l'Automobile Week n. 111

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Settimanale digitale • Anno 3 • Numero 111 • 20/12/2019

Supplemento settimanale a l’Automobile.

INNOVAZIONE I MOTORI I LIFESTYLE

Nozze dell’anno. ANGELO BERCHICCI ■ Questa volta ci siamo. I consigli di amministrazione di Fca e Psa hanno dato il benestare alla fusione e le due squadre sono già al lavoro per portare a termine l’operazione in un tempo da loro stimato fra i 12 e i 15 mesi. I due partner pensano a un processo abbastanza rapido nel raggiungimento dell’obiettivo: il caso Opel, acquistata, integrata e risanata da Psa in 18 mesi dopo oltre un decennio di perdite, potrebbe essere un modello. Un motore importante di tutta l’operazione sta nei risparmi da fusione, previsti a regime a 3,7 miliardi ogni

anno, di cui il 40% generato dalla condivisione di tecnologie e piattaforme: nella fase dell’elettrificazione, condividere pianali compatibili con le ultime tecnologie significa anche e soprattutto spartire le enormi spese necessarie per realizzarli. E i due gruppi ci tengono a sottolinearlo da subito: in futuro oltre due terzi dei volumi si baseranno su due sole piattaforme. In altre parole, l’integrazione sarà massima. Quella siglata quindi non è una partnership rafforzata - come ha detto qualcuno - ma un accordo che darà vita ad un attore completamente nuovo. La definizione di “pietra miliare” data da John Elkann per una volta non sembra esagerata.

L’AUTOMOBILE WEEK TORNA VENERDÌ 10 GENNAIO



BUSINESS

Fca-Psa, accordo per la fusione. REDAZIONE

■ Fca e Psa hanno raggiunto un accordo per la fusione paritaria che “unisca le ampie e crescenti competenze di entrambe le società per affrontare la sfida di plasmare la nuova era della mobilità sostenibile”, come si legge nella nota congiunta delle due aziende. Il closing definitivo dell’operazione avverrà in un tempo stimato tra i 12 e i 15 mesi. Il nuovo soggetto nasce come il quarto costruttore di automobili al mondo per volumi e il terzo in base al fatturato con vendite annuali di 8,7 milioni di vetture e ricavi congiunti di quasi 170 miliardi di euro all’anno, un utile operativo corrente di 11 miliardi e un margine operativo del 6,8%. John Elkann sarà il presidente del gruppo, mentre Carlos Tavares assume per cinque anni il ruolo di ceo : il manager francese siederà anche nel consiglio di amministrazione, composto da 11 membri, per la maggioranza indipendenti. Due di questi saranno rappresentanti dei lavoratori. I risparmi associati a tecnologie e piattaforme arriveranno a circa il 40% per un importo stimato di 3,7 miliardi di euro di sinergie annuali a regime. I risparmi relativi agli acquisti rappresenteranno un ulteriore 40% di tali sinergie. Il restante 20% sarà ricavato da tagli in altre aree. In particolare, si legge nella nota congiunta, oltre due terzi dei volumi a regime sarà concentrato su due piattaforme – small e compact/mid-size

– con volumi annuali di circa 3 milioni di veicoli ognuna. Uno degli aspetti più importanti ribaditi nel comunicato è che la fusione non prevede alcuna chiusura di stabilimenti. Le dichiarazioni Carlos Tavares, presidente del Consiglio di Gestione di Groupe PSA, ha dichiarato: “Questa fusione rappresenta una grande opportunità per raggiungere una posizione ancora più forte nel settore attraverso il nostro impegno a guidare la trasformazione verso un mondo con una mobilità ecologica, sicura e sostenibile e a offrire ai nostri clienti prodotti, tecnologie e servizi d’eccellenza. Sono pienamente convinto che grazie al loro immenso talento e approccio collaborativo, i nostri team saranno in grado di massimizzare le performance con energia ed entusiasmo”. Mike Manley, ceo di FCA, ha aggiunto: “Questa è l’unione di due società con marchi incredibili e persone appassionate e competenti. Entrambe hanno affrontato momenti di estrema difficoltà e ne sono uscite ancora più agili, intelligenti e formidabili. Le nostre persone hanno un tratto in comune, quello di guardare alle sfide come opportunità da cogliere perché rappresentano la strada per renderci ancora migliori nel fare quello che facciamo”. 20 Dicembre 2019 ·

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BUSINESS

Conte: “Questa fusione serve all’Europa”. REDAZIONE

■ “Il matrimonio tra Fca e Psa serve all’Europa, puo’ costituire una grande opportunità per l’Italia e tutta l’Unione. Questa fusione dà vita al quarto gruppo mondiale nel settore auto e puo’ segnare la nascita di un importante polo per l’innovazione e lo sviluppo, con effetti benefici per il resto dell’economia europea e nazionale”. Così il presidente del Consiglio dei ministri Giuseppe Conte commenta, in un’intervista al quotidiano torinese La Stampa, l’annuncio della fusione tra il gruppo italo americano e quello francese. Il premier sottolinea che per cogliere le ricadute positive dell’intesa “è importante che il progetto valorizzi le reciproche sinergie rilanciando i settori automotive nazionali senza incidere negativamente sull’occupazione. Operazioni di questo tipo, oltre a consolidare il mercato dell’auto, consentono anche una forte integrazione delle filiere industriali europee. Non bisogna poi dimenticare la forte presenza del gruppo sui mercati terzi, a partire da quello statunitense”. Governo attento Conte ricorda poi come “i grandi gruppi europei oggi debbano affrontare la concorrenza in un mercato globalizzato e caratterizzato dalla rivoluzione digitale. Per questo occorre investire con convinzione in una strategia europea per l’industria e facilitare la creazione di campioni industriali europei capaci di reggere la competizione”. Ma ogni possibile sfida deve passare inequivocabilmente, attraverso la tutela dell’occupazione. “La garanzia che i livelli occupazionali saranno mantenuti è messa nero su bianco nella comunicazione congiunta di Fca-Psa. Su questo tutta 4

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la squadra di governo parla con un’unica voce, esprimendo apprezzamento per l’operazione conclusa ma al tempo stesso monitorando le evoluzioni sul fronte occupazionale, con riguardo non solo agli stabilimenti produttivi ma a tutto il comparto dell’indotto”. Per Conte poi è molto importante la scelta di far entrare rappresentanti dei lavoratori nel consiglio di amministrazione della nuova società: “È la dimostrazione che nelle scelte decisive che interessano lo sviluppo e la crescita del sistema-Paese, la sinergia tra azienda e lavoratori è uno strumento vincente. Si tratta di un nuovo modello di governance che guarda al futuro”. Impegni concreti Il premier rivendica gli aiuti concreti voluti dal suo governo per sostenere quella che chiama “la rivoluzione dell’auto”. “Con l’accordo di Sviluppo firmato con Fca, Invitalia e Regioni dal Mise arrivano 27 milioni di euro per sviluppo e produzione di veicoli a motore ibrido ed elettrico”. Un esempio concreto è la 500 elettrica che “esce da Mirafiori e può essere il simbolo di una crescita economica nel segno del green’, così come la prima 500 fu l’immagine del boom economico italiano”. L’esecutivo, quindi, guarda al futuro e alle prossime sfide che sono soprattutto quelle della sostenibilità ambientale, “non un vincolo alla crescita, ma il principale driver dell’innovazione tecnologica”, dice Conte. “La transizione ecologica richiede senz’altro molta creatività e investimenti cospicui, ma chi saprà guidare per primo questo processo potrà beneficiare di un vantaggio competitivo fondamentale”.


