Week Settimanale digitale • Anno 1 • Numero 15 • 27/10/2017
Supplemento settimanale a l’Automobile.
INNOVAZIONE I MOTORI I LIFESTYLE
ALESSANDRO MARCHETTI TRICAMO ■ Intelligenza artificiale ed elettrificazione. Qui si giocherà il futuro delll’auto. L’obiettivo è arrivare a zero emissioni e zero incidenti. E il Tokyo Motor Show che si chiuderà il prossimo 5 novembre ha dimostrato che l’industria giapponese è pronta a giocare la sua partita. Per l’elettrificazione valgono i numeri di Toyota: 1,4 milioni di veicoli a batteria venduti nel 2016, pari al 43% delle immatricolazioni elettriche totali. A parlare sono anche i piani di Nissan: secondo Daniele Schillaci, a capo delle vendite globali,
nel 2025 l’auto elettrica costerà quanto una tradizionale. C’è poi l’auto robot: nel Paese dove trovi umanoidi anche nel centro commerciale, l’intelligenza artificiale è il filo digitale che lega tutti i concept presenti a Tokyo. Da queste parti però nessuna voglia di esibizione tipica dei rivali europei e americani: lasciare il volante al robot serve a salvare le troppe vite perse in strada. Una missione che in Giappone hanno preso sul serio. E con cautela: le normative sono assenti e la stessa definizione dei diversi livelli di automazione non sempre è chiara, difficile possa arrivare nei centri urbani prima del 2025. E se lo dicono loro. 27 Marzo 2017 ·
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AUTO E MOTO
Il Tokyo Motor Show fa scintille. FRANCESCO PATERNÒ
■ TOKYO – Un salone elettrizzante in senso letterale. Dal 27 ottobre (con preview per la stampa il 25) al 5 novembre, il 45esimo Motor Show di Tokyo racconta una storia che ormai si ascolta sempre più spesso, quella di un mondo prossimo in cui i veicoli dovranno inquinare sempre meno. Meglio se per nulla, con una mobilità a zero emissioni che oggi possono dare solo prodotti a batteria o a celle a combustibile. Una bella storia per un nuovo mondo cui tendere per forza se non per amore: pena lo stop alla circolazione per le restrizioni più stringenti ai motori tradizionali e conseguentemente il rischio di mettere fine a un business – se non si cambia marcia - che resta un settore chiave nelle economie dei Paesi più industrializzati. Per produzione di ricchezza e di occupazione. Toyota a idrogeno Aspettando le olimpiadi e la paraolimpiche di Tokyo 2020, la numero uno giapponese Toyota è pronta a commercializzare un bus a idrogeno nel 2018, chiamato Sora. Se Mirai è la berlina a celle a combustibile più venduta al mondo, la famiglia si allargherà con una nuova generazione di prodotto: un prototipo di grande berlina a idrogeno chiamato Fine Comfort-Ride, con una autonomia dichiarata di 1.000 chilometri con un pieno, è il piatto forte del Salone (a fianco di altri concept). Dopo aver inventato l’ibrido lanciando esattamente 20 anni fa a Tokyo la prima Prius con doppio motore, sull’elettrico puro Toyota è attesa al varco dalla concorrenza europea e americana, che appare più avanti: la joint venture per prodotti a batteria annunciata alla vigilia con Mazda e il fornitore Denso è una prima risposta. Nissan e Honda elettriche Nissan porta al Salone due concept a uso commerciale, un veicolo paramedico e un altro van elettrico NV-200, più qualche novità di prodotto a zero emissioni. E, come per Toyota,
nel fuori salone mostrerà i passi avanti fatti nello sviluppo della tecnologia per la guida autonoma, appuntamento di cui vedremo frutti più concreti entro tre o quattro anni. Honda, numero tre nella gerarchia dei colossi giapponesi, ha sterzato decisamente sull’elettrificazione, reintroducendo l’ibrido in Europa, esibendo a Tokyo uno Sports concept elettrico e allargando il suo impegno nell’idrogeno. Un tema caro al premier giapponese Shinzo Abe, che per altro domenica ha portato il Paese a elezioni anticipate per rafforzare la sua leaderhip: il governo prevede di avere in circolazione – in collaborazione con i produttori di casa – 20.000 veicoli a idrogeno per il 2020, 200.000 per il 2025 e 800.000 per il 2030. Mazda e Mitsubishi ripartono Mazda da una parte insisterà sull’originalità del suo design, caratteristica non comune fra i costruttori giapponesi, dall’altra aggiungerà qualcosa di più sul ritorno di un motore rotativo Wankel sotto il cofano delle sue macchine, 50 anni dopo l’esordio. Sia su alcuni modelli, sia forse anche come una sorta di range extender per aumentare l’autonomia di un propulsore elettrico. Mitsubishi, finita sotto controllo l’anno scorso dell’Alleanza Renault-Nissan, deve dare invece i primi segni di un rinascimento che il patron del gruppo Carlos Ghosn esige in tempi brevi. Suzuki, infine, rilancia fra prototipi e prodotti piccoli crossover. Attenti ai robot Per gli stand del Motor Show di Tokyo non basteranno occhi per ammirare sia concept che vanno oltre le automobili tradizionali che robot, anche qui in senso letterale. Non software invisibili al volante di macchine, ma veri e propri prototipi e prodotti dedicati alla mobilità personale, elettrici e autonomi. Essendo il Giappone storicamente il Paese dei robot, ci sarà da girare la testa. E magari farci su un giro. 27 Ottobre 2017 ·
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BUSINESS
Quanto pesa l’automobile in Giappone. MONICA SECONDINO
■ L’economia giapponese è da anni un grosso punto di domanda: riparte di slancio e poi delude. Il contrario dell’industria automotive: fin dagli anni ’60 il Giappone è uno dei primi tre produttori di auto al mondo. Grazie allo yen debole e alla robuÈÈsta domanda globale di quattro ruote, la produzione domestica è in costante aumento dal 2012. Dei quasi 95 milioni di veicoli prodotti nel mondo nel 2016, 9,2 sono stati costruiti in Giappone: circa 5 destinati al mercato domestico mentre poco più di 4 milioni sono andati all’estero. Il 41% delle esportazioni è andato in America, il 17,7% in Europa e il 12,7% in Asia, gli ultimi due in aumento rispetto all’anno precedente. Profitti record Se l’auto vola, l’economia del Giappone arranca. Gli ultimi dati del Pil sono stati deludenti: la crescita nel secondo trimestre è stata rivista al ribasso allo 0,6% rispetto all’originario 1%, soprattutto a causa dei minori investimenti aziendali. Ma ci sono un paio di fattori importanti che potrebbero cambiare le carte in tavola: i profitti delle società del Paese rispetto al Pil sono a livelli record e poi nelle casse delle aziende ci sono 4 trilioni di dollari. pronti ad essere investiti. Il surplus commerciale di agosto è migliorato, con l’export alimentato soprattutto dalla domanda asiatica nel settore chimico, dei macchinari, dei trasporti e delle attrezzature. Il premier Shinzo Abe ha indetto elezioni anticipate il 22 ottobre scorso per rafforzarsi e puntare più forte sulla ripresina. Ci è riuscito (almeno a farsi confermare) ma la Banca Centrale del Giappone mantiene le misure di stimolo monetario per sostenere l’economia, in crescita moderata grazie anche all’industria dell’auto. 4
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L’8,3% della forza lavoro del Paese Toyota da sola ha una capitalizzazione in borsa pari a circa 200 miliardi di dollari, simile alla somma di quella delle tre tedesche Volkswagen, Daimler e Bmw. La Japan Automobile Manufacturers Association (Jama) fa una fotografia del settore con dati molto interessanti. Il totale degli addetti al settore auto e a quelli collegati rappresenta l’8,3% dell’occupazione totale giapponese: sono oltre 5 milioni le persone che lavorano in questo ambito. Gli investimenti in ricerca e sviluppo dell’automotive rappresentano circa il 24% di tutta la spesa in R&D di tutti i settori manufatturieri del Sol Levante. Grazie allo yen debole e alla robusta domanda globale per auto, la produzione domestica di auto è in costante aumento dal 2012. Dei quasi 95 milioni di veicoli prodotti nel mondo nel 2016, 9,2 sono stati prodotti in Giappone: circa 5 destinati al mercato domestico mentre poco più di 4 milioni sono andati all’estero. Il 41% delle esportazioni è andato in America, il 17,7% in Europa e il 12,7% in Asia, gli ultimi due in aumento rispetto all’anno precedente. Next generation vehicles E i consumatori giapponesi che macchine comprano? A partire dal 2009, anno in cui furono introdotti gli incentivi per l’acquisto di auto eco-friendly, la percentuale di “next generation vehicles”, all’interno dei quali rientrano auto ibride, ibride plug-in, elettriche, fuel cell, diesel puliti e veicoli ad energie alternative, è notevolmente aumentato. Nel 2016 l’immatricolazione di questi veicoli rappresentava circa il 35% del totale delle nuove auto passeggeri. Anche le tasse annesse e connesse al settore automotive sono molto importanti per lo stato e, per l’anno fiscale 2017, si stima rappresentino circa l’8% di tutte le entrate fiscali del Giappone. L’auto è quindi molto importante per un’economia che prova a farcela e magari è la volta buona, aspettando poi i risultati del business delle Olimpiadi di Tokyo del 2020.
