l'Automobile Week 52

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INNOVAZIONE I MOTORI I LIFESTYLE

Settimanale digitale • Anno 2 • Numero 52 • 7/9/2018

Supplemento settimanale a l’Automobile.

Omologhiamoci

EDOARDO NASTRI ■ L’entrata in vigore in Europa dal 1 settembre dei nuovi criteri di omologazione Wltp (Worldwide harmonized Light vehicles Test Procedure) ha creato un piccolo terremoto. Parecchie Case, di fronte al nuovo ciclo, si sono fatte trovare non pronte, con possibili ricadute sulle vendite nei prossimi mesi. Alcuni costruttori hanno addirittura dovuto fermare la produzione per non sovraccaricare i piazzali già colmi di vetture in stock in attesa di omologazione, altri ne hanno dovuti affittare di nuovi. Qualcuno ha fatto bene i “compiti

a casa” e si è fatto trovare pronto già prima dell’estate, con tutta la gamma in linea con i criteri sanciti dalla Unione europea. A livello generale in ogni caso si è registrata ad agosto una “corsa all’ultima targa” per immatricolare vetture con la vecchia normativa che ha avuto effetti diretti sui mercati. L’introduzione del nuovo ciclo d’omologazione Wltp ha infatti spinto a doppia cifra i volumi nel vecchio continente: in Spagna le vendite sono cresciute del 48,7%, in Francia del 40%, in Germania 24,7% e in Gran Bretagna 23,1%. L’Italia si è fermata a “solo” un +9,3%. Il motivo? Lo scoprirete in queste pagine.


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· 29 Giugno 2018


INNOVAZIONE

Wltp e auto nuove, 5 cose da sapere. EDOARDO NASTRI

■ La procedura di omologazione delle auto nuove – il Worldwide Harmonized Light-Duty Vehicles Test Procedure o Wltp – è cambiata dall’1 settembre. Con la nuova norma è stata introdotta una differente e univoca modalità di misurazione di consumi e delle emissioni. Il radicale cambiamento di rotta obbliga i costruttori a uniformarsi alla nuova procedura, pena l’impossibilità di immettere le vetture sul mercato. Ecco in cinque punti le novità della normativa e le sue prime conseguenze. 1) Misurazioni credibili L’obiettivo è prendere in considerazione un comportamento di marcia che si avvicini il più possibile alle condizioni reali di utilizzo quotidiano di una vettura, per misurare ed illustrare in modo realistico i consumi e le emissioni. Ora i motori faranno più strada durante i test, a una maggiore velocità e in ambienti differenziati. 2) Tempo e velocità Il nuovo metodo Wltp prevede specifiche di controllo più restrittive rispetto al vecchio Nedc. È aumentato il tempo della durata dei test, che ora è di mezz’ora contro 20 minuti, mentre al motore vengono richieste maggiori prestazioni. I chilometri da percorrere in 1.800 secondi sono adesso 23, per una velocità media di 46,5 chilometri all’ora e una massima di 131. Durante le prove la percentuale di stop – cioè i momenti in cui l’auto è ferma col motore acceso – deve essere pari al 13,4%. Un’altra novità consiste nella rilevanza degli equipaggiamenti optional che entrano a far parte del calcolo totale: le vetture con più dotazioni produrranno maggiori emissioni.

3) Test anche in strada I test Wltp si svolgono in laboratorio. Tuttavia l’Unione Europea ha previsto, in aggiunta, che una parte venga effettuata su strada, per rendere ancora più realistici e precisi i risultati. La procedura, che per il momento rileva solo ossidi di azoto e particolato, prende il nome di Rde, Real Driving Emission, e può essere svolta in qualsiasi area rispettando una serie di parametri legati alla tipologia del percorso, all’altitudine e alle procedure di guida. I dispositivi portatili per la misurazione dei dati in fase Rde si chiamano Pems (Portable Emissions Measurement Systems) e si agganciano al posteriore dell’auto testata. 4) La prova per le ibride Per le ibride, il nuovo ciclo di omologazione viene effettuato sia in modalità normale che in quella per il mantenimento della ricarica. Per le plug-in è previsto un ciclo bifase dedicato alla guida urbana e a media velocità, i cui risultati vengono comunicati separatamente. La vettura parte a batteria completamente carica e il primo ciclo viene ripetuto fino all’esaurimento. Nella seconda fase, l’energia motrice proviene esclusivamente dal motore a combustione e dalla frenata rigenerativa. Il valore delle emissioni è quindi calcolato come il rapporto tra range elettrico e autonomia totale. 5) Alcuni costruttori nei guai Il Wltp sta dando non pochi problemi ai costruttori, soprattutto a quelli partiti in ritardo e a quelli che offrono una gamma molto ampia di prodotti. In alcuni casi, il tutto si sta ripercuotendo sui tempi di consegna che si allungano a dismisura, rallentando di conseguenza le vendite. 7 Settembre 2018 ·

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BUSINESS

Mercato agosto 2018, boom misterioso. GIOVANNI BARBERO

previsto. Un evento anomalo che può essere spiegato con la mancanza di un corretto recepimento della portata della nuova normativa. Cosa bolle in pentola “Sembra che la necessità di immatricolare vetture prima dell’avvento del nuovo ciclo di omologazione Wltp non sia stata recepita correttamente in Italia”, ci spiega Salvatore Saladino, Country Manager di Dataforce Italia. Alla base di questo ci sarebbero varie ipotesi abbozzabili. “Non bisogna escludere che sia mancata un’adeguata formazione da parte delle Case alla rete di vendita, oppure che stia bollendo in pentola una qualche deroga alla normativa Wltp di cui però non si è avuta ancora nessuna notizia”.