BUSINESS

La lettera di John Elkann ai dipendenti. REDAZIONE

■ Ecco il testo della lettera che John Elkann ha inviato questa mattina a tutti i dipendenti di Fca. Cari Colleghi, Nella vita di ogni grande azienda e delle sue persone, alcuni eventi sono immediatamente riconoscibili come pietre miliari destinate a entrare nella storia. Per FCA, l’accordo che abbiamo appena siglato con Groupe PSA è uno di questi. Siamo all’inizio di un percorso entusiasmante che sta reinventando l’automobile e i prossimi anni saranno cruciali per rimodellare il nostro settore attorno a tre pilastri: veicoli alimentati a energie alternative, guida autonoma e connettività. La rivoluzione tecnologica che stiamo abbracciando richiede un approccio più innovativo di qualunque altra sfida abbiamo affrontato finora. FCA e PSA sono aziende forti, entrambe espressione tangibile di un livello eccezionale di dedizione personale e di un incessante lavoro di squadra in tutte le rispettive attività. Abbiamo fatto grandi cose, ognuna in modo indipendente, ma insieme faremo qualcosa di davvero straordinario. Il nostro obiettivo comune, nella nuova era della mobilità sostenibile, è quello di essere pionieri nello sviluppo di tecnologie rivoluzionarie, con prodotti innovativi e soluzioni all’avanguardia. Insieme, potremo raggiungere i nostri obiettivi in modo più rapido ed efficace, creando valore e opportunità significative per tutti i nostri stakeholder. Naturalmente, questo percorso parte da tutti voi, che avete ottenuto risultati straordinari negli ultimi anni. I benefici si estenderanno poi a tutti i nostri clienti, ai nostri partner, ai nostri azionisti e, ovviamente, alla società in generale e alle comunità in cui operiamo e alle quali stiamo dando ogni giorno il nostro positivo contributo. L’esperienza che abbiamo fat-

to in FCA, e da cui abbiamo tratto un vantaggio enorme, ci ha insegnato che quando due aziende si uniscono, la chiave è creare una realtà che faccia emergere il meglio delle culture che le compongono. In questo modo, la ricchezza e la diversità di idee, esperienze e prospettive si alimentano in continuazione, diventando la base per creare soluzioni sempre migliori alle sfide future. Tutto ciò richiede una leadership eccezionale e noi abbiamo la fortuna di iniziare questo percorso insieme avendo a disposizione i migliori team che esistono oggi nel settore. Mi fa molto piacere che Carlos Tavares, che ha fatto un lavoro straordinario in PSA, sia il primo a ricoprire il ruolo di CEO del gruppo risultante dalla fusione. E Mike Manley, che nell’ultimo anno ha guidato FCA con grande energia, impegno e successo, sarà al suo fianco. Le nostre due aziende – entrambe un orgoglioso esempio di imprenditoria familiare la cui dedizione e il cui impegno rimangono costanti nel corso del tempo e delle generazioni – hanno contribuito a definire il nostro settore fin dalle origini, più di un secolo fa. Adesso, uniamo le nostre forze per scrivere un nuovo e ancora più ambizioso capitolo della storia dell’automobile, con la volontà e la determinazione di costruire una grande azienda e svolgere un ruolo decisivo nel plasmare questa nuova era. Ovviamente c’è ancora molto da fare nei prossimi mesi e dovremo lavorare instancabilmente per soddisfare i requisiti di approvazione necessari per portare a termine l’impegno che abbiamo sottoscritto. Ma oggi sono molto felice di poter celebrare il primo passo nella creazione di una grande azienda e non credo ci possa essere modo migliore per chiudere il 2019 e iniziare il nuovo anno. Grazie a tutti voi per il lavoro che avete fatto quest’anno e i miei migliori auguri di buone feste a voi e alle vostre famiglie.

BUSINESS

In Europa dove ci sono profitti.

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FELIPE MUÑOZ ■ In attesa che la fusione tra Fca e Psa sia portata a termine, già si può dire che francesi e italo americani avranno la leadership in Europa nel segmento dei suv e dei veicoli commerciali. Non è poco visto che sono attualmente i più profittevoli del mercato e che quello dei veicoli a ruote alte è l’unico che mostra ancora grandi potenzialità di crescita. Grazie a questa fusione, la presenza di Fca e Psa nel segmento suv e crossover migliorerebbe fino ad arrivare ad una quota in Europa del 22% contro il 21,6% di Volkswagen. La leadership è ancora più evidente nel segmento bsuv, ovvero modelli più piccoli e compatti: Fca e Psa hanno venduto 382mila pezzi nel primo semestre in Europa, mentre Renault-Nissan (alleati mancati di Fca prima di Psa) si sono fermati a 298mila. La quota di mercato nel bsuv del nuovo gruppo sarebbe del 31%. La posizione di Fca-Psa sarebbe ancora più consistente nella categoria di veicoli commerciali e monospazio. Il segmento – nel primo semestre – è stato il quarto in Europa con 1,37 milioni di unità, ovvero il 14% del totale. E a fronte di una caduta del mercato del 4%, la domanda per questi veicoli è cresciuta del 1%. Le vendite combinate di Fca e Psa sono state di 502,000 unità, oltre il 40% del totale e più del doppio del volume venduto da Renault-Nissan.

