l'Automobile Week n. 117

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Supplemento settimanale a l’Automobile.

INNOVAZIONE  I  MOTORI  I  LIFESTYLE

Settimanale digitale • Anno 4 • Numero 117 • 14/2/2020

Rosso 2020. PAOLO BORGOGNONE ■ Torna la Formula 1, si riaccende la passione. Nei giorni scorsi le scuderie hanno svelato le monoposto che si sfideranno dal 15 marzo in Australia. La Ferrari ha scelto, per il debutto stagionale della SF1000 - dedicata al millesimo GP del Cavallino - la “città del tricolore”, Reggio Emilia. E sulla livrea rossa sono in bella mostra i colori della bandiera nazionale, a conferma del legame strettissimo tra Maranello e i suoi tifosi. Di circostanza - ma belle e appassionate - le parole dei protagonisti, dal team principal Mattia Binotto ai due piloti, Sebastian Vettel

e Charles Leclerc: impegno, affidabilità, velocità, tifo e (incrociamo le dita) speranza di vittoria. Ora però tocca alla pista –a partire dalle prove di Barcellona della prossima settimana – dimostrare che quest’anno la storia potrà essere diversa. Augurandoci che i problemi extra sportivi non stravolgano troppo il calendario. Per ora il Gp di Cina è l’unico a essere colpito dagli effetti del coronavirus che sta spaventando il mondo: l’appuntamento previsto per aprile è stato rinviato a data da destinarsi. Per gli appassionati del nostro Paese la data da segnare – in rosso - è quella del 6 settembre a Monza. A tifare Rosse, a tifare Italia. E chissà che ….


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SPORT

Ferrari SF1000, color passione. UMBERTO ZAPELLONI

■ REGGIO EMILIA - La Ferrari del 2020 ha scelto la cifra tonda per festeggiare il millesimo Gran premio della sua storia. La monoposto battezzata in teatro a Reggio Emilia, tra velluti rossi e stucchi dorati, si chiama SF1000 ed ha un solo obiettivo: combattere fino in fondo con la Mercedes (e magari la Red Bull) per riportare a casa un Mondiale che manca dal 2008 (titolo costruttori) e dal 2007 (titolo piloti). Esser belli non basta Il colpo d’occhio lascia senza fiato. Il Teatro Valli è una bomboniera di rara bellezza, giudicato dagli esperti come il teatro più bello d’Italia. La SF1000 non sfigura in quanto a bellezza, ma come diceva il fondatore esser belli non basta. Qui si tratta di #EssereFerrari, come ripete ossessivamente lo slogan varato lo scorso anno. Musica e balletti allungano l’attesa, ma alla fine quando entra in scena la vettura dei mille Gran premi scatta l’applauso. Dalla platea dove ci sono 350 uomini e donne che lavorano al reparto corse oltre ai piloti di domani a cominciare da Mick Schumacher accompagnato da mamma Corinna. Di un rosso diverso La SF1000 ha un rosso diverso, numeri leggermente più grandi che sanno d’antico, un bel tricolore che ne sottolinea le forme. È molto stretta dietro, molto nuova sotto dove cambio e motore sono stati rifatti del tutto. “Abbiamo imparato

dai nostri errori e abbiamo cercato di fare un’auto con più carico e più affidabilità”, racconta Mattia Binotto, il comandante in capo. Attorno alla nuova nata tutto è tricolore. Anche il ponte di Calatrava che sta poco fuori città. La Ferrari ha scelto la città del tricolore per celebrare una monoposto che nasce con la bandiera particolarmente evidenziata su un vestito che è ancora opaco (la vernice opaca pesa meno), ma diverso da quello un po’ troppo vivace dello scorso anno. John Elkann, l’orgoglio di essere italiani La SF1000 non è rivoluzionaria perché quest’anno le regole non cambiano lasciando mano (e fantasia) libera ai progettisti per il 2021, l’anno dei grandi cambiamenti. Si è lavorato soprattutto sui difetti della monoposto dello scorso anno: velocissima in rettilineo, ma lenta in curva dove in Formula 1 si fa il tempo. I risultati in galleria del vento hanno stentato ad arrivare, ma adesso le facce da Ferrari sembrano moderatamente serene. Il presidente John Elkann sottolinea l’orgoglio di essere italiani e poi estrae dalle tasche il tricolore e la bandiera della Ferrari, bianca con la scritta rossa. Sembra un prestigiatore. Ma se potesse, più che le bandiere estrarrebbe delle vittorie. I primi esami saranno a Barcellona nelle due sessioni di prova previste prima del via del campionato il 15 marzo in Australia. Si prova dal 19 al 21 e dal 26 al 28. L’anno scorso furono i giorni della Grande Illusione. Quest’anno sarà meglio aspettare a dare giudizi. 14 Febbraio 2020 ·

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SPORT

F1 2020: si accendono i motori. ELISA MALOMO

■ Conto alla rovescia in vista della partenza della 71esima edizione del campionato mondiale di Formula 1, organizzato dalla FIA Federazione Internazionale dell’Automobile. Le scuderie stanno presentando in questi giorni le nuove monoposto che si ritroveranno a Barcellona il 19 e il 26 febbraio per i consueti test prestagionali. La prima gara dell’anno è in programma in Australia il prossimo 15 marzo. L’epidemia di coronavirus che ha colpito prima la Cina e poi il resto del mondo potrebbe costringere gli organizzatori a rivedere il calendario delle competizioni. Per ora si sa che il Gp previsto a Shanghai per il 19 di aprile è stato rinviato a data da destinarsi. Proprio a Barcellona la FIA, gli americani di Liberty Media, proprietari del marchio F1 e l’associazione delle scuderie dovrebbero prendere ulteriori decisioni in merito. Si parla anche di uno stravolgimento completo degli appuntamenti previsti con rinvii di alcuni mesi. Tutte le tappe Dando per validi i calendari finora pubblicati, vediamo come potrebbe svolgersi la stagione. Gli appuntamenti dovrebbero essere 22 in totale, uno in più dello scorso anno. È un record, mai nella storia della F1 si è corso così tanto. Come abbiamo visto il primo semaforo verde della stagione si dovrebbe accendere il 15 marzo in Australia, sul circuito cittadino di Albert Park. A seguire sono previsti i Gran Premi di Bahrain (Manama, 22 marzo), Vietnam (Hanoi, 5 aprile), Cina (Shanghai, rinviato a data da destinarsi), Olanda (Zandvoort, 3 maggio), Spagna (Montmeló, 10 maggio), Monaco (24 maggio), Azerbaijan (Baku, 7 giugno), Canada (Montréal, 14 giugno), Francia (Le Castellet, 28 giugno), Austria (Spielberg, 5 luglio), Gran Bretagna (Silverstone, 19 luglio), Ungheria (Mogyoród, 2 agosto). Come da tradizione, dopo questa gara il Circus va in 4