INNOVAZIONE

Wltp, deroghe in Italia. EDOARDO NASTRI

■ I numeri del mercato di agosto riportano un anomalo aumento esponenziale delle immatricolazioni. Un vero è proprio boom, spiegabile con l’entrata in vigore dal primo settembre del nuovo sistema europeo di omologazione Wltp. Chi più chi meno In Francia il mese scorso le immatricolazioni sono salite del 40%, con le Case automobilistiche transalpine che registrano una crescita esuberante, +22,7% per PSA e +52,4% per Renault. Stessa storia, o quasi, in Germania, dove il mercato complessivo segna un ottimo +24,7%, pari a 316.405 vetture immatricolate nuove. La musica non cambia in Spagna (+48,7%) né in Gran Bretagna (+23,1%). La spada di Damocle del 1 settembre, giorno dell’entrata in vigore della nuova procedura d’omologazione, pende sulla testa dei costruttori che hanno accumulato interi stock di auto nei piazzali impossibili da immatricolare con le nuove regole. La conseguenza è stata una “corsa alla targa” generale per immatricolare le ultime vetture con il vecchio sistema e rivenderle successivamente attraverso il trucco delle Km0. In Italia E l’Italia? Non ci si può certo lamentare di un +9,3%, ma di fronte alla lievitazione delle immatricolazioni dei nostri vicini di casa, la crescita italiana rischia di apparire quantomeno timida. In particolare è da evidenziare il sorpasso della Renault Clio sulla Fiat Panda che ha permesso alla piccola francese di conquistare il gradino più alto del podio. Il costruttore italiano ha immatricolato molte meno vetture del 4

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· 7 Settembre 2018

■ È stata accordata in Italia una deroga per l’immatricolazione dei veicoli secondo la nuova normativa Wltp, in vigore dal 1 settembre 2018. L’immatricolazione in deroga è stata richiesta al Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti da alcuni singoli costruttori secondo uno dei criteri previsti dalla direttiva 2007/46/CE. Due criteri Il permesso di immatricolare le vetture non seguendo l’attuale procedura – senza sottoporre quindi i veicoli al nuovo ciclo Wltp – è valido per 12 mesi per i veicoli completi e per 18 mesi per i veicoli completati e si esercita secondo due criteri. Il primo è un criterio percentuale: il numero massimo di veicoli non può superare il 10% dell’immatricolato dell’anno precedente per veicoli appartenenti alla categoria M1 (per il trasporto di persone, aventi al massimo otto posti a sedere oltre al sedile del conducente) e il 30% per tutte le altre categorie. Il secondo è il criterio del certificato di conformità,


secondo cui il numero massimo di veicoli immatricolabili con la vecchia procedura è limitato a quelli muniti di C.O.C. rimasto valido almeno 3 mesi antecedenti il 31 agosto 2018. Il C.O.C. è una dichiarazione del costruttore in cui si attesta che il veicolo è conforme al dato tipo omologato. Il certificato di conformità non può essere rilasciato a un veicolo che non dispone di un’omologazione europea (CE). I marchi coinvolti Alla corte della deroga non manca praticamente nessuno. Sono infatti ben 78 i costruttori che hanno proposto l’eccezione, esercitata in Italia attraverso diversi mandatari. Tra le Case degne di nota abbiamo: Audi, Bmw, Fca Group, Ford, Jaguar Land Rover, Hyundai, Mercedes-Benz, Volkswagen, Suzuki, Subaru, Toyota e molte altre. Mistero risolto La deroga spiegherebbe la tiepida crescita, se confrontata con gli altri paesi europei, delle immatricolazioni italiane di agosto (+9,3%).

INNOVAZIONE

Omologazioni, Volkswagen pronta solo a metà. GIOVANNI BARBERO

pronta entro la fine di settembre. Tutto questo provocherà un rallentamento notevole delle consegne per i mesi di settembre e ottobre, si parla di 250mila veicoli, “ma ci aspettiamo un grande incremento per il mese di dicembre e comunque prima della fine dell’anno”, ha precisato Zahn. Traffico ai banchi prova Alla Volkswagen sono all’opera per cercare di recuperare il ritardo. Durante le ultime settimane infatti i banchi di prova della casa di Wolfsburg stanno lavorando su tre turni senza pause intermedie. La “coda” ai banchi prova è anche provocata dai richiami figli del Dieselgate che affollano le officine Volkswagen ormai da qualche anno. Da luglio il brand tedesco ha affittato nuovi piazzali per poter parcheggiare tutte le vetture già prodotte, in attesa di collaudo per poter essere commercializzate. Ripercussioni economiche Tutto questo non può che avere delle ripercussioni economiche negative. Il Wall Street Journal stima infatti una possibile flessione dei profitti, causata dal ritardo nelle omologazioni, pari a un miliardo di euro. Gli analisti di Evercore Isi confermano l’ipotesi di un meno 2% nel terzo trimestre 2018, ma credono che la situazione finanziaria del marchio sia sotto controllo anche grazie al fatto che il costruttore tedesco non ha attuato ultimamente forti sconti promozionali di vendita. Lunghe vacanze Il brand tedesco ha annunciato di aver programmato la chiusura – per alcuni giorni di agosto e settembre – delle fabbriche per adeguare alcuni modelli ai nuovi standard Wltp. Le chiusure straordinarie riguardano anche gli stabilimenti di Zwickau e Emden, dove vengono prodotte rispettivamente la Golf e la Passat. La decisione non è stata accolta di buon grado dai sindacati: “I nostri colleghi di produzione non sono responsabili di questa situazione e non consentiremo che questo carico sia sostenuto solo dalla forza lavoro”, aveva detto prima dell’estate Bernd Osterloh responsabile del lavoro di Volkswagen.

