Settimanale digitale • Anno 2 • Numero 66 • 14/12/2018
Supplemento settimanale a l’Automobile.
INNOVAZIONE I MOTORI I LIFESTYLE
PAOLO BORGOGNONE ■ “Con la vostra incapacità di agire state rubando il nostro futuro”. La dura accusa durante la riunione plenaria del COP24, la conferenza sul clima di Katowice, Polonia, è arrivata da Greta Thunberg, attivista svedese di Climate Justice Now. Greta ha solo 15 anni. L’incontro mondiale dovrebbe decidere le azioni da intraprendere a livello globale per tenere sotto controllo il riscaldamento del pianeta causato dai gas serra. La via d’uscita è chiaramente indicata dagli scienziati: decarbo-
nizzazione, transizione energetica, riduzione delle emissioni (soprattutto CO2). Anche la mobilità sarà chiamata a dare il suo contributo sposando in pieno il processo di elettrificazione. Particolarismi, interessi economici, convenienza politica creano sempre nuovi ostacoli e Katowice 2019 potrebbe chiudersi, parole di circostanza a parte, con un nulla di fatto. L’alternativa può venire dal basso. E la giovanissima Greta – sfidando i potenti della terra – lo ha detto chiaro: “Non si è mai troppo piccoli per cambiare le cose”.
SMART MOBILITY
Circolano 1 miliardo di auto sulla terra. EDOARDO NASTRI
■ La COP24 è a Katowice, in Polonia, fino al 14 dicembre. La “Conferenza delle parti” è l’incontro annuale dei paesi che hanno firmato nel 1992, a Rio de Janeiro, la Convenzione delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici. Tra gli obiettivi del meeting di quest’anno i sistemi per arrivare a un contenimento dell’aumento della temperatura terreste definendo le regole di attuazione dell’Accordo di Parigi del 2015. Gli obiettivi I 30 mila partecipanti al COP24 devono stabilire azioni concrete e regole al fine di mantenere al di sotto di 2 gradi centigradi il surriscaldamento globale fino a fine secolo. Tutto questo andrà codificato nel “rule book”, un vademecum per l’applicazione degli accordi valido per tutti. Se le politiche ambientali dovessero rimanere quelle odierne nel lungo periodo si calcola un aumento medio addirittura di 3 gradi prima del 2100. Per ciò che riguarda la mobilità, per contenere il surriscaldamento globale le emissioni di CO2 andrebbero ridotte del 45% entro il 2030. Raddoppiano entro il 2040 Secondo quanto riportato dal Gruppo intergovernativo per il cambiamento climatico, i trasporti a livello globale rappresentano un quarto delle emissioni totali, precisamente 8 gigatoni all’anno. Un dato che è aumentato del 70% in trent’anni. Oggi circolano sulle nostre strade circa 1 miliardo di vetture, un numero che potrebbe raddoppiare entro il 2040.
Il taglio delle emissioni incide soprattutto sulla nostra salute: secondo l’Organizzazione mondiale della sanità l’inquinamento atmosferico è ora la quarta causa di morte in tutto il mondo e provoca circa sette milioni di decessi ogni anno. Mobilità elettrica al centro Anche per questo tra gli argomenti chiave dei dibattiti di questi giorni al COP24 c’è la mobilità a zero emissioni. La diffusione dei veicoli elettrici avrà un impatto significativo sulla domanda di energia che dovrà necessariamente essere prodotta da fonti rinnovabili. “L’elettricità prodotta da combustibili fossili potrebbe finire per aggravare il problema”, ha dichiarato António Guterres il segretario generale delle Nazioni Unite. Gli impegni futuri Il Regno Unito e la Francia intendono vietare tutte le nuove vendite di veicoli a benzina o diesel dopo il 2040. Lo stesso provvedimento è in discussione in Cina. Il Sud Africa punta a ridurre del 5% le emissioni da gas a effetto serra prodotte dal settore trasporti entro il 2050. La Corea del Sud prevede di avere 1 milione di veicoli elettrici sulle strade nei prossimi due anni. L’India pensa di avere il 15% del parco circolante a zero emissioni entro il 2023. Tutte queste iniziative hanno bisogno di una cabina di regia che consenta di armonizzare gli sforzi e i conseguenti investimenti pubblici e privati. L’applicazione di Parigi 2015 è un passo fondamentale per tentare di salvare il pianeta. 14 Dicembre 2018 ·
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SMART MOBILITY
Costa: dal 2025 carbone addio. MARINA FANARA
Una sfida enorme: ma secondo Antonio Guiterres, segretario generale Onu, il problema clima è una questione “di vita o di morte”. Per il Kyoto Club, una delle principali associazioni ambientaliste internazionali, l appello delle Nazioni unite sarà difficile da soddisfare perché dopo tre anni di stallo, nel 2017 le emissioni sono tornate a salire e aumenteranno pure nel 2018. “Non abbiamo tempo da perdere”, sottolinea Francesco Ferrante, vicepresidente Kyoto Club, “oggi abbiamo gli strumenti tecnologici per affrontare la crisi climatica, ma paradossalmente non li sfruttiamo”. Trasporti: serve una svolta Nei trasporti, per esempio, uno dei settori più coinvolti nel processo di decarbonizzazione, l Italia è indietro. “Se davvero vogliamo un taglio delle emissioni”, sottolinea Anna Donati, responsabile Mobilità sostenibile dell associazione, “dobbiamo cominciare da subito a ridurre le auto in circolazione e aumentare mezzi pubblici, pedonalità, uso della bici e della mobilità condivisa. In più, bisogna puntare sulla diffusione dei veicoli elettrici, pubblici e privati”. Servono politiche efficaci: il sistema di bonus-malus per incentivare l'uso delle auto ecologiche, all esame del Senato, secondo il Kyoto Club ha il grosso limite di “non incentivare la rottamazione delle automobili più vecchie”. Il ministro Costa ha annunciato la candidatura dell Italia a ospitare il COP26 nel 2020.
