Week Settimanale digitale • Anno 1 • Numero 21 • 8/12/2017
Supplemento settimanale a l’Automobile.
INNOVAZIONE I MOTORI I LIFESTYLE
Viva l’Italia PAOLO BORGOGNONE ■ L’Italia s’è desta. Ormai mancano solo pochi giorni per celebrare un mercato che sfiorerà i 2 milioni di immatricolazioni. L’auto nel nostro Paese è viva. Con tutti i se e i ma. I segnali positivi ci sono tutti. Mercato ma non solo. Il successo, per ora solo virtuale e mediatico (ma arriverà ne siamo sicuri anche quello delle vendite) della Urus, primo suv marchiato Lamborghini. Un’anticipazione di quanto vedremo nei prossimi mesi – ormai sembra sicuro – anche con il Cavallino della Ferrari. Manifesti del nostro Paese pronti a fare da traino a un
“made in Italy” ancora simbolo di qualità, forza e stile in tutto il mondo. Una festa alla quale sono invitate anche le due ruote con un incremento delle vendite che fa ben sperare anche per il 2018. E ancora al ritrovato successo di un evento unico come il Motor Show che sa unire novità, tradizione e attenzione verso le forme moderne e sostenibili di mobilità nelle città. Tutto questo non basterà forse a far passare la delusione per la mancata partecipazione ai mondiali di calcio, ma conferma quanto corretta sia l’opinione racchiusa in una frase del giornalista Beppe Severgnini: “Essere italiani è un lavoro a tempo pieno”. 27 Marzo 2017 ·
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AUTO E MOTO
Lamborghini Urus nell’arena. REDAZIONE
■ Non è il primo suv della storia della Lamborghini ma è come se lo fosse, tanta è stata l’attesa – sei anni sono passati dal primo concept – per un veicolo con caratteristiche fuori del comune. La Urus sarà in vendita alla prossima primavera con prezzi a partire da oltre 200.000 euro. L'italianità di Lambo Urus segna una svolta per il marchio di Sant’Agata Bolognese, oggi controllato dai tedeschi dell’Audi che tuttavia stanno attenti a non far perdere alla Lambo quella “italianità” da terra di motori da vendere nel mondo. Il suv ha contenuti tecnici da supercar: un motore V8 4.0 litri biturbo da 650 cavalli, una accelerazione nello 0-100 in 3,6 secondi, una velocità massima dichiarata superiore ai 300 chilometri all’ora, con gli ultimi due dati che lo rendono il più prestazionale sul mercato. La Urus sarà anche la prima Lamborghini ad avere una motorizzazione ibrida, benzina più elettrico. Il
suv ha una lunghezza di poco superiore ai 5 metri. Raddoppio della produzione Nei piani di Stefano Domenicali, amministratore delegato di Lambo dopo un passato in Ferrari, la Urus deve raddoppiare la produzione del marchio del toro. L’anno scorso sono state vendute nel mondo 3.457 unità, un record. La Urus, nelle previsioni del suo numero uno, sarà prodotta nel 2018 in mille unità per salire fino a 3.500 unità nel 2019, se i mercati la apprezzeranno. Le rivali, ora e domani Suv rivali ma meno potenti sono la Bentley Bentayga (608 cavalli) e la Mercedes G 65 AMG (629 cavalli). Nel giro di due anni arriveranno super suv di Aston Martin e Rolls Royce, e dopo ancora probabilmente di Ferrari. Tutti segni di un segmento di nicchia quanto profittevole e in crescita. 8 Dicembre 2017 ·
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AUTO E MOTO
Il Motor Show ritorna show. LUCA GAIETTA
coinvolgenti esibizioni. Tra queste numerose gare nella storica “Arena 48” con vetture da corsa e da rally: compreso il celebre Memorial Bettega con la partecipazione del pluricampione del mondo di motocross Tony Cairoli. Oppure le acrobazie dei freestyler, lanciati per la prima volta su rampe e trampolini persino a bordo di motoslitte. Auto storiche ed ecologia Camminando per il padiglione “Passione Classica Racing”, il Motor Show ha poi dato la possibilità a collezionisti e appassionati delle auto storiche sportive, di fare un incredibile viaggio indietro nel tempo, ammirando modelli provenienti da musei e prestigiose collezioni private. Senza dimenticare l’ecologia con l’istallazione Motor Show off, situata fuori dell’area fieristica nel centro di Bologna in piazza Galbani, dove Hyundai, Tesla e Volvo hanno esposto le loro ultime vetture a basso impatto ambientale.
BUSINESS
■ BOLOGNA – La 42esima edizione del Motor Show di Bologna si conclude domenica. A qualche ora dalla chiusura delle porte della Fiera, si è ormai delineato un enorme palcoscenico dove viaggiare in poche ore tra presente, passato e futuro della mobilità. Il “circo” emiliano dei motori ha duramente accusato in questi anni i colpi della crisi che ha portato anche a un ridimensionamento rassegne motoristiche internazionali be più importanti come ad esempio il Salone di Francoforte. Per ben due volte è stato addirittura costretto a tenere chiusi i battenti vista la mancanza di espositori. Ha, però, resistito e tenuto duro fino a ripresentarsi quest’anno con numerose novità destinate a incrementarne l’offerta di contenuti e a attrarre – anche se i dati ufficiali saranno comunicati solo alla conclusione della manifestazione – nuovamente il pubblico. Il ritorno della Ferrari e delle due ruote Importante il ritorno di espositori come la Ferrari, non solo negli stand ma anche sulle piste. Fino alla ritrovata presenza sotto ai riflettori, dopo 15 anni di assenza, delle case motociclistiche che hanno mostrato anche loro e loro ultime e rombanti creazioni. Come da tradizione, lil Motor Show è stato poi l’occasione per affrontare tematiche importanti, riguardanti il settore dei trasporti nel nostro Paese. Ad esempio le problematiche legate all’invecchiamento del parco circolante in Italia delle quali si è discusso in un convegno al quale ha partecipato anche il presidente ACI Angelo Sticchi Damiani. Spazio anche al “laboratorio” Open Innovation Hub, dedicato agli studenti universitari e giovani coinvolti in attività mirate a promuovere la cultura e l’utilizzo sostenibile dell’auto. Velocità ed emozioni L’edizione 2017 del Motor Show di Bologna è poi tornato all’antica ricetta di successo che mette insieme spettacolo e adrenalina, seguita solo in parte negli ultimi anni, riservando ai visitatori meno auto da vedere negli stand, ma tante 4
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· 8 Dicembre 2017
Hyundai, 4° anno record in Italia. LUCA BEVAGNA
■ BOLOGNA – La crescita di Hyundai in Italia continua: nei primi 11 mesi del 2017 l’incremento dei volumi è stato del 3,95%, con una market share che perde qualche punto percentuale ma rimane intorno al 3%. “Chiuderemo l’anno con il quarto record consecutivo di vendite”, ha dichiarato Andrea Crespi, direttore generale di Hyundai Italia. Tradotto in numeri il marchio coreano arriverà a quota 60 mila unità. Una Kona per il record numero cinque “Per poi superarla nel 2018”, ha continuato Crespi, grazie soprattutto all’arrivo del nuovo suv compatto Kona, in vendita oggi solo a benzina ma con versioni diesel ed elettriche in ar-
rivo a metà 2018. Kona che nel 2019 potrebbe poi contribuire alla corsa di Hyundai “con 15 mila unità vendute in un anno”. Un risultato che ha conti fatti, considerando anche la Tucson, porterebbe la gamma dei suv a rappresentare oltre il 50% delle vendite della Casa coreana in Italia. Numeri positivi anche per quanto riguarda la sostenibilità della rete: “In un mercato dove i volumi retail sono scesi del 4% per lo spostamento di parte della domanda verso formule di noleggio a lungo termine, i nostri concessionari hanno visto incrementare le loro vendite del 2%”, ha spiegato Crespi. Il bilancio di Ioniq Positivo anche il lancio della Ioniq, l’unico modello che può essere acquistato in versione ibrida, ibrida plug-in o elettrica: poco meno di un migliaio di unità vendute da gennaio a oggi, nel 95% dei casi ibride. “In questo segmento la domanda è in forte crescita e vogliamo giocare un ruolo da protagonista, per competere con i giapponesi però dobbiamo far conoscere di più i nostri prodotti come Ioniq”. Una domanda di mobilità più verde che potrebbe essere ancora più alta, se ci fosse una strategia unica nazionale sugli accessi alle Ztl e sulle regole dei blocchi del traffico. Oggi ogni città viaggia per conto suo, disorientando così il potenziale cliente, ha concluso Crespi.
