Rei Kawakubo

Page 1

R E I

K A W A K U B O

Le luci strobo accendono la pista al centro della Salle Wagram. Supernature di Cerrone pompa a tutto volume nelle casse. È tempo di disco per Rei Kawakubo che porta i ragazzi di Comme des garçons a un rave party di quelli pesanti. I capelli serrati in impalcature di scotch, ricoperti da colate di cromie acide o vestiti di calotte sbriluccicanti. Indosso tailoring dalle forme street, fatto di giacchette e bermuda, ma completamente ricoperto di cristalli Swarovski o di micro paillette sfavillanti. Ai piedi le Nike Air Max 180 della nuova collaborazione, dagli inserti fluo. Inizia la festa, dove arrivano, pogano, si scontrano e bisbocciano ragazzotti in giacche patch che uniscono gessature brit, peluche maculati, zebrature psichedeliche, broccati decadenti e acuti di oro. In un melting pot surreale tra capi inside out (d’altronde il tema della stagione è «What’s on the inside matters»), coat reversibili, maglie bucherallete, pantagonna, T-shirt dai messaggi artsy e corsetti da burlesque innestati sul sartoriale più tradizionale. Che si trasforma in arte vera e propria in tre giacche ricoperte di frammenti trash, Sono gambe di una bambola, pupazzi, burattini e astronauti poetici e un po’ inquietanti. Frutto della collaborazione con Mona Luison. Giudizio. Chapeau! Kawakubo mostra i muscoli e porta in scena una delle migliori collezioni di questa tornata di moda uomo spring-summer 2018. Il messaggio è dirompente. La moda pure. L’insieme è cool e regala energia. Tutto perfetto.

UNIVERSIT‌A DEGLI STUDI DELLA CAMPANIA “LUIGI VANVITELLI” Dip. di Architettura e Disegno Industriale Corso di laurea: Designper la Moda A.A. 2016/2017 Cattedra: Abilità informatiche Docenti: Cirafici Alessandra Esposito Marroccella Angelo Candidato: Scavone Laura A03687



UNIVERSIT‌A DEGLI STUDI DELLA CAMPANIA “LUIGI VANVITELLI” Dip. di Architettura e Disegno Industriale Corso di laurea: Designper la Moda A.A. 2016/2017 Cattedra: Abilità informatiche Docenti: Cirafici Alessandra Esposito Marroccella Angelo Candidato: Scavone Laura A03687


B I O G R A F I A

Caschetto nero e frangetta dritta dritta che scopre uno sguardo penetrante e profondo. E’ un’icona. E’ un’icona la sua immagine e lo è la sua storia. Lei è REI KAWAKUB O. Se si fa un passo indietro e si allarga la visuale, sotto questo volto fumettistico appare un esile corpo avvolto da abiti rigorosamente neri. Corpo che si fa rincorrere dagli intervistatori, che fa la spola tra Parigi e New York, passando per Milano e ritornando in Giappone. E’ qui che è nata Rei, è qui che si è formata ed è qui che ha cominciato ad emergere quella che sarebbe stata e continua ad essere la sua ricca e poliedrica personalità. Ha studiato arte e letteratura, ha lavorato nel reparto pubblicitario di un’azienda tessile ed è diventata una stilista freelance. Nel 1969 ha fondato il marchio COMME DES GARÇONS, “come dei ragazzi”, che rimanda ai movimenti di liberazione femminile degli anni Sessanta e Settanta, ma si ispira in realtà alla canzone “Tous les garçons et les filles” della francese Francoise Hardy, ha creato abiti innovativi e contro la tendenza dell’epoca: neri, informi. Forse troppo innovativi per qualcuno. “Hiroshima chic”, stile “post atomico” sono solo alcuni dei modi in cui venne definito il respiro delle collezioni di Comme des Garçons. Tuttavia queste critiche non hanno frenato la Kawakubo che, perseverando con le sue idee, ha riscosso i primi successi nel suo Giappone. La prima meta extranipponica è stata Parigi, dove nella loro pri-

