Week Settimanale digitale • Anno 1 • Numero 13 • 13/10/2017
Supplemento settimanale a l’Automobile.
INNOVAZIONE I MOTORI I LIFESTYLE
PAOLO BORGOGNONE ■ La rivoluzione parte dal nord. Almeno quella italiana nella corsa a dotarsi di infrastrutture che accompagnino la diffusione delle auto a idrogeno. A Bolzano c’è la prima – e finora unica – stazione di rifornimento nel nostro Paese. L’idrogeno è prodotto localmente, solo da fonti rinnovabili e quindi a ciclo chiuso, cioè senza alcuna emissione di CO2. Sempre dal capoluogo altoatesino parte la sperimentazione italiana del progetto HyFive, che coinvolge i
principali costruttori interessati alla mobilità a emissioni zero. Dalla città la rivoluzione pulita si allarga alle zone limitrofe, grazie ai mezzi impegnati nel trasporto pubblico del circondario e poi al resto del Paese, con il progetto di creare un asse a idrogeno lungo la A22, dall’estremo lembo settentrionale d’Italia fino a Carpi, nel cuore della Pianura Padana. L’idrogeno è il primo elemento della tavola periodica. Quello più diffuso. È anche quello su cui si potrà basare parte della svolta pulita della nostra mobilità. Da Bolzano in giù. 27 Marzo 2017 ·
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PAESE
Bolzano a idrogeno. MARINA FANARA
■ Bolzano è il fiore all’occhiello italiano per l’idrogeno. Basti dire che è il primo, e per ora unico nel panorama nazionale, centro di produzione e distribuzione dell’idrogeno esclusivamente da fonti rinnovabili, realizzato grazie ad Autobrennero (società di gestione della A22), alla Provincia e ai finanziamenti del Fondo europeo sviluppo regionale (Fers). Centro H2 Sud Tirol Si chiama Centro H2 Sud Tirol e tra i progetti c’è quello di realizzare la prima autostrada servita da idrogeno lungo l’asse della A22: un distributore ogni 100 chilometri, da Carpi al Brennero. Nel frattempo, in tre anni, l’impianto ha prodotto quasi 60 mila chilogrammi di idrogeno ed effettuato quasi 5 mila rifornimenti di veicoli. 1 milione di chilometri I mezzi “ufficiali” del Centro H2 per la mobilità a impatto zero, operativi a tutti gli effetti sul territorio, sono 10 automobili (concesse in leasing a vari operatori, tra cui alberghi) e 5 autobus fuel cell (di proprietà della Sasa, la municipalizzata dei trasporti di Bolzano, e impiegati in servizi di linea pubblici locali). Veicoli che, dal 2014 a oggi, hanno percorso più di un milione di chilometri emettendo soltanto innocuo vapore acqueo. Un bel vantaggio per l’ambiente, spiega l’Amministrazione: oltre 1.000 tonnellate di anidride carbonica in meno e un taglio di circa 10 tonnellate di ossidi di azoto e di quasi 17 chilogrammi di polveri sottili. Senza contare i benefici in termini di inquinamento acustico. Regione ecocompatibile “Promuovere forme di mobilità ecocompatibili”, ci dice Flo-
rian Mussner, l’assessore alla mobilità della provincia autonoma di Bolzano, “è una parte fondamentale delle nostre politiche, per la difesa del nostro territorio e per migliorare il traffico e trasferirlo su modalità a basso impatto”. “Per questo”, aggiunge, “abbiamo messo a punto #viaggiaresmart, un pacchetto di misure ad hoc per la green mobility” che comprende anche un maggior impulso agli spostamenti in bici e incentivi all’acquisto di veicoli elettrici. Laboratorio per i bus L’idrogeno rimane l’obiettivo prioritario e le premesse finora sono ottime. Per quanto riguarda i bus fuell cell, Mussner ricorda il successo raggiunto nell’ambito del progetto Chic (Clean Hydrogen in European Cities). Il programma, dal 2013 al 2016, ha coinvolto, oltre a Bolzano, anche Milano, Londra, Oslo, Amburgo, Colonia, Aargau (Svizzera) e Whistler (nella Columbia britannica, Canada) in una sperimentazione per dimostrare che i veicoli a cella a combustibile, impiegati nel trasporto collettivo, sono in grado di garantire servizi a emissioni zero con i medesimi standard di flessibilità e produttività degli autobus diesel tradizionali. Il progetto HyFive Che in materia di idrogeno Bolzano sia ormai un modello degno di fiducia nello scenario internazionale, lo dimostra anche la partecipazione a un altro importante progetto, finanziato con risorse comunitarie: si tratta di HyFive (Hydrogen For innovative vehicles), iniziato nel 2014 e tuttora in corso, che ha lo scopo di creare le premesse per il lancio e la promozione di auto elettriche a celle a combustibile. Coinvolge 15 partner, tra cui i costruttori Toyota, Hyundai, Honda, Daimler e Bmw. 13 Ottobre 2017 ·
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INNOVAZIONE
California, più stazioni a idrogeno. PATRIZIA LICATA
■ Impegno dei costruttori d’auto e dei colossi dell’energia, incentivi e politiche pubbliche per l’elettrificazione: è così che la mobilità a idrogeno avanza in California, l’unico stato negli Usa, per ora, dove i veicoli con celle a combustibile sono commercializzati. A sostenere la crescita arriveranno anche i sette nuovi punti di rifornimento che Shell, in alleanza con Toyota e Honda, costruirà all’interno di altrettante sue stazioni di servizio a San Francisco, Berkeley, Sacramento, Citrus Heights e Walnut Creek. La realizzazione del progetto parte ora grazie al contributo di 16 milioni di dollari erogato dalla California Energy Commission e agli investimenti di Toyota e Honda.
Ricarica e incentivi Come arrivare a questo traguardo? Gli avanzamenti tecnologici dei costruttori saranno importanti, ma la California farà la sua parte portando il numero di stazioni di rifornimento pubbliche dalle attuali 40 a più di 100 nel 2024, co-finanziando la prima fase dello sviluppo con 20 milioni di dollari. Lo stato concede anche incentivi all’acquisto per i consumatori (basati sul reddito annuale, in media si tratta di 5.000 dollari per veicolo, circa 6.500 dollari per i cittadini a basso reddito) e bonus ai costruttori, che guadagnano più crediti nel programma Zev e raggiungono più facilmente la quota di veicoli a zero emissioni che devono inserire nel totale delle vendite in California (4,5% nel 2018, 22% nel 2025).
