Settimanale digitale • Anno 3 • Numero 92 • 5/7/2019
Supplemento settimanale a l’Automobile.
INNOVAZIONE I MOTORI I LIFESTYLE
Addio a Lee Iacocca. PAOLO BORGOGNONE ■ Lee Iacocca è morto. Viva Lee Iacocca. A 94 anni, scompare l’uomo che ha inventato la Ford Mustang, che ha salvato Chrysler dal baratro del fallimento e ha fatto dell’innovazione il suo credo manageriale. Figlio di immigrati italiani nato in Pennsylvania, è stato il primo dirigente della sua generazione a metterci la faccia in modo letterale, diventando protagonista degli spot pubblicitari della “sua” Chrysler. Dai quali parlava direttamente al consumatore, sfidandolo a trovare di meglio, se mai fosse riuscito.
Come top manager, si è ritirato nel 1992, restando l’ultimo grande “car guy” di Detroit. Al punto che, quando la Fiat si prese la Chrysler nel 2009, il segretario dei trasporti degli Stati Uniti Ray Lahood definì Sergio Marchionne il “nuovo Lee Iacocca”. L’altra notizia della settimana arriva dalla Gran Bretagna, il Festival of Speed di Goodwood: un evento d’élite che si è trasformato in una festa popolare e prototipo di un nuovo modo di fare salone dell’auto. Un’occasione imperdibile fra storiche da leggenda e ultime novità, che si guardano si ascoltano, si toccano, si vivono. Come piaceva anche a Iacocca.
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LIFESTYLE
Lee Iacocca, una vera icona. LINDA CAPECCI
■ Figlio di immigrati italiani, Lido Anthony – questo era il suo vero nome – è stato volto, voce, simbolo dell’industria automobilistica americana. Fu tra i primi a stravolgere il ruolo di manager in ambito pubblicitario “mettendoci la faccia”. Indimenticabili gli spot di Chrysler in cui lui stesso aggirandosi fra le auto della Casa – occhiali da aviatore, giacca e cravatta, approccio deciso ed informale – provocava il pubblico puntando il dito verso la telecamera: “Se trovate un’auto migliore compratela” o “non vi sto chiedendo di acquistare nessuna macchina sulla fiducia, voglio che la mettiate a confronto con le altre”. Self-Made Man Iacocca ha incarnato alla perfezione il modello di businessman americano: determinato, carismatico con un briciolo di follia. Licenziato per divergenze caratteriali da Henry Ford II che lui stesso ha definito “cretino al 95%” non soltanto è riuscito a riportare in attivo i conti della Chrysler, compiendo uno dei salvataggi più straordinari della storia dell’industria dell’auto, ma è divenuto una vera e propria icona. Il fatto che “Iacocca: an autobiography” curata da William Novak, soltanto negli Stati Uniti abbia venduto 3 milioni di copie, ci fa capire che rilievo avesse assunto la sua figura. L’uomo d’affari è coautore di altri due libri in cui espone le sue convinzioni politiche e quali doti debba avere un leader: “Talking straight” e “Where have all the leaders gone?”.
In gioco Tra le attività che esulano dal mondo dell’automobilismo il manager ha fondato “Olivio Premium Products”, un’azienda di prodotti alimentari a base di olio di oliva, un inno alle sue origini italiane. Tutti i profitti dell’azienda sono devoluti alla ricerca sul diabete, che ha sempre supportato. L’imprenditore non si prendeva troppo sul serio e sapeva mettersi in gioco: recitò una piccola parte in “Miami Vice”, nei panni di Park Commissioner Lido – in aperto riferimento al suo nome di battesimo. Divertenti gli aneddoti su Frank Sinatra, caro amico del manager: il cantante si è prestato come testimonial Chrysler per 1 dollaro di retribuzione, in cambio l’imprenditore ha dato il nome del crooner al modello dell’Imperial azzurra come i suoi occhi. Inoltre Iacocca ha voluto che Sinatra si esibisse al suo grandioso party di congedo dalla Chrysler; tra gli altri intrattenitori anche Kenny Rogers, a testimonianza del fatto che “Lido” sapeva divertirsi e non amava passare in sordina. Nel 2005 anziano ma dall’inarrestabile verve è testimonial insieme a Snoop Dogg di un ironico spot televisivo Chrysler. Oggi Iacocca non c’è più ma la sua fama continua a vivere e tornerà presto sul grande schermo: sarà Jon Bernthal a vestire i panni del manager in “Le Mans ’66”, nei cinema a settembre. 5 Luglio 2019 ·
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AUTO E MOTO
La visione di Iacocca. EDOARDO NASTRI
■ Lee Iacocca, uno dei più grandi manager del mondo dell’auto morto martedì 2 luglio all’età di 94 anni, entra in Ford nel 1946 proprio quando il marchio americano ha bisogno di rinnovare la sua gamma prodotti. Dopo aver ricoperto numerosi incarichi sale rapidamente ai vertici dell’azienda per occuparsi di ciò che ha sempre amato fare: marketing e automobili. All’inizio degli anni ’60 diventa direttore dello sviluppo prodotti Ford e traccia la linea dei modelli che si vedranno fino alla fine degli anni ’70, tutti caratterizzati da tre denominatori comuni: innovazione, stile ricercato e prezzi accessibili. Secondo Iacocca, Ford doveva mostrarsi al mondo con una vettura che attirasse gli sguardi per iniziare un processo di cambiamento. Il risultato fu la Mustang: auto immortale e “instant icon” come l’ha definita nel 2014 Bill Ford, il presidente del brand americano, durante la presentazione della sesta generazione. Ficcanaso nello stile Quando un manager mette il naso nei progetti stilistici spesso i risultati non sono ottimali, ma non è stato il caso di Lee Iacocca. Fu proprio lui a volere che le lamiere della Lincoln Continental Mark III avessero al centro del posteriore la sagoma di una ruota. Un elemento di design inusuale e soprattutto non funzionale, dato che la ruota di scorta era posizionata in fondo al bagagliaio, ma che divenne il simbolo del marchio per parecchi anni, così come la griglia a piccoli listelli paralleli e sviluppata verticalmente. “Non siamo stati noi ad avere queste due idee”, ricordano David Ash e Gene Bordinat, allora responsabili del design Ford: “Il merito è da riconoscere a Lee”. 4
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L’economia di scala Iacocca non si è fermato alle sportive o alle auto di lusso: sotto la sua guida sono state realizzate la Ford Escort e la Mercury Marquis, auto che hanno conquistato la borghesia americana. Il 13 luglio 1978, a seguito di uno scontro con Henry Ford II, viene licenziato in tronco nonostante la compagnia avesse portato a casa ben 2 miliardi di dollari di profitti. Inizia così la sua carriera in Chrysler che si trovava sull’orlo della bancarotta, ma che Iacocca riesce rapidamente a risanare grazie ad alcuni nuovi progetti pensati negli anni passati in Ford. Il manager aveva capito che le esigenze delle famiglie americane stavano cambiando e voleva puntare su una gamma prodotti più economica e con maggiore spazio a bordo. Nasce così la piattaforma K-Car, un’unica architettura su cui si potevano realizzare berline compatte, station wagon, coupé, sportive e minivan. Nel 1984 vede la luce Plymouth Voyager e con lei un nuovo segmento di mercato: quello delle monovolume. Uno sguardo al futuro Una delle ultime mosse di Iacocca fu l’acquisizione del gruppo Amc nel 1987, che portò anche Jeep nell’orbita di Chrysler. Il progetto della Grand Cherokee che il manager desiderava a tutti i costi era praticamente ultimato anche se quando fu lanciato Iacocca aveva appena lasciato l’azienda (1992). La vettura da un’ulteriore conferma della sua lungimiranza visto il successo da quel momento in poi dei suv. Come tutti i grandi manager anche Lee Iacocca ha saputo anticipare il futuro e creare nuovi trend. E chissà quali idee avrebbe avuto oggi sulla guida autonoma e sul domani della mobilità.