AUTO E MOTO

Occhio al nuovo stile dei modelli. EDOARDO NASTRI

videre, da Alfa Romeo a Peugeot passando per Opel, su cui disegnare forme e modelli il più differenziati possibile per conservare l’identità distinta di ciascun brand ed evitare una sovrapposizione. Per avere un paragone, seppur di dimensioni più contenute, si può guardare a quanto è successo con l’acquisizione di Opel da parte del gruppo Psa. Una integrazione andata a buon fine:“È stata una grande opportunità che ci ha permesso di dedicarci meglio ai desideri dei nostri clienti, rinnovandoci senza perdere le nostre caratteristiche”, ci raccontava Mark Adams, capo del design Opel, all’ultimo Salone di Francoforte. Un americano e un francese A supervisionare il design di tutti i marchi del gruppo Fca oggi c’è il newyorkese Ralph Gilles, che ha preso il posto di Lorenzo Ramaciotti nel 2015, mentre il suo omologo di Psa è Jean-Pierre Ploué, responsabile dello stile di Peugeot, Citroën, Ds e Opel. Il polo del design europeo del gruppo nascente sarà tra Torino, Parigi e Rüsselsheim dove verranno disegnate buona parte delle vetture che vedremo nei prossimi anni. Fca avrà accesso alle nuove piattaforme elettrificate sviluppate in questi anni dai francesi, in particolare il marchio Fiat potrebbe sfruttare la Cmp, quella dedicata alle compatte, da sempre il suo segmento di riferimento. Se le nuove generazioni di Opel Corsa e Peugeot 208 – nate in contemporanea sullo stesso pianale – sono riuscite a conservare una propria personalità, bisognerà vedere, per esempio, se i designer di Fiat riusciranno a mantenere intatti gli stilemi della “famiglia 500”, quella che caratterizzerà sempre di più il marchio di Torino come anticipato dal responsabile del brand Olivier François. La piattaforma delle premium Salendo di segmento, la piattaforma Emp2 – su cui oggi si costruiscono tra le altre le Peugeot 508 e 3008 – potrebbe offrire alle premium del gruppo Fca nuove opportunità di elettrificazione. Il centro stile di Torino guidato dal tedesco Klaus Busse potrebbe quindi trovarsi a ripensare il design di Alfa Romeo e Maserati adattato alle nuove architetture. La Emp2 sarebbe sfruttabile anche per un eventuale ritorno di Lancia, un marchio il cui destino prima di questa fusione era segnato: il “non cancelleremo nessun brand” di Tavares ha già riacceso le speranze degli appassionati, designer compresi.

BUSINESS

Mike Manley nell’esecutivo. ANGELO BERCHICCI ■ La fusione tra Fiat Chrysler e Psa riguarderà tutti i settori, dunque anche il design dei nuovi modelli che vedremo. In particolare in Europa, gli stilisti dei due gruppi si troveranno a fare i conti con nuove piattaforme da condi6

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■ Nell’organico dell’entità che nascerà dalla fusione tra Fca e Psa ci sarà posto anche per l’attuale ceo di Fiat-Chrysler Mike Manley. A dirlo è il presidente del gruppo italo-ameri-


cano John Elkann nella lettera inviata ai dipendenti dopo che entrambe le aziende hanno approvato il progetto che darà vita al quarto gruppo automobilistico mondiale per volumi. La squadra Rispetto a quanto annunciato lo scorso 31 ottobre non vi sono novità nell’assetto dirigenziale: la presidenza del gruppo spetterà a John Elkann, mentre amministratore delegato diventerà Carlos Tavares, che attualmente ricopre lo stesso ruolo in Psa. “Mi fa molto piacere che Carlos Tavares, che ha fatto un lavoro straordinario in Psa, sia il primo a ricoprire il ruolo di ceo del gruppo risultante dalla fusione. E Mike Manley, che nell’ultimo anno ha guidato Fca con grande energia, impegno e successo, sarà al suo fianco”, ha scritto il presidente di Fca nel comunicato. Una carica da definire Non è stata ancora chiarita la carica esatta che Manley ricoprirà all’interno della dirigenza del gruppo, anche se tra le ipotesi più quotate vi sono quella di vice-amministratore delegato o, più probabilmente, vicepresidente esecutivo, carica che in Psa è attualmente ricoperta, tra gli altri, anche da Michael Lohscheller, amministratore delegato di Opel. Il manager inglese è stato nominato ceo del marchio Jeep nel 2009, all’epoca facente parte del gruppo Chrysler. È diventato amministratore delegato di Fca il 21 luglio 2018, dopo una riunione d’urgenza del consiglio d’amministrazione indetta per l’aggravarsi delle condizioni di salute di Sergio Marchionne.

ANGELO BERCHICCI ■ Nell’entità che prenderà vita dal matrimonio tra Psa e Fca nessun brand scomparirà. Ad assicurarlo è Carlos Tavares, attuale ceo di Psa, che nei piani diventerà l’amministratore delegato del nascituro gruppo. Necessari cinque miliardi di investimenti Nella sua prima intervista alla radio francese BFM Business nel novembre scorso dopo l’annuncio della possibile fusione, il manager aveva dichiarato di “non vedere alcun bisogno di rimuovere marchi, perché hanno tutti la loro storia e la loro forza. Quello che dobbiamo fare è diluire gli enormi costi di ricerca e sviluppo che abbiamo al momento”, stimando in oltre cinque miliardi di euro gli investimenti tecnologici necessari nei prossimi dieci anni. Un anno per concludere la fusione Il dirigente portoghese ha affermato che per concludere la fusione bisognerà lavorare almeno un anno, in quanto sarà necessario ottenere l’ok dell’Unione Europea. “Dobbiamo assicurarci di rispettare tutte le prescrizioni di legge e i regolamenti comunitari, ad esempio quelli sulle concentrazioni aziendali. Un operazione di questo tipo non può essere conclusa prima di un anno”. Grazie all’operazione i due gruppi prevedono di riuscire a raggiungere risparmi e sinergie per un valore di 3,7 miliardi di euro. La fusione darà vita al quarto maggior produttore di automobili, con 14 brand e 8,7 milioni di auto vendute ogni anno.

BUSINESS

Tavares: nessun marchio scomparirà.

Trump, occhi puntati Politica ed economia, in Europa come negli Stati Uniti, hanno gli occhi puntati sulla fusione. Il consigliere economico di Donald Trump, Larry Kudlow, ha dichiarato che La Casa Bianca intende “tenere sotto stretta osservazione l’operazione, soprattutto relativamente al comportamento che la Cina ha tenuto in precedenza in situazioni analoghe”. Ci sono anche i cinesi In Psa è presente con una quota di controllo paritaria il gruppo cinese Dongfeng, insieme alla famiglia Peugeot e allo stato francese. L’anno scorso l’amministrazione Trump ha varato una serie di leggi che inaspriscono i controlli sugli investimenti cinesi in aziende americane. “Dobbiamo essere sicuri che nessuna operazione in cui è coinvolta Pechino vada a ledere l’economia e la sicurezza nazionale degli Stati Uniti”, ha concluso Kudlow. 20 Dicembre 2019 ·

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PAESE

BUSINESS

Dal Mise: Nelle mani 27 milioni di Tavares. per elettriche e ibride di Fca.

