l'Automobile Week n. 86

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Settimanale digitale • Anno 3 • Numero 86 • 24/5/2019

Supplemento settimanale a l’Automobile.

INNOVAZIONE I MOTORI I LIFESTYLE

L’Europa è poco “verde”. PAOLO BORGOGNONE ■ Quasi ovunque la campagna elettorale per le elezioni europee ha visto l’assenza dei temi ambientali. Il cambiamento climatico sembra solo sfiorare l’agenda politica dei futuri membri del Parlamento di Strasburgo. Auto compresa. Eppure il settore è in grande fermento per rispondere alle sollecitazioni dell’Unione che ha già spinto verso una legislazione restrittiva sulle emissioni di CO2 dei veicoli che dovranno scendere entro il 2030 del 37,5% (rispetto ai valori del 2020). In attesa del nuovo Europarlamento che

potrebbe anche cambiare le carte in tavola, l’industria automobilistica ha investito nell’elettrificazione centinaia di miliardi di euro. Il problema ovviamente riguarda anche il resto del mondo. La Cina ha imboccato lo stesso percorso e, non a caso, i costruttori europei vedono nel mercato elettrico di Pechino un modo per ammortizzare gli investimenti. In America la situazione è più incerta: le elezioni sono lontane ma la campagna elettorale è già iniziata con una contrapposizione tra chi difende lo status quo e chi invoca, invece, quella “rivoluzione verde” che in Europa, nonostante il vuoto nella campagna elettorale, tutti speriamo inizi presto.


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· 17 Maggio 2019


BUSINESS

Elezioni europee, l’auto non è in lizza. PAOLO BORGOGNONE

■ Nonostante l’Europa sia in prima linea nella lotta all’inquinamento – come testimonia la decisione di tagliare, tra il 2020 e il 2030, del 37,5% le emissioni di CO2 dei nuovi veicoli – i problemi ambientali legati all’automotive sono entrati marginalmente nella campagna per le elezioni del Parlamento di Strasburgo del 26 maggio. La grande maggioranza dei partiti politici sottoposti al giudizio degli oltre 521 milioni di elettori per la nuova legislatura 2019/2024 non hanno in agenda una vera politica ambientale. L’Europa che ha visto nascere il movimento simboleggiato dalla faccia pulita di Greta Thurnberg – la 16enne svedese che con i suoi discorsi diretti sta risvegliando la coscienza ambientale di milioni di persone nel mondo – ha concentrato l’attenzione su altri temi. Fa eccezione la Germania, dove tradizionalmente il movimento “verde” è forte e l’industria dell’auto tedesca ha investito più degli altri sull’elettrificazione. A partire dal gruppo Volkswagen, dal gruppo Daimler con Marcedes e Smart, dal gruppo Bmw che per primo ha creato un sub brand – chiamato “i” – per i suoi nuovi modelli a batteria. I sondaggi Un sondaggio effettuato dalla Ard – la principale rete televisiva nazionale tedesca – ha confermato nei giorni scorsi come il 48% degli intervistati ponga la questione “clima” al centro

delle proprie preoccupazioni. Un dato che riguarda da vicino un Paese con un settore automotive che occupa 820mila persone, pesa per circa il 20% dell’intera produzione industriale nazionale ed è stato pure protagonista in negativo dello scandalo “dieselgate”. I Verdi all’assalto “L’Unione europea è fondamentale se si vuole risolvere la crisi climatica globale”, ha detto recentemente in un dibattito televisivo Oldag Caspar del gruppo ecologista Germanwatch. I Verdi tedeschi vanno oltre e affermano che due delle più importanti questioni in agenda per il prossimo Parlamento europeo dovranno essere la revisione (in un senso sempre più stringente) degli obiettivi in tema di emissioni per il periodo tra il 2030 e il 2050 e la finalizzazione del budget su questa materia dal 2021 al 2027. Argomento centrale sarà quella della “carbon neutrality” (la riduzione se non la messa al banda completa delle emissioni di carbonio), invocata anche dal presidente francese Emmanuel Macron per il 2050 e che la stessa Commissione europea ha indicato (già a dicembre 2018) come priorità nelle politiche da discutere nel nuovo Parlamento. Ammesso che l’ambienti resti centrale nelle politiche continentali anche nella nuova legislatura. Questo ce lo diranno le urne. 24 Maggio 2019 ·

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BUSINESS

L’Europa elettrica cresce. EDOARDO NASTRI

l’auto premium di segmento medio più venduta in Europa, sbaragliando tutte le concorrenti (anche con motore tradizionale come Audi A4, Bmw Serie 3 e Mercedes Classe C), con 15.755 mila unità immatricolate. Cosa accade in Italia L’Italia si muove a rilento. Da gennaio ad aprile le elettriche vendute sono state appena 1.183, in aumento comunque del 25,7% rispetto ai primi quattro mesi del 2018. Gli incentivi statali all’acquisto che interessano auto a zero emissioni, o ibride ricaricabili, sono partiti dopo varie peripezie solo da un mese e mezzo, è quindi probabile che i risultati di maggior rilievo si vedranno tra qualche tempo. I bonus sono riservati a vetture con prezzo inferiore a 50mila euro Iva esclusa e prevedono 6mila euro di sconto a fronte della rottamazione di un’auto Euro 1,2,3 o 4, oppure di 4mila euro se non si possiede una vettura da rottamare. I soldi messi a disposizione dallo Stato per quest’anno sono 60 milioni di euro, erogati in tre tranche da 20 milioni ciascuna: di questi, al momento in cui si scrive, ne sono stati utilizzati circa 13 milioni.

INNOVAZIONE

■ La soluzione al problema globale dei cambiamenti climatici passa anche per la rivoluzione in atto nel mondo dell’automobile, con un graduale addio ai propulsori tradizionali per abbracciare la scelta della elettrificazione. Una strada obbligata che ha portato i costruttori a decidere grandissimi investimenti per ridurre consumi ed emissioni. I Paesi stanno facendo la loro parte, aiutando la diffusione di auto meno inquinanti attraverso incentivi statali all’acquisto. Gli obiettivi riguardo le emissioni di CO2 per chilometro fissati dall’Unione europea sono parecchio stringenti: la media per il 2020 dovrà essere di 95 grammi per il 95% della gamma. Per il 2021 gli stessi limiti interesseranno il 100% dei modelli. I volumi delle auto elettriche in Europa rimangono ancora elitari: parliamo del 2,5% del venduto, ma qualcosa si sta muovendo. I dati dei primi quattro mesi del 2019 evidenziano una crescita dell’87,5% sull’anno precedente, con 83.676 unità immatricolate. Chi immatricola di più Al contrario di ciò che si potrebbe pensare, nessun paese del nord Europa ha la leadership dell’immatricolato a zero emissioni nei primi quattro mesi del 2019. Al primo posto ci sono i tedeschi, con 15.944 elettriche targate, in crescita del 74,7% rispetto all’anno precedente. Il secondo gradino del podio è occupato dai francesi: 10.569 unità, in aumento sul 2018 del 44,3%. Medaglia di bronzo per l’Olanda con 9.965 auto elettriche immatricolate (+104%). La vettura a zero emissioni più venduta in Europa nel 2018 è stata la Nissan Leaf con 40mila esemplari targati. Buoni risultati per la berlina Tesla Model 3, la più economica delle proposte del costruttore americano: a marzo è stata 4

