L'inganno della meritocrazia

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L’INGANNO DELLA MERITOCRAZIA

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L’inganno della meritocrazia. Ovvero: è un merito fare bene il proprio lavoro? Sommario 1. La discussione 2. Il post di apertura 3. Il tema 4. I temi emersi 5. Le idee forti da cui ripartire 6. Una riflessione conclusiva 7. I link

Sintesi a cura di Gianni Marconato


Oltre la meritocrazia

La discussione La discussione si è svolta nel periodo 7 – 15 luglio 2012 http://www.lascuolachefunziona.it/forum/topics/2034217:Topic:106159 Gli interventi sono stati 320 Le visualizzazioni sono state 3516 La discussione è iniziata con un post di apertura di Gianni Marconato ed è proseguita con gli interventi di 27 membri, qui di seguito elencati Silvio Barbata Daniela Bertocchi Barbara Bertolini Cinzia Bocchi Monica Boccoli Rosa Tiziana Bruno Nicola Cataruozzolo Antonio Fini Maria Caterina Galati Paolo Gallicci Piero Gaudenzi Gabriella Labartino Antonio Maiolino Gianni Marconato Maria Rosaria Mazzella Cristina Menzio M. Antonella Perrotta Caterina Pagliasso Maria Serena Peterlin Roberta Reginato Maria Luigia Scaldaferri Paolo Silveri Daniela Storti Carmela Tetta Alfredo Tifi Antonio Vigilante

Il post di aper tura L’idea che si migliora la scuola trasformandola in una corsa ad ostacoli è letale (A. Asor Rosa) Si riprende a parlare di meritocrazia “grazie” alle intenzioni del ministro Profumo di mettere meritoriamente, mano alle condizioni in cui versa la scuola italiana. Meritocrazia: premiare i migliori. Detta così, difficile non essere d’accordo. Chi mai vorrebbe premiare i peggiori? Ma siamo certi che non ci siano delle trappole in questo modo di proporre il merito come criterio per riqualificare la nostra scuola?

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Di Gianni Marconato

Una scuola concepita e strutturata per promuovere le eccellenze è profondamente diversa da quella che vuole promuovere opportunità. Per la meritocrazia, il motore della scuola è rappresentato dal valore economico degli apprendimenti (non a caso si parla di “capitale umano”) ed ogni forma di valutazione è basata su criteri economicistici; per la promozione delle opportunità per tutti si è guidati dal valore individuale e collettivo degli apprendimenti e la valutazione si basa sul grado di inclusione e di partecipazione che gli apprendimenti generano. Una scuola finalizzata alla crescita economica di una nazione contro una scuola finalizzata alla crescita personale, culturale, sociale delle persone. Ecco cosa è in gioco. Nella logica della meritocratica, il “merito” non è un valore naturale, universale (come “giustizia”, “amore”, “benessere”, per fare degli esempi) ma una vera e propria ideologia che: • privilegia la dotazione inziale degli individui offrendo opportunità a chi le ha già, più che offrire opportunità autentiche a chi ne ha già poche o non ne ha affatto, • privilegia la visione di intelligenza come capacità di fare propri i valori e la cultura dominante, piuttosto che favorire il pensiero autonomo; una visione omologante più che di valorizzazione delle differenze, • premia la produttività e la riproduttività del pensiero più che la sua generatività e creatività, • svaluta, mistificandolo, il concetto di uguaglianza, • premia una caratteristica delle persone frutto delle condizioni socio-economiche in cui crescono (l'intelligenza), piuttosto che lo sforzo che queste fanno per migliorare. Ad una ideologia è giusto opporre una diversa ideologia. Fatte le premesse, iniziamo con alcune citazioni/conclusioni (che saranno documentate). La meritocrazia è l’esatta antitesi della democrazia. Meritocrazia è una parola densa di implicazioni sociali, una parola che traccia un discrimine e impone di scegliere da che parte stare, senza giocare sulle ambiguità, senza camminare sul filo dei mille significati possibili laddove ce ne sono in realtà ben pochi, chiari, coerenti, connotati ideologicamente e perfettamente riconoscibili. Come spesso accade, questo slittamento [dal significato negativo attribuito da chi ha creato il termine a chi lo sta usando ora, ndr] è il risultato di una combinazione tra letture superficiali e stravolgimenti pianificati. Per ragionare fruttuosamente sul tema dobbiamo affrontare almeno due temi: 1. Come nasce il concetto di “meritocrazia” e come si impone nel dibattito italiano? 2. Ammesso che la prospettiva meritocratica sia auspicabile (e secondo me non lo è), è davvero possibile rendere operativi nel contesto italiano e della scuola italiana, i principi della meritocrazia?

