l'Automobile Week 35

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Supplemento settimanale a l’Automobile.

INNOVAZIONE I MOTORI I LIFESTYLE

Settimanale digitale • Anno 2 • Numero 35 • 6/4/2018

USA vs Cina PAOLO BORGOGNONE ■ Solo i più saggi o i più stupidi non cambiano mai . Lo diceva Confucio. Un pensiero sempre attuale. Basta vedere come i grandi del pianeta abbiano cambiato idea su argomenti come l ambiente. Pochi anni fa – con Obama alla presidenza – gli Stati Uniti si allineavano alla lotta ai cambiamenti climatici. Dall altra parte del mondo, in nome di uno sviluppo incontrollato, la Cina alimentava la nube killer di smog. Oggi, invece, Washington cancella le leggi a tutela della qualità dell aria che impongono limiti a emissioni e consumo di carburanti. Mentre a Pe-

chino si respira – letteralmente – aria nuova. Incentivi alle elettriche, lotta all inquinamento, svolta verde sono cavalli di battaglia delle autorità cinesi. E le rivoluzioni non si fermano qui. Gli Stati Uniti da terra delle opportunità si trasformano in un Paese protezionista, arroccato dietro al muro dei suoi dazi, mentre la Cina si apre agli investimenti stranieri: ma poi, se il gioco si fa duro, anche a Pechino sanno rispondere a tono e imporre balzelli che colpiscono il settore automotive e rischiano di mettere in difficoltà chi, come Tesla, non costruisce nel Paese asiatico e deve affidarsi alle importazioni.


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SMART MOBILITY

Ambiente, ora la Cina diventa leader. PATRIZIA LICATA

■ Il passo indietro voluto dall amministrazione Trump sugli standard per le emissioni dei veicoli potrebbe essere l assist involontario con cui l America consegna alla Cina la vittoria nell innovazione nell industria automobilistica. Nel 2012 il presidente Barack Obama aveva fissato per i costruttori d auto un limite medio di 54,5 miglia per gallone di benzina e emissioni di CO2 a 163 grammi per miglio per i loro veicoli entro il 2025; ora l EPA, l agenzia governativa Usa per la protezione ambientale guidata da Scott Pruitt, noto scettico del cambiamento climatico, dichiara che quegli standard sono inappropriati. E Pechino ringrazia. Pechino brucia le tappe L America non ha scoperto con Obama le politiche ambientali: gli standard sull efficienza energetica dei motori (CAFE) esistono dagli Anni 70, così come la legge federale sulla qualità dell aria, il Clean Air Act. La Cina è entrata nel gioco più tardi, ma con una capacità di accelerazione eccezionale, consapevole che l auto elettrica è uno strumento di sviluppo industriale. Pechino ha i mezzi per nutrire le sue ambizioni: mentre dà incentivi ai cittadini cinesi per comprare veicoli a emissio4

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ni zero, stimolando il mercato interno, sostiene un numero crescente di campioni nazionali dell auto pulita e delle industrie collegate (come i produttori di batterie) sia in patria che all estero. L anno scorso il governo cinese ha varato un piano che obbliga i costruttori attivi in Cina e che fabbricano o importano più di 30.000 veicoli l anno ad inserire una quota crescente di auto elettriche nel totale - almeno il 10% nel 2019 e il 12% nel 2020 - con l obiettivo di lungo periodo di eliminare del tutto le immatricolazioni di auto a benzina e diesel. Si crea così un circolo virtuoso che stimola la creazione ed esportazione di tecnologie Made in China e attira investitori e produttori, anche americani: Ford, per esempio, spenderà 765 milioni di dollari per costruire in Cina veicoli elettrici insieme al partner locale Zotye Auto. Svanisce l’effetto California È qui che pesa la decisione dell EPA di rivedere non solo gli standard federali sulle emissioni ma anche il permesso accordato alla California di staccarsi da quegli standard per fare meglio. Il cosiddetto effetto California ha contagiato già 13 stati Usa che hanno aderito alle sue politiche ambientali e che insieme rappresentano quasi un terzo delle vendi-


te annuali americane di automobili. Siccome per i costruttori è costoso produrre due versioni dello stesso veicolo, la spinta degli stati virtuosi fa sì che l industria proponga in tutti gli Usa veicoli che rispondono ai parametri più alti di efficienza. L idea è di stimolare le tecnologie Made in America e portarle all estero: la California da sola non può fare concorrenza alla Cina. Clean Air Act addio Negli ultimi cinquant anni le regole sulle emissioni dei veicoli hanno aiutato gli Stati Uniti a sviluppare un settore automotive competitivo su scala mondiale , ha scritto in un commento su EcoWatch Greg Dotson, ex membro dello staff energia e ambiente del parlamentare Democratico Henry Waxman. Standard ben disegnati stimolano il cambiamento e possono dare alle aziende del nostro paese il vantaggio di chi si muove in anticipo sulla concorrenza . Era questa l idea di Obama: limiti alle emissioni per spingere l industria a innovare. La politica ha il ruolo chiave: nel 2010 Pechino ha definito i veicoli alimentati da nuove forme di energia una industria emergente di importanza strategica e da allora

non si è più fermata. Donald Trump, invece, ha promesso di stralciare molte delle iniziative di Obama e il Clean Air Act è una vittima designata. Battaglia politica L amministratore dell EPA Pruitt, che ha preso il posto della Democratica Regina McCarthy, è molto vicino alle idee di Trump e non digerisce l autonomia della California e del suo governatore democratico Jerry Brown: Non spetta a loro decidere su queste cose , ha dichiarato il mese scorso su Bloomberg. E ora ribadisce che il calcolo di Obama sugli standard di efficienza dei motori e sulle emissioni è stato condotto in fretta per motivi politici e ha portato a requisiti troppo alti e non realistici ; saranno presto sostituiti da nuovi standard più appropriati e nazionali . Faremo tutto ciò che è in nostro potere per difenderci , ha annunciato a sua volta il procuratore generale della California Xavier Becerra. Processi dai tempi lunghi: intanto la Cina al suo attivo ha già 680.000 auto e mezzi pesanti full electric prodotti nel 2017, più del resto del mondo messo insieme, e un target di 7 milioni di immatricolazioni di auto plug-in nel 2025. 6 Aprile 2018 ·

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AUTO E MOTO

Le cinesi che sfidano Tesla. CARLO CIMINI

per le batterie e per la guida autonoma. Non è più una notizia la volontà di Nio di quotarsi alla Borsa di New York entro la fine dell anno. Se nel mercato delle elettrificate proveniente dalla Cina esiste un padrone, si chiama Byd. La società cinese comanda a livello internazionale e nel suo Paese non conosce rivali. Sono state più di 113 mila le immatricolazioni di auto marchiate Byd nell anno solare 2017 in tutto il mondo: un risultato che è valso a mettersi alle spalle Tesla, relegata al terzo posto della graduatoria. Al secondo posto di questa classifica troviamo Baic, altro colosso del settore automotive asiatico. La Beijing Automotive Group (Baic), partner di Daimler e Hyundai per il mercato locale, ha già annunciato che abbandonerà i motori tradizionali a combustione, per passare completamente all elettrico, a partire dal 2025. Tesla e gli americani sono avvisati, la Cina - dal punto di vista dell auto elettrica - è davvero vicina.