SMART MOBILITY ■ “L Italia è in linea con gli obiettivi sul clima fissati per il 2020, anzi, conta di superarli, garantendo concrete prospettive di crescita alle aziende ed efficaci misure di salvaguardia dell ambiente”. Lo ha detto Sergio Costa, ministro dell Ambiente, nel suo intervento al COP24, la conferenza mondiale sul clima a Katowice (3-14 dicembre). Il governo prepara un piano Gli obiettivi 2020 di cui parla il ministro sono quelli stabiliti dall Europa dopo l accordo di Parigi del 2015 (aumento della temperatura globale non oltre 1,5 gradi): 20% in meno di emissioni di gas serra (rispetto al 1990), 20% del fabbisogno energetico da fonti rinnovabili e miglioramento, sempre del 20%, dell'efficienza energetica. Ora però c'è da fare un altro passo avanti, perché Bruxelles ha adottato misure molto più stringenti per il prossimo decennio: entro il 2030, il taglio alle emissioni di gas serra dovrà essere raddoppiato (-40%), l'uso delle rinnovabili dovrà salire al 27% così come il miglioramento dell efficienza energetica. “Stiamo lavorando a un Piano clima ed energia che definirà le azioni necessarie sia per la riduzione delle emissioni che per l incremento delle rinnovabili”, ha detto il ministro, “ciò permetterà di continuare il nostro percorso di decarbonizzazione e di transizione energetica. Nel frattempo, intendiamo arrivare alla piena eliminazione dell'uso del carbone entro il 2025”. Taglio CO2, allarme Onu Se le prospettive per l Italia sono moderatamente ottimiste, l Onu a Katowice ha lanciato un allarme: stando al Rapporto sul cambiamento climatico presentato dall Organizzazione, per mantenere l obiettivo fissato dall accordo di Parigi, le emissioni di CO2 devono diminuire del 45% entro il 2030. 4
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COP24 mondo diviso. GIOVANNI BARBERO
■ Al COP24 – Conferenza mondiale sul clima in corso fino al 14 dicembre a Katowice, Polonia – il mondo è diviso. In attesa che l’arrivo dei ministri dei Paesi partecipanti dia il via libera alle decisioni finali, si è rischiato l’impasse sui contenuti del rapporto del Gruppo intergovernativo dell’Onu sul cambiamento climatico, rilasciato lo scorso ottobre. Quattro Paesi con forti interessi sul
mercato del petrolio, Russia, Stati Uniti, Arabia Saudita e Kuwait non hanno voluto inserire nel documento comune nessuna parola di accoglimento e sostegno del rapporto, creando una frattura all’interno della comunità. La situazione precipita Nel volume in questione si delinea uno scenario estremamente più grave rispetto a quello consolidato con gli accordi di Parigi del 2015 (+1,5 gradi di temperatura entro il 2100 a causa dell’effetto serra, provocato soprattutto dalle emissioni derivanti dalla mobilità). Nel lungo periodo – in assenza di interventi radicali che favoriscano la diffusione di mezzi meno inquinanti – si paventa un aumento medio addirittura fino a 3 gradi. Lo studio era stato commissionato proprio a Parigi del 2015. Durante il COP24 di fronte alla presa di posizione dei Paesi ribelli, molti altri hanno espresso la loro preoccupazione rinnovando l’impegno a cambiare le cose con efficaci politiche ambientali. Per contenere il surriscaldamento globale entro gli 1,5 gradi, le emissioni di CO2 andrebbero ridotte del 45% entro il 2030. Rabbia diffusa “Siamo molto arrabbiati e riteniamo atroce che alcuni paesi trascurino i messaggi e le conseguenze che comportano, negando la necessità di agire su questo fronte”, ha detto Yamide Dagnet del World Resources Institute e già membro della delegazione del Regno Unito: “Spero sinceramente che tutti i Paesi combatteranno per questo e che non chiuderemo la COP24 con un pericoloso nulla di fatto”.
SMART MOBILITY
Cina patria dell’elettrica.
polare cinese in materia di mobilità elettrica. “La Cina sta assumendo un ruolo di leadership in questo momento”, ha detto Michal Kurtyka, presidente della COP24. I numeri parlano chiaro: per ogni due auto elettriche prodotte nel mondo, una viene venduta in Cina (600mila sul totale di 1 milione e 200mila prodotte a livello globale). La città di Shenzhen ha più autobus elettrici, oltre 16mila, di qualsiasi altra metropoli. Data la vastità del territorio e la quantità di persone che vivono in Cina, il paese asiatico ha un grande peso politico e svolge un ruolo fondamentale nei negoziati sui cambiamenti climatici in corso. Condividere le esperienze “Sono felice che la Cina abbia messo al centro dell’agenda per lo sviluppo temi come quello della sostenibilità e del cambiamento climatico”, ha detto Patricia Espinosa, segretaria esecutiva della COP24. Espinosa ha sottolineato come il cambiamento sia efficace solo se si condividono le esperienze e le politiche ambientali e per farlo è necessario sfruttare i momenti di incontro proprio come quello che si sta svolgendo in questi giorni in Polonia.