Fuel cell a piccoli passi La Toyota Mirai è stata la prima auto a idrogeno messa in vendita in California, nel 2015; sul mercato sono poi arrivate la Honda Clarity e la Hyundai Tucson Fcv, ma altri costruttori lavorano su modelli a idrogeno. Le auto elettriche alimentate con celle a combustibile hanno numeri che non reggono il confronto con le elettriche a batteria: il California Air Resources Board, l’ente del governo locale che si occupa di qualità dell’aria, indica un totale di 1.600 auto fuel cell in circolazione contro 300.000 a batteria. Ma la crescita dell’idrogeno è incoraggiante: tra giugno 2016 e aprile 2017 sono stati immatricolati 1.300 veicoli fuel cell, contro i 331 immatricolati nei 12 mesi precedenti. La previsione del California Air Resources Board è che nello stato circoleranno 13.400 auto a idrogeno nel 2020 e 37.400 nel 2023.
Dal cinema all’autostrada dell’idrogeno La strategia dello stato della California è di puntare sul più ampio numero di soluzioni per la mobilità sostenibile. Il governatore Jerry Brown sta proseguendo sulla strada tracciata dai predecessori: è stato Arnold Schwarzenegger ad avviare nel 2004, come governatore del Golden State, il progetto della “Hydrogen highway” per la ricarica dei veicoli a celle a combustibile (è curioso notare che fu Ronald Reagan, un altro ex del cinema, poi presidente degli Stati Uniti, a fondare il California Air Resources Board nel 1967 mentre era governatore dello Stato). Nello stato sul Pacifico è anche attiva, dal 1999, la California Fuel Cell Partnership, in cui enti del governo e aziende private si sono uniti per promuovere il mercato dei veicoli a idrogeno: ne fanno parte, tra i colossi dell’auto, Toyota, Honda, Volkswagen, Hyundai, Nissan, Gm e Mercedes-Benz.
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· 13 Ottobre 2017
SMART MOBILITY
INNOVAZIONE
35 Toyota Tokyo, bus Mirai a idrogeno per Amburgo. dal 2017. VALERIO ANTONINI
CARLO CIMINI
■ La piattaforma di condivisione CleverShuttle, che opera dal 2016 in diverse città tedesche tra cui Berlino, Lipsia e Monaco di Baviera, ha acquisito 35 nuove Toyota Mirai a idrogeno da aggiungere alla sua offerta di vetture in car sharing ad Amburgo.
■ Arrivano a Tokyo gli autobus a idrogeno di Toyota, gli FC Bus, basati su motori elettrici simili a quelli usati per la berlina Mirai della Casa giapponese, alimentati da celle a combustibile (fuel cell) che generano elettricità a partire dall’idrogeno. I primi circoleranno nelle strade della capitale giapponese a partire dal 2017.
Flotta record Una prima tranche di 20 auto a zero emissioni è entrata in servizio nella città del nord della Germania, affacciata sul fiume Elba, già dallo scorso settembre. Altre 15 sono arrivate pochi giorni fa, andando così a formare la più grande flotta di vetture a idrogeno del mondo. Con l’ampliamento del numero dei veicoli a disposizione, CleverShuttle promette ai clienti prezzi competitivi, con un risparmio medio del 40% rispetto alle tariffe dei taxi se l’auto viene condivisa tra più persone che compiono lo stesso tragitto. Le Mirai (l’auto fuel cell più prodotta al mondo) si possono prenotare via smartphone attraverso una app e sono dislocate soprattutto nei pressi della stazione ferroviaria. Più stazioni “La collaborazione con CleverShuttle – ha detto Tom Fux, amministratore delegato di Toyota Deutschland – ci consentirà di valutare al meglio il funzionamento dei motori a idrogeno su strada e studiare il modo di favorirne la diffusione nel Paese. Nei mesi scorsi in Germania le stazioni per il rifornimento sono raddoppiate e le relative infrastrutture hanno subito importanti miglioramenti. Un segnale forte, che dimostra la rinnovata fiducia delle amministrazioni pubbliche e dei privati verso questa tecnologia”.
Bus a cinque cerchi Il dipartimento dei trasporti dell’amministrazione cittadina (Bureau of Transportation of the Tokyo Metropolitan Government) ha acquistato due autobus dopo aver completato con successo una serie di test su campo e comincerà a utilizzarli l’anno prossimo. Il progetto della casa automobilistica è portarne 100 a Tokyo entro il 2020, quando la capitale giapponese ospiterà i Giochi Olimpici e Paralimpici. Toyota mira a introdurre un numero crescente di nuovi autobus a celle a combustibile a partire dal 2018 e “contribuire alla realizzazione di una società basata sull’idrogeno”, si legge in un comunicato. “Il gruppo Toyota considera l’idrogeno una potente fonte di energia per il futuro”. Zero emissioni, più efficienza Il Toyota FC Bus è stato creato da Toyota Motor in base al suo know-how nello sviluppo di sistemi a celle combustibile e in collaborazione con Hino Motors. Il bus sfrutta lo stesso sistema Toyota Fuel Cell (TFCS) messo a punto per la berlina Mirai per fornire efficienza energetica “migliore rispetto al motore a combustione interna” e per garantire superiori prestazioni anche per quel che riguarda la salvaguardia dell’ambiente, perché garantisce zero emissioni di CO2 o agenti inquinanti durante la guida. 13 Ottobre 2017 ·
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Elettricità per le emergenze Il Toyota FC Bus ha 77 posti, autista compreso. I 10 serbatoi ad alta pressione contengono 600 litri di idrogeno ultra-compresso che forniscono una potenza di 235 kWh. In caso di calamità naturale questa riserva energetica può trasformare il veicolo in un sistema di approvvigionamento mobile di elettricità. Oppure, la sua produzione di elettricità può essere sfruttata per alimentare elettrodomestici casalinghi. Come spiega Toyota: “Le vetture equipaggiate con celle a combustibile sono capaci di generare autonomamente l’elettricità a partire dall’idrogeno e questo potrà contribuire alla realizzazione di una società fondata sulla diversificazione delle fonti energetiche”.
INNOVAZIONE
di autonomia. Può trasportare grossi carichi di merci, a lungo raggio, silenziosamente e senza inquinare. Inoltre, grazie ai sistemi di guida autonoma, l’esposizione umana al rischio di incidenti o attacchi è ridotta al minimo. Utile all’esercito Surus potrebbe presto avere una configurazione militare. L’esercito degli Stati Uniti, infatti, è interessato agli sviluppi della tecnologia fuell cell per adattarla a futuri scopi militari. Già dallo scorso aprile, in accordo con il Pentagono, General Motors ha effettuato diversi test sul gigantesco pick up Chevrolet Colorado Zh2, con lo scopo di determinare la validità del sistema a idrogeno nelle missioni tattiche delle forze armate. L’autonomia, che permette di evitare soste pericolose durante il tragitto, e la capacità di muoversi senza produrre rumore sono caratteristiche interessanti per la buona riuscita di operazioni belliche.
