Università IUAV di Venezia Facoltà di Architettura Corso di laurea in Architettura per la Sostenibilità A.A. 2012/2013
FAB-LAB FOR AFRICA
UN MODELLO DI SVILUPPO URBANO PER ACCRESCERE LE CAPACITÀ
+
Relatore: Prof. Giuseppe Longhi
Studentessa: Laura De Rocco matr. 272579
Tesi di Laurea Magistrale in Architettura per la Sostenibilità Università IUAV di Venezia, 29 luglio 2013 Relatore: Prof. Giuseppe Longhi
Copyright © Laura De Rocco, 2013
Quest’opera è rilasciata nei termini della licenza Creative Commons Attribuzione – NonCommerciale – Condividi Allo Stesso Modo 3.0 il cui testo è disponibile alla pagina Internet http://creativecommons.org/licenses/by-nc-sa/3.0/
Contatti: lauraderocco@yahoo.it
Università IUAV di Venezia Facoltà di Architettura Corso di laurea in Architettura per la Sostenibilità_Tesi di Laurea Magistrale A.A. 2012/2013
FAB-LAB FOR AFRICA
UN MODELLO DI SVILUPPO URBANO PER ACCRESCERE LE CAPACITÀ
Relatore: Prof. Giuseppe Longhi
Studentessa: Laura De Rocco matr. 272579
2 | Indice
INDICE
1. Macrotendenze 1.1. Dinamiche demografiche e urbane 1.2. Ambiente e cambiamento climatico
6 10
2. Scopi 2.1. Creare capacità, costruire resilienza 2.2. La qualità della vita: the OECD Better Life Initiative 2.3. La qualità della vita: slum regeneration
18 22 26
3. Nuovi modelli Logiche di progetto: 3.1. Slum regeneration: catalizzatori urbani
30
Materiali di progetto: 3.2. Matrici -matrice urbana -matrice delle capacità -matrice tecnologica -matrice costruttiva
40
4. Applicazione: il corridoio Dakar-Touba 4.1. Il corridoio Dakar-Touba 4.2. Matrice urbana 4.3. Matrice delle capacità 4.4. Matrice tecnologica 4.5. Matrice costruttiva: il quartiere Thiaroye-Gare
48 50 82 86 106
5. Bibliografia
135
Indice | 3
Al 2050:
9,3 miliardi di persone sulla Terra, il 66% di loro vivrĂ nelle cittĂ .
1. MACROTENDENZE
Al 2050 vivranno sulla Terra 9,3 miliardi di persone, quasi il quadruplo rispetto al 1950. Il 66% di loro vivrà nelle città. Si prevede inoltre un aumento della temperatura di 4°C, con enormi conseguenze sull’ambiente naturale e antropico. Quali sono le soluzioni possibili per queste macrotendenze che stanno interessando il pianeta?
1.1. DINAMICHE DEMOGRAFICHE E URBANE
1. Fonte: United Nations, Department of Economic and Social Affairs, Population Division, World Urbanization Prospects: the 2011 Revision, online, 2012 2. L’ONU classifica come paesi in via di sviluppo i paesi appartenenti alle seguenti regioni: Africa, Asia (ad esclusione del Giappone), America Latina e Caraibi, Melanesia, Micronesia e Polinesia. I paesi rimanenti sono considerati invece paesi sviluppati. 3. Fonte: World Bank, Press Released 2013/356/EXT. La soglia di povertà assoluta stabilita dalla Banca Mondiale è di $1,25 al giorno. > Dinamiche demografiche e urbane 1950-2050: popolazione mondiale per regione, popolazione totale e percentuale di popolazione urbana sul totale. = 100 mln persone
29% 1950 2.532.228.000 6 | Macrotendenze
Il 31 ottobre 2011 la popolazione mondiale ha raggiunto i 7 miliardi. Si stima che al 2050 essa raggiungerà i 9,3 miliardi1, quasi il quadruplo rispetto al 1950. L’aumento più consistente si verificherà nei paesi in via di sviluppo2 , nei quali al 2050 vivranno ben 8 miliardi di persone: le regioni maggiormente interessate da questo fenomeno saranno l’Africa Occidentale, l’Africa Centrale, l’Africa Orientale e l’Asia Meridionale. All’interno di questo fenomeno, un aspetto importante da sottolineare è la crescita della popolazione urbana. Nel 2050 infatti, circa 6,2 miliardi di persone, pari al 66% della popolazione totale, vivranno nelle città. Nel 1950 ci viveva solo il 29% della popolazione mondiale, nel 2010 il 52%. L’aumento della popolazione comporta inevitabilmente l’aumento della richiesta di
risorse e, di conseguenza, l’aumento delle pressioni esercitate sulle risorse stesse. Un secondo problema è legato alla distribuzione di tali risorse: una distribuzione non corretta infatti porta all’aumento delle disuguaglianze economiche e sociali, limitando per alcune persone l’accesso ad infrastrutture, servizi ed opportunità. Attualmente circa 1,2 miliardi di persone, pari al 21% della popolazione totale dei paesi in via di sviluppo, vivono al di sotto della soglia di povertà assoluta: di esse, più di un terzo vive nell’Africa Sub-Sahariana3. È evidente che, di fronte a questi processi e alla rapidità con la quale si stanno svolgendo, è molto importante trovare in breve tempo soluzioni efficaci per rispondere al meglio alle necessità di ogni persona.
37% 1970 3.696.195.000
43% 1990 5.306.425.000 Macrotendenze | 7
1.2. AMBIENTE E CAMBIAMENTO CLIMATICO “Climate change refers to a change in the state of the climate that can be identified (e.g., by using statistical tests) by changes in the mean and/or the variability of its properties, and that persists for an exended period, typically decades or longer. Climate change may be due to natural internal processes or external forcings, or to persistent anthropogenic changes in the composition of the atmosphere or in land use.” (IPCC, Climate Change 2007: Synthesis Report, Annex II. Glossary)
1. Fonte: IPCC, Climate Change 2007, Cambridge University Press, Cambridge UK e New York USA, 2007
10 | Macrotendenze
Le proiezioni elaborate dall’Intergovernmental Panel on Climate Change (IPCC) riportano, in riferimento all’anno 2100, un aumento della temperatura media globale compreso tra 1,8°C e 4°C1, valori che si riferiscono rispettivamente allo scenario di sviluppo demografico, sociale, economico e tecnologico più sostenibile e meno sostenibile, corrispondenti agli scenari SRES B1 e A1FI. Cambiamento climatico non significa però solo aumento della temperatura: esso comprende infatti anche le variazioni relative alla distribuzione, alla durata e all’intensità delle precipitazioni (aumento delle precipitazioni nelle regioni situate ad alte latitudini, diminuzione fino al 20% nelle regioni subtropicali) e all’innalzamento del livello del mare dovuto allo scioglimento dei ghiacci (+0,18 m-0,59 m rispettivamente per gli scenari SRES B1 e A1FI). Fenomeni collegati all’aumento della temperatura sono l’aumento del numero di giorni e notti considerati “caldi”, la diminuzione del numero di giorni e notti considerati “freddi” e l’aumento della frequenza delle ondate di calore. È inoltre in aumento il numero di eventi meteorologici estremi legati alle precipitazioni, dei quali siccità ed inondazioni costituiscono le conseguenze più rilevanti. Un ultimo aspetto da non sottovalutare è quello relativo all’erosione delle coste, dovuto all’innalzamento del livello del mare, ma anche all’aumento del numero dei feno-
meni meteorologici di forte intensità che si abbattono sulle coste stesse. Impatti. Il cambiamento climatico comporta conseguenze sugli ecosistemi e sulle attività umane da non trascurare. La gravità di tali conseguenze è legata soprattutto all’aumento della temperatura: maggiore è l’aumento infatti, più grave è l’impatto. Anche l’aumento di un solo grado, determina la diminuzione della disponibilità d’acqua e innesca processi di cambiamento irreversibili relativi agli ecosistemi. L’analisi degli impatti è stata suddivisa in cinque categorie: ecosistemi, coste, acqua, agricoltura, altre attività umane e insediamenti, salute. È importante sottolineare che gli impatti relativi a ciascuna categoria hanno conseguenze anche sulle altre ed è quindi auspicabile che gli interventi di adattamento e mitigazione siano interventi il più possibile globali. Ecosistemi. L’esposizione a nuove caratteristiche climatiche e ad eventi come siccità ed inondazioni sempre più frequenti mette a dura prova le capacità di adattamento degli ecosistemi e porta a cambiamenti spesso irreversibili. Si stima che un aumento della temperatura globale compreso tra 1,5°C e 2,5°C comporti il rischio di estinzione per circa il 20-30% delle specie di piante ed animali. Molte aree sono soggette ad una progressiva
desertificazione, con conseguente degrado del suolo e perdita di biodiversità. L’aumento della concentrazione di CO2 nell’atmosfera ha portato ad una progressiva acidificazione degli oceani, che entro il 2100 potrebbero subire un incremento del livello di acidità pari al 150%. Gli impatti di questo fenomeno sugli ecosistemi marini sono consistenti e riguardano in particolare le barriere coralline, la cui dissoluzione inizia a livelli di acidità piuttosto bassi, non distanti quelli registrati attualmente.
controllata. Salute. I rischi per la salute dell’uomo legati al cambiamento climatico sono numerosi: oltre a quelli relativi ad eventi estremi di temperatura e precipitazioni, è in aumento l’esposizione a patologie causate da scarsità di cibo e acqua. Nuove caratteristiche cli-
Coste. Le coste sono esposte a livelli di rischio sempre maggiori, derivati soprattutto dall’innalzamento del livello del mare e dalla progressiva erosione che esso causa. Le inondazioni, anche nei pressi dei grandi delta, saranno più frequenti e metteranno in pericolo molti milioni di persone in più rispetto ad oggi. Acqua. Gli impatti sulla disponibilità d’acqua e sulla sua qualità costituiscono un problema-chiave, poiché da essa dipendono ecosistemi ed attività umane. La disponibilità d’acqua è legata soprattutto alle precipitazioni, in aumento nelle regioni situate ad alte latitudini e in diminuzione nelle regioni subtropicali e desertiche, nelle quali l’accesso all’acqua rappresenta un grosso problema già attualmente. Agricoltura. L’andamento della produzione agricola è legato alle variazioni di temperatura e precipitazioni. Ad alte latitudini è previsto un leggero incremento della produttività, nelle regioni subtropicali è previsto invece un decremento. La produzione globale rimane comunque in diminuzione, questa tendenza acquisirà maggiore forza quando l’aumento della temperatura avrà superato i 3°C. Altre attività ed insediamenti. Le attività esposte a maggiori rischi sono quelle legate a risorse sensibili al cambiamento climatico, come l’agricoltura, la pesca, lo sfruttamento delle foreste. Gli insediamenti più vulnerabili sono quelli situati sulle coste o in aree ad alto rischio idrogeologico, soprattutto se interessati da urbanizzazione rapida e non
> Siccità e inondazioni, determinate dall’aumento della temperatura e dalla variazione di distribuzione, durata e intensità delle precipitazioni, rappresentano uno dei problemi più rilevanti del cambiamento climatico. Tra gli eventi che, negli ultimi anni, hanno causato maggiori danni, ci sono la siccità che si è abbattuta sugli Stati Uniti nel 2004 e le inondazioni che hanno colpito il Pakistan nel 2010.
Macrotendenze | 11
matiche permettono inoltre lo sviluppo e la diffusione di malattie, come la malaria, anche a nuove regioni. L’aumento della temperatura di un solo grado è sufficiente per innescare e diffondere questi processi, che se sottovalutati e non controllati possono diventare estremamente pericolosi: intervenire rapidamente in maniera preventiva in relazione al tema della salute, soprattutto con campagne di informazione, diventa quindi una priorità.
“Climate change refers to a change in the state of the climate (...). Climate change may be due to natural internal processes or external forcings, or to persistent anthropoge-
nic changes in the composition of the atmosphere or in land use.” (IPCC, Climate Change 2007: Synthesis Report, Annex II. Glossary) Come suggerisce la definizione fornita dall’IPCC, le cause del cambiamento climatico non sono solo di tipo naturale, ma anche e soprattutto antropico: è quindi molto importante trovare in breve tempo soluzioni efficaci per contenere l’impatto dell’attività umana sulle risorse naturali e ridurre le conseguenze che essa produce sulle risorse stesse.
Tab 1.1. Possibili impatti del cambiamento climatico su ecosistemi, acqua, coste, agricoltura e altre attività e salute in relazione all’aumento della temperatura globale.
Fonte: Intergovernmental Panel on Climate Change, Climate Change 2007, Cambridge University Press, Cambridge UK e New York USA, 2007
12 | Macrotendenze
BOX 1.1. GLI SCENARI SRES Gli scenari SRES sono stati definiti nello Special Report on Emission Scenarios (SRES) elaborato dall’Intergovernmental Panel on Climate Change (IPCC) nel 2000 e descrivono possibili situazioni future in riferimento all’anno 2100, generate da diversi tipi di sviluppo demografico, sociale, economico e tecnologico e dai relativi livelli di emissioni. Sono stati utilizzati come base per le proiezioni climatiche nel Third Assessment Report (TAR) del 2001 e nel Fourth Assessment Report (AR4) del 2007. Gli scenari SRES sono suddivisi in famiglie con diverse caratteristiche relative allo sviluppo demografico, sociale, economico e tecnologico: Scenario A1: -crescita economica rapida; -popolazione globale che raggiunge il picco massimo nel 2050 e poi decresce; -rapida introduzione di nuove e più efficienti tecnologie; -suddivisione in tre gruppi che descrivono alternative diverse di sviluppo tecnologico:
Scenario A2, mondo molto eterogeneo: -crescita economica lenta ed orientata soprattutto a livello regionale; -popolazione globale in forte crescita; -sviluppo tecnologico lento e frammentato. Scenario B1, mondo basato sullo sviluppo di soluzioni globali in relazione alla sostenibilità economica, sociale ed ambientale: -crescita economica rapida, basata su servizi e informazione; -popolazione globale che raggiunge il picco massimo nel 2050 e poi decresce (come in A1); -sviluppo tecnologico basato su dematerializzazione e sull’uso di tecnologie pulite ed efficienti. Scenario B2, mondo basato sullo sviluppo di soluzioni locali in relazione alla sostenibilità economica, sociale ed ambientale: -crescita economica media; -crescita della popolazione globale moderata; -sviluppo tecnologico lento.
-A1FI (fossil intensive) -A1T (non-fossil energy resources) -A1B (balance across all sources).
Tab 1.2. Scenari diversi portano a cambiamenti diversi: aumento della temperatura previsto relativo al periodo 2000-2100, per scenario SRES. Scenario SRES Aumento medio di temperatura
Aumento min-max di temperatura
B1
1,8°C
1,1-2,9°C
A1T
2,4°C
1,4-3,8°C
B2
2,4°C
1,4-3,8°C
A1B
2,8°C
1,7-4,4°C
A2
3,4°C
2,0-5,4°C
A1F1
4,0°C
2,4-6,4°C Fonte: IPCC, Climate Change 2007
Macrotendenze | 13
BOX 1.2. LO STUDIO DEL CAMBIAMENTO CLIMATICO: ATTORI E PASSAGGI-CHIAVE
> Lo studio del cambiamento climatico: passaggichiave.
14 | Macrotendenze
La consapevolezza della problematicità dell’impatto dell’azione dell’uomo sull’ambiente e sul clima e, di conseguenza, della necessità di elaborare strategie di adattamento e di mitigazione adeguate si è diffusa a partire dagli anni Settanta. È soprattutto all’interno dell’Organizzazione delle Nazioni Unite che questi temi vengono discussi e sviluppati, per mezzo di conferenze (United Nations Conference on the Human Environment di Stoccolma 1972, United Nations Conference on Environment and Development di Rio 1992 e United Nations Conference of Sustainable Development di Rio 2012) e programmi appositi (United Nations Development Programme, United Nations Environment Programme, United Nations Framework Convention on Climate Change, Intergovernmental Panel on Climate Change). Nel 1979 si tiene la prima World Climate Conference, nella quale il cambiamento climatico viene identificato come problema mondiale urgente. A partire dalla fine degli anni Ottanta l’ONU istituisce l’Intergovernmental Panel on Climate Change (IPCC) e la United Nations Framework Convention on Climate Change (UNFCCC), allo scopo di studiare il cambiamento climatico e fornire le linee guida per le strategie da adottare a livello internazionale. Il Protocollo di Kyoto, prodotto della terza Conference of Par-
ties dell’UNFCCC tenutasi nel 1997, costituisce il passaggio-chiave nella definizione di tali strategie, fissando i limiti per le emissioni di gas-serra relative al periodo 2008-2012. Il Bali Action Plan, stabilito durante la tredicesima Conference of Parties nel 2007, rappresenta l’estensione del Protocollo di Kyoto al periodo successivo al 2012. L’IPCC L’Intergovernmental Panel on Climate Changes (IPCC) viene costituito nel 1988 da World Meteorological Organization (WMO) e United Nations Environment Programme (UNEP) e si occupa della valutazione dell’informazione scientifica, tecnica e socio-economica relativa a basi scientifiche, impatti e possibilità di adattamento e mitigazione nell’ambito dei cambiamenti climatici provocati dall’uomo. L’IPCC è organizzato in tre Working Groups e una Task Force. In particolare: -il Working Group I valuta le basi scientifiche dei cambiamenti climatici; -il Working Group II valuta la vulnerabilità ai cambiamenti climatici dei sistemi naturali e socio-economici, gli impatti e le possibilità di adattamento; -il Working Group III valuta le possibilità di mitigazione; -la Task Force on National Greenhouse Gas Inventories si occupa dello sviluppo di me-
todologie per il calcolo e la riduzione delle emissioni di gas-serra. Nel 2007 l’IPCC riceve il Premio Nobel per la Pace, con Albert Arnold (Al) Gore Jr.,”for their efforts to build up and disseminate greater knowledge about man-made climate change, and to lay the foundations for the measures that are needed to counteract such change”. L’IPCC non effettua direttamente attività di ricerca e monitoraggio, ma pubblica report periodici di valutazione e divulgazione (Assessment Reports, Special Reports, Methodology Reports) e altri materiali (Technical Papers, Supporting Material).
verrà pubblicato tra il 2013 e il 2014: -1990: First Assessment Report (FAR) -1992: Supplementary Report per l’Earth Summit di Rio -1995: Second Assessment Report (SAR) -2001: Third Assessment Report (TAR) -2007: Fourth Assessment Report (AR4) -2013-2014: Fifth Assessment Report (AR5).
Gli Assessment Reports. Gli Assessment Reports sono report periodici, pubblicati a partire dal 1990, riguardanti informazione scientifica, tecnica e socio-economica utile a comprendere le dinamiche relative ai cambiamenti climatici provocati dall’uomo, i potenziali impatti e le possibilità di adattamento e mitigazione. Sono basati su letteratura scientifica e tecnica pubblicata in seguito ad un processo di revisione. Sono suddivisi in tre parti, corrispondenti al lavoro dei tre Working Groups e vengono pubblicati assieme ad un Synthesis Report. Dal 1990 ad oggi sono stati pubblicati quattro Assessment Reports e un Supplementary Report, il quinto è in fase di elaborazione e
Macrotendenze | 15
“We cannot measure welfare exclusively by the quantitative flows of goods and services.� (William D. Nordhaus e James Tobin, Is Growth Obsolete?)
2. SCOPI
Quali sono le soluzioni possibili per le macrotendenze che stanno interessando il pianeta? L’elemento-chiave nella ricerca di tali soluzioni è l’uomo, con le capacità che lo caratterizzano. Gli obbiettivi della ricerca progettuale diventano l’aumento delle capacità la costruzione della qualità della vita, e non più l’accumulo di ricchezza.
2.1. CREARE CAPACITÀ, COSTRUIRE RESILIENZA
> L’uomo e le sue capacità costituiscono l’elementochiave nello sviluppo di nuovi modelli progettuali, che hanno come obbiettivo la costruzione della qualità della vita e non più l’accumulo di ricchezza.
Creare capacità. L’epoca in cui viviamo è stata definita Antropocene: si tratta infatti dell’epoca geologica nella quale l’uomo domina la natura, cambiandola. Il sistema che la caratterizza è basato sull’accumulo di ricchezza: gli obbiettivi che l’uomo si pone sono di tipo quantitativo, piuttosto che qualitativo, egli persegue l’accumulo di capitale monetario piuttosto che la qualità della vita. È significativo il fatto che l’indicatore utilizzato per descrivere lo sviluppo di un paese sia il PIL, di matrice esclusivamente economica, che non tiene in considerazione tutti i beni, come la salute o l’istruzione, non quantificabili monetariamente, ma che contribuiscono in modo significativo alla generazione di opportunità e, soprattutto, alla qualità della vita. Il modello antropocenetico comporta un incontrollato degrado delle risorse, siano esse naturali, fisiche o umane. Produce profonde disuguaglianze nella distribuzione della ricchezza, e quindi nella possibilità di accedere a beni e servizi. Questi processi vengono accentuati dalla ra-
pida crescita della popolazione alla quale stiamo assistendo, che genera una richiesta di disponibilità di risorse e una produzione di rifiuti ed emissioni sempre maggiore. Il cambiamento climatico e i fenomeni ad esso collegati sono forse l’esempio più chiaro e allo stesso tempo più critico delle conseguenze che la generazione di tali pressioni sulle risorse comporta. È evidente che è necessario iniziare a concepire l’idea di sviluppo umano in modo diverso, basandoci non più sulla generazione e sull’accumulo di capitale monetario, ma sull’uomo e sulle sue capacità, attraverso le quali diventa possibile lavorare sullo sviluppo della qualità della vita. Questo cambio di direzione ha delle ripercussioni a livello progettuale: comporta infatti lo studio e lo sviluppo di nuovi modelli, che lavorano attorno allo scopo centrale della creazione di capacità. Alcuni aspetti che caratterizzano questi modelli: -nuovi sistemi di gestione delle risorse naturali, fisiche e umane; -nuovi sistemi di gestione delle reti di risorse; -processi di condivisione, creazione di database e potenziamento delle connessioni; -processi partecipativi e inclusivi. Costruire resilienza. Un aspetto importante da tenere in considerazione nello sviluppo di nuovi modelli progettuali è quello relativo al rapporto con il contesto nel quale si inseriscono. È necessario considerare in particolare la mutevolezza che lo caratterizza e imparare a lavorare gestendo al meglio criticità e opportunità che essa genera. Si tratta quindi di applicare un approccio resiliente alla progettazione. Che cosa si intende per resilienza?
18 | Scopi
“Resilience is the capacity of a system, be it an individual, a forest, a city or an economy, to deal with change and continue to develop. It is about the capacity to use shocks and disturbances like a financial crisis or climate change to spur renewal and innovative thinking. Resilience thinking embraces learning, diversity and above all the belief that humans and nature are strongly coupled to the point that they should be conceived of as one social-ecological system.”
Costruire resilienza significa quindi lavorare su molteplici aspetti del progetto, individuando le connessioni esistenti tra di essi e le criticità e le potenzialità che nascono da queste connessioni, al fine di elaborare strategie per l’adattamento attivo al contesto.
(Stockholm Resilience Centre, What is Resilience? An introduction to social-ecological research, Stockholm 2011)
BOX 2.1. IL DECOUPLING Lo sviluppo di nuovi modelli progettuali che lavorano sulla creazione di capacità e sulla costruzione di resilienza è strettamente legato al principio del decoupling, secondo il quale l’aumento della produttività deve corrispondere alla diminuzione del prelievo di risorse naturali. Questo tipo di processo deve naturalmente generare anche l’aumento del benessere umano. Tra il 1900 e il 2000, la crescita della popolazione e il conseguente aumento della richiesta di risorse naturali hanno portato ad un aumento dell’estrazione di materiali da costruzione pari a 34 volte il valore iniziale, di minerali e metalli pari a 27 volte, di combu-
stibili fossili e biomasse pari rispettivamente al 12 e a 3,6 volte. È evidente che questo tipo di processo produttivo non può durare ancora a lungo, a causa della limitatezza delle risorse naturali. Il processo produttivo deve quindi spostare il proprio baricentro dal prelievo di risorse naturali, limitate, allo sfruttamento di risorse di natura illimitata: le risorse umane. La creatività diventa l’elemento-chiave di questo tipo di processo, ed è quindi fondamentale lavorare sull’aumento di tale elemento attraverso l’aumento delle capacità di ogni individuo. > Il principio del decoupling (fonte: UNEP).
Scopi | 19
BOX 2.2. CREARE CAPACITÀ: DAL PIL ALLO HUMAN DEVELOPMENT INDEX 1. Il Prodotto Interno Lordo (PIL) viene introdotto dall’economista statunitense Simon Kuznets nel 1941.