ma sfilata gli abiti post atomici hanno lasciato tutti a bocca aperta proprio per la loro originalità; non a caso sono stati poi di ispirazione per molti stilisti tra cui Martin Margiela, Ann Demeulemeester e Helmut Lang. È quasi più semplice descrivere il lavoro di Rei Kawakubo associandolo all’architettura che non alla moda. Il suo immenso rispetto nei confronti del purismo di Le Corbusier e Tadao Ando l’ha portata alla creazione di abiti spesso architettonici nel concept, letteralmente costruiti a mo’ di spazio da abitare e decisamente astratti in termini di pattern.

Argutamente, Rei non solo ha diffuso lo stile decostruttivista con i suoi abiti, ma lo ha esteso all’interno e all’esterno dei suoi punti vendita. Questo tema scarno, minimalista ed eccentrico caratterizza ogni sua boutique: pavimenti in calcestruzzo dall’aspetto rovinato,

camerini ottenuti da scaffalature e ripiani industriali, tavoli riciclati da fabbriche dismesse usati per esporre preziosissimi accessori. Ogni suo negozio è stato progettato da architetti visionari magistralmente guidati dalla sua direzione artistica. Il primo, creato grazie all’aiuto di Takao Kawasaki, è stato quello di Chalsea a New York (1983). Si decise di mantenere le fattezze


esterne originarie (comprese le insegne delle attività precedenti) di un edificio selezionato nel meat packing district: qui nulla era tradizionale, confortante o rassicurante, nessuna merce era esposta nelle vetrine, anche perché non era presente nessuna vetrina, e non molto di più era fisicamente presente nel negozio. Invece di esporre le sue creazioni, per ammaliare e conquistare i passanti, il negozio di wooster street agiva come un filtro che solo i più coraggiosi attraversavano. Nel 1998 inizia la collaborazione con lo studio Future Systems per il rinnovo di questo stesso punto vendita. Un tunnel in alluminio lucido, martellato in modo da creare giochi di luce, conduce dall’anonima facciata industriale verso l’interno, dove pareti bianche costellate di curve dorate accolgono gli abiti esposti, creando un futuristico paese delle meraviglie. L’anno successivo Rei lavora di nuovo con i Future Systems, ora con la collaborazione di Takao Kawasaki, per la creazione della boutique di Comme Des Garcons a Aoyama (Tokyo). Anche stavolta è lei a tenere le redini del processo creativo ed è ancora lei a tirare fuori l’idea di arretrare il fronte

del negozio e scostarsi dall’anonima facciata lungo strada per creare un’onda blu di vetro dallo strabiliante effetto pixelato, cosicché ogni cliente potesse avere la sensazione di essere circondato da quegli schermi tanto amati dalla

farmacia del 1950 e successivamente in zone marginali e underground delle città di singapore, lubiana, barcellona, stoccolma e varsavia. Sarà forse questo l’approccio più all’avanguardia rispetto l’architettura del retail: creare

nascente società dei mass media. Entrando da un’insenatura creata dall’onda, ci si ritrova all’interno di una sorta di labirinto creato da pareti curve e inclinate, traslucide ed opache, che poco a poco ci fa scoprire quello che la collezione offre. Continuando la sua incessante ricerca e sperimentazione, nel febbraio 2004 la kawakubo ha avuto il suo vero colpo di genio aprendo il primo guerrilla store. Influenzata dai nuovi studi sulla società e sui consumi (in particolar modo sul mondo underground), ha deciso di aprire dei piccoli negozi dai grandi profitti, con solamente alcuni elementi delle collezioni, rarità, pezzi creati ad hoc, che rimanevano in attività per al massimo un anno per poi chiudere e spostarsi altrove. Il primo negozio di questo nuovo movimento artistico, sociale ed economico è stato aperto a berlino, in una ex libreria sulla chaussestrasse, alla fine del mitte district nella berlino est, della quale rei mantiene anche il nome e la vecchia insegna. Qui le sue collezioni vengono esposte insieme a quelle dei designer e degli artisti locali. L’esperimento si è ripetuto poi ad helsinki in una