LIFESTYLE
Goodwood 2019, il festival dei record. LINDA CAPECCI
■ La ventiseiesima edizione del Festival di Goodwood – in programma dal 4 al 7 luglio 2019 – si intitola “Speed Kings – Motorsport’s Record Breakers”. Quest’anno, a fianco delle tradizionali sfilate storiche e della presentazione di vetture moderne (oggi molte Case sfruttano questo evento per lanciare le novità, visto la vetrina a disposizione), l’appuntamento celebra i record del motorsport: dal primato di velocità assoluta fino al maggior numero di campionati vinti o di vittorie consecutive in pista. Come sempre l’evento clou della quattro giorni inglese sarà l’Hillclimb, la tradizionale corsa in salita della domenica che metterà a confronto i bolidi di oggi e quelli di ieri, in un percorso che si trasforma in una passerella, lungo la quale ammirare il meglio dell’industria automobilistica, rovesciando il concetto di salone: non mostra statica ma in movimento. All’Hillclimb, staccare il record in questa gara cronometrata sprint della durata di circa un minuto è sempre sinonimo di valore. Lo testimonia il fatto che l’anno passato a mettere tutti in fila è stata la Volkwagen I.D.R Pikes Peak, 6
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la prima elettrica a trionfare anche nell’International Hill Climb in Colorado. Per tutti i gusti Mentre i saloni dell’auto tradizionali perdono colpi e spesso presenze sia di pubblico che da parte delle Case produttrici, cresce il successo di raduni come il “Festival of Speed” inglese. Negli anni Goodwood si è fatto largo nel cuore degli appassionati e dei piloti di tutto il mondo, diventando un appuntamento imperdibile. Si svolge nella maestosa tenuta di Lord March nel West Sussex – Inghilterra meridionale – e la sua ricetta vincente sta nel saper accontentare tutti: appassionati di Formula 1, Rally, Nascar, auto d’epoca e – grazie al Future Lab, il laboratorio che guarda al domani dell’automotive – anche elettriche e autonome. Tra le principali attrazioni all’interno della tenuta di Lord March c’è il Michelin Supercar Paddock, dove si possono incontrare piloti che hanno lasciato il segno nella storia e toccare auto che sono entrate nella leggenda – Ferrari,
Lamborghini, Bentley, Porsche – e il Performance Car Parking, una passeggiata fra le supercar di ieri e oggi. La storia Goodwood è una location ben radicata nella storia del motorsport britannico fin dal 1936, quando qui si tenne la prima corsa in salita organizzata dal nono Duca di Richmond, oltre che pilota, Freddie March. Quello del nonno di Charles March (l’attuale Duca e ospite dell’evento) è, almeno all’inizio, poco più che un ritrovo tra amici facoltosi con la passione per le auto e la velocità. Dopo la Seconda Guerra Mondiale acquisisce però uno spessore ben diverso: nel 1948 Freddie March ottiene il permesso di trasformare la strada perimetrale dell’aeroporto di Westhampnett in un circuito. L’area viene chiusa nel 1966 e da allora non vi si tengono più manifestazioni fino al 1993 quando Lord March, organizza un ritrovo informale fra possessori di auto storiche nella tenuta. Non ha ancora i permessi necessari a mettere in piedi la cronoscalata e creare un vero e proprio evento, ma nella due giorni di quell’anno l’afflusso di pubblico su-
pera le sue aspettative: circa 25mila appassionati accorrono sulla leggendaria collina, nonostante la concomitanza con la 24 ore di Le Mans. Un evento esclusivo Lord March intuisce il potenziale della sua idea e decide di darle seguito, scegliendo di non farla più svolgere insieme a un’altra manifestazione automobilistica. In particolare, quest’anno, il Gran Premio di Silverstone di F1 è previsto, infatti, la settimana successiva (14 luglio) e, per esempio, il team campione del mondo di Mercedes sarà a Goodwood con la seconda guida, il finlandese Valtteri Bottas. Presente anche Fernando Alonso con il team Toyota Gazoo Racing, recenti trionfatori – per il secondo anno consecutivo – della 24 ore di Le Mans. In un momento in cui i saloni dell’automobile vivono un periodo di ripensamento, il Festival di Goodwood è d’ispirazione e riferimento per altri eventi: basti pensare al salone di Detroit, il più importante in terra americana, reinventato sul modello inglese – sostengono gli organizzatori - e spostato da gennaio a giugno, première nel 2020. 5 Luglio 2019 ·
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BUSINESS
La fiera inglese delle novità. EDOARDO NASTRI
elettriche del gruppo, a settembre durante il Salone di Francoforte. Non mancheranno inoltre i prototipi di Land Rover Defender e Lexus che svelerà la versione convertibile della coupé LC. Anche Lotus ha fatto sapere che mostrerà qualche dettaglio della hypercar elettrica Evija prima del debutto mondiale previsto a Londra il 16 luglio.
BUSINESS
Citroën: tra sport e futuro. FRANCESCO GIANNINI
■ La passione per l’auto passa per il “Goodwood Festival of Speed”, la 26a edizione dell’evento che celebra velocità, vetture sportive e storiche si svolge dal 4 al 7 luglio 2019 a Westhampnett, Regno Unito. Alcuni costruttori hanno scelto questa festa per un bagno di folla per le ultime novità. Il parco della storica dimora di Charles Gordon-Lennox – 11esimo duca di Richmond, cugino della Regina Elisabetta e appassionato di automobili – vedrà debuttare modelli di Ferrari, Aston Martin, McLaren, Bentley e Ford, conquistando un ruolo importante nel panorama dei Saloni tradizionali sempre più snobbati dai costruttori. Tra sogno e realtà Ferrari porta a Goodwood due one off: la P80/C, sviluppata sulla base della 488 GT3, e la spider SP3JC, realizzata sull’architettura della F12 Tour de France. Bentley mostra per la prima volta la nuova Flying Spur, berlinona super lusso da oltre 5 metri di lunghezza, Aston Martin presenta la versione a cielo aperto della DBS Superleggera. McLaren mostra la sua GT, per la verità già vista al Salone di Torino. La vettura rappresenta un modello fondamentale per il costruttore di sportive inglesi, realizzata con l’obiettivo di accrescere le vendite fino a 6mila unità all’anno entro il 2024. Sullo stand del costruttore inglese c’è anche la ipercar Senna GTR. Ma non ci saranno solo vetture da sogno: Ford sceglie Goodwood per lapremiére della Puma, la nuova crossover compatta. Spazio ai prototipi Per le colline di Goodwood correrà la DBX, il primo suv di Aston Martin (ovviamente camuffato) che verrà presentato ufficialmente alla fine dell’anno, mentre Volkswagen porta l’elettrica ID.3 che debutta, insieme al brand ID dedicato alle 8
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■ Il Goodwood Festival of Speed 2019 (4/7 luglio) è l’occasione per celebrare i record più importanti nella storia del motorsport, ma offre anche l’opportunità di vedere – magari in anteprima – alcune delle vetture, soprattutto elettriche, che popoleranno nei prossimi anni le nostre strade. Le francesi di domani Citroën, che festeggia quest’anno il centenario, coglie in pieno questo spirito e si presenta con la C3 WRC da 380 cavalli impegnata a risalire la famosa collina – al centro di molte delle attività di contorno all’evento – con al volante il sei volte campione del mondo di rally Sébastien Ogier, e il duo nordico Esapekka Lappi-Mads Østberg. Oltre a ricordare i trionfi nello sport, il marchio francese porta oltre Manica i suoi modelli stradali di punta, come il suv 5C Aircross. Inoltre presenta (per la prima nel Regno Unito) i nuovi prototipi a batteria Ami One Concept, citycar due posti lanciata all’ultimo salone di Ginevra, e 19_19 Concept, auto robot dal design futuristico con batterie da 100 chilowatt e 800 chilometri (dichiarati) di autonomia. Le due vetture 100% a zero emissioni rappresentano i primi esempi della completa elettrificazione della gamma Citroën, programmata entro il 2025.