SPORT

■ Lo strapotere di Elon Musk non preoccupa le giovani start up e aziende cinesi che tentano la scalata al successo, puntando un America che sembra - dazi di Trump permettendo - sempre più vicina. Tesla è entrata nel mirino delle società asiatiche ormai da diversi anni: la strategia di sfondare il confine statunitense accomuna queste realtà, sia le più innovative che quelle già consolidate nel loro Paese d origine. I concept asiatici dai nomi esotici non temono il confronto con i rivali di Palo Alto e la partita elettrica è più che mai aperta. La Cina avanza Dall orlo del fallimento alla ribalta nel giro di pochi mesi. È la difficile vita che ha saputo fronteggiare Faraday Future e il suo principale investitore Jia Yueting. La start up sino americana, salvata grazie a un magnate di Honk Kong - rimasto anonimo - che verserà nelle casse della società oltre un miliardo di euro per risanare il rosso, finalmente potrà avviare la produzione della FF91: un sogno coltivato da tempo, come del resto quello di “raggiungere e superarare Tesla”. Ancora tutto da vivere. Il ceo di SF Motors, John Zhang, non ha dubbi: Trasformeremo la mobilità umana attraverso i nostri veicoli elettrici connessi. La società ha sede a Santa Clara ma alle spalle ha una solidità economica importante proveniente dalla Cina. La Casa vanta inoltre la collaborazione di un ex ingegnere e co-fondatore di Tesla, Martin Eberhard, oggi a capo del suo dipartimento di ricerca e sviluppo. Nio non rimane a guardare. La start-up del miliardario William Li, leader nel settore elettrico in Cina, ha anche una scuderia nel mondiale di Formula E. Il prossimo step è quello di imporsi a livello mondiale con la sua tecnologia 6

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Cina-Usa, sfida in Formula E. CARLO CIMINI

■ Roma si prepara a vivere il proprio debutto in Formula E. Le moderne strade del quartiere Eur saranno testimoni - tra due ali di un pubblico che si preannuncia da record - della sfida tra i team, in particolare quelli americani, tradizionalmente all avanguardia nelle competizioni, e gli ambiziosi rivali cinesi. Squadre in campo Due sono i team schierati su fronti opposti. I cinesi tifano la Teecheetah, che ha rilevato nel 2016 i giapponesi del team Aguri. La scuderia fondata da Edmund Chu ha portato al debutto per le prime tre gare del campionato scorso anche


un pilota cinese, Ma Qinghua, prima di sostituirlo con l ex F1 Esteban Gutierrez. La Teecheetah gareggia con una Spark - Renault ZE 17 affidata quest anno all esperto pilota francese Jean-Eric Vergne e al tedesco Andrè Lotterer. Un portoghese, Antonio Felix Da Costa, e un inglese, Tom Blomqvist, sono invece i due corridori del team Usa MS&AD Andretti. A capo della scuderia un autentica leggenda del motorismo a stelle e strisce, Michael Andretti, che in F1 ha corso nientemeno che con la McLaren affiancando un certo Ayrton Senna. Michael è il figlio di Mario Andretti, a sua volta protagonista di bellissime annate in F1, come nel 1971, quando correva su Ferrari e soprattutto nel 1978 quando a Monza si laureò campione del mondo a bordo di una Lotus, nello stesso giorno in cui morì il suo compagno di squadra Ronnie Peterson.

sfornato 34.494 vetture da gennaio, il 40% in più rispetto allo stesso periodo dell anno passato. Di queste, 24.728 sono Model S e Model X e 9.766 Model 3. In particolare quest ultimo modello - la low cost destinata al grande pubblico - è quello su cui si appunta di più l attenzione degli osservatori. Tesla aveva fissato di realizzarne nel corso di questo trimestre 5.000 alla settimana, un target che ora è stato spostato temporalmente in avanti, alla fine del secondo trimestre 2018. Nel corso dell ultima settimana, comunque, le Model 3 uscite dalla Gigafactory sono state 2.020, mentre le previsioni per l immediato futuro parlano di una produzione stabilizzata intorno alle 2.000 unità ogni sette giorni. Anche gli altri due modelli dovrebbero attestarsi sulle circa 2.000 unità a settimana ciascuno.

Gli altri team A metà strada tra i due Paesi il team Dragon. Fondata nel 2007 dall americanissimo Jay Penske, la scuderia ha spostato la propria attenzione sulla Formula E grazie soprattutto alla collaborazione - ora interrotta - con Faraday Future, start up sino americana che ha lasciato il paddock quest anno. Ultimo nome nella lista quello del team Nio, nato dalla ceneri della squadra China Racing. La scuderia parla anche un poco italiano, grazie alla presenza in pista di Luca Filippi, il primo connazionale a correre in Formula E.

Conti ok La compagnia in una sua nota ha sottolineato come ci siano voluti cinque anni per raggiungere questi volumi di produzione per le Model S e X, mentre per la Model 3 sono bastati soltanto 9 mesi. Tesla sottolinea anche come le previsioni siano estremamente conservative e che le consegne non devono essere prese come indicatore per i risultati finanziari . Secondo la stessa Casa costruttrice, comunque, all orizzonte non dovrebbero esserci né aumenti di capitale né un incremento della situazione debitoria.

BUSINESS

Tesla, inizio 2018 tra luci e ombre. REDAZIONE

AUTO E MOTO

Elon Musk: torno a dormire in fabbrica. REDAZIONE ■ Torno a dormire nella Gigafactory . No, Elon Musk non ha deciso di separarsi dalla sua attuale compagna ma questo è il suo modo di comunicare - su Twitter naturalmente - l intenzione di assumere personalmente la supervisione dell intera produzione della Model 3, la sua elettrica destinata al mass market che gli sta dando parecchi grattacapo.

