero che il bilancio 2021 ne risentirà pesantemente. Nonostante questo le priorità continueranno ad essere gli aiuti alle famiglie, alle attività produttive e a tutte la fasce deboli. Ma allo stesso tempo Vicenza deve guardare avanti e sapersi trasformare cogliendo le varie opportunità offerte anche dagli effetti provocati dall’emergenza sanitaria: sviluppo digitale, mobilità sostenibile, una gestione urbanistica con più riqualificazione dell’esistente e meno cementificazione. E’ necessaria una visione futura della città anche attraverso grandi opere come la realizzazione del parco della Pace con le nuove funzioni, la riqualificazione di tutta l’area di Campo Marzo dalla stazione ferroviaria fino a parco Querini, senza dimenticare il progetto di trasferire la biblioteca civica Bertoliana nell’ex tribunale di Santa Corona. Sono sfide importanti come lo è creare un giornale mensile come “Il Vicenza” proprio in questo momento; un forte segnale verso un repentino ritorno alla normalità. Per questo mi sento di augurare all’editore, al direttore e a tutti i collaboratori un proficuo lavoro, sicuro che la città potrà arricchirsi con questo nuovo strumento informativo.
Francesco Rucco
Non è un caso se sono tre vicentini ad aver cambiato la vita di noi tutti sul pianeta Terra. Penso a Tullio Campagnolo, che ha inventato – dopo una gara finita male – il moderno cambio per la bicicletta; a Federico Faggin, padre del microprocessore, cuore di tutti i nostri computer; a Lino Dainese, che ha concepito l’airbag per motociclisti, sintesi di tecnologia a servizio della prevenzione. Vicenza, come tutto il Paese, si trova oggi a un altro crocevia della Storia: sente il vento della transizione digitale e l’altro soffio che giunge da un passato ricco di valori da preservare. Governare il torrente delle trasformazioni senza perdere il senso della tradizione non è impresa facile. Lo sanno bene gli amministratori che ogni giorno devono cercare di mantenere equilibrio e avere strategia. Lo sanno altrettanto bene gli imprenditori, alle prese con dinamiche che sembrano spesso sfuggire alle previsioni studiate a tavolino. Lo sanno i professionisti, i sindacati, le forze sociali, insomma i cittadini che vivono già con un piede a Vicenza e l’altro nel futuro ma cercano risposte di efficienza e di sicurezza. Un altro grande vicentino, Danilo Longhi, amava ripetere: “La differenza tra il deserto e il giardino non è l’acqua, è l’uomo”. Aveva ragione. Per avere un futuro degno del suo passato (ma è vero anche il contrario) Vicenza le energie le ha già: si tratta spesso di metterle in moto, di farle giocare in squadra, ma talvolta di scovarle e farle emergere. A questo scopo anche noi, che debuttiamo con questo nuovo progetto editoriale, forte dei risultati raggiunti nel Veneto, cercheremo di dare un piccolo contributo. Carta e web ormai sono interconnessi per offrire uno strumento di informazione che deve mettere assieme equilibrio e profondità, completezza e vivacità. Intendiamo fare la nostra parte con serietà e misura. Sono convinto, infatti, di quanto affermava il maestro Enzo Biagi: “Considero il giornale un servizio pubblico come i trasporti pubblici e l’acquedotto. Non manderò nelle vostre case acqua inquinata”.
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Questa edizione raggiunge la città di Vicenza per un numero complessivo di 43.000 copie. Iscrizione testata al Tribunale di Vicenza n. 4194/2020 V.G. del 23.11.2020; R.S. 17/2020; numero iscrizione ROC 32199
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Chiuso in redazione il 1 marzo 2021
Direzione, Amministrazione e Concessionaria di Pubblicità Locale: via Lisbona, 10 · 35127 Padova tel. 049 8704884 · fax 049 6988054 >redazione@givemotions.it< >www.ilvicenza.com<
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L’intervista
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Verso l’8 marzo: parla Francesca Lazzari, nuova consigliera di parità. In poche settimane ha raccolto vari casi
Giovani, mamme, precarie e molestate È l’identikit delle donne in cerca d’aiuto S
ono giovani, mamme e con impieghi precari le donne vicentine che denunciano discriminazioni sul lavoro e le chiedono tutela. Hanno contratti a tempo determinato o part time, turni poco flessibili, poca possibilità di conciliare lavoro e famiglia. In più, subiscono apprezzamenti fuori luogo, quando va bene. E a volte peggio. Sono numerosi e complessi i problemi delle donne che lavorano raccolti in queste poche settimane da Francesca Lazzari, nuova consigliera di parità della Provincia di Vicenza da poche settimane. Lei è ben conosciuta a Vicenza per il suo impegno amministrativo (nelle giunte Quaresimin e Variati) che ha affiancato al lavoro come docente universitaria di economia. Quante denunce ha raccolto dal suo insediamento? “Dal 9 gennaio ho concluso due interventi di conciliazione e ora sto lavorando ad altri due casi”. Mica pochi. Di cosa trattano? “Cerco una conciliazione extragiudiziale nelle controversie individuali di lavoro che riguardano discriminazioni di genere, ma anche vere e proprie vessazioni e molestie”. Che situazioni sono? “Dalle discriminazioni nell’accesso al lavoro di giovani donne, alle molestie fino a lavori intermittenti poco retribuiti e non tutelati. Si tratta di problematiche emerse anche nel report 2019 della Cgil dedicato al Gender Pay Gap in cui s’è riscontrato che nel Veneto le retribuzioni delle donne sono inferiori del 35% rispetto a quelle uomini. Resiste lo stereotipo secondo cui il lavoro femminile vale meno di quello maschile perché dedichiamo
Francesca Lazzari, consigliera di parità della Provincia
attenzioni e cure alla famiglia e la maternità non è riconosciuta come valore, ma come una penalità”. Quali sono i settori interessati dalle discriminazioni? “Impieghi stagionali in settori fortemente colpiti dalla pandemia come ristorazione, alberghiero, pulizie, turismo, cultura e spettacolo”. Cosa l’ha colpita dei casi seguiti? “L’età. Sono giovani sotto i trent’anni, che affrontano il mondo del lavoro da poco tempo e in situazioni di precarietà. Hanno studiato, alcune sono mamme. Arrivano da
Sono ancora poche (27%) le imprese che hanno donne manager e soltanto una su cinque è guidata da una donna tutte le fasce sociali, non solo da quelle deboli. Trovano lavori intermittenti, ripetitivi e poco retribuiti che non permettono loro neanche di avere una previdenza seria”. Come ha aiutato queste donne? “Arrivano da me consigliate dai sindacati e senza molti mezzi economici. Di solito agisco sul piano legale confrontandomi con avvocati, sindacati e aziende per cercare una mediazione. Non fornisco supporto psicologico, ma indico sportelli di associazioni femminili del territorio che possono starle a fianco anche in caso di molestie. Per questi casi particolari intervengo negli ambienti di lavoro per spiegare che molestie sono anche parole e apprezzamenti fuori luogo”. La pandemia ha portato molte
donne a scegliere fra lavoro e famiglia. Perché? “Perché c’è stato un progressivo incremento del lavoro in casa mentre i servizi per bambini, disabili e anziani sono insufficienti. Da sempre le donne si sono fatte carico di curare la famiglia: nel momento in cui hanno bimbi piccoli, le donne scelgono il part time perché costrette, mentre dai 50 anni si prendono cura dei genitori. Il Covid ha scoperchiato e ha esasperato profonde differenze di genere nel mercato del lavoro”. Perché sono ancora poche le donne che diventano manager nelle aziende? “Perché sono ancora poche le imprese che valorizzano le qualità di collaborazione, fiducia, capacità di relazione delle donne. Secondo
l’Istat in Italia solo il 27% delle donne riesce a raggiungere ruoli dirigenziali. Nel 2019 l’Unioncamere ha certificato che solo un’impresa su cinque è guidata da donne. Ma un dato positivo arriva dalle start up femminili: in Italia sono il 12%, più che in Francia (9%) e in Germania (11%)”. Secondo lei il gender gap inizia a scuola? “Le ragazze sono più istruite degli uomini e rappresentano il 59,3% degli iscritti a dottorati, ma sono in minoranza nei corsi di laurea scientifico-tecnologici. Rappresentano il 40% dei docenti e dei ricercatori ma solo il 23% dei professori ordinari. C’è però una limitazione dei tipi di studio, perché la società spesso spinge le ragazze a scegliere quei percorsi formativi che si traducono
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in lavori adatti a conciliare lavoro e famiglia”. L’11 febbraio si è celebrata la giornata dedicata alle donne della scienza: cosa si è fatto nel Vicentino? “L’Accademia Olimpica ha proposto conversazioni con socie scienziate in streaming. Personalmente promuoverei ancora iniziative simili”. Che obiettivi si è posta per il suo mandato? “Far conoscere il mio ruolo con incontri di educazione civica nelle scuole, ma anche nei luoghi di lavoro. Ho in programma incontri con sportelli territoriali, sindacati e associazioni di categoria per costruire buone pratiche. Ci serve una rete territoriale coesa tra tutti gli sportelli che si occupano di donne e pari opportunità, ma anche un riconoscimento vero dal Governo che permetta di avere risorse economiche per farci operare al meglio”. I fondi del Recovery Fund fanno sperare? “Sì. I fondi serviranno per riequilibrare il mercato del lavoro, potenziare i servizi alle famiglie, colmare le differenze di genere e garantire pari opportunità. Ma dobbiamo vigilare. Per questo ho aderito alla petizione “Il Giusto Mezzo”, promossa da associazioni femminili italiane ed europee, e ho preso parte a una conferenza che ha coinvolto altri 300 rappresentanti di enti locali di tutta Italia, per la creazione di commissioni che vigilino sull’assegnazione delle risorse economiche”.
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Economia
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La ripresa possibile. 1/ Parla Maurizio Facco, Assoartigiani. La strategia per affrontare il domani
“Piccolo era bello, ma organizzati è meglio Quattro comandamenti per sfidare il futuro” S
e piccolo era bello, adesso organizzati è meglio. Parola di Maurizio Facco, 64 anni, a capo del mandamento di Vicenza dell’associazione artigiani, vale a dire oltre 4.400 imprese in 26 Comuni. Da una vita nel settore orafo, Facco è ottimista e tenace. Conosce la fatica ma tiene duro: del resto in un anno è capace di macinare 24mila chilometri in bicicletta. È vero che alcuni settori artigiani hanno marciato in controtendenza: biciclette, ginnastica in casa, pulizia dei locali, alimentazione di qualità. Ma in generale la pandemia ha messo a dura prova le imprese artigiane, specie in alcuni settori: turismo, ristorazione, automobile (meccanici e carrozzieri), moda, trasporto di persone. E i provvedimenti di aiuto hanno funzionato poco. Se le imprese sono rimaste vive (e la mortalità è stata contenuta: -1.4% in tutta la provincia, -0.3% a Vicenza) il merito è tutto degli artigiani, per-
ché si sono adattati e la necessità ha aguzzato l’ingegno. La ricetta per ripartire qualcuno l’ha già sperimentata, e Facco la concentra in quattro comandamenti. Primo. La tecnologia può aiutare parecchio, ormai si è imparato a lavorare in videoconferenza a distanza. Secondo: aggregarsi. “Trentacinque
Maurizio Facco, presidente del mandamento di Vicenza dell’Assoartigiani
Tecnologia, associazione d’imprese, nuove centrali d’appalto, flessibilità: così le piccole imprese guidano il cambiamento imprese si sono messe assieme e hanno vinto un bando da 1.9 milioni di Svt per il trasporto di persone che da sole non avrebbero mai spuntato”. Giocare la carta dell’Ati, l’associazione temporanea di imprese può essere una carta vincente in vari ambiti, dall’edilizia alla meccanica. Terzo. Indicare alla
Pubblica Amministrazione, magari grazie a qualche consulente incaricato proprio dagli artigiani, i vantaggi che possono derivare alla mano pubblica e a quella privata dal costituire centrali uniche di committenza. Quarto. Essere flessibili e credere nel futuro. L’ecobonus insegna: “Quando partirà,
perché finora non è stato granché – spiega il presidente – ci si dovrà attrezzare perché il 90% degli immobili ha differenze rispetto alle mappe catastali e questo non deve riflettersi su chi lavora, che si vede scaricare addosso i guai burocratici irrisolti. Manda avanti i lavori, qualche santo provvederà, si dice.
Con il rischio che i cantieri rallentino o si fermino”. È un tasto delicato quello dell’ecobonus, perché il 30% delle imprese artigiane sono legate all’edilizia. Avesse il potere di esprimere un desiderio al premier, che ormai molti vedono come il Genio della Lampada, Facco sa anche cosa gli chiederebbe: “Tirare via i contratti a tempo determinato per i giovani e farli diventare stabili”. Perché finora gli artigiani non hanno segnali che i licenziamenti nel loro settore saranno la mannaia che prevede l’industria, ma è pur vero che il rischio è dietro l’angolo: cioè che a pagare la crisi siano i giovani e le donne con contratti deboli e precari.
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Economia
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La ripresa possibile. 2/ Parla Raffaele Consiglio, segretario della Cisl. Il sindacato chiama in causa gli enti locali
“Comune e Provincia devono essere progettuali per avere i soldi della Ue e spingere l’economia” T
avoli di concertazione, formazione, cura delle filiere produttive (distretti): sono le tre parole chiave indicate dalla Cisl per uscire dalla crisi causata dalla pandemia. Che cosa significhi in concreto lo spiega Raffaele Consiglio, 55 anni, friulano, da 16 anni a Vicenza e dal 2016 segretario generale della Cisl vicentina, 65mila iscritti, e prima dei metalmeccanici Fim. Qual è la situazione lavorativa? “Sta lavorando solo il settore manifatturiero ad esclusione del tessile-moda. Le fabbriche stanno macinando, non si produce brillantemente, ma si lavora. I settori più colpiti invece sono le professioni e il consumo locale, ovvero il commercio e i servizi”. Quindi stanno soffrendo le partite Iva, gli artigiani e i loro dipendenti? “C’è una forbice che si è allargata: ovvero c’è chi non ha lavorato per nulla e invece chi ha lavorato molto, non ha speso soldi e quindi ha risparmiato”. Esiste un rischio sociale? “Si potrebbero creare delle tensioni sociali e non dobbiamo sottovalutarlo”. Qual è la ricetta per uscirne? “La politica deve occuparsi di generare sviluppo: fino ad oggi si è lasciato tutto in mano all’iniziativa imprenditoriale. Oggi le imprese da sole non sono più capaci di creare investimenti e
Formazione, tavoli di concertazione, cura delle filiere produttive. Non si può più lasciare l’iniziativa solo alle imprese. La politica deve riprendere l’iniziativa
Raffaele Consiglio, segretario generale della Cisl vicentina
sviluppo. La politica locale deve essere in grado di dare degli indirizzi ben precisi, deve fare delle scelte a medio lungo termine. È un lavoro di programmazione sul piano dello sviluppo sociale ed economico che fino ad ora è spettato a Stato e Regioni, ma che deve rendere partecipi anche gli enti locali”. Cosa vuol dire? “Anche Comune e Provincia devono diventare sedi progettuali per accogliere gli investimenti che arriveranno dall’Europa”. Già, ma come? “Qui la politica ha grandi responsabilità: ci vogliono collegamenti tra enti locali e enti intermedi per costruire un progetto di sviluppo importante che è asso-
lutamente necessario realizzare. Se la politica non lo riesce a fare allora mi appello alle categorie economiche e alle altre confederazioni sindacali. Assieme dobbiamo riuscire creare aree di sviluppo in provincia a partire dalle filiere. Vanno create realtà consortili per assistere e fare progetti sulle aree di sviluppo industriale locale e provinciale. È dovere di tutti (sindacati, associazioni di categoria, politica locale e regionale…) avere una visione, un progetto. Orientiamo il futuro che ci aspetta, diamoci un metodo assieme. È finita l’epoca delle lamentele verso il Governo o la Regione. Rimbocchiamoci le maniche”. (f.b.)