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vacanza per alcune settimane. Si riparte in Belgio (Stavelot, 30 agosto) per proseguire quindi con il Gp d’Italia (Monza, 6 settembre), Singapore (20 settembre), Russia (Soci, 27 settembre), Giappone (Suzuka, 11 ottobre), Stati Uniti (Austin, 25 ottobre), Messico (Città del Messico, 1 novembre), Brasile (San Paolo, 15 novembre) e infine Emirati Arabi (Abu Dhabi, 29 novembre). Novità in pista Due le novità del calendario 2020: il ritorno del Gp di Olanda, che manca in calendario dal 1985, particolarmente atteso dal pubblico dei Paesi Bassi per sostenere il suo campione Max Verstappen, e il debutto assoluto di quello del Vietnam. Nel primo caso si correrà sul tracciato di Zandvoort, cittadina sulla costa del mare del Nord, nell’altro sul circuito cittadino della capitale Hanoi. Inizialmente questa pista contava 22 curve ma di recente ne è stata aggiunta un’altra, proprio a fine giro, seguendo l’esempio di alcuni tracciati storici come quello di Suzuka, Nürburgring e Monaco. I team in gara Sono 10 i team che si contenderanno il titolo mondiale 2020: Mercedes Amg Petronas Formula One Team (Lewis Hamilton, Valtteri Bottas), Scuderia Ferrari Mission Winnow (Charles Leclerc, Sebastian Vettel), Aston Martin Red Bull Racing (Max Verstappen, Alexander Albon), Renault F1 Team (Daniel Ricciardo, Esteban Ocon), McLaren F1 team (Carlos Sainz Jr, Lando Norris), Alfa Romeo Racing Orlen (Kimi Räikkönen, Antonio Giovinazzi, unico pilota italiano in gara), Haas F1 Team (Romain Grosjean, Kevin Magnussen), Scuderia Alpha Tauri Honda (Daniil Kvyat, Pierre Gasly), SportPesa Racing Point F1 Team (Sergio Perez, Lance Stroll) e ROKiT Williams Racing (George Russell, Nicholas Latifi).

SPORT

Mercedes, nata per vincere. UMBERTO ZAPELLONI ■ Eccola. Senza musica se non quella del suo motore, la Mercedes si presenta a Silverstone con un solo obbiettivo: continuare a vincere come fa ininterrottamente dal 2014. La W11 con la sua macchia rossa (sponsor Ineos) sul cupolino non è rivoluzionaria, ma era inutile stravolgere un progetto vincente. Però è anche un’auto che ha preso ispirazione dalla Ferrari nel disegno delle pance, spostando in alto la bocca dei radiatori per far respirare meglio la nuova power unit e assicurare una maggiore efficienza aerodinamica. Alla Mercedes non hanno stravolto la loro filosofia costruttiva, ma hanno estremizzato alcuni concetti di una


monoposto già vincente di suo come quella dello scorso anno, ma con qualche punto debole. Toto Wolf e i suoi gioielli si presentano in video. “Il 2020 sarà un anno particolarmente impegnativo perché ci saranno squadre che si concentreranno molto sul 2020 e altre che inizieranno a spostare le loro risorse nel 2021. Ottenere l equilibrio giusto sarà molto importante, ma non è facile fare - ha detto Toto - La nostra ambizione è chiara: vogliamo essere competitivi sia nel 2020 che nel 2021. Questa è una grande sfida, ma maggiore è la sfida, più ci piace”. Non c’erano dubbi. La Mercedes è qui per vincere, come sempre. Nell’era ibrida è ancora imbattuta: 12 titoli mondiali, 89 vittorie, 94 pole position, 62 giri veloci un un totale di 121 Gran premi. Un dominio che ha superato quello rosso Ferrari cominciato nel 1999 e finito nel 2004 con 11 titoli iridati. Queste cifre spiegano perché la Mercedes è ancora l’auto da battere e Lewis Hamilton l’unico candidato a eguagliare il record dei 7 titoli di Schumacher. E proprio attorno ad Hamilton continuano le chiacchiere sul futuro perché Lewis oggi è ancora senza contratto per il 2021 anche se la trattativa per un rinnovo costosissimo per Mercedes è già cominciata da tempo.

Il cronometro però non guarda in faccia a nessuno e la nuova Red Bull RB16 va osservata con grande rispetto, se non altro perché è una figlia di Adrian Newey, uno degli ultimi geni rimasti. Le prime immagini della nuova arma di Max Verstappen (ma anche di Alexander Albon) è stata presentata direttamente a Silverstone dove andrà in pista per il filming day, pochi giri per gli sponsor. Tra la Rossa e la Mercedes La monoposto disegnata da Adrian Newey è l’erede diretta, molto estremizzata della vettura che lo scorso anno ha permesso a Verstappen di vincere tre gare grazie ad un rinnovato e affidabile motore. La nuova Red Bull a prima vista colpisce con soluzioni interessanti come il muso dal naso invadente ma decisamente più stretto se paragonato alla SF1000 presentata dalla Ferrari. Ci sono anche due aperture verticali fatte per alimentare l’Sduct. Ci sono soluzioni stile Mercedes, ma anche pance molto strette dietro alle spalle dei piloti, stile Ferrari. Non sembra una Red Bull di passaggio in attesa di nuove regole per il 2021. Sembra una Red Bull nata per aggredire. A immagine e somiglianza di super Max.

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Ferrari e Red L’obiettivo di Renault. Bull, mondi contrapposti. UMBERTO ZAPELLONI

UMBERTO ZAPELLONI ■ La Ferrari si è presentata a teatro, la Red Bull ha preferito la pista. Scelte diametralmente opposte per due delle tre protagoniste del prossimo mondiale di F1 (al via il 15 marzo in Australia). Ma Ferrari e Red Bull in fin dei conti rappresentano due mondi contrapposti. La storia dell’automobile contro una bibita energetica.

■ La nuova frontiera della Formula 1 è presentare un’auto senza farla vedere. Capita anche questo in un mondo ormai troppo virtuale. La Renault convoca il mondo nel suo atelier sugli Champs-Elysees, ma al momento di mostrare la nuova R.S. 20 compaiono soltanto quattro immagini, dei render 3D abbastanza vaghi, oltretutto con una livrea provvisoria, definita da test . Allora perché organizzare un lancio? Non è chiaro. Non resta che affidarsi alle parole del sempre sorridente Daniel Ricciardo, del nuovo arrivato Esteban Ocon e di Pat Fry, ora responsabile del 14 Febbraio 2020 ·

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■ Anche la nuova McLaren non sembra troppo distratta dal 2021. La MCL35 presentata in sede a Woking non sembra un compitino fatto tanto per fare in attesa della rivoluzione regolamentare. Il motto del team che fu di Senna e Prost, ma anche di Hamilton è “Un altro passo avanti”. E guardando la nuova nata blu e papaya (il colore tradizionale del team prima che diventasse un pacchetto di sigarette), si vede come alla McLaren abbiano lavorato per cercare di ridurre ancora un po’ il gap con le prime tre.

telaio che però ha messo subito le mani avanti: “Penso che il progetto Renault sia stimolante, non solo per il 2020 ma soprattutto per il 2021, con la rivoluzione regolamentare. La maggior parte del mio lavoro verterà sul 2021 . Sorpassare la “Papaya” L’obiettivo minimo è riprendersi il quarto posto tra i costruttori, piazzamento che l’anno scorso è stato occupato dalla McLaren oltretutto spinta proprio dagli stessi motori francesi. E se la squadra clienti, fa meglio della prima squadra il segnale non è buono. “Non vedo l’ora di amalgamarmi meglio con la squadra dopo un’intera stagione alle spalle – ha detto Ricciardo, al secondo anno ad Enstone – quindi le cose saranno più facili in questo senso. Ho imparato molto su me stesso e ovviamente molto sulla squadra. Uno degli insegnamenti più importanti per me è stato che non si tratta solo di avere con noi il ragazzo più intelligente del paddock, ma è necessario che ogni componente del team tragga il massimo da se stessa. Con le persone con cui si lavora più a contatto bisogna far funzionare tutto al meglio. Devo cercare di aiutarli a dare la migliore versione possibile di loro stessi e quindi anche capire dove io posso fare meglio in quel giorno. Finora mi è piaciuta questa esperienza e ho costruito qualcosa con Renault. Sento una forma di responsabilità, un obbligo di risultati da parte mia. Mi sento molto più fiducioso rispetto allo scorso anno”. Cyril Abiteboul, il team principal, ha aggiunto: “Riprenderci la quarta posizione tra i costruttori resta l’obiettivo di questa stagione, che sarà molto agguerrita. Per questo 2020 dobbiamo rispettare le tre priorità individuate in inverno: affidabilità fin da subito, alto livello di sviluppo già dalle prime gare, buona conversione dei dati dal simulatore alla pista”. L’ultima vittoria Renault in Formula risale al Gp del Giappone 2008 e la firmò Fernando Alonso. Un’altra epoca.