SMART MOBILITY
Europa: caos su limiti emissioni. PAOLO BORGOGNONE
EDOARDO NASTRI
■ Nel corso della COP24 – la Conferenza mondiale sul clima si svolge a Katowice, in Polonia, fino al 14 dicembre – si è parlato molto dei notevoli progressi della Repubblica po-
■ Tredici ore di trattative a Bruxelles tra il Consiglio europeo e il Parlamento dell’Unione non sono bastate per trovare un accordo definitivo sulla riduzione delle emissioni per auto e furgoni entro il 2030. Le posizioni restano distanti con alcuni Paesi come Svezia e Olanda che spingono – anche alla luce degli eventi climatici estremi che si sono ripetuti negli ultimi mesi in particolare sul nord del continente – per arrivare fino al 40% nel taglio delle emissioni per le 14 Dicembre 2018 ·
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auto nuove tra il 2021 e il 2030. Sull’altro fronte la Germania – che ha il più importante settore industriale dell’automotive in Europa e non fa mistero di temere per un possibile calo delle vendite e quindi dell’occupazione – che non vorrebbe andare oltre il 30%. Settore da monitorare A ottobre scorso i ministri dell’ambiente dell’Unione - tra cui l’italiano Sergio Costa – riuniti a Lussemburgo avevano invece trovato un accordo: 35% di riduzione delle emissioni per le auto e 30% per i furgoni, sempre entro il 2030. A quel punto la palla è passata a Bruxelles dove però il provvedimento di regolamentazione si è arenato sulle differenti posizioni dei vari Paesi. Il settore delle mobilità è l’unico in Europa nel quale i dati sulle emissioni siano ancora in crescita e un accordo è fondamentale per raggiungere l’obiettivo comunitario, che è quello di abbattere le emissioni complessive del 40% entro la fine del prossimo decennio. COP24 a rischio L’idea – che ormai sembra dover essere definitivamente accantonata – era quella di arrivare a una conclusione condivisa per presentarsi con una proposta univoca alle riunioni in programma al COP24, l’assemblea mondiale sul clima che si sta svolgendo a Katowice in Polonia e che dovrebbe concludersi con l’adozione di un “rule book”, un protocollo chiaro e vincolante sulle iniziative che ciascun Paese dovrà prendere per limitare le emissioni per combattere il riscaldamento globale.
INNOVAZIONE
Elettriche: meccanici in difficoltà. VALERIO ANTONINI
■ Il 97% dei meccanici non è preparato per intervenire sulle auto elettriche. Lo ha rivelato lo studio pubblicato dall’Institute of the Motor Industry del Regno Unito. Stando alla ricerca, il restante 3% viene formato quasi interamente attraverso corsi specifici organizzati dai costruttori. La maggior parte viene poi assunta presso i centri assistenza dei concessionari. La mancanza di manodopera specializzata crea problemi alla diffusione dei mezzi a batteria e si sta facendo sentire già, per esempio, in quelle città nelle quali almeno una parte della flotta di mezzi pubblici è elettrica. Craig Van Batenburg – uno dei maggiori esperti di elettrificazione al mondo, che ha partecipato al progetto dell’Imi – ha detto al Chicago Tribune che “l’assenza di personale qualificato pare sia dovuta anche dalla paura di prendere la scossa”. Gran parte dei meccanici decidono quindi di delegare la riparazione delle auto elettriche alle Case costruttrici, spaventati da notizie di loro colleghi rimasti folgorati nell’intervento di manodopera. Meno manutenzione ordinaria Quello fra auto a batteria e officine non è un rapporto semplice. Stando a quanto sostiene Van Batenburg “la manutenzione ordinaria richiesta da una vettura tradizionale, come il cambio dell’olio o la sostituzione di penumatici, permette ai meccanici di stabilire un rapporto di fiducia a lungo termine con il cliente. Le elettriche, invece, non hanno bisogno di interventi così ravvicinati limitando la fidelizzazione”. La preoccupazione per questo fenomeno non è solo britannica. Secondo gli esperti, per esempio, con la diffusione dell’elettrico le oltre 160mila piccole officine private negli Usa rischiano di veder contrarre drammaticamente i propri affari.
INNOVAZIONE
Hyundai punta sull’idrogeno. EDOARDO NASTRI ■ Hyundai punta sull’idrogeno. Il gruppo coreano ha ribadito il proprio impegno nella realizzazione di una mobilità a idrogeno e dichiarando di essere leader globale nelle tecnologie fuel cell. Hyundai investirà circa 6miliardi di euro in ricerca e in nuove strutture per l’idrogeno, incrementando la produzione di sistemi di celle a combustibile fino a 700mila unità entro il 2030. 500 mila auto entro il 2030 Intanto a Chungju, Corea del Sud, il costruttore ha aperto il secondo impianto per realizzare celle a combustibile. Lo stabilimento servirà a produrre fino a 40mila sistemi fuel cell entro il 2022, contro gli attuali 3mila. Il gruppo intende garantire entro il 2030 una capacità produttiva di 500mila unità a idrogeno all’anno, ritenendo che la domanda globale salirà a circa 2milioni di veicoli a idrogeno all’anno.
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L’obiettivo è fornire la tecnologia ad altri produttori e i mezzi a cui è applicabile sono svariati: automobili, autobus, navi e addirittura droni. “Il Gruppo sta compiendo un passo in avanti coraggioso per accelerare la realizzazione di una società a idrogeno”, ha affermato Euisun Chung, Executive Vice Chairman di Hyundai Motor Group. “Ampliamo il nostro ruolo oltre il settore del trasporto automobilistico per svolgerne uno chiave nella transizione della società globale verso l’energia pulita contribuendo a rendere l’idrogeno una fonte di energia economicamente valida”.
INNOVAZIONE
La sfida ibrida siciliana.
gruppo catanese. “Il nostro sistema di alimentazione si chiama Ibrido Serie: trasformiamo l’energia meccanica di un motore a combustione interna in elettricità che immagazziniamo in dei super condensatori. Questa energia – indipendentemente se il propulsore tradizionale sia acceso o meno – ci permette di muoverci. Infatti la trazione della vettura è interamente elettrica”. “Per realizzare la Vulcan-Fury – continua Gurgone – abbiamo impiegato 4 anni. Si tratta di una vettura adatta all’utilizzo urbano con tergicristalli, sospensioni, freni a disco e sistemi di sicurezza. È una monoposto che può arrivare fino a un massimo di 62 chilometri all’ora. Grazie alla nostra tecnologia riusciamo a percorrere tra i 100 e i 300 chilometri con un litro di benzina. È un sistema simile a quello messo a punto da Piaggio per la Vespa X. Gli ingegneri di Pontedera hanno utilizzano, però, normali batterie e non dei super condensatori”. Meno si consuma, più si risparmia Il progetto, dopo aver superato diverse fasi di test, approderà al Queen Elizabeth Park di Londra dove è in programma a luglio la Shell EcoMarathon Europe. Alla manifestazione parteciperanno 300 squadre di universitari e studenti provenienti da tutto il mondo. “Shell – prosegue ancora Gurgone – organizza questo evento per dare ampio spazio allo sviluppo di veicoli a basso consumo di combustibile fossile. In questo evento ci sono tre categorie: Urban Concept, Propotype e Auto Autonome, ma il minimo comune denominatore rimane sempre il risparmio energetico. La sfida è dimostrare quanto si possa andare lontano con un litro di benzina. Meno combustibile si consuma e più si risparmia”. “I fondi messi a disposizione dall’Università di Catania non sono paragonabili a quelli stanziati, per esempio, dal Politecnico di Torino o di Milano. Tuttavia siamo l’unico ateneo in tutto il mondo ad avere sviluppato questa tecnologia. Per questo dobbiamo ringraziare il Magnifico Rettore dell’Università di Catania Francesco Basile, il direttore generale Candeloro Bellantoni e il responsabile scientifico e professore ordinario di Macchine e Sistemi Energetici Rosario Lanzafame”.
