l'Automobile Week n. 103

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Settimanale digitale • Anno 3 • Numero 103 • 25/10/2019

Supplemento settimanale a l’Automobile.

INNOVAZIONE I MOTORI I LIFESTYLE

L’auto fa storia. CARLO CIMINI ■ Secondo le stime dell’Istituto Piepoli, il settore delle vetture d’epoca vale in Italia 2,2 miliardi di euro: una cifra complessiva che comprende il parco auto e l’indotto che genera. Un patrimonio unico di cui il nostro Paese è appassionato e geloso custode. Per averne conferma basta fare una passeggiata tra gli stand della 36esima edizione di Auto e Moto d’Epoca a Padova, dove è prevedibile una presenza record di pubblico anche quest'anno. In migliaia vengono

ad ammirare gioielli a quattro ruote di ogni epoca: dai primi modelli con oltre un secolo di storia, fino alle “youngtimers” che hanno visto la strada solo pochi anni fa. Chi più, chi meno, tutti di grande valore. Ce ne sono oltre 5mila, sparsi in 11 padiglioni e 90mila metri quadrati. A Padova, però, non si viene solo per guardare anche se le vetture presenti fanno brillare gli occhi. Qui si susseguono aste, compravendite, commerci continui di memorabilia e ricambi. Passeggiando per questi spazi, si respira l’aria di una grande storia. Quella dell’automobile. Andiamo.



BUSINESS

Il valore delle storiche. ANGELO BERCHICCI

■ Il crescente successo dell’Auto e Moto d’Epoca di Padova è la radiografia di un settore che non conosce crisi. Da quando è nata, nel 1983, la Fiera dedicata alle storiche ha visto aumentare costantemente il numero di visitatori e partecipanti e si è presto affermata come uno dei più importanti eventi heritage a livello europeo. La 36esima edizione (in programma dal 24 al 27 ottobre), con 11 padiglioni e 90mila metri quadri occupati dalle oltre 5mila auto esposte, punta a battere i numeri dell’anno scorso e a superare i 120mila visitatori. Le premesse ci sono tutte, con 7 Case che partecipano con i rispettivi reparti d'epoca e la presenza dei principali club, musei e registri storici italiani. Un settore in crescita Auto e Moto d’Epoca non è solo un’occasione per ammirare meraviglie senza tempo. Quella di Padova è soprattutto una mostra scambio, dove è possibile vendere e acquistare auto, ricambi e accessori. Ed è principalmente la voce “affari conclusi” a sottolineare l’ottimo stato di salute del settore. L’anno scorso la maggior parte delle vetture in vendita sopra i 200mila euro ha trovato un acquirente, e sono aumentate esponenzialmente le commercializzazioni di quelle di fascia media, tra i 20mila e i 100mila euro. La sola casa d’aste Bonhams ha totalizzato oltre 2 milioni di euro, una cifra che sembra poter essere replicata anche quest’anno dagli specialisti di Finarte. Grande giro di affari Secondo l’Istituto Piepoli, l’indotto annuo generato nel nostro Paese dai veicoli storici è pari a 2,2 miliardi di euro. Per un quarto proviene dagli oltre 800 eventi, tra mostre, raduni, fiere e concorsi che si tengono ogni anno in Italia, mentre

la maggior parte (circa il 62%) deriva dalle compravendite e dalle spese per restauri e manutenzione delle vetture. A guidare il settore sono regioni di grande tradizione motoristica come Piemonte, Lombardia ed Emilia-Romagna, oltre ad aree particolarmente popolate come Lazio e Veneto o ad alta densità turistica come Liguria, Toscana e Puglia. Le prime cinque regioni (Lombardia, Emilia-Romagna, Veneto, Lazio e Puglia) da sole generano ogni anno circa un miliardo di euro. E se si allarga il campo fino ad includere anche il turismo alimentato dagli appassionati che da tutto il mondo vengono in visita nei mille musei italiani, il giro d'affari potrebbe raddoppiare. L’exploit delle auto storiche presenta anche un aspetto controverso: spinte dal grande aumento della domanda e dagli acquisti a cifre stellari di vetture senza tempo, anche le quotazioni degli esemplari meno pregiati stanno lievitando, a danno degli appassionati di lunga data, che denunciano come nel giro di pochi anni i prezzi medi delle classiche siano più che raddoppiati. Un patrimonio unico Per alcuni si tratterebbe di un fenomeno destinato a sgonfiarsi, una bolla speculativa o semplice moda, per altri la corsa al veicolo storico rappresenta una risposta alle auto moderne, che faticano a offrire lo stesso connubio di carattere, odori, rumori, insomma emozioni. Quello che è certo è che nel settore l’Italia ha un patrimonio storico e culturale unico. Basta pronunciare nomi come Ferrari, Maserati, Lancia, Fiat, Alfa Romeo, Zagato, Pininfarina, Bertone per far sobbalzare ogni appassionato. E non è un caso che delle 8 auto classiche più costose di sempre, ben 7 presentino un cavallino rampante sul cofano. 25 Ottobre 2019 ·

