Laura Dussini's Thesis Book (italian)

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A mia sorella Chiara, perchè è la persona che da sempre piÚ crede in me.



Progetto per un parco lineare nell’Area Nord di Reggio Emilia

Trasformazione della linea ferroviaria in asse verde urbano

di Laura Dussini Tesi di laurea Magistrale in Architettura UniversitĂ degli studi di Ferrara Sessione straordinaria a.a.2013/2014

Relatori:

Emanuele Piaia Luca Belatti

Correlatore:

Roberto di Giulio


Indice

0.0 Introduzione 1.0 Reggio nell’Emilia

9 11

1.1 Idee per la città del futuro 1.2 Città d’Eccellenza 1.3 Smart City 1.4 Città della sostenibilità ambientale

2.0 Interventi sul territorio comunale

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2.1 Il Piano di azione per l’Area Nord 2.2 Nodo intermodale ed effetti sul territorio 2.3 I collegamenti verdi alla città: trasporto passeggeri efficiente e potenziamento sistema percorsi ciclabili

3.0 Il nuovo ecoquartiere dell’Area Nord

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3.1 Richieste Comunali 3.2 Linee guida per lo sviluppo del Metamasterplan 3.3 Strategie d’Intervento 3.4 Stato di Fatto e prime scelte progettuali 3.5 Accessi e viabilità interna del quartiere 3.6 Caratterizzazione funzionale: le vocazioni funzionali dei comparti 3.7 Realizzazione intervento per fasi

4.0 Abstract 4.1 Abstract di tesi 4.2 Abstract di tesi di Sonia Malaspina

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5.0 Analisi del verde comunale

67

5.1 Piano del verde 5.2 Paesaggio rurale reggiano 5.3 Il verde pubblico comunale 5.4 I benefici del verde

6.0 Masterplan del parco

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6.1 Strategia applicata 6.2 Riferimenti progettuali 6.3 Progetto del parco 6.4 Procedendo verso la cittĂ

7.0 La Gestione del parco

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9.1 illuminazione pubblica 9.2 Acqua 9.3 Rifiuti 9.4 Gestione del verde

8.0 Studio dei percorsi

163

9.0 Elementi naturali

175

8.1 Selezione delle essenze 8.2 Caratteristiche di selezione delle essenze arbustive

10 CONCLUSIONE

191

Bibliografia e Sitografia

194

Ringraziamenti

200

Riduzione delle tavole

203



Introduzione

La seguente tesi ha come oggetto di studio e di progettazione l’area nel comune di Reggio Emilia posta a sud della nuova stazione Alta Velocità, realizzata dall’architetto spagnolo Santiago Calatrava. L’obiettivo dell’amministrazione reggiana, grazie alle diverse opere infrastrutturali edificate e quelle in fase di progetto, è la realizzazione di un nodo intermodale e di interscambio costituito dalla linea AV, un parcheggio scambiatore autostradale, la viabilità stradale comunale ed un sistema di trasporto urbano efficiente. Un intervento infrastrutturale di così grandi dimensioni deve essere necessariamente sviluppato parallelamente ad un pianificazione urbana e territoriale approfondita, comprendente tutta l’area comunale ed in particolare delle zone limitrofe. La costruzione della stazione nella zona periferica della città ha generato benefici ed anche numerose problematiche, che hanno aperto un esteso dibattito tra teorici ed esponenti del settore delle costruzioni. Sono stati proposti un notevole numero di progetti per le aree limitrofe alla stazione ed il territorio comunale compreso tra l’area di Mancasale e il perimetro nord del centro storico, definite generalmente come Area Nord. Dalla collaborazione instaurata tra l’amministrazione di Reggio Emilia ed il Laboratorio di sintesi finale C (anno accademico 2013/14) è nata l’idea di studiare e progettare una porzione di questo grande territorio, delimitato a nord dall’autostrada e a sud dall’area dello stadio di calcio Mapei. L’obiettivo del primo semestre del laboratorio è stata la produzione di un Metamasterplan comune per tutti gli studenti iscritti al corso. Al termine del primo semestre, i singoli studenti hanno selezionato delle tematiche o porzioni di metamasterplan da sviluppare approfonditamente nelle proprie tesi. All’interno di questo book di tesi è stato apertamente denunciato il passaggio dal lavoro comune all’interno del Laboratorio al lavoro eseguito singolarmente. Per avere un riscontro del lavoro eseguito nel Primo semestre del Laboratorio di Sintesi, il Metamasterplan, la riflessioni che ne hanno governato lo sviluppo e le analisi eseguite sono stati presentati il 26 Febbraio a Reggio Emilia di fronte ad un Parlamentino costituito da alcuni esponenti dell’amministrazione, tecnici del settore e diversi privati con interessi diretti sull’area d’intervento. Le decisioni e gli sviluppi presi nei successivi mesi di lavoro rispecchiano le osservazioni, le critiche e l’interesse dimostrati in occasione dell’incontro. Gli studenti che hanno partecipato alla stesura del metamasterplan e alla produzione di un book informativo presentato al sindaco di Reggio sono Asnicar Silvia, Bonazza Letizia, Bonzagni Linda, Conti Lorenzo, Dussini Laura, Forghieri Oliver, Franchini Filippo, Lonardi Mattia, Malaspina Sonia, Marcaccini Lucia, Masotti Lorenzo, Nassetti Michele e Spasari Ilaria, coadiuvati dai professori del Laboratorio di Sintesi Roberto Di Giulio, Emanuele Piaia, Silvia Brunoro, Luca Belatti, Laura Gabrielli e David Zilioli. La prima parte di questo book di tesi è invece risultato della collaborazione tra Laura Dussini e Sonia Malaspina. Partendo dal lavoro comune svolto nel Laboratorio, il materiale è stato rielaborato, approfondendo alcuni aspetti del progetto necessari per le singole tesi e sono stati tralasciati alcuni argomenti accessori. 9



Reggio nell’Emilia

Contestualizzazione della città nel panorama europeo ed italiano, in relazione alle sue peculiarità nonché gli obiettivi di sviluppo espressi dall’Amministrazione

1.0

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1.1 Idee per la città del futuro

Reggio nell’Emilia, capoluogo di provincia nel cuore della pianura padana, è una città caratterizzata da una complessa trasformazione in atto sotto tutti i punti di vista: da quello demografico e socio-economico a quello territoriale e paesaggistico. La città si sta configurando sempre più come luogo di eccellenza, che investe sulla cultura, sulla ricerca, sulla formazione e sulla qualità del capitale umano. Per questi motivi, la visione auspicata dal comune per il futuro è quella di attuare un passaggio culturale da Reggio città nell’Europa a Reggio città europea, che le permetta di ricevere il titolo di capitale provinciale della conoscenza, creatività e innovazione per quanto riguarda i suoi settori di punta. Pertanto, politica illuminata, partecipazione comunitaria, efficienza della pianificazione del territorio, qualità dello sviluppo ambientale, economico e culturale, coesione sociale e innovazione diventano fondamentali per poter raggiungere questo ambizioso obiettivo e rappresentano alcune delle linee guida per la trasformazione in SMART CITY (città intelligente). Questi principi si ritrovano nelle quattro linee strategiche poste alla base del piano strutturale comunale, il PSC: _Reggio città della sostenibilità ambientale _Reggio capitale sociale _Reggio città della conoscenza e innovazione _Reggio città pubblica Oggigiorno la sfida futura per le città è quella di re-immaginarsi. La città del domani dovrà essere una città creativa “produttrice di nuova identità, di rinnovata sostenibilità ecologica ed energetica, di nuove economie della conoscenza ma anche di nuove geografie sociali: una Città Eco Creativa capace di generare soluzioni, di catalizzare culture ed alimentare economie”. (Maurizio Carta, Reload: riattivare il capitale territoriale per reimmaginare lo sviluppo , Quodlibet).

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1.2 Città d’eccellenza

I principali settori in cui Reggio ha raggiunto e sta raggiungendo livelli di eccellenza straordinari, grazie al potenziamento della ricerca, sono: _ il settore educativo, con Reggio Children che ha sede nel Centro Internazionale Loris Malaguzzi, centro per la difesa e la promozione dei diritti e delle potenzialità dei bambini e delle bambine. _ il settore della ricerca scientifica e sanitaria, grazie all’Arcispedale S.Maria Nuova che ha ottenuto il riconoscimento di Istituto di Ricovero e Cura a Carattere Scientifico (IRCCS) in Tecnologie avanzate e modelli assistenziali in oncologia. _ il settore della meccatronica, dell’efficienza energetica e della sostenibilità edilizia grazie ai Tecnopoli, collocati nell’ambito dell’area delle ex Reggiane. _ il settore delle energie rinnovabili, con la creazione del laboratorio di ricerca della nuova multi-utility, conseguente alla fusione tra Enia ed Iride. _ il settore dell’economia della creatività, in collaborazione con l’Università di Modena e Reggio Emilia e il centro di ricerca “Opera”. _ il settore agroalimentare

Piramide dei settori delle eccellenze

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1.3 Smart City

Reggio Emilia, rispetto ad altre realtà italiane, manifesta di essere coerente con le direttive europee e con le linee guida in materia di eco-città e di rigenerazione urbana, presenti ad esempio nella Carta di Lipsia e nella Carta Audis. Inoltre dimostra di poter competere con le città europee, cogliendo le proprie opportunità in modo intelligente, nonostante un contesto economico caratterizzato dalla scarsità di risorse e dall’assenza di modelli concreti a cui fare riferimento.

Mappa delle città più virtuose d’Europa

Secondo la classifica, SMART CITY Index, creata dalla società Between (società che offre servizi di consulenza direzionale che contribuiscono allo sviluppo del business tramite l’uso innovativo ed efficace dell’Information & Communication Technology (ICT)) e aggiornata al 2013, Reggio Emilia concorre per le prime postazioni in classifica. Lo Smart City Index misura il livello di smartness relativo, calcolato per una vasta gamma di aree tematiche, all’interno di un ranking di 116 Comuni capoluogo di provincia, sulla base di indagini compiute direttamente dalla società e integrate con dati ufficiali di fonte istituzionale come ISTAT e MIUR, che ne accreditano l’oggettività del risultato. Reggio risulta essere la quarta in classifica dopo le città metropolitane di Bologna, Milano, Roma e quindi la prima tra le città medie con buone prestazioni nel Broadband e nella Smart Mobility ed eccellenze nella Smart Health e in particolare nelle aree tematiche “green” ovvero mobilità alternativa, efficienza energetica, risorse naturali ed energie rinnovabili. 17


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1.4 La città della sostenibilità ambientale

Relativamente alle tematiche di sostenibilità ambientale Reggio ha avviato e ha in previsione una serie di interventi riassunti all’interno dei seguenti punti.

Mobilità sostenibile I problemi della mobilità costituiscono uno degli aspetti critici della vita quotidiana degli abitanti di Reggio Emilia. Per questa ragione il comune ha deciso di intervenire sull’offerta di mobilità alternativa e sul contenimento della domanda di mobilità basata sull’auto privata, permettendo ai cittadini di muoversi meglio e in modo sostenibile, con una riduzione delle emissioni di CO2. I principali obiettivi previsti dal Piano Urbano della Mobilità, PUM, approvato nel 2008 sono: _la diminuzione dell’impatto ambientale della mobilità, favorendo gli spostamenti sostenibili (in bici, a piedi, con il trasporto pubblico, l’uso condiviso dell’auto e l’uso di macchine elettriche) e la promozione dell’uso combinato dei mezzi con la creazione di scambi intermodali previsti di car/bike sharing; _il decongestionamento della viabilità del centro attraverso il potenziamento del sistema viario principale esterno alla città; _l’incentivo agli spostamenti quotidiani casa-scuola e casa-lavoro per pedoni, ciclisti e residenti dei quartieri grazie all’aumento delle zone a traffico limitano e l’attivazione di programmi che coinvolgono la comunità ed educano le nuove generazioni alle buone pratiche (per esempio il Bicibus e il Pedibus)

Mappa mobilità sostenibile e programmi attivati

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Rete di teleriscaldamento e teleraffreddamento Reggio ha puntato sul teleriscaldamento con la realizzazione di una grande rete di distribuzione energetica (Smart Grid) per l’intera città. Il teleriscaldamento è una soluzione rispettosa dell’ambiente sicura ed economica, per il riscaldamento degli edifici e la produzione di acqua calda e, se integrato con un sistema di cogenerazione che produce energia elettrica, garantisce una maggiore efficienza energetica globale. L’impianto di teleriscaldamento reggiano è composto di 6 unità impiantistiche mediante diverse tipologie di macchine, cogenerative e non cogenerative. Tra queste, la principale per l’intero sistema è il Polo Energetico in via Hiroschima 5, costituito da due sezioni, il Turbogas e la RETE2 alimentate interamente a gas naturale. Reggio si distingue per essere la prima realtà nazionale in tema di teleraffrescamento. Qui, infatti, il servizio di teleriscaldamento si è trasformato in un servizio globale di climatizzazione degli ambienti. Esso è in grado di fornire calore per il riscaldamento nei mesi invernali e freddo nei mesi estivi, garantendo le migliori condizioni di benessere per abitazioni ma soprattutto per uffici, centri commerciali e ospedali. Al momento l’unica zona non ancora servita è l’area che ruota attorno modo intermodale (Mancasale, Comparto AR2, zona fiera, stazione AV e casello autostradale), ma da PSC ne è prevista la dotazione.

Uso delle risorse naturali Rifiuti Reggio è molto attenta al sistema di gestione dei rifiuti cittadino. E’ stato il primo comune in Italia a progettare un servizio di raccolta differenziata pensato per il rifiuto prodotto fuori casa ed organizzato in luoghi destinati ad attività ludiche, sportive e di ritrovo, attraverso il progetto “Reggio Emilia Raccogli Ecologico”, promosso a partire dal 2007. L’intervento non prevede solo la comunicazione e il collocamento di contenitori specifici ma anche l’attivazione di una raccolta dedicata. In seguito alla chiusura del termovalorizzatore di Cavazzoli, nel 2012, il comune ha deciso di puntare sull’aumento della raccolta differenziata e il trattamento meccanico-biologico (TMB), a freddo. E’ stato elaborato un modello che prevede di raggiungere il 67% di raccolta differenziata e un sistema di raccolta domiciliare per l’organico diviso tra verde di sfalci e potature, destinato alla produzione di ammendante, e scarto da cucina destinato al biogas. L’indifferenziato sarà trattato nell’impianto TMB dal quale usciranno materiali recuperabili come materiale di biostabilizzato usato per la copertura delle discariche esistenti. Acqua Nel settore acqua il servizio idrico integrato è costituito da tre passaggi fondamentali: captazione dell’acqua, immissione in rete per la distribuzione agli utilizzatori, depurazione delle acque reflue raccolte dalla rete fognaria. Per evitare di sovraccaricare il sistema idrico esistente e sprecare questa risorsa, il comune detta una serie di linee guida e buone pratiche, in linea con quelle europee, che mirano a recuperare e riutilizzare l’acqua piovana, ridurre i consumi di acqua potabile e a mantenere inalterato il sistema di drenaggio superficiale naturale esistente. L’educazione al risparmio della risorsa idrica è un processo che inizia a partire dalle scuole primaria e secondaria. Infatti Reggio Emilia è capofila del progetto PERLA, vincitore del Bando Regionale INFEA 2011 per i Centri di Educazione Ambientale.

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Interventi sul territorio comunale

Contestualizzazione urbanistica dell’area d’intervento. Descrizione del Piano di Azione attivato dal comune per l’area Nord con particolare approfondimento sullo sviluppo infrastrutturale

2.0

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2.1 Il Piano di Azione per l’Area nord

Reggio si è distinta negli ultimi anni tra le città italiane sia per i numerosi ed efficaci interventi di riqualificazione e rigenerazione urbana, sia per la realizzazione di grandi opere architettoniche ed infrastrutturali. Tra queste, ultima realizzata del notevole parco opere dell’architetto Calatrava a Reggio, la stazione Alta Velocità localizzata a Nord-est del territorio cittadino. Attualmente l’amministrazione della città ha attivato un corposo numero di progetti che possono essere divisi in tre macro aree d’intervento: l’Area San Lazzaro, futuro campus universitario; i programmi di Rigenerazione Urbana, localizzati in punti strategici di tutto il territorio comunale e aventi come obiettivo il miglioramento della qualità urbana e delle relazioni; ed infine l’Area Nord. Quest’ultima è di dimensioni molto estese, delimitata a sud dal tracciato esagonale del centro storico e a nord dai confini dell’area di Mancasale, comprendendo quindi il quartiere fieristico, la stazione Alta Velocità ed aree limitrofe, lo Stadio Mapei, gli storici quartieri San Prospero Strinati e Santa Croce, la zona delle Reggiane ed il Tecnopolo.

L’Area Nord nel comune di Reggio nell’Emilia

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Tutte queste aree sono oggetto di programmi di intervento sistematizzate in un unico Piano di Azione che fu presentato al pubblico dal Sindaco il 19 Marzo 2010 e successivamente sviluppati separatamente. Il piano interessa tre assi strategici _ASSE INFRASTRUTTURALE, con la realizzazione di un nodo intermodale Mediopadano che metta in collegamento Reggio Emilia e le provincie limitrofe con l’Europa, di cui la stazione AV ne rappresenta la prima fase di realizzazione. Per la realizzazione di questo nodo è necessario intervenire sui collegamenti tra la città e l’Area Vasta. Questa comprende non solo le vicine province di Modena e Parma ma anche tutti i territori nel raggio di 60 km da Reggio, tra cui centri importanti come Mantova, Cremona, i distretti di Sassuolo, Carpi e Maranello. Gli interventi principali che devono essere realizzati consistono nel potenziamento della rete ferroviaria regionale e la realizzazione di una connessione intermodale tra stazione e l’autostrada, allo scopo di intercettare i flussi dell’Autostrada del Sole e dell’Autostrada del Brennero, aumentando in questo modo il bacino di utenza della stazione creando sinergie più forti tra questa e il territorio. Inoltre è necessario rendere più efficaci i collegamenti ferroviari e stradali nell’area vasta, rendendo attrattive le connessioni ferroviarie e fluidificarle al massimo. Per il traffico stradale è in progetto ed esecuzione la riqualificazione ed il completamento della rete stradale portante e delle connessioni esterne alla città, in particolare la via Emilia Bis e la tangenziale Nord. _i PROGETTI URBANI comprendono gli interventi su quartieri residenziali per generare l’effetto città e produrre qualità urbana tramite la riqualificazione dello spazio pubblico ed il potenziamento dei servizi. L’Area Nord è un esempio di porzione di città diffusa, priva di ordine e di centri, ma con molte specializzazioni. I quartieri e le ville dell’Area Nord (Mancasale, San Prospero Strinati, Santa Croce) rientrano in quella città diffusa, densa, ormai definita, formatasi attorno ai borghi storici divenuti quartieri. Sono necessari quindi interventi di rigenerazione e ammodernamento attuati con azioni leggere di gestione e manutenzione qualitativa dei tessuti esistenti, già individuati nel PSC del 2009. Per ricerca di una nuova centralità per questi comparti urbani occorre poi fare leva, come individua il PSC, su questioni di fondo relative alle trasformazioni urbane delle grandi aree dismesse, alle rigenerazioni urbane delle aree prive di identità e qualità, alle riqualificazioni delle aree che hanno perso o stanno perdendo di significati, fino alla creazione di nuove realtà urbane. _ Appartenenti al terzo asse strategico sono i GRANDI PROGETTI, le Reggiane e l’area fiere, che hanno lo scopo di sviluppare le competenze distintive di Reggio Emilia (settore Meccatronica, Agroalimentare, Educazione, Servizi Energia e Edilizia sostenibile) e determinare un nuovo modello economico della città. L’obiettivo dei progetti attuati sull’area delle Reggiane è la creazione di un parco tecnologico, mettendo assieme competenze diverse: un Parco della conoscenza, dell’innovazione e della creatività che guarda al mondo. É un intervento che porta alla trasformazione dell’intera ex area industriale, sviluppando in particolare un disegno che trasforma Piazzale Europa nella cerniera tra il Centro Storico e il quartiere Santa Croce. Nelle immediate vicinanze inoltre sorge il nuovo Centro Internazionale Loris Malaguzzi, completato nel 2012, sede di Reggio Children. Le zona Fiera invece diverrà la nuova Expo del sistema economico dell’area vasta. I progetti e gli interventi in ambito infrastrutturale tra tutti quelli attivati da Reggio Emilia, sono quelli che determinano i maggiori effetti su vasta scala e portano generalmente ad un’evoluzione dell’assetto urbano delle aree limitrofe. Queste aree devono essere quindi oggetto di una pianificazione territoriale ed urbana molto precisa che ne assicuri lo sviluppo urbano e territoriale mantenendo i principi di ricerca di qualità urbana e rispetto del paesaggio. L’area di progetto delle due tesi si trova appunto in una di queste aree, localizzata nell’area industriale, ormai parzialmente dismessa, posta a sud dell’autostrada di fronte la stazione AV. 27


Collegamenti Alta VelocitĂ italiani

Bacino di utenza del futuro Nodo Intermodale

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2.2 Nodo intermodale ed effetti sul territorio

Il mondo del lavoro sempre più dinamico richiede alle persone di spostarsi sempre a distanze maggiori ed in tempi brevi. A livello Italiano il trasporto di passeggeri per eccellenza sarà per questa regione la linea ferroviaria AV, che assicura ad esempio il collegamento tra Milano e Roma in 2 ore e 40 minuti, ed inoltre prevederà rapidi collegamenti internazionali attualmente in progettazione. Le città che verranno toccate dalla linea ferroviaria AV saranno quelle che godranno dei maggiori vantaggi, in particolare quelle connesse al corridoio infrastrutturale Milano-Napoli, come nel caso di Reggio nell’Emilia, che rappresenta la tratta più redditizia e dal maggiore potenziale economico. I capoluoghi di regione si configureranno sempre più come città metropolitane inglobando all’interno di grandi conurbazioni le città limitrofe. In questo panorama acquisiranno grande rilevanza strategica le città che non sono metropoli, ma che sono dotate di una infrastruttura che le rende vicine a queste dal punto di vista temporale, ovvero le città satellite. Queste, a differenza delle città maggiori, pur essendo economicamente forti facendo parte delle grandi conurbazioni, sono caratterizzate dall’elevata qualità della vita e attenzione al singolo cittadino tipico delle città di piccole dimensioni. Il termine città satellite, perde l’accezione riduttiva di città minore che sopravvive grazie all’esistenza della grande metropoli, e diviene punto di arrivo di scelte localizzative per abitanti, imprese ed investimenti proprio grazie alle sue caratteristiche economiche sociali e posizionali. La realizzazione della stazione Alta Velocità dell’architetto Calatrava rappresenta la prima e fondamentale fase per la realizzazione di un nodo intermodale che metta in collegamento Reggio Emilia con l’Europa. La localizzazione strategica della stazione, a ridosso dell’autostrada e fuori dell’intenso traffico cittadino, assicura che sia conveniente prendere il treno a Reggio Emilia non solo per i fruitori provenienti dalle vicine Modena e Parma ma anche per quelli provenienti dall’intera area vasta.

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Modello Nodo Intermodale Mediopadano


La seconda fase di realizzazione del nodo intermodale consiste nella realizzazione di un un’area di sosta integrata autostrada-stazione mediopadana. Il parcheggio scambiatore invoglierebbe gli utenti ad usufruire di entrambe le infrastrutture, scendendo direttamente in stazione dall’autostrada. È quindi ideale per i fruitori del servizio AV provenienti dalle provincie di Modena, Mantova, Parma e Cremona, riducendo ancora i già brevi tempi di percorrenza fino a Reggio evitando l’uscita autostradale. Il parcheggio inoltre, con i sui ipotizzati 800 parcheggi di sosta lunga e 200 di sosta breve, andrebbe a sopperire la mancanza di posti dell’area adibita a ridosso della stazione AV. La presenza di un pacchetto infrastrutturale compatto posto nei limiti della periferia cittadina rende Reggio Emilia simile al modello ideale di città satellite di cui Aix-En-Provance rappresenta un buon esempio: caratterizzata da un nodo intermodale esterno alla città ma collegato in maniera diretta al centro, attraverso un servizio di trasporto pubblico efficiente. Questo si contrappone a quello della città di Bologna in cui il nodo infrastrutturale è interno alla città, determinando la congestione del traffico nella viabilità comunale ed un sensibile aumento dell’inquinamento atmosferico.