Surus, l’inarrestabile Audi A8, a idrogeno. promessa autonoma. INNOVAZIONE
VALERIO ANTONINI
ALESSANDRO MARCHETTI TRICAMO
■ General Motors ha sviluppato un sistema di trasporto pesante autonomo che può essere utilizzato come piattaforma per interventi di protezione civile o per usi militari. Si chiama Surus, acronimo di Silent Utility Rover Universal Superstructure, ed è un mega cargo rinforzato, alimentato a idrogeno e capace di adattarsi autonomamente ad ogni tipo di terreno, anche impraticabile. Non inquina Surus, dotato di un propulsore con tecnologia Hydrotec Fuel Cell a zero emissioni, si sposta utilizzando un sistema meccanico simile a quello usato per i blindati ed è in grado di raggiungere e operare in zone devastate da calamità naturali o conflitti. Il mezzo è alimentato da un propulsore elettrico a batteria e ha un sistema di conservazione dell’idrogeno in grado di assicurare oltre 500 chilometri 6
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· 13 Ottobre 2017
■ VALENCIA – La nuova generazione dell’Audi A8 è stata costuita intorno a un’idea: essere la prima auto di serie al mondo a raggiungere un livello di automazione 3, sui 5 definiti dal SAE americano. Cosa vuol dire? La A8 può viaggiare da sola con l’intelligenza artificiale al volante. Il guidatore può anche distrarsi a patto però di essere pronti a riprendere i comandi quando l’auto lo richiede. Tutto ciò è possibile solo in alcune situazioni: nel traffico in tangenziale, con una barriera tra i due sensi di marcia e per una velocità massima di 60 km/h, l’A8 si ferma, accelera, sterza e frena. A questo si aggiunge la funzione di parcheggio automatico da remoto: dall’esterno dell’auto è possibile parcheggiare i
quasi 5 metri e 20 centimetri della grande berlina tedesca, semplicemente utilizzando il proprio smartphone. Niente regole In realtà tutto questo rimane solo una promessa da mantenere nei prossimi anni: quello che la A8 è in grado di offrire, non può essere messo alla prova perché ad oggi non c’è alcuna normativa che regolamenti la guida autonoma di livello 3 sulle strade. E in assenza di una legislazione, quanto raccontato è solo teorico e virtuale. Non resta che “accontentarsi” di un livello 2, visto anche su alcune dirette concorrenti, e attendere che i governi mettano in agenda una direttiva, se possibile comune, sul tema. Livello 3 o meno, rimangono comunque i 40 dispositivi di assistenza alla guida che presi singolarmente, garantiscono in ogni caso un’aiuto in tutte le condizioni, estreme e no, aumentando in modo determinante la sicurezza. Ibrido leggero e plug-in Senza dimenticare l’avvio di quel processo di elettrificazione indicato da Rupert Stadler, numero di Audi, che porterà a 20
modelli a batteria entro il 2025: la A8 può contare di serie su un piccolo contributo elettrico garantito da un’unità a 48 volt (mild hybrid) con un risparmio stimato in 0,7 litri per 100 chilometri. A questo si aggiunge un più sofisticato ibrido plugin, ricaricabile in viaggio o a una colonnina (nel caso della A8 dal 2019 anche ad una piastra ad induzione), in grado di far viaggiare l’ammiraglia tedesca per circa 50 chilometri a zero emissioni grazie a batterie da 14,1 chilowattora. La versione ibrida plug-in sarà disponibile solo in versione passo lungo (per accontentare il mercato cinese) con motore elettrico integrato all’interno del cambio automatico Tiptronic a 8 rapporti, abbinato a un 3 litri benzina per un totale di 449 cavalli. Il massimo comfort La A8 sarà anche disponibile con due motori V6, il benzina 3.0 TFSI da 340 cavalli e un 3.0 TDI da 286 cavalli. La trazione è integrale e il cambio è un automatico da 8 rapporti. Dentro c’è il massimo che si può chiedere a una grande berlina in termini di connettività, sistemi multimediali e comfort. Salotto viaggiante. L’Audi A8 è già in vendita a un prezzo a partire da circa 90 mila euro.
AUTO E MOTO
TVR, a volte ritornano. LUCA GAIETTA
■ Era il 2006 quando la TVR si ritirò dal mercato cessando la produzione della sua Tuscan Speed Six. Oggi, a distanza di undici anni, la Casa automobilistica britannica, fondata nel 1947 da Trevor Wilkinson e rilevata nel 2013 dall’imprenditore Les Edgar, è pronta a tornare sulla scena con una vettura che segue nei contenuti le orme delle precedenti. Si tratta della Griffith: prodotta in mille esemplari, i primi 500 dei quali proposti nella edizione Launch Edition,
e destinata ad arrivare sulle strade all’inizio del prossimo anno, con un prezzo di listino intorno alle 90.000 sterline (circa 118.000 euro). Lunga 4,31 metri, larga 1,85 e alta 1,23, la nuova coupé d’oltremanica è stata sviluppata da Gordon Murray, ingegnere sudafricano con un passato in Formula 1. Scocca e carrozzeria sono realizzate impiegando acciai leggeri e carbonio, per assicurare a migliore rigidità torsionale e contenere il peso in 1.250 chili. Mentre 13 Ottobre 2017 ·
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l’abitacolo, tagliato per accogliere 2 persone, è rivestito in pelle e Alcantara. Meccanica da 500 cavalli Vero punto di forza della vettura è, però, la meccanica: rigorosamente a trazione posteriore. La Griffith – ha detto Edgar – è un’automobile “ad alte prestazioni, totalmente affidabile, riservata a coloro che vogliono guidare davvero”. Questo, grazie all’ottimo bilanciamento del telaio, che può contare per le massime performance sulla spiccata aerodinamica della carrozzeria, limitando al minimo gli aiuti dell’elettronica. Ma anche e, soprattutto, per il propulsore V8 di 5.0 litri da 500 cavalli: derivato da quello della Ford Mustang GT e capace di spingere l’inglese fino alla velocità di 320 chilometri orari, toccando i cento in meno di 4 secondi.
AUTO E MOTO
Skoda Karoq, suv di Boemia.
Il cliente della Karoq ha a disposizione tre allestimenti a scelta (Ambition, Executive e Style) e un sistema infotainment di serie, lo Skoda Connect, dotato della strumentazione Digital Cockpit: display touchscreen da 8 pollici con navigatore satellitare Mapcare e sistemi di condivisione smartphone (Android Auto e Apple CarPlay) inclusi. Il pacchetto di sicurezza è molto ricco: cruise control adattivo con tecnologia radar, front assist comprensivo di funzione di frenata di emergenza city con funzione predittiva di protezione dei pedoni, blind spot detect e rear traffic alert che aiuta a vedere oltre gli angoli ciechi, lane assist che mantiene la vettura in corsia, traffic jam assist per facilitare la guida in presenza di incolonnamenti, driver alert che rileva l’affaticamento del conducente e infine il riconoscimento della segnaletica stradale. Tanti cavalli La Karoq è disponibile in cinque motorizzazioni: due benzina, con cilindrata 1.0 e 1.5, da 115 e 150 cavalli, e due diesel, 1.6 e 2.0, sempre con 115 e 150 cavalli. La scelta “top” riguarda il 2.0 a gasolio da 190 cavalli, con trazione integrale 4×4. Il cambio automatico dsg a 7 rapporti è fluido e reattivo e può essere preferito al manuale a 6 rapporti. Possibilità di scegliere tra quattro modalità di guida: Normal, Eco, Sport e Individual (personalizzabile). Prezzo di partenza 23.850 euro per il benzina 1.0, cambio manuale e allestimento base “Ambition”. Prevendita immediata e prime consegne previste per gennaio 2018. In futuro, ibrido, ibrido plug in e metano amplieranno l’offerta.