INNOVAZIONE

■ Il colosso tedesco è riuscito a completare il collaudo secondo il nuovo ciclo di omologazione Wltp solo per 7 delle 14 famiglie di modelli della gamma in Germania. Tra queste, manca clamorosamente all’appello anche la bestseller Golf che, secondo quanto riferito alla Reuters da Thomas Zahn, capo delle vendite Volkswagen, dovrebbe essere

Test Wltp, 200 Bmw promosse. SERGIO BENVENUTI ■ La maggior parte dei veicoli Bmw ha terminato la procedura di adeguamento ai nuovi test di omologazione 7 Settembre 2018 ·

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Wltp (Worldwide harmonized Light vehicles Test Procedure) e, secondo quanto riferito dal costruttore, oltre 200 modelli – anche della gamma Mini – sono risultati idonei. Sempre secondo i tecnici bavaresi, quasi tutte le vetture sono già in grado di soddisfare anche i requisiti sulle emissioni Euro 6d-Temp, obbligatori a partire dal 1 settembre 2019. Nuovi requisiti I modelli Bmw con motorizzazione benzina, diesel e ibridi plug-in – disponibili per l’ordine in Europa – vengono ora equipaggiati di serie con un filtro antiparticolato e sono dotati di un sistema di trattamento delle emissioni che comprende un catalizzatore ad accumulo di ossidi di azoto e un catalizzatore Scr (Selective Catalytic Reduction), per soddisfare i nuovi requisiti di legge. “Siamo ora in grado di offrire ai nostri clienti in Europa una vasta gamma di modelli che non solo hanno una immatricolazione di tipo Wltp ma che soddisfano già lo standard di emissioni Euro 6d-TEMP”, ha affermato Pieter Nota, membro del consiglio di amministrazione di Bmw, responsabile delle vendite del marchio tedesco. Fino al 30 settembre 2018 i proprietari delle vetture con alimentazione diesel Euro 4 (o inferiori), potranno beneficiare di un bonus ambientale di 2.000 euro a fronte dell’acquisto di una nuova Bmw i, o un modello ibrido plugin o un veicolo Euro 6 del brand con emissioni di co2 fino a 150 grammi al chilometro (dati Nedc).

INNOVAZIONE

vetture del gruppo Psa hanno adottato nel tempo alcuni dispositivi, come la Scr introdotta nel 2013 su tutti i motori diesel e, più di recente, il Gpf sui motori benzina a iniezione diretta. Questi sistemi hanno permesso al costruttore di arrivare al primo settembre, giorno in cui sono scattati i nuovi obblighi, con tutta la flotta pronta e omologata. “Le nostre scelte tecnologiche per trattare le emissioni inquinanti ci permettono di rispettare i tempi e di proporre ai clienti veicoli rispettosi dell’ambiente”, ha detto Gilles Le Borgne, Direttore della qualità e dell’ingegneria di Groupe Psa. Valutazioni volontarie Il prossimo passo sarà la conformità con la norma Euro 6dTemp, obbligatoria a partire da settembre 2019, che prenderà in considerazione anche le emissioni inquinanti (NOx, Pn) misurate in condizioni di guida reali su strade pubbliche seguendo il ciclo Rde. Il gruppo Psa sembra avere una particolare sintonia coi nuovi criteri d’omologazione. Già a inizio 2018 infatti aveva spontaneamente resi pubblici i primi risultati, ottenuti su 5 veicoli Peugeot, Citroën e DS Euro6.d- Temp, misurati in condizioni di guida reali. I dati forniti hanno come riferimento un protocollo di valutazione stabilito nel 2015 da Psa stessa in associazione con due Ong, Transport & Environment (T&E) e France Nature Environment (Fnt), e con un ente di certificazione indipendente a livello mondiale, il Bureau Veritas.

BUSINESS

PSA Groupe, tutti omologati.

Mercato Italia, agosto a +9,3%.

EDOARDO NASTRI

SAMUELE MARIA TREMIGLIOZZI

■ Tutte le Peugeot, Citroën, DS e Opel sul mercato sono conformi alla nuova procedura di omologazione Wltp. Le

■ In agosto il mercato auto conferma positivo con un incremento del 9,3%, rispetto allo stesso mese del 2017,

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dopo il 4,4% dello scorso luglio. Le immatricolazioni sono state 91.341, contro le 83.547 di agosto 2017. Nel dettaglio – secondo i nostri partner di Dataforce – salgono i privati (+6,3%), il noleggio a lungo termine (+31,4%), quello a breve termine (+25,1%) e le auto-immatricolazioni dei concessionari (+44,2%). Le vendite aziendali sono rimaste stabili (+0,4%). Per la prima volta Renault Clio ha sorpassato la Fiat Panda, diventando l’auto più venduta in Italia (4.255 contro 3.539). Marchi: sorpasso Renault Tra i marchi, Fiat rimane al primo posto anche se continua la sua discesa e nel mese ha registrato -15,7% (14.116 vetture) e una quota di mercato al 17,82%. Balzo in avanti di Renault: la Casa francese ha superato Volkswagen grazie a un aumento delle immatricolazioni che raggiungono quota 9.567, +73,4% rispetto all’ottavo mese del 2017. Seguono, i tedeschi di Wolfsburg con vendite per 6.456 unità, una variazione positiva pari al 10,7%. Quarto posto per Ford con 6.033 nuove targhe. Jeep vola in quinta posizione: +140,3% in agosto, vale a dire 3.297 vetture in più rispetto ad agosto 2017, dove le immatricolazioni italiane del brand statunitense erano 2.349. In positivo Peugeot (4.851), Dacia (4.480), Opel (4.458), Citroën (3.964) e Toyota (3.917). Marcia indietro per marchi premium: Land Rover chiude agosto 2018 con una variazione negativa del 47% seguita da Audi (-36,6%), Mini (-27,7%), Mercedes (-23,7%), Jaguar (-21,83%) e Ds (-21,50%). Diesel, crescita inattesa Sul fronte delle alimentazioni, inversione di tendenza del diesel che torna a salire con 2.250 unità in più rispetto all’ottavo mese dell’anno precedente (+3,9%). In crescita anche le auto a benzina, +8,6%. Tra le alimentazioni alternative, il primato va all’elettrico puro (+59%), seguito dalle auto a metano che immatricolano più del doppio rispetto ad agosto 2017 (+52%). Terza posizione per le ibride: +27%, due punti percentuali oltre la crescita annua. Ultimo posto per il gpl che segna +25,4%. Italia, terra di suv Ad agosto, come accaduto nel mese precedente, i suv sono le auto più richieste, in particolare quelli di segmento B (+46,4%) e C (69,2%). Il resto del mercato conferma la flessione, fatta eccezione per le utilitarie (+3,79%). Scende il numero di citycar immatricolate (-11,8%). Stesso destino per il segmento C che chiude con una variazione negativa del 14,8%.