A partire dal Secondo Dopoguerra il Prodotto Interno Lordo, o PIL1, è stato ampiamente utilizzato come indicatore relativo al livello di benessere raggiunto da un determinato paese. Come suggerisce il nome però, il PIL costituisce un indicatore relativo alla produzione. Non necessariamente un incremento della produzione, e quindi del PIL, corrisponde ad un incremento di benessere: ci sono infatti beni e servizi, come la sanità o l’istruzione, non quantificabili in termini di produzione, ma indispensabili per il benessere di un paese. Il discorso di Robert F. Kennedy rivolto agli studenti della University of Kansas nel 1968 esplica in modo molto chiaro questo concetto:
“[...] Too much and too long, we seem to have surrendered community excellence and community values in the mere accumulation of material things. Our Gross National Product [...]-if we judge America by that-counts air pollution and cigarette advertising, and ambulances to clear our highways of carnage. It counts special locks for our doors and the jails for those who break them. It counts the destruction of our redwoods and the loss of our natural wonder in chaotic sprawl. It counts napalm and the cost of a nuclear warhead, and armored cars for police who fight riots in our streets. It counts Whitman’s rifle and Speck’s knife, and the television programs which glorify violence in order to sell toys to our children. Yet the Gross National Product does not allow for the health of our children, the quality of their education, or the joy of their play. It does not include the beauty of our poetry or the strength of our marriages; the intelligence of our public debate or the integrity of our public officials. It measures neither our wit nor our courage; neither our wisdom nor our learning; neither our compassion nor our devotion to our country; it measures everything, in short, except that which makes life worthwhile. [...]” Robert F. Kennedy, Discorso alla University of Kansas, 18 marzo 1968 20 | Scopi
La consapevolezza della necessità di elaborare un nuovo modo di concepire l’idea di benessere e di sviluppo, non più basata sulla produzione di beni e servizi e sull’accumulo di ricchezza, e di conseguenza dell’inesattezza del PIL come indicatore del livello di benessere raggiunto si diffonde a partire dagli anni Settanta. Nel 1972 William Nordhaus e James Tobin pubblicano Is Growth Obsolete?, primo saggio di critica al PIL come indicatore di benessere: gli autori sottolineano infatti come nel calcolo del PIL si tengano in considerazione solo i dati relativi alla produzione di beni e servizi finali, tralasciando i passaggi intermedi e tutti i dati relativi alle attività non produttive e ai servizi erogati dallo stato, come la sanità, l’istruzione, la sicurezza, indispensabili per lo sviluppo del benessere. Non vengono inoltre considerati i costi in termine di risorse naturali che la produzione comporta. Nordhaus e Tobin pongono infine l’accento sul rapporto tra sviluppo economico e progresso tecnologico, tema già sviluppato dall’economista Robert Solow a partire dalla fine degli anni Cinquanta: a parità di ricchezza prodotta in un determinato settore in anni diversi e con diverse tecnologie non corrisponde necessariamente la stessa quantità di beni prodotti, né la stessa quantità di benessere generato. A partire da questo periodo l’idea della centralità del capitale umano come forza guida dello sviluppo e del raggiungimento del benessere assume sempre maggiore forza: gli elementi di base di questi processi diventano quindi sapere, creatività, innovazione. Le città vengono riconosciute come luoghi fisici dello sviluppo, in quanto poli di concentrazione del capitale umano. Gli studi condotti negli anni Settanta e Ottanta costituiscono la base per lo sviluppo dello Human Development and Capability Approach. Lo Human Development and Capability Approach. Lo Human Development and Capability Approach viene sviluppato a partire dagli anni Ottanta dall’economista indiano
Amartya Sen e viene portato avanti negli anni seguenti in collaborazione con la filosofa statunitense Martha Nussbaum e gli economisti Sudhir Anand e James Foster, divenendo un tema centrale nel dibattito sullo sviluppo umano. Si tratta di un approccio all’analisi dello sviluppo umano che prende in considerazione un insieme di idee escluse o formulate in maniera incompleta negli approcci tradizionali, puramente economici. In base ad essi infatti, lo sviluppo umano e la relativa qualità della vita vengono valutati utilizzando come termini di riferimento indicatori di tipo economico, come il PIL. Secondo Sen questi approcci non sono adatti a descrivere il reale sviluppo, perché incompleti: è necessario infatti tenere in considerazione che esistono beni che contribuiscono alla qualità della vita non quantificabili in termini monetari, come l’istruzione, che ciascun individuo ha necessità diverse da soddisfare, che la distribuzione del denaro non è omogenea. Per questi motivi lo Human Development and Capability Approach non è più incentrato sull’economia e sulla crescita economica, ma sulla figura umana e sulla crescita della sua capacità. L’aspetto economico non viene messo da parte, ma diventa uno, e non più l’unico, degli aspetti che contribuiscono allo sviluppo umano. Lo Human Development and Capability Approach si sviluppa intorno a tre concettichiave: functionings, capability e agency.
Functionings. Vengono definite come “the various things a person may value doing or being” (Sen, 1999). Si tratta quindi degli stati che costituiscono il benessere della persona, come l’essere sani o l’essere nutriti, e dei beni e delle attività necessari per raggiungerli. Pertanto le functionings si riferiscono a numerose dimensioni della vita umana: la sopravvivenza, la salute, l’educazione, la cultura, il lavoro, le relazioni sociali, ecc. Capability. Viene definita come “the various combinations of functionings (beings and doings) that the person can achieve” (Sen, 1992). Essa è quindi la libertà di scegliere tra diverse alternative di combinazioni di functionings, e quindi di diversi tipi di vita. È
paragonabile ad una sorta di budget: come una persona con una tasca piena di monete può comperare diverse combinazioni di cose, così una persona con molte capabilities può scegliere tra molte functionings diverse e perseguire così diversi percorsi di vita.
Agency. Viene definita come “the ability to pursue goals that one values and has reason to value. An agent is someone who acts and brings about change” (Sen, 1999). Si riferisce quindi alla capacità di valutare gli obbiettivi e le azioni, e quindi le functionings, da intraprendere per conseguire un determinato tipo di vita, rimanendo tuttavia entro il limite della razionalità in un determinato contesto sociale (“has reason to value”). Al fine di rendere più completo e concreto l’approccio e di evitare omissioni involontarie o volontarie nell’ individuazione delle capabilities, nel 2000 Martha Nussbaum propone un elenco di dieci capabilities fondamentali che ciascun paese dovrebbe garantire per conseguire lo sviluppo umano. Esse sono: Life, Bodily Health, Bodily Integrity, Senses, Imagination, and Thought, Emotions, Practical Reason, Affiliation, Other Species, Play, Control over one’s Environment. In quest’ottica, la povertà non viene più individuata come privazione economica, ma come privazione di capabilities. Indicatori. A partire dalla base teorica costituita dallo Human Development and Capability Approach sono stati definiti alcuni indicatori che quantificano ed indicizzano gli aspetti relativi allo sviluppo umano e alla qualità della vita, fornendo una valutazione più completa dello stato di sviluppo rispetto agli indicatori tradizionali di natura economica. Nel 1990 lo United Nations Development Programme (UNDP) ha proposto lo Human Development Index (HDI), indicatore che misura lo sviluppo umano di un paese in relazione a tre aspetti: salute, educazione e standard di vita. L’HDI ha un valore compreso tra 0 e 1. A partire dal 1990 l’UNEP pubblica annualmente lo Human Development Report, che fornisce i dati relativi all’HDI di ciascun paese.
Scopi | 21
2.2. LA QUALITÀ DELLA VITA: OECD BETTER LIFE INITIATIVE
Si è parlato della necessità di concepire l’idea di sviluppo umano in modo diverso, basando il ragionamento sull’uomo, sul potenziamento delle sue capacità, sulla qualità della vita. A questo cambio di direzione si accompagna lo sviluppo di nuovi modelli progettuali, il cui scopo è quello di creare capacità. A questo punto si pone una domanda: “quali sono i settori sui quali bisogna lavorare per creare capacità e costruire la qualità della vita?” In altre parole, è necessario rendere più concreto il discorso sulle capacità e individuare i temi attorno ai quali sviluppare i modelli progettuali. Una prima risposta a questa domanda è stata data in Francia. Nel febbraio 2008 il Presidente della Repubblica Francese Nicholas Sarkozy incarica Joseph Stiglitz, Amartya Sen e Jean Paul Fitoussi di creare una Commissione, in seguito chiamata “The Commission on the Measurement of Economic Performance and Social Progress” (CMEPSP), allo scopo di identificare i limiti del PIL come indicatore del progresso economico e sociale e di individuare quali ulteriori informazioni siano necessarie per una descrizione più completa di tale progresso, definendone anche gli strumenti necessari per la valutazione, la misura e la rappresentazione statistica. La Commissione ha individuato otto caratteristiche che contribuiscono alla qualità della vita, da tenere in considerazione nella misura dello sviluppo economico e sociale: health, education, personal activities, political voice and governance, social connections, environmental conditions, personal insecurity, economic insecurity. A partire dal lavoro della CMEPSP, l’Organisation for Economic Cooperation and Development (OECD, in italiano OCSE) ha avviato nel maggio 2011 la OECD Better Life Initiative, allo scopo di misurare e far conoscere i 22 | Scopi
temi e i dati relativi a benessere e progresso. Due sono i prodotti principali di quest’iniziativa: il report How’s Life? e la piattaforma web Your Better Life Index (www.oecdbetterlifeindex.org), che consente ai cittadini di conoscere i temi e comparare i dati relativi ai paesi che fanno parte dell’OECD. L’aspetto più interessante della OECD Better Life Initiative è legato all’individuazione di undici temi-chiave attorno ai quali si sviluppa il benessere delle persone. Income and wealth. Reddito e ricchezza costituiscono due fattori importanti nel raggiungimento del benessere. Essi consentono infatti di accedere a standard di vita migliori e a servizi di qualità. Jobs and earnings. Oltre al beneficio economico, avere un lavoro comporta anche vantaggi di altro tipo, come la connessione con la società, la crescita dell’autostima, lo sviluppo di abilità e competenze. Housing conditions. Vivere in abitazioni con condizioni soddisfacenti costituisce uno degli aspetti più importanti del benessere delle persone. Tali condizioni non sono rappresentate solo dalla disponibilità di spazi e servizi, ma anche dalla possibilità di sviluppare relazioni con la famiglia, quelle relazioni che fanno di una house una home. Health status. Godere di buona salute comporta innumerevoli vantaggi e consente di accedere senza problemi a educazione, lavoro, vita sociale, ecc. Work-Life Balance. Un buon bilancio tra tempo dedicato al lavoro e tempo libero è particolarmente importante, soprattutto per le famiglie.
Education and skills. L’istruzione gioca un ruolo chiave nell’accesso alla conoscenza e nello sviluppo di competenze e abilità che consentono di prendere parte attivamente alla società.
benessere. Preservare l’ambiente e le risorse naturali, tenendo in considerazione i problemi che li interessano, come il cambiamento climatico, costituisce una priorità a lungo termine per la costruzione della qualità della vita.
Social connections. La frequenza e la qualità delle relazioni tra le persone sono fattori determinanti nella definizione del benessere. Rientrano in questa categoria anche le attività di volontariato, importanti sia per gli aspetti relativi alla soddisfazione personale, sia per il contributo offerto alla società.
Personal security. Il tema della sicurezza contribuisce alla definizione della qualità della vita, non solo dal punto di vista dei danni materiali che possono interessare le persone, ma anche e soprattutto per l’impatto psicologico generato dalla percezione di un ambiente non sicuro.
Civic engagement and governance. La fiducia negli organi di governo, legata alla trasparenza dell’informazione e delle azioni e alla possibilità di partecipazione, è un elemento fondamentale per l’ideazione e l’attuazione di programmi di sviluppo efficaci.
Subjective well-being. La percezione di una buona qualità di vita e la valutazione dei servizi e delle opportunità relativi a salute, lavoro, ecc. è fondamentale per individuare le criticità che tali servizi presentano ed elaborare strategie per il miglioramento e lo sviluppo delle opportunità.
Environmental quality. La qualità dell’ambiente ha impatti sulla salute e sul > OECD Framework for Measuring Well-Being and Progress. Come illustra l’immagine, i primi tre temi analizzati costituiscono le “condizioni materiali” del benessere, gli altri otto riguardano invece la “qualità della vita”. I vari temi non vengono considerati singolarmente, ma in relazione tra loro, come parti complementari componenti il benessere.
Scopi | 23
BOX 2.3. OECD BETTER LIFE INITIATIVE: TEMI E INDICATORI Per quantificare il livello di benessere raggiunto e comparare i risultati relativi a periodi e paesi diversi, ciascun tema della OECD Better Life Initiative viene analizzato in base ad indicatori specifici, adatti a descriverlo e a quantificarlo, in modo da rendere possibile la comparazione dei dati tra i paesi. Income and wealth. Gli indicatori considerati per descrivere questo tema sono: -Household Net-Adjusted Disposable Income: reddito medio annuo guadagnato da una famiglia al netto delle tasse; -Household Financial Wealth: valore medio totale del capitale finanziario attivo di una famiglia (risparmi e azioni) meno il capitale passivo (prestiti). Jobs and earnings. Gli indicatori considerati per descrivere questo tema sono: -Employment Rate: percentuale di persone, tra i 15 e i 64 anni, attualmente in possesso di un impiego; -Long-term Unemployment Rate: percentuale di persone, tra i 15 e i 64 anni, attualmente disoccupate, ma che hanno cercato lavoro per oltre un anno; - Personal Earnings: guadagno annuale medio pro capite dei lavoratori a tempo pieno; - Job Security: tasso di lavoratori dipendenti che possiedono un impiego inferiore ai sei
24 | Scopi
mesi. Housing conditions. Gli indicatori considerati per descrivere questo tema sono: -Rooms per Person: numero medio di stanze condivise per persona all’interno di un’abitazione; -Dwellings with Basic Facilities: percentuale di persone che possiede almeno un bagno interno all’abitazione; -Housing Expenditure: rapporto tra costi relativi all’abitazione e Household Net-Adjusted Disposable Income. Health status. Gli indicatori considerati per descrivere questo tema sono: -Life Expectancy: speranza di vita media alla nascita; -Self-reported Health: percentuale di persone che ritengono il proprio stato di salute “buono o molto buono”. Work-Life Balance. Gli indicatori considerati per descrivere questo tema sono: -Employees Working Long Hours: percentuale di lavoratori che lavorano più di cinquanta ore settimanali; -Time devoted to Leisure and Personal Care: tempo medio giornaliero impiegato in attività legate al tempo libero e alla cura personale, compresi mangiare e dormire.
Education and skills. Gli indicatori considerati per descrivere questo tema sono: -Educational Attainment: percentuale di persone, tra i 25 e i 64 anni, in possesso almeno del diploma di scuola superiore; -Students Skills: rendimento medio degli studenti di 15 anni secondo il PISA (Programme for International Student Assessment); -Years in Education: durata media degli studi che un bambino di 5 anni può aspettarsi di frequentare durante il corso della vita. Social connections. Gli indicatori considerati per descrivere questo tema sono: -Quality of Support Network: percentuale di persone che hanno parenti o amici sui quali fare affidamento in caso di necessità. Civic engagement and governance. Gli indicatori considerati per descrivere questo tema sono: -Voter Turnout: percentuale di votanti durante le ultime elezioni; -Consultation on Rule-making: livello di trasparenza del governo nelle procedure relative alla stesura delle leggi. Environmental quality. Gli indicatori considerati per descrivere questo tema sono: -Air Pollution: concentrazione media di PM10 (in μg/m3) nelle città con popolazione superiore ai 100˙000 abitanti; - Water Quality: percentuale di persone che
riferiscono di essere soddisfatte dalla qualità dell’acqua del luogo. Personal security. Gli indicatori considerati per descrivere questo tema sono: -Assault Rate: percentuale di persone che riferiscono di essere state vittime di aggressione nell’ultimo anno; -Homicide Rate: numero medio di omicidi per 100˙000 persone. Subjective well-being. Gli indicatori considerati per descrivere questo tema sono: -Life Satisfaction: valori medi di soddisfazione delle persone, espressi su una scala da 0 a 10. I dati relativi a ciascun paese vengono rappresentati sotto forma di fiore con undici petali, corrispondenti agli undici temi: maggiore è lo sviluppo raggiunto per un determinato tema, più grande è il petalo.
> Your Better Life Index (www.oecdbetterlifeindex.org) è la piattaforma che consente ai cittadini di conoscere i temi e comparare i dati relativi ai paesi che fanno parte dell’OECD. A ciascun paese corrisponde un fiore, i cui petali rappresentano il livello di sviluppo raggiunto relativo a ciascun tema.
Scopi | 25
2.3. LA QUALITÀ DELLA VITA: SLUM REGENERATION
Slum: “…a contiguous settlement where the inhabitants are characterized as having inadequate housing and basic services. A slum is often not recognized and addressed by the public authorities as an integral or equal part of the city.” (UN-HABITAT, 2002)
1. Fonte: UN-HABITAT, The Challenge of Slums. Global Report on Human Settlements 2003, Earthscan, London, UK e Sterling, VA, USA, 2003
26 | Scopi
La definizione di slum fornita da UN-HABITAT mette in evidenza le caratteristiche principali di questi insediamenti: l’alta densità, l’assenza di servizi di base, la presenza di edifici costruiti in modo inadeguato e insicuro, la localizzazione in parti malsane e poco sicure della città, l’assenza di pianificazione e regolamentazione relativa alla proprietà. Agli aspetti fisici e legali si aggiungono anche gli aspetti economici e sociali: gli slums sono infatti caratterizzati da povertà ed esclusione sociale, che colpisce soprattutto i gruppi sociali più vulnerabili. Secondo UN-HABITAT, nel 2001 circa un miliardo persone al mondo, ovvero una persona su sei, viveva negli slums, concentrati soprattutto nei paesi in via di sviluppo. Si prevede il raddoppio di questa cifra entro il 20301. Prendendo in considerazione i temi-chiave dello sviluppo della qualità della vita forniti dalla OECD Better Life Initiative, è possibile notare che, per quanto riguarda gli slums, il livello raggiunto in ciascun settore è molto basso, quasi sempre inferiore al livello minimo ammissibile. Creare capacità in questo contesto significa pertanto sviluppare modelli in grado di aumentare la qualità della vita in maniera complessiva, tenendo presente le relazioni che intercorrono tra i vari settori e le reazioni a catena che possono essere generate. La resilienza costituisce una caratteristica fondamentale di questi modelli, che devono
essere in grado di adattarsi ai cambiamenti ai quali sono e saranno sottoposti, primo tra tutti il cambiamento climatico. La definizione di slum fornita da UN-HABITAT mette in evidenza le caratteristiche principali di questi insediamenti: l’alta densità, l’assenza di servizi di base, la presenza di edifici costruiti in modo inadeguato e insicuro, la localizzazione in parti malsane e poco sicure della città, l’assenza di pianificazione e regolamentazione relativa alla proprietà. Agli aspetti fisici e legali si aggiungono anche gli aspetti economici e sociali: gli slums sono infatti caratterizzati da povertà ed esclusione sociale, che colpisce soprattutto i gruppi sociali più vulnerabili.
Secondo UN-HABITAT, nel 2001 circa un miliardo persone al mondo, ovvero una persona su sei, viveva negli slums, concentrati soprattutto nei paesi in via di sviluppo. Si prevede il raddoppio di questa cifra entro il 2030. Prendendo in considerazione i temi-chiave dello sviluppo della qualità della vita forniti dalla OECD Better Life Initiative, è possibile notare che, per quanto riguarda gli slums, il livello raggiunto in ciascun settore è molto basso, quasi sempre inferiore al livello minimo ammissibile. Creare capacità in questo contesto significa pertanto sviluppare modelli in grado di aumentare la qualità della vita in maniera complessiva, tenendo presente le relazioni che intercorrono tra i vari settori e le reazioni a catena che possono essere generate. La resilienza costituisce una caratteristica fondamentale di questi modelli, che devono essere in grado di adattarsi ai cambiamenti ai quali sono e saranno sottoposti, primo tra tutti il cambiamento climatico. La definizione di slum fornita da UN-HABITAT met-
te in evidenza le caratteristiche principali di questi insediamenti: l’alta densità, l’assenza di servizi di base, la presenza di edifici costruiti in modo inadeguato e insicuro, la localizzazione in parti malsane e poco sicure della città, l’assenza di pianificazione e regolamentazione relativa alla proprietà. Agli aspetti fisici e legali si aggiungono anche gli aspetti economici e sociali: gli slums sono infatti caratterizzati da povertà ed esclusione sociale, che colpisce soprattutto i gruppi sociali più vulnerabili. Secondo UN-HABITAT, nel 2001 circa un miliardo persone al mondo, ovvero una persona su sei, viveva negli slums, concentrati soprattutto nei paesi in via di sviluppo. Si prevede il raddoppio di questa cifra entro il 2030.
> Si stima che al 2030 2 miliardi di persone vivranno negli slums, con un livello sviluppo della qualità della vita molto basso. In questo contesto, creare capacità vuol dire ricercare modelli in grado di lavorare sullo sviluppo complessivo della qualità della vita, considerando tutti i settori che la compongono.
Scopi | 27
3. NUOVI MODELLI
I nuovi modelli progettuali, che hanno come obbiettivo l’aumento delle capacità e lo sviluppo della qualità della vita, si basano su piccoli elementi puntuali, inclusivi e collaborativi, in grado di innescare processi di rigenerazione e di sviluppo urbano.
3.1. SLUM REGENERATION: CATALIZZATORI URBANI
> Evoluzione delle pratiche di rigenerazione degli slums dal 1800, periodo in cui si iniziano l’osservazione ela ricerca di soluzioni, ad oggi.
30 | Nuovi modelli
Quali caratteristiche deve avere un modello urbano in grado di creare capacità e di aumentare la qualità della vita di chi lo abita? La ricerca di soluzioni ai problemi degli slums è stata portata avanti fin dai primi anni del 1800, periodo in cui in Inghiterra e in Francia alcuni studiosi iniziano ad osservare e a descrivere i quartieri delle classi povere, composte soprattutto da operai delle industrie arrivati in città dalla campagna, e la situazione di degrado fisico e sociale che li caratterizza. Fino alla fine degli anni ’60 però la soluzione proposta rimane la stessa, anche se l’aspetto formale cambia nel tempo, con l’introduzione di nuovi materiali e di nuove tecniche di produzione: gli slums e gli insediamenti informali vengono sostituiti con grandi interventi ordinati imposti dall’alto, senza tenere in considerazione il contesto economico, sociale e culturale e le dinamiche che si innescano al suo interno. Per questo motivo molto presto queste soluzioni falliscono: la demolizione del quartiere di edilizia sociale Pruitt-Igoe di St. Louis, dovuta al degrado fisico e sociale che ha svi-
luppato, ne è un chiaro esempio. La demolizione avviene nel 1972, il quartiere era stato costruito appena 18 anni prima. A partire dagli anni ’70 si assiste ad un cambio di direzione e gradualmente si diffonde l’idea che gli slums e gli insediamenti informali siano ordinati da processi generati dalla mancanza di opportunità per chi vi abita. La ricerca di soluzione ai problemi si sposta quindi dall’imposizione di grandi interventi ordinati alla gestione di piccoli interventi puntuali, in collaborazione con la popolazione e i portatori di interesse. Si tratta di creare dei catalizzatori di creatività ed attività urbana, in grado di: -creare capacità per gli abitanti del quartiere; -innescare processi di rigenerazione urbana; -supportare i processi di rigenerazione urbana innescati; -favorire la loro diffusione e, attraverso un processo generativo, apportare miglioramenti all’intera città. Un aspetto molto importante da tenere in
considerazione è il rapporto con il contesto: il catalizzatore deve appoggiarsi alle reti di infrastrutture e di servizi esistenti, con le quali innescare un processo di dipendenza e allo stesso tempo di collaborazione. Il raggiungimento di una buona qualità della vita, soprattutto in alcuni settori come la salute e l’istruzione, dipende molto dal miglioramento del servizio offerto dalla rete, miglioramento al quale anche il catalizzatore contribuisce. La vicinanza ad infrastrutture e servizi consente di accedere agli stessi con facilità, creando maggiori opportunità ed evitando l’ulteriore prelievo di risorse e consumo di suolo per la loro costruzione. Potenzialità e criticità del contesto determinano le funzioni specifiche di ciascun catalizzatore, che deve fornire i servizi, l’educazione e gli strumenti necessari allo sviluppo e alla diffusione dei processi di rigenerazione urbana. Ogni catalizzatore deve quindi favorire lo sviluppo di connessioni sociali fisiche e virtuali, l’educazione, la produzione e la distribuzione di oggetti, materiali da costruzione e strutture, acqua, cibo ed energia, la gestione dei rifiuti e deve ospitare le strutture e gli strumenti adeguati a supportare queste funzioni. Questo tipo di soluzione ha un costo contenuto e, per questo motivo, è esportabile ovunque. È molto importante sottolineare che questi elementi non si configurano più come oggetti architettonici finiti, ma come “punti
caldi” di reti urbane e sociali più ampie. Non è più la forma l’aspetto rilevante del progetto, ma l’insieme delle capacità e dei processi che esso riesce ad innescare e a supportare. Anche il ruolo del progettista cambia: il processo di definizione della soluzione non è più un processo di tipo impositivo, ma democratico, inclusivo e collaborativo, all’interno del quale il progettista non esercita più un ruolo gerarchico, ma di coordinatore.