CARLO CIMINI AUTO E MOTO
Mitsubishi e-Evolution a Tokyo. PAOLO ODINZOV ■ SCIACCA (AG) – La provincia meridionale della Sicilia accoglie l’anteprima internazionale della Skoda Karoq, il nuovo suv compatto del gruppo Volkswagen. In 4,38 metri di lunghezza,1,6 di altezza e 1,57 di larghezza è concentrato un mix di sportività, sicurezza e tecnologia, con un cuore da fuoristrada. La neonata del segmento b-suv vuole ripercorrere il successo italiano della sorella più grande Kodiaq. Comfort e sicurezza A bordo della Skoda Karoq impressiona lo spazio nell’abitacolo che consente anche ai passeggeri più alti di avere a disposizione tanta libertà per le gambe. Il bagagliaio non è da meno e ha una capacità minima di 521 litri per arrivare a un massimo di 1.630, il migliore tra le offerte della concorrenza secondo la Casa. 8
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· 13 Ottobre 2017
■ Mitsubishi presenterà al 45 ° Salone di Tokyo (aperto al pubblico dal 28 ottobre al 5 novembre) la concept e-Evolution: vettura con cui il costruttore anticipa una futura vettura elettrica dotata di intelligenza artificiale. Trazione integrale a emissioni zero Si tratta di un’auto che racchiude tutto il know-how tecnologico del brand acquisito con anni di ricerche e sperimentazioni nel campo della mobilità a zero emissioni. Sul prototipo giapponese è impiegata un’architettura meccanica che prevede tre unità elettriche a elevata potenza, alimentate da batterie ad alta capacità. Un singolo motore è abbinato alle ruote anteriori e un sistema AYC Dual Motor (Active Yaw Control) prevede due motori sull’asse posteriore, pilotati da un controllo attivo della coppia. In questo modo la e-Evolution dispone di una trazione integrale che le permette di offrire il miglior comportamento stradale a seconda delle situazioni di marcia. Un cervello elettronico controlla tutto Il controllo della propulsione e delle varie funzioni della vettura è affidato a un cervello elettronico che sfrutta una serie di sensori per leggere istantaneamente le condizioni stradali e del traffico, nonché le intenzioni del conducente: coordinando quest’ultime con le prestazioni del veicolo. Una speciale funzione consente, inoltre, alla e-Evolution di memorizzare abitudini e stile di guida di chi è al volante. Cosi facendo, dopo aver rilevato l’abilità del conducente, l’elettrica giapponese costruisce un programma che fornisce istruzioni vocali, con l’impianto audio, e suggerimenti visivi, su un grande display nel cruscotto, per ottimizzare la guida e non solo. Riconoscimento vocale e visivo “L’intelligenza artificiale della e-Evolution – rivelano i progettisti – offre un’esperienza di bordo superiore, più sicura e meno stressante, favorendo persino le comunicazioni tra il conducente e la famiglia a casa e prendendo in considerazione le esigenze dei passeggeri. Per farlo impiega una tecnologia Voiceprint e di riconoscimento delle persone che funziona anche senza una connessione alla rete”.
SICUREZZA
Usa, bollettino di guerra sulle strade. PATRIZIA LICATA ■ Ancora un anno nero per chi si mette in strada negli Stati Uniti: i decessi dovuti a incidenti sono aumentati del 5,6% nel 2016 rispetto al 2015, per un totale di 37.461,
secondo i dati appena pubblicati dalla National Highway Traffic Safety Administration (Nhtsa), l’ente del ministero dei Trasporti statunitense che si occupa di sicurezza stradale. Le cause principali degli scontri mortali sono la guida sotto effetto di alcol, l’eccesso di velocità e il mancato uso delle cinture di sicurezza. A farne le spese sono non solo gli automobilisti ma anche motociclisti, ciclisti e pedoni. Si viaggia sempre di più in auto Nel calcolo va considerato che gli americani usano la macchina in misura crescente. La benzina low-cost (atttualmente il prezzo è in media l’equivalente di 0,65 euro al litro, nel 2016 costava circa 0,59 euro per litro) incentiva a usare l’automobile, comunque da sempre un mezzo irrinunciabile negli Stati Uniti, dove le distanze sono estese e il trasporto pubblico, in molte città, carente. Nel 2016 è aumentato del 2,2% il numero di miglia che ogni veicolo percorre (un indicatore che l’amministrazione americana chiama Vmt), ma anche tenuto conto di questo incremento, il tasso di fatalità per 100 milioni di Vmt è del 2,6% maggiore che nel 2015. Comportamenti irresponsabili Tutti gli indicatori sono purtroppo in aumento, mostrano i dati della Nhtsa: le morti su strada, il numero di incidenti fatali, i feriti, il tasso di mortalità ogni 100 milioni di miglia percorse, i decessi in rapporto al numero di abitanti – e il trend negativo va avanti dal 2014. Nel 2016, la guida distratta (come quando si usa lo smartphone, soprattutto per chattare) e i colpi di sonno hanno inciso meno: le morti legate a queste due cause sono diminuite rispettivamente del 2,2% (per un totale di 3.450) e del 3,5% (803). Ma sono in aumento gli altri fattori che causano gli incidenti più gravi: 10.497 vittime sono legate alla guida in stato di ebbrezza (+1,7%), 10.111 all’eccesso di velocità (+4%), 10.428 al mancato uso delle cinture di sicurezza (+4,6%). Utenti deboli a rischio Il comportamento irresponsabile alla guida riguarda anche chi porta la moto e si ripercuote su tutti gli utenti della strada. Il 2016 negli Stati Uniti è un anno da dimenticare: i morti tra i motociclisti sono stati 5.286 (+5,1%), il numero più alto dal 2008; i ciclisti uccisi sulle strade sono stati 840 (+1,3%), il numero più alto dal 1991; i pedoni deceduti sono addirittura aumentati del 9% per un totale di 5.987, mai così tanti dal 1990. 13 Ottobre 2017 ·
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Il traguardo della sicurezza La Nhtsa sta ovviamente collaborando con le autorità federali e statali americane per ridurre morti e incidenti sulle strade. In particolare, l’ente del ministero dei Trasporti Usa è uno dei 375 membri della coalizione Road to Zero, capitanata dal National Safety Council, che lavora per azzerare i decessi entro il 2050. Il gruppo include agenzie governative, aziende, associazioni dei consumatori e università; ne fanno parte anche Uber, Volvo, il Toyota Collaborative Safety Research Center, Subaru, Mobileye Vision Technologies, Honda Motor e car2go North America. Un altro settore su cui la Nhtsa spinge è quello della guida autonoma, che promette di ridurre nettamente gli incidenti su strada e salvare migliaia di vite ogni anno. Il Parlamento americano ha approvato il “Self Drive Act”, la prima legge al mondo che regola lo sviluppo dell’auto autonoma cercando di tutelare la sicurezza delle persone ma anche di favorire l’innovazione nell’industria per far arrivare in tempi brevi sulle strade i veicoli driverless. La legge è ora in discussione al Senato a cui toccherà premere sull’acceleratore per permettere al Self Drive Act di entrare in vigore.