qualcosa di rivitalizzante e creativo ma allo stesso tempo schizofrenico, invisibile e temporaneo. nonostante non provenisse da una scuola di moda, di architettura o di design, nel 2000 rei kawakubo ha ottenuto il prestigioso premio “harvard excellence in design” per aver rivoluzionato più di chiunque altro il mondo della moda, proiettando tutti noi nel futuro senza mai avere la tentazione di voltarsi indietro.



S T I L E

Lo stile di Kawakubo è molto eccentrico e spesso difficile da interpretare. La stilista ha raccontato che cerca costantemente ispirazione per realizzare qualcosa che non è mai stato fatto prima: è un processo che richiede tempo, perché le idee le arrivano in modo lento e incostante. Rispondendo a chi mette in dubbio la portabilità dei suoi abiti, ha spiegato che non vuole creare opere d’arte ma vestiti da indossare, perché «gli abiti sono finiti solo quando qualcuno li indossa». Per questo nel primo negozio che aprì a Tokyo nel 1973 non volle specchi perché «bisognerebbe comprare i vestiti per come ti fanno sentire, non per come ti fanno apparire». Kawakubo ha precisato al Guardian che «essere nata in Giappone è una casualità e non c’è nessuna correlazione con il mio lavoro. Essere cresciuta nel Giappone postbellico mi ha reso la persona che sono, ma non è l’unico motivo per

cui faccio ciò che faccio. È una cosa molto personale, ogni cosa mi viene da dentro». La sua prima sfilata a Parigi, nel 1982, ebbe un grande impatto anche perché si contrappose all’estetica molto patinata proposta all’epoca da stilisti come Gianni Versace e Thierry Mugler.


Oltre a fare delle cose stilisticamente nuove, Kawakubo è stata innovativa anche dal punto di vista imprenditoriale: fu la prima, negli anni Novanta, a utilizzare i pop up store, ovvero i negozi temporanei. La sua principale trovata sono però i Dover Street Markets, a metà tra grandi magazzini in cui acquistare vestiti di grandi marchi e gallerie artistiche, dove sperano di trovare spazio i più importanti stilisti al mondo, più o meno affermati. Si trovano a Londra, New York, Pechino e Tokyo, in zone lontane dalle classiche vie delle boutique di lusso. Come racconta Kawakubo, «volevo presentare l’alta moda in un negozio che ricordasse anche i mercati di strada. I Dover Street Markets sono un’ottima vetrina per gli stilisti emergenti, e la stessa Kawakubo ha lanciato molti giovani talenti, tra cui Junya Watanabe, che prima di aprire una proprio linea lavorò fino al 1992 nel laboratorio di Comme des Garçons. Comme des Garçons organizza quattro sfilate all’anno, due femminili e due maschili, a Parigi, dove la casa di moda ha anche uno show room. Kawakubo ha dato visibilità al marchio anche collaborando con altre aziende,


come Apple e il concept store milanese 10 Corso Como, e con artisti come Mick Jagger, Pharrell Williams, Cindy Sherman, e l’attivista e artista cinese Ai WeiWei. Con questa strategia, è riuscita a costruire un’azienda solida, che fattura oggi circa 250 milioni di

dollari l’anno, e ha rifiutato più volte offerte di essere acquistata da colossi del lusso come LVHM o Kering. Oggi Comme des Garçons ha circa 230 punti vendita in tutto il mondo e raccoglie sotto il suo marchio altri 17 piccoli brand.