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STORICHE

A Padova si viaggia nel tempo. REDAZIONE

■ Dal 24 al 27 ottobre si svolge a Padova la 36esima edizione di Auto e Moto d'Epoca. L'appuntamento internazionale è organizzato presso la fiera della città veneta dove si potranno ammirare - tra l'altro - oltre 5mila modelli storici in vendita, molti dei quali all'asta. Alla manifestazione partecipano con un loro stand ACI e ACI Storico presenti al Padiglione 3. Gioielli a quattro ruote Il Salone patavino è l'occasione per ammirare auto d'epoca davvero rare: dalle Rolls Royce alle Bentley degli anni 20, le grandi sportive degli anni 50 e 60 come Mercedes 300 SL e Ferrari Daytona, alle piccole ma ricercate utilitarie che hanno fatto la storia della mobilità. La fiera di Padova dà l’opportunità di vedere tanti pezzi di prestigio raccolti insieme, tra cui quelli di musei importanti come il Nicolis di Verona con la Lancia Flaminia “Super Sport Zagato” del 1965 e il Mauto di Torino che porta la Itala 35/45 HP che vinse nel 1907 l’incredibile raid da Pechino a Parigi. Da quest’anno il settore dedicato ai commercianti cresce di ben 2mila metri quadrati all'interno del Padiglione 15. Altra novità dell’edizione 2019 è la presenza della prestigiosa casa d’aste Finarte, specializzata in oggetti da collezione dal 1959 che espone auto e oggetti rari per tutta la durata dell’evento e li mette all’incanto venerdì 25. Tra le anteprime, la “barnfind” Maserati 3500 GT Touring chassis no.AM101*1714 del 1961, usata dal grande pilota Juan Manuel Fangio durante i suoi soggiorni in Italia. Molto vasta anche l’offerta dei ricambi specializzati con un netto incremento degli espositori europei rispetto alle passate edizioni. Confermata la presenza degli specialisti Ferrari, dagli anni 50 ai giorni nostri. Segue poi la più 4

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grande esposizione nazionale di automobilia: un intero mondo di accessori e documenti storici, cimeli sportivi e opere d’arte che affianca una raccolta di oggetti di design e capi di abbigliamento. Dai leggendari bauli d’epoca Louis Vuitton a una rara selezione di foulard di seta realizzati negli anni 50 su commissione di costruttori automobilistici a stilisti e Case di moda prestigiose quali Giugiaro, Hermes e Ferragamo. Presenti, anche, tanti artisti di Motor Art, artigiani e firme dell’abbigliamento sportivo specializzato: da Gulfal Merchandising ufficiale 1000Miglia. Come arrivare Si può raggiungere la fiera (situata in Via Niccolò Tommaseo 59) sia via treno - la stazione si trova a 800 metri dal centro espositivo - che in auto (dalla A4 proveniente da ovest, l'uscita è Padova ovest, da Venezia invece si esce invece a Padova est mentre chi arriva da sud dalla A13 dovrà uscire a Padova sud). Per quanto riguarda i parcheggi, oltre a quelli del Salone, ce ne sono diversi in un raggio di un paio di chilometri nei pressi della struttura. Settori e biglietti Il Salone di Padova ospita Case automobilistiche, ACI, ACI Storico, Scuderie, Registri, Editoria specializzata nei padiglioni 1, 2 e 4, Commercianti e Restauratori auto, Editoria specializzata, Collezionismo e Vintage (5, 5B, 6, 11, 14 e 15), Ricambi auto e moto, Moto d’epoca e Modellismo (7 e 8), Prodotti per il restauro e la cura dell’auto (Galleria 78), Commercianti Auto e Accessori (Area C), Privati con auto e moto in vendita (N), Asta Finarte (S). La fiera apre giovedì 24 ottobre, giornata di anteprima (orario 9-18, mentre nel weekend chiude alle 19), e il biglietto ha un prezzo di 45 euro. Venerdì l'ingresso costa 30 mentre sabato e domenica 25 euro. Disponibile anche l'abbonamento di due giorni, valido solo per il fine settimana, a 46 euro, mentre quello da tre giorni (da venerdì) viene 76 euro. Omaggio per bambini fino a 12 anni e per i visitatori con invalidità superiore all'80% con accompagnatore. Sconti per i soci ACI Storico.

STORICHE

Rarità imperdibili della Fiera. ANGELO BERCHICCI ■ Ci sono molti modi per vivere l’Auto e moto d’epoca di Padova. Si possono ammirare le vetture portate in fiera da costruttori e registri storici, perfette in ogni loro parte e non in vendita. Oppure ci si può perdere tra gli oltre 5mila esemplari di privati e rivenditori che ogni anno affollano


gli stand in cerca di acquirente. Ce ne è per tutti i gusti: dai grandi classici degli anni ’50 e ’60 alle youngtimers degli anni ’80 e ’90. Se, tuttavia, siete tra quelli che dovranno accontentarsi di un modellino o di uno dei tanti gadget presenti nel mercatino vintage, potrete mettervi a caccia degli esemplari più prestigiosi. Noi vi suggeriamo tre autentiche rarità da non perdere. Fiat 1500 6C Berlinetta Superleggera Presentata nel 1935, la Fiat 1500 fu una delle prime automobili al mondo sviluppate grazie all’ausilio di una galleria del vento. Notevoli le prestazioni per l’epoca: il 6 cilindri in linea di 1493 centimetri cubici e 45 cavalli assicurava una velocità massima di 115 chilometri orari. Partendo dal telaio della 1500 la carrozzeria milanese Touring diede vita ad una delle sue realizzazioni più eleganti e ammirate, la 6C Berlinetta Superleggera. Si stima che tra il 1935 e il 1948 gli esemplari prodotti da Touring siano stati poche decine, di cui circa una dozzina è arrivata ai giorni nostri. L’auto presente a Padova è del 1939 ed è iscritta al Registro Internazionale Touring Superleggera. Dopo decenni di oblio, la vettura è stata completamente restaurata negli anni ’90 e ha vinto il primo premio nella sua categoria al Concorso d'Eleganza di Kyoto nel 2018. Cisitalia 202 Cabriolet La Cisitalia 202 è stata la prima vettura al mondo ad essere esposta permanentemente in un Museo di Arte Moderna, il MoMa di New York, come esempio di scultura mobile. Costruita dal 1946 in piccola serie per la Cisitalia presso gli stabilimenti Farina di Torino (la linea è opera di Giovanni Battista ‘Pinin’ Farina), è mossa da un motore a 4 cilindri in linea di 1089 centimetri cubici che eroga una potenza di 55 cavalli, per una velocità massima di 165 chilometri orari. La versione cabrio, come quella presente a Padova, è persino più rara della coupé. L’esemplare bianco che si potrà ammirare tra i lotti dell’asta Finarte è stata immatricolata a nome di Luigi Della Chiesa, conte, pilota e manager di scuderia, che acquistò la vettura per la moglie Paola, una delle rarissime donne-pilota degli anni '40. Nelle competizioni la contessa Della Chiesa alla guida della Cisitalia ottenne prestazioni degne di nota e una foto dell’epoca la ritrae con la cabriolet, impegnata in curva, protetta soltanto da un elegante foulard. Moretti 750 Sport Durante gli anni ’50 la Fabbrica Automobili Moretti, attiva a Torino fra il 1925 e il 1989, visse il suo momento di mas-