CARLO CIMINI SPORT
E-Prix Roma 2019, biglietti in vendita. REDAZIONE ■ L’auto ibrida del futuro potrebbe parlare siciliano. Il progetto si chiama Ibrido Serie e nasce dalla volontà degli studenti della facoltà di ingegneria di Catania di trovare una nuova soluzione per la mobilità sostenibile. Il team etneo Eco Hybrid Katane è composto da 30 allievi e ha realizzato e messo su strada il concept Vulcan-Fury. Abbiamo intervistato Antonio Gurgone, team leader del
■ È partita la vendita dei biglietti per la seconda edizione del Gran Premio di Formula E di Roma. L’E-Prix è la tappa italiana del Campionato ABB FIA Formula E, ed è in programma il 13 aprile 2019 sul circuito cittadino dell’Eur. I biglietti per accedere alla manifestazione sono acquistabili sul circuito ticketone. Le tribune hanno un prezzo 14 Dicembre 2018 ·
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Golf. L’auto che gli stessi tedeschi definiscono “il punto di riferimento e un’icona nel segmento C delle compatte”, giunta alla ottava generazione dopo aver conquistato nel mondo dal 1974 ad oggi, circa 35 milioni di clienti prendendo il posto del Maggiolino. Arriverà a fine 2019 La nuova Golf arriverà sulle strade a fine 2019, un anno ricco di novità per la Casa di Wolfsfurg visto che sono previsti anche i debutti della T-Roc Cabrio, della rinnovata Passat e della I.D., la prima vettura completamente elettrica a emissioni zero del costruttore.
di 40 euro per gli adulti e 20 euro per i giovani tra i 16 e i 24 anni e per i senior over 60. Il settore Premium (con vista traguardo e open bar) invece viene rispettivamente 60 e 30 euro. I minori da 0 a 4 anni invece potranno accedere gratuitamente (ognuno accompagnato da un adulto), mentre per i ragazzi dai 5 ai 15 anni l’ingresso costa soltanto 1 euro. “Dopo il grande successo della scorsa edizione, siamo entusiasti di poter celebrare ufficialmente il ritorno del campionato a Roma con l’avvio della vendita dei biglietti”. Così Alejandro Agag, fondatore e ceo Formula E che ha poi continuato, “abbiamo numerose iniziative in programma per assicurare l’intrattenimento fuori e dentro il circuito e dare vita a due giorni di spettacolo e sport”. Stagione spettacolo La quinta stagione del Campionato ABB FIA Formula E prenderà il via il 15 dicembre a Riyad, Arabia Saudita: “I tifosi potranno finalmente vedere in azione le attesissime monoposto Gen2. Vogliamo consolidare l’identità della Formula E – ha proseguito Agag – come il campionato più rilevante per l’industria automobilistica e dimostrare l’avanzamento della tecnologia elettrica. Le nuove batterie, oltre a essere più performanti, consentiranno di completare l’intera gara senza pit-stop per il cambio auto. Ci saranno inoltre due nuove squadre, Bmw Andretti Motorsport e Nissan e.dams, nuovi piloti – tra cui Felipe Massa – e un innovativo format con l’introduzione dell’Attack Mode che esalterà ancora di più l’imprevedibilità e la competitività delle nostre gare”.
AUTO E MOTO
Nuova Golf, erede del mito. PAOLO ODINZOV ■ Solo un bozzetto della fiancata che vale però a capire l’importanza del modello. Volkswagen ha diffuso, in occasione della conferenza di fine anno del marchio, il primo teaser ufficiale che anticipa le forme della nuova 8
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La piattaforma MQB come base Guardando l’immagine diffusa, la Golf 8 non sembra tradire l’impostazione del modello attuale. Anche se la silhouette appare più schiacciata pur non variando le proporzioni della carrozzeria. A fare da base alla nuova edizione, sarà una evoluzione del pianale modulare MQB, impiegato anche per diversi modelli del gruppo Volkswagen tra i quali la Seat Leon, l’Audi Q3 e la nuova Skoda Scala. Una piattaforma modulare trasversale in grado di ospitare diversi tipi di carrozzeria, ricordiamo che nel tempo la Golf è stata realizzata in numerose versioni compresa quella station wagon, oltre a varie motorizzazioni. Anche mild hybrid a 48 Volt Proprio riguardo alle motorizzazioni Volkswagen ha già confermato l’arrivo sulla nuova Golf di unità mild hybrib a 48 Volt, che verranno affiancate da propulsori benzina e diesel d’ultima generazione, oltre ad alcuni motori con alimentazione bi-fuel a metano. Sono abbastanza scontate poi le versioni sportive GTI e R a trazione integrale che si andranno a porre all’apice della gamma facendo della tedesca, come da tradizione, una vettura capace di competere per prestazioni anche con modelli di classe superiore. Dotazioni da grande In ultimo le dotazioni, oltre ai fari full-Led e un quadro strumenti digitale, ormai di rito sulle vetture della Casa, non mancheranno a completare la nuova Golf avanzati sistemi di assistenza, con tecnologie di guida autonoma di livello 2. Cui si aggiungeranno equipaggiamenti volti alla massima connettività sfruttando avanzate interfacce di bordo per la massima integrazione anche con smartphone esterni e servizi come Waze.