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Attualità
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Il nuovo presidente. Mai prima d’ora così tanti pretendenti. La campagna elettorale è in pieno svolgimento. Il lavoro dei “saggi”
Assindustria, ecco chi tifa per i 4 candidati S
ono quattro i candidati alla presidenza della Confindustria vicentina, e non era mai accaduto. Cinque anni fa spuntò un candidato quasi all’ultimo momento, Diego Caron, per contrastare Luciano Vescovi. Ma non ce la fece. Dieci anni fa la corsa, se vogliamo chiamarla così, di Giuseppe Zigliotto fu addirittura in solitaria. A palazzo Bonin Longare non erano abituati a una vera e propria campagna elettorale, ma questa volta le ambizioni personali e anche il mondo sono molto cambiati. Rispetto al duello, immaginato da molti e preparato con cura da tempo dagli interessati, cioè i due bassanesi Alberto Luca, 55 anni, e Remo Pedon, 64 anni, si sono inseriti Laura Dalla Vecchia e Mauro Frigo. La prima, 51 anni, presidente della Polidoro di Schio, produttrice di elementi per bruciatori, è sostenuta dalla forte sezione meccanica di Confindustria, di cui è anche presidente. Il secondo, Mauro Frigo, 50 anni, è vicepresidente della Veca di Albettone, azienda produttrice di vasi in plastica, molto “green”. Frigo ha dichiarato dall’inizio che si vuole porre in continuità e prosecuzione della presidenza di Vescovi. Gli altri tre, che sono tutti suoi vicepresidenti uscenti, non hanno mai fatto affermazioni così nette: piuttosto propongono, con accentuazioni diverse, un’evoluzione rispetto a quella linea. Ma la cosa più interessante, altra novità dei tempi, riguarda la squadra che ciascuno ha dovuto dichiarare. Per assicurare la maggiore trasparenza, i tre “saggi” che governano l’elezione (Alessandro Bocchese, Bernardo Finco, Francesco Battistella) hanno chiesto a ciascun candidato di elencare i vicepresidenti – fino a otto – che è intenzionato a nominare. Nessuno li ha indicati tutti e otto, ma è interessante vedere i nomi che ciascuno ha scelto. La competizione, perché tale è ormai, s’è spostata dal candidato alle squadre. Alberto Luca, presidente della Lucaprint di Marostica, che produce imballaggi per grandi nomi, da Barilla a Dainese, ha il maggior numero di donne e giovani nella sua formazione. Eccoli: Elena Marchi (vale a dire Palladio Group, settore carta), Giovanni Fanin (Dem biotech di Camisano), Giulia Faresin (presidente dei giovani industriali), Mario Roberto Carraro (Mecc Alte di Montecchio Maggiore ma anche presidente della Fondazione studi universitari), Gianni Dal Pozzo (del colosso Cereal Docks di Grisignano), Carmen Poliero (Legor group
Da sinistra Mauro Frigo, Alberto Luca, Laura Dalla Vecchia, Remo Pedon
di Bressanvido, beni di lusso e gioielli). Mauro Frigo ha chiamato nella sua squadra Massimo Dalla Via (direttore generale Alpac, fornitore di finestre a Schio); Claudio Grazioli (Isolgomma di Albettone, plastica); Davide Campagnolo, secondogenito di Valentino, della celebre azienda di Vicenza; Maurizio Casalini (Ab Solute family office, finanza, Vicenza); Ezio Barberini (architetto, Vicenza), Luca Bianchi (Bre Men acciai di Romano d’Ezzelino). Remo Pedon, che è anche presidente della prestigiosa biblioteca La Vigna di Vicenza, ha chiamato Mirko Bragagnolo (Mach-Trade di Bassano, impianti industriali); Giovanni Cariolato (Global Display Solutions, elettronica, Cornedo); Daniela Pendin (Euronewpack, imballaggi, Thiene); Claudia Piaserico (Fope, gioielli, Vicenza); Stefano Rasotto (Rasotto group, trasporti, Vicenza); Andrea Stella, (Neos, soluzioni per disabili nelle imbarcazioni, Thiene).
I voti stavolta si cercano anche via social: Linkedin è il preferito Laura Dalla Vecchia, che è anche presidente della casa editrice Neri Pozza, può contare sull’appoggio di Lara Bisin (Sepran di Isola Vicentina, chimica, presidente della Commissione scuola); Diego Carraro (Mecc Alte di Montecchio Maggiore: è il padre di Mario, quindi la stessa famiglia e azienda è rappresentata in due squadre contrapposte); Giovanni Dolcetta (Icm Maltauro, Vicenza, edilizia); Alberto Favero (manager della Baxi, Bassano, caldaie); Armido Marana (Ecozema, posate e bicchieri compostabili, Schio); Roberto Spezzapria, oggi a capo della Eriplast, della famiglia ex proprietaria della Forgital e ora della Melegatti; Filippo Miola della Array System, informatica, Grisignano. La campagna elettorale vive molto sui social, dove gli schieramenti si studiano e commentano i rispettivi post: quello preferito è Linkedin, più mirato al pubblico ristretto di imprenditori e professionisti che dovrà scegliere il nuovo presidente. Intanto i “saggi” sono al lavoro: dopo le presentazioni video agli associati, stanno tastando il polso per capire qual è l’orientamento sui 4 candidati dei 1600 aderenti a Confindustria.
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L’approfondimento
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Il professionista della comunicazione. Ha scritto “I segreti dell’urna” per indagare i retroscena del voto
Diamanti jr. svela i segreti delle elezioni: “Bersani e la Clinton, come sbagliare tutto” I
mprenditore, socio co-fondatore e amministratore di Quorum e YouTrend, agenzie di comunicazione e di sondaggi tra le prime in Italia, ma anche editorialista del “Messaggero” e del “Gazzettino” e infine docente di storytelling politico e narrazione istituzionale alla Scuola Holden di Torino. Il curriculum, che vi sta facendo sgranare gli occhi (provate a negare...) è quello del vicentino Giovanni Diamanti. A soli 31 anni, l’ex studente del liceo Pigafetta, diploma in lingue (adorava lo spagnolo), con laurea in sociologia, ha capito da un pezzo che per smarcarsi da un cognome come il suo - papà è l’altrettanto titolato sociologo, politologo e saggista Ilvo Diamanti – occorre rimboccarsi le maniche e impegnarsi il doppio per guadagnarsi credibilità e riconoscimento, liberandosi dall’ingombrante etichetta di “essere figlio di” e dedicarsi alla propria grande passione. “Ho respirato politica da quando sono nato. E ho iniziato a farla presto, a quattordici anni, in Rifondazione Comunista, con alcuni amici. Sono cambiato molto negli ultimi quindici anni, ma non rinnego nessuna
A 31 anni Giovanni Diamanti è fondatore di importanti società di sondaggi, ma insegna anche alla Scuola Holden esperienza. La politica è sempre interessante. Sicuramente in questi anni mi sono sentito più adatto a un ruolo dietro le quinte. In questi anni mi hanno proposto candidature sia locali che nazionali in partiti molto diversi. Non ci ho mai pensato davvero. In futuro, vedremo”. Sei autore di diverse pubblicazioni, parliamo de ‘I segreti dell’urna’, uscito a fine maggio dello scorso anno per Utet. Perché questo libro? “Perché penso sia importante leggere la politica e le campagne elettorali con occhi diversi e uno sguardo attento alle strategie,
Giovanni Diamanti è spesso ospite in trasmissioni televisive specializzate nelle analisi delle vicende politiche. In questa foto è assieme a Enrico Mentana, direttore del tg di La7. Studente al linguistico del “Pigafetta” prima della laurea in sociologia, è innamorato dello spagnolo
per approfondire il “cosa c’è dietro”. Se si leggono Sun Tzu o Von Clausewitz, si trovano chiavi di lettura illuminanti per comprendere le scelte politiche. Il libro è rivolto a un pubblico vasto. Spero soprattutto possa piacere a un appassionato di politica, perché possa interpretare questa passione con uno sguardo più attento e consapevole. Ma anche gli addetti ai lavori potrebbero trovarci qualcosa di divertente”. Cosa distingue una campagna elettorale vincente da una perdente? “Beh, anzitutto il leader. E poi, la strategia. Senza un leader apprezzato e una strategia corretta, non si vince”. In che misura la comunicazione può incidere sull’effettivo risultato? “La comunicazione da sola non basta, ed è giusto così. Ma la politica non va pensata in contrapposizione alla comunicazione: comunicare è un elemento fondamentale del-
Niente fila NO ASSEMBRAMENTI
GRAZIE
per averci scelto e per continuare a sceglierci Viale Padova, 1 30019 Sottomarina di Chioggia (Ve)
la vita democratica. Serve a dare ai cittadini conoscenze mature e un adeguato livello di informazione”. Chi è il migliore e chi il peggiore comunicatore del momento nel panorama politico italiano? “Non do i voti, ma mi limito a osservare i dati dei sondaggi: i leader più amati oggi sono Giuseppe Conte e Mario Draghi. Il meno apprezzato è nettamente Matteo Renzi”. Migliore e peggiore di sempre? “Se prima ho risposto guardando i dati e il gradimento dei leader, qui rispondo con le mie passioni. In Italia amo molto Nenni, Pertini, Berlinguer, Ingrao, nel primo periodo Craxi. Sul fronte dei peggiori nella nostra storia nazionale, invece, me la cavo con una banalità: non amo i dittatori”. In che modo vincitori annunciati si trasformano in clamorosi perdenti? “Ci riusciranno se faranno una campagna
PIZZERIA
da vincitori annunciati, ovvero cercando di non inimicarsi nessuno, senza lanciare messaggi, senza mettercela tutta. In Italia è successo con Bersani nel 2013, negli Stati Uniti con la Clinton”. Nei confronti della politica c’è sempre più disinteresse, se non totale rifiuto. Come si fa a invertire questa tendenza, ormai consolidata? “Sarà un lavoro lungo, ma bisogna ridare dignità alla politica. Impegnarsi nella Cosa Pubblica è un’attività nobile, significa dedicarsi alla propria comunità. La soluzione all’antipolitica è la politica buona. E ce n’è tanta: nei territori, nelle associazioni, ma anche nelle istituzioni. Viviamo in un Paese in cui sono tante le persone che hanno versato il proprio sangue per costruire una democrazia solida: non si meritano il nostro disinteresse”. Elisa Santucci
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Attualità
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Il personaggio. Matteo, dai capelli alla Einstein, a Borgo Casale ha raccolto 200 iscritti in un anno e mezzo
Salin, da profeta dei computer a rettore Ha creato la nuova università a Vicenza Camere di commercio. L’ultima volta a sostenere fisicamente gli esami nella sede d Borgo Casale sono stati in ottocento. A chi arriccia il naso dubbioso Salin risponde che Pegaso non sarà la Bocconi ma non è, con tutto il rispetto, neanche il Cepu: “Chi non studia è tranquillamente bocciato ed è già successo. La nostra formazione è equiparabile a quella scolastica”. E l’universi-
tà delle imprese – sottolinea – è un’altra garanzia di affidabilità, dato che è costituita da quegli stessi enti che certificano le imprese italiane. Su tutti, compresa Vicenza, vigila l’Anvur, vale a dire l’Agenzia nazionale di valutazione dell’università e della ricerca ente terzo. “Noi alziamo l’offerta culturale in Italia – prosegue orgoglioso Salin – rispondendo alle esigenze di moltissime persone
che vogliono migliorare la propria condizione, anche lavorativa”. Uno degli ultimi casi è quello di un diplomato dell’istituto “Rossi” che lavora all’Arsenale e che s’è rimesso a studiare di sera per laurearsi. I costi? Da uno a dieci rispetto alle spese per i corsi universitarie normali. Ma tra le opportunità del Csuv c’è anche un corso di gastronomia con Heinz Beck, tre stelle Michelin.
Matteo Salin nella sua divisa da scherma
È
stato il primo in Italia a mettere in guardia dai virus nei computer. Fece tanto rumore questa sua scoperta, trent’anni fa, che diventò una star televisiva al Maurizio Costanzo show. Poi si inventò il primo giornale sul web: si chiamava Nautilus, era il 15 giugno 1996 e soffiò il primato a Bill Gates. Mica scherzi. Più recentemente s’è interessato di volo, sia producendo video promozionali per le amate isole Eolie, sia dei voli di linea con la compagnia aerea “Regionali”, con arrivi e partenze dall’aeroporto civile di Vicenza, di cui nel 2005 diventò l’ultimo presidente. Adesso Matteo Salin, capelli alla Einstein, un passato da docente, un presente da schermidore e presidente riconfermato del Circolo della Spada, s’è inventato l’università telematica e ha fondato il Centro servizi universitari a Vicenza. In un anno e mezzo ha attirato 200 iscritti. Vi sembrano pochi? Allora ricordate che nel 1990 la solenne università di Padova che, dopo aver penato trent’anni, aveva finalmente aperto a Vicenza il corso di ingegneria gestionale aveva 250 iscritti. Il Csuv, di cui Salin è presidente e Annouchka Chpiliotoff è assistente all’orientamento, dà la possibilità di laurearsi in 25 discipline per un’offerta che si amplia a 50 master, perfino quello in giardinaggio. I partner sono l’università telematica Pegaso e l’Università mercatorum delle
L’Accademia olimpica non ammette tra i suoi soci il designer Flavio Albanese L’Accademia Olimpica non ha voluto tra i suoi soci Flavio Albanese, contitolare assieme al fratello Mauro dello studio di architettura a ponte Pusterla che porta il loro nome, “Asa”, ed è conosciuto in tutto il mondo. Cos’è accaduto? Bisogna capire come funzionano le cose nell’antico sodalizio. Per antica regola non sono ammesse autocandidature all’Accademia: l’ammissione avviene per cooptazione. Un socio propone il nome del candidato e deve trovare altre quattro firme di consoci appartenenti alla sua classe (ce ne sono tre: lettere e arti, diritto ed economia e scienze) per validare la candidatura. Quindi si va alla votazione. Ma questa volta il nome, che era appunto quello di Flavio Albanese proposto da Gianfranco Simonetto non è passato: la proposta è stata bocciata con 47 voti contro 23.
Flavio Albanese
SGQ certificato secondo la norma UNI EN ISO 9001 : 2015
Che abbia pesato il fatto che Albanese non è laureato e, come lui stesso ammette, s’è diplomato in età matura? Chissà. Anche Carlo Scarpa non era laureato (ed era accademico olimpico onorario) e nemmeno Frank Lloyd Wright. Certo che dire di no a un architetto geniale, perché tale è Albanese, contitolare di uno studio che è tra i primi 50 in Italia, docente allo Iuav a Venezia e già direttore della prestigiosa rivista di architettura “Domus”, non è stata una scelta lungimirante per gli accademici. Per carità, ognuno a casa sua fa quello che vuole. A Flavio, conoscendolo, gliene sarà importato poco o niente. Lui si muove a raggio internazionale. Ma l’accademia ha perso una bella occasione.