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La sfida di McLaren. UMBERTO ZAPELLONI 6

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Social team La McLaren non vince un Mondiale dal 2008, primo anno dell’era Hamilton. Da allora è sprofondata fino a farsi prendere a schiaffi da Fernando Alonso per poi cominciare la risalita. Lo scorso anno è stata una delle sorprese della stagione, tanto da riuscire a soffiare alla Renault ufficiale il quarto posto nel campionato, tornando finalmente sul podio al Gran premio del Brasile, anche se virtualmente perché a Sainz, il terzo podio venne restituito solo a tavolino a cerimonia conclusa. Carlos Sainz, figlio del vincitore dell’ultima Dakar e Lando Norris rappresentano una coppia di piloti giovane, divertente, veloce. Non per altro la McLaren è oggi il team più social tra quelli del campionato. Sainz (25 anni) e Norris (20) sono probabilmente la miglior coppia giovane in circolazione, ma quest’anno sono chiamati a un’impresa davvero impossibile, cercare di rubare spazio a Mercedes, Ferrari e Red Bull. “La macchina mi piace tanto, sembra molto bella, è più snella e sembra un passo avanti deciso rispetto a quella dello scorso anno. Abbiamo un pacchetto migliore, una vettura migliore. Le mie sensazioni sono sempre più buone, possiamo fare bene quest’anno , ha detto Sainz. Della stessa idea Lando Norris: Sono molto contento di essere con McLaren nel mio secondo anno in F1, mi sono preparato meglio e sono più rilassato”. Miglioramento continuo Zak Brown, amministratore delegato di McLaren, ha invece detto: “Siamo riusciti a migliorare molto nel 2019. Grazie anche ai nostri partner e ai nostri sponsor, che continuano a credere in noi. Stiamo lavorando sodo per migliorare: il nostro obiettivo continua a essere questo”. Andreas Seidl, il team principal, ha invece detto: “Stiamo spingendo forte per migliorare ulteriormente dopo quanto fatto nel 2019. Per noi l’anno scorso è stato ottimo, ma sappiamo bene che tutti miglioreranno e il nostro obiettivo è lo stesso”.


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F1: dal virus alt a Shanghai. SONIA MERCURI

14 giugno), partendo dall’Olanda (3 maggio) con il rinvio dei primi quattro appuntamenti (Australia, Bahrein, Vietnam e Cina appunto) nella speranza che nel frattempo il contagio del virus si arresti. Anche il calendario della Formula E, il campionato di monoposto elettriche, è stato modificato. La Federazione ha annullato l’E-Prix cinese di Sanya, città all’estremità meridionale dell’isola di Hainan. Il motorsport non è l’unico a subire le ripercussioni legate alla diffusione del virus. Anche i campionati mondiali di atletica indoor previsti a Nanchino sono stati sospesi e molte competizioni di qualificazione in vista delle Olimpiadi di Tokyo 2020 sono state spostate in altri Paesi.

BUSINESS

Cina, il virus affonda l’auto. ANGELO BERCHICCI ■ Il coronavirus interferisce anche con la Formula 1. Il Gran Premio di Cina in programma il 19 aprile sul circuito di Shanghai è stato posticipato a data da destinarsi a causa dell’epidemia che ha messo in ginocchio l’intero Paese. A rischio anche altre manifestazioni sportive. A confermarlo la FIA che ha che ha sottolineato in una nota ufficiale di aver ricevuto una richiesta in tal senso dal Juss Sport Group - l’organizzatore locale del GP - che ha lavorato in sinergia con le autorità locali di Shanghai e con la Camf, la federazione degli sport auto-motorisitici cinese. FIA e Formula 1 - si legge nel comunicato da Parigi - continueranno a lavorare a stretto contatto con i team, il promoter e le autorità locali per monitorare gli sviluppi della situazione. Tutti insieme cercheremo la data migliore nella quale inserire l’appuntamento cinese non appena l’emergenza sarà stata risolta . Il testo della FIA ricorda l’importanza del GP di Cina nel corso degli anni e la grande passione dimostrata dal pubblico e si conclude con l’augurio che il Paese possa presto superare questo momento così difficile. Rinviato a data da destinarsi Nel frattempo circolano informalmente le possibili date per il recupero del Gran Premio. Fra le ipotesi lo spostamento al 4 ottobre, in mezzo tra quello di Russia (27 settembre) e Giappone (11 ottobre) lasciando invariato il resto del programma. Si starebbe pensando anche di posticipare l’appuntamento cinese al 22 novembre come penultimo della stagione, dopo la gara in Brasile (15 novembre) e prima di Abu Dhabi il 29 novembre. Soluzione complicata da evidenti difficoltà logistiche, visto che le squadre dovrebbero spostarsi in tre settimane praticamente da una parte all’altra del mondo. In un altro scenario possibile il campionato si svolgerebbe fino a settembre tutto in Europa (a parte il Gp del Canada il

■ L’epidemia di coronavirus ha colpito duramente il mercato dell’auto in Cina. Secondo le prime stime della Caam (China Association of Automobile Manufacturers), l’associazione cinese dei costruttori, le vendite a gennaio sono diminuite del 18% fino a 1,61 milioni di unità. Il dato rappresenta il calo mensile più ampio da gennaio 2012. A generare questa drastica diminuzione hanno concorso le festività per il Capodanno lunare, che nel 2019 sono iniziate prima dello scorso anno, ma soprattutto l’esplosione dell’infezione di coronavirus. Colpiti in maniera ancora più intensa i Nev (New energy vehicles), ovvero le vetture elettriche o ibride plug in, che sono diminuite del 54,4%. Secondo l’associazione, una parte fisiologica della contrazione è stata provocata dall’inizio delle vacanze, durante le quali i consumatori sono meno propensi a fare acquisti. In un secondo momento, con il diffondersi dell’epidemia, i governi locali hanno emanato direttive volte a limitare gli spostamenti nei luoghi pubblici, andando a incidere sulle vendite nelle ultime due settimane del mese, periodo di solito più favorevole per le concessionarie. 14 Febbraio 2020 ·

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Posticipata la ripresa delle attività “L’epidemia colpirà duramente la produzione di automobili nel breve periodo e alcune tra le realtà più piccole del settore potrebbero anche collassare. Prevediamo che migliaia di aziende risentiranno sempre più della scarsità di manodopera e materie prime” ha affermato Chen Shihua, portavoce dell’associazione. Nella provincia dello Hubei, uno dei principali distretti manifatturieri della Cina nonché epicentro del virus, numerosi costruttori, tra cui Dongfeng, Honda, Renault e Peugeot hanno deciso di posticipare il riavvio della produzione dopo le feste a causa delle difficoltà di approvvigionamento. Gli ultimi sviluppi hanno amplificato un trend generale già negativo: con gennaio si tratta della 19esima diminuzione consecutiva su base mensile. Nel 2019 il mercato cinese ha perso complessivamente l’8,2%, mentre le vendite dei Nev sono diminuite del 4% (con dicembre, settimo calo mensile consecutivo). La stessa Caam per il 2020 ha previsto una riduzione del 2% nelle vendite di veicoli.