ALESSANDRO MARCHETTI TRICAMO

MARINA FANARA

■ Stefano Patuanelli, ministro dello Sviluppo economico (Mise) ha dato il via libera al decreto per l’Accordo di Sviluppo tra il Mise, le Regioni Basilicata e Piemonte, Invitalia e le società Fiat Chrysler (Fca) Melfi, Fca Italy e CRF (Centro ricerche Fiat) per un programma di ricerca, sviluppo e produzione di veicoli elettrici e ibridi negli stabilimenti di Melfi, Orbassano e Torino Mirafiori. Tutti i numeri del piano Il programma prevede risorse per un totale di 136,6 milioni di euro entro il 2022, di cui 27 milioni finanziati dal Mise. In particolare, 98,7 milioni di euro saranno utilizzati per aumentare la produzione nello stabilimento di Melfi della Jeep Compass nella versione ibrida plug-in. Elettriche alla portata di tutti Altri 37,9 milioni di euro sono invece finalizzati al progetto Ricarica – Soluzioni sostenibili a elevata modularità e configurabilità per veicoli mass market a propulsione puro elettrica: si tratta di un programma dedicato allo sviluppo di veicoli elettrici puri, a prezzi accessibili, negli stabilimenti di Melfi, Orbassano e Torino Mirafiori. Reintegro e 100 lavoratori in più Importante l’impatto occupazionale: l’accordo di sviluppo consentirà sia il graduale reintegro del personale temporaneamente in esubero (3.458 lavoratori attualmente in contratto di solidarietà), sia la creazione di ulteriori 100 posti di lavoro presso lo stabilimento di Melfi. 8

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■ La fusione fra Fca e Psa può contare molto su un importante fattore umano: Carlos Tavares, portoghese, numero uno di Psa e, nelle ipotesi attuali, a capo anche del futuro gruppo nascente. Se c’è un manager in grado oggi di portare al consolidamento una realtà destinata a competere con Volkswagen e Toyota è proprio lui. Tavares – l’unico car guy rimasto al vertice di un’industria automobilistica – ha dimostrato di riuscire in tempi rapidi a ricavare da Psa margini operativi di quasi il 9%. Valori da premium. E anche di più. È merito suo se in poco più di un anno, Opel sotto la gestione francese ha potuto mostrare conti in positivo, operazione mai riuscita sotto il controllo degli americani di General Motors. I 4,8 milioni di unità portate in dote da Fca potrebbero rendere lo scenario ancora più positivo, spingendo economie di scala e profitti ben oltre quanto sperato finora. Tavares è l’uomo giusto per ottenere ancora di più dal marchio Jeep e soprattutto il manager ideale per il rilancio di Alfa Romeo, marchio che potrebbe, più degli altri di Fca, avere le maggiori potenzialità di crescita grazie alle piattaforme dei francesi. Non sempre però quello che è buono per le aziende, lo è per i paesi coinvolti nell’operazione. Tavares è uomo duro e abituato a tagliare costi di produzione e posti di lavoro. Governo e sindacati italiani dovranno – sempre che la fusione si concretizzi – vigilare attentamente sull’occupazione degli stabilimenti nel nostro Paese. In Germania con Opel al portoghese è andata fin troppo bene ma in Francia si aspettano che mantenga le rassicurazioni – un milione di veicoli l’anno dagli impianti locali – promesse nei mesi scorsi. La Confédération Générale du Travail, il sindacato francese, ha già chiesto rassicurazioni. Facile pensare che sia la sovracapacità produttiva italiana ad essere interessata più di altri da tagli e risparmi. Probabile che il tema diventi terreno di tensione politica tra i due stati.


Tavares è anche il manager che ha semplificato e razionalizzato la gamma dei suoi marchi, aspetto che probabilmente porterà alla chiusura definitiva del marchio Lancia. Ed è soprattutto l’unico oggi ad aver le possibilità di far digerire al presidente Trump e agli americani il controllo parziale dello Stato francese su marchi come Jeep e Chrysler. L’unico, in sintesi, in grado di ripetere quanto fece Marchionne con Obama.

BUSINESS

Cina, l’anello debole. LUCA BEVAGNA

Group) per la produzione locale di veicoli Fca destinati al mercato locale, attiva dal 2010, non è mai decollata e lo stesso Sergio Marchionne aveva espresso più volte l’inadeguatezza dell’alleanza nel mercato. L’unione di due debolezze In Cina la fusione tra Fca e Psa porterebbe dunque all’unione di due debolezze sul mercato più importante al mondo. Non è difficile ipotizzare dunque che proprio il tema asiatico sia uno dei primi dossier che arriverà sul tavolo del management dei due gruppi. Una sfida non facile ma che può essere ancora vinta, anche grazie al traino di Jeep e soprattutto dei marchi premium di Fca – Alfa Romeo e Maserati – che, nonostante una gamma ridotta al minimo, in Cina hanno ancora un forte appeal emozionale sui clienti.

AUTO E MOTO

Fiat 500 e, prime foto. VALERIO ANTONINI

■ La fusione tra Fca e Psa ha un punto debole, il mercato asiatico e in particolare la Cina. A dirlo sono i numeri: i francesi nei primi 9 mesi dell’anno hanno venduto in Cina solo 93.543 unità, con un calo di oltre il 56% rispetto alle 211.990 unità dello stesso periodo dello scorso anno. Volumi ridotti al minimo e oggi poco determinanti se paragonati ai quasi 2,6 milioni di veicoli venduti globalmente. La perdita registrata nel primo semestre in Cina da parte di Psa è di oltre 302 milioni di euro. Carlos Tavares ha da sempre però promesso di mantenere la presenza del gruppo sul mercato e inviato nei mesi scorsi sul campo l’italiano Massimo Roserba a capo delle operazioni della joint venture Dongfeng Psa. C’è da ricordare che proprio i cinesi di Dongfeng hanno circa 14% delle azioni del gruppo francese. I numeri di Fca Cambia ben poco per Fca. Nel primo semestre, le vendite nella regione asiatica (praticamente coincidenti con quelli cinesi) sono state di 74mila unità, volumi ridotti al minimo rispetto alle quasi 2,2 milioni globali. Il calo è superiore al 30%. L’unico marchio che mostra una forza commerciale è Jeep, grazie anche alla Wrangler. Non è però sufficiente. La partnership con Guangzhou Automobile Group (GAC

■ Fiat lancerà il prossimo anno la rinnovata versione della 100% elettrica 500e, dopo la prima generazione venduta sul mercato americano dal 2013 e ora fuori produzione. Si parla da tempo del 4 luglio (giorno dell’indipendenza americana e dell’esordio della prima 500 del 1957) come possibile data di lancio, mentre per la presentazione al pubblico basterà attendere il prossimo Salone di Ginevra (5/15 marzo). Sul portale britannico Autocar sono stati anticipati alcuni dettagli di un prototipo in fase di test, il cui design è ancora camuffato. Tra le caratteristiche visibili, gli interni rivelano un grande display in plancia per l’infotainment. Resta il benzina La versione a zero emissioni della city car affiancherà il modello tradizionale a benzina – da cui eredita la piatta20 Dicembre 2019 ·

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forma – già sul mercato e che riceverà nello stesso momento aggiornamenti estetici e tecnologici. Prodotta in Italia nella fabbrica di Mirafiori, nuovo polo Fca per l’elettrificazione, la 500e sarà in vendita in tutti i principali mercati internazionali, partendo dall’Europa. Competerà in particolare con la Mini Full Electric. La generazione uscente della 500e, lanciata in California nel 2013 e costruita in Messico, non è mai arrivata nel Vecchio Continente (tranne per alcune vetture importate). Sergio Marchionne, ceo Fca all’epoca, rivelò che il gruppo perdeva soldi per ogni esemplare costruito. Oggi lo scenario è ben diverso: i veicoli a batteria si diffondono rapidamente e, mentre i costi degli accumulatori diminuiscono, aumenta l’autonomia. I clienti Olivier François, presidente del marchio Fiat, ammette che la decisione di sviluppare auto elettriche è stata spinta “sia dal desiderio di creare una vettura a batteria redditizia per il nostro futuro, sia dall’obbligo di rispettare i più stringenti limiti di emissioni imposti dalle normative europee”. Il manager ha anche anticipato alcuni dettagli sul prezzo della nuova 500e: “È chiaro che non possiamo venderla alle cifre del modello tradizionale di oggi (circa 24mila euro). Metà dei nostri clienti, però, non acquista allestimenti base ma spende mediamente di più. La versione elettrica dovrebbe costare circa 32mila euro, il salto non è poi così insostenibile, soprattutto tenendo conto delle sovvenzioni statali per comprare veicoli elettrici”.