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La storia “stellare”. Giovanni Bay, 25 anni, lavora in Romania a un progetto congiunto delle agenzie spaziali Esa e Nasa
L’ingegnere che spara all’asteroide Didimo per deviarlo dalla rotta che minaccia la Terra C
’è un ingegnere di 25 anni che spara agli asteroidi. È partito dal Veneto e adesso lavora in Romania, a un progetto di Esa e Nasa. È un esperimento, quello in cui è coinvolto, che serve a verificare se un domani riusciremmo davvero a deviare un meteorite che minacciasse il pianeta. Un ruolo in questo progetto l’ha Giovanni Bay, veronese di Castel d’Azzano, classe 1995, una sorella, Cecilia, che lavora a Vicenza (e che ci ha raccontato la sua storia), maturità scientifica seguita dagli studi al Politecnico di Milano. La sua passione per lo spazio lo ha portato prima a conseguire la laurea triennale in ingegneria aerospaziale; la specialistica l’ha ottenuta in ingegneria spaziale con una tesi sul processo di docking (l’approccio) tra due satelliti. Faccia pulita, parlantina sciolta e molta disponibilità a raccontarsi, la storia di Giovanni una volta terminati gli studi nella primavera del 2019 assume una piega ormai divenuta tristemente comune, quasi topica: il giovane in possesso di alta formazione che fatica ad inserirsi nel mondo del lavoro, almeno quello di casa: “Le aziende che si occupano di spazio in Italia sono poche, e tutti i colloqui che ho sostenuto non hanno avuto esito positivo, anzi in certi casi non mi è stato neppure comunicato un feedback dell’incontro”, spiega con un po’ di malinconia. Trova un impiego alla Leonardo, divisione elicotteri, come consulente adibito ai software dei simulatori di volo, ma lui vuole volare più in alto. Arriva il 2020, il lockdown ma prosegue la sua ricerca di lavoro, fino alla chiamata nello scorso ottobre da parte della Gmv, azienda
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L’ingegner Giovanni Bay e una simulazione al computer della sonda del progetto Dart (che vuol dire anche dardo in inglese) che centra l’asteroide Didimo
spagnola del settore spaziale con sedi sparse in tutta Europa. Il progetto è interessante, la destinazione inusuale: Bucarest, Romania. L’impiego calza a pennello per Giovanni: nell’ottica di una missione congiunta tra Esa (Ente spaziale europeo) e Nasa, con l’obiettivo di deviare la traiettoria di un asteroide in potenziale collisione con il nostro pianeta. A lui è affidato il compito di sviluppare tecniche di navigazione autonoma per i satelliti cui sarà affidato il compito di deviare l’asteroide e poi studiarne la nuova orbita, a centinaia di migliaia di chilometri dalla Terra. La sonda che lancerà la Nasa è una navicella grande più o meno come un frigorifero e impatterà a 21.000 chilometri l’ora contro un asteroide del diametro di 160 metri: che cosa succederà? “La missione, programmata dalla Nasa per il 2024 – spiegano gli scienziati – serve a verificare se con le nostre tecnologie siamo in grado di deviare
un eventuale asteroide in rotta di collisione con la Terra. La missione si chiama “Dart” (Double Asteroid Redirection Test) ha come obiettivo l’asteroide Didimo, che in realtà è un asteroide doppio e che passerà vicino alla Terra nel 2024,
Contro Didimo sarà lanciata una navicella grande quanto un frigorifero che viaggerà a 21mila chilometri all’ora. L’impatto è previsto nel 2024 quando appunto sarà colpito. Alla Nasa e all’Esa hanno anche senso dell’umorismo: il nome del progetto, Dart, significa anche “dardo” in inglese. Quello che è, appunto, la sonda. L’impatto con il nuovo ambiente per Giovanni Bay è graduale, pri-
ma in telelavoro dall’Italia e, da un mese di persona in Romania. Un salto non semplicissimo, da Milano ai Bulevardul di quella città che nell’Ottocento era conosciuta come Piccola Parigi, iniziato chiuso in un appartamento per due settimane a causa della quarantena richiesta per il covid. “Diciamo che mi sono un po’ buttato. Bucarest è una delle destinazioni meno ambite nella mia azienda rispetto ad altre sedi, ma qui ho la possibilità di accumulare esperienza per il futuro. Il lavoro mi piace moltissimo, ogni giorno c’è da imparare qualcosa di nuovo. I colleghi sono quasi tutti rumeni, ma riusciamo agevolmente a comunicare in inglese. E siamo in contatto telematico tutti i giorni con i colleghi dalle altre sedi europee.” Meno straniante del previsto è stato l’incontro con una città che immaginava più diversa: “Ho avuto modo di visitare solo Bucarest senza uscire dalla città al momento, ma
me la immaginavo differente; in realtà ho trovato una metropoli molto simile ad altre città europee, con le stesse catene e gli stessi prodotti che troviamo anche da noi”. Difficoltà a spiegare la scelta in famiglia?”. Sorride. “Mia mamma ha già detto che vuole venire a trovarmi. Per quanto riguarda la mia ragazza, che vive e lavora a Milano, ci siamo confrontati. È anche merito suo se sono qui; avendo studiato lingue orientali, lei ha già avuto modo di fare lunghe esperienze all’estero, a differenza mia, e ci siamo trovati d’accordo sul fatto che occasioni di questo tipo possono solo arricchire quando si ha la possibilità di svolgerle”. La nuova avventura è appena cominciata: “Ho un contratto a tempo indeterminato, ma l’idea non è di stare qua per sempre. Mi piacerebbe molto un giorno poter tornare a lavorare nel e per il mio Paese, ma ovviamente dipenderà dalle opportunità che si presenteranno”. Alvise Ferronato
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La popolazione. Uno studio esclusivo e rivelatore del demografo Enrico Bisogno sui dati degli ultimi dieci anni
Vicenza ha perso fascino, non attrae più Dopo le nascite, calano anche gli immigrati V
icenza ha perso il suo fascino. Non quello artistico e dell’attrattività turistica, che è un altro discorso. Ma è dal punto di vista della popolazione che Vicenza non è più attrattiva, cioè non motiva le persone a venire a lavorare e quindi ad abitare qui, e magari non offre abbastanza opportunità a chi ci è nato per restarci. Ecco, in sintesi, il risultato del cambiamento demografico di questi ultimi dieci anni. Dipende da due fattori. Primo: si nasce sempre di meno, e questo è noto. Ma pure gli immigrati, concetto che sta a indicare sia i cittadini di altri Comuni che vengono ad abitare a Vicenza, sia coloro che dall’estero si stabiliscono a Vicenza per motivi di lavoro, sono drasticamente diminuiti. Il risultato è che i due saldi (naturale e migratorio) migratori si annullano a vicenda si sono molto abbassati, quasi ad annullarsi: e pesano quindi sul conto finale della popolazione e spiegano perché cala, sia pur di poco. Quest’ultima è una novità di peso, finora poco conosciuta se non dagli addetti ai lavori. Lo svuotamento di Vicenza, la perdita della sua attrattività è un fenomeno che balza all’occhio leggendo i dati degli ultimi dieci anni che relegano Vicenza se non all’ultimo posto tra i capoluoghi simili per dimensione del Nordest, e delle aree confinanti di Emilia e Lombardiasicuramente negli ultimissimi posti della classifica. Vanno fatte due avvertenze preliminari per sgomberare il campo da ogni equivoco. Primo. Non si tratta di farne una questione di responsabilità politica: qui si sta compiendo una lettura scientifica. Insomma, non è colpa del sindaco (né tantomeno di quello in carica) se la situazione è questa. Seconda avvertenza. Se Vicenza si sta svuotando, demograficamente parlando, per porre rimedio alla situazione devono entrare in campo altre dinamiche di lungo periodo che coinvolgono una pluralità di livelli (locale, regionale e nazionale) e di attori (non solo la politica, ma anche gli enti economici e le famiglie) che devono volgere lo sguardo al lungo periodoandranno innescate a un livello ben al di sopra delle responsabilità locali. In altre parole, non è che il bonus bebè sistema le cose. Ci vuole ben altro. Ma lo spiegheremo. A fotografare la situazione di Vicenza è stato il demografo Enrico
Enrico Bisogno, demografo che lavora all’Onu
La città è all’ultimo posto nel Veneto, Lombardia ed Emilia per i nati. La sua struttura economica non motiva le persone a lavorare e trasferirsi qui Bisogno, 55 anni, vicentino doc, sposato, quattro figli. Bisogno, che ha studiato al liceo “Quadri” prima della laurea in statistica, ha lavorato dapprima all’Istat e quindi ha vinto un concorso all’Onu. Ha lavorato a Ginevra per otto dieci anni e quindi da 12 anni è funzionario dell’Onu a Vienna. Attualmente fa il pendolare tra Vicenza, dove abita, e la sede di Vienna dell’Onu, dove studia in particolare la criminalità. Bisogno ha comparato la situazione di Vicenza con quella dei Comuni capoluogo di Lombardia (Bergamo, Brescia, Cremona, Mantova), Friuli-Venezia Giulia (Udine, Trieste e Pordenone), Trentino-Alto Adige (Trento e Bolzano), Emilia (Piacenza, Parma, Reggio, Modena, Bologna, Ferrara, Rimini) oltre che con gli altri capoluoghi del Veneto e altre città del vicentino, come Schio e Bassano. Ha messo a confronto le rispettive situazioni secondo tre parametri: la natalità, l’immigrazione interna e l’immigrazione estera. Il risultato è piuttosto eloquente ed è visibile nei due grafici che pubblichiamo. Bisogno ha esaminato, è bene sottolinearlo, i dati demografici relativi agli ultimi dieci anni: “La
demografia è una scienza che ha bisogno di uno sguardo complessivo di lungo periodo se si vogliono comprendere le logiche dei fenomeni”, spiega. Lui non vuole apparire pessimista, ma i risultati della sua indagine sono chiari: “Sono due i motori del cambiamento demografico – sottolinea – la fecondità e le migrazioni”. Andiamo a esaminarle. LA NATALITÀ È una musica che segue lo stesso spartito da tanti anni, un declino che sembra inarrestabile. Vicenza ne è un buon testimone. Ai tempi del baby boom in Italia nasceva un milione di bambini; oggi siamo a 400mila, meno della metà. “I figli arrivano in funzione di un complesso di tre variabili – spiega – tra cui vale a dire la condizione economica, la conciliazione famiglialavoro, i valori e le aspettative future dei genitori. Interessante vedere che in Italia – piu che in altri Ppaesi europei – è maggiore il divario tra Francia e Germania esiste una fertilità desideratavoluta e quella reale, a indicare l’esistenza di ostacoli ‘strutturali che impediscono alle giovani coppie di realizzare i loro obiettivi riproduttiviperché alme-
no due di queste tre variabili sono differenti dall’Italia”. Dal lato nascite, tutte le città esaminate sono in sofferenza, con tre eccezioni interessanti: Trento, Bolzano e Reggio Emilia (città magari da studiare da vicino, ad esempio in relazione alle politiche per l’infanzia). Nel caso di Vicenza, La situazione vicentina, come si vede dal primo grafico, è drammatica: Vicenza è l’ultima città del vasto campione preso in esame per nascite. Perché? Perché, evidentemente, il calo della fecondità denon solo gli italiani é stato compensato fino a circa il 2010 dalle nascite da genitori stranieri. Dopo di allora non fanno più figli, ma sono in forte flessione anche questele nascite da genitori stranieri. Anche gli immigrati, dunque, che in passato avevano contribuito a sostenere il saldo di natalità in città, adesso si sono integrati e fanno molti meno figli, un po’ perché ne sono arrivati di meno nell’ultima decade, un po’ perché tendono ad adottare gli stessi comportamenti dei locali. L’IMMIGRAZIONE Non basta. Il punto è che gli immigrati dall’estero sono in forte calo a Vicenza in questi ultimi dieci anni. Quell’im-
migrazione che Vicenza aveva attirato naturalmente a motivo della sua economia, da dieci anni a questa parte ha rallentato moltissimo. Evidentemente anche questa è una conseguenza della crisi economica del 2009-2010 che ha cambiato profondamente il panorama industriale vicentino. Basta pensare alla politica di delocalizzazione all’estero seguita dalle imprese, alla drastica riduzione che hanno subito settori come il tessile e l’orafo, un tempo bandiera dell’economia vicentina. Si pensi anche alle difficoltà che ha incontrato il settore manifatturiero in questi anni. Il risultato di questo cocktail è il grafico che pubblichiamo: come si vede, i dati sulla migrazione interna (cioè dall’Italia) e quella da Paesi esteri collocano Vicenza nelle ultime posizioni a confronto dei capoluoghi di quattro regioni. Va detto che questo malessere non è appannaggio solo di Vicenza, ma anche di altri centri, come Bassano e Schio, ed è abbastanza diffuso nel Veneto, eccezion fatta per Treviso. Quel modello veneto che ha fatto la fortuna economica di decenni passati, è in difficoltà. IL COMMENTO “Vicenza non attira persone da fuori città – spiega Bisogno – e dai primi anni degli anni Zero ha cominciato a non attirare più neanche immigrati stranieri, e negli ultimi anni dovremmo anche guardare alle emigrazioni dei vicentini. In un contesto demografico comunque in sofferenza, Le altre città riescono ad essere piùsono attrattive, ma Vicenza no. Spiegato in dettaglio, a Vicenza, sostanzialmente, tanti residenti arrivano quanti se ne vanno. Il fatto che gli immigrati extracomunitari siano in deciso calo ha determinato il deciso calo demografico, assieme alla natalità”. Si tratta di una decrescita… davvero poco felice per Vicenza: Bassano e Schio soffrono pure, mentre nel Veneto il quadro di Padova e Verona è migliore, con Treviso addirittura in controtendenza. Altre città delle quattro regioni esaminate viaggiano spedite: Parma ha numeri da record, perché ha aumentato la popolazione di ben 25mila persone in 10 anni. “Diciamo la verità – conclude Enrico Bisogno – se non ci fossero stati gli stranieri, diciassettemila in questi vent’anni, oggi Vicenza sarebbe una città di 80mila abitanti”. Antonio Di Lorenzo
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Vicenza
L’angolo di Alberto Graziani. Riflessioni tra il serio e l’ironico su un problema aperto da decenni
E il “bagolar” mi è dolce in questo mare… di verde: il vero problema è il centro vuoto H
o visto le grandi linee del progetto di recupero di Campo Marzo e scrivo “recupero” perché termini come “riqualificazione” e “ricucitura” mi fanno venire l’orticaria da quanto sono stati usati e abusati nel linguaggio sociopolitichese di certa urbanistica da salotto. E poi troppe volte ho già visto le migliori intenzioni riqualificanti tradursi sul piano pratico in ulteriori ri-squalificazioni, come d’altra parte le “ricuciture” di pezzi di città trasformarsi in suture mal assorbite e quindi in velleitarie toppe peggiori dello sbrego. Il progettone messo in campo dal sindaco Rucco mi ha regalato un singolo moto di entusiasmo quando ho letto che prevede la sostituzione dei tristi alberelli nani con i più esuberanti esemplari di bagolari, anche se in ragione della crescita lenta molti di noi li vedranno svettare sullo skyline cittadino soltanto dall’alto dei cieli, in compagnia, si spera, di santi e di beati. Devo confessare che il progetto mi ha lasciato abbastanza indifferente e che fatico a trovarvi caratteri o soluzioni tali da definire l’operazione rivoluzionaria o radicale. Pedonalità allargata, nuovi percorsi fitness, un neosistema di piazze e accessi dall’Eretenio ai Giardini Salvi per arrivare poi, ma non si capisce bene a che titolo e con quali idee, fino a San Felice; assieme a un fantasmatico tunnel automobilistico non credo possano risolvere l’attuale situazione dell’area, né restituirla a Vicenza e ai vicentini, come da speranze progettuali e proclami amministrativi. Prima di tutto occorrerebbe riportare i vicentini ad abitare il cuore della città, dopo la grande fuga tra il 2006 e il 2016 che ha visto un calo di mille abitanti del centro storico, trend che continua e che si è rafforzato nell’ultimo periodo di pandemia,
Quando li vedremo alti i nuovi alberi del parco, quando saremo in alto noi? Non ci resta che sperare nel “fantasmatico” tunnel che ci liberi dalle auto in stazione
dove si preferiscono gli spazi certo meno belli ma meno angusti della periferia e dei piccoli centri della cintura urbana. Per farla breve, non credo si possa “rifunzionalizzare” Campo Marzo senza prima o in contemporanea “rifunzionalizzare” il centro storico, quest’ultimo depredato negli anni delle sue funzioni, quindi “defunzionalizzato”, con l’esilio di pezzi importanti di vita cittadina come il teatro, il tribunale, le sedi di banche, di enti statali e parastatali. A parte i negozi, cosa c’è ancora in centro che attiri i cittadini, se non una biblioteca mezza fatiscente, gli uffici comunali (dovevano andarsene anche quelli) e il mercato del giovedì? Alberto Graziani
Credetemi, alla fine è meglio recintarlo questo Campo Marzo. E pensare a una cabinovia che ci porti lassù a Monte Berico Un progetto veramente rivoluzionario per Campo Marzo rimane quello di cinquanta e oltre anni fa, quando arrivarono sul tavolo del Comune le proposte di un nuovo teatro firmate da Albini, da Scarpa e da Ignazio Gardella, le tre archistar del periodo. Purtroppo non se ne fece nulla e ancora la città sta pagando il pegno di un’area inqualificabile e irricucibile, a meno di non osare ancora e di più, di rilanciare con proposte che vadano un pochino oltre i palliativi dei servizi igienici autopulenti, le mattonelle della pavimentazione, i percorsi-vita o i bagolari. Per prima cosa recintare l’intera area: parzialmente lo si è già fatto con le zone di sgambamento cani, le uniche isole di sicurezza all’interno di Campo Marzo: dunque perché i cani sì e i cittadini no? Una volta recintato tutto, si prenda una decisione epocale, magari con un referendum: o ne facciamo una gigantesca area di delinquenza ma con varchi severamente controllati e dove si entra a proprio rischio e pericolo oppure un bellissimo quartiere urbano dove piazzare la grande ruota panoramica dei Berici, un plesso scolastico con elementari, medie
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e superiori, una casa di riposo per i vicentini esauriti dal problema di sicurezza di Campo Marzo, ottanta campi da bocce e, finalmente, la funivia che sale a Monte Berico, anzi in tempi di Covid meglio forse una seggiovia biposto per familiari conviventi o addirittura un’ovovia a posto singolo, altrimenti detta bidonvia. Non sarà che l’ennesima, ma forse più convincente tra le tante idee bidone per Campo Marzo. (a.g.)