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· 24 Maggio 2019

Batterie all’europea. REDAZIONE

■ Per l’Europa sulle batterie è arrivato il momento di fare sul serio. Il recente annuncio della nascita del progetto “Battery Airbus” – la collaborazione tra Francia e Germania in tema di ricerca e sviluppo degli accumulatori per automobili elettriche – è la conferma che il Vecchio continente vuole dire la sua in un business che, finora, è statodominato esclusivamente dalle attivissime aziende asiatiche. Per l’occasione i ministri dell’economia delle due super potenze continentali Bruno LeMaire e Peter Altmaier hanno annunciato un investimento complessivo tra i 5 e i 6 miliardi di euro. Una parte – circa 1,28 miliardi – arriveranno da Bruxelles sotto forma


di un sussidio pubblico a cui la Commissione europea ha già dato il proprio assenso. Il progetto prevede l’apertura di un primo stabilimento da 500 dipendenti in territorio francese a cui faranno seguito altri due più grandi, probabilmente in Francia e in Germania. All'inizio dell’anno Mercedes aveva annunciato a sua volta l'intenzione di aprire un impianto da 1.000 posti di lavoro in Polonia. Volkswagen, invece, ha aderito allo European Battery Union, consorzio internazionale di cui fa parte anche il produttore svedese Northvolt. Contrattacco all’Asia Il “Battery Airbus” è uno strumento importante soprattutto per combattere lo strapotere dei giganti asiatici del settore. Il più grande costruttore di batterie agli ioni di litio al mondo attualmente è la cinese CATL (che rifornisce anche le tedesche Mercedes, Bmw, Volkswagen, oltre a una gran parte dei costruttori locali nel suo Paese). Dalla Corea arrivano gli accumulatori di Lg Chem e Samsung, mentre in Giappone il principale produttore è Panasonic che rifornisce soprattutto le Tesla ma che sta anche lavorando con Toyota alla prossima generazione di batterie, quelle allo stato solido (a cui è molto interessato il gruppo Volkswagen) che hanno il vantaggio di ricaricarsi molto più velocemente e che – in futuro – saranno competitive anche dal punto di vista del prezzo.

INNOVAZIONE

Sostenibilità: il riciclo in automobile. PAOLO ODINZOV ■ Come ti riciclo l’auto, l’imperativo ormai riguarda tutti i costruttori. Soprattutto quelli che vendono all’interno della Unione europea dove i veicoli, come imposto dalla direttiva 2000/53/CE, devono essere recuperabili per almeno il 95% del peso. Il volto “verde” delle auto non deriva solo da come vengono costruite ma perfino dal modo in cui sono vendute. Per esempio non utilizzando nelle concessionarie plastiche inquinanti, fa così Volvo. Oppure impiegando nei saloni energia proveniente da fonti rinnovabili, fa così Mercedes in Germania, che sfrutta elettricità proveniente da centrali eoliche attraverso un modello di corporate Power Purchase Agreement (PPA) firmato con l’utility norvegese Statkraft. Minimo impatto ambientale Le automobili devono, insomma, avere il minimo impatto ambientale e non soltanto per ciò che riguarda le tecnologie con cui si muovono, grazie alla corsa all’elettrificazione. Per raggiungere questi obiettivi, i costruttori hanno aperto laboratori dove studiano materiali fino a ieri impensabili per confezionare gli abitacoli e le carrozzerie.

Land Rover propone – in alternativa alle tradizionali e lussuose pelli – tessuti ecologici come l’Eucalyptus Melange, ottenuto con fibre di eucalipto e poliestere, un processo che richiede molta meno acqua rispetto a quando si va a produrre plastica e alcantara. Sulle vetture elettrificate del brand “I”, Bmw fa largo impiego di fibre naturali di Kenaf, una pianta molto simile alla canapa, capaci di garantire un ottimo isolamento termico e acustico all’abitacolo. Oltre a utilizzare plastiche da residui di reti da pesca raccolti sulle spiagge e alluminio derivato in gran parte da processi di riciclaggio. L’alluminio di Audi Audi è invece il primo costruttore automotive al mondo ad aver ricevuto la certificazione di sostenibilità della Aluminium Stewardship Initiative (ASI): il costruttore soddisfa tutti i requisiti di sostenibilità per gli utenti industriali dell’alluminio nella progettazione e produzione dell’alloggiamento delle batterie della nuova elettrica e-tron. C’è poi chi ha pensato all’auto vegana eliminando a bordo i materiali d’origine animale: compresa la lana, presente spesso nelle trame delle tappezzerie o come riempimento o isolante. È il caso di Toyota che, su alcuni modelli, impiega imbottiture composte esclusivamente da glicole da canna da zucchero. Ford ha sviluppato schiuma per i sedili a base di soia, mentre Hyundai usa addirittura polvere di roccia vulcanica per rivestire i montanti delle sue berline. Insomma, le “ricette” per l’auto sostenibile non mancano.

PAESE

Mercato auto, ecobonus a gonfie vele. MARINA FANARA ■ L’ecobonus per il mercato dell’auto tira: in aprile, come conferma il sottosegretario allo Sviluppo Economico 24 Maggio 2019 ·

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sono stati utilizzati finora “solo” 300mila euro, per chi è interessato a una moto ecologica. Restano a disposizione circa 9.700.000 euro.

(Mise) Davide Crippa “le immatricolazioni di auto elettrichesono cresciute del 356% rispetto allo stesso mese dell’anno scorso”. Stando ai dati Unrae, si tratta di 1.190 nuove vetture a batteriacontro le 261 di aprile 2018. I modelli più venduti? Renault Zoecon 398 esemplari (l’anno scorso nello stesso mese erano 61), Nissan Leaf con 203 unità (contro 27 di aprile 2018) e Smart fortwo con 162 contro 82 dell’anno scorso. Già spesi 15 milioni di incentivi Che gli incentivi stiano tirando è confermato anche dal contatore attivatopresso il Mise che calcola in tempo reale le risorse residue ancora utilizzabili: dei primi 20 milioni messi in campo dal governo come fase di avvio (120 giorni “per valutare l’andamento del provvedimento”, hanno specificato al ministero), al 23 maggio ne rimangono poco più di 6.600.000 euro. Quindi, in circa 40 giorni è già stato speso quasi il 75% del monte risorse. Ricordiamo che la norma è entrata concretamente in vigore l’8 aprile scorso, dopo 15 giorni dalla sua pubblicazione in Gazzetta Ufficiale, da quella data è stato possibile richiedere e prenotare online i contributi da parte dei concessionari che si sono registrati nella piattaforma del Mise a partire dallo scorso 1° marzo.

Dall’auto alla rete: presto un decreto Infine, per favorire la diffusione di auto a batteria e, in particolare, lo sviluppo di tecnologie di integrazione tra questo tipo di veicoli e la rete elettrica, il ministero dello Sviluppo economico sta preparando un decreto in materia di Vehicle to grid,frutto anche del confronto con le case automobilistiche e le associazioni di categoria. “Le batterie”, spiega il sottosegretario Crippa, “rappresentano una delle opzioni più importanti per l’accumulo di fonti rinnovabili, ma anche per avere un sistema più flessibile che porti dei vantaggi economici e ambientali per i cittadini. Con le batterie ad alta capacità di accumulo, i veicoli funzionano come un deposito di energiache può essere utilizzato in caso di mancanza di elettricità”.