AUTO E MOTO

Mercedes EQ, si parte da C. ALESSANDRO MARCHETTI TRICAMO

■ STOCCOLMA – La sfida elettrica nel segmento premium entra nel vivo. Tesla nel mirino. A mettere sul piatto le proprie carte è in queste ore Mercedes che lancia il primo modello esclusivamente dedicato al nuovo sub-brand EQ. Si tratta del suv EQC sviluppato su una piattaforma derivata da quella della famiglia C. Si va ad aggiungere alla Smart EQ già in vendita e sarà prodotto all’inizio nello stabilimento di Brema in Germania per poi uscire anche dall’impianto di Pechino. Arriverà sul mercato nel corso del 2019 e sfiderà la Model X di Tesla e l’Audi e-tron che verrà presentato nelle prossime ore a San Francisco. Test anche in Italia Sono oltre 4,5 milioni i chilometri percorsi dai prototipi nella fase di test in tutto il mondo. Strade italiane comprese, raccontano in Mercedes. Il risultato è un suv con un’autonomia dichiarata di 450 chilometri garantita da un pacco di batterie al litio da 80 chilowatt. Due i motori elettrici, uno anteriore e uno posteriore, per una trazione integrale elettronica e un totale di 300 chilowatt di potenza. Cinque le modalità di recupero di energia e una velocità massima di 180 km/h, limitata elettronicamente per garantire “il giusto equilibrio tra efficienza e prestazioni”, spiegano gli ingegneri tedeschi. Quasi coupé Linea a metà tra un suv tradizionale è un suv coupé con un frontale completamente inedito nel quale domina una luce centrale che corre lungo il profilo del cofano. All’interno le bocchette circolari lasciano spazio a elementi quadrati e rettangolari che ricordano nel disegno il profilo dei cavi di rame. L’inevitabile grande display centrale piatto – lo stesso della Classe A – rende scenografica e hi-tech la plancia. Tessuti realizzati (anche) da materiale riciclato ricavato da bottiglie di plastica usate, chiudono in modo sostenibile il panorama sulla nuova EQC. 7 Settembre 2018 ·

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AUTO E MOTO

AUTO E MOTO

Ford GT, Toyota, torna la livrea bentornata Gulf Oil. Corolla. PAOLO ODINZOV

FRANCESCO GIANNINI

■ Un tributo al mito americano che ha dominato la 24 ore di Le Mans. Ford ha realizzato una particolare edizione della sportivissima GT per rendere omaggio alla GT40 sponsorizzata da Gulf Oil che 50 anni fa realizzava una doppietta rimasta epica nella famosissima gara di durata. Si tratta della Ford GT Heritage Edition 2019, subito riconoscibile per la livrea celeste e arancione della impresa petrolifera statunitense.

■ Toyota ha divulgato le specifiche tecniche della nuova Corolla, la berlina compatta – nata nel 1966 – che torna al vecchio nome, dopo i successi ottenuti anche come Auris, denominazione assunta in Europa negli ultimi anni. Il debutto della Corolla, in versione Touring Sports, avverrà al prossimo Salone di Parigi 2018, in programma dal 4 al 14 ottobre.

I colori del motorsport “Molti considerano la livrea Gulf Oil come la più famosa del motorsport – ha detto Joe Hinrichs, presidente Ford Global Operations – la GT40 del 1968 è diventata leggendaria dopo aver battuto in pista i suoi concorrenti europei per quattro volte di fila e in onore del 50° anniversario della sua vittoria abbiamo voluto creare questa edizione limitata”. Tanti cavalli e carbonio Spinta dal motore 3.5 V6 EcoBoost biturbo in alluminio da 656 cavalli e 745 newtonmetri di coppia, l’allestimento della Ford GT Heritage Edition 2019 prevede dettagli in fibra di carbonio ed altri plus: montanti anteriori alleggeriti, cerchi sportivi in alluminio forgiato monoblocco da 20 pollici, pinze freni arancioni e calotte degli specchietti retrovisori argentate. Abitacolo da corsa L’abitacolo, rivestito in Alcantara color Ebano con cuciture a contrasto blu e arancione che delineano le imbottiture di sedili e volante, impiega paddle del cambio in alluminio anodizzato, chiaro/lucido, diverse parti in acciaio lucido scuro e finiture in fibra di carbonio opaco sulle i prese d’aria e la console centrale. 8

