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Settimanale digitale • Anno 3 • Numero 77 • 15/3/2019
Supplemento settimanale a l’Automobile.
La B orsa e l’a uto.
PAOLO BORGOGNONE ■ Gli indici di Borsa sono imprevedibili e le quotazioni dei costruttori auto non fanno eccezione. Nel 2018, i titoli automotive hanno avuto fluttuazioni anche drammatiche, a causa di tensioni internazionali, di una guerra sui dazi e di una economia britannica in bilico sull’uscio dell’Unione europea, senza riuscire a decidere se e come andarsene. Poi sono arrivati venti di recessione globale, il calo delle vendite dei diesel, la prima storica contrazione del mercato cinese e la necessità di accelerare
investimenti miliardari sulla nuova mobilità: elettrificazione e guida autonoma. In Borsa, Psa è stato l’unico gruppo europeo a chiudere con il segno più, mentre altri – come Bmw e Volkswagen – hanno finito con segno meno. Fiat Chrysler, americana per l’85% dei profitti, a Piazzaffari a Milano è andata in rosso. In Asia, gli indiani di Tata e i cinesi di Geely guidano la lista di chi ha perso. Negli Stati Uniti, i big di Detroit piangono, la piccola Tesla della Silicon Valley rimane in altalena. Il 2019 è iniziato con qualche segnale di ripresa: basterà a riportare il sereno in Borsa?
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BUSINESS
Auto e Borsa 2018: come è andata. MONICA SECONDINO
■ Il 2018 è stato un anno difficile per il settore automotive in Borsa. In Europa l’unico costruttore a ottenere un risultato positivo è stato Peugeot, che ha chiuso il periodo facendo registrare un +7,70% nelle quotazioni. Per tutti gli altri si parla di perdite e a doppia cifra: Bmw e Volkswagen rispettivamente -18,58% e -16,54%; quasi il doppio per Daimler e Renault, il primo -35,16% e il secondo -35,61%. Resta da decidere come si voglia considerare FCA, se europea o americana visto che la maggior parte dei suoi margini derivano dal mercato oltre oceano: in ogni caso il marchio ha chiuso con un -14,94%. I movimenti dei titoli legati al settore auto vanno inseriti in un contesto più ampio nel quale gli indici di riferimento in Europa, Eurostoxx 50 ed Eurostoxx 600 hanno perso circa il 14%, mentre il settoriale del comparto auto ha lasciato sul campo oltre il 28%. America in altalena e Asia giù In America non è comunque andata molto meglio e, se l’S&P ha perso lo scorso anno solo l’1,57% in euro, il settoriale delle auto è calato del -24,95%. I diversi costruttori degli States hanno reagito comunque molto diversamente: General Motors ha fatto registrare un -14,33%, Ford ha chiuso a -35,70%. Tutto il contrario di Tesla, cresciuta +12,21%. Le difficoltà europee e Nord americane si trasformano in una vera disfatta se diamo un’occhiata ai costruttori asiatici. Tata Motors ha lasciato in euro sul terreno -61,98%, Geely ha chiuso a -47,72%, Toyota -6,85% e Hyundai -18,67%. Le ragioni della crisi I motivi dietro a performance così negative – concentrate in particolare verso la fine del 2018 – sono diversi: paura del-
la guerra commerciale tra USA e Cina, preoccupazione per una Brexit fuori controllo, timori di una nuova recessione mondiale e ancora preoccupazione che la Federal Reserve (la Banca centrale americana) potesse alzare i tassi troppo velocemente. L’inizio del 2019 ha portato con sé qualche schiarita e anche vigorosi rimbalzi nelle quotazioni. Lo spettro della sicurezza Nonostante i segnali incoraggianti, rimangono alcuni aspetti che potrebbero condizionare molto il futuro dell settore automotive. Dal 17 febbraio infatti, sulla scrivania del Presidente Trump c’è il report dal quale emerge che i veicoli importati rappresenterebbero una minaccia alla sicurezza nazionale degli Stati Uniti. L’inquilino della Casa Bianca ha ora 90 giorni di tempo per decidere o meno se imporre dazi ed eventualmente di che entità. Finché la paura di una guerra economica sulle auto non si sarà dissolta è difficile pensare che il settore possa riprendere smalto. Uno studio della National Automobile Dealers Association pubblicato su Bloomberg riporta stime secondo le quali le tariffe porterebbero un aumento di 2.270 dollari per le auto costruite in America e di 6.875 dollari per le importate. In Europa sarebbero i tedeschi a pagare il prezzo più alto. L’inizio del 2019 è buono Intanto il 2019 in America è iniziato con Ford e General Motors che hanno recuperato più o meno il 15% mentre Tesla è calata e registra un -12%. In Europa invece regina del mercato borsistico si conferma Peugeot, con un +18%. In Asia quella che sta facendo meglio è Geely che, dall’inizio dell’anno ha recuperato, in euro, più del 18%. 15 Marzo 2019 ·
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BUSINESS
Volkswagen, tutti i numeri del 2018. ALESSANDRO MARCHETTI TRICAMO
in discesa anche in questo caso legati al passaggio al ciclo WLTP. Le conseguenze del cosiddetto dieselgate pesano nel bilancio Audi per 1,2 miliardi. Skoda ha annunciato un fatturato che cresce del 4,4% a 17,3 miliardi ma scende il profitto operativo del 14,6% a 1,4 miliardi per gli effetti negativi del cambio, della transazione verso il nuovo ciclo di omologazione Wltp e gli alti costi relativi allo sviluppo di nuovi prodotti. In calo – ma sempre con un valore molto al di sopra della media del settore – anche il margine che dal 9,7% del 2017 arriva all’8% del 2018. Bene Seat: le vendite hanno prodotto 10,2 miliardi con una crescita del 3,1% rispetto all’anno precedente. Profitti operativi a 254 milioni che rappresentano un nuovo record per la Casa spagnola. Il margine è al 2,5%. Positivo anche il bilancio di Porsche: fatturato in crescita del 9,2% a 23,7 miliardi e profitto operativo a 4,1 miliardi (+2,7%) e margini al 17,4%. Meno bene Bentley con numeri in negativo su tutte le voci: calo del fatturato del 16% a 1,5 miliardi, profitto operativo negativo a -288 milioni. I motivi secondo il gruppo Volkswagen sarebbero riconducibili al ritardo nel lancio della nuova Continental GT e nella ristrutturazione del fondo pensione.
SMART MOBILITY
■ WOLFSBURG – Un anno di successo. Le parole sono di Herbert Diess, numero uno del gruppo Volkswagen. “Ora però dobbiamo raddoppiare gli sforzi per continuare nel processo di trasformazione che abbiamo iniziato”. In totale – ha annunciato Diess in apertura dell’annuale conferenza di bilancio a Wolfsburg – sono state vendute 10,8 milioni di veicoli (+0,9%) con un fatturato di 235,8 miliardi (+2,7%) e un profitto operativo di 17,1 miliardi (+0,4%). L’Europa è il primo mercato con 4,4 milioni di unità vendute (+1,2%), seguita dalla Cina con 4,2 milioni e una crescita dello 0,5%. Continua il calo in Nord America con meno di 1 milione di unità (-2%) mentre salgono le vendite in Sud America con 0,59 milioni e un +13,1%.
Brutto clima, ora è tempo di agire. PATRIZIA LICATA
Le stime per il 2019 Le previsioni per il 2019 in corso, in termini di risultati finanziari, sono di un incremento del fatturato del 5% e un margine operativo tra il 6,5 e il 7,5%. I numeri marchio per marchio Per il marchio Volkswagen il fatturato è cresciuto del 6,8% e ha raggiunto 84,6 miliardi di euro, con un profitto operativo di 3,2 miliardi. Il margine è del 3,8%: era al 4,2% lo scorso anno, la discesa è legata in particolare alle difficoltà inerenti al passaggio al nuovo ciclo di omologazione WLTP. Le conseguenze dello scandalo sul diesel contribuiscono ancora negativamente ai conti con 1,9 miliardi. Per Audi (i numeri comprendono anche i risultati di Ducati e Lamborghini che nel gruppo sono ricondotti al marchio di Ingolstadt) il fatturato è invece di 59,2 miliardi (59,8 nel 2017), il profitto operativo chiude il 2018 a 4,7 miliardi (5,1 nel 2017) con un margine del 7,9%. Valori 4
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· 15 Marzo 2019
■ Il 15 marzo il mondo giovanile e non solo scende in piazza per il Global Strike For Future, una mobilitazione globale in nome della difesa dell’ambiente e per dare un futuro ecosostenibile al nostro pianeta: l’evento fa seguito agli appuntamenti #fridaysforfuture, nati dalla
protesta della giovane attivista svedese Greta Thunberg. Rispettare i patti della Cop 21 di Parigi e della Cop 24 di Katowice e andare oltre, con l’obiettivo di impedire l’aumento della temperatura globale di 1,5 gradi rispetto ai livelli preindustriali: sono queste le richieste che il popolo del #fridaysForFuture avanza con lo sciopero del 15 marzo. In Italia sono previste quasi 150 manifestazioni, che hanno come cuore pulsante soprattutto la scuola; nel mondo gli appuntamenti saranno almeno 1.325 in un centinaio di nazioni. L’Italia, riporta Legambiente, è il secondo paese per numero di adesioni, dopo la Germania (190) e prima degli Stati Uniti (136). L’auto elettrica è una risposta L’inquinamento atmosferico non viene causato solo dai trasporti, ma da numerose attività industriali. I costruttori di veicoli cercano però di fare la loro parte: i piani di investimento per i prossimi cinque-dieci anni resi noti finora da 29 case automobilistiche mondiali parlano di una spesa di almeno 300 miliardi di dollari per sviluppare e costruire le auto elettriche e le loro componenti. I costruttori tedeschi, che sborseranno in tutto 139,5 miliardi, sono i maggiori investitori globali per l’elettrificazione delle auto. A conferma di queste cifre (contenute in un’analisi di Reuters), nei giorni scorsi il gruppo tedesco Volkswagen ha annunciato un potenziamento della propria strategia di elettrificazione: i nuovi modelli elettrici pronti nei prossimi 10 anni saranno 70 e non più 50 come previsto in precedenza e l’obiettivo è la neutralità della flotta in termini di CO2 entro il 2050. Lo sforzo, però, deve essere globale: in tutti i paesi e in tutti i settori. L’auto elettrica ha bisogno di energia da fonti pulite e di controllare impatto e smaltimento delle batterie; le industrie diverse dai trasporti dovranno farsi carico della loro parte e convertirsi all’economia green. Fa male al cuore Gli ultimi dati diffusi dallo European Heart Journal sulla relazione tra inquinamento atmosferico e mortalità per patologie cardiache dovrebbero fornire la prova decisiva agli eco-scettici: i combustibili fossili uccidono. Gas serra come anidride carbonica, ossidi di azoto e polveri sottili non fanno male solo all’ambiente, ma alla salute delle persone, e incidono su malattie cardiache e aspettativa di vita al doppio del ritmo stimato solo tre anni fa. Secondo lo studio scientifico, in media nell’Unione europea lo smog riduce l’aspettativa di vita di 2,1 anni e uccide 129 persone ogni 100mila (per l’Italia si tratta di una riduzione di 1,9 anni dell’aspettativa di vita e di 136 morti ogni 100mila attribuite alla malattie cardiovascolari). I calcoli attribuiscono, nel 2018, almeno 659mila morti all’effetto dell’inquinamento atmosferico, per lo più come fattore scatenante di patologie cardiovascolari; il dato è il doppio di quello stimato nel 2015. Cosa si può fare Lo studio ha effettuato un altro calcolo: ha ipotizzato l’eliminazione delle emissioni legate ai combustibili fossili, in linea con l’obiettivo degli accordi sul clima di Parigi di contenere sotto i 2 gradi centigradi l’aumento delle temperature globali. Usando solo energia green, nell’Europa a 28 paesi potremmo evitare in media 434mila decessi l’anno e aspettarci di vivere almeno 1,2 anni in più. Con fonti di
energia pulite il tasso di mortalità attribuibile all’inquinamento sarebbe ridotto del 55%.