BUSINESS

Europa, i sub brand elettrici si moltiplicano. CARLO CIMINI

Quanto vale il contributo Quanto alle risorse messe in campo dal governo, la Legge di Bilancio 2019 prevede 60 milioni per quest’anno (di cui un terzo appunto per la prima fase), 70 milioni per il 2020 e altrettanti per il 2021per l’acquisto, con o senza rottamazione, di auto nuove(classificate M1), anche in leasing, con emissioni di CO2 inferiori a 70 grammi a chilometro e prezzo di listino, Iva esclusa, non superiore ai 50mila euro. Si tratta, in dettaglio, di 6mila euro di sconto(4mila senza rottamazione) per un’automobile sotto ai 20 grammi/chilometro di CO2 (elettrica o idrogeno) e 2.500 euro (si scende a 1.500 se non c’è radiazione) per un modello che emette da 20 a 70 grammi/chilometro di anidride carbonica. Moto, bonus solo per quest’anno La legge prevede anche contributi per l’acquisto di scooter e moto (rispettivamente categoria L1 ed L3) ibridi o elettrici, di nuova immatricolazione e potenza uguale o inferiore a 11 chilowatt con obbligo però di contestuale rottamazione di una veccia due ruote Euro 0, 1 o 2: stanziati 10 milioni di euro ma solo per quest’anno, mentre per il prossimo biennio i fondi sono condizionati alla disponibilità di risorse. Del suddetto stanziamento, stando al contatore del Mise, 6

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· 24 Maggio 2019

■ In Europa i costruttori moltiplicano la creazione di sub brand elettrici, anche per dare un segno più tangibile sulle novità di prodotto. Dopo aver centrato gli obiettivi nell’ambito del protocollo di Kyoto dal 2008 al 2012, l’Unione europea si è dotata di una legislazione molto stringente soprattutto in termini di emissioni dal settore trasporti. Dal 2021 la media delle emissioni di CO2 prodotte dalla gamma di ciascun costruttore dovrà essere minore o uguale a 95 grammi per chilometro, con obiettivo portato a 59,4 per il 2030.


La risposta dei costruttori L’investimento sull’elettrificazione da parte dei costruttori è enorme. A cominciare da Volkswagen: il capo delle vendite del marchio Jürgen Stackmann ha confermato la cifra di 9 miliardi di euro entro il 2023 e 10 milioni di veicoli a batteria prodotti nei prossimi dieci anni in Europa, Usa e Cina. Agli inizi di maggio, la presentazione della ID. 3 segna l’inizio di una nuova era, come ha affermato lo stesso manager durante l’evento di debutto della prima compatta sulla piattaforma Meb. E quando gli si chiede se la vettura sarà marchiata con un brand che Volkswagen dedicherà esclusivamente alle elettriche sorride: “Lo scoprirete al Salone di Francoforte”, in settembre. Volvo Il sub brand Polestar, nato come divisione sportiva della Casa svedese, ora è specializzata nella produzione di automobili elettriche. In occasione dello scorso Salone di Ginevra, il brand ha presentato la sua seconda vettura, Polestar 2, rivale dell’americana Tesla Model 3. Nel frattempo il sub-brand di Volvo è già al lavoro per sviluppare un terzo modello: probabilmente un suv. Grazie ai capitali cinesi del colosso Geely – holding con sede a Hong Kong e proprietaria del marchio – il processo di elettrificazione è in stato avanzato. Mercedes La rivoluzione a emissioni zero di Mercedes porta il nome del marchio EQ (“Electric Intelligence”): oltre 10 miliardi di euro investiti in nuovi prodotti e più di un miliardo nella produzione di batterie. Un progetto che, secondo la Casa di Stoccarda, porterà entro il 2022 all’elettrificazione dell’intera gamma della Stella ed entro il 2025 a un aumento delle vendite delle auto elettriche fino al 15/25% del totale del marchio. In agenda più di 130 varianti a batteria, tra i modelli a 48 V EQ Boost – i cosiddetti mild hybrid che svolgono la funzione di recupero energia – le vetture ibride plug-in EQ Power, fino ad arrivare alle pure EQ a trazione elettrica, come la nuova EQC, la prima auto a batteria Mercedes. Seat Il marchio Cupra della Casa spagnola ha presentato il concept elettrificato Formentor: un suv sportivo equipaggiato da un sistema ibrido plug-in. Il brand, che probabilmente sarà dedicato alle zero emissioni, è già protagonista con la e-Racer – la vettura sportiva a batteria marchiata Cupra – che sarà la prima auto turismo in grado soddisfare i requisiti richiesti dal nuovo campionato Electric Touring Car Racing (Etcr). Audi Con e-tron, il costruttore di Ingolstadt ha dedicato una divisione ad auto che possono coprire lunghe distanze esclusivamente con energia elettrica. Nel corso del 2019, il marchio ha in agenda 20 novità, tra nuovi modelli, motorizzazioni e aggiornamenti di vetture già esistenti. Tra queste, quattro versioni ibride plug-in per le berline A6, A7 e A8 e per il suv Q5. Ma la grande novità è stata il lancio della prima auto elettrica del marchio, il suv e-tron, seguito da una versione coupé Sportback (consegne previste per il 2020). Una strategia d’attacco che conta sulla condivisione di piattaforme con gli altri marchi del gruppo Volkswagen: la Ppe, architettura dedicata a vetture grandi e premium utilizzata anche da Porsche, la Meb della famiglia ID di Volkswagen.

Bmw La gamma del sub brand “i” è l’approccio per una mobilità sostenibile e rivolta al futuro della Casa di Monaco di Baviera: auto elettriche e sistemi di mobilità futuristici. Su tutte, la i3, auto completamente a batteria con autonomia attorno ai 200 chilometri pensata principalmente per le aree urbane, e le i8 Coupé e Roadster, sportive ibride plug-in con consumi ed emissioni di CO2 estremamente ridotte. Inoltre, Bmw ha investito circa 500 milioni di euro sugli impianti di Lipsia e Monaco di Baviera dedicati alle auto elettriche e alle batterie. Psa e Fca I due gruppi, per ora, non hanno pensato a sub brand per l’elettrificazione, cui comunque credono. Secondo i piani, nei prossimi due anni Psa lancerà 15 nuovi veicoli elettrificati, 8 ibridi plug-in e 7 a batteria. Il presidente del gruppo Fca John Elkann ha annunciato che sono iniziati i lavori di adeguamento delle linee per la Fiat 500 elettrica che dureranno circa 8 mesi, confermando l’investimento di 5 miliardi di euro per le fabbriche italiane incentrato sullo sviluppo di veicoli puramente elettrici e ibridi plug-in. L’avvio della produzione della citycar elettrica è previsto per i primi mesi del 2020.