AUTO E MOTO

Come va Abbiamo guidato la nuova Jaguar F-Type in Portogallo, andando da Lisbona a Porto e attraversando strade tra paesaggi unici: tratti della Estrada Nacional 2 che corre per oltre 700 chilometri da Chaves fino a Faro, o della A23 che costeggia il Parque Natural da Serra da Estrela, l’area protetta più antica ed estesa del Paese con una superficie di 888 chilometri quadrati. Tra curve, tornanti, percorsi autostradali e cambi di pendenze, l’auto inglese ha mostrato una doppia anima: grande stradista e bolide da circuito nella versione R con un V8 benzina di 5,0 litri sovralimentato da 575 cavalli. In soli 3,7 secondi scatta da zero a cento e raggiunge i 300 orari di velocità massima. Anche con le altre motorizzazioni da 300 e 450 cavalli, la F-Type mostra numeri da primato. Sia per la elevata aerodinamica, sia per un telaio che difficilmente tradisce nella guida veloce. Bisogna veramente esagerare perché l’elettronica intervenga, mentre rispettando sempre i limiti di velocità la Jaguar viaggia su due binari. Certo il tutto ha un prezzo e per avere la nuova F-Type bisogna spendere almeno 66.330 euro. Cifra non da tutti ma che trova la sua giustificazione anche nella cura con la quale è rifinito il salotto di questa vettura. Tra pelli raffinate, Alcantara e materiali come carbonio e alluminio, a bordo sembra di stare in un mondo a parte. Lo chiamano British style.

Jaguar F-Type, uno stile d’altri tempi. Nissan Juke, quanto è tech. AUTO E MOTO

PAOLO ODINZOV

ELISA MALOMO

■ LISBONA - “Cofano lungo, anzi lunghissimo, abitacolo arretrato e coda corta”: Adam Hatton, direttore del design esterno di Jaguar, usa questa formula per descrivere la rinnovata F-Type. Specificando di aver provato a utilizzare la stessa alchimia di stile che nel 1961 ha reso celebre la E-Type, l’auto di Diabolik per chi non la conoscesse, la madre di tutte la coupé della Jaguar, secondo Hatton: una sorta di scultura su quattro ruote dalla quale la sua nuova F-Type riprende le stesse proporzioni per diventare più bella e affascinante. 8

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■ MILANO – A dieci anni dall’esordio al Salone di Ginevra, arriva la seconda generazione della Nissan Juke. Il crossover compatto, nato nello stabilimento di Sunderland (Inghilterra), è stato il primo del genere nel segmento B in Europa e ora torna tutto nuove nella forma e nel contenuto, più tecnologico e sicuro.


La vettura è intanto più grande: cresce di 7,4 centimetri in lunghezza (fino a raggiungere i 4,21 metri) e di 3,5 centrimetri in larghezza. Anche il passo aumenta di 10,5 centimetri a favore di una maggiore vivibilità per i passeggeri posteriori. Le forme tipiche della Juke vengono smussate. La linea è meno estrema ma mantiene un look molto personale che la contraddistingue dal resto delle concorrenti. Fra queste la Renault Captur, con cui condivide la piattaforma CMF-B dell’Alliance Renault-Nissan, la Peugeot 2008 e la Fiat 500X. La prima generazione di Juke è stata venduta in quasi un milione di unità. Gli interni L’alto tasso di connettività nell’abitacolo e la ricercatezza negli allestimenti danno ai passeggeri la sensazione di essere esattamente su un’auto di ultima generazione. In cima alla plancia spicca lo schermo da 8 pollici - ad altezza occhi per ridurre i rischi di distrazione – da cui si accede al sistema di infotainment. Nel corso del 2020 verrà integrata una sim card per connettere laptop o tablet mentre si è a bordo. Inoltre, nell’allestimento provato N-Design, la plancia è bicolore con inserti in pelle e Alcantara. L’impianto stereo firmato Bose permette di godere di un suono limpido e potente che si propaga anche dai poggiatesta. Motore e sistemi di guida Per ora è disponibile solo una motorizzazione: un tre cilindri turbo benzina da 117 cavalli abbinato a un cambio manuale a 6 rapporti o all’automatico a doppia frizione Dct a 7 marce. Entro l’anno arriverà una versione con sistema ibrido plug-in. Fiore all’occhiello del nuovo modello è la tecnologia ProPilot che, in aggiunta ai tradizionali Adas, assiste il guidatore in fase di accelerazionem sterzata e frenata. L’optional, però, è disponibile solo con la trasmissione automatica (circa 2mila euro in più). Inoltre il nuovo modello offre un pacchettocompleto di sistemi di sicurezza intelligenti come il mantenimento di corsia attivo, l’arresto d’emergenza, il riconoscimento pedoni e ciclisti e dei segnali stradali, l’annullamento dell’angolo cieco sullo specchietto retrovisore oltre alla telecamera a 360 gradi. Come stare in una campana di vetro. Prezzi e allestimenti La nuova Nissan Juke è disponibile negli allestimenti speciali come l’N-Design e quelli tradizionali come Visia, Acenta, N-Connecta, Business e Tekna. I prezzi vanno dai 19.620 ai 26.780 euro.

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Toyota on ice. ANGELO BERCHICCI ■ CHAMPOLUC (AO) - Giro dopo giro l’istruttore che abbiamo di fianco abbandona il tono scrupoloso e con fare complice ci invita a “tenerla di traverso giocando con l’acceleratore”. Siamo sulla pista ghiacciata dello Champoluc Driving

Park (Aosta), dove Toyota ha organizzato la sua Ice Driving School, evento finalizzato ad apprendere le tecniche di guida sicura su fondi a scarsa aderenza. Per l’occasione le vetture sono la GT86 e la GR Supra, sportive a trazione posteriore. Le premesse per una buona dose di divertimento e tanti sovrasterzi ci sono tutte. Oltre i limiti ma in sicurezza L’idea è quella di insegnare a controllare il veicolo una volta superati i limiti di tenuta, ma in totale sicurezza. E il ghiaccio si rivela un prezioso alleato, perché permette di mandare in crisi l’auto anche alle basse velocità. Dopo una prima fase teorica, in cui ci vengono spiegate le principali nozioni sulla dinamica del veicolo, arriva il momento di accendere i motori. Accompagnati da un istruttore iniziamo a girare in pista per familiarizzare con il tracciato e con il comportamento delle vetture. Qui la prima sorpresa: sulla carta due vetture che hanno come habitat d’elezione l’asfalto dovrebbero trovarsi a disagio su un fondo scivoloso, dove vedremmo meglio auto a trazione integrale. Invece, grazie anche alle coperture chiodate, GT86 e GR Supra non risultano ingestibili e dimostrano una certa propensione alla guida sporca . Aumentare la sensibilità In particolare la GT86, più piccola, leggera e meno potente si dimostra molto prevedibile e maneggevole, mentre le reazioni della GR Supra sono più brusche, complice l’erogazione del motore sovralimentato che dispone di un’elevata coppia in basso. La fase successiva prevede una serie di esercizi mirati ad ottimizzare la sensibilità del guidatore. Gli istruttori ci spiegano che la parte più difficile consiste nel controllare il traverso dosando il gas, come scopriamo dopo un numero imprecisato di testacoda. Presa una certa dimestichezza, arriva il momento della gara cronometrata: due giri di pista da chiudere nel minor tempo possibile con tanto di podio, premiazione e consegna degli attestati di partecipazione. Imparare divertendosi Per regalarvi una giornata decisamente diversa dal solito il prezzo è di 900 euro + Iva, che comprende il corso teorico e pratico con le vetture messe a disposizione da Toyota, l’assicurazione Kasko e il pranzo. Non è solo divertente, è anche molto istruttivo, come sottolinea Tobia Cavallini, rallista con oltre 150 partenze all’attivo e ora direttore della Toyota Driving Academy: “Su neve e ghiaccio ogni reazione dell’auto è amplificata. Si tratta del fondo ideale per far capire al guidatore in ambiente controllato le forze fisiche a cui la vettura è 14 Febbraio 2020 ·