> Il catalizzatore di processi urbani crea capacità fornendo servizi, educazione e strumenti per la rigenerazione urbana, supportando in particolare lo sviluppo di connessioni sociali fisiche e virtuali, l’educazione, la produzione e la distribuzione di oggetti, strutture, acqua, cibo ed energia, la gestione dei rifiuti.
Nuovi modelli | 31
BOX 3.1. SLUM REGENERATION 1800-2013
1800.
Utopie. La Rivoluzione Industriale porta in città enormi masse di lavoratori provenienti dalle campagne. A partire dal 1800 gli utopisti propongono soluzioni fisiche e morali agli slums in cui vivono le classi operaie più povere.
6. Dymaxion House. 1929, Richard Buckminster Fuller. È caratterizzata da un sistema costruttivo innovativo, basato su tensioni e da un uso efficiente dei materiali. È autonoma dal punto di vista energetico.
1. 1808, Charles Fourier. Mette a punto un modello di raggiungimento dell’Armonia Universale, da attuarsi in sette periodi di passaggio graduale dal disordine all’ordine. La forma urbanistica che caratterizza il settimo periodo è il Falansterio, insieme compatto di edifici in cui si concentrano tutte le funzioni urbane.
7. Airstream Clipper. 1936, Wally Byam. Casa mobile, da trasportare con l’automobile.
2. 1817, Robert Owen. Elabora una teoria fondata sulla tesi secondo la quale le persone sono il prodotto del loro ambiente e il miglioramento dell’ambiente porta al miglioramento delle persone. Progetta un insediamento ideale nel quale gli edifici sono disposti perimetralmente attorno ad una grande piazza rettangolare con chiesa, scuola, spazi per il tempo libero, cucina, refettorio. All’esterno si collocano gli spazi produttivi. 3. 1859, Jean-Baptiste André Godin. Realizza il progetto di Fourier a Guise in Francia e da al complesso il nome di Familisterio. 4. 1898, Ebenezer Howard. Elabora il modello della Garden City, fondato sull’equilibro tra elementi della città ed elementi della campagna. Dopo il 1900 molti quartieri periferici delle città assumono la forma di città giardino.
1900-1970.
Nuovi materiali, nuove tecnologie. L’introduzione di nuovi materiali e tecnologie permette la prototipazione di abitazioni a basso costo, prefabbricate e assemblabili. 5. Maison Dom-ino. 1914-1915, Le Corbusier. Soluzione costruttiva innovativa a basso costo, costituisce l’ unità di base per le tipologie insediative più grandi.
34 | Nuovi modelli
8. Packaged House System. 1943-1948, Walter Gropius e Konrad Wacksmann. Presenta un sistema costruttivo in legno, con pezzi da assemblare, a basso costo. Quartieri ordinati. Architetti e urbanisti cercano soluzioni abitative a basso costo per le classi operaie, proponendo insediamenti formali, ordinati. A partire dagli anni ’30 lo Stato promuove legislazione ed interventi per l’edilizia sociale. 9. Blocchi di appartamenti sulla riva del Wannsee (Berlino). 1931, Walter Gropius. È il primo esempio di insediamento costituito da blocchi di appartamenti, tipologia molto diffusa negli anni seguenti. 10. Unité d’Habitation (Marsiglia). 1946-1952, Le Corbusier. Costruita dopo la Seconda Guerra Mondiale, ospita abitazioni e servizi che si sviluppano in altezza nello stesso blocco. 11. Levittown (Long Island, NY). 1947-1952, William Levitt. È un insediamento composto da 17˙000 abitazioni prefabbricate, per la prima volta assemblate in sito. 12. Pruitt-Igoe Housing (St. Louis, Mo.). 1954, Minoru Yamasaki. Nel 1972, dopo soli 18 anni dalla costruzione, il quartiere viene demolito. È il simbolo del fallimento dell’edilizia sociale: gli slum sono stati sostituiti da ghetti verticali.
Rete disordinata, elementi puntuali. Dai primi anni ’70 la teoria e le tecniche di pianificazione tradizionali vengono messi in discussione, gli interventi di edilizia sociale falliscono. La ricerca si sposta gradualmente dall’ordine al disordine, dalla forma complessiva ordinata della città alla rete disordinata di elementi puntuali e processi che la caratterizzano.
Prese di posizione. La rigenerazione degli slums suscita l’interesse di grandi organizzazioni come l’ONU e la World Bank. Nascono inoltre associazioni di volontari impegnate su questo fronte.
14. The Death and Life of Great American Cities. 1961, Jane Jacobs. Critica alle politiche urbane degli anni ’50 che distruggono le comunità urbane e soluzioni per il loro ripristino.
19. Nel 1983 la Grameen Bank, fondata dal premio Nobel Muhammad Yunus, introduce il microcredito.
16. A Pattern Language: Towns, Buildings, Construction e The Timless Way of Building. 1977 e 1979, Christopher Alexander. Definisce un alfabeto progettuale, composto da patterns, da cui ciascun individuo può attingere per costruire città, edifici, sistemi costruttivi. Ciascun pattern descrive un problema e le possibili soluzioni. Christopher Alexander getta le basi della progettazione parametrica, generativa, inclusiva, in seguito supportata dai sistemi informatici. 17. Freedom to Build. 1972, John F.C. Turner e Robert Fitcher. Per risolvere il problema degli slums è necessario concentrarsi non solo sull’housing, ma anche sugli elementi ad esso collegati. I miglioramenti apportati ad un singolo elemento hanno conseguenze positive anche sugli altri. 13. Fun Palace. 1959, Cedric Price. È il primo esempio di edificio interattivo, adattabile a seconda delle esigenze degli utenti. Il processo progettuale non è più impositivo, ma inclusivo e collaborativo. 15. Potteries Thinkbelt (Staffordshire) 1964-1966, Cedric Price. La rigenerazione dell’area industriale parte dalla rete ferroviaria esistente, i cui elementi vengono convertiti negli spazi di un’università itinerante.
1970-...
18. Nel 1978 l’ONU istituisce UN-HABITAT, programma dedicato allo sviluppo degli insediamenti umani.
Coinvolgimento e partecipazione. Soprattutto a partire dagli anni ’90, il processo che porta alla rigenerazione urbana acquista sempre maggiore importanza, il coinvolgimento e la partecipazione della popolazione diventano fondamentali. 13. Programma di ricostruzione post terremoto (Gualtemala). 1976, Fred Cuny con Oxfam e World Neighbors. La popolazione viene educata alle pratiche sicure e coinvolta nella ricostruzione. Catalizzatori urbani. Negli ultimi anni la rigenerazione degli slums è stata generata dallo sviluppo di catalizzatori urbani, elementi puntuali in grado di innescare processi di trasformazione fisica, economica e sociale e di creare quindi opportunità di riscatto per la popolazione. 21. Metro Cable (Caracas). 2007-2010 Urban Think-Tank. La rigenerazione del quartiere di Caracas, situato su una collina, parte dalla creazione di una funivia pubblica, le cui stazioni ospitano servizi, come la biblioteca, la palestra, il supermercato, che accrescono le opportunità degli abitanti del quartiere, altrimenti esclusi dai servizi offerti dalla città. 22. L’architetto finlandese Marco Casagrande ha definito questo processo Urban Acupuncture: l’intervento su punti precisi della città ha effetto benefico per tutto il sistema. Nuovi modelli | 35
1. La $300 House, sviluppata da Vijay Govindarajan e Christian Sarkar, costituisce il modello di riferimento per quanto riguarda l’insieme degli aspetti, degli elementi e dei processi che caratterizzano la rigenerazione delle abitazioni a basso costo.
36 | Nuovi modelli
Come funziona il catalizzatore. In generale il modello di rigenerazione degli slums basato sul catalizzatore può essere considerato come somma di due elementi: il catalizzatore e un insieme di toolkit per la rigenerazione delle abitazioni e per la produzione di cibo. Il catalizzatore ospita i servizi e gli strumenti per lo sviluppo di educazione, connessioni fisiche, connessioni virtuali e per la produzione di oggetti, riferita in particolare agli elementi che compongono i toolkit. Esso si sviluppa sul modello del fab-lab, al quale possono essere aggiunti altri elementi utili alla rigenerazione urbana. Gli strumenti di base che è possibile trovare al suo interno sono computer, rete internet, macchine a controllo numerico, vengono inoltre forniti l’educazione al loro utilizzo e il supporto di operatori specializzati. Tali strumenti sono accessibili in tutto il mondo a prezzi relati-
vamente bassi, questo aspetto rende il fablab la struttura educativa e produttiva ideale per la rigenerazione urbana a basso costo, ma in grado di creare un buon livello di capacità. I toolkit di supporto alla rigenerazione delle abitazioni (relativi a materiali e strutture, gestione dell’acqua, produzione di energia, gestione dei rifiuti e connessioni virtuali) e alla produzione di cibo, costituiscono un insieme di strumenti accessibili e personalizzabili da ciascun utente1. È necessario che gli strumenti forniti siano semplici da utilizzare e accompagnati dall’istruzione al loro utilizzo. Se gli strumenti di base del fab-lab sono gli stessi in tutto il mondo, i toolkit sono costituiti da strumenti diversi in ogni luogo, definiti in base alle caratteristiche che il luogo stesso presenta. Sia il fab-lab che i toolkit possono essere modificati e migliorati grazie all’utilizzo di
framework open source, che consentono la scrittura di software di funzionamento in breve tempo e a costi contenuti. Crowdsourcing e crowdfunding. Il termine crowdsourcing è stato introdotto con l’articolo The Rise of Crowdsourcing di Jeff Howe, pubblicato sulla rivista Wired nel giugno 2006. Il crowdsoursing è, in sostanza, un processo di sviluppo collettivo di un progetto o di un prodotto: alla richiesta di sviluppo, che viene di solito inoltrata via web, può rispondere qualsiasi utente interessato, mettendo a disposizione le proprie capacità ed il proprio lavoro. Il processo risulta essere più rapido e più economico dei processi di sviluppo tradizionali e il risultato finale, frutto della collaborazione e del confronto di più persone, migliore. Una strategia di crowdsourcing interessante è costituita dal crowdfunding: la richiesta
è in questo caso una richiesta di contributi economici, alla quale può rispondere chiunque sia interessato allo sviluppo del progetto o del prodotto. Esistono numerose piattaforme di crowdfunding, siti web che facilitano l’incontro tra la domanda e le offerte di denaro degli utenti: l’esempio più significativo, per numero di utenti, è Kickstarter (www. kickstarter.com). Crowdsourcing e crowdfunding costituiscono due alternative efficaci per lo sviluppo di modelli di rigenerazione urbana: in questo caso infatti i portatori di interesse sono molto numerosi e lo è quindi anche la possibilità di raccogliere denaro. > Il modello di rigenerazione degli slums basato sul catalizzatore può essere considerato come somma di più elementi, che lavorano in maniera complementare: il catalizzatore, che si sviluppa sul modello del fab-lab, l’insieme dei toolkit per la rigenerazione delle abitazioni e per la produzione di cibo, la raccolta dei fondi, che può avvenire tramite crowdfunding.
Nuovi modelli | 37
BOX 3.3. FAB-LAB: “HOW TO MAKE ALMOST ANYTHING” 1. Nel 1984 Apple lancia Macintosh, il primo personal computer dotato di interfaccia grafica utente e mouse destinato al mercato di massa.
Tablet, costo medio: $381
PC, costo medio: $635
Fonte: IDC 2013
38 | Nuovi modelli
Il concetto di fab-lab si è sviluppato nell’ultimo decennio, a partire dall’esperienza iniziata nel 2003 al Massachussets Institute of Technology (MIT) sotto la guida del professor Neil A. Gershenfeld. Come suggerisce il nome (“fab-lab” è la contrazione di “fabrication lab” o “fabulous lab”) il fab-lab è un laboratorio di piccole dimensioni che offre la possibilità di fabbricare oggetti in maniera personalizzata. Esso ha quindi il vantaggio di creare le condizioni per lo sviluppo e la produzione di oggetti che soddisfano le necessità individuali o locali, che non sarebbe economicamente conveniente produrre in maniera industriale. Come sostiene Gershenfeld, al suo interno è possibile realizzare “almost anything”, quasi tutto. Gli strumenti di base che la struttura ospita sono essenzialmente computer per l’elaborazione dei modelli virtuali degli oggetti da produrre e macchine a controllo numerico (CNC) per la loro realizzazione. È inoltre importante la presenza di una connessione a internet, per la condivisione di informazioni e di files relativi agli oggetti da produrre. Il costo del kit iniziale di strumenti è relativamente basso: nel caso del fab-lab dell’MIT, ad esempio, la spesa iniziale è stata di $70˙000 ($50˙000 per l’attrezzatura, $20˙000 per la materia prima per la produzione). In questo caso, l’attrezzatura era completa e prevedeva una grande varietà di macchine: è evidente che, compiendo una scelta mirata dell’attrezzatura e dei materiali, il costo iniziale può diminuire di molto. È importante tenere in considerazione anche il fatto che molte di queste macchine sono in continuo miglioramento ed in futuro sarà possibile acquistare attrezzature di elevata precisione a costi sempre più contenuti. Fab-lab e strumenti. A partire dagli anni Ottanta, con l’introduzione dei personal computer dotati di interfaccia grafica1, lo sviluppo di strumenti di elaborazione e scambio di informazioni e di sapere e di produzione, è diventato sempre più rapido e facilmente accessibile, sia intermini di conoscenze
necessarie per il funzionamento di tali strumenti, sia in termini economici. Il fab-lab si configura come luogo fisico di questi processi. Tra gli strumenti che è possibile trovare al suo interno ci sono quindi i computer, le macchine a controllo numerico, Internet, ai quali si accompagnano la filosofia dell’open source e dell’open content. Computer. Rientrano in questa categoria personal computer, tablet, smartphone, ma anche gli strumenti che permettono il funzionamento intelligente di edifici e sistemi urbani. Consentono una maggiore facilità di gestione dell’edificio in tutte le sue fasi (progettazione, produzione, gestione, monitoraggio, condivisione delle informazioni) e permetto di lavorare con progetti di complessità sempre maggiore modellati in maniera ottimale in base a parametri specifici. Macchine a controllo numerico (CNC). Le macchine a controllo numerico permettono di produrre componenti di materiali e dimensioni varie a partire dal modello virtuale elaborato con software CAD (Computer-Aided Design) o CAM (Computer-Aided Manufacturing): le informazioni relative al modello virtuale vengono infatti tradotte in una sequenza di operazioni di elaborazione dell’oggetto reale. I processi di lavorazione possibili sono taglio, foratura, sagomatura, lavorazione superficiale, stampa 3d e riguardano quindi macchine per il taglio a lama o laser, trapani, macchine piegatrici, torni, fresatrici, stampanti 3d. A differenza delle altre macchine, che lavorano per sottrazione di materia, le stampanti 3d lavorano per sovrapposizione di strati di materia. Questo tipo di processo, detto additivo, consente pertanto un notevole risparmio sull’utilizzo di materia, che influisce anche sull’aspetto economico della produzione. Le macchine a controllo numerico rendono possibile la progettazione e la prototipizzazione a basso costo, l’ottimizzazione dell’uso dei materiali e della produzione di scarti, la
riduzione dei tempi di lavorazione, la produzione in loco. I processi di produzione di componenti di qualità diventano in questo modo sempre più economici ed accessibili. Internet. A partire dall’inizio degli anni Novanta, Internet (contrazione di “interconnected networks”) ha consentito in modo sempre più capillare l’accesso a costo quasi nullo alla comunicazione, all’informazione, alla conoscenza, al sapere. Permette inoltre la possibilità di accesso a numerosi servizi, come l’E-Learning, l’E-Commerce, l’E-Government, l’E-Health, l’Home Banking. Uno degli aspetti più significativi è costituito dalla possibilità di condivisione di informazioni e di lavoro prodotto con altri utenti, che possono utilizzarlo e migliorarlo. Open source, open content. La filosofia open source si basa sulla condivisione dei codici sorgente di alcuni software, regolamentati da apposite licenze d’uso e denominati appunto “open source”: gli autori, o più precisamente i detentori dei diritti, ne permettono infatti il libero studio e l’apporto di modifiche da parte di altri programmatori indipendenti, a costo zero. Alla filosofia del movimento open source si ispira il movimento open content: in questo caso l’elemento liberamente condiviso è costituito da contenuti editoriali, come testi, immagini, video e musica. Apposite licenze d’uso, come Creative Commons (CC), tutela-
no i diritti dell’autore e fissano le condizioni relative all’utilizzo dei contenuti e alla possibilità di apportare modifiche. In entrambi i casi, l’accessibilità e la possibilità di condividere ed elaborare informazioni e sapere (software, files, progetti, opere) in maniera legale e a basso costo vengono estese ad un numero sempre maggiore di utenti. Framework open source. Oltre ai software open source, negli ultimi anni sono stati sviluppati anche i primi framework open source. Il framework è una struttura di supporto sulla quale può essere progettato ed organizzato un software, i framework open source permettono quindi l’apprendimento veloce dei principi fondamentali dell’elettronica e della programmazione e la prototipazione rapida di software a costi molto contenuti. I framework open source più comuni sono Arduino e Raspberry Pi. Questi strumenti hanno portato a profondi cambiamenti anche nel campo dell’architettura, soprattutto per quanto riguarda la possibilità di studiare soluzioni ottimali per ogni tipo di contesto, di produrre a basso costo le parti che le compongono, di accedere a database di vario tipo in brevissimo tempo.
Raspberry Pi, costo: $25-35
Stampante 3d, costo: $299-$24˙650 Fonte: www.3ders.org
Arduino Starter Kit, costo: $104,52
> RepRap Project. Il progetto ha come obbiettivo lo sviluppo e la diffusione di software e macchine per la stampa 3d a basso costo. I software sono open source e gratuiti, le parti che compongono le macchine possono essere stampate da altre macchine uguali.
Nuovi modelli | 39
3.2. MATRICI
Un possibile modello di rigenerazione degli slums basato sul catalizzatore urbano si sviluppa su quattro livelli, che lavorano rispettivamente su ambiente urbano, capacità che esso è in grado di creare, tecnologie a disposizione per la creazione delle capacità e processi e possibili configurazioni che il modello può supportare. A ciascun livello corrisponde una matrice, che rappresenta i temi, i luoghi e gli elementi che lo caratterizzano, e che costituiscono la base per il lavoro relativo alla matrice successiva: gli output di ciascuna matrice rappresentano quindi gli input per la matrice successiva. Le quattro matrici sono: 1. matrice urbana; 2. matrice delle capacità; 3. matrice tecnologica; 4. matrice costruttiva. La matrice urbana individua temi e spazi relativi al sistema urbano e, allo stesso tempo temi e luoghi relativi allo sviluppo delle capacità, in base alle undici categorie della OECD Better Life Inititiative. L’individuazione e la mappatura dei luoghi e degli elementi che generano uno sviluppo delle capacità carente costituisce la base per la matrice delle capacità: essa lavora infatti sull’identificazione delle strutture necessarie per la creazione di capacità e per la rigenerazione di tali luoghi. La matrice delle capacità individua pertanto i luoghi di inserimento dei catalizzatori urbani e le funzioni e le caratteristiche che, in base al contesto, contraddistinguono ciascuno di essi. La matrice tecnologica analizza gli elementi tecnologici disponibili per il funzionamento dei catalizzatori. Tali elementi devono rispettare due requisiti: devono essere accessibili e adeguati al contesto nel quale vengono in40 | Nuovi modelli
seriti. È inoltre importante sottolineare che esistono degli strumenti in grado di creare capacità a basso costo e a basso prelievo di materia: è quindi necessario favorire la loro diffusione e il loro utilizzo all’interno dei processi di rigenerazione urbana, senza trascurare l’importanza dell’educazione al loro funzionamento. La matrice costruttiva individua infine i processi utili alla costruzione del modello di rigenerazione urbana, prendendo in considerazione anche l’aspetto economico della raccolta e della gestione dei fondi. Essa propone inoltre le possibili configurazioni fisiche dei catalizzatori urbani, generate dagli elementi tecnologici disponibili e dai processi che è possibile innescare. Il modello proposto, basato sul lavoro per matrici consecutive, ha la caratteristica di poter essere riprodotto ovunque: naturalmente gli elementi che ciascuna matrice analizza, e quindi tipi di catalizzatori, tecnologie disponibili, processi e configurazioni fisiche, sono legati alle caratteristiche del contesto e variano in base ad esse.
> Il modello di rigenerazione degli slums proposto, basato sul catalizzatore urbano, si sviluppa in base a quattro matrici consecutive: gli output di ciascuna matrice costituiscono gli input per la matrice successiva.
Nuovi modelli | 41
matrice urbana La matrice urbana individua l’infrastrutturazione urbana del territorio, l’infrastrutturazione naturale e le capacità che si sviluppano su di esso. Infrastrutturazione urbana. Il livello individua gli spazi e gli elementi urbani del territorio: spazi costruiti e infrastrutture della mobilità. Infrastrutturazione naturale. Il livello individua gli spazi e gli elementi naturali del territorio, in relazione a suolo, acqua, aria, biodiversità. Individua inoltre le caratteristiche climatiche del territorio e gli scenari
relativi al cambiamento climatico. Capacità. Il livello individua le caratteristiche e i luoghi relativi alla creazione di capacità, secondo le undici categorie fornite dalla OECD Better Life Initiative. Input: morfologia del territorio, infrastrutturazione fisica, infrastrutturazione naturale e caratteristiche e distribuzione delle capacità. Output: categorie (in base alle categorie definite dalla OECD Better Life Initiative) e luoghi caratterizzati da scarse capacità.
matrice delle capacità La matrice delle capacità individua le caratteristiche che la rigenerazione urbana deve avere per l’aumento delle capacità sul territorio, in base ai temi, ai dati e alla distribuzione spaziale fornita dalla matrice urbana. Definisce pertanto luoghi di inserimento, le funzioni e le caratteristiche dei catalizzatori urbani e i gli strumenti necessari alla rigenerazione delle abitazioni e alla produzione di cibo.
Input: categorie (in base alle categorie definite dalla OECD Better Life Initiative) e luoghi caratterizzati da scarse capacità. Output: caratteristiche della rigenerazione urbana, luoghi di inserimento, funzioni e caratteristiche dei catalizzatori urbani e strumenti per la rigenerazione delle abitazioni e per la produzione di cibo.
matrice tecnologica La matrice tecnologica individua gli elementi tecnologici disponibili per la rigenerazione, sviluppando in particolare lo studio dei toolkit per la rigenerazione delle abitazioni e per la produzione di cibo. La scelta degli elementi si basa su due principi: low-cost e high-tech. Low-cost. Gli elementi tecnologici scelti devono essere accessibili in termini economici e in relazione alle possibilità economiche degli utenti. È importante sottolineare che anche la possibilità di reperire di tali elementi in breve tempo e con distanze contenute influisce sull’aspetto economico ed è pertanto da tenere in considerazione. 42 | Nuovi modelli
High-tech. La scelta di elementi tecnologici high-tech si riferisce in questo contesto non tanto alla scelta di tecnologie avanzate, quanto alla scelta delle tecnologie più adatte in base al contesto, alle conoscenze e ai supporti disponibili. Gli elementi devono rispettare gli standard di qualità relativi alla funzione cui si riferiscono ed avere un impatto il più possibile contenuto sulle risorse naturali. Gli strumenti basati su computer e internet, disponibili ad un costo sempre più contenuto in tutto il mondo, hanno un enorme potenziale per la creazione di capacità e per il supporto dei processi di rigenerazione urbana e costituiscono pertanto la base per lo
sviluppo della matrice tecnologica. Non bisogna dimenticare la necessità di un’adeguata educazione al loro utilizzo. Input: caratteristiche della rigenerazione urbana, luoghi di inserimento, funzioni e caratteristiche dei catalizzatori urbani e strumenti per la rigenerazione delle abitazioni e per la produzione di cibo. Output: abaco di elementi tecnologici lowcost e high-tech per la rigenerazione urbana.
matrice costruttiva La matrice costruttiva individua i processi utili al supporto della costruzione del modello di rigenerazione urbana, a partire dalle strutture e dalle tecnologie disponibili. È molto importante che la rigenerazione urbana si sviluppi in maniera graduale, per fasi consecutive: questo tipo di sviluppo permette infatti di innescare i processi giusti al momento giusto, ottenendo un maggiore controllo dei processi stessi, che possono subire modifiche e miglioramenti graduali, e una maggiore flessibilità nell’impiego delle risorse economiche. È possibile individuare una sequenza, articolata in cinque fasi, che descrive il ciclo di vita di ciascun catalizzatore e la rigenerazione urbana che esso è in grado di generare: 1. start structure: inserimento del catalizzatore; 2. involve people and educate them: coinvolgimento dei portatori di interesse, informazione ed educazione all’uso degli strumenti e ai processi da innescare; 3. start processes: innesco e sviluppo dei processi di progettazione, produzione, distribuzione dei toolkit, di rigenerazione delle abitazioni e di produzione di cibo;
4. improve and implement: miglioramento ed espansione degli elementi e dei processi; 5. share: condivisione di dati ed informazioni, utili allo sviluppo di processi analoghi. Per poter migliorare ed espandere gli elementi e i processi di rigenerazione urbana e per condividere i dati e le informazioni utili allo sviluppo di nuovi catalizzatori, è importante svolgere un’attività di monitoraggio e creazione di database lungo tutte le fasi del progetto. A partire da luoghi, caratteristiche dei catalizzatori, tecnologie a disposizione e processi utili, con la matrice costruttiva è possibile individuare le possibili configurazioni fisiche che i catalizzatori e gli spazi urbani interessati possono assumere.