sima notorietà, specializzandosi nella produzione di piccole sportive spinte da motori 4 cilindri di 750 centimetri cubici. Lo stesso Giovanni Moretti, fondatore dell’azienda, corse diverse Mille Miglia a bordo delle sue vetture, assieme all’amico e pilota Mario Avalle. Quando il figlio di Avalle, Osvaldo, diventa maggiorenne, i due decidono di fargli un regalo speciale: una barchetta Moretti 750 Sport costruita appositamente per lui. L’esemplare unico sarà custodito gelosamente da Osvaldo per tutta la durata della sua vita, non solo come ricordo del padre ma anche come simbolo di una storia di amicizia, di piloti, di uomini d’altri tempi. Ad Auto e Moto d'Epoca 2019 sarà possibile ammirare la barchetta nello stand della concessionaria torinese Auto Classic. La vettura presenta targa e documentazione completamente originali, e viene esposta assieme ad un corredo di fotografie e certificati di manutenzione dell’epoca.

AUTO E MOTO

Alpine tra passato e futuro. EDOARDO NASTRI

■ Alla fiera Auto e Moto d’Epoca (Padova, 24-27 ottobre), passato e presente dei costruttori automobilistici sono spesso affiancati. A fianco delle regine dell'heritage - le vere padrone di casa all'evento patavino - molti marchi scelgono di esporre anche le loro più interessanti e recenti novità. Il più grande mercato di vetture storiche d’Europa è infatti anche un appuntamento per scoprire quanto si siano evoluti alcuni modelli nel campo di ingegneria, tecnologia e design, magari proprio grazie a un faccia a faccia sottto i riflettori. È il caso di Alpine, marchio francese del gruppo Renault, risorto definitivamente nel 2017 dopo oltre venti anni e un primo tentativo nel 2012 non andato a 25 Ottobre 2019 ·

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buon fine. La storica A110 del 1962 e la nuova A110 S (mossa da un propulsore 1.8 turbo benzina da 292 cavalli per soli 1.114 chilogrammi di peso), saliranno fianco a fianco sullo stand del brand sportivo alla fiera di Padova. Storia di successo La storia di Alpine inizia negli anni ’50 quando Jean Rédelé, figlio del proprietario di un concessionario Renault a Dieppe, in Normandia, decide di produrre berlinette sportive molto leggere, con carrozzeria in vetroresina. Il primo modello è stato la A 106, quello più celebre la A110 del 1962, soprannominata la regina di Montecarlo per le numerose vittorie ottenute nell’omonimo rally, ma non solo: nel 1971 e nel 1972 l'auto si aggiudica anche il titolo mondiale di categoria. Nel 1978 Alpine viene acquistata da Renault, attuale proprietaria del marchio. La Casa francese ha continuato a produrre modelli sportivi per tutti gli anni ’80 chiudendo i battenti solo nel 1995, arrendendosi a un inarrestabile calo delle vendite. Soltanto due anni fa il nome Alpine è tornato in auge: la A110 (nelle due versioni normale e S) è la prima auto prodotta nella seconda vita del marchio francese. Pur rimanendo un brand di nicchia le vendite del costruttore sono in aumento: in Europa nei primi 9 mesi di quest'anno sono state immatricolate 3.450 Alpine, il 172% in più rispetto allo stesso periodo del 2018.

STORICHE

Musei in mostra.

Fra tradizione e innovazione Il Museo dell'Automobile di Torino, che conta una collezione completa di 200 vetture originali di 80 marchi diversi provenienti da tutto il mondo, mette in mostra a Padova due autentiche icone. L'Itala 35/45 hp, prodotta dall'omonima casa torinese, nel 1907 divenne celebre per aver ottenuto il primo posto al raid Pechino-Parigi, portando a termine un percorso di 16mila chilometri in 60 giorni. La Fiat 18/24 hp del 1908 venne donata al museo da Carlo Biscaretti di Ruffia, storico progettista italiano nonché fondatore del museo piemontese. Il museo Nicolis di Villafranca, invece, anche quest'anno porta sotto i riflettori del Salone l'Avions Voisin “C1” del 1921. L'auto è stata creata dall'aviatore francese Gabriel Voisin passato alla storia per una serie di innovazioni rivoluzionarie applicate alle automobili dell'epoca e ispirate al mondo dell'aviazione, fra cui le ampie superfici vetrate, il faro della retromarcia e il cambio elettromagnetico Cotal.