AUTO E MOTO
Toyota e Nissan, mai più gaijin. FRANCESCO PATERNÒ ■ TOKYO – Ora 10.45 ora locale del 25 ottobre, Motor Show 45esima edizione. Allo stand Nissan, secondo costruttore giapponese e membro dell’alleanza Renault-Nissan-Mitsubishi, sotto i riflettori c’è un top manager italiano, Daniele Schillaci, capo di vendite e marketing a livello globale e responsabile dell’elettrico in cui Nissan è leader mondiale. Vive a Tokyo ed è il manager italiano che più di tutti ha fatto carriera fuori dal nostro Paese. Poco prima, alle 8.30, allo stand Toyota, secondo costruttore al mondo
e leader nell’ibrido, aveva preso la parola il francese Didier Leroy, un numero due del gruppo con deleghe chiave a livello globale. Due top manager non giapponesi – “gaijin”, “esterni” o “stranieri” nella traduzione locale in genere usata con qualche disprezzo – che parlano a nome dei rispettivi gruppi di casa nel Paese del Sol Levante. Un fatto inconsueto se non inedito, da queste parti. La discontinuità dopo Ghosn Può darsi che Toyota e Nissan, divisi da antica rivalità, si siano voluti copiare, ma è un segnale di discontinuità che in Giappone è cosa rara. E di cambiamento: sono passati 18 anni da quando Carlos Ghosn, oggi presidente dell’alleanza Renault-Nissan-Mitsubishi, venne spedito a Tokyo a rimettere in piedi la Nissan sull’orlo della bancarotta. Ghosn venne definito subito un “gaijin”, mai era successo che uno straniero dirigesse un’icona dell’economia giapponese. Negli anni e nonostante migliaia di licenziamenti e chiusura di fabbriche in Giappone, Ghosn il “gaijin” riuscì a diventare popolare, con comparsate in tv e addirittura trasformato in eroe nei manga, i celebri fumetti locali. “Intelligent mobility” per Schillaci Ghosn ha fatto scuola, a tutti i livelli. Al Motor Show di Tokyo, Schillaci si è presentato con il viso contrito, ha chiesto scusa per lo scandalo delle ispezioni irregolari alla Nissan costate almeno due settimane di sospensione della produzione e centinaia di migliaia di richiami, inchinandosi come un perfetto giapponese. Quindi un decina di secondi di religioso silenzio, via la luce per un attimo come a teatro, cambio di scena e Schillaci è tornato a fare il suo lavoro con il solito volto largo e sorridente presentando concept e prodotti Nissan. Sulla scia dell’“intelligent mobility”, chiave di volta del futuro Nissan. “Human movement company” per Leroy Leroy aveva iniziato invece con una battuta su se stesso, “vi chiederete che ci fa un francese qui”, per poi dare proprio lui la linea sul presente e futuro di Toyota, non più solo una società di automobili ma in piena trasformazione verso una “human movement company”. Un altro interessante segnale di cambiamento. Salvo averne un altro all’apparenza minore poco dopo allo stand Mercedes, dove il costruttore tedesco affida la presentazione a un uomo e a ben tre donne. Il marchio non gioca in casa, certo, ma per la cultura maschile e spesso maschilista del Giappone del premier Shinzo Abe che vuole eternizzarsi, tre donne su un palco fanno almeno un’altra notizia.
BUSINESS
Mitsubishi, è il momento di correre. ALESSANDRO MARCHETTI TRICAMO
■ TOKYO – Mitsubishi all’attacco. Il ceo Osamu Masuko ha confermato al Tokyo Motor Show (25 ottobre – 5 novembre) l’obiettivo a medio termine: incrementare le vendite del 30% arrivando a quota 1,3 milioni nei prossimi 3 anni. In particolare la crescita in Giappone è prevista del 40%. La strategia è figlia dell’acquisizione del 34% di Mitsubishi da parte di Nissan e dei piani ambiziosi della leadership di Carlos Ghosn, numero uno indiscusso dell’alleanza franco-nipponica (Renault - Nissan e ora Mitsubishi): 14 milioni di veicoli con i tre brand entro il 2022. E a Mitsubishi toccherà correre. Undici nuovi modelli in tre anni Per riscattare i problemi derivati dalla falsificazione sui consumi di alcune minicar giapponesi (aprile 2016), nei prossimi 3 anni Mitsubishi ha in programma il lancio di 11 nuovi modelli, restyling compresi, tra i quali un suv e una minicar, entrambi elettrici (la piccola però sarà destinata solo al mercato locale). In particolare il crossover è stato anticipato al Tokyo Motor Show dal concept e-Evolution. D altronde la prima elettrica di Mitsubishi risale al 1971 (in forma di prototipo), seguita nel 2009 dal lancio della piccola iMiev. La Casa giapponese può contare anche su 135mila unità vendute fino ad oggi dalla Outlander PHEV, ibrida plug-in. Profitti in alto La strategia di prodotto va ad affiancarsi, nello stesso periodo, al taglio di costi annunciato in più di 100 miliardi di yen, circa 750 milioni di euro. Al resto ci penseranno quelle “economie di scala che non abbiamo mai avuto”, ha spiegato a Tokyo, Osamu Masuko. Benefici che contribuiranno, almeno secondo i piani, a raggiungere margini operativi del 6% rispetto agli attuali dello 0,3%. 27 Ottobre 2017 ·
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SMART MOBILITY
Toyota, mobilità per tutti. STEFANO ANTONETTI
di oggi”. L’impegno continua con il lancio in Cina di un’elettrica sviluppata insieme a Mazda. Non si ferma poi lo sviluppo delle batterie: “Lanceremo nei primi anni del prossimo decennio un sistema allo stato solido in grado di aumentare le prestazioni e ridurre i tempi di ricarica”, ha concluso Leroy. Non prima però di aver annunciato l’arrivo di bus a idrogeno a partire dal prossimo anno per la città di Tokyo.