BUSINESS

Usa, quanto pesa il clima sul voto. PATRIZIA LICATA

■ Il cambiamento climatico è questione politica. Alla prossima tornata presidenziali, nel 2020, il 38% degli elettori sceglierà il candidato alla Casa Bianca anche in base ai programmi che presenterà per ridurre l’impatto delle attività umane sull’ambiente, svela un sondaggio condotto dalla Yale e dalla George Mason University. 24 Maggio 2019 ·

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Carbon capture La sensibilità “green” è più spiccata negli elettori del Partito Democratico: il 64% considera i temi ambientali importanti contro il 12% degli elettori Repubblicani. Il partito di Donald Trump è tradizionalmente vicino agli interessi dei gruppi petroliferi e il presidente, come è noto, nega il cambiamento climatico e ha definito il carbone “bello e pulito”. Le aziende dell’energia e i costruttori di Detroit non si spingono fino a negare gli effetti dei combustibili fossili sulla qualità dell’aria, ma propongono rimedi graduali che proteggano sia l’ambiente sia i big dell’industria. Per esempio, la coalizione Ceo Climate Dialogue, di cui fanno parte anche Ford, BP, Shell e l’Environmental Defense Fund, punta sull’uso del gas naturale, sulle tecnologie di carbon capture (cattura e stoccaggio della CO2) e, in generale, su soluzioni per ridurre le emissioni di gas serra che arrivino dal mercato. Decide il Congresso Per sostenere il proprio punto di vista a Washington il Ceo Climate Dialogue ha speso l’anno scorso 55,8 milioni di dollari in attività di lobby, riporta Bloomberg. Ora il Senato Usa sembra pronto ad abbracciare le richieste sul carbon capture: alla Camera Alta del Congresso è attualmente in discussione una proposta di legge chiamata Use It Act che intende destinare un totale di 75 milioni di dollari alle aziende che studiano e impiegano questa tecnologia. La prova della palla di neve Lo Use It Act ha supporto bipartisan, ma uno dei maggiori sponsor è il senatore Repubblicano dell’Oklahoma James Inhofe, noto per la vicinanza all’industria petrolifera e per aver portato in Senato una palla di neve nel 2015 in replica a chi parlava di innalzamento delle temperature. Allora si era attratto la derisione del senatore Democratico del Rhode Island Sheldon Whitehouse; adesso, però, lo stesso Whitehouse si ritrova a dare appoggio alle annacquate proposte dei Repubblicani sul clima, perché – ha spiegato al Washington Examiner – il potere delle lobby è tale che leggi più severe non avrebbero alcuna possibilità di passare. Allo stesso modo il Senato ha trovato un accordo oltre le divisioni di partito sul Carbon capture modernization act, una proposta che alleggerisce i requisiti sull’efficienza dei progetti legati allo sfruttamento del carbone purché prevedano la tecnologia di cattura della CO2. California verso il 100% elettrico I politici più progressisti non condividono le concessioni sul clima e puntano su un approccio più deciso. In California la Democratica Mary Nichols, presidente del regolatore statale Air Resources Board e da sempre impegnata nella lotta all’inquinamento, ha addirittura ipotizzato un divieto totale per i mezzi a benzina e diesel nel Golden State. In California – patria di Tesla – sono già state immatricolate più di 500mila auto ibride e a batteria: nessuno Stato Usa vanta questi numeri sull’elettrico. Ma lo Stato sul Pacifico resta famigerato per il traffico e la cattiva qualità dell’aria a Los Angeles, nella Bay Area (San Francisco) e nella centrale San Joaquin Valley. La California ha fissato degli ambiziosi obiettivi (CAAQ) per abbattere CO2 e polveri sottili nell’aria, ma prevede un raggiungimento a crescere; gli standard di Washington 8

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· 24 Maggio 2019

(NAAQ), invece, impongono limiti meno severi ma da rispettare anno per anno e, come ogni legge federale, hanno la precedenza sulle regole locali. Il paradosso è che lo Stato più verde d’America potrebbe trovarsi a fine 2019 a pagare all’amministrazione Trump la multa per aver superato il tetto sulle emissioni di gas che causano il riscaldamento globale.

BUSINESS

Usa: più tasse per l’elettrica. GLORIA SMITH

■ Bollo da 1.000 dollari per le auto elettriche: la proposta di un parlamentare dell’Illinois Martin Sandoval infiamma negli Stati Uniti il dibattito sugli incentivi al mercato dei veicoli a basso impatto ambientale. L’atteggiamento degli Stati della federazione Usa è contraddittorio: 34 offrono incentivi per auto elettriche e ibride, tra cui sconti per l’acquisto, sgravi fiscali e parcheggi gratuiti, ma 24 hanno anche imposto un bollo annuo che arriva fino a 200 dollari. Il senatore Sandoval sembra addirittura puntare a una vera scure fiscale, facendo balzare la tassa a 1.000 dollari contro gli attuali 17,50 dollari annui. Non si tratta di “punire” solo le auto elettriche: Sandoval chiede che si aumenti anche il prelievo fiscale sulla benzina, portandolo a un totale di 44 centesimi al gallone (unità di misura corrispondente a 3,79 litri) contro gli attuali 19 cent. Tasse, strade e auto elettriche In America l’entità delle imposte sull’acquisto del carburante varia da Stato a Stato ma la destinazione è comune: il finanziamento dei lavori di manutenzione delle strade e la realizzazione di nuove infrastrutture. Il ragionamento è semplice: chi usa la macchina contribuisce all’usura della rete viaria e deve pagare per il ripristino. Con la diffusione delle auto elettriche molti Stati Usa temono, però, che questo fondamentale introito si assottigli


e aumentare le tasse appare una mossa lungimirante. Gli ecologisti replicano: è un favore reso ai produttori petroliferi che soffoca lo sviluppo del mercato dell’auto a zero emissioni. Motori a benzina “troppo efficienti” Le preoccupazioni sul gettito fiscale garantito dal carburante sono nate in realtà prima dell’auto elettrica. Già il progresso tecnologico delle alimentazioni tradizionali ha ridotto le entrate per le casse pubbliche, perché con la migliore efficienza dei motori, che percorrono più chilometri per litro (o gallone) di benzina, gli automobilisti fanno rifornimento meno spesso. Aumentare il bollo sui modelli plug-in non fa spostare di molto l’ago della bilancia: le auto elettriche immatricolate negli Usa sono 565.000, ma circa la metà è stata acquistata in California (273.600); in molti altri Stati ne circolano meno di 1.000. Chi teme di restare “a secco” Nel lungo periodo, però, una diffusione capillare delle auto elettriche, unita ai motori tradizionali più efficienti, ridurrà le entrate delle tasse sulla benzina: un taglio del 61% entro il 2040, secondo un’analisi di Bloomberg. Nel frattempo gli incentivi sono più importanti della protezione dell’introito fiscale, dicono i sostenitori della mobilità a basso impatto, ma molti degli Stati Usa la pensano diversamente: gli effetti sulle casse pubbliche si faranno sentire già dai prossimi anni e occorre valutare subito nuove imposte. Il dipartimento dei Trasporti dell’Iowa, per esempio, ha calcolato che nel 2018 lo Stato ha perso solo 317mila dollari di tasse sulla benzina (su un totale di 600 milioni circa), ma nel 2030, con la diffusione dei veicoli elettrici, mancheranno all’appello dai 7 ai 45 milioni. Quanto si paga in California La California, campione americano dell’auto elettrica, non fa eccezione: ha già aumentato le tasse sulla benzina (si arriva a un prezzo finale di 4 dollari al gallone contro la media nazionale di 2,86 dollari) e ha anche annunciato che porterà il bollo annuale sulle auto elettriche a 100 dollari nel 2020. Con queste imposte la California finanzia non solo la riparazione di strade e ponti, ma le sue strategie “green”: potenziamento dei trasporti pubblici, realizzazione delle piste ciclabili e il piano “cap-and-trade”, che fissa un limite alle emissioni di gas serra e permette l’asta dei crediti.