AUTO E MOTO
Škoda Scala, il ritorno della berlina. FRANCESCO PATERNÒ
Sicurezza attiva al top L’auto dispone di tutti i sistemi di assistenza alla guida e per la sicurezza attiva, così come di tecnologia full led per i gruppi ottici anteriori e posteriori. Su questo modello esordisce un display touchscreen da 9,2 pollici al centro della plancia, disponibile anche in scala ridotta (e meno costosa) da 6,5 e 8 pollici, dove interagire con il sistema multimediale, che potrà contare su una sim integrata per gestire varie funzionalità. Davanti a chi guida, al posto del cruscotto analogica, c’è un Virtual cockpit da 10,25 pollici configurabile secondo le proprie esigenze di informazione. Grande bagagliaio Se la linea della Scala non stupisce più di tanto, fa effetto la capacità dichiarata del bagagliaio: 467 litri nella configurazione a cinque posti, fino a 1.410 reclinando i sedili e viaggiando in due. I prezzi, non ancora resi noti, dovrebbero partire da meno di 20.000 euro.
AUTO E MOTO
■ TEL AVIV – La Škoda Scala viene lanciata come l’inizio di un nuovo corso per il marchio boemo del gruppo Volkswagen, sia per alcuni tratti di design che per il livello di tecnologia imbarcata. Berlina cinque porte di segmento C con una lunghezza di 4,36 metri, la Scala prende il posto della Rapid e ha l’ambizione di evocare con il suo nome la direzione di crescita che modello e marchio intendono prendere, dopo aver venduto nel 2017 1,2 milioni di veicoli nel mondo e garantito redditività al gruppo.
Opel, Mokka X adesso anche elettrica. LUCA GAIETTA
Gli obiettivi Bernhard Maier, ceo di Škoda, dà i numeri nel corso della presentazione statica a Tel Aviv, location insolita per una novità automobilistica ma spiegata da una serie di accordi che il marchio ha preso con start up israeliane all’avanguardia nei sistemi di ricarica di auto elettriche e nell’intelligenza artificiale di cui si dovrebbero i frutti nel prossimo futuro: “Il nostro obiettivo – ha detto Maier – sono 2 milioni di auto vendute entro la fine del prossimo decennio, con una strategia per l’elettrificazione che prevede 10 modelli entro il 2025”. Benzina, diesel e metano Non la Scala, per la quale non sono ancora previste né versioni ibride né elettriche. L’auto sarà in vendita in Italia entro maggio del 2019 con motori benzina e diesel, più una versione a metano per la fine dell’anno. La première a batteria per Škoda sarà sempre nel 2019 la piccola Citigo elettrica pura e la nuova Superb ibrida plug-in. La Scala si presenta al mercato con un mille tre cilindri turbobenzina da 95 e 115 cavalli, un altro TSI quattro cilindri 1.5 da 150 cavalli, un 1.6 turbodiesel da 115 cavalli, mentre la versione a metano sarà con un mille da 90 cavalli.
■ La Opel Mokka X di prossima generazione verrà proposta anche in una edizione completamente elettrica a zero emissioni. Lo prevede il piano di elettrificazione del gruppo PSA, del quale fa parte il marchio tedesco. Arriverà nel 2020. Architettura eCMP Nessun dettaglio è per adesso stato rilasciato dalla Opel riguardo alla nuova generazione dalla Mokka X, che sarà comunque offerta anche con delle tradizionali motorizza14 Dicembre 2018 ·
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zioni termiche a benzina e impiegherà coma base la nuova architettura CMP (Common Modular Platform) del gruppo PSA per auto piccole e suv compatti. Un pianale utilizzato anche per la nuova DS 3 Crossback, la Peugeot 208 e la nuova Opel Corsa, in grado di ospitare una propulsione elettrica nella versione dedicata eCMP. Motore elettrico da 99 kilowatt Stando ad alcune indiscrezioni, non ufficiali, il propulsore elettrico destinato alla Mokka dovrebbe avere una potenza di 99 chilowatt (134 cavalli) ed essere in grado di raggiungere i 150 chilometri orari. Ad alimentarlo una batteria agli ioni di litio da 50 chilowattora capace di garantire un’autonomia superiore ai 300 chilometri.
AUTO E MOTO
Peso contenuto L’abitacolo monoscocca MonoCage II-S è stato aggiornato in funzione dell’apertura dell’hard-top. Non ha più il montante centrale ma una serie di archi rampanti in fibra di carbonio. Grazie alla particolare conformazione della struttura la 720S Spider pesa solo 49 chilogrammi più della Coupè e quasi 90 in meno della rivale Ferrari 488 Spider. L’aerodinamica del nuovo spoiler posteriore si regola automaticamente per la guida open air. Prestazioni inalterate Il potente motore centrale V8 4 litri bi-turbo da 720 cavalli garantisce così le stesse prestazioni della variante chiusa. La super car raggiunge i 341 chilometri orari di velocità massima (325 con il tetto aperto) e accelera da 0 a 100 in 2,9 secondi e da 0 a 200 in 7,9. La 720S Spider è già ordinabile al prezzo di 287mila euro. Prime consegne a marzo 2019.