Un marchio in mostra Linda Jackson, ceo del costruttore di Rueil-Malmaison, sostiene che “nell’anno del nostro centenario non potevamo mancare a Goodwood. Questo Festival popolare rispecchia alla perfezione la tradizione sportiva di Citroën. Per festeggiare portiamo con noi alcuni dei simboli più importanti della storia della Casa, come la leggendaria 2 CV anni ’50 e ’60 e la Traction Avant o 7 CV, tra le prime vetture a trazione anteriore. Inoltre presentiamo per la prima volta in Inghilterra le ultime concept-car elettriche, senza dimenticare le novità della gamma attuale. In tema di record, non poteva certo mancare la C3 WRC del Total World Rally Team, ancora in corsa per il titolo 2019”.
SPORT
Toyota a tutta velocità.
terra francese, la TS050 Hybrid #8 che – guidata da Fernando Alonso, Sébastien Buemi e Kazuki Nakajima – ha trionfato al “Circuit de la Sarthe” nella gara di durata più importante del mondo. Al volante della GR Supra GT4, anche lo Chief Engineer di Toyota Tetsuya Tada, che ha diretto lo sviluppo della nuova versione da pista e supervisionato quello della GT86, sportiva coupé da 200 cavalli. No One Better Esordio a Goodwood anche per la GR Supra Drift by HKS, concept elaborato in versione drifting dagli specialisti in configurazioni “estreme” di HKS, alimentata dal potente benzina GT3-4R da oltre 700 cavalli ed equipaggiata con sospensioni Hipermax da pista, impianto frenante Endless F:Racing e pneumatici soft Yokohama. Il prototipo è guidato per l’occasione dal pilota giapponese Nobuteru Taniguchi, conosciuto come “Nob” (dalle prime tre lettere del nome, acronimo di “No One Better”). Presenti a Goodwood anche le stradali Yaris Grmn e Corolla GR Sport, svelata sempre a Ginevra 2019. Oltre alla partecipazione ufficiale del marchio Toyota, all’evento saranno in corsa anche diverse auto d’epoca iscritte da privati come alcune Celica da rally anni ’80 e ’90, la Corolla Coupé AE86 e la TF108 da Formula 1 del 2008 guidata all’epoca anche dall’italiano Jarno Trulli.
VALERIO ANTONINI INNOVAZIONE
È tempo di Roborace. FRANCESCO GIANNINI
■ Toyota si presenta al Goodwood Festival of Speed (4/7 luglio) con la gamma sportiva al completo. Tra i modelli impegnati a risalire la celebre “hill climb”, anche il prototipo GR Supra GT4 da 340 cavalli, una super car stradale configurata per gareggiare nelle GT4 series internazionali. Il concept è stato presentato all’ultimo salone di Ginevra con una particolare livrea camouflage e ha esaurito le pre-ordinazioni in pochi mesi, grazie anche all’assetto studiato per agevolare una guida sportiva per i piloti non professionisti. È alimentato dal motore sei cilindri in linea a trazione posteriore, già visto sulla Supra B58. Da Le Mans al West Sussex Ad affrontare la famosa collina inglese, il driver britannico Mike Conway, della scuderia Toyota Gazoo Racing, team che nel 2019 ha vinto per la seconda volta consecutiva la 24 Ore di Le Mans. A tal proposito, sfila a Goodwood (nella regione del West Sussex, tra Portsmouth e Brighton) anche la monoposto protagonista dell’ultimo successo in
■ Roborace – il primo campionato di motorsport per veicoli autonomi a batteria – torna al Goodwood Festival of Speed 2019 (4/7 luglio) portando in Inghilterra il nuovo DevBot 2.0 e una grande novità. Il prototipo elettrico a trazione posteriore, equipaggiato con i più avanzati sistemi driverless – a differenza della prima Robocar – ha sufficiente spazio nell’abitacolo per ospitare un pilota. 5 Luglio 2019 ·
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Pilota in tandem col robot Secondo Lucas Di Grassi, ceo di Roborace e prima guida del team Audi Sport in Formula E: “Abbiamo cambiato idea. Inizialmente volevamo fare un campionato senza piloti, ma sarebbe stato privo di appeal per gli spettatori” – dice il pilota brasiliano – “Le vetture che abbiamo realizzato, al momento 6/7 esemplari, sono tutte uguali fra loro. Raggiungono una velocità massima di 220 chilometri orari. L’abilità dei driver deve essere decisiva per vincere una qualsiasi gara motoristica, vale lo stesso per una delle nostre corse”. Bryan Balcombe, Chief Strategy Officer di Roborace, spiega meglio cosa accadrà: “I team lavoreranno in tandem con l’intelligenza artificiale per sviluppare algoritmi più efficaci rispetto agli altri, seguendo i dati elaborati dal software nel corso delle prove in pista. Inoltre, i sistemi di guida autonoma aiuteranno i driver in alcune scelte di guida, comunicando vocalmente in tempo reale, come una sorta di istruttore già programmato”. Da Alfa a Beta Nella scorsa edizione della “hill climb” aveva fatto il suo esordio in Inghilterra la Robocar, prima autonoma a risalire il celebre tratto di strada appartenente a Lord March, senza conducente e alimentata da quattro elettromotori da 181 cavalli ciascuno. La presenza del DevBot 2.0 a Goodwood già fa parte della così detta fase “Alpha” del campionato Roborace, che prevede corse sperimentali in competizioni motoristiche brevi. Poi è in programma la “Beta”, una seconda stagione senza classifica mirata a effettuare le ultime verifiche riguardo sicurezza e connettività delle vetture. Poi, si augurano gli organizzatori, il via ufficiale, con i Gran Premi in contemporanea a quelli della formula E.