■ Tesla cresce anche se non riesce a raggiungere gli obiettivi prefissati. Il primo trimestre del 2018 risulta essere il più produttivo nella storia della Casa californiana che ha

Il business è un inferno Musk, nel tweet, ha annunciato anche di aver destinato ad altra funzione l ex Apple Doug Field, che ha supervisionato finora la situazione. Un anno fa - ha scritto il ceo di Tesla - ho chiesto a Doug di gestire sia l ingegnerizzazizone che la produzione. Anche lui concorda che dobbiamo ottimizzare questi aspetti, per non progettare delle auto che siano 6 Aprile 2018 ·

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La joint-venture prevede la realizzazione di due distributori di idrogeno a Rugao City, nella provincia di Jiangsu in Cina. Le stazioni per il rifornimento sono commissionate dall’organizzazione governativa China Energy Investment Group che si occupa di gestire i fondi per le aziende nel settore della mobilità sostenibile e delle rinnovabili, tra cui Shenhua New Energy. Nella zona, in forte espansione economica, si trova anche il più grande impianto eolico del Paese, il Jangsu Rudong, che può vantare una capacità energetica di 150 MegaWatt, prodotta da 50 turbine a elica istallate dai tedeschi di Siemens e dai giapponesi di Goldwin.

assurdamente difficili da costruire. D ora in poi dobbiamo dividere e vincere, per questo torno a dormire in fabbrica. Il business delle auto è l inferno . La produzione della Model 3 ha incontrato molteplici difficoltà e le previsioni che volevano la realizzazione di 5.000 auto a settimana entro il 2017 sono state clamorosamente smentite e progressivamente ridotte. Lo stesso Musk avrebbe in vita una lettera ai dipendenti pochi giorni fa invitandoli a dare il massimo per raggiungere le 2.000 unità a settimana, oltre il 50% di meno rispetto alle speranze.

Esperienza maturata Air Products, uno dei colossi della distribuzione di idrogeno nel mondo, ha già una significativa esperienza operativa in Cina. La compagnia di distribuzione della Pennsylvania, infatti, aveva già provveduto dieci anni fa alla fornitura di bus a idrogeno per le Olimpiadi di Pechino 2008, utilizzati poi anche in altri eventi successivi. Per promuovere lo sviluppo e la diffusione delle celle a combustibile (che converte l energia chimica del gas in energia elettrica che alimenta i veicoli) Air Product si è accordata anche con la National Alliance of Hydrogen and Fuel Cells, altra associazione statale cinese che si occupa di divulgare la tecnologia in diversi settori industriali.

Un “pesce” molto costoso Ad aumentare le preoccupazioni di Musk ci si è messa a reazione tutt altro che favorevole dei mercati azionari a un suo tweet del primo aprile in cui annunciava che: Nonostante intensi sforzi per raccogliere fondi, compresa una disperata vendita di uova di Pasqua, Tesla è andata totalmente in bancarotta . Uno scherzo, un pesce d aprile che però è costato alle azioni di Tesla uno scivolone del 5%. Se ci si aggiungono le conseguenze dell incidente in cui il 23 marzo un uomo ha perso la vita in California a bordo di una Model X mentre l auto viaggiava in modalità Autopilot , la primavera di Musk è iniziata decisamente sotto cattivi auspici. Forse per questo ha perso il sonno e deciso di passare la notte in fabbrica.

INNOVAZIONE

BUSINESS

L’idrogeno Tesla passa tra Usa e la “guerra” e Cina. dei dazi. VALERIO ANTONINI

PAOLO BORGOGNONE

■ DAir Product, società americana quotata in borsa che produce gas naturale, ha chiuso un accordo di collaborazione con i cinesi di Shenhua New Energy, industria statale specializzata in fonti di energia rinnovabili.

■ La guerra dei dazi lanciata dal Presidente degli Stati Uniti Donald Trump non sembra fermarsi. Anzi si inasprisce ogni giorno di più con dichiarazioni al peperoncino e lunghe liste di prodotti destinati a pagare, letteralmente, le conse-

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■ Waymo e Honda potrebbero presto annunciare un accordo - frutto di un corteggiamento iniziato nel 2016 - che porterebbe alla nascita di un veicolo a guida autonoma destinato al trasporto misto di cose e persone. L intesa tra il colosso giapponese e la società di Google sarebbe a un passo. Si tratterebbe del terzo accordo tra Waymo e una Casa auto, dopo quelli già operativi con Fca (prima) e Jaguar - Land Rover (dopo). A riferirlo al canale americano Bloomberg è stato direttamente il ceo di Waymo John Krafcik, il quale però preferisce ancora mantenere il condizionale sui particolari dell intesa.

guenze delle scelte politiche di Washington. Un piano che ha scatenato la reazione della Cina, primo Paese nel mirino di Trump, che a sua volta ha minacciato imposte sui prodotti americani. A farne le spese presto potrebbe essere - secondo un rapporto di Bloomberg - una delle eccellenze americane a cui il Presidente Usa tiene (o teneva) tanto, la Tesla. La società di Elon Musk è finita nel tritacarne delle possibili ritorsioni economiche dopo l ultima presa di posizione dell inquilino della Casa Bianca, un elenco di 1.300 prodotti cinesi sui quali Washington vorrebbe applicare un dazio del 25% e che include robot per le industrie e attrezzature per le telecomunicazioni. Export a rischio Da Pechino rispondono con altrettanta durezza, inserendo le auto elettriche tra i prodotti d importazione che potrebbero essere tassati. Se il provvedimento vedesse effettivamente la luce, Tesla - che nel 2017 ha venduto nel Paese asiatico 14.883 auto e che ha nella Cina il proprio principale mercato al di fuori degli States - sarebbe il costruttore Usa più penalizzato. Il motivo è presto detto: le altre Case che vendono in Cina, come General Motors e Ford, costruiscono in loco una gran parte se non tutte le auto che mettono in commercio. Lo stesso vale per i costruttori tedeschi ed europei in generale. Tesla, invece, non ha ancora una fabbrica cinese - è in trattativa con governo locale di Shanghai ma un accordo non sarebbe stato ancora siglato - e quindi può contare solo sull importazione, peraltro già colpita da un dazio al 25% che ha fatto schizzare i prezzi delle auto di Musk ben oltre la media.