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Nuova immagine La Corolla, rispetto al modello uscente, sarà più lunga (58 millimetri) e larga (30). Sarà anche più bassa di 47 millimetri, proporzioni che le daranno un aspetto più dinamico. Gli ampi passaruota sono stati lavorati per consentire un posizionamento più esterno delle ruote, a sottolineare il baricentro ribassato della vettura. Al contrario dell’Auris, che presentava sostanziali differenze estetiche tra un continente e l’altro, la nuova Corolla sarà identica sia in Europa che in Nord-America. La produzione è stata avviata per ora in Giappone, dove la nuova versione è già presente nei concessionari. Da noi invece dovrebbe arrivare nel primo semestre del 2019. Made in England La Corolla verrà realizzata nell’impianto di Burnaston, in Inghilterra e sarà disponibile in due versioni, entrambe ibride. Una equipaggiata con un motore termico 1.8 litri da 122 cavalli, affiancato dal sistema elettrico della Prius (da cui eredita anche la piattaforma), e un’altra dotata di un propulsore 2.0 elettrificato da 180 cavalli. Lo stesso motore debutterà quest’anno sulla Lexus UX e poi sulla C-HR. Alla fine del prossimo anno la Corolla sarà disponibile anche in una versione wagon equipaggiata con un 4 cilindri 1.2 da 116 cavalli e cambio automatico che dovrebbe anticipare il definitivo abbandono di Toyota ai motori diesel previsto entro il 2020.


AUTO E MOTO

1960, un concept che venne presentato e guidato da Enzo Ferrari in persona. Da non perdere anche la monoposto originale Benetton-Ford B194 sulla quale Michael Schumacher vinse il titolo mondiale di Formula 1 nel 1994.

Tesla, sorpresa al Grand Basel. Ford, vita dura in Europa. BUSINESS

VALERIO ANTONINI

SAMUELE MARIA TREMIGLIOZZI

■ Elon Musk non smette mai di far parlare di sé. In occasione della Gran Basel – la spettacolare mostra di auto esclusive e da collezione in programma nel weekend dal 6 al 9 settembre a Basilea, in Svizzera – potrebbe presentare in anteprima un modello inedito e per ora avvolto dal mistero. Stando a quanto trapelato si tratterebbe della nuova Roadster 2, la seconda generazione della vettura che, lo scorso anno, è volata in orbita con lo Space X di Elon Musk. La nuova supercar dovrebbe raggiungere i 400 chilometri orari e accelerare da 0 a 100 in meno di 2 secondi, garantendo un’autonomia di 1.000 chilometri con un ciclo di ricarica. Numeri da primato assoluto in termini di prestazioni. E non solo per le elettriche. Per vederla su strada bisognerà attendere con tutta probabilità almeno il 2020. Anticipata da un teaser Tesla non ha l’abitudine di lanciare nuovi veicoli durante le fiere internazionali dell’auto, ma preferisce svelarli in eventi privati. Basilea farebbe eccezione. Il costruttore Usa ha infatti pubblicato un teaser sul proprio sito che anticipa qualcosa del design della vettura, senza però annunciarla ufficialmente. Sempre sulla sua pagina web, Tesla ha anche indetto una lotteria che mette in palio il biglietto d’ingresso alla prestigiosa kermesse svizzera. Due indizi fanno quasi una prova. Mostra da non perdere Nonostante la “concorrenza” del Salone di Ginevra, la Gran Basel continua a crescere. Tra le protagoniste più importanti che verranno esposte nell’edizione 2018 della kermesse troveremo la Lamborghini Miura – dell’apertura del film “The Italian Job” – e la Ferrari 250 Gt Swb Berlinetta del

■ Si complica la situazione finanziaria per Ford: dopo le perdite già registrate in Europa nel trimestre aprile-giugno 2018 – pari a 73 milioni di euro – la società di rating newyorkese Moody’s ha declassato il titolo a “Baa3”, livello utilizzato per indicare società con capacità di solvenza appena sufficienti. Una condizione precaria nota ai vertici aziendali: secondo il Ceo, Jim Hackett, l’inversione di tendenza che ha travolto la casa di Dearborn, potrebbe costare alla compagnia circa 11 miliardi di dollari. Per il Sunday Times sono a rischio in Europa più di 24mila posti di lavoro. In programma anche, sempre secondo il giornale inglese, un possibile stop alla produzione dell’ammiraglia Mondeo, le cui vendite sono state cannibalizzate dall’offerta di suv. Ipotesi però smentita dal marchio americano. Le cause del declino La crisi dei propulsori a gasolio ha certamente influenzato negativamente le vendite di Ford in Europa: dal 2016 al 2017 la quota di mercato delle motorizzazioni diesel nel Vecchio Continente è scesa di 5,1 punti percentuali, ora a quota 44,8%. Secondo gli inglesi del Sunday Times, la Brexit potrebbe portare con sé pesanti dazi doganali su molte componenti auto scambiate con l’Europa continentale. 7 Settembre 2018 ·

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INNOVAZIONE

viranno soprattutto ai tecnici per riconoscere e risolvere le sfide che la tecnologia senza conducente deve fronteggiare per poter essere utilizzata in condizioni di traffico reale.