INNOVAZIONE
Bentley Exp 100 GT, autonoma a batteria. VALERIO ANTONINI ■ Per festeggiare il centenario, Bentley lancia il suo primo modello autonomo a batteria, la Exp 100 GT. “Nasce per dare la possibilità ai proprietari di essere guidati dai sistemi robot in modalità 100% elettrica”, dicono dal marchio inglese. Porta il nome “Exp”, “sperimentale”, abbreviazione già sfruttata per alcune delle prime Bentley degli anni ’30. Dell’elettromotore non si conoscono ancora le specifiche tecniche, ma dovrebbe avere un’autonomia notevole, vicina ai 600 chilometri. 10
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Il progetto Exp 100 GT è in linea con il programma del gruppo Volkswagen (proprietario del marchio), che prevede 80 modelli a batteria entro il 2025. Nei prossimi quattro anni, ogni vettura Bentley avrà una variante elettrificata. Lusso con la spina La rivoluzione in casa Bentley continua. Dopo aver lanciato il suv Bentayga con alimentazione ibrida plug-in, la Casa del lusso britannica annuncerà presto una versione completamente a zero emissioni della Continental GT. Il sistema ricaricabile combina un motore benzina 6 cilindri da 3 litri collegato a una piccola unità elettrica in grado di far viaggiare la vettura per 50 chilometri senza attingere carburante dal serbatoio. Lo stesso impianto dovrebbe essere equipaggiato anche sulle prossime Mulsanne e Flyng Spur. Anche a Goodwood L’auto verrà presentata mercoledì 10 ottobre alle 16.00 presso la fabbrica di Crewe, che impiega 4mila dipendenti. Sarà il clou di una serie di eventi previsti lungo tutto l’anno, soprattutto nel Regno Unito. Tra questi, Bentley festeggia anche al Goodwood Festival of Speed (4/7 luglio 2019) dove porta alcuni storici esemplari, tra i quali, una Gurney Nutting Speed Six da 180 cavalli del 1926, una Pininfarina Mark VI del 1948, una Continental GT Zagato e una storica degli anni ’30, la celebre “8 Litre” (con motore in ghisa) di proprietà del fondatore Walter Owen Bentley.
AUTO E MOTO
Honda e, elettrica snob. PAOLO ODINZOV ■ FRANCOFORTE – Guardarla dal vivo su strada è ben altra cosa rispetto all’impressione avuta sotto i riflettori dei vari saloni dell’auto dove è apparsa in forma statica fino a oggi. Se poi uno la guida anche, come abbiamo potuto fare noi in anteprima lungo una pista chiusa nei dintorni di Fran-
coforte, ecco che la Honda e – la lettera sta per elettrica – rivela un carattere pronto a farne una sicura protagonista tra le auto a batteria di nuova generazione. Pensata per il traffico cittadino Per vedere nelle concessionarie la prima elettrica a zero emissioni della Honda bisognerà aspettare l’estate del prossimo anno. La caratteristica principale della Honda e, che suona un po’ snob rispetto alla grande corsa di tutti ad aumentare l’autonomia, è di garantire “soli” 200 chilometri con un pieno di elettroni. Al contrario di molte rivali, tra cui la Peugeot 208 e che ne dichiara 340. “Più non le serve”, commenta Kohei Hitomi, direttore dello sviluppo, ribadendo che i vantaggi di tale scelta si riflettono non solo nelle prestazioni della vettura in generale, ma anche e soprattutto nei costi. Anche se in Europa il listino della giapponese dovrebbe partire con un prezzo d’attacco intorno ai 35mila euro. Tanti. Gira su se stessa Alla Honda provano a giustificare questa cifra considerevole sostenendo che ha tante novità, a partire da un nuovo pianale dedicato. Ciò ha permesso agli ingegneri di sistemare in posizione ottimale il pacco batterie al litio da 35,5 chilowattora per garantire una uguale distribuzione del peso fra i due assi e un baricentro ribassato, a vantaggio della tenuta e stabilità di marcia. La Honda e ha un raggio di sterzata di soli 4,3 metri e dunque una agilità senza pari. Lunga 3,90 metri, dispone di sprint e scatto grazie a un motore che sviluppa una potenza di 110 chilowatt (pari a 150 cavalli) e una coppia di 300 newtonmetri. Entrando nell’abitacolo, la Honda e sorprende per lo stile essenziale in perfetto accordo con il design della carrozzeria ispirato nei tratti retrò alla prima Honda Civic del 1972. “Serve per trasmettere a passeggeri e guidatore un senso di tranquillità”, dice Hitomi, “e non creare quel distacco che spesso si avverte quando si ha a che fare con automobili destinate per forza di cose a cambiare il modo di spostarsi e ad anticipare il futuro”. Carica in poco più di 30 minuti Un futuro che la new entry nipponica a batterie vuole affrontare nel migliore dei modi anche proponendo di serie numerose soluzioni hi-tech, tra le quali la plancia digitale con tre schermi in alta definizione (due dei quali touch) e telecamere al posto degli specchietti retrovisori. Punto di forza, è il tempo di ricarica della batteria, che avviene in poco più di 30 minuti da una colonnina veloce. Nessuna sorpresa, invece se si usa una normale presa di corrente a 220 volt, che richiede il tempo di una notte per una ricarica completa.
AUTO E MOTO
Il nuovo Defender prende le misure. REDAZIONE
■ Secondo Automotive News Europe, la nuova generazione dell’atteso Land Rover Defender, costruito a Nitra in Slovacchia, avrà tre lunghezze diverse, tre e cinque porte, abitacolo a cinque, sei, sette e otto posti, quattro allestimenti per una personalizzazione completa, da suv compatto urbano a fuoristrada estremo. Il nuovo Defender, che sarà presentato al Salone di Francoforte il prossimo 10 settembre, ha tre versioni, secondo le indiscrezioni: la 90, tre porte e lunghezza di 4,34 metri (il precedente non arrivava ai 4 metri), cinque e sei posti; il 110 cinque porte e 4,80 metri di lunghezza, a cinque e a sette posti; il 130, lungo 5,1 metri, otto posti. Il nuovo Defender sarà in vendita nel 2020, l’anno successivo la versione 130. Cambia tutto Oltre a cambiare da cima a fondo – corpo vettura completamente in alluminio, piattaforma (già usata per il Discovery), motorizzazioni mild hybrid oltre che convenzionali più successivamente una ibrida plug-in – la nuova Defender avrà quattro allestimenti diversi per caratterizzarla meglio e provare a raggiungere nuovi clienti. Automotive News Europe cita i nomi: Country, Adventure, Urban (probabilmente riservata alla sola tre porte 90), Explorer. Il Defender è un modello iconico nel settore dei fuoristrada. Nato nel 1948, è rimasto sostanzialmente uguale a se stesso fino al 2016 e dopo oltre 2 milioni di unità vendute. Questa seconda generazione sarà venduta sia in Europa che in Nord America e Cina, due regioni dove la precedente ufficialmente non era distribuita. 5 Luglio 2019 ·
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AUTO E MOTO
Kia XCeed, voglia di stupire. VALERIO ANTONINI
Anche se più compatta, la vettura mantiene gli ampi spazi interni che caratterizzano la gamma. Preserva pure il dinamismo, grazie a piccole modifiche alle sospensioni, più morbide, e al sistema elettronico che “controlla” lo sterzo, più rapido nel rispondere ai comandi. Connessa con la e-sim Il dispositivo Uvo Connect, attraverso una e-sim integrata, permette di collegarsi alle rete internet e interfacciare a piacimento con il proprio smartphone su un display touch-screen hd (1.920 x 720 pixel) da 12.3 pollici. La vettura dispone di stessi sistemi di assistenza di livello 2, come il cruise control adattivo, la frenata automatica d’emergenza anti collisione e i sensori che riconoscono segnaletica e linee di demarcazione della carreggiata. Benzina e diesel I motori benzina della Kia XCeed vanno dal tre cilindri TGDi da un litro e 120 cavalli, ai più potenti 4 cilindri da 1.4 e 1.6 litri, rispettivamente da 140 e 204 cavalli (lo stesso che monta la ProCeed Gt). I diesel sono entrambi 1.6 litri (115 e 136 cavalli). Tutti i propulsori sono abbinati al cambio manuale a sei marce o all’automatico a doppia frizione a sette rapporti, con l’esclusione del piccolo tre cilindri.