BUSINESS
Audi, i risultati del 2018. SAMUELE MARIA TREMIGLIOZZI
■ INGOLSTADT – Il 2018 non è stata l’annata migliore per Audi. O almeno non in linea con le precedenti. Lo raccontano i principali valori di bilancio e quelli di mercato, con il costruttore tedesco che perde terreno in tutti i mercati importanti, fatta eccezione per la Cina. A dirlo anche le parole di Bram Schot, numero uno di Audi da giugno 2018 durante il tradizionale appuntamento annuale con la stampa: “Non possiamo ritenerci soddisfatti della nostra performance. In termini quantitativi abbiamo sofferto l’introduzione dei nuovi standard per l’omologazione Wltp, uno stress test finale che non abbiamo superato”. I numeri economici Audi chiude il 2018 con ricavi per 59,25 miliardi di euro, circa 540 milioni di euro in meno rispetto all’anno precedente (-0,9%). L’utile netto cresce leggermente e si attesta a 3,46 miliardi di euro (+0,9%). In calo i flussi di cassa: positivi, ma più che dimezzati rispetto al 2017 e pari a 2,14 miliardi di euro. Gli esborsi per il cosiddetto “Dieselgate” pesano sulla liquidità generata. Spia rossa per i principali indicatori di performance finanziaria: la redditività delle vendite lorda (margine su ogni unità immatricolata) raggiunge quota 7,9% e perde 0,6 punti percentuali rispetto al 2017. La redditività netta scende però al 6%: colpiscono ancora le difficoltà legate ai motori a gasolio, unite al rallentamento nelle consegne (a causa dei ritardi nell’omologazione di alcuni modelli al nuovo ciclo Wltp). Il ROI (redditività del capitale investito) diminuisce al 10% (-4,4 punti percentuali). 15 Marzo 2019 ·
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Determinazione per il futuro: Audi si aspetta una redditività nelle vendite intorno all’8,5% nel 2019, valore che raggiungerà l’11% nelle previsioni di medio-lungo periodo. Atteso anche un leggero aumento dell’utile. Nel frattempo però la Casa tedesca segna -5,5% nelle immatricolazioni globali dei primi due mesi del 2019. I volumi di vendita Nel 2018 Audi ha consegnato globalmente 1.812.485 milioni di unità: all’appello mancano oltre 65mila esemplari, una variazione negativa del 3,5% rispetto ai risultati dell’anno precedente. L’introduzione del Wltp incide – ancora una volta – in maniera decisa. In Europa, Audi frena con 743.613 nuove targhe: nessuno dei cinque principali mercati del vecchio Continente risponde positivamente e la contrazione complessiva raggiunge il 13,6%. Il marchio tedesco chiude con 62.256 unità in Italia, circa 6mila in meno rispetto al 2017 (-9,7%). Flessione significativa in Germania e Regno Unito (rispettivamente -11,6% e -18%) dove il calo – in entrambi i Paesi – vale oltre 30mila unità. Francia -19,2%, Spagna -5,3%. Il costruttore di Ingolstadt rallenta anche negli Stati Uniti: 223mila esemplari consegnati, -1,4%. In rosso anche in America Meridionale. Cina risultato positivo significativo: 663mila Audi immatricolate nella Repubblica Popolare, 65mila in più e una crescita del 10,9%.
vamente i 100 miliardi di dollari. Uber e SoftBank non commentato le indiscrezioni. Un portavoce di Toyota si è limitato a dire che la Casa automobilistica “rivede e valuta costantemente varie opzioni di investimento” ma non ha nulla da annunciare. Collaborazioni incrociate La collaborazione tra Softbank e Toyota si è concretizzata già nell’ottobre scorso con la firma di un accordo per lo sviluppo di vetture driverless sulla piattaforma della e-Palette della Casa di Tokyo. SoftBank è già partner anche di Uber, della quale ha rilevato circa il 15% delle azioni già alla fine del 2017. La finanziaria giapponese è in affari anche con Cruise, la divisione per l’autonoma di General Motors.
BUSINESS
SoftBank e Toyota: 1 miliardo per Uber?
Jaguar Land Rover, ancora guai.
PAOLO BORGOGNONE
COLIN FRISELL
■ Un gruppo di investitori guidati da SoftBank Group Corporation e Toyota è in trattative per investire almeno 1 miliardo di dollari nell’unità di auto-guida di Uber, un settore dell’azienda che avrebbe a oggi un valore oscillante tra i 5 e i 10 miliardi di dollari. La notizia è stata anticipata dalla Reuters. L’investimento fornirebbe un’iniezione di denaro per il programma di guida autonoma di Uber che sta costando centinaia di milioni di dollari alla startup senza generare – almeno per ora – entrate.
■ LONDRA – Jaguar Land Rover ha bloccato – almeno temporaneamente – il progetto di espansione nell’area di Whitley South, la stessa zona di Coventry dove hanno sede già molte attività legate al costruttore, in fase di avanzata progettazione. La decisione è stata comunicata alla municipalità della città delle West Midlands partner dell’iniziativa.
Soldi per la Borsa La nuova iniezione di denaro dovrebbe anche contribuire al valore complessivo di Uber – che sta preparandosi al debutto sul mercato azionario, probabilmente a settembre di quest’anno – e che potrebbe superare complessi6
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· 15 Marzo 2019
BUSINESS
6mila posti in sospeso In un comunicato la Casa ha confermato lo stop parlando di “inedite sfide” e difficoltà impreviste indipendenti dalla sua volontà che avrebbero costretto i vertici a prendere la decisione di fermare lo sviluppo di Whitley South. In quest’area di 250mila metri quadri lungo la A45 a sud dell’aeroporto, sarebbero dovute sorgere alcune nuove
vute alle politiche commerciali americane del presidente Donald Trump. Ricavi aumentati del 18,9% I ricavi del gruppo francese, del quale fanno parte oltre Peugeot e Opel (Vauxall) anche Citroen e DS, sono aumentati del 18,9% a 74,03 miliardi di euro e i proventi operativi hanno raggiunto 5,69 miliardi per un aumento del 43%. Numeri grazie ai quali verrà proposto alla prossima assemblea societaria, in programma il 2 maggio, un dividendo di 0,78 euro per il 2018, rispetto ai 0,53 euro della passata edizione.
costruzioni, tra cui anche una fabbrica destinata alle batterie (finanziata in parte da un bando governativo) e una zona destinata a fornitori esterni della società. In tutto – secondo stime del comune – i nuovi posti di lavoro (a questo punto congelati finché non si troverà una soluzione) dovrebbero essere circa 6mila. Le cause della crisi Jaguar Land Rover è in un momento di grande difficoltà. Nell’ultimo trimestre del 2018 il costruttore ha denunciato perdite per una cifra pari a 320 milioni di euro, dovute soprattutto alla contrazione del mercato cinese – quello più forte per la Casa inglese di proprietà degli indiani di Tata – e alle difficoltà nella commercializzazione delle auto diesel. I vertici aziendali hanno poi anche spesso additato tra le cause della attuale congiuntura negativa anche le incertezze sul futuro dovute alla Brexit, l’addio del Regno unito alla Unione europea su cui – a pochi giorni dalla fatidica data del 29 marzo – regna ancora una totale confusione. A questo proposito l’azienda ha comunicato in gennaio la chiusura dei suoi impianti per due settimane in aprile. In arrivo anche oltre 5mila licenziamenti previsti nell’ambito di un piano che dovrebbe consentire risparmi per 2,5 miliardi di sterline.
BUSINESS
Psa, più utili e ritorno negli Usa.
