Travel guide

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Sant

‘ Egidio: paese dei cortili,

luogo di transito obbligato. Arte, cultura, storia e tradizione alle porte della costiera amalfitana. Sant’ ‘ Egidio: a town of courtyards on a binding route. Art, culture, history and traditions, on the doorstep of the Amalfi coast.

Pro Loco Sant’Egidio del Monte Albino Giugno 2009




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Sommario

1. Introduzione. Cenni storici.

p. 4

2. Le altre Chiese e Cappelle.

p. 48

3. Eventi e Manifestazioni.

p. 54

4. Prodotti Tipici.

p. 59

5. Artigianato.

p. 61

6. Numeri utili.

p. 62

7. Ristoranti, alberghi e bed&breakfast.

p. 63


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Sant’Egidio del Monte Albino, arte, cultura, storia e tradizione alle porte della Costiera Amalfitana Chi da Nocera Inferiore, provenendo da Salerno, o chi da Angri, provenendo da Napoli, dopo il caotico affollamento dei paesi al centro della Valle del Sarno, si immette, per la prima volta, sulla strada che, attraverso il valico di Chiunzi, conduce ad Amalfi e a Ravello, si accorge, all’improvviso, di Sant’Egidio, disteso come il dio Sarno ai piedi del Monte Albino, ricco delle verdeggianti coltivazioni degli agrumi, porta naturale e cerniera tra la divina Costiera e l’agro nocerino, luogo di quiete e paese benedetto, nei mesi primaverili, dal profumo dei fior d’arancio. La presenza di una villa di età augustea e di una vasca che abbelliva il suo peristilio, nonché l’esistenza di alcuni cippi funerari, farebbero risalire le origini del paese al periodo romano, quando il territorio dell’attuale comune faceva parte dell’ager nucerinus della potente città di Nuceria, con la quale era collegata da tronchi viari minori che, a

loro volta, si innestavano sul percorso dell’antica stabiana che congiungeva Nuceria con Stabia. In epoca alto-medievale, il villaggio di Petruro seguì la sorte degli altri paesi della Valle e cadde sotto la dominazione dei longobardi, che lo dotarono di un castrum posto a guardia della strada che conduceva ai ducati di Amalfi e Ravello. Intorno all’anno 1000, nei resti della villa romana, un piccolo gruppo di monaci benedettini dell’Abbazia di S. Trifone in Ravello, fondò un monastero dedicato a Saint Gilles, l’eremita provenzale noto in Italia come Sant’Egidio. Quest’ultimo nome finì per estendersi anche al villaggio e, col tempo, sostituì definitivamente quello di Petruro. A partire quanto meno dalla fine del ‘400, il Casale di S. Egidio legò le sue vicende a quelle di buona parte degli altri casali della valle, dando origine, insieme a questi, a

Il valico di Chiunzi a Sant’Egidio: la porta della Costiera Chiunzi Pass from S. Egidio: the gate to the Amalfi coast


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quella confederazione di villaggi (Universitas), passata alla storia col nome di Civitas Nuceriae e retta da un patto costituzionale noto come Laudo Baldini, che disciplinava, oltre agli aspetti fiscali, anche quelli politicoamministrativi e, fra questi, le modalità di elezione dei Sindaci Universali, la cui magistratura si estendeva all’intero territorio della Civitas e si differenziava, per compiti e poteri,

da quella dei Sindaci dei singoli villaggi, detti Sindaci Particolari. Agli inizi del 1500, forse per affermare in maniera percepibile la propria identità e la propria autonomia, ma forse anche per evidenziare il conseguito prestigio di sede Abbaziale, la comunità di Sant’Egidio, compiendo uno sforzo economico che la impegnò per circa 40 anni (1506-1542), avviò la costruzione del più bel monumento della sua

intera storia: l’Abbazia di S. Maria Maddalena in Armillis. Con la fine della Civitas Nuceriae, decretata da una legge del 1806 di Giuseppe Bonaparte, Re di Napoli, l’Universitas Sancti Egidii si trasformò in Comune di Sant’Egidio e, nel 1863, in virtù di un Decreto di Vittorio Emanale II, assunse il nome attuale di S.Egidio del Monte Albino, per distinguersi da altri Comuni del Regno, caratterizzati dallo stesso toponimo. Dal 1913, grazie ad un Decreto del Presidente del Consiglio, nonché Ministro dell’Interno, Giovanni Giolitti, il Comune fu autorizzato a fregiarsi dello stemma civico, che era stato dell’Universitas fin dalla sua costituzione e presente in una Bolla di Papa Paolo III del 1549, tuttora conservata nell’Abbazia di S. Maria Maddalena.

Il borgo ancora intatto dopo più di sei secoli, il clima fresco nelle caldi e afose sere d’estate, il verde delle montagne del Monte Albino, il mistero di un paese che trascina più di due millenni di storia, ricreano ancora oggi un’armonia e un atmosfera che si proiettano in un ambiente storico ed artistico tutto da scoprire.

In alto, lo stemma araldico sulla facciata del palazzo Ferrajoli della Cappella - High above: the coat a farms on the facade of the Ferrajoli della Cappella building Sopra, la scheggia marmorea sul campanile, che farebbe risalire l’origine del monastero di Sant’Egidio all’anno 1001 - Above: the marble splinter on the bell tower testifying the origin of S. Egidio monastery, A.D. 1001


7 Sant’Egidio: a town of courtyards on a binding route. Art, culture, history and traditions, on the doorstep of the Amalfi coast Anyone coming from Salerno or from Naples, after leaving the chaotic crowdiness of the towns in the centre of the Sarno valley and taking for for the first time the road that crosses the Chiunzi pass leading to Amalfi and Ravello, suddenly comes accross the town of Sant’Egidio stretched out like the God Sarno at the foot of Mount Albino. Rich in green cultivations of citrus trees, it is a natural doorway and opening to the divine coast and the agro-nocerino plain. The town is a quiet place and in spring is blessed by the perfume of the orange blossom. The presence of a late Augustan era villa and fountain and some memorial stones date the origins of the town back to the Roman period when the territory of the present-day town was part of the “ager-nucerinus” belonging to the powerful town of Nuceria. It was linked by minor roads which at the time formed part of the route way of the ancient “stabiana” that connected Nuceria to Stabia. During the late middle ages, the village of Petruro followed the destiny of the other towns of the valley and fell under domain of the Longobards who placed a watch tower on the road that led to the dukedoms of Amalfi and Ravello. Around 1000AD, in the remains of the Roman villa, a small group of Benedictine monks, from the Abbey of Saint Trifone in Ravello, founded a monastery dedicated to Saint Gilles, the Provencale hermit known in Italy as Sant’Egidio (Saint Egidio). This name extended even to the village and over time definitively substituted that of Petruro. From at least the middle of 1400s, the hamlet of Sant’Egidio combined its fortunes with a large part of the other hamlets in the valley, forming together a confederation of villages (Universitas). Throughout history it was known as Civitas Nuceriae and was backed by a constitutional pact called Laudo Baldini, which governed not only the fiscal but also political-administrative aspects and the way of electing universal syndicates, whose magistrate extended to the entire Civitas territory and differentiated from that of the syndicates of the single villages, called distinctive syndicates. At the beginning of the 1500s , maybe to maintain its own

identity and autonomy but also to highlight the prestige of the see of an abbey, the community of Sant’Egidio, having made economic sacrifices that lasted almost 40 years (1506-1542), began the construction of the most beautiful monument in its entire history: The Abbey of Santa Maria Maddalena in Armillis. With the end of Civitas Nuceriae in 1806 a law made by Giuseppe Bonaparte, King of Naples transformed the Universitas Sancti Egidi into the commune of Sant’Egidio. By virtue of a decree, signed by Victor Emanuel II in 1863, it assumed the present name of S.Egidio del Monte Albino to distinguish it from other states of the Kingdom with the same name.

From 1913 thanks to a decree made by the president of the Cabinet as well as the Minister of the Home Office, Giovanni Giolitti, the town council was authorised to be the bearer of the civic emblem which had been that of the Universitas since its constitution and also present in the seal of Pope Paul III in 1549. This is still preserved in the Abbey of S.Maria Maddalena. The village, still intact after more than six centuries, the cool climate in the hot and humid summer evenings, the green of the mountains of Monte Albino and the mystery of a town that carries more than two thousand years of history, today still recreates a harmony and an atmosphere that throw light on a historic and artistic environment to be discovered.

Sopra, lo stemma dell’Universitas sulla bolla di Papa Paolo III del 1549 Above: the coat of arms of the Universitas on the bull of Pope Paolo III, year 1549


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Abbazia di S. Maria Maddalena in Armillis Sorge su una villa romana, edificata a cavallo Della prima chiesa, divenuta pericolante sul

tra il I sec. a. C. e il I sec. d. C, che, tra l’VIII ed il IX secolo, per iniziativa di una comunità bendettina, ospitò un primo luogo di culto (ancora oggi visibile) dedicato a Sant’Egidio. Di questa prima struttura si sono conservati i disegni di alcune stelle e un affresco raffigurante il miracolo di Sant’Egidio e la cerva. Nel 1113, il signore del Feudo di Nocera, il principe longobardo Giordano di Capua, donò il Monastero e le terre circo-stanti a Leone, Abate del Monastero di S. Trifone di Ravello. Tra la fine del 1100 e i primi anni del 1200, come è attestato in un diploma di Federico II di Svevia, il monastero si arricchì di un nuovo edificio: una prima chiesa, eretta in onore di S. Maria Maddalena. Nel 1438, con la distruzione di S. Trifone da parte degli Aragonesi, il Monastero di Sant’Egidio divenne Sede Abbaziale e, nei secoli successivi, fu spesso retto da Vescovi, Arcivescovi e Cardinali.

finire del 1400, si sono conservati l’affresco situato nel cavedio del campanile e quello raffigurante S. Nicola, collocato, intorno al 1929, nell’attuale sacrestia. Nel 1506 ebbe inizio un intervento di ristrutturazione totale dell’edificio che durò fino al 1542 e che lo trasformò nella struttura attuale. A quell’epoca risale il grande ciclo di affreschi della facciata, raffiguranti i miracoli di S. Nicola e la predicazione della Maddalena. Nel corso dei secoli, l’Abbazia, già adornata dagli affreschi di epoca duecentesca e trecentesca e da una pala lignea di eccezionale fattura del 1400, si arricchì di numerose altre opere d’arte, come il grandioso Polittico con le sue nove tavole e le tele di “S. Nicola” di Giovanni Antonio d’Amato, quella della “Vergine del Rosario” di Luca Giordano e quella delle “Anime del Purgatorio” di Angelo Solimena. L’abbazia è a tre navate di cui quella centrale più lunga di quelle laterali, accorciate dopo le modifiche settecentesche del tempio Nell’abside, dietro l’altare maggiore, oltre al polittico, trova posto un elegante coro di legno di noce locale del 1680. Per la sua importanza storica e artistica, la chiesa è stata dichiarata monumento nazionale nel 1927.