SMART MOBILITY
L’Italia diventa sempre più multi-modale. MARINA FANARA
■ Italiani sempre meno “auto-dipendenti” e più aperti a utilizzare modalità diverse dalla macchina di proprietà per i propri spostamenti. A spingere in questa direzione
sarebbe una maggiore sensibilità ai problemi dell’inquinamento. A sostenere la tesi è un sondaggio di Lorien Consulting presentata al forum “Quale Mobilità?” organizzato da Legambiente, Nuova Ecologia e Kyoto Club. Cresce la paura dello smog Stando ai risultati della ricerca, nel nostro Paese il mezzo privato è ancora quello più utilizzato per gli spostamenti ma meno rispetto al passato: siamo all’87% contro il 92% dello scorso anno. La quasi totalità degli intervistati (92%) ammette di essere preoccupato per lo smog in città e addirittura per il 33% si tratta di una questione molto seria. A novembre 2016, gli italiani che si ponevano il problema si fermavano al 72%. Favorevoli allo stop al diesel La consapevolezza di vivere in un Paese in cui la scarsa qualità dell’aria può mettere a rischio la salute delle persone, secondo Legambiente, spiegherebbe il fatto che il 74% del campione è d’accordo sullo stop alla vendita di veicoli a combustione interna a partire dal 2030, percentuale che sale al 78% per quanto riguarda i diesel, mentre l’80% degli intervistati ha risposto “sì” al divieto di circolazione dei veicoli inquinanti nelle grandi città. Numeri alla mano, l’Italia è ancora molto esposta allo smog con un’alta incidenza di morti premature causate da inquinamento (91mila l’anno secondo l’Agenzia europea dell’ambiente) e nelle nostre città il Pm10 oltre i limiti è ormai un evento abituale. Italiano multi-modale Sarà per questo che l’italiano diventa sempre più multimodale: utilizza in media 2,7 mezzi diversi la settimana come trasporto pubblico (64%), bici (32%), taxi o auto a noleggio (19%), car, bike o scooter sharing (10%). Su alcuni tipi di percorsi non c’è però alternativa all’auto privata: per portare i figli a scuola, dalla materna alla terza media, per esempio, quasi il 70% degli intervistati ammette di essere obbligato a usare la macchina perché i mezzi pubblici sono insufficienti. Voglia di elettrico L’attenzione all’ambiente è confermata anche dall’interesse per i motori a impatto zero: il 70% del campione (+14% rispetto a un analogo sondaggio dello scorso maggio) dice che comprerebbe un’auto a batteria anche a costo di spendere di più, soprattutto se la differenza di prezzo si attesta sul 10% (45% degli intervistati). Eppur si muove Comunque sia, anche se l’auto di proprietà resta il mezzo più utilizzato “in Italia la mobilità sta cambiando”, sottolinea Rossella Muroni, presidente di Legambiente, “e l’alternativa è sempre più varia e composita: cresce soprattutto la bicicletta, ma aumenta pure la propensione verso i mezzi elettrici, dalla bici a pedalata assistita, agli scooter, alle auto fino agli autobus a batteria su cui stanno puntando alcuni comuni. La sfida ora è adattare le città a queste nuove forme di spostamento”. Sono gli stessi cittadini a chiederlo: l’82% vorrebbe mezzi pubblici più capillari e più puliti e veicoli ecologici anche per la distribuzione delle merci oltre a incentivi economici per l’acquisto di auto a batteria. 8 Dicembre 2017 ·
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BUSINESS
Psa, l’Italia è centrale. STEFANO ANTONETTI
L’incognita Ds Non tutto però funziona come dovrebbe: è il caso del marchio Ds che, in Italia come nel mondo, non sembra riuscire a conquistare il suo spazio. Roserba ammette le difficoltà ma rilancia: “Stiamo investendo nella rete con la nascita dei Ds store: ora sono 39 ma alla fine del 2018 saranno 47. La gamma verrà rinnovata a partire dal lancio nei prossimi giorni della Ds7 Crossback che sarà anche la prima vettura Psa ad avere, a partire dal 2019, una versione ibrida ricaricabile plug-in”. Quattro elettriche per il 2021 Per il futuro il piano Push to Pass ha già stabilito la strategia: “Grazie alla nuova piattaforma globale Cmp multienergy lanceremo entro il 2021 quattro auto elettrificate con i marchi Peugeot, Citroen e Ds. Le elettriche pure avranno una autonomia di circa 450 chilometri”. Il diesel continuerà comunque a essere protagonista: “Non far circolare, come è accaduto nei giorni scorsi in alcune città, i diesel euro 6 e lasciare via libera a benzina più vecchi, è la dimostrazione che non c’è una corretta competenza tecnica da parte di alcune amministrazioni”, ha concluso Roserba.
AUTO E MOTO
■ BOLOGNA – La cura di Carlos Tavares sembra funzionare. Il ceo di Psa, Peugeot – Citroen – Ds e ora anche Opel, ha rimesso in pista il gruppo francese: il fatturato nei primi 9 mesi del 2017 è di oltre 44 miliardi di euro, in crescita del 12,7% rispetto allo stesso periodo del 2016. Dal punto di vista finanziario la redditività è del 7,3%, ben oltre il 4,5% previsto per il 2018.