G O S S I P

E’ uno degli eventi più importanti di New York, uno di quelli a cui star e vip non possono assolutamente mancare. Il Met Gala 2017 ha ufficialmente inaugurato la mostra ‘Rei Kawakubo/Comme des Garçons: Art of the In-Between’, che espone dal 4 maggio al 4 settembre 2017 oltre 100 capi della stilista giapponese che ha rivoluzionato il mondo della moda, ma è stata anche l’occasione per una passerella di abiti e look. Che il red carpet del Met Gala 2017 sareb-


be stato poco convenzionale c’era da aspettarselo. E come non poteva non esserlo? Da Rihanna che rispetta il dress code alla lettera e indossa una creazione Comme des Garçons a Madonna che punta su una mise camouflage da combat girl firmata Moschino, passando per le super top model Kendall Jenner e Bella Hadid con mise trasparenti e iper sexy a Gigi Hadid in abito color nude Tommy Hilfiger fino alla stratosferica Stella Maxwell e al suo vestito con frange di perle creato ad hoc da H&M. Per la seconda volta nella storia del Costume Institute del Metropolitan Museum di New York,


uno stilista vivente è il soggetto della mostra annuale. Nel 1983 il protagonista era stato Yves Saint Laurent, il più influente couturier della sua epoca. Con la stessa motivazione, Rei Kawakubo è chiamata a rivestire lo stesso significato. Cioè, a raccontare la formazione della moda di questi anni, le estetiche, i dubbi, le ascese e le ricadute di un gusto in perenne trasformazione. Rei Kawakubo si è imposta come una pensatrice solitaria che si serviva della moda per riflettere sul mondo. Ed è questa caratteristica che l’ha stancata non solo dal percorso dei suoi amici iniziali ma da tutto il resto della moda, diventando fonte continua di elaborazione che, trasferita spesso in forme inspiegabili di abiti, si sono sempre trasformate in input per il resto della moda internazionale.




BRAND IMAGE





SITO

E SOCIAL





IL BRAND OGGI

Le luci strobo accendono la pista al centro della Salle Wagram. Supernature di Cerrone pompa a tutto volume nelle casse. È tempo di disco per Rei Kawakubo che porta i ragazzi di Comme des garçons a un rave party di quelli pesanti. I capelli serrati in impalcature di scotch, ricoperti da colate di cromie acide o vestiti di calotte sbriluccicanti. Indosso tailoring dalle forme street, fatto di giacchette e bermuda, ma completamente rico-

perto di cristalli Swarovski o di micro paillette sfavillanti. Ai piedi le Nike Air Max 180 della nuova collaborazione, dagli inserti fluo. Inizia la festa, dove arrivano, pogano, si scontrano e bisbocciano ragazzotti in giacche patch che uniscono gessature brit, peluche maculati, zebrature psichedeliche, broccati decadenti e acuti di oro. In un melting pot surreale tra capi inside out (d’altronde il tema della stagione è «What’s

on the inside matters»), coat reversibili, maglie bucherallete, pantagonna, T-shirt dai messaggi artsy e corsetti da burlesque innestati sul sartoriale più tradizionale. Che si trasforma in arte vera e propria in tre giacche ricoperte di frammenti trash, Sono gambe di una bambola, pupazzi, burattini e astronauti poetici e un po’ inquietanti. Frutto della collaborazione con Mona Luison. Giudizio. Chapeau! Kawakubo mostra i

muscoli e porta in scena una delle migliori collezioni di questa tornata di moda uomo spring-summer 2018. Il messaggio è dirompente. La moda pure. L’insieme è cool e regala energia. Tutto perfetto.



LINK

PUBBLICAZIONE

ONLINE

https://issuu.com/laurascavone/docs/rei_kawakubo



“Ciò che faccio non è influenzato da ciò che accade nel mondo della moda o della cultura. Parto da immagini astratte per creare un nuovo concetto di bellezza.” REI KAWAKUBO


Turn static files into dynamic content formats.

Create a flipbook
Issuu converts static files into: digital portfolios, online yearbooks, online catalogs, digital photo albums and more. Sign up and create your flipbook.