AUTO E MOTO

Mazda MX-30, l’altra faccia dell’elettrico. PAOLO ODINZOV

■ LISBONA – “La MX-30 è un’elettrica diversa da tutte quelle che avete visto fino ad oggi”. Cristian Schultze, direttore tecnico di Mazda Europe, non usa mezzi termini e mentre saliamo a bordo per provare in sulle strade del Portogallo, vicino Lisbona, un prototipo della prima vettura a batterie della Casa di Hiroshima ci tiene subito a precisare che si tratta di un’auto speciale. Un modello necessario per abbassare le emissioni a livello di flotta del costruttore in vista delle nuove normative europee. Ma soprattutto una vettura che stabilisce nuovi punti di riferimento nella categoria. Senso di libertà Le sorprese sul suv “verde” giapponese arrivano dal momento in cui si spalancano sulla carrozzeria le portiere con apertura controvento e prive del battente centrale. Soluzione studiata per trasmettere quando si sale a bordo un senso di spazio e libertà. Mentre nell’abitacolo la MX-30 rimarca la sua natura “diversa” sfoggiando soluzioni inedite come la consolle centrale fluttuante, oppure i rivestimenti ottenuti da materiali riciclati e le finiture in sughero a richiamare l’origine della Mazda nata nel 1920 come azienda per lavorare la pregiata corteccia. Viaggia fluida e dinamica Bastano poi pochi metri al volante e guidando la MX-30 ci si ritrova a farsi la domanda se veramente si tratti di un’auto elettrica. Un suono artificiale che la accompagna modulandosi nella marcia maschera bene l’identità del modello. Ma è nel comportamento dinamico che stupisce. Dimenticatevi partenze a strappo e strattoni tipici delle auto a batteria, perché la giapponese viaggia sulla strada in modo fluido. Tanto da sembrare spinta da un motore diesel o benzina. Persino quando si rilascia il pedale dell’acceleratore la MX30 rallenta senza far sentire la caratteristica frenata dei sistemi di rigenerazione della energia. Cosa, quest’ultima che consente di gestire meglio lo sterzo nelle curve e una minore sollecitazione della scocca studiata ad hoc nelle sospensioni per sfruttare al meglio i 105 chilowatt (143 cavalli) di potenza della propulsione. Batterie da 35,5 chilowattora Anche per quanto riguarda l’alimentazione la MX-30 offre un diverso approccio rispetto alle concorrenti. A darle la scossa è una batteria da 35,5 chilowattora che garantisce un’autonomia compresa tra 200 e 250 chilometri e si ricarica all’80% da una colonnina veloce in soli 40 minuti. La scelta di una batteria piccola non è casuale. Emette meno CO2 nella produzione e consente un’ottimale integrazione nel telaio a vantaggio della rigidezza torsionale che sulla MX-30 è aumentata di circa il 40% rispetto a quella della CX-30 basata sullo stesso pianale. Ma soprattutto grava meno sul listino finale della MX-30 che al momento, in attesa del debutto nelle concessionarie il prossimo settembre, può essere preordinata nella esclusiva versione Launch Edition al prezzo di 28.900 euro usufruendo degli incentivi . Un range extender con il Wankel In futuro è comunque già previsto un sistema range extender con un piccolo motore rotativo Wankel che nei piani del costruttore servirà un domani anche a realizzare una versione ibrida plug-in della MX-30.

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AUTO E MOTO

Chi disegnerà le Volkswagen del futuro. EDOARDO NASTRI

in Bmw, come capo degli esterni. Un’esperienza che dura poco, compresa l’ultima fase passata alla Rolls-Royce. Trasformazione in corso Il designer dell’est Europa eredita il progetto impostato da Bischoff in 12 anni di attività come capo del design di Volkswagen. “La nostra azienda sta vivendo una grande trasformazione, abbiamo fatto un netto cambio di rotta dopo il dieselgate”, ci raccontava Bischoff in occasione della presentazione del nuovo logo, “e l’arrivo della famiglia delle vetture elettriche ID ha segnato una sterzata epocale”. Kaban dovrà confrontarsi con le sfide del futuro tra mobilità elettrica e guida autonoma, ma ci vorranno almeno un paio d’anni prima di vedere le sue idee prendere forma.

AUTO E MOTO

■ La rivoluzione stilistica di Volkswagen parte dai vertici. Il costruttore tedesco ha annunciato novità per le direzioni design del gruppo e del marchio: da aprile 2020 Klaus Bischoff, oggi capo dello stile del marchio Volkswagen, si occuperà di supervisionare le forme delle vetture di tutti i brand del colosso di Wolfsburg. Bischoff sostituisce Michael Mauer, che tornerà ad occuparsi soltanto di Porsche. Le novità non finiscono qui: a partire dal 1 luglio 2020 le Volkswagen verranno disegnate da Josef Kaban. Il designer slovacco aveva lasciato improvvisamente a ottobre il ruolo di capo dello stile Rolls-Royce, dopo solo sei mesi di attività. Adesso ritorna alle origini: dopo il master in Car Design al Royal College of Art di Londra, infatti, Kaban era entrato nel team di design del gruppo Volkswagen a soli 20 anni. Dalla Lupo alla Veyron Per quasi vent’anni, Kaban ha disegnato per il gruppo tedesco qualsiasi architettura possibile: dalle utilitarie ai suv, dalle familiari alle super sportive. Tra i suoi progetti più noti c’è la Volkswagen Lupo, presentata nel 1998 al Salone di Torino per colmare il vuoto del costruttore nel segmento delle citycar e la cui produzione è terminata sette anni dopo, sostituita dalla Fox. Nel 1998 ha assunto la carica di responsabile di progetto per la Bugatti Veyron, l’hypercar – prodotta dal 2005 al 2015 – con numeri da brivido: 407 chilometri orari di velocità massima, 1001 cavalli e un milione di euro di prezzo. Kaban diventa capo del design degli esterni Audi nel 2006 e promosso, due anni dopo, a responsabile dello stile Škoda, carica che ricopre per 9 anni. Nel 2017 cambia aria: lascia il gruppo Volkswagen e passa