Vola il mercato delle moto. ANTONIO VITILLO
Il contributo italiano In Italia Psa (Opel compresa) chiuderà il 2017 a più di 220 mila vetture, con una quota vicina all’11%. Numeri che soddisfano Massimo Roserba, a capo del gruppo francese nel nostro Paese: “Facciamo meglio del mercato, conquistiamo quote, ci avviciniamo al secondo posto della classifica e la nostra ambizione è salire ancora più in alto”. Fca nel mirino. Anche sfruttando il lancio di “un nuovo modello per marchio nel corso del 2018”, ha annunciato Roserba. Il valore di Psa per il nostro Paese Un trend positivo che fa bene anche al sistema Italia: “Il fatturato 2016 del gruppo Psa nel nostro Paese è stato pari a 2,7 miliardi di euro. Abbiamo acquistato dagli 82 fornitori italiani componenti per 430 milioni. Altri 60 milioni li spendiamo ogni anno in pubblicità. In Europa, l’Italia per Psa è il primo contributore in termini di business dopo la Francia”, ha spiegato Roserba. Il valore aggiunto di Opel L’integrazione con Opel “procede velocemente e secondo i piani”. Il marchio tedesco consentirà di attivare economie di scala e sinergie che, a livello globale, sono previste in 1,1 miliardi di euro entro il 2020 per poi passare a 1,7 miliardi nel 2026. I brand, ha precisato poi Roserba, “resteranno comunque indipendenti e ben identificati in tutti gli elementi che in questi anni li hanno caratterizzati”. 6
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· 8 Dicembre 2017
■ L’Italia continua ad andare a due ruote: la crescita del settore è confermata e riguarda sia l’ultimo mese del 2017 preso in esame, novembre, che il risultato generale da inizio anno. A novembre le immatricolazioni di moto e scooter sono in crescita rispetto allo stesso mese del 2016, come pure le registrazioni dei “cinquantini”: nei primi due segmenti sono stati venduti 8.401 (+4,2% rispetto a novembre 2016). Scomponendo, le moto crescono del 5,8%, che equivale a 3.104 pezzi,e gli scooter arrivano a 5.297 unità, con un incremento di 3,2%. Mantengono il trend positivo anche le registrazioni dei 50 centimetri cubici, che sono state 1.350, pari a +7,8%. Prendendo in esame i primi undici mesi del 2017, le moto e gli
scooter hanno avuto 199.637 immatricolazioni con un incremento del 7,8%. Meglio gli scooter, con 119.018 unità, ovvero +5,4%. Le moto aumentano di più punti percentuali, precisamente 11,5%, ma con più bassi volumi, cioè 80.619 pezzi. Nello stesso periodo, i “cinquantini” registrati ammontano a 22.178, che significano +1,4 rispetto al 2016. Insieme, quindi, si arriva a 221.815 veicoli, fra immatricolati e registrati, pari a + 7,1% rispetto all’anno passato. Moto, piccole in crescita Analizzando nel dettaglio i segmenti del comparto moto, fra gennaio e novembre, il migliore è stato quello delle 125, generalmente destinato ai motociclisti più giovani, con un +31%, che tradotto in veicoli immatricolati significa 8.019 unità. Seguono – per crescite percentuali – le cilindrate intermedie, tra i 650 ed i 750 centimetri cubici, con 14.255 pezzi e un +15,4%. Segno positivo (+13,4%) anche per le moto fra gli 800 ed i 1.000 centimetri cubici, con 24.286 immatricolazioni. Poco meno, 21.800, sono state le due ruote immatricolate nella cilindrata oltre 1.000, pari a +7,4 punti percentuali. Minore la crescita nel segmento fra i 300 ed i 600, +3,9% pari a 9.985 moto immatricolate. Le 125-250 sono le uniche in tendenza negativa, con un -8,8% che equivale a 2.274 pezzi. Naked di corsa Le “naked” consolidano il primo posto fra i segmenti moto: le vendite sono state 30.370, pari a +18,3%, Seguono le “enduro stradali” (25.730 pezzi e un +7,7%). Sul podio ci sono anche le moto da turismo, grazie a 11.290 unità, cioè +14,6% rispetto al 2016. Stabili le “custom”, con 5.235 moto immatricolate e un +1,6%, mentre le “sportive” sono in netta ripresa, (+12% equivalente a 4.204 unità). Perdono vendite e punti percentuali le “supermotard”(2.841 e -1,4%). Volano i maxi scooter Suddividendo gli scooter per fasce di cilindrata, spicca la conferma del segmento più venduto, quello fra i 300 ed i 500 centimetri cubici (+18,6% pari a 41.755 veicoli). I 40.802 sono pezzi dei 125 centimetri cubici significano un leggero decremento, -2,6%. In negativo (-9,3%) anche gli scooter fra i 125 ed i 250 di cilindrata, 25.092 unità vendute). I maxi scooter oltre 500, crescono fino a +39,2%, cioè 11.369 unità immatricolate.
SICUREZZA
Sicurezza: c’è sempre un #buonmotivo.
quale si ispira la nuova campagna per la sicurezza stradale promossa dal ministero Infrastrutture e trasporti, insieme ad Anas e Polizia di Stato, per porre un rimedio alla drammatica escalation di morti e feriti tra gli utenti più deboli, pedoni, ciclisti e motociclisti. I numeri della Polizia I numeri sono inclementi: nel 2016, i morti sulle strade sono diminuiti del 4,2% rispetto al 2015 (-145 vittime) ma, tra questi, a farne le spese sono stati soprattutto i ciclisti (275 deceduti, +9,6%) e i conducenti di ciclomotori (116, +10,5%). Un fenomeno inarrestabile, stando ai dati registrati quest’anno, da gennaio a fine novembre. “Solo tra noi e i carabinieri”, ha specificato Giuseppe Bisogno, direttore della Polizia stradale, “abbiamo già rilevato 13 incidenti mortali in più rispetto allo stesso periodo dell’anno scorso. Più a rischio, per ora, i pedoni (5 vittime in più) e i ciclomotori (+20), mentre va meglio per i ciclisti (-21). Temo, però, che la situazione possa essere ancora peggiore, perché mancano i sinistri rilevati dalle polizie locali, quelli delle città, dove si verifica la maggior parte dei sinistri e dove gli utenti deboli sono ancora più a rischio. Colpa del traffico, ma soprattutto della distrazione”. Più rispetto sulle strade Stando così le cose, oltre a un inasprimento delle pene per l’uso sconsiderato dello smartphone (l’ipotesi più caldeggiata è il ritiro della patente già alla prima infrazione), governo, Anas e forze dell’ordine credono che una maggiore cultura e una martellante opera di sensibilizzazione sul rispetto delle regole da parte di tutti possa essere un ottimo antidoto all’eccesso di “superficialità, intolleranza e prevaricazione che impera sulle nostre strade”, ha ribadito il direttore della Polstrada. Per questo hanno messo a punto una campagna ad hoc, di cui è testimonial il popolare cantante Francesco Gabbani che nello spot, in cui veste i panni di un ciclista, ricorda, appunto, che “c’è sempre un buon motivo per essere responsabili e che se rispetti gli altri rispetti te stesso”. Delrio: c’è molto da fare “Dobbiamo investire sul senso civico, rispetto e responsabilità del singolo cittadino”, ha ribadito Graziano Delrio, ministro Infrastrutture e trasporti, “perché, come diceva la filosofa e scrittrice francese Simone Weil, l’attenzione è la forma più rara e più pura della generosità. Nella realtà, dobbiamo fare i conti con la mancanza di solidarietà verso gli altri, anche sulle strade che hanno un ruolo importante
FRANCESCA NADIN ■ “Sulla strada non siamo mai da soli, c’è sempre un #buon motivo per essere responsabili”: è il messaggio al 8 Dicembre 2017 ·
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nella nostra vita perché fanno parte del nostro muoverci quotidiano. E così, se dal 2001 ad oggi le vittime sono drasticamente diminuite, registriamo ancora quasi 10 morti al giorno per colpa degli incidenti. Una strage inaccettabile, c’è ancora molto da fare”. Anas: al via le prime smart road La sicurezza stradale è anche al centro delle attività di Anas. “È un punto cruciale per noi”, ha sottolineato il presidente, Vittorio Armani, “un capitolo al quale abbiamo riservato quasi il 50% delle nostre risorse per abbattere i rischi sulle arterie più a rischio, sulle quali si concentra l’80% di tutti i sinistri della rete. Voglio ricordare, però, che infrastrutture a parte, bisogna lavorare sui comportamenti sia che ci si muova in auto che a piedi, in moto e in bici. Ricordando che, in un incidente, la probabilità di subire gravi danni è quattro volte maggiore per i pedoni e due per i ciclisti”. “La tecnologia sarà fondamentale per la prevenzione dei rischi”, ha concluso il presidente, ricordando il grande impegno di Anas sulle smart road, “Roma-Civitavecchia, Grande raccordo anulare e SalernoReggio Calabria (nuova A2 del Mediterraneo) saranno le prime strade intelligenti d’Italia. Sono partiti i bandi, per l’inizio del 2018 contiamo di dare il via ai lavori”.