BUSINESS

Cina, cambia aria con l’elettrico. EDOARDO NASTRI

■ L’elettrificazione dell’auto corre in Cina come in nessun altre parte del mondo. Nonostante questo, le megalopoli cinesi sono ancora assediate dallo smog. Arriva però una buona notizia, che dà un segno di speranza perché le cose possano cambiare. Secondo i dati rilasciati dall’autorità governativa cinese, nel 2018 Pechino e la circostante provincia industriale di Hebei – una zona enorme – hanno tagliato le emissioni di smog di circa il 12%. L’auto avrà fatto sicuramente la sua parte, anche perché la Cina è il primo mercato al mondo di vetture elettriche, settore in crescita costante dal 2011. +118% in sette anni Negli ultimi sette anni nella Repubblica popolare le auto a zero emissioni sono aumentate del 118%, spinte dagli incentivi statali in atto e da politiche favorevoli allo sviluppo di questo tipo di mobilità. Nel 2018 l’immatricolato elettrificato ha superato gli 1,2 milioni di unità, di cui 788 mila a zero emissioni (+69%). Un cambio di passo consentito anche dall’infrastruttura e dalle aziende sul territorio: il paese detiene oltre il 50% della rete globale di ricarica e il 76% della produzione delle batterie agli ioni di litio. La spinta all’acquisto di vetture elettrificate viene spinta anche dalle restrizioni alla circolazione dei veicoli a combustione interna nelle città, misura necessaria per provare ad abbattere le emissioni. Gli incentivi sono gestiti dalle amministrazioni locali con differenze tra le varie metropoli. Ad esempio a Shanghai si vendono principalmente ibride plug-in mentre a Pechino quasi esclusivamente elettriche pure. Meno incentivi, domanda costante Quest’anno è iniziato il processo di revisione degli incentivi statali all’acquisto di vetture a batteria. Le nuove regole concordate il 26 marzo scorso stabiliscono che i sussidi siano completamente rimossi per le vetture con autonomia di percorrenza inferiore ai 250 chilometri. Dal 16 giugno 2019 gli aiuti di Stato saranno dedicati solo alle auto elettriche più costose (perché spesso maggiore autonomia significa prezzo più alto), ma saranno comunque ridotti di circa il 60% rispetto a quanto accadeva prima del nuovo regolamento. Prima dell’entrata in vigore del provvedimento si ipotizza una corsa all’immatricolazione dei concessionari cinesi pronti a fare scorte di elettriche sfruttando gli ultimi giorni di bonus. Vedremo se i dati di vendita dopo l’estate confermeranno la valutazione. L’agenzia americana di valutazione del credito Fitch Ratings non crede però che questo provvedimento possa ral24 Maggio 2019 ·

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lentare lo sviluppo dell’auto elettrica in Cina, tanto più che il mercato dei veicoli tradizionali è in frenata per la prima volta dopo vent’anni e il governo non può permettersi una crisi in un settore chiave dell’economia. Gli incentivi persi, scrivono gli analisti, saranno compensati dagli sconti dei costruttori perché la cosa fondamentale è mantenere quota di mercato, dando priorità ai volumi di vendita. E continuare a investire per essere tra i primi anche in futuro, quando la domanda di vetture a zero emissioni sarà globale.

AUTO E MOTO

AUTO E MOTO

Bmw, la M5 compie 35 anni. PAOLO ODINZOV

Škoda, cresce la gamma elettrificata. LUCA GAIETTA

■ Al Salone di Francoforte del 1979 Bmw presentava la prima versione della M5: bolide da corsa travestito da vettura stradale, basato sul pianale della Serie 5, che inaugurava il segmento delle berline sportive. Categoria di mercato diventata nel tempo una vetrina per i costruttori premium, e che oggi conta numerosi modelli in competizione con la M5: tra i quali la Mercedes Amg E63 S e l’Audi RS6.

■ Škoda ha pubblicato un teaser che anticipa la versione elettrica della nuova Citigo, citycar presentata in Slovacchia a Bratislava il 23 maggio assieme alla nuova Superb di segmento D che prevede nella gamma anche una motorizzazione ibrida plug-in. La Citigo elettrica dovrebbe impiegare la stessa propulsione a batteria della Volkswagen e-up, vista la stretta parentela tra i due modelli sviluppati sullo stesso pianale adottato anche per la Seat Mii. Ovvero un motore elettrico da 61 chilowatt (82 cavalli), alimentato da batterie capaci di garantire 160 chilometri di autonomia. L’ammiraglia prende la scossa Riguardo alla nuova Superb, nella versione ibrida plugin l’ammiraglia Škoda erediterà probabilmente lo stesso sistema della Volkswagen Passat GTE. Con un motore a benzina 1.4 TSI da 156 cavalli e un’unità elettrica da 85 chilowatt (116 cavalli): per una potenza totale di 218 cavalli e la possibilità di percorrere fino a 55 chilometri a zero emissioni grazie a un pacco batterie da 13 chilowattora. 10

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La M5 Edition 35 Years Per celebrare in grande stile i 35 anni di vita della vettura, giunta nel frattempo alla sua sesta generazione, Bmw ha realizzato la M5 Edition 35 Years: derivata dall’ultima M5 Competition e prodotta in soli 350 esemplari ordinabili da luglio. Studiata nello stile dal reparto di personalizzazione Individual del marchio, si tratta di una serie speciale che si distingue all’esterno con contenuti esclusivi, quali la verniciatura Frozen Dark Grey e i cerchi in lega da 20 pollici in tinta Graphinte Grey dai quali si intravedono le pinze freni nero lucido. Mentre all’interno la Edition 35 Years fa la differenza sfoggiando rivestimenti in pelle Merino nera e finiture ricercate: tra le quali una fascia in alluminio anodizzato e carbonio di colore oro sulla plancia e altre parti dell’abitacolo. Oltre ai battitacco personalizzati e la placca con inciso il numero della serie sulla console centrale. 625 cavalli per bruciare i cento in 3,3 secondi Sotto all’esclusivo vestito la M5 Edition 35 Years prevede un V8 4.0 biturbo da 625 cavalli e 750 newtonmetri. Motore che le consente scattare da zero a cento in ap-


pena 3,3 secondi e di raggiungere i 305 chilometri orari di velocità massima. Trovando naturalmente una pista dove poterla scatenare in tutta sicurezza.

AUTO E MOTO

Volkswagen 2022: citycar a batterie.

BUSINESS

Il 5G Huawei serve all’auto robot. CARLO CIMINI

EDOARDO NASTRI

■ Il gruppo Volkswagen ha intenzione di costruire una citycar elettrica da vendere a meno di 20mila euro nello stabilimento slovacco di Bratislava. Secondo quanto riferito dal quotidiano tedesco di economia e finanza Handelsblatt, il Gruppo proporrà una piccola vettura da città che verrà realizzata su una versione accorciata della piattaforma Meb, e venduta a partire dal 2022. Inaugura Seat Attualmente nell’impianto di Bratislava vengono prodotte le piccole del gruppo: Volkswagen Up, Skoda Citigo e Seat Mii. La stessa cosa potrebbe accadere in futuro con la citycar a zero emissioni. A tal proposito il ceo di Volkswagen Group Herbert Diess, ha fatto sapere qualche mese fa che sarà il marchio Seat a inaugurare il segmento delle piccole elettriche del colosso tedesco. È quindi probabile che la citycar, come accade oggi, venga venduta da tutti e tre i marchi. A Zwickau un nuovo suv elettrico Il piano industriale iniziale per la realizzazione di queste vetture prevedeva sviluppo e produzione nello stabilimento tedesco di Emden, ma la scelta della Slovacchia è stata dettata dai minori costi del lavoro, in particolare salariali. In Germania invece, nell’impianto di Zwickau, verrà costruita la ID.3, berlina elettrica già preordinabile, e un nuovo suv compatto a zero emissioni.