AUTO E MOTO
Nissan IMx, arriva il suv robot. LUCA GAIETTA
■ TOKYO – Il 45simo Tokyo Motor Show si è aperto alle 8.30 con la conferenza Toyota. A parlare dopo la lunga fila all’ingresso è un video con la visione della Casa giapponese, tutta improntata sull’accessibilità alla mobilità, una sfida “impossibile” come è stata definita, da vincere per entrare nel futuro. La conferma dalle parole di Didier Leroy vice presidente esecutivo di Toyota: “Trasformare la mobilità per tutti in realtà”. Andare oltre le disabilità fisiche e le diseguaglianze sociali. L’angelo custode e il pilota robot La passione per la mobilità in Toyota supera il concetto di auto: l’intelligenza artificiale in grado di catturare lo “state of mind” del guidatore per aumentare il comfort e soprattutto ridurre la possibilità di incidenti. Un robot alla guida che consentirà alle persone con disabilità di muoversi liberamente come nel caso del concept i-Ride. La strada per la guida autonoma della Casa giapponese si articola in due modalità: chauffeur e guardian. La prima porta l’intelligenza artificiale al volante in particolari condizioni di strada e meteo. La seconda è un angelo custode che è sempre vigile e interviene in caso di disattenzione o errore da parte del guidatore. Arriverà nel 2020 nelle expressway di Tokyo e nelle nostre autostrade, qualche anno dopo anche in ambito urbano. Batterie allo stato solido Per quanto riguarda l’elettrificazione, Leroy ha sottolineato come Toyota oggi “abbia in gamma 37 modelli elettrificati, che con oltre 1,5 milioni di unità vendute l’anno che rappresentano il 43% delle vendite globali a batterie 6
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· 27 Ottobre 2017
■ TOKYO – È Daniele Schillaci a capo di vendite e marketing a presentare al Motor Show di Tokyo (25 ottobre - 5 novembre) la IMx, il concept di un crossover elettrico che prefigura il modello che affiancherà la Leaf. Arriverà, anche se non in maniera ufficiale, entro due anni. Sembrano già definite anche le prestazioni: 320 chilowatt di potenza, una coppia maggiore di quella della sportiva GT-R e un’autonomia superiore a 600 km. Ovviamente a zero emissioni. “Vogliamo estendere l’elettrificazione a tutta la gamma”, ha continuato Schillaci, annunciando poi l’ingresso di Nissan nel campionato di Formula E. Anticipo di futuro “IMx è molto più di un’elettrica”, ha ripetuto spesso il manager italiano. “È quanto di meglio offrirà l’intelligent mobility di Nissan nei prossimi anni”. Tradotto: scambio continuo di energia elettrica tra vettura e rete, domestica e no, insieme alla guida autonoma del sistema ProPilot: “Quando si lascierà il comando all’intelligenza artificiale, il volante rientrerà verso la plancia e il sedile slitterà indietro”.
Inspirato ai kimono Per il resto, l’IMx è caratterizzato all’esterno da uno stile sportivo, che ripropone le caratteristiche tipiche del design Nissan, come la griglia V motion, oltre a particolari capaci di renderlo subito riconoscibile: tra i quali il profilo estremamente filante e i vistosi parafanghi anteriori. Il concept sfoggia una carrozzeria bianco perla con delle finiture vermiglio, ispirata nella colorazione ai tradizionali kimono giapponesi. Le similitudini con la nuova generazione della Leaf sono evidenti. Abitacolo essenziale All’interno, l’auto offre un abitacolo essenziale dotato di un ampio quadro strumenti Oled che mostra in sottofondo una panoramica dell’ambiente esterno. A questo è associato sulla plancia a un display separato, realizzato in legno con motivo a venature, che si estende fino ai rivestimenti interni delle portiere per trasmettere ai passeggeri l’impressione di essere all’aperto. Gesti e parole al posto dei tasti I sedili sono ottenuti mediante un processo di fabbricazione a taglio laser e incorporano un poggiatesta che imita nella forma il kumiki, il tipico puzzle giapponese formato da pezzi di legno integrati l’uno nell’altro. Mentre grazie all’intelligenza artificiale, che consente di controllare il quadro strumenti tramite movimenti dell’occhio e con gesti manuali, a bordo sono ridotti al minimo i tasti fisici. Puo fare tutto da solo l’IMx è stato progettato dalla Nissan per integrarsi nella mobilità urbana come nessun altro veicolo prima d’ora. Dopo aver trasportato il proprietario in aeroporto è, ad esempio, in grado di trovare da solo un parcheggio e collegarsi alla rete elettrica per ricaricarsi e trasformarsi in una centrale “virtuale” restituendo l’energia in eccesso. Quando il proprietario ritorna può andare a prenderlo al terminal e riportarlo a casa. Per compiere tutto questo il concept giapponese utilizza diverse tecnologie di connettività, tra cui il sistema Seamless Autonomous Mobility, associate alla versione futura del ProPILOT, pensata per una guida completamente autonoma.
AUTO E MOTO
Toyota, c’è futuro per i taxi. LUCA BEVAGNA ■ TOKYO – Uber, Lyft e auto c’è robot. Ce n’è a sufficienza per mettere a rischio il mestiere del tassista. Eppure non tutti sembrano d’accordo. Tanto più se dietro c’è Akio Toyoda, a capo del gruppo Toyota. Uno che da piccolo sognava di fare il tassista e oggi quei taxi, nonostante la concorrenza sempre più agguerrita (metteci anche il car sharing), si appresta a lanciarli nel futuro. Toyota ha infatti presentato al 45simo Tokyo Motor (25 ottobre – 5 novembre) il concept di un taxi giapponese (230 mila vetture in tutto il Paese): “Lo abbiamo sviluppato partendo dall’idea di rendere accessibile a tutti, un evento come le Olimpiadi di Tokyo del 2020”, ha spiegato Hiroshi Kayukawa, ingegnere capo del concept Toyota. Dai giochi olimpici alla vita di tutti i giorni. Ibrido ma a gpl E non solo: “Un taxi, per il numero di persone che trasporta e i chilometri percorsi durante una giornata, deve necessariamente essere anche sicuro e a basso impatto ambientale”, continua Kayukawa. Per questo il veicolo è dotato del pacchetto Safety Sense dei sistemi di assistenza alla guida della Casa giapponese insieme a un powertrain ibrido – gpl (gas utilizzato dalla grande maggioranza di tassisti qui in Giappone), ritenuto da Kayukawa, “la tecnologia migliore per questa categoria di veicoli”. Alla guida anche il presidente Toyoda Per garantire poi la tradizionale omotenashi, l’ospitalità giapponese, il veicolo, simile a quello tipico londinese, ha superfici vetrate più ampie, in modo da aumentare l’effetto “wow” degli skyline delle città giapponesi. Immancabile il koiai, il colore blu indaco simbolo stesso del Paese nipponico (è utilizzato anche per le maglie della nazionale di calcio. “Vogliamo che questo nuovo modello diventi iconico come quelli che prestano lo stesso servizio a Londra e New York”, continua Kayukawa. Arriva il taxi È destinato a sostituire un altro modello Toyota come la Crown Comfort (rinnovata anche lei al Tokyo Motor Show), dal 1995 ad oggi largamente adottata dai tassisti locali (qui Toyota ha il 90% del mercato taxi). Il prezzo è di 3,277 milioni di yen pari a poco meno di 25 mila euro. Il concept sarebbe stato provato in pista e in strada - assicurano i tecnici giapponesi - dallo stesso Akio Toyoda. Il sogno cdi un bambino che si avvera. E Uber e Lyft possono anche aspettare. 27 Ottobre 2017 ·
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AUTO E MOTO
AUTO E MOTO
Mazda, motori Toyota, e design. un futuro chiamato “i”. FRANCESCO PATERNÒ
ALESSANDRO MARCHETTI TRICAMO ■ TOKYO – Il Salone di domani. L’immagine di quello che sarà, disegnata con concept e tecnologie destinate ad arrivare sul mercato oppure solo a far sognare. È il 45simo Tokyo Motor Show (dal 25 ottobre al 5 novembre al Big Sight della capitale giapponese). Protagonista inevitabile l’industria locale. Toyota ad esempio, con il lancio (in forma di prototipi) un’intera gamma di veicoli “i” per soddisfare le diverse esigenze di mobilità.