Il sistema della stazione e dell’area di sosta diviene non solo un’area specializzata nell’ambito del sistema mobilità, una piattaforma di interscambio modale, di sosta, di attestazione, un concentratore e diffusore di mobilità, ma anche una vera propria nuova porta e limite della città. Il nodo mediopadano si deve collocare quindi al centro di una rete di mobilità cittadina efficiente. È necessario realizzare nuovi collegamenti con la città con progetti di: (sistema collegamenti città) _mobilità logica: ottimizzazione rete stradale _mobilità eco: greenway ciclabili e mezzi elettrici _mobilità pubblica: tranvia Attualmente la stazione AV è collegata con la stazione centrale attraverso la linea ferroviaria regionale. La conversione di questa linea in tranvia rappresenta la possibile terza fase di realizzazione del nodo intermodale, attualmente in fase di valutazione degli esperti. 31


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2.3 I collegamenti verdi alla città: trasporto passeggeri efficiente e potenziamento sistema percorsi ciclabili

Nel sistema urbano della città satellite assume un ruolo fondamentale il collegamento tra il centro cittadino e il nodo di interscambio infrastrutturale, poiché l’asse rappresenta un generatore di grandi potenzialità. Lungo questo asse, a Reggio Emilia rappresentato dalla linea ferroviaria regionale, il comune ha attivato attraverso il PSC numerosi progetti di riqualificazione e valorizzazione urbana, come a San Lazzaro, alle Reggiane, a Santa Croce e attorno all’area del Mapei Stadium. La conversione della linea ferroviaria in tranvia sarebbe una innovazione decisiva per la trasformazione di tutto il territorio. Le diverse esperienze europee ed italiane, hanno dimostrato i notevoli vantaggi non solo ambientali di un sistema di trasporto efficiente come il tram. La tranvia a differenza della linea ferroviaria assicura una maggiore frequenza di corse, un numero notevole di fermate all’interno del perimetro cittadino ed è un sistema assolutamente permeabile. Questo infatti non rappresenta una cesura, e può convivere con la città, in modo più “urbano”, meno rumoroso, determinando notevoli effetti benefici sulla qualità dello spazio pubblico. La conversione inoltre determinerebbe una notevole variazione dei vincoli progettuali che sarebbero imposti per il passaggio del trasporto su rotaia, tra la distanza minima degli edifici dal binario e degli alberi (DdL 753/1980). Focalizzando l’attenzione sul territorio reggiano, il Piano Urbano della Mobilità, PUM, costituisce oggi il principale strumento strategico per la pianificazione dei trasporti e della mobilità, che definisce il quadro degli interventi di settore sul lungo termine (valitidà dieci anni). Nel 2008 fu approvato il Piano Ciclistico Comunale, integrato al Piano Urbano della Mobilità. Il Comune di Reggio Emilia ha attuato da diversi anni un progetto di ampliamento e sistemazione della rete di percorsi ciclopedonali presenti sul proprio territorio, giungendo a realizzare oltre 129 km (2007) di percorsi e permettendo così un utilizzo della bicicletta che si avvicina al 15% del totale della mobilità urbana. Tale Piano, denominato comunemente BICIplan, ha in particolare individuato: _12 percorsi portanti (ciclovie), radiali rispetto al centro storico, che assicurino il collegamento tra le frazioni esterne, i quartieri residenziali ed il centro; _3 percorsi anulari, uno che ripercorre il vecchio tracciato delle mura e gli altri più esterni, che permettano un’agevole collegamento tra le ciclovie di ingresso/uscita dal centro e la connessione con i principali attrattori di traffico, come anche la miglior distribuzione dei flussi ciclabili, non sempre diretti verso il centro della città; _7 percorsi verdi (greenway) che ripercorrono tracciati storici o naturali, oggi non accessibili, nell’area rurale esterna alla città. Per l’Area Nord è prevista la realizzazione di 5 delle 12 ciclovie portanti e la realizzazione di tre greenways, tra cui ad esempio via Petrella, per la mobilità di svago e per “vivere” il territorio rurale di quest’area. 33



Il nuovo ecoquartiere dell’Area Nord

Descrizione dell’area d’intervento e richieste dell’amministrazione. Sviluppo delle scelte progettuali e linee guida per la definizione di un metamasterplan posto alla base delle singole tesi.

3.0

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Definito il contesto generale dell’Area Nord è ora possibile incentrarsi sull’area di progetto selezionata per la produzione di un Metamasterplan per un nuovo comparto urbano di Reggio Emilia. L’area d’intervento è localizzata a sud della stazione AV ed i sui confini sono definiti dalla via Petrella a Ovest, via Lazzaretti ad est, il tracciato autostradale a nord ed il prolungamento di via Antonio Tegani a Sud. Tagliata da nord a sud dalla linea ferroviaria, rappresenta un possibile nuovo polo funzionale di riqualificazione all’interno di quel sistema di interventi promossi dal comune. Grazie alla sua localizzazione diviene effettivamente nuova porta della città per i possibili fruitori provenienti dall’autostrada e dalla stazione, nonché limite di definizione della città.

Collegamento dei poli funzionali

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3.1 Richieste comunali

L’area si configura morfologicamente come un’area industriale, delimitata a est dalla campagna. I magazzini ed i capannoni, per lo più dismessi, hanno un impatto al suolo molto elevato, dato non solo dall’elevata superficie coperta, ma anche dagli ampi piazzali esterni. Si tratta quindi di un’area compromessa da riutilizzare riqualificandola. Le richieste dell’amministrazione reggiana sono state molto specifiche e possono essere sintetizzate in alcuni concetti posti alla base della progettazione: _l’obiettivo è la realizzazione di una Nuova polarità urbana. L’area deve caratterizzarsi come polarità per il contesto di scala vasta e al contempo deve relazionarsi con l’intero quadrante nord della città. L’area non deve essere pensata esclusivamente come un punto di “attrazione” isolato ma connesso agli altri poli ( la fiera, il Giglio, le Reggiane, l’Università ecc.) e con i tessuti consolidati circostanti. _deve assicurare il superamento delle barriere definite dalla autostrada e la linea ferroviaria. La linea autostradale e la linea AV rappresentano una doppia barriera tra la città a sud e la campagna a nord. L’ipotesi di riqualificazione della linea FER in tranvia in area urbana trasformerebbe la linea da barriera (est-ovest), su cui si affacciano i retri degli edifici, a spina dorsale dell’edificato, su cui attestare gli spazi pubblici e gli edifici. _l’area di intervento deve divenire vetrina della città tramite l’inserimento di funzioni di richiamo o complementari a quelle cittadine. La nuova porta si accesso alla città sarà una valenza simbolica per Reggio. Funzioni e caratteristiche progettuali del sito dovranno far si che la zona non diventi un banale luogo di passaggio ma, al contrario, un effettivo nodo integrato con la rete infrastrutturale, culturale e sociale che la città offre. Le soluzioni progettuali dovranno far si che la prospettiva della nuova porta sia rivolta verso il cuore della città.

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L’amministrazione ha inoltre fornito linee-guida alla progettazione urbanistica ed architettonica dell’area: 1. la linea ferroviaria FER forse diventerà tranvia. Essa si trasformerebbe quindi da cesura a spina dorsale del tessuto urbano, da retro a fronte. 2. la prossimità all’area di sosta autostradale renderà questo comparto permeabile ai flussi delle persone. Sarà importante sfruttare questo indotto, introducendo forme e funzioni adatte a questa specifica collocazione. 3. se l’Autostrada e la linea FER si trasformano da elementi barriera a elementi permeabili, si potrà enfatizzare tale permeabilità ipotizzando edifici con il piano terra passante e permeabile (es. portici, pilotis, distese…). 4. l’intero intervento non dovrà quindi, a sua volta, fungere da barriera tra autostrada/stazione AV e città. Dovrà anzi essere concepito come “zona tramite” tra questi due contesti. 5. anche le funzioni dovranno essere rivolte alle persone e alle relazioni tra le persone (es. funzioni e spazi pubblici, commerciali, …). Si dovrà anche considerare come sfruttare l’eventuale “permeabilità” del rilevato autostradale (percorsi /servizi sotterranei..). 6. si dovranno inserire funzioni che sfruttino ed enfatizzino la sinergia con l’autostrada e la stazione AV (raggiungibili a piedi). 7. la scelta delle funzioni dovrà portare ad un intreccio funzionale diversificato in base ai piani degli edifici (evitare funzioni private al PT, utilizzarlo invece per funzioni pubbliche, sia spazi aperti che volumi costruiti, gli altri per uffici , residenze, ecc) in modo da garantire la vivacità e vivibilità dell’area 24h/24. 8. se la linea FER sarà a regime tranviario: come sfruttare il suo ruolo di “cerniera” del tessuto urbano”? es. organizzazione a corte e ad isolato aperto (transito auto all’esterno/ zona pedonale all’interno). 9. evitare lo spreco di suolo: 9a. alternare edificato denso ad ampi spazi aperti 9b. altezze medie per l’edificato. Bisognerà tutelare la visuale tra stazione AV e città. Gli edifici non dovranno avere altezze superiori ai 4 piani. Nella zona centrale si dovranno ipotizzare edifici anche più bassi (es. 2 piani) 9c. tutelare lo spazio pubblico e le zone verdi (es. fronte di via Petrella) 9d. nella sezione stradale, privilegiare il pedone e il ciclista (marciapiedi ciclopedonali molto ampi, restringimento della carreggiata, inserimento di alberature, …) 9e. ipotizzare parcheggi interrati o in strutture (ottimizzare l’utilizzo di suolo per parcheggi).

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3.2 Linee guida per lo sviluppo del Metamasterplan

Consapevoli del fatto che i soli interventi di retrofit energetico sul patrimonio esistente o di nuova costruzione di edifici ad energia quasi zero sono condizione necessaria, ma non più sufficiente per creare sostenibilità in una città, in vista del Programma Europa 2020, l’obiettivo che ci siamo posti è stato quello di trovare una dichiarata strategia urbana in grado di creare una sinergia tra aspetti urbanistici, edilizi, ambientali, di innovazione e di creatività urbana. Per dare vita ad un processo di rigenerazione urbana più consistente, ci siamo posti come obiettivo il raggiungimento di una soluzione in grado di mettere a sistema l’insieme di azioni avviate dal comune e gli obiettivi dell’Amministrazione, ideando così un metaprogetto di un ecoquartiere all’interno del comparto AR2. L’organizzazione del quartiere diventa fondamentale per trovare soluzioni ambientali e sostenibili dalla visione più ampia, per contare sulle economie di scala e per sostenere investimenti più importanti nell’interesse generale della città. Sul piano della progettazione, lo spazio urbano e l’edificio altamente efficienti acquistano la stessa importanza e diventano espressione di questa nuova unità funzionale cittadina: l’eco-quartiere. L’idea di un edificio altamente efficiente e tecnologico, inserito in un contesto insostenibile, non è più perseguibile. Oggigiorno al progettista si richiede sempre più attenzione alle questioni del Green Urbanism, richiedendo una maggiore versatilità nel passaggio dalla scala urbana a quella architettonica. A sostegno delle strategie ambientali adottate abbiamo aderito volontariamente ai Protocolli Leed (LEED Quartieri, LEED Nuove Costruzioni). In questo scenario, la certificazione da parte di un sistema di rating riconosciuto a livello internazionale, assumerà molta importanza perché, oltre ad accreditare il raggiungimento di alcuni obiettivi ambientali, garantirà numerosi vantaggi economici tra cui la crescita del valore immobiliare della zona, l’aumento della competitività nel mercato nonostante il periodo di stasi e la possibilità di accedere ai Fondi Europei, predisposti per la programmazione 20142020. Non deve essere sottovalutato inoltre i benefici che deriverebbero dal potenziamento dell’immagine di Reggio come città sostenibile. L’area d’intervento offre così l’occasione di ragionare sui concetti di sostenibilità a diverse scale, grazie al ripensamento del ruolo della linea ferroviaria regionale che collega la nuova stazione AV e la stazione centrale storica. La realizzazione di un asse strutturato lungo questa infrastruttura leggera rappresenterà l’elemento strategico generatore del nuovo ecoquartiere e si configurerà come un parco d’intrattenimento ecosostenibile. L’espressione racchiude in sé le caratteristiche salienti dell’intervento. Il parco rappresenta l’elemento di valorizzazione dell’intera linea FER e l’elemento generatore dell’eco-quartiere. L’intrattenimento indica la vocazione principale del parco. L’aggettivo ecosostenibile, oltre a riferirsi al tema dominante delle funzione del parco, rappresenta da subito una dichiarazione di intenti. 39


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3.3 Strategia d’intervento

Alla base della realizzazione del nuovo eco-quartiere nell’area presa in esame, in rispetto delle strategie ambientali proposte dei Protocolli LEED quartieri, vi è l’impostazione di tutta questa nuova parte di città intorno ad un asse verde centrale. Questo asse non solo diverrà colonna portante dei nuovi comparti urbani, ma anche un asse di collegamento tra l’Area Nord, avente come su centro il nodo Intermodale, ed il centro storico della città, passando attraverso il nuovo polo di eccellenza cittadino, le Reggiane, per poi proseguire fino a raggiungere l’Area universitaria San Lazzaro. Questo collegamento diretto al centro della città dal nodo intermodale rappresenta un percorso strutturato che diverrà l’ingresso preferenziale alla città, di cui l’area di intervento rappresenta la vetrina e nuovo polo d’interesse. Nel nuovo comparto l’asse verde si presenta come un parco urbano lineare nonché una vera e propria infrastruttura a più livelli con effetti sia a scala urbana che localizzata nell’area d’intervento: _il parco innanzitutto rappresenta un tassello integrativo della grande infrastruttura verde dei parchi urbani ed aree verdi del comune di Reggio Emilia. La fortunata localizzazione dell’area investe il nuovo parco urbano del ruolo di filtro tra le aree verdi prettamente urbane, la campagna ed i parchi naturali fluviali. Il sistema delle aree verdi comunali è molto complesso, e per le aree rurali è caratterizzato dalla presenza di tre parchi fluviali con i relativi cunei verdi di espansione: Il parco del Madolena, il parco del Crostolo ed il parco del Rodano. Quest’ultimo si trova nelle immediate vicinanze dell’area d’intervento: è possibile infatti collegare le vie ciclo-pedonali del parco con le greenways di progetto che provvedono alla fruizione del parco fluviale del torrente Rodano. La conversione in tranvia e la realizzazione di un percorso ciclo-pedonale permette inoltre di collegare maggiormente tutte le aree verdi che potrebbero essere realizzate nelle aree in cui la linea ferroviaria è stata dismessa. Si liberano infatti ampie superfici, precedentemente occupate dalle numerose biforcazioni dei binari, che, convertite in aree verdi, divengono il nuovo centro dei comparti urbani attraversati che possono e devono essere oggetto di riqualificazione. La realizzazione di questo lungo asse verde verso il centro della città diviene quindi il tassello d’inizio di un’ampia politica di trasformazione di tutta la città. Per quanto riguarda l’Area nord, l’obiettivo dell’intervento è quindi riconfigurare l’aspetto fisico e funzionale dell’ambito di progetto in coerenza con la riqualificazione dell’intera area, rendendo il progetto stesso la matrice da cui partire per ridisegnare tutta l’area adiacente la nuova stazione e gli ulteriori interventi realizzabili a ridosso della linea tranviaria.

Collegamento tra aree verdi

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_ il parco diviene il canalizzatore dei flussi interni ciclo-pedonali dell’intero quartiere. Per scelta strategica infatti il nuovo quartiere ed i differenti comparti che lo costituiranno, presentano una accessibilità carrabile principale perimetrale, ed una penetrazione localizzata di viabilità secondaria che termina in parcheggi e blocchi logistici. I fruitori del quartiere quindi, pur potendo giungere al quartiere con autoveicoli privati, dovranno lasciare il loro mezzo di trasporto e proseguire a piedi nell’area. Ogni comparto avrà un suo sistema di percorsi interni, ma il modo in cui sono stati organizzati e disegnati, porterà i fruitori a canalizzarsi nel parco lineare centrale, al bordo del quale sono presenti gli edifici con maggiore valenza funzionale. La situazione ideale per lo sviluppo del parco e del comparto urbano sarebbe la conversione in tranvia che tramuterebbe il verde in un vero e proprio boulevard urbano verde, divenendo non più il retro gli isolati ma un vero e proprio fronte. _ il parco si presenta come un accesso diffuso a tutta l’area di intervento. La conversione della linea ferroviaria in tranvia permette la realizzazione di un numero di fermate superiore a quelle assicurate in precedenza. Considerando le distanze più comuni delle fermate tranviarie, si rende possibile la realizzazione di due nuove fermate comprese tra quelle della stazione Alta Velocità e quella dello stadio Mapei/Centro commerciale i Petali. La realizzazione della tranvia inoltre permette di sfruttare lo spazio ottenuto dalla dismissione della linea ferroviaria e dalla scomparsa dei limitanti vincoli legali alle fasce di rispetto delle linee ferroviarie, per la realizzazione di un percorso ciclo-pedonale in sede propria immerso nel verde che colleghi il quartiere con il centro della città. Il sistema dei percorsi ciclo-pedonali interni del parco si basa quindi sulla presenza di questo asse ciclabile, e su questo imposta il tracciato dei percorsi interni del quartiere e di collegamento tra i differenti comparti. Nel caso in cui la conversione non dovesse avvenire, per evitare che la ferrovia diventi una cesura, sono previsti nuovi sottopassi e sovrappassi ciclo-pedonali, che permetteranno l’attraversamento puntuale dei binari, consentendo la fruizione trasversale di tutto l’intervento.

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3.4 Stato di fatto e prime scelte progettuali

Dalla valutazione dello stato di fatto e dalle indicazioni date dal PSC scaturiscono le prime scelte progettuali. Innanzitutto l’area si presenta come un’area industriale in dismissione, segnata dalla presenza di magazzini e capannoni per lo più inutilizzati e possibili oggetto di demolizione, con un impatto al suolo molto elevato dato non solo dall’elevata superficie coperta, ma anche dagli ampi piazzali esterni. Si tratta quindi di un’area fortemente compromessa da riutilizzare riqualificandola. Si ipotizzano inoltre necessari gli interventi di bonifica ambientale dell’area considerando la presenza prolungata attività industriale. A lato sono rappresentati in successione gli schemi dell’area di intervento definita dal PSC, l’impronta al suolo dell’esistente e la valutazione delle preesistenze. Dal punto di vista infrastrutturale, il cui sistema è stato descritto ampiamente in precedenza, si auspica per lo sviluppo del comparto la futura conversione della linea ferroviaria in tranvia. E’ evidente come la conversione di questa rappresenti uno dei punti essenziali per la realizzazione del nodo intermodale Mediopadano, questa infatti fu già presentata nel piano del 2010 per l’Area Nord nell’asse strategico infrastrutturale. Il passaggio da treno a tranvia con è da considerare una condizione necessaria per la realizzazione dell’intervento, ma la sua assenza danneggerebbe notevolmente i concetti base che hanno governato lo sviluppo del Metamasterplan di progetto. Lo stesso nodo Mediopadano perderebbe efficacia se privato del sistema di trasporto rapido ed efficiente verso la città. Considerando l’interesse dimostrato del Parlamentino e le chiari intenzioni dell’amministrazione sul tema, le fasi successive di sviluppo del nuovo comparto urbano partono dall’ipotesi che la conversione in tranvia avvenga nell’immediato futuro. Ciononostante per assicurare una maggiore fattibilità dell’intervento vengono rispettati i limiti legali dovuti alla presenza della ferrovia, in modo tale che la conversione, auspicata nel più breve tempo possibile, possa avvenire anche successivamente all’inizio dei lavori. Questa scelta è inoltre funzionale al rispetto della strategia generale dell’intervento: la realizzazione di un asse verde fulcro del nuovo quartiere che funga anche da collegamento di questo alla città. Il PSC prevede che il limite della città coincida con via Petrella. L’area di sosta ed il nuovo quartiere si presentano quindi non solo come area filtro tra la stazione, l’area industriale a nord dell’autostrada ed il centro storico, ma anche come effettivo nuovo limite tra la città e la campagna. Considerando le problematiche caratteristiche dello sprawl, risultato dello sviluppo urbano seguendo la dannosa tendenza all’elevato consumo del suolo per l’espansione dell’edificato, la definizione di un ben determinato limite della città diviene fondamentale. Questo limite disegnato deve essere netto e ben identificabile ma anche un filtro permeabile tra la campagna e la città. 45


Impronta a terra dell’edificato esistente

Demolizioni e conservazione

Definizione del limite della campagna

Da vincoli a potenzialitĂ

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Osservando lo stato di fatto è possibile notare come l’impronta al suolo dell’esistente giunga effettivamente a toccare via Petrella, lasciando una porzione a verde intatta. Per mantenere la demarcazione già definita dalle preesistenze, il limite dell’area edificabile è stato arretrato rispetto alle prescrizioni del PSC, in maniera tale da ridurre l’impatto al suolo, utilizzando l’area di campagna preservata, come filtro tra il costruito e la zona rurale. Quest’area permetterà l’insediamento di una serie di attività che ricongiungano il vivere urbano con le pratiche agricole, conducendolo all’agricivismo, in un’ottica di sostenibilità non solo materiale ma anche culturale. Il sistema infrastrutturale attuale comporta l’imposizione di vincoli urbanistici fortemente limitanti: l’autostrada necessita di una fascia di rispetto inedificabile di 65 m mentre la linea FER impone un fascia inedificabile totale di circa 70m, corrispondente a 30 m per ogni lato a partire dall’ultimo binario. L’idea alla base del metamasterplan è la trasformazione di queste condizioni sfavorevoli in vantaggi: la fascia di terreno su cui sono applicati i vincoli derivati dall’autostrada sarà utilizzata per l’insediamento del parcheggio scambiatore e l’area di sosta dell’autostrada, mentre la fascia di rispetto della ferrovia verrà trasformata in un viale verde ciclo-pedonale che consentirà il collegamento fino al centro città. L’asse verde crea valore sotto tutti i punti di vista, soprattutto nell’ambito sociale, economico ed ambientale. Questo infatti diviene elemento generatore dell’insediamento urbano, aumentandone il valore immobiliare. La densità del costruito inoltre dovrà concentrarsi lungo questa arteria verde. L’obiettivo è quello di compattare l’edificato, risparmiando l’uso del suolo, rispettando uno dei principi base della Smart City. La densità del quartiere sarà decrescente a partire dall’asse verso il nuovo limite della città definito in precedenza, nell’ottica di una migliore integrazione con la campagna. Per densificare il territorio è necessario intervenire nell’area attraverso il sistema perequativo che permetta di rispettare i diritti edificatori dei singoli proprietari e ridurre l’uso di suolo. Questo strumento urbanistico per essere efficace deve incontrare la volontà delle parti in gioco ovvero quella dei proprietari, affinché l’azione non risulti imposta dall’alto ma basata sull’accordo. Nel caso in esame l’area comprende la proprietà di tre privati (S.p.a. Braglia, Società Cattolica e Società Agricola Maramotti), i quali sono tutti chiamati a partecipare alla creazione del comparto, con lo scopo di poter dare vita ad un’azione unitaria sul territorio. Chi decidesse di non aderire al comparto, ne risulterebbe fortemente danneggiato dal momento che la strategia urbana adottata andrà a concentrare la parte più redditizia lungo il bordo dell’asse verde. L’incontro con gli stakeholders e shareholders, facenti parte del Parlamentino, è avvenuto durante la presentazione tenutasi il 26 febbraio a Reggio Emilia e il dibattito finale dal quale è emerso l’interesse generale per la proposta avanzata Come già detto in precedenza il progetto proposto rappresenta solo una porzione dei numerosi interventi di riqualificazione di tutta l’Area Nord e può costituire un esempio morfologico e funzionale degli altri progetti. L’impostazione di tutto il nuovo comparto su un asse verde centrale che avvolge la linea tranviaria, ha lo scopo di dare inizio ad una connessione tra le diverse aree riqualificate non solo attraverso l’infrastruttura ma anche con gli spazi verdi. La scomparsa dei vincoli determinati dalla ferrovia permetterebbe l’ulteriore edificazione delle aree liberate, ma seguendo il modello proposto con il questo metamasterplan di un nuovo eco-quartiere, sarebbe consigliabile l’occupazione di questo terreno con aree verdi e percorsi ciclo-pedonali posti parallelamente alla tranvia, che fungano di collegamento tra tutte le aree attraversate ed il centro.

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3.5 Accessi e viabilità interna del comparto

Nella porzione più a nord dell’intervento sarà localizzata l’area di sosta integrata autostrada-stazione che rappresenta l’accesso primario di tutti i fruitori non comunali effettivi dell’area e quelli di passaggio. Per rendere efficiente il nodo intermodale si deve poter garantire l’accesso alla stazione da parte degli utenti autostradali in maniera diretta. Per questa ragione diventa strategicamente fondamentale andare a creare un’area di sosta che includa anche un parcheggio coperto per la sosta lunga. L’area di sosta di breve e lungo periodo, nonché tutti i servizi al viaggiatore autostradale devono essere localizzati entro la fascia di 65 metri dal limite della carreggiata, sfruttando in questo modo l’area interessata ai vincoli di edificabilità. Si ipotizza quindi la realizzazione di un lungo edificio semi-ipogeo costituito da due piani di parcheggi per sosta lunga, la cui copertura, posta a 6 metri dal livello campagna è adibita alle aree di sosta breve e dai servizi per i viaggiatori. L’edificio è attraversato al piano terra dalla linea ferroviaria regionale, il cui sottopassaggio dell’autostrada rappresenta il collegamento pedonale diretto tra l’area di progetto e la stazione AV. All’interno del parcheggio per la sosta lunga sarà predisposto uno spazio adatto ad ospitare attività legate ai servizi per l’automobile (meccanici, gommisti ecc.) fruibili sia dagli utenti autostradali che dalla cittadinanza di Reggio Emilia. L’area di sosta avrà la peculiarità di essere facilmente accessibile dalla viabilità comunale tramite un sovrappasso ferroviario, raggiungendo la quota di sei metri, rendendola così adatta al “kiss and ride”. L’area al livello di 6 metri è sfruttata per l’inserimento di tutti i servizi ai viaggiatori, tipici delle aree di sosta, ed è inoltre un ideale punto di raccolta dei passeggeri di corriere e del servizio di car sharing. L’edificio di competenza delle autostrade rappresenterebbe un punto di arrivo di un numero elevatissimo di potenziali fruitori dell’area di intervento. L’area di sosta, soprattutto l’area di parcheggio per sosta breve e dei servizi all’automobilista, deve assicurare una buona visibilità all’area di progetto affinché le persone siano invogliate ad entrarvi e trascorrere del tempo in essa. Dopo aver abbandonato il veicolo, le persone possono dirigersi verso la stazione AV attraverso il sottopassaggio stradale o decidere di entrare nell’eco-quartiere. Il collegamento tra l’edificio e l’area è sviluppato su due livelli: a 6 metri l’utente attraversa la viabilità comunale ritrovandosi su una piazza rialzata attorniata da edifici di funzione commerciale (edifici vetrina dell’area); al piano di campagna invece il collegamento avviene tramite il prolungamento del tunnel ferroviario/pedonale, che passa sotto alla piazza in quota e sbuca nell’asse verde.