Tema 1: Come nasce il contesto di “meritocrazia” e come si impone nel dibattito italiano? Nel contesto italiano, l’idea di una scuola meritocratica si impone attraverso un libro di R. Abranavel (Meritocrazia. Quattro proposte concrete per valorizzare il talento e rendere il nostro paese più ricco e più giusto - Garzanti 2008). ) che riprende, capovolgendo e piegandolo ai suoi scopi, il pensiero di quello che lui chiama il suo ispiratore, Micheal Young. Abravenel non commette degli errori nel riferirsi a Young (è una persona tutt’altro che sprovveduta e non informata), ma li usa (e li abusa) per proporre una nuova ideologia. Partiamo, quindi, dalle origini. In un suo bel articolo, Mauro Boarelli ci fa sapere che il concetto è stato creato nel 1958 dall’inglese Micheal Young e sviluppato nel libro The Rise of Meritocracy 1870-2033 (L’avvento della meritocrazia, tradotto in italiano nel 1962 dalle edizioni di Comunità di Adriano Olivetti). L’essenza del ragionamento di Young (che è contro la meritocrazia ed è proprio per rilevarne ed evidenziarne i presupposti e le implicazioni che scrive il libro) è rinvenibile in alcuni passaggi significativi di seguito citati e che non possono essere ignorati da chi vuole usare consapevolmente questo concetto:

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Oltre la meritocrazia

… L’ordine meritocratico è fondato sulla crescita economica: “La capacità di aumentare la produzione, direttamente o indirettamente, si chiama ‘intelligenza’ …. …. Gli uomini (…) si distinguono non per l’eguaglianza, ma per l’ineguaglianza delle loro doti. (…) A che pro abolire le ineguaglianze nell’istruzione se non per rivelare e rendere più spiccate le ineluttabili ineguaglianze della natura? …. L’assioma del pensiero moderno è che gli individui sono ineguali: e da esso discende il precetto morale che si debba dare a ciascuno una posizione nella vita proporzionata alla sua capacità L’intelligenza che viene incoraggiata è un’intelligenza utilitaristica, (premiare le eccellenze…!?) pratica, misurabile, e questa misurazione riproduce l’organizzazione e le gerarchie del modello industriale (Silvio Baratta). Da notare che (da Boarelli) … poco prima di morire, Young affidò alle pagine di un giornale inglese una caustica lettera aperta a Tony Blair in cui accusava il leader laburista di averlo messo al centro dei suoi discorsi pubblici senza comprenderne i pericoli, e lo invitava a smettere di usarlo a sproposito (Down with Meritocracy, in “The Guardian”, 29 giugno 2001). Inutile dire che non fu ascoltato. Il progressivo capovolgimento di senso della parola da lui inventata è stato inarrestabile. Le mistificatorie posizioni di Abravanel ne sono l’interpretazione meglio riuscita. Ritorniamo, a questo punto della storia, al nostro meritocrtate (Abranavel). Sempre Boarelli ci fa notare che .. “Il libro [vedi sopra] è interessante non tanto per la riflessione teorica (quasi inesistente) né per le proposte (davvero deboli), ma perché presenta una efficace sintesi di tutte le argomentazioni dei sostenitori del modello meritocratico. In aggiunta: “Abravenel capovolge completamente le tesi del sociologo inglese, e le trasforma nel primo manifesto dell’ideologia meritocratica. La selezione precoce in ambito scolastico fondata sulla misurazione – tra gli obiettivi principali della polemica di Young – diventa uno dei fondamenti positivi del nuovo modello sociale. …… non si interroga sul fatto che la valutazione possiede una dimensione sociale e – di conseguenza – non è neutrale, ….. Aggira il problema liquidando in poche righe – con lo stile apodittico che caratterizza il libro – l’intero patrimonio della riflessione pedagogica internazionale a favore di teorie pseudoscientifiche riassunte con approssimazione e delle quali non cita quasi mai la fonte, per indirizzarsi con sicurezza verso una conclusione estremamente chiara (e cinica) dal punto di vista ideologico” Queste considerazioni per dire (con Boarelli) che “…. in fondo è questo il succo del ragionamento dei “meritocratici”: la crescita economica come unico metro di giudizio (senza alcun interrogativo sulle componenti immateriali di tale crescita e sulla necessità di altri parametri di valutazione del benessere sociale), e il premio economico alla classe dirigente, ovvero ai depositari del merito. Il collante è, inevitabilmente, il mercato: “La società meritocratica è profondamente basata sugli incentivi per gli individui a competere, che sono l’essenza del libero mercato” La mistificazione del concetto sta tutta nella definizione di Abranavel: la meritocrazia è un sistema che promuove l’eccellenza indipendentemente dalla provenienza di un individuo. Cosa vera solo in astratto, non di certo nella situazione italiana.

Tema 2: è davvero possibile rendere operativi nel contesto italiano e della scuola italiana, i principi della meritocrazia? Dati economici e sociologici ci dicono, in modo inequivocabile, che il nostro sistema educativo è iniquo: tra nord e sud, tra ricchi e poveri. L’Italia è il Paese più ineguale ed ingiusto dopo gli USA e la GB ma, rispetto a questi due, anche con più bassa mobilità sociale.Come dire che da noi la forbice tra chi ha molto e chi ha poco è larga ma ci sono anche poche possibilità per chi sta ai margini di migliorare la propria posizione. I problemi della scuola sono, quindi, la sua iniquità ed il suo discriminare. Se non si compensa la diseguaglianza sociale e non si promuove l’eccellenza, la scuola sarà sempre iniqua. Con queste premesse, parlare di approccio meritocratico per risollevare le sorti della scuola italiana è fuori luogo: la meritocrazia, anche se fosse un approccio auspicabile (e non lo è), non è realisticamente agibile nelle condizioni della società e della scuola italiana.