AUTO E MOTO

Bentley tra passato e presente. LINDA CAPECCI

ELISA MALOMO

■ Al Salone di Padova “Auto e moto d’epoca” – dal 24 al 27 ottobre - Bentley viaggerà su un doppio binario tra passato e presente, mettendo in mostra un pezzo da collezione accanto a una vettura di ultima generazione. ■ Al Salone “Auto e Moto d'Epoca” di Padova (24-27 ottobre), accanto alle oltre 5mila vetture delle principali case automobilistiche in esposizione e vendita, il Mauto (Museo dell'Automobile di Torino) e il Museo Nicolis di Villafranca espongono tre modelli che hanno fatto la storia: il primo porta l'Itala 35/45 hp e la Fiat 18-24 hp, mentre il secondo ripropone l'Avions Voisin “C1” del 1921 esposta anche lo scorso anno. 6

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Vecchie glorie Il marchio di Crewe - che ha appena compiuto 100 anni - non poteva mancare all'edizione 2019 della mostra veneta dove esporrà una delle sue vetture più rappresentative, una S1 Sport Saloon del 1956. L'auto ha una livrea dipinta nel caratteristico colore Verdant green delle Ben-


tley da corsa - già vincitrici delle competizioni degli anni ‘20 - e originali interni in pelle grigio Porpoise, solo parzialmente restaurati. La vettura esposta è appartenuta a un’unica famiglia. Il primo proprietario, un ex ufficiale della Raf reduce della seconda guerra mondiale, la acquistò in occasione del suo congedo alla fine degli anni ’50. Il motore è un sei cilindri in linea 4.887 centimetri cubici per 153 cavalli, l’ultimo propulsore derivato da quelli che equipaggiavano le Rolls-Royce Twenty dal '22 al '29, in grado di scattare da 0 a 100 in 14,8 secondi e di toccare la velocità massima di 166 chilometri orari. E’ l’antenata della Flying Spur, berlina di lusso presentata, proprio in questi giorni, nella sua nuova versione. Le proposte di oggi (e domani) Accanto al tesoro vintage del marchio, la Casa britannica esporrà la nuova Continental Gtc, che ha debuttato sul mercato nei mesi scorsi. Si tratta della cabrio a quattro posti più veloce del mondo, spinta da un motore V12 da 6mila di cilindrata da 635 cavalli e capace di raggiungerer la velocità di 333 chilometri orari. Dotata di 4 modalità di guida, la Continental GTC costerebbe da noi circa 192mila euro a cui ne vanno aggiunti altri 3mila per il trasporto in Italia ( tutti gli esemplari sono assemblati a Crewe, nel Regno Unito). Gli optional sono un po' "cari". Per una versione full servono altri 50mila euro, portando il totale a 245.370.

AUTO E MOTO

La festa di Seat Ibiza. CARLO CIMINI ■ A 35 anni dal suo esordio, Seat celebra l'Ibiza in occasione del Salone di Auto e Moto d’Epoca di Padova (24/27 ottobre), portando Sxi e Cupra, prima e quinta generazione della vettura che da più tempo è sul mercato per il marchio spagnolo. E, con oltre 5,4 milioni di esemplari, è anche il modello più venduto. Il debutto Design sportivo e prezzi accessibili, per l'auto che segnò nel 1984 una nuova stagione per il costruttore spagnolo. Terminata la collaborazione con Fiat e lo Stato iberico durata quasi trent'anni, Seat aprì le porte al gruppo Volkswagen che acquistò il costruttore di Martorell nel 1983, mentre il programma di industrializzazione della Ibiza era partito già l'anno prima. Il design della Seat Ibiza, opera di Giugiaro, ricordava quello della Fiat Uno e le sue dimensioni (3,68 metri di lunghezza, larghezza 1,61 e altezza 1,41) assicuravano un buon confort sia per il guidatore che per i passeggeri. La vettura, erede della Fiat Ritmo (che in Spagna era commercializzata come "Ronda"), con Volkswagen non subì

modifiche sostanziali a livello estetico. La grande novità, però, era nascosta sotto al cofano: l'Ibiza infatti era dotata di motori Porsche System, resistenti e dalle buone prestazioni, realizzati in collaborazione col marchio di Zuffenhausen. Due benzina, un 1.2 da 63 cavalli e un 1.5 da 86, affiancati da un 1.7 diesel da 54 cavalli. In più un tocco di sportività con la versione sportiva SXi, spinta dal 1.5 a iniezione da 101 cavalli di potenza che consentiva di superare i 180 chilometri orari. Tra passato e presente Per la prima volta, Seat è ad Auto e Moto d’Epoca e si promette di raccontare la storia del marchio, scoprendo quel fil rouge che lega i modelli del passato a quelli del futuro, in particolar modo di Cupra, la gamma sportiva del marchio spagnolo che ha rivisitato lo stile di Ibiza. Alejandro Mesonero-Romanos è l'attuale responsabile del design di entrambi i brand e, scherzo del destino, appena maggiorenne ha avuto come prima auto proprio la Seat Ibiza. “In quel periodo stavo iniziando a studiare quella che sarebbe poi diventata la mia professione. Per me questa vettura era sinonimo di modernità e molto affascinante”.

AUTO E MOTO

McLaren, due sorprese. VALERIO ANTONINI ■ McLaren porta al Salone di Padova (24/27 ottobre 2019) la sua prima super sportiva ibrida - la P1 del 2012 - affiancata dalla più recente GT presentata al Motor Show di Ginevra. Prestazioni da Formula 1 La P1 Hybrid è realizzata con una scocca interamente in fibra di carbonio (come la stradale F1 del 1993) e pesa poco più di una tonnellata e mezzo. E’ spinta da un potente motore V8 biturbo da 737 cavalli abbinato a un pacco batteria che ne aggiunge altri 179 (per un totale di 916). 25 Ottobre 2019 ·

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Vanta anche un’aerodinamica da competizione. Il sistema Drs (Drag Reduction System) garantisce migliori performance sui rettilinei, l’Ipas (Instant Power Assist) permette di recuperare energia in frenata grazie al Kers. Entrambi i sistemi sono ereditati dalle monoposto di Formula 1, configurazione che consente alla P1 di raggiungere i 350 chilometri orari scattando da 0 a 100 in meno di 3 secondi. L’esemplare in mostra è l’originale che fu presentato al Motor Show di Parigi nel 2012, con la targa P1 00V e la carrozzeria in viola ametista. Potenza e comfort La nuova GT con i suoi 4,7 metri è la McLaren più lunga in assoluto dopo la Speedtail. Unisce prestazioni da super sportiva - garantite dal propulsore 8 cilindri da 620 cavalli - al comfort di una berlina. La capacità del vano bagagli da record (arriva fino a 570 litri) la rende adatta anche per lunghi viaggi. La McLaren GT esposta a Padova è caratterizzata dalla livrea blu metallizzato con ampio tettuccio in vetro che si scurisce automaticamente quando viene irradiato dal sole. Monta cerchi in lega a 15 razze con dettagli in nero lucido e scarichi con finiture in titanio. Il prezzo supera i 200mila euro.