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Schema viabilitĂ perimetrale primaria

Schema viabilitĂ secondaria

Schema definizione isolati

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Il perimetro dell’area d’intervento è definito dalla viabilità carrabile comunale. Questo assicura un facile accesso all’area carrabile attraverso via Cavallotti che sfocia in Viale Gramsci, una delle maggiori arterie stradali di Reggio Emilia. Nel circuito perimetrale di viabilità sboccano le strade secondarie che permettono una maggiore penetrazione capillare della viabilità carrabile. Queste sono state definite facendo riferimento alla riconoscibile trama storica della centuriazione romana di cui via Petrella rappresenta un asse storico superstite. Per la definizione della trama si è fatto riferimento alla ricostruzione empirica del reticolo di centuriazione romana, eseguita all’interno del Workshop Progetto Reggio Emilia Territorio Esteso (Progetto R.E.T.E.), nato dalla collaborazione del 2006 tra il comune di Reggio, il Dipartimento di Architettura dell’Università degli studi di Parma e il Dipartimento di Agraria dell’università degli studi di Bologna. Il sistema di viabilità secondaria penetra nell’area d’intervento e genera gli otto isolati. Le strade sono senza uscita, ovvero non tagliano da est a ovest l’intervento interrompendo l’asse verde, ma terminano in blocchi logistici e parcheggi, posti al perimetro del parco urbano centrale. Avendo già evidenziato l’importanza dell’asse verde come elemento catalizzatore di tutti i progetti di intervento a livello cittadino, si sottolinea la fondamentale importanza che assume anche nella specifica area nord. L’asse verde infatti è l’elemento generatore di tutto il progetto in quanto canalizzatore dei flussi ciclo-pedonali che da questo si espandono trasversalmente ad esso assicurando la distribuzione interna dei singoli isolati.

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3.6 Caratterizzazione funzionale: le principali vocazioni funzionali

Bordo. Parco d’intrattenimento ecosostenibile La spina verde si configurerà, su larga scala, come un parco di intrattenimento. Per la strutturazione del parco diventa fondamentale non solo lo spazio pubblico, ma il bordo edificato, con l’inserimento di attività commerciali specializzate e piccole attività di terziario avanzato. Il bacino di utenza dell’alta velocità si estende fino alla provincia di Mantova ed unisce direttamente Reggio Emilia con Milano e Bologna. Questa valutazione influisce di molto sulla caratteristica del viale, poiché lo pone su un piano non più cittadino ma ad una scala territoriale maggiore. L’intento è quindi quello di progettare un asse urbano d’intrattenimento, vetrina della città verso tutto il bacino medio-padano, visibile direttamente dalla nuova stazione AV, fortemente comunicativo e commerciale. Il viale costituisce quindi un’operazione di marketing urbano vero e proprio, con un’area di influenza interregionale. I primi casi studio che sono stati utili a definire inizialmente il carattere funzionale dell’asse sono stati i centri urbani di divertimento (CUD) americani degli anni Novanta, come Disneyland Times Square e la City Walk di Los Angeles, che legano shopping, intrattenimento e cultura popolare e sono in grado di rispondere ad un tipo di consumatore più attento all’atmosfera dei luoghi e a nuove forme di socialità e divertimento più che alla merce acquistata. Fin da subito i modelli americani si sono dimostrati poco idonei ad essere replicati fedelmente in un contesto come quello reggiano perché derivanti da una società del consumo insostenibile incentrata sull’uso importante della macchina e sul consumo di massa disinteressato alla valorizzazione del prodotto acquistato. Tuttavia i riferimenti citati sono stati presi come spunto per la creazione di un nuovo concetto di parco tematico cittadino, improntato sul commercio sostenibile e l’ambiente.

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Un altro esempio importante è rappresentato dalla città europea di Nantes. In questo caso, il primo intervento di valorizzazione del Quartier de la Création, un’ex area industriale di 15 ettari, collocata su un’isola un tempo destinata ad un cantiere navale dismesso negli anni Ottanta, è avvenuto tramite attività ludiche e d’intrattenimento, generando un turismo attorno all’evento delle macchine di Nantes, un insieme di animali meccanici costruiti per muoversi e trasportare i visitatori. Nantes rappresenta un nuovo modello di crescita derivante dall’incontro tra artisti, architetti, designer, ricercatori, studenti, imprenditori. I successi ottenuti da queste operazioni di valorizzazione, dimostrano come il puntare sull’intrattenimento sia stato un fattore positivo, soprattutto se caricato di nuovi valori culturali come nel caso di Nantes. La sfida da porsi per il futuro sarà quella di ottenere lo stesso risultato economico e di rigenerazione sociale ma attraverso uno sviluppo più consapevole nell’ottica del minor spreco delle risorse. Va sottolineato che le attività commerciali insediabili non si vanno a sostituire al commercio cittadino, causando problemi alle piccole attività, ma hanno come obiettivo quello di incrementare il flusso di persone, allargando il bacino di utenza al di fuori della principale tratta Milano-Roma. La creazione di questo elemento innovativo nel panorama nazionale permetterà attraverso un’azione di marketing urbano di attirare investitori e promuovere il settore del turismo di Reggio Emilia. La proposta che avanziamo per il prossimo futuro, riguardante il tema del parco, è, dunque, quella del parco tematico/d’intrattenimento sul tema della sostenibilità. Affianco ai loghi commerciali sul tema green, del riciclo e del riuso, talvolta fin troppo banalizzati, si ritrovano concetti di sostenibilità molto importanti come la personalizzazione del prodotto, il ritorno all’attività di artigianato, la valorizzazione del prodotto locale e delle biocolture. Il vantaggio di questo sistema tuttavia non sta tanto nella scelta del tema ma nella sua flessibilità. Esso infatti diventerà espressione dei modelli di vita futuri. L’innovazione sta nella sua struttura. L’asse diventa di fatto una vetrina dei prodotti, strutturato in modo da favorire l’artigianato di bottega, il piccolo commercio, ateliers, piccoli laboratori ed esposizione dei prodotti locali.

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Isolati. Funzione congressuale, formativa, ricettiva e residenziale In seguito ad una serie di analisi, è stato possibile individuare le particolari funzioni da insediare all’interno di ogni singolo isolato. Per individuare le funzioni più idonee sono state fatte analisi di mercato, valutando le attività già presenti nel territorio e tenendo in considerazione gli attuali trends del mercato. Sono state inoltre considerate sia le richieste dell’amministrazione pubblica sia le esigenze della città. Le funzioni così trovate sono congressuale, formazione, ricettivo e residenziale. Queste traggono inevitabilmente guadagno dalla caratteristica commerciale e remunerativa del parco, quale elemento generatore delle attività economiche dell’area. Nel grafico sono stati divisi gli isolati secondo le principali vocazioni funzionali, cioè secondo la funzione prevalente che deriva da caratteristiche specifiche posizionali. La prerogativa di ogni isolato rimarrà comunque quella della mixité funzionale, in modo da evitare una divisione dell’area in settori funzionali e una discontinua vivibilità dell’isolato. Nell’ottica della realizzazione di un parco d’intrattenimento, l’asse centrale è da considerarsi un’opera pubblica calda, cioè particolarmente remunerativa. Il viale, così progettato, potrebbe capovolgere il significato economico di parco urbano tradizionale e divenire un catalizzatore di altre attività particolarmente redditizie. Allo stesso modo, si è proceduto classificando gli altri interventi dal punto di vista economico. Si può vedere come il parcheggio scambiatore e il ricettivo siano delle opere calde, le residenze, come ad esempio social housing, RSA e residenza tradizionale, un’opera calda-tiepida, mentre il centro congressi un’opera tiepida-fredda. Per quanto riguarda il centro congressi, questo dovrà essere posizionato vicino all’area di sosta per avere un’accessibilità diretta pedonale, circa 5 minuti a piedi, sia dal parcheggio scambiatore che dal viale verde. Tale collocazione sarà facilmente raggiungibile sia dai congressisti e lavoratori della città di Reggio Emilia, sia da quelli provenienti da altre città italiane o europee che vi giungono dalla stazione ad alta velocità. L’accessibilità carrabile avviene dall’autostrada e da via Petrella. Sarà importante anche la visibilità sia dalla stazione che dall’autostrada per dare un’immediata informazione. La vocazione ricettiva è riservata alla parte occidentale dell’area, differenziata in base alla lunghezza della sosta, e facilmente accessibile sia pedonalmente che carrabilmente. La sosta breve verrà localizzata in prossimità alla zona di interscambio, mentre la sosta lunga nella parte meridionale. Per agevolare il passaggio dal centro congressi all’hotel è posizionato un sovrappasso, che metta in comunicazione diretta le due polarità, qualora non venga attuata la conversione in tranvia. La zona residenziale, comprendente RSA, social housing ed alloggi tradizionali, è collocata nella parte sud, a modesta distanza dal nodo intermodale e prossima alla campagna ed ai servizi presenti, come il centro commerciale “I Petali” ed il centro di igiene mentale, raggiungibili carrabilmente e pedonalmente in pochi minuti.

Vocazioni funzionali degli isolati

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I ragionamenti fatti nel primo semestre del Laboratorio di Sintesi Finale di Tecnologia, a.a. 2013-2014, sono stati sintetizzati in un metamasterplan che diversamente da un masterplan, permette di non fissare gli isolati in forme e volumi ma di darne delle regole generali di sviluppo. In questo modo, in virtĂš della strategia iniziale, sono stati graficizzati gli isolati-tipo, considerando le regole di densitĂ , i limiti, le direttrici, le tipologie stabilite in partenza. Ad ogni progettista spetterĂ il compito di trovare la traduzione progettuale delle linee guida di partenza piĂš idonea.

Metamasterplan

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Fase preparatoria all’intervento

Fase di realizzazione 1

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3.7 Realizzazione intervento per fasi

Considerando le intenzioni dell’amministrazione, riscontrata in seguito alle presentazione del progetto al Parlementino dell’Area nord, e l’attuale congiuntura economica è possibile suddividere il progetto d’intervento in fasi di realizzazione ben distinte. La prima fase di realizzazione, definibile come fase zero essendo quella preparatoria all’intervento, consiste nella demolizione dei capannoni industriali e degli edifici in disuso localizzati nell’area d’intervento. Considerato la funzione presente in questi edificati, saranno necessarie delle analisi valutative di quanto effettivamente il sito debba considerarsi contaminato a seguito delle attività produttive della zona. La prima fase di realizzazione effettiva consiste nell’edificazione del parcheggio scambiatore nonché area di servizio autostradale . Il parcheggio seminterrato da 800 posti e l’area di sosta, i cui progetti sono ora in esame di tecnici e trasportisti su richieste dell’amministrazione reggiana e della società Atlantla SPA (Autostrade per l’Italia), saranno realizzati entro i 65 m dall’autostrada, corrispondente alla fascia di rispetto autostradale. Il parcheggio scambiatore, dedicato agli utenti autostradali, sarà dotato anche di servizi diretti all’automobilista di cui potranno godere anche gli utenti comunali. L’edificio sarà quindi raggiungibili dalla viabilità autostradale e dalla viabilità comunale, nettamente separate dall’edificio stesso. Alla prima fase di realizzazione infatti compete anche la realizzazione della viabilità principale del nuovo comparto urbano, di cui definisce il perimetro. Contemporaneamente si inizieranno a porre le prime basi per la realizzazione del parco pubblico nucleo centrale dell’intervento. Gli interventi non riguardano solo la superficie del parco, ovvero percorsi ed elementi naturali, ma anche tutti i sistemi fognari e di allacciamento alla rete elettrica, teleriscaldamento e teleraffrescamento ecc. che, interrati nel parco, saranno necessari e già dimensionati in base alle necessità dei futuri comparti urbani di progetto. La realizzazione di interventi definitivi, quali percorsi, arredo e illuminazione pubblica, riguarderà l’area centrale dell’area, a ridosso della linea ferroviaria. A tal proposito, per evitare che il parco si sviluppi come due aree nettamente separate, dovranno essere realizzati anche elementi temporanei per il superamento puntuale pedonale della linea ferroviaria. La superficie restante può essere dedicata a progetti temporanei e declinata come parco agricolo. Affinché il parco sia utilizzato anche in questa prima fase, parte della superficie sarà declinata come parcheggio temporaneo. Per questa funzione varranno utilizzate alcune aree ad ovest della tranvia, aree di competenza degli impianti industriali dismessi che erano già state cementificate e mantenute temporaneamente tali durante la prima fase dell’intervento. Questa fase di realizzazione pone le prime basi per lo sviluppo dell’intera area di progetto. 59


Fase di realizzazione 2

Fase di realizzazione 3

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Nella seconda fase inizia l’edificazione vera e propria dell’intervento. I primi edifici ad essere realizzati saranno quelli che costituiscono il bordo, avendo questi la vocazione funzionale più attrattiva. Affinché questi edifici siano facilmente raggiungibili, non solo con i mezzi pubblici ed i percorsi ciclo-pedonali, dovrà essere realizzato il sistema di viabilità secondaria. Le strade senza uscita, con parcheggi e filari alberati da ambi i lati, terminano nei blocchi logistici, progettati e realizzati valutando il fabbisogno futuro dei differenti comparti. Prosegue inoltre la realizzazione del parco per giungere al suo aspetto finale di progetto. Contemporaneamente si auspica che possano essere messi in opera i primi interventi necessari per la conversione della linea ferroviaria, che attraversa l’intera area d’intervento, in linea tranviaria. Inoltre, come precedentemente detto la trasformazione in tranvia andrebbe a liberare delle ampie superfici di terreno circondate da tessuto urbano consolidato, che offrono la possibilità di sviluppare un collegamento diretto tra il nodo Mediopadano ed il centro della città realizzato con percorsi ciclo-pedonali in sede propria immersi nel verde. All’ultima fase corrisponde la realizzazione dei differenti isolati. Questa fase è probabilmente quella che avrà un maggiore sviluppo temporale: la saturazione del tessuto urbano infatti è determinata in base alle necessità della città e alla congiunzione economica favorevole. Nelle fasi precedenti sono state poste tutte le basi necessarie per lo sviluppo degli otto comparti, di cui inoltre è stata ipotizzata una vocazione funzionale, ma la loro effettiva realizzazione può essere diluita liberamente nel tempo, sempre rispettando le direttive generali del metamasterplan generale.

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Abstract

Descrizione degli argomenti trattati

4.0

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4.1 Progetto per un parco lineare nell’Area Nord di Reggio Emilia Trasformazione della linea ferroviaria in asse verde urbano

di Laura Dussini

Gli importanti progetti infrastrutturali realizzati in una città all’avanguardia come Reggio Emilia e la presenza di un’area industriale in dismissione a pochi metri da un innovativo Nodo Intermodale in progetto, creano l’occasione di realizzare un nuovo eco-quartiere per la città. Questo avrà come nucleo centrale un parco lineare, che rappresenta un tassello, un singolo progetto esempio per un sistema di interventi che andranno a creare un asse verde che colleghi il nuovo nodo infrastrutturale reggiano, localizzato nella prima periferia, ed il centro storico. Il parco deve quindi essere studiato come sistema, e quindi a scala urbana, ma anche come elemento di paesaggio ed inoltre come forte elemento progettuale per la definizione del quartiere, disegnando quindi a scala più approfondita anche alcuni dei suoi aspetti più peculiari tra cui l’utilizzo degli elementi naturali e lo studio dei percorsi ciclo-pedonali interni.

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4.2 Edificio multifunzionale del nuovo ecoquartiere nell’Area Nord di Reggio Emilia di Sonia Malaspina

Il nuovo ecoquartiere Area Nord di Reggio Emilia, collocato a sud del nodo intermodale AV e A1, avrà il ruolo di vetrina della città verso tutto il bacino medio-padano. Il parco lineare, lungo la linea FER, nelle successive fasi di intervento, si qualificherà sempre più come asse urbano d’intrattenimento con attività commerciali e di terziario avanzato collocate all’interno del bordo edificato denso. Questo caratterizzerà a livello percettivo l’intero viale, delimitandolo, e diventerà il filtro tra il parco e le principali funzioni previste per i singoli isolati. Da qui deriva l’idea di realizzare un edificio multifunzionale che integri nuovi spazi commerciali e funzioni legate alla formazione professionale, all’interno di un isolato che è espressione dell’ecoquartiere. Dal momento che il progetto di un edificio ad energia quasi zero è condizione necessaria ma non più sufficiente per creare sostenibilità, la tesi affronterà vari temi progettuali legati alla sostenibilità nelle diverse scale; da quella urbana con l’individuazione di alcune scelte ambientali - energetiche, a quella architettonica con la traduzione compositiva di un mix funzionale innovativo e infine a quella tecnologica con lo studio dell’involucro per il raggiungimento di prestazioni energetiche elevate.

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Rete del Verde, Riqualificazione e pianificazione urbana

5.0

Nell’ambito della riqualificazione e pianificazione urbana, negli ultimi anni ha assunto sempre più importanza la progettazione delle aree e spazi aperti, considerati come la risposta ideale ad una consistente parte delle numerose problematiche che affliggono le moderne città. Nella nuova pianificazione dunque subentra il sistema delle aree aperte, che vanno dalle aree verdi di quartiere di piccole dimensioni ai grandi parchi urbani, che si sovrappone a quello insediativo-infrastrutturale. In ambito urbano questo sistema è definibile come una rete del verde. La strutturazione delle aree verdi in un unico sistema reticolare cambia notevolmente i profili della pianificazione. Innanzitutto sono evidenti le variazioni formali dell’assetto generale della città, in cui queste aree non si presentano più come degli spots isolati e confinati dal territorio urbano circostante, ma concorrono alla strutturazione di una città in cui la composizione di aree aperte e chiuse, spazi vuoti e pieni, connessioni verdi ed elementi di connessione urbana sono bilanciati. Inoltre, la rete apporta benefici dal punto di vista funzionale di riqualificare la città sotto diversi aspetti (riqualificazione di tipo estetico, igienico, ambientale ecc...) divenendo spesso motore per la pianificazione delle aree urbane limitrofe, sopratutto nelle aree periurbane e periferiche della città. Proprio come applicazione di questi concetti il nuovo parco lineare dell’area nord, diviene un altro elemento della rete verde reggiana, solido nucleo del futuro nuovo comparto urbano e catalizzatore per possibili interventi di riqualificazione simili lungo tutta la tratta della linea tranviaria. Per poter realizzare un asse verde di così ampie dimensioni, considerando per asse verde non solo la porzione approfondita in questa tesi ma tutto il sistema che collegherebbe il nodo Mediopadano con il centro della città, è necessario analizzare il tema delle aree verdi nel territorio comunale di Reggio Emilia.

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5.1 Piano del verde

Nel 2007 Reggio Emilia si dotò di un nuovo strumento per migliorare la qualità del territorio e della vita dei cittadini: il Piano del verde. Questo strumento si presenta come un vero e proprio piano regolatore delle aree verdi pubbliche, private ed i sistemi naturali comunali, e come tale è parte integrante del Piano Strutturale Comunale. Il piano del verde è il risultato della collaborazione tra esponenti dell’amministrazione, lo studio Binini partners, lo studio LAND (Arch. Andreas Kipar - Consulenza per la strategia e pianificazione a livello territoriale) e numerosi consulenti tecnici per gli aspetti naturalistici ed ambientali. Il piano del verde si propone come uno strumento per il bene dei reggiani, da sempre alla alla ricerca di aree, parchi e oasi verdi già nel cuore della città per il loro tempo libero ed ora anche come sistema ecologico per migliorare la qualità dell’aria e per offrire percorsi alternativi negli spostamenti quotidiani. Questo quindi deve rappresentare una nuova rete rete della città, rafforzandone la qualità e la sostenibilità, riconnettendo e ricucendo i diversi ambiti verdi ed in questo modo valorizzando il paesaggio ed il territorio che abbracciano Reggio Emilia. II progetto della rete, cioè, è quello di creare, all’interno del tessuto edificato, una trama che, attraverso corridoi verdi, percorsi ciclo-pedonali realizzati in sede protetta e attraversamenti, connetta gli spazi verdi esistenti, offrendo un sistema che garantisca la possibilità di percorrere la città attraverso i suoi vuoti, su sentieri alternativi a quelli carrabili, che riconnetta e valorizzi la dotazione di verde già presente, rendendola maggiormente fruibile, più interessante, facendone un elemento fondante del territorio, articolandolo su una dimensione differente rispetto a quella veicolare tradizionale. Le strategie del piano prevedono, per i prossimi 15 anni, la piantumazione di migliaia di nuove piante, oltre alla realizzazione di aree boscate e alla rinaturazione delle aste fluviali dei torrenti Crostolo, Modolenae Rodano, nonché specifici approfondimenti sui viali di circonvallazione, sul parco del Crostolo, del Rodano e sul parco campagna di San Bartolomeo. Al Piano del Verde si affianca il Regolamento del Verde quale strumento fondamentale di gestione del verde pubblico e privato, che definisce precise modalità di comportamento e misure di rispetto per il patrimonio arboreo presente sul territorio comunale. Tra i progetti di sistema risulta di grande rilievo la Cintura Verde, che ha l’obiettivo di mettere in rete un complesso di aree verdi naturalisti che e di ambiti agricoli che fanno da corona alla città. Al suo interno si stanno sviluppando una serie di interventi di grande rilievo, desti nati a incrementare la qualità della vita nei prossimi anni e che si focalizzano sui tre grandi parchi fluviali: Parco del Crostolo, Parco del Rodano, Parco del Modolena e del Quaresimo. Sono state incrementate le aree naturali protette e le tutele sugli elementi di valore naturalistico e paesaggistico e realizzati boschi urbani di grandi dimensioni. 69


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Non si sta lavorando solo intorno alla città, ma anche al suo interno: gli ultimi anni hanno visto la realizzazione di nuove aree verdi urbane e la riqualificazione di diversi parchi storici. Tra le prime emergono il Parco Ottavi e il Parco delle Acque Chiare, mentre tra i parchi storici, sia il Parco del Popolo che il Parco Cervi sono stati rinnovati e riqualificati. La volontà di garantire ai propri cittadini un alto standard di verde pubblico ha condotto al valore di circa 25 mq di verde fruibile a persona. Tali quantità di verde comportano però significativi oneri di gestione a cui si fa fronte ottimizzando le risorse e grazie al rapporto di collaborazione con i volontari e con le associazioni presenti sul territorio. Analogamente agli altri strumenti operativi urbanistici, alla base del Piano del verde vi è una solida analisi e catalogazione delle aree verdi ed elementi naturali presenti nel comune. La superficie urbanizzata del Comune di Reggio Emilia nel 2007 costituiva il 17% del territorio municipale, circa 185 milioni di mq erano aree agricole e 9 milioni erano i mq di verde pubblico. Nel 2013, nel territorio comunale sono presenti 200 parchi, includendo i parchi storici, i parchi urbani, i parchi di quartiere, i parchi di zona e il verde naturalistico (parchi fluviali, boschi urbani, parchi campagna). I Parchi e le aree verdi fruibili ad uso ricreativo si estendono su oltre 4,3 milioni di mq, corrispondenti ad una dotazione per abitante di 25,14 mq. In totale le aree verdi pubbliche a gestione comunale (comprendente verde attrezzato, parchi storici, verde di ambientazione stradale, verde scolastico, ecc..) superano i 9.500.000 mq, con una dotazione per abitante di 55,26 mq nel 2012 contro i 44,74 mq nel 2006. Gli ambiti del territorio comunale di valore naturalistico sono molto ampi: _Oltre 2,9 milioni di mq di Siti di interesse Comunitario (SIC) _1,9 milioni di mq di Aree di Riequilibrio Ecologico (ARE) _Sono oltre 300 gli alberi di pregio presenti sul territorio comunale (prevalentemente Querce), vincolati da norme nazionali e/o regionali o dalla pianificazione comunale (a seguito di specifici censimenti ). Considerando la localizzazione dell’area d’intervento, posta ai limiti dell’area urbanizzata, è necessario analizzare sia il paesaggio rurale sia il verde urbano, in modo tale che il nuovo parco lineare e lo stesso eco-quartiere si presenti come un vero e proprio filtro tra i due diversi paesaggi.