■ FRANCOFORTE – Debutto in grande stile per XCeed, nuovo suv compatto di Kia. Una première molto attesa, che ha svelato un’auto dal design innovativo, mai visto prima in nessun dei modelli del marchio coreano dai quali si distacca quasi totalmente. Della rinnovata famiglia Ceed – la tradizionale tre o cinque porte, la Hatchback, e la ProCeed – il crossover urbano eredita solo le portiere. Il resto è tutto nuovo. Segmento C, nata per competere La nuova coreana nasce per competere nel segmento C, pieno di agguerrita concorrenza, come alternativa – tra gli altri – alla Volkswagen T-Roc, realizzata su base Polo, e alla Nissan Qashqai. Mantiene la stessa lunghezza (4.395 millimetri) delle precedenti – con cui condivide la piattaforma modulare K2 – ma è più alta di 46 millimetri. Ha un passo di 2,65 metri e uno spazio da terra che ora va dai 174 ai 184 millimetri, variabili in base alle dimensioni dei cerchi da 16 o 18 pollici. Il frontale non ha la tipica mascherina “Tiger Nose” che distingue la sportiva Stinger, la griglia centrale, però, è vistosamente più grande rispetto alle altre Ceed in gamma, così come le prese d’aria. Le sottili firme luminose a led, dalla forma particolare, si sviluppano fin sopra ai passaruota, puntando dritte verso il cofano. Lateralmente i finestrini formano un arco ben delineato. Il tetto spiovente evidenzia le forme da coupé del piccolo suv. Il portellone si apre e si chiude con un pulsante per facilitare il carico dei bagagli che ha una capacità di 426 litri, 31 in più della Ceed, 1.378 con i sedili reclinati. Due le vetture in mostra a Francoforte, una gialla, l’altra blu. Gli interni sono rifiniti con figure geometriche abbinati agli audaci, quanto indovinati, colori della carrozzeria. 12
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Parola ai protagonisti Per capire ancora meglio i segreti che stanno dietro all’evoluzione stilistica di XCeed, abbiamo parlato con Gregory Guillaume, vice presidente del reparto design di Kia Motors Europe, che ci ha spiegato: “Inizialmente non era previsto un crossover nella famiglia Ceed. Abbiamo iniziato a pensare a qualcosa di pratico ma anche di esteticamente sorprendente quando ci siamo resi conto che le station wagon non bastavano più, assorbite anche nelle vendite dai piccoli suv urbani. Lavorando sul progetto di un concept, avevamo immaginato proprio quello che poi è stato il risultato finale, una vettura compatta, dal tetto spiovente coupé, spaziosa come suv di dimensioni maggiori e agile come la ProCeed”. “Per battagliare in un segmento C assai competitivo” – continua Guillaume – “dovevamo per forza proporre un crossover dal look originale, so sexy’, talmente accattivante da impressionare il pubblico fin dal primo sguardo. Non ci fermeremo proprio adesso. Nel 2020 arrivano le XCeed ibride, che ereditano i sistemi già sperimentati sulla Niro ibrida plug-in. Tra due anni e mezzo lanceremo il primo restyling. Poi, nel 2024, una seconda generazione, questa volta 100% elettrica”. Riguardo l’effetto visivo, l’esperto designer ha centrato le previsioni. Intuizione coreana La XCeed si fa notare subito come un “qualcosa” di moderno, mai visto prima in Casa Kia, sicuramente una bella scommessa, su cui puntare in termini di successo di vendite sul mercato europeo, considerando gli ottimi risultati che continua a ottenere il bestseller Sportage. A margine della presentazione, Laurent Boulay, direttore generale del reparto design di Kia Europe, ci ha rivelato una curiosità: “XCeed nasce da un’intuizione su un foglio bianco e una mattina, fino ad arrivare sulla scrivania dei top manager. Senza ispirazione, senza quel magico primo disegno, non esisterebbe nessuna forma di comunicazione, tantomeno nascerebbero nuove automobili”. XCeed arriverà nei concessionari a fine estate. I prezzi non sono stati comunicati, ma dovrebbero partire da 23mila euro.
AUTO EMOTO
AUTO E MOTO
Jaguar XJ, Renault elettrica Captur, tutta inglese. cambia look. COLIN FRISELL
CARLO CIMINI
■ LONDRA – La nuova generazione della Jaguar XJ, l’ammiraglia inglese, sarà elettrica nel 2020 e sarà costruita ancora in Inghilterra negli stabilimenti di Castle Bromwich, a Birmingham: indipendentemente dall’esito della Brexit, ha fatto sapere la proprietà indiana Tata. L’annuncio formale dovrebbe arrivare a giorni. Si tratta di un’ottima notizia in particolare per i lavoratori degli impianti delle Midlands, già duramente colpiti dalle scelte dell’azienda che hanno portato, dall’inizio di quest’anno, a quasi 4.500 licenziamenti. Proprio pochi giorni fa i lavoratori dello stabilimento hanno accettato la proposta di una settimana lavorativa “corta” di quattro giorni, come parte dei piani di ristrutturazione. Lo stabilimento, comunque, continuerà a produrre anche le altre berline con motore tradizionale, XE e XF.
■ Renault Captur cambia volto. Il suv compatto straniero più venduto in Italia – 30mila consegne nel 2018, 230mila in tutto il mondo – rinnova il look ed è più tecnologico di prima. E nel 2020 sarà il primo modello della gamma francese a presentare una versione ibrida plug in. Una scelta che rientra nel piano strategico Drive the Future del Gruppo che proporrà in tutto 12 auto elettrificate. Il nuovo Captur sarà prodotto e commercializzato anche in Cina.
Dopo la I-Pace La nuova proposta a batteria di Jaguar – la seconda dopo la super premiata I-Pace che viene costruita nel l’impianto di Magna Steyr, in Austria – dovrebbe vedere la luce entro la fine del 2020, con una autonomia di circa 480 chilometri e dotazioni di lusso che potrebbero permetterle di rivaleggiare con la Model S di Tesla. Le batterie arriveranno dallo stabilimento Jaguar di Hams Hall a Birmingham, mentre i motori elettrici saranno realizzati nella fabbrica di Wolverhampton. Nelle speranze del costruttore, la nona generazione della XJ dovrebbe risollevare le sorti del marchio in particolare in Cina. Jaguar ha venduto 579mila auto in totale nel 2018, in calo del 5,8 per cento, soprattutto a causa della flessione nel mercato del Paese asiatico, il più grande del mondo, dove la contrazione rispetto l’anno precedente ha toccato il 34,1%.
