l'Automobile Week 07

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Week INNOVAZIONE I MOTORI I LIFESTYLE

Settimanale digitale • Anno 1 • Numero 7 • 01/09/2017

L’altra scuola di Francoforte

FRANCESCO PATERNÒ ■ Al Salone di Francoforte, dal 14 al 24 settembre, i pensatori dell’industria dell’auto faranno scuola a sé. L’obiettivo è vendere sempre al meglio i nuovi prodotti, ma nel pieno di una trasformazione epocale per il settore che va dall’elettrificazione alla guida autonoma. E ci vuole intelligenza (non ancora artificiale, anche se quasi ci siamo) per affinare tecniche di marketing, sviluppare modelli che piacciano anche a chi, come molti giovani, l’auto sembra non piacere più, tenere in piedi un business miliardario che brucia valore e dai margini incerti. La partita è

così complessa che al salone tedesco, dove i tre gruppi di casa Bmw, Daimler e Volkswagen la fanno da padroni con stand grandi come astronavi, diversi costruttori quest’anno non si presenteranno. Assenti ben 9 marchi, fra i quali Fiat e Alfa Romeo, una scelta basata innanzitutto sul risparmio dei costi: quanto conviene oggi partecipare a un evento di questo tipo? La Ferrari, che corre in borsa, in pista e sui mercati, ha deciso invece di esserci. E di servire qui in anteprima l’erede della California, la Portofino, nome assolutamente inedito per quelli di Maranello. C’è molto altro a Francoforte, ma una nuova Rossa vale sempre più di una messa. 1 Settembre 2017 ·

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BUSINESS

Francoforte, il Salone degli assenti. FRANCESCO PATERNÒ realtà a guidare le scelte degli assenti è più il rapporto fra costi e benefici, che evidentemente si considera non soddisfacente. Anche se non è la regola, perché la maggior parte dei marchi continuano a esserci. I Saloni danno i numeri Nell’ultima edizione del salone tedesco, i visitatori registrati – dati ufficiali – sono stati 931.700. Tanti, e pure in crescita rispetto all’edizione 2013 (è biennale, alternandosi con Parigi negli anni pari), con “approsimativamente” (così informa il sito del salone) 900.000 persone. Al Mondial di Parigi, nel 2016, sono andati 1.072.697 frequentatori, record mondiale seppure in calo del 14% rispetto all’edizione del 2014. Disertato, per altro da Lamborghini, Bentley e Rolls Royce, come da Ford, Mazda e Volvo. Nessuno invece manca mai al Salone di Ginevra, considerato campo neutro sia perché la Svizzera non ha un costruttore nazionale, sia perché è il più “democratico” nella visibilità degli spazi per tutti. L’edizione di quest’anno ha tuttavia registrato un calo di visitatori rispetto a quella del 2016, 690.000 persone contro le 687.000 dell’anno precedente.

■ Al prossimo Salone dell’auto di Francoforte, in programma dal 14 al 24 settembre, rischiano di farsi notare di più gli assenti che i presenti. Ben 9 marchi disertano i grandi padiglioni dello Iaa, nella zona finanziaria della città. Mancheranno, seguendo l’ordine alfabetico, Alfa Romeo, DS, Fiat, Infiniti, Jeep, Mitsubishi, Nissan, Peugeot e Volvo: tutti insieme rappresentano il 20% delle intere vendite europee, secondo Automotive News Europe. A colpire di più sono le assenze di Alfa Romeo, che pure ha appena lanciato il suo primo suv, lo Stelvio, e la scelta dei due gruppi con quartier generale a Parigi, Renault-Nissan e Psa, presenti solo parzialmente: del primo ci sarà Renault con Dacia, del secondo soltanto Citroen. Tedeschi dominanti Il Salone di Francoforte, va detto, si distingue dalle altre rassegne europee per il peso dominante che hanno i gruppi tedeschi grazie a stand enormi, un fatto così evidente da appannare la presenza altrui. Ma questa potrebbe essere solo una delle ragioni per mancare l’appuntamento: in

Paura del terrorismo Da tempo i costruttori lamentano gli alti costi della partecipazione ai saloni, sottolineando che Internet ha cambiato le regole del gioco: c’è più vita sulla Rete che sugli stand, soprattutto si chiuderebbero così più affari. C’è poi la discesa del numero dei visitatori, che sarebbe dovuta anche a un altro fattore: la paura del terrorismo. Al Mondial, gli organizzatori lo hanno detto chiaro e tondo: dagli attentati di Parigi del novembre 2015, ogni grande evento nella capitale ha perso tra il 15 e il 20% di pubblico. In Germania è in corso la campagna elettorale, con elezioni generali nel giorno di chiusura del Salone. Sarebbe un peccato che la paura tenesse lontano la gente dall’automobile, come da qualsiasi altra manifestazione di massa. Tanto più che nel 2017 ricorrono i 120 anni di Salone dell’auto in Germania, il primo a Berlino nel 1897 all’hotel Bristol e poi, dal 1951, a Francoforte. Le rassegne diverse Il mal di salone sembra tuttavia essere meno marcato quando sono in ballo eventi più piccoli o diversi, dove comunque la passione prevale: da Goodwood (circa 200.000 persone) in Inghilterra al nostro Auto e moto d’epoca alla fiera di Padova o addirittura al Salone del mobile di Milano, fino al rinato Motor Show di Bologna. Meno persone e più coinvolgimento emotivo. Vedremo se saranno questo tipo di appuntamenti a fare tendenza. 1 Settembre 2017 ·

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AUTO E MOTO

Porsche Cayenne, buona la terza. GIULIA PAGANONI

■ Era il 2002 quando Porsche presentò il suo primo suv, la Cayenne, diventato negli anni un modello importante per la casa tedesca, con un dato di vendita di oltre 760.000 unità. A distanza di 15 anni al Museo Porsche di Zuffenhausen è stata presentata in anteprima la terza generazione, che sarà tra le novità del Salone di Francoforte. Identità Cayenne La nuova Cayenne è un progetto totalmente nuovo. Le dimensioni sono lievemente cambiate, 6 centimetri in più di lunghezza ma con un passo invariato, meno 9 millimetri l’altezza da terra. La vettura è stata sviluppata sul nuovo pianale Mlb del Gruppo Volkswagen, adottata anche da Audi Q7, Bentley Bentayga e dalle future Lamborghini Urus, Audi Q8 e Volkswagen Touareg. Il mantra dei designer è stato “mantenere l’identità Cayenne” rendendola più sportiva e versatile per la quotidianità. Cosa che possiamo ritrovare nell’estetica: cofano e fari sono quelli inconfondibili di casa Porsche ma con qualche dettaglio nuovo, come la calandra. Mol4

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to accattivante e di evidente derivazione dalla 911 è il posteriore con la banda luminosa continua a led con la scritta Porsche. Inoltre, per la prima volta nella storia del modello, i pneumatici posteriori sono più larghi di quelli anteriori. Equilibrio tra digitale e analogico Un equilibrio difficile ma necessario per la casa di Stoccarda: digitale e analogico. Negli interni cattura l’attenzione il nuovo schermo touchscreen Full-Hd da 12,3 pollici al centro della plancia (già introdotto l’anno scorso sulla Panamera) che contiene l’ultima generazione del Porsche Communication Management, a cui si aggiunge già di serie l’accesso a internet e ai servizi online. Il ruolo dell’analogico – e della tradizione Porsche – viene interpretato dai pulsanti per i comandi relativi alle principali funzioni del veicolo a cui se ne aggiungono altri a sfioramento. Come da tradizione, il contagiri è collocato al centro del cruscotto ed è analogico, anche se è affiancato da due display Full-Hd da 7 pollici che visualizzano altri dati di marcia.