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Mosaico dei paesaggi storici reggiani

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5.2 Paesaggio rurale reggiano

Il paesaggio rurale del comune di Reggio Emilia può essere analizzato secondo due diversi aspetti: l’evoluzione storica del paesaggio e quindi le sue impronte sul territorio attuale, e le caratterizzazioni ambientali. Dal punto di vista evolutivo si può suddividere il territorio in aree che presentano le trecce, visivamente riscontrabili, del passaggio della storia. Il paesaggio originario reggiano è quello della foresta planiziale, caratterizzato dalla presenza dei fiumi e torrenti Costolo, Madolena e Rodano, attorniati da un bosco paludoso. Il paesaggio è descritto nel Gagium nostrum regiense come “Una distesa di boschi di querce, tigli e olmi e di paludi con salici e pioppi là dove i fiumi spagliavano, incapaci di raggiungere il Po”. Le ampie zone umide fluviali erano caratterizzate da una fauna tipica fluviale e dalla presenza di una vegetazione tipicamente acquatica e di specie arboree fluviali. Oggi il paesaggio originario si può ritrovare nei parchi fluviali ed in particolare nel parco del Crostolo, descritto ampiamente nei punti didattici dislocati lungo il suo corso. Al I-II sec a.C. risalgono i segni della Centuriazione Romana, che rappresentò il primo vero intervento di Bonifica su larga scala. Tra il 187 ed il 175 a.C. Reggio Emilia si conformò come Castrum con il nucleo centrale a scacchiera. La via Emilia, che si sovrapponeva ai sentieri dei tracciati, rappresentava il principale asse di centuriazione. La centuriazione romana intervenne sul paesaggio come un vero e proprio piano regolatore: il territorio venne diviso in grandi appezzamenti quadrati, le Centurie, segnati mediante incroci di assi ortogonali, della dimensione di duecento iugeri (circa 70 ettari -710m di lato) con le quali venivano premiati i veterani vincitori di ritorno dalle campagne militari. Questo paesaggio era caratterizzato quindi dalla presenza degli assi di centuriazione, da un sistema organizzativo stradale e canalizio; i poderi e gli edifici rurali erano collocati secondo l’ordinamento centuriale. La fauna della pianura era individuabili prevalentemente nei coltivi e si riscontrava la presenza di culture foraggiere per la produzione del Parmigiano Reggiano. Tuttora sono riconoscibili nel territorio in alcune aree la suddivisione in appezzamenti tipica della centuriazione romana, nonché assi centuriali e della viabilità obliqua dell’epoca romana. Tra questi si colloca anche via Petrella, perimetrale all’area di progetto, e via Antonio Gramsci, nelle immediate vicinanze. La caduta dell’Impero Romano, le invasioni di popolazioni barbariche del Nor Europa (sec VII), le disastrose e ripetute alluvioni, furono causa di una profonda decadenza economica e della prolungata crisi demografica della zona. Le condizioni migliorarono verso il Mille, quando la bonifica benedettina (XI-XII sec d.C.) riconquistò le terre incolte 73


Il paesaggio naturale, la campagna e gli insediamenti rurali

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dedicandole nuovamente all’agricoltura, si fortificarono borghi e città ridando vigore ai commerci. Gli elementi fisici che caratterizzano questo paesaggio sono gli appoderamenti a maglie regolari, la presenza di dossi di pianura e divagazioni dei paleoalveoli del fiume Po e l’alta concentrazione di risorgive di pianura. La flora locale viene arricchita con specie botaniche rare legate alla presenza di canali, argini e fossi. Gli elementi antropici tipici del paesaggio e ancora presenti sono: un sistema complesso di canalizzazioni, la presenza di sistemi idraulici tipici della bonifica (casse di espansione, sollevamenti ecc.), la presenza di culture a pioppeto di tipo estensivo ed insediamenti agricoli organizzati per vaste proprietà, con corti e ville padronali. Nella pianura Padana tra l’appennino e la riva destre del fiume Po, i monaci misero a cultura i prati con trifoglio ed erba medica per nutrire le mucche ed ottenere così il latte per la produzione del Parmigiano Reggiano. Accanto ai grandi monasteri e possenti castelli tra il XVI e il XX secolo si svilupparono i primi caselli, piccoli edifici a pianta quadrata o poligonale, ancora visibili nelle campagne, dove avveniva la lavorazione del latte. Questo paesaggio tipico dell’ambito agricolo-produttivo e di allevamento può essere suddiviso nel paesaggio della Pianura e dell’Alta pianura, differenti per gli elementi fisici, biologici ed antropici presenti: Pianura: _Elementi fisici: grande evidenza dei conoidi fluviali (corpi sedimentari costituito da un accumulo di sedimenti clastici) e presenza di fontanili _Elementi biologici: la fauna della pianura è prevalentemente presente nei coltivi. Sono presenti esemplari isolati, in filari o in piccoli gruppi, di pioppo, farnie, aceri, frassini, ecc. _Elementi antropici: tipici di questo paesaggio sono i centri storici murati ed impianti urbani rinascimentali; si riscontra la presenza di ville con corredo pregevole di verde arboreo; infine il sistema infrastrutturale della via Emilia e il sistema insediativo ad alta intensità di Reggio emilia appartengono a questo paesaggio. Alta Pianura _Fisici: La morfologia del territorio è definita dall’andamento ondulatorio dei terreni. Sono presenti insediamenti sparsi, all’interno di un’area agricola fiorente di antichissima tradizione _biologici: sono presenti biotipi boschivi di alta pianura, la fauna è specifica nei corsi d’acqua e nei sistemi boschivi ad essi connessi. La ricca estensione di boschi abbonda di mammiferi predatori di piccolo taglio. _antropici: sistemi delle ville storiche (villa Corbelli, Villa d’Este, Villa Barchi, ecc.); borghi storici, case a torre, viabilità storico-panoramica e sistema dei Castelli Matildici.

Dal punto di vista delle caratterizzazioni ambientali si può fare riferimento al quadro conoscitivo del PTCP (Piano Territoriale di di Coordinamento della Provincia) del 2010. è possibile individuare le aree caratterizzate dagli Agrosistemi umidi, gli ecomosaici della transizione pedocollinari (nel PTCP presentati come Agrosistemi dell’alta pianura a rii incisi), su cui si sviluppa l’oasi faunistica del parco del Crostolo, e gli agrosistemi parcellizzati pianiziali che avvolgono l’area urbana. Su questi sistemi di paesaggio è possibile sovrapporre gli ambiti fluviali, costituiti dai parchi fluviali del Rodano, Crostolo e Madolena, e dai loro cunei verdi (territori periurbani prevalentemente rurali che collegano i parchi e si inseriscono nel tessuto urbano).

Lo studio LAND Milano, occupatosi della Consulenza per la strategia e pianificazione a livello territoriale, individua tre macroambiti di intervento nel territorio rurale del comune di Reggio Emilia: la Fascia di pianura, localizzata a 75


Progetti ed interventi sull’area rurale

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nord del grande segno infrastrutturale del pacchetto AV ed Autostrada, la Fascia Infrastrutturale, delimitata dalla via Emilia e l’autostrada, ed infine a sud i Cunei di paesaggio. Ogni macroambito di intervento è caratterizzato da specifici indirizzi d’intervento. Fascia di Pianura Questa fascia ha come obiettivo dell’intervento la valorizzazione dei segni della bonifica. E’ un’ampia zona agricola della bassa pianura reggiana caratterizzata dalla presenza di numerosi canali di bonifica, pioppeti artificiali, depressioni umide e coltivi. Deve essere quindi tutelato e valorizzato la sua funzione agricolo-produttiva, potenziata la trama agricola attraverso sistemi vegetali lineari, devono essere realizzate aree verdi con funzione di filtro tra tessuto urbano e contesto agricolo, infine per il miglioramento della rete ecologica si auspica la tutela e rinaturalizzazione del sistema idrografico con impianti di specie arboree-arbustive. Questi indirizzi d’intervento sono finalizzati inoltre all’incremento della biodiversità ambientale poiché, nel corso degli anni, nella Pianura Padana l’agricoltura intensiva ha progressivamente eroso gli habitat naturali. Fascia Infrastrutturale: E’ un ambito periurbano caratterizzato dalla presenza di importanti assi infrastrutturali (TAV, autostrada, Tangenziale nord, ferrovia). Il paesaggio risulta quindi frammentato, con forte diminuzione della valenza ecologica dei suoli e forte perdita di produttività delle aree agricole. Negli indirizzi di intervento figurano la realizzazione del “Parco Calatrava” per la valorizzazione delle aree limitrofe alla stazione Av, la realizzazione di opere di inserimento paesistico ambientale degli assi di infrastrutture esistenti e la realizzazione di nuovi boschi urbani per la caratterizzazione dei vuoti urbani e quale filtro tra la città compatta e il territorio agricolo marginalizzato. Proprio all’interno di questa fascia si inserisce l’intervento oggetto della tesi. Cunei di Paesaggio: Queste aree a sud della via Emilia rivestono un particolare importanza sotto l’aspetto morfologico, geomorfologico ambientale e paesaggistico-territoriale, in cui le caratteristiche naturali si integrano con attività legate all’agricoltura. A ridosso del torrente Madolena si sviluppa il primo cuneo di paesaggio avente come vocazione la creazione di un parco agricolo, ovvero un paesaggio agro-alimentare di qualità. Deve essere promossa in questa area l’agricoltura ecocompatibile, la valorizzazione dei prodotti tipici e l’incentivazione dell’agricoltura biologica, deve essere incrementato il patrimonio arboreo-arbustivo soprattutto negli ambiti a ridosso dei centri edificati per l’incremento della biodiversità e devono essere valorizzati gli ambiti di pertinenza del torrente. Il secondo cuneo, corrispondente agli ambiti di pertinenza del fiume e del parco del Crostolo, ha come scopo la valorizzazione della linea d’acqua che entra in città. Gli indirizzi d’intervento per questa area si basano sul potenziamento e la valorizzazione del parco come sistema naturalistico-ambientale e ricreativo a scala intercomunale, e dei progetti ad esso associato, quale il sistema degli itinerari ciclabili tra Guastalla e le zone Maltidiche ed il potenziamento del ruolo di corridoio ecologico del parco. Infine l’ultimo cuneo, Parco dei boschi microclimatici, identifica nelle Reggiane il gate urbano di un nuovo paesaggio. Gli indirizzi relativi sono la realizzazione di nuovi parchi in stretta relazione con l’area delle Reggiane, dell’università e del fiume Rodano, con cui il parco progetto di tesi entrerebbe a sistema, la valorizzazione del territorio agricolo e i sistemi per la produzione di energia rinnovabile, l’incremento del patrimonio arboreo-arbustivo negli ambiti a ridosso dei centri edificati e interventi a livello di collegamenti ciclo-pedonali per migliorare la possibilità di fruizione del territorio agricolo. 77


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5.3 Il Verde urbano

Il verde urbano è stato oggetto di approfondita analisi ad opera dello Studio Binini di Reggio Emilia per la stesura del Piano del Verde. Un Piano del Verde necessita, infatti, di una base di conoscenze approfondite riguardanti lo stato del verde pubblico e privato attualmente presente: le caratteristiche e peculiarità delle differenti aree verdi, il loro livello di conservazione, la diffusione nel verde nel tessuto urbano, l’estensione, la presenza di elementi di pregio, l’individuazione dei nodi della rete ecologica cittadina, valutati anche rispetto al tessuto urbano ed a tutte le dinamiche coinvolte, nonché tutte le criticità presenti nel contesto urbano, rispetto alle quali un efficace progetto del verde può intervenire in modo importante e significativo. A seguito delle analisi sono stati individuati due ambiti di sviluppo specifici del territorio urbano: si tratta della sistemazione multiobiettivo dei viali di circonvallazione e di penetrazione e distribuzione urbana, e dell’area del tratto urbano del torrente Crostolo. La prima attività condotta per porre le basi dello studio, da parte del Gruppo Binini, è stata un’attenta ed accurata ricerca della documentazione esistente a cui è seguita un’approfondita analisi di campagna allo scopo di verificare l’effettiva consistenza delle aree a patrimonio. L’analisi di campagna ha portato alla valutazione di 950 unità ambientali, o celle omogenee, che sono state individuate cartograficamente e ad esse è stata attribuita una tipologia che rispecchia la loro funzionalità prevalente. Le indagini di campagna, effettuate durante le stagioni estiva ed autunnale, hanno permesso di effettuare sopralluoghi in 874 delle aree verdi all’interno della cerchia urbana del Comune di Reggio Emilia. Durante l’indagine, tuttavia, ben 41 delle 874 aree indagate sono risultate di proprietà privata ragion per cui questo gruppo di aree è stato escluso dai conteggi relativi al verde urbano di proprietà pubblica. Delle 833 celle omogenee, distribuite in 22 località, 629 sono localizzate nella località di Reggio Emilia. Le tipologie presenti nell’area urbana di Reggio sono: Parchi “Nel suo significato primario parco definisce una porzione di territorio generalmente coperta da vegetazione spontanea. In un’accezione più specifica, il parco può essere definito come un giardino esteso in cui prati e/o aree boscate ne sottolineano una forma ed un aspetto apparentemente più naturale che costruito. Un parco urbano è inteso come uno spazio verde pensato e realizzato per essere aperto alla fruizione ed accessibile alla popolazione proveniente da tutta l’area cittadina, dove ricercare una sorta di compensazione al traffico, all’inquinamento, al rumore ed all’alta densità edilizia e dove poter svolgere attività fisico-sportiva o di semplice svago. “ 79


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Verde arredo urbano Il verde di arredo urbano è rappresentato dai viali alberati, dai filari arborei di arredo stradale, dal verde di completamento dell’arredo stradale, da aiuole e rotonde spartitraffico, dal verde a servizio di aree residenziali e dal verde di arredo delle piste ciclabili. Verde funzionale Il verde funzionale, come dice il termine stesso, è rappresentato dagli spazi a verde pubblico realizzati in funzione di determinate e particolari esigenze. È possibile dunque distinguerlo in verde di pertinenza di strutture scolastiche, di impianti sportivi, di strutture ospedaliere, di zone cimiteriali, di aree di parcheggio, dell’aeroporto e negli spazi adibiti ad orti sociali. Agricolo Il sistema agricolo risulta caratterizzato da alcune aree localizzate nell’area periurbana di Reggio Emilia residuo delle passate pratiche agricole legate alla gestione rurale del territorio della bassa pianura padana. Tali aree risultano generalmente caratterizzate dalla presenza di prati monofiti di leguminose poliennali (prevalentemente erba medica in rotazione con cereali) e da piccoli lembi di terreno coltivati a vigneto. Altro verde Il sistema denominato Altro verde racchiude un eterogeneo complesso di aree verdi non assimilabili agli altri sistemi precedentemente individuati. Ad esso appartengono le aree di arredo verde legate agli edifici di pubblica utilità come edifici di culto, centri ricreativi ecc. e le zone incolte. Verde privato Nelle città il verde privato è costituito essenzialmente dai giardini delle aree condominiali e delle abitazioni private, generalmente di ridotta dimensione e con limitazioni dal punto di vista ecologico a causa della vicinanza di edifici, muri di cinta e superfici impermeabilizzate. Delle unità ambientali analizzate è stata definita una percentuale per ogni tipologia. Il Sistema Parchi risulta costituito da 133 aree che rappresentano il 15.96% dell’intero insieme di aree indagate nell’area comunale. Il numero di aree appare consistente nell’ambito dell’intera zona urbana di Reggio Emilia. Gli ambiti inclusi nel Sistema Parchi, come descritto nel capitolo dedicato alla metodologia, vengono suddivisi in tre tipologie: Parchi, Parchi di Quartiere ed aree con un cartello che le individua come Parchi (Cartello Parco), ma che hanno poche o pochissime dotazioni e sono più simili ad elementi di arredo verde stradale.

Ogni parco analizzato ed ogni cella omogenea è stata analizzata secondo particolari parametri ambientali la qualificano su un range di valutazione di alto, medio e basso: _Complessità biologica ed ambientale: Questa voce rappresenta la sintesi delle principali caratteristiche dell’ecosistema urbano e del loro esprimersi all’interno delle aree individuate. Le caratteristiche ecologiche dalle quali scaturisce la sintesi contenuta in questa voce sono di seguito descritte. _Biodiversità vegetale del sistema con riferimento prevalente alla biodiversità arborea _Diversificazione degli habitat. In questa voce si è inteso sintetizzare la presenza di ambienti con 81


caratteristiche differenti. In questo contesto un ambiente è un insieme di nicchie ecologiche più piccole che fanno riferimento a caratteristiche ecologiche simili. Ad esempio, un ambiente che si può differenziare nel contesto dei parchi urbani è quello che fa riferimento alle chiome degli alberi. Questo ambiente è in grado di ospitare specie animali differenti (prevalentemente uccelli) che trovano all’interno delle chiome rifugio, nutrimento e, talvolta, condizioni idonee alla riproduzione. -Grado di maturità del sistema. Un elemento fondamentale in ecologia è rappresentato dallo stadio di maturità degli ecosistemi. Questa componente sintetizza lo stadio di sviluppo degli elementi naturali di un sistema e consente di riassumere il concetto termodinamico della dissipazione dell’energia. L’ecosistema urbano è, per definizione, un ecosistema giovane, immaturo, che ha nella crescita e nel consumo delle risorse introdotte dall’esterno (sistema eterotrofo) le sue caratteristiche principali. I sistemi naturali, invece, si possono facilmente classificare a seconda del loro livello di maturità. La caratteristica principale di un sistema “giovane” è che la maggior parte dell’apporto energetico viene utilizzato per l’accrescimento e solo una minima parte per il mantenimento e lo sviluppo, mentre nei sistemi maturi (climax) molta dell’energia prodotta o acquisita dall’esterno viene utilizzata per il mantenimento e per lo sviluppo. _Ruolo ecologico: Il ruolo ecologico può essere inteso, in linea generale, come il ruolo di una specie o di un elemento biologico complesso (vegetazione naturale o seminaturale negli ambiti extra-urbani, parco pubblico in ambienti urbani) all’interno dei flussi energetici che caratterizzano gli ecosistemi. Questo ruolo, nel caso di sistemi come i parchi urbani (o, più in generale, di tutte le aree analizzate nel presente studio) è prevalentemente di natura connettiva. _Percentuale di impermeabilizzazione: Questa voce risponde alla necessità di individuare la permeabilità del suolo nelle aree verdi della cerchia urbana. L’impermeabilizzazione del suolo, oltre a rappresentare un indicatore dell’inaridimento del suolo stesso in seguito all’impatto antropico, rappresenta uno degli indici che possono indicare sinteticamente come l’intervento dell’uomo abbia modificato e stia modificando le funzioni degli ecosistemi artificiali realizzati all’interno dell’area urbana. _Criticità: All’interno del campo “criticità” sono state inserite alcune valutazioni tematiche sulle condizioni di salute e/o gestionali delle piante e/o dei sistemi alberati (filari, nuclei arborei) delle aree verdi esaminate come ad esempio sesti di impianto, piante secche o morte, presenza di danni ecc. _Fruizione: L’ultimo elemento rilevato nella scheda sopra riportata contiene tutti quegli elementi che, in qualche modo, permettono la fruizione del parco/elemento del verde urbano da parte dell’uomo.

Per quanto riguarda la valutazione dei parametri ambientali del sistema parchi: Il Sistema Parchi presenta una complessità ambientale bassa in oltre il 50% dei casi, media in circa il 40% e alta in poco meno del 10% delle aree. Tale dato rappresenta la sintesi di una biodiversità floristica che spesso si presenta media o alta nei Parchi rilevati, ma anche di come molto spesso la diversificazione ambientale sia relativamente bassa se non in pochi casi. Infatti, spesso i nuclei arborei e arboreo-arbustivi non sono diffusi in tutti i parchi e anche le siepi arboreo-arbustive non sono spesse e articolate in modo tale da diversificare gli habitat in modo adeguato. Si rende necessario quindi nel nuovo parco oggetto di tesi puntare alla valorizzazione della complessità ambientale arborea ed arbustiva. 82


Il ruolo ecologico è basso in quasi il 70% dei casi e medio in un altro 30% mentre è risultato alto solo in 2 casi su 34. Anche questo giudizio si spiega facilmente considerando i cardini metodologici della valutazione del ruolo ecologico. Esso infatti interpreta le interconnessioni ecologiche dell’area nell’ambito della rete ecologica locale e pertanto deve essere inteso come la valutazione della qualità dei collegamenti tra l’area in oggetto e il sistema verde circostante. È chiaro che in un ambiente urbano le connessioni ecologiche sono spesso interrotte e frammentate pertanto il ruolo ecologico è raramente alto. Questo giudizio evidenzia come spesso le aree situate lungo le direttrici principali della rete ecologica sono naturalmente più connesse al sistema naturale periurbano e, quindi, come possa essere auspicabile migliorare la qualità di questi collegamenti per potenziare l’afflusso di nuova energia dai sistemi extraurbani dentro il sistema urbano. In molti parchi, benché il sistema si presenti gradevole ed accogliente da un punto di vista estetico, è stato evidenziato come le connessioni con la rete ecologica siano insufficienti pertanto è necessario ripensare i collegamenti tra le aree esaminate per migliorare la rete ecologica cittadina. L’impermeabilizzazione del suolo è bassa (giudizio alto) in oltre l’80% delle aree rilevate. Questo indicatore dell’impatto antropico sui normali flussi idrici del suolo e, di conseguenza, della funzionalità degli ecosistemi, evidenzia una situazione relativamente positiva. Il giudizio relativo alla fruizione è basso in circa il 15% dei casi e alto solo in circa il 55% delle aree. Considerando i parcheggi presenti nell’area dello stadio Mapei, nochè quelli di nuova costruzione nel comparto, si ipotizza che la fruizione del nuovo parco sarà elevata.

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5.4 I benefici del verde

La presenza del verde nelle città è segno di civiltà e sviluppo, questa infatti rende più riconoscibile e desiderabile un luogo urbano riducendo gli impatti delle aree urbanizzate e le ricongiunge all’ambiente circostante. In particolare assume differenti ruoli assolvendo cinque categorie di funzioni: le funzioni igieniche svolte dalle componenti vegetali in relazione ai diversi elementi ambientali; funzioni ecologiche di conservazione della natura e tutela della biodiversità; estetiche di abbellimento e valorizzazione dei luoghi; urbanistiche che differenziano in base alla localizzazione delle aree verdi nella città e funzioni sociali assolte da parchi e giardini come luoghi di relazione ed incontro. Dal punto di vista della riqualificazione igienica, l’inserimento di aree verdi diffuse assicura effetti positivi sulla qualità del suolo, dell’acqua, dell’aria e del clima. L’area di progetto è delimitata a nord dell’asse autostradale che produce un elevato inquinamento atmosferico ed acustico. L’impostazione del nuovo comparto urbano su un nucleo verde è una prima soluzione che lenisce le problematiche derivate dalla presenza dell’autostrada ed in generale dell’inquinamento urbano. Per quanto riguarda il miglioramento della qualità dell’aria, il parco assicura due azioni combinate: grazie alla fotosintesi le piante assorbono e metabolizzano le sostanze inquinanti gassose presenti nell’aria e, agendo come filtri purificatori, intercettano e assorbono i contaminanti gassosi trattengono il particolato mediante i peli e i composti cerosi della superficie del fogliame o la rugosità del tronco e dei rami. Dal punto di vista acustico la vegetazione agisce come barriere i cui risultati variano all’aumentare dell’altezza e della densità del fogliame.

Inquinamento acustico nell’Area d’intervento Valsat comparto ar 2 (PSC 2011)

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L’elevata concentrazione di parti asfaltate ed edificate portano ad un assorbimento di energia solare maggiore del 10% nelle aree urbane rispetto ad aree vegetate. Il verde in città assume una valenza termoregolatrice attraverso il rilascio di umidità nell’aria, l’ombreggiamento è l’assorbimento della radiazione visibile dei raggi solari, limitando il fenomeno dell’isola di calore.

Per quanto riguarda le funzioni ecologiche, il nuovo parco lineare funge da collegamento tra le aree verdi puramente urbane e la campagna limitrofa. A poche centinaia di metri a nord ed a est dell’area d’intervento è localizzato il parco del Rodano, uno dei tre parchi fluviali ( da est a ovest e rii sono Rodano, Crostolo e Modolena) che attraversano il territorio comunale da nord a sud. L’insieme di questi parchi, delle loro aree limitrofe definite come ambiti di cintura-cunei verdi ed altri corridoi primari che tra loro li collegano, rappresentano la rete ecologica comunale di Reggio Emilia. Un corridoio ecologico è composto da un adeguato insieme di habitat tra di loro interconnessi, che permettono lo spostamento della fauna e lo scambio genetico tra specie vegetali presenti; aumentando il grado di biodiversità. Il comparto dell’area nord rappresenta il nuovo margine della città, definendo via Petrella come confine alla campagna. La stessa strada definisce il limite di uno dei cunei verdi del parco fluviale del Rodano. Il Parco lineare quindi rappresenta il punto di contatto tra la rete ecologica vera a propria del comune ed il sistema delle aree verdi cittadine. Non essendo effettivamente un corridoio ecologico, il parco lineare si presenta come un’area verde plasmata artificialmente e con numerose attrezzature e microarchitetture interne, in cui però l’aspetto di biodiversità e notevole variazione delle specie botaniche presenti assume un ruolo fondamentale, allo scopo non solo di espletare le funzioni ecologiche ma anche estetiche del parco stesso. Dal punto di vista urbanistico inoltre il parco, come impostato nel metamasterplan, rappresenta una nuova centralità attrattiva nelle aree periferiche della città, proponendosi sia come area verde di qualità che come spazio di servizio pubblico dotato di attività sportive, ricreative, culturali e sociali al suo interno. Come sottolineato in precedenza le aree verdi sono fondamentali per l’organizzazione dei percorsi per la mobilità (percorsi pedonali, piste ciclabili, attuazione percorsi pedonali casa-scuola, viali alberati ecc...). L’intervento di conversione della linea ferroviaria a tranvia, di cui il parco lineare dell’area nord rappresenta solo una parte dell’intervento, assicura l’inserimento di un tracciato ciclo-pedonale in sede propria ed immerso nel verde che collega le Greenways, percorsi ciclo-pedonali naturali dei parchi fluviali, alla rete dei percorsi urbani. Assicurando uno spazio destinato ai pedoni ed ai cicli continuo, privo di ostacoli ed esteticamente piacevole rappresenta una spinta per la limitazione dell’uso degli autoveicoli.

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Masterplan del parco La gente potrebbe non venire nei parchi non perchè siano arcaici, ma piuttosto perchè vi sono luoghi che attirano di più. I parchi allora nono possono più essere esperienze isolate, staccate dalla città, ma dovranno riuscire ad integrarsi col tessuto urbano, costituendo un sistema di forme e spazi direttamente legati alle attività urbane: città e parco potrebbero divenire inseparabili; privi di una linea di demarcazione. il parco contemporaneo non è un rifugio della cruda realtà della vita urbana, ma piuttosto una celebrazione dell’urbanità di ciò che abbiamo creato.

