TEATRO a SCUOLA - EFFETTI COLLATERALI Oltre al raggiungimento dell'obiettivo primario, quello di giungere alla rappresentazione di
un'opera drammatica e riscuotere gratificanti
applausi da parte degli spettatori, l'attività teatrale può avere sui nostri alunni benefici effetti collaterali! In tanti anni di teatro a scuola ho visto alunni timidi e introversi uscire allo scoperto, altri che incontravano difficoltà a rapportarsi con i compagni, perché abituati a prevalere e imporsi,
trovare la giusta
dimensione della socializzazione, dell'interazione... E soprattutto ho visto l'insegnante, me stessa, scoprire un nuovo tipo di rapporto con i suoi alunni, basato sulla collaborazione, sulla tensione verso uno stesso obiettivo, ma soprattutto un rapporto fatto di momenti di puro divertimento, di allegria, di complicità, in un ambiente dove cattedra e banchi spariscono per lasciare il posto agli attrezzi per allestire le scenografie, per preparare i costumi di scena, per truccare gli attori...
Ma come è nata in me l'idea di fare tale esperienza e di imbarcarmi in un'impresa del Genere? Ebbene, la verità è che mi sono trovata quasi per caso, o forse per una sfida, a fare teatro con i miei alunni... Dunque, correva l'anno... mah! Più di vent'anni fa, ed io allora insegnavo latino e greco in un triennio del liceo classico... I miei alunni di terza liceale dovevano preparare per gli esami di maturità circa trecento versi di una commedia di Plauto e non ne avevano nessuna voglia... Ecco che cosa mi disse un giorno un alunno scelto come portavoce della classe: "Prof, questa non è 'na commedia... è 'na vera traggedia! Co' 'sto Plauto agli esami ci arriviamo tutti morti e defunti! " (sic!) Io ero disperata e schiacciata dalla responsabilità di portare agli esami quei venticinque incoscienti... E fu allora che mi venne l'idea! " Volete vedere che riuscirò a farvi amare Plauto e a farvi imparare a memoria una sua commedia?" I miei alunni così interpellati mi guardarono allibiti, pensando a un attacco di follia... E invece nel giro di un mese, lavorando di notte come il piccolo scrivano fiorentino di
deamicisiana memoria, mi
sono messa a tradurre,
rielaborare e liberamente adattare, (che Plauto mi perdoni! ) tutto l'"Amphitruo", e in tre mesi abbiamo allestito la rappresentazione,
preparato gli attori, istruito i cori, messo in scena la commedia plautina... E vi assicuro che l'hanno imparata a memoria! E poi... Portarla agli esami non è stato piÚ cosÏ tragico per i miei venticinque attori... M. Antonella Perrotta