> Illustrazione di François Dallegret per l’articolo di Reyner Banham A Home is not a House (1965). Commenta Charles Jencks: “The two ideas behind this are to give everyone a standard of living package containing all the necessities of modern life (shelter, food, energy, television) and to do away with all the permanent structures of building, and men would not be constrained by past settlements.” (Charles Jencks, Architecture 2000, 1969)
Input: caratteristiche della rigenerazione urbana, luoghi di inserimento, funzioni e caratteristiche dei catalizzatori urbani e abaco di elementi tecnologici low-cost e high-tech per la rigenerazione urbana. Output: abaco dei processi di rigenerazione urbana che è possibile innescare con i catalizzatori, abaco delle possibili configurazioni fisiche dei catalizzatori e degli spazi urbani interessati.
Nuovi modelli | 43
4. IL CASO STUDIO: IL CORRIDOIO DAKAR-TOUBA
Il corridoio Dakar-Touba, in Senegal, costituisce un esempio della nuova morfologia che sta assumendo l’ambiente urbano nei paesi in via di sviluppo. Quale forma assume il modello di sviluppo urbano proposto in questo contesto?
4.1. IL CORRIDOIO DAKAR-TOUBA
1. Fonte: United Nations, Department of Economic and Social Affairs, Population Division, World Urbanization Prospects: the 2011 Revision, online, 2012. L’ONU classifica come paesi dell’Africa Occidentale Benin, Burkina Faso, Cape Verde, Côte d’Ivoire, Guinea, Guinea-Bissau, the Gambia, Ghana, Liberia, Mali, Mauritania, Niger, Nigeria, Saint Helena, Senegal, Sierra Leone, Togo.
Il corridoio Dakar-Touba si trova in Senegal e costituisce un ottimo esempio di morfologia urbana generata dalla rapida crescita della popolazione verificatasi a partire dal 1950 e dalla conseguente crescita della popolazione urbana. In Africa Occidentale questo fenomeno è stato particolarmente consistente: tra il 1950 e il 2010 la popolazione è quadruplicata ed è destinata a raddoppiare nuovamente entro il 2050. Al 1950 la popolazione urbana rappresentava circa il 10% del totale, al 2010 circa il 44%, al 2050 circa il 66%1. La città di Touba costituisce un esempio molto significativo relativo a questi fenomeni: in circa 35 anni, dal 1976 al 2010, la sua superficie è aumentata di 23,5 volte. È importante
sottolineare che crescita della popolazione e crescita della popolazione urbana sono state accompagnate molto spesso dal mancato sviluppo di opportunità, che ha portato ad un livello della qualità della vita molto basso per la maggior parte della popolazione. Il corridoio, lungo circa 200 km, è determinato dalla presenza di un asse infrastrutturale, costituito dalla strada nazionale N1N2-N3 e dalla ferrovia, tra i centri di Dakar e Touba ed offre l’opportunità di connessioni a livello nazionale ed internazionale. Ospita inoltre la rete di servizi più sviluppata del Senegal. Su questo territorio, corrispondente a circa il 10% del territorio del Senegal, vive il 43%
> Localizzazione: Il corridoio Dakar-Touba si trova in Senegal, in Africa Occidentale.
48 | Il caso studio: il corridoio Dakar-Touba
della popolazione totale: esso presenta infatti la densità maggiore del paese. Il corridoio interessa tre regioni suddivise in otto dipartimenti (regione di Dakar: Dakar, Guédiawaye, Pikine, Rufisque; regione di Thiès: Thiès, regione di Diourbel: Bambey, Diourbel, Mbacké). Le città principali, con popolazione superiore ai 50˙000 abitanti,
2. 1.
3.
sono quattro: l’area metropolitana di Dakar, che interessa tutti i quattro dipartimenti della regione, Thiès, Diourbel e Touba-Mbacké. In questo lavoro, i dati statistici relativi allo sviluppo delle matrici, sono stati elaborati sulla base della divisione del territorio in dipartimenti.
> Il corridoio Dakar-Touba si sviluppa per 200 km lungo l’asse infrastrutturale ferroviario e stradale. Interessa 3 regioni, suddivise in 8 dipartimenti.
6. 7.
4. 5.
8.
1. Dipartimento di Dakar: -regione: Dakar -superficie: 83 km2 -popolazione: 990˙019 (2008) -densità: 11˙928 ab./ km2
4. Dipartimento di Rufisque: -regione: Dakar -superficie: 372 km2 -popolazione: 312˙222 (2008) -densità: 839 ab./ km
7. Dipartimento di Diourbel: -regione: Diourbel -superficie: 1˙175 km2 -popolazione: 262˙850 (2009) -densità: 224 ab./ km2
2. Dipartimento di Guédiawaye: -regione: Dakar -superficie: 12 km2 -popolazione: 297˙626(2008) -densità: 24˙802 ab./ km2
5. Dipartimento di Thiès: -regione: Thiès -superficie: 1˙873 km2 -popolazione: 586˙262 (2009) -densità: 313 ab./ km2
8. Dipartimento di Mbacké: -regione: Diourbel -superficie: 1˙833 km2 -popolazione: 746˙987 (2009) -densità: 408 ab./ km2
3. Dipartimento di Pikine: -regione: Dakar -superficie: 95 km2 -popolazione: 882˙428 (2008) -densità: 9˙289 ab./ km2
6. Dipartimento di Bambey: -regione: Diourbel -superficie: 1˙351 km2 -popolazione: 305˙365 (2009) -densità: 226 ab./ km2
Il caso studio: il corridoio Dakar-Touba | 49
4.2. MATRICE URBANA
La crescita della popolazione e il conseguente aumento delle pressioni esercitate sul territorio hanno determinato il rapido cambiamento della morfologia del corridoio Dakar-Touba: a partire dal 1950 esso è passato infatti molto rapidamente da territorio prevalentemente rurale a territorio urbanizzato. La pressione sulle risorse naturali, generata soprattutto dalla crescente richiesta di acqua potabile e di suolo per l’agricoltura, ne ha determinato il rapido degrado, al quale il cambiamento climatico ha contribuito in maniera consistente. Negli ultimi anni il numero di siccità e inondazioni, eventi estremi legati all’aumento della temperatura e alla diminuzione delle precipitazioni, è aumen-
50 | Il caso studio: il corridoio Dakar-Touba
tato, causando danni sempre maggiori, sia in termini economici sia in termini di accessibilità ad acqua potabile e cibo e di sicurezza e salubrità dell’ambiente urbano. La difficoltà di accedere ad acqua e cibo ha determinato l’emigrazione dall’ambiente rurale all’ambiente urbano di una grande parte della popolazione, in cerca di maggiori opportunità di vita nelle città, che spesso non sono dotate delle infrastrutture necessarie a supportare le necessità della popolazione stessa. L’infrastrutturazione fisica insufficiente genera, soprattutto nei quartieri periferici dell’area metropolitana di Dakar (dipartimenti di Guédiawaye, Pikine, Rufisque) e
delle città di Thiès, Diourbel, Touba-Mbacké, lo sviluppo di quartieri informali, caratterizzati dall’assenza quasi totale dei servizi di base e dall’esclusione sociale della popolazione che vi abita. Il degrado delle infrastrutture naturali inoltre, contribuisce all’esposizione sempre maggiore del territorio a inquinamento, siccità, inondazioni e, nella regione di Dakar, alla possibilità di inondazioni generata dall’innalzamento del livello del mare e dall’erosione costiera. Infrastrutturazione fisica e naturale costituiscono la base per lo sviluppo della rete dei luoghi legati all’educazione, all’apprendimento e alle connessioni sociali, fondamentali per accrescere le capacità: in questo caso presentano spesso carenze e non sono in grado di supportare lo sviluppo delle capacità in maniera diffusa e democratica. > Nell’immagine aerea del 1942 è possibile notare che il territorio attualmente occupato dall’area metropolitana di Dakar, che comprende i dipartimenti di Dakar, Guédiawaye, Pikine, Rufisque è ancora quasi completamente rurale e presenta poche tracce di urbanizzazione.
Dakar, 1942
Fonte: UNEP, Atlas of Our Changing Environment, sito web: na.unep.net/atlas/
Il caso studio: il corridoio Dakar-Touba | 51
matrice urbana
1. La linea ferroviaria DakarTouba ospita 10 stazioni, distribuite su un percorso di circa 200 km: -Dakar-porto; -Dakar-Bel Air; -Dakar-Hann; -Thiaroye; -Bargny-porto; -Rufisque-cementificio; -Thiès; -Bambey; -Diourbel; -Touba-Mbacké.
> Infrastrutturazione urbana del territorio.
Infrastrutturazione fisica. Il corridoio Dakar-Touba si sviluppa lungo l’asse infrastrutturale costituito dalla linea ferroviaria Dakar-Touba e dalla strada nazionale N1-N2N3: tale asse consente il collegamento ferroviario e stradale con il nord e con il sud del Senegal. La rete stradale che si dirama dalla strada nazionale N3 è capillare e consente di raggiungere tutte le città principali del paese, la rete ferroviaria invece è più limitata e collega il corridoio con Saint Louis e Louga a nord e con Kaolack a sud. Nella città di Diourbel inoltre la linea ferroviaria si divide e prosegue verso Koulikoro, in Mali. Nonostante le dimensioni della rete, è importante sottolineare che la qualità delle
52 | Il caso studio: il corridoio Dakar-Touba
infrastrutture è spesso carente: la rete stradale è complessa e attraversa tutte le città principali passando per il centro. Anche la rete ferroviaria presenta molti problemi dal punto di vista qualitativo: la linea DakarKoulikoro, inaugurata nel 1924, è lunga 1˙287 km, ma viene sfruttata quasi esclusivamente per il trasporto merci: per questo motivo molte stazioni secondarie sono state chiuse e la mobilità delle persone, soprattutto nelle aree rurali ed isolate, è stata fortemente penalizzata1. Attualmente tra le città di Thiès e Kayes, in Mali, non viene effettuato il servizio passeggeri. Il trasporto delle persone è garantito tra le città di Dakar e Thiès dal Petit Train de Banlieue (PTB), istituito nel 1987,
che serve 6 stazioni distribuite su un percorso di 80 km. Nel 2010 esso è stato utilizzato da quasi 4 milioni di passeggeri. La linea Dakar-Koulikoro presenta un solo binario, ad eccezione del tratto compreso tra Dakar e Thiès, che presenta due binari. A causa però del degrado delle strutture, in molti punti la velocità dei treni è limitata a 20 km/h. Il governo del Senegal sta realizzando, nella regione di Dakar, quattro grandi progetti infrastrutturali: l’International Airport Blaise Diaigne (AIBD), l’autostrada DakarDiamnadio, il porto commerciale di Bargny e l’espansione del porto di Dakar. L’International Airport Blaise Diaigne, situato a Ndiass, tra Dakar e Thiès, entrerà in funzione nel 2014 e sostituirà il Léopold Sédar Senghor International Airport, allontanando dal centro della capitale il traffico aereo e la congestione urbana che esso provoca e fornendo ai 3 milioni di passeggeri annui previsti migliori servizi. La morfologia del costruito riflette le dinamiche demografiche alle quali il territorio è stato sottoposto: i centri delle città principali
sono generalmente caratterizzati da tracciati regolari e controllati e al loro interno sono garantite la fornitura di acqua potabile e di energia elettrica e la presenza di strutture igienico-sanitarie. Le aree periferiche, soprattutto quelle nelle quali si è costruito a partire dagli anni ’50, sono invece caratterizzate da insediamenti irregolari e non controllati, spesso privi di servizi di base. Lungo il corridoio si sviluppano inoltre alcuni villaggi, con struttura ed edifici più tradizionali, nei quali, anche se l’accesso ai servizi è carente, non è presente la congestione urbana che caratterizza invece le aree periferiche delle grandi città.
Il caso studio: il corridoio Dakar-Touba | 53
matrice urbana
> Infrastrutturazione naturale del territorio.
Infrastrutturazione naturale. Il territorio del corridoio Dakar-Touba è caratterizzato principalmente dalla presenza di savana. Lungo tutto il corridoio infatti, la vegetazione è in prevalenza erbosa, con arbusti e alberi abbastanza distanziati tra loro. Al suo interno vi sono inoltre quattro grandi parchi, che si concentrano nell’area delle regioni di Dakar e Thiès: -Forêt de Sebikhoutane, situata nella regione di Thiès; -Forêt de N’Diasse, situata nella regione di Thiès e adiacente alla Forêt de Sebikhoutane; -Forêt de Pout, situata nella regione di Thiès; -Forêt de Thiès, situata nella regione di Thiès
54 | Il caso studio: il corridoio Dakar-Touba
e adiacente alla Forêt de Pout. Nell’area metropolitana di Dakar sono inoltre presenti due grandi parchi urbani: il Parc Forestier de Hann (60 ha), situato nel centro della città di Dakar, e la Forêt classée de Mbao (700 ha),situata alla periferia dell’area nel dipartimento di Pikine. Infrastrutturazione naturale: clima.1 Il corridoio Dakar-Touba si trova nella fascia subtropicale semiarida del Sahel : è caratterizzato quindi dalla presenza di due sole stagioni, una stagione secca ed una stagione umida. La stagione secca si protrae da novembre a maggio ed è caratterizzata dall’assenza quasi totale di precipitazioni.
La stagione umida, che si estende da giugno ad ottobre, è caratterizzata invece da precipitazioni abbondanti, con picco nel mese di agosto. In questo mese cadono circa 195 mm di pioggia nella regione di Dakar, 188 mm nella regione di Thiès e 190 mm nella regione di Diourbel. Tra giugno ed ottobre le precipitazioni totali raggiungono nelle tre regioni rispettivamente 479 mm, 484 mm e 585 mm. La stagione umida è determinata dal movimento della fascia umida tropicale denominata Inter-Tropical Convergence Zone (ITCZ), che oscilla tra i due tropici ed interessa il Senegal quando si trova nella posizione più settentrionale. Variazioni annuali in latitudine del movimento dell’ITCZ causano una sensibile variabilità delle precipitazioni, su scala sia annuale sia decennale. La causa principale di tali variazioni è la El Niño Southern Oscillation (ENSO), i cui eventi sono associati a condizioni di maggiore o minore siccità del Sahel.
Per quanto riguarda la temperatura, si registra un aumento graduale dei valori mano a mano che ci si sposta dalla costa verso l’interno. La temperatura minima è inferiore a 20°C solo nei mesi compresi tra novembre e aprile: il mese più freddo è gennaio, nel quale la essa raggiunge 16°C nella regione di Dakar, 15°C nella regione di Thiès e 14°C nella regione di Diourbel. La temperatura massima è invece superiore ai 30°C in tutti i mesi dell’anno, ad eccezione della regione di Dakar che presenta temperature di 28°C29°C nel periodo compreso tra dicembre e maggio. Il picco di temperatura massima è di 38°C, registrato nella regione di Diourbel, la più distante dal mare, durante il mese di maggio. Il cambiamento climatico rappresenta una minaccia per questo territorio, le cui risorse naturali sono già sottoposte a una notevole pressione. Siccità e inondazioni, in particolare, rappresentano un rischio non solo per
1. I dati relativi a questo paragrafo sono stati ricavati da: -Intergovernmental Panel on Climate Change, Climate Change 2007, Cambridge University Press, Cambridge UK e New York USA, 2007 -www.ipcc.ch -www.sdwebx.worldbank. org (The World Bank Group, Climate Change Knowledge Portal) 2. Il Sahel è la fascia meridionale del deserto del Sahara, compresa tra i 20°N e i 12°N di latitudine.
Il caso studio: il corridoio Dakar-Touba | 55
matrice urbana
1. Modelli climatici. Un modello climatico è una rappresentazione numerica del sistema climatico basata sulle proprietà fisiche, chimiche e biologiche degli elementi che lo compongono e sulle interazioni che intercorrono tra di essi. I modelli climatici vengono utilizzati per realizzare simulazioni relative al clima attuale e alle proiezioni future. Esistono numerosi tipi di modello, con complessità differenti: attualmente le rappresentazioni del sistema climatico più complete sono fornite dagli Atmosphere-Ocean General Circulation Models (AOGCMs). Le valutazioni riportate nel Fourth Assessment Report dell’IPCC sono basate sullo studio e sulla comparazione dei dati relativi a ventitre AOGCMs, elaborati sulla base degli scenari SRES da diciotto istituti di ricerca. 2. Per approfondimenti vedi Box 1.1. 3. Vengono considerati giorni “caldi” e notti “calde” e giorni “freddi” e notti “fredde” i giorni e le notti in cui la temperatura è superiore/inferiore del 10% rispetto ai valori relativi al periodo registrati.
ecosistemi e biodiversità, ma anche per le attività umane di sussistenza, come agricoltura e pesca e comportano quindi problemi alla salute delle persone legati a malnutrizione e diffusione di malattie. Cambiamento climatico. Le proiezioni climatiche relative al periodo 2080-2100 prevedono un aumento globale della temperatura di 1,8-4°C. Nel continente africano tuttavia è previsto un aumento di 1,5 volte maggiore rispetto al resto del mondo. Per l’analisi del cambiamento climatico relativo al corridoio Dakar-Touba, sono stati comparati i dati relativi ai periodi 19801999 e 2080-2100, in base alla media delle previsioni dei Global Climate Models1 (GCM) utilizzati per le valutazioni contenute nel Fourth Assessment Report dell’IPCC. Gli scenari SRES2 di riferimento utilizzati nella valutazione sono gli scenari A2 e B1, che rappresentano le due alternative estreme di sviluppo, rispettivamente poco sostenibile con impatti sull’ambiente significativi e molto sostenibile con impatti più leggeri. In particolare: -scenario A2, mondo molto eterogeneo: -crescita economica lenta ed orientata so-
56 | Il caso studio: il corridoio Dakar-Touba
prattutto a livello regionale; -popolazione globale in forte crescita; -sviluppo tecnologico lento e frammentato; -scenario B1, mondo basato sullo sviluppo di soluzioni globali in relazione alla sostenibilità economica, sociale ed ambientale: -crescita economica rapida, basata su servizi e informazione; -popolazione globale che raggiunge il picco massimo nel 2050 e poi decresce (come in A1); -sviluppo tecnologico basato su dematerializzazione e sull’uso di tecnologie pulite ed efficienti. Le proiezioni relative agli altri scenari riportano dati compresi tra i due scenari estremi. Per quanto riguarda il corridoio DakarTouba, le variazioni di temperatura e precipitazioni risultano piuttosto consistenti. L’aumento di temperatura per il ventennio 2080-2100 risulta essere compreso tra 4,5°C e 2,2°C, rispettivamente per gli scenari A2 e B1. Inoltre tutte le proiezioni individuano un consistente aumento della frequenza di giorni e notti considerati “caldi”3 ed una diminuzione della frequenza di giorni e notti considerati “freddi”3.
Le precipitazioni risultano sempre in diminuzione lungo tutto il corso dell’anno per lo scenario A2, nel caso dello scenario B1 invece i valori rimangono pressoché costanti con valori che oscillano tra i +2,3 e i -2,7 mm al mese. È importante sottolineare che le previsioni relative alle precipitazioni, a causa della variabilità degli eventi che le determinano e della difficoltà di monitorare e riprodurre tali eventi, non possono essere considerate attendibili con certezza. Tuttavia forniscono informazioni utili a comprendere la tendenza che assumerà il fenomeno in futuro.
o il colera.
Possibili impatti. Il cambiamento climatico, soprattutto in combinazione con altri fattori di tipo antropico, genera mutamenti all’interno dell’ambiente e degli ecosistemi. Sul territorio del corridoio Dakar-Touba i possibili impatti del cambiamento climatico riguardano soprattutto l’aumento della frequenza di fenomeni estremi, quali siccità, inondazioni ed innalzamento del livello del mare, e le conseguenze per gli ecosistemi che essi comportano.
Altri impatti. Il cambiamento climatico comporta importanti conseguenze per quanto riguarda gli ecosistemi e la biodiversità. Nuove condizioni climatiche possono risultare sfavorevoli per lo sviluppo di alcuni ecosistemi, favorendo invece la diffusione di nuove specie animali e vegetali, con impatti positivi e negativi. Un esempio è rappresentato dalla Locusta del Deserto, insetto molto comune in Senegal e molto dannoso per l’agricoltura, per il quale nuove dinamiche climatiche potrebbero portare all’ambiente ideale per lo sviluppo.
Siccità. Nonostante i periodi di siccità siano meno frequenti rispetto alle inondazioni, causano maggiori danni, soprattutto nel settore agricolo, poiché la quantità di acqua disponibile diminuisce sensibilmente. Tale fenomeno è il risultato di anomalie che interessano la stagione umida (inizio posticipato o fine anticipata) e dell’irregolarità nella distribuzione spaziale delle precipitazioni. Tra gli anni 1977 e 2002 si sono verificati in Senegal sei principali periodi di siccità: è evidente quindi che il fenomeno ricorre con una frequenza piuttosto elevata.
Innalzamento del livello del mare. L’innalzamento del livello del mare costituisce un problema rilevante per le coste del Senegal e in particolare per la capitale Dakar: esso minaccia infatti il 74% della popolazione che vive nelle aree costiere. È stato osservato che la linea di costa retrocede di una lunghezza compresa tra 1m e 2 m all’anno, tale fenomeno è accentuato dalla geologia del territorio, caratterizzata da una naturale instabilità.
Per quanto riguarda le attività umane, i settori maggiormente colpiti da tali processi sono agricoltura, pesca e turismo, oltre alla rete delle infrastrutture e delle aree urbanizzate.
> La stagione umida, che si protrae da giugno ad ottobre è caratterizzata da abbondanti precipitazioni che raggiungono in totale circa 500 mm. Gli insediamenti informali sono caratterizzati dall’assenza di sistemi di drenaggio delle acque e presentano pertanto problemi di allagamento durante questo periodo, con conseguenze sulla salute umana derivate dalla presenza di acqua stagnante e dalla conseguente diffusione di malattie. Il cambiamento climatico, con l’aumento di fenomeni di precipitazione estremi, sta accentuando sempre più questo problema.
Inondazioni. Il problema delle inondazioni è il più frequente in Senegal: dal 1980 al 2008 sono state colpite circa 400˙000600˙000 persone all’anno. La causa principale è l’azione combinata dello straripamento dei fiumi dovuto a forti piogge e della crescente impermeabilità del suolo dovuta all’urbanizzazione rapida ed incontrollata. È importante sottolineare che a questo problema si affianca anche quello dello sviluppo di malattie collegate alla presenza di acqua stagnante e zanzare, quali la malaria Il caso studio: il corridoio Dakar-Touba | 57
matrice urbana
> Distribuzione della popolazione sul territorio.
Popolazione. A partire dal 1950 il corridoio Dakar-Touba è stato oggetto di una crescita esponenziale della popolazione, in particolare di quella urbana. Considerando i dati e le proiezioni relativi al paese, è possibile notare che in 60 anni, dal 1950 al 2010, la popolazione è quintuplicata e che le stime relative al 2050 prevedono un ulteriore raddoppio della popolazione rispetto al 2010. Nel 1950 inoltre, il rapporto tra popolazione urbana e popolazione rurale era circa di 1:5, si stima che al 2050 tale rapporto sarà quasi di 2:11. Quasi la metà della popolazione del corridoio si concentra nella regione di Dakar (dipartimenti di Dakar, Guédiawaye, Pikine e
58 | Il caso studio: il corridoio Dakar-Touba
Rufisque), dove si registra una densità molto alta. Nelle regioni di Thiès e Diourbel (dipartimenti di Bambey, Diourbel e Mbacké) la popolazione è distribuita in maniera più omogenea sul territorio e le densità raggiunte sono molto minori. In tutte le regioni la popolazione è molto giovane: in media solo una persona su 10 ha più di 50 anni2. 1. Fonte: United Nations, Department of Economic and Social Affairs, Population Division, World Urbanization Prospects: the 2011 Revision, online, 2012 2. Fonte: ANSD, SES 2008 e 2009
> Crescita della popolazione in Senegal (1950-2050) e nei dipartimenti del corridoio Dakar-Touba (20102050).