STORICHE
Mille Miglia, 90 anni in mostra. MARCO PERUGINI
■ C’è tempo fino al 7 gennaio per ammirare al Museo Mille Miglia di Brescia trenta protagoniste storiche della corsa più bella del mondo, riscoprendone i fasti in un percorso interattivo che tramite bluetooth, Internet e totem touch screen ripropone documenti, articoli e video dell’epoca 8
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per ogni auto esposta. La mostra “90 Anni. 1000 Miglia”, organizzata da Automotive Masterpieces e patrocinata dall’Automobile Club di Brescia, è stata inaugurata a maggio con una formula innovativa: presentare a rotazione solo le auto che hanno effettivamente preso parte alla corsa, incrementando nel tempo con nuovi ingressi il fascino dell’esposizione. Fra le perle oggi sotto i riflettori spiccano la Fiat 8V coupé del 1953, la Giaur 750 Sport del 1950 e la Osca MT4 2AD del 1954. Fiat a 8 cilindri Nel dopoguerra la casa automobilistica torinese sviluppa in gran segreto il progetto di una GT da competizione con motore 8V da 2.000 centimetri cubici. Ne vengono realizzati 114 esemplari che riscuotono fin da subito un grande successo sportivo. La numero 8 esposta al museo, contraddistinta dal numero di telaio 106.000008, è uscita dallo stabilimento produttivo nel 1953 ed era di proprietà di Emanuele Filiberto Nasi, nipote di Giovanni Agnelli e presidente dell’Automobile Club Torino. Nel suo palmarès vanta la partecipazione alla Mille Miglia del 1957 oltre che alla corsa in salita Sassi-Superga dei Colli Torinesi. Da Urania e Giannini nasce Giaur Nel 1950 il pilota teramano Berardo Taraschi si costruisce un’auto da corsa, utilizzando alcuni residuati bellici. Il veicolo che sfoggia il brand Urania ha un motore dei fratelli Giannini e dall’unione dei marchi nasce la Giaur 750 Sport. La vettura esposta a Brescia, marchiata BT004 sul telaio, ha partecipato a quattro edizioni della Mille Miglia tra il ’50 e il ’54, mostrando le sue potenzialità anche in altre competizioni come il Circuito di Salerno, quello di Terni e la cronoscalata Vermicino-Rocca di Papa. Osca, piccola per grandi piloti Corre il 1947 quando i fratelli Ettore, Ernesto e Bindo Maserati decidono di produrre auto da corsa nel cuore dell’Emilia, dopo aver ceduto l’Officina Alfieri Maserati al proprietario di un’acciaieria. Nascono così le “Officine Specializzate per la Costruzione Automobili Fratelli Maserati”, che il mondo ancora ricorda nell’acronimo O.S.C.A. La prima auto prodotta è la MT4 che dal ‘48 al ‘54 domina le corse, al punto di diventare la vettura sportiva più titolata tra quelle spinte da un motore con cilindrata inferiore ai 1.500 centimetri cubici. La vettura contribuisce ai successi anche di Ada Pace, prima donna a vincere la Targa Florio nella categoria 1100 proprio con la Osca. Quella sulla pedana del museo è del 1954, con telaio 1151 e carrozzeria Morelli, protagonista in tante competizioni tra cui Mille Miglia, Giro di Sicilia e Coppa d’Oro delle Dolomiti. La tecnologia racconta la storia “Abbiamo unito passato e futuro – afferma Sandro Binelli, curatore della mostra – per raccontare la storia di questi capolavori in chiave tecnologica. La finalità è quella di rendere attuale e facilmente fruibile il prestigio di queste vetture, cercando, conservando e talvolta ricostruendo un patrimonio che altrimenti andrebbe irreparabilmente perduto”. L’esposizione è aperta tutti i giorni dalle 10 alle 18 e il costo del biglietto è di 8 euro. I soci ACI pagano invece solo 5 euro.
AUTO E MOTO
Honda Civic Type “R” come ruggito.
con pneumatici di generosa impronta a terra e ribassati. La Type R è stabile anche in “staccata”; si serve di esclusivi freni Brembo con pinze a quattro pistoni, che mordono dischi forati e auto ventilanti di diametro 350 millimetri. Sarebbe, però, errato pensare alla Civic Type R come ad un’auto esclusivamente sportiva. Dà confidenza con un’elettronica capace di modulare le caratteristiche di guida a seconda dell’uso che dell’auto si stia facendo; sono tre le modalità fra le quali poter scegliere, dalla più docile Comfort alla “+R”, passando per la Sport. Il prezzo rimane invariato rispetto al vecchio modello, 38.700 euro. Sono sei i colori fra i quali scegliere.