Siemens, arriva il tram robot. Torino, scooter sharing impatto zero. PAESE

COLIN FRISELL

FRANCESCA NADIN

■ Auto autonome, bus senza conducente, perfino navi driverless. Adesso, grazie a Siemens Mobility, arriva anche il tram che si guida da solo. La presentazione ufficiale del progetto avverrà in occasione della fiera “InnoTrans” – appuntamento biennale dedicato alle nuove soluzioni di mobilità su rotaia – in programma a Potsdam, sud di Berlino, tra il 18 e il 21 settembre. Test su strada Durante i giorni della manifestazione tedesca un mezzo della locale azienda tramviaria opportunamente modificato dai tecnici Siemens, si muoverà su un percorso cittadino (aperto al normale traffico) lungo 6 chilometri, sfruttando la tecnologia driverless. Tanta tecnologia Il tram, un Siemens Combino, è infatti dotato di radar, sensori lidar e telecamere che funzionano come degli occhi, monitorando di continuo la zona circostante. Contemporaneamente dei complessi algoritmi fungeranno da “cervello”, interpretando e valutando le differenti situazioni di traffico. Grazie all’intelligenza artificiale di cui è dotato, il tram – che prende il nome di Perugia, la città italiana gemellata con Potsdam – reagisce ai segnali lungo il percorso, riconosce le fermate, ed è in grado di interpretare le situazioni potenzialmente pericolose come un pedone che attraversi i binari. Esperimento riuscito Almeno per ora non è previsto un utilizzo commerciale del tram driverless. Gli studi fatti per realizzarlo ser10

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· 7 Settembre 2018

■ Dopo Milano, anche Torino sceglie il “made in Italy” per il debutto dello scooter sharing in città: è MiMoto l’operatore designato, una start up italiana al 100% che è anche l’unico gestore a operare con mezzi elettrici in modalità free floating (si può prendere e riconsegnare il veicolo fuori dalle apposite aree di parcheggio). Made in Italy a zero emissioni Il nuovo servizio è frutto di una parntership con IrenGo, la divisione dedicata alla mobilità elettrica del gruppo Iren attivo nella produzione e distribuzione di energia. Inizialmente, la flotta è composta da 150 motorini a batteria “Easy to use”: “Pesano solo 80 chilogrammi, sono facili da guidare e progettati per la mobilità urbana”, si legge in una nota dell’azienda. Dal centro al Politecnico Quanto ai costi, si pagano 0,23 centesimi di euro per ogni minuto di noleggio più 0,99 centesimi, all’inizio, per l’iscrizione. Lo scooter sharing è gestito completamente tramite app, disponibile per iOS e Android, mentre i mezzi possono essere liberamente presi e riconsegnati in un punto qualsiasi dell’area in cui è operativo il servizio: ovvero, tutto il centro di Torino più i principali poli d’interesse della città, tra cui Lingotto Fiere, le stazioni ferroviarie di Porta Nuova e Porta Susa e il Politecnico.


INNOVAZIONE

La California vuole solo energia pulita.

BUSINESS

L’Onu, Pirelli e la sicurezza stradale. SERGIO BENVENUTI

PAOLO BORGOGNONE

■ La California cambia marcia sull’utilizzo di fonti rinnovabili per produrre l’energia elettrica di cui ha bisogno. Con una legge appena approvata si stabilisce l’obiettivo del 2045 come data ultima per dare l’addio definitivo ai combustibili fossili per qualsiasi uso. A quel punto tutta la produzione che coprirà il fabbisogno della quinta economia del mondo dovrà provenire da fonti pulite. La legge, denominata SB100 e che dovrà essere controfirmata dal governatore Jerry Brown, prevede anche una serie di step intermedi prima dell’obiettivo finale del 2045. L’energia rinnovabile dovrà essere il 50% del totale entro il 2026 e il 60% nel 2030. Un grande salto in avanti se si pensa che un decennio fa, quando i primi obiettivi in materia venivano fissati, si parlava di una quota di energia ottenuta da fonti non tradizionali non superiore al 10%. Meglio della Danimarca La legge californiana non è la prima del genere al mondo, ma la differenza con altri esempi simili è data soprattutto dalle dimensioni – sia in termini di sviluppo industriale che di popolazione – dello stato Usa rispetto agli altri che hanno intrapreso la stessa strada. La Danimarca, per esempio, ha fissato l’obiettivo di utilizzare energia da fonti al 100% rinnovabili già nel 2035: si tratta però di un Paese che ha un numero di abitanti otto volte inferiore rispetto alla California. Intanto altre amministrazioni statali, come il Massachusetts, l’Oregon, New York e Washington stanno pensando di seguire le orme della California e stabilire una data certa entro la quale uscire dalla dipendenza dai combustibili fossili.

■ L’italiana Pirelli è la prima azienda di pneumatici al mondo ad aderire al Fondo per la Sicurezza Stradale promosso lo scorso aprile dalle Nazioni Unite – il “Road Safety Trust Fund” – e fornirà un primo contributo di 600.000 dollari per il biennio 2018 2019. L’obiettivo è quello di contribuire allo sviluppo di nuove risorse e tecnologie destinate alla sicurezza stradale. Costante miglioramento della sicurezza “Ho il piacere di dare il benvenuto a Pirelli nel supportare il fondo delle Nazioni Unite” ha detto Jean Todt, Presidente Fia (Federazione Internazionale dell’Automobile) e inviato speciale del Segretario Generale delle Nazioni Unite per la sicurezza stradale. “Visto l’interesse sempre crescente per la materia – ha continuato Todt – chiedo il sostegno di altri donatori per aumentare le risorse necessarie agli interventi più urgenti su questo tema”. “I pneumatici sono l’unico punto di contatto tra il veicolo e la strada e rappresentano quindi il fulcro di tutti i suoi sistemi di sicurezza. Nel corso della nostra storia, ci siamo dedicati al costante miglioramento della tenuta degli pneumatici e ora stiamo entrando nell’era del battistrada intelligente, con nuove possibilità di monitoraggio anche grazie alle nuove tecnologie connesse, il cosiddetto ecosistema cyber”, ha detto Filippo Bettini di Pirelli. “Tuttavia l’unica chiave per ridurre significativamente il numero di incidenti stradali a livello globale è la collaborazione con agenzie governative, associazioni e gruppi di advocacy”. Secondo i dati delle Nazioni Unite, circa 1,25 milioni di persone sono vittime di incidenti stradali ogni anno e oltre 50 milioni rimangono ferite, con un costo di circa 1,85 miliardi di dollari per l’economia globale. 7 Settembre 2018 ·