In alto, la facciata con i suoi affreschi. Above: the facade with its frescoes


The Abbey of S.Maria Maddalena in Armillis It rises on a Roman villa built between 1st century BC and 1st century AD., which by initiative of the benedictine community accommodated the first place of cult dedicated to Sant’Egidio between the VIII and IX centuries. From this first building drawings of some stars and a fresco showing the miracle of Sant’Egidio and the deer have been preserved. In 1113 the head of the Feud of Nocera, the Longobard Prince Giordano di Capua, donated the monastery and the surrounding grounds to Leone, abbot of the Monastery of Saint Trifone of Ravello. Between the end of the 1100s and the beginning of the 1200s, as written in a diploma belonging to Federico II of Svevia, the monastery was enriched with a new building: a first church erected in honour of S.Maria Maddalena. With the destruction of S.Trifone by the Aragons in 1438, the Monastery of Sant’Egidio became the see of an Abbey and in the following centuries was often ministered by Bishops, Archbishops and Cardinals. Frescoes situated inside the bell tower representing

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San Nicola (St Nicholas), positioned in the actual sacresty in 1929 have been preserved from the first church, which became unsafe towards the end of the 1400s. A complete restructuring of the building begun in 1506 and completed in 1542 transformed it into the present abbey. The great cycle of frescoes on the facade representing the miracles of St.Nicholas and the preaching of Maddalena date back to that time. During the course of the centuries, the Abbey , already addorned with frescoes from the 1200s and 1300s and an exceptional 1400 wooden altar piece, was enriched by numerous other works of art like the great Polittico with its nine tables and the canvasses depicting “St. Nicholas” painted by Giovanni Antonio d’Amato, the “Virgin of the Rosary” by Luca Giordano and the “Souls of Purgatory” by Angelo Solimena. The abbey has three naves; the central one is longer than the side ones which were shortened after the alterations made in the 1700s. In the apse, behind the high altar, is an elegant choir box made from local walnut in 1680. Due to its historic and artistic importance the church was declared a national monument in 1927.

In alto, Abbazia di Santa Maria Maddalena, particolare del ciclo di affreschi della facciata. Above: Santa Maria Maddalena Abbey, detail of the cycle of frescoes on the facade


10 Il Polittico

S i erge maestoso dietro l’altare maggiore e, nei suoi oltre 7 metri di altez za, riempie di sé l’intera navata centrale. Con le sue nove tavole e la cornice dorata, f inemente intarsiata, il polit tico è l’opera più bella presente nell’abbazia. Realiz zata da un pit tore ignoto, intorno al 1540, è stato at tribuito, nel tempo, a vari pit tori famosi, fra cui Andrea Sabatini, det to Andrea da Salerno, Pietro Negroni, Marco Cardisco e Marco Pino da Siena. Ma, al di là del nome dell’autore, resta il fat to che chiunque guardi il polit tico è colpito da almeno tre percezioni: l’opera non è il frut to del lavoro di un unico pit tore; la tavola più notevole è quella dell’ado razione dei Magi e la Madonna in questa raf f igurata sembra venuta fuori da una tela di Raf faello. Tut tavia, liberata dalla magia del quadro, la mente dell’osser vatore potrà spostare la sua at tenzione sul fat to che il trit tico del primo ordine, oltre

al tema della Natività, ospita le immagini di S. Nicola e di Sant ’Egidio; quello del secondo ordine le immagini di S. Caterina e S. Mar ta, poste lateralmente ad una raf f igurazione della Maddalena, nuda e circondata da uno stuolo di angeli; il terzo ordine, inf ine, ospita una Resurrezione, attribuita a Marco Pino da Siena, tra i quadri di S. Giovanni Bat tista e di S. Pietro. Nella predella, su una tavola che sormonta appena il coro ligneo del 1680, vi è raf f igurata la predicazione della Maddalena, iniziata, insieme al fratello Laz zaro e alla sorella Mar ta, nel sud della Francia. Nella tavola, alla sinistra di chi guarda, la Maddalena è raf f igurata con i fratelli su un vascello, a simboleggiare il suo arrivo dal Medio - Oriente. A destra, invece, la santa è rappresentata mentre impar tisce la predica e la benedizione agli astanti. Nelle due lunet te, invece, trovano posto l’Arcangelo Gabriele e la Madonna.

Il Polittico

to the fact that the triptyc of the first order, excluding the theme of the Nativity, houses images of St Nicholas and Sant’Egidio; the second order depicts images of St. Catherine and St.Martha either side of a painting of the Magdalena, nude and surrounded by a host of angels; the third order depicts the Resurrection attributed to Marco Pino from Siena with paintings of St John the Baptist and St.Peter on either side. In the predella, on a table which hardly surmounts the wooden choir dated 1680, the preaching of Magdalena is represented, begun with his brother Lazzaro and his sister Martha in the south of France. To the left of the table the Magdalena is depicted with her brothers and sisters on a vessel, symbolising her arrival in the Middle East. On the right the Saint is depicted whilst giving a sermon and the blessing to the bystanders. In the two lunettes we find the Archangel Gabriel and the Madonna.

Standing majestically behind the high altar, 7m in height, it completely occupies the central nave. With its nine paintings and finely inlayed golden frame the polittico is the most beautiful work of art in the abbey. Created by an unknown painter around 1540 it has been attributed to various famous painters, amongst which: Andrea Sabatini known as Andrea from Salerno, Pietro Negroni, Marco Cardisco and Marco Pino from Siena. However, putting aside the name of the painter, remains the fact that whoever looks at the polittico is struck by three perceptions: the work is not the fruit of one artist; the most remarkable painting is that of the adoration of the kings and the Madonna in this potrait seems to have come from a painting by Raffaello. Nonetheless, freed from the magic of this painting, the observer could turn ones attention


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Polittico Polittico


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Adorazione dei Magi Adoration of the Magi


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La Resurrezione The Resurrection


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Francesco Solimena: L’Altare di San Nicola La tela che lo adorna, racchiusa in una stupenda cornice lignea intarsiata, ricoperta di lamine d’orozecchino, è del pittore napoletano Giovan Antonio D’Amato e raffigura S. Nicola nell’atto di ricevere i paramenti vescovili, dopo la rottura con la chiesa avvenuta col Concilio di Nicea. Questa tela riveste particolare importanza non solo per il dato iconografico, ma soprattutto per il ductus pittorico che ne fa un quadro di particolare pregio nell’ambiente devozionistico di fine seicento ed inizio settecento.

Francesco Solimena: The Altar of Saint Nicholas

è sicuramente l’altare più bello e più ricco presente nell’abbazia. Fu ricavato dopo le modifiche apportate al tempio nel 1700, quando, per far posto alla sacrestia, le due navate laterali furono accorciate all’altezza dell’altare maggiore. Da una relazione del 1721, ad opera del rettore dell’abbazia del tempo, don Leonardo Ferrajoli, si legge che l’altare fu realizzato per opera dell’antica Confraternita di S. Nicola e del Corpo di Cristo, fu consacrato da Mons. Gio. Battista Carafa, fu fatto da Gaetano Sacco di Napoli con disegno “del non abbastanza celebrato Francesco Solimena”. La particolarità e la ricchezza di questa altare consiste nella policromia dei marmi adoperati, dove è possibile intravedere anche tracce di madre perla. Prima del furto avvenuto negli anni ’80, da ammirare era il paliotto, sempre in marmi policromi, con i simboli di S. Nicola Vescovo.

It is surely the richest and most beautiful altar in the abbey. It was extracted after the alterations made to the temple in 1700, when the two lateral naves were shortened at the point of the high altar to make space for the sacristy.From a report carried out by the rector of the abbey at the time, Don Leonardo Ferrajoli in 1721, we read that the altar was produced by the old confraternity of Saint Nicholas and Corpo di Cristo (the Body of Christ). It was consacrated by Monsignor Giovanni Battista Carafa and was made by Gaetano Sacco from Napoli with the inscription “ by the not sufficiently praised Francesco Solimena “. The peculiarity and the richness of this altar consist in the polychrome of the marbles used where it is also possible to see traces of mother pearl. Before the theft in the 1980s the polychrome marble banner could be admired with the symbol of St.Nicholas – Bishop. The cloth which adorns it, closed in a wonderful inlayed-wood frame covered in pure gold leaf, is the work of the Neapolitan painter Giovan Angelo D’Amato and figures St. Nicholas receiving the episcopal vestments after the breakdown with the church during the council of Nicea. This canvas holds particular importance not only for the iconographic aspect but aboveall for the painting which makes it a particularly prestigious picture for devoutness at the end of the 1600s beginning of 1700s.