■ TOKYO – Alla 45esima edizione del Motor Show, la Mazda si è presentata con due novità e tacendo invece sul futuro di una terza. Tutto all’insegna di un design raffinato e originale, come raramente accade per una vettura giapponese, e di soluzioni tecniche d’avanguardia nelle motorizzazioni. Kai, il pioniere Si chiama Kai il primo concept che vedrà la commercializzazione entro il 2019 prefigurando la nuova generazione della berlina media compatta Mazda 3. Kai in giapponese vuol dire “pioniere”, è una due volumi sportiveggiante su una nuova piattaforma più rigida e più leggera, dove sotto il cofano esordirà il motore con tecnologia Skyactiv-X. Un benzina con tanta coppia come un diesel, che ne promette il 30% in più in relazione alla potenza e con un 30% in meno di consumi e dunque di minori emissioni. Wankel, c’è da attendere Una soluzione unica, per adesso, sulla quale gli ingegneri di Mazda, marchio entrato recentemente nell’orbita di Toyota, lavorano per metà del loro tempo, dicono i top manager qui a Tokyo. L’altra metà la dedicano allo sviluppo del motore rotativo Wankel, il cui ritorno tuttavia non riceve ancora una data in calendario: riserva non sciolta se e quando verrà utilizzato sotto un nuovo modello e anche come range extender per l’inedita elettrica sviluppata insieme a Toyota. 8
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· 27 Ottobre 2017
Emozioni alla guida Si parte dal Concept-i, già anticipata a gennaio al Ces di Las Vegas e disegnata presso il centro stile della Casa giapponese in California: 4 posti, 4,51 metri di lunghezza, portiere apribili ad ali di gabbiano, motore elettrico e 300 chilometri di autonomia. Ma soprattutto un’auto guidata dalle emozioni: una intelligenza artificiale, chiamata “Agent”, in grado di riconoscere lo stato d’animo attraverso lo studio dell’espressione facciale del guidatore, il body language e l’analisi del tono della voce. Non solo, i chip saranno in grado - analizzando i post del guidatore sui social - di valutare le sue preferenze, impostando il percorso migliore e più adatto allo stato d’animo. In base a questo, assicurano i tecnici giapponesi, sarà possibile migliorare comfort, sicurezza e divertimento di guida. La tecnologia è abbinata al sistema TeamMate che in Toyota significa guida autonoma. Al Tokyo Motor Show promettono: alcuni concept dotati di questa tecnologia saranno sperimentati in test su strada a partire dal 2020. Sharing e accessibilità per l’i-Ride Si continua con il concept i-Ride nato, per dimensioni (2,5 metri di lunghezza) e tecnologia, per essere utilizzato in servizi di car sharing. Tutto è guidato da un doppio joystick che serve sia per dare la direzionalità alla vettura, che per accelerare e frenare. Simile a quanto avviene in un cockpit
aeronautico. Le portiere sono scorrevoli, il posto di guida è centrale e i-Ride è un veicolo disegnato anche per essere utilizzato da persone con disabilità (il piano è basso) che hanno la necessità di portare a bordo una sedia a rotelle. Il motore è elettrico e le batterie garantiscono una autonomia fino a 150 chilometri. Anche i-Ride può contare sull’intelligenza artificiale di un “Agent”, in grado di supportare in tutto chi è ai comandi offrendo, nel caso, anche le informazioni su infrastrutture senza barriere per i disabili. Dei tre sembra essere il veicolo più interessante e con le maggiori possibilità di arrivare sul mercato. Tre ruote per l’ultimo miglio Il cerchio si chiude con i-Walk, una sorta di monopattino del futuro spinto da un motore elettrico, 3 ruote, una davanti e due dietro, con passo variabile che lo rende stabile in tutte le condizioni. È il mezzo ideale per il famoso “ultimo miglio”, la distanza che separa, una volta scesi dalla metropolitana o un bus, dalla destinazione. L’autonomia è stimata tra i 10 e i 20 chilometri. Un monopattino che grazie all’immancabile Agent evita gli ostacoli, aspetto importante visto che la tre ruote giapponese potrà viaggiare anche su marciapiedi e itinerari ciclopedonali.
AUTO E MOTO
Honda, da Tokyo all’Europa. STEFANO ANTONETTI ■ TOKYO – Honda si presenta al 45esimo Tokyo Motor Show (aperto fino al 5 novembre) con una lunga serie di novità. Difficile elencarle tutte. Meglio puntare su una, quella forse più rappresentativa del futuro del marchio: “Vogliamo espandere la nostra offerta di vetture ibride, ibride plug-in ed elettriche”, ha spiegato Takahiro Hachigo, ceo della Casa
giapponese. Partendo da un potenziale enorme: “La relazione che abbiamo instaurato in questi anni con oltre 28 milioni di clienti in tutto il mondo”, ha continuato Hachigo. Sportività elettrica Ecco allora che l’auto simbolo del Tokyo Motor Show di Honda può essere il concept della Sports EV perché disegna le infinite possibilità che la trazione elettrica, parziale o totale, potrà offrire in futuro. Sportive comprese. Uno stile che colpisce perché rimanda ai modelli giapponesi degli anni ottanta, tutti spigoli e pistoni ma che sotto nasconde la stessa piattaforma della Urban EV, concept presente a Tokyo e già visto al Salone di Francoforte. Arriverà? Tutto da vedere. Nel frattempo però potremo assaggiare un anticipo di zero emissioni proprio con un modello sviluppato a partire dalla Urban EV, una piccola auto elettrica prodotta in larga scala che sarà in vendita a partire dal 2019. Attenzione all’Europa e idrogeno Alla Urban EV è assegnato anche un altro cambio di direzione importante per noi: sarà disponibile prima in Europa, per poi arrivare in un secondo momento anche in Giappone (2020). Segnale di una ritrovata attenzione per il mercato europeo, forse troppo trascurato negli ultimi anni (la quota di mercato Honda nel vecchio continente è scesa sotto l’1%). Urban e Sport EV a parte, c’è anche da sottolineare l’impegno sull’idrogeno per la realizzazione di stazioni di rifornimento: le 15 già attive nel Paese con “firma” Honda (su 91 totali) diventeranno 100 entro il 2020, grazie anche alla partnership con il governo e le amministrazioni locali.