PAESE

La mobilità a Padova. MARINA FANARA ■ "La nostra città, come tutte quelle dell'area padana, ha un enorme problema: lo smog. E per questo siamo costretti a imporre sacrifici ai cittadini, soprattutto da ottobre a marzo quando entrano in vigore le limitazioni al traffico dei veicoli più inquinanti". A parlare è il vicesindaco di Padova, Arturo Lorenzoni, che ha anche la delega alla Mobilità. Più aiuti, meno divieti "Pur tenendo presente l'emergenza - sottolinea il vicesindaco - crediamo però che le soluzioni debbano essere ricercate più 8

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con una politica delle opportunità che dei divieti". Visto che Padova deve sottostare ai regolamenti antismog sottoscritti dalle Regioni del Nord (oltre a Veneto anche Piemonte, Lombardia ed Emilia Romagna, ndr) pensiamo sia giusto incentivare i nostri cittadini verso forme di mobilità alternativa, più che imporre ulteriori restrizioni all'uso dell'auto privata". Le iniziative non mancano: anzi proprio di recente, l'Amministrazione ha attivato un mix di nuovi servizi e tariffe ridotte nel trasporto pubblico (come, rispettivamente, il Nigtht bus e l'Abbonamento in prova), sconti sull'acquisto di mezzi a basse emissioni (250 euro per una e-bike), contributi per la trasformazione di un veicolo benzina o diesel in Gpl o metano (da 650 a 1.000 euro a seconda del tipo di alimentazione). E ancora: una più razionale organizzazione dei parcheggi comunali (non più in mano a concessionarie esterne ma tornati sotto la gestione della municipalizzata), la realizzazione di una capillare rete di ciclabili urbane (dagli attuali 168 chilometri si passerà a 300), l'implementazione del bike sharing. Per il prossimo futuro, è allo studio la rivisitazione della ztl e l'istituzione di una Lez (low emission zone sul modello Londra e Barcellona). I cittadini apprezzano Finora, i risultati sono incoraggianti. "In sole tre settimane dal lancio", ci spiega Lorenzoni, "i contributi per l'acquisto di biciclette a pedalata assistita hanno superato quota 200, quelli per l'Abbonamento in prova sono oltre 220". In quest'ultimo caso, chi possiede un'automobile soggetta alle limitazioni antismog del periodo invernale (le diesel fno a Euro 4 e le benzina fino a euro 1) e non utilizza mai i mezzi pubblici ha la possibilità di acquistare un abbonamento trimestrale al costo di 20 euro anziché 124. "Una maniera per far loro sperimentare un'alternativa ecologica e alleggerire il disagio dei blocchi alla circolazione", sottolinea il vicesindaco. È boom del bike sharing attivato la scorsa primavera (gestito da Mobike): "stiamo valutando col gestore l'opportunità di un servizio con biciclette a batteria", dice il vicesindaco. Grande successo anche per il nuovo bus notturno che costa 1,50 euro senza limiti di tempo, è attivo dalle 21 all'1, e due volte alla settimana fino alle prime ore del mattino. Si tratta di un'opportunità per aumentare la sicurezza di chi si muove di notte: lavoratori, turisti e soprattutto giovani che tornano a casa dopo una serata nei locali sparsi per la città. "Le nostre non sono misure spot", conclude Lorenzoni, "fanno parte di una strategia sulla mobilità ben chiara e strutturata: la lotta allo smog è una priorità. Sono fiducioso: tassello dopo tassello costruiremo un modello di mobilità che metta al centro ambiente, salute pubblica e qualità della vita".,


AUTO E MOTO

Volkswagen Golf, otto in storia. EDOARDO NASTRI

■ WOLFSBURG – L’ottava generazione della Golf è arrivata. Le prime parole di Herbert Diess, ceo del gruppo Volkswagen, dal palco della presentazione nel quartier generale a Wolfsburg sono dedicate a Giorgetto Giugiaro, che nel 1974 l’ha disegnata per la prima volta: “È lui il papà della Golf. La sua matita ha dato il via a un modello che ha fatto la storia, venduto in più di 35 milioni di esemplari in tutto il mondo. L’ottava generazione sarà disponibile con una gamma di motorizzazioni completa: benzina, diesel, a metano, mild hybrid e plug-in”. Grazie alle linee tese la nuova Golf – in vendita dall’inizio del prossimo anno – sembra più bassa e affilata, ma le dimensioni sono rimaste praticamente invariate: è lunga 4,28 metri (+3 centimetri rispetto alla versione precedente), larga 1,78 e alta 1,45 con un passo di 2,63 metri. Il design degli esterni non è stato stravolto rispetto alla scorsa generazione: “L’obiettivo era ottenere uno stile che rimanesse fedele a se stesso. Abbiamo lavorato su tre elementi chiave: realizzare un frontale sportivo con una striscia continua di led che si incontra nel logo al centro della calandra, disegnare una linea unica che circonda la vettura e ottenere superfici solide, nel vero spirito Golf”, ci ha raccontato Klaus Bischoff, responsabile del design Volkswagen. Rivoluzione tech La rivoluzione è arrivata dentro la vettura. Gli interni hanno un’impostazione completamente nuova con uno schermo flottante posizionato in alto al centro della plancia – da 8,2 o 10 pollici – e un display digitale per la strumentazione davanti al guidatore, di serie da 10,25 pollici. Tutti comandi sono