La scommessa sul Leone I vertici Psa prevedono per il 2019 un mercato automobilistico stabile in Europa, in calo dell’1% in America Latina e del 3% in Cina, con una crescita del 5% in Russia e scommettono soprattutto su Peugeot che, dopo aver superato gli obiettivi iniziali previsti nel piano strategico “Push to Pass” per il periodo 2016-2018, punta adesso a un margine operativo ricorrente medio superiore del 4,5% tra il 2019 e il 2021, compresa Opel Vauxhall. 116 nuovi modelli entro il 2021 L’obiettivo del gruppo è adesso aumentare le vendite al di fuori dell’Europa del 50% nei prossimi tre anni posizionando i propri marchi in nuovi mercati (Peugeot in Nord America, Citroën in India e Opel in Russia) cercando anche di migliorare le performance di DS a livello internazionale. Questo contando su una forte spinta nel settore dei veicoli commerciali e su 116 nuovi modelli entro il 2021, alcuni dei quali presentati sotto forma di prototipo ma destinati alla sicura produzione in serie, che permetteranno di far scendere l’età media della gamma a 3,5 anni. Elettrificazione e guida autonoma “Le sfide della transizione energetica continueranno ad essere un punto chiave per la crescita del gruppo, intenzionato ad elettrificare il 50% della gamma prodotto nel 2021 e il 100% nel 2025 con l’utilizzo dei primi veicoli a idrogeno in condizioni reali nelle flotte di clienti business”, ha detto il ceo Carlo Tavares. Psa ha poi intenzione di accelerare ricerca e sviluppo nel campo della guida autonoma in modo di arrivare a proporre veicoli di livello 4 e 5 (ovvero quelli in cui non è necessario l’intervento umano) tenendo in considerazione l’equazione costo/valore di utilizzo accettato dai clienti.
PAOLO ODINZOV ■ Psa chiude il 2018 con un utile netto da record a 2,83 miliardi di euro con un incremento del 47% rispetto al risultato dello scorso anno (1,2 miliardi) e punta sulle competenze di Opel, ex General Motors, per tornare in Usa con il marchio Peugeot nonostante le incertezze do15 Marzo 2019 ·
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INNOVAZIONE
La corsa alle batterie dei coreani. EDOARDO NASTRI
oltre 440 milioni di dollari dedicate alla fabbrica di batterie del gruppo a Goed, cittadina ungherese 30 chilometri a nord di Budapest. Non solo Europa: Samung SDI ha inoltre impiegato fondi per espandere uno stabilimento in Michigan (60 milioni di dollari) e per costruire due nuovi impianti in Cina precisamente nella città di Xi’an con un investimento che supera gli 880 milioni di dollari. SK Innovation La SK Innovation è l’ultima arrivata, dato che è stata aperta nel 2011, ma sta già lavorando con diversi costruttori automobilistici di grande calibro come il gruppo Daimler e Hyundai-Kia. Gli investimenti si sono concretizzati nell’apertura di un impianto per costruzione di batterie per auto in Georgia (Usa) per 1,68 miliardi di dollari e di un altro stabilimento in Ungheria (838,9 milioni di dollari). Il futuro delle diverse aziende produttrici di batterie dipenderà da cosa accadrà nel mercato globale nei prossimi anni, Europa compresa. Al momento tutti i costruttori per diverse ragioni stanno guardando alla mobilità elettrificata. Nel dubbio è meglio non farsi trovare impreparati.
BUSINESS
■ Alcune società sud coreane che fabbricano batterie per il settore automobilistico – LG Chem, Samsung SDI e SK Innovation – hanno deciso di intensificare la loro attività e gli investimenti per aumentare la capacità produttiva. Le aziende non hanno intenzione di farsi trovare impreparate data la previsione di crescita del mercato delle auto elettriche in Europa (e non solo) nei prossimi anni. Secondo gli analisti, le risorse impiegate servirebbero anche per cercare di colmare la differenza con alcune aziende cinesi concorrenti, come la Catl (Contemporary Amperex Technology) che è la più importante al mondo, oggi le leader del settore. LG Chem LG Chem ha annunciato pochi giorni fa il rilascio di obbligazioni societarie per un valore che supera gli 880 milioni di dollari. L’intenzione iniziale era quella di mettere in commercio obbligazioni per la metà del valore, ma dopo aver consultato gli analisti sulle potenzialità dell’operazione si è deciso di raddoppiare l’importo. La società coreana ha dichiarato che i fondi saranno utilizzati per espandere la sua capacità di produzione di batterie per auto in particolare per il mercato europeo e quello cinese. I piani aziendali prevedono il passaggio da 35 a 100-110 Gigawattora entro il 2020. Il presidente della società Kim Jong-hyeon ha dichiarato inoltre di voler “espandere le capacità produttive dedicate all’Europa a 70 Gigawattora entro i prossimi due anni”. Samsung SDI Lo scorso dicembre il consiglio d’amministrazione di Samsung SDI ha deliberato l’investimento di risorse pari a 8
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· 15 Marzo 2019
Seat, i conti volano. GIOVANNI BARBERO
■ 2018 a gonfie vele per Seat. Il marchio spagnolo ha registrato lo scorso anno un aumento dell’utile operativo del 33,4%, pari a 254 milioni di euro, chiudendo i dodici mesi con un fatturato di 10,2 miliardi di euro, 3,1% in più rispetto al 2017 e il più alto mai registrato nella sua storia. Seat nel 2018 ha venduto 517.600 veicoli, in aumento del 10,5% rispetto al 2017. “L’ultimo è stato un anno da record. La nostra situazione finanziaria non è mai stata così florida, grazie anche ai dati di vendita che riflettono la fiducia dei clienti. Ab-
biamo completato il primo ciclo di rinnovamento del portafoglio con il lancio della Tarraco e presto inizieremo la seconda fase. A abbiamo l’ambizione di essere protagonisti nei campi dell’elettrificazione, della connettività e della mobilità condivisa”, fa sapere il presidente Luca de Meo. Futuro elettrificato L’intendimento traspare chiaramente dai prodotti presentati all’ultimo Salone di Ginevra, che anticipano il futuro elettrificato di Seat. Sullo stand ci sono el-Born, concept car completamente elettrica e prima vettura del marchio a sfruttare la piattaforma MEB, quella del gruppo Volkswagen dedicata alle auto a zero emissioni, e la Cupra Formentor, sportiva ed elettrificata.
BUSINESS
Piaggio: 2018 guadagni a +80,6%.
ancora una volta quelli sul mercato indiano (+30,3%) e nell’area Asia Pacifico (+9,7%). In Europa il Gruppo ha la leadership del segmento scooter e detiene il 25,3% di quota di mercato. Vola Vespa Da segnalare l’anno d’oro di Vespa che vende nel mondo 210mila unità (+16%), il miglior risultato dal 2007.
BUSINESS
Lyft, ad aprile in Borsa. PAOLO BORGOGNONE
EDOARDO NASTRI
■ Buoni risultati per Piaggio nel 2018. L’utile netto del Gruppo è stato di 36,1 milioni di euro, in aumento dell’80% rispetto al 2017. I ricavi sono saliti del 4,3% a quota 1,38 miliardi con un margine operativo lordo di 201 milioni di euro (+4,9%). Nel corso dell’anno passato il gruppo Piaggio ha venduto complessivamente 603.600 veicoli, (bici elettriche, tri e quadricicli compresi) 50.800 in più del 2017, registrando una crescita del 9,2%. I risultati variano a seconda delle aree geografiche. Il miglior mercato è stato quello indiano, in crescita del 23,5%, segue l’area Asia Pacifico (+9,7%). Contrazione invece del 4,3% delle consegne nella regione Emea (Europa Medio Oriente e Africa) e nelle Americhe. Nel 2018 Piaggio ha consegnato 393.100 due ruote, il 4,6% in più dell’anno precedente. I risultati migliori sono
■ Lyft ha annunciato che tra poche settimane, probabilmente già in aprile, sbarcherà in Borsa. L’annuncio significa che quella californiana è la prima società di ride hailing (servizio di taxi con auto private prenotate via app) a presentarsi a Wall Street. Uber – la più grande azienda concorrente che sta a sua volta preparandosi alla quotazione – è stata quindi battuta sul tempo. Secondo il file presentato alla Security and Exchange Commission – l’organo che sovrintende la Borsa negli Usa – il valore dell’azienda coi baffi fucsia nel logo è di 25 miliardi di dollari. Conti in rosso La conferma della quotazione in borsa è stata anche l’occasione per la pubblicazione dei dati finanziari riguardanti la società che negli Usa – suo principale mercato – è presente in 300 città ed effettua qualcosa come 1 milione di corse al giorno. Lyft ha dichiarato, nel 2018, ricavi per 2,16 miliardi di dollari, più del doppio rispetto al miliardo tondo tondo dell’anno precedente. Questo non ha però evitato il rosso nel bilancio che è stato negli ultimi dodici mesi di 911 milioni di dollari, in peggioramento rispetto ai 688 milioni del 2017. 15 Marzo 2019 ·
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Futuro autonomo La quotazione a Wall Street non è l’unica grande novità per Lyft. L’azienda fondata nel 2012 a San Francisco ha infatti confermato anche l’intenzione di entrare nel mondo delle auto autonome, sia aprendo la propria piattaforma a sviluppatori esterni che dedicando una parte degli investimenti futuri alla realizzazione di un brevetto di guida driverless proprietario. Questo anche se la stessa Lyft riconosce che uno sviluppo della mobilità robotizzata potrebbe rappresentare una minaccia per i futuri guadagni dei suoi conducenti.