■ Lo sviluppo della guida autonoma non può prescindere da una connettività sempre più veloce: il 5G. Il colosso cinese Huawei è in pole position a livello mondiale, ma ora la sua corsa potrebbe essere frenata dalla decisione del presidente americano Donald Trump di bandire le sue tecnologie dagli Stati Uniti, ufficialmente per motivi di sicurezza nazionale. Un ordine cui Google e altre società tech si sono subito allineate, sospendendo il contratto di fornitura con l’azienda di Shenzhen. Trump ha poi improvvisamente concesso alla società cinese “una licenza temporanea di 90 giorni”, ma è chiaro che la partita è politica e avrà risvolti imprevedibili. Riflessi sull’automotive La diffusione della rete 5G è uno degli strumenti fondamentali a disposizione di Case e sviluppatori. Durante lo scorso Salone di Shanghai, Huawei è stata la prima azienda hi-tech a presentare un modulo 5G sviluppato appositamente per l’automotive, confermando il proprio ruolo di leader nel settore. Il sistema è basato sul chip Balong 5000 superfast pensato per l’auto: un hardware in grado di far dialogare veicoli e infrastrutture a una velocità superiore 30 volte la rete 4G. Attraverso questa connessione, i nostri smartphone serviranno anche per il cosiddetto Internet of Things, ovvero il controllo totale su tutto quanto ci circonda, dal funzionamento energetico della casa alla gestione di una vettura driverless. Il rapporto con gli europei L’embargo americano rischia di rallentare in particolare la corsa di quelle case automobilistiche partner dei cinesi di Shenzen nella guida autonoma. In Europa, Huawei ha già lavorato con il gruppo Psa per la tecnologia per i sistemi infotainment e assistenza alla guida, mentre a ottobre del 2018 24 Maggio 2019 ·

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ha annunciato l’avvio di una collaborazione con Audi con l’obiettivo di sviluppare congiuntamente la tecnologia driverless di Livello 4, cioè quasi completamente automatizzata, testata sulla Q7 e progettata specificamente per gli ambienti urbani. Proprio la presenza a bordo di auto della piattaforma IoT OceanConnect CVMP (Connected Vehicle Modular Platform) sviluppata da Huawei ha creato i primi allarmi. Già la scorsa estate, Trump – con il Defense Authorization Act – ha proibito alle amministrazioni governative degli stati americani di acquistare software dedicati alle telecomunicazioni sia da Huawei che da Zte, un’altra azienda cinese. Lo scorso novembre a Torino – per la prima volta in Italia – una vettura dotata di guida autonoma ha circolato per le strade del capoluogo piemontese, area di test della rete 5G. La vettura utilizzata per le prove è stata una Ford Mondeo berlina.

BUSINESS

Ford taglia negli Usa.

annunciato severi tagli al personale anche in Europa) gli investitori sembrano credere nel piano di ristrutturazione dell’azienda: le azioni Ford, che a inizio anno valevano 7,90 dollari, sono cresciute – dopo il report del primo trimestre 2019 – fino a 10,26 dollari. Resta da vedere che cosa ne penserà Trump. Il presidente Usa si era già detto “molto deluso” del programma di ristrutturazione di General Motors – presentato lo scorso dicembre – e nel quale si parlava della chiusura di alcuni impianti che avrebbero messo a rischio fino a 15mila posti di lavoro in Ohio, Michigan e Maryland.

SMART MOBILITY

Renault, car sharing con Vulog. LUCA GAIETTA

REDAZIONE

■ Ford licenzia. Anche negli Usa. 800 persone perderanno il lavoro nelle prossime settimane, proseguendo una politica di sacrifici iniziata già l’anno passato: l’obiettivo è quello di tagliare 7mila posti entro agosto. Si tratta di circa un decimo dei dipendenti. Lo ha confermato – in una mail spedita il 20 maggio ai lavoratori – il ceo Jim Hackett che ha parlato della necessità di accrescere i profitti anche di fronte a un calo delle vendite. Le comunicazione del ceo ricorda anche che circa il 20% dei posti tagliati riguardano il management con un risparmio annuale stimato in almeno 600 milioni di dollari. Il costruttore ha riferito lo scorso mese guadagni per 1,1 miliardi di dollari nel primo trimestre 2019, in calo rispetto a quanto riportato nello stesso periodo dell’anno precedente. La Borsa approva Nonostante le critiche, in particolare dei sindacati, nei confronti della gestione di Hackett (che già in gennaio aveva 12

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■ Renault e Vulog (azienda francese specializzata in innovazioni per le auto condivise) hanno annunciato una collaborazione per veicoli da dedicare al car sharing. L’accordo prevede che il costruttore possa installare direttamente in fabbrica sulle vetture elettriche Zoe la tecnologia di gestione sviluppata dai connazionali impiegando la piattaforma Aima (Artificial Intelligence Mobility Applied). Questa permetterà alle Zoe una integrazione istantanea e senza soluzione di continuità con gli attuali e futuri schemi di car sharing. Più di 2.500 vetture entro la fine dell’anno Entro la fine del 2019 saranno prodotte oltre 2.500 Renault Zoe dotate di questa tecnologia, destinate inizialmente a Nord Europa, Sud America ed Emirati Arabi Uniti. Al momento sono 25 i car sharing nel mondo che utilizzano già hardware e software Vulog. Tra questi Wible (joint venture di Kia e Repsol) a Madrid, Free2Move (PSA) a Wuhan e Washington, Mol-Limo a Budapest, Mevo a Wellington e GreenMobility a Copenaghen e Oslo.


INNOVAZIONE

AUTO E MOTO

Olanda, una strada di plastica.

Peugeot Pulsion 125, molto urbano.

SERGIO BENVENUTI

ANTONIO VITILLO

■ Riutilizzare la plastica senza disperderla nell’ambiente per ricavare energia, calore, nuovi prodotti: perfino strade. È la sfida lanciata dalle società europee Kws, azienda olandese che offre servizi di costruzione e Wavin, specializzata nel riciclo di materiali di ogni genere, con il progetto PlasticRoad. L’obiettivo è rivoluzionare il mercato, sostituendo l’asfalto con strade di un composto riciclato realizzato partendo da rifiuti. Non dunque la tradizionale plastica che inquina, tanto per essere ancora più chiari.

■ Al nuovo Pulsion 125 la Peugeot attribuisce la definizione di “Urban GT”. Disponibile in due versioni, la più elegante Allure e quella sportiva RS, è uno scooter facile da guidare, con caratteristiche che lo rendono particolarmente comodo in città. Tra le specifiche l’i-Connect – sistema mutuato dall’i-Cockpit di Peugeot Automobili – attraverso il quale il Pulsion si connette al telefono sfruttandone le funzioni principali, navigazione GPS e info-traffico compresi. Strumento di riferimento è lo schermo TFT da 5 pollici, in mezzo ai due classici quadranti analogici, mentre una app dedicata fornisce utili indicazioni sul funzionamento del veicolo. I fari tipo Full Led, per essere più riconoscibili nel traffico, adottano il Drl (Daytime Runnig Light). L’Abs, come la frenata combinata, agisce su entrambe le ruote. In caso di arresto di emergenza le quattro frecce si avviano automaticamente.