Dinamica e moderna La nuova Cayenne vuole imporsi anche per le novità di assistenza alla guida che introduce, tra cui un assistente di visione notturna con termocamera e per la marcia in colonna. Il piacere di guida resta e viene (forse) aumentato con il nuovo telaio, l’asse posteriore sterzante, lo stabilizzatore di rollio, le sospensioni elettroniche con ammortizzatori a tre camere d’aria (optional), il Porsche 4D Chassis Control e la possibilità di montare penumatici fino a 21” (di serie da 19”) per una maggiore stabilità e dinamica in curva. Il miglioramento delle prestazioni è reso possibile anche dall’impiego di materiali leggeri (per esempio la batteria di avviamento ai polimeri di litio a ferro che ha fatto risparmiare circa 10 chilogrammi).

Il peso a vuoto è di 1985 chili, 65 in meno rispetto alla versione precedente. I nuovi motori Per il lancio sul mercato saranno presenti due nuovi motori a sei cilindri: il 3.0 Turbo da 340 cavalli (40 in più rispetto al precedente) e per la versione S il biturbo V6 2.9 da 440 cavalli (20 in più). La sportività di guida è data anche dal nuovo cambio Tiptronic S a otto rapporti, migliorato nella rapidità di cambiata e con la prima e la seconda marcia più corte, per rendere più facili le percorrenze offroad. La trazione è integrale e variabile in base al terreno che si attraversa. I prezzi partono da circa 78 mila euro e per la Cayenne S si aggirano sui 95 mila euro.

AUTO E MOTO

Electric Concept, Mini attacca la spina.

Sfoggia nel design alcuni inconfondibili particolari che richiamano al family feeling di marca: come i fari tondi a led e la griglia anteriore esagonale.

PAOLO ODINZOV

Si fa riconoscere dal colore A distinguere la Mini Electric Concept sono, inoltre, diversi indizi che ne rivelano all‘esterno l’indole “verde”. A cominciare dal grande logo E, presente sulle fiancate, sul tappo della presa di ricarica, sugli specchietti e sulla calandra. Fino alla scelta di impiegare per la colorazione esterna tinte opache metallizzate, caratterizzate da ricercate sfumature nella tonalità, anziché vernici brillanti a contrasto con le diverse cromature: sostituite, quest‘ultime, da plastiche lucide.

■ Mini presenta al Salone di Francoforte (14-24 settembre) la Electric Concept: vettura che anticipa un modello di serie, previsto nel 2019, equipaggiato con una propulsione completamente elettrica. Svelata nelle forme da alcune foto pubblicate dalla Casa di Oxford, facente parte del gruppo Bmw, l’anglo-tedesca a zero emissioni non si discosta per proporzioni e stile dai tradizionali modelli termici Mini.

Aerodinamica per andare lontano Per elevare l’aerodinamica della carrozzeria, a vantaggio di prestazioni e autonomia, i progettisti hanno impiegato sulla Mini Electric Concept alcune soluzioni inedite. Ad esempio delle pronunciate minigonne laterali in vetroresina, che lavorano assieme a un estrattore posteriore per canalizzare i flussi dell’aria. Oppure la calandra chiusa, vista mancanza del propulsore con radiatore, e i cerchi in legha specifici da 19 pollici con razze che riproducono un effetto ottico tridimensionale.

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BUSINESS

La corazzata tedesca a Francoforte. PAOLO ODINZOV

Cosa schiera il gruppo Bmw La Bmw è pronta con un reggimento di modelli da far impensierire la concorrenza. A cominciare dalla nuova X3 M40i, equipaggiata con un propulsore da 360 cavalli e la M5 da 600 cavalli. Fino alla Serie 7 Edition 40 Jahre, la Serie 6 GT e il restyling dell elettrica i3: proposta anche nella versione sportiva S da 135 kilowatt (184 cv) e affiancata al prototipo Electric Concept che prefigura la prossima Mini a batteria. L’hypercar Mercedes Si chiama Mercedes-AMG Project One l’ arma” con cui la Stella farà paura al Salone di Francoforte e a concorrenti come Ferrari è Porsche. È una hypercar spinta da una propulsione ibrida che impiega una unità termica 1.5 V6 turbo, la stessa adottata dalla monoposto di F1 utilizzata nella stagione 2015 da Lewis Hamilton e Nico Rosberg, associata a 4 motori elettrici, per fornire un potenza totale di oltre 1.000 cavalli. La Casa di Stoccarda presenterà poi la versione a idrogeno fuel-cell della Glc e le edizioni coupé e cabrio aggiornate della Classe S, oltre al pick-up Classe X appena arrivato sulle strade. Senza contare diverse soluzioni Case (Connected Autonomous Shared Electric) destinate ad essere utilizzate prossimamente sui modelli del sub brand “verde” EQ, a zero emissioni e con tecnologia di controllo “self driving”.

INNOVAZIONE

■ Non è la “Bismarck” carica di siluri e missili quella che vedremo al Salone di Francoforte. Ma è comunque una corazzata tedesca che spaventa nella sfida globale ai costruttori di auto. Il compito appare quest’anno facilitato. I tre big Volkswagen, Bmw e Mercedes approfitteranno dell’assenza al Salone di 9 importanti marchi, tra i quali Fiat, Nissan e parte del gruppo Psa, per dettare legge con idee, novità e strategie capaci di influenzare il mercato che verrà. Un mercato dove a dominare saranno gli sport utility compatti e le vetture a basso impatto ambientale, oltre alle immancabili supercar e alla guida autonoma. Le novità del gruppo Volkswagen La Volkswagen, che ha appena attivato un piano di incentivi per la sostituzione delle vecchie auto a gasolio con rimborsi fino a 10 mila euro, schiererà in prima linea all’edizione 2017 dell’Iaa il T-Roc: suv basato sulla piattaforma Mqb, lungo poco più di 4,3 metri, che arricchirà la gamma di sport utility della Casa, incrementata il prossimo anno con la più piccola T-Cross. Sempre la Volkswagen potrà contare sulla nuova generazione della Polo e su una inedita berlina elettrica a tre volumi sotto l’ala del sub brand “ecologico” I.D. All’Audi, nel pieno di un rinnovamento radicale dei motori diesel, a spingere sul fronte delle novità saranno la quarta generazione dell’ammiraglia A8, con guida autonoma di livello 3, le versioni metano/benzina G-tron della A4 Avant e della A5 Sportback, potrebbe esserci la nuova RS4 Avant. Mentre la Seat farà la sua parte con l’Arona: sport utility destinato a fronteggiare sul nel suo territorio rivali come la Fiat 500X e la Jeep Renegade. 6