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Parlare di meritocrazia è, quindi, un’operazione doppiamente subdola: lo è dal punto di vista concettuale e dei valori sottostanti e da quello pratico, della possibilità di essere reso operativo. Incidentalmente, ma non troppo, vorremmo far notare che le affermazioni dei primi tre paragrafi di questo secondo tema sono state prese da un intervento dello stesso Abranavel in un convegno! Incredibile, vero? (http://www.giannimarconato.it/2008/11/meritocrazia-ad-abcd/)

Oltre la meritocrazia Chi non ritiene la meritocrazia come l’approccio adeguato a migliorare la nostra scuola, è a favore di una scuola pubblica inclusiva, una scuola che offra a tutti le stesse possibilità. Una scuola che, se proprio vuole promuovere i più meritevoli, porti – prima – tutti sulla stessa linea di partenza. Dopo di che la competizione può iniziare. Concludiamo come abbiamo iniziato con A. Asor Rosa secondo il quale la questione si riduce, si fa per dire, a cosa dovrebbe essere la scuola pubblica italiana. Scusate se è poco. Le opzioni sono aperte.

I temi emersi Nel post di apertura della discussione la questione della “meritocrazia” stato affrontato attraverso la proposizione di una posizione classica (1958, Michael Young, The Rise of Meritocracy 1870-2033) e una rivisitazione contemporanea (2008, Roger Abravanel, Meritocrazia. Quattro proposte concrete per valorizzare il talento e rendere il nostro paese più ricco e più giusto). Le economie emergenti degli ultimi anni hanno … puntato su un’altra strategia: avere una scuola primaria e secondaria di qualità eccellente per creare le pari opportunità e selezionare i migliori da mandare nelle università di eccellenza di altri paesi… (Abravenel) Il merito premiato a scuola dovrebbe avere, nelle intenzioni dei suoi sostenitori, il potere di elevare il livello dell’intero sistema-scuola agendo sui più meritevoli. La Meritocrazia, infatti, è un sistema di valori che valorizza l’eccellenza indipendentemente dalla provenienza, dove “provenienza” indica un’etnia, un partito politico, l’essere uomo o donna (R. Abravanel). La premessa è che una scuola organizzata sulla base dei significati del paradigma meritocratico sia in contrapposizione con una scuola strutturata nei valori, nei criteri di successo e nelle pratiche propri di un paradigma inclusivo, delle opportunità per tutti. Nel paradigma meritocratico, infatti, l’equità si configura come equità del punto di partenza ma non come equità delle pari opportunità. La discussione è stata aperta con due focalizzazioni: cosa significhi, oltre l’impatto comunicativo, premiare il merito a scuola e se, nel contesto della società e della scuola italiana, il “merito” possa davvero qualificare anche il valore intrinseco di una persona oltre che la sua dotazione “naturale”, la sua appartenenza. La discussione ha consentito di approfondire questi aspetti ed ha aperto anche numerose altre prospettive, alcune sufficientemente trattate, altre che meritano un supplemento di attenzione e confronto. La discussione si è mossa lungo queste direttrici: • La messa in chiaro di cosa significhi “merito” nel contesto socio-economico italiano e cosa implichi l’approccio “meritocratico” a scuola. • L’evidenziazione di come il paradigma della meritocrazia a scuola sia strettamente associato con il modello di società che si vuole propugnare • L’esplicitazione del modello di scuola che si vorrebbe • I criteri assumere ad obiettivo dell’azione didattica Pag. 4


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La valutazione: cosa, come e chi la fa Oltre la meritocrazia

La messa in chiaro di cosa significhi “merito” nel contesto socio-economico italiano e cosa implichi l’approccio “meritocratico” a scuola. La questione è stata affrontata identificando ed indagando i presupposti sociali, economici, culturali dell’approccio meritocratico. Storicamente, invocare il “merito” come criterio per determinare le possibilità offerte ad una persona, ha avuto il significato di dare valore a ciò che la singola persona è in grado di fare piuttosto che alla sua appartenenza; in questa prospettiva promuovere il merito ha avuto un’indubbia valenza democratica. Questo significato di “merito”, che ancora ne ammanta il termine, non è più applicabile al contesto politico, sociale ed economico attuale. Oggi la promozione del merito trova le sue ragioni nel valore economico attribuito alla conoscenza, nella premiazione dei comportamenti di accettazione ed adeguamento ai valori dominanti, valori – questi funzionali al mantenimento della struttura piramidale e sostanzialmente classista della società italiana, in una sostanziale strategia di stampo conservatore. Ad una attenta analisi delle condizioni che determinano l’espressione del valore individuale, non troviamo solo variabili “interne”, ma anche variabili esterne o di contesto: ciò che una persona “vale” o può valere è fortemente correlato a variabili socio-culturalmente determinate. La valorizzazione delle eccellenze pone anche la questione di cosa caratterizzi l’eccellenza, di quali siano le dotazioni individuali ad avere valore e di come queste possano venire potenziate. Nessun “merito” è scorporabile dal contesto socio-educativo e può prescindere dai valori assunti Analiticamente, i contributi offerti nella discussione, relativamente a questa direttrice di contenuto, evidenziano come, nel fluire del discorso, le tematiche pro e contro il merito si siano costantemente intrecciate. • • • • • • • • • •