AUTO E MOTO
Volkswagen: 70 elettriche in 10 anni. ALESSANDRO MARCHETTI TRICAMO
■ WOLFSBURG – Il gruppo Volkswagen rilancia con forza, durante la tradizionale conferenza annuale di bilancio a Wolfsburg, la propria strategia di elettrificazione: i nuovi modelli elettrici pronti nei prossimi 10 anni saranno 70 e non più 50 come previsto in precedenza. Le auto prodotte dalle nuove piattaforme dedicate ai veicoli a batteria raggiungeranno un volume di 22 milioni nella prossima decade rispetto ai 15 milioni annunciati in precedenza. “L’obiettivo – ha dichiarato Herbert Diess, numero uno del gruppo tedesco – è arrivare alla neutralità della nostra flotta in termini di CO2 entro il 2050”. Primo step: tagliare le emissioni di CO2 dei propri veicoli del 30% (rispetto ai valori del 2015) entro il 2025. Impegno anche per le emissioni degli stabilimenti: 50% di taglio sempre entro il 2025 con l’impianto Audi di Bruxelles già neutrale in termini di CO2. Diess ha poi ricordato che le emissioni di CO2 imputabili all’intero sistema di trasporto è del 14%. Come dire: anche gli altri devono fare il loro. 10
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· 15 Marzo 2019
Per l’elettrificazione Diess ha confermato un investimento di 30 miliardi di euro entro il 2023. Risorse che porteranno i veicoli a batteria a rappresentare circa il 40% di tutte le vendite del gruppo tedesco. I primi modelli in arrivo La prima ondata di elettriche è già prevista in questo 2019 con Audi e-tron e Porsche Taycan: “L’accoglienza del mercato è stata ottimale e abbiamo già registrato 20mila prenotazioni per entrambi i nuovi modelli”, ha dichiarato Diess. Il prossimo anno toccherà alla prima ID di Volkswagen (una hatchback delle dimensioni di una Golf ), seguita dai modelli di serie derivati dai concept Seat el-born e Skoda Vision E. A seguire si allargherà la gamma ID con altri tre modelli una berlina (Vizzion), un crossover (Crozz) e un minivan (Buzz). I fornitori delle celle al litio sono quattro: LG Chem, SKI, CATL e Samsung. Anche se il gruppo Volkswagen punta ad una partnership per la costruzione di un impianto di produzione di batterie in Europa. Economie di scala per i profitti Per quanto riguarda la profittabilità delle elettriche, molto dipenderà dalle economie di scala che si genereranno nei prossimi mesi e anni. A partire dai numeri di produzione sviluppati sulla nuova piattaforma MEB dedicata esclusivamente alle elettriche pure del gruppo: “La strategia è condividerla anche fuori del gruppo”, ha spiegato Diess ricordando anche l’accordo con la startup e.GO Mobile già annunciata a Ginevra nelle scorse ore. “Più auto produciamo dalla MEB più saranno economiche e profittevoli per noi”. L’elettrificazione porterà a cambiare anche l’anima dell’industria: “I software rappresenteranno il 90% delle innovazioni che interesseranno nei prossimi mesi il settore”, ha sottolineato Diess. Un aiuto alla diffusione delle elettriche deve però passare da una rete di punti di ricarica più diffusa. Per questo il gruppo tedesco lavora alla costruzione di 400 stazioni di rifornimento veloce di energia (100 in Germania) sulle autostrade europee entro il 2020 sotto il progetto Ionity. Colonnine che rappresenterebbero un punto di ricarica ogni 120 chilometri.
AUTO E MOTO
Peugeot 208 e Renault Clio, francesi diverse. FRANCESCO PATERNÒ
Resta solo da dire che sia van den Acker che Vidal avevano già disegnato le precedenti generazioni di Clio e 208. Con successo di mercato entrambi. Per la nuova partita, mettetevi in fila.
AUTO E MOTO
■ Al Salone di Ginevra gli stand della nuova Renault Clio e della nuova Peugeot 208 sono a circa duecento metri di distanza. Vicine. Ma molto più lontane se si guardano le scelte compiute dai due costruttori per berline di segmento B che in Italia sono ancora il cuore del mercato ma che in Europa perdono colpi, sotto attacco da parte di suv e crossover sempre più compatti e sempre più di moda. Come cambiano Clio e 208 sono diverse per filosofia, pur avvicinandosi adesso nella lunghezza, con la seconda cresciuta fino ai 4,05 metri della prima. Viste da vicino, si coglie subito che mentre la Clio ha mantenuto una linea sostanzialmente uguale alla precedente, la 208 ha cambiato tutto. E se la prima è rimasta volutamente così per continuare a piacere a tutti – in Italia è stata l’auto straniera più venduta – la seconda strizza intenzionalmente l’occhio a un pubblico più giovane. Grazie a linee più tese, a una fanaleria di coda che riprende quella di successo del suv 3008, a un assetto più basso che fa un po’ Mini. Le scelte di van den Acker Laurens van den Acker, designer di Renault, ha dichiarato di aver riservato le maggiori innovazioni all’interno della Clio, dove per esempio si trova uno schermo molto più grande per l’infotainment. L’auto arriverà sul mercato in settembre e l’altra novità che la differenzia dalla 208 è l’inserimento in gamma per la prima volta di una versione ibrida, in vendita nella prima metà del 2020. Del resto, nello stesso segmento vendono la Zoe elettrica pura. Una ibrida, una elettrica La piccola Peugeot, commercializzata dalla fine dell’anno, è stata invece presentata subito con una versione elettrica pura (con una autonomia da 340 chilometri ciclo Wltp) a fianco di quelle equipaggiate con motori benzina e diesel (tutto sulla stessa nuova piattaforma). Curioso: Peugeot e il gruppo Psa cui appartiene hanno fin qui sempre diffidato dell’elettrico, mentre Renault si è fin qui tenuta lontano dall’ibrido. Ma il mondo cambia. L’impronta di Gilles Vidal Gilles Vidal, designer di Peugeot, ha dato alla nuova 208 un’impronta più sportiva sia fuori che dentro, con all’interno il cruscotto su due livelli che ormai in Peugeot è diventato un marchio di fabbrica. Nell’immagine complessiva della vettura, sembra quasi che Vidal si sia ispirato alle 205 più performanti degli anni ’80, glorie del marchio.
DS 3 Crossback, piccoli suv crescono. FRANCESCO PATERNÒ
■ MONTECARLO – DS 3 Crossback è il secondo prodotto – seguendo il più grande DS 7 Crossback – del marchio premium francese nato dopo la separazione definitiva da Citroën nel 2015. Una sfida globale al dominio tedesco, motivato essenzialmente da due numeri: se il segmento – spiegano – vale a livello mondiale l’11%, i suoi margini valgono il 34%. I francesi ci provano con prodotti che facciano del loro “savoir faire” e dello “chic” un argomento di vendita. Le rivali DS 3 Crossback è un b-suv con i suoi 4,12 metri di lunghezza, segmento cresciuto del 20% in Europa nel 2018, in vendita da maggio con motori benzina e diesel, entro l’anno in Italia anche elettrico (versione già commercializzata in Francia, Svizzera e Norvegia). Prezzi a partire dai 26.200 euro. Il marchio francese ha ambizioni di grandeur, confrontandosi nel segmento con le concorrenti tedesche Audi Q2 e Mini Countryman, icone dei suv piccoli di quella alta fascia di prezzo ed entrambi disponibili anche con trazione integrale. Atout che manca alla rivale francese, “non riteniamo che sia indispensabile per il segmento”, ci risponde Vincent Devos, responsabile del progetto. 15 Marzo 2019 ·
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I motori DS 3 Crossback si caratterizza per l’ampia personalizzazione, a cominciare dai motori. Oltre all’elettrico, alimentato da una batteria da 50 chilowattora che permette una autonomia di 320 chilometri ciclo Wltp, ha un motore 1.2 turbobenzina tre cilindri da tre potenze: 100, 130 e 155 cavalli. Abbiamo guidato la versione intermedia con cambio automatico a 8 rapporti, che risponde con prontezza alle sollecitazioni grazie anche al nuovo pianale su cui è costruita, denominato CMP, più leggero di 30 chili in media rispetto a uno concorrente secondo i dirigenti DS. In listino c’è poi un 1.5 turbodiesel quattro cilindri da 100 o 130 cavalli. Interessante che sia la versione elettrica che quella termica abbiano stesso pianale, stessi componenti, stessa capacità di carico del bagagliaio (dai 350 ai 1.050 litri) e stesso spazio nell’abitacolo. Nonostante la presenza delle batterie della prima, sistemate nel pianale sotto i sedili anteriori e posteriori. La tecnologia DS3 Crossback dispone di diversi sistemi di assistenza alla guida compresi nel Drive Assist, dal cruise control adattivo al riconoscimento pedoni e biciclette notturno con frenata automatica ad altro ancora. Una marcia in più, nel suo segmento, è il sistema di illuminazione con fari a matrice di led, per migliorare la visibilità di chi guida e che adatta automaticamente il fascio di luce incrociando altri veicoli. Il design Il design del piccolo suv è piuttosto ricercato, aggressivo anteriormente, più originale nel posteriore: spigoli e tagli all’esterno, maniglie a scomparsa, plancia caratterizzata da un motivo a diamante per bocchette e quadro comandi – non sempre immediatamente comprensibili – cruscotto e schermo centrale digitali, lavorazioni delle pelle e materiali ricercati. Ma anche qualche plastica (dura) di troppo sulle tasche delle portiere o sul cassetto davanti al passeggero. Non chic.