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Bosch, il futuro è mobile. REDAZIONE

■ Bosch, il colosso tedesco di elettronica e componentistica, presenterà diverse novità al Salone di Francoforte (1424 settembre), senza sfigurare sul piano tecnico a fianco dei


grandi costruttori di automobili di casa. La chiave proposta da Bosch per il futuro della mobilità sta nella connettività, nell’automazione e nell’elettrificazione. Niente più incidenti Bosch lavora da tempo su sistemi e componenti per raggiungere l obiettivo di una guida senza più incidenti. La società collabora in particolare con Daimler per rendere possibile la guida completamente autonoma (livello 4) e la mobilità senza conducente (livello 5) nelle città, con l’obiettivo di mettere a punto un sistema già a partire dal 2020. Al Salone porta una showcar per dare una visione d insieme alle innovazioni per connettività e interni delle auto del futuro. L interfaccia utente sarà sviluppata per dare maggiore sicurezza e ridurre le distrazioni alla guida, proponendo le informazioni solo quando realmente necessarie e connettendo allo stesso tempo l utente con tutti i servizi esterni, inclusi quelli legati alla domotica. Auto parking A Francoforte, Bosch presenta poi un sistema per parcheggiare l’auto senza guidatore, puntando a far risparmiare tempo e a ridurre lo stress. Utilizzando il proprio smartphone è ora possibile parcheggiare automaticamen-

te la propria auto nello spazio assegnato senza dover controllare la manovra. Come uno smartphone Per il capitolo connettività, Bosch svela i propri aggiornamenti software over-the-air. Aggiornare il software e le app è un azione naturale per chiunque possieda uno smartphone: Bosch applica lo stesso principio anche alle auto, con aggiornamenti totalmente over-the-air. Il software del veicolo viene mantenuto sempre aggiornato, e vengono aggiunte nuove funzionalità all auto in modo criptato e protetto da accessi non autorizzati. Ciò consente di provare e attivare alcune soluzioni innovative quali il parcheggio automatizzato, il community-based parking e gli assistenti di corsia. L’assale elettrico Per l’elettrificazione, Bosch infine propone l’assale elettrico (e-axle). L e-axle è una soluzione compatta per propulsori elettrici montati su veicoli a batteria elettrica e ibridi. Grazie a questa innovazione, il motore elettrico, power electronics del sistema di alimentazione e la trasmissione sono integrati in un unica unità compatta che comanda direttamente l assale del veicolo. Obiettivo: ridurre complessità e tempi di produzione e sviluppo.

AUTO E MOTO

Ferrari Portofino, oltre il vento. PAOLO ODINZOV ■ Si chiama Portofino, come la rinomata ed esclusiva località marittima ligure che dà il nome anche all’inedito colore rosso della carrozzeria, la nuova Ferrari open air destinata a sostituire la California. Debutterà sotto i riflettori del salone di Francoforte (14-24 settembre). Ma le sue forme, assieme alle principali caratteristiche tecniche, sono state già svelate con un comunicato ufficiale di Maranello. Una GT da 600 cavalli L’impostazione di base non si discosta molto da quella della California. La Portofino adotta una configurazione dell’abitacolo 2+2 e rivela fin da subito di essere una gran turismo adatta ai lunghi viaggi con il vento tra i capelli. Questo, grazie al bagagliaio capiente e un tetto rigido a scomparsa, apribile in movimento, che è un capolavoro d’ingegneria. A lei, pero, spetta già il record di essere la più grintosa convertibile a 4 posti, con hard top ripiegabile, prodotta dalla Ferrari. Spinta da 40 cavalli in più rispetto al modello che sostituisce, per un totale di 600, generati dal conosciuto V8 biturbo di 3855 cc: aumentato con diverse modifiche nell’efficienza e posizionato nella parte anteriore della vettura. Prestazioni da pista Le prestazioni dichiarate della Ferrari Portofino, accompagnate da consumi ed emissioni ridotti fino a 10,5 litri

ogni 100 chilometri e 245 grammi di CO2 per chilometro, sono da brivido. Oltre 320 chilometri orari di velocità massima e una accelerazione da zero o cento in soli 3,5 secondi. Per assicurare il massimo piacere e sicurezza nella guida, la nuova Rossa offre equipaggiamenti da Formula 1: ad esempio il differenziale posteriore elettronico di terza generazione (E-Diff3), associato all’sistema F1-Trac, l’EPS (Electric Power Steering), che riduce il rapporto dello sterzo del 7%, e le sospensioni magnetoreologiche (SCME) dotate della tecnologia antirollio “dual-coil”. Senza contare l’aerodinamica della carrozzeria, in grado di incollare 1 Settembre 2017 ·

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la vettura a terra con diverse soluzioni: tra cui una presa d’aria all’esterno dei proiettori che convoglia l’aria nei passaruota scaricando i flussi direttamente sulla fiancata in modo da elevare al massimo il Cx. Sport e comfort Al tutto, il bolide “scoperto” del Cavallino Rampante unisce un abitacolo che vanta dotazioni da ammiraglia: come lo schermo touch sulla plancia da 10,2 pollici, il climatizzatore che varia la ventilazione a seconda della configurazione aperta o chiusa del tetto, i sedili elettrici con 18 regolazioni e un “wind deflector”, studiato in modo da ridurre del 30% i flussi e la rumorosità interna. Prezzo non ancora comunicato

AUTO E MOTO

prossimo anno dalla più piccola T-Cross. Basata sulla piattaforma modulare Mqb e con una lunghezza intorno ai 4,20 metri è di fatto una declinazione in chiave suv della Golf dalla quale erediterà parte della meccanica e dei motori. Quasi certa anche una versione ibrida plug-in (ricaricabile da una presa di corrente o a una colonnina). Crossover di esportazione Il tutto, per trovare successo non solo nei mercati europei, ma anche oltreoceano in Usa (e non solo) dove la T-Roc potrebbe contare per conquistare consensi, su un design sportivo e muscoloso, sottolineato sulla carrozzeria da particolari come l’ampia calandra e le prese d’aria nell’anteriore, i passaruota allargati e numerose protezioni sottoscocca.

AUTO E MOTO

Volkswagen Mercedes T-Roc, il suv Maybach che mancava. Cabriolet, uno yacht. PAOLO ODINZOV

■ La Volkswagen T-Roc viaggia nella rete, prima ancora che sulle strade. Il primo teaser ufficiale della nuova suv di Wolfsburg, indirizzata a fare volumi nel segmento dei crossover compatti dove i tedeschi non avevano finora in listino alcun modello, è stato diffuso dalla Casa su Twitter, in attesa della presentazione prima alla stampa (23 agosto) e poi al grande pubblico al salone di Francoforte (14-24 settembre).