In origine, il criterio del merito ha rappresentato un'emancipazione dal criterio dell'élite e dal clientelismo, oltre le caste, le gerarchie feudali, le logiche aristocratiche... Quindi uno strumento di democrazia e pari opportunità L’applicazione del criterio del merito potrebbe contribuire ad eliminare le disuguaglianze socio – economiche Premiare il merito e le eccellenze significa migliorare l’intera scuola Valorizzare le eccellenze significa porre attenzione sui più dotati: dotati di cosa? Come si è costruita questa dotazione? Premiare "i più bravi" significa premiare quelli che si sono adattati meglio alla scuola così com'è oggi … significa fare un discorso conservatore, autoreferenziale che in fondo vuole premiare una scuola tradizionale che non c'è più Oggi si vale solo per la capacità di muovere denaro, questa è la meritocrazia La dimensione del merito non è collettiva ma individuale… premiare l’intelligenza e gli sforzi compiuti dai singoli per rispondere alle leggi di efficacia e di efficienza richieste dal mercato Poco spazio viene lasciato alla riflessione sugli effetti delle influenze ambientali e familiari sulla formazione dell’individuo. … è la misurazione del merito che avviene al riparo della riflessione sulla relatività del merito stesso La capacità è legata a tre opportunità: l’assenza di impedimenti a fare (opportunità esterna); il possesso dei mezzi per poter fare (opportunità esterna); le capacità personali, cognitive, sociali e affettive per poter fare le cose a cui si attribuisce un valore (opportunità interna).Una distribuzione eguale delle opportunità esterne non è tuttavia sufficiente a convertire le opportunità e le risorse in effettive libertà di scelta o potenzialità di vita (Sen 2001). Occorre pertanto che le opportunità interne vengano valorizzate attraverso la pratica dell’inclusione.

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Chi sono i meritevoli? Forse quelli che fanno il proprio dovere!... è forse specialmente meritorio compiere il proprio dovere? Gli studenti ottengono risultati migliori nei territori caratterizzati da elevato sviluppo economico Premessa errata: meritocrazia vs.democrazia Non vale la tesi secondo la quale la meritocrazia sarebbe antidemocratica La scuola pre-sessantottina era meritocratica? ……. era solo "classismo” Se il merito non è riferibile a uno standard ma al percorso di apprendimento personale, perde la sua connotazione negativa. Una scorciatoia per rattoppare le sorti della scuola italiana partendo dal presupposto che le cose siano semplici, basta fare come nelle aziende Se il merito è conseguenza di un sforzo, non è qualcosa che in generale si possa fare da soli. E allora il merito, se c'è, è sempre qualcosa di inerente a una mediazione felice tra insegnante e alunno ….. non è possibile identificare un merito dell'alunno scorporandolo dal contesto educativo. La prestazione scolastica dipende dal complesso della particolare relazione educativa, non certo da un indefinito e autonomo "stato di sforzo” Merito, in senso astratto, porta con sé un insieme di valori che, in quanto tali, sono soggettivi. La questione è avere chiari i valori sottostanti e le implicazioni della loro applicazione; rendere chiara, anche ai ciechi, la parzialità del punto di vista. Rendere chiaro che non si tratta di una valore assoluto, che è un valore sulla base del quale c'è chi perde e chi ci guadagna Quali valori condivisi, il più universalmente possibile, dovrebbe racchiudere l'idea di meritocrazia? Valori morali (altruismo, onestà, lealtà, sincerità, solidarietà, fraternità, fedeltà, bontà, rispetto, abnegazione, imparzialità) o valori non morali (intelligenza, cultura, sapere, abilità, lavoro, denaro, ricchezza, forza, tecnologia, potere... Per esserci il meritevole bisogna continuamente evidenziare il non meritevole in una classifica all'infinito sia al rialzo sia al ribasso, I valori assunti con la meritocrazia hanno connotazione di significato che è quello che vogliono far passare i poteri forti del momento (tecnocrati, banchieri, finanza) e che vogliono imporre una scuola secondo un modello piramidale e classista. Difendere l’esistente è operazione destinata a fallire, è necessario cambiare rotta. E’ innegabile che non si debba premiare chi non ha merito. …. Nella logica meritocratica non si studia per apprendere, ma per avere il voto alto. Per raggiungerlo ci si esercita, come ci si può esercitare per vincere una gara di birra e salsiccia La scuola di base (i primi 10 anni) e la scuola di specializzazione e di alta formazione agiscono con studenti diversi e hanno obiettivi diversi. Si deve tenere conto di questo parlando del merito e della valutazione La Meritocrazia è potere. E questa discussione, …. dimostra come quando si parla di potere se ne svela il meccanismo

L’evidenziazione di come il paradigma della meritocrazia a scuola sia strettamente associato con il modello di società che si vuole propugnare Nella scuola ci giochiamo il futuro; nel suo campo si sta consumando una guerra su una visione del mondo e dell'uomo. Una società equa, democratica è una società che educa alla responsabilità individuale e collettiva, che assume come valori la persona ed il servizio, non la competizione. Nella nostra società non è possibile far valere il merito individuale essendo più forti gli impulsi dell’appartenenza. Sostenere il “merito” equivale a cementare le differenze. Quella italiana è una società a bassa condivisione di valori e questo si riflette nella difficoltà ad assumere una visione di scuola largamente condivisa e ciò che viene agito è ciò che il “potere” del momento riesce ad imporre