BUSINESS
Effetto Amazon, che traffico. PATRIZIA LICATA
of mobility” realizzato dalla società di consulenza McKinsey insieme a Bloomberg New Energy Finance, indica che il numero dei veicoli commerciali impiegati nel mondo è cresciuto del 32% dal 2006 al 2014 passando da 250 milioni a 330 milioni di unità, e di qui al 2050 aumenterà ancora del 40% nelle grandi città mondiali come diretta conseguenza del fenomeno degli acquisti online, il cui fatturato aumenterà dell’85% nel 2020 (1.630 miliardi di dollari) rispetto ai livello del 2015. Quanto costa comprare online In pratica, mentre facciamo spese comodamente seduti sul divano di casa con qualche click su Amazon o eBay, mettiamo in moto un numero crescente di furgoni per la consegna dei nostri pacchetti che congestionano le strade e peggiorano la qualità dell’aria. Secondo McKinsey, a Londra i veicoli commerciali rappresentano solo il 10% del traffico veicolare ma sono responsabili del 30% delle emissioni di CO2 e di ossido di azoto, mentre a Pechino i furgoni sono il 15% del traffico e generano addirittura il 70% dello smog. Il tempo che si perde negli ingorghi, i consumi di carburante, i costi per chi consegna e per il cliente, più il generale rallentamento delle attività economiche, erode dal Pil di ogni città dai 2 ai 4 punti percentuali ogni anno. Boom anche in Italia L’Italia non è esente da questo trend. Secondo i dati del Centro Studi Confetra relativi al periodo gennaio-giugno 2017, il mercato del trasporto merci è in ascesa e trainato dagli express courier, le cui consegne sono cresciute del 6,5% grazie all’e-commerce. Questi dati sono corroborati da quelli che arrivano da Poste Italiane: nel 2017 si prevede il superamento della storica quota dei 50 milioni di pacchi consegnati (nel 2016 ne sono stati consegnati 41 milioni). Secondo l’Osservatorio Netcomm-Polimi l’anno scorso in Italia l’e-commerce è cresciuto del 18% per un fatturato totale di 20 miliardi di euro; quest’anno potrebbe crescere ancora a ritmi analoghi. Consegne più green Come evitare che le città siano prese d’assalto dai furgoni per le consegne? Per McKinsey la risposta è nell’elettrificazione dei trasporti, nella connessione Internet che fa dialogare tra loro veicoli e magazzini, nelle soluzioni di condivisione dei van e nella guida autonoma. Ci sono anche nuove strategie, come le consegne notturne, che sono utilizzate da molti supermercati in Spagna, o lo scarico delle merci in grandi strutture extra-urbane (Urban consolidation centers) dove effettuare lo smistamento e poi raggruppare le consegne per zone, in modo da ridurre sia il numero dei viaggi che i chilometri percorsi. Questo sistema può ridurre le emissioni del 45% e i costi di consegna del 25% ed è stato adottato con successo nella città olandese di Utrecht. Un’altra soluzione efficace è il load pooling, per condividere gli spazi sui furgoni, in modo che nessun van viaggi a vuoto e si ottimizzino i percorsi: riduce fino al 30% le emissioni, mentre i costi di consegna per ogni pacco scendono almeno del 25% ed è un sistema impiegato per esempio da Dhl, Ups o da Amazon Prime.
■ È il paradosso dello shopping online: riduce il numero di automobili che si spostano sulle strade, visto che le spese si fanno dal computer o dal cellulare, ma moltiplica il traffico commerciale, perché occorrono i furgoni per la consegna dei pacchi. Lo studio “An integrated perspective on the future 10
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· 13 Ottobre 2017
Dai robot ai paracadute Auto-robot e droni sono considerate soluzioni più a lungo termine ma realistiche: un precedente studio di McKinsey (“Parcel delivery, the future of last mile”) prevedeva che nel
2025 i veicoli autonomi, i droni e i robot potrebbero occuparsi dell’ultimo miglio della consegna (quello che arriva al domicilio del cliente) di quasi tutte le merci acquistate online. Intanto Amazon nel 2016 ha completato la sua prima consegna via drone e in futuro pensa di aumentare l’impiego di veicoli elettrici e autonomi, robot e velivoli comandati da remoto (anche simili ai paracadute) sia per ridurre l’impatto ambientale sia per diminuire i costi del recapito al consumatore.
BUSINESS
Google, l’auto si sceglie online. GIULIA PAGANONI
rati che sappiano confezionare al meglio l’offerta online. Le possibilità garantite da questo canale di comunicazione sono cosi grandi che, nel 30% dei casi, il consumatore è talmente convinto della propria scelta da non richiedere neanche una prova su strada. Stesso valore della tv Un dato che emerge da questa ricerca è che la televisione, fin qui principale mezzo di comunicazione di massa, è stata ormai raggiunta dall’online: in entrambi i casi è del 19% la percentuale di chi scopre su questi mezzi la sua prossima auto. Naturalmente, dall’avvio del processo fino al momento della decisione finale, il consumatore spesso cambia idea e si lascia influenzare da persone a lui vicine e dai consigli degli esperti del settore. Comunque, grazie alle nuove tecnologie, il processo decisionale dell’acquisto si è decisamente accelerato e oggi non supera i due mesi. Connessi comunque Anche di fronte a tante novità, i concessionari sono ancora un punto di riferimento. Ma anche la scelta dell’autosalone a cui rivolgersi è influenzato dai nuovi media: prima di recarsi fisicamente sul posto avviene una selezione online che tiene conto dell’ubicazione, degli orari di apertura e dei servizi disponibili. Infine, anche nello show-room viene utilizzato lo smartphone per fare confronti e cercare maggiori informazioni. La mancanza di discontinuità tra online e offline è ormai evidente.