VALERIO ANTONINI

Offensiva suv per alzare i margini Il nuovo modello è solo uno degli sette nuovi suv e crossover che il marchio tedesco ha dichiarato di voler lanciare entro la fine del 2018 sui diversi mercati mondiali. L obiettivo della strategia è spingere i margini al 4% entro il 2020 per poi passare al 6% nel 2025. La T-Roc è destinata a collocarsi nella gamma un gradino sotto la Tiguan e sarà seguita il

■ Potenza ed eleganza. Zero emissioni. Stiamo parlando della nuova Vision Mercedes-Maybach 6 Cabriolet, prototipo elettrico di lusso e massima espressione dell’esclusività della Casa di Stoccarda. Il gioiello tedesco, dalle dimensioni imponenti, è stato presentato in grande stile al concorso di eleganza di Pebble Beach, in California. Senza deludere le attese: la concept, lunga quasi sei metri, offre tutte le comodità e lo sfarzo di una cabriolet dalle grande dimensioni. Due posti a cielo aperto e ricca di rivestimenti in materiali pregiati, la nuova Maybach propone un’interpretazione più moderna del puro stile Mercedes. 8

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Design e dettagli Il design degli esterni, e la postazione di comando in pelle nappa bianco cristallo ricordano un piccolo yacht a quattro ruote. La griglia anteriore riprende le caratteristiche Maybach, con una trama sottile e fitta di listelli verticali. La parte posteriore della carrozzeria sembra la prua di una barca a vela, caratterizzata dalla vernice scura in contrasto con la luminosità dei sedili. Per quanto riguarda la meccanica, il prototipo sfrutta quattro propulsori elettrici sincronizzati a magnete permanente (formato da un materiale che è stato magnetizzato e crea un proprio campo) e un accumulatore piatto sistemato sotto la scocca. Potenza pari a 750 cavalli L’impianto elettrico è in grado di erogare una potenza complessiva di 550 kW (circa 750 cavalli) mentre l’autonomia è di oltre 500 chilometri nel ciclo europeo Nedc e di 322 secondo l’Epa (agenzia Usa per la protezione dell’ambiente). Stando ai dati della Casa, la potente cabriolet accelera da 0 a 100 km/h in meno di quattro secondi e raggiunge la velocità massima di 250 km/h (limitata elettronicamente). Un tunnel di vetro La Maybach 6 Cabriolet offre una serie di finiture di lusso, come per esempio i bottoni interni che mostrano una piccola stella Mercedes retroilluminata dal colore blu. In quanto alle dotazioni tecnologiche non manca nulla. Due schermi touch visualizzano sul parabrezza le informazioni sulla navigazione e le principali funzioni di guida. Il tunnel centrale in vetro trasparente permette ai passeggeri di ammirare il flusso di energia elettrica del motore, sotto forma di fibre ottiche sgargianti. Il prezzo? Non è stato comunicato, anche perché non è ancora in vendita.

INNOVAZIONE

Apple Shuttle, il ritorno di Titan. PATRIZIA LICATA ■ Forse non ci sarà la Apple car, ma la navetta Apple probabilmente sì. Il Project Titan della Mela dedicato al driverless ha subito vari ridimensionamenti dal suo lancio nel 2014 ma non è stato abbandonato e ora potrebbe tradursi nella realizzazione di uno shuttle a guida autonoma per il trasporto dei dipendenti tra i diversi uffici: nella Silicon Valley, infatti, Apple ha la sede storica a Infinite Loop, maxi arteria di Cupertino, ma è previsto il trasferimento graduale verso un

nuovo gigantesco campus, l Apple Park, esteso su 71 ettari. La navetta, non ancora operativa, servirà ad Apple per testare il suo software per la guida autonoma, riporta il New York Times. Niente macchine, solo software Apple ha rinunciato all ambizione di progettare sia il software per l automazione sia il veicolo, secondo la strategia adottata per gli iPhone, di cui viene disegnato sia l hardware che il software: per le macchine l impresa si è rivelata troppo complessa e costosa. Come confermato a giugno dal Ceo Tim Cook su Bloomberg, Apple si concentra adesso solo sui sistemi per la guida autonoma . È la stessa politica seguita da Waymo (lo spin off di Google) e Uber, che già hanno attivato navette driverless per i dipendenti con cui testano le loro tecnologie usando veicoli di diversi costruttori. Una rima infelice Il nome dell Apple shuttle sarebbe PAIL, sigla che sta per “Palo Alto to Infinite Loop . Una scelta infelice per gli americani: pail significa secchio , suona come pale , pallido, e fa rima con fail , fallire. Non un buon auspicio per il futuro di Project Titan che già si è scontrato con non pochi ostacoli. Oggi è guidato dall ingegnere Bob Mansfield, ma inizialmente era stato affidato al top manager Steve Zadesky; questi però, racconta il New York Times, è entrato in contrasto con Jonathan Ive, il chief designer della Mela, che voleva che il gruppo puntasse sulla guida completamente automatizzata (come fa Waymo), mentre Zadesky preferiva l opzione semiautonoma. Anche sull uso del linguaggio di programmazione software le visioni si sono spaccate: meglio la tecnologia proprietaria (come viene fatto con l iPhone) o gli standard industriali? Strade affollate in California Oggi sono pochi i dettagli che Apple lascia trapelare su Titan, tranne il fatto che diversi ingegneri hardware sono stati licenziati per assumere, in linea con quanto indicato da Cook, più ingegneri del software specializzati in automazione. C è anche l autorizzazione ufficiale ricevuta da Apple ad aprile in California per testare sulle strade pubbliche la sua tecnologia driverless su tre suv Lexus RX 450h. Il software dunque esiste; resta da vedere se quelli targati Waymo e Uber si sono già portati un passo avanti. 1 Settembre 2017 ·

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BUSINESS

AUTO E MOTO

Tesla, camion elettrico in vista.

La moto col botto. ANTONIO VITILLO ■ La Confederate FA-13 Combat Bomber non è una provocazione.Né una concept bike. Realizzata totalmente a mano, è proposta in tiratura limitata a 13 esemplari. Presentata in questo mese di agosto, qualche giorno fa ne erano state vendute già quattro, nonostante un prezzo di 155.000 dollari.

CARLO CIMINI

Un marchio della Louisiana Pensata, chissà, per gli amanti delle “naked” ad ogni costo, probabilmente per chi del machismo fa un culto, la FA-13 Combat Bomber è l’ultima arrivata di quella “esotica” stirpe Confederate iniziata in Louisiana nel 1991, ma che dal 2005, a causa dei danni provocati dall’uragano Katrina, risiede a Birmingham, in Alabama.