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Una società veramente democratica va vista in modo organico, responsabile e partecipativo, dove l'unico parametro è la responsabilità e il servizio verso il valore persona e il bene comune Il nostro Paese non riesce a darsi un modello condiviso di scuola; se così fosse, significherebbe che a monte ci sono valori condivisi, stessa visione dell'uomo e del mondo; siamo una società molto conflittuale e sempre in tensione. C’è qualcosa di più importante, per la società, del merito: il servizio La cultura … un modo per farsi strada, per diventare di più degli altri L’idea di meritocrazia è tipica delle società democratiche a forte vocazione industriale, società in cui una élite di imprenditori ha inizialmente avuto successo non per i privilegi di casta, ma per le proprie capacità La società italiana è strutturalmente non equa ed antimeritocratica, con forti squilibri geografici e sociali e con poca possibilità di mobilità Siamo in presenza di uno scontro fra due modi diversi di intendere l'equità sociale. Mentre da una parte si ritiene che adottare il criterio del merito non produca giustizia sociale ma porti all' ad una ulteriore frammentazione dell'ethos pubblico, dall’altra si considera che una maggiore giustizia sociale possa essere conseguita solo attraverso una meritocrazia che porti all’eliminazione del clientelismo, delle raccomandazioni e delle élite di potere questi termini devono sparire (meritocrazia, eccellenza, merito, valutazione) perché veicolano una ideologia una visione del mondo, dell'uomo a senso unico e sono stati usati come copertura proprio perché tali termini si prestano a contenuti semantici diversi a seconda dell'orizzonte valoriale di chi li usa, dunque sono perfetti per "mimetizzare" la trappola Meritocrazia è premiare l’intelligenza e gli sforzi compiuti dai singoli per rispondere alle leggi di efficacia e di efficienza richieste dal mercato Secondo i sostenitori della meritocrazia, le componenti che hanno condotto al declino economico dell’Italia sono: l’equità al ribasso, l’omologazione, la demonizzazione della dimensione individuale rispetto a quella collettiva Difendendo la così detta meritocrazia si difende l'esistente, i privilegi esistenti, l'appartenenza più che il valore. Le performance scolastiche sono frequentemente legate alle condizioni socio-economiche del contesto Tutto dipende a quale visione dell'uomo e del mondo si vuole aderire, qual è il fine che si vuole raggiungere Costituzione … vangelo laico della scuola, per riempire di senso sociale il valore della nostra azione Il rischio è che il senso letterale di meritocrazia come forza del merito, traslato in un sistema giuridico come lo Stato, acquisisca il significato di potere del merito La meritocrazia è un non concetto, non rigorosamente definito e non comprensibile in modo chiaro, preciso e delimitato La meritocrazia e l'impoverimento della cultura vanno di pari passo, nella direzione contraria a quella dei primi studenti che sceglievano e assoldavano i loro amati docenti per imparare e per diventare cultori del sapere, della vita e della società, mentre oggi il sistema di controllo culturale del potere si è alterato, invertito. Il potere o i poteri si costituiscono come parti al di sopra e autonome rispetto all'autorevolezza culturale.

L’esplicitazione del modello di scuola che si vorrebbe L’idea di scuola che emerge trasversalmente, ed in contrapposizione alla scuola della meritocrazia, nelle interazioni nella discussione, è la scuola della collaborazione vs. la scuola della competizione, la scuola delle opportunità per tutti, la scuola che promuove la crescita individuale e valorizza i progressi compiuti da ognuno a partire dalle proprie condizioni, il saper mettere a frutto le opportunità offerte. Un sistema educativo il cui principale compito sia quello di ri-distribuire ed elevare le opportunità formative e culturali per ciascuno. Quali sono le caratteristiche di una scuola che vuole lavorare per il successo formativo degli studenti, per l'inclusione e per le pari opportunità?