AUTO E MOTO
Audi e-tron, potenza elettrica. CARLO CIMINI ■ MADONNA DI CAMPIGLIO – La prima volta non si scorda mai. Soprattutto se è elettrica. Audi e-tron vuole lasciare il segno, ma senza fare rumore. La Casa tedesca sceglie le strade della Val Rendena per mettere alla prova il suv a batteria sul quale debutta la tecnologia e-tron che da il nome alla vettura. Già ordinabile da gennaio, il costruttore 12
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· 15 Marzo 2019
del gruppo Volkswagen punta a vendere 200 unità in Italia e 20 mila in tutta Europa. Prezzo a partire da 83.930 euro. Come va La trazione integrale elettrica rende Audi e-tron sportiva, maneggevole e sicura su ogni terreno, nonostante un peso da circa 2 tonnellate e mezzo. L’abbiamo guidata tra le curve della provincia di Trento, su asfalto e sulla neve in off road. Il suv si è dimostrato reattivo grazie alla coppia istantanea messa a disposizione dai due motori elettrici della piattaforma Mlb Evo, capaci di erogare una potenza complessiva di 408 cavalli e fare dichiarare al costruttore un accalerazione da da 0 a 100 chilometri all’ora in 5,7 secondi. Il pacco batteria (36 moduli di celle, posizionate tra i due assi, con sistema di raffreddamento indiretto) è di 95 chilowattora e, secondo la Casa, garantisce un’autonomia pari a 400 chilometri. Il sistema di frenata rigenerativa permette al guidatore di recuperare l’energia fino al 30%. L’auto ti “aiuta” a gestire la potenza e a non disperderla, soprattutto nelle fasi di decelerazione. Nello specifico, sia rilasciando il pedale dell’acceleratore che premendo il freno, i propulsori trasformano l’energia cinetica in elettrica. Di serie anche il Audi drive select , il sistema che modifica elettronicamente la risposta di una serie di parametri adattando la guida allo stile prescelto e al tipo di terreno in ben 7 modi diversi. In funzione della velocità di marcia, l’altezza da terra di e-tron varia di un massimo di 76 millimetri. Comoda e tecnologica Audi e-tron è lunga 4,90 metri, larga 1,93 e alta 1,61. Lo spazio a disposizione all’interno dell’abitacolo è abbondante e il bagagliaio ha capacità di carico di 660 litri (1.725 con gli schienali posteriori abbattuti). Il guidatore inoltre può gestire in totale comodità tutti i comandi attraverso i due display da 8,6 (virtual cockpit) e 10,1 pollici. Il più grande, quello centrale, è touchscreen ed è dotato di comandi vocali (Alexa in arrivo dal secondo semestre 2019). Il sistema infotainment è in grado di dialogare con l’app myAudi per smartphone che permette di gestire tutte le operazioni da remoto: dall’accensione del climatizzatore, alla pianificazione dell’itinerario tenendo conto dei punti di ricarica necessari (e-tron trip planner) o semplicemente per verificare lo stato della batteria dell’auto. A richiesta sono disponibili gli specchietti esterni virtuali che rielaborano le immagini riprese digitalmente e visualizzate nell’abitacolo mediante display da 7 pollici situati nella zona fra plancia e portiera. Dal punto di vista aerodinamico, secondo Audi, questi tipi di retrovisori creano meno attrito
rispetto ai tradizionali e fanno risparmiare all’auto 5 chilometri di autonomia. I sistemi di sicurezza principali inclusi nel pacchetto Tour comprendono l’assistenza adattiva in grado aiutare il guidatore nella gestione delle accelerazioni e delle frenate oltre che nel mantenimento della velocità e della distanza. La tecnologia riconosce la segnaletica orizzontale, i veicoli sulle corsie adiacenti e l’auto che precede. Audi e-tron è in grado di adeguare automaticamente la velocità in funzione del traffico e dei limiti. I dati vengono forniti, a seconda dell’equipaggiamento, da cinque sensori radar, sei telecamere e dodici sensori a ultrasuoni. Per ricaricare Audi propone ai clienti il servizio e-tron Charging Service (a richiesta) che garantisce un accesso semplificato a circa 90mila stazioni di ricarica a corrente alternata e continua. In Italia poi, grazie all’accordo tra Audi ed Enel X, è stata ideata l’offerta Ready for e-tron. Il pacchetto è gratuito e permette, tra gli altri, di installare il sistema di ricarica e accedere – tramite app e card Enel X Recharge – alla rete pubblica dell’azienda energetica. Inoltre, i clienti Audi etron beneficiano di un bonus gratuito di 3.300 chilowattora in due anni, equivalenti a una percorrenza media di circa 14mila chilometri. Al termine del quarto trimestre di quest’anno debutterà anche la versione e-tron Sportback, seguita entro la fine del 2020 dal suv compatto Q4 e-tron. Audi punta a elettrificare, entro il 2025, un terzo delle sue vetture (circa 800mila automobili) per un investimento totale di 40 miliardi di euro.
AUTO E MOTO
La Polestar 3 sarà un suv.
della Volvo è già al lavoro per sviluppare un terzo modello, a ruote alte. I due estremi della gamma “A oggi abbiamo le vetture che delimitano i due estremi della nostra gamma. Tutti i modelli che produrremo da adesso in poi verranno posizionati tra questi” ha detto il ceo Jonathan Goodman. “Il prossimo sarà uno sport utility con una carrozzeria segnata da un design in stile coupé” . Una sola ibrida Goodman ha inoltre aggiunto che la Polestar 3, come anche la 2, verrà proposta solo ed esclusivamente in versione elettrica a zero emissioni. A differenza della Polestar 1 che sarà “l’eccezione a conferma della regola” e rimarrà l’unica auto del costruttore offerta anche con una motorizzazione ibrida plug in. Il suv dovrebbe sfruttare come pianale la piattaforma modulare Cma della Volvo ma per adesso non vi sono conferme ufficiali.
AUTO E MOTO
McLaren Senna GTR, quasi una F1. LUCA GAIETTA
PAOLO ODINZOV
■ Un’auto senza limiti, libera da vincoli imposti dalle normative stradali e dai test sulla sicurezza dei pedoni. Solo da pista. La nuova McLaren Senna GTR è una vettura che promette di andare oltre ogni limite nelle prestazioni tanto da poter sfidare bolidi come l’Aston Martin Valkyrie e la Mercedes Project One. ■ Polestar lancerà un suv nel 2021. Dopo aver presentato al Salone di Ginevra (7/17 marzo) la sua seconda vettura, la Polestar 2 rivale della Tesla Model 3, il brand elettrificato
Aerodinamica da record Derivata dall’omonimo concept presentato lo scorso anno e prodotta in soli 75 esemplari, la Senna GTR rappresenta una 15 Marzo 2019 ·
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sorta di laboratorio tecnologico su quattro ruote dove la Casa di Woking ha sperimentato soluzioni mai viste su un’auto dalla categoria. A cominciare dalle specifiche appendici aerodinamiche, in grado di generare 1.000 chilogrammi di downforce. Fino alla scocca in carbonio, alleggerita per consentire alla vettura 1.198 chilogrammi di massa totale.
briolet e due hard top offerti in opzione. Prevede il parabrezza ribaltabile e per affrontare ogni tipo di fondo stradale, anche il fuoristrada più impegnativo, può contare su una trazione integrale con differenziale autobloccante, oltre a un dispositivo per scollegare le barre anti-rollio sui terreni più difficili.
La più veloce mai realizzata La Senna GTR impiega un V8 twin turbo da 4.0 litri che ha una potenza di 814 cavalli con una coppia massima di 800 newtonmetri. Numeri che permettono alla vettura di essere l’automobile più veloce mai realizzata dalla McLaren, superata nelle prestazioni solo dalle monoposto di Formula Uno.
Un diesel da 260 cavalli Tra le motorizzazioni sono previste al momento nella gamma Usa un Pentastar V6 a benzina da 3.6 litri e 285 cavalli, con un cambio automatico a 8 marce o un manuale a 6 rapporti. E un EcoDiesel V6 3.0 litri da 260 cavalli proposto con la sola trasmissione automatica a 8 marce.
AUTO E MOTO
BUSINESS
Jeep Gladiator, Porsche pick up Taycan, tutti per l’Europa. la vogliono. PAOLO ODINZOV
SAMUELE MARIA TREMIGLIOZZI
■ Al Salone di Ginevra Jeep ha confermato l’arrivo anche in Europa del nuovo Gladiator: pick up sviluppato impiegando la stessa piattaforma della Wrangler, progettato inizialmente per conquistare clienti nel mercato nordamericano dove debutterà nei prossimi mesi.
■ La Porsche Taycan – prima sportiva 100% elettrica della Casa di Stoccarda – non è stata ancora presentata, ma già dispone di un’ampia schiera di potenziali clienti: 20mila secondo Oliver Blume, alla guida della Casa tedesca dal 2015. Per acquistarla bisognerà attendere ancora qualche mese: il debutto è fissato per settembre 2019.
Nuovi orizzonti Viste la tipologia del veicolo e soprattutto le dimensioni, è lungo quasi 5,20 metri, il Gladiator sarà nel Vecchio continente un modello di nicchia. Al contrario degli Stati Uniti dove i pick up sono invece molto diffusi. Da noi contribuirà però ad ampliare gli orizzonti del marchio Fca, deciso a crescere in Europa anche grazie alle future versioni ibride plug-in di Renegade e Compass. Presentato allo scorso Salone di Los Angeles, il pick up Gladiator ha una carrozzeria a quattro porte, con tetto ca14
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· 15 Marzo 2019
“L’iniziativa” La Taycan non è pre-ordinabile, tuttavia i più impazienti possono manifestare la volontà di acquisto con un acconto di 2.500 euro a titolo di cauzione. Si tratta dell’“Iniziativa Porsche Taycan”, un programma realizzato appositamente per il lancio del modello. “L’accredito – sottolinea Blume – non conferisce alcun particolare diritto, tanto meno edizioni limitate o tempi d’attesa ridotti al momento della consegna”. I partecipanti riceveranno, però, “informazioni aggiornate”
sulla vettura. Per ora i depositi sono stati circa 20mila: “È il risultato della grande fiducia che ripongono i nostri clienti nel marchio” afferma Blume. Musk avvisato La proposta del costruttore di Zuffenhausen è un avvertimento per Tesla, ora più che mai impegnata a consolidare la propria presenza in Europa con il lancio della Model 3: in Italia a febbraio 2019, l’ultima nata della Casa californiana è prima per numero di immatricolazioni nella sua categoria con 80 esemplari consegnati. Per acquistarla bisogna, però, mettere in conto almeno 60mila euro. Molto più impegnativo il listino – ben oltre quota 100mila euro – per Model S e Model X (entrambe con già qualche anno alle spalle).La Taycan – secondo quanto dichiarato da Blume – sarà disponibile con batterie di differenti dimensioni e potenza, con un prezzo inferiore a 100mila euro per la versione base. Costo in linea con la concorrenza americana. La sportiva tedesca garantisce un’autonomia di 500 chilometri e si ricarica fino all’80% in un quarto d’ora tramite un sistema da 800 volt.
AUTO E MOTO
Il balzo di Giugiaro. EDOARDO NASTRI
■ Due posti, quattro ruote motrici e sterzanti e uno stile da hyper suv coupé. Al Salone di Ginevra Fabrizio e Giorgetto Giugiaro hanno presentato Kangaroo, la seconda vettura marchiata GFG Style, l’azienda con sede a Moncalieri che hanno aperto nel 2015, dedicata allo studio, design e sviluppo di veicoli innovativi e concept car. Il nome del prototipo non è certo casuale. “Kangaroo scatta da una parte all’altra, agile, velocissima, sembra saltare di qua e di là proprio come un canguro”, spiega Fabrizio Giugiaro. “L’idea alla base della realizzazione era quella di creare un veicolo senza compromessi, che trasmettesse il piacere di guida di una vettura sportiva con architettura da coupé, ma inarrestabile come un suv”.