stati spostati in alto, “per evitare che chi guida tolga lo sguardo dalla strada”, precisa Bischoff. Debutta il nuovo sistema vocale avanzato, in grado di riconoscere un linguaggio naturale e attivabile pronunciando un “Ciao Volkswagen”. Disponibili moltissimi sistemi di assistenza alla guida, dai più classici Lane e Front Assist (di serie su tutte le versioni), al Traffic Jam Assist in grado di gestire autonomamente direzione, frenate e ripartenze in una situazione di coda. C’è poi il Cruise control predittivo che adegua la velocità a seconda del tratto di strada che verrà dopo (curve, rotonde o stop) utilizzando le telecamere e i dati del navigatore. L’ottava Golf è il primo modello Volkswagen che si collega in rete con l’ambiente circostante: il sistema si chiama Car2X ed è in grado di informare i veicoli che transitano in un raggio di 800 metri di tutto quello che accade intorno alla vettura. Dalla quantità di traffico ai lavori in corso, fino all’arrivo dei soccorsi. Otto motori, cinque ibridi Degli otto motori proposti in gamma, cinque sono ibridi. La Golf può essere scelta con il 2.0 turbo diesel da 115 o 150 cavalli – disponibile con il cambio manuale o automatico a doppia frizione – oppure con i benzina 1.0 Tsi da 90 o 110 cavalli a tre cilindri, 1.5 Tsi a quattro cilindri da 130 o 150 cavalli, questi ultimi anche mild hybrid. Dopo il lancio arriveranno anche gli ibridi plug-in, con motore a benzina 1.4 Tsi e un pacco batterie al litio da 13 chilowattora. Due le versioni di potenza, da 204 o 245 cavalli (GTE). Più avanti la gamma verrà completata dalla motorizzazione a metano e dalle sportive GTI e GTD. Prezzi in fase di definizione. 25 Ottobre 2019 ·

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AUTO E MOTO

BUSINESS

Tokyo: Toyota: il Motor Show l’elettrica perde l'auto. che non c’è. ALESSANDRO MARCHETTI TRICAMO

ALESSANDRO MARCHETTI TRICAMO

■ TOKYO - È una scelta che farà discutere ma è un messaggio che anticipa il futuro. Tanto più se a farla è il primo costruttore al mondo. Tra qualche ora si apre l’edizione 2019 del Tokyo Motor Show e Toyota ha anticipato che nel suo spazio non ci sarà nessuna auto. Almeno come l’abbiamo pensata finora. Al centro della scena solo la mobilità. Il messaggio che arriva da Tokyo è chiaro: il vecchio concetto di vettura privata è destinato a finire. Il come e quando lo scopriremo presto. L’industria automobilistica ha capito che forse per continuare a sopravvivere dovrà trasformarsi in un fornitore di mobilità. Vendere servizi piuttosto che auto. Ecco allora che l’unico modello tradizionale di Toyota – si fa per dire visto che è la Mirai a idrogeno – sarà esposto nello spazio della Jama, l’associazione dei costruttori giapponesi. Non è dunque nemmeno un caso che proprio la stessa nuova generazione della Mirai sia stata anticipata qualche giorno fa e non qui al Motor Show.

■ TOKYO – Toyota non ha in gamma un’auto elettrica. Mentre le rivali annunciano una moltiplicazione infinita di modelli solo a batteria, la Casa giapponese si è finora tirata fuori dalla partita. Una scelta spesso criticata: perché il costruttore numero uno al mondo (la testa della classifica è in evoluzione continua) è così in ritardo? La risposta arriva da Shigeki Terashi, vice presidente esecutivo e a capo dello sviluppo tecnologico di Toyota: “Non siamo indietro rispetto agli altri perché un’auto elettrica ha gli stessi componenti di ibride e ibride plug-in che noi già vendiamo in milioni di esemplari”. Non a caso Terashi ha anticipato che nel 2025 la Casa giapponese arriverà a quota 5,5 milioni di vetture elettrificate l'anno.

Mobilità inclusiva La mobilità di Toyota a Tokyo si declina allora con una piccola elettrica con un'autonomia da 100 km dedicata alla città (ultra-Compact Bev), un concept (LQ) connesso con tutto quello che c'è fuori e autonomo pronto a trasformarsi in un taxi robot o in un veicolo di car sharing del futuro, un van elettrico che funziona da bus a chiamata (e-Palette) e una serie di soluzioni per il cosiddetto "ultimo miglio" - la distanza che ci separa dalla destinazione finale - come i monopattini elettrici. Soluzioni destinate a tutti. Perché è questo il messaggio più importante: la mobilità per definizione deve includere. I veicoli del futuro, qualunque essi siano e comunque siano resi disponibili al cliente finale, devono essere accessibili soprattutto a chi, come le persone disabili, non possono farne a meno. Questione di business ma anche di civiltà. 10