INNOVAZIONE
Auto robot è sicurezza. PATRIZIA LICATA ■ L’online come fulcro delle attività di ogni giorno, compreso l’acquisto di un’auto: un processo che si è aggiornato e che oggi prevede l’utilizzo di strumenti diversi rispetto al passato, con un continuo passaggio tra l’online e l’offline. È questo, in sintesi, il risultato della ricerca “Gearshift”, realizzata per conto di Google, dalla società di consulenze di mercato Kantar Tns. Ricerca web Dalla ricerca commissionata dal gigante di Mountain View emerge che chi compra un’auto usa in media 3,7 dispositivi digitali e che il 94% degli acquirenti ha fatto una ricerca online. Nel 53% dei casi è proprio da qui che parte il percorso di acquisto. Il mezzo più utilizzato è lo smartphone (65%) e i contenuti più fruiti sono i video, sia realizzati dal costruttore che da terze parti. Questo comportamento sottolinea da un lato la fiducia che il consumatore ripone nel marchio e dall’altra il valore della collaborazione tra chi vende e collaboratori prepa-
■ La campagna sulla mobilità driverless promossa da Google – o meglio, da Waymo, il suo spin off per la guida autonoma – acquista un nuovo senso di urgenza alla luce 13 Ottobre 2017 ·
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dei dati appena pubblicati dal dipartimento dei Trasporti degli Stati Uniti: anche nel 2016, come nei due anni precedenti, gli incidenti mortali sulle strade americane sono aumentati. La guida autonoma è dunque molto più che una moda per sentirsi “tecnologici”: “È fondamentale per il nostro futuro”, una promessa di sicurezza per gli utenti della strada, afferma Waymo. Guida autonoma? Parliamone Non che la campagna condotta dall’azienda di Google con il National Safety Council e altri partner dimentichi gli aspetti “cool” della tecnologia. Ma la sicurezza resta in primo piano. “Immaginate di entrare nella vostra macchina direttamente sul sedile posteriore e poter partire solo spingendo un pulsante”, si legge sulla pagina dell’iniziativa, intitolata “Let’s Talk Self-Driving”. “Non dovete guidare, è la macchina il vostro nuovo autista e si occuperà di tutto, guardando e vigilando al posto vostro. Ci muoveremo in modo sicuro e la guida distratta o sotto l’effetto dell’alcol diventeranno un ricordo del passato”.
LIFESTYLE
Parigi, c’è chi fa guerra alle bici. PATRIZIA LICATA
Eliminare l’errore umano Nel 2016, negli Stati Uniti si sono registrati 37.461 morti sulle strade: molte sono legate alla guida in stato di ebbrezza, all’eccesso di velocità e al mancato uso delle cinture di sicurezza. L’errore umano è responsabile del 94% degli incidenti d’auto, conferma la campagna di Waymo, e molti scontri anche fatali nascono dallo sconsiderato utilizzo dello smartphone per chattare e messaggiare mentre guidiamo. “Ogni 7 secondi, qualcuno resta ferito in un incidente stradale”, si legge sul sito di “Let’s Talk Self-Driving”. Più autonomia per le persone Le aziende e associazioni che hanno aderito alla campagna invitano gli utenti a esprimere la loro opinione e ad alimentare il dibattito, anche con l’hashtag #letstalkselfdriving. Uno dei temi chiave della guida driverless è legato al miglioramento della qualità della vita: la Foundation for Senior Living, che è tra gli sponsor dell’iniziativa, ricorda che ci sono 45 milioni di americani che hanno più di 65 anni e l’80% vive in aree non raggiunte dai mezzi pubblici; in più, il 51% degli americani over-75 vivono da soli: l’auto driverless diventa un alleato prezioso. Un altro sponsor di “Let’s Talk Self-Driving” è la Foundation for Blind Children, che rappresenta i giovani non-vedenti: per loro l’auto autonoma vuol dire finalmente l’occasione di avere la macchina e girare, è il caso di dirlo, autonomamente. Obiettivo zero rischi La East Valley Partnership rappresenta invece il punto di vista di chi è costretto a percorrere lunghe distanze per andare in ufficio: anche qui la qualità della vita e la sicurezza migliorano perché la self-driving car libera tempo che possiamo dedicare a leggere, guardare un film, terminare un lavoro oppure riposare, parlare con un amico in macchina con noi e anche usare il cellulare senza rischi. L’iniziativa per diffondere la conoscenza dell’auto driverless tra il pubblico ha il sostegno anche dell’associazione Madd che raccoglie le mamme che si battono contro la guida in stato di ebbrezza, che ha causato 10.500 morti l’anno scorso negli Usa. Tutte evitabili. 12
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■ “Une journée sans vélo”, ovvero una giornata senza bici: è questo lo slogan, sostenuto dall’industria automotive, con cui gli automobilisti parigini vogliono riprendersi le strade della capitale della Francia. Un giorno di pura festa per gli irriducibili delle quattro ruote, liberi di correre per le vie del centro, con l’apertura delle piste ciclabili agli scooter, rally sulla tangenziale esterna, una gara di sosia di Alain Prost al Grand Palais e pure un aumento del costo del biglietto dell’autobus e della metro per spingere tutti a prendere la macchina. Fake news No, non è vero. La notizia – condita con tanto di dichiarazioni della “lobby dei costruttori” dal Salone dell’Auto di Parigi e frasi della deputata di maggioranza Aurore Bergé – è solo una bonaria fake news della testata satirica francese Le Gorafi che ironizza sull’attualità. Lo spunto è stato fornito dalla domenica a piedi che si è svolta a Parigi il 1 ottobre, una giornata in cui, dalle 11 alle 18, le auto non hanno potuto circolare (eccetto taxi e vetture con autista) entro le mura cittadine e che, satire a parte, ha davvero suscitato qualche controversia. Automobilisti in rivolta La capitale francese, liberata dalle macchine, ha sicuramente “respirato” per un giorno, ma gli amanti dell’auto hanno protestato per una misura che considerano inutile: “È solo una campagna contro l’automobile”, ha dichiarato alla vigilia della domenica a piedi Pierre Chasseray, rappresentante dell’associazione “40 millions d’automobili-
stes”. “Se il tempo sarà brutto diventerà la giornata senza pedoni”, ha ironizzato Chasserey. “Siamo tutti d’accordo, c’è troppo smog in città”, ha continuato il rappresentante dell’associazione degli automobilisti, “ma che senso ha se le macchine si affollano nelle strade che restano aperte alla circolazione e si creano ancora più code? Meglio adottare misure progressive che accompagnano le persone a cambiare le loro abitudini di spostamento, come dei parcheggi di scambio gratuiti e custoditi alle porte di Parigi”.