Human Horizons: 2021, l’anno dell’HiPhi 1. PAOLO ODINZOV

■ La start up cinese Human Horizons, conosciuta soprattutto per le collaborazioni in campo automotive con la joint venture Saic Volkswagen, ha annunciato alcune specifiche e data del debutto del suv elettrico premium HiPhi 1 destinato anche ad essere esportato fuori dai mercati della Repubblica Popolare. Un ecosistema di veicoli a batteria Ding Lei, ceo della casa automobilistica con sede a Shanghai ha detto che l’auto sarà disponibile entro la prima metà del 2021 e farà da base a un intero ecosistema di veicoli a batteria e a guida autonoma del costruttore. 20 Dicembre 2019 ·

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Portiere ad armadio La Human Horizons HiPhi 1 è caratterizzata nello stile da porte con apertura ad armadio, prive di montante centrale, e da un tetto che si alza contemporaneamente ai finestrini laterali posteriori. L’abitacolo può accogliere fino a 6 persone su tre file di sedili dotati di ventilazione e funzione massaggio. Fino a 600 chilometri di autonomia Sotto il vestito la Human Horizons HiPhi 1 impiega due motori elettrici con una potenza nominale di 200 chilowatt ciascuno (272 cavalli), alimentati a seconda delle versioni da un pacco batterie della capacità di 84 o 96 chilowattora per una autonomia fino a 600 chilometri.

AUTO E MOTO

Jeep, una Wrangler tutta speciale.

Il nome è dato dalla pronuncia dell’acronimo “gp” che sta per “general purpose” (uso generico). Dopo la Seconda Guerra Mondiale l’appellativo iniziò a essere usato per qualsiasi veicolo leggero non blindato con un aspetto simile alla jeep originale. Il Wrangler “1941” è alimentato dal motore diesel Multijet II da 2,2 litri e 200 cavalli abbinato al cambio automatico a 8 marce. L’intero pacchetto speciale è disponibile anche sugli allestimenti Sport, Sahara e sul top di gamma Rubicon. Prezzi a partire da 62.550 euro.

AUTO E MOTO

Nissan, offensiva crossover in Europa. PAOLO ODINZOV

VALERIO ANTONINI

■ Arriva in Italia una versione speciale della Jeep Wrangler, la “1941” progettata da Mopar, divisione americana di Fca che realizza allestimenti personalizzati. Il modello a trazione integrale dispone ora di una nuova configurazione ancora più specifica per l’off-road, con assetto rialzato di 5 centimetri, paraspruzzi sagomati, protezioni laterali in acciaio rinforzato e dettagli cromati di nero come parafango e sportello del serbatoio carburante. Internamente, i tappetini del Wrangler “1941” sono più spessi, il logo Jeep diventa rosso. Anno di nascita Sul cofano del suv spicca la grafica “1941”, dedicata all’anno di nascita del Willys: il fuoristrada costruito per scopi militari che diede origine al termine “jeep”. 12

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■ Entro 18 mesi Nissan avrà sul mercato europeo una gamma crossover completamente rinnovata. La Casa giapponese lancerà le nuove generazioni di Qashqai e XTrail, oltre a un inedito suv elettrico derivato dal concept Ariya svelato allo recente Salone di Tokyo, destinate ad affiancarsi all’ultima Juke presentata da poco. Via il diesel su Qashqai La nuova Qashqai dovrebbe debuttare a settembre e sfoggerà nella linea uno stile ispirato alla show car IMQ vista allo scorso Salone di Ginevra. Con molta probabilità abbandonerà i motori diesel a favore della tecnologia ibrida E-power di Nissan che prevede una unità elettrica abbinata ad un propulsore termico per ricaricare le batterie. Il nuovo X-Trail Tempi più lunghi ci vorranno per vedere il nuovo X-Trail,


la cui presentazione è prevista nel 2021. L’inedito crossover elettrico di Nissan debutterà invece alla fine del prossimo anno. Nella gamma del costruttore rappresenterà l’offerta premium nel segmento delle vetture a ruote alte e nelle intenzioni andrà a sfidare prima tra tutte la Ford Mustang Mach-E.

BUSINESS

Cobalto: industria tech sotto accusa. PAOLO BORGOGNONE

non raggiungono i due dollari americani al giorno. Non solo, secondo il team di Collingsworth i progetti che le stesse grandi aziende coinvolte avrebbero messo in piedi per combattere il fenomeno sarebbero inefficaci, se non addirittura soltanto di facciata: “Sono iniziative per sembrare meno coinvolti agli occhi della opinione pubblica”, sono le parole usate nella denuncia. Casi umani Il caso sollevato negli Usa porta alla ribalta in particolare 13 lavoratori. Si tratta di minori – dei quali non è stato divulgato il nome perché questo potrebbe esporli a rischi di ritorsioni – che hanno subito degli infortuni in alcuni casi anche invalidanti durante massacranti turni di lavoro sottoterra. In particolare la denuncia fa riferimento anche a una ricerca portata avanti da Amnesty International alla fine del 2016 nella quale si denunciavano proprio le terribili condizioni di lavoro delle miniere di cobalto della Repubblica Popolare del Congo.

INNOVAZIONE

Waymo fa spesa in Europa. ELISA MALOMO

■ L’International Rights Advocates – organizzazione umanitaria internazionale con sede a Washington – ha presentato una denuncia contro alcuni giganti dell’automotive e della tecnologia, accusati di approfittare dello sfruttamento di giovanissimi lavoratori impiegati nelle miniere di cobalto nella Repubblica del Congo. Le azienda coinvolte sono Alphabet, società di Google proprietaria di Waymo, la realtà più avanzata al mondo in fatto di guida autonoma, Tesla, Apple, Microsoft e Dell. Tutte utilizzerebbero per le proprie batterie – comprese quindi quelle delle auto elettriche – il minerale estratto e raffinato da tre società, Glencore, Unicore e Huayou Cobalt. Minori in prima linea Secondo Terry Collingsworth, direttore esecutivo di International Rights Advocates che ha presentato la denuncia alla Corte distrettuale di Washington DC, le società sarebbero a conoscenza del fatto che chi lavora nelle miniere congolesi – spesso bambini in età scolare – sarebbe esposto a gravi rischi di incidente per la totale mancanza di condizioni di sicurezza, non godrebbe di alcuna tutela e sarebbe anche sotto pagato, con compensi che spesso

■ Waymo, società specializzata nella guida autonoma di proprietà del gruppo Alphabet (Google), acquisisce la Latent Logic, start up britannica esperta di intelligenza artificiale. La cifra dell’investimento non è stata resa pubblica. Software di imitazione A sei mesi dall’accordo fra Waymo e il gruppo RenaultNissan per sviluppare sistemi di guida autonoma in Francia e in Giappone, l’azienda della Silicon Valley 20 Dicembre 2019 ·

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allarga il suo bacino d’utenza europeo con uno scopo ben preciso. Al centro dell’interesse ci sarebbe infatti l’imitation learning (apprendimento per imitazione) uno dei più potenti software di simulazione presenti sul mercato. Il sistema di codici in questione è in grado di simulare il comportamento umano al volante anche nelle situazioni più complesse garantendo più sicurezza alle driverless e a coloro che occupano la carreggiata, come pedoni, ciclisti e motociclisti. Intelligenza made in UK La Latent Logic, startup inglese fondata nel 2017 all’Università di Oxford presso il dipartimento di informatica, crea simulazioni di guida altamente realistiche. utili per lo sviluppo dei veicoli robotizzati. L’azienda di Mountain View – non a caso – ha scelto proprio la città inglese come sede del primo hub ingegneristico in Europa accogliendo nel proprio team di esperti alcuni ricercatori della start up. Drago Anguelov, capo della ricerca di Waymo, ha dichiarato: “Vediamo nell’Europa una grande opportunità non solo per costruire partnership con le principali case automobilistiche, ma anche per trarre vantaggio dalla tecnologia e dalle eccellenze tecnologiche di livello mondiale come quella di Oxford”.