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sottoposta. Ovviamente, l’obiettivo è quello di aumentare la padronanza del mezzo e quindi la sicurezza anche nella guida di tutti i giorni”. A ogni vettura il suo corso La Ice Driving School è solo una delle esperienze messe a disposizione dalla Toyota Driving Academy. La scuola di pilotaggio organizzata da Toyota Italia offre un corso per ogni tipologia di auto del costruttore giapponese, da quelli off-road a bordo di Hilux e Land Cruiser, a quelli di guida sportiva e guida sicura. Esistono addirittura eventi gratuiti rivolti a chi ha acquistato un veicolo ibrido Toyota: la Hybrid School, organizzata periodicamente presso le concessionarie, spiega ai clienti tramite lezioni teoriche e pratiche come ottenere il massimo in termini di consumi dalla propria vettura. Perché voler padroneggiare il proprio mezzo non è prerogativa di chi guida una sportiva.

sistemi di assistenza alla guida che comprende il controllo dell’angolo cieco, gli abbaglianti automatici o l’avviso di superamento involontario della corsia di marcia. Il sistema infotainment è connesso in rete ed è compatibile con Adroid Auto e Apple Car Play. Il debutto nelle concessionarie italiane è previsto a giugno. Svolta elettrica Citroën prepara per il 2020 un’offensiva elettrica. Il costruttore francese ha previsto per il 27 febbraio il debutto di un nuovo modello a zero emissioni che dovrebbe essere l’evoluzione della concept car a due posti Ami One, presentata lo scorso anno al Salone di Ginevra per celebrare i 100 anni del marchio. Entro la fine dell’anno arriverà anche la nuova C4. La media francese si trasforma in crossover e verrà proposta anche in versione 100% elettrica grazie alla realizzazione sulla piattaforma Cmp del gruppo Psa (la stessa di Peugeot 208, 2008 e Opel Corsa).

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Citroën C3, Audi A3 novità Sportback, tecnologiche. guida evoluta. EDOARDO NASTRI CARLO CIMINI

■ È giunto il momento di un restyling di metà carriera per la C3, la berlina di segmento B di Citroën. A quattro anni dal debutto la vettura francese si aggiorna nell’estetica e nei contenuti. Il frontale è stato ridisegnato, ora il logo del marchio (double Chevron) si allunga in una barra cromata fino ai proiettori a Led, divisi sempre su due livelli. Lo stile del posteriore è rimasto sostanzialmente invariato così come le dimensioni: 3,99 metri di lunghezza, 1,75 di larghezza, 1,47 d’altezza e 2,54 di passo. Tre i motori disponibili: il diesel BlueHdi da 100 cavalli abbinato al cambio manuale a cinque marce e due benzina a tre cilindri da 83 o 110 cavalli. Completo il pacchetto di 10

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■ Audi presenta l’anteprima mondiale della quarta generazione di A3 Sportback al Motor Show di Ginevra (5/15 marzo). La trazione integrale nel modello compatto è l’ultima tappa nell’evoluzione della tecnologia. L’A3, secondo le previsioni della Casa tedesca, avrà il massimo livello di stabilità, aderenza e del piacere di guida e sarà anche estremamente efficiente. Qualità derivate da una rinnovata trazione integrale che ha il suo plus nella frizione elettroidraulica gestita attraverso un nuovo software dedicato e collocata nella parte finale dell’albero di trasmissione per favorire il bilanciamento dei pesi. Oltre al controllo


elettronico della trazione, Audi A3 dispone del sistema di controllo della stabilità (ESC) su 3 livelli di intervento: standard, Sport e Off. E tramite l’Audi Drive Select sarà possibile impostare diversi programmi di guida per modificare la risposta dell’auto: comfort, auto, dynamic, efficiency e individual.

AUTO E MOTO

Bentley Flying Spur, la nobile. ANGELO BERCHICCI

■ Dovrete litigarvela con l’autista. La terza generazione della Bentley Flying Spur è tutta nuova, più tecnologica ed è pensata per essere goduta non solo dai sedili posteriori, ma anche dal posto del guidatore. La Casa di Crewe ha infatti adottato soluzioni tecniche che promettono una migliore dinamica e un maggior coinvolgimento di guida rispetto al passato, senza tuttavia andare a compromettere quelli che sono i due valori fondamentali di tutte le Bentley: lusso e comfort. Sotto la carrozzeria è tutta nuova La Flying Spur 2020, di cui sono da poco iniziate le prime consegne, è costruita su una piattaforma totalmente nuova, realizzata in alluminio e composito. Si tratta della Msb sviluppata da Porsche per la seconda generazione di Panamera, e già adottata da Bentley sull’ultima versione di Continental GT. La Flying Spur è la prima vettura del marchio della “B alata” dotata di quattro ruote sterzanti che, assieme alla trazione integrale attiva e al Dynamic Ride, un innovativo sistema antirollio elettrico a 48 volt, contribuiscono a dissimulare la massa della vettura e a migliorare maneggevolezza e agilità. L’assetto presenta sofisticati ammortizzatori pneumatici a tripla camera, in grado di raggiungere un compro-

messo ottimale tra comfort e prestazioni. Il cuore della Flying Spur è una versione aggiornata del W12 Bentley da 6,0 litri biturbo, abbinata ad un cambio doppia frizione a otto marce. Il propulsore, dotato di 626 cavalli e 900 newton metri (disponibili già da 1350 giri), è stato arretrato e ha permesso di spostare il baricentro, andando a migliorare il bilanciamento e i trasferimenti di carico della vettura. Le prestazioni sono degne di una sportiva di razza: l’auto accelera da 0 a 100 chilometri orari in 3,7 secondi e la velocità massima è di 333 chilometri orari. Insomma, più che una limousine o una berlina di rappresentanza, una “granturismo a quattro porte”, come la definiscono a Crewe. Rimane sempre riconoscibile Bentley è stata attenta a non snaturare il carattere della Flying Spur. La linea ad esempio riceve delle nervature che la rendono più muscolosa in corrispondenza dei passaruota, ma rimane improntata ad un design sobrio e classico, con richiami al passato come i fari tondi, la grande calandra cromata, e lo storico ornamento da cofano con la B alata (di cui è possibile scegliere tra gli optional una versione ristilizzata e illuminata). Guadagna in tecnologia Oggi il lusso si esprime attraverso forme diverse da quelle di una volta, ad esempio con un’esperienza di guida resa più rilassante dagli aiuti alla guida o tramite la possibilità di integrare i propri dispositivi elettronici con il veicolo. Bentley quindi ha tenuto conto delle esigenze in fatto di tecnologia dei suoi clienti, dotando la Flying Spur di un nuovo sistema infotainment, incentrato sul display touchscreen ad alta definizione da 12,3 pollici. L’auto può essere connessa al proprio device mediante l’hotspot wi-fi integrato, tramite le principali piattaforme multimediali o con l’app My Bentley, grazie alla quale si possono gestire da remoto alcune caratteristiche dell’abitacolo. Tutte le funzioni elettroniche possono essere comandate anche dai sedili posteriori tramite un secondo display touchscreen inserito nella console centrale che, qualora non ci si volesse staccare neanche un secondo dallo schienale con massaggio dei sedili, può essere asportato e diventare un comodo telecomando. Ovviamente, la Flying Spur può accedere alla lunghissima lista di Adas messa a disposizione dal gruppo Volkswagen. Interni a prova di capriccio Anche l’occhio vuole la sua parte, per cui l’abitacolo della berlina Bentley è, come sempre, un trionfo di materiali pregiati. Si può scegliere tra 8 tipologie di legno per gli inserti della plancia, 15 diversi pellami per sedili e pannelli delle portiere, oltre a svariate tipologie di finiture e colorazioni. Per chi poi non si dovesse accontentare delle normali opzioni messe a disposizione dalla Casa inglese c’è sempre il reparto specializzato Mulliner, che permette ai facoltosi clienti di cucirsi addosso l’auto, rendendo di fatto ogni vettura un esemplare unico. Quanto costa questo salotto viaggiante? In Italia il prezzo di partenza della Flying Spur è di 224mila euro. Quello finale è virtualmente illimitato, dipende solo da quanto vi spingete in là con la personalizzazione, o con il sogno. 14 Febbraio 2020 ·