Prodotto di economia circolare I componenti modulari in plastica riciclata sono leggeri, facili da spostare e veloci da installare. I partner del progetto affermano che per costruire una strada completa tradizionale servono mesi mentre – utilizzando questa tecnica – può essere ultimata in pochi giorni. I tempi sono ridotti fino al 70% e la manutenzione è molto semplice. La plastica resiste alle intemperie, dura tre volte più a lungo dell’asfalto, può filtrare con maggiore facilità l’acqua piovana e prevenire così pericolose inondazioni. Inoltre, ogni modulo ha uno spazio vuoto all’interno, permettendo così il passaggio di tubi e cavi, senza la necessità di scavare il terreno. La prima volta a Zwolle La prima PlasticRoad è una pista ciclabile inaugurata a Zwolle, in Olanda: 30 metri di rifiuti plastici che equivalgono a oltre 218mila bicchieri o 500mila tappi. La seconda è stata appena completata a Giethoorn, nell’Overijssel. Il percorso è costellato di sensori che monitorano le prestazioni della strada, misurano la temperatura e quanti ciclisti la utilizzano. L’analisi dei test aiuterà a perfezionare il progetto e a contribuire in futuro a realizzare anche parcheggi e marciapiedi.

Doppia versione Il motore Peugeot Power Motion di 125 cc eroga 14,6 cavalli di potenza, per entrambi i modelli proposti. L’Allure (costo 4.850 Euro) ha il parabrezza alto e regolabile, oltre la piastra di attacco del bauletto. La RS (4.900 Euro) è riconoscibile per la livrea bicolore, il manubrio in tubo metallico, la pedana poggiapiedi “inox” e il cupolino sportivo fumé. Entrambe le versioni hanno ruote di diametro 14 pollici all’anteriore e 13 dietro, con la griglia a scacchiera della presa d’aria frontale e l’avviamento funziona con la smart key: sotto la sella c’è spazio per un casco integrale e uno tipo jet. Il serbatoio contiene fino a 12 litri. Il consumo è pari a 2,9 litri ogni 100 chilometri. 24 Maggio 2019 ·

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ha raccolto fino a questo momento 15mila sterline. La storia, diffusa dai social, è stata raccontata dalla Bbc.

PAESE

Torino modello sostenibile. MARINA FANARA

AUTO E MOTO

Fiat 500 Jolly Icon-e: la spiaggina. EDOARDO NASTRI

■ È Torino la sede scelta per una giornata di confronto tra varie città europee sui Piani urbani di mobilità sostenibile (Pums). Il workshop, fissato per il 21 maggio, rientra nel progetto Civitas Sumps-Up, che a sua volta fa parte del programma Ue Civitas 2020, specificatamente dedicato a sostenere le amministrazioni locali nell’attuazione delle rispettive politiche di passaggio a modalità di trasporto meno impattanti. Pioniere dell’innovazione Il capoluogo piemontese, partner del progetto insieme a Birmingham (Gran Bretagna), Budapest (Ungheria), Malmö (Svezia), San Sebastian (Spagna), Sofia (Bulgaria) e Salonicco (Grecia), è stato scelto come modello in Europa per essersi distinto come una delle prime realtà urbane del Paese ad aver adottato il Pums (esattamente nel 2009). “Torino è la città automobilistica italiana per antonomasia che da dieci anni a questa parte sta ridisegnando il suo ambiente urbano mettendo i cittadini al centro e sostenendo forme di mobilità alternative all’auto privata”, sottolinea Chiara Ferroni, responsabile di Torino Wireless, società pubblico-privata per la promozione e sviluppo dell’innovazione (tra cui il primo distretto tecnologico italiano Ict) che segue il progetto Civitas Sumps-up per conto del Comune.

■ Garage Italia, l’atelier di Lapo Elkann con sede nella stazione di servizio di piazzale Accursio a Milano, presenta la 500 Jolly Icon-e, versione 100% elettrica che si ispira alla 500 Jolly, storica vettura della carrozzeria Ghia dal 1957 al 1974. Il progetto dimostra come sia possibile dare una seconda vita ad alcune auto d’epoca, convertendole alle zero emissioni. Il motore termico viene sostituito con uno elettrico sviluppato da Newtron Group e la vettura viene nuovamente omologata. La Icon-e può essere ricaricata in 4 o 8 ore a seconda che si sfrutti una colonnina o la rete domestica. La presa è posizionata sotto la mascherina anteriore, mentre l’autonomia di percorrenza dichiarata è di 120 chilometri. Il prezzo è al momento top secret e gli uomini di Garage Italia sottolineano che si tratta di un “progetto esclusivo che avrà tiratura limitata” e che alcuni esemplari sono già stati venduti.

Città laboratorio “Le piste ciclabili, il pionieristico sistema di infomobilità 5T e le iniziative sperimentali come il Mobility as a service living lab”, conclude Ferroni, “sono un’ulteriore dimostrazione della spinta della nostra città per creare un ambiente urbano più accessibile e vivibile per tutti. Siamo stati scelti come modello per contribuire ad accelerare i progressi in questo settore anche in altre città europee”. Il team anglo tedesco ha anche confermato che sosterrà economicamente la fondazione – creata recentemente dai genitori di Harry – dedicata alla ricerca contro la malattia che ha colpito il bambino e che

Seconda vita La carrozzeria di partenza è quella di una 500 vecchio tipo a cui viene tagliato il tetto, modellati i paraurti e modificato l’abitacolo. I sedili sono di corda e realizzati a mano. La ricerca sui materiali è dello studio Baolab che si occupa di design d’interni. “Ci rendiamo conto che le persone ancora oggi adorano le auto storiche, difficilmente guidabili nella vita di tutti i giorni. Vogliamo rendere fruibili queste vetture che continuano ad emozionare, con la qualità, lo stile e la filosofia che contraddistingue Garage Italia”, ha detto Carlo Borromeo, responsabile del centro stile dell’azienda milanese.

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SPORT

Lauda, il coraggio di avere paura. UMBERTO ZAPELLONI

■ Niki Lauda non ce l’ha fatta a vivere una terza volta. Ha riempito due vite di gloria, di imprese e di amori. Ha vinto tre mondiali e senza il fuoco del Nurburgring e la lite con Ferrari, avrebbe potuto vincerne anche di più. Ha vissuto lottando. Prima contro la famiglia che lo voleva banchiere (non bancario) e non pilota. Poi contro il fuoco che gli ha cambiato per sempre il volto danneggiandogli reni e polmoni, ma non ha per nulla scalfito la sua voglia di vincere nello sport e nella vita.

renza fisica che doveva provare nell’indossare il casco. Il tormento morale che doveva sentire mettendosi al volante. Ma lui era fatto così. Non si piegava, mai. Neppure quando qualche mese dopo nella maledetta giornata del Fuji decise di scendere dalla sua Ferrari perché sotto quel diluvio non voleva rischiare. Ebbe coraggio di aver paura. Perse il mondiale, ma guadagnò il rispetto del mondo. Divenne il simbolo dell’uomo che ama la vita più della gloria sportiva.