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· 25 Ottobre 2019

Un'elettrica differente per ogni mercato Semmai il problema è rendere il business sostenibile: “I volumi sono in crescita ma rimangono bassi e soprattutto concentrati in una sola area geografica”. I numeri gli danno ragione: lo scorso anno si sono vendute nel mondo 1,21 milioni di vetture elettriche, delle quali oltre 700mila in Cina. "Il business sta in piedi solo con gli incentivi", ripete più volte Terashi. Difficile così ragionare in termini di strategia globale. Meglio andare lentamente e a singhiozzo, con vetture diverse per ogni mercato: una berlina in Cina, un suv negli Stati Uniti e una compatta in Europa. E in effetti è quello che emerge dall’incontro con Terashi che, sollecitato da domande su modelli e programmi di lancio, limita così la risposta: “Nel 2025 la gamma Toyota avrà una consistente offerta di auto elettriche in grado di soddisfare la domanda”. Per capire quanto valga quel "consistente", bisogna però rifarsi all'annuncio dei mesi scorsi: dieci modelli a sola batteria disponibili dalla prima metà


del 2020. Tanti a sentire i giapponesi, pochi se rapportati ai 70 - con orizzonte temporale spostato al 2028 - del gruppo Volkswagen. Si parte dalla Cina, con una berlina – seguirà un crossover - prodotta insieme a Byd. A distanza di qualche mese toccherà al Giappone con l’Urban Compact, la due posti più piccola di una Smart e presentata in queste ore al Tokyo Motor Show. Per l’Europa si vedrà: dovevano essere tre nel 2021 ma Terashi ha già spostato l'asticella verso il 2022 e 2023. Niente illusioni dunque per vedere presto in strada il concept LQ nella foto. Batterie allo stato solido: non prima del 2025 Nessun riferimento da parte neppure alla e-TNGA, la piattaforma dedicata ai veicoli elettrici sviluppata a partire dalla stessa TNGA e utilizzata dalla nuova generazione della Mirai a idrogeno. Più definito invece il passaggio dalle attuali batterie al litio ai sistemi allo stato solido che promettono una maggiore densità di energia e l’assenza di problemi di surriscaldamento: “Saranno utilizzate per la prima volta a bordo dell’e-Palette, il veicolo elettrico che metteremo a disposizione di atleti e staff delle Olimpiadi di Tokyo 2020. Se parliamo però di produzione su larga scala bisognerà attendere ancora qualche anno: direi non prima del 2025”, conclude Terashi.

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Nissan Ariya, il crossover a batteria. FRANCESCO PATERNÒ

ne del design”, tanto più che il modello è il suo primo prodotto da quando è sbarcato a Yokohama. Un cambiamento destinato a non restare l'unico in un gruppo con nuovo top management dal prossimo gennaio, conti in disordine da almeno tre trimestri e in navigazione tempestosa da quasi un anno per il dopo Ghosn e le relazioni con Renault, capofila dell'Alliance di cui fa parte anche Mitsubishi. Tanta tecnologia a bordo Ariya ha forme taglienti sotto le quali c’è tanta tecnologia, dai due motori elettrici di cui dispone insieme a una piattaforma dedicata, ai sistemi di sicurezza attiva tra i quali, spiega Albaisa, sensori e radar “annegati” nel frontale. “Abbiamo sostituito la tradizionale griglia con quello che noi chiamiamo shield”, con un doppio obiettivo sia estetico che di contenuti tech attraverso i quali chi è alla guida può ‘leggere’ la strada e “visualizzare ciò che non è in grado di vedere”. Non sono state fornite per ora le specifiche tecniche delle due unità a batteria, anche se Kurio Nakaguro, vice presidente di ricerca e sviluppo di Nissan, ha buon gioco nel rivendicare la leadership mondiale e la lunga esperienza del marchio nell’elettrico grazie alla primogenitura di nome Leaf. Come innovare Il crossover a zero emissioni, dallo stile aggressivo con grandi cerchi in alluminio da 21 pollici, dovrebbe andare in produzione l’anno prossimo ed essere venduto anche in Europa. Destino diverso dell’altro prototipo presentato a Tokyo da Nissan, lMk, piccola berlina elettrica a guida autonoma dalle forme squadrate, linea che va per la maggiore in Giappone ma non nel resto del mondo. Due proposte opposte, una sola filosofia: innovare nel segno dell’elettrificazione e della sicurezza attiva.

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Mazda MX-30, l'elettrica inaspettata. PAOLO ODINZOV

■ TOKYO – Alfonso Albaisa, il capo designer di origine cubana della Nissan, non ci gira intorno: il concept di crossover elettrico di medie dimensioni con i suoi 4,60 metri di lunghezza rappresenta per il marchio “la nuova direzio-

■ TOKYO - La prima vettura completamente elettrica di Mazda si chiama MX-30, una crossover compatta. Lunga 4,39 metri, è basata sulla stessa piattaforma del suv CX-30 (spinto però da motorizzazioni termiche) in attesa che il costruttore sviluppi assieme a Toyota un pianale dedicato per le sue auto a zero emissioni. Se però al primo sguardo il nuovo modello giapponese non stupisce per le sue linee, “nel nome rivela che si tratta di un’auto speciale”, ci dice la top manager e collaudatrice Tomiko Takeuchi, una donna di 45 anni che dirige lo sviluppo dei modelli della Casa di Hiro25 Ottobre 2019 ·