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BUSINESS

Daimler vende tanto ma perde. LUCA GAIETTA

le 2019 e ha superato il livello record dell’anno precedente (2.382.800). Le entrate del marchio sono aumentate a 93,9 miliardi di euro e il suo ebit è diminuito del 53% a 3.359 milioni. Il ritorno sulle vendite è stato del 3,6%, mentre lo scorso anno del 7,8%. La crescita delle vendite e dei ricavi unitari e il miglioramento dei prezzi sono stati compensati da continui ed onerosi investimenti in nuove tecnologie e prodotti. L’ebit rettificato è stato di 5.841 milioni e l’utile rettificato delle vendite è stato del 6,2%. Le previsioni per il 2020 Per il 2020 Daimler prevede vendite leggermente in calo. Con entrate stabili e un ebit significativamente al di sopra rispetto al 2019. “L’attenzione nei prossimi anni sarà focalizzata sul miglioramento significativo dei nostri margini e del flusso di cassa. Il nostro obiettivo è garantire una solida liquidità netta per proteggere gli investimenti necessari e, allo stesso tempo, pagare dividendi interessanti. Garantiremo un’allocazione del capitale disciplinata in tutti i settori”, ha dichiarato Harald Wilhelm, membro del consiglio di amministrazione e responsabile delle finanze e dei controlli e della mobilità di Daimler.

BUSINESS

■ Il gruppo automobilistico tedesco Daimler del quale fa parte Mercedes ha chiuso l’anno fiscale 2019 con un utile netto consolidato di 2,7 miliardi di euro in calo del 64% rispetto al 2018 (7,6 miliardi) e un fatturato aumentato del 3% rispetto a 172,7 miliardi. Rimane stabile per il colosso di Stoccarda il numero di vendite con 3,34 milioni di unità contro 3,35 del 2018. Mentre anche l’ebit registra una flessione del 61% a 4,3 miliardi (11,1 miliardi nel 2018).

Volvo e Geely verso la fusione. REDAZIONE

Pesano le conseguenze del dieselgate Il risultato negativo, imputabile soprattutto alle conseguenze del diselgate e agli investimenti per nuove tecnologie inerenti alla strategia di elettrificazione e la riduzione delle emissioni, ha spinto il cda a proporre alla prossima assemblea la distribuzione di un dividendo pari a 0,90 centesimi di euro per azione, in calo del 72%. Misure per ridurre i costi “Non possiamo essere soddisfatti del profitto - ha detto il ceo Ola Källenius - sono necessarie misure per ridurre i costi e aumentare i flussi di cassa. Nel 2019 li abbiamo definiti e ne abbiamo iniziato l’esecuzione. Adotteremo le azioni necessarie per rafforzare la nostra forza finanziaria come base per la nostra strategia futura, siamo determinati a materializzare la nostra leadership tecnologica e allo stesso tempo a migliorare significativamente la redditività”. Daimler ha annunciato un ulteriore taglio dei posti di lavoro entro il 2022 per un risparmio sui costi pari oltre 1,4 miliardi, oltre a cancellare alcuni modelli non profittevoli, tra cui il pick up X. Mercedes, vendite record Mercedes ha venduto 2.385.400 automobili nell’anno fisca12

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■ Volvo e il costruttore cinese Geely - che detiene la maggioranza delle azioni del marchio svedese - stanno lavorando a un progetto di fusione. A confermarlo una nota ufficiale della Casa scandinava secondo la quale l’unione consentirebbe di creare un forte soggetto globale, che accelererebbe le sinergie finanziarie e tecnologiche tra le due società . Attualmente si sta costituendo un gruppo di lavoro che avrà il compito di elaborare una strategia comune da sottoporre ai rispettivi consigli di amministrazione.


Un grande gruppo La nuova realtà che potrebbe uscire dalla fusione avrebbe dimensioni, conoscenze e risorse per essere un leader nella trasformazione in corsa dell’industria dell’automotive . Per quanto riguarda la Borsa all’intesa sarebbe garantito immeditamente l’accesso alle quotazioni di Hong Kong, con la prospettiva di entrare successivamente anche in quelle di Stoccolma. Un eventuale accordo - si legge ancora nella nota del costruttore di Goteborg - salvaguarderebbe comunque l’esistenza dei marchi oggi esistenti, Volvo, Geely, Lynk&Co e Polestar. Li Shufu, presidente del gruppo Geely ha commentato: Speriamo di poter lavorare presto con il ceo di Volvo Hakan Samuelsson a tutti i dettagli di questa operazione che ha come obiettivo quello di rafforzare le sinergie all’interno del nostro gruppo, mantenendo il vantaggio competitivo e l’integrità di tutti i marchi che lo compongono . Una lunga storia Oggi Geely detiene il 99% delle azioni di Volvo, mentre l’1% restante è nelle mani di investitori istituzionali svedesi. I cinesi hanno acquistato Volvo nel 2010 da Ford per la cifra di 1,8 miliardi di euro.

BUSINESS

crescita complessiva dello 0,6%. Si tratta della prima diminuzione dal 2014 e di quella più ampia dal 2013. Nel mese di dicembre il calo complessivo è stato del 2,7% rispetto al mese precedente, segnando il calo più marcato dal mese di gennaio 2018. Su base annua - dato corretto per gli effetti del calendario - l’Istat rivela una diminuzione del 4,3%. I settori che nel 2019 hanno ottenuto numeri migliori sono quello alimentare, che comprende bevande e tabacco, che è cresciuto del 3%, il comparto delle industrie manifatturiere, riparazione e installazione apparecchiature (+2,7%) e quello della fabbricazione di computer, prodotti elettronici e ottici che ha registrato un +2,2%. Di segno opposto i risultati per abbigliamento (-4,6%) e metallurgia (-4,1%).

AMBIENTE

Dal mare alla Fiat 500. LINDA CAPECCI

Industria auto nel 2019 -13,9%. REDAZIONE

■ Le nuove versioni mild hybrid di Fiat 500 e Panda potrebbero soddisfare anche i clienti più ecosensibili. Fca infatti sta appoggiando l’iniziativa di Seaqual, che supporta interventi di pulizia degli oceani per contrastare l’inquinamento e dare nuova vita ai rifiuti: i rivestimenti dei sedili delle due piccole vengono - in parte - dal mare.