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Vicenza
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Il Comune e l’indigenza. Matteo Tosetto spiega che sono aumentate le richieste: “I soldi sono pochi, cerchiamo aiuto dai privati”
“Nuovi poveri, bussano in tanti anche professionisti e negozianti” “D
all’aprile 2020 abbiamo dovuto far fronte alla povertà generata dalla pandemia: ci siamo riusciti. Ora i fondi pubblici vanno verso l’esaurimento, perché di fatto meno economia in città significa anche meno tasse e quindi meno risorse da destinare a coloro che sono rimasti sul lastrico o hanno grandi difficoltà ad arrivare a fine mese”. Lo dichiara Matteo Tosetto, assessore ai servizi sociali del Comune di Vicenza molto preoccupato per quello che succederà dopo il 31 marzo con lo sblocco dei licenziamenti e dopo il 30 giugno quando tornerà la possibilità di eseguire gli sfratti. “Ora stiamo aiutando circa un migliaio di famiglie con minori - prosegue - ma la situazione rischia di peggiorare e i nostri fondi di diminuire. Servono aiuti dai privati”. Intanto il Comune fa la sua parte: nel bilancio ha deciso di stanziare un milione di euro extra proprio per far fronte all’emergenza pandemia. Un paio di settimane prima di Natale assieme al sindaco Francesco Rucco aveva comunicato l’impiego di quasi 2,5 milioni di euro per aiutare minori, disabili e anziani che si sono trovati in maggiori difficoltà vista la sospensione di molti servizi di assistenza come i centri diurni. Vi sono anche fondi per aiutare coloro che sono rimasti senza lavoro, tra questi molti insospettabili (commercianti e professionisti) che non hanno potuto usufruire di ammortizzatori sociali. A fine gennaio 2021 altri 2 milioni di euro sono stati messi a disposizione dall’assessorato al sociale per aiutare le famiglie che non riescono a pagare l’affitto. Intanto la Caritas diocesana ha aperto l’emporio solidale di Parco Città: si può fare la spesa anche senza soldi (ma con dei voucher): sugli scaffali beni di prima necessità donati da aziende vicentine e non. E anche il sodalizio diretto da don Enrico Pajarin ha attivato un fondo “io(n)oi” #insiemenonmolliamo per sostenere le persone in difficoltà per l’emergenza covid. Da marzo a agosto 2020 alla Caritas si sono rivolte 1.463 persone (dato diocesano) di cui 423 (uno su tre) non avevano mai chiesto aiuto prima. “Quando ad aprile abbiamo
La pandemia ha aggravato le povertà a Vicenza
attivato i buoni spesa - racconta Tosetto - ci siamo trovati di fronte a molte persone sconosciute ai servizi sociali: circa 8 su 10. E sono soggetti che si sono trovati senza riserve economiche o che le hanno esaurite in breve per le esigenze dei figli o di persone non autosufficienti a carico”. L’assessore racconta anche che
prima della pandemia il Comune aiutava l’8% dei minori residenti, mentre da aprile il 25%. Per alleggerire il debito delle famiglie prenderà il via anche l’emporio solidale comunale al Mercato Nuovo: qui si faranno compere con i buoni spesa di Comune e CSV. L’apertura? Forse con l’estate. Francesco Brasco
Versati seimila euro dalle concessionarie che fanno capo alla famiglia Bonetti Quasi in risposta al “Sos” lanciato dal Comune, arrivano i privati a donare quattrini alle esangui casse comunali. Di recente, infatti, l’assessore al sociale Matteo Tosetto ha ricevuto una somma raccolta per solidarietà dal Gruppo Fimauto Autogemelli, Autovega e Barchessa di Villa Pisani, che fa capo alla famiglia Bonetti. Quasi seimila euro sono
Carlo Bonetti e Matteo Tosetto
stati donati al Comune di Vicenza. Le aziende hanno utilizzato 40 cassettine di Vicenza Solidale Covid-19 progetto di Comune e Centro Servizi Volontariato. Sono stati raccolti così seimila euro, frutto della generosità di collaboratori, clienti e soci. La famiglia Bonetti ha chiesto infatti a collaboratori e clienti di rinunciare in parte ai regali di Natale e di contribuire al progetto di solidarietà. “Questa è un’iniziativa nata spontaneamente per volere di Carlo Bonetti e di Manuela Bedeschi e dei loro più stretti collaboratori che hanno risposto al nostro appello - ha sottolineato Tosetto - Ricordo che l’emergenza prosegue, che ogni giorno c’è bisogno di cibo e generi di prima necessità soprattutto per le famiglie con bambini. Mi appello alla generosità dei vicentini”.
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Cultura
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L’esposizione dal 13 marzo negli spazi ipogei del museo. Cinquanta opere del maestro di 89 anni che… torna a casa
La luce e i paesaggi di Lotto al Chiericati “Come lui pochi, il suo colore ricorda Manet” C
on una personale del pittore realizzati nel periodo salisburgheRomano Lotto sabato 13 mar- se in una storica mostra tenutasi zo si inaugura il nuovo allestimento alla Casa del Palladio. Fondarono dei sotterranei di palazzo Chierica- anche il gruppo “La bilancia”, una ti. È un’esposizione voluta dall’as- proposta del librario-pittore Marsessorato alla Cultura del Comune co Chiovato Rambaldo. L’associae saranno in mostra 50 quadri del zione comprendeva anche Mario maestro che quest’anno compie 89 Giulinati, Marilla Battilana, Nereo anni – è nato a Dueville nel 1932 – e Quagliato, Miraldo Beghini, Anna vive da tempo a Roma. È una sorta Saugo, Laura Stocco, Giorgio Peretdi “ritorno a casa” per il pittore che ti e Adriana Marchetto. Esposero è stato un protagonista dell’arte ve- a san Vidal a Venezia e al Giardino neta, capace di lavorare sui propri Salvi a Vicenza nel 1967. Perché Lotto è importante? Per la tratti stilistici nel corso degli anni e di saggiare terreni internazionali, luce, prima di tutto. Lo ricorda Silmantenendo sempre però il contat- vio Lacasella, anche lui pittore, che paragona la pittura di Lotto a quella to con le proprie radici. di altri grandi. Scrive Lacasella nel A Dueville, Lotto conosce Piero 2013 nella preDe Pellegrini, fazione a un suo con cui instaura Lui ama ricordare che, catalogo: “Un iruna solida amiin fondo, lo stesso Paolo ripetibile lampo cizia a cavallo Veronese era già un ocra o giallo o tra gli anni ’40 e una più marchia’50 e assieme al astrattista, perché ta chiazza rossa quale si forma il disegno era solo che pare essere artisticamente. una scusa per esplosioni caduta accidenDopo un pedi colore talmente sulla riodo a Parigi tela, ed invece nel 1957, nel 1960 approda a Salisburgo, dove, scopriamo che è andata ad appogassieme allo stesso De Pellegrini e giarsi proprio sopra ad un petalo, ad altri artisti come Luciana Sonda, incastonandosi come se fosse una Nereo Quagliato e Attilio Lunardi, è pietra preziosa. Così era per Manet. Così era per Gianquinto. Sono allievo del grande Oscar Kokoschqueste sorprese continue, questo ka. Ricorderà Lotto in un’intervista a andare per “contrasti”, a rendere affascinante la pittura di Romano Francesca Franco anni fa: “Quando a Salisburgo con Kokoschka di- Lotto: il suo predecessore tra astratpingevamo le modelle, queste non to e figurativo, l’unire il passato al rimanevano ferme per più di quin- presente, culture e climi artistici tra dici minuti, il che ci costringeva a loro lontani; Roma e Venezia. Le instabilire un rapporto veloce con le cantante cadenze dell’impressioimmagini. Il maestro indicava la nismo francese con la più aspra ed sua didattica come ‘scuola del ve- energica andatura espressionista”. La luce, dunque. E poi i paesaggi, dere’. Aveva ragione”. Lotto e De Pellegrini nel 1962 pre- nei quali Lotto si esprime al meglio. Scorci di Vicenza, dei colli Berici, sentarono a Vicenza gli acquerelli
Il pittore Romano Lotto in un’immagine d’archivio. Allievo di Kokoschka a Salisburgo, nei suoi quadri brilla una luce particolare. Il pittore Lacasella paragona i suoi lavori a quelli di Manet. In alto a destra, un suo quadro di San Giacomo
della Maremma, di Venezia dove va a cercare angoli meno conosciuti, magari nei canali e al Lido. Lui spiegava così l’origine delle sue tele: “L’origine dei quadri va ricercata nella emozione quasi infantile che mi colpisce, che una volta si chiamava ispirazione e che invece per me rimane lo stupore di fronte a qualcosa che mi commuove, normalmente è un paesaggio”. E poi precisa quale importanza abbia per lui il colore, ricorrendo a una metafora acuta:
“La pittura di Paolo Veronese è già astratta, perché il soggetto diventa un pretesto per un colore straordinario; penso al colore di Tiziano che è anche colore dell’anima”. Ha ragione. Se lo leggesse Vittorio Sgarbi, che ama moltissimo Veronese, gli direbbe “bravo!”. Del resto, sempre nell’intervista a Francesca Franco, Romano Lotto spiegava quello che noi, guardando i suoi quadri, possiamo apprezzare d’istinto: “Il fine ultimo dell’opera d’arte è la poesia. Un quadro, un libro, un’opera d’arte può essere più o meno compiuta, ma rimane formale, accademica, se non ha quella forza che supera la tecnica e tocca il cuore”. Lotto s’è presentato con sfumature cangianti nella sua attività: prima di formazione classica, poi espressionista, poi astrattista dopo il ‘68 e quindi figurativo. Perché? “Non sono mai fermo – rispondeva – La ricerca è continua. Un pittore se si ferma fa l’accademia di se stesso. Deve essere sempre ricettivo e mantenere l’entusiasmo a cercare qualcosa di nuovo”. La vivacità e l’intelligenza attiva mantengono giovani. Edoardo Ferrio
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Sport
Il personaggio. Pomi, un passato nel Vicenza calcio femminile e un presente sul campo e sui libri a Charleston
Roberta, cervello e anche piedi fuggiti negli Usa La terzina studia business administration Da due anni in West Virginia, ha nostalgia del cibo di casa ma non della poca stima che gli italiani hanno del proprio Paese
Roberta Pomi in azione con la squadra dell’università di Charleston, città dove studia nella facoltà di economia
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icentina, classe 1997, Roberta Pomi è quello che gli esperti definirebbero un “cervello in fuga”, anche se, a dire il vero, a portare negli Usa l’ex terzina sinistra del Vicenza calcio femminile, oltre al cervello, sono stati i piedi. Roberta, infatti, si è trasferita nel 2018 in West Virginia, alla University of Charleston, grazie ad una borsa di studio per meriti sportivi, dopo una brillante carriera in biancorosso, condivisa peraltro con la sorella gemella Silvia. Che ci fa una giocatrice di calcio vicentina negli States? “Semplice, faccio esperienza e mi metto in gioco sia dal punto di vista calcistico che dal punto di vista personale. Ho sempre voluto mettermi in gioco e uscire dalla mia zona di comfort. Fare un’esperienza così mi aiuta a crescere sotto tutti i punti di vista. Attualmente in West Virginia studio alla University of Charleston. Gioco per la squadra di calcio femminile dell’università da tre anni. Studio Business Administration con una major in Sport Business, mi dovrei laureare a maggio del 2022”. E poi? “Spero di entrare nella dirigenza di qualche club di calcio femminile italiano, visto che è quello che sto studiando. Il calcio femminile sta crescendo molto in Italia, spero di crescere assieme allo sport e di vedere il calcio femminile italiano ai livelli di quello americano. Mi auguro che il calcio femminile continui a prendere piede in Italia e che molte bambine e ragazzine si innamorino di questo sport”. Una passione, quella per il calcio, che hai condiviso fin da piccola con tua sorella, fino ad arrivare a vestire, insieme, la maglia biancorossa. “Giocavo nel cortile a scuola con i miei compagni maschietti e con mia sorella, ovviamente. Dopo scuola, si prendeva il pallone e si giocava al parco, oppure giocavamo in cortile o con un palloncino (quelli che si gonfiano) dentro casa; papà aveva rigorosamente vietato il pallone in salotto!”. Il tuo ricordo più bello in biancorosso? “Sicuramente lo scudetto juniores vinto nel 2014. Credo nessuno se lo aspettasse, è stato davvero una bella stagione. Questa vittoria ci ha fatto crescere molto come squadra”.