Versatilità totale “Passione senza compromessi e sportività in una sola macchina, fruibile in qualsiasi condizione stradale: pista, sabbia, fango o neve. Kangaroo rappresenta tutto questo, un concetto che mi affascina da tempo”, continua Giugiaro. Qualcosa di simile il progettista torinese l’aveva già studiato nel 2013 con la Italdesign Parcour, suv coupé con motore 5.2 V10 montato centralmente di origine Lamborghini. xOggi invece a far “saltare” la Kangaroo c’è un motore elettrico da 360 chilowatt, con un pacco batterie da 90 chilowattora in grado di sviluppare 680 newtonmetri di coppia, che fanno scattare la vettura da 0 a 100 chilometri orari in 3,8 secondi. La Kangaroo è leggera grazie al telaio in alluminio e a un corpo in fibra di carbonio.Tre modalità di guida permettono di variare il carattere dinamico della vettura, cambiando l’altezza da terra e la taratura delle sospensioni: Racing (140 millimetri), Road (190 millimetri) e Off-Road (260 millimetri). Grande cupola in vetro L’architettura della Kangaroo è quella di una coupé a due posti con carrozzeria e sospensioni rialzate. L’anteriore ha linee affilate con fari sottili e uno spoiler dinamico, modificando l’assetto del veicolo a seconda delle condizioni di marcia, ai lati troviamo due prese d’aria squadrate. Al centro, tra i due proiettori, c’è il logo GFG Style e sul fianco spiccano i grandi cerchi da 22 pollici e un’unica linea tesa che dai proiettori finisce sul retro. Il posteriore è squadrato ed è occupato per la quasi totalità da un elemento simile a una griglia che nasconde diverse funzioni, come luci a led e sensori. La parte superiore è caratterizzata da una grande cupola in vetro che ricopre l’abitacolo e fa filtrare molta luce all’interno, scongiurando la sensazione di claustrofobia. Sopra di essa ci sono due telecamere e alcuni sensori per la guida in modalità autonoma. Una sezione del cupolotto in vetro si apre verso l’alto per facilitare l’accesso in vettura, una soluzione stilistica e tecnica che richiama quanto visto sulla Sibylla, la concept car di GFG Style presentata lo scorso anno al Salone di Ginevra. Tre schermi, tre funzioni Tre schermi dominano gli interni. Il primo è posizionato sulla console centrale e serve per controllare le funzioni generali del sistema infotainment. Il secondo e il terzo sono davanti agli occhi del guidatore su due piani diversi. Quello più vicino è un cruscotto digitale e mostra informazioni come velocità, autonomia, modalità di guida e altro, l’ultimo assolve alla funzione di grande specchietto retrovisore, trasmettendo tutto quello che accade intorno al veicolo. 15 Marzo 2019 ·
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INNOVAZIONE
Elettriche, giù le emissioni. PAOLO ODINZOV
report di Allied market research, porterà nei prossimi sette anni ad oltre 567 miliardi di dollari il valore mondiale dell’industria dei veicoli elettrici. I costruttori tedeschi In prima linea sul fronte della elettrificazione nel Vecchio continente sono le case tedesche che tra il 2019 ed il 2021 produrranno circa 100 nuovi modelli a batteria. Al Salone di Ginevra, Bernhardt Mattes, presidente della Verband Der Automobilindustrie, ha dichiarato che entro il 2022 la Germania investirà 40 miliardi di euro nell’elettrico, oltre a spendere 18 miliardi di dollari per spingere nel settore auto digitalizzazione, connettività e guida autonoma.
BUSINESS
■ Le auto elettriche oggi emettono il 40% in meno di sostanze inquinanti rispetto ai veicoli a combustione. A dirlo è uno studio di Bloomberg New Energy Finance che ha messo anche in evidenza come il valore sia destinato a calare nei prossimi anni grazie all’impiego di fonti rinnovabili nella produzione energetica.
Renault-Nissan Mitsubishi, l’Alleanza va avanti. GIOVANNI BARBERO
Meno CO2 e sostanze inquinanti Stando a quanto riportato dalla ricerca, la quota globale di elettricità generata a zero emissioni crescerà infatti dal 38% del 2018 al 63% del 2040. Ciò porterà anche ad una diminuzione fino al 10% annuo della CO2 prodotta dall’impiego dei veicoli a batteria, contro meno del 2% annuo di calo a carico delle auto a benzina e diesel più evolute dal punto di vista tecnologico. I Paesi più avvantaggiati dall’elettrico Guardando a livello mondiale, i Paesi dove la mobilità elettrica contribuirà maggiormente a ridurre inquinamento e CO2 entro i prossimi 20 anni saranno Gran Bretagna, Francia e Germania. Mentre Stati Uniti, Giappone e Cina sconteranno il fatto di avere ancora attivi nella produzione di energia numerosi siti a carbone. Per fare un esempio le fonti rinnovabili porteranno nel Regno Unito ad un abbattimento delle emissioni medie di CO2 del 90% e di quasi un terzo in Giappone. La situazione in Europa La ricerca di Bloomberg New Energy Finance fa seguito a un altro studio svolto lo scorso anno dalla European Environment Agency secondo il quale un veicolo elettrico in base all’attuale mix energetico dell’Unione Europea e al suo intero ciclo di vita, produrrebbe emissioni inquinanti tra il 17 ed il 30% in meno rispetto a uno spinto da motorizzazioni termiche. Anche l’Europa sta infatti preparandosi da tempo alla grande svolta nella mobilità che, secondo un 16
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■ Thierry Bolloré, Hiroto Saikawa e Osamu Masuko, rispettivamente ceo di Renault, Nissan e Mitsubishi si sono incontrati a Yokohama per stabilire “un nuovo inizio”, così come loro stessi l’hanno definito, per l’era del dopo Ghosn, l’ex capo dell’Alleanza appena scarcerato dopo una lunga detenzione in Giappone con l’accusa di frode fiscale e false dichiarazioni. I tre hanno deciso di creare un nuovo sistema di governance che si riunirà non più ad Amsterdam ma a Parigi e Tokyo, e che sarà presieduto da Dominique Senàrd, presidente di Renault ed ex di Michelin. Tutti sullo stesso piano A differenza di Carlos Ghosn, Senàrd non correrà per la
presidenza anche di Nissan, una mossa particolarmente apprezzata dal ceo del marchio giapponese Hiroto Saikawa che permetterebbe a tutti gli alleati di essere “sullo stesso piano”. “Per l’alleanza, l’odierno memorandum d’intesa è un nuovo grande passo”, ha dichiarato Saikawa. “Questa è una vera partnership, a parità di condizioni, con un approccio vincente basato sul consenso”. Più equilibrio Senàrd ha fatto sapere che questo assetto garantirà più autonomia ai marchi dell’Alleanza. “Vogliamo ricreare lo spirito e l’atmosfera che c’era in questa partnership alla fine degli anni ’90. Crediamo nell’equilibrio totale per un processo decisionale snello e veloce rispettoso di tutte le culture diverse presenti nelle nostre aziende”.
INNOVAZIONE
Germania, supermercati con ricarica.
Distanza massima 50 chilometri Dall’inizio dell’anno ogni nuovo punto vendita Lidl costruito è dotato di colonnine per veicoli elettrici. Il progetto di lungo periodo prevede che ciascun negozio avrà almeno due punti di ricarica. L’intenzione inoltre è quella di installare colonnine anche nei negozi situati vicino alle autostrade e nelle zone rurali, riducendo notevolmente la distanza tra ciascun punto di ricarica. “Saremo in grado di condensare la rete in Germania con l’obiettivo di ottenere una distanza tra le colonnine che arrivi al massimo a 50 chilometri”, dice Tiedemann.
PAESE
Auto 3D: mobilità, info e servizi ACI. REDAZIONE
EDOARDO NASTRI
■ La catena di supermercati internazionale Lidl sterza a favore della mobilità elettrica. Il gruppo – che può contare su oltre 10mila punti vendita sparsi in 27 paesi nel mondo – doterà 400 negozi in Germania di colonnine di ricarica. I clienti potranno durante la spesa rifornire le loro vetture a batteria di energia proveniente interamente da fonti rinnovabili. “Il provvedimento simboleggia il nostro impegno nel sostenere la mobilità elettrica in Germania. Vogliamo che le persone eliminino l’ansia da ricarica e l’installazione di colonnine in 400 nostri punti vendita ci sembra un buon passo in avanti”, spiega Wolf Tiedermann, capo di Lidl in Germania.
■ Auto 3D è la nuova piattaforma web, realizzata dall’Automobile Club d’Italia, che offre informazioni e servizi innovativi e integrati legati alla mobilità. Uno strumento utile per chi possieda già una vettura o chi sia interessato all’acquisto, diviso in tre compartimenti fondamentali, “Look”, “Buy” e “Drive”. Un mondo in movimento, destinato ad arricchirsi presto di nuovi contenuti grazie anche a future collaborazioni già allo studio con realtà nazionali e internazionali. Tutto in 3D Nel nuovo ambiente digitale è possibile da oggi esplorare tre dimensioni fondamentali del mondo a quattro ruote. “Look”, dove si possono reperire agevolmente informazioni utili sui veicoli in commercio, dalle specifiche tecniche ai costi per facilitare la scelta in caso di acquisto. “Buy” un’autentica vetrina di offerte su nuovo, usato che allarga i propri orizzonti anche alle alternative più vici15 Marzo 2019 ·
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ne alle esigenze di oggi, come il noleggio a lungo termine o il car sharing. “Drive” dove trovare informazioni sulle vetture disponibili, un punto di incontro tra domanda e offerta, e avere maggiori informazioni anche sui servizi post-vendita, come l’estensione della garanzia, l’acquisto di polizze assicurative, assistenza e certificato d’uso.
detenute da Audi, marchio del gruppo Volkswagen. I tifosi di Monaco non hanno mai visto di buon occhio la partecipazione azionaria della Casa del nord del Paese, soprattutto visto che Volkswagen è da sempre proprietaria della squadra rivale bianco verde di Wolfsburg, la città della Bassa Sassonia in cui il costruttore ha la sua sede.
Un mondo di servizi Il nuovo portale consente inoltre di usufruire di una serie di servizi ACI – già disponibili anche tramite l’app ACI Space – come ’Infotarga’ (per scoprire i dati tecnici e i costi di gestione di un veicolo) o ’MyCar’ e ’Memo’ (per gestire documenti e scadenze del proprio mezzo).
Bmw frena Le prime indiscrezioni apparse sulla stampa tedesca parlavano di oltre un miliardo e mezzo di euro necessario a completare l’operazione. Il portavoce di Bmw Mathias Schmidt ha però corretto il tiro riguardo le cifre e i tempi dell’operazione: “È troppo presto per discutere di qualsiasi dettaglio, dobbiamo ancora capire come risolvere la questione della partnership tra il club e Audi. Le somme indicate dai media, però, non corrispondono alla realtà”.