Il caso studio: il corridoio Dakar-Touba | 59
matrice urbana
1. I dati relativi a questoparagrafo sono stati ricavati da: -ANSD (Agence National de la Statistique et de la Démographie), Situation Economique et Sociale du Senegal en 2010, online, 2011 -UN-HABITAT, Profil Du Secteur Du Logement Au Sénégal, online, 2012 -Centre for Affordable Housing Finance in Africa, Senegal, online, 2012 -www.worldbank.org
Capacità. Temi e luoghi relativi allo sviluppo delle capacità vengono individuati in base alle categorie di OECD Better Life Initiative. Alcuni temi risultano più importanti di altri per accrescere le capacità, perché sono in grado di generare cambiamenti positivi anche in relazione alle altre categorie. Questi temi sono, in particolare, Education and skills e Social connections. Migliorare la qualità della vita relativa a questi settori, significa anche accrescere le opportunità di ogni persona di conoscere e rivendicare i propri diritti in relazione a educazione, sanità, inclusione sociale e fornirgli le conoscenze e le competenze necessarie per accedere al mondo del lavoro e a buone condizioni di vita relative ad abitazione e ambiente. Nell’analisi del corridoio Dakar-Touba vengono analizzate le capacità relative a cinque delle undici categorie di OECD Better Life Initiative: Income and wealth, Jobs and earnings, Housing conditions, Education and skills e Social connections. In base a questa analisi vengono poi individuati i luoghi-chiave relativi a queste capacità, utili a supportare il modello di sviluppo urbano proposto e in particolare, ai quali la rete dei catalizzatori si può appoggiare. Income and wealth, Jobs and earnings.1 Il primo indicatore relativo alle condizioni materiali della popolazione è il PIL pro capite: al 2010 il PIL pro capite del Senegal ammontava a 526˙390 XAF, pari a $1˙063. Ad esso contribuiscono per il settore primario per il 17,2%, il settore secondario per il 18,8%, il settore terziario per il 51,6%, le imposte nette sui prodotti per il 12,4%. Al 2010 inoltre il tasso di disoccupazione relativo ai lavoratori con età superiore ai 15 anni si aggirava attorno al 10-14%, rimanendo comunque piuttosto elevato per i giovani di età compresa tra i 15 e i 34 anni.
60 | Il caso studio: il corridoio Dakar-Touba
Il Reddito Nazionale Lordo (RNL) fornisce un’indicazione più accurata sullo stato di salute economico di un paese: a differenza del PIL infatti, che considera il valore totale di beni e servizi prodotti all’interno del paese da parte di operatori economici residenti e non residenti, il RNL considera il reddito realizzato all’estero dagli operatori economici residenti nel paese, tralasciando invece il reddito realizzato nel paese dagli operatori economici non residenti. In base ai dati forniti dalla World Bank, il RNL pro capite del Senegal relativo al 2011 è di $1˙716. Il valore è espresso in dollari, ma è stato corretto in base al potere di acquisto, espresso dal tasso di Purchasing Power Parity (PPP, del 2005). Oltre la metà della popolazione (il 55,2%) del paese tuttavia, vive con meno di $2 al giorno. Circa il 29,6% vive al di sotto della soglia di povertà, pari a $1,25/giorno, somma con la quale è possibile acquistare circa 2,2 kg di riso, 1,6 kg di farina di grano, 1,2 kg di sardine fresche o due lattine di Coca-Cola da 0,33 cl.
BOX 4.1. COSA POSSO ACQUISTARE CON $1,25?
Il caso studio: il corridoio Dakar-Touba | 61
matrice urbana
62 | Il caso studio: il corridoio Dakar-Touba
Il caso studio: il corridoio Dakar-Touba | 63
matrice urbana
1. I dati relativi a questo paragrafo sono stati ricavati da: -ANSD (Agence National de la Statistique et de la Démographie), Situation Economique et Sociale du Senegal en 2010, online, 2011 -ANSD, Service Régional de la Statistique et de la Démographie de Dakar, Situation Economique et Sociale de la Région de Dakar de l’annee 2008, online, 2008 -ANSD, Comité Régional de suivi de l’élaboration de la Situation Economique et Sociale de la région de Thiès, Situation Economique et Sociale de la Région de Thiès annee 2009, online, 2009 -ANSD, Service Régional de la Statistique et de la Démographie de Diourbel, Situation Economique et Sociale de la Région de Diourbel annee 2009, on-
Housing conditions.1 La domanda di nuove abitazioni in Senegal è di 200˙000 unità all’anno, con un incremento annuale del 10%: il problema dell’accessibilità, soprattutto in termini economici, costituisce un elemento-chiave relativo al tema dell’abitazione. Una terreno di 150 m2 costa in media 2,5 milioni di franchi XAF ($5˙049), ma può aumentare fino a 4 milioni ($8˙078) nelle aree centrali e diminuire fino a 1,7 milioni ($3˙433) nelle aree periferiche. Con un’abitazione di quattro stanze, tale proprietà può essere venduta a 25 milioni di franchi CFA ($49˙202), tuttavia nelle aree più salubri e sicure può raggiungere i 55 milioni di franchi ($108˙246). L’alto costo delle proprietà e la concentrazione del mercato immobiliare sui clienti molto ricchi generano delle notevoli limitazioni sul tema dell’accessibilità, soprattutto per quanto riguarda le persone più povere. C’è poi un altro aspetto molto significativo: il codice edilizio prevede la necessità del permesso di costruire solo per gli edifici con costo superiore ai 30 milioni di franchi
64 | Il caso studio: il corridoio Dakar-Touba
(circa $60˙000). Per questo motivo si è assistito ad una espansione urbana rapida ed incontrollata, che ha portato alla costruzione di edifici di scarsa qualità in aree vulnerabili, soggette ad esempio a inondazioni. Circa il 75% delle abitazioni del Senegal è stato costruito ad un costo inferiore a 30 milioni di franchi, solitamente in autocostruzione, e non risponde pertanto agli standard imposti dal regolamento edilizio, importanti soprattutto dal punto di vista di sicurezza e salubrità. Questo problema si presenta soprattutto nell’area metropolitana di Dakar, nella quale negli ultimi anni si è assistito ad una rapida urbanizzazione e impermeabilizzazione del suolo, che non consente il deflusso dell’acqua nei periodi di grande pioggia. Le inondazioni del 2009 hanno interessato il 44% della popolazione del dipartimento di Pikine e il 7,2% della popolazione del dipartimento di Guédiawaye, colpendo circa 30˙000 abitazioni e 130 scuole. Tale area è inoltre particolarmente esposta all’innalzamento del livello del mare e all’erosione costiera, fenomeni
che assumono un’importanza fondamentale nello sviluppo urbano dei prossimi decenni. I processi di urbanizzazione che hanno interessato il Senegal, caratterizzati da rapidità e difficoltà di controllo, hanno portato allo sviluppo di quartieri informali nelle grandi città, che in media interessano circa il 25% della loro superficie. Nelle città principali del corridoio Dakar-Touba (ad esclusione della città di Touba per la quale non sono presenti dati in merito), questo valore è spesso maggiore: a Dakar è pari al 35%, a Thiès al 40%, a Diourbel al 15%. In questi quartieri, caratterizzati da alta densità, sovraffollamento delle abitazioni, uso di materiali e di tecniche di costruzione poco sicure, anche l’accesso ai servizi e alle strutture di base è limitato, anche se la percentuale di popolazione interessata nelle aree urbane risulta sempre maggiore rispetto a quella nelle aree rurali. Per quanto riguarda l’accesso all’acqua potabile, i valori risultano sempre superiori rispetto alla media nazionale (aree urbane: 95%, aree rurali: 77,5%): nella regione di Dakar, in particolare, usufruiscono di questo servizio il 98% della popolazione urbana e l’86% della popolazione rurale, con un consumo giornaliero medio di 77,8 l pro capite. Nelle altre regioni la percentuale di accessibilità rimane alta, ma diminuisce la quantità di acqua disponibile, che non supera i 30 l giornalieri pro capite. L’accesso alle strutture igienico-sanitarie è
più limitato, e riguarda in media il 63,1% della popolazione urbana e il 29,6% della popolazione rurale. Anche in questo caso, per quanto riguarda l’ambiente urbano, i valori relativi alla regione di Dakar sono superiori alla media e raggiungono il 79,6%. Per quanto riguarda la rete elettrica, l’accesso sul territorio urbano è garantito per il 77% della popolazione, valore che aumenta per le regioni di Dakar (80%) e Thiés (81%) e diminuisce per la regione di Diourbel (70%). L’accessibilità al credito finanziario è molto bassa, solo il 6% della popolazione al di sopra dei 15 anni possiede un conto in banca. Il settore microfinanziario è in crescita e risulta essere vantaggioso e sicuro. È dominato da sei istituti principali cui fanno riferimento l’87% dei clienti e il 90% del credito totale. Nel 1979 è stata fondata la Banque de l’Habitat du Senegal (BHS), che domina il settore del finanziamento per l’abitazione. La tipologia di finanziamento più diffusa è il prestito a breve termine senza ipoteca, il cui numero è raddoppiato tra 2009 e 2010. Nello stesso periodo il numero di prestiti a lungo termine concessi è aumentato solo del 2,3%. I tassi di interesse sono piuttosto bassi per il continente e si aggirano intorno al 9%.
line 2009 -UN-HABITAT, Profil Du Secteur Du Logement Au Sénégal, online, 2012 -Centre for Affordable Housing Finance in Africa, Senegal, online, 2012
Il caso studio: il corridoio Dakar-Touba | 65
matrice urbana
66 | Il caso studio: il corridoio Dakar-Touba
Il caso studio: il corridoio Dakar-Touba | 67
In queste pagine vengono riportate alcune immagini relative al tema dell’abitazione nel corridoio Dakar-Touba. Il contrasto tra aree ricche e aree povere, distanti anche poche centinaia di metri le une dalle altre, è molto evidente.
1.
1. Dakar-Plateau. Il centro dell’area metropolitana di Dakar, nel quale si concentrano ricchezza e servizi, si trova sull’omonima penisola. In quest’area i quartieri presentano tracciati regolari e controllati, con strade e piazze pavimentate e dotate di sistemi di drenaggio delle acque e di illuminazione. Gli edifici sono a più piani e dotati di tutti i servizi. Le opportunità per chi vi abita sono maggiori, sia dal punto di vista lavorativo sia da quello dell’accessibilità a scuole, ospedali, luoghi per il tempo libero. Le condizioni di vita sono pertanto molto buone rispetto a quelle delle zone periferiche della città o degli altri centri del corridoio. 2. Thiès. Anche la città di Thiès presenta quartieri caratterizzati da edifici a più piani e accessibilità ai servizi, ma di dimensioni e complessità inferiori rispetto al centro di Dakar.
2.
3.
68 | Il caso studio: il corridoio Dakar-Touba
3. Touba. I quartieri che caratterizzano la città di Touba sono presentano edifici e servizi determinati dallo sviluppo molto rapido e non pianificato della città: è facile quindi trovare edifici a più piani realizzati recentemente privi di servizi, affacciati su strade senza sistemi di drenaggio delle acque e di illuminazione. 4-5. Dakar, quartieri Mermoz e Yoff. I quartieri che caratterizzano le aree vicine al centro sono generalmente quartieri residenziali, sempre più poveri mano a mano che ci si avvicina alle zone periferiche. I quartieri di Mermoz, più centrale (4), e di Yoff, situato nei pressi del Léopold Sédar Senghor International Airport (5), si trovano a poche centinaia di metri di distanza l’uno dall’altro, ma presentano edifici e caratteristiche molto diverse. Nel primo caso si tratta di villette monofamiliari con giardino, completamente rifinite, inserite in un contesto urbano dotato di tutti i servizi, nel secondo caso di
edifici di vario tipo, spesso composti dal solo scheletro strutturale, costruiti su un tracciato irregolare, su strade non pavimentate, senza sistemi di drenaggio delle acque e di illuminazione. Il quartiere Parcelles Assainies. Nel 1972, lo Stato del Senegal, con il sostegno della Banca Mondiale, ha deciso di costruire un quartiere alla periferia di Dakar per dare alloggio alla popolazione a basso reddito. Il progetto iniziale, per il quale la Banca Mondiale ha fornito un prestito senza interessi di 8 milioni di dollari in 50 anni, prevedeva la costruzione di alloggi dotati di strutture igienico-sanitarie (assainies) su 14˙000 lotti di 150 m2, per un totale di 400 ettari. Ciascun lotto doveva ospitare 10 persone. Sono stati edificati effettivamente solo 10˙500 lotti su 300 ettari, ma il criterio di densità stabilito non è stato rispettato: al 2006 il quartiere ospitava dai 350˙000 ai 500˙000 abitanti, pari a 3-5 volte il numero iniziale previsto. La densità, inizialmente di 350 persone/ha, è passata a circa 700-1˙000 persone/ha. 6. Dakar, aree periferiche. Gli slums dell’area metropolitana di Dakar sorgono nelle aree periferiche, nei dipartimenti di Guédiawaye, Pikine e Rufisque. È evidente che in questo caso l’accessibilità ad acqua potabile, strutture igienico-sanitarie, rete elettrica, cibo e a ogni tipo di servizio è molto scarsa o assente. Spesso questi quartieri vengono costruiti in aree inquinate o a rischio di inondazioni, che portano alla distruzione periodica dei quartieri stessi e alla proliferazione di malattie dovute alla presenza di acqua stagnante e alla scarsità di igiene: le inondazioni del 2009, ad esempio hanno interessato il 44% della popolazione del dipartimento di Pikine e il 7,2% della popolazione del dipartimento di Guédiawaye, colpendo circa 30˙000 abitazioni e 130 scuole. L’esclusione sociale in questo contesto è, naturalmente, molto alta.
4.
5.
6.
Il caso studio: il corridoio Dakar-Touba | 69
matrice urbana
Education and skills.1 Il sistema scolastico del Senegal è composto da sei cicli: la scuola materna (enseignement pré-primare) della durata di 3 anni (dai 3 ai 6-7 anni di età, non obbligatoria), la scuola primaria (enseignement primare) della durata di 6 anni (dai 6-7 ai 13 anni, obbligatoria), la scuola secondaria inferiore (enseignement moyen) della durata di 4 anni (dai 13 ai 17 anni, obbligatoria), la scuola secondaria superiore (enseignement secondaire) della durata di 3 anni (dai 17 ai 20 anni, non obbligatoria) divisa in licei (enseignement secondaire général-lycée), istituti tecnici (lycée technique) e istituti professionali (écoles d’enseignement technique et professionel) e la formazione post-secondaria, impartita da istituti post-secondari (grandes écoles- écoles normales supérieures o ENS) e da università (université). Come riportano gli articoli 21 e 22 della Costituzione del Senegal, l’istruzione è obbligatoria e gratuita fino all’età di 16 anni, ovvero alla fine della scuola media. Tuttavia, mentre per la scuola elementare il tasso di scolarizzazione è molto alto (la frequenta il 94,4% dei bambini tra i 6/7 e 13 anni), per la scuola media questo valore si abbassa all’80,6%. Dopo la scuola media il tasso di scolarizzazione diminuisce di molti punti percentuali. I dati relativi allo Human Development Index 2012 del paese confermano questa tendenza: un bambino all’inizio della sua carriera scolastica ha in media davanti a sé 8,2 anni di scuola. Nel 1998 è stato avviato il Programme décennal de l’éducation et de la formation (PDEF) 1998-2008, piano decennale per l’istruzione e per la formazione, che ha lavorato sul tema dell’accessibilità per tutti alle scuole elementari e medie e sul miglioramento della qualità dell’insegnamento e delle strutture. Il piano ha portato ad un netto aumento del 70 | Il caso studio: il corridoio Dakar-Touba
tasso di scolarizzazione relativo a questi due cicli di insegnamento, mentre per i cicli superiori il tasso rimane sempre piuttosto basso. Il corridoio Dakar-Touba ospita circa il 44% della popolazione del paese e per questo motivo sul suo territorio hanno sede il 35,2% delle scuole materne, il 19,1% delle scuole elementari, il 33,2% delle scuole medie, il 49,1% dei licei e il 47,9% degli istituti tecnici e professionali. Le città di Dakar e Thiés sono inoltre sedi universitarie ed ospitano in totale sette università, delle quali solo due sono pubbliche: l’Université Cheikh Anta Diop (UCAD)di Dakar e l’Université de Thiès di Thiès. Nelle città di Bambey e Diourbel inoltre sono presenti sedi distaccate dell’Università di Thiès. L’alta concentrazione di istituti rende più facile l’accesso all’istruzione e i tassi di scolarizzazione relativi a ciascun ciclo sono solitamente più alti rispetto ai tassi medi del paese: è inoltre importante sottolineare che tali tassi tendono a decrescere mano a mano che ci si sposta dalla capitale Dakar verso l’interno. L’istruzione obbligatoria è garantita da 1˙565 scuole elementari (917 nella regione di Dakar, 271 nella regione di Thiés, 377 nella regione di Diourbel) e da 388 scuole medie (270 nella regione di Dakar, 66 nella regione di Thiès, 52 nella regione di Diourbel). Nelle regioni di Dakar e Thiès la scuola elementare è frequentata dal 100% dei bambini tra i 6/7 e 13 anni, in quella di Diourbel solo dal 56,2%. Per quanto riguarda invece la scuola media, è frequentata nelle tre regioni rispettivamente dal 64,1%, dal 47% e dal 18,9% dei ragazzi tra i 13 e 17 anni. Mentre gli istituti per l’istruzione obbligatoria sono soprattutto pubblici, ad eccezione della regione di Dakar nella quale il numero di scuole private e il numero di scuole
pubbliche si equivale, gli istituti superiori e post-superiori sono soprattutto privati. In tutti i cicli scolastici la percentuale di studenti e la percentuale di studentesse è circa lo stessa: le disuguaglianze per quanto riguarda l’accesso all’istruzione sono quindi determinate più dal fattore economico che dal sesso.
que de Thiès (EPT o ex ESP _ Centre de Thiès), l’Ecole Nationale Supérieure d’Agriculture (ENSA) e l’Institut Supérieur de Formation Agricole et Rurale (ISFAR o ex ENCR de Bambey) di Bambey; -il Centre Universitaire de Diourbel, sede distaccata dell’Université de Thiès.
Luoghi-chiave. I luoghi-chiave relativi allo sviluppo delle capacità relative ad Education and skills sono i luoghi dell’educazione e dell’apprendimento, non solo formale, come scuole e università pubbliche e private, ma anche informale, come centri culturali, musei, gallerie d’arte, teatri, cinema, sale da concerto, biblioteche, spazi religiosi, spazi ricreativi, botteghe artigiane e mercati. Per quanto riguarda lo sviluppo del modello di rigenerazione urbana basato sul catalizzatore, i luoghi da tenere in considerazione sono soprattutto le università. Si tratta di luoghi dell’educazione e dell’apprendimento formale che possono supportare tale modello con sapere, strutture, strumenti. Sul territorio del corridoio Dakar-Touba sono presenti quattro centri universitari, che fanno riferimento alle università di Dakar e Thiès. I centri universitari di riferimento sono: -l’Université Cheikh Anta Diop (UCAD) di Dakar con l’Ecole Supérieure Polytechnique (ESP); -l’Université de Thiès con l’Ecole Polytechni-
1. I dati relativi a questo paragrafo sono stati ricavati da: -ANSD (Agence National de la Statistique et de la Démographie), Situation Economique et Sociale du Senegal en 2010, online, 2011 -ANSD, Service Régional de la Statistique et de la Démographie de Dakar, Situation Economique et Sociale de la Région de Dakar de l’annee 2008, online, 2008 -ANSD, Comité Régional de suivi de l’élaboration de la Situation Economique et Sociale de la région de Thiès, Situation Economique et Sociale de la Région de Thiès annee 2009, online, 2009 -ANSD, Service Régional de la Statistique et de la Démographie de Diourbel, Situation Economique et Sociale de la Région de Diourbel annee 2009, online 2009 -hdr.undp.org
Il caso studio: il corridoio Dakar-Touba | 71
matrice urbana
72 | Il caso studio: il corridoio Dakar-Touba
Il caso studio: il corridoio Dakar-Touba | 73
matrice urbana
Social connections.1 Per quanto riguarda le connessioni sociali sono stati analizzati infrastrutture e luoghi relativi alle connessioni fisiche e alle connessioni virtuali. Connessioni fisiche. Il corridoio Dakar-Touba si sviluppa lungo l’asse ferroviario, che presenta le potenzialità per sviluppare un buon livello di connessione fisica, anche con il resto del paese e con gli altri stati. L’infrastruttura è caratterizzata però da numerosi problemi a livello qualitativo: per aumentare la capacità relativa alle connessioni fisiche è quindi importante che tali problemi vengano risolti. Anche i luoghi del commercio (negozi, botteghe artigianali, mercati), della cultura e del tempo libero (biblioteche, musei, gallerie d’arte, centri culturali, centri religiosi, spazi ricreativi, cinema, teatri, sale da concerto) presentano le potenzialità per l’aumento delle capacità relative allo sviluppo di connessioni sociali, di tipo fisico ma anche virtuale. Forniscono inoltre educazione di tipo informale. La diffusione dei luoghi del com-
> L’asse ferroviario lungo il quale si sviluppa il corridoio Dakar-Touba ha le potenzialità per generare connessioni fisiche, ma presenta numerosi problemi relativi a strutture e servizi. Nell’immagine: la stazione di Thiaroye.