BUSINESS

Waymo e Honda in autonomia. CARLO CIMINI

In arrivo a fine anno Waymo e Honda sarebbero pronti a costruire il loro veicolo driverless partendo da zero, piuttosto che modificare i modelli esistenti, come i californiani hanno già fatto sia con le Pacifica di Chrysler che le I-Pace di Jaguar sulle quali sono stati montati i sistemi di guida autonoma. Il prototipo prodotto con la Casa giapponese potrebbe essere più piccolo di un camion e avere a bordo tutta la tecnologia necessaria a muoversi senza conducente. L obiettivo sarebbe quello di iniziare a testare il veicolo sulle strade pubbliche entro la fine dell anno.

AUTO E MOTO

Isetta elettrica. PAOLO ODINZOV ■ C era una volta l Isetta, microscopica utilitaria prodotta inizialmente, tra il 1953 ed il 1956, dalla casa automobilistica italiana Iso di Bresso e poi su licenza dalla Bmw fino al 1962. Più volte si è vociferato su un suo possibile ritorno sulle strade, magari per opera del marchio tedesco, con l intenzione di proporre nel mercato una rivale della Smart. La cosa però fino ad oggi non si è mai concretizzata. Adesso l Isetta è pronta davvero a farsi rivedere scorrazzante in mezzo al traffico delle città. 6 Aprile 2018 ·

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■ Un ammiraglia in stile californiano tagliata su misura per il mercato Usa: cambia così la Kia K900 nella nuova generazione, presentata in anteprima a New York. La berlina coreana è stata riprogettata rispetto alla precedente: dal design, studiato in collaborazione con centro in stile americano della Casa di Irvine, alla meccanica resa ancora più performante. Aumentata in lunghezza e larghezza, la K900 adesso ha un taglio più dinamico della carrozzeria che segue nello stile i dettami del family feeling Gravity of Prestige , ideato dalla Kia per distinguere i modelli più grandi e lussuosi nella sua gamma. Distinta nel frontale dalla griglia Quadric Pattern Grille, composta da 176 elementi, impiega dei gruppi ottici anteriori e posteriori full led e dichiara fin da fuori l indole lussosa con le finiture Satin Chrome su paraurti e minigonne. La nuova Microlino A crearne una perfetta replica in chiave moderna sono stati gli svizzeri della Micro Mobility System di Küsnacht che hanno ideato la Microlino, ispirandosi proprio alla famosa automobile degli anni Cinquanta. Dalla celebre antenata la Microlino riprende in chiave moderna lo stile della carrozzeria, distinta dall unica portiera sul frontale per accedere all abitacolo a due posti, oltre alla architettura meccanica a tre ruote, due sull asse frontale e una sul posteriore, che permette di ridurne al minimo l ingombro premiando l agilità nella guida. Rimane inalterata sul modello proposto dal costruttore di Küsnacht anche l indole risparmiosa della Isetta che riusciva a percorrere 100 chilometri con soli 3 litri di miscela. Il motore elettrico può contare su 15 chilowatt ed è alimentato da una batteria agli ioni di litio da 14,4 chilowattora, in grado di ricaricarsi ad una normale presa di corrente in 4 ore. Tecnologia che le permette di raggiungere i 90 chilometri orari, scattando da 0 a 50 in 5 secondi, offrendo un autonomia fino a 215 chilometri.

L’abitacolo cambia colore Nell abitacolo, confezionato impiegando materiali pregiati come pelle legno e metallo, la nuova Kia K900 offre un sistema di illuminazione a led con 64 tinte create in collaborazione con il Pantone Color Institute. I sedili anteriori e posteriori elettrici dispongono di ventilazione fredda e calda, mentre il sistema d infotainment è interamente gestito con un display touch centrale da 12,3 pollici che può unirsi a un secondo display opzionale da 12,3 pollici davanti al guidatore e a un head-up display a colori. Sotto all elegante vestito la Kia K900 nasconde lo stesso V6 biturbo della Stinger da 3.3 litri e 365 cavalli abbinato al cambio, automatico a otto marce e alla trazione integrale con Torque Vectoring Control. Può essere equipaggiata con delle sospensioni a controllo elettronico e diversi sistemi di assistenza alla guida, compreso l Advanced Smart Cruise Control.

Una rivale per la Smart? Ai numeri di tutto rispetto, la Microlino unisce un prezzo competitivo, circa 12 mila euro, con cui verrà proposta dal prossimo anno anche in Italia dopo una pre-commercializzazione in Svizzera e Germania. Wim Ouboter che ne ha diretto la progettazione, già autore di mezzi per una mobilità alternativa come il Kickboard distribuito in oltre 80 paesi, scommette sul successo della nuova automobilina. Chissà che non abbia ragione visti i circa 200mila esemplari in cui è stata prodotta l Isetta originale, venduta anche in Usa. Smart è avvisata.

AUTO E MOTO

AUTO E MOTO

La Kia, ammiraglia californiana.

Volkswagen ricomprerà il diesel.

LUCA GAIETTA

PAOLO BORGOGNONE

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vrebbe essere giunto al termine. A dirlo in una intervista al quotidiano economico tedesco Handelsblatt è stato Gunnar Herrmann, a capo della sezione tedesca di Ford.

■ Anche il nuovo ministro dei trasporti tedesco Olaf Scholz - che ha confessato di essere proprietario di una vettura a gasolio - ha confermato pochi giorni fa che il governo di Berlino farà di tutto per scongiurare eventuali stop ai motori diesel nelle città. Volkswagen, per rassicurare i propri clienti sul mercato interno, ha lanciato una nuova iniziativa: chi comprerà un auto diesel nuova, se dovesse incappare in eventuali blocchi del traffico nella sua città, potrebbe chiedere di restituire la vettura, sostituendola con un mezzo non soggetto a restrizioni. Il programma voluto dalla Casa di Wolfsburg parte il primo di aprile e durerà almeno fino alla fine del 2018. La proposta è valida per tre anni. Spese in calo Recentemente Volkswagen ha confermato come la vicenda del dieselgate che l ha vista coinvolta sia costata alla Casa una cifra vicina ai 26 miliardi di euro, influendo anche sul margine operativo netto del 2017 che è stato comunque di 13,8 miliardi di euro. Nel corso dell ultimo anno, hanno confermato i vertici del costruttore a Berlino poche settimane fa, la spesa per aggiornare il software e ricomprare veicoli interessati dallo scandalo negli Usa ha superato i 3,2 miliardi di euro, in netto calo rispetto ai 6,4 miliardi del 2016.