PAESE

Milano Monza Motor Show, si riparte a giugno 2020. ELISA MALOMO ■ Il Parco Valentino – il tradizionale appuntamento a quattro ruote di Torino – cambia casa e diventa Milano Monza Open-Air Motor Show. Il nuovo salone dell’automobile andrà in scena dal 18 al 21 giugno 2020 presso il Monza Eni Circuit, con un ricco programma che comprenderà, quest’anno, due anniversari importanti: i 100 anni di Mazda e i 90 di Pininfarina. Una grande festa Tutte le novità dell’evento sono state svelate in occasione di una conferenza stampa presso Palazzo Lombardia a cui hanno partecipato tra gli altri Andrea Levy, a capo di Milano Monza Open-Air Motor Show, Angelo Sticchi Damiani, Presidente ACI, Attilio Fontana, Presidente Regione Lombardia e Dario Allevi, sindaco di Monza. 14

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L’evento aprirà le porte al pubblico con la Monza President Parade: i numeri uno dei marchi partecipanti schiereranno sul circuito in anteprima le ultime novità delle rispettive Case. Il giorno successivo gli stessi protagonisti prenderanno parte – sempre a bordo di vetture inedite – alla Milano President Parade che coinvolgerà il cuore del capoluogo lombardo, con una sfilata in Piazza Duomo. Il programma proseguirà poi domenica 21 giugno con l’ACI Historic Grand Prix: protagoniste d’eccezione alcune delle monoposto che hanno fatto la storia della Formula 1, con al volante celebri piloti e collezionisti. Per tutti i gusti Il calendario della manifestazione prevede inoltre numerose altre attività organizzate nel verde del Parco della villa Reale di Monza. Qui gli appassionati potranno ammirare da vicino le vetture delle Case presenti e provarle in spazi dedicati lungo l’anello Alta Velocità, di cui uno specifico per l’off road. Di particolare interesse l’opportunità di toccare con mano le più recenti proposte dei costruttori internazionali per quanto riguarda la mobilità elettrica, ibride comprese. Due, invece, le zone a disposizione di chi sogna a tutta velocità: supercar e motorsport paddock. Attenzione anche per gli amanti delle auto d’epoca che potranno visitare una mostra dei modelli più straordinari che hanno fatto la storia delle quattro ruote. I biglietti per assistere all’evento sono già disponibili sul sito di Ticketone, al prezzo di 20 euro per l’ingresso intero e di 10 euro per il ridotto destinato ai giovani e per gli appuntamenti serali. Altre informazioni sono disponili sul sito dell’organizzazione. Parola ai protagonisti “Il MiMo, Milano Monza Motor Show – ha detto Andrea Levy – sarà una grande festa, uno spettacolo continuo per 14 ore al giorno per quattro giorni. Dall’utilitaria al suv, dalla vettura storica fino alle più recenti auto da competizione: non mancherà nulla”. Angelo Sticchi Damiani, Presidente dell’Automobile Club d’Italia, ha confermato: “Il nostro obiettivo, da subito condiviso con Andrea Levy e le autorità lombarde, è che questo straordinario evento diventi il nuovo punto di riferimento europeo sull’auto e per gli automobilisti, riacquistando il ruolo di quelli che furono storicamente il grande Salone di Torino e, in tempi più recenti, il Motor Show di Bologna”.


INNOVAZIONE

Spotter, quando l’automobile si parcheggia con l’app. LINDA CAPECCI

■ A Milano è arrivata Spotter, un’applicazione di social parking che aiuta a trovare parcheggio senza perdere tempo e sprecare carburante. L’app gratuita, disponibile sia negli store iOs che Android si avvale di una community di automobilisti che condivide informazioni sui posti auto liberi, riducendo i tempi di ricerca e di conseguenza le emissioni, del 20% in media sostengono i creatori dell’app. Come funziona Ogni utente può connettersi e cercare parcheggio in pochi click dal proprio smartphone. È possibile cercare posto in una fascia particolare della giornata, selezionare la zona di ricerca e le dimensioni dell’area di sosta in base alla propria vettura. I posteggi lasciati liberi dagli altri utenti vengono mostrati in tempo reale. Chi cede il posto riceve in cambio dei punti fedeltà detti

“S points” da utilizzare per avere buoni Amazon e Gift Cards di tutti i tipi, oppure da convertire in “seSterzi”, gettoni virtuali usati per acquisire le informazioni sui parcheggi degli altri utenti, che naturalmente si possono anche acquistare tramite l’app. Accumulare punti La serietà del sito è garantita dal codice di condotta che obbliga la community a rispettare le norme della piattaforma; pena l’espulsione da Spotter. Ogni utente inoltre accumula delle “stelline”: un punteggio alto permette di ottenere accesso a più parcheggi e a ulteriori ricompense nell’app. Spotter è un progetto che parte da Milano ma che vuole espandersi. È già previsto il lancio a Roma con l’intenzione di operare in futuro anche all’estero. 20 Dicembre 2019 ·

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STORICHE

Škoda Octavia, ambasciatrice dell’est. MASSIMO TIBERI

■ Entrata a far parte del gruppo Volkswagen dal 1990, Škoda è oggi un marchio importante e commercialmente in costante crescita nell’ambito del colosso tedesco. Nella gamma, il punto di forza è la Octavia, una medio-compatta che appartiene alla famiglia Golf ma che si distingue soprattutto per quanto riguarda spazio per i passeggeri e controvalore rispetto ai prezzi.

to a due porte, lunga appena più di quattro metri, dalla buona abitabilità e di costituzione robusta.

Carta vincente Škoda Octavia è l’erede di un modello nato sessant’anni fa in un contesto completamente diverso, rappresentando il rilancio della casa di Mlada Boleslav nel dopoguerra. C’era ancora la Cecoslovacchia e l’economia del Paese era quella pianificata dei sistemi socialisti che, per quanto riguarda il settore auto, assegnava alla Tatra la produzione limitata di vetture di fascia superiore riservate alla nomenclatura e alla Škoda di guardare al mercato più ampio e popolare, senza trascurare neppure l’occidente.