Stile deciso A primo impatto, Captur evidenzia ora linee più decise e dinamiche rispetto alla prima generazione. Le proporzioni aumentate si evidenziano anche dal nuovo taglio dei gruppi ottici affusolati, 100% a led, con firma luminosa c-shape. Il suv compatto è più lungo (4,23 metri, +11 centimetri) e mette in mostra cerchi da 18 pollici. Della taglia più grande ne beneficia anche il volume del bagagliaio portato a 536 litri, 81 litri in più rispetto alla generazione precedente, oltre ai 27 litri di vani portaoggetti presenti nell’abitacolo. Più hi-tech La rivoluzione passa anche dagli interni. Entrambi i display ora sono digitali: quello centrale è da 9,3 pollici, verticale e orientato verso il guidatore. Il sistema infotainment è dotato della piattaforma Renault Easy Link che comprende i servizi multimediali e la navigazione. Anche la strumentazione tradizionale posizionata dietro al volante cambia e non è più analogica: presente uno schermo a colori da 7 o 10,2 pollici. La console centrale dispone della ricarica a induzione (wireless) per lo smartphone e il bracciolo è dotato di due prese usb e di una da 12 volt per i passeggeri posteriori. 5 Luglio 2019 ·
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Anche elettrificata Renault Captur propone diverse motorizzazioni, ma la grande novità è prevista nel 2020 quando l’offerta si amplierà con il motore ibrido e-tech plug in ricaricabile: un propulsore benzina 1.6 abbinato a un pacco batterie da 9,8 chilowattora (circa 50 chilometri di autonomia elettrica) con trasmissione automatica a doppia frizione edc a 7 rapporti, in grado di viaggiare, in modalità a zero emissioni, fino a 135 chilometri all’ora. Il listino propone anche il benzina 3 cilindri 1.0 da 100 cavalli e il 1.3 da 155 cavalli, più due versioni diesel: da 95 e 115 cavalli con trasmissione manuale 6 rapporti o trasmissione automatica a doppia frizione 7 rapporti e leve al volante.
AUTO E MOTO
Più rumore per le auto a batteria.
Administration degli Stati Uniti ha imposto che dal 1 settembre 2019 tutte le auto ibride ed elettriche, dovranno emettere uno specifico suono di sicurezza fino alla velocità di 28 chilometri orari.
BUSINESS
Lamborghini: l’elettrica è lontana. EDOARDO NASTRI
GIOVANNI BARBERO
■ A partire da oggi tutti i nuovi modelli di vetture elettriche e ibride tradizionali o plug-in immatricolate in Europa dovranno avere di serie il sistema “Avas”, in grado di emettere un suono per avvertire i pedoni nelle vicinanze della presenza del veicolo. Il dispositivo rimarrà attivo fino al raggiungimento di una velocità di 20 chilometri orari. Il legislatore europeo ha previsto che il suono emesso dalle auto a batteria potrà essere personalizzato dai costruttori, a patto che non sia disattivabile, abbia la capacità di coprire tutte le frequenze e non superi i 75 decibel misurati alla distanza di due metri. L’obbligo scatta anche per le vetture già in circolazione che hanno tempo di adeguarsi alla normativa fino al 2021. Anche negli Usa L’Unione europea non è stata l’unica ad aver preso questo provvedimento: la National Highway Traffic Safety 14
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· 5 Luglio 2019
■ SANT’AGATA BOLOGNESE – “Per la nostra azienda questo è un momento fondamentale, che ripaga dei moltissimi sforzi che abbiamo fatto fino a oggi. Abbiamo appena chiuso i conti dei primi sei mesi di quest’anno e consegnato ai clienti 4.553 vetture nel mondo, il 96% in più dello stesso periodo del 2018. Un vero record”. Stefano Domenicali, amministratore delegato di Lamborghini, analizza soddisfatto i dati di vendita semestrali, a margine dell’inaugurazione di un nuovo impianto di verniciatura nello stabilimento. Un risultato raggiunto grazie anche al suv Urus, le cui prime consegne sono iniziate a metà dello scorso anno e per il quale è stato realizzato un capannone produttivo ad hoc. Processo di elettrificazione Prossimamente assisteremo anche all’elettrificazione di alcuni modelli: “Stiamo studiando modi e tempi e soprattutto quali saranno le vetture interessate. Certamente non è ancora arrivato il momento di una Lamborghini completamente elettrica, non è quello che cercano i nostri clienti e noi dobbiamo rispondere alle loro esigenze”, spiega Domenicali. “Cercheremo comunque di conservare anche nei nostri prodotti elettrificati l’emozionalità che contraddistingue il nostro marchio. Tenetevi pronti perché arriveranno parecchie sorprese”.
Obiettivo consegne “Per la fine del 2019 vorremmo consegnare circa 8mila vetture in totale”, ma attenzione a non crescere troppo: “Vogliamo mantenere la giusta dimensione tra sviluppo ed esclusività, per evitare che il valore dei nostri prodotti scenda. Ecco perché non annunciamo mai quali saranno le nostre prossime mosse, sarebbe un torto ai clienti che assisterebbero a un riposizionamento al ribasso del valore delle loro vetture”.
previsto nel 2020. Lucid Motors è stata fondata nel 2007 con nome e missione diversi. L’azienda, allora chiamata Atieva, era focalizzata sullo sviluppo della tecnologia delle batterie per auto a zero emissioni. Nel 2016 ha quindi spostato i suoi obiettivi sulla produzione di elettriche e ha cambiato denominazione.
BUSINESS BUSINESS
Lucid, campagna acquisti da Tesla.
Aston Martin: altro 3% per Bonomi. GIOVANNI BARBERO
SERGIO BENVENUTI
■ Lucid Motors, start up statunitense sostenuta dal fondo di investimento pubblico dell’Arabia Saudita, ha assunto Peter Hochholdinger, ex dirigente Tesla, presso lo stabilimento di Fremont, in qualità di vicepresidente del settore manifatturiero. Dopo tre anni, l’ex dirigente di produzione del gruppo Volkswagen, ha lasciato la rivale californiana la scorsa settimana. Durante questi 36 mesi il manager si è occupato direttamente del suv Model X e ha contribuito alla realizzazione di un programma di produzione dedicato per la Model 3. Lucid Air in arrivo Ad aprile, il costruttore di auto elettriche di Newark ha anche nominato Peter Rawlinson, ex capo ingegnere della berlina Model S, nel ruolo di amministratore delegato che si occuperà in prima persona della produzione della prima vettura a batteria della Casa, la Lucid Air, il cui lancio è
■ Il gruppo d’investimento Investindustrial, primo azionista di Aston Martin attraverso la società Strategic European Investment Group e diretto dal finanziere italiano Andrea Bonomi, ha intenzione di acquistare un altro 3% (oltre al 31% che già detiene) di azioni del costruttore inglese. Il valore in Borsa di Aston Martin è crollato di quasi il 50% rispetto alla quotazione di nove mesi fa. Gli altri soci hanno accettato l’offerta del gruppo italiano che pagherebbe 10 euro ad azione, il prezzo dell’ultimo valore registrato venerdì alla chiusura della borsa di Londra. Attualmente gli altri grandi investitori sono una società del Kuwait proprietaria del 30,6% e il gruppo Daimler, che detiene il 4,2%. Sfiducia del mercato La sfiducia del mercato nel brand inglese, il cui valore in Borsa è dimezzato, deriva dalla situazione di instabilità a causa della Brexit e dai dubbi sulle capacità del costruttore di attuare l’annunciato aumento dei volumi di vendita e produzione. In attesa dei 500 esemplari della AM-RB 003, della nuova Vanquish a motore centrale centrale che il costruttore inglese vuole vendere dal 2022 e del primo suv del marchio: la DBX, che vedremo entro la fine di quest’anno. 5 Luglio 2019 ·
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risale al 2018 il lancio di un servizio di trasporti dal lavoro alle stazioni più vicine sempre su vetture a guida autonoma, riservato a pochi fortunati.