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LIFESTYLE

Hot Wheels, ma quanto vendono. VALERIO ANTONINI

■ Fanno sognare milioni di bambini (e non solo) in tutto il mondo dal 1968. Sono le celebri macchinine a batteria Hot Wheels che, proprio quest’anno, celebrano il 50esimo anniversario festeggiando un nuovo successo di vendite. Mentre i giocattoli tradizionali si vendono sempre meno (chiude anche la catena Usa Toys R) – complice la crescita di dispositivi elettronici e applicazioni per tablet o smartphone dedicate ai più piccoli – le Hot Wheels continuano a sparire rapidamente dagli scaffali dei negozi sfrecciando ancora numerose sui pavimenti di casa di grandi e piccini. Il brand, infatti, ha fatto registrare un beneaugurante +21% rispetto alle vendite nello stesso periodo del 2017. 12

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Bielle roventi e giri della morte La particolarità delle Hot Wheels deriva dal fatto che, rispetto alle altre automobiline, quelle tradizionali a spinta o molla, queste non hanno la pretesa di riprodurre fedelmente le vetture dei marchi reali, ma sono estremizzate come fossero delle caricature di hot rod e muscle car. Le macchinine della Mattel si distinguono per i colori sgargianti delle carrozzerie, montano enormi propulsori che fuoriescono dal cofano e quattro giganti ruote con cerchi a 5 razze, decisamente sproporzionate rispetto alle effettive dimensioni in scala. Inoltre hanno la possibilità di essere modificate nell’assetto consentendo l’intervento manuale come dei veri e propri meccanici


in officina. I cambiamenti di trazione e aereodinamici provocano reazioni visibili sulle prestazioni della vettura. Inoltre vengono offerti equipaggiamenti e accessori di ogni tipo, le celebri piste fiammanti in plastica color arancio per gareggiare con gli amici e gli anelli verticali per fare i giri della morte, la vera mania dei più esperti. I modellini a batteria hanno un autonomia di circa 20 minuti e possono raggiungere anche i 65 chilometri orari di velocità massima. 20.000 modelli diversi Il lancio nel 1968 delle Hot Wheels fu in grande stile con 16 milioni di pezzi fabbricati pronti a invadere il mondo. In Italia furono inizialmente vendute come “Brucia Pista” ma non ebbero subito successo. In 50 anni sono 6 miliardi le macchinine realizzate da Mattel, uno dei più grandi colossi globali del settore, suddivise in 20.000 diversi modelli da collezione. Alcune edizioni limitate, come per le automobili vere, hanno una quotazione estremamente alta. Un prototipo del 1969 a caricamento posteriore di una Volkswagen Beach Bomb di colore rosa è stato battuto all’asta per oltre 65.000 euro. Più recentemente invece una Chevrolet Camaro – edition 2018 – è stata venduta a oltre 35.000 euro. Per il 40esimo anniversario, nel 2008, Mattel ha fatto realizzare un’edizione speciale a tiratura unica con diamanti sulla carrozzeria dal valore di 120.000 euro. Bruce Pascal è il più grande collezionista al mondo di Hot Wheels. Il suo “garage” di macchinine vale quasi 1 milioni di euro.

Solo Barbie le batte L’antica “città dei giochi” made in Usa, nonostante perdite annuali per oltre 200 milioni di euro che hanno portato al licenziamento di 2.200 dei suoi 10.000 dipendenti, può contare sul sempre vivo successo delle Hot Wheels. Le “ruote roventi” hanno consentito a Mattel di fatturare 145 milioni di euro nell’ultimo trimestre. Per fare un paragone, solo lo storico brand di Barbie ha “incassato” di più con 150 milioni di ricavi fatti registrare nei tre mesi scorsi.

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Nuova serie • Anno 3 • Numero 14 • Gennaio 2018 • €3,00

Spedizione Poste Italiane Spa - Postatarget Magazine. Pubblicazione Mensile. Data P.I. 30/12/2017

INNOVAZIONE I MOTORI I LIFESTYLE

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...dal nostro mensile PUBBLICATO SUL NUMERO 14 - GENNAIO 2018

AUTO ANALISI

Non tutto è downsizing. SALVATORE SALADINO

La riduzione delle cilindrate ha finora funzionato, le nuove normative però rimetteranno tutto in gioco. Compatte, suv e crossover a parte.

■ Downsizing. Parola chiave del presente. Motori sempre più piccoli per rispettare normative più restrittive su consumi ed emissioni. Una strategia diffusa che va oltre marchi e segmenti: secondo le analisi di Dataforce infatti, il downsizing ha portato benefici in termini di riduzione dei consumi e in generale dei costi d’esercizio, in quasi tutte le categorie di mercato. Vediamo come. Nella seconda metà del decennio scorso, le pur piccole city car sono state coinvolte dal fenomeno del downsizing, grazie alla nascita di una nuova generazione di motori a benzina con frazionamento ridotto (a 2 e 3 cilindri) con l’obiettivo di ridurre sensibilmente i costi d’esercizio (non soltanto i consumi di carburante e le emissioni allo scarico, ma anche le tariffe assicurative), pur garantendo prestazioni accettabili grazie al turbo. Il tipico esempio è stato il motore TwinAir di Fca che, nelle edizioni più performanti, ha superato i 100 cavalli con una cilindrata di soli 875 centimetri cubici. È però durata poco perché il passaggio dalla normativa Euro 6 A e B alla Euro 6 C (in vigore da settembre scorso per i veicoli di nuova omologazione e da settembre 2018 per tutti quelli venduti) ha portato a un ritorno verso Gennaio 2018 |