Prestazioni Non all’avanguardia il telaio a trave centrale e lo schema tecnico di base a trazione posteriore, mentre non convenzionali sono le sospensioni posteriori con balestra trasversale. Il motore è un affidabile 1.100 da 40 cavalli e dalle discrete prestazioni. Presto, questo quattro cilindri sarà affiancato da un 1.200, anche in variante bicarburatore da oltre 50 cavalli, destinata alla versione TS Touring Sport che si farà vedere con qualche risultato nelle competizioni internazionali. Niente di originale per quanto riguarda il cambio, a quattro marce con comando al volante e prima non sincronizzata, o l’impianto frenante a tamburi. Le doti del telaio permettono l’estensione della gamma alle wagon Combi, alle cabriolet Felicia disponibili anche con hard-top e a derivazioni commerciali.

Com’era fatta A partire dal 1959, la Octavia diventa dunque un’arma strategica, che riuscirà a inserirsi con discreti risultati in Europa e perfino in America Latina, dove verrà realizzata una linea di assemblaggio in Cile. Per la sua epoca è una berlina moderna, al passo con i tempi e con rivali come ad esempio la Fiat 1100, impostata stilisticamente a tre volumi e soltan-

Prezzi Le qualità complessive, unite a costi competitivi (in Italia il listino parte da 895mila lire), fanno della Octavia una valida ambasciatrice dei prodotti dell’Est Europa, prolungandone la vita per un decennio e oltre 365mila unità costruite. Le berline lasceranno il posto alla nuova MB, lanciata nel 1964, mentre le wagon usciranno di scena nel 1971.

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AMBIENTE

Mobilità, italiani più ecosostenibili. ELISA MALOMO

■ In Italia sembra che la consapevolezza in fatto di allerta ambientale stia cambiando. Secondo una indagine condotta dalle agenzie mUp Research e Norstat commissionata da Facile.it, il 74,7% degli intervistati nell’ultimo anno ha optato per soluzioni di trasporto alternative all’auto, preferendo quindi una mobilità sempre più sostenibile. Sempre meno auto Volontario o meno il cambiamento c’è e i numeri lo confermano. Dalle risposte degli intervistati (tutti fra i 18 e i 74 anni) è emerso che il 46,1% ha ridotto l’uso dell’automobile, iniziando a spostarsi con mezzi pubblici o a piedi. Si tratta dell’equivalente di circa 20 milioni di italiani che avrebbero deciso di dare una svolta alle proprie abitudini. Gli over 65 anni risultano i più propensi ad adottare nuove soluzioni. Inoltre, circa 1 su 4 ha ridotto l’impiego dell’auto nelle tratte brevi, sostituendola con la bicicletta. Anno nuovo, propositi nuovi Il 19,4% degli intervistati, non potendo (o volendo) rinunciare a muoversi su quattro ruote, ha deciso di sostituire la propria vettura con una meno inquinante, mentre il 7% ha optato per il car sharing. Fra le nuove soluzioni di mobilità ecologica anche i monopattini, scelti dal 5,8%. Nel 2020 le percentuali sarebbero destinate a crescere

ancora. Il 20% degli intervistati ha dichiarato di volersi impegnare ulteriormente per inquinare meno e il 24% promette di scegliere con più frequenza i mezzi pubblici e gli spostamenti a piedi. Naturalmente nelle città e nelle situazioni che lo consentono.

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AUTO FCA-PSA

Due per uno. Le famiglie Agnelli-Elkann e Peugeot diverse ma somiglianti. La passione per il calcio e la capacità di scelta di grandi manager. UMBERTO ZAPELLONI ■ Casa Agnelli e Maison Peugeot sono così diverse che alla fine si assomigliano. All’origine dei due gruppi che stanno flirtando per celebrare il matrimonio automobilistico dell’anno, ci sono due famiglie con la passione per l’auto e la visione giusta per aziende con oltre cent’anni di storia. Fiat è diventata Fca facendo gruppo con Alfa Romeo, Lancia, Abarth, Jeep, Chrysler e Ram, Peugeot è diventata Psa con Citroën, Ds, Opel e Vauxhall. Quando Giovanni Agnelli fondò la Fiat l’11 luglio 1899, Armand Peugeot aveva già dato vita alla sua azienda da tre anni, la Societé Anonyme Automobiles Peugeot, anche se la Peugeot Frères, operante nel campo tessile, risale al 1810. Storie antiche che attraversano generazioni e alimentano le stesse passioni come quella per il calcio. Il legame della famiglia Agnelli con la Juventus risale al 1923 quando Edoardo Agnelli ne divenne presidente. Nel 1928, Jean Pierre III Peugeot fondò il Football Club Sochaux-Montbéliard, ancora oggi finanziato dalla famiglia e con il leone del marchio nel logo. Ma ha vinto soltanto due scudetti francesi, il paragone con la Juve si ferma qua.

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La famiglia Agnelli è abituata alle prime pagine, le ha spesso occupate anche per argomenti diversi da quelli prettamente industriali. Da Edoardo a Gianni, passando per Umberto, non si è mai sottratta neppure al richiamo della politica, prendendone parte attivamente. La famiglia Peugeot è invece un po’ allergica alle prime pagine, le ha occupate solo per motivi che preferirebbe non ricordare, come quando nel 1960 ci fu il breve rapimento del piccolo Eric, sequestrato nel parco di Saint-Cloud e liberato dopo il pagamento del riscatto. I Peugeot si sono tenuti sempre a distanza di sicurezza dalla politica francese, anche se nel 2013 hanno dovuto cedere allo Stato una quota del 14,1%, uguale alla loro e a quella venduta ai cinesi di Dongfeng. “Felici e nascosti” La famiglia francese si lasciò coinvolgere solo durante la seconda guerra mondiale, quando finanziò la Resistenza e organizzò il sabotaggio delle proprie fabbriche per garantire che la produzione non fosse utilizzata dai tedeschi. Un qualcosa che in Francia fecero solo

i Michelin. Mentre alla fine della guerra, Peugeot ripartì da zero. “Vivons heureux, vivons cachés”, viviamo felici e nascosti è uno dei motti della Maison. Non è lo stesso di Lapo Elkann, anche se il fratello John, il presidente di Fiat Chrysler, lo troverebbe aderente al suo modo di intendere la vita. Tra le due famiglie c’è stata concorrenza, mai ostilità. John è riuscito a tenere aperti i rapporti anche quando era in trattativa con Renault, comunicando la cosa a Robert Peugeot invitato a cena. “Con John Elkann ci conosciamo bene, discutiamo spesso”, ha detto tempo fa Robert, 69 anni e patriarca della famiglia. Le due famiglie si possono infine accomunare per avere avuto al comando delle proprie aziende due manager capaci di grande visione come Sergio Marchionne e Carlos Tavares. Scomparso il primo, toccherà al secondo benedire la fusione Fca-Psa e renderla operativa nel miglior modo possibile. Due famiglie per il quarto gruppo mondiale da 8,7 milioni di unità prodotte, 400mila dipendenti e 50 miliardi di dollari in Borsa. E per provare a giocare alla pari la nuova partita dell’auto in un mondo che cambia.


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