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Francesco Solimena: Altare di San Nicola. Francesco Solimena: The Altar of Saint Nicholas


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La Pala della Madonna con Bambino In origine, o almeno prima delle modifiche settecentesche, doveva adornare l’altare di S. Nicola. La pala, di autore ignoto, si distingue per la fattura e la vivacità dei colori. In essa sono presenti i temi propri del ‘400, dove l’opera artistica è ricerca decorativa. La Madonna in trono, circondata da Sant’Egidio, S. Nicola, S. Leonardo e da S. Sebastiano trafitto, tiene in braccio Gesù Bambino, il quale nella mano sinistra stringe una foglia su cui posa un uccellino. Quello che colpisce è la figura di S. Sebastiano in una mistica posa di dolce accettazione della morte. The Altar Piece of the Madonna and Child Originally, or at least before the changes made in the 1700s, it adorned the altar of St.Nicholas. The altar piece, by an unknown artist, distinguishes itself for its workmanship and use of bright colours. In this themes of the 1400s are present where artistic work is decorative research. The Madonna on the throne, surrounded by St.Egidio, St.Nicholas, St. Leonardo and the pierced St.Sebastian , is holding the baby Jesus who is clutching a leaf in his left hand on which a bird is resting. The most striking element in this painting is the figure of St.Sebastian in a mystic pose sweetly accepting death.


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La Pala della Madonna con Bambino The Altar Piece of the Madonna and Child


Angelo Solimena: Le anime del Purgatorio (1671) Angelo Solimena: The Souls of Purgatory (1671)


Luca Giordano: Madonna del Rosario Luca Giordano: Madonna of the Rosary


Nicola Malinconico: Madonna che allatta il Bambino con Sant’Anna e Ignazio di Loyola (1707) Nicola Malinconico: Madonna breastfeeding the baby with Saint Anna and Ignazio of Loyola (1707)


Tommaso De Vivo: La deposizione (1822) Tommaso De Vivo: The Deposition (1822)


Aniello De Tommaso: I Santi Cosma e Damiano (1771) Aniello De Tommaso: Saints Cosma and Damiano (1771)


Ignoto: Madonna con Santo Unknown: Madonna with Saint


Carlo Martinetti: Il martirio di Santa Caterina Carlo Martinetti: The Martyrdom of St. Catherine


Nicola Malinconico (?): San Giacomo e Sant’Antonio Nicola Malinconico: St. Giacomo and St. Anthony


Aniello De Tommaso: La sacra famiglia Aniello De Tommaso: The Holy Family


San Nicola o Sant’Egidio (sec. VIII-X)

27 L’affresco, collocato nella sacrestia, doveva far parte di un ciclo più ampio di affreschi, appartenenti al vecchio monastero. La figura risente delle modalità figurative presenti in costiera nello stesso periodo, fatto possibile per i rapporti esistenti tra il villaggio di Sant’Egidio e la chiesa di San Trifone in Ravello. La sua attuale collocazione, avvenuta nel 1929, si deve all’opera di don Ambrogio Ferraioli, abate di S. Maria Maddalena fra il 1908 e il 1945. Fu nel periodo della sua reggenza che la chiesa ebbe un momento di rinascita generale, durante il quale, oltre ad altre opere, fu restaurato il polittico e il pulpito ligneo e fu riconosciuto alla chiesa il titolo di “Monumento Nazionale”. Saint Nicholas or Saint Egidio (VIII-X century) The fresco found in the sacresty should have been part of wider cycle of frescoes belonging to the old monastery. The portrait shows traces of figurative formality present on the coast in the same period, possibly due to the existing relationships between the village of Sant’Egidio and the church of San Trifone in Ravello. Its actual position, since 1929 is owed to the work of Don Ambrogio Ferraioli, abbot of S.Maria Maddalena between 1908 and 1945. It was during his regency that the church experienced a period of general rebirth. Many works including the polittico and the wooden pulpit were restored and the church was given the title “National Mounument”.


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L’affresco della cripta

L’opera occupa parte della volta del criptoportico di quella che in origine era una villa romana e che, intorno all’VIII sec. d.C., dovette essere adattata a primo luogo di culto da una piccola comunità cenobitica di benedettini. L’affresco, avente le dimensioni di 5 metri per 2, occupa la parte meridionale dell’intradosso della volta, mentre la parte settentrionale è punteggiata da rappresentazioni di stelle a simboleggiare il richiamo della luce del cielo. Databile al XIII sec. (età fridericiana), esso rappresenta un esempio che ha pochi riscontri in tutta l’Italia merdionale di arte pittorica di transizione tra la miniatura e l’affresco. In esso è raffigurato, secondo l’iconografia richiamata nella Legenda Aurea da Jacopo da Varagine, il miracolo di Sant’Egidio e la cerva, con le figure del Re e del Vescovo, accompagnati dai cavalieri (sei nella raffigurazione) e preceduti da sudditi che fanno spazio al corteo regale nella boscaglia. Oltre ad essere un affresco di eccezionale valore artistico, è anche il più antico “documento” sul primo luogo di culto della comunità dedicato a Sant’Egidio.

The Cript Frescoes The work covers the beginning of the barrel vault part of which originally was Roman villa and which around 8th Century A.D was adapted by a small community of Benedictines. The fresco measuring 5metres by 2 metres takes up the upper part of the vault whilst the lower part is marked by representations of stars symbolising the call of the light of heaven. Attributed to the 13th Century (Friderician age ) it shows an example that compares to few works in the whole of southern Italy as regards the pictorial art of transistion between miniature and fresco. According to the iconography recalled in the Aurea Legend by Jacopo da Varagine, the fresco depicts the miracle of Sant’Egidio and the deer with the figures of the King and the Bishop accompanied by cavaliers (six in the representation) and preceded by subjects that make the way for the royal procession in the brush. Besides being a fresco of exceptional artistic value it is also the oldest “document” about the first place of worship for the community dedicated to Sant’Egidio.


L’affresco del campanile

Faceva parte di un ciclo più ampio di affreschi appartenenti al monastero distrutto alla fine del 1400 e di cui restano tracce sui muri del cavedio del campanile. Databile al XIII-XIV sec., vi sono rappresentati due diversi soggetti: • nella Crocifissione, in cui trova spazio il tema rappresentativo proprio dello stile giottesco, il Cristo è tra la Madonna e S. Giovanni, mentre The Bell tower fresco This fresco was part of a wider cycle of frescoes belonging to the monastery which was destroyed at the end of the 1400s and of which traces still remain on the walls of the courtyard of the belltower. Dating to 13th-15th century two different subjects are represented: - in the crucifixion, in which we find the Giotto style represented, Christ is between the Virgin Mary and

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gli angeli, con un volo tormentoso, raccolgono il sangue dalle mani e dal costato di Gesù; • la seconda figura, invece, è quella della Maddalena, rappresentata con la classica ampolla di unguento tra le mani. La cultura pittorica di riferimento è senza dubbio quella oderisiana e stringente è la similitudine tra questa Crocifissione e quella del chiostro del Paradiso di Amalfi di Roberto d’Oderisio. St.John, whilst the angels flying agonisingly collect the blood from the hands and the ribs of Jesus; - The second picture represents Maddalena with a classical cruet of ointment in her hands. The pictorial culture of reference is without doubt Oderisian and the similarity between this crucifixion and that of the cloister of the Paradise in Amalfi, by Roberto d’Oderisio, is remarkable.


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La fontana Helvius La

fontana trae la sua attuale denominazione dall’unica iscrizione, oggi molto deteriorata, sul bordo frontale. Secondo un esame autoptico eseguito alcuni anni fa, integrato da uno studio riportato in un manoscritto del 1819, quando l’iscrizione, probabilmente, era meglio leggibile, la scritta andrebbe così interpretata: P(ublius) HELVIUS P(ublii) f(ilius) IIvir i(ure) d(icundo), aug(ur)? [----], p(ecunia) s(ua). La scritta, in sintesi, attesterebbe che l’opera fu realizzata per volere di Publio Helvio, figlio di Publio, pretore (IIvir), cioè magistrato, con poteri di amministrare la giustizia [i(ure) d(icundo)], che la fece realizzare a sue spese [p(ecunia) s(ua)]. Ci troveremo, pertanto, di fronte ad una fontana voluta da un componente dell’ordo Nucerinus, un personaggio importante e di rilievo della Nuceria Constantia, uno dei due magistrati della città in epoca augustea. è il reperto archeologico più bello e importante

che si conserva nella sua interezza a Sant’Egidio. Scavata in un unico blocco di marmo, ancora oggi è alimentata da un antichissimo acquedotto che corre dalla montagna alle sue spalle e, in origine, probabilmente, faceva parte di un complesso abitativo più ampio che comprendeva anche una villa (Villa Helvius) con un’estesa proprietà. La fontana, posta in p.zza. Ferrajoli, accanto all’abbazia di S. Maria Maddalena, risale, quindi, al periodo augusteo (I sec. a.C. – I sec. d.C.) ed è particolarmente interessante, oltre che per l’importanza del committente, per la presenza di tre bellissime figure scolpite sui bordi che rappresentano la nascita, la maturità e lo sbocco al mare del fiume Sarno, il fiume che attraversa tutto l’agro e che ha dato il nome alla valle. è proprio questa caratteristica, la presenza, cioè, dei tre bassorilievi, a renderla un documento archeologico di grande valenza, non rinvenibile né a Pompei, né ad Ercolano.