AUTO E MOTO
Motoroid, la Yamaha di domani. ANTONIO VITILLO
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■ È uno strano esercizio quello che Yamaha ha svolto con la Motoroid. Una moto che contiene concetti come mobilità elettrica, robotica, intelligenza artificiale, guida autonoma. Non si tratta di una novità assoluta: già dal 2015 la casa di Iwata mostrò alcuni teaser del progetto Motobot, in uno dei quali fu coinvolto anche Valentino Rossi. Immagini video che ritraevano un robot girare autonomamente in pista, con tempi sul giro rilevanti e con efficaci linee di traiettoria. Agganciato alla moto La Motoroid potrebbe essere un’evoluzione di quella sperimentazione. Si tratterà di una moto capace di riconoscere il proprietario e di interagirci, ma non è ancora chiaro a che livello. A giudicare dalle immagini, il pilota sembrerebbe costretto ad un’unica posizione di guida. Agganciato a inquietanti supporti lombari, assumerebbe una postura obbligatoriamente allungata verso i semimanubri - che sono dei veri e propri joystick - mentre l’addome si adagerebbe su una specie di cuscino, forse ammortizzato o basculante. La Motoroid precorre un futuro in cui la moto potrebbe diventare solo un veicolo per spostarsi da un punto A ad uno B, in totale sicurezza, grazie alla robotica applicata alla guida autonoma. Sbarca a Tokyo Questo prototipo è dotato di un motore elettrico calettato direttamente sul mozzo posteriore, servito da un evidente pacco batterie posto abbastanza in basso, fra le ruote. La sospensione posteriore è con il monoammortizzare, l’anteriore potrebbe essere celata nel “cannotto di sterzo”, cioè, similmente alle datate forcelle “springer” che equipaggiano alcune moto custom, e consisterebbe in una molla che serve entrambi i bracci affilati della forcella. La Motoroid viene presentata al Tokyo Motor Show il 27 ottobre.
tare le curve “in piega”, viene classificato come “Leaning Multi-Wheel”. Grazie a questa sua caratteristica, il mezzo può essere tranquillamente definito un motociclo. Ispirato dalla musica Yamaha continua a perseguire la filosofia della “Half-Sized Mobility”, cioè della mobilità urbana con veicoli agili, di dimensioni ridotte. L’Mwc-4, che nel design si ispirerebbe sia alle moto sia agli strumenti musicali, pur essendo a carrozzeria semi aperta, dovrebbe essere in grado di proteggere abbastanza bene dalle intemperie. Lungo due metri e 68, alto circa un metro e mezzo, e largo 90 centimetri, ha spazio e e sedili per trasportare facilmente due persone. Doppio motore Per estendere l’autonomia di funzionamento, si è pensato di adottare contemporaneamente un doppio motore elettrico e a benzina, che sono raffreddati a liquido. Le ruote in lega richiamano chiaramente quelle di una moto convenzionale. Secondo quanto affermato dalla stessa Yamaha, l’Mwc-4 in movimento garantisce un livello di comfort superiore a quello offerto da qualsiasi motociclo a due ruote. Dei quali però manterrebbe le peculiari caratteristiche dinamiche.
AUTO E MOTO
Yamaha Auto d’epoca Mwc-4, quattro ruote e Padova si accende. in piega. STORICHE
ANTONIO VITILLO
REDAZIONE
■ LUna connessione tra la tecnologia del presente a quella che verrà: tenendo presente questo obiettivo, Yamaha ha esposto, al Tokyo Motor Show, un veicolo a metà strada fra auto e moto. Si chiama Mwc-4, è un quattro ruote ancora nella fase di prototipo che, per la sua capacità di affron-
■ Si tiene a Padova da giovedi 26 a domenica 29 ottobre la 34a edizione di Auto e Moto d’Epoca, il primo appuntamento europeo per gli appassionati di motorismo storico, che l’anno scorso ha registrato oltre 100.000 presenze. Numeri eccezionali quest’anno, con 11 padiglioni e 90.000 metri
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· 27 Ottobre 2017
quadri allestiti dove 1.600 espositori e 16 case automobilistiche accendono i riflettori su 4.500 vetture e 500 motociclette, molte delle quali in vendita. La Fiera di Padova è il cuore della manifestazione che si allarga a tutta la città, con il Fuori Salone nelle vie del centro urbano. Il biglietto costa 24 euro per venerdì, sabato e domenica, con sconti per i soci ACI (19 euro nell’esclusiva biglietteria ACI Storico in fiera) e speciali formule di abbonamento. La “prima” di giovedì è riservata a chi è disposto a spendere fino a 45 euro per accaparrarsi per primo le occasioni più ghiotte. Ticket anche online su www.autoemotodepoca.com, al prezzo maggiorato di 1 euro. Cancelli aperti dalle 9 alle 19 (giovedì chiusura anticipata alle 18). ACI e ACI Storico protagonisti Mai come quest’anno, l’Automobile Club d’Italia ed ACI Storico sono partner strategici degli organizzatori del Salone. A loro è dedicato l’intero padiglione 3 dove è allestita un’arena da 120 posti che ospita un fitto programma di incontri, presentazioni e dibattiti sul tema del motorismo d’epoca. I visitatori si entusiasmeranno con l’esclusiva “Monza Experience” proposta da ACI per rivivere i fasti del Gran Premio d’Italia: 12 monoposto leggendarie sono idealmente schierate su una griglia di F1 dove gli appassionati rivivono le imprese di Nuvolari, Ascari, Merzario, Stewart, De Cesaris, Schumacher e tanti altri. Video inediti animano inoltre il padiglione con le gesta di piloti che hanno scritto la storia. Gli appuntamenti in fiera Si comincia giovedì 26 con la cerimonia di inaugurazione alle 11:30, alla quale seguono due incontri organizzati da Catawiki e Ruoteclassiche sul mercato delle storiche. Alle 15 il Presidente di ACI, Angelo Sticchi Damiani, e il patron del Salone, Mario Baccaglini, incontrano 15 case automobilistiche per parlare del futuro dell’heritage. Alle 16 la presentazione di My First Classic, community di giovani che si avvicinano al mondo dell’auto spinti dalla passione per la storia. Conclude la giornata l’illustrazione alle 16:30 di “Classic Car Auction Yearbook 2016-2017”, pubblicazione di riferimento nel mondo delle aste internazionale. Venerdì 27 sono in programma dieci appuntamenti, tra cui: alle 11 la presentazione dell’accordo tra ACI Storico e RIAR – Registro Italiano Alfa Romeo; alle 11:30 riflettori puntati sulla polizza Sara Vintage dedicata ai collezionisti e alle 12:30 sui nuovi servizi di ACI Global per le auto d’epoca; alle 15:30 l’inaugurazione della mostra “Gran Premio d’Italia – Monza Experience”; alle 17:15 con il Segretario Generale
ACI, Francesco Tufarelli, la selezione dei finalisti del concorso fotografico “Uno scatto per il Gran Premio”. Tra gli eventi di sabato 28, tutti dedicati allo sport, spicca l’appuntamento di Gian Carlo Minardi con sei piloti italiani di F1 come Alessandro Nannini, Alex Caffi, Arturo Merzario, Bruno Giacomelli, Nanni Galli e Pier Luigi Martini, che si sfideranno al simulatore ACI di guida di auto storiche sulla pista di Monza. Alle 13:30 il Presidente ACI delinea il futuro del GP d’Italia di F1 e alle 14:30 presenta il Campionato Grandi Eventi di ACI Sport 2018. Domenica 29 il gran finale con “Ruote nella Storia” alle ore 11, “Historic Car Venice 2017” alle 12 e alle 16:30 la proclamazione dei fotografi vincitori di “Uno scatto per il Gran Premio”, destinatari degli inviti speciali ACI al prossimo GP d’Italia F1 e al Rally Italia Sardegna WRC 2018.