Cosa ti manca di più dell’Italia, sotto l’aspetto personale e professionale? “Prima cosa in assoluto: il cibo. Qui mangio in mensa e il cibo è terribile. Con gli altri italiani riusciamo ogni tanto a cucinarci una pastasciutta. E poi, la famiglia. Sono cresciuta in una famiglia molto unita e allargata. Mi mancano molto le rimpatriate con i miei parenti. Dal punto di vista calcistico: mi manca il campionato annuale”. Cosa non ti manca, invece? L’atteggiamento degli italiani nei confronti non solo del Paese ma anche verso le persone. Vivendo all’estero mi sono resa conto quanto bello e prezioso sia il nostro Paese, ma, in particolare, mi sono resa conto che il vero problema dell’Italia sono gli italiani”. Quando non studi e non ti alleni, che cosa ti piace fare? “Diciamo che sono molto impegnata e non ho molto tempo libero, quindi, quando riesco, mi riposo oppure passo del tempo con gli amici. Oltre a studiare e ad allenarmi, infatti, lavoro in biblioteca, sono una dei responsabili dei dormitori (Resident Assistant) e faccio parte dell’organizzazione degli studenti internazionali (Global Student Organization)”. Segui il calcio italiano? “Come no. La mia squadra del cuore è il Vicenza, ovviamente. Ho il sangue biancorosso. In serie A simpatizzo e seguo la Juventus”. Come giudichi la stagione del Vicenza calcio femminile? “Direi che stanno andando alla grande! Sono molto orgogliosa della mia ex squadra: continuo a seguirla e a tifare anche da oltre oceano. Hanno dimostrato di potersela giocare anche con le squadre più forti del girone. So che stanno lavorando duro e che meritano questi risultati”. Che augurio fai a loro? “Il Vicenza Calcio Femminile è una società che si impegna molto. Sarò sempre grata a tutto lo staff. Auguro al Vcf di volare in alto e di raggiungere grandi obiettivi perché se lo meritano. Non solo le ragazze, ma anche la società”. Elisa Santucci
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Cultura
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La mostra di Bassano dedicata all’illustre scultore. Marinali fu grande artista ma anche imprenditore di valore
Orazio, l’inventore di san Bassiano. In pietra Ecco com’era Orazio Marinali, secondo l’autoritratto in pietra esposto nel museo di Bassano
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ra il 1679 quando il Consiglio di Bassano del Grappa deliberò di voler realizzare, in quella che oggi è piazza Libertà, “un nobil colosso di fino marmo, rappresentante l’imagine del glorioso santo Bassano, vescovo di Lodi, prottettor nostro, a maggior gloria del santo et ornamento della città”. Un incarico prestigioso per il quale furono chiamati, come riportato negli atti, “Oratio et fratelli Marinali. Bassanesi, illustri scultori nella città di Venetia, per far l’opera con diligenza et perfettione”. I Marinali non furono solo una famiglia di intagliatori del legno e scultori, ma artisti intraprendenti che seppero imporsi nel mercato dell’arte veneziano e trasformare la loro bottega, con sede a Vicenza, in un’officina e scuola d’arte in grado di realizzare centinaia di sculture e di attirare valenti allievi. La loro notorietà si deve soprattutto ad Orazio, il maggiore dei fratelli, iscritto alla fraglia vicentina dei muratori e tagliapietra. A lui è dedicata la mostra allestita al museo di Bassano, curata da Monica De Vincenti. Nato ad Angarano, borgo di Bassano, nel 1643 e avviato all’arte dal padre Francesco, Orazio si perfezionò come scultore alla scuola veneziana del fiammingo Juste Le Court per poi prender la propria strada. Diventò, anche grazie all’aiuto dei fratelli, su tutti Angelo mancato nel 1702, l’esponente di uno stile scultoreo barocco che a cavallo fra Seicento e Settecento si diffuse a Vicenza e in tutto il Veneto. Era un artista dal grande estro creativo e dalla forte visione imprenditoriale, come ricorda la curatrice in un video di presentazione facilmente reperibile su Internet: tant’è che la sua bottega restò attiva a Vicenza per più di 80 anni, oltre la sua morte. Di lui, fra l’altro, resta un autoritratto scolpito che appare nella foto accanto. La mostra, realizzata 65 anni dopo l’ultimo evento che gli fu dedicato nel 1956, celebra il terzo centenario dalla morte dello scultore non solo mettendo in luce l’originalità e la forza delle sue creazioni, scolpite in pietra tenera proveniente dalle cave di Costozza, ma anche collegando le opere del museo e quelle presenti in città. A queste si affiancano gli scatti del fotografo bassanese Fabio Zonta che omaggia Marinali con uno sguardo intenso ed emozionato. “La moC
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stra - spiega la curatrice Monica De Vincenti - raccoglie preziosi disegni, modelli in terracotta e rimandi fotografici alle sculture finite che ci permettono di ripercorrere le diverse fasi del processo creativo di Marinali, ma anche di scoprire le prassi adottate nella trasmissione del patrimonio ideativo all’interno della bottega”. ai161045034322_2021.02.BK.pdf
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Fabio Zonta, foto che parlano Tra le opere di maggior pregio esposte in mostra si può ammirare l’Album Marinali, entrato nelle collezioni civiche bassanesi nel 1846 tramite un acquisto dagli eredi dell’architetto vicentino Bartolomeo Malacarne: “Ci sono i disegni ritagliati provenienti dalla bottega incollati sulle pagine - prosegue la curatrice – Altri disegni, invece, sono rilegati e raffigurano immagini con soggetti sacri e profani, ornamenti per palazzi, giardini e chiese,
progetti architettonici per altari ed anche studi accademici di nudi maschili”. Gli scatti del fotografo Fabio Zonta congiungono idealmente i disegni e gli studi in terracotta conservati nelle collezioni museali alle statue eseguite dai Marinali per la città di Bassano dandone una visione ravvicinata e suggestiva. “La statua di San Bassiano immortalata dalla fotografia di Zonta, è la prima opera realizzata dai Marinali in patria d’origine nonché la testimonianza di quanto Orazio e i fratelli riuscirono a conquistare il mercato dell’arte veneziano diventando famosi scultori - prosegue la curatrice - L’immagine fotografica consente di apprezzare il virtuosismo tecnico degli scultori che trasferirono alla pietra l’illusione delle differenti stoffe dell’abito del santo. È una capacità di rendere il dettaglio naturalistico che risalta anche nella statua di Sant’Anna sull’altare del Santissimo rosario in Santa Maria del Colle”. Orazio Marinali morì il 6 aprile 1720 a Vicenza, ma le sue sculture si possono ammirare in numerose ville e località tra cui Castelfranco Veneto, dove ha lasciato una delle sue testimonianze più importanti: la statuaria che fa da cornice alla cavallerizza posta nel parco Revedin Bolasco, premiato nel 2018 come miglior parco pubblico d’Italia. Queste opere e altri itinerari a lui dedicati si possono scoprire grazie al volume “Orazio Marinali. Storie scolpite sulla pietra. Dalla Statuaria di Parco Revedin Bolasco ai percorsi Marinali” scritto da Giancarlo Saran con il patrocinio del Rotary Club di Castelfranco- Asolo ed edito da Panda Edizioni. (s. p.)
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Enogastronomia
Il vero giudice, altro che Masterchef. Gigi Costa da anni è responsabile della “Guida de L’Espresso” nel Nordest
“La cucina vicentina sta cambiando pelle grazie a giovani cuochi competenti e capaci” Hanno studiato, girato il mondo e hanno come riferimento colleghi di una generazione precedente, da Cracco ad Alajmo, che sono stati d’esempio
Luigi Costa (accanto) è responsabile della Guida de L’Espresso da lungo tempo. È il più autorevole giornalista enogastronomico del Veneto. Ha scoperto molti giovani talenti della cucina e spiega come ha visto crescere il Veneto in qualità e autorevolezza in cucina durante questi decenni
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ome sta di salute la cucina vicentina e veneta in questo periodo difficile, di locali più chiusi che aperti? “Sta abbastanza bene e speriamo che regga. I ristoratori in questi mesi si sono difesi bene, per quanto hanno potuto fare. Si tratta in gran parte di realtà solide, impostate su una gestione familiare che consente ai locali quella flessibilità di costi che permette loro di vivere, anzi di sopravvivere. Hanno raddoppiato l’impegno e aguzzato l’ingegno, al di là del solito delivery”. A parlare è Luigi Costa, critico gastronomico di valore e d’esperienza. Dal 1976, cioè dal suo debutto, è responsabile per il Nordest della Guida de L’Espresso, la più antica e prestigiosa d’Italia. Era giudice gastronomico, altro che Masterchef, quando Cracco era ancora un ragazzo che lavorava da Mario Baratto “da Remo” a Caimpenta. Ha scoperto talenti, gli ultimi sono Alessandro Dal Degan e Alessio Longhini ad Asiago, e ha visto tramontare mode. “Ci sono realtà che stanno soffrendo di più – sottolinea – prima di tutto le realtà turistiche, inaccessibili. Poi hanno influito i colori delle regioni: con il giallo qualcosa si riesce ancora a combinare, quando scatta l’arancione tutto si ferma. Stanno soffrendo i capoluoghi, perché vivendo anche di affari hanno visto crollare le presenze. Meglio sono andati i locali in campagna o sui colli, rifugio durante i week end”. In questi dieci anni, pandemia a parte, come sono cambiati il gusto e le abitudini alimentari? “Ho visto nel Veneto una crescita costante, sotto il profilo della qualità, della cultura e quindi del gusto. È cresciuta una nuova generazione competente, ragazzi che hanno studiato, girato il mondo e hanno avuto davanti autentici talenti che diventano altrettanti fari. Ne cito solo due: Carlo Cracco e Massimiliano Alajmo. Altri, come Pippo De Giovannini e sua moglie Francesca, per decenni in Altopiano e adesso a Pianezze di
Arcugnano, sono una pietra miliare, l’esempio di quella che fu definita da Edoardo Raspelli una cucina eroica: da autodidatti sono riusciti ad aprire nuove frontiere e quindi anche loro sono per i giovani un riferimento cui guardare”. L’altra forza dell’enogastronomia veneta sono i prodotti, dal broccolo fiolaro ai fagioli, dalla sopressa al mais Marano e via elencando: “Il Veneto aveva un patrimonio che non emergeva. Mancava l’autostima, perché i nostri erano gli ingredienti e i piatti di quella povertà non tanto lontana nei tempi. Quando è stato tirato via questo velo, quando non ci siamo più vergognati di essere stati poveri, il Veneto è davvero esploso”.
• La foto curiosa
Al povero Neri Pozza effigiato in statua da Nereo Quagliato un buontempone ha messo anche il cappello
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Veneti al Governo. La senatrice vicentina è uno dei quattro ministri della nostra regione
La seconda volta di Erika Stefani: “Mi metto in ascolto delle persone con disabilità” È
ministra alle disabilità e lei sa bene cosa significhi soffrire. Anzi, ha vissuto in prima persona cosa significhi restare appesi tra la vita e la morta. Era il 12 gennaio 2012. Erika Stefani, avvocato, 41 anni, vicesindaco del suo Comune, Trissino, in provincia di Vicenza, era in palestra e si stava preparando per affrontare alcuni esercizi. All’improvviso s’è spenta la luce. Emorragia cerebrale provocata dalla rottura di un aneurisma. L’intervento chirurgico l’ha salvata. Ma ha vissuto giorni in coma, appesa a un filo. Quando s’è risvegliata – racconterà poi – si sentiva riposatissima. E naturalmente non si era accorta di nulla. Nella stanza dell’ospedale San Bortolo di Vicenza si meraviglia della testa calva: le avevano tagliato i capelli per operarla. Ma lei pensa a un incidente in moto, la sua grande passione. Prova ad alzarsi dal letto ma senza risultato. Ci vorranno giorni per riuscirci.
Del premier Draghi elogia “il pragmatismo, il senso delle istituzioni e il grande rispetto verso gli altri”. Nove anni fa attraversò un momento difficile: “Ho capito il valore della vita” Però le gambe e le mani rispondono. In pochi giorni ha perso dieci chili, ma è viva. Alla fine servirà un altro intervento a Milano e mesi convalescenza per riprendersi. Da allora festeggia il 12 gennaio come il giorno della sua seconda nascita. Riesce anche, a distanza di anni, a commentare la vicenda con una metafora pittorica: “Durante il come mi sentivo in un dipinto con quadrati di colore, come quelli di Mondrian, che si scioglievano e cominciavano a mischiarsi, è stato anche piacevole”. E ha anche ricordato: “È stato un momento difficile, di quelli in cui si capisce il valore della vita. Quando esci dall’ospedale dopo una cosa del
Nella foto Erika Stefani, neo ministro per le disabilità nel governo Draghi
genere e poi ti rendi conto che sei in grado di tornare a guidare la moto, ad esempio, ti senti davvero che la vita è una cosa che vale la pena di esser vissuta”. La moto oggi la guida ancora e talvolta gareggia con il suo compagno. Ma proprio la moto, passione anche del padre Giovanni, le ha dato un grande dolore quando nel marzo 2019 il papà è morto in un incidente in moto. Guardandosi alle spalle, Erika Stefani s’è ritrovata a sfidare, suo malgrado, la morte e ha vinto. Adesso ha un’altra sfida davanti, ben differente, quella delle disabilità, al plurale. Ha spiegato che quando il premier Draghi le ha comunicato l’incarico ha tenuto a precisare: “Guardi che il ministero non riguarda la disabilità, ma le disabilità, perché sono tante”. È la seconda volta che giura da ministro della Repubblica: la prima volta è stato nel 2018, con il governo giallo verde Conte 1. Doveva condurre in porto la battaglia per le autonomie, ma le cose si sa come sono andate. Male. Per il governo e per la riforma che sta tanto a cuore ai veneti, quan-
do il 22 ottobre 2017 il 98% votò a favore dell’autonomia. D’accordo, era un referendum consultivo, ma oggi se tocca allo stesso Draghi tornare a parlare di federalismo fiscale vuol dire che passi in avanti non ne sono stati fatti. All’ombra del leone di san Marco c’è perfino qualche televisione che riporta sullo schermo i giorni passati dalla mancata risposta del governo al voto veneto: 1200 e spiccioli. Adesso Erika Stefani, senatrice dal 2013, ha di fronte un compito impegnativo: le hanno affidato la responsabilità di un ministero (senza portafoglio) di cui proprio il suo partito, la Lega, ha sostenuto la necessità. E la sua strategia è precisa. S’è data un comandamento: ascoltare. L’idea è precisa: “Voglio dedicare il maggior tempo possibile all’ascolto – ha spiegato ad Avvenire – per raccogliere non solo le problematiche, ma anche i suggerimenti e le soluzioni che spesso arrivano da chi sta vivendo i problemi”. “Quelle dei disabili – è convinta – sono vite ricche, perché i disabili sono stupefacenti, ma an-
che vite di solitudine, soprattutto in questo periodo. E tutto finisce sulle spalle delle famiglie. Ma da sole non ce la possono fare”. Al suo ministero toccherà senz’altro coordinare le iniziative degli altri ministeri, ma Erika Stefani non vuole limitarsi a questo: “Sarà sentimentale, ma i disabili devono sentirsi amati e abbracciati dalla comunità, per sentirsi protagonisti dell’attività del popolo italiano. Non sarà facile, lo so. Abbiamo passato un anno di Covid in cui le famiglie dei disabili si sono sentite a volte molto sole”. Su Draghi, la ministra ha parole di elogio: “È una persona pragmatica, che ha grande senso istituzionale e grande rispetto delle persone”. E il rispetto è un valore in cui crede a 360 gradi. Quando ha incontrato il collega Luigi Di Maio gli ha ricordato: “Io ho una regola nella mia vita, mai insultare gli avversari perché poi te li ritrovi allo stesso tavolo”. Il ministro cinquestelle non ha potuto dire altro se non: “Hai ragione”. Antonio Di Lorenzo
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Regione
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Il dibattito. Il Portavoce delle opposizioni in Consiglio regionale Arturo Lorenzoni
“Piano nazionale di ripresa e resilienza, strategia da approfondire” “U
n percorso di approfondimento, che coinvolga sia le Commissioni consiliari che il Consiglio in forma plenaria, sul Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza”. Il Portavoce delle opposizioni in Consiglio regionale, Arturo Lorenzoni, e i consiglieri Giacomo Possamai (Pd), Elena Ostanel (Veneto che vogliamo), Cristina Guarda, Europa Verde, e Erika Baldin (M5s) hanno inviato una richiesta formale al presidente del Consiglio, Roberto Ciambetti. “Il Piano è uno strumento strategico per il Veneto, e per tutto il Paese, al fine di gettare le basi per una vera rinascita dopo la pandemia – spiegano i consiglieri – Un’emergenza che ci ha colpiti tutti, da un punto di vista sanitario, sociale, economico e in termini di posti di lavoro persi”. L’ultima bozza del Recovery plan prevede risorse ad hoc, a livello nazionale, per un totale di 220 miliardi di euro. Queste vanno impiegate entro il 2023 e spe-
se entro il 2026. “Serve fare presto e bene”. L’obiettivo di fondo è rendere le economie e le società degli Stati membri dell’UE “più sostenibili, resilienti e preparate alle sfide e alle opportunità della transizione ecologica e di quella digitale”. “La Regione – continuano – sarà chiamata ad avere un ruolo primario nella gestione dei progetti e dei fondi. Motivo per cui chiediamo che siano messe in agenda delle specifiche sedute delle Commissioni e del Consiglio, spazi e momenti opportuni per un confronto aperto sull’argomento. “Le modalità di svolgimento di tali incontri vengano condivisi con i presidenti di tutti i Gruppi”. “Si tratta di una sfida troppo importante per star fuori dal perimetro di un dialogo costruttivo fra i vari schieramenti – precisano – Il Consiglio regionale, in forza della sua rappresentatività, sia messo nelle condizioni di avviare un iter di discussione in merito alle priorità di
A fianco, Arturo Lorenzoni, Portavoce delle opposizioni
La Regione sarà chiamata ad avere un ruolo primario nella gestione dei progetti e dei fondi: “va avviato un iter di discussione in merito alle priorità”
intervento e alle ricadute, non solo economiche, in Veneto dello stesso Recovery plan”. Le risorse, tuttavia, non sono un assegno in bianco. Per accedere alle stesse gli Stati membri sono tenuti a presentare a Bruxelles dei piani nazionali di ripresa e resilienza (il sapersi rialzare a seguito di una criticità) con i quali si impegnano a usare i fondi per trasformare l’economia, in linea con le priorità dell’UE: transizione verde (37% dei fondi), digitale (20%) e inclusione sociale fra i temi principali. Non verranno trasferiti tutti insieme, bensì man mano che si raggiungeranno gli obiettivi individuati, fatto salvo un anticipo pari al 13% al momento dell’approvazione (che per l’Italia significa 26 miliardi di euro).
