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Settimanale digitale • Anno 3 • Numero 77 • 15/3/2019
Supplemento settimanale a l’Automobile.
La B orsa e l’a uto.
PAOLO BORGOGNONE ■ Gli indici di Borsa sono imprevedibili e le quotazioni dei costruttori auto non fanno eccezione. Nel 2018, i titoli automotive hanno avuto fluttuazioni anche drammatiche, a causa di tensioni internazionali, di una guerra sui dazi e di una economia britannica in bilico sull’uscio dell’Unione europea, senza riuscire a decidere se e come andarsene. Poi sono arrivati venti di recessione globale, il calo delle vendite dei diesel, la prima storica contrazione del mercato cinese e la necessità di accelerare
investimenti miliardari sulla nuova mobilità: elettrificazione e guida autonoma. In Borsa, Psa è stato l’unico gruppo europeo a chiudere con il segno più, mentre altri – come Bmw e Volkswagen – hanno finito con segno meno. Fiat Chrysler, americana per l’85% dei profitti, a Piazzaffari a Milano è andata in rosso. In Asia, gli indiani di Tata e i cinesi di Geely guidano la lista di chi ha perso. Negli Stati Uniti, i big di Detroit piangono, la piccola Tesla della Silicon Valley rimane in altalena. Il 2019 è iniziato con qualche segnale di ripresa: basterà a riportare il sereno in Borsa?