ANTONIO VITILLO AUTO E MOTO
Provaci ancora DS. PAOLO ODINZOV
■ La Honda Civic Type R ha qualità che segnano il nuovo riferimento per le berline sportive a trazione anteriore. A cominciare dal motore di 1996 centimetri cubici, forte sì di quei 320 cavalli di potenza, ma ancor di più di una generosa coppia motrice, 400 Nm disponibili, in egual misura, fra i 2.500 ed i 4.500 giri al minuto. Abbondanza di valori che, riportata in termini pratici, significa ottima capacità di accelerare e riprendere fin dai regimi bassi. L’alimentazione è a iniezione diretta, mentre la distribuzione è di tipo Vtec, esclusivo sistema Honda la cui virtù è di fornire potenza agli alti regimi senza compromettere l’elasticità di risposta a quelli bassi. Il turbo è controllato da una centralina elettronica. I sei rapporti del cambio sono ora più veloci nell’innesto, del 7%. Animale da pista Quando si è alla guida della nuova Type R in pista si può vedere la lancetta del tachimetro segnare i 272 chilometri orari. Magari dopo aver coperto i 100 metri da fermo in 5,7 secondi. Effettivamente, è solo fra i cordoli che dà più adrenalina, come ci è successo sul circuito di Vallelunga. La Civic “sportiva” ha trazione “da vendere”, dentro e fuori le curve, lente o veloci che siano. Mantenendo piacevolmente un assetto neutro, senza far sentire torsioni del pianale, compone linee di traiettoria con una precisione rassicurante, che ricorda molto quella di una vettura a trazione integrale. Prezzo bloccato Le sospensioni sono di tipo adattivo, mentre un sistema elettronico agisce sulla velocità delle ruote, differenziando i giri, fra le interne e le esterne alla curva, in funzione della rotazione del volante. I cerchi hanno diametro di 20 pollici,
■ PARIGI – “Un’auto per il rilancio”. Alla DS, brand premium del gruppo Psa (oltre a DS, Peugeot Citroen e Opel), non usano mezzi termini, battezzando la nuova DS 7 Crossback come il modello con il quale riscattare un periodo poco felice, segnato da vendite calate quest’anno, considerando solo l’Italia, di oltre il 25%. Un suv per crescere L’arrivo del primo suv del marchio francese, destinato a fare numeri nei mercati di tutto il mondo, coincide infatti con l’avvio di una strategia che prevede un’espansione della rete di vendita a livello globale con 788 concessionarie dedicate solo a DS entro il 2020. Concessionarie dove proprio la DS 7 Crossback, disponibile da febbraio del prossimo anno con un listino in Italia a partire da 31.900 euro, potrà fare contenta la clientela alla ricerca di una vettura esclusiva ma allo stesso tempo pronta ad adattarsi ad ogni esigenza di guida. Come? “Grazie anzitutto alla linea ricercata e fuori dagli schemi” rivelano i progettisti. Alla quale il suv DS unisce caratteristiche meccaniche ad elevate prestazioni. 8 Dicembre 2017 ·
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Sviluppata intorno a guidatore e passeggeri Lunga 4,57 metri, la DS 7 Crossback impiega la stessa piattaforma della Peugeot 3008, allungata di 55 millimetri, anche se, come spiega Xavier Savignac, direttore dello sviluppo della vettura, “si tratta comunque di un modello costruito partendo praticamente da zero”. Obiettivo, quello di creare un’auto “non solo intorno al guidatore ma anche ai passeggeri”, privilegiando il comfort e anche la capacità di carico, garantiti da un abitacolo rifinito come un salotto e un bagagliaio di 555 litri. Tre diamanti nei fari All’interno la DS 7 Crossback propone, nei 6 allestimenti disponibili e tre livelli di equipaggiamenti, delle dotazioni esclusive per la categoria: a cominciare da un impianto audio professionale, sviluppato appositamente dalla Focal e comprensivo di 14 speakers e subwoofer, per finire ai sedili con 5 funzioni massaggio e 3 livelli di intensità e al tetto panoramico. All’esterno la DS 7 Crossback punta invece a stupire proponendo dei gruppi ottici anteriori a led con dei prismi interni rotanti a 180 gradi che simulano al “saluto” della vettura tre diamanti. Motori fino a 225 cavalli La gamma motori per l’Italia si svilupperà attraverso delle unità diesel e benzina della potenza fino a 225 cavalli, associate a un lungo elenco di sistemi di assistenza alla guida: tra cui il DS Night Vision capace, sfruttando una telecamera ad infrarossi nella calandra, di individuare persone e animali di notte fino a 100 metri di distanza. Oppure il DS Active Scan Suspension, in grado di leggere la strada e adattare gli ammortizzatori alle disconnessioni dell’asfalto. Nel 2019 anche ibrida plug-in Dal 2019, poi, la DS 7 Crossback potrà contare su una versione ibrida ricaricabile plug-in 4x4 della potenza di 300 cavalli, ottenuta abbinando un 1.6 litri turbo benzina da 200 cavalli a due motori elettrici da 80 chilowatt, capace di viaggiare in elettrico per 50 chilometri e ridurre nella marcia combinata le emissioni di CO2 fino a 40 grammi per chilometro.
INNOVAZIONE
Germania, se il governo spia le auto. GLORIA SMITH ■ Le auto-robot potrebbero diventare i nuovi alleati dei cyber criminali? Per scongiurare questo pericolo, ritenuto evidentemente reale, il ministro dell’Interno tedesco Thomas de Maizière ha preparato un progetto di legge col 10
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quale introduce l’obbligo per i costruttori d’auto di svelare i dettagli dei loro protocolli di sicurezza e di inserire nei loro software una piccola porta d’accesso secondaria (in linguaggio informatico una “backdoor”) ad uso esclusivo delle forze dell’ordine e dei servizi di intelligence. Lo riporta il quotidiano tedesco Rnd (Redaktions Netzwerk Deutschland), anticipando che De Maizière presenterà ufficialmente la bozza di legge la prossima settimana. Auto connesse alla sbarra Le legge riguarderebbe ogni device digitale – computer, cellulari, elettrodomestici, smart Tv e così via – ma le automobili sono le prime incriminate: protezioni sempre più sofisticate rendono impossibile in alcuni casi alla Polizia installare nei veicoli connessi di ultima generazione dispositivi per le intercettazioni, secondo il ministro dell’Interno tedesco. In nome della sicurezza nazionale, De Maizière vorrebbe imporre a tutte le aziende che realizzano oggetti digitali di condividere con il governo i loro software. Privacy o sicurezza? La questione riporta alla mente la strage di San Bernardino di dicembre 2015 e il caso iPhone. Uno dei killer che uccise 14 persone nella cittadina californiana usava uno smartphone Apple, le cui impostazioni di sicurezza rendono virtualmente impossibile l’accesso senza conoscere le credenziali. L’Fbi chiese ad Apple di “sbloccare” il cellulare, ma l’azienda si rifiutò, replicando che “Tutti hanno diritto alla protezione dei dati”. Ma se lo smartphone viene usato per scambiare informazioni rilevanti per un’indagine delle forze dell’ordine (per esempio contiene nomi e indirizzi dei complici e dettagli su un prossimo attacco), qual è il confine tra privacy e sicurezza pubblica? Arma a doppio taglio La backdoor sarebbe la soluzione ideale, secondo de Maizière, intenzionato, scrive Rnd, a chiedere la collaborazione di tutti i ministri dell’Interno continentali affinché la porta d’accesso nei sistemi di computer, cellulari, auto connesse e così via valga per le forze dell’ordine di tutta l’Unione europea. Ma questo sistema è considerato dagli esperti un boomerang per la cyber sicurezza, perché introduce una vulnerabilità del software solo teoricamente nascosta e riservata al governo: i criminali informatici imparerebbero presto a conoscerla e sfruttarla. L’esempio della Fbi Secondo RND la backdoor metterebbe a rischio la fiducia dei
consumatori nella sicurezza del prodotto che comprano. I commentatori tedeschi si preoccupano per la reputazione e le vendite dei grandi marchi nazionali dell’automobile: Mercedez-Benz, Bmw, Audi, Volkswagen, Opel, Porsche. Discussione che potrebbe non finire mai anche se l’Fbi alla fine è riuscita lo stesso a entrare nell’iPhone dell’attentatore di San Bernardino. Come? Comprando per 900.000 dollari un software da un’azienda che ha “craccato” lo smartphone, come rivelato da Reuters e AP lo scorso maggio. Quale software e quale azienda sono informazioni “riservate”, ma l’Fbi, anche senza “porta secondaria”, ora sa come entrare nello smartphone della Mela: lo ha fatto anche a novembre con l’iPhone dell’autore della sparatoria in una chiesa del Texas.