Linea dura La socialista Anne Hidalgo, eletta sindaco di Parigi nel 2014, non si fa però fermare dalle proteste degli automobilisti né dalle satire sui giornali: “L’inquinamento uccide”, ribatte. Proseguendo lungo la linea del predecessore Bertrand Delanoë, il primo cittadino ha moltiplicato i tram elettrici, le corsie preferenziali per gli autobus e le piste ciclabili e ha messo invece al bando dal centro i veicoli più inquinanti e chiuso diversi tratti del lungosenna alle auto. Risultato: in dieci anni traffico ridotto del 30% e emissioni di biossido d’azoto e di polveri sottili diminuite rispettivamente del 30% e 35%.
PAESE
Roma: basta auto alle fermate.
assessore alla Città in movimento, sulla sua pagina Facebook, “abbiamo dato il via alla sperimentazione di questa soluzione innovativa per dare maggiore protezione ai passeggeri, con un percorso dedicato anche ai non vedenti. Non solo: questo sistema impedirà il parcheggio delle auto nell’area dedicata o, peggio ancora, di lasciare la macchina in doppia fila”. Questo tipo di pedana, sottolinea ancora l’assessore, è costruita secondo criteri di sostenibilità e rispetto dell’ambiente: è in gomma, è stata realizzata con materiali di riciclo e può essere installata in poche ore.
FRANCESCA NADIN
Precedenza ai pedoni Nelle intenzioni dell’Amministrazione romana, il sistema velocizzerà il trasporto pubblico anche perché si perderà meno tempo alle fermate e sarà facilitato l’accesso ai più anziani, ai disabili e alle mamme con carrozzina al seguito. Già largamente in uso a Londra, oltre che a Barcellona, Palazzo Senatorio prevede un’installazione a tappeto delle pedane in tutte le pensiline dell’Atac.
■ Come a Barcellona e a Londra: contro la sosta selvaggia alla fermata dei bus, Roma sperimenta una speciale pedana in gomma, simile a quelle già in uso nei parchi gioco dei bambini. La prima è stata installata in via Gallia, zona San Giovanni, per agevolare i passeggeri che spesso sono costretti a salire e scendere da un mezzo pubblico in mezzo alla strada perché le aree dedicate alle fermate sono occupate dalle auto, anche in doppia fila. Liberiamo le fermate Succede spesso e il Campidoglio ha inteso così correre ai ripari. “Siamo i primi in Italia”, ha scritto Linda Meleo,
“Presto le metteremo in molti altri punti della città”, promette in un post sui social Enrico Stefano, presidente della commissione Mobilità del Campidoglio, “diamo la precedenza a pedoni, biciclette e mezzi pubblici, poi vengono le auto private”.
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Intel, ecco lo spot per l’autonoma. PAOLO BORGOGNONE
■ Il campione americano di basket LeBron James, ala dei Cleveland Cavaliers, è il protagonista del primo spot televisivo negli Stati Uniti dedicato all’automobile autonoma. A realizzarlo non è stata una grande Casa automobilistica, Ford, General Motors o Tesla, ma Intel. Il colosso dell’informatica che vuole far familiarizzare il grande pubblico con le vetture senza conducente su cui ha scommesso una parte del proprio futuro, come testimonia l’acquisto della start-up Mobileye per 15 miliardi di dollari. 14
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“La prendo” Nello spot di 30 secondi, trasmesso per la prima volta lunedi in America, LeBron appare insieme ad altre due persone che lo invitano a salire sull’auto arrivata a prenderlo. James, però, si accorge che al volante non c’è nessuno ed esita a salire. Uno dei suoi amici lo incalza, “quest’auto ci vede 80 volte meglio di te”. A quel punto il campione, 2 metri e 03 di altezza, si accomoda un po’ titubante sul sedile posteriore. Gli bastano, però, pochi metri per adeguarsi alla situazione. Una manciata di secondi dopo, lo vediamo
affacciarsi al finestrino e dire sorridendo ai suoi amici “la prendo”… La campagna intitolata Fearless – senza paura – andrà in onda negli States ogni sera fino al 17 ottobre, in concomitanza con l’avvio della stagione dell’Nba, il campionato professionistico americano di basket. Per chi non lo conosce, qualche informazione in più su Lebron: nato il 30 dicembre del 1984 ad Akron, Ohio, dopo aver giocato a football americano al liceo si dedica al basket.
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Supplemento settimanale a l’Automobile Pubblicazione online - Reg. Tribunale di Roma n. 24/2016 del 09/03/16 Iscrizione R.O.C. n. 14674 - ISSN 2499-670X Direttore Responsabile Alessandro Marchetti Tricamo Redazione via Solferino, 32 - 00185 Roma tel. 06.45406719 • fax 06.49982874-2829
Campione vero Prima scelta dei Cleveland Cavaliers nel 2003 ha vinto il titolo Nba tre volte (2012 e 2013 con i Miami Heat e 2016 con i Cavaliers), è stato per 4 volte miglior giocatore dell’anno (2009, 2010, 2012, 2013) e ha vinto due ori e un bronzo olimpico. Appassionato di calcio, LeBron James è dal 2011 azionista di minoranza del club inglese del Liverpool, il cui proprietario è John Henry, a capo del Fenway Group, che detiene i diritti di immagine di molti giocatori professionisti statunitensi, sia dell’Nba che della Nfl.
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Nuova serie • Anno 2 • Numero 4 • Febbraio 2017 • €3,00
Spedizione Poste Italiane Spa - Postatarget Magazine. Pubblicazione Mensile. Data P.I. 28/01/2017
Anno 2 • Numero 4 • Febbraio 2017
INNOVAZIONE I MOTORI I LIFESTYLE
made in America 08/11/16 09:22
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Anno 119°
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...dal nostro mensile PUBBLICATO SUL NUMERO 10 - SETTEMBRE 2017
AUTO TOYOTA
Toyota, guarda che Mirai. LUCA BEVAGNA
La berlina giapponese a idrogeno consegna all’auto le chiavi del futuro. Nessun compromesso e zero emissioni. Ora tocca ai governi pensare alla rete di rifornimento.