Più forte di tutto Non gli è bastato battere gli avversari in pista. Sarebbe stato troppo semplice per un fenomeno come lui. Ha dovuto lottare per vivere e sopravvivere. Come quando si ribaltò con il trattore e si ritrovò a gareggiare con due costole rotte e provateci voi a infilarvi così malandati in una monoposto. Ma il dolore non lo fermava. Neppure quando con il volto stravolto dal fuoco sorprese Enzo Ferrari e il mondo ripresentandosi in pista a Monza dopo una quarantina di giorni per riprendersi il titolo che James Hunt stava per portargli via. Immaginatevi la soffe-

Arriva il secondo titolo Ferrari non la prese benissimo, anche se l’anno successivo arrivò un secondo titolo. Mondiale anche nel 1977 dopo quello del 1975 quando rappresentò la scommessa vinta dall’ingegnere che aveva trasformato in campione il ragazzino austriaco. Con la Ferrari arrivò il divorzio che l’ingegnere non gli perdonò dicendo pubblicamente: “Se Lauda fosse rimasto in Ferrari avrebbe vinto più titoli mondiali”. Leggendo l’albo d’oro e il titolo di Jody Scheckter nel 1979 non è difficile dargli ragione. Niki il suo terzo Mondiale lo vinse poi in McLaren dopo essersi ritirato una prima

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volta per dedicarsi al business degli aeroplani, un’altra sua grande passione. Week

Non sbagliava (quasi) mai Niki in pista era un ragionatore, un pilota veloce che raramente sbagliava. Sapeva aggredire, ma soprattutto sapeva aspettare il momento giusto per farlo. I suoi tecnici raccontano di un feeling straordinario nel capire la monoposto. Lui scherzando diceva sempre che era tutto merito del “suo culo” con cui sentiva la pista. Fuori dall’auto era un uomo che diceva sempre quello che pensava, che non guardava in faccia a nessuno. Montezemolo, un amico prima che un datore di lavoro, se ne accorse fin dal primo incontro all’aeroporto di Vienna, quando fu costretto a comprarsi il Financial Times per capire quando valesse lo scellino austriaco, la valuta in cui Niki voleva il contratto. La sua ultima vita l’ha vissuta con la divisa Mercedes addosso. Presidente onorario del team di Formula 1, uomo guida del primo Lewis Hamilton, spalla di Toto Wolff in pista. Lavorava per battere le Ferrari, ma Niki resterà per sempre nel cuore di ogni ferrarista vero.

Supplemento settimanale a l’Automobile Pubblicazione online - Reg. Tribunale di Roma n. 24/2016 del 09/03/16 Iscrizione R.O.C. n. 14674 - ISSN 2499-670X Direttore Responsabile Alessandro Marchetti Tricamo Redazione via Solferino, 32 - 00185 Roma tel. 06.45406719 • fax 06.49982874-2829 www.lautomobile.it • redazione@lautomobile.it • segreteria@lautomobile.it @lautomobile_ACI

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COVER STORY ITALIA

Città a pedali. Una legge nazionale promuove l’uso della bicicletta. Non tutte le amministrazioni però si sono attivate. Tra le più virtuose Bari, Bologna, Ferrara e Milano. MARINA FANARA ■ Lo scorso anno è entrata in vigore la prima Legge nazionale sulla mobilità ciclistica (n.2/2018). L’obiettivo è indicato all’articolo 1: “Promuovere l’uso della bicicletta come mezzo di trasporto per migliorare l’efficienza, la sicurezza e la sostenibilità

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della mobilità urbana”. Ogni città si deve dotare di un Biciplan per garantire servizi alle due ruote e spazio a loro dedicato in strada. Come e quando la legge sarà recepita lo vedremo nei prossimi mesi. Nel frattempo ecco alcune città dove le biciclette


...dal nostro mensile Getty.

PUBBLICATO SUL NUMERO 29 - MAGGIO 2019

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Bari È la prima città italiana ad aver lanciato un incentivo per chi usa la bici per andare a scuola o a lavorare: 20 centesimi a chilometro, che scendono a 4 centesimi per tutti gli altri spostamenti urbani. Stanziati anche incentivi per l’acquisto di una bicicletta: fino a 150 euro per un modello tradizionale, 250 euro per quelle a pedalata assistita, 100 euro per una “ricondizionata”. Nel momento in cui scriviamo, le domande al contributo sono circa 3mila e poco meno di 2mila le due ruote acquistate con lo sconto del Comune. Lo sviluppo di una rete capillare è poi uno degli impegni assunti dal sindaco Antonio Decaro, promotore tra l’altro della Legge nazionale sulla mobilità ciclabile. Non è un caso allora che Bari abbia già approvato il Biciplan che punta a raggiungere quota 180 chilometri di percorsi per le bici, rispetto ai 24 esistenti e ai 10 in fase di realizzazione. Bologna Tra le grandi italiane è una delle più avanzate in termini di mobilità ciclabile. Nel 2015 è stata completata la “tangenziale delle biciclette”, anello ciclabile di 8,4 chilometri lungo i Viali, che funge da cerniera alle piste che dal centro si dirigono in periferia. Sono 12 gli itinerari ciclabili, numerose le rastrelliere anti furto (in centro ce sono oltre 5mila), 25 punti “amici della bici” (servizi di riparazione, vendita e noleggio) e un enorme hub chiamato Dynamo: esteso per mille metri quadrati, sotto la storica scalinata del Pincio (area stazione), offre tour in bici, trasporto merci su due ruote, wi-fi gratuito, postazioni di ricarica elettrica, eventi culturali, corsi di formazione e zona relax. Dopo un periodo di sperimentazione, è poi entrato in piena operatività il servizio di bike sharing Mobike: si affianca a C’entro in bici

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Getty.

sono più diffuse e ben integrate con la mobilità generale.

con un sistema a flusso libero che consente di lasciare ovunque la bici (offre però sconti a chi lo fa in uno dei 200 parcheggi Mobike della città). Sono attivi anche due “contatori di biciclette”, in viale Ercolani (Porta San Vitale) e via Sabotino che monitorano flussi e percorsi dei ciclisti bolognesi: da gennaio allo scorso 10 aprile, nei due varchi si sono registrati un totale di circa 400mila passaggi, intorno ai 4mila al giorno. Ferrara È da sempre la città italiana della bicicletta. Secondo una ricerca della Federazione italiana amici della bicicletta (Fiab), Ferrara è una delle tre città più amiche della bici d’Italia: l’89,5% dei circa 135mila abitanti la usa quotidianamente e le due ruote a pedali coprono poco più di un terzo degli spostamenti nei confini comunali. Ferrara, che ha già adottato il Biciplan, ha un’importante rete ciclabile: quasi 170 chilometri suddivisi in circa 170 percorsi (in sede propria e promiscua) che in senso radiale servono tutta la città, dal centro alla periferia. In più possiede una

grande Ztl centrale e numerose Zone 30 dove la bici è il mezzo principale, oltre a servizi mirati come noleggio, rastrelliere, bike sharing e bicibus per i tragitti casa-scuola. Milano Milano è, tra i grandi centri urbani italiani, quello con la maggiore quota di mobilità a zero emissioni (fonte Legambiente). Merito anche del frequente uso di biciclette: oggi la città è capitale del bike sharing (si pensa ad una estensione del servizio verso le periferie), dispone di una rete di ben 280 chilometri di piste (ma è nelle intenzioni del sindaco Giuseppe Sala arrivare a quota 350 entro un paio d’anni) e con l’istituzione di Area B, sono in arrivo una serie di azioni per favorire le due ruote. Sono già attivi gli incentivi per chi rottama la vecchia auto e non vuole acquistarne una nuova: potrà permutarla con due bici pieghevoli anche a pedalata assistita. In città è facile trovare rastrelliere, alcune delle quali pronte ad essere sostituite con altre che renderanno più difficile eventuali furti.


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