31 The Helvius Fountain The current name of the fountain derives from the only inscription, today deteriorated, on the front border. According to an autoptic examination carried out a few years ago, integrated by a study reported in a manuscript dating to 1819, when the inscription was probably more clearly legible, the inscription would be interpreted in this way: P(ublius) HELVIUS P(ublii) f(ilius) IIvir i(ure) d(icundo), aug(ur)? [----], p(ecunia) s(ua). The inscription, in synthesis, would testify that the work was realised by the wishes of Publio Helvio, figlio di Publio, magistrate (IIvir), with the power to adminster the law [i(ure) d(icundo)],which he did at his own expense [p(ecunia) s(ua)]. We are found with a fountain wanted by a member of the ordo Nucerinus, an important figure in the Nuceria Constantia one of the two magistrates of the town in the Augustan period.

It is the most beautiful and important archaelogical finding preserved in its entirity in Sant’Egidio today. Escavated in a single block of marble it is still today fed by an ancient aqueduct that flows from the mountain behind which at the origins would have been part of a wider residential complex that included also a country villa (Villa Helvius) with extensive land. The fountain, found in piazza Ferrajoli next to the abbey of S.Maria Maddalena, dates back to the Augustan era (1st century BC – 1st century AD) and is particularly interesting, well as the importance of the cutomer, for the presence of three beautiful figures sculpted on the borders that represent the birth, the maturity and the emergence into the sea of the river Sarno, the river crossing the entire agro plain and that has given its name to the valley. It is this characteristic, that is, the presence of three bas reliefs that make it an archaelogical document of great value not even comparable to either Pompeii or Herculaneum.


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L’acquedotto romano

Ancora

oggi, alimentato da diverse sorgenti, fornisce d’acqua la fontana Helvius. Non è difficile supporre che anch’esso risalga al periodo augusteo, se la sua funzione originaria era quella di portare l’acqua a valle per alimentare la villa Helvius e la sua fontana. Realizzato interamente sotto terra, ad una profondità che arriva fino ai 25 metri, munito di efficaci e numerosi pozzi di aerazione, si svolge lungo un percorso in cui allo stupore per la tecnica di realizzazione si alterna la meraviglia per il paesaggio naturalistico, dove il bianco del deposito calcareo dell’acqua spicca nell’oscurità.

The Roman Aqueduct Still fed today by various springs, it is not difficult to imagine that the aqueduct also dates to the Augusta era, if its function was to bring water to the valley to supply the villa Helvius and its fountain.

Built entirely below ground to a depth of 25 metres with numerous efficient airing wells, it takes a long course through natural landscape where the whiteness of the calcium deposits in the water stand out in the darkness.


La villa Helvius La villa, benché non ancora interamente esplorata, per il fatto di ospitare quello che è stato il cimitero del paese fino all’Editto di Saint Cloud, sembra essere formata da tre bracci, di cui due in direzione nordsud ad intersecare un terzo in direzione est-ovest, per un’area occupata di oltre 600 mq. La parte attualmente visitabile è limitata all’ambiente di uno dei suoi criptoportici, dove è situato l’affresco di epoca sveva, raffigurante il miracolo di Sant’Egidio e la cerva. The Helvius Villa The villa, although still not completely explored for the fact that it was the home of what was once the town’s cemetery until the Edict of Saint Cloud, seems to be formed of three wings, two of which go North to South and a third that intersects in the direction West – East covering an area of approximately 600mq. The part actually visible today is limited to the area of one of its crypt-porticoes, where we find the fresco from the Sveva era representing the miracle of Saint Egi-

33 L’estensione della struttura, nonché l’imponenza del criptoportico ed il fatto che quasi sicuramente ospitava la cosiddetta fontana Helvius, sono chiari indizi che la villa fu fatta edificare da una persona con cospicue risorse finanziarie, probabilmente lo stesso Helvius, già committente dell’omonima fontana, magistrato di Nuceria Constantia in epoca augustea Attese anche le caratteristiche dell’unico criptoportico visibile, la realizzazione della struttura è databile proprio al periodo tra il I sec. a.C. e il I sec. d. C. dio and the crow. The extent of the structure, as well as the impressiveness of the crypt-porticoes and the fact that is almost surely housed the so-called Helvius fountain, are clear evidence that the villa was built for a person with considerable financial resources, probably the same Helvius, already purchaser of the fountain bearing the same name and magistrate of Nuceria Constantia in the Augustan era. Considering also the characteristics of the only visible crypt-portico, the creation of the structure is dated to the period between 1st century BC and 1st century AD.


Vista panoramica del Valico di Chiunzi da uno dei giardini di Sant’Egidio Panoramic view of Chiunzi Pass from one of S. Egidio’s gardens


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Palazzo “Ferrajoli della Cappella” Viene chiamato così per la sua vicinanza con l’attuale chiesa di Santa Maria delle Grazie, un tempo cappella privata dell’antica e potente Confraternita di San Nicola e del Corpo di Cristo. È probabile che la struttura originaria del palazzo risalga ad epoca precedente, ma l’elegante aspetto attuale è del ‘700, quando questo ramo dei Ferrajoli raggiunse nel paese l’apice della potenza economica e sociale.

La facciata di questo palazzo è senz’altro la più bella e più elegante tra le facciate degli antichi palazzi di Sant’Egidio. Su uno dei balconi, quello sul portale di ingresso, di bella fattura, si può ammirare lo stemma di famiglia. Nel giardino retrostante, invece, vi è un patio in muratura, coevo dell’edificio, pregevole per la fattura e per gli stucchi. La famiglia si distinse per la sua influenza nella vita politica, sociale e religiosa della Sant’Egidio antica. Fin dal 1553, si ha notizia del diritto di patronato della famiglia sull’Altare dei Santi Cosma e Damiano nell’abbazia, adornato nel 1771 con un quadro di Aniello De Tommaso della scuola del Solimena. Ferrajoli of the Chapel Building It is named in this way for its closeness to the actual church of Santa Maria delle Grazie, once the private chapel of the old and powerful fraternity of Saint Nicholas and The body of Christ. It is probable that the original structure dates back to a previous era but the actual elegant aspect is from the 1700s when this branch of the Ferrajoli family reached its peak of economic and social power. The facade of this building is without doubt the most beautiful and most elegant of the facades of all the old buildings in the town.

On one of the balconies, above the main entrance way, you can admire the coat of arms of the family. In the rear garden there is a contemporary paved patio valuable for its stuccoes. The family distinguished themselves for their influence in the political, social and religious life in the old town of Sant’Egidio. Since 1553 the right to patronage of the Altar of Saint Cosma and Saint Damiano by the family was made known and so the altar was adorned in 1771 with a picture by Aniello De Tommaso from the school of Solimena.

Sopra, il patio settecentesco nel giardino retrostante - Above: the eighteenth century patio in the back garden In alto, l’elegante facciata del palazzo - High above: the elegant facade of building


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Palazzo dei “Ferrajoli della Fontana” La

struttura originaria è anteriore al 1500 e, a quell’epoca, apparteneva alla famiglia Desiderio, che ne ebbe la proprietà fino agli inizi del 1600. Da quel momento l’edificio diventò la residenza ed il simbolo di una delle famiglie più prestigiose di Sant’Egidio, le cui origini si ritrovano in atti della Città di Amalfi e di Ravello, sin dal 1162. Essa, nel corso di 400 anni, ha dato 5 Sindaci Universali alla Città di Nocera, 23 Sindaci a Sant’Egidio e 5 Rettori all’Abbazia. Il palazzo, con evidenti rifacimenti settecenteschi, si distingue per l’imponente facciata e per la bellissima corte interna, cui fa da sfondo la parete rocciosa di Chiunzi a picco sulla montagna sottostante. Da un decennio, il palazzo ospita importanti avvenimenti culturali ed artistici.

All’interno dell’artistica corte è ancora visibile una stele funeraria del periodo adrianeo, trovata in un giardino in località “Megaro” di proprietà della famiglia. Su di essa viene ricordata la prematura morte di una giovane donna, Pomponiae Tyche, figlia o moglie di un tal Volcius Nucerinus.

“Ferrajoli of the Fountain” Building

The building, with obvious refacing dating to the 17th Century, is distinguished for its imponent facade and for its beautiful internal courtyard with the rocky mountain of Chiunzi as its backdrop. For about ten years the building has housed important cultural and artistic events. Inside the artistic courtyard a funeral stele is still visible. It dates to the Hadrian period and was found in a garden belonging to the family in the locality of “Megaro”. Here the premature death of a young woman is remembered: Pomponiae Tyche, daughter or wife of Volcius Nucerinus.

The original structure dates back to before the 1500s and at that time belonged to the Desiderio family that owned it until the beginning of the 1600s. From then the building became the residence and the symbol of one of the most prestigious families of Sant’Egidio. Their origins can be found in the archives of the towns of Amalfi and Ravello from 1162. This family, in a period of 400 years, gave 5 syndicates to the town of Nocera, 23 syndicates to the town of Sant’Egidio and 5 rectors to the Abbey.


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Palazzo dei “Ferraioli della Starza” Questo Palazzo Ferrajoli fu realizzato su un terreno che era stato proprietà prima dell’Abate dell’antico Monastero di S. Trifone di Ravello e poi dell’Abbazia di S. Maria Maddalena: la Starza, appunto, estesa per circa 10 ettari. Edificato agli inizi del ‘800, è composto, in realtà, da due diverse strutture, di cui quella più antica e più elegante, risalente al ‘700 ed incendiata per ritorsioni contro il colonnello dell’esercito borbonico, Luigi Ferrajoli, distintosi nella resistenza all’invasione dell’esercito francese alla fine del ‘700, sorge alle spalle dell’attuale complesso. Tutto il palazzo è immerso in un bellissimo giardino. Esso appartiene alla famiglia che, in ordine di prestigio sociale, può essere considerata la terza famiglia di Sant’Egidio e che ha dato al paese un eroe della prima guerra mondiale, il ten. Innocenzo Ferraioli.