Apollo 2.0 Il primo volo del Falcon Heavy era originariamente programmato per il 2013, ma è stato ritardato ripetutamente per problemi tecnici. L’entusiasta amministratore delegato di Tesla prevede che il razzo – che decollerà dalla base di Cape Canaveral, e precisamente dalla storica piattaforma 39A, la stessa delle missioni Apollo – rimarrà nello spazio per molto tempo: “La destinazione prevista sarà Marte – ha twittato Musk – e il viaggio durerà circa un miliardo di anni, sempre che non sorgano complicazioni”. SpaceX ha annunciato che sono già in corso i lavori per la costruzione di un razzo ancora più grande (il Falcon Heavy può imbarcare 17 tonnellate di materiali), in grado di portare sul pianeta rosso anche gli esseri umani. Musk sostiene di voler far sbarcare almeno due navicelle spaziali sul nostro disabitato vicino entro il 2022 e immagina che su Marte sorgerà, entro 50 anni, una città.
INNOVAZIONE
Musk, manda la Roadster 2 su Marte.
Nasa, la ruota del futuro.
CARLO CIMINI
REDAZIONE
■ Il miliardario Elon Musk, fondatore di SpaceX, ha annunciato via Twitter che il razzo Falcon – in partenza nel 2018 – trasporterà un carico insolito: l’esemplare di Tesla Roadster 2 rosso ciliegia di sua proprietà. Il 46enne ha detto anche che il lancio verrà accompagnato dalle note di “Space Oddity”, il successo musicale firmato da David Bowie che uscì nei negozi l’11 luglio del 1969, dieci giorni esatti prima che Neil Armstrong lasciasse la prima impronta umana sul suolo lunare e che la Bbc utilizzò come sigla la sera in cui trasmise l’evento in diretta tv.
■ Novità in arrivo per le prossime spedizioni extraterrestri della Nasa, in particolare quelle che porteranno altri mezzi di locomozione sulla superficie di Marte. L’ente spaziale americano ha infatti annunciato di aver realizzato “Superelastic”, un nuovo tipo di pneumatico senza gomma, studiato per resistere alle sollecitazioni climatiche e ambientali del pianeta rosso, le stesse che hanno messo di fatto fuori uso una delle gomme del Curiosity, oggi praticamente bloccato a causa di questo problema.
Anche se in rete c’è chi mette in dubbio che si tratti soltanto di una battuta, non è la prima volta che Musk ospita sui propri razzi degli “astronauti” insoliti: nel 2010, la capsula Dragon andò in orbita con dentro una forma di formaggio.
INNOVAZIONE
Lega flessibile Superelastic non è un pneumatico tradizionale – soggetto ad esempio su Marte a rotture causate dalle appuntite rocce della superficie del pianeta – ma sfrutta una tecnologia a cotta di maglia, come le armature dei guerrieri dei 8 Dicembre 2017 ·
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tempi passati. Una fitta trama di metallo, in questo caso una lega “NiTi”, cioè di nickel e titanio la cui caratteristica principale è quella di deformarsi fino al 10% rispetto alla forma iniziale senza danneggiarsi. Secondo il Glenn Research Centre della Nasa si tratta di un pneumatico di fatto indistruttibile, grazie alla sua flessibilità. Il nuovo pneumatico non ha bisogno di una struttura interna a sorreggerlo e quindi contribuirà anche alla riduzione del peso complessivo del veicolo, altro argomento importante quando si parla di viaggi spaziali. Estremamente versatile, il “Superelastic” ha anche maggiore trazione e permetterà di caricare più pesi sul veicolo, oltre a garantire maggiore resistenza a velocità più alte.
Applicazioni terrestri Oltre a contribuire all’esplorazione, e magari alla colonizzazione del pianeta rosso, “Superelastic” potrà in futuro avere molte applicazioni anche sulla nostra cara, vecchia terra. Ad esempio in aeronautica o per equipaggiare mezzi pesanti, come quelli usati in agricoltura e in un futuro anche le automobili. A detta degli esperti della Nasa, “Superelastic” servirà soprattutto a migliorare le prestazioni e la sicurezza nelle escursioni fuoristrada. Le sperimentazioni in questo senso sono già iniziate. Immaginate la Francia del dopoguerra. Una Parigi messa in ginocchio dal lungo e drammatico conflitto che cerca di risorgere e ricostruire. Nasceva l’esigenza di proporre sul mercato veicoli in grado di caricare pesi consistenti, per lunghi tratti di strada.
STORICHE
Citroën, Tipo H e la rinascita. VALERIO ANTONINI
■ Immaginate la Francia del dopoguerra. Una Parigi messa in ginocchio dal lungo e drammatico conflitto che cerca di risorgere e ricostruire. Nasceva l’esigenza di proporre sul mercato veicoli in grado di caricare pesi consistenti, per lunghi tratti di strada. Al Salone di Parigi nel 1947 debuttava la Citroën Tipo H, una versione rivista degli storici Tub del 1939 e Tuc del 1941, la cui produzione era stata interrotta proprio per lasciare spazio allo sforzo bellico della seconda guerra mondiale. A loro volta questi mezzi erano gli eredi di una tradizione che lo stesso Andrè Citroën, fondatore del marchio francese, aveva voluto a partire dal 1919 con il lancio della Type-A. Si trattava di furgoni ancora inadatti per i carichi pesanti, ma agili ed efficienti. Erano assemblati sulla scocca di vetture già esistenti, e sfruttavano la formula del telaio/piattaforma, che permetteva di modificare la carrozzeria, adattandola facilmente al carico delle merci. Nascevano così, i primi veicoli industriali a trazione integrale. 12
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Nuova vita Il furgone Tipo H aggiungeva alla tradizionale robustezza e affidabilità la modularità come elemento chiave dell’assemblaggio. Era infatti disponibile come furgone corto, medio o lungo, normale o rialzato, con motori benzina da 1,6 e 1,9 litri e due diesel di fabbricazione Perkins o Indenor. Le sospensioni posteriori idropneumatiche alleggerivano le sollecitazioni, permettendo al van di adattarsi come ambulanza o per il trasporto di carichi molto fragili. Una lunga storia In breve tempo il Tipo H diventava popolare in tutta Europa. Prodotto dal 1947 al 1981 in quasi cinquecentomila esemplari, grazie al suo design inconfondibile, sta vivendo, tutt’ora, una seconda giovinezza. Infatti è molto ricercato come mezzo per l’allestimento di street food-truck o come veicolo pubblicitario. In Italia il suo più grande rivale, fu il coetaneo - fece anch’esso il proprio debutto nel 1947 - Camioncino Fiat 1100 Alr, derivato dal 621, che viene considerato il primo veicolo del marchio italiano concepito espressamente per il trasporto merci.