McLaren 720S Spider, sogno Pininfarina, scoperto. l’hypercar si chiamerà Battista. AUTO E MOTO
VALERIO ANTONINI
PAOLO ODINZOV
■ McLaren aggiorna la gamma Super Series presentando in anteprima la 720S nella nuova versione Spider con inedita tinta Belize Blue. La sportiva di lusso è caratterizzata dal tetto rigido retrattile in fibra di carbonio, realizzato nel centro per la lavorazione dei materiali ultraleggeri di Sheffield. Apertura elettronica Il tetto retrattile si apre e chiude elettronicamente entro i 50 chilometri orari in soli 11 secondi, 6 in meno rispetto alla Sport Series 650S cabrio. È possibile richiedere opzionalmente il vetro che, in tinta con la carrozzeria, diventa trasparente premendo un pulsante. La capacità del vano bagagli è stata aumenta a 58 litri così da permettere di riporre comodamente la capote quando è aperta. 10
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■ L’hypercar elettrica firmata Automobili Pininfarina si chiamerà Battista, come il fondatore della celebre carrozzeria italiana di Cambiano, appartenente oggi al gruppo indiano Mahindra. Sarà svelata nella versione definitiva in marzo al prossimo Salone di Ginevra e verrà prodotta in edizione limitata in soli 150 esemplari commercializzati nei principali mercati mondiali con un listino compreso tra gli 1,8 e i 2,2 milioni di euro.
Leggera e tecnologica In grado di offrire prestazioni superiori persino a quelle di una Formula 1, la Battista deriva dal concept PF0 presentato nei mesi scorsi da Pininfarina. Verrà prodotta interamente in Italia impiegando le tecnologie più evolute in campo automotive. Tra queste una carrozzeria di fibra di carbonio e un telaio realizzato in materiali ultra leggeri capaci di contenerne al massimo il peso.
ducendo un minimo gli effetti della chiusura da parte di General Motors dello stabilimento di Hamtramck dove tra sei mesi cesserà la produzione di quattro berline.
Da 0 a 100 in meno di 2 secondi A spingere la Battista sarà un powertrain da 1.900 cavalli e 2.300 newtonmetri di coppia, sviluppato insieme alla Rimac e capace di farle raggiungere una velocità massima superiore ai 400 chilometri orari con uno scatto da zero a cento in meno di due secondi. Questo garantendo un’autonomia di circa 500 chilometri.
BigRep Nera, la moto in 3D.
AUTO E MOTO
ANTONIO VITILLO BUSINESS
Fca riapre un impianto a Detroit. EDOARDO NASTRI ■ L’azienda tedesca BigRep – leader nella produzione di stampanti – ha realizzato la moto elettrica Nera per mostrare le grandi potenzialità della tecnologia 3D. Si tratta di un pezzo unico, una “moto laboratorio”, attraverso cui i tecnici della società hanno voluto indicare nuove prospettive di ricerca della due ruote del futuro. La Nera ha un peso contenuto: in soli 60 chili include motore elettrico, batterie e tutte le componenti. È lunga 190 centimetri e alta 90. È composta da 15 parti, quella più grande misura 1 metro e 20. La stampa del telaio, della sella, o dei cerchi ruote non sono delle vere e proprie “prime volte”, qualcuno le ha già prodotte con tecnologia 3D. Diverso il discorso per gli pneumatici stampati privi d’aria o le sospensioni senza elementi ammortizzanti, autentiche novità realizzate soltanto di materiali solidi ma flessibili. ■ Fca dovrebbe riaprire lo stabilimento Mack Avenue Engine II di Detroit, un impianto dedicato alla costruzione di motori inutilizzato dal 2012, per assemblare – dal 2021 – il nuovo Jeep Grand Cherokee a sette posti. Secondo il “The Detroit News” questo consentirà a Fca di costruire il nuovo suv Jeep senza interrompere la linea di montaggio attuale, evitando quindi possibili ritardi nelle consegne. Fca si è rifiutata di commentare, ma se la notizia fosse confermata sarebbe il primo nuovo impianto di assemblaggio a Detroit dopo 27 anni. 400 posti di lavoro L’investimento per la riorganizzazione dell’impianto dovrebbe portare circa 400 nuovi posti di lavoro in città, ri-
Dettagli 3D Il desiderio di spingersi ancora più in là nel concetto di innovazione ha poi indotto gli ingegneri di NowLab - branca interna a BigRep dedicata alle stampanti 3D in larga scala - a introdurre una particolare scocca portante, con configurazione ad arco. Una forma “attiva” che, sebbene possa sembrare il frutto di una scelta estetica, contiene in sé le qualità per dare alla struttura della Nera un alto coefficiente di elasticità, che in pratica si traduce in buon comfort di marcia. A garantire la robustezza della due ruote elettrica contribuiscono le porzioni portanti che sono a sezione esagonale. Lo sterzo, per migliorare le unioni fra le parti statiche e dinamiche della moto, è costituito da otto snodi, mentre le luci a led sono programmabili. 14 Dicembre 2018 ·
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SICUREZZA
ACI-Etsc, Adas per la nostra sicurezza. CARLO DE ROSSI ■ “Le posizioni non sono mai state così vicine”. Così Matthew Baldwin, vice Direttore Generale di “Mobility and Transport” – il Dipartimento della Commissione Europea responsabile della politica Ue in materia di mobilità e trasporti – al termine del seminario “Veicoli più sicuri per salvare vite”, organizzato a Roma da ACI ed European Transport Safety Council, organizzazione indipendente e senza scopo di lucro, che fornisce consulenze imparziali in materia di sicurezza stradale, per contribuire a ridurre il numero di morti e feriti sulle strade europee. Oltre a Baldwin, ACI ed ETSC hanno riunito intorno allo stesso tavolo Chris Carroll (FIA), Antonio Avenoso e Dovile Adminaite (ETSC), Lucia Pennisi ed Enrico Pagliari (ACI), Roberto Bianca (Ministero dei Trasporti), Vito Mauro(Fondazione Caracciolo), Henry Gutman (Euro NCAP), Tjari Kreuzinger (Toyota Motor Europe) ed Enrico Becchio(FCA). Tecnologia per la sicurezza Al centro del dibattito, il contributo delle tecnologie Adas (Advanced Driver-Assistance Systems; Sistemi Avanzati di Assistenza alla Guida) alla riduzione del drammatico bilancio dell’incidentalità stradale in Europa: più di 25mila vite umane (in media 3 ogni ora) e 135mila feriti (15 ogni ora) ogni anno. “25mila morti l’anno – ha sottolineato il rappresentante della Commissione Europea – non sono un inevitabile prezzo da pagare alla mobilità: è inaccettabile perdere anche una sola vita umana”.