6.0

(Paul Friedberg architetto paesaggista, membro della giuria concorso parco della villette)

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6.1 Strategia applicata

Per la progettazione del Masterplan del parco lineare dell’area nord si è reso necessario intervenire su alcuni aspetti del Metamasterplan dell’interno quartiere, essendo il parco il nucleo centrale nell’intervento. Rispetto alla definizione iniziale del metamasterplan sviluppata all’interno del laboratorio di Sintesi, sono state attuate alcune modifiche morfologiche dei bordi funzionali del parco, dei collegamenti interni tra questi ed i differenti comparti nonchè sull’inserimento di funzioni specifiche nel parco stesso. Nel modificare il progetto iniziale sono state sempre mantenute le regole di base stabilite in origine e le prescrizioni dell’amministrazione. Per la definizione del Masterplan del parco è stato scelto di procedere secondo la strategia della sovrapposizione di layer. La suddivisione del progetto in differenti livelli d’informazione consente di mantenere una sorta d’indipendenza tra questi, col fine di denunciare apertamente le regole e i principi alla base del loro disegno: ogni differente layer, è stato progettato secondo regole geometriche e funzionali specifiche esplicate negli schemi proposti. Lo sviluppo di questa strategia è stato selezionato anche in seguito all’analisi di diversi riferimenti, tra cui i progetti per il parco de La Villette di Bernard Tschumi e del gruppo OMA costituiscono gli esempi più esemplificativi di questa strategia. Entrambi progetti per il grande parco a Parigi, il cui concorso si tenne nel 1982 concludendosi con Bernard Tschumi come vincitore, sono accomunati dall’uso della strategia del Layering.

Layers: layers reveal an order of information by means of superimposing levels of simultaneous knoleges. In a project, it is applied as method to mantain independence, fluctuacion and evolution of diverse facts and components that have been apllied. Oblivious in plan, layers also apply to elevation – the product of superimposing various facades into a whole (The Metapolis dictionary of advanced architecture, pag 392)

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Sovrapposizione layer progetto B Tschumi

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6.2 Riferimenti progettuali

In una delle sue interviste l’architetto Bernard Tschumi riconobbe come nel secolo XX si sia modificato il concetto di parco, che non può più essere separato dal concetto di città: non è più valida l’idea di Olmsted secondo cui “nel parco si suppone che la città non esista”. I nuovi parchi devono basarsi sulla cultura, sul divertimento e sull’educazione e non più sulla utilizzazione estetica e passiva. Questo concetto, oltre che agli aspetti progettuali della proposta di Tschumi, hanno influito moltissimo sulla concezione di parco lineare proposto per Reggio Emilia. Prima fase del progetto dell’architetto svizzero per il parco parigino fu la frammentazione del programma, esposto precisamente nel bando : le attività richieste sono distribuite su tutta l’area in una disposizione regolare di punti di intensità chiamati Folies. Queste rappresentano il primo dei tre differenti livelli/sistemi, ovvero quello dei punti, delle linee e delle superfici, che danno come risultato spazi e situazioni di dimensione e carattere variabile. Il sistema dei punti ovvero delle Folies è costituito da oggetti architettonici disposti in base ad una griglia regolare, ed offrono come comune denominatore tutte le attività proposte dal programma. Le Folies sono oggetti architettonici in acciaio che animano il parco e ne rappresentano una vero e proprio elemento distintivo, distribuiti omogeneamente nel parco svettano con il loro caratteristico rosso acceso. Il sistema delle linee rappresenta i movimenti: la griglia degli oggetti si pone in relazione con una più grande struttura, un sistema ortogonale di traffico pedonale che segna l’area. Vengono inoltre definiti gli articolati percorsi pedonali, progettati come privi di una precisa definizione geometrica. Infine il sistema della superfici che accolgono tutte quelle attività che richiedono larghe estensioni di spazio orizzontale.

Frammentazione del programma

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Sovrapposizione layer progetto Gruppo OMA

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Il progetto proposto dal gruppo OMA, guidato dall’architetto Koolhaas, si basa sull’ipotesi che il parco de La Villette debba essere differente dal parco tradizionale, mera replica della natura dotata di minime attrezzature. Il programma si dimostrava molto esteso rispetto l’area prevista, il progetto si presenta quindi come una densa foresta di strumenti sociali, attrezzati al minimo di elementi naturali. Considerando la possibilità che il programma parco possa variare nel tempo si rende fondamentale la flessibilità. Il progetto proposto si basa sulla sovrapposizione di 5 livelli differenti: le fasce, i confetti, accessi e circolazione, installazione e layer finale. Nel primo layer l’insieme del territorio è stato suddiviso in fasce parallele suscettibili ad accogliere le zone corrispondenti alle principali indicazioni del programma: giardini tematici, aree di gioco, giardini-scoperta, ecc. La soluzione a fasce fu selezionata poiché permette di ottenere “frontiere” tra il maggior numero di componenti diversi e garantisce, attraverso la permeabilità di ogni fascia rispetto a tutte le altre, futuri cambiamenti. Il layer dei confetti, corrispondente a quello dei punti di B. Tschumi, è costituito da elementi architettonici di piccole dimensioni (chioschi, spazi per giochi, punti vendita ecc) distribuiti nel territorio con una certa frequenza: sono posizionati secondo la regola di una griglia puntiforme che è calcolata matematicamente a partire dalla frequenza voluta; questo modo di procedere assicura delle sfere di influenza uguali ed una disponibilità ottimale delle attrezzature sul territorio. Si può notare come in entrambi i progetti, col fine di avere una equa distribuzione dei piccoli elementi architettonici, questi debbano essere disposti secondo una rigida e determinata matrice geometrico/matematica. Il terzo layer contiene le informazioni sulle vie di accesso ed il sistema di circolazione che alimenta tutti gli elementi del parco. Vi sono due diverse tipologie di percorso in base a che genere di fruitore. Un percorso è netto e rapido, l’altro più articolato che attraversa i fulcri interessanti del progetto. Si può notare quindi il modo in cui entrambi i gruppi di progettisti giungano alla stessa conclusione: è necessario permettere al fruitore di scegliere che genere di interazione voglia raggiungere col paesaggio parco e parallelamente convogliare generi simili di fruitori sui percorsi personalizzati. Il livello finale è composto da tutti quegli elementi troppo grandi o troppo importanti per poter essere ripartiti secondo una distribuzione sistematica. La rottura della regolarità geometrica rigida e il cambio di scala enfatizza gli oggetti architettonici mettendoli in risalto nel sistema unitario. Il layer finale sono le connessioni e localizzazioni che identificano i l’accesso del parco. L’aspetto naturale presente nel parco di Koolhaas è suddivisibile in 3 differenti categorie: _1 in alcune zone, il programma si fa esso stesso natura, predomina infatti la vegetazione sull’elemento architettonico. _2 Le cortine di alberature, che variano per altezza densità e trasparenza, parallele alle fasce generano successione di paesaggi determinando una diversa percezione dello stesso elemento in base alla direzionalità del percorso. _3 infine insiemi di vegetazione, progettati in scala dei maggiori elementi architettonici del luogo, a cui formano contrappunto bilanciando la composizione.

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6.2 Progetto del parco

Lo studio di queste applicazioni della strategia del layering mi ha permesso di individuare i layer fondamentali per il disegno del masterplan, nella sua fase conclusiva di realizzazione. Innanzitutto il primo livello di informazione è costituito dagli Accessi e Collegamenti Infrastrutturali che assicurano all’area Nord un elevato numero di possibili fruitori. Le infrastrutture permettono differenti tipologie di penetrazione nell’area di progetto. Gli accessi di ogni infrastruttura nell’area, generalmente opere architettoniche di spicco, si differenziano per complessità e numero. L’autostrada e la linea ferroviaria dell’Alta Velocità,, i cui tracciati sono tangenziali l’intervento, assicurano una penetrazione unica e localizzata ad un estremo del parco. Gli accessi, il parcheggio scambiatore e la stazione alta Velocità dell’architetto Calatrava, sono elementi di grande dimensione e forte impatto sull’intervento. L’assenza di collegamento diretto tra questi nodi infrastrutturali ed il centro della città o altri poli reggiani, obbliga i fruitori a procedere nell’area per fermarvisi, essendo essa stessa un polo attrattivo, o prendere altri mezzi di trasporto disponibili nell’area.

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La viabilità stradale principale, perimetrale al nuovo comparto, presenta molteplici assi di penetrazione di viabilità secondaria che terminano in punti logistici di parcheggio e deposito omogeneamente distribuiti. I punti logistici e le aree aperte limitrofe rappresentano degli accessi al parco ed i luoghi in cui automobilisti divengono effettivi fruitori del parco.

La linea tranviaria, attraversa il parco e il nuovo quartiere nel suo centro con due fermate all’interno dell’area d’intervento. L’importanza architettonica delle fermate e fondamentale: queste devono dialogare con il paesaggio mantenendo però un linguaggio unitario con tutte le fermate della nuova linea tranviaria.

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Infine il nuovo parco lineare diviene un elemento aggiuntivo della grande infrastruttura verde della città. Attraverso i percorsi ciclo-pedonali protetti in sede propria è collegato alla rete delle aree verdi del comune nonché al parco fluviale del Rodano. Gli accessi, essendo numerosissimi per favorirne la permeabilità pedonale del nuovo parco, non sono riconoscibili da elementi architettonici specifici. Il sistema parco è molto complesso, caratterizzato da elementi naturali, oggetti architettonici, percorsi e superfici disomogenee, e per questa ragione è stato quindi suddiviso in molteplici livelli di informazione. Sono stati rappresentati in questo layer solo l’area del parco pubblico e le vie ciclo-pedonali dirette che collegano il centro di Reggio Emilia al nodo intermodale ed al parco fluviale del Rodano.

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Il secondo layer è quello delle Microarchitetture presenti nel parco. Come negli esempi dei Confetti di Koolhaas e le Folies di Tschumi queste sono state distribuiti in tutta la superficie del parco secondo una regola geometrica rigida. Le microarchitetture dislocate nel parco accompagnano il percorso ciclo-pedonale parallelamente alla tranvia proseguendo per tutto il tratto di questa fino al cuore della città, evidenziano così l’unitarietà dell’intervento su tutta la traccia dell’ex linea ferroviaria, di cui l’area nord rappresenta solo una porzione. Dal punto di vista funzionale tra questi elementi architettonici è possibile distinguere quelli che, in base all’inserimento di una funzione specifica, in base ad aspetti morfologici e di localizzazione nel parco, sono stati eretti per soddisfare necessità proprie del parco, oppure sono espressione delle vocazioni funzionali e fungono da a sostegno dei comparti urbani adiacenti con funzioni accessorie e di servizio, oppure sono quegli oggetti che sottolineano il collegamento e la continuità del nuovo parco urbano al centro della città. I punti del parco in cui si sviluppano gli oggetti sono definiti dalla sovrapposizione di due griglie rigide: una griglia è costituita dal reticolo di centuriazione romana utilizzata per la definizione degli assi di viabilità secondaria e successivamente per tracciate i principali percorsi all’interno dei diversi comparti, la seconda corrisponde alla rototraslazione della prima in modo tale che un asse principale coincida con i centro del tracciato tranviario e l’allineamento dell’altro asse con alcune preesistenze. Con l’applicazione di questa regola geometrica gli oggetti vengono posizionali sugli assi dei percorsi principali mantenendo distanze costanti dal tracciato tranviario, nucleo del parco stesso.

Regola geometrica per la localizzazione delle microarchitetture

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Il terzo layer rappresenta le differenti tipologie dei percorsi presenti: i percorsi dei comparti, quelli perimetrali alle dense aree edificate e gli effettivi percorsi del parco. È il layer equivalente a quello delle linee per il progetto di Tschumi ed il terzo del gruppo OMA.

I tracciati delle percorrenze tra i nuovi fabbricati seguono la regola geometrica della maglia rigida. Come per la definizione dei tracciati degli assi di viabilità secondaria, la maglia geometrica a cui si fa riferimento è il reticolo di centuriazione romana di cui via Petrella rappresenta un asse superstite della centuriazione. I percorsi che attraversano il comparto sono gerarchicamente ordinati e possono essere differenziati in percorsi primari e secondari in base alle dimensioni e la posizione di questi. I differenti comparti sono collegati tra loro da percorsi trasversali. questi gerarchicamente sono paritari ai percorsi secondari di comparto.

Lungo il perimetro del parco sorgono alti edifici del bordo funzionale, le aree più densamente edificate di tutta l’area Nord. Secondo i principi alla base del Metamasterplan, questi fabbricati, che raggiungeranno i sei piani di altezza, conterranno le funzioni di spicco dell’area nord ed in particolare i piani inferiori conterranno esercizi pubblici assicurando quella permeabilità dell’edificato di bordo già espressa nel Matamasterplan. Al fine di rafforzare il concetto di vetrina del bordo, i percorsi perimetrali al lato del parco ne seguono il tracciato con dimensione variabile: data la misura minima di 3 metri è possibile giocare con dilatazioni e restringimenti entro un massimo di 8m di superficie. Si consideri questa fascia di 8 metri dal limite degli edificati come spazio aggiuntivo all’aperto “contaminabile” dalle funzioni presenti nei comparti. Per l’aspetto di permeabilità dell’edificato i percorsi perimetrali del parco proseguiranno anche all’interno del comparto incorniciando in ogni lato gli edifici del bordo.

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I percorsi interni dell’area verde centrale si differenziano innanzitutto per essere longitudinali o trasversali rispetto la direzione fondamentale del parco. I tracciati sono volutamente mai paralleli agli assi della griglia di centuriazione allo scopo di evidenziare la libertà di progettazione della zona parco rispetto la zona costruita.. I percorsi trasversali assumono il ruolo fondamentale di scansione del ritmo e rottura della superficie del parco e dei lunghi tracciati longitudinali, aspetto fondamentale già osservato in alcuni progetti di parchi lineari tra cui Madrid Rio e Parque Camì Comtal di Barcellona.

I tracciati longitudinali sono tre: il primo tra questi, e gerarchicamente superiore rispetto agli altri, perfettamente parallelo alla linea tranviaria ed ininterrotto, è il percorso più diretto e rapido che percorre il parco (e procede al lato della tranvia fino al centro della città); i rimanenti , caratterizzati da un disegno più fluido e complesso, sono i percorsi dei fruitori effettivi del parco, lambiscono gli oggetti architettonici presenti nel parco ed attraversano aree caratterizzate da differenti funzioni ed atmosfere

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Segue il layer degli Elementi Naturali. Diversamente dal progetto di Koolhaas, in cui l’elemento naturale appare quasi accessorio essendo nella sua visione La Villete una “foresta di strumenti sociali, attrezzati al minimo di elementi naturali”, a Reggio l’utilizzo del verde ha un ruolo fondamentale. Per elementi naturali si intende sia elementi di maggiori dimensioni come alberi e grandi arbusti, ma anche elementi che definiscono la superficie stessa del parco come distese di piccoli arbusti e manti floreali. Nel progetto della natura è possibile individuare linee curve e fluide che percorrono il parco. Queste sono definite dai lunghi filari degli alberi e della linea che definisce le superfici differenti. É stato fatto grande uso degli alberi ed arbusti di grande dimensione che non solo definiscono le linee principali del parco, comportandosi alle stregua di cortine vegetative, ma si presentano anche in agglomerati densi le cui dimensioni dialogano con l’edificato stesso. I luoghi in cui il filare uniforme diviene una foresta irregolare sono localizzati nei punti in cui la viabilità carrabile lambisce il parco. Questa scelta è stata determinata dal desiderio di suscitare una forte emozione all’arrivo dei fruitori: da un mondo prevalentemente di cemento si giunge ad un area in cui apparentemente il verde ha preso il sopravvento. Il perimetro del parco lineare è netto e definito dagli alti edifici del bordo funzionale. Questi fabbricati sono , per definizione del metamasterplan, caratterizzati dalla permeabilità dei piani inferiori, occupati sempre da attività pubbliche, e per questa ragione, come i percorsi perimetrali dal parco proseguono verso l’interno del comparto, allo stesso modo il parco stesso contamina l’interno di questi. Le aree aperte tra l’edificato si ipotizza che siano principalmente aree verdi dedicate però alle vocazioni specifiche dei comparti. Allo stesso modo la gestione e la manutenzione di questi sarà a carico dei privati e non più dell’amministrazione pubblica come nel caso del parco lineare.

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Infine l’ultimo layer, delle Atmosfere, analogo a quello delle superfici di Tschumi. Utilizzo la parola atmosfere poiché queste aree non sono definibili solo attraverso il modo in cui si presenta la superficie, per quanto importante questa sia, ma deve essere valutata anche la presenza o meno nelle vicinanze di oggetti architettonici aventi una determinata funzione, come i limiti di queste aree siano definiti, la compatibilità tra differenti aree limitrofe ed i comparti edificati. Grazie alle linee fluide disegnate degli elementi naturali, dai percorsi, sempre dal disegno mutevole del tracciato longitudinale per i fruitori del parco, nonché dai più rigidi percorsi traversali, si vengono a definire nell’area luoghi possono assumere quindi atmosfere e funzioni differenti. Queste aree, accarezzate dei percorsi, sono protette e definite dagli alberi e dal trasformarsi delle superfici. Considerando la vocazione funzionale dei singoli comparti è possibile definire quali siano i fruitori tipici delle aree limitrofe, ad esempio in prossimità del museo dell’infanzia e dell’area scolastica è probabile che i fruitori siano famiglie, bambini ed adolescenti, nell’area congressuale invece il range di età dei fruitori frequenti diviene più ampio ovvero tra i 20-65. Inoltre bisogna considerare che lungo tutto il parco si snoda il bordo multifunzionale dell’edificato che accomuna l’area nord ad un boulevard cittadino immerso nel verde, assicurando in ogni caso un mix di caratteri degli utenti. Definendo il fruitore tipico è possibile declinare ogni singola atmosfera secondo le necessità specifiche di questo mantenendo comunque una continuità di attrezzature (servizi, arredo, ecc.) e caratteristiche omogenee lungo tutto i percorsi longitudinali. Sono state individuate quattro categorie di Atmosfera definite dalla attività predominante eseguibile nell’area: Contemplazione, Relax, Socializzazione e Svago ed infine le aree il cui uso è indeterminato.

L’insieme di tutti questi layer, o livelli di informazione, permette di definire un masterplan unitario del nuovo parco lineare dell’area nord. Come detto in precedenza questo parco rappresenta l’esempio di come possano essere sfruttate le aree svincolate dai limiti di legge per la conversione da linea ferroviaria a tranvia. È fondamentale che il tracciato della tranvia sia accostato da percorsi ciclo-pedonali in sede propria e da una successione di aree verdi con lo scopo di assicurare un nuovo collegamento sostenibile dell’area nord al centro della città.

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masterplan

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6.4 Procedendo verso la città

Il parco lineare del nuovo eco-quartiere si sviluppa come una successione di atmosfere, ovvero luoghi con specifiche caratteristiche estetiche e morfologiche e aventi una declinazione funzionale determinata, che accompagnano il fruitore nel lungo percorso dal nuovo Nodo Intermodale al centro della città di cui questo parco lineare rappresenta la prima porzione. Lo sezione trasversale del parco non è più costante (30 m dall’ultimo binario) ma si restringe e dilata a seconda dei comparti urbani adiacenti che traslano rispetto la linea d’impostazione originaria parallela a via petrella: alcuni di questi rimangono invariati, alcuni altri a est della tranvia si muovono orizzontalmente spostandosi verso via petrella occupando parte dell’area lasciata a campagna. Questo però non determina l’aumento della superficie costruita in quanto la porzione di terreno sottratto alla campagna viene concessa al parco e non dedicata all’edificazione.

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Dal parcheggio scambiatore è possibile entrare nel parco a due livelli differenti: a livello del piano di campagna percorrendo il tunnel pedonale che permette il superamento della barriera autostradale provenendo dalla stazione, oppure a 6m di altezza proseguendo dalla stazione di servizio autostradale ad una piazza rialzata. Questa, opportunamente forata, permette la crescita di alcune alberature che collegano visivamente i due livelli. Il parco si appropria quindi anche della piazza ed il fruitore passeggia tra aiuole verdi e i rami delle piante, avendo la possibilità di osservare da un lato della stazione di Calatrava e dall’altro dell’asse verde diretto al centro della città. Nel parco sono presenti i numerosi percorsi che ne permettono la fruizione e l’attraversamento trasversale e longitudinale, che delimitano le diverse aree delle atmosfere presenti. Alcune di queste sono caratterizzate dalla presenza di sollevamenti tettonici, in alcuni casi con piantumazioni arbustive e floreali, in altri con essenze arboree ornamentali. Si susseguono poi le aree aperte ed attrezzate del parco in cui le microarchitetture assicurano l’inserimento delle funzioni che necessitano di edific

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Nel primo tratto del parco, compreso tra il comparto ricettivo e quello congressuale, si trovano i piccoli edifici della fermata del tram, un deposito bici e bike-sharing, un bar con adiacente un’area di pertinenza arredata, e la prima torretta di maggiori dimensioni con vocazione funzionale di centro informazioni e terziario avanzato a supporto dei comparti.

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Nel tratto successivo si incontra la prima grande prateria, utilizzabile liberamente per eventi, affacciata su uno specchio d’acqua. A questo tratto, compreso tra il comparto di vocazione sportivo-culturale e di formazione, appartiene anche l’ampio campo sportivo polifunzionale e le zone contemplative poste ad est della tranvia.

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Il fruitore procede nel terzo tratto (comparto residenziale e del museo per l’infanzia) con ulteriori aree contemplative, uno delle quali può essere tramutata in un piccolo orto botanico pubblico educativo, ed una seconda prateria che può essere declinata a parco giochi. In questo tratto sono presenti una piccola ludoteca e una sala espositiva pubblica

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Proseguendo verso il centro e superata la strettoia del parco dovuta al sottopassaggio stradale, protetto visivamente da alberature, si giunge agli ultimi due tratti (ad est della ferrovia comparto con declinazione alla valorizzazione agroalimentare e l’ultimo a sud RSA) contrapposti ad un denso filare alberato che cela un’area produttiva. Quivi si trovano la seconda fermata del tram, opportunamente posta adiacente al comparto che probabilmente si rivelerà il più attrattivo, degli orti urbani con a lato le microarchitetture che fungono da deposito degli attrezzi e uffici per la gestione di questi, un bar e ampie zone contemplative e di relax. Infine il fruitore può proseguire verso il centro della città con biciclette a disposizione del bike-sharing posto al limite sud del parco.

Quivi si trovano la seconda fermata del tram, opportunamente posta adiacente al comparto che probabilmente si rivelerà il più attrattivo, degli orti urbani con a lato le microarchitetture che fungono da deposito degli attrezzi e uffici per la gestione di questi, un bar e ampie zone contemplative e di relax. Infine il fruitore può proseguire verso il centro della città con biciclette a disposizione del bike-sharing posto al limite sud del parco.

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Gestione del parco

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La gestione di un parco pubblico da parte dell’amministrazione può essere organizzata in cinque macrotematiche che saranno separatamente affrontate: Illuminazione pubblica, Acqua, Rifiuti e Gestione del verde. Ognuno di questi temi corrisponde a dei costi che l’Amministrazione deve affrontare per il buon mantenimento del parco pubblico e per il suo effettivo utilizzo. Se durante la fase di disegno del parco si presta attenzione ad alcuni aspetti progettuali, tra cui ad esempio la scelte delle specie arboree e l’utilizzo di alcuni materiali rispetto ad altri, è possibile limitare i costi di gestione e manutenzione.