BUSINESS
Bmw e Bayern, Porsche: il patto 600 milioni bavarese. per Lipsia. AUTO E MOTO
VALERIO ANTONINI
EDOARDO NASTRI
■ Il gruppo auto Bmw è in trattativa con il Bayern Monaco, uno dei club di calcio più titolati d’Europa. Obiettivo è costituire una partnership strategica e commerciale tutta bavarese tra il costruttore e la squadra 28 volte campione di Germania. L’intesa – della durata di almeno 10 anni – dovrebbe comprendere anche la presenza del marchio sulle maglie da gioco. Oggi il Bayern è sponsorizzato dalla Deutsche Telekom, accordo in vigore dal 2002. Stop Audi Stando al quotidiano economico Manager Magazin – che ha citato il presidente dell’Advisory Board della società calcistica ed ex presidente della Baviera Edmund Stoiber – Bmw investirà in totale nell’operazione circa 800 milioni di euro. Questa somma servirà al costruttore anche per rilevare le quote (pari all’8,33%) del Bayern Monaco oggi 18
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· 15 Marzo 2019
■ Prende il via il progetto di espansione dello stabilimento Porsche di Lipsia, in Germania, dove verrà creato un nuovo reparto dedicato alla carrozzeria che occuperà uno spazio di più di 75mila metri quadrati. Nell’impianto si produrrà dall’inizio del 2020 la prossima generazione della Macan elettrica. Lo stabilimento di Lipsia è stato inaugurato nel 2000 e Porsche ha investito nella struttura oltre 1,3 miliardi di euro in totale. La piattaforma PPE, realizzata per le elettriche della casa di Zuffenhausen e sviluppata in collaborazione con Audi, verrà prodotta proprio qui. Il costruttore tedesco investirà 6 miliardi di euro entro il 2022 per l’elettrificazione e nel 2025 la metà delle vetture disponibili in gamma disporrà di soluzioni a batteria.
PAESE
Genova, consegne elettriche in centro. MARINA FANARA
■ Grazie a una delibera appena approvata dalla Giunta comunale, Genova lancia un nuovo progetto per la consegna delle merci a zero emissioni. Per ora l’iniziativa verrà avviata, in via sperimentale, limitatamente alla ztl del centro storico (Municipio 1 Centro est), ma servirà da modello pilota per incrementare la mobilità sostenibile su tutto il territorio. Merci in centro a zero impatto L’iniziativa è frutto di un accordo tra l’Amministrazione e la società Eco-Consegne attiva in servizi di trasporto con mezzi elettrici. In base all’intesa, l’azienda si impegna a realizzare un hub di raccolta merci a ridosso del porto, a utilizzare mezzi a batteria adeguati alla distribuzione in centro, a creare una piattaforma informatica al servizio di tutti gli operatori del settore (aziende, negozi e consumatori) e a consegnare gratuitamente le merci destinati agli uffici del Comune situati nell’area. Il Comune, dal canto suo, renderà disponibile l’utilizzo di
spazi pubblici ad hoc per ospitare le colonnine di ricarica che la stessa Amministrazione potrà utilizzare gratuitamente per i propri mezzi a batteria. Il Comune spinge sull’elettrico “Con questo accordo abbiamo aggiunto un ulteriore incentivo per l’utilizzo di modelli di spostamento a zero impatto”, sottolinea Stefano Balleari, assessore alla Mobilità, “dopo l’ok al transito gratuito e senza restrizioni nella ztl a tutti veicoli elettrici, auto e furgoni, ora abbiamo dato un’ulteriore opportunità agli operatori privati che intendono lavorare nel pieno rispetto dell’ambiente”. “L’obiettivo è spingere sulla mobilità sostenibile premiando i comportamenti virtuosi di cittadini e imprese del territorio”, aggiunge l’assessore, “stiamo lavorando anche sull’incremento del car sharing a zero emissioni e per promuovere l’uso della bici a pedalata assistita.Siamo convinti che il passaggio all’elettrico cambierà al meglio la nostra città, con enormi benefici ambientali, economici e sulla salute di tutti”. 15 Marzo 2019 ·
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LIFESTYLE
Le Aston Martin di Craig e di Bond. GIUSEPPE CESARO
■ È forse lo spot più bello dedicato a un’Olimpiade. Protagonisti, Elisabetta II d’Inghilterra – che, dando prova di un’eccellente dose di autoironia, interpreta se stessa – e Daniel Wroughton Craig, attore britannico nato a Chester (nordovest dell’Inghilterra al confine col Galles) il 2 marzo 1968: 51 anni fa, lo scorso sabato. Parliamo di Craig quale miglior pretesto per parlare di James Bond e delle sue celeberrime Aston Martin. E lo spot ci serve per mettere in moto. Londra. 27 luglio 2012. Una ventina di minuti dopo le otto. Un taxi nero, varca i cancelli di Buckingham Palace, attraversa il cortine d’onore e si ferma davanti al tappeto rosso che veste i grandini di un atrio imponente, circondato da possenti colonne doriche. Un uomo in tuxedo scende dall’auto. Con passo affrettato, sale il grande scalone di marmo bianco, attraversa un maestoso corridoio, tempestato di quadri antichi, specchi e preziosi candelabri e 20
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· 15 Marzo 2019
orlato di poltrone e divani oro e rosa in stile impero. “Buonasera”, lo accoglie un azzimato commesso, in uniforme nera, con il petto ingombro di decorazioni. “Buonasera”, risponde il tuxedo. Le decorazioni bussano a una grande porta bianca, la aprono ed entrano in una grande stanza, seguite dal tuxedo. Con misurata solennità, il commesso annuncia l’ospite. L’uomo fa tre passi avanti, poi si ferma, rimanendo in silenziosa attesa. Al suo scrittoio personale, un’elegante signora – chioma candida e immacolata, impeccabile abito ricamato color salmone – è intenta a ultimare una lettera. Il tuxedo attende, immobile, per qualche istante. La maestosa pendola sullo sfondo batte le 8.30. Il tempo stringe. L’uomo – capelli biondi, impenetrabili occhi azzurri, corporatura atletica e nervosa – si lascia sfuggire un leggero colpo di tosse. La donna allo scrittoio si volta. Senza fretta, però. Il mondo è fatto per lei, non lei per il mondo.
Lo ha imparato molti anni prima. Sessanta, per la precisione: il 2 giugno 1953 quando, nell’Abbazia di Westminster, Geoffrey Fisher, Arcivescovo di Canterbury, l’ha incoronata – a soli 26 anni – Regina di Regno Unito, Canada, Australia, Nuova Zelanda, Sudafrica, Ceylon e Pakistan, e lei ha assunto anche il ruolo di capo del Commonwealth e della Chiesa d’Inghilterra. “Buona sera, Mr. Bond”, dice la Regina, lasciando lo scrittoio e avvicinandosi all’uomo, senza riuscire a non accennare un sorriso compiaciuto e sornione. “Buona sera, Vostra Maestà”, risponde Bond, James Bond, agente del MI6, con licenza d’uccidere, come spiega il doppio zero della sua sigla. Sua Maestà lascia la stanza. Bond la segue, un passo dietro di lei, scortandola all’elicottero che li attende per accompagnarli all’Olympic Stadium, dove, di lì a una manciata di minuti, la Regina dovrà presenziare alla cerimonia di apertura dei Giochi della XXX Olimpiade dell’era moderna. Spot regale Spot geniale. Craig è noto per aver dato nuova dignità all’agente 007, personaggio creato nel 1953 dalla brillante penna dello scrittore e giornalista inglese Ian Lancaster Fleming (Londra, 1908 – Canterbury, 1964). Fleming, ufficiale della Royal Navy durante la Seconda Guerra Mondiale, era stato arruolato nel Servizio Informazioni della Marina: esperienza che gli sarebbe servita come ispirazione per le avventure dell’agente segreto più famoso del cinema e della letteratura. Prima di Craig, vale solo ricordare i 5 leggendari Bond interpretati dall’inarrivabile Sean Connery – per molti l’unico vero Bond – (“Licenza di uccidere” – 1962, “Dalla Russia con amore” – 1963, “Missione Goldfinger” – 1964, “Thunderball” – 1965, “Si vive solo due volte” – 1967 e “Una cascata di diamanti” – 1971: “Mai dire mai”, 1983, non è considerato un “Bond ufficiale”)… Rinascita Craig Nei panni dell’agente segreto Craig appare in quattro film (“Casino Royale” – 2006, “Quantum of Solace” – 2008, “Skyfall” – 2012 e “Spectre”, 2015 – ma l’attore inglese interpreterà anche il prossimo film della saga: il n° 25) ed è responsabile – anche grazie a sceneggiature e regie decisamente più solide che in passato – di una vera e propria rinascita dell’agente 007, al quale è riuscito a dare una dimensione più umana, più reale e più seria che lo ha reso il Bond più amato dopo Connery. Scusate se è poco. Mito Aston Martin Sin dalla sua prima apparizione in “Goldfinger” (1964), sebbene i gioielli del marchio inglese non siano presenti in tutte le pellicole della serie, si può dire che senza le Aston Martin Bond non sia davvero Bond. Prodotta dal 1963 al 1965, la DB5 Grand tourer è la Bondcar per eccellenza. Un coupé da sogno, icona di stile ed eleganza, che, in quasi sessant’anni di onorato (e tutt’altro che tranquillo) servizio, non ha mai visto nemmeno appannarsi il suo fascino senza tempo. Linee morbide e arrotondate, ha un’apparenza angelica e un’anima diabolica, anche grazie al sorprendente (e, per l’epoca, avveniristico) armamento del quale “Q” (il responsabile della sezione che rifornisce di armi, gadget e nuove tecnologie gli agenti doppio zero) l’ha dotata: schermo posteriore antiproiettili, due mitragliatrici Browning calibro 30 nascoste dietro alle frecce anteriori, lame trancia pneumatici retrattili (ispirate ai rostri rotanti delle bi-
ghe di Ben Hur), cortina di fumo, getti di olio e acqua, sedile passeggero eiettabile, targhe girevoli e schermo radar per visualizzare la posizione di un altro veicolo entro un raggio di 150 miglia (240km), praticamente un precursore dell’odierno GPS. Il gioiello-simbolo di 007 verrà distrutto (ovviamente si tratta di un modellino in miniatura) a colpi di mitragliatrice pesante dall’elicottero di Raoul Silva – il super-cattivo di “Skyfall”, magistralmente interpretato da Javier Barden. Per fortuna, però, riapparirà in via di restauro in Spectre, per la gioia di tutti i fan della serie. Lunga vita a Sua Maestà DB5. DBS V12 “Casino Royale” Prodotta dal 2007 al 2012, e presentata ufficialmente al Concours d’Elegance di Pebble Beach, la DBS V12 di “Casino Royale” ha sostituito la Martin Vanquish S 2004 come l’ammiraglia del marchio. Cui segue l’Aston Martin DB10, coupé a due porte – V8 da 4.7 litri, che la spinge fino a 305 km/h – guidata da Craig e realizzata appositamente per “Spectre”, per celebrare la cinquantennale partnership tra 007 e il prestigioso marchio inglese. Potete ammirarne fascino e potenza in un inseguimento mozzafiato tra le strade di Roma, al termine del quale Bond incendia la Jaguar C-X75 (4 motori elettrici, uno per ruota, da 195 cavalli, per un totale di 780 cavalli, 330km/h, da 0 a 100 in 3,4 secondi) dell’indistruttibile sicario Mr. Hinx, prima di lanciare la DB10 nel Tevere, sparandosi fuori dall’auto all’ultimo istante, per planare placidamente sul Lungotevere, grazie al paracadute. La cara vecchia DB5 Puro distillato di spirito bondiano la scena nella quale, Craig accarezza la carrozzeria della vecchia DB5, che i restauratori del MI6 stanno cercando di ricostruire, dopo la distruzione avvenuta in “Skyfall”. “Ci porterà via un sacco di tempo – commenta il giovane “Q” – non c’era rimasto molto su cui lavorare: solo il volante. Mi sembrava di averti detto di riportarla indietro in “un solo pezzo” (“in one piece”: “intera”) e non di riportarne indietro un solo pezzo (“one piece”)!”Caro “Q”, dovresti saperlo più di chiunque altro: Bond è fatto così: l’impossibile lo fa “sul campo”. Non si può certo pretendere che conceda il bis in ufficio.