Fin dal ‘700 la famiglia ha avuto il patronato dell’altare di S. Carmine e S. Lucia nell’abbazia, adornato con la tela della “deposizione” di Tommaso De Vivo.

Sopra, la villa dal giardino Above: the villa from the garden


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“Ferrajoli della Starza� Building This Ferraioli building was built on the land which had first been property of the old Monastery of San Trifone of Ravello and then Abbey of S.Maria Maddalena: the Starza extends for about 10 hectares. Built at the beginning of the 1800s it is in fact composed of two different structures. The oldest and most elegant dates to the 1700s . It was set fire to as a form of retaliation against the Colonel of the Borbonic army, Luigi Ferrajoli. Withstanding the resistence of the inva-

sion by the French army at the end of the 1700s, it rises at the back of the present complex. The entire building is emerged in a splendid garden. It belongs to the family which, in order of social prestige, can be considered the third in rank of Sant’Egidio and which gave the town a hero from World War I, Lieutenant Innocenzo Ferraioli. Since the end of the 1700s the family has had the patronage of the altar of San Carmine and Santa Lucia in the Abbey, adorned with a cloth of the deposition of Tommaso De Vivo.

Sopra, il particolare della balaustra con il pavimento maiolicato Above: a particular of the banisters with its majolica floor


Palazzo e Cortile Spagnuolo

39 È appartenuto ad una delle famiglie più antiche (la prima notizia che li riguarda risale ad un atto notarile del 1478) e, socialmente, più elevate di Sant’Egidio. Già nel 1527, infatti, troviamo un Nardo Antonio Hispano (così veniva scritto il cognome Spagnuolo nel 1500) fra gli “Eletti” del nostro casale. Sin dal 1553, un altare dell’Abbazia, dedicato alla Beata Maria, ricadeva sotto il loro patronato. La loro residenza, con la bella corte interna, si distingue anche per la presenza di uno stemma nobiliare, ancora oggi visibile sul muro esterno dell’edificio e che, stando alla sua data, farebbe risalire il palazzo al 1592.

Spagnuolo Building and Courtyard It belonged to one of the oldest and most upper class families in Sant’Egidio ( the earliest information regarding this family dates to a legal document of 1478). Infact in 1527 we already find a Nardo Antonio Hispano (the surname Spagnuolo was written in this way

in the 1500s) amongst the “Elect” of our hamlet. From 1553 an altar in the abbey dedicated to The Blessed Virgin came under their patronage. Their residence, with the beautiful internal courtyard, also distinguishes itself for the presence of a noble coat of arms, still visible today on the external wall of the building which probably dates the building to 1592.


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I Palazzi di “Capo Casale” Posti

all’ingresso occidentale dell’antico casale (da cui il nome), sulla strada che conduceva a Corbara e al casale di S. Lorenzo, è il complesso più imponente (purtroppo anche il più degradato) di Sant’Egidio. Ai palazzi si accede da due diversi cortili, caratterizzati all’ingresso da massicci portali in pietra, che in origine erano collegati da una porta, ornata di stucchi e più tardi murata. I diversi ingressi, sempre abbelliti con fregi, conducono a scale con eleganti volte a croce, sullo stile vanvitelliano. Probabilmente, in origine appartenevano alla famiglia Ferrajoli di Flaminio (poi detta della “Cappella”), più tardi sono passati alla famiglia Buoninconti che annoverava, tra i suoi componenti, nobili dello stato pontificio. A questa famiglia è appartenuto un tal Domenico, il quale, dopo la peste del ‘600, edificò una chiesa

(ormai diruta) in Viale della Pace, dedicata a S. Sebastiano e S. Rocco. Il De Santi, storico nocerino, fa discendere la famiglia Buoninconti di Sant’Egidio da un tal Lorenzo, astronomo, guerriero e matematico presso la corte dei Visconti a Milano.

The Buildings of “Capo Casale” Positioned towards the western entrance to the old hamlet on the road that led to Corbara and the hamlet of San Lorenzo, is the most imposing complex (unfortunately the most degrading) of Sant’Egidio. Access to the buildings is from two different courtyards characterised by heavy stone doorways that were originally linked by a door decorated by stuccoes and later walled up. The different entrances, decorated with friezes, lead to steps with cross vaults following the Vanvitelli style. Originally they probably belonged to the Ferrajoli family of Flaminio (then called the “chapel”), then later passed to the Buoninconti family which included also nobiles from the Papal state. A member of this family was a certain Domenico who, after the plague of the 1600s, built a church (now XXXX) in Viale della Pace dedicated to Saint Sebastian and Saint Rocco II De Santi. We understand that the family then descended from a certain Lorenzo, astronomist, warrior and mathematician at the court of the Viscontis in Milan.


Il Palazzo abaziale

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Originariamente fu parte integrante del Monastero di Sant’Egidio e, probabilmente, parte delle sue strutture murarie risalgono all’epoca della prima costruzione, che è databile tra l’VIII ed il IX secolo. Dal 1438, a seguito dell’assunzione del titolo di Abbazia da parte dell’antico Monastero, questo edificio diventò la residenza ufficiale degli Abati. In esso, fino alla fine del 1700, hanno periodicamente dimorato Arcivescovi e Cardinali napoletani come i Brusco (1527-1531) e i Filomarino (16341660) e romani come Giuseppe Renato Imperiale (1700-1721). Con l’Unità d’Italia parte dei beni ecclesiastici furono espropriati dallo Stato e venduti a privati, per questa ragione, nella seconda metà dell’800, il palazzo passò nella proprietà del notaio Giovanni Antonio Calabrese. Nel retrostante giardino, annesso alla chiesa, esiste ancora l’antico cellario. The Abbey building Originally it was an integral part of the Monastery of Sant’Egidio. Part of its masonary structures probably date back to the time of the first construction between VIII and IX century. Fom 1438, following the assumption of of the title of Abbey on behalf of the old monastery, this building became the official residence of the Abbots. Here, up to the end of the 1700s Neapolitan Archbishops

and Cardinals had periodically dwelled: the Bruscos (1527-1531), the Filomarinos (1634-1660) and Romans like Giuseppe Renato Imperiale (1700-1721). With the unification of Italy part of the Ecclesiastical wealth was expropriated by the State and sold to private individuals . For this reason, in the second half of the 1800s the building became property of the public notary Giovanni Antonio Calabrese. In the garden at the rear, attached to the church, you can still see the old living cells of the abbots.


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Palazzo con Cortile degli Imperato

L’edificio, al cui ingresso campeggia lo stemma dei Ferraioli, appartenne a quel ramo della famiglia che fa capo a un Gio. Nicola, figlio di Andrea, vissuto alla fine del 1500. Probabilmente, in epoca seicentesca, il cortile fu abitato dalla famiglia dei fratelli Domenico e Geronimo Imperato provenienti da Ravello. Geronimo era uno “speziale di medicina”, cioè un farmacista, mentre Domenico era Notaio. A lui si devono moltissimi atti, redatti nel periodo della peste del 1656. Questa famiglia risedette a Sant’Egidio per circa un secolo, poi, i registri parrocchiali non recano più traccia della loro presenza. Building with the Imperato Courtyard The building ,whose entrance displays the Ferrajoli coat of arms, belongs to the branch of the family led by Giovanni Nicola, son of Andrea. (end of the 1500s). During the 1600s the courtyard was probably home of the brothers Domenico and Geronimo

Imperato from Ravello. Geronimo was a pharmacist while Domenico was a public notary. Many acts during the period of the plague in 1656 are attributed to him. This family resided in Sant’Egidio for nearly a century, after which, the Parish registers showed no trace of their presence.


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Palazzo e giardino Ambrogio Ferrajoli I l palazzo, dalla facciata sobria, è appartenuto alla fine del ‘700 alla famiglia di Gio Nicola Ferraioli. L’ultimo dei Ferraioli ad abitare l’edificio è stato don Ambrogio, abate illuminato di Santa Maria Maddalena, dal 1908 al 1945. Ad esso si accede sia dal portone principale che da un cortile laterale, mentre diverse scale conducono ai piani superiori. Elegante il giardino interno con un patio abbellito con piastrelle dipinte, raffiguranti l’Arcangelo Gabriele. Ambrogio Ferrajoli building and garden The building, with its simple facade, belonged to the family of Giovanni Nicola Ferraioli at the end of the 1700s. The last of the Ferraioli family to live there was don Ambrogio, the enlightened abbot of Santa Maria

Maddalena from 1908 to 1945. The building is accessible either from the main doorway or from the side courtyard, whilst several steps lead to the upper floors. The internal garden is very elegant with a patio decorated with painted tiles depicting the Archangel Gabriel.

Sopra, l’interno di palazzo Ambrogio Ferrajoli - Above: the interior of Ambrogio Ferrajoli building In alto, il patio nel giardino retrostante - High above: the patio in the back garden


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Palazzo con Cortile Ferrajoli Francolisio Building with Courtyard Ferrajoli Francolisio

Viene chiamato così perchè in origine, probabilmente, era abitato dalla famiglia Ferraioli che si fa risalire ad un tal Francolisio, vissuto alla fine del ‘400 e capostipite di molti rami delle attuali famiglie Ferraioli di Sant’Egidio, nonchè nipote di Don Marco Antonio Ferraioli, cappellano della chiesa di S. Maria Maddalena agli inizi del 1500. Dei cortili popolari di Sant’Egidio è quello che nella corte interna e nell’elegante prospetto esterno non ha subito molte alterazioni. Al suo interno offre un classico esempio che caratterizza i cortili del borgo: l’accesso ai giardini che conducono alla montagna a sud dell’abitato.