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Le cause Sul banco degli imputati soprattutto l’eccesso di velocità che – oltre a rappresentare una tra le cause principali di incidente (la terza secondo ACI-Istat, dopo distrazione e mancato rispetto di precedenza o semafori) – è un fattore che ne aumenta notevolmente la gravità. La risposta delle nuove tecnologie si chiama ISA: Intelligent Speed Adaptation: adattamento/riduzione intelligente della velocità. In pratica l’auto “legge” la segnaletica stradale e regola, automaticamente, la propria velocità. Il rovescio della medaglia Nella consapevolezza comune che nessuna tecnologia è – né sarà mai – “100% error free” e che è fondamentale scongiurare il rischio che tecnologie apparentemente perfette inducano gli automobilisti ad abdicare alle proprie responsabilità e a lasciare che “pensi a tutto” l’auto, le posizioni tra FIA ed ETSC divergevano riguardo alla possibilità di rendere obbligatoria l’introduzione dell’ISA su tutti i veicoli nuovi. Nel dare voce alle perplessità della Federazione Internazionale dell’Automobile, Chris Carroll ha sottolineato come i margini di errore dell’ISA nel “mondo reale” rappresentino un rischio che deve essere valutato con estrema attenzione. Nel caso la Commissione spingesse per rendere l’ISA obbligatorio, ha aggiunto Carroll, è fondamentale che il sistema automatico di adeguamento della velocità possa essere temporaneamente disabilitato, in particolare in tutte quelle situazioni (es. qualità non ottimale della segnaletica o dell’infrastruttura stradale; eccessiva anzianità del parco circolante) nelle quali potrebbe rivelarsi più dannoso che utile. Dibattito aperto Favorevole all’obbligatorietà dell’ISA si è dichiarato, invece, Antonio Avenoso, che considera il sistema di riduzione automatico della velocità una delle singole tecnologie più efficaci per quanto riguarda il potenziale salva-vita. Intervenire sulle velocità elevate, ha dichiarato l’Executive Director di ETSC può portare ad una diminuzione del 30% degli incidenti e del 20% dei morti sulle strade. Nel salutare positivamente il progressivo avvicinarsi delle posizioni di FIA ed ETSC, Matthew Baldwin ha sottolineato, infine, come la sicurezza stradale rappresenti una priorità assoluta, e ribadito l’intenzione della Commissione Europea di fare tutto il possibile perché gli errori umani non siano causa di incidenti mortali, intervenendo, soprattutto, sulla riduzione delle velocità troppo elevate.
LIFESTYLE
Kirk Douglas, the Racer. PAOLO BORGOGNONE
■ Hollywood compie 102 anni. O meglio il 9 dicembre li compie il più longevo attore insignito di un premio Oscar, Kirk Douglas. Nato poverissimo ad Amsterdam (New York) da una famiglia di immigrati bielorussi di origine ebraica, l’attore – il cui vero nome è Issur Demsky Danielovitch – ha interpretato nel corso della sua carriera oltre 70 film. I più celebri? “Il grande campione” del 1949, “Sfida all’Ok Corral” (1957), “Spartacus” (1960), “Fury” (1978). Storia di un pilota Tra i film che hanno contribuito a creare il mito dell’oggi 102enne Douglas si annovera anche “The Racers” (in italiano “Destino sull’asfalto”), pellicola uscita nel 1955 e diretta da Henry Hathaway, lo stesso regista che solo due anni prima aveva definitivamente lanciato la carriera di Marilyn Monroe, protagonista dell’acclamato “Niagara”. “The Racers” è liberamente tratto dal romanzo omonimo di Hans Ruesch (che del film è stato anche sceneggiatore) e ispirato alla vita di Otto Wilhelm Rudolf Caracciola, un leggendario pilota tedesco della prima metà del secolo scor14
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so, grande avversario di Nuvolari e tra i primi miti dell’automobilismo mondiale. Caracciola, nativo di Remagen dove oggi sorge anche una statua a lui dedicata, corse negli anni ’30 sia con l’Alfa Romeo che Mercedes, con la quale vinse la Mille Miglia del 1931. Film innovativo “The Racers” è ricordato per essere stato il primo a mostrare al grande pubblico americano le corse che si svolgevano al di qua dell’Atlantico. La pellicola si svolge infatti quasi tutta sui circuiti europei e racconta le vicende professionali e sentimentali del pilota Gino Borgesa, interpretato appunto da Kirk Douglas, un uomo tormentato e dalla volontà di ferro. Al suo fianco la protagonista femminile è la sfortunata attrice polacca Bella Darvi – indicata negli Usa all’epoca come “la nuova Greta Garbo” – che morirà poi suicida a Monte Carlo alcuni anni dopo. Protagonista a 4 ruote Per gli appassionati di motori, però, la vera protagonista del
film è l’auto guidata da Borgesa, una vettura da competizione disegnata nel 1950 nel Regno Unito dalla Hersham & Walton Motors, una piccola scuderia con sede a Waltonon-Thames nel Surrey, dotata di un motore Alta (un’altra piccola realtà delle corse automobilistiche inglesi di inizio anni ’50) 4 cilindri due litri. L’auto ha condiviso i successi con uno dei più grandi piloti di sempre, Sir Stirling Moss che la guidò appena 20enne, all’inizio della sua carriera in Formula 2. Una volta finite le riprese la Hwm fu venduta insieme con due Ferrari e due Maserati che avevano gareggiato nel film a un collezionista di Seattle, appassionato corridore, Tom Carstens, per un totale di 3mila dollari (circa 30mila al cambio attuale). Carsten vendette subito le auto italiane e col ricavato fece ristrutturare completamente la Hmw, dotandola di un motore Chevrolet V8 soprannominato negli Usa Stovebolt (cioè bullone per stufa). L’auto è ora nelle mani di Steven Taylor, a sua volta corridore e anche scrittore che continua a utilizzarla per partecipare a eventi sportivi tra cui le gare in salita.