BUSINESS
Batterie, la carica in Europa. PATRIZIA LICATA
■ La Commissione europea vuole auto elettriche al cento per cento Made in Europe. Batterie comprese. E per questo ha presentato la EU Battery Alliance, un’iniziativa che riunisce enti pubblici, aziende private e centri di ricerca, che cercherà di capire quali misure legislative o stimoli economici servono per fare dell’Europa uno dei maggiori produttori mondiali di batterie agli ioni di litio, in grado di competere con i fornitori di Giappone, Sud Corea, Cina e Stati Uniti che oggi dominano il mercato. La tabella di marcia dell’Europa “Le batterie sono al centro dell’attuale rivoluzione industriale, sono la tecnologia chiave per la nostra unione ener27 Ottobre 2017 ·
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getica. Poter sviluppare e produrre batterie è strategico per un’Europa che va verso la mobilità a zero emissioni e sistemi energetici puliti”, ha sottolineato il vice presidente Ue per l’Unione energetica Maroš Šefcovic. L’Europa però non ha una solida base industriale nella produzione di celle agli ioni di litio e questo - secondo Šefcovic rende la nostra posizione subordinata all’interno della supply chain: nel costruire veicoli elettrici, i nostri costruttori dipendono dalle forniture estere, che costano e limitano la capacità di controllare la qualità e la progettazione. L’iniziativa varata dalla Commissione europea, con l’obiettivo di arrivare a produrre batterie su larga scala nell’Unione, stimolando anche la nascita di nuove start up e il lavoro delle università, è aperta a tutte le parti interessate e include la Banca europea per gli investimenti, che affiancherà il suo sostegno ai finanziamenti dei privati. Verrà definito un piano strategico a inizio 2018 con una tabella di marcia che sarà presentata a febbraio al Clean Energy Industrial Forum, evento che si svolge all’interno degli EU Industry Days: sarà allora che l’Alleanza europea per le batterie (EU Battery Alliance) prenderà forma definitiva. La leadership asiatica È un impegno credibile? Secondo i concorrenti sud-coreani sì: “La batteria è il componente chiave di un veicolo elettrico e ne rappresenta il 40% dei costi di produzione. I governi e i costruttori d’auto europei non se ne staranno con le mani in mano a guardare i fornitori sud-coreani diventare i numeri uno del mondo”, ha commentato al Korea Herald, Lee Hang-koo, ricercatore del Korea Institute for Industrial Economics & Trade. Secondo le più recenti proiezioni sulle quote di mercato dei produttori di batterie agli ioni di litio, nel 2018 l’azienda giapponese Panasonic raggiungerà uno share del 33%, seguita dalla cinese Byd (18%) e dalle coreane LG Chem (17%) e Samsung (9%). La determinazione dell’Unione europea a investire nelle batterie per auto elettriche e promuovere un’industria locale potrebbe anche spingere i produttori coreani a dar vita a un’alleanza simile che li rappresenti meglio su scala globale. Scommessa sul futuro Nell’immediato, la concorrenza europea non fa paura ai concorrenti dell’Asia: conoscenze, tecnologie e componenti per le batterie dell’auto elettrica non si mettono insieme dall’oggi al domani. I primi impianti europei che costruiranno batterie agli ioni di litio (tra cui quello che Daimler sta realizzando in Germania) faranno solo l’assemblaggio, ma le componenti di base (le celle al litio)saranno fornite dai player asiatici, osservano gli esperti di Sne Research, che aggiungono: per la produzione di massa di batterie al cento per cento europee occorreranno almeno cinque, se non dieci anni. Tuttavia, sul Korea Herald il portavoce di uno dei big delle batterie della Corea del Sud ha chiarito: “Vediamo rischi di perdita di quote di mercato nel caso in cui l’Europa riesca a fare un salto in avanti e portarsi rapidamente nell’era delle tecnologie di nuova generazione per le batterie che supereranno quelle attuali”. La EU Battery Alliance dovrà insomma guardare oltre le celle agli ioni di litio e giocare le sue carte ambiziosamente puntando sul futuro. 12
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· 27 Ottobre 2017
AUTO E MOTO
Jaguar, ancora familiare. PAOLO ODINZOV
■ PORTO – Nel mondo dell’auto c’è ancora posto per le station wagon. Le vetture in abito lungo in Italia raccolgono dall’inizio dell’anno il 7,3% delle immatricolazioni, una quota che fa comunque gola alla maggior parte dei costruttori. Persino a chi, come Jaguar, ha più volte manifestato l’intenzione di non produrre più familiari. Promessa non mantenuta: il marchio inglese ha appena presentato la nuova XF Sportbrake: versione station wagon della omonima berlina, già ordinabile con un listino a partire da 46.780 euro, che incarna lo spirito british della tradizione, oltre a disporre di numerose tecnologie esclusive. Cx da sportiva e dotazioni da ammiraglia “Ogni dettaglio nella linea della Sportbrake è stato pensato per originare una silhouette pulita e sportiva” ha detto Ian Callum, numero uno del design Jaguar. Il risultato è una vettura di 4,95 metri in lunghezza ma “affilata” nell’aerodinamica con un coefficiente aerodinamico (Cx) di 0,29 che la rende più filante rispetto a molte competitor. La nuova XF offre un bagagliaio extra large da 565 a 1.700 litri e un abitacolo per 5 persone con dotazioni come, il tetto panoramico, tra i più grandi del segmento, la strumentazione digitale e lo ionizzatore per purificare l’aria, che contribuiscono a fare la differenza. Alluminio e tanti cavalli Punto di forza della vettura, che abbiamo provato in anteprima sulle strade del Portogallo, è però anche la dinamica di guida: sviluppata su una scocca in alluminio che ha permesso di ridurne il peso a 1.660 chilogrammi, la Sportbrake inglese stupisce per la sua grande maneggevolezza. La gamma prevede motori diesel e benzina, per una potenza da 163 a 300 cavalli, con consumi ed emissioni che nel ciclo
combinato arrivano fino 4,5 litri per 100 chilometri e 119 grammi di CO2 per chilometro. A seconda delle versioni la nuova XF Sportbrake impiega, poi, un cambio automatico a 8 rapporti o manuale a 6 marce. Trazione anteriore o integrale La familiare Jaguar è equipaggiata con una trazione posteriore oppure integrale Awd. Quest’ultima permette alla vettura la massima aderenza su ogni superficie grazie al sistema All Surface Progress Control e ad altri dispositivi importanti, tra cui il Configurable Dynamic System: modifica con diverse impostazioni la taratura di sterzo, acceleratore e trasmissione. Al resto pensano le sospensioni attive opzionali Adaptive Dynamics, per un assetto reattivo controllato ogni millisecondo da un computer.
AUTO E MOTO
Audi A7 Sportback, rivoluzione GT. LUCA GAIETTA
sono 39, tra cui un sistema di guida semiautonoma di livello 3, capace di gestire da solo molte funzioni nella marcia. La firma luminosa digitalizzata “Abbiamo progettato la nuova A7 Sportback puntando a farne una vettura esclusiva nello stile già dalla firma luminosa delle luci”, dice Marc Lichte, capo del design di Audi. I fari ripropongono nella disposizione dei segmenti led la progressione del codice binario. “Zero spento, uno acceso, luce ombra” rivelano i progettisti. La GT con i Quattro Anelli è lunga 4,96 metri ed ha una silhouette segnata dal passo lungo e gli sbalzi corti. Con la “spalla” che unisce sinuosa i gruppi ottici anteriori a quelli posteriori e regala alla linea un’andatura dinamica e filante. Addio tasti fisici Lo stile essenziale della carrozzeria prosegue all’interno. “L’abitacolo – sottolinea Lichte – è stato pensato intorno al sistema MMI touch che sfrutta display tattili ad alta risoluzione: completamente integrati nella plancia e gestibili tramite comandi tattili con percezione aptica e feedback acustico”. Spariscono infatti sulla A7 Sportback la tradizionale rondella nel tunnel centrale e i tasti fisici, con la possibilità di gestire molte funzioni di bordo anche tramite semplici parole. La scelta dei motori Anche riguardo la meccanica, la vettura riserva sorprese. Tra le motorizzazioni, utilizza anche un sistema mild hybrid (mHEV) a 48 volt che recupera energia in frenata, permette il veleggiamento e riduce i consumi favorendo le fasi di spunto e accelerazione. La versione di lancio 55 TFSI quattro S tronic, attesa sulle nostre strade entro marzo, impiega un V6 a benzina di 3.0 litri da 340 cavalli accoppiato alla trazione integrale. Raggiunge i 250 chilometri orari di velocità massima, accelera da zero a cento in 5,3 secondi e richiede nel ciclo misto 6,8 litri di carburante per 100 chilometri.