■ Nel futuro della mobilità Tesla non vuole fermarsi alle automobili elettriche. Secondo un indiscrezione raccolta da Reuters, il colosso di Elon Musk intende inserirsi anche nel settore dell auto trasporti e il prossimo mese vuole svelare il progetto per la realizzazione di un camion elettrico con un autonomia fino a 500 chilometri. Addio ai camion tradizionali? La prospettiva di produrre un veicolo pesante a batteria in grado di competere con il diesel tradizionale capace di coprire circa 1.600 chilometri con un pieno di carburante, non spaventa Tesla, anzi. Nel mese di settembre ci dovrebbero essere grosse novità in merito. Tra le imprese di trasporto che cercano continuamente di ridurre i costi operativi l interesse per l elettrico è elevato: richiedono meno manutenzione rispetto a quelli a combustione interna. Ma gli esperti affermano che gli accumulatori – più sono grandi e più hanno autonomia – toglierebbero troppo spazio al carico e sarebbero ben al di sotto delle capacità dei diesel tradizionali. Secondo l agenzia Fleet Complete di Toronto che analizza i tragitti nel Paese, circa il 30 per cento degli autocarri statunitensi coprono viaggi di 200-300 chilometri. Un camion elettrico con quel range potrebbe essere in grado di sostituire gli attuali mezzi a gasolio: le distanze più piccole e i carichi più leggeri richiedono meno energia e le vetture possono ricaricarsi durante la notte. Iniziare da qui sarebbe già un passo in avanti importante. 10

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Hellcat, la più nota Tutte moto realizzate in modo artigianale, il modello più conosciuto è probabilmente la Hellcat, nelle sue declinazioni G1, G2 e G3. Comunque sono state, e sono, moto che dei muscoli hanno sempre fatto vanto, con motori dalla vigorosa coppia motrice, e ciclistiche mai celati da inutili elementi di carrozzeria. Nonostante la totale mancanza di appendici aerodinamiche, si pensi che, con un prototipo pre-produzione del modello Fighter, a Bonneville, sul Lago Salato si sono raggiunti 250,7 chilometri orari. Stile militare La FA-13 Combat Bomber è totalmente ispirata allo stile militare. Rifinita in vernice anodizzata opaca, il forte contrasto con l’impianto di scarico in rosso vivo, come se non bastasse, ne esalta l’aggressività. Non prevede il passeggero. In Confederate si aspettano che, visto il veloce “sold out” del precedente modello P51 Combat Fighter, anche la FA-13 Combat Bomber esaurisca presto gli ordini. Matt Chambers, fondatore e amministratore delegato, ha dichiarato: Con la Combat Bomber facciamo un botto, non un flebile urlo . Come non essere d’accordo?


AUTO E MOTO

Nosmoke, Mini Moke elettrica. ROBERTO SPOSINI

■ Un telaio più simile a una vasca da bagno che a un’auto. Il musetto, ispirato alle Jeep militari. Un piccolo motore da 850 centimetri cubici. E per tetto il cielo, sostituito negli anni da una capote leggera a cui si agganciavano con delle semplici cerniere delle porte da arrotolare come nelle tende da campeggio. La prima Mini Moke è stata un fiasco, almeno in Inghilterra dove pioveva troppo per quella vetturetta che di fatto non offriva alcun riparo per le intemperie. Poi, però, Australia, Portogallo e Italia anni dopo se ne innamorarono e, complici climi più miti, la piccola torpedo inglese costruita dalla Morris diventò una delle spiaggine più apprezzate insieme alla Citroën Mehari. Torna in versione E Oggi, il destino delle due, Moke e Mehari, sembra accomunarle anche a distanza di anni e, dopo che il costruttore francese ha affidato a Bollorè la versione elettrica che ha dato vita alla e-Mehari, anche quella Moke nata inizialmente per essere paracadutata (già, negli anni Sessanta avrebbe dovuto entrare in forza nell’esercito britannico) oggi rivive la sua seconda giovinezza col divertente nome di Nosmoke. Un piccolo costruttore francese ha infatti deciso di trasformarla in un’auto elettrica, perfetta da lasciare nella casa al mare, o per fare da “tender” al rientro con la barca. Dell’originale inglese, quella Mini senza né tetto né porte prodotta in oltre 50mila esemplari dal 1964 al 1992, su questa versione elettrica è rimasto ben poco. Il muso ispirato alle 4×4 storiche come le prime Jeep CJ. Il telaio a “vasca”, le ruote minuscole, il roll bar di tubi per dare un minimo senso di sicurezza agli occupanti. Stop. Novità nascoste Da fuori sembra la stessa. Ma solo perché le differenze sono nascoste alla vista. A cominciare dal motore, dove al posto dell’originale 4 cilindri trasversale di 848 cm³ e 37,5 cavalli di potenza, oggi sulla Nosmoke c’è un’unità elettrica asincrona

che di cavalli ne ha ancora meno (20) ma che è sufficiente per raggiungere una velocità massima di 70 km/h. L’originale Moke almeno in questo era decisamente più “performante” con 112 km/h di velocità massima dichiarata. Molte altre cose sono cambiate. Oggi non c’è più traccia del cambio a 4 marce. Ma la trazione è sempre anteriore. Sono rimasti i 4 posti striminziti, la scocca portante in acciaio, i freni a tamburo. Anche le dimensioni sono le stesse: lunghezza attorno ai 3 metri, larghezza poco più di un metro e 30. Made in France Per il resto, è tutta un’altra storia. Costruita in Francia, dove le celebrity l’hanno già eletta l’auto più cool della Costa Azzurra (l’esplosiva Pamela Anderson, l’ex bagnina di Baywatch, l’ha scelta come l’auto della sua estate), ma in vendita in Spagna, questa Moke in versione EV è già diventata l’elettrica simbolo dell’estate. Ha le sue belle batterie agli ioni di litio da 12 kWh (chi vuole risparmiare può scegliere dei meno performanti accumulatori al piombo), ha un’autonomia che varia da 64 a 145 chilometri e si ricarica tra le sei e le otto ore dalla normale presa elettrica di casa. Poi ci sono cose che il tempo non cambia granché: la nuova Nosmoke ora pesa 521 kg, nel 1964, l’anno del debutto, la Moke ne pesava 570. Oggi ha sempre il suo immancabile tendalino parasole da abbinare agli sgargianti colori della carrozzeria e ai rivestimenti (lavabili come nelle ultime versioni degli anni ‚90). Ma ha guadagnato una dote impagabile, il silenzio. Quel silenzio che, d’estate, col mare e il vento a far da quinte ideali, diventa magia. Niente emissioni. Niente benzina. Niente rumore. Sulla Nosmoke solo la liberà di muoversi con semplicità, felici, spensierati. In fondo, questa spiaggina, falliti gli impieghi bellici, era nata per questo. E non impensierisce nemmeno il portafoglio, 14mila euro sono una cifra tutto sommato accettabile per il remake di un sogno, quello dell’inventore della prima Moke Sir Alec Issigonis (il papà della Mini) che, ne siamo certi, se la vedesse oggi, silenziosa e sostenibile, ne sarebbe fiero. 1 Settembre 2017 ·

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SMART MOBILITY

EuroVelo, la strada d’Europa. VALERIO ANTONINI

zioni libere degli utenti, a breve verrà lanciato un servizio di webstore (negozio digitale) per acquistare le singole mappe. Nei prossimi anni il sito continuerà a creare nuovi itinerari, effettuando nel contempo modifiche a quelli già esistenti. Il cicloturismo in Europa WIn Europa, il cicloturismo conta oltre 2 milioni di viaggi e 20 milioni di pernottamenti all’anno, per un giro d affari vicino ai 40 miliardi di euro. Il maggior numero di cicloturisti sono di nazionalità tedesca. La Francia, invece, è la più importante destinazione per i tour-operator del settore. In Germania, il cicloturismo ha generato 9 miliardi di euro di fatturato nel 2016. Il valore potenziale del cicloturismo in Italia è stimato in circa 3 miliardi di euro annui.