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PAESE AMBIENTE
Electrify Verona, vivere meglio. Perché il Comune punta alla mobilità a zero emissioni: “Il nostro è il sogno di tutte le grandi città”, ci racconta il vicesindaco con delega alla Viabilità.
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■ L’ultima novità è l’inaugurazione di tre nuove colonnine di ricarica veloce, che si aggiungono alle quattro già operative in città, altre tre arriveranno a fine anno. In tutto, 20 prese di corrente (ogni postazione ne ha due), per rifonire di energia i veicoli a batteria in circa un’ora e mezza. Verona si prepara così a un futuro sostenibile dove la mobilità pulita ha un ruolo centrale, a partire dall’auto elettrica. Luca Zanotto, vicesindaco con deleghe alla Viabilità, è chiaro: “La diffusione dei veicoli a zero
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Electrify Verona è un progetto del nuovo Piano urbano di mobilità sostenibile (Pums), modello di trasporto a valore aggiunto
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emissioni è inevitabile, ma dobbiamo organizzarci subito e preparare i servizi essenziali a questo tipo di mobilità. Parlo di infrastrutture di ricarica. Il nostro programma si chiama Electrify Verona, prevede 100 punti di rifornimento entro il 2021, tra colonnine tradizionali e pali della luce intelligenti sui quali ci sono anche le
prese per il rifornimento elettrico. Se tutto procederà secondo i nostri piani, fra tre anni Verona sarà la città europea con il più alto numero di postazioni di ricarica veloce in rapporto agli abitanti”. Il Comune non prevede contributi in denaro per l’acquisto di veicoli a batteria, ma il transito libero in cen-
tro, la sosta gratuita nelle strisce blu e l’installazione a costo zero di un impianto di ricarica domestica, “si traducono comunque in un risparmio per i cittadini che scelgono l’elettrico”, spiega ancora il vicesindaco Zanotto. Electrify Verona è uno dei progetti del nuovo Piano urbano della mo-
bilità sostenibile (Pums) attraverso il quale il capoluogo vuole adottare un modello di trasporto a valore aggiunto, non solo per l’ambiente ma per vivere meglio. La filosofia di base? “Il nostro è il sogno di tutte le grandi città”, ci spiega il vicesindaco, “soprattutto quelle che patiscono il grave problema dello smog: meno traffico, più gente che si muove a piedi e in bicicletta e tanti mezzi pubblici veloci, efficienti e, ovviamente, a basse emissioni. In fondo la nostra filosofia è molto semplice e non intende ripudiare l’automobile, ma insegnare a usarla in modo più responsabile”. Percorso a lungo termine Il Pums di Verona è in fase di stesura in base alle indicazioni frutto di un confronto tra amministrazione, imprenditori, associazioni e cittadini. “Si tratta di un percorso a lungo termine che dovrà dare non solo risposte politiche, ma anche concrete e risolutive. Intendo dire che le persone vanno accompagnate verso il cambiamento e abituate per gradi. Poi semmai si può forzare la mano, imponendo limiti più stringenti per i veicoli in città”. Intanto Verona ha varato un pacchetto di domeniche senz’auto. “Sono sette all’anno, dureranno fino al 31 marzo prossimo e sono studiate per far sperimentare ai cittadini che muoversi per la città senza usare l’auto non è affatto un disastro. Anzi, significa assaporare e riscoprire le bellezze della città, non avere l’ansia del parcheggio, né traffico e né rumore”. Durante il “Mobility Day” è vietata la circolazione in centro a tutti i veicoli, ciclomotori compresi, mentre nel resto della città non possono girare i diesel e benzina fino a Euro 3 e moto e motorini Euro 0. In compenso, il Comune offre servizi di bus navetta ad alta velocità dalla periferia al centro a costi accessibili. “I veronesi sembrano apprezzare: durante le domeniche a piedi i musei registrano il tutto esaurito”. Il vicesindaco ci spiega che la via-
bilità a Verona è satura, non si possono costruire altre strade, mancano gli stalli per la sosta. “Ok a nuove infrastrutture, ma che siano dedicate alla mobilità sostenibile”, sottolinea. E qui si apre il capitolo delle nuove piste ciclabili, un altro tassello del Pums: “Abbiamo 2,4 milioni di euro, cofinanziati dal governo, per realizzare quattro chilometri di rete dai quartieri più popolosi verso il centro con le relative interconnessioni alle ciclabili esistenti. Potenzieremo il nostro bike sharing con altre 19 stazioni, metteremo in servizio le e-bike e installeremo 60 porta bici su precisa richiesta dei residenti”. A breve partiranno i cantieri per il filobus che collegherà il centro alla periferia. E arriveranno 67 autobus a metano. La distrazione alla guida Mobilità sostenibile significa anche sicurezza. Il nemico? L’uso irresponsabile del cellulare, anche in bici. “È il primo fattore d’incidente dell’automobilista moderno. Un fenomeno di cui siamo vittime e carnefici”, sottolinea Zanotto. Da agosto scorso, la Polizia municipale è scesa sul piede di guerra. “Nessuna campagna specifica, molte persone penserebbero solo a interventi spot”, ci spiega il comandante Luigi Altamura. La strategia è quella dei controlli a tappeto: “Abbiamo aumentato le pattuglie e la vigilanza sull'utilizzo dello smartphone. Molti agenti girano in borghese con il compito di prestare la massima attenzione a tutti quelli che alla guida mandano messaggi o scattano foto. Da agosto a oggi, facciamo in media 20-25 verbali al giorno”. L’ordine è fermare i trasgressori in flagranza, per evitare i troppi ricorsi di chi usa lo stratagemma di dare la colpa ad altri per non perdere punti. Niente repressione ma prevenzione: “Siamo preoccupati per il fatto che il 20% degli incidenti sia riconducibile alla distrazione. E credo che qui a Verona il dato sia ancora più alto”, conclude il comandante.
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