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Nel modello di scuola che io ho in mente i termini: merito, valutare, premiare, abilità, competenze, capacità, eccellenze, sono fortemente ingiusti e degradanti il tessuto sociale e relazionale E’ attraverso la competizione o attraverso al collaborazione che si promuove il miglioramento generale di una classe e dei singoli studenti? Scuola delle opportunità per gli studenti Scuola della qualità Scuola per una didattica equa e sostenibile Una scuola che insegni il servizio più che la distinzione, Una scuola orientata al bene comune, una scuola - comunità negoziata e condivisa Una classe-comunità per far crescere assieme i ragazzi attraverso esperienze di apprendimento portate avanti insieme in uno sforzo di miglioramento non finalizzato a emergere sul compagno ma a far dei passi avanti rispetto a se stessi Una scuola è un ambiente educativo. L'azienda è un ambiente produttivo. Le logiche sono molto diverse. Promuovere il valore, il merito, a scuola e per gli studenti vuol dire dare a tutti le stesse opportunità in partenza Il merito non si può misurare negli angusti recinti scolastici. Il merito si può solo verificare sul campo a posteriori. Sarà sul campo, che cumulando meriti palesi si costruiranno le carriere e tutto il resto. La scuola deve educare e basta. Dalle nostre parti la scuola non educa e il lavoro non premia il merito La democrazia dell'istituzione scolastica risiede nell'offrire a tutti le stesse opportunità di riuscire, non nel far riuscire "forzosamente" tutti, decretando il così detto "successo formativo", un appiattimento verso il basso I risultati, reali, sono fino a prova contraria più importanti del merito Far emergere le eccellenze non è compito della scuola La scuola della persona come valore assoluto, …..ogni alunno è capace e meritevole relativamente al suo limite, anche responsabile verso sé stesso e gli altri in base all'impegno e alla buona volontà (questo non significa migliore o peggiore) I capaci e meritevoli non possono né debbono essere quelli che in pagella hanno una colonna di dieci/10, ma piuttosto quelli che han dato il meglio che possono dare - in rapporto al punto di partenza e alla variabili implicite/esplicite del contesto - in una scuola che punti all'equivalenza dei risultati. Premiare chi ha saputo mettere maggiormente a frutto le opportunità che la scuola ha offerto Determinante anche il lavoro degli insegnanti, che continua ad essere percepito come l'attività del singolo .. ma dovrebbe essere un'attività collettiva con le scuole e i singoli consigli di classe che dovrebbero agire come comunità di pratiche I Paesi nordici da sempre hanno un sistema scolastico improntato alla massima inclusività … mastery learning ovvero alla possibilità da parte di tutti di raggiungere una buona preparazione di base alla fine dell'obbligo scolastico Ogni classe esponga, documenti, discuta con il "territorio".. Si mostri l'apporto di ciascun alunno e di ogni docente. Si aprano quelle porte! Non premiare chi fa meglio crea un danno gravissimo alla società, mortifica la volontà che fa progredire il mondo! La scuola deve premiare chi si impegna di più, chi consegue i migliori risultati Uno studente è meritevole quando riesce a porsi degli obiettivi(autonomamente o con l'aiuto dell'insegnante) e si impegna per raggiungerli. Le riforme a costo zero possono essere uno slogan efficace, ma nella realtà sono irrealizzabili senza investimenti finanziari che puntino sulla crescita delle persone Non servono i test nazionali per ottenere un buon livello medio e diffuso, ma servono standard di risorse, di investimenti e un sistema di formazione pre-ruolo e in-ruolo


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Un sistema educativo il cui principale compito sia quello di ri-distribuire ed elevare le opportunità formative e culturali per ciascuno. Lottare per una scuola di tutti che include e valorizza tutti I ragazzi devono crescere insieme, e non crescere contro

I criteri da assumere ad obiettivo dell’azione didattica La scuola delle opportunità mette al centro la persona, ma prima ancora di lavorare per lo sviluppo delle sue peculiari risorse, si preoccupa di mettere a diposizione di tutti una uguale dotazione di risorse • Favorire la crescita e la valorizzazione di ciascuno, quei ciascuno uno diverso dall'altro, non necessariamente uno migliore dell'altro • Stabilire obiettivi realistici e concreti individualizzati, di adottare strategie e filosofie adeguate, e alla fine vediamo se abbiamo ottenuto o meno i risultati sperati • Valorizzare intelligenze multiple e stili cognitivi individuali, personalizzando i percorsi • mettere tutti nelle condizioni di poter dare il massimo • Favorire lo sviluppo di strumenti per comprendere ciò che sta accadendo • Svolgere il lavoro docente facendo buon uso della libertà che questa professione ancora consente • Assecondare le inclinazioni e potenziarle, valorizzare le attitudini personali, sia per dare gratificazioni che fornire alla società quelle eccellenze di cui ha bisogno. • Favorire lo sviluppo del senso del dovere e della responsabilità • Lavorare sulle competenze/atteggiamenti sociali, sugli strumenti cognitivi dei ragazzi superando il limite del ricorso alle vecchie categorie di impegno, interesse, condotta ; oltre ciò che una logica di adeguamento degli individui ai valori dominanti domanda: custodia delle generazioni in crescita in luoghi/non luoghi , selezione in base a criteri, trasferimento dei valori • Le capacità, attentive, interpretative e riflessive, come anche la capacità di codifica espressiva, descrittiva, creativa ecc. si stanno fortemente impoverendo nei nuovi giovani • La responsabilità del proprio apprendimento, la presa in carico delle cose che si studiano, la presa di coscienza di queste e del loro Valore (anche sociale) …la convinzione di essere efficace, di poter cambiare situazioni e i compiti, la coscienza di avere risorse, • Mostrare come hanno acquisito conoscenze e competenze sotto la nostra guida. • Lavorare nel rispetto della dignità umana • Assumere la prospettiva di etica della persona • La scuola deve formare le persone non solo sotto l'aspetto morale, dovrebbe premiare le deficienze e l'ignoranza non l'eccellenza, perché tutti siamo deficienti e ignoranti è una condizione che ci accomuna tutti, vanno premiate quando sono indice di saggezza di senso di responsabilità, di senso del limite, di consapevolezza, di umiltà, di altruismo, di servizio; vanno punite aspramente quando si accompagnano all'arroganza, alla presunzione, allo sciacallaggio morale, alla superbia, all'egoismo, alla mancanza di autocritica. • l'alunno persona deve essere accompagnato a sviluppare al massimo le proprie innate potenzialità senza alcun riferimento valutativo in senso piramidale all'interno della classe