BUSINESS
Waymo, con l’auto robot al lavoro. Continental aggiorna la sicurezza. INNOVAZIONE
LINDA CAPECCI
CARLO CIMINI
■ Decine di impiegati della città di Chandler (Arizona) potranno utilizzare veicoli a guida autonoma grazie a Waymo, l’azienda di Alphabet già operativa nel sobborgo di Phoenix dal 2016 quando era ancora nota come “Google Self Driving Car Project”. La partnership tra il municipio e Waymo durerà almeno un anno: i dipendenti potranno spostarsi su auto robot prenotando passaggi al lavoro o alle riunioni tramite una semplice applicazione, dal proprio cellulare, a patto che l’area sia coperta dal servizio. Città dell’innovazione “Abbiamo lavorato a stretto contatto negli ultimi anni ed è una naturale evoluzione utilizzare la loro tecnologia”, ha dichiarato il sindaco di Chandler Kevin Hartke. Il municipio ha stanziato 30mila dollari per il programma e ha lanciato un nuovo logo e uno slogan per promuovere la città come “centro dell’innovazione e della tecnologia del sud-ovest”. Le corse saranno addebitate sulle carte acquisto dei dipendenti. La città valuterà se l’uso delle auto driverless aumenterà la produttività degli impiegati quando si recano al lavoro e ai meeting fuori sede. L’accordo Inizialmente nel servizio saranno coinvolte poche decine di impiegati ma la società californiana ha affermato che l’obiettivo è di far crescere il programma. “La nostra speranza è che questa collaborazione consenta alla città di ridurre l’afflusso di veicoli e limitare i costi”, ha affermato Dezbah Hatathli manager e portavoce di Waymo a Chandler. La partnership è la prima del suo genere dell’azienda di Google con un governo cittadino nonostante i precedenti accordi con l’area metropolitana di Phoenix: 16
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· 5 Luglio 2019
■ Il produttore tedesco Continental ha presentato un nuovo radar con sensore a corto raggio a 77 gigahertz di frequenza che sostituisce il precedente da 24. Ciò significa che la tecnologia rileva l’ambiente circostante con una risoluzione e un livello di precisione molto più elevati rispetto a prima, monitorando sia pedoni che ostacoli. Il nuovo sensore di Continental rileva anche le direzioni di movimento e le velocità. L’antenna e il chip a radiofrequenza (RF) sono ora collocati in uno spazio di installazione più compatto. Visione a 360 gradi I nuovi sensori radar possono essere posizionati su ciascuno dei quattro angoli del veicolo per garantire una visione a 360 gradi, costituendo già la base per i sistemi avanzati di assistenza alla guida come il monitoraggio degli angoli ciechi, del cambio di corsia – Lane Change Assist – e della frenata di emergenza. Il sistema impedisce, ad esempio, di aprire le porte quando un altro veicolo o un ciclista si sta avvicinando: i sensori quindi trasmettono un segnale appropriato ai freni e l’auto si ferma prima del possibile impatto. Il monitoraggio continuo ad alta risoluzione dell’ambiente del veicolo grazie alla nuova tecnologia radar a corto raggio 77 gigahertz, costituirà – secondo Continental – la base per i sistemi avanzati di assistenza alla guida del futuro, soprattutto per quella autonoma.
PAESE
Alto Adige, una ricarica ogni 20 chilometri. MARINA FANARA
■ Saranno alimentate da energia pulita al 100% le nuove colonnine elettriche nelle province di Trento e Bolzano che verranno installate da Neogy, neonata società altoatesina per la mobilità elettrica costituita al 50% da Dolomiti Energia Holding e Alperia, due società energetiche del territorio. Obiettivo 5mila colonnine La nuova realtà, che ha appena ottenuto il via libera dall’Autorità Antitrust, parte con una dotazione di 350 colonnine già attive nella Regione, ma l’obiettivo per il prossimo futuro è di installarne “una ogni 20 chilometri”, sostiene Massimo De Alessandri, presidente di Dolomiti Energia Holding. In generale, il piano di Neogy per i prossimi anni prevede 5mila nuove stazioni di ricarica pubblica capillarmente distribuite sul territorio, oltre a impianti di rifornimento per le auto a batteria da attivare nei centri commerciali e in strutture ricettive.
rio ma per tutta l’Italia”. “Con questa partnership ci impegniamo a creare un futuro smart e sostenibile, un imperativo al quale non possiamo più sottrarci”, aggiunge Johann Wohlfarter, amministratore delegato di Alperia, “siamo convinti che unendo le forze potremo vincere la sfida cominciando dal compiere passi importanti per la mobilità elettrica”.