Serve vendere di più Secondo il manager ci vorrebbero circa 15 mesi per riconvertire la struttura. Un impegno, anche economico, che però per essere fruttuoso dovrà essere accompagnato da un netto progresso nei numeri delle vendite delle auto a batteria. A oggi - ha specificato Hermann - le elettriche fanno guadagnare poco. Per rientrare della spesa necessaria alla riconversione dell impianto di Colonia servirà una decisa accelerazione del mercato. 30.000 o 40.000 vetture l anno non basteranno a coprire i costi . Anche per questo motivo Ford - che ha annunciato l intenzione di investire 5 miliardi di dollari per introdurre sul mercato entro il 2022 almeno 13 nuovi modelli elettrificati - chiede l aiuto delle autorità locali. Secondo Herrmann è necessario l intervento del governo della Renania: Lo stato può fare la sua parte, offrendo un aiuto anche sotto forma di incentivi all acquisto, che facilitino la transizione verso la mobilità elettrica . Berlino interviene Il nuovo governo federale tedesco appena insediatosi a Berlino ha in mente un suo piano per aiutare l industria in questo settore, attraverso uno sgravio fiscale dedicato ai possessori di vetture a batteria e la creazione di una rete di 100.000 colonnine di ricarica che si affiancheranno a quelle già presenti nel Paese. previsti incentivi anche per le aziende di car sharing che si dotino di una flotta a emissioni zero.

SMART MOBILITY

Ford, elettriche di Germania. REDAZIONE ■ Ford potrebbe iniziare la produzione di auto elettriche nella fabbrica di Colonia in Germania a partire dal 2023. Per allora il ciclo di vita delle Fiesta - realizzate appunto nell impianto della città della Renania settentrionale - do-

AUTO E MOTO

Morgan Aero GT, solo per pochi. PAOLO ODINZOV 6 Aprile 2018 ·

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zione. Per far trasformare in colonnina il lampione più vicino, basterà effettuare una semplice registrazione via web sul sito della municipalità e dimostrare di essere in possesso di una vettura elettrica o di averne ordinata una. Ampia copertura Per l’anno in corso sono già state ordinate 230 nuove prese per la ricarica da montare sulle strutture per l’illuminazione pubblica a Putney. L’obiettivo è ricaricare tramite i lampioni dalle 5.500 alle 10.000 auto a batteria entro il 2025. Nel giro di poco tempo l intera zona disporrà di almeno 380 lampioni dotati della stessa tecnologia. ■ Dopo la presentazione al Motor Show di Ginevra, Morgan ha avviato la commercializzazione della Aero GT: vettura con cui la Casa inglese termina la produzione della Aero 8, presso lo stabilimento di Pickersleigh Road, e che sarà realizzata in sole 8 unità. La Aero GT racchiude tutta l essenza sportiva del marchio di Malvern, ed ogni esemplare verrà costruito su misura secondo le esigenze del proprietario, discutendone le caratteristiche estetiche interne ed esterne direttamente con Jon Wells, responsabile del design di Morgan. La Morgan più estrema Sotto la carrozzeria, composta da pannelli ultraleggeri e provata digitalmente nelle forme tramite simulazione della fluidodinamica, la Morgan Aero GT monta lo stesso motore di origine Bmw della Aero 8. Un V8 della potenza di 365 cavalli, in grado di farle superare i 270 chilometri orari di velocità, accelerando da 0 a 100 in 4,5 secondi. Ogni Aero GT sarà equipaggiata con un cambio manuale e potrà contare per dare il massimo sulle strade e sulle piste anche su delle sospensioni regolabili ed altre dotazioni da racing tra cui numerose appendici per aumentarne il carico aerodinamico.

INNOVAZIONE

PAESE

Brescia l'elettrica. FRANCESCA NADIN

Londra, la ricarica col lampione. VALERIO ANTONINI ■ Ubitricity, azienda londinese che si occupa di infrastrutture sostenibili, ha consegnato i primi 15 lampioni pubblici modificati per essere trasformati in colonnine di ricarica per vetture elettriche. L esperimento si svolge a Putney, nella zona meridionale della capitale inglese. I residenti del quartiere a sud-ovest di Londra potranno richiedere di installare gratuitamente il servizio anche sul palo della luce posizionato davanti la propria abita12

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■ Il progetto si chiama e-Mopoli (electro Mobility as driver to support policy instruments for sustainable mobility), è finanziato dall Europa ed ha come capofila la Provincia di Brescia che dovrà mettere a punto un programma per la mobilità a zero emissioni insieme ad altre 7 regioni di Paesi Ue.


Obiettivo, zero emissioni Le nazioni coinvolte, oltre all Italia, sono Slovenia, Grecia, Belgio, Finlandia, Norvegia, Romania e Lettonia. Per il nostro Paese, partecipa ai lavori anche la Calabria. Il progetto fa parte di un più ampio programma comunitario, Interreg 2020, per lo sviluppo di modelli di mobilità elettrica e, in generale, per la diffusione dei carburanti alternativi e a ridotte emissioni di CO2. Gli interventi sui quali dovranno concentrarsi gli amministratori pubblici dei Paesi coinvolti è individuare e realizzare misure concrete, incentivi compresi, per promuovere uso e diffusione dei veicoli a batteria e delle relative infrastrutture di ricarica, per l acquisto di mezzi pubblici ecologici, per limitare la circolazione delle auto private e dei mezzi per la distribuzione urbana delle merci più inquinanti. Si tratta di obiettivi che, a loro volta, rientrano nella strategia dell Agenda digitale della provincia di Brescia per migliorare la vivibilità, la salute e la sicurezza dei propri cittadini.

PAESE

Il Telepass europeo. ANDREA CAULI

Sostituisce il ticket al parcheggio Sarà possibile utilizzarlo anche per pagare oltre 400 parcheggi nelle principali città europee, come, ad esempio: Roma, Torino, Firenze, Napoli, Parigi, Madrid e Barcellona. Telepass è una società del Gruppo Atlantia, nel nostro Paese conta 6,2 milioni di clienti, di cui oltre 400.000 mezzi pesanti e 140.000 che già dispongono del servizio di pagamento all’estero.