74 | Il caso studio: il corridoio Dakar-Touba
mercio è abbastanza capillare sul territorio, i luoghi della cultura e del tempo libero si concentrano invece principalmente nell’area metropolitana di Dakar, che ospita 9 degli 11 musei del territorio, 39 delle 40 gallerie d’arte e 20 dei 23 centri culturali, spazi ricreativi, cinema, teatri, sale da concerto. Anche all’interno dell’area metropolitana di Dakar tuttavia la diffusione di questi luoghi non è omogenea: essi si concentrano soprattutto nel dipartimento di Dakar, escludendo le aree periferiche, corrispondenti ai dipartimenti di Guédiawaye, Pikine e Rufisque. Il centro di Dakar è inoltre dal 1992 sede di Dak’art, biennale di arte africana contemporanea, evento artistico tra i più importanti del continente. Connessioni virtuali. Il Senegal presenta una buona infrastrutturazione relativa alle connessioni virtuali e, in particolare, alle telecomunicazioni, tra le più estese e moderne di tutto il continente. Il mercato delle telecomunicazioni e di internet è dominato dalla compagnia Sonatel:
dal 2004 tuttavia sono presenti altre due compagnie che, generando concorrenza, hanno consentito l’abbassamento dei prezzi e la conseguente diffusione dei servizi e delle reti, relativi soprattutto alla telefonia fissa e mobile e a internet. Per quanto riguarda internet, si è registrato negli ultimi anni un incremento esponenziale della diffusione e dell’utilizzo: in dieci anni, dal 2001 al 2011, la percentuale di popolazione che lo utilizza regolarmente è passata dall’1% al 15,7%. Solo l’1% della popolazione ha un contratto fisso, il cui costo medio è di circa $106 per l’attivazione e $53/ mese per la fornitura del servizio. Circa il 4% della popolazione ha invece un contratto di internet mobile. Sono molto diffusi, soprattutto nelle aree urbane, gli internet café, che offrono un servizio di qualità a prezzi molto contenuti: un’ora di connessione ad internet, con noleggio del pc, costa circa $0,6. Luoghi-chiave. I luoghi-chiave dello sviluppo delle capacità relative a Social Connections sono i luoghi delle connessioni fisiche e le reti delle connessioni virtuali. Per quanto riguarda lo sviluppo del modello di rigenerazione urbana basato sul catalizzatore, i luoghi da tenere in considerazione sono soprattutto l’asse ferroviario e le stazioni e l’insieme degli elementi che consentono le connessioni virtuali. L’asse ferroviario costituisce un elementochiave per lo sviluppo del territorio, ma deve
essere sottoposto al potenziamento delle strutture e del servizio. Lungo l’asse sono presenti 10 stazioni: -Dakar-porto; -Dakar-Bel Air; -Dakar-Hann; -Thiaroye (Guédiawaye-Pikine); -Bargny-porto; -Rufisque-cementificio; -Thiès; -Bambey; -Diourbel; -Touba-Mbacké. Molte di esse presentano strutture e servizi di scarsa qualità, il capolinea ferroviario di Touba-Mbacké non è dotato di alcun edificio adibito a stazione. Anche i luoghi del commercio, della cultura e del tempo libero costituiscono elementi importanti per lo sviluppo del territorio, e possono supportare il modello di rigenerazione urbana fornendo sapere, competenze, strutture e strumenti. 1. I dati relativi a questo paragrafo sono stati ricavati da: -www.wikipedia.org -www.culture.gouv.sn -www.au-senegal.com -www.internetworldstats.com
Il caso studio: il corridoio Dakar-Touba | 75
matrice urbana
76 | Il caso studio: il corridoio Dakar-Touba
Il caso studio: il corridoio Dakar-Touba | 77
matrice urbana
Capacità: luoghi-chiave. A partire dall’analisi dell’infrastrutturazione urbana e naturale del territorio e delle capacità che è in grado di generare, sono stati individuati alcuni luoghi-chiave per lo sviluppo del modello di rigenerazione urbana. Questi luoghi hanno la caratteristica di poter generare un buon livello di capacità relativo a Education and skills e Social connections e costituiscono pertanto un ottimo supporto, per sapere, strutture e mezzi per lo sviluppo di tale modello e, in particolare, per la localizzazione dei catalizzatori. Linea ferroviaria e stazioni. La linea ferroviaria Dakar-Touba costituisce l’asse strutturale del corridoio e presenta pertanto delle ottime potenzialità relative allo sviluppo delle connessioni sociali generate dallo spostamento delle persone per lavoro o per necessità e interessi personali. È necessario però un potenziamento del servizio, realizzabile attraverso il miglioramento delle strutture esistenti: il numero delle stazioni deve essere aumentato (attualmente sono presenti infatti solo 10 stazioni su un percorso di circa 200 km), il numero dei binari deve essere portato almeno a due, per consentire lo scambio dei treni e l’aumento del numero delle corse (attualmente solo la tratta Dakar-Thiès ha due binari), il trasporto delle persone deve essere potenziato e agevolato, soprattutto in termini economici. Il potenziamento non deve essere solo quantitativo, ma anche qualitativo: le strutture devono essere efficienti e possono ospitare anche servizi diversi da quello ferroviario, legati soprattutto all’apprendimento informale, come biblioteche, spazi culturali, spazi ricreativi, connessione a internet gratuita. Parchi. La rete dei parchi che si estende lungo il corridoio è importante per lo sviluppo 78 | Il caso studio: il corridoio Dakar-Touba
del modello di rigenerazione urbana perché costituisce una rete di luoghi informali relativi all’educazione e alle pratiche per la costruzione della resilienza del sistema. I parchi che vengono presi in considerazione sono sei: -Parc Forestier de Hann (60 ha): il parco, istituito nel 1903, è situato nel centro di Dakar nei pressi della stazione ferroviaria di DakarHann. Ospita al suo interno una foresta, un parco zoologico, un giardino botanico e un centro di educazione ambientale, che si rivolge soprattutto agli studenti delle scuole materna ed elementare; -Forêt classée de Mbao (700 ha): il parco si trova alla periferia dell’area metropolitana di Dakar, nel dipartimento di Pikine. Poiché si trova in un’area di espansione della città, il suo territorio è particolarmente a rischio: nel 2008 è stato elaborato il Plan d’Amenagement de la Forêt Classée de Mbao (PAFCM), piano per la salvaguardia e lo sviluppo del parco; -Forêt de Sebikhoutane, situata nella regione di Thiès; -Forêt de N’Diasse, situata nella regione di Thiès e adiacente alla Forêt de Sebikhoutane; -Forêt de Pout, situata nella regione di Thiès; -Forêt de Thiès, situata nella regione di Thiès e adiacente alla Forêt de Pout. Oltre ai parchi, in luogo di interesse per lo sviluppo del modello di rigenerazione urbana è l’Île de Gorée, isola situata a 3,5 km a sud-est della penisola di Dakar, Patrimonio dell’Umanità UNESCO dal 1978. Dal XV al XIX secolo l’isola è stata il centro per il commercio degli schiavi più grande della costa africana: tra il 1550 e il 1850 sono transitati per questo luogo circa 20 milioni di africani. La natura insulare ha permesso la conservazione di tutti gli edifici e per questo motivo
l’isola rappresenta uno dei luoghi della memoria più importanti relativi alla tratta degli schiavi. Università. Sul territorio del corridoio DakarTouba sono presenti quattro centri universitari, che fanno riferimento alle università di Dakar e Thiès. Si tratta di luoghi dell’educazione e dell’apprendimento formale che possono supportare il modello di rigenerazione urbana con sapere, strutture, strumenti. I centri universitari di riferimento sono: -l’Université Cheikh Anta Diop (UCAD) di Dakar con l’Ecole Supérieure Polytechnique (ESP); -l’Université de Thiès con l’Ecole Polytechnique de Thiès (EPT o ex ESP _ Centre de Thiès), l’Ecole Nationale Supérieure d’Agriculture (ENSA) e l’Institut Supérieur de Formation Agricole et Rurale (ISFAR o ex ENCR de Bambey) di Bambey; -il Centre Universitaire de Diourbel, sede distaccata dell’Université de Thiès. Cementificio SOCOCIM. Il cementificio SOCOCIM, situato nel dipartimento di Rufusque, fa parte del gruppo francese Vicat e rappresenta il più grande cementificio dell’Africa Occidentale. Nonostante non costituisca un luogo relativo all’apprendimento, è un elemento importante per quanto riguarda il tema della produzione: esso può infatti diventare la base per la produzione degli elementi necessari alla rigenerazione urbana, rivolgendo particolare attenzione alle risorse naturali e alla costruzione della resilienza. Attualmente la società supporta anche attività educative e culturali nel paese con iniziative rivolte alle scuole, alle piccole imprese, al mondo della cultura e dello sport. Anche la rete delle scuole superiori, in particolare degli istituti tecnici e professionali, e dei luoghi come biblioteche, musei, centri culturali, spazi ricreativi, può supportare con iniziative di informazione ed educazione lo sviluppo del modello di rigenerazione urbana: la messa in rete di conoscenze e competenze è in questo caso fondamentale perché rende il processo più rapido ed efficace.
> La linea ferroviaria Dakar-Touba, asse strutturale del corridoio, è il primo elemento di rigenerazione urbana: è infatti generatore di connessioni fisiche e le stazioni possono ospitare luoghi e strutture di educazione e apprendimento informali, come biblioteche, spazi culturali, spazi ricreativi, connessione a internet gratuita. La linea deve tuttavia essere potenziata: essa fa parte della linea Dakar-Koulikoro (Mali) e viene utilizzato quasi esclusivamente per il trasporto merci. Fa eccezione il tratto compreso tra la capitale e Thiès, lungo circa 80 km, nel quale il trasporto passeggeri è garantito dal Petit Train de Banlieue (PTB). Nelle immagini, la stazione di Thiès, nodo fondamentale della linea, che garantisce il collegamento con il nord del paese: essa presenta solo due binari di collegamento con Dakar e un unico binario di collegamento con Touba e con Koulikoro, strutture insufficienti in un’area di circa 3 milioni di persone.
Il caso studio: il corridoio Dakar-Touba | 79
matrice urbana
80 | Il caso studio: il corridoio Dakar-Touba
Il caso studio: il corridoio Dakar-Touba | 81
4.3. MATRICE DELLE CAPACITÀ
> Il processo di rigenerazione urbana nel corridoio Dakar-Touba si basa su due elementi: il catalizzatore, composto da fab-lab e stazione e l’insieme dei toolkit per la rigenerazione delle abitazioni e per la produzione di cibo, da utilizzare in modo diffuso sul territorio, relativi a: materiali e strutture gestione dell’acqua produzione di energia sviluppo di connessioni virtuali gestione dei rifiuti produzione di cibo
Come emerso dalla matrice urbana, per aumentare le capacità nel corridoio Dakar-Touba è possibile lavorare sullo sviluppo di alcuni temi-chiave, in grado di apportare miglioramenti generali anche per quanto riguarda gli altri temi relativi alla qualità della vita. In base alle categorie di OECD Better Life Initiative, i temi-chiave individuati sono due: Education and skills e Social connections. I catalizzatori urbani da inserire sul territorio lavorano principalmente sullo sviluppo delle capacità relative a questi temi. È inoltre importante fornire l’educazione egli strumenti necessari per lo sviluppo della qualità della vita in termini materiali, soprattutto per quanto riguarda il tema dell’abitazione. Il catalizzatore: fab-lab+stazione. Il catalizzatore assume in questo caso le funzioni di luogo di educazione, di sviluppo di connessioni sociali fisiche e virtuali, di prototipazione, produzione e distribuzione dei toolkit per la rigenerazione delle abitazioni e per la produzione di cibo: esso si sviluppa quindi sul modello del fab-lab, da collocare in prossimità delle stazioni della linea ferroviaria. In questo modo viene garantito il collegamento del fab-lab alla rete urbana. La soluzione proposta per il corridoio DakarTouba si basa sull’inserimento di una rete di fab-lab sul territorio, da sviluppare in maniera graduale. Nella prima fase la rete si inserisce sul sistema di luoghi-chiave individuati, che costituiscono un buon supporto in termini di conoscenze, competenze, strumenti e strutture per lo sviluppo della rete stessa e per la conseguente rigenerazione urbana. I primi fab-lab da inserire sono sette, da collocare nei nuclei urbani principali in prossimità delle stazioni: -fab-lab Dakar; -fab-lab Thiaroye (Guédiawaye-Pikine);
82 | Il caso studio: il corridoio Dakar-Touba
-fab-lab Rufisque; -fab-lab Thiés; -fab-lab Bambey; -fab-fab Diourbel; -fab-lab Touba. Nelle fasi successive la rete dei fab-lab può ampliarsi, non solo lungo la linea ferroviaria, ma anche in modo più capillare sul territorio. È inoltre interessante lo sviluppo di un sistema di fab-lab mobili, soluzione particolarmente adatta per i nuclei urbani più piccoli del corridoio, nei quali la sopravvivenza del fab-lab risulterebbe complessa: si tratta di strutture itineranti, che si muovono lungo l’asse ferroviario e che si occupano principalmente di informazione ed educazione relative alle pratiche di rigenerazione urbana e di distribuzione e supporto relativi ai toolkit. Queste strutture sono importanti dal punto di vista dell’espansione della rete, perché consentono di estendere il processo di sviluppo anche ai nuclei urbani che altrimenti, a causa delle ridotte dimensioni e della distanza con i fab-lab fissi, rischierebbero di esserene esclusi. I toolkit. Mentre il fab-lab costituisce un elemento fisso sul territorio, i toolkit per la rigenerazione delle abitazioni e per la produzione di cibo costituiscono elementi variabili del processo di rigenerazione urbana, che ne permettono la diffusione in modo capillare. I toolkit necessari per la rigenerazione delle abitazioni riguardano in questo caso cinque temi: -materiali e strutture; -raccolta, distribuzione e potabilizzazione dell’acqua; -produzione e distribuzione di energia; -sviluppo di connessioni virtuali;
-raccolta e smaltimento dei rifiuti. Questi toolkit, con alcune modifiche, possono essere utilizzati anche per la gestione dei fab-lab.
contenuti. L’agricoltura periurbana inoltre funziona come cintura verde di limitazione all’espansione della città e contribuisce alla costruzione della resilienza dell’intero sistema.
I toolkit relativi alla produzione di cibo lavorano a diverse scale, con diverse funzioni e diversi strumenti: la produzione può essere interna all’abitazione, urbana o periurbana. Nel primo caso è legata al soddisfacimento di parte delle esigenze della sola famiglia, nel secondo e nel terzo caso invece viene gestita in modo collettivo a livello di quartiere o di rete di quartieri e garantisce la produzione di quantità maggiori di cibo a costi più
Tutti i toolkit devono rispondere ai principi low-cost e high-tech, quest’ultimo inteso come scelta degli strumenti più adatti in relazione alle caratteristiche del contesto. Il loro utilizzo rende la rigenerazione delle abitazioni e la produzione di cibo processi personalizzabili: è infatti possibile scegliere solo i toolkit necessari a soddisfare le proprie esigenze, che possono essere utilizzati anche su abitazioni già esistenti.
Il caso studio: il corridoio Dakar-Touba | 83
matrice delle capacitĂ
> La rete dei fab-lab si inserisce sul sistema dei luoghi-chiave individuati, in grado di accrescere le capacitĂ in modo rapido ed efficace. Nei nuclei urbani principali si collocano i fab-lab fissi, lungo la linea ferroviaria si spostano invece i fab-lab mobili, soluzione adatta ai nuclei piĂš piccoli del corridoio, nei quali la sopravvivenza di un fab-lab fisso risulterebbe molto complessa.
4.4. MATRICE TECNOLOGICA
La scelta degli strumenti low-cost e hightech per lo sviluppo del processo di rigenerazione urbana e, in particolare, per la definizione dei toolkit parte da una premessa: gli strumenti devono rispondere in maniera ottimale alle necessità delle persone, ma allo stesso tempo devono rispondere alle limitazioni derivate dalla disponibilità di pochi mezzi di costruzione, di dimensioni contenute. Le necessità alle quali rispondere sono la sicurezza strutturale delle abitazioni, il loro comfort climatico e luminoso, la disponibilità di acqua potabile, cibo ed energia, lo smaltimento dei rifiuti e l’accesso alle reti virtuali. È inoltre importante tenere in considerazione il fenomeno della crescita della popolazione: nei prossimi anni infatti, la richiesta di abitazioni, e quindi di strumenti per la loro realizzazione, sarà sempre maggiore. Sarà inoltre maggiore la richiesta di cibo e di suolo necessario per la sua produzione. La soluzione abitativa e produttiva ideale in questo contesto si sviluppa intorno a due concetti: la costruzione in altezza e la costruzione modulare. Lo sviluppo in altezza delle strutture consente di aumentare lo spazio a disposizione per le abitazioni e per la produzione di cibo a partire da una quantità di suolo di dimensioni ridotte. Materiali e tecniche di costruzione impiegate fissano i limiti dimensionali di queste strutture: in questo caso, non avendo né mezzi di costruzione di grandi dimensioni né manodopera specializzata, l’altezza delle strutture si limita a pochi piani. In un edificio di soli due piani tuttavia, considerando anche la superficie della copertura, lo spazio a disposizione è tre volte maggiore rispetto a quello a disposizione in un edificio di un solo piano con copertura non praticabile, simile agli edifici che carat86 | Il caso studio: il corridoio Dakar-Touba
terizzano gli insediamenti informali del corridoio Dakar-Touba. Lo sviluppo modulare permette una maggiore facilità di assemblaggio di parti diverse, garantendo la compatibilità durante tutte le fasi della costruzione e dell’espansione delle strutture. In questo modo è possibile intervenire in maniera efficace anche sul miglioramento degli spazi pubblici, in particolare in relazione al drenaggio delle acque e all’illuminazione delle strade. Una possibile applicazione di questi due concetti è legata allo sviluppo di un modello abitativo e produttivo basato su un elemento strutturale di base, modulare e aggregabile ad altri elementi uguali, sul quale è possibile assemblare a secco un insieme di elementi di tamponamento e impiantistici. Ciascuno di questi elementi è realizzabile utilizzando i toolkit appropriati, da scegliere in base alle proprie esigenze. In questo modo, partendo da una struttura di base sicura, è possibile costruire in maniera personalizzata le unità abitative e produttive. Questo tipo di soluzione può essere facilmente elaborata e migliorata all’interno della rete dei fab-lab, e in particolare in quello di Pikine, legato soprattutto al tema della produzione. Al loro interno è possibile produrre gli elementi che compongono i toolkit in modo rapido ed economico, evitando la sovrapproduzione, i passaggi tra molti intermediari e le relative spese. La scala alla quale l’applicazione del modello è ottimale è il quartiere, che deve essere messo in rete con gli altri quartieri della città e con le altre città del corridoio. A questa scala infatti, è più facile controllarne i processi di sviluppo, evitando l’esclusione delle categorie sociali più vulnerabili.
matrice tecnologica
Il fab-lab+stazione: educazione, connessioni, produzione, gestione dei rifiuti. Scopo: l’educazione, lo sviluppo di connessioni sociali fisiche e virtuali e la produzione (prototipazione+produzione+distribuzion e+riciclo di alcuni tipi di rifiuti) dei toolkit per la rigenerazione delle abitazioni e per la produzione di cibo si concentrano in un unico luogo, il catalizzatore, che si configura come insieme di due elementi: il fab-lab e la stazione ferroviaria. In questo modo il catalizzatore diventa il punto principale di riferimento per la rigenerazione urbana e viene consentita una migliore gestione dei processi.
usufruibili sia all’interno della struttura che negli spazi circostanti. Il costo relativo a questi strumenti è relativamente basso: il finanziamento per l’acquisto può essere effettuato, ad esempio, tramite crowdfunding. Oltre gli spazi e agli strumenti relativi al fab-lab, il catalizzatore deve ospitare spazi e strumenti relativi alla stazione ferroviaria, all’interno della quale le operazioni di informazione e acquisto possono essere completamente automatizzate.
Strumenti disponibili: 1 gli strumenti di base caratterizzano il fab-lab sono essenzialmente computer per l’elaborazione dei modelli virtuali degli oggetti da produrre e macchine a controllo numerico (CNC) per la loro realizzazione. Il fab-lab può inoltre mettere a disposizione computer e reti di connessioni ad internet gratuite o a prezzo contenuto,
1. Per approfondimenti vedi Box 3.3.
connessione internet
computer
framework open-source macchine CNC
Il caso studio: il corridoio Dakar-Touba | 87
matrice tecnologica
1. L’Embodied Energy di un materiale da costruzione è la somma dell’energia necessaria per l’estrazione della materia prima, per la sua lavorazione e per il trasporto del materiale finito. L’Embodied Energy dei mattoni in terra cruda è di 0,45 MJ/kg, quella dei mattoni in laterizio è di 3,00 MJ/kg, quella dei blocchi in calcestruzzo di 0,67 MJ/kg (fonte: Sustainable Energy Research Team (SERT) of the University of Bath).
Materiali e strutture. Scopo: resistenza di materiali e strutture, dimensionamento adeguato, comfort climatico e igrometrico, facilità di costruzione, economicità. Strumenti disponibili: una corretta progettazione garantisce la resistenza e la sicurezza di materiali e strutture e il comfort climatico e igrometrico delle abitazioni. È importante scegliere materiali locali e a basso impatto ambientale ed utilizzare ed aggiornare le tecniche tradizionali, che spesso sono le più adatte in relazione alle risorse disponibili e al contesto climatico. Per quanto riguarda comfort climatico e igrometrico, le tecniche di riscaldamento e raffrescamento passive costituiscono la soluzione ideale, in quanto efficaci ed economiche. Devono però tenere in considerazione l’orientamento e l’esposizione dell’edificio a sole e venti. La costruzione in terra cruda costituisce la soluzione ideale, in quanto economica, facile da lavorare e con buone caratteristiche
di isolamento. La costruzione con blocchi di calcestruzzo, già diffusa sul territorio, è una buona alternativa, soprattutto in ambiente urbano, dove la disponibilità di terra è minore. La costruzione in terra cruda. La terra cruda costituisce uno dei materiali da costruzione più antichi ed utilizzati al mondo. Ha il vantaggio dell’economicità, determinata da due fattori: è facilmente reperibile, senza dover essere trasportata per lunghe distanze, ed è possibile impiegarla nella costruzione senza dover ricorrere a strumenti particolari. Garantisce inoltre un ottimo isolamento termico, la regolazione dell’umidità interna e l’isolamento acustico, derivati soprattutto dal carattere massivo delle costruzioni in terra cruda. È inoltre uno dei materiali con il valore di Embodied Energy1 più basso ed è riciclabile all’infinito. Composizione. L’impasto per la costruzione è composto solitamente da tre elementi: terra, argilla e paglia. È importante, al mo-
> Materiali e strutture: caratteristiche necessarie.
88 | Il caso studio: il corridoio Dakar-Touba
mento dello scavo, eliminare la parte superficiale di terra, ricca di sostanze organiche, e gli inerti con granulometria troppo grossa. L’argilla è l’elemento con funzione legante e nell’impasto deve essere presente per circa il 10% (di cui: 30-50% di limo, 40-60% di sabbia, 12% circa di acqua). Esistono test empirici per verificare se la quantità di argilla presente nell’impasto preparato è sufficiente e quindi se tale impasto può essere impiegato nella costruzione. Un esempio: si formano palline di 2 cm circa di diametro con l’impasto preparato e si lasciano asciugare. Una volta asciutte è possibile verificarne la resistenza premendole tra il pollice e l’indice: se la pallina rimane intatta, l’impasto può essere impiegato nella costruzione, in caso contrario, no. Tecniche di lavorazione. Le tecniche di lavorazione della terra cruda sono essenzialmente due: l’adobe, che prevede l’uso di mattoni di terra e paglia essiccati al sole e il pisé o terra battutta, che prevede la realizzazione della muratura comprimendo la terra, impastata con paglia, in apposite casseformi di legno dello spessore della muratura da realizzare. È importante sottolineare che, in entrambi i casi, il tempo di lavorazione della terra è piuttosto lungo. Il pisé inoltre richiede una manodopera con una certa esperienza, o perlomeno una buona organizzazione del cantiere.
BOX 4.2. ARGILLA E 3D PRINTING È in corso di sperimentazione la stampa 3d con l’argilla, possibile applicazione futura per il modello proposto. La stampa avviene per sovrapposizione di strati di argilla e consente di realizzare blocchi e strutture più complessi rispetto a quelli tradizionali, con la possibilità di personalizzazione a seconda delle esigenze. I mezzi impiegati sono più costosi rispetto a quelli tradizionali e richiedono conoscenze specifiche nel campo della progettazione e della stampa 3d. I progetti più interessanti relativi alla stampa 3d con l’argilla sono Fabclay (www.fabclay. com), elaborato allo IAAC di Barcellona, e Buildingbytes (www.buildingbytes.info).
Strutture. La costruzione in terra cruda pone dei limiti dimensionali: -spessore della parete: -s=30 cm, costruzione a un solo piano; -s=50 cm, al piano terra in costruzione a due piani; -luce massima tra le pareti: 5m; -altezza della parete: h ≤ 8 s ≤ 3,5 m; -larghezza delle aperture: d1 ≤ 1/3 l ≤ 1,2 m (con l=lunghezza della parete); -larghezza parete tra le aperture: d2 ≥ 1,2 m Poiché la terra cruda non è resistente all’acqua, la struttura deve appoggiare su una base solida, che consenta l’isolamento da umidità e schizzi d’acqua. Per lo stesso motivo la copertura deve presentare una buona sporgenza. La struttura deve essere consolidata nei punti maggiormente sollecitati: negli angoli, all’incrocio dei muri, alla base e all’attacco dei solai. Il consolidamento verticale avviene con la realizzazione di pilastri in calcestruzzo o mattoni o addossati alla parete in prossimità dei punti critici, il consolidamento orizzontale con la realizzazione di cordoli in calcestruzzo o legno. È importante inoltre, soprattutto nelle aree ad alto rischio sismico, realizzare un’armatura interna alle murature, orizzontale e verticale, di materiale duttile come bamboo o legno.
< Confronto tra un blocco di argilla tradizionale e un blocco realizzato con stampa 3d nell’ambito del progetto Buildingbytes.
Il caso studio: il corridoio Dakar-Touba | 89
Toolkit #1. Struttura di base Cos’è-funzionamento: unità di base del sistema di rigenerazione delle abitazioni. L’unità è a base quadrata e misura a filo interno 4,8 m di lato, per una superficie totale di 23,04 m2. Lo spazio generato è ideale per ospitare 2-3 persone, la relativa copertura consente inoltre la raccolta del 50-100% dell’acqua necessaria e la produzione del 100% dell’energia. Le pareti sono costruite in mattoni di terra cruda, o in blocchi di calcestruzzo, i solai hanno un telaio composto da travetti di calcestruzzo armato e barre di acciaio trasversali, tamponati con mattoni di terra cruda. La struttura deve essere consolidata negli angoli con la realizzazione di pilastri addossati al muro, a pianta quadrata, di dimensioni pari allo spessore del muro e con cordoli alla base e all’attacco di ciascun solaio. Nonostante l’area non sia a rischio sismico, la struttura può essere armata. Dati dimensionali: -lunghezza della parete, a filo interno: 4,8 m -spessore della parete: 50 cm al piano terra, 30 cm al primo piano -altezza della parete: 2,4 m -dimensioni delle aperture: 60 x 80 cm, 90 x 210 cm -larghezza della parete tra le aperture: ≥ 1,2 m Costo: se realizzata senza costo di trasporto del materiale e in autocostruzione, l’unico costo è rappresentato dal telaio di travetti di calcestruzzo armato e barre di acciaio trasversali del solaio: $ 20/m2. Toolkit #2. Copertura di base Cos’è: copertura dell’unità di base. Funzionamento: la copertura dell’unità di base, di 6,6 x 6,6 m di lato, è costituita da un telaio di travi reticolari e da un copertura in lamiera ondulata. Per consentire la climatizzazione degli spazi interni, la raccolta dell’acqua piovana e la produzione di energia, è inclinata di circa 10° rispetto al piano orizzontale. L’inclinazione ottimale per la produzione di energia con un impianto fotovoltaico è, in quest’area, di circa 42°, ma, per motivi di dimensionamento della struttura portante, tale inclinazione è difficile da ottenere. Dati dimensionali: -superficie della copertura: 45 m2 -altezza della copertura: min 0,30 m, max 1,20 m Costo: $ 200. È importante sottolineare che i materiali per la costruzione delle coperture possono essere recuperati anche dalle strutture esistenti, da rigenerare.
90 | Il caso studio: il corridoio Dakar-Touba
Toolkit #3. Scala modulare Cos’è-funzionamento: scala dell’unità di base. L’elemento è modulare e può essere costruito all’interno o all’esterno dell’abitazione. Il modulo di base è di 60 cm di larghezza ed è possibile comporre scale di 60 cm, 90 cm o 120 cm di larghezza. Il primo tipo di scala, di dimensioni ridotte, è indicato per gli spazi interni. Gli altri due tipi di scala, di dimensioni maggiori, sono più adatte per gli spazi esterni e possono contenere al loro interno una cisterna per l’acqua, rispettivamente di 2,2 m3 e 3,3 m3. Dati dimensionali: -altezza: 2,4 m -sviluppo lineare: 3,6 m -larghezza: 0,6-0,9-1,2 m Costo: se realizzata senza costo di trasporto del materiale e in autocostruzione, con l’inserimento di una cisterna, l’unico costo è rappresentato dalla cisterna stessa: $ 150 Toolkit #4. Elemento modulare per parapetto o schermatura solare Cos’è-funzionamento: elemento modulare rettangolare in legno o paglia per parapetti e coperture di aperture e terrazze. Il modulo di base è di 60 x 80 cm. Costo: $ 5
> Unità di base: struttura e copertura. Le dimensioni dell’unità consentono di raccogliere il 50-100% dell’acqua e di produrre il 100% dell’energia necessarie a soddisfare il fabbisogno di 2-3 persone.