■ L’industria dell’auto nel nostro Paese frena bruscamente. Secondo i dati diffusi dall’Istat, nel 2019 la produzione di veicoli in Italia è scesa del 13,9%. Si tratta del ribasso più forte registrato dal 2012. Nel mese di dicembre, rileva l’istituto di statistica, il calo tendenziale è stato dell’8,6%. In generale la produzione industriale italiana è scesa nel 2019 dell’1,3% rispetto al 2018 quando si era invece registrata una

Sedili ecologici I tessuti degli interni delle nuove serie si sposano con la sostenibilità del progetto: sono stati infatti realizzati utilizzando il filato Seaqual Yarn, uno speciale materiale, ottenuto da plastica riciclata, per il 10% di origine marina e il 90% terrestre. Per ottenerlo è necessario trasformare la plastica raccolta in mare in scaglie di polietilene tereftalato, per poi realizzare il filato grezzo. Nella fase successiva, il poliestere di origine marina viene mescolato con altre fibre naturali, riciclate o recuperate. Un processo green , completato dall’applicazione di tinture e finiture ecologiche. 14 Febbraio 2020 ·

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Tessuto speciale Per ogni chilo di fibra prodotta, la stessa quantità di rifiuti viene rimossa dal mare. La portata della sfida è enorme, se pensiamo che ogni anno vengono scaricati negli oceani circa otto milioni di tonnellate di materiali plastici. Sebbene questo tessuto offra proprietà e qualità identiche a quelle del poliestere, oltre a svolgere un ruolo attivo nella pulizia delle profondità oceaniche, consente una riduzione del 40% nel consumo di acqua, un risparmio energetico del 50% e limita le emissioni di carbonio del 60%. Il progetto Seaqual è un progetto nato a Barcellona nel 2016, basato su modelli di economia circolare: un’aperta sfida all’inquinamento, che coinvolge Ong, pescatori, ricercatori, scienziati, autorità con l’unico scopo di pulire il fondo e la superficie di oceani, fiumi, estuari, spiagge e coste, e reimpiegare i materiali recuperati in modo costruttivo e creativo. I filati possono essere miscelati con fibre naturali o utilizzati in versioni pure al 100% e soddisfano le esigenze del prêt-à-porter, abbigliamento sportivo, produzione di denim e persino costumi da bagno. Lavoro di squadra Diverse industrie tessili hanno infatti aderito all’iniziativa, tra queste Textil Santanderina (Spagna), A. Sampaio e Filhos Texteis (Portogallo), Sofileta (Francia), Generos de Punto Fabres (Spagna), Fieratex (Grecia) e Gipitex (Italia). Seaqual vanta anche la collaborazione con il marchio di orologi svizzero Baume et Mercier. È la prima volta, però, che questa speciale fibra viene impiegata nel settore automotive. In occasione del lancio della Launch Edition Hybrid di Fiat, è stata poi proposta un’altra iniziativa nel nome dell’ambiente. Si tratta dell’accordo con Treedom - società italiana operante in Europa dal 2010 -che permette di piantare un albero a distanza e seguirlo online.

PAESE

Salva bebè, dal 6 marzo scattano le multe.

dal ministero Infrastrutture e trasporti, consultare il sito www.mit.gov.it). Tecnologie a norma di legge Ricordiamo che la legge salva bebè è entrata in vigore lo scorso 7 novembre. Si tratta di sistemi che possono essere già incorporati nei seggiolini oppure installati successivamente. L’importante è che si tratti di dispositivi tecnologici in grado di attivare automaticamente un segnale acustico o visivo quando il conducente si allontana dall’auto lasciando il bimbo nell’abitacolo. Nuovo modello made in Italy È arrivato sul mercato italiano un esemplare completamente nostrano: si chiama babybeep, è stato realizzato dalla società barese Esperienza made in Italy ed è utilizzato dal 2013 in Israele, il primo Paese al mondo (l’Italia comunque è il primo in Europa) a varare una legge sull’obbligo dei dispositivi anti abbandono per la sicurezza dei bambini non solo in auto ma anche su mezzi pubblici e scuolabus. Babybeep è composto da un cuscinetto universale, da appoggiare sulla seduta di qualsiasi seggiolino, che dialoga tramite bluetooth con lo smartphone del genitore, grazie all’app babybeep. Anche se l’adulto non dovesse avere con sé il cellulare, il dispositivo è in grado di ricordare la presenza del bimbo a bordo tramite segnale acustico. Costa 79,90 euro dai quali, ricordiamo, si possono detrarre i 30 di sconto del governo.

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Supplemento settimanale a l’Automobile Pubblicazione online - Reg. Tribunale di Roma n. 24/2016 del 09/03/16 Iscrizione R.O.C. n. 14674 - ISSN 2499-670X Direttore Responsabile Alessandro Marchetti Tricamo Redazione via Solferino, 32 - 00185 Roma tel. 06.45406719 • fax 06.49982874-2829 www.lautomobile.it • redazione@lautomobile.it • segreteria@lautomobile.it @lautomobile_ACI

MARINA FANARA

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l’Automobile ACI

Sede legale e Amministrazione, via Fiume delle Perle, 24 - 00144 Roma

■ Dal prossimo 6 marzo, chi non utilizza il dispositivo anti abbandono obbligatorio per i bambini fino a 4 anni di età rischia una multa da 83 a 333 euro. Inoltre, dal 20 febbraio, è possibile richiedere i 30 euro di bonus stanziati dal governo per l’acquisto di ogni seggiolino (bisogna prima registrarsi sulla piattaforma predisposta 14

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REA 268993 C.C.I.A.A. Roma • P. Iva 00883311003 • C.F. 00405030586 Reg Imprese di Roma n°00405030586 Capitale sociale Euro 2.064.000 i.v. Società con unico socio soggetta all’attività di direzione e coordinamento dell’Automobile Club d’Italia Copyright © 2019 ACI Informatica SpA - Tutti i diritti riservati. Foto: Getty Images


LIFESTYLE

Le Mans ’66: Oscar a “La grande sfida”. LINDA CAPECCI

■ Gli Oscar 2020 hanno premiato anche il cinema che scende in pista. "Le Mans ’66 - La grande sfida" - diretto da James Mangold, ha conquistato due statuette: miglior montaggio a Andrew Buckland e Michael McCusker e miglior montaggio sonoro a Donald Sylvester. Un importante riconoscimento per il film che racconta l'appassionante duello tra Ford e Ferrari che culmina con la storica gara di durata sul circuito francese della Loira del 18 e 19 giugno 1966, quando la GT 40 Mk II riuscì ad interrompere la striscia positiva delle "Rosse", reduci di ben 6 vittorie consecutive. Un libro emozionante La vicenda accese le fantasie degli appassionati del motorsport nella seconda metà degli anni ’60. Nel film l'intero intreccio viene ricostruito a partire dal lavoro degli ingegneri e dei tecnici della scuderia Ford. La pellicola, candidata al miglior film agli Academy Awards, è basata sul libro del 2010 di A. J. Baime "Go Like Hell: Ford, Ferrari and Their Battle for Speed and Glory". Un gruppo di uomini - attraverso passione, determinazione, grande ingegno e capacità tecniche - riescono a raggiungere un obiettivo ai confini con il sogno, quello di battere una scuderia dal nome noto in tutto il mondo e considerata fino ad allora irraggiungibile.

Un'altra chiave per il successo Matt Damon interpreta il visionario designer texano Carroll Shelby, fondatore della Shelby-American (ora Shelby Automobiles), un ex pilota ingaggiato da Henry Ford II per dare vita ad un’auto da corsa in grado di superare ogni limite e mettersi alle spalle le monoposto di Enzo Ferrari, interpretato dall'attore italiano Remo Girone. L'altra figura centrale della pellicola, è Ken Miles, il pilota ed ingegnere britannico che aiutò Shelby nella progettazione della leggendaria Ford GT 40 Mk: a vestire i suoi panni Christian Bale. Fu proprio Miles a scendere in pista nella competizione francese del ’66 prendendo parte alla storica vittoria dell’Ovale Blu. Il pilota sarebbe poi tragicamente morto poche settimane dopo nel corso di un test. Che musica Già dal lancio del trailer si respirava buona musica con "Gimme Shelter" dei Rolling Stones. Una "licenza poetica", visto che la canzone - scritta da Mick Jagger e Keith Richards - è stata pubblicata nel 1969, tre anni dopo le vicende raccontate. E tra un rombo di motore e l'altro nella colonna sonora sapientemente mixata anche The Byrds, Nina Simone e Link Wray. Una bella gara. 14 Febbraio 2020 ·

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COVER STORY

La pista di casa. 16

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...dal nostro mensile

www.lautomobile.it

INNOVAZIONE I MOTORI I LIFESTYLE

Anno 121°

Nuova serie • Anno 4 • Numero 32 • Settembre 2019 • €3,00

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Spedizione Poste Italiane Spa - Postatarget Magazine. Pubblicazione Mensile. Data P.I. 31/8/2019

PUBBLICATO SUL NUMERO 32 - SETTEMBRE 2019

25/07/19 16:03

Nella foto Peter Collins su una Ferrari D50 a Monza nel 1956.