Le nomine. Il commissario Alberto Stefani completa il direttivo del partito allargandolo a nuovi componenti
Poker rosa per la Lega in Veneto Due europarlamentari, una deputata, una vicepresidente di Regione. «Poker» di donne per il nuovo corso della Lega del Veneto impresso dal commissario nazionale, l’onorevole Aberto Stefani. Ad appena un mese mezzo dal suo insediamento, voluto dal leader del Carroccio Salvini, Stefani ha completato il nuovo direttivo del partito allargandolo a nuovi membri tra cui quattro donne: Ingrid Bisa, Mara Bizzotto, Rosanna Conte, Elisa De Berti. Dei vertici del partito in Veneto fanno già parte i cinque fondatori: Luca Zaia, Lorenzo Fontana, Roberto Marcato, Nicola Finco, Erika Stefani, Massimo Bitonci. A questi si aggiungono Mattia Cester, membro con delega; Erik Pretto, responsabile tesseramento; Luca Pierobon, responsabile Enti locali. Dalle new entry alle quota rosa, dal terri-
torio ai giovani, il nuovo corso del Carroccio veneto è all’insegna della parola d’ordine: collegialità. “Nelle province, almeno fino a quando non ci saranno i congressi, si andrà verso una co-gestione del partito – spiega l’onorevole Stefani –. La parola d’ordine del nuovo direttivo regionale sarà la collegialità, non uno slogan, ma un modus operandi. La collegialità delle scelte produrrà buonsenso e mai scelte di parte”. Il nuovo direttivo è espressione del territorio (De Berti a Verona, Bisa a Treviso, Bizzotto a Vicenza, Conte e Cester a Venezia), e della volontà di gestire, in modalità sempre più decentrata, le varie province grazie agli incarichi affidati a Luca Pierobon, nuovo responsabile degli Enti locali e ad Erik Pretto, referente per il tesseramento. Nella sua veste di commissario nazionale Stefani sarà il supervisore di tutte
Alberto Stefani con Ingrid Bisa
le province. Elisa De Berti è vicepresidente della Regione, assessore regionale a Infrastrutture, Trasporti, Lavori pubblici e Navigazione. La nomina è un segnale importante, a conferma dell’unità del partito oltre ai buoni rapporti
tra Zaia e Stefani. Rosanna Conte è europarlamentare europeo, eletta nel 2019. Mattia Cester, già consigliere comunale a Noventa di Piave, è membro del direttivo provinciale, area Veneto orientale. Ingrid Bisa, deputata dal 2018, è vicepresidente della Giunta per le autorizzazioni, componente della Commissione Giustizia, del Comitato parlamentare per i procedimenti di accusa e del Comitato di vigilanza sull’attività di documentazione. Sarà la responsabile dei parlamentari veneti. Mara Bizzotto è europarlamentare nel collegio “Italia Nord Orientale”, Europee 2009, 2014 e 2019. Sarà il riferimento degli europarlamentari veneti. Erik Pretto, deputato, ex segretario provinciale, sarà membro con delega al tesseramento. Luca Pierobon, sindaco di Cittadella, sarà il referente Enti locali. (g.b.)
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Regione
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I dati. In estate ha tenuto il flusso domestico di arrivi e presenze
Turismo, dopo il Covid la voglia di riscatto E
ffetto Covid sul turismo in Veneto: come era prevedibile il 2020 segna il crollo degli arrivi (-61%) e delle presenze (-54%) a causa del lockdown e delle restrizioni a più riprese. Numeri impressionati, ma non poteva essere diversamente. “Abbiamo affrontato il nostro annus horribilis, il 2021 e gli anni a venire non potranno che essere quelli della rinascita di una terra che ha sofferto molto. Il Covid ci sta stremando ma sta anche rafforzando una voglia di riscatto, di riappropriazione del livello qualitativo e quantitativo dell’offerta che il sistema turistico veneto ha saputo raggiungere nel corso degli anni”. Sono le valutazioni dell’assessore regionale Federico Caner di fronte ai dati del movimento turistico dello scorso anno. Dagli attentati terroristici alle guerre, dalle tensioni politiche internazionali alle profonde crisi economiche: mai fattori destabilizzanti di rilievo planetario avevano messo in crisi l’economia delle vacanze e dei
viaggi come la pandemia da Covid. Dopo i record raggiunti dal turismo veneto negli anni precedenti, il 2020 si è chiuso con un - 61,1% degli arrivi e un - 54,4% delle presenze. Ciò è dovuto soprattutto alla forte riduzione di turisti stranieri, che nel 2019 rappresentavano il 65,3% dei visitatori, e le cui presenze nel 2020 si contraggono del 68,3%, mentre quelle nazionali calano del 25,3%, nonostante i segni positivi di agosto (+8,6%) e di settembre (+0,5%). Eppure lo scorso anno era iniziato bene: gennaio +8,1% e febbraio +2,1% nelle presenze, ma poi la pandemia, il lockdown e le successive limitazioni agli spostamenti hanno determinato il crollo dei flussi turistici: marzo (-83,7%), aprile (-95,7%), maggio (-93,4%), giugno (-79%). A luglio inizia la ripresa, con numeri che comunque rappresentano la metà di quelli registrati nello stesso mese del 2019, ad agosto le presenze segnano un -28%, a settembre -31,9%, ad ottobre -58,7%, a novembre
A fianco, l’assessore regionale al turismo Federico Caner
-73,3%, a dicembre -74,5%. Si è registrata nei mesi estivi una crescita del turismo domestico e soprattutto regionale: +6% a luglio, +15% ad agosto e +24% a settembre. I turisti provenienti dal resto d’Italia aumentano solamente ad agosto (+4%) ma, nonostante numeri comunque inferiori, hanno dimostrato una propensione a raggiungere le destinazioni venete in tutto il periodo estivo. E’ stato il comparto alberghiero a subire nel 2020 le perdite più ri-
levanti (arrivi -64,7% e presenze -60,8%), ma anche le strutture extralberghiere anno avuto una grave défaillance (arrivi -54,7% e presenze -48,9%). Le perdite minori, anche se comunque consistenti, si riscontrano per gli agriturismi. “Non è difficile, è doloroso commentare questi numeri e percentuali – prosegue Caner –, ma abbandonarsi allo scoramento non serve. È molto più utile affrontare la realtà con pragmatismo, fissando due
obiettivi e rimarcando una consapevolezza: uscire dalla pandemia con la stessa determinazione che la nostra Regione ha messo in campo per sconfiggere il virus, accelerando sul fronte della più ampia e diffusa vaccinazione e nel contempo mettere in sicurezza le aziende della filiera turistica e le innumerevoli professioni ad essa collegate, evitandone la loro scomparsa attraverso una veloce e congrua assegnazione di ristori e indennizzi”.
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test salivari molecolari sono super efficaci come misura di sorveglianza e contenimento dell’infezione da Sars – CoV-2. Lo afferma l’“International Federation of Clinical Chemistry and Laboratory Medicine”, organizzazione mondiale che promuove l’eccellenza nella medicina di laboratorio per una migliore assistenza sanitaria a livello internazionale, che ha recentemente pubblicato lo studio “Saliva-based molecular testing for active control of sars-cov-2 infection”, effettuato dai ricercatori dell’Azienda Ospedaliera e dell’Università di Padova e coordinato dal prof Mario Plebani, Direttore del Dipartimento interaziendale di Medicina di Laboratorio. La ricerca ha coinvolto il personale dell’ateneo patavino lo scorso autunno. Dall’8 ottobre al 24 dicembre, 5579 dipendenti dell’Università di Padova hanno aderito al programma di sperimentazione, per un totale di 19.850 campioni salivari che sono stati valutati con tecnica molecolare per SARS-CoV-2.
I tamponi salivari funzionano Covid a scuola, tornano i test sugli alunni e “la quarantena in classe” a pag 38
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Gli specialisti veneti: necessaria una rete e politiche nazionali per l’obesità
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i ripropone, nelle classi dalla prima elementare in su, la possibilità di continuare l’attività didattica anche quando si evidenzia un caso di positività, se il tampone alla classe non individua altri casi: è la novità introdotta dalle “Linee di indirizzo per la gestione di casi Covid-19 all’interno delle scuole e dei servizi per l’infanzia” approvato dal Comitato Scientifico COVID-19 della Regione del Veneto l’8 febbraio scorso. Mentre fino alla settimana precedente, a fronte di un caso di positività in classe, scattava la sospensione dell’attività didattica in presenza, ora le cose cambiano quando si registra un caso di positività che riguardi un alunno. D’intesa tra Istituto e Servizio Igiene e Sanità Pubblica, e sull’elenco fornito dal referente Covid della scuola, i compagni di classe e gli insegnanti coinvolti vengono sottoposti a tampone di screening, che viene effettuato entro le 72 ore, e nel frattempo gli alunni e gli insegnanti sospendono l’attività didattica in presenza ed effettuano la Dad. Se il tampone di screening individua uno o più altri soggetti positivi, l’attività didattica viene sospesa e la classe viene sottoposta a quarantena, e poi a tampone ulteriore di verifica, di “re-testing”, dieci giorni dopo. Se invece il tampone di screening evidenzia la negatività di tutti i soggetti testati, la classe prosegue l’attività anche in presenza, secondo il programma dell’Istituto, rispettando le modalità di “quarantena in classe”, o più pro-
Tamponi in una scuola dell’Ulss 3 Serenissima
Si ripropone dalla primaria in su la possibilità di continuare l’attività didattica in classe anche quando si evidenzia un caso di positività, seguendo però rigorose procedure priamente di “sorveglianza stretta con frequenza scolastica”; questo regime si rispetta fino a che, dieci giorni dopo, tutti i soggetti sono sottoposti a secondo tampone, di re-testing, e si chiude nel caso in cui l’esito sia per tutti negativo. Si reintroduce quindi la possibilità che la classe prosegua la sua attività nella scuola. Questa attività, comunque, dovrà svolgersi con una serie di attenzioni e vincoli che costituiscono la cosiddetta “quarantena in classe”, tra cui il fatto che i ragazzi in questo periodo escono di casa solo per raggiungere la scuola, che vengono evitate in classe attività parti-
colarmente a rischio, quali il canto, e che si alza il livello del monitoraggio sul rispetto delle norme anti Covid-19 nella classe. Le nuove norme valgono anche nel caso in cui a risultare positivo sia stato un insegnante, il quale però abbia compiuto un numero di ore superiori alle 4 nella classe. Per le classi delle scuole dell’infanzia, invece, la quarantena scatta come sempre in automatico: si tratta di bambini più piccoli, che non utilizzano le mascherine, e per cui le linee guida prevedono un’attenzione e una cautela più elevate.
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Covid a scuola, tornano i test sugli alunni e “la quarantena in classe”
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a ricerca ha coinvolto il personale dell’ateneo patavino lo scorso autunno. Dall’8 ottobre al 24 dicembre, 5579 dipendenti dell’Università di Padova hanno aderito al programma di sperimentazione, per un totale di 19.850 campioni salivari che sono stati valutati con tecnica molecolare per SARS-CoV-2. Meno del 4% dei partecipanti ha abbandonato il programma dopo la prima raccolta della saliva: i restanti 5350 dipendenti hanno ripetuto il test della saliva da un minimo di 3 a un massimo di 5 volte. La saliva è stata auto-raccolta Il Prof. Mario Plebani da ogni dipendente tramite il dispositivo Salivette: una provetta che contiene un batuffolo di cotone che viene masticato per almeno un minuto prima di far colazione. Nei vari Dipartimenti universitari sono stati dislocati otto punti di raccolta dei campioni che, una volta al giorno, sono stati trasportati in laboratorio per l’esame molecolare. Nel periodo di studio, tra tutti i campioni analizzati 62 sono risultati positivi: lo 0,31%. I dipendenti con risultati positivi alla saliva sono stati quindi sottoposti entro 24 ore al tampone naso-faringeo, con un esito sorprendente ai fini della ricerca: i test hanno avuto una concordanza nel 98% dei casi. Non solo: il test ha permesso di identificare ed isolare anche coloro che sono venuti a contatto con i positivi. “Entro 24 ore dal risultato positivo, è stato attivato il tracciamento dei contatti per dipendenti e studenti che frequentano lo stesso ambiente di lavoro – spiega il prof. Mario Plebani -. Questa strategia ha permesso di identificare Pubblicati i risultati altri tre dipendenti positivi, che sono dello studio stati immediatamente isolati, impedendo così lo svilupparsi di focolai coordinato dal all’interno dell’Università”. Professor Mario Si è poi proceduto a calcolare l’incidenza settimanale dell’infezione Plebani da SARS-CoV-2 tra i dipendenti che hanno partecipato al programma di sorveglianza, per poi confrontarla con i risultati ottenuti dai programmi di sorveglianza della Regione Veneto e della popolazione padovana. L’incidenza complessiva tra i dipendenti universitari è risultata significativamente inferiore a quella dei dipendenti non sottoposti a sorveglianza (1,8% in confronto 6,1%) e ancora minore a quella della popolazione complessiva. “Lo studio ha dimostrato come la saliva auto-raccolta permetta di superare alcune difficoltà legate alla raccolta più invasiva di campioni nasofaringei, mantenendo comunque l’accuratezza della diagnosi - conclude il Professor Plebani - Il programma basato sull’auto-raccolta di campioni salivari e test molecolare, infatti, si è rivelato uno strumento affidabile, ben accettato ed efficace per la diagnosi precoce della SARS-CoV-2 in soggetti asintomatici, che, assieme all’ immediato tracciamento e contenimento dei contatti, ha evitato un’ulteriore diffusione di virus nella comunità, creando così un’isola protetta”.