SPORT

Motorsport, l’e-cup con Smart elettriche. REDAZIONE ■ Piccole ed elettriche. E anche sportive. Paradigmi destinati a cadere. L’occasione è il 14 aprile quando a Roma andrà in scena la prima gara italiana del campionato di Formula E. Ed è nelle strade del quartiere Eur, sede della sfida tra le monoposto elettriche, che sarà presentato anche il trofeo Smart EQ fortwo e-cup. Cinque prove e 16 Smart La stagione si svolgerà in cinque prove e prenderà il via il prossimo 8 e 9 giugno su un tracciato cittadino a Torino. Poi toccherà al circuito di Misano (24 e 25 giugno), in strada a Milano (21 e 22 luglio) e di nuovo in circuito a Vallelunga (15 e 16 settembre) e al Mugello (27 e 28 ottobre). A contendersi la vittoria finale saranno 16 Smart elettriche, opportunamente modificate in assetto Race seguendo gli standard di sicurezza imposti da ACI Sport e FIA. Alla competizione possono partecipare anche i giovani a partire da 16 anni, un modo per avvicinare i ragazzi al motorsport.

■ Viaggiare in auto per l Europa senza fermarsi ai caselli? Ora è possibile grazie al Telepass europeo (che segue il Telepass Eu, lanciato lo scorso anno e riservato ai Tir), unico sistema che consente di pagare il pedaggio sulle autostrade. Frutto dell interoperabilità di Telepass e sistemi simili, coinvolge 4 Paesi: Italia, Francia, Spagna e Portogallo, in futuro anche Germania e Ungheria. Per accedere al nuovo servizio è sufficiente sottoscrivere un contratto Family presso un Punto Blu, o, se si è già clienti, richiederne l’attivazione e sostituire il proprio dispositivo. Dopo una prima fase di avvio sarà possibile utilizzare anche il sito www.telepass.com. Il servizio è pay per use: 6 euro per l’attivazione, più un addebito di 2,40 euro nei mesi in cui si superano i confini nazionali. L’importo dei pedaggi è fatturato sul proprio conto corrente con le stesse modalità di quello italiano. 6 Aprile 2018 ·

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LIFESTYLE

Christopher Walken: guidare mi innervosisce. GIUSEPPE CESARO

■ “Posso confessarti una cosa, Alvy? Te lo dico perché penso che, come artista, tu mi puoi capire. A volte, di notte, sulla strada, quando guido, vedo due fari che vengono verso di me. Veloci. Allora mi prende questo impulso improvviso di girare il volante e puntare l’auto che mi viene incontro. M’immagino l’esplosione, il frastuono dei vetri che vanno in frantumi, le fiamme che divampano dalla benzina che scorre sull’asfalto…”. “Certo. Beh… devo… devo andare adesso, Duane, devo tornare sul pianeta Terra”. È uno dei dialoghi-simbolo di “Io e Annie” (1977: 4 Oscar su 5 nomination): Alvy è Woody Allen (regista, sceneggiatore e protagonista del film) e Duane è Christopher Walken, alla sua sesta pellicola, la prima che lo imporrà all’attenzione di pubblico e critica. Assolutamente da non perdere, nella scena successiva, l’espressione contrita e spaventata di Alvy/Allen, mentre Duane/Walken accompagna lui e Annie (Diane Keaton) all’aeroporto, di notte e sotto la pioggia, con la sua Porsche 911 E Targa. Più cattivo di così Nato a New York il 31 marzo 1943, Walken spegne oggi 75 candeline. Alle sue spalle, 114 film in 52 anni di carriera, con una ragguardevole serie di pellicole cult nelle quali ha dato vita ad alcuni tra i cattivi più cattivi della storia del cinema. Impossibile dimenticare performance come “Il cacciatore” (1978: 5 Oscar su 9 nomination, con Walken premiato come 14

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‘migliore attore non protagonista’), “La zona morta” (1983), “King of New York” (1990), l’esilarante monologo-cult di “Pulp Fiction” (1994: 1 Oscar su 7 nomination), “Man on Fire” (2004) o “Prova a prendermi” (2002): 2 nomination agli Oscar, tra cui quella di Walken, ancora una volta come ‘migliore attore non protagonista’. Nel palmares, 3 tra i premi cinematografici più prestigiosi su 11 nomination (all’Oscar si aggiungono 1 Bafta e 1 Screen Actors Guild Award) e 8 tra i premi teatrali importanti. Anche qui le nomination sono 11. Fino ad oggi, naturalmente. Treno merci Figlio di Paul Wälken – immigrato tedesco che gestisce un panificio/pasticceria nel Queens (“A sedici anni, appena presa la patente – ricorda - ho cominciato a consegnare i suoi dolci a domicilio”) – e di Rosalie Russell, di origini scozzesi, appassionata di musical e teatro (è lei ad avviare i figli a scuola di ballo e recitazione, nella speranza che abbiano quel futuro nel mondo dello spettacolo che le è sfuggito), il nostro eroe si chiama, in realtà, Ronald. Cambierà nome all’inizio della carriera, quando si esibisce nei nightclub come ballerino e una delle ragazze dello show gli dice che preferisce chiamarlo Christopher. “Fico, ho pensato – racconta – anche se oggi preferirei aver scelto un nome più corto: ogni volta che lo vedo stampato, mi ricorda un treno merci”.