Il caso studio: il corridoio Dakar-Touba | 91
matrice tecnologica
Acqua: raccolta, distribuzione e potabilizzazione. Scopo: raccolta, trattamento e conservazione di acqua potabile per bere, per la preparazione del cibo, per l’igiene personale, degli indumenti e della casa. Raccolta, trattamento e conservazione di acqua per la produzione di cibo. Fabbisogno per persona: 50-100 l/giorno. Il limite minimo è di 20-25 l/giorno, sufficienti per bere e per la preparazione del cibo. La distanza massima tra l’abitazione e la fonte d’acqua non deve superare i 1˙000 m e il tempo di raccolta non deve superare i 30 minuti. (fonte: World Health Organization) Strumenti disponibili: Raccolta e distribuzione. Sul territorio del corridoio Dakar-Touba l’accesso all’acqua potabile è garantito per circa il 95% della popolazione in ambiente urbano e per l’85% della popolazione in ambiente rurale. La distribuzione dell’acqua viene realizzata con
impianti privati o con fontane e pozzi pubblici. La possibilità di aumentare la quantità di acqua a disposizione, soprattutto per la produzione di cibo, è comunque importante: ciascuna unità può essere dotata di un sistema di raccolta e immagazzinamento dell’acqua da utilizzare per la produzione di cibo. Per garantire il 100% del fabbisogno minimo giornaliero di 20-25 l, pari a circa 10˙000 l/ anno, con un totale di precipitazioni annue di circa 480 mm, è necessaria una superficie di raccolta di circa 20 m2 per persona e un volume per l’immagazzinamento di 10 m3. Potabilizzazione. Il trattamento di potabilizzazione dell’acqua può avvenire tramite processi fisici (ebollizione, filtrazione con filtri ceramici, dissalazione) o chimici (iodio, cloro, adsorbimento con carboni attivi, processi non efficaci al 100%). Una soluzione efficiente ed economica è rappresentata dalla potabilizzazione attraverso l’uso di raggi UV, molto efficace contro batteri e virus, ma non contro le sostanze chimiche. Il costo di questo processo, stimato dalla World Health Organization, è di 2 centesimi di dollaro per 1000 l d’acqua.
Tab. 4.1. Acqua: fabbisogno annuale per persona e superfici e volumi di raccolta. fabbisogno per persona
superficie di raccolta
volume di raccolta
100% (10˙000 l/anno)
20 m2
10 m3
50% (5˙000 l/anno)
10 m2
5 m3
25% (2˙500 l/anno)
5 m2
2,5 m3
92 | Il caso studio: il corridoio Dakar-Touba
> Precipitazione annuale per regione, attuale e relativa al cambiamento climatico in base agli scenari SRES A2 e B1. Attualmente le precipitazioni sono concentrate nel periodo giugnoottobre, nel quale cadono circa 500 mm di pioggia, in futuro non è prevista una variazione della durata di tale periodo, ma nel caso dello scenario A2, il meno sostenibile, è prevista la diminuzione della quantità di precipitazioni per tutti i mesi dell’anno.
Il caso studio: il corridoio Dakar-Touba | 93
Toolkit #5. Sistema di raccolta e immagazzinamento dell’acqua
Cos’è: sistema di raccolta e immagazzinamento dell’acqua piovana. Funzionamento: l’acqua piovana che cade sulla superficie della copertura viene raccolta e incanalata con un sistema di grondaie. La superficie della copertura, di 45 m2, consente la raccolta di 21˙600 l di acqua all’anno, che soddisfanno il 100% del fabbisogno minimo Toolkit #6. Ceramic Water Filter Cos’è-funzionamento: metodo di potabilizzazione dell’acqua, ottenuta con filtri ceramici che trattengono le sostanze contaminanti con dimensioni inferiori a 0,2-0,3 micrometri. Per questo motivo sono efficaci contro i batteri ma non contro i virus. Filtra circa 1-2 l/h. Costo: $10-15
94 | Il caso studio: il corridoio Dakar-Touba
di acqua di 2 persone, il 50% del fabbisogno di 4 persone, il 25% del fabbisogno di 6 persone. L’acqua piovana raccolta può essere immagazzinata in cisterne localizzate sotto la scala o sotto terra, opportunamente isolate, e dotate di un sistema per l’estrazione dell’acqua. Per garantire l’immagazzinamento del 100% dell’acqua necessaria a soddisfare il fabbisogno minimo annuale di una persona è necessaria una cisterna con un volume di 10 m3, per soddisfare il 50 % di tale fabbisogno è necessaria una cisterna di 5 m3, per soddisfare il 25% di 2,5 m3. Poiché questo sistema richiede un notevole dispendio di volume, è poco adatto alle aree urbane, dove comunque la fornitura di acqua potabile è garantita per circa il 95% della popolazione. In tali aree comunque, è possibile raccogliere parte dell’acqua piovana per l’igiene e per la produzione di cibo, immagazzinandola in cisterne più piccole o in contenitori mobili. Costo: il costo è variabile in base alle dimensioni del sistema e alla disponibilità dei materiali e degli strumenti per la costruzione. Il costo della costruzione, che può avvenire in modo autonomo, può essere diviso tra gli utenti.
Toolkit #7. Solar Water Disinfection (SODIS) Cos’è-funzionamento: metodo di potabilizzazione dell’acqua, ottenuta con l’utilizzo di bottiglie di plastica PET e della radiazione solare. Le bottiglie vengono riempite d’acqua ed esposte al sole per almeno 6 ore, la radiazione solare ha funzione battericida (raggi UV-A), inoltre se l’acqua raggiunge una temperatura superiore ai 50°C il processo di disinfezione diventa tre volte più veloce. La tecnica SODIS può essere potenziata con collettori solari o reattori per rendere il processo continuo. Costo: il costo della bottiglia, il costo stimato dalla World Health Organization è di $ 0,02 per 1000 l d’acqua. Sito web: www.sodis.ch
Il caso studio: il corridoio Dakar-Touba | 95
matrice tecnologica
Energia: produzione, immagazzinamento e distribuzione. Scopo: produzione, immagazzinamento e distribuzione di energia elettrica. Ricerca di soluzioni efficaci, a basso costo e poco inquinanti per cucinare. Fabbisogno per unità di base: il fabbisogno di energia elettrica è stato calcolato in relazione all’unità di base del modello (2-3 persone) e ad una possibile situazione tipo di utilizzo dell’impianto di illuminazione, di pc ed elettrodomestici: il fabbisogno giornaliero risultante è di circa 2,7 kWh. Sono stati scelti un frigorifero, una lavatrice e un forno elettrico di classe B (secondo la normativa europea), che presentano le seguenti caratteristiche: -frigorifero classe B: 24 h di funzionamento giornaliere, consumo annuale di 300-400 kWh/anno; -lavatrice classe B: due lavaggi alla settimana (104 lavaggi in un anno) di 5 kg di capi in cotone a 60°C, consumo annuale di 247-299
kWh/anno; -forno elettrico classe B: di piccole dimensioni (12-35 l), 100 cicli di cottura all’anno, consumo annuale di 60-80 kWh/anno. Strumenti disponibili: l’impianto scelto per la produzione, l’immagazzinamento e la distribuzione di energia elettrica è un impianto fotovoltaico stand-alone, impianto non connesso alla rete di distribuzione. L’impianto si compone di 5 elementi: moduli o pannelli, regolatore di carica, accumulatori, inverter e sistema di distribuzione alle utenze. È stato effettuato un dimensionamento indicativo dell’impianto, in particolare della superficie necessaria per la produzione dell’energia relativa al fabbisogno dell’utenza. Per questo tipo di impianto il dimensionamento deve essere effettuato in condizioni sfavorevoli di irradiazione solare, per garantire la fornitura di energia nell’ipotesi che i moduli non riescano, per un certo numero di giorni, a produrre l’energia necessaria a soddisfare il fabbisogno dell’utenza.
Tab. 4.2. Energia: fabbisogno giornaliero per 2-3 persone, in base alla potenza e al tempo di utilizzo giornaliero dell’impianto di illuminazione, di pc ed elettrodomestici. apparecchiatura
* Consumi annuali: -frigorifero classe B: 300-400 kWh/anno; -lavatrice classe B: 247-299 kWh/anno; -forno elettrico classe B: 60-80 kWh/anno.
numero
potenza
tempo
consumo giornaliero
lampadina
4
10 W
4 h/giorno
0,16 kWh/giorno
PC
2
50 W
4 h/giorno
0,40 kWh/giorno
frigorifero cl. B*
1
1,10 kWh/giorno
lavatrice cl. B*
1
0,80 kWh/giorno
forno cl. B*
1
0,20 kWh/giorno
totale
96 | Il caso studio: il corridoio Dakar-Touba
2,7 kWh/giorno
Dimensionamento dell’impianto:
H=4,5 kWh/m2
1. Calcolo del dell’utenza Ec:
Il calcolo è stato effettuato con il programma Ecotect, su una superficie inclinata a 10° rispetto all’orizzontale ed esposta a sud.
fabbisogno
giornaliero
Ec=2,7 kWh/giorno 2. Calcolo del fabbisogno giornaliero dell’utenza, espresso in funzione del rendimento dell’impianto di accumulo:
4. Calcolo dell’area minima dei moduli A, espressa in funzione dell’efficienza complessiva di conversione dell’impianto fotovoltaico:
Ec=1,45 *2,7 kWh/giorno=3,9 kWh/giorno
A=0,10*Ec/H=8,7m2
1,45 è il coefficiente che esprime il rendimento dell’impianto di accumulo e tiene conto di: -rendimento di carica e scarica della batteria (circa 0.90); -rendimento dei circuiti (circa 0.90); -rendimento del regolatore di carica (circa 0.85).
0,10 è il coefficiente che tiene conto dell’efficienza complessiva di conversione dell’impianto fotovoltaico, attualmente compresa tra 0,90 e 0,11.
3. Calcolo della radiazione solare giornaliera incidente H, al 21 dicembre, giorno con le condizioni di irradiazione più sfavorevoli:
Per soddisfare il 100% del fabbisogno di energia di 2-3 persone è necessaria una superficie di moduli fotovoltaici di 8,7 m2. Riducendo il fabbisogno al minimo, e garantendo solo l’illuminazione e la possibilità di connettere il pc o il cellulare, la superficie necessaria si riduce a 1,8 m2. > Schema di funzionamento di un impianto fotovoltaico stand-alone.
regolatore di carica
batterie
inverter modulo fotovoltaico
utenze elettriche in corrente continua
utenze elettriche in corrente alternata
Il caso studio: il corridoio Dakar-Touba | 97
Toolkit #8. Impianto fotovoltaico stand-alone Cos’è: impianto di produzione, immagazzinamento e distribuzione di energia elettrica, di tipo stand-alone, cioè non connesso alla rete di distribuzione. Funzionamento: l’impianto si compone di 5 elementi: moduli o pannelli, regolatore di carica, accumulatori, inverter e sistema di distribuzione alle utenze. In base al dimensionamento effettuato, la superficie dei moduli necessaria a soddisfare il fabbisogno dell’utenza (2-3 persone) di 2,7 kWh/giorno è di 8,7 m2, garantendo solo l’illuminazione e la possibilità di connettere il pc o il cellulare la superficie si riduce a 1,8 m2. È possibile realizzare un solo impianto per più unità del modello: in questo modo è possibile diminuire il numero dei vari componenti e il relativo costo, che viene diviso tra più utenti. Costo indicativo di ciascun componente: -modulo: circa $5/W -modulo 60 W: $300 -regolatore di carica 30 A: $100 -cavi: circa $1/m -batteria 50 Ah: $150 (fonte: Wireless Networking in the Developing World, online 2013)
Toolkit #9. Forno solare Cos’è: dispositivo di cottura del cibo. Funzionamento: il forno solare è un dispositivo che concentra l’energia solare per la cottura degli alimenti.È costituito da un elemento di forma scatolare o parabolica con superficie riflettente, nel cui centro, dove si concentra la radiazione solare, viene posizionato il contenitore con il cibo. Il modello che combina in maniera ottimale economicità ed efficienza è CooKit, forno solare progettato nel 1994 su disegno di Roger Bernard. Il forno è composto da una superficie riflettente, da un contenitore di colore nero e da un telo in materiale plastico da posizionare sopra il contenitore, che, creando al suo interno l’effetto serra, evita la dispersione del calore. CooKit viene prodotto in 25 paesi de mondo, con diversi materiali, ad un costo compreso tra $3 e $7. È inoltre possibile costruirlo utilizzando le istruzioni che è possibile trovare online, al solo costo del materiale di costruzione. Il forno solare costituisce l’alternativa ideale alla cottura del cibo sul fuoco: non necessita infatti di combustibile e non produce inquinamento all’interno delle abitazioni. Costo: $ 3-7 98 | Il caso studio: il corridoio Dakar-Touba
Connessioni virtuali. Scopo: sviluppo e diffusione di connessioni virtuali, con supporti (PC, tablet, smartphone) e reti, in termini quantitativi e qualitativi. Strumenti disponibili: lo sviluppo delle connessioni virtuali è generato dalla diffusione di supporti (PC, tablet, smartphone) e di reti di connessione ad internet. Non bisogna trascurare il tema dell’educazione all’utilizzo e alle potenzialità relative a questi strumenti, che può essere impartita all’interno delle strutture dei fab-lab. Gli strumenti relativi allo sviluppo di con-
nessioni virtuali risultano essere costosi per il singolo individuo: esistono tuttavia iniziative, come One Laptop per Child, che hanno come obbiettivo la prototipazione, la produzione e la diffusione di supporti a basso costo. Il costo delle reti di connessione ad internet può essere suddiviso tra più utenti, garantendo così l’accesso al servizio a costi contenuti. > Connessioni virtuali: caratteristiche necessarie.
Toolkit #10. Rete di connessione ad internet Cos’è-funzionamento: rete di connessione ad internet. Negli ultimi dieci anni in Senegal la possibilità di connessione ad internet con la banda larga, via cavo o wireless, è aumentata in modo esponenziale, sia in termini quantitativi che qualitativi. La copertura interessa soprattutto le aree urbane, nelle aree rurali è tuttavia possibile utilizzare la connessione satellitare. Costo: il costo medio di un contratto internet (10 Mbps, connessione illimitata, con ADSL) è di circa $80 per l’installazione + $40/mese (fonte: Internet World Stats, 2012), da dividere tra più utenti.
Il caso studio: il corridoio Dakar-Touba | 99
Toolkit #11. Supporto per le connessioni virtuali Cos’è-funzionamento: dispositivi per la connessione virtuale: PC, tablet, smartphone. Costo: il costo medio di un PC è di $ 635 (fonte: IDC 2013). Possono tuttavia essere introdotte iniziative come One Laptop per Child, legate alla diffusione di supporti a basso costo (in questo caso il costo del PC è di $100), da promuovere in relazione ai fab-lab o nelle scuole.
BOX 4.3. IL PROGRAMMA ONE LAPTOP PER CHILD
One Laptop Per Child (OLPC) è un’organizzazione no-profit fondata nel 2005 e presieduta da Nicholas Negroponte. L’organizzazione sovraintende al progetto One Laptop Per Child, che ha come obbiettivo la progettazione, la produzione e la distribuzione di laptop da $100 dollari da fornire a ogni bambino del mondo, garantendogli l’accesso alla conoscenza e alle moderne forme educative. Il progetto è supportato da numerosi sponsors, tra i quali Google, Red Hat, AMD, BrightStar, News Corp, Nortel Networks, e viene sviluppato in collaborazione con il MIT Media Lab del Massachussets Institute of
> Il programma One Laptop Per Child ha come obbiettivo la progettazione, la produzione e la distribuzione di laptop da $100 dollari da fornire a ogni bambino del mondo, soprattutto a livello scolastico, ambito nel quale può essere garantita anche l’educazione all’utilizzo di questi strumenti.
100 | Il caso studio: il corridoio Dakar-Touba
Technology. Il primo modello prodotto, il laptop XO-1, si basa sul processore low-cost Geode e su programmi open source. Sono state studiate numerose possibilità relative alla batteria, che può essere caricata con una manovella (soluzione non presente nella versione definitiva del laptop XO-1), con una batteria auto o con un trasformatore di rete. La distribuzione è prevista in relazione a scuole o a organizzazioni, soluzione che permette la fornitura di grandi quantità di laptop e la conseguente riduzione dei costi.
Rifiuti: raccolta e riciclo. Scopo: raccolta e riciclo dei rifiuti prodotti.
livello domestico o nell’ambito degli orti urbani, realizzando dei punti di raccolta e compostaggio in prossimità degli orti stessi.
Strumenti disponibili: la raccolta deve riguardare il 100% dei rifiuti prodotti. Per quanto riguarda il riciclo dei rifiuti solidi, è poco conveniente legare l’attività al catalizzatore, per motivi di spazio e di costo: è necessario quindi fare riferimento ai servizi di raccolta, smaltimento e riciclo disponibili sul territorio. È possibile comunque svolgere all’interno del fab-lab attività di sperimentazione relative al riciclo di alcuni prodotti, in particolare di plastica e vetro. I rifiuti organici possono essere riciclati a
> Rifiuti: caratteristiche necessarie.
Toolkit #12. Punto di raccolta dei rifiuti solidi Cos’è-funzionamento: punto di raccolta dei rifiuti solidi, dotato di appositi contenitori per la differenziazione. Costo: il costo unitario dei contenitori è di circa $20, il costo totale del punto di raccolta dipende dalle dimensioni e dal numero di contenitori che esso presenta. Toolkit #13. Punto di raccolta e riciclo dei rifiuti organici Cos’è-funzionamento: punto di raccolta dei rifiuti organici, dotato di appositi contenitori il compostaggio dei rifiuti stessi. La raccolta e il compostaggio possono avvenire in piccole quantità a livello domestico oppure in quantità maggiori in prossimità degli orti urbani. Costo: il costo unitario dei contenitori è di circa $20, il costo totale del punto di raccolta dipende dalle dimensioni e dal numero di contenitori che esso presenta. È importante sottolineare che i contenitori possono essere costruiti in maniera autonoma, in mattoni o legno, garantendo sempre l’aerazione necessaria per lo sviluppo dei batteri che rendono possibile il compostaggio dei rifiuti. In questo modo è possibile costruire contenitori di ogni dimensione, adatti al contesto nel quale vengono inseriti, e ridurre notevolmente i costi, che dipendono esclusivamente dal materiale utilizzato. Il caso studio: il corridoio Dakar-Touba | 101
matrice tecnologica
Cibo: produzione e distribuzione. 1. Fonte: FAO, “ClimateSmart” Agriculture. Policies, Practices and Financing for Food Security, Adaptation and Mitigation, online 2010
Scopo: produzione e distribuzione di cibo in modo economico e sicuro. Se la produzione riesce a soddisfare il 100% del fabbisogno, il surplus può essere venduto. Si stima che, in situazioni di povertà, circa il 60% del reddito familiare venga impiegato per comprare il cibo1: l’autoproduzione del cibo stesso costituisce quindi un buon modo per risparmiare denaro da investire in altri settori, come la salute e l’educazione. Fabbisogno per persona: circa 2˙100 kcal/ giorno, pari a 0,5-0,6 kg di cibo al giorno e a 150-200 kg di cibo all’anno. Tenendo in considerazione il corretto apporto di nutrienti (carboidrati, grassi e oli, proteine, vitamine e minerali), un’ipotetica razione giornaliera di cibo è composta da: -400 g di cereali -100 g di legumi -200 g di frutta e verdura. (fonte: World Health Organization)
Strumenti disponibili: Produzione. All’interno del modello di sviluppo urbano proposto, il cibo può essere prodotto all’esterno o all’interno delle abitazioni. La produzione del cibo negli spazi vicini alle abitazioni consente l’accesso a cibo sicuro, derivato da suolo, acqua e prodotti controllati, ed economico. Nel primo caso la produzione si concentra in orti urbani e periurbani, da coltivare in modo collettivo. Questo tipo di produzione sottrae spazi interni ed esterni alla città alla realizzazione di nuovi edifici, contribuendo alla costruzione della resilienza del sistema urbano. Nel secondo caso il cibo viene prodotto con il metodo acquaponico, negli spazi interni ed esterni delle abitazioni. Il metodo acquaponico combina l’acquacultura (allevamento di pesci o piccoli crostacei) con l’idroponica (coltivazione di piante senza l’uso di suolo), sfruttando i prodotti di scarto di ciascuno dei due elementi per la sopravvivenza dell’altro. Il metodo acquaponico presenta alcuni vantaggi rispetto ai metodi tradizionali: richiede
Tab. 4.3. Cibo: fabbisogno annuale per persona e relative superfici di produzione. fabbisogno per persona
superficie orti urbani
superficie acquaponica
100% (150-200kg/anno)
1˙650 m2
370 m2
50% (100 kg/anno)
825 m2
185 m2
25% (50 kg/anno)
412,5 m2
92,5 m2
102 | Il caso studio: il corridoio Dakar-Touba
Distribuzione. I metodi di produzione scelti consentono la distribuzione del cibo in maniera efficace. Il cibo prodotto, in entrambi i casi, è direttamente utilizzabile dall’utente. Nel caso degli orti urbani e periurbani, è possibile ricorrere a mercati e negozi già presenti sul territorio per la vendita del cibo prodotto, che può riguardare, a seconda dei casi, tutto il cibo, una parte di esso o il surplus di produzione.
circa il 20% dello spazio, consente il risparmio di circa il 90% dell’acqua, consente il controllo degli elementi necessari al funzionamento del sistema. La crescita delle piante inoltre è più rapida. Per garantire il 100% del fabbisogno di cibo prodotto all’interno di orti urbani e periurbani, la superficie necessaria è di 1˙650 m2 per persona. Per garantire il 100% del fabbisogno di cibo prodotto con colture idroponiche, la superficie necessaria è di circa 370 m2. È importante sottolineare che la coltivazione dei cereali richiede molto spazio, al contrario della coltivazione di legumi e ortaggi, da preferire nei contesti urbani.
Tab. 4.4. Produzione: in un anno 1 m2 di suolo e 1 m2 di coltura acquaponica producono… coltura
1 m2 suolo
1m2 metodo acquaponico
cereali
0,1
0,4
grano
0,1
0,5
riso
0,1
0,6
avena
0,1
0,3
legumi
0,5
2,5
soia
0,1
0,2
fagioli
1,2
5,2
piselli
0,2
2,2
ortaggi
1,2
5,7
barbabietole
1,0
3,0
patate
2,0
17,3
cavolo
1,4
2,0
lattuga
1,0
2,3
1,2-1,5
6,7-33,4
0,8
3,1
pomodori cetrioli
(fonte: Howard M. Resh, Hydroponic Food Production (www.indianhydroponics.com) Il caso studio: il corridoio Dakar-Touba | 103
Toolkit #14. Sistema acquaponico Cos’è: metodo acquaponico di produzione del cibo. Funzionamento: il metodo acquaponico combina l’acquacultura e l’idroponica, sfruttando i prodotti di scarto di ciascuno dei due elementi per la sopravvivenza dell’altro. Il sistema di produzione basato sul metodo acquaponico è semplice e non richiede particolari strumenti: la struttura del sistema può essere autoprodotta in modo semplice, rapido ed economico. Un esempio di struttura è Malthus, in fase di elaborazione, che può produrre il cibo necessario a soddisfare il fabbisogno di una persona, occupando uno spazio di circa 2 m2. Costo: $ 50 Sito web: www.conceptualdevices.com
Toolkit #15. Orti urbani
Cos’è-funzionamento: metodo di produzione del cibo, basato sulla coltivazione collettiva di orti. 1 m2 di terreno può produrre all’anno circa 0,1 kg di cereali, 0,5 kg di legumi e 1,2 kg di ortaggi: per questo motivo, in base alle necessità e allo spazio disponibile è opportuno scegliere il tipo di prodotto più adatto: in un contesto urbano, caratterizzato da problemi di disponibilità spaziale, è possibile limitare la produzione a legumi e ortaggi, in un contesto perturbano o rurale la produzione può essere estesa anche ai cereali. L’eventuale surplus di produzione può essere venduto, facendo riferimento a mercati e negozi locali. Il progetto Micro-gardens può inoltre costituire un elemento di riferimento per lo sviluppo del modello proposto, dal quale ricavare informazioni sui prodotti e sulle tecniche di coltivazione più adatte. Costo: ipotizzando di coltivare direttamente gli orti, senza l’impiego di altra manodopera, e di utilizzare l’acqua piovana per l’irrigazione, il costo è determinato solamente dal costo iniziale di semi e piante: circa $ 1/m2.