PAESE
■ “Una Gran Turismo destinata a fare scuola”: Rupert Stadler, numero uno dell’Audi, non ha dubbi nel definire la nuova A7. “È un’automobile che apre una nuova era nel design e si ripromette di diventare un punto di riferimento nella sua categoria”. Ispirata alla Prologue La debuttante di Ingolstadt è l’erede di un modello che dal 2010 ha venduto 220mila unità ed è inspirata alla concept Prologue, presentata dall’Audi al Salone di Los Angeles del 2014. Un prototipo sul quale è basata anche l’ultima A8 che proprio con la A7 Sportback condivide numerose tecnologie. Dalla piattaforma Mlb Evo, impiegata anche su altre vetture del gruppo Volkswagen come la Porsche Panamera e la Bentley Bentayga, ai dispositivi elettronici di assistenza, in tutto
Auto, parco da rinnovare. MARINA FANARA ■ “Nelle regioni padane la situazione è cronica”, dice il ministro dell’Ambiente Gian Luca Galletti riferendosi all’inquinamento, quasi sempre a livelli record. “La nota positiva”, ha aggiunto il ministro, “è il protocollo d’intesa tra Piemonte, Lombardia, Veneto ed Emilia Romagna in base al quale le regioni dovranno individuare soluzioni comuni e a metterle in atto nello stesso periodo. Perché in quelle aree lo smog va oltre i confini delle singole città. Affrontare insieme l’emergenza sicuramente è un passo avanti, ma sono il primo a dire che non abbiamo la bacchetta magica. Altrimenti l’avrei già usata”. Il ministro ha spiegato che servono interventi decisi 27 Ottobre 2017 ·
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e duraturi nel tempo per risolvere il problema “a cominciare dal rinnovo del parco dei veicoli, che in Italia è obsoleto”. Il Paese delle auto vecchie Stando ai dati ACI, la flotta di autovetture, furgoni e autobus che circola nel Paese ha in media 10 anni d’età. Ed è molto inquinante: solo considerando le automobili, oltre un quarto del circolante è composto da Euro 0, 1 e 2. “c un problema italiano”, ha sottolineato Galletti, “dovremmo intervenire: la strada è incentivare la rottamazione, una misura contenuta nella Sen, la Strategia energetica nazionale”.
100 progetti tutti di altissima qualità. “Speriamo che quanto stiamo facendo riesca ad evitare all’Italia il deferimento alla Corte di giustizia europea per gli elevati tassi di inquinamento nel settentrione. Il nostro scopo è dimostrare almeno di aver avviato un percorso positivo”.
L’Europa ci guarda In materia di smog, ha concluso il ministro, “stiamo puntando molto anche sulla mobilità sostenibile: abbiamo appena chiuso il bando che vale 35 milioni di euro per promuovere modalità di spostamento alternative ed eco-compatibili per gli spostamenti casa-scuola e casa-lavoro”. Un’iniziativa che, sostengono all’Ambiente, ha avuto una risposta eccezionale da parte dei comuni che hanno presentato più di
SICUREZZA
Fia e ACI presentano #parkyourphone. REDAZIONE ■ “La Fia, Federazione Internazionale dell’Automobile, e l’Automobile Club d’Italia presentano #parkyourphone, la nuova campagna globale realizzata per sensibilizzare tutti sulla necessità di evitare l’uso dello smartphone sulla strada. Insieme contro la distrazione Nel mondo ogni giorno 3.500 persone perdono la vita per incidenti stradali e la distrazione è universalmente riconosciuta come una delle concause principali di questa drammatica emergenza. Per questo la Region I della Fia, insieme a oltre 20 automobile e touring club e al parlamentare europeo Dieter Liebrech Koch hanno lanciato #parkyourphone. Attraverso una serie di filmati e di leaflet e anche grazie al contributo del musicista americano Pharrell Williams che ha prestato la propria immagine come testimonial, la campagna vuole raggiungere tutti gli utenti della strada, pedoni, ciclisti, e automobilisti, sottolineando l’importanza di mantenere alta la soglia di attenzione quando ci si muove nel traffico, evitando pericolose distrazioni. Appello alla sicurezza Il presidente della Fia, Jean Todt, ha lanciato un appello per sostenere la nuova campagna: “Per combattere la perdita di oltre 3.500 vite al giorno - sono le sue parole - chiedo con forza a tutti quelli che si muovono in strada di riporre il loro smartphone quando si trovano nel traffico”. Anche il Presidente dell’automobile Club d’Italia, Angelo Sticchi Damiani 14
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· 27 Ottobre 2017
ha commentato, “sugli incidenti stradali ci stiamo muovendo nella direzione giusta, ma non bisogna mai abbassare la guardia. È necessario insistere con campagne di sensibilizzazione come questa, alla luce anche dei successi ottenuti da quelle precedenti come #mollastotelefono, #guardalastrada”. #mollastotelefono La nuova campagna #parkyourphone nasce, infatti, anche sulla scia di quella voluta e realizzata dall’Automobile Club d’Italia nel corso del 2016. #mollastotelefono, #guardalastrada, grazie al suo innovativo linguaggio e alla realizzazione visuale di impatto, ha riscosso un successo senza precedenti, potendo contare su 6 milioni di visualizzazioni e 17 milioni di contatti unici.
LIFESTYLE
Mai prestare una Dino a Keith Moon. PAOLO BORGOGNONE
■ “(We) don’t get fooled again”, “non ci faremo fregare un’altra volta”. Sono le ultime parole della canzone - che porta lo stesso titolo - e che chiudeva le esibizioni del gruppo rock degli Who durante il “The Who Tour” del 1976. Proprio il 21 ottobre di quell’anno, con l’ultimo concerto al Maple Leaf di Toronto, terminava l’esperienza live di Keith John Moon, il batterista della band che non si esibì mai più sul palco e trovò la morte il 7 settembre del 1978. Noto per i suoi clamorosi eccessi - si calcola che un anno, nonostante fosse al top della carriera, Moon abbia intascato solo 47 sterline, spendendo tutti i suoi guadagni in risarcimenti a ristoranti e alberghi di tutto il mondo che era solito devastare - il batterista nativo della zona di Wembley, nord di Londra e soprannominato “Moon the Loon- Moon il pazzo”, è stato coinvolto nel corso della sua carriera anche in diversi “incidenti” con protagoniste le automobili. Uno di questi, nel 1970, costò la vita al suo assistente Neil Boland, travolto dalla Bentley del musicista che venne però prosciolto da ogni accusa. La Lincoln in piscina L’incidente più noto - e anche uno di quelli che gli costò più caro - avvenne il 23 agosto 1967 a Flint, in Michigan, la città 16
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· 27 Ottobre 2017
famosa per aver dato i natali, tra gli altri alla cantante Dee Dee Bridgewater e allo scomodo regista Michael Moore. Moon e gli Who erano in tour come supporto della band Herman Hermits e alloggiavano presso l’Holiday Inn della cittadina, a 100 chilometri da Detroit. Quel giorno Moon compiva 21 anni, l’età in cui negli Stati Uniti diventa legale bere alcolici. In breve tempo il party organizzato a bordo piscina per il suo compleanno, tra fiumi di bevande e probabilmente di sostanze stupefacenti, diventò “selvaggio”, tanto che ad un certo punto si presentò la polizia, chiamata dal direttore dell’albergo. Per sfuggire alla minaccia di arresto, Moon - che a quel punto era completamente nudo dalla cintola in giù - pensò bene di salire su una delle vetture parcheggiate lì vicino. L’alto tasso alcolemico dei presenti ha fatto nascere diverse leggende. Per alcuni l’auto era una Rolls Royce, per altri una Lincoln Continental. Moon tolse il freno a mano e l’auto, lentamente ma inesorabilmente, finì in piscina. C’è chi dice addirittura che questa storia non sia mai accaduta. Ma Roger Daltrey, la voce del gruppo inglese, ricorda bene soprattutto il conto salatissimo pagato dalla band: 50.000 dollari di danni. E un bando definitivo dagli hotel della catena.