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Settimanale digitale • Anno 1 • Numero 1 • 1/11/2017
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LIFESTYLE
Adieu Johnny Hallyday, rocker e driver. PAOLO BORGOGNONE
■ Il cantante e attore transalpino Johnny Hallyday si è spento la notte tra il 5 e il 6 dicembre a Parigi, all’età di 74 anni, lasciando, come ha scritto il presidente della repubblica Emmanuel Macron, “fan in lacrime e un Paese in lutto”. Soprannominato fin dagli esordi, all’inizio degli anni ’60, “l’Elvis francese”, Johnny – il cui vero nome era Jean Philippe Smet – ha rappresentato un’icona nel mondo della musica, del cinema e della cultura d’oltralpe per oltre 50 anni. Il suo successo – ha realizzato 70 dischi vendendo oltre 110 milioni di copie e ha partecipato a più di 20 film – è sempre andato di pari passo con la passione per la velocità a due e quattro ruote.
Sogni di corsa Hallyday non si accontentava di guidare auto (e moto, come vedremo) da sogno, ma aveva anche la passione per le gare. Il cantante ha sempre dichiarato che avrebbe desiderato partecipare alla 24 ore di Le Mans: non c’è riuscito, ma almeno ha avuto la soddisfazione di veder competere in gara suo figlio David. Johnny, invece ha partecipato al Rally di Montecarlo nel 1967, a fianco dell’attore e pilota automobilistico Henry Chemin, guidando una Ford Mustang di sua proprietà. Proprio all’inizio del 2017 – in occasione della gara monegasca – si è svolta una rievocazione storica di quella partecipazione.
Garage pieno È quasi impossibile elencare tutte le auto che Hallyday ha posseduto nel corso della sua vita da quando, nel 1961, il manager Johnny Stark gli regalò la prima, una Triumph TR3 bianca. Da allora tra le sue mani sono passate – tra le altre – svariate Ferrari, in particolare una California 250 e una 275 Gtb, Lamborghini (tra cui una Miura), e ancora AC Cobra, una Aston Martin Db6 e una rarissima Bizzarrini 5300, supercar italiana di cui vennero prodotti soltanto 133 esemplari.
Molto più recentemente, eravamo nel 2002, Hallyday aveva preso parte alla Parigi-Dakar, a bordo di una Nissan. In quell’occasione al suo fianco – nel ruolo di navigatore – c’era un mostro sacro del motorismo sportivo transalpino, René Metge, tre volte vincitore della gara sugli sterrati africani, nel 1981, 1984 e 1986. I due riuscirono a portare a termine la massacrante competizione, giungendo al traguardo 49esimi.
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Come abbiamo accennato Hallyday affiancava alla passione per le automobili quella per le moto. Sono migliaia
anche in rete gli scatti che lo ritraggono a bordo di motociclette di qualsiasi genere, in particolare da quando si era trasferito a vivere a Pacific Palisades, nella zona più “vip” Los Angeles, nella stessa strada dove abitano Tom Hanks e Ben Affleck. Grande cuore Proprio una delle motociclette di proprietà del cantante – insieme a una quattro ruote della sua collezione – è stata protagonista di una vendita per beneficenza nella primavera di quest’anno che ha fruttato ben oltre il mezzo milione di euro, devoluto alla associazione “La Bonne Etoile” gestita da Laeticia, l’ultima moglie di Hallyday e che aiuta i bambini meno fortunati in Vietnam.
litri, telaio e sospensioni rinforzate e carrozzeria dipinta di un esclusivo colore blu cobalto.
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Supplemento settimanale a l’Automobile Pubblicazione online - Reg. Tribunale di Roma n. 24/2016 del 09/03/16 Iscrizione R.O.C. n. 14674 - ISSN 2499-670X Direttore Responsabile Alessandro Marchetti Tricamo Redazione via Solferino, 32 - 00185 Roma tel. 06.45406719 • fax 06.49982874-2829 www.lautomobile.it • redazione@lautomobile.it • segreteria@lautomobile.it @lautomobile_ACI
La moto era una Harley-Davidson, che Johnny aveva comprato a Parigi e che si era fatto spedire in California dopo averla fatta personalizzare – alla American Moto di Tolosa – con ruote da 16 pollici, clacson vintage, borse con borchie e cromature. L’auto che ha partecipato all’asta, invece, era una Cadillac Serie 62 Cabriolet Custom del 1953, personalizzata dal guru delle hot rod Boyd Coddington con un nuovo motore, V8 Chevrolet Corvette 502 da 8,2
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Anno 118°
1922-2016. La storia siamo noi
Anno 1 • Numero 0 • Settembre 2016
INNOVAZIONE I MOTORI I LIFESTYLE
Nuova serie • Anno 1 • Numero 0 • Settembre 2016 • Gratuito
Monza
AUTO AUTO PROVA TEST
Giulia
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Nuova serie • Anno 1 • Numero 0 • Settembre 2016 • Gratuito
semplicemente Alfa www.lautomobile.it
Anno 118°
Negli occhi di Giulia. LA PROVA DE L'AUTOMOBILE
Aggressiva, sicura, ben fatta. Come va la berlina quattro porte Alfa Romeo, erede di un mito e nuovo simbolo del marchio.
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...dal nostro mensile Alberto Novelli.
PUBBLICATO SUL NUMERO 0 - SETTEMBRE 2016
■ Alfa Romeo anno zero. Con la nuova Giulia a raccontare la rinascita del marchio. Un po’ come accadde con la prima Giulia, auto mito di brillanti anni ’60 per l’Alfa Romeo, guidata allora da Giuseppe Luraghi. Coincidenza vuole che, mentre l’Automobile racconta oggi l’erede della berlina quattro porte su queste pagine di cui il circuito di Monza e la sua storia sono protagonisti, in quell’estate del 1962 la Giulia venisse presentata proprio là. Se è vero che due coincidenze fanno un indizio, l’anno zero di Alfa potrebbe diventare domani una certezza. Ci mettiamo al volante della nuova Giulia con in mente questi pensieri, dopo averla osservata a lungo da ferma, acquattata e bassa come deve
essere una berlina dalle ambizioni sportiveggianti. L’occhio vuole la sua parte e la trova: saranno i cerchi da 18 pollici a turbina con le pinze nere dei freni, sarà che sappiamo che ci ha messo mano gente di Ferrari e Maserati, la Giulia induce a pensar bene. Prima di schiacciare il pulsante d’accensione sulla razza sinistra del volante – da auto da corsa, sì – notiamo il buon angolo d’apertura delle quattro porte. Chi ha un bambino da sistemare sul seggiolino ringrazierà. Non lo farà invece un eventuale terzo passeggero sul divano posteriore: il tunnel, inevitabilmente alto per far passare l’albero di trasmissione (in carbonio), riduce troppo lo spazio per piedi e ginocchia. La versione che proviamo è la Su-
Ú CARTA D’IDENTITÀ Alfa Romeo Giulia Super AT8 2.2 Turbodiesel 180 CV Motore 0-100 km/h in 7,1 sec. Accelerazione Velocità massima 230 km/h 4,64/1,87/1,44 m Dimensioni Consumi (misto)* 23,8 km/l 109 g/km Emissioni CO2* da 43.000 euro Prezzo Modello
*dichiarato
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A fianco l'Alfa Romeo Giulia Super 1300. La prima generazione è stata venduta dal 1962 al 1978.
Alberto Novelli.