Ballerino nato Quello per il ballo è un autentico talento. Ne dubitate? Date un’occhiata al suo strip-tease sulle note di “Let’s Misbehave”, in “Spiccioli dal cielo”, 1981 o al video di “Weapon of Choice” di Fatboy Slim (2001), per il quale ha curato anche le coreografie, vincendo addirittura un MTV Video Music Award. La verità è che, anche se pochi lo ricordano – forse perché il suo sguardo spiritato e la maestria in ruoli da cattivo-psicopatico hanno fatto passare tutto il resto in secondo piano – le scene di ballo hanno accompagnato tutta la carriera cinematografica di Walken (che ha studiato al “Washington Dance Studio”): dal seduttore di “Roseland” (1977), all’irresistibile duetto con John Travolta in “Hairspray” (2007) a “The Power of Few” (2013). L’inconfondibile (e fedelissimo) ciuffo di capelli, invece, gli è stato ispirato da Elvis Presley. Christopher ha 15 anni, una ragazza gli mostra una foto del Re e lui impazzisce. Sembrava un dio greco – ricorda. L ho visto in tv e mi è piaciuto tutto di lui . Da allora, non ha più cambiato taglio di capelli, e il suo ciuffo è diventato un vero e proprio trademark . Talenti e fobie La sorpresa più grande, però, non è il talento per il ballo: sono le sue paure. L’interprete di tanti personaggi che hanno tolto il sonno a generazioni di fan, infatti, è in realtà un tranquillo uomo di casa, pieno di singolari fobie. “Non ho paure di tipo psicologico – spiega – ma di tipo fisico”. Non gli piace trovarsi in mezzo alla folla, non va in aeroporto (prende l’aereo solo quando il suo lavoro lo costringe a farlo, ndr.), non sa nuotare bene, odia le pistole (“Sono fuori controllo e presto non potremo più andare al cinema senza passare per un metal detector”) e ha paura dei cavalli. “Il fatto è che non riesco a mantenere il controllo della situazione. Ogni volta che devo salire a cavallo, mi dicono ‘Devi prendere il controllo del cavallo: lui sente la tua autorità’. Non se ne parla, rispondo: i cavalli non hanno alcun rispetto per me. Appena monto in sella, scappano via al galoppo!” Né Los Angeles né Londra Stesso problema, a quanto pare, con i cavalli-vapore. “Guidare? Al massimo posso arrivare fino all’edicola più vicina, la domenica mattina. E questa è davvero tutto la guida per la quale mi sento preparato”. Non vivrebbe mai a Los Angeles. “Gli automobilisti – dice - sono pazzi e le freeway, troppo pericolose”. Per non parlare, poi, della guida a destra. A Londra, se può, evita persino di uscire dall’albergo. “Mi sembra di rischiare la vita ogni volta che devo attraversare la strada – confessa - è una cosa che non ha niente a che fare con gli automobilisti inglesi: sono io che sono strutturalmente incapace di guardare nella direzione giusta.” Meglio un autista Walken sostiene che tutte queste fobie derivano dal fatto che è cresciuto a New York. “Non so guidare in mezzo al traffico: mi rende troppo nervoso”. Ma a chi gli fa notare che un sacco di gente di New York non ha alcun problema a guidare sulle freeway di Los Angeles, risponde che il suo problema è che non è in grado di mantenere il controllo. L’avreste mai detto di un tipo che, sullo schermo, non ha mai paura e che, al contrario, mette paura a tutti gli altri? “La verità è che non sono tipo da auto, anche se mi rendo conto che un’auto veramente bella ha il suo perché”. Morale: non ama guidare e preferisce affidarsi a un autista.

O un passaggio Né è improbabile che accetti un passaggio. Anzi. Qualche anno fa, due ragazzi scorgono Walken in piena Columbus Avenue, nell’Upper West Side (un quartiere della zona nord di Manhattan, che unisce Central Park al Hudson), mentre si sbraccia nel tentativo di fermare un taxi. Accostano: “Siamo fan: vuoi un passaggio?”. Lui ringrazia e accetta. “Non vorrei portarvi troppo fuori strada, ragazzi – dice, con fare gentile. Sto andando in centro: potete lasciarmi dove vi fa più comodo”. “C’era un po’ di traffico – ha raccontato ai giornali uno dei ragazzi – e abbiamo avuto tempo di parlare. Abbiamo parlato di cinema e di recitazione e ci ha dato anche qualche buon consiglio. Alla fine, quando siamo arrivati a destinazione, non ha voluto scendere subito. Prima abbiamo finito la nostra chiacchierata, poi è sceso, ringraziandoci ancora”. Uomo di casa “Non guido”, confessa. E, se gli chiedete, come fa con la vita di tutti i giorni, risponde sorridendo: “Passo molto tempo a casa” (a Wilton, Connecticut, una cittadina che non arriva a 20mila abitanti). Fuori dallo schermo, il supercattivo dallo sguardo intriso di follia, è una persona assolutamente normale. Fin troppo. Ordinario, prevedibile, tradizionalista. “Faccio sempre le stesse cose. E sempre nello stesso ordine: mi sveglio alla stessa ora, mi faccio il caffè, un po’ di esercizio fisico sul tapisroulant e poi comincio a studiare il copione. Nel frattempo, mi preparo qualcosa da mangiare. Amo cucinare. Sono un grande fan della dieta mediterranea. Adoro gli spaghetti. E adoro cucinarli. Fosse per me, mangerei spaghetti tutti i giorni”. Una station wagon “Mi piace stare a casa, risparmiare e mantenere le cose pulite. Sono sposato da quasi 50 anni con la stessa donna” (Georgianne Leigh Thon, premiata direttrice di cast, conosciuta negli anni 60: la coppia non ha figli, ndr.). Niente hobby, sport, viaggi, a parte quelli di lavoro; niente computer, niente cellulare. Cos’ha? “Due case, dei gatti e una station wagon”. Alla faccia di chi, sulla rete, gli attribuisce tre o quattro supercar da sogno da diversi milioni di dollari l’una. Ritirarsi? Non ci pensa nemmeno. “Gli attori - spiega - sono come gli atleti: non vanno in pensione: li mandano in pensione”. Ha ragione. De resto, che senso avrebbe ritirarsi? Più ritirato di così.

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Supplemento settimanale a l’Automobile Pubblicazione online - Reg. Tribunale di Roma n. 24/2016 del 09/03/16 Iscrizione R.O.C. n. 14674 - ISSN 2499-670X Direttore Responsabile Alessandro Marchetti Tricamo Redazione via Solferino, 32 - 00185 Roma tel. 06.45406719 • fax 06.49982874-2829 www.lautomobile.it • redazione@lautomobile.it • segreteria@lautomobile.it @lautomobile_ACI

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Il destino di Detroit.

Nuova serie • Anno 3 • Numero 15 • Febbraio 2018 • €3,00

Spedizione Poste Italiane Spa - Postatarget Magazine. Pubblicazione Mensile. Data P.I. 27/01/2018

INNOVAZIONE I MOTORI I LIFESTYLE

Anno 120°

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Dalla bancarotta alla rinascita, la Motown delle tre Big dell’auto riparte. Guardando oltre blues dolenti e note da sballo alla Marvin Gaye.