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Supplemento settimanale a l’Automobile Pubblicazione online - Reg. Tribunale di Roma n. 24/2016 del 09/03/16 Iscrizione R.O.C. n. 14674 - ISSN 2499-670X Direttore Responsabile Alessandro Marchetti Tricamo Redazione via Solferino, 32 - 00185 Roma tel. 06.45406719 • fax 06.49982874-2829 www.lautomobile.it • redazione@lautomobile.it • segreteria@lautomobile.it @lautomobile_ACI
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INNOVAZIONE GUIDA AUTONOMA
Investimenti cercasi. PATRIZIA LICATA
In Europa siamo indietro sull’intelligenza artificiale, chiave di volta della nuova mobilità. L’impegno di Bruxelles, la corsa fra Stati Uniti e Cina, gli obiettivi da raggiungere.
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· 15 Marzo 2019
...dal nostro mensile PUBBLICATO SUL NUMERO 27 - MARZO 2019
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■ Auto autonome, mobilità connessa, smart city. Il motore delle prossime trasformazioni nel modo di spostare cose e persone e organizzare diversamente le città si chiama intelligenza artificiale: un insieme di software capaci di usare e analizzare i dati per imparare, capire, decidere. Le tecnologie di AI (acronimo inglese di Artificial Intelligence) hanno applicazione in molti settori industriali, ma l’Europa rischia di mancare l’appuntamento. Lo ha ammesso l’anno scorso la stessa Commissione europea, presentando la sua strategia per l’intelligenza artificiale: di fronte alla concorrenza internazionale, all’Europa servono 20 miliardi di euro di investimenti entro la fine del 2020 per recuperare un ruolo nell’AI. Tutti – governi e imprese – dovranno contribuire allo sforzo. Da parte sua, Bruxelles ha messo a disposizione 1,5 miliardi nell’ambito del programma di innovazione Horizon 2020 e 500 milioni tramite il Fondo europeo per gli investimenti strategici, cui si aggiungono incentivi per test, programmi di formazione e collaborazioni tra paesi dell’Unione e centri di ricerca europei. Superare la frammentazione è fondamentale. Un recente studio di Roland Berger e Asgard su intelligenza artificiale in Europa osserva che i leader mondiali per numero di imprese innovative dell’AI sono gli Stati Uniti (1.393 start up, il 40% del totale) seguiti a distanza dalla Cina (383). L’Unione europea è seconda con le sue 769 start up dell’intelligenza artificiale. I 27 stati europei – presi singolarmente – non raggiungono però la cosiddetta massa critica, nonostante la Gran Bretagna conti 245 nuove aziende dell’AI, la Francia 109, la Germania 106, l’Italia soltanto 22. Il nostro Paese vanta tuttavia una solida tradizione nella robotica e l’anno scorso un consorzio di università e centri di ricerca ha dato vita al primo laboratorio nazionale dell’AI, il Cini AIIS Lab. Il governo ha anche messo insieme un team di esperti per redigere il piano nazionale dell’AI e istituito un fondo di 15 milioni di euro per ogni anno dal 2019 al 2021 per le tecnologie più innovative, tra cui l’intelligenza artificiale. Il polo della Silicon Valley Non sarà facile colmare la distanza con la concorrenza. Il 66% del totale degli investimenti privati in AI avviene negli Stati Uniti. Secondo i dati dell’Organizzazione mondiale per la proprietà intellettuale, la patria del più gran-
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de polo hi-tech mondiale è la Silicon Valley, grazie a colossi capaci di spendere e attrarre talenti come Google (e la sua società della guida autonoma Waymo), insieme a due aziende con più brevetti sull’AI, Ibm e Microsoft. Qui è importante anche l’impegno dei costruttori di Detroit: Ford ha sborsato 1 miliardo di dollari per il controllo di Argo AI, ora fulcro della sua ricerca nell’intelligenza artificiale; General Motors ha investito 1,1 miliardi per comprare la quota di maggioranza della start up tecnologica Cruise Automation. Fiat Chrysler ha invece puntato su una sperimentazione commerciale con Waymo, mettendo a disposizione una flotta di Chrysler Pacifica, sulle quali la divisione di Google prova il proprio sistema di guida autonoma. Il governo degli Stati Uniti non ha però una strategia AI per l’industria: il presidente Donald Trump ha detto di voler lasciare piena libertà all’iniziativa privata. Dalla Cina al Giappone Al contrario, la Cina ha disposto un preciso piano sull’intelligenza artificiale con l’obiettivo dichiarato di conquistare il primato mondiale nel 2030. Gli investimenti pubblici sono giganteschi: 2 miliardi di dollari per un polo di ricerca sull’intelligenza artificiale a Pechino, 5 miliardi per un centro analogo a Tianjin. Tra i campioni nazionali dell’AI ci sono Baidu, motore di ricerca che ha sviluppato anche software per il settore automotive, e Didi Chuxing, servizio analogo a Uber. La Tsinghua University calcola che due terzi di tutti gli investimenti mondiali in AI (pubblici e privati) avvengono in Cina, anche se il Paese è indietro sui “cervelli”, con un rapporto di uno a cinque a vantaggio degli Usa. In questa gara sulle tecnologie e le applicazioni dell’intelligenza artificiale c’è anche il Giappone, uno dei primi paesi al mondo ad aver varato nel 2016 una strategia sul settore che comprende anche la mobilità. Il gruppo Toyota fa la sua parte, con un investimento di 2,8 miliardi di dollari nel suo spin-off Research Institute-Advanced Development per automazione e intelligenza artificiale. Le Olimpiadi di Tokyo del 2020 stanno mettendo il turbo alle iniziative del costruttore giapponese: l’intenzione è di cominciare a mostrare al mondo i propri veicoli robot durante le manifestazioni sportive, in vista del lancio commerciale dei veicoli con funzionalità AI nel 2021.
Modena: prove di smart city A Modena la tradizione motoristica ha sposato l’innovazione tecnologica con MASA (Modena Automotive Smart Area), un progetto sperimentale per lo sviluppo della mobilità intelligente e della guida autonoma, attivato nel 2017 con la collaborazione di partner pubblici e privati (tra cui Comune di Modena, Università di Modena e Reggio Emilia, Maserati, Autodromo di Marzaglia, Fondazione Democenter, Regione Emilia Romagna e Ministero delle Infrastrutture e dei trasporti) e il sostegno dei fondi europei CLASS2. A settembre 2018 le attività legate ai test della guida autonoma sono entrate nel vivo con i lavori per il potenziamento delle infrastrutture della “Model Area”, nella zona di via Cana-
letto, e della “Smart Dynamic Area”, presso l’Autodromo di Marzaglia. Si tratta di veri laboratori a cielo aperto per la mobilità cittadina intelligente e la sperimentazione di veicoli connessi, dove viene testato, grazie ai sensori e alla connettività Internet, il “dialogo” costante tra auto connesse, strade e centrali di controllo cittadine. Lo scambio di dati permette di avere conoscenza esatta e in tempo reale di parametri quali consumi dei veicoli, flussi del traffico, livelli di inquinamento e stato della manutenzione di auto e infrastrutture. Il risultato è maggiore sicurezza per i cittadini, migliore qualità della vita urbana (grazie alla messa a punto di servizi che rispondono ai bisogni reali degli utenti), meno smog
e rumore, risparmio sui costi pubblici. I test dell’auto autonoma si inseriscono così nel più ampio progetto di Modena Smart City: oltre a MASA, Modena ha diverse iniziative di mobilità intelligente, tra cui Mi Muovo, il sistema di bigliettazione integrata della mobilità in Emilia Romagna, il car sharing elettrico comunale, la visualizzazione via Gps dei mezzi spazzaneve per la manutenzione invernale, grazie a un sistema satellitare che permette di gestire le emergenze in modo efficiente, il servizio di noleggio gratuito di biciclette “C’entro in bici” e Bici Sicure, il sistema che aiuta i cittadini a ritrovare le biciclette rubate incrociando i dati della Polizia Municipale con quelli delle denunce di furto. (p.l.)
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