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7.1 Illuminazione pubblica

Per approfondire il tema dell’illuminazione pubblica si deve fare riferimento alle Linee guida operative per la Gestione degli impianti di iIluminazione pubblica, redatte da Ancitel Energia e Ambiente S.r.l. e cofinanziate dal Ministero dell’Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare, nonchè ai diversi progetti ed interventi realizzati a Reggio Emilia che fungono da esempio. Alla progettazione e manutenzione ordinaria/straordinaria dell’Illuminazione Pubblica provvede il Servizio Manutenzione. Il Piano d’azione per il miglioramento della qualità ambientale presentato dal Comune di Reggio nell’ambito del Patto dei Sindaci è stato promosso dalla Commissione europea a pieni voti. Tra le 46 azioni strategiche elaborate per ridurre del 20% le emissioni entro il 2020 (intervenendo in materia di mobilità, energia e rifiuti) si possono ritrovare anche interventi sui sistemi dell’illuminazione pubblica, alcuni dei quali già realizzati ed altri in fase di progetto, già precisamente programmati nel Piano Energetico di Reggio Emilia (approvato dalla Giunta Comunale di Reggio Emilia il 05-11-2008 ). Gli interventi sulla illuminazione pubblica agiscono su due diversi aspetti: -interventi volti all’ottimizzazione e regolazione della rete, eseguiti a partire del 2008 -adozione di lampade ad alta efficienze energetica. I benefici energetici degli interventi sulla pubblica illuminazione sono stati ovviamente determinati nei termini di mancati consumi di energia elettrica. Dovendosi occupare dell’illuminazione pubblica di un nuovo quartiere ed in particolare del parco lineare, è conveniente realizzare fin da subito un impianto altamente efficiente che assicuri minor dispendio energetico nel lungo periodo, anche a scapito di un maggiore investimento iniziale. Vi sono diverse tipologie di affidamento e gestione del servizio di illuminazione pubblica: _gestione diretta da parte dell’amministrazione _conferimento in favore di imprenditori o di società individuati mediante procedure ad evidenza pubblica (esternalizzazioni); secondo i diversi modelli procedurali di appalto di lavori e/o servizi, concessione di lavori e/o servizi, concessione di costruzione e gestione, project financing e finanziamento tramite terzi. _affidamento a società a capitale misto pubblico privato, il cui partner privato sia individuato a seguito di gara ad evidenza pubblica a doppio oggetto; _affidamento diretto a società a totale capitale pubblico corrispondente al modello in – house providing, ovvero una forma di gestione diretta dei servizi pubblici locali che le pubbliche amministrazioni adottano senza lo svolgimento di una gara a evidenza pubblica per la scelta del contraente. 139


Nel caso di esternalizzazione è possibile, e spesso necessario, appoggiarsi a società definite ESCo, ovvero imprese che finanziano, sviluppano, installano e gestiscono progetti rivolti al miglioramento dell’efficienza energetica ed al mantenimento dei costi relativi alla attrezzature installate a tale scopo. Una società ESCo si offre di sostenere non solo l’investimento ma anche il rischio tecnico connesso all’intervento e quello eventuale di un mancato risparmio, garantendo così il cliente nel modo più completo possibile. Vi sono già diversi esempi realizzati a Reggio Emilia con modelli ESCo tra cui il più importante, anche a livello nazionale, è il progetto pilota di efficientamento energetico in strutture di edilizia sociale realizzato dalla ACER di Reggio Emilia in un prefabbricato abitativo degli anni ‘80. Tra le diverse tecnologie attualmente in commercio è necessario fare una scelta basata sul principio dell’economicità e dell’efficienza. Le lampade, elemento vitale dell’elemento illuminate, si differenziano oltre che dalle caratteristiche costruttive anche da una differente efficienza luminosa che le rende più o meno adatte all’utilizzo in ambienti pubblici. Ad oggi, le lampade ai vapori di sodio rappresentano la più diffusa soluzione per l’illuminazione pubblica. Le sorgenti luminose utilizzate negli impianti di illuminazione pubblica per aree esterne devono possedere necessariamente alcune caratteristiche quali una buona efficienza luminosa, un’elevata affidabilità e una lunga durata di funzionamento nel rispetto della sostenibilità ambientale. Ora si possono analizzare le differenti tecnologie utilizzabili: Lampade a vapori di Mercurio: Le lampade a vapori di mercurio ad alta pressione sono state le prime nel tempo ad essere utilizzate in larga scala per l’illuminazione pubblica. Attualmente tali lampade non sono più installate e lentamente il loro utilizzo è sempre più ridotto. Il largo impiego fatto nel passato non ha tenuto conto della pericolosità e delle problematiche relative allo smaltimento delle sostanze chimiche contenute all’interno della lampada stessa come per l’appunto il mercurio. Tra i vantaggi di questa tecnologia vi è la caratteristica di buona efficienza luminosa, consumi molto contenuti, la notevole affidabilità, la buona durata di vita media e i costi di acquisto modesti. Tra gli svantaggi invece si annovera la scarsa qualità della luce emessa, i lunghi tempi di accensione e la presenza di una sostanza tossica ed inquinante Lampade a vapori di sodio a bassa pressione La lampada al sodio bassa pressione è stata la prima lampada a scarica in gas, introdotta nel 1932, ancora oggi rimane la sorgente luminosa migliore in fatto di efficienza luminosa. Questo tipo di lampada oltre a contenere sodio ha al suo interno anche piccole quantità di gas inerte, generalmente neon. Ha il vantaggio, in caso di spegnimento accidentale, di potersi riaccendere entro poche decine di secondi o al massimo qualche minuto. Questi tipi di lampade vengono scarsamente utilizzate a causa del colore emesso (si vede solo giallo) e sono installate soprattutto in zone industriali, depositi, svincoli stradali o in distributori di carburanti fuori città. Tra i fattori positivi vi è appunto l’elevata efficienza luminosa, la buona resistenza alle variazioni di temperature dell’ambiente, la buona durata di vita media e la rapidità di riaccensione a caldo. I fattori negativi sono la luce gialla accentuata, il lungo periodo di messa a regime, ed il costo elevato. _Lampade a vapori di sodio ad alta pressione Le lampade ai vapori di sodio ad alta pressione costituiscono l’evoluzione della tecnologia ai vapori di sodio a bassa 140


pressione. Vengono privilegiate nell’illuminazione stradale in quanto permettono un buon risparmio di energia, pur presentando un buon indice di resa cromatica. La sostituzione di lampade al mercurio con questa tecnologia permette un risparmio di energia di circa il 40-50%. Vantaggi: ottima efficienza luminosa, consumi molto contenuti per la versione standard, buona durata di vita media e la possibilità di regolazione del flusso luminoso. Svantaggi: Tempo di messa a regime relativamente lungo (circa 5 minuti), decadimento luminoso fino al 30% , tempi di riaccensione oltre il minuto e modesta resa dei colori (Luce gialla accentuata). Lampade a ioduri metallici: Sono lampade a vapore di mercurio nelle quali sono stati introdotti ioduri metallici come cadmio, indio, tallio, che permettono di ottenere un notevole miglioramento della resa cromatica emettendo radiazioni distribuite lungo la banda della radiazioni visibili in modo da riempire le lacune dello spettro del mercurio. Hanno dimensioni ridotte, simili alle alogene, ma con un’efficienza e una durata di vita paragonabili a quelle delle lampade fluorescenti. Sono caratterizzate da un’alta temperatura di colore (luce bianchissima) e da un’elevata resa cromatica. Vantaggi: buona efficienza luminosa, buona resa cromatica, lunga durata di vita, ideale per esaltazione di statue e monumenti (miglior tipologia di luce bianca-brillante). Svantaggi: costo elevato, tempi di accensione prolungati superiori agli 8 minuti, emissione di raggi ultravioletti e decadimento del flusso più rapido. Lampade a LED: Le lampade a LED sono presenti sul mercato da alcuni anni e presentano fortissimi elementi innovativi di interesse. Il colore della luce utilizzata per l’illuminazione pubblica e stradale è bianco, simile all’emissione dei tubi fluorescenti, con differente tonalità . L’efficienza luminosa, inizialmente bassa, è andata via via incrementando, con ulteriori prospettive di crescita. Analizzando gli elevati valori di durabilità temporale installare tali tipi di lampade con elevato potenziale tecnologico costituisce nel lungo periodo un vantaggio economico e di garanzia del servizio. Lo sviluppo di dispositivi LED, capaci di coprire un ampio spettro di emissione dal verde fino all’ultravioletto, sta portando ad una rivoluzione nell’industria dedicata all’illuminazione, infatti l’introduzione di strutture ad elevata efficienza luminosa mira a rimpiazzare le sorgenti bianche comunemente usate per scopi generali d’illuminazione. I vantaggi nell’adottare la tecnologia LED per l’illuminazione generale è legato sia alla riduzione delle emissioni prodotte nella generazione di energia elettrica che alla eliminazione del pericolo di inquinamento da mercurio, contenuto nelle attuali lampade a scarica. vantaggi: elevatissima durata, minore manutenzione, assenza di sostanze pericolose, accensione a freddo immediata, resistenza agli urti e alle vibrazioni, dimensioni ridotte, flessibilità di installazione e possibilità di regolare la potenza.

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Svantaggi: alto costo iniziale e efficienza luminosa con margini di miglioramento. Considerando i vantaggi e svantaggi delle differenti tecnologie si consiglia la scelta di lampade a LED per l’illuminazione pubblica del nuovo eco-quartiere. Inoltre, per sopperire al fabbisogno energetico per l’illuminazione del parco è consigliabile la realizzazione di sistemi fotovoltaici sulle microarchitetture presenti.

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7.2 Acqua

Nella macrotematica dell’acqua devono essere considerati gli aspetti di gestione delle acque meteoriche ed il fabbisogno idrico per irrigazione. La stima del fabbisogno idrico nei parchi e nei giardini è problematica rispetto a quella per le aree agricole, per le quali esistono metodi di calcolo ben consolidati, in quanto la particolarità delle coperture vegetali e la loro scarsa uniformità rende difficile adottare le metodiche per le culture agrarie. Nell’ambito urbano, caratterizzato da una notevole variabilità microclimatica, i problemi si acuiscono ulteriormente e la progettazione dei sistemi di irrigazione necessita uno studio ad hoc in base alla localizzazione e le specie arboree ed arbustive presenti. I Metodi di calcolo del fabbisogno idrico delle aree da irrigare si basano sul calcolo della evapotraspirazione (ET), valore indicante la perdita di acqua attraverso i processi contemporanei di evaporazione della superficie del suolo e di traspirazione delle piante. L’ET dipende da fattori metereologici, colturali, ambientali e dalle agrotecniche. I fattori metereologici influenzano prevalentemente la quantità di energia disponibile per la vaporizzazione e l’intensità della rimozione del vapore acque dalla superficie evaporante. Il più importante contributo energetico è quello derivante dalla radiazione solare, ma influiscono anche i movimenti orizzontali d’aria calda provenienti dalle zone circostanti (nel contesto urbano tale apporto può risultare cospicuo).

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I componenti dell’ET interni alla pianta (capacità di assorbimento, dimensione e forma delle foglie, caratteristiche della superficie fogliare quali peli, cuticola e anatomia, superficie traspirante, grado di copertura e stato sanitario) devono essere necessariamente valutati da botanici. La selezione di specie dalle minori o maggiori esigenze idriche, influirà quindi notevolmente sul fabbisogno idrico del parco. Sul tema specifico sono stati eseguiti diversi studi tra cui quello dell’Università della California, denominato progetto Wucols, per la definizione di una guida utile ai professionisti del verde per la selezione e il mantenimento delle piante sulla base delle loro esigenze idriche. In particolare per le numerose aree arbustive all’interno del parco la scelta deve essere ben oculata. Una volta selezionate, le differenti specie devono essere suddivise in base al loro fabbisogno idrico e, analogamente a quanto eseguito per la realizzazione dell’orto botanico di Padova, raggruppate per poter realizzare un sistema di irrigazione consono alle necessità.

Per la valutazione dei componenti esterni alla pianta, è possibile fare riferimento alla cartografia regionale realizzata dall’Arpa per i temi di evapotraspirazione potenziale e precipitazioni annue. Questi infatti possono essere utilizzati per comprendere se sia necessario progettare sistemi di irrigazione. L’unità di misura dell’ET è il mm, inteso come altezza della massa d’acqua evaporata e traspirata, oppure il m³/ha. Essendo un fenomeno climatico inverso a quello delle precipitazioni, per convenzione si usa il millimetro in modo da rendere la grandezza direttamente comparabile con le precipitazioni. L’evapotraspirazione potenziale, indicata con la sigla ETP o ETp, è un’astrazione, perfezionata nel 1955, che fa riferimento ad una condizione ambientale standard in cui non si considera l’incidenza dei fattori agronomici, biologici, pedologici e di una parte dei fattori climatici. La finalità di questa variabile è di rendere comparabili i valori di evapotraspirazione nello spazio e nel tempo. Il valore dell’ETP varia con le stagioni e il clima, ma è del tutto indipendente dalle colture e dalle tecniche attuate. Conoscendo entrambi i dati è possibile ottenere la cartografia del Bilancio Idroclimatico (BIC), ovvero la differenza tra le precipitazioni e l’evapotraspirazione potenziale (ETP), e consente di stimare le disponibilità idriche e le eventuali condizioni di siccità che hanno caratterizzato le diverse aree della regione nel corso dell’anno. Considerando i valori del BIC del comune di Reggio Emilia ed in particolare della zona d’intervento, si rende necessario ottimizzare l’utilizzo delle precipitazioni per sopperire al fabbisogno idrico per irrigazione e contingentare i prelievi di acqua dalla rete. Per quanto riguarda la gestione delle acque meteoriche, il Comune di Reggio Emilia ha deciso di dotarsi di linee guida di facile applicazione per l’Amministrazione e per i tecnici del settore, con l’intento di fornire un coordinamento per ciò che riguarda la gestione delle acque meteoriche in ambito urbano.

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Nei bacini idrografici naturali il deflusso superficiale è oltremodo variabile, con valori che tipicamente si attestano attorno al 20%-60% del volume totale di precipitazione. Nel caso di bacini urbani in prevalenza impermeabilizzati, invece, detta percentuale può raggiungere il 90%. Occupandoci di un parco pubblico in cui le superfici verdi sono maggiori rispetto a quelle pavimentate ed edificate, la percentuale di acque meteoriche assorbite dal terreno sarebbe ottimale, ciononostante è preferibile ideare interventi che possano aiutare i comparti urbani adiacenti allo smaltimento e che possano essere inoltre sfruttati per l’irrigazione. E’ ben noto che gli eventi meteorici estremi, che provocano portate di deflusso superiori a quelle che i sistemi fognari smaltiscono in sicurezza, possono dare luogo ad allagamenti o indurre rilevanti problemi qualitativi nei corpi idrici superficiali che solitamente fungono da recettori delle acque in eccesso. Di conseguenza, la corretta disciplina delle acque meteoriche e reflue che defluiscono nei bacini urbani, a causa delle precipitazioni e degli scarichi civili e produttivi, rappresenta uno dei punti cardine delle politiche di salvaguardia dell’ambiente e più in generale della qualità complessiva della vita nei territori urbanizzati. L’obiettivo che si pone l’Amministrazione quindi è una gestione sostenibile delle acque per contenere il deflusso superficiale delle acque meteoriche in ambito urbano, minimizzando l’impatto dell’urbanizzazione sui processi di evaporazione ed infiltrazione delle acque stesse. In tal modo si vogliono mitigare gli impatti negativi che insistono sul ciclo dell’acqua: - impatti sul regime idrico dei corsi d’acqua superficiali causati da immissioni di volumi idrici eccessivi in tempi brevi; - sovraccarico del sistema fognario in caso di piogge intense; - abbassamento falda freatica dovuto all’impermeabilizzazione del suolo; - impatti sulla qualità delle acque: in caso di sistema fognario misto gli impianti di depurazione non sono in grado di depurare la totalità dei volumi idrici recapitati. Considerando le connotazioni specifiche dell’area d’intervento, le linee guida dell’amministrazione si ipotizza l’applicazione di differenti tecniche di gestione: realizzazione di Vasche di raccolta e riutilizzo, che consentono sia di limitare l’immissione diretta delle precipitazioni nella rete fognaria e ne permette il riutilizzo a scopo di irrigazione, e la realizzazione di bacini d’infiltrazione di differenti dimensioni, per garantire lo smaltimento delle precipitazioni in sicurezza in caso di eventi meteorologici estremi, e l’utilizzo di pavimentazioni drenanti e permeabili.

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Per vasche di raccolta e riutilizzo si intende tipicamente vasche collocate in cortili privati ove vengono raccolte le acque provenienti dai tetti. L’acqua può essere riutilizzata per l’irrigazione ma anche per usi non pregiati all’interno delle abitazioni, prevedendo impianti di distribuzione separati. Un sistema completo è costituito da: serbatoio, filtro, pompa (solitamente centrifuga), rete di condotte con sistema di integrazione di acqua potabile (rubinetti contrassegnati come acqua non potabile), scarico di troppo pieno. Il troppo pieno è preferibile che sfiori verso un sistema d’infiltrazione e che la tubazione sia protetta dall’ingresso di eventuali animali o insetti. Se il troppo pieno è collegato alla fognatura occorre un sifone ed una valvola di non ritorno. La capacità delle vasche è tipicamente variabile da 2.000 a 5.000 litri. La soluzione delle vasche di raccolta è largamente praticata a livello internazionale e sicuramente rappresenta una soluzione di grande interesse per le zone affette da scarsità idrica. Nel contesto della Pianura Padana, in considerazione delle condizioni climatiche attuali e dei costi delle risorse idriche, la vasca privata di raccolta rappresenta ancora una soluzione non ideale dal punto di vista economico, che abbisogna quindi di incentivi per essere messa in pratica a causa dei suoi elevati costi di manutenzione. Questa è necessariamente frequente per prevenire il rapido deterioramento della qualità delle acque immagazzinate. E’ quindi necessario valutare se sia più conveniente prelevare dalla rete idrica cittadina. Come specificato in precedenza il trattamento delle acque di prima pioggia (i primi 5 mm di precipitazione di un assegnato evento meteorico su una superficie impermeabile dotata di rete drenante) per le aree con vegetazione non sarebbero necessarie, ma queste possono essere utilizzate per contenere i deflussi superficiali delle aree pavimentate dei comparti adiacenti. In particolare sono individuati nel parco tre aree per realizzare bacini d’infiltrazione nell’area del parco ed invasi di piccole dimensioni localizzati a ridosso delle strade secondarie. I bacini di infiltrazione sono invasi artificiali di profondità pari a circa 0,3-0,6 m che immagazzinano temporaneamente le acque meteoriche e nei quali viene piantumata vegetazione idonea a favorire il decadimento delle sostanze inquinanti. Le piante aiutano il sistema a trattenere gli inquinanti mentre le radici favoriscono la permeabilità del suolo, per cui contribuiscono ad aumentare l’efficienza del bacino stesso. I bacini di infiltrazione sono progettati per contenere acqua per un periodo di tempo che di solito non eccede le 4872 ore successive all’evento meteorico per prevenire lo sviluppo di zanzare e di odori molesti e nel contempo per preparare il bacino ad accogliere un eventuale nuovo volume di acqua prodotto da un evento meteorico successivo. Il loro scopo principale è quello di trasformare un flusso d’acqua da superficiale a sotterraneo e di rimuovere gli inquinanti attraverso i meccanismi legati alla filtrazione, l’assorbimento e la conversione biologica mentre l’acqua percola attraverso il suolo e la vegetazione. I bacini di infiltrazione vengono realizzati su terreni a elevata permeabilità (almeno 13 mm/h) e sono normalmente concepiti per servire superfici di drenaggio di elevate dimensioni. E’ inoltre consigliabile l’utilizzo quanto più possibile di pavimentazioni drenanti e permeabili, come per esempio nei parcheggi all’aperto, per ridurre le percentuali di deflusso superficiale.

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7.3 Gestione dei rifiuti

Altro tema da affrontare per la gestione di un parco pubblico sono i rifiuti, sia quelli prodotti dai fruitori sia i rifiuti verdi risultato della manutenzione del parco. Negli ultimi anni Reggio Emilia a promosso una politica di forte sensibilizzazione della popolazione alla raccolta differenziata dei rifiuti, che ha portato ad una diminuzione della produzione dei rifiuti urbani. Reggio e il suo territorio stanno affrontando da tempo la problematica dei rifiuti attraverso un modello avanzato di politiche che costituisce uno dei riferimenti a livello nazionale ed europeo e che si sostanzia in quattro fondamentali caratteristiche ed azioni: _raccolta efficiente e capillare _iniziative per la riduzione dei rifiuti alla fonte _riciclaggio e recupero dei materiali _efficace sistema di smaltimento. Questi capisaldi del modello collocano Reggio Emilia fra i primi posti per raccolta differenziata in Italia, fra i Comuni con più di 150.000 abitanti. In collaborazione con IREN EMILIA (nota Società del Gruppo Iren che opera nel settore della distribuzione del gas metano, della raccolta rifiuti e dell’igiene ambientale e coordina l’attività delle società territoriali dell’Emilia Romagna per la gestione operativa del ciclo idrico integrato, delle reti elettriche e del teleriscaldamento. ), il modello di Reggio è stato costruito su misura della città, ascoltando le esigenze manifestate dai reggiani, basandosi sulle diverse realtà territoriali, coinvolgendo e responsabilizzando le famiglie nella gestione dei rifiuti. Sono applicate tre tipologie di raccolta: _la raccolta differenziata domiciliare (porta a porta), realizzata da 64.000 cittadini che consiste nel suddividere le frazioni di rifiuto secco, organico, carta, plastica, vetro e lattine e sfalci in diversi contenitori; il sistema organizzativo è integrato da oasi ecologiche dedicate; _la raccolta differenziata capillare, realizzata da 100.000 abitanti che consiste nella diffusione, potenziamento e razionalizzazione dei cassonetti di medie e grandi dimensioni già presenti sul territorio per il conferimento dei diversi materiali (carta, plastica, vetro, organico) e l’attivazione del “Giro verde” (raccolta domiciliare degli sfalci e delle potature). In centro storico 13.000 abitanti seguono la modalità di raccolta differenziata capillare, integrata con impiego di soluzioni a scomparsa (stazione interrata di raccolta differenziata rifiuti) in zone di pregio architettonico; _sul territorio comunale sono presenti sei centri di raccolta, utilizzati sia dai cittadini che dalle imprese, dove si modo differenziato diverse tipologie di materiali; inoltre è attivo un servizio gratuito di ritiro ingombranti a domicilio.

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Tra le molte iniziative promosse per la gestione dei rifiuti, tra cui si può enumerare dal 2013 la partecipazione al progetto europeo NOWA, che ha portato alla elaborazione e realizzazione del primo Piano di azione per la riduzione dei rifiuti nella Grande Distribuzione e la progettazione di un “centro di riuso” che recuperi i materiali invenduti o riutilizzati, e la realizzazione del centro di riciclaggio REMIDA nel 1996. Il comune ha attivato anche l’iniziativa “Reggio Emilia Raccogli Ecologico”, promosso dal Comune di Reggio Emilia nel 2007, nasce una nuova proposta di raccolta differenziata del “rifiuto fuori casa”. Il progetto del Comune di Reggio Emilia e di Enìa Spa, ideato e realizzato da Fe.da. srl e Assoplast srl, è un nuovo modo di raccogliere i rifiuti pensato per i luoghi deputati ad attività ludiche,sportive e di ritrovo; vuole offrire,oltre al servizio di raccolta, un percorso di comunicazione, informazione ed educazione al fine di aumentare i risultati relativi alla raccolta differenziata. Con “Raccogli Ecologico” Reggio Emilia è stato il primo Comune in Italia a progettare un serviziodi raccolta differenziata pensato per il rifiuto prodotto fuori casa ed organizzato, oltre che attraverso la comunicazione, collocando contenitori specifici ed attivando una raccolta dedicata. Nel 2007 il progetto è stato attivato in 23 centri sociali della città, dove è stata promossa la raccolta differenziata di carta, vetro, lattine e plastica. Ogni centro è dotato di tre cassonetti stradali, uno per ogni frazione merceologica, identificabili dal logo di “Reggio Emilia Raccogli Ecologico”, nei quali conferire i rifiuti differenziati raccolti (ad eccezione dei centri sociali già serviti dal “Porta a porta”); i cassonetti sono svuotati secondo un calendario prestabilito. Una microarchitettura è quindi adibita a centro di raccolto dei rifiuti, in accordo con l’iniziativa di “Reggio Emilia Raccogli Ecologico”. Questa è strategicamente localizzata al centro nel parco e nelle immediate vicinanze dell’area sportiva, nonchè della grande prateria per gli eventi. Verranno poi localizzati vicino alle microarchitetture dei raccoglitori differenziati di piccole dimensioni. Questi saranno poi svuotati e il contenuto ricollocato dagli operatori nella microarchitettura addetta per poi essere trasferiti al centro di raccolta Iren a Mancasale o trasferiti al centro REMIDA una volta ne sia valutata l’utilità.

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Gli scarti verdi del parco, risultato della manutenzione di questo, sono invece accumulati e trasferiti dagli operatori al centro di compostaggio di Reggio Emilia nell’area di Mancasale fino al 2018 e successivamente, come previsto dal Piano regionale di gestione dei rifiuti in corso di approvazione, saranno trasferiti ad altri impianti nel territorio e l’area di Mancasale, oggi dedicata al compostaggio, sarà invece utilizzata solamente per le attività a ridotto impatto ambientale consistenti nella triturazione di sfalci e potature preliminari all’invio a recupero della materia. All’interno di questi impianti impianti si attua il processo di compostaggio degli scarti verdi provenienti dalla raccolta differenziata di tutta la provincia di Reggio Emilia attraverso i centri di raccolta e il servizio “Giro Verde”. Gli scarti vegetali, sfalci, cortecce e potature sono trasformati in compost che viene messo attualmente a disposizione gratuitamente nei Centri di Raccolta di Iren Emilia. La raccolta degli scarti verdi e la produzione del compost non è solo un’iniziativa attuata in quanto necessaria per raggiungere gli obiettivi di Raccolta differenziata previsti dal Codice Ambientale (>65% entro il 31.12.2012), ma è anche una attività avente sbocco commerciale. La produzione di compost a livello europeo ha subito negli ultimi anni un costante incremento, grazie all’estendersi della separazione dello scarto organico come priorità operativa nei sistemi integrati di gestione dei rifiuti. Si stima che in Europa siano circa 6.000.000 le tonnellate di compost commercializzate, delle quali ca. il 40% proviene dalla Germania che, con l’Olanda e l’Austria, produce il 70% del compost dell’UE. La produzione annuale di compost in Italia (stime riferite agli anni 1999 e 2000) si attesta tra le 500 e le 600.000 tonnellate. Il prodotto viene interamente collocato sul mercato dei fertilizzanti in modo diversificato: _il settore del florovivaismo, ovvero la cessione di compost sfuso all’industria dei fertilizzanti che confeziona (in miscela con torbe ed altro) e vende all’utenza hobbistica presso la grande distribuzione e presso garden centers è da sempre considerato il settore più interessante, sia per i prezzi spuntati che per la necessità di prodotti nazionali alternativi alle torbe; _la vendita al minuto presso l’impianto, interessa quantitativi non rilevanti di compost consegnato sfuso all’hobbistica o al giardiniere, che trova comodo approvvigionarsi di ammendante in vicinanza dei siti di impiego; _uno sbocco commerciale che sta assumendo un’importanza sempre crescente è il conferimento di compost presso aziende agricole per impiego come ammendante al fine di ripristinare la fertilità ordinaria delle colture in pieno campo.

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7.4 Gestione del verde

La gestione del verde pubblico comporta dei costi relativamente ridotti al mq, ma se valutati su tutte aree verdi comunali, costituisce una buona percentuali delle uscite dell’amministrazione pubblica. Per questa ragione è essenziale valutare attentamente quali costi comporta la realizzazione e la successiva manutenzione di un parco di così grandi dimensioni. Generalmente il costo di gestione del verde è compreso tra l’1 e il 2,5% dei bilanci comunali, assai inferiori alla media del 4-5% delle città europee. Il modello di gestione del verde a Reggio Emilia, che comprende la manutenzione ordinaria e straordinaria non solo del verde ma anche degli arredi urbani, delle pavimentazioni e dei percorsi presenti nell’area, è di tipo misto che prevede una gestione diretta da parte dell’amministrazione e l’esternalizzazione a soggetti esterni. In particolare le aree verdi a Reggio Emilia sono gestite la maggior parte indirettamente dall’amministrazione appaltando la manutenzione a a ditte, a seguire come percentuale delle aree verdi totali sono le aree con manutenzione a carico di associazioni, cittadini e volontariato, infine quelle legate ad altri servizi dell’amministrazione comunale.. L’ufficio che si occupa della gestione è l’Ufficio Verde Pubblico.