■ I grandi sogni non finiscono mai. E quando tornano sono più forti. Far viaggiare un’auto ad acqua è uno di questi. Oggi è diventato realtà. Non una vettura da scienziato di laboratorio pazzo ma prodotta in serie insieme alle altre e destinata al mercato. È la Toyota Mirai, nome che in giapponese non a caso significa futuro. E non è neppure la sola visto che a crederci (e a mettere in strada auto “vere”) ci sono già anche i coreani di Hyundai e gli “altri” giapponesi di Honda. Il principio per Mirai e le altre è identico: acqua che si trasforma in idrogeno, che a sua volta diventa energia per un motore elettrico, rilasciando dal tubo di scarico solo vapore. Acqua che muta in energia e ritorna ancora acqua. E l’auto va. Nessuna no-
vità, la tecnologia è la stessa che negli anni novanta aveva fatto sognare politica, addetti ai lavori e stampa: il cuore della Mirai sono le fuel cell (celle a combustibile), una sorta di batteria “magica”, dove l’idrogeno reagisce con l’ossigeno dell’aria, generando la “corrente” necessaria al motore elettrico e lasciando come unica traccia del suo passaggio del vapore acqueo, così pulito (volendo) da poterlo bere. Nulla di più dallo scarico. Le fuel cell hanno un rendimento “nominale” pari a circa il doppio di quello dei tradizionali motori a combustione, rendimento che risulta anche costante ai diversi regimi di funzionamento, aspetto che aumenta il vantaggio competitivo nei confronti dei tradizionali benzina e Diesel. La macchina perfetta, difficile oggi ottenere di più. Febbraio 2017 |
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Bolzano, capitale dell’idrogeno Walter Huber è il presidente dell’Istituto per Innovazioni Tecnologiche (IIT) di Bolzano, è lui che ha fortemente voluto la realizzazione di un distributore di idrogeno all’interno del suo centro scientifico sull’autostrada A22: “Qui produciamo idrogeno tramite energie rinnovabili e lo possiamo utilizzare per rifornire fino a 15 bus o 300 auto al giorno”. La rivoluzione può dunque partire anche se gli ostacoli restano: “La normativa di riferimento è quella del 2006 che non ha più nulla a che fare con l’evoluzione tecnologica attuale, non ha senso limitare le pressioni di erogazione di idrogeno a 350 bar, riducendo così l’autonomia dei veicoli, quando gli impianti a bordo garantiscono oggi un funzionamento in totale sicurezza a 700 bar”. Huber poi continua: “Secondo la stessa norma, in Italia i distributori non possono sorgere all’interno di centri abitati mentre oltre il Brennero le stazioni di rifornimento sono addirittura all’interno di centri commerciali. I nostri vicini sono folli? Non credo: l’idrogeno è 15 volte più leggero dell’aria e già negli anni 60 il gas utilizzato per uso domestico in Italia conteneva il 60 - 70% di idrogeno”. Nel frattempo Huber e l’IIT vanno avanti: “Nel 2018 apriremo un nuovo distributore a Brunico in grado di erogare fino a 400 kg di idrogeno al giorno, per un investimento complessivo di 2 milioni di euro”. Gas verde: “Contiamo di ricavare idrogeno dall’acqua attraverso elettrolisi, sfruttando l’energia a zero emissioni generata dalla combustione di biomassa e cippato di legno (trucioli)”. Il domani parte da Bolzano.
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L’idrogeno è stoccato a bordo della berlina giapponese in due serbatoi, posti sotto il sedile e sull’assale posteriore, in forma gassosa a 700 bar. Non pochi se si considera – per dare un’idea - che una pressione di soli 10 bar corrisponde a quella che avrebbe un sub 100 metri sotto acqua. Per questo la sicurezza non può essere un dettaglio: i serbatoi sono in plastica rinforzata con fibra di carbonio, progettati a resistere a pressioni di oltre 1.000 bar e dotati di sensori in grado di individuare eventuali perdite d’idrogeno. Tutte le parti interessate dal passaggio dell’idrogeno a bordo della Mirai, sono poste fuori dell’abitacolo e protette da strutture adatte a resistere a qualsiasi tipo di urto. In ogni caso, l’idrogeno, più leggero dell’aria, in caso di fuoriuscita, tende comunque a dissiparsi velocemente senza formare, come per i combustibili tradizionali, pericolose concentrazioni sotto la vettura. Più sicura delle altre, garantiscono i giapponesi. In 9 anni costi giù del 95% Resta da risolvere il problema costi: “Con la Mirai siamo riusciti ad ottenere, rispetto al prototipo del 2008, un taglio dei costi di circa il 95%, reso possibile anche grazie all’adozione di alcuni sistemi e tecnologie già a bordo delle nostre ibride, come inverter, controllo di gestione del sistema e batterie, per i quali si può già contare sulle economie di scala”, ci ha spiegato qualche tempo fa Takeshi Uchiyamada, presidente del Board di Toyota. Tradotto: la Mirai nei Paesi dove è commercializzata, è in vendita a circa 70 mila euro (prezzo variabile in funzione del mercato). Poi resta l’infrastruttura di rifornimento, ancora inesistente. Almeno da noi: l’unico distributore attivo in Italia è quello di Bolzano (vedi box a lato). In strada, a dispetto della sua “complicazione” tecnologica, la Mirai si apprezza piuttosto per la semplici-
Dal tubo di scarico della Toyota Mirai esce solo vapore acqueo.
tà di guida: le dimensioni da grande berlina di altri tempi la rendono ben ancorata alla strada, al resto ci pensa il baricentro spinto in basso dai serbatoi e dalle fuel cell. Una sensazione di solidità che rassicura. Nel massimo silenzio Idrogeno o meno, la Mirai è un’auto elettrica: difficile quindi non apprezzare in viaggio la silenziosità neppure “disturbata”, come accadeva sui primi prototipi, dal sibilo del compressore utilizzato per inviare l’aria necessaria alle fuel cell. Per il pieno dimenticatevi i litri, l’idrogeno è in forma gassosa e come per il metano ci si riferisce ai chilogrammi: per riempire i due serbatoi della berlina Toyota sono necessari 5 kg d’idrogeno, sufficienti a garantire un’autonomia di circa 500 km. Un’in-
L’idrogeno costa poco più di 11 euro al kg: per la Mirai sono circa 55 euro per un pieno, Nessun sacrificio per le prestazioni 10 euro per 100 km
dicazione di spesa: nel distributore di Bolzano, l’idrogeno costa poco più di 11 euro al kg ovvero, circa 55 euro per un pieno, 10 euro per 100 km. (nonostante un peso non proprio leggero di 1.850 kg): la Mirai può contare su 114 chilowatt, l’equivalente dei “vecchi” 155 cavalli, raggiunge una velocità massima di 178 km/h e passa da 0 a 100 in 9,6 secondi, tempi da tranquilla berlina familiare. D’altronde per la sportività è giusto cercare altrove. Semmai qualche compromesso si ha nell’abitabilità con i sedili posteriori che possono ospitare un massimo di due persone, comunque più che sufficiente alla vita di tutti i giorni. Il bagagliaio da 361 litri consente una visita senza problemi al super-
mercato e offre una sorpresa dal sapore del mondo che cambia: sulla sinistra si può trovare l’attacco per un connettore per collegare la Mirai ad una abitazione. Con i serbatoi pieni di idrogeno, l’auto è in grado di fornire energia elettrica al fabbisogno di una abitazione per una settimana. Lavatrici e frigoriferi compresi. La Mirai di fatto è una piccola centrale di energia di emergenza. I ruoli si invertono e il futuro si avvicina. Febbraio 2017 |
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