La valutazione: cosa, come e chi la fa Se di “valutazione” si vuole parlare, questa dovrebbe essere vista come un’ulteriore opportunità di apprendimento e di sviluppo. Ogni forma di valutazione porta con sé dei valori, dei modelli di società e di persona, delle idee su cosa debba essere la scuola. Nessuna valutazione è neutra ed ancor meno “oggettiva”. Un sistema di valutazione per far emergere il “merito” porta con sé il rischio di dare ancor più valore all’esito della valutazione stessa che allo scopo per cui la scuola esiste. Lo scopo è eccellere, non apprendere. Come potrebbe essere fatto un sistema di valutazione scolastica che possa essere attuabile,

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che soddisfi tutte le parti, essendo comprensibile e condivisibile da tutti nelle sue finalità e che, se attuato, abbia buone possibilità di contribuire a migliorare l'efficacia del sistema educativo?" • Non credo né nella valutazione né nel merito … credo invece che i ragazzi siano esseri unici e irripetibili, persone prima ancora che individui • La meritocrazia è pericolosa per la impossibilità di stabilire l'assoluta correttezza di chi valuta e che dovrebbe valutare secondo principi di imparzialità e universalmente condivisi • Che si valuti l'apprendimento in senso assoluto o il differenziale, non cambia l'idea sballata che la sua conoscenza e premiazione siano sufficienti a migliorare i livelli medi • Il metodo dei voti e similmente sistemi meritocratici di premi e punizioni, sono vincenti non perché ontologicamente fondati, ma semplicemente perché sono semplici, compresi da tutti, ed hanno la forza della tradizione …. la maggior parte dei miei colleghi ritiene implicitamente che questo sia anche l'unico sistema possibile • Si sa benissimo che vi sono cose non misurabili e che se ve ne sono si deve essere estremamente cauti nell'attribuire valori ai numeri che vengono fuori. Piuttosto che distinguere fra valutazione e merito io parlerei tout court di valutazione e lo farei con "umiltà nella consapevolezza della complessità del contesto" • In una logica meritocratica ci sono rischi di addomesticamento delle prove; questi sono ampiamente conosciuti; si attivano comportamenti opportunistici nei dirigenti … comportamenti opportunistici che possono riguardare anche i docenti • La valutazione è la riflessione aperta e condivisa e la facciamo per migliorare il servizio, non per stabilire i meriti • A scuola ciò che dovrebbe contare è l'impegno messo nel percorso, più che il risultato finale e se la meritocrazia premia il voto dove sta la qualità? Chi decide la scala di giudizio? • Mancano ragionamenti sui "modelli complessi di valutazione…. non abbiamo strumenti di interpretazione degli stessi che ci permettano di dare il senso di quel dato • Se una misurazione si trasforma in un obiettivo, perde la propria validità e cessa di essere una misurazione. Così, quando dei gruppi vengono vincolati alla soddisfazione di parametri di valutazione, essi finiscono per fare solo ciò che è importante o ciò che può arrecare vantaggio. • Chi stabilisce chi è il migliore? Chi ha titolo a stabilire i parametri? • Valutare la partecipazione attiva e consapevole, in un clima sereno e collaborativo, con la promozione di una sana competizione, • Valutare l'acquisizione di comportamenti autonomi e responsabili, l'acquisizione di abilità e competenze. • Ogni alunno va valutato in modo "personalizzato" • Solo nella scuola intesa come comunità professionale ed educativa i discorsi sulla centralità della persona trovano il loro pieno significato" essendo la persona umana valore assoluto sciolto libero, non può in alcun modo la sua centralità essere condizionata da qualità tecniche • L'attuazione della "meritocrazia" in una società sempre più multietnica la commistione di culture e differenti sensibilità, mentalità, orizzonti valoriali e valutativi rendono irrealizzabile l’obiettivo di definire parametri di giudizio condivisibili in senso meritocratico anche secondo l'ottica meritocratica • La maggior parte degli inseganti italiani non sanno valutare con metri o software scientifici né si usano funzioni matematiche certe. L'apprendimento e i progressi di ogni allievo, vanno valutati sullo stesso alunno, mai in confronto a qualcun altro....L'alunno e noi tutti siamo unici non siamo confrontabili a nessuno • Alla scuola media, il sistema dovrebbe essere simile a quello della primaria (prima della reintroduzione dei voti) dove il senso della valutazione è di essere personalizzata, di processo, antimeritocratica

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Oltre la meritocrazia

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La Scuola dovrebbe limitarsi a valutare oggettivamente/soggettivamente l’uso teorico/pratico degli strumenti cognitivi acquisiti dagli alunni/studenti punto. La valutazione degli aspetti “comportamentali” (impegno – interesse – atteggiamenti sociali – e via cantando) non dovrebbero essere più argomenti di valutazione La valutazione non sarebbe soltanto esame … diventerebbe un percorso. La valutazione darebbe al giudizio il senso dell'analisi non del voto, alla critica il valore del diritto non il peso del dovere... La valutazione autonoma deve essere uno strumento per aiutare l'alunno all'autocritica e a migliorarsi senza sentirsi in concorrenza con gli altri, mentre il confronto con i compagni deve mirare a sviluppare le capacità collaborative, di servizio e di solidarietà.