AUTO E MOTO

Volkswagen, tutto un altro Bulli. CARLO CIMINI ■ Eurovelo.com è un sito internet inglese che ha ideato una rete online di piste ciclabili, connesse fra loro e che collegano tutta l’Europa. Il servizio è una sorta di Google Maps specifico per chi utilizza la bicicletta per svago ma anche per spostarsi nella propria zona. Indica la posizione delle strade praticabili su due ruote e crea un percorso sicuro per raggiungere determinate zone. Il network, per ora, comprende 15 percorsi differenti già programmati, con spostamenti sia da nord a sud che da est a ovest. L obiettivo finale è quello di creare – entro il 2020 – una rete ciclabile che attraversi l’intero continente. Come funziona Nel complesso gli itinerari comprendono migliaia di chilometri di piste ciclabili, connesse fra loro e diramate attraverso dieci Paesi diversi, tra i quali Austria, Francia, Ungheria, Slovacchia, Svizzera e Gran Bretagna. EuroVelo, inoltre, offre un servizio di informazioni, pratiche e intuitive, per tutte le tipologie di ciclisti, dai semplici appassionati occasionali, agli scalatori professionisti, passando per i mountain bikers. Sulla mappa viene specificato lo stato delle infrastrutture ciclabili, attraverso un colore specifico (verde, giallo e rosso) così da permettere agli utenti di conoscere in anticipo le dinamiche del viaggio, e pedalare in sicurezza. Tra i percorsi più interessanti non si può non citare l’EuroVelo “6” – dall’Atlantico al Mar Nero, che segue l’andamento dei tre grandi fiumi dell’Europa centrale: il Danubio, il Reno e la Loira e offre degli scenari naturalistici mozzafiato. Per il momento il network si finanzia attraverso dona12

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■ In occasione del Concorso d Eleganza di Pebble Beach, in California, Volkswagen ha annunciato l uscita dell erede del Bulli entro il 2022, presentato in forma di prototipo ad inizio anno al salone di Detroit e chiamato di I.D. Buzz. Il veicolo è stato tra gli anni 50 e 70 icona di libertà e pace, utilizzato dagli hippy come da generazioni di famiglie. Potenza elettrica Il nuovo sarà tutta un altra cosa. A otto posti, invece del vecchio motore a combustione interna avrà un propulsore elettrico con potenza equivalente a 370 cavalli. Nel design mantiene uno stile vintage che ricorda la prima serie, pur essendo un concentrato di tecnologia.


Sicurezza e tecnologia Sul nuovo Bulli saranno presenti tutti i sistemi di guida autonoma: la modalità salotto ad esempio si attiverà solo quando l operatore deciderà di lasciare il volante ai sensori ultrasuoni e radar, e le telecamere controlleranno la strada e le aree circostanti. L accelerazione da zero a 100 km/h richiederà solo cinque secondi mentre la velocità massima sarà limitata a 160 km/h. Gli otto posti potranno essere sostituiti in parte anche da un tavolino. Il veicolo, che sfiora una lunghezza di quasi cinque metri, avrà una autonomia dichiarata di circa 600 chilometri, con l 80 per cento della batteria che si potrà ricaricare in trenta minuti. L I.D. Buzz verrà proposto sul mercato con prezzi a partire dai 40.000 euro.

STORICHE

600 Multipla, la prima Fiat monovolume. VALERIO ANTONINI

staff guidato da Dante Giacosa, la nuova vettura deve sostituire la fortunata variante “wagon”, la Giardiniera-Belvedere, della 500 “Topolino”, facendo però i conti con una base meccanica (ora il motore è dietro) che non facilita certo lo sfruttamento degli spazi disponibili per passeggeri e bagagli. Viene così praticamente eliminato il volume anteriore, avanzando al massimo il posto di guida e creando un abitacolo di straordinaria capienza, a fronte di una lunghezza dell’auto che supera di poco i tre metri e mezzo. La Multipla può quindi ospitare fino a sei persone, disposte su tre file di sedili o, abbattendo quelli posteriori, trasformarsi in un piccolo furgone, con l’accesso facilitato dalla presenza di quattro portiere. Estetica rivedibile Resta, naturalmente, il quattro cilindri di 633 centimetri cubici della berlina, ma cambiano la disposizione della batteria e del serbatoio carburante, mentre all’avantreno le sospensioni sono quella della Fiat 1100/103 e la ruota di scorta è sistemata all’interno, di fronte al passeggero anteriore, con una funzione anche protettiva considerando che al di là del parabrezza non c’è quasi nulla. In questo senso, l assetto al volante ricorda più un veicolo commerciale che una vettura e ciò contribuirà a rendere scettici molti potenziali clienti, già sconcertati da un’estetica fuori dall’ordinario e da tanti dichiarata senza mezzi termini “brutta”, nonostante la verniciatura bicolore le donasse un pizzico di glamour. E non aiuterà neppure il prezzo: 730.000 lire per la versione 4/5 posti e 745.000 per la 6 posti, rispetto alle 595.000 della normale 600. Taxi perfetto Pensata per offrire maggiore comfort e praticità alle esigenze di una famiglia, la Multipla troverà dunque la sua vocazione più apprezzata come mezzo polivalente da lavoro e soprattutto come taxi, maneggevole quanto poco ingombrante in città e con ottime doti per il trasporto pubblico. Non sarà comunque un “flop” dal punto di vista delle vendite, in campo fino al 1967 (dal 1960 con motore di 767 cc, per 29 Cv e oltre 100 km/h) e prodotta in 240.000 unità. Un modello troppo anticipatore per quei tempi, come per certi versi anche la moderna Multipla del 1998, con il suo telaio “space frame”, il design anticonformista e i sei posti su due file, anche lei amata dai tassisti. Un nome segnato dal destino.