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...dal nostro mensile PUBBLICATO SUL NUMERO 15 - FEBBRAIO 2018

GIUSEPPE CESARO ■ Uno degli errori più gravi che l’essere umano commette è ritenere il presente eterno e lo status quo immutabile. Eppure, già dall’antichità, qualcuno spiegava che la realtà è divenire. “Tutto scorre”, scriveva. Detroit sembrava averlo dimenticato. È singolare per la capitale mondiale di una delle anime più strabilianti di tale scorrere: l’automobile. Tant’è. Da “Città dei motori” a città dei dolori. Un destino ironicamente simile a quello di un quattro tempi: aspirazione (l’impressionante spinta al benessere impressa dalle “Big Three”), compressione (crisi petrolifera, concorrenza asiatica, bol-

la dei subprime), scoppio (fallimento di Chrysler e Gm, salvate dai miliardi di Bush e Obama) e scarico: quasi 20 miliardi di debito e rating spazzatura. Morale: la “Parigi del Nord America” diventa nel 2013 la più grande città statunitense a dichiarare bancarotta. Un disastro al quale non sembrano estranee leadership manageriali e politiche incapaci di affrontare mutamenti economici evidenti da decenni. Non si è mai arresa Fedele al suo motto – “Speramus Meliora, Resurget Cineribus” (speriamo in tempi migliori, risorgerà dalle ceneri) – Detroit, però, non si è arresa.

E, dopo una delle stagioni più buie della sua storia – quarta città Usa nel 1950, con 1,85 milioni di abitanti, oggi 23esima con 670mila abitanti – sembra in via di riabilitazione. “Buoni progressi, molto lavoro da fare”, sintetizza il sindaco Mike Duggan. Mentre c’è già chi la definisce “Comeback City” (città tornata in auge). Investimenti miliardari, disoccupazione in caduta libera (28,3% nel 2009, 8,3% oggi), nuove tecnologie, immobili e manifattura che tornano a tirare, stop all’emorragia demografica. Detroit sta perdendo l’inquietante status di città fantasma, buona solo come set di film apocalittici. Le meraviglie di un Salone come il North American International Auto Show, però, non devono ingannare: restano da superare grandi ostacoli. C’è una città da ricostruire, fra migliaia di case abbandonate, saccheggiate, occupate abusivamente o trasformate in discariche. Una economia da ristrutturare, dato che in periferia ci sono salari anche di un quinto rispetto a quelli percepiti in centro secondo Forbes, e un ordine sociale da ristabilire, con interi quartieri dove è ancora emergenza violenza. Che musica farà? La strada, dunque, è lunga. Difficilmente l’auto che farà l’andatura partirà da qui. Il suo avvenire, ormai, sembra si decida 4 mila chilometri più a ovest, al sole della Silicon Valley, dove marchi come Google, Apple, Uber, Intel o Tesla stanno rivoluzionando non solo auto e mobilità, ma anche lavoro, socialità, tempo libero e immaginario. La domanda è: le “Big Three” terranno il passo o passeranno lo scettro? E cosa ne sarà dell’altra metà dell’anima di questa città simbolo, la musica? Si chiuderà in un blues sempre melanconico e dolente o tornerà a trasmettere l’irrefrenabile voglia di ballare di stelle del firmamento “Motown” come Michael Jackson, Marvin Gaye, Stevie Wonder, Diana Ross, Smokey Robinson, Temptations e Four Tops? Febbraio Febbraio2018 2018| |

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FUORIGIOCO

Il ritorno dell’America. VALERIO BERRUTI*

■ Stavolta l’auto ha trovato davvero l’America. O meglio, ha ritrovato il successo del passato a stelle e strisce. La forza della super produzione e delle idee, proprio come prima della grande crisi in terra Usa. Oggi tutto è ripartito (o quasi) al di là dell’Oceano e quindi anche l’auto è di nuovo con il vento in poppa. Che significa ritorno agli utili per i grandi gruppi, record di vendite e soprattutto investimenti. È l’America della Silicon Valley che sta diventando padrona di tutte le tecnologie, a cominciare da quelle automobilistiche. L’America di Google, Apple e Uber che un po’ tutti temono e invidiano. È di nuovo l’America dei Saloni automobilistici che appena qualche anno fa sembravano destinati al fallimento, quando Detroit era in crisi profonda, General Motors sull’orlo del disastro finanziario e Chrysler in attesa di un acquirente. Sappiamo come è andata a finire ma forse nessuno (o pochi) immaginavano una ripresa così veloce. I grandi costruttori sono tornati in forza al Cobo Center di Detroit. E non solo le famose “Big Three”. Sono tornati i giapponesi, i tedeschi e i grandi gruppi tecnologici. In nome dell’innovazione e soprattutto del business del futuro

che si chiama “driverless car”, l’auto che non avrà più bisogno dell’uomo (sempre che l’uomo avrà poi bisogno di lei). Perché la mobilità del futuro è un settore che fa gola a tutti, in grado di muovere 5 migliaia di miliardi di dollari l’anno. E in America i soldi sono bravissimi a farli fruttare. Basta guardare Tesla, Casa californiana fondata da Elon Musk nel 2003 che fin dall’inizio ha puntato sull’auto elettrica di lusso: solo centomila vetture vendute quest’anno (grazie soprattutto al suv Model X) ma una capitalizzazione borsistica che ha superato quella di gruppi che producono dieci milioni di vetture l’anno. In America può accadere questo ed altro. Si vendono l’idea, il futuro, l’innovazione più spinta e se ne raccolgono i frutti prima che cadano (se cadranno) dall’albero. Promesse a cui gli americani credono, nonostante i guai di produzione della Model 3, l’auto con cui Tesla tenta il salto dei volumi con un obiettivo di vendite di 500.000 unità, annunciato entro il 2018 ma già rimandato a nuova data. Difficoltà che non fermano certo il visionario Elon Musk che anzi, messo alle strette, ha rilanciato con un Tir elettrico da 800 chilometri di autonomia atteso per il

2019. La Borsa ci crede, gli americani pure. Nel dubbio, meglio stargli vicino. D’altronde la tendenza è questa. Si chiama auto elettrica, connessa ed autonoma. E in nessun posto meglio degli Usa può nascere un veicolo del genere. Culla di tendenze, mode e manie che hanno fatto la storia. Così, per rimanere in tema automobilistico, non è proprio in America che sono nati i suv? E non sono proprio loro in cima a tutte le classifiche di vendita del pianeta? Ora sono diventati più piccoli, si sono trasformati in crossover ma l’idea, il timbro, la tendenza sono tutti nati negli States. Proprio come l’auto in leasing, o mezza auto come qualcuno l’aveva soprannominata. Il passaggio dalla proprietà all’uso, tanto di moda ora in Europa, è roba vecchia per gli americani, abituati da tempo a fare i conti con l’auto in termini di “rata mensile”. In fondo perché comprarla se basta soltanto averla a disposizione? Oggi la pensano così in tanti ed è stato proprio in America che ci hanno pensato per primi. Qualcosa dovrà pur significare. * Responsabile automotori del quotidiano la Repubblica

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