Oltre la meritocrazia Se non la meritocrazia, cosa? Quali sono le alternative al merito e alla meritocrazia? Numerose ipotesi di lavoro sono presenti quando si parla di modello di società, di scuola, di didattica. Su cosa proporre , anche come comunicazione efficace, quasi uno slogan alternativo ed in contrapposizione alla meritocrazia, è oggetto di ulteriore confronto. • Perché non parlare di autovalutazone e condivisione, nella scuola, invece di meritocrazia? • Bisogna uscire fuori e andare in tutte le scuole, organizzare incontri con la società civile e discutere l'argomento con la dovuta serietà come fate voi • Parlarne, soprattutto a scuola e con i genitori • Quali sarebbero i criteri per misurare il merito rispetto al non merito in un ambito dove dovrebbe essere normale per tutti compiere il proprio dovere? Da più parti si leva l’invito che siano gli insegnanti a proporre l’agenda dei temi in discussione per evitare che siano altro ad imporre ciò che è importante per la scuola. La discussione può essere sintetizzata con l’affermazione di una partecipante alla stessa: “Meritocrazia: risposte facili a questioni difficili. Che svaniscono in fretta “.

Le idee da cui ripar tire (da sviluppare) Quale docente per una scuola inclusiva

Una riflessione conclusiva "La scuola è di fronte a qualcosa di più di una sfida, è di fronte al confronto con vincoli imposti e che incidono anche sui criteri di valutazione, ma soprattutto determinano un mutamento radicale dei suoi obbiettivi educativi. Infatti sollecitando gli insegnanti ad adottare criteri meritocratici si va a modificare le finalità stesse dell’educazione tra le quali non vi è il misurare il merito ed attribuirgli un potere, ma lo stimolare e far crescere quelle doti che, in un tempo successivo a quello scolastico, possono costituire alcuni degli elementi che compongono il merito del singolo. Le conseguenze ricadono anche sul profilo professionale dell’insegnante che, a questo punto, dovrebbe riappropriarsi, discutere e riaffermare la propria specificità diversa, specie quando opera nella fascia scolastica 0-18, dalle logiche delle strutture produttive del mondo del lavoro."

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Di Gianni Marconato

Io credo che sia necessario riflettere sul fatto che esiste uno stretto rapporto tra equità ed efficacia. Solo se si garantisce l'efficacia intesa come qualità del processo di insegnamento-apprendimento, si potrà garantire a tutti un'istruzione basata sull'eliminazione dei divari di rendimento legati all'origine sociale, alla differenza di genere, alla differenza etnica. Per una “buone scuola” (Carmela Tetta) 1) Orientamento - : Generalmente per orientamento si intende quel momento in cui i ragazzi ricevono delle informazioni sulla scuola superiore. Ciò accade all'inizio della terza media. La mia idea è che si debba sviluppare una seria cultura dell'orientamento, cultura che metta in luce le attitudini dei ragazzi, i talenti nascosti. E' un lavoro che bisognerebbe iniziare già dal primo anno di scuola media. Indagare gli stili di apprendimento è fondamentale, come è fondamentale lavorare sugli interessi scolastici, sulle motivazioni, sulle aspirazioni, sul metodo di studio, sugli interessi professionali, sui fattori che influenzano le scelte ... 2) Personalizzazione del percorso didattico - : Il fattore tempo è un altro di quegli elementi che concorre a fare una scuola di qualità. I ragazzi con maggiori punti deboli hanno bisogno di più tempo per consolidare gli apprendimenti, per stabilizzarli. In questo caso possiamo parlare di individualizzazione, ma non è sempre facile mettere insieme personalizzazione e individualizzazione. Tu, infatti, affermi che ci inventiamo tempi e modi sempre più acrobatici per recuperare ostinatamente chi - per mille ragioni diverse - non riesce a seguire il nostro progetto educativo e didattico, per quanto individualizzato. Per realizzare efficaci percorsi di personalizzazione /individualizzazione, sarebbe necessaria una maggiore flessibilità organizzativa. Sarebbe necessario, cioè, allungare il tempo scuola per predisporre attività di differenziazione dell'offerta formativa. Non mi riferisco certamente ai progetti di ampliamento dell'offerta formativa, ma a un vero e proprio tempo scuola pomeridiano. So, purtroppo, che questa è una via impraticabile, ma forse sarebbe una delle poche strade percorribili per dare tempo a chi ha bisogno di più tempo. E' ovvio che la personalizzazione del percorso didattico richiede enormi competenze di progettazione e di condivisione tra i docenti. E qui ritorniamo al discorso della formazione professionale e della qualità dell’insegnamento. 3) Curricolo leggero con essenzializzazione dei contenuti - : consisterebbe nella selezione dei nuclei fondanti all'interno delle discipline. Vi sono degli ambiti essenziali quali la scrittura, l'analisi e la comprensione del testo, problem solving... Roberta: Carmela, hai posto il quesito fondamentale: cosa deve essere ritenuto meritorio per un docente? ... avere tanti titoli sul curriculum... mandare tanti studenti al liceo?! E cosa deve essere ritenuto meritorio per uno studente? ... iscriversi al liceo?

I link Vedi http://lascuolachefunziona.pbworks.com/w/page/54661763/Meritocrazia

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