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In queste pagine in senso orario, Mercedes Gle, Ford Ecosport, Volkswagen Golf e Fiat 500S.

cilindrate leggermente maggiori: nel 2015 le cilindrate sotto il litro rappresentavano oltre il 43% delle immatricolazioni. Nel 2017 siamo scesi al 37,6%. Per quanto riguarda il segmento B, quelle comunemente chiamate utilitarie, si evidenzia un successo più modesto del downsizing: se è vero che fino al 2012 la quota delle auto con cilindrata sotto al litro era molto piccola (meno del 4%), nel 2017 ha raggiunto il 14,6%. La riduzione delle cilindrate ha però riguardato in maniera massiva il sotto-segmento di suv e crossover: se 10 anni fa le quote tra le cilindrate piccole (da 1.0 a 1.6 litri) e quelle più grandi (oltre 1.6) erano in sostanziale equilibrio (rispettivamente al 55,9% e al 44,1%), nel corso del 2017 le preferenze dei clienti volgono decisamente a favore dei motori di cubatura ridotta: 85,7% contro il 10% (più qualche punto percentuale appannaggio di cilindrate differenti). Valori simili si riscontrano tra le monovolume dello stesso segmento: la quota delle cilindrate più ridotte tra 1.0 a 1.6 litri è costantemente sopra al 90%. I motori di piccola cilindrata a due e tre cilindri (fino a 1.0), che erano arrivati a sfiorare il 10% nel 2014, ora sono scesi a una quota trascurabile del 2,3%. Le regine Il segmento C delle berline medie è quello in cui il fenomeno del downsizing ha avuto effetti più evidenti dove in 10 anni la situazione si è sostanzialmente ribaltata: da un rapporto 40/60 tra le fasce di cilindrata 1.0 - 1.6 litri e 1.6 – 2.2 litri, si è passati a una decisa preferenza per le | Gennaio 2018

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cubature inferiori, scelte nel 2017 dal 92% degli acquirenti. Se le varie Fiat Tipo e Volkswagen Golf ben difficilmente superano quota 1,5 litri di cilindrata, gli acquirenti di monovolume dello stesso segmento mostrano una tendenza all’acquisto similare: le piccole da 1.0 a 1.6 litri riguardano ormai 4 vendite su 5. La situazione è più articolata tra le suv compatte:

nel 2007 una grossa fetta aveva una cilindrata ancora più alta di 2,2 litri (molto diffusi erano i 2,5 litri turbodiesel). Compatti ma “iper-motorizzati”, i suv del decennio scorso sono ormai dinosauri pressoché estinti: da una quota del 40% sono scesi a un quasi trascurabile 2,5%. A vantaggio di modelli “micro-motorizzati”, che quest’anno hanno superato quo-


Nel 2015 le cilindrate sotto il litro erano oltre il 43% delle vendite. Oggi sono il 37,6%

re sempre minore gradimento sono invece le motorizzazioni più grandi (sopra i 2.5 litri): se nel 2007 erano una fetta importante (quasi il 15%), negli ultimi 4 anni sono scese intorno al 4%. Analogo il discorso se si esamina il sotto-segmento delle D-Suv: le cilindrate di fascia media (sempre da 1.6 a 2.2 litri) la fanno da padrone con una crescita lenta ma graduale dal 2007 (75,8%) al 2017 (88,1%).

ta 57% (erano soltanto il 12,7% nel 2017). Abbastanza stabile, invece, la fascia di motori tra gli 1.6 e i 2.2 litri: 47% nel 2007 e 40,3% quest’anno. Medie poco ridotte Il comparto delle medie del segmento D, quello delle tedesche Audi A4, Bmw Serie 3, Volkswagen Passat e

Mercedes Classe C, con l’aggiunta della rivale italiana Alfa Romeo Giulia e della inglese Jaguar XE, mostra una tendenza al downsizing con il contagocce. I motori più compatti (sotto 1.6 litri) sono ancora poco diffusi: nel 2017 valgono il 12,6%, però 10 anni fa erano praticamente inesistenti. La fascia successiva (da 1.6 a 2.2 litri) è stabilmente sopra l’80%. A riscuote-

Grandi suv resistono Se poi fino a un decennio fa una grande berlina o station wagon “doveva” avere un motore di almeno 3,0 litri di cilindrata (nel 2007 la quota dei motori da 2.2 a 3.0 litri era del 64,4%), oggi costruttori e clienti, si orientano su cilindrate più modeste (e frazionamenti minori): si è infatti passati, senza compromessi in termini di prestazioni, dai classici 6 cilindri, in linea o a V, ai meno costosi 4 cilindri in linea, con una cilindrata attestata tra i 2.0 e i 2.2 litri. Se si considerano anche le motorizzazioni ancora più piccole (appena al di sopra della soglia degli 1.6 litri), le vendite sono arrivate quest’anno a coprire il 73,6% del totale del segmento. In pratica in un decennio la situazione si è ribaltata: se in precedenza le alte cilindrate riguardavano 3 vendite su quattro, oggi la stessa proporzione è a vantaggio delle più piccole. Il fenomeno però riguarda le vetture più convenzionali (berline e station wagon in particolare) mentre i suv di gamma alta rimangono ancorati a cilindrate più generose: le “oltre 2.2 litri”, che nel 2007 erano il 100% delle vendite, nel 2017 costituiscono ancora il 68,6% delle immatricolazioni. Gennaio 2018 |

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