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Supplemento settimanale a l’Automobile Pubblicazione online - Reg. Tribunale di Roma n. 24/2016 del 09/03/16 Iscrizione R.O.C. n. 14674 - ISSN 2499-670X Direttore Responsabile Alessandro Marchetti Tricamo Redazione via Solferino, 32 - 00185 Roma tel. 06.45406719 • fax 06.49982874-2829
Elettrico ad alta quota Nei piani della nuova società anche elevati standard di servizio come, per esempio, massima interoperabilità delle infrastrutture elettriche con altri sistemi di ricarica e operatori energetici e maggiore accessibilità. “Considerando che ogni stazione elettrica costa circa 10mila euro, compresi installazione, area parcheggio e allaccio alla rete, il nostro è un obiettivo molto ambizioso”, sottolinea il presidente De Alessandri, “ma si tratta di un’operazione strategica per la crescita e lo sviluppo di nuove opportunità non solo per il nostro territo-
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LIFESTYLE
Kicking Gas, l’elettrica secondo Schwarzy. LINDA CAPECCI ■ Si può promuovere la mobilità elettrica anche così: con ironia e fingendo di favorire al contrario le auto più inquinanti. È quello che fa Arnold Schwarzenegger, attore ed ex governatore della California, in “Kicking Gas” un divertente spot voluto da Veloz, organizzazione no-profit californiana impegnata nella promozione delle auto a zero emissioni. Nel filmato – una “candid” girata in un vero concessionario d’auto – Schwarzy veste (di nuovo, come aveva fatto poco tempo fa in una palestra di Venice per promuovere i benefici del fitness) i panni di Howard Kleiner: in questo caso è un venditore d’auto che illustra sarcasticamente i vantaggi delle vetture a benzina agli ignari clienti interessati invece ai veicoli elettrici. L’attore indossa baffi finti, parrucca, cappello, variopinta camicia hawaiana. Certo, non è facile nascondere la vera identità dell’ex governatore della California, una vera icona pop, sia per la non indifferente mole, che per quel suo inconfondibile accento tedesco. La provocazione Le persone coinvolte probabilmente lo riconoscono ma rimangono interdette di fronte alla sua improbabile celebrazione di un imponente Hummer, un mega suv nero avvolto dai fumi del gas di scarico: “Generare inquinamento è una soluzione alla sovrappopola-
zione” – tuona Arnold/Howard – “il pieno alla pompa di benzina è più soddisfacente del sesso” e ancora “il problema è che le auto elettriche sono troppo silenziose, puoi sentire tutto quello che dice la tua famiglia”. Nel video Schwarzenegger esalta sarcasticamente il luogo comune dell’auto a benzina che sarebbe “da vero uomo” e quella a batteria da “femminuccia”. Lo stereotipo viene scardinato dalla situazione paradossale: “Questo è testosterone” esclama estasiato il macho per eccellenza, avvolto nella nube nera prodotta dal suv. La verità L’ex bodybuilder è in realtà un grande promotore delle auto a zero emissioni. Repubblicano ma ecologista – tanto da essersi scontrato anche con l’attuale inquilino della Casa Bianca Donald Trump, teoricamente esponente del suo stesso partito – durante il suo mandato come governatore della California ha firmato molti provvedimenti relativi alle problematiche ambientali. Non a caso la California è la patria per eccellenza delle vetture a batteria negli Usa e uno dei primi mercati al mondo. Così il finale dello spot assume toni seri “Le automobili elettriche fanno risparmiare denaro, tempo e salvano l’ambiente, senza sacrificare il divertimento e l’emozione della guida”. 5 Luglio 2019 ·
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PAESE FIAT CHRYSLER
Dove va Fca. DIODATO PIRONE
Il destino del gruppo e delle sue sette fabbriche italiane all’avanguardia grazie alla cura Marchionne. Il loro futuro è legato a nuovi prodotti e alleanze.
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· 5 Luglio 2019
...dal nostro mensile PUBBLICATO SUL NUMERO 30 - GIUGNO 2019
■ Per capire davvero dove va Fiat Chrysler, la questione va posta in modo brutale: per quanto tempo i 94mila dipendenti nord-americani del gruppo potranno mantenere i 65mila colleghi italiani? La domanda che Sergio Marchionne fece intravedere nel 2010, agli albori della fusione fra Lingotto e Auburn Hills, riemerge ora con prepotenza. Allora c era Fiat Brasil che generava utili a palate (anche 7-800 milioni all anno) usati per cucire toppe sui buchi italiani, oggi ci pensa l America. Nei primi tre mesi del 2019, la quota di profitti fatta in Nord America è
salita al 92% e la parte europea di Fca è scivolata nel rosso, anche se l amministratore delegato Mike Manley ha giurato che, alla fine dell anno, tornerà a fare margini nell ordine del 3% del fatturato. Basterà a spazzare via le nuvole dall orizzonte del segmento della società italo-americana? È pur vero che, nel Vecchio Continente, Fca è in folta compagnia. Lo scenario, come ricorda uno studio del Quaderno sull'Industria dell auto della Fondazione Ergo (reperibile all'indirizzo web www.ergo-mtm. it/upload/Quaderni/QA5_industriaauto.pdf) è deprimente: Ford sta
tagliando 5mila posti in Germania; Jaguar 4.500 in Gran Bretagna; Psa, per difendere un brillante 8% di Ebit, chiude in Austria; la Brexit ha messo in fuga Honda e gli investimenti Nissan nel Regno Unito; persino Mercedes e Bmw segnalano scivoloni degli utili fino al 70%. Ma c è poco da gioire per i guai degli altri. Perché, a differenza di altre aziende automobilistiche, secondo molti osservatori quello di Fca è un modello disfunzionale perché troppo sbilanciato sugli Stati Uniti. Ecco perché si riparla di alleanze, con Manley che a inizio maggio si è detto certo
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che nei prossimi due o tre anni si presenteranno opportunità cui intendiamo partecipare . Fca è dunque a un bivio. Al quale però, a dispetto dei bilanci, la parte europea della società non si presenta con il cappello in mano. Se è vero che oggi i sette stabilimenti d’assemblaggio italiani del gruppo Fiat Chrysler sono in attesa di nuovi modelli in grado di aumentarne la produzione, è altrettanto vero che queste fabbriche sono all’avanguardia, sia tecnologicamente che come organizzazione del lavoro. Rimesse in piedi con investimenti consistenti e trasformate in piattaforme per l’export verso Stati Uniti e Cina, esse rappresentano la migliore eredità lasciata all’Italia dai 14 anni di impero di Sergio Marchionne. Come si legge nel rapporto Mediobanca sull’industria italiana, in 10 anni il valore aggiunto per ogni dipendente italiano di Fca è salito del 32,9% contro una crescita del 25,2% del costo del lavoro. Ancora: la quota di valore aggiunto di Fca sul manifatturiero italiano è più che raddoppiata passando dall’1,2% del 2012 al 2,6%
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· 5 Luglio 2019
del 2017. Merito del passaggio epocale della produzione dalle utilitarie ai suv e al segmento premium e merito delle 150mila vetture made in Italy esportate ogni anno negli Stati Uniti per un valore di 4,5 miliardi. Per l’Europa, ancora lei, si tratta di un valore gigantesco, secondo solo a quello della Germania. Cinque miliardi d’investimento Oggi gli stabilimenti italiani di Fca vivono una fase di transizione in attesa dei 5 miliardi di investimento annunciati nello scorso autunno. Marciano col freno a mano tirato i due stabilimenti torinesi della Maserati, Mirafiori e Grugliasco, e l’Alfa Romeo di Cassino. Dal 2020 Mirafiori produrrà la 500 elettrica ma senza nuovi modelli Maserati vivacchierà, Cassino attende l’elettrificazione di Giulia e Stelvio. Dalla piccola fabbrica di Modena del Tridente escono auto col contagocce ma qui, fra un anno, inizieranno a produrre l’attesissimo coupé Alfieri anche in versione full electric. Non brilla neanche il gioiello
Melfi che quest’anno sta esportando il 20% di Renegade in meno rispetto al 2018, anche se si prevede che presto tornerà a superare la quota di 1.200 vetture al giorno con l’entrata in funzione delle linee per i modelli ibridi di Renegade, Compass e 500X. Va meglio a Pomigliano, che l’anno prossimo avrà il crossover Alfa Romeo Tonale presentato in marzo a Ginevra. La cassa integrazione è stata ridotta per aumentare la produzione dell’intramontabile Fiat Panda con due turni suppletivi al sabato e con l’introduzione del lavoro notturno in alcuni reparti. E c’è una fabbrica che in un chilometro quadrato fa il 10% del Pil dell'Abruzzo: la Sevel di Atessa, in provincia di Chieti. Qui sono in corso 500 assunzioni legate alla gallina dalle uovo d’oro, il furgone Ducato, che Fiat condivide con Psa. La produzione quest’anno passerà da 300 a 350.000 pezzi allargandosi al marchio Opel. Al quartier generale di Auburn Hills hanno imparato a conoscere bene gli abruzzesi, com’era Marchionne. Ma sanno che da soli non bastano.