UMBERTO ZAPELLONI

90 edizioni del Gran premio d’Italia, 85 delle quali a Monza. Il romanzo della velocità raccontato attraverso i suoi più grandi protagonisti e le loro gesta. A partire dalle Rosse di Maranello.

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■ Il Gran premio d’Italia è un romanzo lungo 90 edizioni e quasi 100 anni. Una storia ricca di passione, di gioie e di dolori. Un appuntamento simbolo per la storia del motorismo mondiale, diventato imperdibile ancora prima che nascesse la Formula 1 nel 1950. Tutto cominciò il 4 settembre del 1921 a Montichiari, in provincia di Brescia, con sette auto iscritte e trenta giri del circuito stradale da coprire: 519 chilometri. Fu una tripletta francese con Jules Goux davanti a Jean Chassagne e Louis Wagner. Due Ballot e una Fiat sul podio, uniche vetture a tagliare il traguardo dopo più di tre ore e mezza di

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gara che aveva visto via via ritirarsi Ralph De Palma, Ugo Sivocci e Pietro Bordino, in testa nei giri iniziali. Uno spettacolo da re Sono nomi storici dell’automobilismo italiano e per la Fiat è un ritorno in gara dopo la sosta per la Prima Guerra Mondiale. “Uno spettacolo irreale e fantastico”, si legge sulla cronaca dell’epoca sul Corriere della Sera. Uno spettacolo cui aveva assistito anche il re d’Italia. La rivincita arriverà l’anno dopo con il successo di Pietro Bordino e della Fiat nel primo Gp d’Italia disputato sul neonato

circuito dell’autodromo di Monza. Nel 1922 in Italia ci sono soltanto 35.500 automobili sulle strade, ma, grazie a Fiat, Alfa Romeo, Lancia e Isotta Fraschini, le case italiane sono già conosciute in tutto il mondo. E in più ci sono la passione, la voglia di progresso, il futurismo che prende piede. Il circuito di Monza viene realizzato in tempi record: soli 110 giorni. È l’inizio di una grande storia. Dici Gran premio d’Italia e pensi a Monza. In 90 edizioni della gara, il Gp nazionale, oltre a quello dell’inaugurazione, si è disputato altrove soltanto quattro volte: a Livorno (1937), Milano (1947), Torino (1948) e


Imola (1980). Tutte per causa di forza maggiore – c’era stata la Seconda Guerra Mondiale ¬ e successivamente per il braccio di ferro con Bernie Ecclestone, alla perenne ricerca di denari, che minacciò Monza portando la Formula 1 a Imola. Monza è la vera casa del Gran premio d’Italia, con la sua pista che ha cambiato volto negli anni, restando comunque la più veloce del calendario con una pole position che l’anno scorso fu ottenuta dalla Ferrari di Kimi Räikkönen a 263,587 chilometri orari. Monza è, oggi come ieri, sinonimo di velocità. Un po’ come Indianapolis, Le Mans, Silverstone, Spa. È una delle

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Nella foto a sinistra la partenza del Gp d'Italia del 1953: Alberto Ascari (4), Juan Manuel Fangio (50) e Giuseppe Farina (6). Nella foto qui sotto Mario Andretti vince il Gp d’Italia nel 1977.

piste simbolo del motorismo mondiale. Lesmo, Ascari, la Parabolica, nomi che sono entrati nella testa di ogni appassionato. Il Gran premio d’Italia ha segnato Monza sulle mappe del mondo intero. I piloti amano quel fine settimana di settembre in cui arrivano in Italia dove sanno di trovare passione (a volte anche troppa), competenza, una bella pista e del buon cibo. Quando passa Nuvolari Scorri l’albo d’oro della gara italiana e vedi che i nomi dei più grandi ci sono tutti a cominciare da Tazio Nuvolari che, negli anni Trenta, vin-

se tre volte, due con l’Alfa Romeo e l’ultima con l’Auto Union. Ma i re del Gp italiano e soprattutto di Monza, sono Michael Schumacher e Lewis Hamilton che hanno vinto 5 volte la gara, con Michael che ha conquistato le sue vittorie sempre con la tuta rossa della Ferrari scatenando la follia in pista, perché quello che succede a Monza dopo la bandiera a scacchi lo si vede soltanto qui. Soprattutto da quando il podio, dopo i lavori ai box nel 2001, è praticamente sospeso nel vuoto sopra il mar rosso di passione Ferrari. Ayrton Senna, uno dei piloti più amati, ha vinto solo due volte a Mon-

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La folla festeggia Clay Regazzoni, vincitore con la sua Ferrari 312 B del Gp d'Italia a Monza nel 1970.

za, ma vi ha conquistato 5 pole, come Fangio e una in meno di Hamilton, che detiene il record. Nessuna squadra ha vinto quanto il Cavallino: 18 successi (la McLaren è ferma a 10) che pure ha cominciato a vincere a Monza solo nel 1949, nell’ultima edizione del Gran premio prima dell’inizio del Mondiale di Formula 1. Fu anche la prima vittoria di Alberto Ascari (vinse altre due volte) che sulla pista di Monza aveva visto nascere la sua passione per le corse, accompagnando papà Antonio (vincitore nel 1924) al circuito quando era ancora un bambino. Monza era la sua pista di casa, ci veniva con gli amici per disputare le prime gare. Era la pista che amava e, tragicamente, anche la pista dove trovò misteriosamente la morte il 26 maggio del 1955, durante dei test che non erano programmati per lui, ma

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per il suo amico Villoresi del quale volle però provare la Ferrari pochi giorni dopo esser volato in mare a Montecarlo. Monza è stata anche tragedia. Nel 1928 (Materassi), nel 1961 (Von Trips), nel 1970 (Rindt), nel 1978 (Peterson) e nel 2000 quando morì colpito da una ruota impazzita Paolo Gislimberti, vigile del fuoco volontario in servizio a bordo pista. Ma Monza è stata anche gioia mondiale: 11 volte il campionato è stato assegnato al Gran premio d’Italia. Jackie Stewart, il mitico scozzese che lo scorso giugno ha festeggiato gli 80 anni, proprio in Italia è diventato campione due volte su tre. Il popolo rosso Per il popolo rosso restano indimenticabili i giorni in cui la Ferrari ha conquistato i suoi titoli proprio sulla

pista di casa, una delle poche in cui ogni tanto si vedeva anche l’Ingegner Ferrari. Fangio, Phil Hill, Lauda e Scheckter hanno festeggiato qui i loro titoli in rosso. Triste il successo di Phil Hill nel giorno della tragedia di Von Trips, un’esplosione di felicità i giorni dei successi di Niki e Jody, gli ultimi titoli conquistati dalla Ferrari nel Gran premio a Monza, prima che il calendario si affollasse troppo, aggiungendo sempre più tappe dopo l’appuntamento monzese di settembre. Il più iconico dei successi Ferrari, mondiali a parte, è quello del 1988, nel primo Gp d’Italia senza Enzo Ferrari: doppietta Berger-Alboreto per grazia ricevuta (Senna fuori per colpa di un doppiato). Lassù qualcuno la amava. L’ultimo successo Ferrari è invece del 2010 con Fernando Alonso. Troppo lontano.


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