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Supplemento settimanale a l’Automobile Pubblicazione online - Reg. Tribunale di Roma n. 24/2016 del 09/03/16

■ L’antenata è del 1913: l’Alfa Romeo 40-60 HP Aerodinamica, un prototipo realizzato dalla carrozzeria milanese Castagna per il conte Marco Ricotti. La grande diffusione inizierà, invece, solo negli anni Ottanta, dopo l’arrivo di qualche modello giapponese e poi della Renault Espace, che segnerà una svolta importante nella definizione di inedite, funzionali architetture automobilistiche. Ma, in realtà, la prima monovolume destinata alla produzione in serie è la Fiat 600 Multipla, presentata al Salone di Bruxelles del 1956 come versione “familiare” della compatta berlina apparsa l’anno precedente. Sei posti in fila per tre Nata dalla fertile immaginazione tecnica e stilistica dello

Iscrizione R.O.C. n. 14674 - ISSN 2499-670X Direttore Responsabile Alessandro Marchetti Tricamo Redazione via Solferino, 32 - 00185 Roma tel. 06.45406719 • fax 06.49982874-2829 www.lautomobile.it • redazione@lautomobile.it • segreteria@lautomobile.it @lautomobile_ACI

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LIFESTYLE

Mark Knopfler: corse, prima passione. GIUSEPPE CESARO

■ “Nell’estate del ’63 mi mantenevo vivo aggrappandomi alle corse, nella speranza di guidare. Alla fine del weekend, quando caricavano le macchine, non ero riuscito nemmeno ad avere un pass e allora me ne sono andato al bar. Me ne stavo lì, in un angolo, a sorseggiare una birra e chi ti entra, ridendo e scherzando? Bobby Brown – il vincitore della corsa – con degli amici e una ragazza che – accidenti – illumina quel posto. Bobby era un tipo selvaggio: un’estate aveva tirato giù la parete di un motel con un martello. Sarebbe stato capace di qualunque cosa. Una notte, per scommessa, aveva corso con una Corvette in mezzo ai campi di grano. Pensavo sarebbe stato emozionante essere come lui: girare con una tipa come quella ed essere il re della pista. Ma, alla fine della fiera, la verità è che volevo solo la sua Cobra. La macchina: lei era tutto”. L’auto è tutto Lei è “The Car Was The One” – dall’album “Get Lucky” (1990) – lui Mark Freuder Knopfler (Glasgow, 12 agosto 1949) 68 anni oggi. Virtuoso della chitarra – 44esimo 14

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tra i 100 più grandi di sempre, secondo la rivista Rolling Stone – cantante e autore di canzoni, è stato fondatore e frontman dei Dire Straits (l’equivalente del nostro “brutte acque” o “acqua alla gola”) e autore/arrangiatore di praticamente tutti i loro brani. Ex insegnante, laureato in letteratura inglese (non a caso i suoi testi si rivelano di pregevole fattura) ha conseguito tre dottorati honoris causa in musica, ed è stato insignito dell onorificenza di Ufficiale dell Ordine dell Impero Britannico. Quella per la musica è la sua seconda passione. La prima? Le auto. Da corsa, soprattutto. La 300S rossa del 1955 “L uomo tranquillo del rock n roll”, come è stato definito, è il felice possessore di una splendida Maserati 300S rossa del 1955, con la quale gareggia, ogni volta che i suoi impegni di musicista glielo consentono, nelle competizioni di auto storiche. Un’autentica meraviglia, prodotta in soli 26 esemplari tra il 1955 e il 1958: due porte, cabriolet, sei cilindri in linea (2992,5 cm³), velocità massima 290 km/h, per


un propulsore a corsa lunga, sviluppato da Vittorio Bellentani; telaio di Gilberto Colombo, carrozzeria in alluminio firmata Medardo Fantuzzi. Nel ’56 la 300 S vince Nürburgring, Buenos Aires, Gran Premio del Venezuela, Australian Tourist Trophy e Nassau Trophy; nel 1957 Cuba, San Paolo, Lisbona e Palm Springs. Poi la tragedia di Guidizzolo del 12 maggio 1957: durante la Mille Miglia, esplode uno pneumatico allo spagnolo Alfonso de Portago, che esce di strada con la sua Ferrari ad oltre 250 km/h: pilota e navigatore (l’americano Edmund Gurner Nelson) rimangono uccisi, insieme a nove spettatori, tra i quali cinque bambini. L evento segna la fine delle corse su strada nel nostro Paese e rischia di far chiudere la Ferrari, le ultime 300S vengono vendute negli Stati Uniti. Folgorato dal “re senza corona” “Non sono mai cresciuto del tutto – dichiara Knopfler – ed è probabilmente questa la vera ragione per la quale amo così tanto il motor sport. Anche se, purtroppo, non riesco a lasciarmi coinvolgere così tanto quanto mi piacerebbe, sono sempre molto impegnato con la musica… Non ho mai avuto il tempo per mettere insieme una stagione completa e, così, riesco solo a partecipare a una gara ogni tanto.” Una passione cominciata “quando avevo più o meno nove anni e ho visto correre Stirling Moss [66 GP disputati, 16 vinti, 24 podi, 16 pole, 19 giri veloci, soprannominato il “re senza corona” per essere stato, per ben quattro volte di fila, secondo al Mondiale di F1: 1955, ’56, ’57 e ’58, ndr.]. Il futuro leader dei Dire Straits rimane affascinato “dal modo nel quale Moss guidava la sua BRM con motore anteriore e dai suoi duelli con Jack Brabham, al volante di una Cooper: era la sfida tra motore anteriore e motore posteriore”. Anteriore vs posteriore Parliamo del 1959: l’anno nel quale la Cooper Car Company (primo team non Casa automobilistica a vincere un Mondiale F1, con Jack Brabham, che bisserà l’anno successivo) rivoluziona le corse, spostando il motore alle spalle del pilota. Moss guida una BRM (British Racing Motors) P25 (2.491cc., 275 cavalli), con la quale si piazza al secondo posto nel Gran Premio d’Inghilterra che si corre il 18 luglio 1959, sui 4.83 chilometri del circuito di Aintree, una cittadina del Merseyside, poco a nord di Liverpool. La P25 verrà distrutta due settimane dopo (2 agosto 59), da Hans Herrmann (che uscirà illeso dall’incidente), durante il Gran Premio di Germania. Il GP si è corso a Berlino sul circuito Avus (Automobil-Verkehrs und Übungsstraße: “Strada per il traffico e per le prove delle automobili”): 8,3 chilometri con solo 4 curve, che contendono alla nostra Autostrada dei Laghi il titolo di prima autostrada europea.

pre delle scelte, continuare a cambiare questa o quella cosa nella mia testa. Quando mi trovo in pista, invece, mi rendo conto che tutto questo non è possibile. Stai percorrendo un rettilineo e, a un certo punto, arriva una curva e tu devi prenderla per forza e devi essere sicuro di imboccarla nel modo giusto: devi frenare per rallentare, guardare nello specchietto prima di entrare, curvare al momento giusto, indovinare la traiettoria giusta e mantenerla fino in fondo e tutto il resto”. A lezione da Frank Gardner C’è differenza tra guidare un’auto normale e un’auto da corsa? “C’è una soglia da attraversare per passare da guidatore normale a pilota e io sono stato davvero molto fortunato perché il come me lo ha spiegato un meraviglioso pilota sportivo che si chiamava Frank Garnder”. Nato a Sidney il 1 ottobre 1931 e morto a Mermaid Waters il 29 agosto 2009, Gardner ha al suo attivo nove Gran Premi di F1. È stato primo nella sua categoria alla 24 Ore di Le Mans (1962), secondo al Campionato Europeo F2 (1967), tre volte primo al British Touring Car Championship (1967-’68- 73), Campione europeo di F5000 (1971) e primo all’Australian Sports Sedan Championship (1977). “Frank – ricorda Knopfler – era una straordinaria figura di sportivo. Io ero in tour in Australia in quel periodo e ricordo esattamente cosa mi ha detto. Mi ha fatto sedere in macchina, mi ha guardato e mi ha detto: Ok, Mark: siamo tutti i più grandi amanti del mondo e anche i più grandi piloti del mondo. È naturalmente capisci immediatamente che la tua curva di apprendimento si impennerà. Poi lui ti osserva mentre guidi e tu ti rendi conto che stai facendo tutto maledettamente male… Ma poi alla fine mi ha detto: Io credo che tu abbia un futuro ”. Nel rapporto tra le rockstar e l’auto, abbiamo visto spesso che non tutti i grandi musicisti sono anche grandi piloti: Mark Knopfler è l’eccezione che conferma la regola.