La Ferrari in un fosso Cinque anni dopo, 1972. Keith ha comprato da appena un mese una spettacolare Ferrari Dino. Un pomeriggio d’estate si ferma a bere una pinta di birra - veramente pare fossero due o tre almeno - in una zona fuori Londra. Un paio di ciclisti di passaggio lo notano e si fermano ad ammirare la splendida auto di Moon il quale, senza battere ciglio, dà agli sconosciuti la chiave, invitandoli a farsi un giro. I due salgono a bordo e schizzano via: dopo poche centinaia di metri, però, quello alla guida non vede un cartello che segnala dei lavori in corso, perde il controllo della Ferrari che finisce dritta dentro a un fosso. Distruggendosi. Pare che, una volta davanti al disastro, il musicista abbia esclamato una frase che suonava più o meno così: “E chi se ne frega, sono solo soldi!”. Un’altra auto in acqua Torniamo un attimo ad Ann Arbor e all’incidente in piscina: secondo Roger Daltrey, la leggenda che l’auto finita in acqua fosse una Rolls Royce deriverebbe da un’altra storia che coinvolgeva Keith Moon. Pare che il batterista si fosse un giorno fatto consegnare una Chrysler Wimbledon, costosissima auto storica risalente alla fine degli anni ’30, sperando di farla pagare alla band. Quando gli altri membri si rifiutarono di farlo, Moon salì sulla vettura e la guidò - apposta stavolta - dentro un laghetto ornamentale.
La parabola di Keith Moon si chiude il 7 settembre del 1978 in un appartamento di Londra di proprietà del cantante americano Harry Nilsson, sinistramente la stessa casa nella quale si era spenta, il 29 luglio del 1974, la splendida voce di Cass Elliot, Mama Cass del gruppo Mamas and Papas. Dopo aver passato la serata a una festa con Paul McCartney e la moglie Linda Eastman, Keith, che stava preparandosi a partecipare al film “Brian di Nazareth” del gruppo comico dei Monty Python che gli venne poi dedicato, morì per un overdose di clometiazolo, la medicina che gli era stata prescritta per combattere i sintomi dell’astinenza da alcool. Nel suo corpo, secondo l’autopsia, vennero trovate 32 pasticche, 26 delle quali non assimilate. Le altre 6 sono sono bastate a toglierci uno dei più grandi batteristi di sempre, Moon the Loon.
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Supplemento settimanale a l’Automobile Pubblicazione online - Reg. Tribunale di Roma n. 24/2016 del 09/03/16 Iscrizione R.O.C. n. 14674 - ISSN 2499-670X Direttore Responsabile Alessandro Marchetti Tricamo Redazione via Solferino, 32 - 00185 Roma tel. 06.45406719 • fax 06.49982874-2829 www.lautomobile.it • redazione@lautomobile.it • segreteria@lautomobile.it
Tragica fine Per molti la vita di Keith Moon - breve, intensa, tragica, estrema - è il simbolo stesso del rock and roll e della sua dannazione. Il nome del batterista degli Who torna in alcune delle più incredibili vicende che hanno visto protagonisti i grandi della musica degli anni ’70, come il “lost weekend” di John Lennon, diciotto mesi passati dall’ex Beatles a Los Angeles - lontano dalla moglie Yoko Ono rimasta a New York - fra il 1973 e il 1974 tra eccessi alcool e droghe.
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Nuova serie • Anno 2 • Numero 12 • Novembre 2017 • €3,00
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INNOVAZIONE I MOTORI I LIFESTYLE
Anno 119°
AUTO STORICA, IN SCENA UNA PASSIONE CHE PARLA ITALIANO
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· 27 Ottobre 2017
...dal nostro mensile PUBBLICATO SUL NUMERO 12 - NOVEMBRE 2017
DESIGN
Le automobili sono sempre storie. RICCARDO FALCINELLI
■ Qual è l’automobile più famosa del mondo dei fumetti? Un recente sondaggio condotto tra gli studenti di design mette al primo posto la Batmobile di Batman seguita subito dopo dalla mitica utilitaria 313 di Paperino. Eppure, tra fumetti e cartoni, auto famose, iconiche e memorabili ce ne sono. E tante. La caratteristica che le rende uniche è il somigliare in qualche modo a chi le guida: nei colori, nelle forme, nel carattere, le auto dei fumetti sono manifestazioni della personalità del personaggio. La Batmobile non solo è nera ma riprende le forme puntute, pipistrellesche del costume del supereroe, è un suo secondo vestito. Così come la 313 sfoggia forme tondeggianti e gommose che fanno la parodia delle utilitarie americane degli anni quaranta dalle scocche avvolgenti, colorate, con una punta di streamlining. Tra i classici bisogna però ricordare anche la fiammeggiante pseudo-Rolls anni Trenta di Crudelia De Mon: nel romanzo originale di Dodie Smith “La carica dei 101”, l’auto è descritta metà bianca e metà nera, come i capelli di
Crudelia e come i dalmata, un tratto ossessivo; i disegnatori della Disney preferirono però farla nera e bordò, più sofisticata, anche per evitare di proporre un film troppo in bianco e nero nell’epoca del Technicolor. Un aspetto fondamentale del design in questo caso furono i tagli trasversali che compaiono sul cofano: se nella realtà servono a far raffreddare meglio il motore, qui diventano un segno espressivo, violento. Del resto spesso le prese d’aria sulle fiancate delle auto sportive ricordano iconograficamente il costato degli squali o i muscoli dentati di felini e culturisti. Il modello più compiuto di coincidenza tra personaggio e macchina è stato però “Wacky Races”, la serie di cartoni animati per la tv prodotti a fine anni sessanta da Hanna-Barbera e ispirati al film “La grande corsa” di Blake Edwards: qui le undici vetture somigliano in modo esplicito ai loro inusuali piloti. E poi, certo, ci sono le recentissime “Cars” della Pixar dove personaggio e auto – quadratura del cerchio, finiscono per coincidere. Le automobili nei mondi di fantasia, anche al di fuori dei fumetti, sono però sempre pezzi di trama ed emanazioni
psicologiche dei protagonisti, nei videogiochi, nei film nei giocattoli: del resto Barbie potrebbe guidare un’auto che non fosse rosa? E Indiana Jones non c’è dubbio che stia più a suo agio su una camionetta militare e sfigurerebbe su una Lamborghini. Ma siamo sicuri che tutto questo riguardi solo i personaggi inventati? In fondo tutti, in base al gusto e alle possibilità, chiediamo alle auto di somigliarci. Scegliere una coupé due posti o una berlina familiare racconta cose diverse di noi e del momento della vita che stiamo attraversando. L’importanza del sedile reclinabile quando si è giovanissimi o lo spazio per il passeggino in tempi più maturi. Le automobili sono sempre storie. Poi certo c’è anche chi le acquista non solo per raccontare ciò che è ma cosa vorrebbe essere: per fare sfoggio o per compensazione. Ma del resto, pure questa è narrativa. Pure questi sono personaggi.
Novembre 2017 |
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