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All’interno del nuovo ecoquartiere, solo alcune delle aree verdi sarebbero di pertinenza dell’amministrazione pubblica. Innanzitutto le aree verdi all’interno dei differenti comparti urbani non sono da considerare del tutto di competenza comunale. E’ da tener presente infatti che Il verde dei comparti è di destinazione privata o semi-pubblica e, per questa ragione, la manutenzione ordinaria sarà a carico degli effettivi proprietari delle aree. Il parco lineare ed il verde stradale sono invece di pertinenza pubblica. Come accennato in precedenza a Reggio Emilia sono attivi diversi progetti che facilitano la gestione delle aree verdi di competenza pubblica: parte di queste aree sono infatti a carico di associazioni e cittadini che provvedono alla sponsorizzazione di queste. Per sponsorizzazione si intende l”adozione”di un’area verde o rotonda . Questa forma di sponsorizzazione prevede la realizzazione, cura e manutenzione dell’area identificata da parte del privato interessato; la visibilità dello sponsor è garantita con l’esposizione di cartelli ad hoc realizzati secondo il formato standard approvato. Prima dell’affidamento dello spazio, lo sponsor deve presentare un progetto che verrà successivamente approvato dal servizio comunale preposto. In questo caso specifico, le aree soggette a sponsorizzazione dovrebbero in ogni caso seguire il progetto generale del parco. La aree interessate da questa tipologia di gestione sarebbero quelle in prossimità delle microarchitetture e del percorso di bordo. Come verrà spiegato in seguito, il percorso a ridosso del bordo funzionale ha una una dimensione variabile dai 4 agli 8 metri, in modo tale che parte di questo percorso possa essere “occupato” dai negozi e dalle imprese che hanno sede negli edifici. Dando la possibilità di occupare il suolo pubblico per attività pubblicitarie, esposizioni esterne, aree arredate ecc. si determina un interesse diretto dei proprietari della buona gestione del verde, degli arredi e della pavimentazione. I privati quindi avrebbero direttamente a carico la manutenzione delle aree o soggetti al pagamento di un canone COSAP, canone per l’occupazione del suolo pubblico. Questa tipo attività di promozione conia sia l’interesse di comunicazione del privato che lo stimolo al miglioramento nella gestione della cosa pubblica.

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Studio dei Percosi Nel disegnare un luogo, utilizziamo i materiali come trasmettitori tra l’idea ed il luogo. La superficie, questa sottile pellicola tra terra e cielo, costituisce lo spazio nel quale l’uomo si esprime, il reame dei suoi movimenti, e il luogo dove si ubica, il suo punto di contatto con l’universo; la superficie e è come un lenzuolo su cui dipingere e disegnare. L’uso che diamo ai materiali non serve solo per creare o riaffermare una identità, ma definisce inoltre un linguaggio proprio luogo, è risponde a bisogni e necessità. I materiali sono la superficie. La superficie riporta un linguaggio di simboli che leggiamo e cataloghiamo/rileviamo; individuiamo e enfatizziamo l’utile e l’inaspettato.

8.0

(Topotek 1, Rivista a+t, n. 25 pag 36)

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I numerosi percorsi presenti nell’area di studio possono essere suddivisi in percorsi urbani e percorsi naturali. I percorsi di bordo, quelli trasversali che attraversano il parco ed infine i percorsi principali di comparto sono quelli definiti come “urbani” allo scopo di differenziarli dal quelli dai connotati e matericità più naturali. Per la pavimentazione dei percorsi urbani è stata scelta una pavimentazione in lastre di pietra di Luserna, allo scopo di recuperare la matericità tipica delle vie principali del centro storico, recentemente interessante da progetti i di riqualificazione urbana basati principalmente appunto su interventi sulla pavimentazione. In particolare i percorsi di bordo hanno una pavimentazione in lastre di pietra (40x60x6 cm) disposte con la dimensione maggiore parallela alla facciata degli edifici del bordo funzionale. Perpendicolarmente a queste sono inserite fasce di differente materiale che rompono l’omogeneità del percorso e ne scandiscono il ritmo. Queste fasce, realizzate con l’inserimento di lastre di calcestruzzo pigmentato lisciato a macchina, superando il tracciato del percorso di bordo e tramutandosi in camminamenti nel verde, convogliano l’attenzione del fruitore verso il parco. Alcune delle fasce inoltre attraversano gli edifici sottolineando la permeabilità totale del livello zero. I percorso di bordo presenta la dimensione della larghezza variabile, compresa da un minimo di 4m ed un massimo di 8m. Questa scelta progettuale è stata determinata dal voler dare la possibilità alle diverse attività, localizzate negli edifici del bordo funzionale, di “colonizzare” lo spazio esterno. Per queste attività quindi si presenta l’occasione di occupare lo spazio pubblico per poter organizzare eventi, esposizioni o semplicemente usufruire di uno spazio esterno opportunamente arredato.

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L’area interessata all’occupazione del suolo pubblico può essere limitata alla sola parte pavimentata o dilatarsi fino ad inglobare una porzione delle aree verdi contingenti. Questa possibilità crea benefici ovvi per le attività, che si trovano ad avere a disposizione un vero e proprio boulevard verde e beneficiano quindi dell’aspetto pubblicitario ed estetico di questo, ma anche per l’Amministrazione pubblica sulla riduzione dei costi di gestione. Le attività infatti vengono naturalmente rese responsabili della manutenzione del verde e degli arredi nella loro area di “pertinenza”, che può essere gestita direttamente da queste o indirettamente tramite il pagamento di un canone di occupazione del suolo pubblico. I percorsi trasversali, sempre facenti parti del gruppo dei percorsi urbano, sono realizzati in pietra allo scopo di mantenere l’omogeneità d materiale, ma le lastre sono sostituite da cubetti . La sezione tecnologica di questi percorsi è più semplice in quando viene eliminato il massetto in calcestruzzo, assicurando in questo modo una maggiore permeabilità del percorso a scapito però dell’aumento dei costi di manutenzione.

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I percorsi naturali, costituiti dal percorso principale longitudinale del parco e dei secondari dal tracciato più fluido, sono realizzati in terra battuta stabilizzata a calce. I percorsi in terra stabilizzata, in questo caso realizzata in 3 livelli, sono caratterizzati da un ridotto costo di realizzazione a scapito dell’aumento dei costi di manutenzione: il passaggio frequente dei pedoni e ciclisti, il dilavamento dell’acqua e gli agenti atmosferici causano la formazione di solchi ed irregolarità nel percorso che devono essere appianate preferibilmente al termine di ogni inverno. La tipologia di pavimentazione percorso longitudinale, che dovrebbe proseguire lungo tutte le aree liberate dalla conversione della linea Fer in tranvia fungendo da collegamento dell’area agli altri poli di eccellenza reggiani, proprio a causa dei possibili elevati costi di manutenzione potrebbe convertirsi in manto di asfalto nei tratti posti più a sud del parco. La scelta materica che viene fatta nel parco lineare di studio è dovuta alla volontà di creare un diretto rapporto tra questo percorso e quelli tipici dei parchi fluviali con il quale è in collegamento. E’ possibile definire una gerarchia tra le tipologie di percorsi presenti che definisce il metodo in cui avviene la variazione di pavimentazione. I percorsi del bordo funzionale sono quelli che gerarchicamente sono superiori e non vengono mai interrotti. Questi ed i percorsi principali di comparto hanno la stessa tipologia di pavimentazione e sono differenziati solamente dalla direzione delle lastre. Al secondo livello gerarchico corrisponde il percorso longitudinale naturale del parco, superiore ai percorsi trasversali, la cui pavimentazione si interrompe per assicurare la continuità materica del tracciato naturale. La variazione di materiale tra i percorsi naturali e quelli urbani è realizzata sempre in maniera netta, rispecchiando ovviamente la gerarchia. Allo stesso modo avviene la variazione del materiale nei punti di contatto tra i percorsi fluidi secondari del parco in terra e i percorsi trasversali, gerarchicamente inferiori e quindi interrotti.

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Elementi Naturali

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Trattandosi di un parco diviene fondamentale lo studio degli elementi naturali presenti. In particolare saranno approfonditi gli elementi naturali svettanti, che comprendono alberi ad alto fusto e arbusti di grandi dimensioni, di cui è specificata anche la scelta botanica delle specie. Diversamente, per gli elementi definiti come “superficiali”, intendendo per questa categoria piante e arbusti di piccole-medie dimensioni che costituiscono superfici verde nel parco, la selezione botanica non è affrontata in modo approfondito a causa della sua complessità che richiede competenze specifiche. Verranno però specificati il fine della presenza di questi nel parco e le caratteristiche sulla quale dovrebbe essere fatta la selezione. Gli elementi naturali vengono utilizzati nel progetto in quattro diverse tipologie di composizione: elementi naturali svettanti sono utilizzate per comporre filari alberati, cortine naturali o possono essere piantati isolati come focal point ornamentali; gli elementi di piccole dimensioni invece definiscono la “superficie” del parco, le diverse porzioni del parco risultano così nettamente definite dall’uso di questi elementi e poste a contrasto con il semplice manto erboso. Gli elementi naturali, sopratutto quelli svettanti come già descritto nella strategia di masterplan, realizzano tramite il loro allineamento e raggruppamento dei filari e delle cortine vegetali che suddividono il parco in aree caratterizzate da specifiche atmosfere. I manti floreali e le aree con piantumazioni di piccoli e medi arbusti fungono alla medesima funzione: hanno un valore ornamentale proprio e, grazie alla loro precisa differenziazione, definiscono i limiti delle atmosfere.

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Trattandosi di un parco diviene fondamentale lo studio degli elementi naturali presenti. In particolare saranno approfonditi gli elementi naturali svettanti, che comprendono alberi ad alto fusto e arbusti di grandi dimensioni, di cui è specificata anche la scelta botanica delle specie. Diversamente, per gli elementi definiti come “superficiali”, intendendo per questa categoria piante e arbusti di piccole-medie dimensioni che costituiscono superfici verde nel parco, la selezione botanica non è affrontata in modo approfondito a causa della sua complessità che richiede competenze specifiche. Verranno però specificati il fine della presenza di questi nel parco e le caratteristiche sulla quale dovrebbe essere fatta la selezione. Gli elementi naturali vengono utilizzati nel progetto in quattro diverse tipologie di composizione: elementi naturali svettanti sono utilizzate per comporre filari alberati, cortine naturali o possono essere piantati isolati come focal point ornamentali; gli elementi di piccole dimensioni invece definiscono la “superficie” del parco, le diverse porzioni del parco risultano così nettamente definite dall’uso di questi elementi e poste a contrasto con il semplice manto erboso. Gli elementi naturali, sopratutto quelli svettanti come già descritto nella strategia di masterplan, realizzano tramite il loro allineamento e raggruppamento dei filari e delle cortine vegetali che suddividono il parco in aree caratterizzate da specifiche atmosfere. I manti floreali e le aree con piantumazioni di piccoli e medi arbusti fungono alla medesima funzione: hanno un valore ornamentale proprio e, grazie alla loro precisa differenziazione, definiscono i limiti delle atmosfere.

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9.1 Selezione delle essenze arboree

La selezione delle essenze è stata guidata motivazioni estetiche-progettuali nonché dalla necessità di perfetta compatibilità della specie con il clima ed il terreno leggermente calcareo reggiano. Per assicurare quest’ultimo aspetto, le piante ad alto fusto e gli arbusti di grande portata sono stati selezionati tra quelli presenti attualmente nel comune di Reggio Emilia e quelli consigliati tra quelli autocnoni e non nel Regolamento del verde stilato dallo stesso comune. Questo è stato possibile grazie all’utilizzo delle informazioni raccolte all’interno del progetto CensiRE: il progetto ha lo scopo finale di realizzare un censimento botanico-fitopatologico degli esemplari arborei di competenza pubblica radicati nel territorio dei 45 comuni della provincia reggiana. o scopo del progetto è quello di costituire un database di informazioni utili alle singole Amministrazioni pubbliche per la gestione del loro patrimonio arboreo, anche attraverso l’utilizzo dello specifico “gestionale” associato al sistema. Contemporaneamente viene messo a disposizione delle persone eventualmente interessate l’intero patrimonio di informazioni ricavate dalle analisi sul territorio, in maniera tale che chiunque possa conoscere le piante della propria città. In particolare quindi per il comune di Reggio Emilia è stato possibile definire in percentuale, rispetto al totale delle oltre 6600 piante censite, quali specie sono presenti. Selezionando tra questi e tra alcune delle specie consigliate da diversi vivai localizzati in provincia si ha la certezza di compatibilità delle essenze. Differenti vivaisti inoltre sono stati contattati per avere maggiori informazioni sulle dimensioni delle piante ad alto fusto e degli arbusti al momento della loro piantumazione. E’ fondamentale infatti la consapevolezza che il parco si modifica nel tempo e sono necessari alcuni anni per il buon attecchimento delle piante e la loro crescita al fine di raggiungere la dimensione e l’aspetto ricercati nella progettazione. Sono state selezionate specie con rapida velocità di crescita con lo scopo di raggiungere nel breve tempo l’aspetto per i quali sono stati selezionati. Dal punto di vista ornamentale le piante ad alto fusto sono state selezionate in base alla loro altezza, portamento, specificità tipiche come la profumazione e le colorazioni del fogliame e fiori. Nelle tabelle successive sono riportate le informazioni generiche sulle essenze selezionate e le motivazioni che hanno portato alla loro scelta. Per la realizzazione dei filari alberati, la piantumazioni di alcune alberature singole dal forte valore ornamentale e cortine visive naturali sono state selezionate dieci essenze di piante ad alto fusto, con varianti di specie dalle differenti connotazioni cromatiche, e due con portamento arbustivo di grandi dimensioni. Per la realizzazione degli agglomerati densi di alberature, localizzate generalmente al termine dei filari nei punti in cui la viabilità stradale lambisce il parco, le specie selezionate posso essere liberamente sostituite con con le alberature disponibili dei vivai della zona, in quanto lo scopo è quello di realizzare una cortina visiva che separa nettamente l’area del parco e quella interessata alla viabilità secondaria di comparto. Tra i filari si possono distinguere quelli realizzati con specie tipiche per la realizzazione di filari stradali e per boulevard 179


urbani (Tiglio, Acero Campestre o ed Orniello), le cui specie selezionate sono tra quelle utilizzate per i viali reggiani, e quelli dalla particolare valenza ornamentale per la loro colorazione particolare in periodi determinati dell’anno, uno definito dall’alternanza di Alberi di Giuda e Susini di Pissardi, e uno dall’alternanza del Pero da fiore e del Ciliegio da Fiore. Le piante posizionate isolate, spesso in cima a sollevamenti tettonici, sono state scelte per il loro particolare valore ornamentale. La differenze tra la tipica colorazione stagionale di ogni singola specie e variazione, nonché le differenze di dimensioni e portamento di queste rende possibile la composizione di filari totalmente distinti. I filari infatti, dati dall’accoppiamento alternato di due specie, sono distinguibili tra loro e se ne può percepire il tracciato e la contrapposizione, anche a distanze elevate, funzionale alla definizione e delimitazione delle atmosfere. Le piante ad alto fusto e gli arbusti di grande dimensioni, coltivate in vivai in vaso o in piena terra, saranno trapiantate in zolla quando avranno raggiunto un’età ed una altezza sufficiente determinate dalle caratteristiche specifiche della specie. Sono state selezionate quasi tutte essenze dalla crescita rapida in modo tale che il trapianto possa essere fatto con alberature di ridotte dimensione limitando quindi costi di acquisto e trasporti. Per le informazioni relative a alcune essenze e all’altezza di piantumazione mi sono rivolta al Vivaio Simone Locatelli di Gattatico (RE) e all’ufficio del Servizio Parchi e Risorse forestali dell’Emilia Romagna. Essendo questo un progetto per un parco pubblico, l’amministrazione Reggiana potrebbe appoggiarsi ai vivai forestali della Regione per il recupero delle piante. La Regione Emilia-Romagna produce nei propri vivai forestali giovani piante di specie autoctone tipiche del territorio, che concede gratuitamente agli Enti pubblici per la promozione ed il miglioramento dei boschi, dell’ambiente naturale, della biodiversità e per la riqualificazione urbana, esclusivamente all’interno del territorio regionale tramite diverse iniziative tra le quali la diffusione del verde pubblico.

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9.2 Caratteristiche di selezione delle essenze arbustive

Come specificato in precedenza, per le specie arbustive non è stata definita una specifica selezione delle essenze presenti a causa dell’elevata complessità botaniche che questo comporterebbe. Innanzitutto, analogamente alle essenze arboree, la scelta deve essere guidata dalla perfetta compatibilità delle specie al clima reggiano, all’ambiente urbano (ovvero resistenza agli ambienti inquinati) e la compatibilità con il suolo leggermente calcareo dell’area. Successivamente la scelta è determinata dalle specifiche ornamentali: sono presenti due differenti tipologie di superficie arbustiva, la prima deve essere preferibilmente definita da arbusti e piante con colorazione principalmente verde e preferibilmente sempreverdi in modo tale da risaltare anche in periodo invernale, la seconda caratterizzata da specie dall’elevata valenza ornamentale su base cromatica. E’ possibile fare riferimento sempre al Regolamento comunale del verde per gli arbusti consigliati. Le piante, alcune delle quali poste su sollevamenti tettonici, devono essere piantumate densamente in file distanziate l’una dall’altra in modo tale che ne sia facile la manutenzione e sia possibile per i fruitori passeggiare tra queste senza necessariamente definire dei percorsi.

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PI ANT EADA MOT I VAZ I ONE SEL EZ I ONE

NOMEE SSE NZ A

CHI OMA

Alberatura di grandi dimensioni, tipica dei filari e Tilia x vulgaris /tiglio intermedio (specie boulevard urbani. Molto intermedia tra tilia platyphyllos altezza 14-20 m diametro 10- portamento raccolto, chioma profumato. Chioma fitta che estate frequentissima a reggio e la più bassa e 14 m regolare e fitta. assicura ombra. Ideale profumata tilia cordata) localizzata a ridosso delle strade principali.

Corteccia liscia e grigia da giovane, poi screpolata e g nerastra. Foglie caduche, semplici, alterne, larghe. picciolo, cuoriformi, lunghe 5-10 cm, seghettate ai ma accuminate all'apice, con base cordata, verdi e superiormente, bianco argentee e pelose inferiormen autunno diventano gialle o giallastre, ma in ogni caso troppo appariscenti. Fiorisce tra giugno e luglio, produc copiosi fiori ermafroditi molto profumati e amati dalle riuniti in numero di 7-10 in infiorescenze pe sormontate da una brattea alata e membranosa lung cm che successivamente viene coinvolta nella disper dei frutti operata dal vento. Fiori in luglio, giallastri, piccoli, odorosi, penduli, conte nettare velenoso per le api.

Alberatura di grandi dimensioni. Altamente ornamentale se trapiantato isolato in modo tale che se ne colga la maestosità e cedrus libani/ cedro del libano non sia limitato il suo sviluppo. Ideale anche come sfondo sempreverde di aree simil “bosco”

Il Cedro del Libano (Cedrus libani) è una co sempreverde estremamente longeva (ne esistono esem millenari) e ornamentale, appartenente alla famiglia Pinaceae. Il tronco ha la corteccia prima lisci a e b grigiastra, che poi con l'età si frantuma in piccole s brune o grigio hiaro. Aghi persistenti, brevi, cres raggruppati in ciuffetti di 20m o 30 e sono di colore v giallo scuro con linee bianche e cerose. I coni femminili eretti, circondati da ciuffi di aghi protettivi.

Alberatura fortemente ornamentale con foglie magnolia grandiflora/ magnolia perenni verde scuro lucido. grandiflora, obvata e stellata) Fiori grandi, molto profumati e di lunga durata

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AL T E Z Z A

PERI ODO MAG. DESCRI Z I ONE ORNAMENT AL E

portamento scalare, chioma Altezza 25-40m diametro 12- irregolare e fitta, con 4 stagioni caratteristica impalcatura 25 m orizzontale

corteccia liscia di colore grigio. Foglie persistenti, g semplici, alterne, dure, coriacee, oblunghe, a margine i con picciolo corto, strette, con apice e base accumina (var. Altezza 6-18 m diametro 10 portamento espanso, chioma primavera, estate colore verde cupo e lucenti sulla pagina superiore, vel m regolare e fitta e autunno e color ruggine sulla pagina inferiore. Fiori bianco a profumati, solitari, molto grandi, del diametro di 20 cm petali carnosi e di intenso profumo di limone; rassomig a gigli e fioriscono lungamente da giugno a ottobre.


DAL T OF UST O SVI L UPPO NOT E

grigio. Con argini, lisce nte. In o non cendo rapida e api, endule ga 4-6 rsione

SPE CI F I CHEDIPI ANT UMAZ I ONE

PORT AMENT O

Il suo polline è scarsamente allergenico, ma alcuni studi hanno dimostrate che la sua presenza in aree interessate La densità d’impianto è di 3 m lungo la fila e 4,5-5 m tra le dalla presenza di polline di altre specie altamente file. Trapianto in zolla con pianta di 160/180 cm di altezza allergeniche tende ad aggravarne gli effetti.

enti un

onifera mplari delle brunoscaglie rapida escono verdei sono

grandi intero, ata, di llutate rapida avorio, m, con gliano

conifera sempreverde a rapido sviluppo. Resiste alla siccità, si adatta alle atmosfere inquinate della città. Albero di notevole interesse forestale, utilizzato nei rimboschimenti e, isolato, come ornamento dei giardini. Per le sue I trapianti possono essere effettuati solo per piante di piccole caratteristiche è ideale come focal point isolato circondato dimensioni, non oltre i 50 cm di altezza. In seguito dal prato, oppure come sfondo sempreverde per specie più l’attecchimento non è altrettanto soddisfacente, tanto che basse, in ogni caso ha assoluto bisogno di spazio per alcuni esemplari smettono di crescere. Trapianto da crescere attorno a sé, anche se essendo uno dei cedri dalla coltivazione a vaso in zolla con pianta di 400/450 cm di crescita più lenta è possibile rimuovere le altre piante altezza circostanti solo quando effettivamente si rende necessario farlo.

Tra le diverse varietà di magnolia una delle più diffuse è certamente la magnolia 'grandiflora'. Proveniente dall'America del Nord è un albero maestoso sempreverde che può toccare i 20 metri e i suoi fiori sono grandi, bianchi e molto profumati. Abbiamo poi la magnolia 'obvata' che viene dall'Estremo Oriente e presenta dei fiori bianchi Nei primi anni di coltivazione le magnolie richiedono dei all'interno e rosa chiaro all'esterno. Di questa varietà poi sostegni per farle crescere dritte. La pianta andrà quindi esistono alcuni ibridi che invece hanno fiori lilla o rossi. La innaffiata regolarmente, soprattutto nei mesi estivi. Trapianto magnolia 'sargentiana' invece è di dimensioni più piccole, ha da coltivazione a vaso in zolla con pianta di 400/450 cm di foglie grigie e fiori rosa che sbocciano quando la pianta altezza giunge all'età adulta. In forma di arbusto c'è poi la magnolia 'stellata' che è di origine asiatica e può arrivare ad un'altezza di 5 metri. I suoi fiori sono per lo più bianchi ma in alcune varianti possono essere rosa. La specie stellata è perfetta per creare siepi e aiuole profumate.

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Alberatura ideale per filari delle strade secondarie e a ridosso dei percorsi di bordo. Acer campestre/ Acero campestre Specie molto frequente a Reggio Emilia e consigliata dal Regolamento del verde

Il tronco ha la corteccia a placche, di colore grigio-b Foglie caduche opposte, semplici, palmato-lobate in 3disuguali, con picciolo rossastro, a margine sinuato, co Altezza 8-12m diametro 4- Portamento espanso, chioma primavera,estate alla base, con apici rotondi; di colore verde scuro (più p 8m irregolare e fitta e autunno e pubescenti nella pagina inferiore), passante al giallo rosso in autunno. Fiori gialli riuniti in corimbetti sbocciano dopo le foglie in maggio. I frutti sono sa pendule, allargate in alto, di colore rossiccio.

Alberatura ideale per la realizzazione di filari di ridotte dimensioni. Ben compatibile fraxinus ornus / orniello con acer negundo per lo sviluppo radicale profondo e non espanso

La corteccia è grigio cinerea macchiata a chiazze chi lisce, sia nel tronco che nei rametti. Le gemme, sia q apicali che quelle laterali opposte, sono dello stesso cenere o rossiccie, che quando si aprono assolimiglia piccoli tulipani. Le foglie sono caduche, oppos imparipennate, formate da 5-9 (ma di solito 7) fogliol forma ellittico-lanceolata. Sono di colore verde chia glabre superiormente, verde spento e con peluria ruggine lungo la nervatura nella pagina inferiore, si tin Altezza 6-12 m diametro 4-6 portamento espanso, chioma primavera estate di giallo oro in autunno. I fiori che comp m regolare e fitta contemporaneamente alle foglie oppure subito dopo aprile e giungo in ogni caso), sono ermafroditi e diclam riuniti in vistose pannocchie dense e bianche. Sono numerosi e intensamente odorosi, con il calice a 4 laci 1 mm e la corolla formata da 4 petali lineari di 7-15 m frutto è una samara (cioè un achenio alato) oblu lanceolato, con un minuscolo residuo del calice alla lungo 2-3 cm, con unico seme (achenio) dalla se tondeggiante.