In pista non puoi sbagliare Knopfler, però, crede che musica e corse siano due mondi profondamente diversi. E non considera le qualità tecniche e la concentrazione richieste per guidare un’auto da corsa, utili a migliorare le prestazioni di un musicista professionista. Musica e corse rimangono universi complementari. La cosa che lo affascina nelle corse – spiega – è il fatto di “dover mettere in sequenza una serie di mosse, senza poter fare nemmeno un errore. Fare musica, per me – soprattutto per quanto riguarda la scrittura – significa dover fare sem1 Settembre 2017 ·

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STORICHE INCONTRI

Il restauro di una vita. ANDREA CAULI

La missione del nuovo centro all’interno del museo nazionale dell’Automobile “Avvocato Giovanni Agnelli”. Ne parliamo con il direttore Gaffino Rossi ■ Lo sanno bene i possessori di auto d’epoca quanto sia importante affidare il proprio gioiello a mani esperte e competenti. Un posto da segnare in agenda è il museo nazionale dell’Automobile “Avv. Giovanni Agnelli” di Torino dove è ospitato il nuovo Centro di restauro, primo polo formativo specializzato in vetture d’epoca. Il progetto, attivo dal novembre scorso, è nato grazie all’accordo con la Fondazione Centro per la conservazione e il restauro dei beni culturali “La Venaria Reale”, che ha firmato con il museo una convenzione per mettere a punto un protocollo d’intervento condiviso per la realizzazione di progetti di conservazione e restauro di vetture. Tutto questo lavoro sarà utilizzato per dare nuova vita al patrimonio dell’Open Garage all’interno del Mauto (visitabile su prenotazione a partire dal mese di gennaio 2017, ogni sabato dalle ore 10.30 alle 12.00), spazio di oltre 2.000 metri quadrati che ospita oggi una ottantina di pez| Febbraio 2017

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zi da collezione. Artigiani ed esperti saranno coinvolti per preservare e valorizzare il patrimonio di veicoli che vanno dal 1856 agli anni ’30 del Novecento, per creare la nuova figura professionale del restauratore di auto d’epoca. Tra i primi partner ad aderire al progetto il Mario Levi Group, da 70 anni azienda leader in Italia e all’estero nella gestione dei processi produttivi della lavorazione delle pelli, Pininfarina, emblema dello stile italiano nel mondo; l’Atelier Toppino di Piobesi d’Alba, officina e laboratorio mobile dove vengono realizzati restauri storici, conservativi e filologici di diverse tipologie di carrozzerie; l’Automobile Club d’Italia, ACI Storico e il Centro europeo modellismo industriale di Savigliano. Ne parliamo con il direttore del museo, Rodolfo Gaffino Rossi. Come nasce l’idea? Il progetto, unico nel suo genere, è volto a coniugare la necessità di con-

servare le vetture d’epoca nel modo corretto e certificato dai Beni Culturali con l’esigenza di tramandare, nello spirito didattico del museo, le competenze artigianali e scientifiche degli specialisti. L’idea del Centro di restauro è nata dalla volontà di trattare le vetture di pregio presenti nel museo allo stesso modo di un’opera d’arte. Oggi manca il metodo di analisi per poter comprendere la loro provenienza, la loro storia, inclusi gli incidenti nei quali sono stati coinvolti. Il lasso temporale che abbiamo scelto riguarda il periodo artigianale pre-industriale quando c’erano i mestieri, oggi scomparsi, della tecnica del legno, della lavorazione del ferro, della laccatura. Abbiamo “sposato” il restauro dei Beni


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INNOVAZIONE I MOTORI I LIFESTYLE

Nuova serie • Anno 2 • Numero 4 • Febbraio 2017 • €3,00

Spedizione Poste Italiane Spa - Postatarget Magazine. Pubblicazione Mensile. Data P.I. 28/01/2017

PUBBLICATO SUL NUMERO 4 - FEBBRAIO 2017

Anno 119°

made in America

Restauro di una vettura d'epoca nel Museo Giovanni Agnelli.

Culturali e scelto come campione La Venaria Reale, non solo in virtù del metodo adottato per esaminare le opere d’arte, ma anche perché in possesso di quegli strumenti in grado di decodificare i dubbi che si potrebbero manifestare analizzando un pezzo dell’auto, come i raggi al carbonio che identificano il periodo di costruzione o il trattamento ricevuto fino ad allora. Che tipo di formazione è prevista? Per creare la rete di artigiani abbiamo avviato una rete di incubatori esterni che servono per fare pratica di addestramento: spesso, ad esempio, i carrozzieri hanno la capacità di riparare un pezzo ma gli manca la conoscenza dei materiali. In que-

Il direttore del museo, Gaffino Rossi.

sto modo facciamo crescere i giovani che provengono dalle scuole artigianali, oggi sono due o tre ma presto potranno essere molti di più.

Fiat Monterosa del 1938, che ha fatto il giro del mondo in solitario per 76.000 chilometri, donata al Museo e mai restaurata.

Da quale modello partite? Dobbiamo custodire i pezzi ritenuti storici e raccontarli alle nuove generazioni. La missione di un museo, infatti, è preservare, tramandare e appassionare. A livello mondiale non esiste un centro analogo al nostro, tanto che abbiamo stipulato gemellaggi con alcune importanti strutture simili in Francia, Olanda, Belgio ed Inghilterra. I primi risultati saranno tangibili fra tre anni. Inizieremo a lavorare da subito, oltre che sulla Carrozza di Bordino, su un’altra vettura laboratorio, la

L’ACI è partner, che ruolo avrà? L’ACI sostiene il Mauto nello sviluppo delle proprie attività ed iniziative a favore della cultura automobilistica, nella realizzazione e gestione del Centro di restauro e nella implementazione delle attività di interesse sociale connesse all’auto. ACI e ACI Storico metteranno a disposizione le proprie competenze in materia di collezionismo, conservazione e valorizzazione del patrimonio storico-culturale, potendo contare sulla competenza e professionalità dei propri tecnici ed esperti. Febbraio 2017 |

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