Called so because originally it was probably home of the Ferraioli family which goes back to a certain Francolisio (end of 1400s). He was progenitor of many branches of the current Ferraioli families in Sant’Egidio, none than nephew of Don Marco Antonio Ferraioli, chaplain of the church of Santa Maria Maddalena at the beginning of the 1500s. Amongst all of the working class courtyards it is the one which has not undergone much alteration both in the internal court and also the elegant external prospective. Internally it offers a classical example which characterises the courtyards of the districts: the access to the gardens that lead to the mountain to the south of the building.


Cortile Livorano I l cognome Livorano, comparendo, per la prima volta, in un atto del Codex Diplomaticus Cavensis del 988, può essere considerato tra i più antichi cognomi italiani. I Livorano compaiono negli atti notarili, che riguardano Sant’Egidio, già nel 1193 e poi nel 1293, quando un tal Nicola Leborano, del fu Benedetto, viene confermato dall’Abate di S.Trifone di Ravello nel possesso di un pezzo di

45 terra con casa in pertinentia castelli Nucerie in loco ubi ad Sanctum Egidium dicitur. Il cortile che porta il nome della famiglia che probabilmente lo abitò fino dal XVI sec., è il più grande del borgo, con due entrate e diverse abitazioni che si giustificano per essere state abitate dalle diverse famiglie Livorano, riconducibili ai sei figli maschi di un tal Baldassarre, vissuto nella seconda metà del 1500.

Courtyard Livorano The surname Livorano, appearing for the first time in the act of the Codex Diplomaticus Cavensis of 988, can be considered one of the oldest Italian surnames. The Livoranos appear in the notary acts regarding Sant’Egidio from 1193 and again in 1293 when a certain Nicola Leborano (once Benedetto) was confirmed, by the Abbot of S.Trifone di Ravello, to be in possession of a piece of land with a house in pertinentia castelli Nucerie in loco ubi ad Sanctum Egidium dicitur. The courtyard, bearing the name of the family which probably had lived there from the XVI century, is the largest in the district with two entrances and numerous homes which justifies the different Livorano families having lived there, traceable to the six sons of a certain Baldassare in the second half of the 1500s.


Veduta del centro storico da sud-ovest


View of the historical centre from the South-West


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L e alt re Chiese e Cappelle

La Chiesa di Santa Maria delle Grazie

Fin dalla metà del ‘500 si ha notizia dellíesistenza di una Cappella gestita dalla “Confraternita di S. Nicola e del Corpo di Cristo”, una delle associazioni laico-religiose più antiche della Diocesi (anteriore al 1409) e proprietaria di un patrimonio immobiliare notevolissimo. Fu solo nel 1639 che, con riferimento a questa Cappella, si trova la dizione “Cappella di S. Maria delle Grazie”, dovuta alla esistenza in essa di una immagine miracolosa della Madonna delle Grazie. La chiesa è a tre navate, con quella centrale, chiusa da un abside accennato con la statua della Madonna in trono, leggermente più lunga di quelle laterali, dove insistono due altari, dedicati a S. Aniello e alla Deposizione. Nel tempio, che chiude fisicamente il borgo antico nella parte occidentale, tra le altre cose, si conservano ancora i bellissimi corpetti seicenteschi del busto della statua della Madonna. The Church of Holy Mary of the Graces Since the mid 1500s the existence of a chapel, managed by the “confraternity of St.Nicholas and The Body of Christ”,was brought to light. The confraternity was one of the oldest lay-religious associations of the diocese (prior to 1409) and proprietor of a notable real estate. It was only in 1639 that, with reference to this chapel, the title “Cappella di S.Maria delle Grazie” (Chapel of Holy

Mary of the Graces) was found thanks to the existence in this of a miraculous image of the Madonna delle Grazie. The church has three naves, the central one slighter longer than the others and closed by an apse indicating the statue of the Madonna on a throne in front of which are two altars dedicated to S.Aniello and the deposition. In the temple, which physically closes the old district on the western side, amongst other things are the beautiful 16th century bodices from the bust of the Madonna.


Chiesa di San Lorenzo e S. Diodato In S. Lorenzo, fin da tempi remoti, esisteva una cappella intitolata al martire Lorenzo, posta sotto la giurisdizione del Monastero di S. Angelo in Grotta di Nocera e dell’Abbazia della Trinità di Cava, ma si trovava in aperta campagna. Solo nel 1616, su iniziativa del chierico Geronomo Stile, iniziarono i lavori di costruzione di un oratorio, col titolo di S. Lorenzo, nel centro abitato del villaggio. Ottenuta, nel 1626, l’elevazione al titolo di Parrocchia per il suo Oratorio, Geronimo Stile con atto del notaio Tiberio Tortora del 4 settembre 1626, donò alla predetta Chiesa e al suo Rettor Curato una camera ed una casa, accoste alla Chie-sa, oltre ad un terreno in località “Rondinella”. Tuttavia, fu sul finire del ‘600 che la nuova parrocchia cominciò a funzionare abbastanza regolarmente, ma bisognò attendere la metà del 1800 e la reggenza del Parroco don Salvatore Buoninconti,

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50 perchè la Chiesa assumesse, nell’aspetto esteriore e nella conduzione, quella dignità che il suo fondatore aveva inteso conferirle. Attualmente, così come nell’antichità, si trova al centro del paese, nella frazione omonima. Si erge su un sagrato, dove dominano tre ingressi.

La chiesa è a tre navate, con un interessante altare centrale in marmi policromi. Tra le opere d’arte, dopo la perdita della tela di S. Lorenzo, vanno segnalati gli affreschi dedicati al Santo sulla copertura centrale.

The Church of Saint Laurence and Saint Diodato

However it was towards the end of the 1600s that the new parish began to function quite regularly but it needed to wait till the mid 1800s and the regency of the parish priest don Salvatore Buoninconti so that the church could assume the dignity that its founder had intended. In fact, as in early times, the church is in the centre of the village bearing the same name. It is erected on a church yard where three entrances dominate. The church has three naves with an interesting central altar in multi-coloured marble. Amongst the works of art, after the loss of the cloth of San Lorenzo, are the frescoes dedicated to the saint on the central covering.

In San Lorenzo for centuries a chapel dedicated to the martyr Lorenzo has existed but in the open countryside. It was put under jurisdiction of the Monastery of St.Angelo in Grotta of Nocera and the Abbey of the Trinità di Cava. Only in 1616 by initiative of the cleric Geronomo Stile did the construction work of the oratory, with the title of S. Lorenzo, begin in the built-up area of the village. In 1626 the title of Parish was given to the oratory and on the 4th September that year Geronimo Stile, with the act of the notary Tiberio Tortora, donated a room and a house nearby, as well as land in the locality of “Rondinella”, to the church and its Rector.


Chiesa di Sant’Antonio di Padova ad Orta Loreto

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Ad Orta (campi coltivati ad ortaggi), fin dai tempi antichi (sec. XVI), si sa dell’esistenza di una chiesa o cappella dedicata a S. Maria di Loreto e che, più tardi, ha dato il nome alla località. Orta Loreto, infatti, la più giovane frazione del comune, nasce dall’abbinamento di questi due nomi: Orta, un area estesissima abitata fin dal periodo romano e che dopo l’eruzione del Vesuvio del 79 d.C. si ritroverà completamente allagata dalle acque del fiume Sarno, e Loreto, per la presenza della chiesa dedicata alla Madonna di Loreto. Pur ignorando la ragione del cambiamento del nome, l’attuale chiesa è quella voluta dai fedeli in un rifacimento complessivo avvenuto negli anni cinquanta.

È a navata unica e tra i suoi pregi artistici possiamo annoverare, senz’altro, gli affreschi del soffitto e dell’abside. A completamento delle notizie su Orta Loreto, bisogna aggiungere che, dopo l’eruzione del Vesuvio del 79 d.C., la località si trovò completamente allagata, in quanto il fiume Sarno deviò dal suo corso naturale a causa del materiale lavico scaricato dal vulcano nella valle. Fu grazie all’opera dei contadini locali che, in epoca angioina, l’intera area venne bonificata. The Church of Saint Anthony of Padova in Orta Loreto In Orta (field cultivating vegetables), since old times (16th century) we know of the existence of a church or chapel dedicated to Santa Maria di Loreto (Holy Mary of Loreto), which later gave the name to the locality. Orta Loreto infact the youngest of all the villages, comes from the combination of these two names: Orta, a very extensive inhabitated area since Roman times and which, after the eruption of Vesuvius in 79AD, became flooded by the water from the River Sarno; and Loreto for the presence of the church dedicated to the Madonna di Loreto.

Even ignoring the reason for the change in name, the actual church is the one wanted by the faithful in a complessive remake carried out in the 1950s. There is a single nave and amongst its artistic merit we can count without doubt the frescoes of the ceiling and the apse. To complete the information about Orta Loreto we should add that after the eruption of Vesuvius in 79AD the village was completely flooded because the river Sarno changed its natural course due to the lava material dispersed by the volcano into the valley. Thanks to the work of the local farmers, in the Angoian period, the entire area was reclaimed.


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Cappella di Santa Maria della Misericordia Della Cappella di S. Maria della Misericordia, detta successivamente anche Cappella di S. Francesco, oggi non resta che la facciata. Fu edificata in esecuzione del testamento di Ottavio de Fusco (un discendente del notar Gio. Loisio de Fuscolis, che fu, agli inizi del 1500, il primo notaio santegidiano e uno dei primi sindaci particolari dell’Università), redatto dal notaio Gio. Lorenzo Buoninconti, il 25 settembre 1623. La Cappella della Misericordia, con la scomparsa degli eredi della Famiglia de Fusco, appartenne alle famiglie del notaio Geronimo Buoninconti e a quella del dottor fisico Vincenzo Spagnuolo.