104 | Il caso studio: il corridoio Dakar-Touba
BOX 4.4. IL PROGRAMMA MICRO-GARDENS A partire dal 1999 è stato avviato nella città di Dakar il programma Micro-gardens, promosso dalla Food and Agriculture Organization (FAO) e dal Governo del Senegal. Nel 2001, grazie ad un programma della FAO sulla sicurezza dell’alimentazione, lo Special Programme for Food Security (SPFS), l’iniziativa Micro-gardens è stata estesa anche ad altre città capoluogo di regione del paese. Il programma lavora sul tema dello sviluppo dell’agricoltura urbana e periurbana come mezzo di produzione di cibo, di riduzione della povertà di inclusione sociale: esso si rivolge infatti alle classi sociali più povere e alle categorie ad alto rischio di emarginazione, come donne, bambini, anziani, persone portatrici di handicap. Nell’ambito del programma sono state fornite l’educazione e gli strumenti necessari a trasformare in orti urbani gli spazi liberi delle città e tetti e terrazzi degli edifici, prestando particolare attenzione all’introduzione di nuove tecnologie in grado di garantire la sicurezza del processo di produzione e degli ortaggi prodotti. È stata inoltre sviluppata l’idea della possibile vendita del surplus di produzione. Il programma si è occupato inoltre del tema dell’accessibilità alla terra, promuovendo iniziative rivolte ai cittadini che non avevano la possibilità di produrre il proprio cibo a causa della mancanza di spazio e della crescente pressione esercitata sul suolo dallo sviluppo urbano. Dal 1999 ad oggi il programma ha coinvolto circa 4˙000 famiglie, includendo anche le classi sociali più ricche e contribuendo alla costruzione della resilienza delle città interessate.
> Il programma Micro-gardens, promosso dalla FAO e dal Governo del Senegal nel 1999, ha consentito a circa 4˙000 famiglie di Dakar e di altri capoluoghi di regione del paese di realizzare orti urbani negli spazi liberi delle città e su tetti e terrazzi, in modo da produrre cibo sicuro pronto per essere consumato.
Il caso studio: il corridoio Dakar-Touba | 105
4.5. MATRICE COSTRUTTIVA: IL QUARTIERE THIAROYE-GARE
Il quartiere scelto per l’applicazione del modello di sviluppo urbano è il quartiere di Thiaroye-Gare, situato nel dipartimento di Pikine. Il quartiere si sviluppa lungo la linea ferroviaria e, come suggerisce il nome, è caratterizzato dalla presenza della stazione di Thiaroye, alla quale fanno riferimento i dipartimenti di Guédiawaye e Pikine. Gli assi stradali di riferimento sono l’asse Tally Diallo, la Nationale 102 e la strada Dispensaire/ Diamaguène, altamente trafficati. Il quartiere di Thiaroye-Gare si configura come quartiere-tipo relativo alla situazione che caratterizza la periferia dell’area metropolitana di Dakar. Esso ha una superficie di circa 78˙100 m2, sulla quale vivono circa 3˙000 abitanti. La popolazione è in prevalenza femminile (45% uomini, 55% donne) e molto giovane: quasi la metà (il 47%) ha infatti un’età inferiore a 15 anni. La maggior parte della popolazione è immigrata dalle aree rurali in cerca di lavoro, condizione che genera da un alto tasso di povertà ed esclusione sociale. I servizi di base, come scuole, ospedali e farmacie sono piuttosto distanti. All’interno del quartiere non sono presenti strutture per l’educazione obbligatoria elementare e media, che si trovano nel raggio di 1-2 km. Alcune di queste strutture si trovano tuttavia in condizioni precarie, a causa dei danni dovuti alle inondazioni e alla mancanza di materiali per la ricostruzione e per lo svolgimento delle lezioni. Non sono presenti biblioteche, spazi espositivi o centri culturali. Le moschee più vicine si trovano a circa 2-3 km di distanza. Il contesto nel quale si inserisce il quartiere è tuttavia particolarmente attivo dal punto di vista commerciale: ad alcune centinaia di metri sorge il Centre Commercial Thiaroye Gare, con più di 10˙000 negozi. In prossimità della stazione inoltre si tiene ogni giorno il 106 | Il caso studio: il corridoio Dakar-Touba
mercato, che si sviluppa lungo i binari del treno. Questi elementi generano un grande traffico di merci e di venditori, compratori, rifornitori che interessa il quartiere 24 ore su 24. L’insediamento che si è generato in relazione a questa situazione è di tipo informale, caratterizzato dalla presenza di diverse tipologie di edifici, più complessi e a più piani sui fronti che danno sulle strade principali, più semplici, a un piano e di ridotte dimensioni verso l’interno del quartiere. Per quanto riguarda i servizi di base relativi all’abitazione, il 98% della popolazione ha accesso all’acqua potabile, erogata da fontane e pozzi pubblici, il 79,6% ha accesso alle strutture igienico-sanitarie, l’80% ha accesso alla rete elettrica. È importante notare che probabilmente questi valori, che si riferiscono alla regione di Dakar, sono in questo contesto un po’ più bassi. Tra i problemi principali che il quartiere presenta c’è quello relativo al drenaggio delle acque: durante la stagione umida, che si protrae da giugno ad ottobre, cadono circa 500 mm di pioggia, che il sistema non è in grado di smaltire in modo efficace. Le inondazioni sono una conseguenza molto frequente e comportano danni alle infrastrutture e ai servizi. La presenza di acqua stagnante genera inoltre numerosi problemi legati alla proliferazione di insetti, come le zanzare, che determinano la rapida e incontrollata diffusione di malattie. La vicinanza alle infrastrutture di trasporto e il traffico generato dal vicino centro commerciale e dal mercato che si sviluppa in prossimità della stazione generano inoltre problemi di inquinamento dell’aria e problemi di salute, soprattutto a livello infantile. > Localizzazione del quartiere Thiaroye-Gare nel contesto dell’area metropolitana di Dakar.
Il caso studio: il corridoio Dakar-Touba | 107
> Il quartiere Thiaroye-Gare: infrastrutturazione urbana.
110 | Il caso studio: il corridoio Dakar-Touba
> Il quartiere Thiaroye-Gare: infrastrutturazione naturale.
112 | Il caso studio: il corridoio Dakar-Touba
Il caso studio: il corridoio Dakar-Touba | 113
> Il quartiere Thiaroye-Gare: luoghi delle capacitĂ .
114 | Il caso studio: il corridoio Dakar-Touba
matrice costruttiva
Il modello di sviluppo urbano: obiettivi. Sono stati individuati gli obiettivi relativi a ciascuno degli elementi del modello di sviluppo urbano, in relazione al numero degli
abitanti, ai relativi fabbisogni e alle caratteristiche e alle opportunità che il quartiere presenta.
Educazione: ++ Incremento dell’educazione semiformale con servizi e strumenti accessibili e gratuiti: punti per l’organizzazione di attività educative per adulti e per bambini, punti di connessione virtuale, con computer e internet gratuiti, da localizzare all’interno del catalizzatore e in alcuni punti strategici del quartiere. È importante tenere in considerazione anche l’informazione sul corretto utilizzo degli strumenti che vengono introdotti e sulle opportunità che essi generano. Connessioni fisiche: +++ Incremento delle connessioni fisiche con il sistema urbano dell’area metropolitana di Dakar con il potenziamento della linea ferroviaria, da attuare lungo tutto il corridoio, e della stazione. Essendo parte del complesso del catalizzatore, la stazione non è più solo elemento generatore di connessioni fisiche, ma offre anche servizi supplementari, configurandosi come luogo centrale completo per accrescere le capacità. Connessioni virtuali: +++ Incremento della possibilità di connessione virtuale, con l’aumento del numero dei supporti (computer, tablet, smartphone) a disposizione e del numero, della qualità e della copertura delle reti. L’obiettivo può essere raggiunto complementariamente a livello pubblico, all’interno del catalizzatore e in alcuni punti strategici del quartiere, e privato, all’interno delle singole abitazioni o gruppi di abitazioni. Per favorire la diffusione di computer e tablet possono inoltre essere avviati programmi del tipo One Laptop Per Child. Produzione di oggetti: ++ Produzione di parte degli elementi necessari al processo di rigenerazione e sviluppo urbano: per quanto riguarda gli elementi poco complessi e di piccole dimensioni, la produzione può avvenire all’interno del fab-lab, assumendo anche carattere di ricerca e prototipazione. Un esempio: il fab-lab può fornire le istruzioni, i materiali e il supporto tecnico per l’autocostruzione del forno solare e, allo stesso tempo, può lavorare sul miglioramento di tale prodotto. Per quanto riguarda gli elementi più complessi e di grandi dimensioni, non è conveniente concentrare la produzione all’interno del fab-lab, per motivi di spazio e di costo: il fab-lab può però fornire educazione e supporto tecnico per l’utilizzo di tali elementi. Un esempio: i sistemi di copertura possono essere prodotti in altri luoghi già specializzati, ma il fab-lab può occuparsi di informare ed educare sul corretto montaggio di tale elemento. 116 | Il caso studio: il corridoio Dakar-Touba
Materiali e strutture: +++ Potenziamento delle strutture esistenti realizzate in blocchi di calcestruzzo e costruzione di nuove strutture, utilizzando in modo sperimentale la costruzione in terra cruda: i nuclei costituiti da piccole costruzioni realizzate con materiali occasionali presenti nel quartiere costituiscono i luoghi-chiave della sperimentazione, nei quali concentrare produzione e costruzione. Acqua: autonomia di raccolta e immagazzinamento per il 25% del fabb. del quartiere. Superficie di raccolta: 15˙000 m2 Volume di immagazzinamento: 7˙500 m3 Poiché la rete idrica è in grado di soddisfare il 98% del fabbisogno minimo del quartiere e lo spazio a disposizione per la raccolta e l’immagazzinamento è limitato, l’autonomia può essere limitata al 25%, percentuale relativa all’acqua necessaria per la produzione di cibo. Pertanto la superficie di raccolta e il volume di immagazzinamento necessari sono rispettivamente di 15˙000 m2 e 7˙500 m3. È importante che la raccolta e l’immagazzinamento dell’acqua avvenga in prossimità delle aree di produzione del cibo. Cibo: autonomia di produzione per il 50% del fabbisogno del quartiere. Superficie di produzione con il metodo acquaponico: 6˙000 m2 Poiché il quartiere si trova in area urbana, lo spazio a disposizione per la produzione di cibo è limitato: la coltura di cereali, che richiede molto spazio, è quindi poco conveniente. I cereali possono inoltre essere acquistati a prezzo contenuto nel mercato della stazione di Thiaroye. L’autoproduzione di cibo si limita quindi a legumi, verdura e pesce: il fabbisogno di questi prodotti può essere soddisfatto interamente con la coltura acquaponica. Il sistema di produzione Malthus richiede 2m2 di spazio a persona, per un totale di 6˙000 m2. Possono inoltre essere coltivati in modo collettivo alcuni orti urbani, i cui prodotti possono essere utilizzati per soddisfare parte del fabbisogno di cibo o essere venduti. Energia: autonomia di produzione per il 100% del fabbisogno del quartiere. Superficie dei moduli fotovoltaici: 1˙800-2˙700 m2 L’autoproduzione di energia deve soddisfare il 100% del fabbisogno del quartiere. A causa del costo elevato del sistema di produzione, immagazzinamento e distribuzione, il sistema iniziale può puntare a soddisfare solo il fabbisogno minimo, pari a 1,8 m2 per 2-3 persone, per un totale di 1˙800-2˙700 m2, da implementare in modo graduale. Il fabbisogno di energia necessaria per cucinare può essere invece soddisfatto fin da subito con l’utilizzo di forni solari. Rifiuti: autonomia di raccolta e riciclo del 75% dei rifiuti prodotti. La raccolta deve riguardare il 100% dei rifiuti prodotti, con la realizzazione di punti per la raccolta distribuiti all’interno del quartiere. Il riciclo dei rifiuti solidi è poco conveniente, per motivi di spazio e di costo: è quindi necessario fare riferimento alla rete urbana, con la possibilità di utilizzare il fab-lab come punto di sperimentazione relativo al riciclo di alcuni prodotti. I rifiuti organici possono essere riciclati nell’ambito degli orti urbani, realizzando dei punti di raccolta e compostaggio in prossimità degli orti stessi.
> Pagine seguenti: il modello di sviluppo urbano, obbiettivi.
Il caso studio: il corridoio Dakar-Touba | 117
118 | Il caso studio: il corridoio Dakar-Touba
Il caso studio: il corridoio Dakar-Touba | 119
matrice costruttiva
Il modello di sviluppo urbano. La strategia di sviluppo per il quartiere Thiaroye-Gare è stata definita sulla base degli obbiettivi fissati: essa prevede pertanto l’inserimento di una struttura che funzioni come catalizzatore di processi urbani e di elementi puntuali per la rigenerazione delle abitazioni e per la produzione di cibo in modo diffuso nel quartiere. Il catalizzatore, nel quale concentrare il lavoro di educazione, di sviluppo di connessioni fisiche e virtuali, di produzione e di gestione di parte dei rifiuti prodotti, si inserisce nel contesto della stazione ferroviaria di Thiaroye, con una nuova struttura di circa 10˙000 m3 che comprende la nuova stazione e il fab-lab. La stazione è caratterizzata dalla forma a ponte, che permette l’attraversamento dei binari e la connessione tra il quartiere Thiaroye-Gare e i quartieri che si trovano oltre la linea ferroviaria. Per quanto riguarda il fab-lab, adiacente alla stazione, al piano terra si concentrano gli spazi per la produzione e per la gestione dei rifiuti, al primo piano si trovano invece gli spazi per l’educazione e per la connessione virtuale, dotati di pc e reti internet ad accesso libero e gratuito. Gli spazi per la connessione virtuale possono essere estesi anche alla stazione ferroviaria e agli spazi esterni, caratterizzati dalla presenza della rete internet libera e gratuita. All’interno del quartiere si inseriscono invece, in modo diffuso, gli elementi per la rigenerazione delle abitazioni e per la produzione di cibo: la gestione degli elementi, affidata agli abitanti del quartiere risulta essere molto più flessibile rispetto alla gestione del catalizzatore e può comportare modifiche e miglioramenti relativi al tipo di strumenti utilizzati e alla loro localizzazione. Per quanto riguarda il tema dei materiali e delle strutture, vengono inseriti nel quartie120 | Il caso studio: il corridoio Dakar-Touba
re cinque punti di costruzione sperimentale con la terra cruda, nei quali concentrare la produzione relativa allo spazio e alle abitazioni circostanti. Gli scavi per l’estrazione della terra possono essere utilizzati come csterne per l’immagazzinamento dell’acqua piovana raccolta. Vista la disponibilità limitata di terra, è possibile utilizzare anche blocchi di calcestruzzo, disponibili in grandi quantità e a costo contenuto. La raccolta e l’immagazzinamento dell’acqua, la produzione di cibo e la raccolta e lo smaltimento dei rifiuti organici possono essere gestiti insieme, concentrando le strutture e gli strumenti necessari nel contesto degli orti urbani. Anche la produzione di energia e le connessioni virtuali possono essere gestite in modo congiunto, perché legate da una relazione di dipendenza reciproca. Le reti internet, libere e condivise, e gli spazi per l’alimentazione dei supporti (pc, tablet, smartphone) vengono pertanto localizzate in prossimità delle strutture di produzione dell’energia. A livello domestico si sviluppano infine la produzione di cibo con coltura acquaponica, in grado di soddisfare il fabbisogno di ciascuna famiglia, e l’utilizzo di forn solari per la cottura.
> Il catalizzatore: fab-lab+stazione. Ipotesi di configurazione degli spazi e funzioni che ciascuno di essi è in grado di supportare. > Pagine seguenti: l’applicazione del modello di sviluppo urbano al quartiere di Thiaroye-Gare, obbiettivi, caratteristiche e localizzazione degli elementi.
Il caso studio: il corridoio Dakar-Touba | 121
122 | Il caso studio: il corridoio Dakar-Touba
Il caso studio: il corridoio Dakar-Touba | 123
matrice costruttiva
Il modello di sviluppo urbano: elementi. Il catalizzatore: fab-lab + stazione. Il catalizzatore si configura come elemento-chiave dello sviluppo urbano, all’interno del quale concentrare le funzioni di educazione, di sviluppo di connessioni fisiche e virtuali, di produzione, di raccolta e riciclo di alcuni tipi di rifiuti. La struttura proposta è una struttura a ponte, in grado di generare connessioni non solo lungo la linea ferroviaria, ma anche in modo trasversale, tra i due lati della linea stessa. Materiali e strutture. Per quanto riguarda il tema dei materiali e delle strutture, vengono inseriti nel quartiere 5 punti di costruzione sperimentale con la terra cruda, nei quali concentrare la produzione relativa allo spazio e alle abitazioni circostanti. Gli scavi per l’estrazione della terra possono essere utilizzati come cisterne per l’immagazzinamento dell’acqua piovana raccolta. Acqua, cibo, rifiuti organici. La raccolta e
124 | Il caso studio: il corridoio Dakar-Touba
la distribuzione di acqua, la produzione di cibo e la raccolta e il riciclo dei rifiuti organici si concentrano in 8 punti, da collocare in prossimità degli spazi con vegetazione già esistenti. È possibile raccogliere in totale circa 7˙500˙000 l d’acqua, con una superficie di circa 15˙000 m2 e un volume di immagazzinamento di circa 7˙500 m3, e produrre circa 4 tonnellate di ortaggi o 1,5 di legumi all’anno, per il consumo o per la vendita. La produzione di cibo a livello domestico si sviluppa invece attraverso la coltura acquaponica, che consente di coprire interamente il fabbisogno degli abitanti del quartiere, per un totale di circa 6˙000 m2. Connessioni virtuali, energia. All’interno del quartiere si sviluppano 11 punti di produzione di energia e di generazione di connessioni virtuali, in grado di soddisfare il fabbisogno minimo di tutti gli abitanti del quartiere. Ciascun punto è caratterizzato dalla presenza di 180-270 m2 di moduli fotovoltaici, di rete internet libera e condivisa e di punti per l’alimentazione dei supporti.
Il caso studio: il corridoio Dakar-Touba | 125
matrice costruttiva
Il caso studio: il corridoio Dakar-Touba | 127
matrice costruttiva
Il caso studio: il corridoio Dakar-Touba | 129
matrice costruttiva
Il caso studio: il corridoio Dakar-Touba | 131
matrice costruttiva
> Ipotesi di configurazione del quartiere Thiaroye-Gare con il fab-lab+stazione e gli elementi della rigenerazione.
5. BIBLIOGRAFIA
1. MACROTENDENZE 1.1. Dinamiche demografiche e urbane -United Nations, Department of Economic and Social Affairs, Population Division, World Urbanization Prospects: the 2011 Revision, online, 2012 -World Bank, Press Released 2013/356/EXT, online, 2013 1.2. Cambiamento climatico -Intergovernmental Panel on Climate Change, Climate Change 2007, Cambridge University Press, Cambridge UK e New York USA, 2007 -Intergovernmental Panel on Climate Change, Special Report on Emissions Scenarios, Cambridge University Press, Cambridge UK e New York USA, 2000 -The World Bank, Turn Down the heat: why a 4 degree centrigrade warmer world must be avoided, The World Bank, Washington DC, 2012 Siti web: -www.ipcc.ch -www.unfccc.int -www.worldbank.org -www.sdwebx.worldbank.org (The World Bank Group, Climate Change Knowledge Portal) 2. SCOPI 2.1. Creare capacità, costruire resilienza -Séverine Deneulin e Lila Shahani, An Introduction to the Human Development and Capability Approach: Freedom and Agency, Earthscan, London, UK e Sterling, VA, USA, 2009 -Martha Nussbaum e Amartya Sen, The Quality of Life, Clarendon Press, Oxford, 1993 -Martha Nussbaum, Creare capacità. Liberarsi dalla dittatura del PIL, il Mulino, Bologna, 2012 Siti web: -www.capabilityapproach.com -www.undp.org -Stockholm Resilience Centre, What is Resilience? An introduction to social-ecological research, online, 2011 Siti web: -www.stockholmresilience.org Box 2.1. Il decoupling -United Nations Environment Programme, Decoupling natural resource use and environmental impacts from economic growth, online, 2011 136 | Bibliografia
Siti web: -www.unep.org Box 2.2. Dal PIL allo Human Development Index -Robert F. Kennedy, Discorso alla University of Kansas, 18 marzo 1968 -William D. Nordhaus e James Tobin, Is Growth Obsolete?, Yale University, 1972 -Séverine Deneulin e Lila Shahani, An Introduction to the Human Development and Capability Approach: Freedom and Agency, Earthscan, London, UK e Sterling, VA, USA, 2009 -Martha Nussbaum e Amartya Sen, The Quality of Life, Clarendon Press, Oxford, 1993 -Martha Nussbaum, Creare capacità. Liberarsi dalla dittatura del PIL, il Mulino, Bologna, 2012 Siti web: -www.capabilityapproach.com -www.undp.org 2.2. La qualità della vita: OECD Better Life Initiative -Joseph Stiglitz, Amartya Sen e Jean Paul Fitoussi, Report for the Commission on the Measurement of Economic Performance and Social Progress, online, 2010 -Organisation for Economic Cooperation and Development, How’s Life? Measuring WellBeing, OECD Publishing, 2011 Siti web: - www.oecd.org - www.oecdbetterlifeindex.org - www.stiglitz-sen-fitoussi.fr 2.3. La qualità della vita: slum regeneration -UN-HABITAT, The Challenge of Slums. Global Report on Human Settlements 2003, Earthscan, London, UK e Sterling, VA, USA, 2003 Siti web: www.unhabitat.org 3. NUOVI MODELLI 3.1. Slum regeneration: catalizzatori urbani -UN-HABITAT, The Challenge of Slums. Global Report on Human Settlements 2003, Earthscan, London, UK e Sterling, VA, USA, 2003 -Architecture for Humanity, Design Like You Give a Damn: Architectural Responses to Humanitarian Crises, Thames and Hudson, London 2006
Bibliografia | 137
-Neil A. Gershenfeld, How to Make Almost Anything. The Digital Fabrication Revolution, in: Foreign Affars, vol. 91 n.6, 2012 Siti web: -www.unhabitat.org -architectureforhumanity.org -www.wikipedia.org 4. IL CASO STUDIO: IL CORRIDOIO DAKAR-TOUBA 4.1. Il corridoio Dakar-Touba -UN-HABITAT, The State of African Cities 2010, online, 2010 Siti web: -www.unhabitat.org 4.2. Matrice urbana -ANSD (Agence National de la Statistique et de la Démographie), Situation Economique et Sociale du Senegal en 2010, online, 2011 -ANSD (Agence National de la Statistique et de la Démographie), Service Régional de la Statistique et de la Démographie de Dakar, Situation Economique et Sociale de la Région de Dakar de l’annee 2008, online, 2008 -ANSD (Agence National de la Statistique et de la Démographie), Comité Régional de suivi de l’élaboration de la Situation Economique et Sociale de la région de Thiès, Situation Economique et Sociale de la Région de Thiès annee 2009, online, 2009 -ANSD (Agence National de la Statistique et de la Démographie), Service Régional de la Statistique et de la Démographie de Diourbel, Situation Economique et Sociale de la Région de Diourbel annee 2009, online 2009 -Intergovernmental Panel on Climate Change, Climate Change 2007, Cambridge University Press, Cambridge UK e New York USA, 2007 -UN-HABITAT, Profil Du Secteur Du Logement Au Sénégal, online, 2012 -Centre for Affordable Housing Finance in Africa, Senegal, online, 2012 Siti web: -www.ansd.sn -www.worldbank.org -www.ipcc.ch -www.sdwebx.worldbank.org (The World Bank Group, Climate Change Knowledge Portal) -hdr.undp.org -www.unhabitat.org -www.housingfinanceafrica.org -www.culture.gouv.sn -www.au-senegal.com 138 | Bibliografia
-www.internetworldstats.com 4.4. Matrice tecnologica -Architecture for Humanity, Design Like You Give a Damn: Architectural Responses to Humanitarian Crises, Thames and Hudson, London 2006 -Marcial Blondet e Gladys Villa Garcia M., Adobe Costruction, online -WNDW, Wireless Networking in the Developing World, online 2013 -Food and Agriculture Organization of the United Nations, “Climate-Smart” Agriculture. Policies, Practices and Financing for Food Security, Adaptation and Mitigation, online 2010 Siti web: -www.wikipedia.org -architectureforhumanity.org -www.conceptualdevices.com -www.sodis.ch -www.laptop.org -www.wndw.net -www.fao.org 4.4. Matrice costruttiva: il quartiere Thiaroye-Gare -ANSD (Agence National de la Statistique et de la Démographie), Situation Economique et Sociale du Senegal en 2010, online, 2011 -ANSD (Agence National de la Statistique et de la Démographie), Service Régional de la Statistique et de la Démographie de Dakar, Situation Economique et Sociale de la Région de Dakar de l’annee 2008, online, 2008 Siti web: -www.ansd.sn -www.festivalthiaroye.com
Bibliografia | 139