Alberatura ideale per realizzare filari dalla catalpa bignonioides/ colorazione particolare. selezionata aurea) Fioritura profumata

il tronco ha la corteccia marrone-bruno a scaglie. caduche, semplici, opposte, a forma di cuore, la ondulate ai margini, con picciolo, con apice acuto, cordata, di colore verde chiaro e glabre superiorm pallide e pubescenti nella pagina inferiore. Fiori bia riuniti in grandi pannocchio erette, sono profum punteggiati di rosso o di giallo in base ai petali e comp nel mese di luglio. Frutti penduli, simili a fagioli matura autunno e rimangono appesi ai rami nudi durante l'inverno.

catalpa

(var. Altezza 8-10 m diametro 8- portamento espanso, chioma estate autunno 10 m irregolare e fitta quasi sferica


bruno. -5 lobi ordate pallide lento o o al eretti; amare

iare e quelle grigio ano a ste e line di aro e color ngono paiono lento o (tra midati, molto inie di mm; Il ungobase, ezione

Foglie arghe, base mente, anchi, rapido mati e paiono ano in tutto

Albero che ama le esposizioni soleggiate, pur adattandosi all'ombra parziale. Preferisce le zone della pianura-collina, Nel caso della messa a dimora nei parchi pubblici le piante ma si adatta facilmente a vivere in città; vegeta su devono essere distanziate tra loro almeno 6 m, in quanto le qualunque terreno, sopratutto calcareo. E' adatta alla radici esplorano il terreno oltre le dimensioni della chioma. formazione di siepi naturali e per sottobosco.

L’impianto si effettua con semenzali di 2-3 anni o trapianti di 3-4 con distanze di 1,5-2 m sulla fila e 2-4 m tra le file, per albero adatto per filari e utilizzato per il rimboscamento. non privare le piante della luce abbondante di cui hanno L'Orniello è chiamato anche “frassino della manna”, in bisogno per svilupparsi. Il terreno va lavorato in profondità e quanto il suo tronco, mediante incisioni praticate, cola un le buche di impianto di solito sono 50 cm x 50 cm e succo giallastro, che essiccato costituisce la cosiddetta profonde altrettanto. L’orniello cresce velocemente all’inizio, manna. ragion per cui viene governato a ceduo. Trapianto in zolla con pianta di 160/180 cm di altezza

Tra le varietà di Catalpa segnaliamo: “Aurea” più piccola della specie tipica e dal fogliame vellutato color giallo oro in estate, adatta a giardini come esemplare isolato da associare eventualmente a una clematis La Catalpa viene usata come esemplare rampicante, o come sfondo a una bordura isolato in giardini pubblici, o come alberatura mista; “Nana” che arriva a 5 m di altezza per stradale, dove si fa notare grazie alla 3 di ampiezza, chioma globosa, adatta a copiosa fioritura primaverile.Trapianto in zolla strade e aree pavimentate;“Variegata con pianta di 160/180 cm di altezza purpurea” con foglie inizialmente di color porpora-marrone, che con il passare delle settimane diventano verdi e “Variegata” a foglie chiazzate sui toni dei gialli e verdi.

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alberatura ideale per la composizione di filari che spiccano per l'abbondante prunus cerasus l./ Amarena fioritura. Albero ornamentale consigliato nel regolamento del verde

5- 10m 2-4m dim

portamento espanso , chioma primavera irregolare e rada

8-10m 4-6 dim

Alberatura di terza grandezza che cresce abbastanza ro durante i primi anni, ha i rami eretti, rigidi e tozzi che vanno mai fuori forma anche in assenza di potature. bianchi, riuniti in racemi, sono molto simili a quelli de da frutto, sbocciano prima delle foglie e sono talm abbondanti che, nel periodo di fioritura, la pianta assom a una nuvola bianca; ai fiori seguono poi una miria portamento espanso, chioma primavera, estate piccoli frutti tondeggianti, dal lungo peduncolo, molto g irregolare e fitta e autunno dagli uccelli, ma la bellezza di questa pianta è nel fogl Le foglie sono ovate, di consistenza coriacea e lucide che fossero ricoperte di cera, il colore è verde luce fanno un ombra fitta. In autunno, prima di cader colorano molto presto assumendo caldi toni gialli, aran rosso così intensi che possono competere con Liquida styraciflua e Parrotia persica.

Alberatura ideale per realizzazione di filari dalla prunus cerasifera Pissardii/susino di 6-8m 2-4m dim caratteristica colorazione pissardi (variante del mirabolano) rosso violacea e che produce frutti commestibili

portamento espanso, chioma 4 stagioni irregolare e fitta

corteccia poco screpolata e nerastra; rami glabri, verda rossastri. Foglie caduche, semplici, alterne, ovali, picciolo, strette, con apice e base acuti, irregolarm dentellate ai margini, dapprima di colore rubino, poi r violaceo, infine purpureo in autunno. Fiori solitari, p numerosi e rosei; appaiono in marzo-aprile prima foglie. Frutti grossi, sferici carnosi e rossi con polpa d acidula e commestibile.

portamento espanso con primavera chioma irregolare e rada autunno

corteccia bruno-rossastra, rugosa e screpolata; rossastri. Foglie caduche, alterne, cuoriformi, larghe picciolo, a base cordata, apice ottuso, intere ai marg ed colore verde lucente superiormente e verde-azzurro pagina inferiore; in autunno assumono una tinta purpu Fiori ermafroditi in corti grappoli penduli, rosa-vio minuscoli e fittamente addensati, sbocciano prima foglie in aprile-maggio sui rami nudi e sul tronco.

alberatura ideale per la composizione di filari che spiccano per l'abbondante fioritura. Albero ornamentale pyrus calleriana/ pero da fiore non autoctono della regione ma consigliato nel regolamento

Alberatura fortemente ornamentale in primavera ed autunno rispettivamente per la colorazione dei fiori rosa- albero di giuda (cercis siliquastrum) violacei e il fogliame purpureo. Ideale se localizzato singolarmente.

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La corteccia è liscia, bruno-rossa, coperta di lenticell formano strisce circolari. Foglie caduche, semplici, al ovali, strette, con picciolo, con apice e base acuti, dent ai margini, lucenti, di colore verde pallido. Fiori bia riuniti in pannocchie peduncolate, presenti in aprile-ma I frutti sono drupe globose (più grandi della ciliegia) di c rosso scuro, succose, di sapore acidulo, con polpa ade al nocciolo. I frutti sono utilizzati per la preparazione marmellate, sciroppi, canditi e liquori. P

5-8m 3-3m dim


le che lterne, tellate anchi, aggio. rapido colore erente e delle

obusta e non I fiori el pero mente miglia ade di graditi rapida liame. quasi ente e re, si ncio e ambar

astri o , con mente rossolenta piccoli, delle dolce-

rami e con gini, di nella rapida urea. olacei, delle

Si adatta facilmente ad ogni clima e non ha bisogno di Vi sono tre varietà di alberi di amarene: la caproniana, particolari attenzioni, crescendo spesso anche in forma l’austera e la marasca, che producono rispettivamente le selvatica. Ama il sole, ma resiste anche alle basse amarene (o morasconi), le viscole e le marasche. Tutti questi temperature così come sopporta anche la siccità. Non ha frutti sono commestibili, ma rispetto alle ciliegie dolci hanno particolari richieste per il terreno, cresce adattandosi a un sapore più acido. qualunque tipo.

Di origine cinese, il Pyrus Chanticleer ha eccellenti La distanza ottimale per la piantumazione in filare è di 8m in caratteristiche ornamentali, ideale per i giardini privati, per i quanot lo spazio di espansione radicale normale è di 6m parchi e per i viali cittadin

Tra le varietà aventi foglie rosso-violacee e fiori rosa si ricordano Pissardii, Nigra e Thundercloud; affiancando cultivar a foglie verdi chiare o scure a quelle appena citate, nei giardini si crea un piacevole contrasto cromatico. albero ornamentale, si presta a formare viali nei giardini; si Relativamente al biricoccolo le varietà da frutto, di colore usa in formazioni cespugliose nelle zone boscose assieme giallo con sovracolore rosso, destinate al consumo fresco a ad altre specie e forma anche siepi naturali o sottoposte alla livello locale sono la Grossa Precoce, che matura da metà potatura. Trapianto in zolla con pianta di 160/180 cm di giugno a metà luglio al nord e nella prima metà di giugno al altezza centro, e la Pruna Cresammola, coltivata nella zona del Vesuvio, ha una drupa più piccola rispetto alla precedente e si raccoglie nella seconda metà di giugno.

L’albero di Giuda viene coltivato a scopo ornamentale nei parchi pubblici, nei giardini come esemplare isolato e per la formazione di alberature stradali in quanto possiede una fiori raccolti freschi si possono mangiare nell'insalata o buona resistenza all’inquinamento atmosferico. Nel caso della messa a dimora nei parchi pubblici, considerando le conservati sotto aceto notevoli dimensioni della chioma in fase adulta, le piante devono essere distanziate tra loro almeno 7-8 m. Trapianto in zolla con pianta di 160/180 cm di altezza

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alberatura fortemente ornamentale il primavera ed estate per la colorazione viola chiaro dei fiori dalla durata paulonia (paulownia tomentosa) prolungata. Si presta come essenza ornamentale isolata o in gruppi

alberatura ornamentale che forma boschetti impermeabili. Molto ornamentale per la sua fioritura anticipata e per i frutti di lunga durata e dal colore parrotia (parrotia persica) intenso, nonché per la forte colorazione autunnale Ideale per realizzare barriere naturali visive e acustiche.

Alberatura dalle ridotte dimensioni e elevato valore ornamentale per la colorazione rosa intenso dei fiori estivi. Ideale per la piantumazione vicino ai binari lagerstroemia/ lagerstroemia indica tranviari proprio in forza della sua dimensione. Risalta molto anche in inverso su sfondo dei sempreverde, trattata a siepe e come elemento singolo.

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portamento espanso, chioma primavera irregolare e rada estate

corteccia liscia e grigia, poi screpolata e nerastra; tortuosi e giallastri. Foglie caduche,semplici, opp larghe, lunghe 30cm, cuoriformi, a margine intero, ta trilobate, con lungo picciolo, con apice acuto, base co di colore verde scuro e glabre nella pagina supe grigiastre e pelose inferiormente. Fiori molto apparisce e colore viola chiaro, hanno un profumo simile a quello violette e contengono sostanze zuccherine. I fiori si for già nell'autunno precedente, passano l'inverno co aspetto cotonoso e rossastro, e sbocciano nel m successivo prima che si schiudano le gemme fogli frutto è una capsula legnosa brunastra persistente sui gran parte dell'inverno.

portamento espanso, chioma primavera Altezza 5-6 m diametro 4-6 regolare e fitta o portamento autunno m cespuglioso

corteccia liscia, grigio-verdastra che tende a sfalda placche con l'età, gemme piccole e marrone. caduche, alterne, lunghe 15 cm, ovali, ondulate ai ma con picciolo, larghe, arrotondate alla base, con apice a e di colore verde scuro intenso e glabre superiormente, p sulla pagina inferiore. Si tingono di cremisi e oro prim cadere. Fiori piccoli, portati a mazzi, compaiono in feb prima della comparsa delle foglie, in abbondanti ciu stami rossi, simili a quelli dell'olmo. Frutti gialli o aranci lunga durata simili a noci

10-20m mag di 10

2-5 2-3 diamestro

I rami dell’anno sono sottili, color verde-bruno. I perdono la corteccia fragile e sottile, giallognola con are scure, nel giro di tre anni circa, diventando lisci e c color grigio bruno. Le foglie decidue sono ovali, oblun obovate, lunghe da 2,5 a 7 cm, opposte o vertic semplici e a margine intero. Hanno le venature penn sono color giallo verde in primavera, poi verdi scure e l e infine, a seconda delle varietà, gialle , arancio o fuoco (o tutti e tre i colori a rotazione) in autunno. Di so portamento raccolto, chioma cultivar a fiori bianchi hanno foglie gialle in autunn estate e autunno irregolare e fitta fioritura è estiva, con numerosissime pannocchie termin fiori ermafroditi che a seconda delle cultivar vann bianco al rosso passando per tutte Ie sfumature del r viola. Il fiore ha il calice composto da sei sepali e la c composta da sei petali ondulati o arricciati innestati strutture fiorali da una lunga unghia sottile. I frutti capsule ovali o rotondeggianti lunghe circa 1 cm, bru persistenti sull’albero, ornamentali in certi casi, conte piccoli semi bruni lunghi 5mm circa. L’apparato radical è invasivo.


; rami poste, alvolta ordata eriore, enti di o delle rapida rmano on un maggio iari. Il i rami

arsi in Foglie argini, acuto, pelose lenta ma di bbraio, uffi di ioni di

fusti ee più chiari, nghe o cillate, nate e lucide rosso olito le no. La rapida nali di no dal rosa e corolla i sulle sono une e enenti le non

ornamentale

La Paulonia si presta a molteplici utilizzi come essenza ornamentale isolata o in gruppi, come frangivento per la densità della sua chioma, come barriera nei confronti dell’inquinamento dato dalle polveri, che la pianta riesce a fermare grazie alla peluria che copre le sue foglie. La bellezza della sua fioritura è indiscutibile, e dà il meglio se inserita in un contesto d’insieme esotico, accostata a arbusti come le azalee o i rododendri, e a rampicanti, come schizophragma hydrangeoides per esempio, che fioriscano nello stesso periodo. Bella anche circondata da grandi cespugli di ortensie in varietà oppure da grandi gruppi di kniphofia accostate a cultivar di Canna indica laddove il terreno lo consenta. Trapianto in zolla con pianta di 160/180 cm di altezza

albero ornamentale. Forma boschetti impenetrabili, in quanto Trapianto in zolla con pianta di 160/180 cm di altezza i suoi rami si incrociano e gli alberi separati si riuniscono.

La Lagerstroemia è una pianta di indubbio valore ornamentale, bella in tutte le stagioni compreso l’inverno quando i fusti lisci senza corteccia risaltano sul verde di eventuali sempreverdi retrostanti. Per le sue caratteristiche è adatta a far parte del fondo di bordure e siepi informali. trapianto da vaso a zolla con altezza 350/400 cm Anche come esemplare isolato in contesti molto piccoli risalta assai bene data la bellezza della fioritura estiva e dei colori autunnali. Può essere allevata in contenitori con ottimi risultati.

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Conclusioni

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L’obiettivo di questa tesi, a mio avviso raggiunto, era di proporre una visione di sviluppo futuro della città di Reggio Emilia in seguito alle grandi trasformazioni infrastrutturali ora in fase di realizzazione. I grandi interventi, come la realizzazione della stazione AV e il suo futuro completamento in nodo intermodale, ma anche i progetti delle Reggiane e la sistemazione di San Lazzaro, modificano inevitabilmente l’assetto stesso della città e, soprattutto, richiamando nuovi fruitori, grazie al miglior collegamento nell’area vasta ed i nuovi poli di eccellenza cittadini, creano l’occasione per modificare l’immagine stessa della città emiliana. In particolare la realizzazione del piano strategico delle infrastrutture ha messo in luce la necessità di riorganizzare tutta l’Area Nord, mettendo in atto una pianificazione ragionata e che rispetti tutti gli obiettivi della città sanciti dal PSC. Per questa ragione è stato proposto il progetto di un eco-quartiere, un progetto di sviluppo urbano e riqualificazione territoriale, che potesse essere di esempio per interventi futuri nella città di Reggio Emilia ed in Italia. E’ mia opinione che l’aspetto di forza del progetto sia l’attenzione posta alla scala urbana: sfruttare l’intenzione dell’Amministrazione di convertire la linea ferroviaria in tranvia rende la realizzazione dell’eco-quartiere e del parco lineare solo il primo passo per la realizzazione di un asse verde urbano, nuova porta della città. La mia scelta di proseguire sul tema dell’asse verde è stata determinata non solo dal forte interesse dimostratosi dal Parlamentino in sede delle presentazione del Metamasterplan, ma anche dalla mia attrazione per i temi ambientali e di come il paesaggio possa influire positivamente sullo sviluppo della città. Lo studio di questi temi ha determinato naturalmente lo sviluppo del progetto del parco. E’ infatti sempre stata una mia profonda convinzione come il contesto, sociale, geografico, storico e perfino ambientale, influiscano inevitabilmente sullo sviluppo progettuale di un intervento, tanto è vero che la maggior parte delle scelte che sono state fatte in corso della progettazione sono state determinate dall’analisi del contesto cittadino e comunale. Nella mia proposta progettuale ho cercato di far convivere il richiamo di questi temi e la progettazione del paesaggio, con la mia formazione più spiccatamente tecnica, visibile negli approfondimenti e nella impostazione generale sistematica della proposta.

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Bibliografia

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_Gausa M., Guallart V., Müller W., Soriano F., Porras F., Morales J., The Metapolis dictionary of advanced architecture. City, technology and society in the information age, Barcellona, Actar, 2003. _A cura di Landscape Architecture Europe Foundation (LAE), On site. Landscape Architecture Europe, Basel, Birkhauser, 2009. _Luciano Fonti, saggi di Luciano Fonti, Susanna Missori, Clorinda Pagano, Parchi Reti ecologiche e riqualificazione urbana, Firenze, Alinea editrice, 2006 _Cortesi I., Il Parco Urbano. Paesaggi 1985-2000, Milano, Federico Motta Editore, 2000 _Giorgio Blanco, Pavimentazioni in pietra, Urbino, La Nuova Italia Scientifica, 1995 _A cura di Binini Partners e il Comune di Reggio Emilia, Il piano del Verde del comune di Reggio Emilia, 2008 194


_Mariella Zoppi & co. , Progettare con il verde. 1. Verde di città, Firenze, Allinea, 1992 _A. F. Per, J. Arpa, The Pubblic Chance. Nuevos Paisaje Urbanos, Vitoria-Gasteiz, a+t ediciones, 2008 _Maurizio Carta, Reload: riattivare il capitale territoriale per reimmaginare lo sviluppo , Macerata, Quodlibet, 2012

Documenti ufficiali visonati

Documenti forniti dai professori del Laboratorio: -pdf: Appunti per la progettazione dell’area a sud della stazione Mediopadana_Comparto AR.2 -tavole di progetto: proposta per un’area di sosta e intercambio presto la stazione AV di Reggio Emilia, risultato della collaborazione tra l’amministrazione e lo Studio di Ingegneria Serri Guidetti -pdf: Appunti per la progettazione dell’area a sud della stazione Mediopadana -documentazione approfondita del progetto realizzato della Stazione AV -Nodo Mediopadano_Progetti e studi sull’Area: Visioni di città_Trattati e progetti di Romano, Morandi, Pucci, Oliva e Underscore. La cattedrale nel deserto_ Ingersoll Tavole Progetto RETE_Reggio Emilia Territorio Esteso_ Progetto nato dalla collaborazione tra il comune di Reggio Emilia, l’Università degli Studi di Parma e l’Università degli studi di Bologna. Relazione progetto Assi viari Di Reggio Emilia Nord_ Mezzino Ruggeri _estratto PSC relativo al comparto AR.2 _pdf: Between. SmartCity Index. Confrontarsi per diventare smart. Report 2013 _pdf: Linee guida per la gestione delle acque meteoriche approvate dalla giunta comunale con delibera nr.94 del 30/04/2014 pg n°14774 _pdf: Linee guida operative per la gestione degli impianti di illuminazione pubblica redatte da Ancitel Energia e Ambiente S.r.l. e cofinanziate dal Ministero dell’Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare (Avviso pubblico per l’attribuzione di contributi in materia ambientale – decreto GAB/DEC/2010/153 del 05/08/2010 pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale serie generale n. 76 del 02/04/2011). _pdf: Reggio Emilia è un luogo di eccellenza - REGGIONOVA

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_pdf: Regolamento comunale del verde pubblico e privato approvato dal consiglio comunale con deliberazione n. 11373/167 del 14/07/2006 aggiornato con deliberazione n. 32867/192 del 25/11/2013 _pdf: Piano strutturale comunale di Reggio Emilia Adottato dal Consiglio Comunale con delibera P.G.n째 5835/87 del 06-04-2009 Approvato dal Consiglio Comunale con delibera P.G.n째 5167/70 del 05-04-2011 Pubblicato sul Bollettino Ufficiale della Regione Emilia-Romagna (BURER) del 25-05-2011 n.77 (parte seconda) _pdf: ValSAT Adottato dal Consiglio Comunale con delibera P.G.n째 5835/87 del 06-04-2009 Approvato dal Consiglio Comunale con delibera P.G.n째 5167/70 del 05-04-2011

Riviste

_Acer, n. 1/2003, 5/2003, 1/2004, 3/2009 _A+t. Serie in common, n. 25-28 (2005-06) _A+t. Serie Strategy, n. 35-38 (2010-11) _Casabella, n. 492 (Giugno 1983) _Lotus. Landscape Urbanism, n. 150 (2012) _Lotus. Landscape Infrastructures, n. 139 (2009) _Topos. Urban Strategies, n. 84 (2013) _Topos. Open Space, n.85 (2013) _Domus, n.817 (luglio-agpsto 1999)

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Sitografia

_http://www.batlleiroig.com/ _http://www.censire.it/ _http://europaconcorsi.com/ _http://www.fitosanitario.re.it/ _http://geoportale.regione.emilia-romagna.it/ _http://www.giardinaggio.org/ _http://www.irenambiente.it _http://www.irenemilia.it _http://www.landezine.com/ _http://www.municipio.re.it _http://mutopia.dk/ _http://www.oma.eu/ _http://parchi.comune.re.it/#home _http://www.plataformaarquitectura.cl/ _http://www.provincia.re.it/ _https://servizimoka.regione.emilia-romagna.it/ _http://www.swagroup.com/ _http://www.thehighline.org/ _http://www.topotek1.de/ _http://www.west8.nl/

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Ringraziamenti

Cinque anni sono passati (va bene quasi sei ma non siate fiscali) dal momento in cui ho scelto Ferrara. E sinceramente penso sia stata una delle migliori decisioni della mia vita. Sono stati cinque anni di studio, di progetti, di nottate passate al computer, di voli pindarici sulle strategie progettuali, anni a cercare motivazioni inesistenti per scelte che non ne hanno, migliaia di ore passate a pettinare le bambole sulla scelta del font o la scelta tra due colori differenti per un paio di punti di ciano, giornate di analisi ricerca e tante tazze di caffè da far venire l’ulcera a chiunque.... Tutto questo e molto altro in realtà! Perchè sono stati anche cinque anni di risate, di serate, di feste e di sbronze impegnative per sfruttare al massimo i pochi giorni liberi, di viaggi mentali e di discorsi seri (si, ammettetelo, ci sono stati anche quelli), e tutte quelle nottate assieme a lavorare sono state quelle che mi hanno permesso di conoscere veramente le persone, perché superare insieme così tante difficoltà e lo stress che abbiamo affrontato le hanno rese parte della mia famiglia, e chi mi conosce sa che non è un rapporto che prendo alla leggera. Così voglio sfruttare questa occasione per ringraziare molte di queste persone che mi sono state accanto e che hanno reso la mia vita universitaria così bella che sarà difficile rinunciarci. Ringrazio mia madre e mio padre, che non hanno mai smesso di appoggiarmi. Non riuscirò mai a sdebitarmi abbastanza per tutto quello che mi hanno dato e mi continuano a dare. Sono la persona che sono oggi grazie a loro. Ringrazio mia sorella, sempre vicina e disponibile, anche se ultimamente bisogna un po’ inseguirla, ma che quando ho bisogno è la prima che chiamo e quella che mi fa sentire meglio con me stessa. Enry, perché da quando ci siamo conosciuti (e come è avvenuto lo racconteremo ai nostri rispettivi figli.... magari quando saranno abbastanza grandi) è diventato una persona indispensabile della mia vita. Quando succede qualcosa di bello o brutto che sia uno dei miei primi pensieri è “devo raccontarlo a Enricuccio”. Spero che questo nostro rapporto non cambi, ma se è sopravvissuto ad un due di picche perché non dovrebbe! Claudia, perché è stata nel suo essere sempre splendida ed intelligente e dolcissima riesce comunque ad avere delle insicurezze assurde che la rendono incredibilmente tenera. In questi anni ho imparato a conoscerti e posso dire che sei stata la prima vera amica donna che ho avuto e a cui tengo intensamente. Cate perché ormai è la mia gemella separata dalla nascita, e quando un’amicizia nasce dall’altro capo del mondo, 200


tra orrori e meraviglia, e rimane intatta se non più forte anche tornati a casa, allora puoi stare sul sicuro dicendo che durerà per molti altri anni. Angi, Lu, Galla, Lori, Austin e Mattia per le risate e le serate assieme e la colonizzazione di gruppo dell’ultimo anno della sala tesi, che ormai è nostra e dobbiamo solo riuscire a metterci una targa con i nostri nomi. Tutto il gruppo ignoranza, e chi ne fa parte sa a chi mi riferisco e perché, così non c’è bisogno di aggiungere altro. Ringrazio alcuni professori, prima di tutto i miei relatori che mi hanno accompagnato in questa impresa infinita di scrivere e sviluppare la tesi, ma anche alcuni che ho incontrato in questi anni e mi hanno fatto capire che il lavoro dell’architetto ha tante sfaccettature ed è insieme meraviglioso e snervante. Infine tutte quelle persone, amici di lunga data e persone da poco veramente conosciute, con cui ho condiviso il buono ed il brutto di quello che c’è stato.

Oggi finisce un’era e, per quanto sia felice di essere giunta a questo punto, ci sarà sempre un po’ di malinconia ripensando a questo momento. Ma da domani ne comincia una nuova, e sarà anche la metà meravigliosa di quanto lo è stata questa posso tranquillamente dire che sarà fantastica!

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Riduzioni delle tavole

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