The Chapel of Holy Mary of Mercy Only the facade still remains of the chapel of Holy Mary of Mercy later known also as the Chapel of St. Francis. It was built according to Ottavio de Fusco’s will which was drawn up by the notary Gio. Lorenzo Buoninconti on the 25th September 1623. The former was a descendant of xxxxxx Gio. Loisio de Fuscolis who, at the beginning of the 1500s, was the first public notary from Sant’Egidio and one of the first distinctive syndicates of the University. After the death of the heirs of the de Fusco family, the Chapel of Mercy became patrimony of the family of the notary Geronimo Buoninconti and the

Nel 1710 risultava “diruta”, ma fu oggetto di una ristrutturazione, perchè, nel 1721, il Vescovo Nicola De Dominicis la dice “da poco edificata” e riporta che il beneficiario era un tal Domenico Antonio Attianese. Dal 1777 al 1801 non vi si celebrarono più messe a causa di una nuova precarietà strutturale del suppenno. Nel 1831, tuttavia, la cappella fu trovata in buone condizioni da mons. Francesco Saverio Calenda. Oltre al bel portale di ingresso, restano tracce di affreschi di santi nelle nicchie laterali della facciata.

physicist Vincenzo Spagnuolo. In 1710 it resulted destroyed but was subject to restauration because in 1721 Bishop Nicola De Dominicis said it had been “recently built” and named the beneficiary as a certain Domenico Antonio Attianese. From 1777 to 1801 masses were no longer celebrated in the chapel because of the new precariousness of the structure of the “suppeno”. In 1831, however, the chapel was found to be in good condition by Monsignor.Francesco Saverio Calenda. Besides the beautiful entrance way there are still some frescoes of saints in the side niches of the facade.


Chiesa del Rosarietto Sorge al centro del paese ai piedi di un caratteristico angolo del borgo. Ancora oggi è di proprietà privata degli abitanti il palazzo dell’antica famiglia Falcone. In alcuni atti notarili di fine ‘700 del notaio Ambrogio Ferrajoli, con riferimento alle proprietà The Church of the Little Rosary It stands in the centre of the village in a very characteristic corner. The building of the Falcone family is still today private property of the inhabitants. In some legal documents drawn up by the notary

53 del luogo, la località è definita del “Rosarietto” o “Rosariello” per ragioni da ricondurre alla presenza di questa cappella, oggetto, ancora oggi, della pietà popolare e meta di alcuni fedeli per la recita di una breve preghiera.

Ambrogio Ferrajoli at end of the 1700s, referring to the property of the place, the locality is defined as “little rosary” ,trying to remind people of the presence of this chapel which ,still today, is the subject of piety and a place of prayer for the faithful.


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Event i e Manifest azioni

“I Cortili della storia” È organizzata dalla Pro-Loco ogni anno il terzo sabato e la terza domenica di settembre nell’antico Centro Storico. Tra le manifestazioni di Sant’Egidio, è sicuramente la più importante e quella a più alta valenza culturale. Coniugando cultura, tradizioni e folclore, in pochi anni, è giunta agli onori dell’attenzione regionale, con pubblicazioni su quotidiani, magazine e riviste culturali. Nei due giorni della manifestazione, figuranti in costumi díepoca rievocano, all’interno delle caratteristiche corti, momenti di vita che vanno The Historic Courtyards Organised every year by the “Pro-Loco” – the 3rd Saturday and Sunday of September in the old historic centre. It is surely the most important and that of the greatest cultural value amongst all of the celebrations in Sant’Egidio. Bringing together culture, traditions and folklore, in only a few years, it has gained the honours of regional attention with publications in daily newspapers, journals and cultural magazines. During the two days of celebrations you can see people dressed in historical costumes inside the characteristic courtyards, reliving moments from late Middle Ages to 1500 and 1600s, demonstrating the old trades and giving the opportunity to taste the typical local dishes prepared with local products like homemade pasta, marmalades and jams. In short, a visitor embarks on a real journey back in time accompanied by music and songs, admiring the urbanistic and artistic characterisitics of the village which have remained untouched and intact throughout the centuries. The aim of the event: the marketing of a historical centre, rich in history, traditions, art and culture only a few kilometres away from other sites of greater interest in the region of Campania.

dal basso medioevo al cinque-seicento, antichi mestieri e propongono l’assaggio di pietanze preparate con prodotti tipici locali, come il fusillo e la pasta di sciuanelle, marmellate agli agrumi, ecc. In sintesi, il visitatore, accompagnato da canti e musiche, compie un vero e proprio viaggio nel passato, ammirando le caratteristiche urbanistiche e artistiche di un borgo rimasto intatto nel corso dei secoli. Ambito l’obiettivo della manifestazione: un’opera di marketing di un Centro Storico, ricco di storia, tradizioni, arte e cultura a pochi chilometri dai siti di maggiore interesse della Campania.


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Il corteo storico Si tratta della rievocazione in costume dell’Elezione del Sindaco Particolare dell’antica Università di Sant’Egidio, così come si svolse ininterrottamente dagli inizi del 1500 al 1806, anno in cui, per effetto della legge di abolizione degli antichi Reggimenti Municipali di Giuseppe Bonaparte, Re di Napoli, furono soppresse le Università e costituiti i Comuni. La rievocazione di questa cerimonia, solenne e caratteristica, ha luogo la terza domenica di settembre e si compone di tre momenti: il saluto del rappresentante della città di Nocera sul sagrato della chiesa di S. Maria delle Grazie; la sfilata del corteo dei figuranti per le strade cittadine; The Historic Parade This relives, in costume, the evocation of the “Election of the Syndicate of the old University of Sant’Egidio” as happened uninterruptedly from the beginning of the 1500s to 1806 when, by law of the abolition of the old municipal regiments of Giuseppe Bonaparte (King of Naples), “Universitas” (confederations of villages) were suppressed and town halls were introduced. This solemn and characteristic procession takes place on the third Sunday of September and can be divided into three parts: the greeting of the representative of the town of Nocera on the steps of the church of

57 la rievocazione vera e propria della riunione del Parlamento dell’Università, nel corso del quale avveniva l’elezione del Sindaco (col sistema delle fave e delle noci deposte in un sacchetto) sul sagrato dell’abbazia di S. Maria Maddalena. Nata per iniziativa dellíAssociazione per l’Elezione dei Sindaci Universali della Città di Nocera, oggi si avvale anche della collaborazione dell’associazione “Maggio del ‘600” di Nocera Inferiore, “Comunità in Cammino” di Pagani, “Gruppo Sbandieratori e Tamburini” di Nocera Inferiore e della consulenza storica e scenografica della ProLoco di Sant’Egidio del Monte Albino. S. Maria delle Grazie. ; the procession of the people through the streets of the town; the true recalling of the meeting of Parliament and the “Universitas”, during which the syndicate was elected (with the system of the broad beans and nuts deposited in a small bag.), in front of the Abbey of S.Maria Maddalena. Begun as an initiative by the Association for the Election of universal syndicates in the town of Nocera, today there is also the collaboration of the association “Maggio del ‘600” from Nocera Inferiore, “Comunità in Cammino” from Pagani, “Gruppo Sbandieratori e Tamburini” from Nocera Inferiore and the historic and scenery consultancy of the Pro Loco from Sant’Egidio del Monte Albino.


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Altre manifestazioni - Other Celebrations 6 Dicembre

Festa del patrono San Nicola di Bari.

6th December

Festival for the Patron Saint “St.Nicholas of Bari”

Periodo pasquale

Rappresentazione della passione di Cristo in costumi d’epoca per le strade del Centro Storico.

Periodo pasquale

Rappresentazione della passione di Cristo in costumi d’epoca per le strade del Centro Storico.

Seconda domenica di Luglio

Festa di Santa Maria delle Grazie e di S. Nicola.

Second Sunday of July

Festival of Holy Mary of the Graces and St.Nicholas of Bari

Terza domenica di Giugno

Frazione Orta Loreto, Festa di Sant’Antonio.

Third Sunday of June

Orta Loreto, Festival St.Anthony.

Giugno/Luglio

“Percorsi Culturali”, con visite guidate al centro storico a cura della Pro Loco.

June/July

Seconda settimana di Agosto Second week of August

Seconda Settimana di Settembre Second week of September

Agosto-Settembre August/September

“Cultural Itineraries” with guided tours of the historical centre.

Frazione San Lorenzo, Festa di San Diodato e San Lorenzo Martire. Village of San Lorenzo: Festival of Saint Laurence and Saint Diodato.

Frazione San Lorenzo, “Arrivederci Estate” a cura dell’Azione Cattolica. Village of San Lorenzo: “Goodbye Summer”.

“Viva Cultura” (manifestazione culturale all’interno della corte del Palazzo Ferrajoli della Fontana con incontri d’arte, letteratura e spettacolo). “VIVACULTURA” (cultural event in the courtyard of the Ferrajoli of the Fountain Building , encounters with art, literature and entertainment).