Sotto la nuova Giulia durante la nostra prova sul circuito ACI - Sara Vallelunga.
per, dotata di un quattro cilindri turbodiesel di 2.200 di cilindrata, tutto nuovo e in alluminio, da 180 cavalli. Non molti in rapporto alla cubatura, ma ci risulta che la mandria sia destinata a crescere. Così come alla trazione posteriore della migliore tradizione Alfa, presto sarà affiancata una trazione integrale, ormai un must sulle berline con ambizioni premium come la Giulia. Premuto il pulsante d’accensione, diamo una regolata agli specchietti retrovisori, trovando subito la giusta posizione di guida, frutto di uno studio ergonomico attento. Sulla plancia, la nostra Giulia ha due display: da 7 pollici TFT nel cruscotto e l’Alfa Connect 3D da 8,8 pollici al centro per la navigazione. Le finiture? È la domanda che ricorre, tutti aspettano la nuova Alfa al varco della qualità percepita (nonché reale). L’impressione è buona, forse non da tedesca premium ma all’altezza di un prodotto fatto bene. Al minimo, il ticchettio del Diesel si sente per poi sparire una volta in viaggio, su questo punto si poteva far meglio. Il motore spinge bene. Dal volante piccolo e con una buona impugnatura, tramite le pale grandi come quelle della Maserati si comanda il cambio automatico Zf a otto rapporti per l’uso manuale. Ci sono frenata automatica in caso di rischio collisione e l’allarme per il superamento involontario delle linee bianche sull’asfalto. Uno sterzo da vera Alfa In fatto di elettronica, l’esclusiva è disponibile per ora solo sulla Quadrifoglio e si chiama Integrated Brake System, il primo sistema frenante al mondo by wire in grande serie: l’elettronica e non più la meccanica collega il pedale del freno alle pinze, gestendo al meglio l’impianto attraverso un software. Lo sterzo è preciso, anzi è la cosa che ci piace di più. Fa vera Alfa, come ci raccontavano della vecchia Giulia quando portavamo i pantaloni corti. A noi hanno dato però anche il manettino del Dna, sul tunnel, con cui variare tre settaggi di guida: A (Advanced efficiency) per consumare
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la frenata è facile, senza scompensi o reazioni impreviste, e ben modulabile anche sui fondi scivolosi, mentre l’Abs evidenzia una taratura molto efficace che lascia un buon margine alla direzionalità in caso di scarto laterale”. In curva “Nella modalità di marcia selezionata, in curva, questa versione della Giulia privilegia e suggerisce una guida pulita a una condotta nervosa e sportiva. Infatti non è molto sensibile alle variazioni dell’acceleratore (ha un comportamento spiccatamente sottosterzante) con il retrotreno che segue le ruote anteriori ma poco aiuta negli inserimenti più rapidi, tanto da non sembrare quasi una trazione posteriore, almeno nell’accezione “classica” della meccanica. Questo non significa che ha dei limiti bassi, tutt’altro. Nella prova sulla pista circolare bagnata (raggio effettivo circa 27 metri), ha raggiunto i 54 km/h prima dell’intervento dell’Esp, segno che la differenza tra angolo di sterzo e traiettoria percorsa era ormai prossima al limite”. Lo scarto dell’ostacolo: “Questa prova ha prodotto le maggiori differenza nei giudizi dei tester, da grande soddisfazione a perplessità diffusa.
Inizialmente eseguita con il cambio in Drive ha evidenziato un eccesso di sottosterzo, forse almeno in parte imputabile agli pneumatici anteriori non in ottime condizioni di usura, che ha condizionato la riuscita dell’esercizio. Con il cambio in modalità manuale il comportamento dell’auto è cambiato in meglio: il retrotreno ha aiutato le ruote anteriori senza mai esagerare e l’auto è riuscita a passare tra i coni a 70 km/h, fallendo il passaggio a 75 orari solo per un soffio”. È l’ora del giudizio finale: “L’Alfa Romeo Giulia 2.2 Turbodiesel è un auto facile e sicura da guidare nella maggioranza delle situazioni di marcia. Tutti hanno evidenziato che nella modalità Dynamic (provata ma non soggetta a prove misurate) il funzionamento di sterzo, cambio e freni migliora sensibilmente la risposta ai comandi del conducente. Al di là della veste estetica e meccanica da sportiva, è un’auto pensata soprattutto per non mettere in difficoltà il conducente: stabile e ben piantata a terra con il retrotreno che segue con diligenza le ruote anteriori, non crea problemi di gestione e controllo a meno di non esagerare con l’andatura. E anche in questi casi, le sue reazioni sono sempre prevedibili”. Alberto Novelli.
Alberto Novelli.
meno, N (Natural) nella guida quotidiana, D (Dynamic) per avere un’auto più reattiva, dal carico sullo sterzo alla risposta del motore e a quella del cambio automatico. Diciamolo: un’Alfa viene voglia di guidarla sempre in Dynamic. Arriviamo a Vallelunga al Centro Guida Sicura ACI Sara. Affidiamo la Giulia ai nostri tre tester per la prova di sicurezza, non prima di aver dato una occhiata al bagagliaio, perché è un’auto comoda anche per viaggiare. La capacità dichiarata è di 480 litri, identica a quelle delle tre principali concorrenti tedesche. Peccato manchi un'apertura al centro dello schienale posteriore per caricare un oggetto lungo, utile se usciamo da Ikea o se abbiamo un paio di sci. La parola ai tester, che ci avvertono subito: tutte le prove saranno in modalità di marcia Natural. I numeri della Giulia li trovate nella pagina seguente. I commenti dei nostri collaudatori ve li sintetizziamo qui in sequenza. La frenata? “L’abbiamo provata su asfalto bagnato e resine speciali molto scivolose in modo da mettere in evidenza, più che la performance assoluta, la sicurezza e la facilità con la quale il conducente può gestire una manovra solo apparentemente semplice. I risultati della Giulia sono stati veramente molto buoni:
Nella foto qui sopra il volante della Giulia con il caratteristico pulsante dell'accensione sulla sinistra. A fianco la Giulia su strada con il Gran Sasso sullo sfondo.
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AUTO LA SICUREZZA IN CIRCUITO L = la larghezza del veicolo L1 = 1,1 x L + 0,25 m L2 = 1,2 x L + 0,25 m
L2 10
1 25
L1
12
13,5
Scarto dell'ostacolo Maneggevolezza Stabilità Precisione di guida Facilità di controllo Rollio Comportamento al limite Media
11
12,5
12
Frenata 72 80 75 75 80 70 76,2/100
Distanza di frenata 80 Stabilità in frenata 77 Direzionalità residua 82 Taratura ABS 85 Progressività e precisione del comando 87 Facilità d’uso 90 Media 83,5/100
Pista circolare
Condizioni di prova
Tenuta laterale 82 Stabilità di percorrenza 85 Rollio 87 Comportamento al limite 85 Comportamento al cambio di traiettoria 85 Sensibilità alla variazione di velocità 75 Media 83,2/100
Temperatura Cielo Vento
22° Variabile Brezza leggera
2,5
25
La prova è stata eseguita nel circuito ACI-Sara di Vallelunga
35
Punto di frenata
La situazione di prova su pista circolare
3,5
3,5
Scarsa aderenza Asfalto bagnato
1 2 3
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Asfalto bagnato con cambio di corsia 1 Resina larghezza 5 m raggio 19 m 2 Asfalto larghezza 3,5 m raggio 23 m 3 Asfalto larghezza 3,5 m raggio 25,5 m
Tutte le misure sono in metri
2,5
2,5