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Dr. Dimitrios Kontothanassis Specialista in Chirurgia Generale e Vascolare Consigliere Nazionale Società Diagnostica Vascolare Presidente dell’Istituto Flebologico Italiano Via Niccolò Tommaseo, 50 - 35131 - Padova (Italy) segreteria@istitutoflebologico.it - www.istitutoflebologico.it Tel.: +39 049 2271355
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Prevenzione e cura della malattia
Gli specialisti veneti: necessaria una rete e politiche nazionali per il trattamento dell’obesità
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arte dal Veneto il grido d’allarme degli specialisti che, in occasione della Giornata Mondiale dell’Obesità, il 4 marzo, ribadiscono la necessità di fare rete, di promuovere e sostenere politiche nazionali di prevenzione e cura. L’obesità è una malattia cronica la cui genesi può essere determinata da una pluralità di fattori – che può causare, esacerbare e accelerare la comparsa di numerosissime complicanze, tra cui il diabete mellito tipo 2, malattie cardiovascolari, disturbi respiratori, problemi muscolo-scheletrici, alcuni tumori, riducendo significativamente la spettanza di vita. Inoltre, con la pandemia di Covid - 19, è stata individuata l’obesità come uno dei più importanti fattori di rischio per un decorso più grave della malattia da Sars-CoV-2, probabilmente inferiore solo all’età. Una correlazione che può essere spiegata dalla presenza nei soggetti con obesità di una serie di fattori predisponenti alle infezioni virali, soprattutto respiratorie. In Italia più di un terzo della popolazione adulta è in sovrap-
peso, mentre circa 1 persona su 10 è affetta da obesità. In Veneto il 10,5 per cento della popolazione adulta soffre di obesità, e circa 430.000 cittadini sono affetti da gravi problemi correlati all’eccesso ponderale con disabilità cronica. Sia a livello europeo che italiano, il riconoscimento del rischio aggiuntivo portato dall’obesità nell’epidemia Covid- 19, sta portando ad inserire i pazienti con obesità grave nelle categorie di cittadini cui è consigliato dare priorità alla vaccinazione. Già dal 2016 è stata istituita dalla Regione la Rete Obesità del Veneto (RObV), un modello di rete assistenziale per il trattamento integrato dell’obesità con unità presenti in ogni singola azienda sanitaria regionale. Al Centro Regionale Specializzato per lo Studio e il Trattamento Integrato dell’Obesità (CeSTIO) dell’azienda ospedaliera e dell’Università di Padova è stata attribuita la funzione di coordinamento dell’intera rete regionale. L’attività della rete è stata organizzata predisponendo adeguati Percorsi
Diagnostici Terapeutici Assistenziali (PDTA) per il trattamento integrato dell’obesità nel paziente adulto, per la prevenzione e il trattamento dell’obesità in gravidanza e per il trattamento integrato dell’obesità pediatrica. Sono in corso di costruzione specifici percorsi per la diagnosi e la cura delle obesità genetiche e delle forme rare di obesità e diabete. “La Rete Obesità del Veneto non solo rappresenta un modello ed una realtà organizzativa unica in Italia ed In Europa – afferma il professor Roberto Vettor, direttore della Clinica Medica III Azienda Ospedale/Università di Padova -. ma costituisce anche una spinta innovativa all’implementazione di simili modelli organizzativi di altre specifiche reti cliniche in cui la presenza e il coinvolgimento di tutte le professionalità che concorrono al percorso assistenziale, la puntuale attenzione alle implicazioni sociali, culturali ed economiche rappresentano i determinanti del successo. Nel campo del trattamento dell’obesità, dove si offrono spesso fantasiosi e talvolta pericolosi percorsi paralleli
E’ quanto emerso da un incontro organizzato in occasione della Giornata Mondiale dello scorso 4 marzo dalla Rete Obesità del Veneto su protocolli di cura, normativa e relazione Obesità-Covid - 19 alle evidenze scientifiche, l’organizzazione Rete Obesità del Veneto costituisce la risposta organica alla frammentazione della cura, al trattamento inappropriato e alla deviazione dalle linee guida, proponendo una gestione integrata della malattia”. La Giornata mondiale dell’Obesità
diventa quindi occasione per richiamare l’attenzione delle altre regioni d’Italia e di tutto il Paese sulla necessità che si riconosca, di fatto, dignità di malattia cronica all’obesità e si adottino politiche nazionali di prevenzione e cura commisurate alla gravità della malattia.
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l mese di marzo è, come tutti sanno, il mese dedicato alla Donna. Da diversi anni a questa parte SE.FA.MO. e C.D.V. CENTRO DIAGNOSTICO VENETO dal 1 al 31 marzo, propongono un pacchetto di esami dedicati alla diagnosi al femminile. Anche l’anno scorso il pacchetto era stato predisposto, ma il lock-down ne aveva mortificato l’iniziativa. Quest’anno, pur rimanendo in un momento critico a causa del coronavirus, la mobilità risulta superiore, così come la possibilità di eseguire analisi cliniche in piena autonomia. Il Gruppo Salute, composto da SE.FA. MO, C.D.V. CENTRO DIAGNOSTICO VENETO e CEMES, da sempre attento alla salute delle Vicentine e a tutte le donne della provincia, propone il CHECK-UP donna, rivolto alle donne di tutte le età, per avere un quadro generale di salute ad un prezzo SPECIALE. I prelievi si potranno eseguire presso le sedi di SE.FA.MO. di Vicenza, di Creazzo e Cavazzale, e nella sede del C.D.V. di Caldogno. Il pacchetto comprende i seguenti esami: AST, ALT, emocromo con formula e piastrine, TSH, colesterolo
totale e HDL, calcio totale, Vitamina D, creatinina, glicemia, ferro. Ovviamente si potranno integrare questi esami con altri, a scelta del paziente o del medico. Ricordiamo che è necessario essere a digiuno. Le prenotazioni potranno avvenire per telefono, mediante il sito oppure mediante l’ app per cellulare per SE.FA.MO. mentre per il C.D.V. CENTRO DIAGNOSTICO VENETO mediante prenotazione telefonica o mezzo mail. Sempre nel mese di Marzo abbiamo inoltre previsto per chi esegue il Check-up sconti anche su diagnostica senologica (visita, ecografia e mammografia con tomosintesi) e su Thin Prep e PAP test. Abbiamo attraversato un anno unico, per molti aspetti tragico e triste, ma se anche dalle avversità della vita è giusto trarre alcuni insegnamenti, allora il 2020 ci ha insegnato il valore della Salute; ci ha mostrato che stare bene va al di sopra di tanti altri valori che fino a un anno fa sembravano più al centro nella vita di ognuno di noi. Tutti noi sappiamo che non esiste solo il Covid, per il quale comunque
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Marzo all’insegna della prevenzione esami per la diagnosi al femminile
siamo in prima linea nella diagnosi, con tamponi rapidi, molecolari (RTPCR), e diagnosi sierologica quantitativa (IgG) per definire la copertura vaccinale o in seguito a malattia. Sappiamo che il resto delle patologie non sono scomparse, ma soprattutto non devono essere dimenticate. NOI, al fianco dei cittadini tutti, ed in special modo delle donne, ci siamo e ci saremo sempre.
C.D.V - Centro Diagnostico Veneto CALDOGNO (VI) - Tel. 0444 585577-585574 CAMISANO VICENTINO (VI) - Tel. 0444 611606 SE.FA.MO. Poliambulatorio e Laboratorio Analisi VICENZA - Tel. 0444 32033 CREAZZO (VI) - Tel. 0444 522748 CAVAZZALE (VI) - Tel. 0444 597889 CREAZZO (VI) - Tel. 0444 480077
Salute
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L’importanza della Medicina Fisica e Riabilitativa: una testimonianza dell’atleta Sara Ricciardi A fianco Sara Ricciardi e Michela Francia ai Campionati Mondiali di Ginnastica Artistica di Doha 2018
cellulare, il nostro scopo finale è permettere al paziente di recuperare la miglior qualità di vita possibile e di eliminare il dolore. L’Istituto Flebologico Italiano di Padova promuove per i mesi di marzo e aprile la SALUTE DELLA SCHIENA proponendo un check-up che prevede una Visita Fisiatrica e una valutazione posturale con baropodometria a 135 euro unitamente al quale potrete usufruire di una scontistica agevolata per i trattamenti di fisioterapia ed elettroterapia antalgica. Per informazioni contattare la segreteria al numero 049/2271355 e menzionare la promozione “La Piazza”. dova offre un servizio di riabilitazione completo: la nostra equipe di medici fisiatri e fisioterapisti predispone percorsi di riabilitazione fisica di eccellenza con l’obiettivo di aiutare i pazienti a recuperare o a migliorare le proprie funzioni motorie, diminuendo le sintomatologie dolorose. Attraverso la terapia manuale e l’ausilio di tecnologie come tecar, elettroterapia antalgica e biorisonanza
Dr. Dimitrios Kontothanassis Specialista in Chirurgia Generale e Vascolare Consigliere Nazionale Società Diagnostica Vascolare Presidente dell’Istituto Flebologico Italiano Via Niccolò Tommaseo, 50 - 35131 - Padova (Italy) segreteria@istitutoflebologico.it - www.istitutoflebologico.it Tel.: +39 049 2271355
Quante volte ci è capitato di sentir
che su numerosi pazienti “normopeso”,
cata quotidianamente combinata agli
una circonferenza addominale eccessi- motoria dire “Ho messo su la pancia” esercizi Quante volte ci è capitato di Laspecirconferenza addominale come l’attività ab-specifi checi i ideati livelli dal di Dott.Ivan trigliceridi e cialmente alla fi ne di periodi come va legata ad una o più patologie sopra Zangirolami volti ad migliorare il metail primo dei da consisentir dire “Hocimesso su ladi èsentir cata quotidianamente combinata agli Quante volte è capitato chefattori su numerosi pazienti bia “normopeso” un impatto, favorevole sul colesterolo. menzionate. questo dove ci si su è concessi ridurre ladal circonferenderare quando pancia” specialmente alla qualche nostro benessere e bolismo, sulle pa-possono una circonferenza addominale eccessidire “Ho messo la pancia” spe- in particolare esercizi specifi ci ideati Dott.Ivan Attività motoria unita ad una sgarro alimentare in di più? za addominale a regolare sia combinava aCome patologie come fine di periodi questo tologie che concorrono alla rieducazione altre articoli il legatagià ad spiegato una o piùin patologie sopra cialmente alla come fine periodi si come Zangirolami voltie aiutano ad migliorare il metaalimentare corla pressione che ridurre ipossono livelli di trigliceridi ipertensione, colesterolo, gli- sindrome dove ci sidove èperò concessi qualche qualche metabolica; comepossono nostro peso è composto da più elementi Spesso conoscono le conquesto cinon si èsiconcessi menzionate. bolismo, la circonferenretta preveniree e ricemia e trigliceridi colesterolo. sgarro in più? ricorda infatti.il L’attività mo- durre fraCome i qualialti. la spiegato massa magra; seguenze sulla salute di questo “difetto sgarroalimentare alimentare in più? za addominale e aiutano a regolare sia la sindrome metabolica già in altreaumentanarticoli toria corretta e regolare può do la massa magra, aumenta si il peso, estetico” , se così lo vogliamo chiamare, Attività motoria unita ad una rieducala pressione che i livelli di trigliceridi e Nella casistica è stata riche insieme alle patologie Spesso però non si conosconostro peso è composto da più elementi Spesso però non si conoscono le cona ridurre tessuto ma legati magra; alaiutare sovrappeso che sia ilzione se nonsulla affrontato all’inizio ad scontrata anche sui rischi numerosi alle quali si lega aumenta alimentare corretta possono pre- sicolesterolo. noche le conseguenze sulla fra inon quali la massa aumentanseguenze salute di saluquestoporta “difetto adiposo addominale.venire e ridurre “normopeso”, una aumenta gnifilaunita cativamente il rischio di di grasso viscerale opazienti addoriguarda esclusivamente un siaumento sindrome metabolica teun di eccesso questo estetico”, estetico” , se “difetto così lo vogliamo chiamare, do la massa magra, il peso, Attività motoria ad una rieducacirconferenza addominale contrarre patologie. della massa grassa. che spesso conducono la persoseminale così lo vogliamo chiamare, Per contrastare la sindrome che insieme alle patologie alle quali si ma non i rischi legati al sovrappeso che che se non affrontato all’inizio porta ad zione alimentare corretta possono prelegata ad unadimostrato o metabolica na sindrome metabolica. che se non affrontato all’ini- oeccessiva bisognalega interveaumenta signifi cativamente il riLe recenti statistiche E ampiamente l’attiriguarda esclusivamente uncome aumento un nella eccesso di grasso viscerale addovenire e ridurre la sindrome metabolica delle patologie sopra menziozio un eccesso dila più nire quindi principalmente schio disu contrarre patologie. pandemia hanno inoltre vità un impatto favorevole Ilporta grasso viscerale rappresenta un minale chead spesso conducono persodellamotoria massa abbia grassa. che insieme alle patologie alle quali si dinate. grasso viscerale o addomidue fattori: alimentazione e mostrato che sulE nostro benessere e sullecome patologie fattore rischio metabolica. importante in quanna nelladisindrome Le recenti statistiche dellepersone pandemia lega aumenta significativamente il ri-affetampiamente dimostrato l’attinale che spesso conducono motoria. Come in altrealla ar- attività metabolite dimostrato dapatologie. sindrome metabolica che concorrono to Ilriveste come cuore, fegato o già spiegato hanno che persone schio diinoltre contrarre vità motoria abbia unsindrome impatto favorevole grassoorgani viscerale rappresenta un lapancreas perso-na nella sindrome ticoli il nostro peso è compocontra-endo il Covid hanno Una modesta attività aeca; come ricorda infatti. L’attività motoria e crea nel corpo uno stato di affette da sindrome metabolica contrasul nostro benessere e sulle patologie fattore di rischio importante in quanLe recenti avuto statistiche delle pandemia metabolica. sto da più elementi fra i quali complicazioni più gravi robica praticata quotidiainfiriveste ammazione cronico corretta e regolare aiutaremetabolia ridurre endo hanno avuto che complicazioto organi come. cuore, fegato o che concorrono allapuò sindrome hannoil Covid inoltre dimostrato persone la massa magra; aumentando rispetto a chi non soffriva di Il pancreas grasso viscerale rapprenamente combinata agli sia il tessuto adiposo addominale . ni più gravi rispetto chi nonpatologia. soffriva di La circonferenza è il massa prica; come ricorda infatti. L’attività motoria e crea neladdominale corpo uno stato di affette da sindrome contramagra, aumenta si esercizi questaametabolica silente senta unfattori fattore di .rischio inlapartiideati dal questa silentehanno patologia. Per contrastare lapuò sindrome mo dei da considerare corretta e regolare aiutaremetabolia specifici ridurre infiammazione cronico endo il Covid avuto complicazioil peso, ma non i rischi legati importante in quanto riveste Dott. Ivan. Zangirolami volti Metodo Zangirolami: non ca intervenire quindi principalcolare quando si combina a patologie sia bisogna il tessuto adiposo addominale nonsoffriva solo un ni Metodo più gravi Zangirolami: rispetto a chi non di sovrappeso che riguarda La circonferenza addominale organi come cuore, fegato èalil pria migliorare il metabolismo, solo un metodo di dimagricome colesterolo, glicemente su due fattori : alimentazione e un aumento metodo di dimagrimento un effi- allequesta silente patologia. deiipertensione, fattori da considerare partiPer contrastare la sindrome metabolio mo pancreas e crea nel corpo inesclusivamente possono ridurre la circonfemento ma unma efficace motoria. mia e trigliceridi alti. della massaattività alleato perper il nostro benessere cagrassa. bisogna intervenire renza quindi addominale principalcolare quando combina a patologie uno stato di infisi ammazione Metodo Zangirolami: non solo un ecace aiutano ato il nostro benessere Una modesta attività aerobica Nellaipertensione, casistica è stata riscontrata anquotidiano. mente su due fattori : aalimentazione come colesterolo, cronico. Ègliceampiamente dimostrato regolarepratisiae la pressione quotidiano. ma un effimetodo di dimagrimento mia e trigliceridi alti.