Prodot t i t ipici Gli agrumi. Sono il prodotto più conosciuto e che, fino a pochi decenni fa, ha meglio rappresentato il nome di Sant’Egidio. Furono impiantati tra la fine del 1700 e gli inizi del 1800 per iniziativa di alcune famiglie del Capoluogo (come i Calabrese e i Ferrajoli) che, per tale operazione, si avvalsero dellíopera di “specialisti”, come i Parlato ed i Savarese, fatti venire appositamente dalla penisola sorrentina. In effetti, l’impianto di agrumi, già presenti in costiera, si rivelò un’opera di grande intuito commerciale per due ragioni: la prima, perchè Citrus Fruits The best-known products which, until a few decades ago, best represented the name of Sant’Egidio. They were planted between the end of the 1700s and the beginning of the 1800s by initiative of some of the families of the town (like the Calabrese and Ferrajoli) that employed “specialists”, like the families Parlato and Savarese from the Sorrentine Peninsular, for this work. Infact the plantation of citrus trees, already present on the coast, proved to be an intuitive bu-

59 essi sostituirono le viti che avevano uno scarso rendimento in termini di resa; la seconda, perchè la conformazione del terreno ha dato vita ad un prodotto di eccezionale qualità molto richiesto sul mercato. Delle tre varianti presenti (arancio, limone e mandarino) va segnalato, per le sue qualità vitaminiche, adatto anche per la realizzazione di confetture, l’arancio biondo (cosiddetto “biondo comune”) che, grazie alla sapiente opera degli agricoltori locali, riesce a conservarsi sull’albero anche ad agosto inoltrato. siness venture for two reasons: firstly, because they substituted the vines that produced scarse yield; secondly, because the conformation of the land had given life to a product of exceptional quality and in demand on the market. Of the three types present (orange, lemon and mandarin) we should particularly mention the “blond orange” noted for its high vitaminic values and suitabilty for making marmalade but aboveall, thanks to the knowledgeable work of the farmers, its ability to be preserved on the trees even after August.


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Pasta di Sciuanelle

Ideale per accompagnare zuppe, è una “fresella” cotta in forno a legna e che si compone di pochi e genuini ingredienti: farina bianca di granone, acqua, sale e strutto di maiale. Pasta di Sciuanelle Is a “fresella” baked in the open fire and made of few genuine ingredients: white flour, water, salt and lard. It is ideal for accompanying soups.

Il fusillo V iene

lavorato dalle sapienti mani delle massaie locali con lo stesso metodo di tanti anni fa: da un impasto di semola e uova si ottengono tante sfoglie che poi sono sa-

pientemente lavorate. Infine, con una tecnica artigianale semplice ma molto antica, si ottiene il classico fusillo nella sua forma a riccio allungato.

Homemade Pasta “Fusillo” It is made by the skillful hands of the local housewives using the same method as years ago: from a dough of durum wheat and eggs many sheets of pasta are formed. Finally, using a simple but antique technique the classical long curl “fusillo” (twists) are formed.


Artigianat o.

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L’artigianato

di Sant’Egidio è sempre stato legato alle produzioni locali e all’agricoltura, una sorta di “industria” al servizio di produttori e agricoltori. Anticamente, un’attività molto diffusa era quella dei bottai, cioè mastri per la produzione di botti e utensili per la lavorazione dell’uva. Questa attività, che ha fatto la fortuna di diverse famiglie del Capoluogo, era giustificata dalla cospicua presenza di viti nel territorio, prima che queste fossero sostituite dagli agrumi.

Oltre a questa, diffusissima era l’attività dei “maestri d’ascia”, gli attuali falegnami. A queste, va aggiunta la produzione artigianale di ceste di giunchi, le “panare”, per il trasporto degli agrumi e della frutta. Tranne quella del falegname, le altre due sono attività pressochè scomparse, sostituite dal restauro del mobile antico e dalla produzione artigianale di pasta fresca (il fusillo) e confetture agli agrumi.

Craftwork

before these were substituted by citrus trees. Other than this, the work of the “masters of hatchets” (present carpenters) was also widespread. To this we can add the craft of producing baskets made from rushes for transporting fruit and citrus fruits. Apart from that of the carpenter the other two are activities no longer practised and have been substituted by the restorarion of antique furniture and the home production of fresh pasta and marmalades.

The craftwork in Sant’Egidio has always been linked to the local productions and agriculture, a sort of “industry” at the service of producers and farmers. In old times a very popular job was that of the cooper. They were masters for the production of casks and utensils for the cultivation of grapes. This work, which had made many families wealthy, was justified by the presence of vines in the territory


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Numeri utili

CAP: 84010 Comune di Sant’Egidio del Monte Albino, P.zza Municipio n. 1 tel. 081 915655 - fax.081 915520 Stanza del Sindaco tel. 081 915876 Comando di PP. MM. tel. 081 915885 Pro-Loco di Sant’Egidio del Monte Albino, tel/fax 081/954737 Sito internet: www.prolocosantegidio.it e-mail: info@prolocosantegidio.it Radio Monte Albino, 99,500 Mhz. tel/fax 081/954737

Abbazia di Santa Maria Maddalena “in Armillis”, tel/fax 081 5165340 Farmacie: D.ssa De Simone, via Orazio, tel. 081 916583 D.ssa Nappi, via A. Califano, tel. 081 917097


Rist orant i , alberghi e bed & breakfast

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• ABBAC (Associazione Bed & Breakfast ed Affittacamere della Campania) Via E. Danio, 27/b; Tel./Fax 081 5165284 www.bbcampania.com www.abbac.it •

Hotel Sottovento Viale degli Aranci, 3 – trav. 15 Tel 081/5135400 Fac 081/5139919 Cell. 366 4395702 e-mail: info@hotelsottovento.it

• -Hotel-Ristorante “Degli Amici”, via Orazio; tel. 081 916665 - 915659

• Ristorante “Al Feudo”, Viale degli Aranci; tel. 333 7400396

• Agriturismo “La Taverna dei Re”, via Monacelle; tel. 081 930875

• Ristorante “Le Ville”, Viale degli Aranci; tel. 333 9551003

• - Agriturismo “La Grotta”, via Monacelle ; tel. 081 913048

• Ristorante “La Taverna di Salomé”, via B. Croce; tel. 081 917899

• Hostaria di Franco Coppola, via Orazio; tel. 081 5153399

• Ristorante “I tre gemelli”, P.zza De Ruggiero, tel. 081 916307

• Osteria “Marcsin”, P.zza G. B. Ferrajoli; tel. 081 5165341

• Ristorante “L’Incontro”, Pub pizzeria, Via Orazio 10, tel. 081 916587

• Ristorante “SanGilio”, via U. Foscolo; tel. 081 914122

• Ristorante “O’ Cantarone”, Viale della Pace (via Alveo Pignataro) tel. 081 916292

• Ristorante “Elle Esse Club”, Via D. Alighieri 55, tel. 081 5153521 - cell. 335 6889479

Ristorante “La Cupa del Lupo”, Viale della Pace; tel. 081 915781 - 915494


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La speranza con cui ci siamo dedicati a questo lavoro è quella che da una semplice guida possa nascere il desiderio di visitare un posto che, a volte, in maniera “accalorata”, definiamo la “vetrina” dell’agro. Con “I Cortili della Storia” abbiamo dimostrato che, per motivi oggettivi, oltre che di fortunate coincidenze, come quella di trovarsi sulla strada che porta in Costiera Amalfitana, inseriti in un discorso sistemico, anche nel nostro paese potrebbe essere possibile “Fare Turismo”. Con questa guida turistica, dunque, ci prefiggiamo di avvalorare, più di quanto non abbiamo già fatto, questa nostra “idea”, supportandola con uno “strumento” di facile accesso e di conoscenza immediata per il turista. Se a noi è toccato fare opera di promozione del territorio, alle amministrazioni competenti, prima fra tutte quella comunale, spetta il compito di dare attuazione alle previsioni urbanistiche, incentivare il recupero dei cortili e dei palazzi, favorire il processo di crescita e sviluppo della nostra comunità. In questo senso, il documento d’intenti per l’individuazione di un piano strategico per il recupero e il rilancio del nostro Centro Storico, del luglio 2004, tra Provincia, Comune, Patto dell’Agro Spa, AgroInvest, Soprintendenza ai Beni Archeologi e Soprintendenza ai Beni Paesaggistici e Ambientali, promosso e voluto dalla Pro-Loco, potrebbe rappresentare un ottimo punto di partenza per il coinvolgimento di vari soggetti e per il reperimento delle risorse finanziarie necessarie. Oltre a questo, è necessario che i santegidiani riacquistino il senso dell comunità e si riapproprino dell’orgoglio di essere gli abitanti di un luogo che, per più di duemila anni, è riuscito a conservare una propria identità. L’auspicio è quello che da semplici cose, come la realizzazione di una guida turistica, possano nascere ben altre iniziative, in modo da consegnare alle future generazioni un paese che, nel frattempo, è diventato meta per turisti ed occasione di lavoro. 13 Giugno 2009

Pro-Loco di Sant’Egidio del Monte Albino

Our hope, as a result of the dedication we have given to this work, is that from a simple guide book we can arouse the desire for people to visit a place that sometimes in a “worked up” way we define the “shop window” of the agro plain. With the “historical courtyards” we have shown that, for objective reasons, other than lucky coincidence, like finding yourself on the road that takes you to the Amalfi Coast, even in our town it could be possible to “Do Tourism”. With this guide book we aim to confirm our idea by supporting it with a “tool” easily accessible and with immediate knowledge for the tourist. If we have been touched carrying out this promotional work then it is the task of the appropriate administrations to activate a town planning prevision, incentivate the recovery of the courtyards and buildings, to favour the process of growth and development of our community. In this way, the document of intentions for the individualisation of a strategic plan for the recovery and relaunch of our historical centre of July 2004 between the Province, Comune, Agro Pact Spa, Agroinvest, the Department of Archaelogical, Environmental and Landscape, promoted and wanted by the Pro-Loco, could represent an optimum starting point for the involvement of various subjects and for the tracing of the necessary financial resources. Other than this, it is necessary that the people of Sant’Egidio regain the sense of community and become proud once again of being inhahabitants of a place that, for more than two thousand years, has managed to preserve a true identity. The omen is that from simple things, like the realisation of a guide book, other initiatives can start in order to pass on to future generations a town which, in the meantime, has become a destination for tourists and an opportunity for work. Pro-Loco di Sant’Egidio del Monte Albino 2009 June 13




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