Nella casistica è stata riscontrata an-
attività motoria.
Una modesta attività aerobica prati-
cace alleato per il nostro benessere quotidiano.
Trento, Bolzano, Verona, Brescia, Carpi Trento, Bolzano, Verona, Brescia, Carpi
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“Ho messo su pancia”: saper riconoscere “Ho messo su pancia”: saper riconoscere quando il grasso addominale diventa patologia quando il grasso addominale diventa patologia
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sici. Grazie a questi trattamenti sono riuscita a gareggiare con il programma completo sia nel Campionato di Serie A1, sia nei Campionati Italiani Assoluti. Incrocio le dita e spero di tornare in forma al 100 euro per poter prendere parte alla selezione per le Universiadi che si terranno in Cina nel 2021. Con riconoscenza e stima Sara Ricciardi e Michela Francia” Questa è la testimonianza di Sara Ricciardi, che vanta risultati sportivi di prestigio nella sua specialità: nel 2017 ha vinto il titolo di Campionessa Italiana Senior 2, nel 2018 ha conquistato il 3° gradino ai Campionati Assoluti di Riccione, nel 2018 a Doha si è classificata come 26° ginnasta a livello mondiale e nel 2019 si è riconfermata Campionessa Italiana Senior 2. Condividiamo con voi la lettera emozionante che Sara ha voluto scrivere, poiché come lei vediamo la nostra attività come una missione e mettiamo massimo impegno nel seguire i nostri utenti a livello riabilitativo anche per chi pratica sport ai massimi livelli. Seguiamo costantemente Sara a livello fisioterapico e la sosteniamo con passione. L’Istituto Flebologico Italiano di Pa-
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ara Ricciardi, atleta di fama mondiale nella ginnastica artistica, testimone dell’efficacia delle terapie antalgiche e di recupero funzionale. “Ciao sono Sara Ricciardi, ho 24 anni. Da quindici anni pratico la mia amata ginnastica artistica e faccio parte del Team Italia nel progetto R.O.G. Dopo aver partecipato ai Mondiali di Doha (Qatar) nel 2018 ho avuto una serie di problemi fisici, che hanno rallentato fortemente il mio percorso tecnico. Tramite la mia allenatrice Michela Francia (responsabile del settore agonistico del club Corpo Libero Gymnastics Team e Polo Tecnico Federale di Padova) ho avuto la fortuna di conoscere il Dr. Dimitrios Kontothanassis, direttore dell’Istituto Flebologico Italiano di Padova, che mi ha presa in cura permettendomi di proseguire con più serenità gli allenamenti. Per un’atleta di alto livello, appassionata e con grandi ambizioni, l’impossibilità di seguire gli allenamenti in maniera completa è devastante a livello psicologico. Per questo siamo grate allo staff dell’Istituto Flebologico Italiano di Padova e al Dott. Kontothanassis per l’opportunità data di entrare in un progetto di studio il quale mi ha portata grandi miglioramenti fi-
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La detrazione del 110% è estesa alla spese sostenute fino al 30 giugno 2022. Ulteriori sei mesi per i lavori condominiali se, a quella data, è stato realizzato almeno il 60% dell’intervento complessivo L’applicazione della detrazione del 110% è prorogata per le spese sostenute fino al 30 giugno 2022 (il precedente termine era il 31 dicembre 2021), in relazione a lavori di efficienza energetica e a lavori antisismici. Nel primo gruppo rientrano gli interventi di isolamento termico sugli involucri (“cappotto termico”) riguardanti più del 25% della superficie dell’edificio o dell’unità immobiliare situata in edifici plurifamiliari funzionalmente indipendente e con uno o più accessi autonomi dall’esterno, nonché la sostituzione degli impianti di climatizzazione invernale su parti comuni, edifici unifamiliari o unità di edifici plurifamiliari funzionalmente indipendenti e
con accesso autonomo dall’esterno. Per quanto concerne il concetto di “funzionalmente indipendente”, le norme ora approvate chiariscono che un immobile si considera tale quando è dotato di almeno tre delle seguenti installazioni o manufatti di proprietà esclusiva: impianti per l’approvvigionamento idrico; impianti per il gas; impianti per l’energia elettrica; impianto di climatizzazione invernale. La detrazione deve essere ripartita tra gli aventi diritto in cinque quote annuali di pari importo, per le spese sostenute fino al 31 dicembre 2021, e in quattro quote annuali di pari importo, per la parte di spesa sostenuta nel 2022. Invece, per gli Istituti autonomi case popolari (Iacp) e gli altri enti aventi le medesime finalità sociali, l’agevolazione è prorogata - dal precedente termine del 30 giugno 2022 - fino al 31 dicembre 2022, con ripartizione in quattro quote annuali di pari importo della parte di spesa sostenuta a partire dal 1° luglio 2022. È previsto, in caso di stato avanzato dei lavori, ossia almeno il 60% dell’intervento complessivo, un pro-
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lungamento della maxi detrazione per altri sei mesi. In particolare: per gli interventi effettuati dai condomìni per i quali al 30 giugno 2022 viene raggiunta quella percentuale, il bonus del 110% spetta anche per le spese sostenute fino al 31 dicembre 2022 per gli interventi effettuati dagli Iacp per i quali al 31 dicembre 2022 viene raggiunta quella percentuale, il bonus del 110% spetta anche per le spese sostenute fino al 30 giugno 2023. In ogni caso, l’efficacia delle proroghe è subordinata alla definitiva approvazione da parte del Consiglio dell’UE.
Fonte: Agenzia delle Entrate – Fisco Oggi
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ECOBONUS 2020/2021
GUIDA AL SUPERBONUS
Ampliamento dell’ambito applicativo Più di una modifica, estende l’ambito applicativo, soggettivo e oggettivo, della disciplina del Superbonus. Queste le nuove fattispecie ammesse: persone fisiche, al di fuori dell’esercizio di attività •di leimpresa, arte o professione, con riferimento agli
interventi su edifici composti da due a quattro unità immobiliari distintamente accatastate, anche se posseduti da un unico proprietario o in comproprietà da più persone fisiche. In pratica, può fruire della detrazione del 110% anche l’unico proprietario di un edificio composto da 2-4 unità immobiliari gli interventi per la coibentazione del tetto, senza limitare il concetto di superficie disperdente al solo locale sottotetto eventualmente esistente gli edifici privi di attestato di prestazione energetica (Ape) perché sprovvisti di copertura, di uno o più muri perimetrali, o di entrambi (in genere, gli edifici collabenti appartenenti alla categoria catastale F2), purché, al termine degli interventi, che devono comprendere anche quelli di isolamento termico sugli involucri, anche in caso di demolizione e ricostruzione o di ricostruzione su sedime esistente, raggiungano una classe energetica in fascia A
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i lavori finalizzati all’eliminazione delle barriere •architettoniche (articolo 16-bis, comma 1, lettera
e, Tuir), anche qualora siano effettuati in favore di persone ultrasessantacinquenni. Questi interventi sono ammessi alla detrazione del 110% se realizzati congiuntamente a uno o più di quelli trainanti, cioè cappotto termico, sostituzione di impianti di climatizzazione invernale, misure antisismiche gli interventi di ricostruzione riguardanti i fabbricati danneggiati in tutti i comuni interessati da eventi sismici avvenuti dopo il 2008 dove sia stato dichiarato lo stato d’emergenza. In tali ipotesi, i limiti delle spese sostenute fino al 30 giugno 2022 ammesse all’ecobonus e al sismabonus sono aumentati del 50% (prima, la maggiorazione era prevista per i soli comuni del Centro Italia colpiti dal sisma del 2016 e quelli dell’Abruzzo colpiti dal sisma del 2009). È inoltre specificato che, nei comuni dei territori colpiti da eventi sismici verificatisi a far data dal 1° aprile 2009 dove sia stato dichiarato lo stato d’emergenza, il Superbonus per gli interventi antisismici spettano per l’importo eccedente il contributo previsto per la ricostruzione l’installazione di impianti solari fotovoltaici su strutture pertinenziali agli edifici, ad esempio il garage (la norma originaria premiava soltanto quella su edifici). Per la spesa sostenuta nel 2022, la detrazione deve essere ripartita in quattro quote annuali di pari importo.
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Le alternative alla fruizione della detrazione Anche per le spese sostenute nel 2022, come già previsto per gli anni 2020 e 2021 (articolo 121, Dl n. 34/2020), si potrà optare, in luogo dell’utilizzo diretto della detrazione del 110%, per: • un contributo sotto forma di sconto sul corrispettivo dovuto, fino a un importo massimo pari al corrispettivo stesso, anticipato dai fornitori che hanno effettuato gli interventi, e da questi ultimi recuperato sotto forma di credito d’imposta, pari alla detrazione spettante, con facoltà di successiva cessione ad altri soggetti, compresi istituti di credito e altri intermediari finanziari • la cessione di un credito d’imposta di pari ammontare, con facoltà di successiva cessione ad altri soggetti, compresi istituti di credito e altri intermediari finanziari. Fonte: Agenzia delle Entrate – Fisco Oggi
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A tavola
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Proposte per una cucina biologica, integrale, vegetariana, in sintonia con la natura Consomme’ di piselli
Rombi di amaranto e miglio
Ingredienti: 500 g di piselli secchi - 1 cipolla - 1 spicchio d’aglio - 1 pizzico di: zenzero, maggiorana, peperoncino, prezzemolo - 1 C di panna di soia (facoltativo).
Ingredienti: 100 g di amaranto - 100 g di miglio - 1 cipolla - 1spicchio d’aglio - 1 bustina di zafferano - 1 pizzico di: origano, peperoncino, curry - 1 broccoletto - 1 C di parmigiano e gomasio - 2 C d’olio.
Dolce all’amaranto Ingredienti: 1 L d’acqua - 300 g di amaranto - 1 bastoncino di vaniglia - 1 C di cannella - 100 g di miele - 100 g di uvetta - 3 uova - 60 g di mandorle - 70 g di succo d’arancia - olio per ungere la teglia.
Carmen Bellin Educatore Alimentare dell’Associazione Culturale La Biolca di Padova: tiene corsi e conferenze su alimentazione e cucina, collabora al mensile Biolcalenda, ha pubblicato Metti una sera a cena libro di ricette e consigli utili per una cucina in armonia con i ritmi della natura. LA BIOLCA · www.labiolca.it info@labiolca.it · tel. 049 9101155
Preparazione: tritare la cipolla e l’aglio, metterli in una pentola oliata e capiente. Unire i piselli, aggiungere un litro di brodo vegetale e concludere la cottura. Aggiustare di sale. Frullare con il frullatore ad immersione, aggiungere le erbe aromatiche, il prezzemolo ben tritato ed eventualmente la panna di soia.
Preparazione: lavare e mettere a cuocere i due cereali assieme (hanno lo stesso tempo di cottura). A parte cuocere il broccoletto a vapore e successivamente passarlo con un filo d’olio e l’aglio. Condire i cereali con un filo d’olio, lo zafferano, il curry, il peperoncino, l’origano, la cipolla tagliata fine e una parte del broccoletto. In una teglia da forno oliata spalmare la metà dei cereali, una parte del broccoletto, il restante impasto di cereali, cospargere di parmigiano e gomasio mescolati assieme e gratinare in forno per 15-20 minuti. Lasciare rapprendere 5-10 m. in modo da poter tagliare bene i rombi.
Preparazione: cuocere l’amaranto con l’acqua, il sale e la stecca di vaniglia per 30 minuti a fiamma bassa e lasciarlo raffreddare. Unirvi la buccia di limone grattugiata, i tuorli d’uovo, il miele, l’uvetta, la cannella, il succo d’arancia, una parte delle mandorle tritate (circa 40 grammi) e gli albumi montati a neve. Amalgamare bene tutti gli ingredienti. Ungere una tortiera d’olio, versarvi l’impasto, livellare bene con un cucchiaio di legno, guarnire con le restanti mandorle e infornare per circa 40 minuti a 200°.
Note
La quantità degli ingredienti si riferisce a un menù tipo per 4 persone. Abbreviazioni usate: C = cucchiaio · c = cucchiaino g = grammo · kg = chilogrammo L = litro · dl = decilitro olio (quando non è specificato altro) = olio extra vergine di oliva q.b. = quanto basta.
Un mondo di salute a due passi da voi Cure senza soggiorno Non lontano da casa, potrete usufruire con impegnativa ASL del ciclo di trattamenti a voi prescritto nel nostro stabilimento termale interno, che si tratti di aerosol, docce nasali, falgobalneoterapia o bagni in acqua salsobromoiodica. La vostra salute ne beneficerà: seduta dopo seduta, vi sentirete sempre più vitali, pronti ad affrontare la quotidianità con spirito rinvigorito.
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Oroscopo
Ariete La vostra insicurezza non vi impedisce di prendere le necessarie decisioni e di agire di conseguenza. Anzi saprete costruirvi un tempo di grande serenità, di cui beneficiare finché dura
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Marzo
Bilancia E’ un periodo favorevole che consente di essere sicuri di voi stessi e di puntare sempre al massimo risultato. Siate coraggiosi e osate almeno un po’. Vi stupirete di voi stessi
Toro Una grande riserva di energie e di passione possono determinare un inizio del mese movimentato. Una volta incanalate nella giusta direzione le risorse, sarà più semplice ritrovare il proverbiale equilibrio
Scorpione
Marzo, nuova energia e creatività
Siete sostenuti da affetti e amicizie che vi danno la forza per affrontare le vostre prove con sicurezza e determinazione. Non siete soli e questa consapevolezza vi rende dinamici e intraprendenti
Gemelli
Sagittario
Avete bisogno di tempo per riflettere, soprattutto sulla qualità di alcuni progetti che avete intrapreso in tempi recenti. Nutrite dubbi e non ne siete del tutto convinti. Volete vederci chiaro
Ottimismo e voglia di fare vi animano. Avete una carica che si percepisce inarrestabile. Sarà la vostra energia a consentirvi di realizzare i vostri progetti
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Cancro
Capricorno
E’ ancora tempo di tenere duro prima di poter raccogliere i frutti dei sacrifici fatti. Non scoraggiatevi proprio ora, i tempi migliori stanno per arrivare
Volete proprio farcela nel raggiungere il vostro intento e procedete, testardi, verso la meta. Andrà tutto come volete ma imponetevi un po’ più di serenità
Leone
Acquario
Continua il vostro periodo creativo e all’insegna del dinamismo. State crescendo e migliorando voi stessi. Si apre una stagione di grandi traguardi. Non resterete delusi
Saranno nuovi scenari e nuovi incontri a motivarvi in questa fase di stanchezza. Non demordete e lasciatevi coinvolgere dagli eventi. Un po’ di aria nuova è ciò che fa al caso vostro
Vergine
Pesci
La fortuna vi assiste e ne siete consapevoli. Fate attenzione a non contare solo sulla buona sorte che, dall’oggi al domani, potrebbe voltarvi le spalle. Avete tanti talenti, puntate su quelli
Non siete soli nelle vostre battaglie anche se a volte la sensazione di trovarvi tutti contro potrebbe demotivarvi. Andate avanti convinti per la vostra strada, troverete sostegno e appoggi
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