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Nuova Honda Jazz, solo ibrida. EDOARDO NASTRI shima. Una vera eccezionalità nell'industria automobilistica giapponese, generalmente più al maschile che altrove. La sigla MX "Speciale"? La sigla MX indica per Mazda le vetture che in un modo o nell’altro hanno aperto un inedito corso nella sua storia, anticipando i tempi e lanciando nuove sfide. Come è stato per la MX-81 del 1981, prototipo disegnato da Bertone che tra le tante è stata la prima automobile con un cruscotto digitale realizzato impiegando un mini televisore a tubo catodico. Oppure per la spider MX-5, presentata nel 1989 quando quasi tutti i costruttori avevano abbandonato le roadster, diventata nelle sue 4 generazioni un vero fenomeno e la più venduta in assoluto nella categoria. Seguendo la provocazione di Tomiko Takeuchi, la MX-30 è a suo modo speciale sia perché è la prima elettrica del marchio, sia per una serie di scelte stilistiche originali. La prima riguarda le portiere prive di montante centrale, che si aprono ad armadio, soluzione forse azzardata per un'auto di serie. Poi sulla plancia c'è una console fluttuante dotata di controlli touch, mentre nell'abitacolo ci sono segni di passato e futuro con l'unione di materiali naturali, tra cui il sughero - a ricordare l'origine della Mazda nata nel 1920 come azienda per la lavorazione della pregiata corteccia - e componenti ottenute da plastiche riciclate. Il sistema audio è in grado di riprodurre nell’abitacolo un suono elettronico sincronizzato per frequenza e intensità alla coppia dal motore elettrico. Un modo perché la MX-30 riesca a fare la differenza provando a coinvolgere ancora di più passeggeri e guidatore. Un range extender Wankel Le caratteristiche tecniche definitive della MX-30, già ordinabile in Italia con prezzi a partire da 34.900 euro con prime consegne nel 2020, ancora non sono state comunicate. La vettura eredita però il sistema elettrico che Mazda ha sperimentato nei mesi scorsi sul prototipo e-Tpv, con una potenza di circa 150 chilowatt (200 cavalli). Ad alimentarla è una batteria da 35,5 chilowattora, più compatta e meno costosa, capace di garantire una autonomia di 200 chilometri. Un raggio d'azione dunque con un occhio a un uso prevalentemente urbano ma che nel prossimo futuro potrà essere esteso grazie ad un range extender a benzina fatto da un piccolo motore rotativo Wankel. Sistema rilevato da Mazda negli anni '50 dopo l'esordio automobilistico negli anni '20 da un'idea dell'ingegnere tedesco Felix Wankel, messo da parte e ora rilanciato. Un'altra proposta speciale per un'auto siglata MX, direbbe Tomiko Takeuchi. 12

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· 25 Ottobre 2019

■ AMSTERDAM - Honda spinge sull’acceleratore verso una mobilità sempre più a batteria. Il costruttore giapponese ha anticipato i suoi piani per l’elettrificazione della gamma: sei modelli a batteria - ibridi tradizionali o a zero emissioni - arriveranno entro il 2022, tre anni prima di quanto dichiarato in precedenza. La nuova Jazz e l’elettrica “e” fanno già parte delle vetture annunciate e saranno sul mercato dal 2020, mentre nei successivi due anni arriveranno altri quattro modelli. Tra questi, un suv ibrido plug-in e una compatta (probabilmente di segmento C) a zero emissioni. L’accelerazione è dovuta all’entrata in vigore dal prossimo anno delle nuove normative sulle emissioni di CO2 stabilite dall’Unione Europea, che impongono ad ogni costruttore una media di 95 grammi di anidride carbonica per chilometro sul totale delle auto immatricolate: “Per queste ragioni nel Vecchio continente il passaggio all’elettrificazione sta avvenendo più rapidamente che in altre parti del mondo. Noi ci stiamo arrivando con ben 36 mesi di anticipo rispetto al previsto”, conferma Katsushi Inoue, presidente di Honda Europa. Rivoluzione Jazz I giapponesi di Honda hanno svelato la nuova Jazz, che in Europa sarà disponibile solo ibrida: il motore a benzina 1.5 di cilindrata a quattro cilindri sarà affiancato da una piccola unità elettrica. Lo schema propulsivo è il Multi-Mode Drive, lo stesso della CR-V, il suv del costruttore disponibile anche a sette posti. La monovolume compatta giapponese avrà tre modalità di guida: Electric (per fare circa 2 chilometri a zero emissioni), Hybrid (dove i propulsori lavorano in coppia) e Motor (solo a benzina).


Al momento non ci sono ulteriori dettagli sulla Jazz, che sarà in vendita in due versioni, normale e Crosstar (con un design che si avvicina a quello di una crossover), da giugno del prossimo anno, con obiettivi che si attestano in Italia intorno alle 3mila unità nel secondo semestre 2020. Patto con Vattenfall per la ricarica Nell’estate del prossimo anno inizierà la commercializzazione della Honda “e”, la prima vettura elettrica del costruttore giapponese pensata per l’Europa. Per permettere ai proprietari di poterla ricaricare facilmente Honda e Vattenfall, azienda statale svedese e uno dei maggiori fornitori di energia del Vecchio continente, hanno firmato una lettera d’intenti per introdurre nuovi contratti energetici flessibili a tariffa agevolata per i possessori di auto elettriche. Il gestore si occuperà anche dell’installazione dell’Honda Power Charger, il punto di ricarica domestica in grado di fornire energia con una potenza di 7,4 chilowatt in alimentazione monofase o 22 chilowatt in trifase. L’offerta sarà disponibile dal prossimo anno in Germania e Regno Unito per poi estendersi agli altri paesi Europei entro il 2022. In fase di sperimentazione c’è inoltre il sistema "Vehicle to grid" che permetterà alla “e” di restituire al sistema l’energia che non viene utilizzata. Un nuovo logo Honda ha anche presentato il nuovo logo “e:Technology” che equipaggerà tutte le elettrificate del marchio: “Vogliamo che il messaggio passi forte e chiaro: stiamo facendo grandi passi verso una mobilità più pulita e sostenibile e il nuovo logo è uno dei simboli del cambiamento”, conclude Tom Garner, vice presidente del marchio in Europa. Un monito per i rivali: Honda Jazz ibrida se la dovrà vedere con Toyota Yaris e Renault Clio.

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Lexus, un'elettrica nel 2020. ALESSANDRO MARCHETTI TRICAMO ■ TOKYO – Non sei premium se non hai un’elettrica in gamma. Questione di immagine più che di mercato visto che nel mondo si sono vendute lo scorso anno solo 1,2 milioni di veicoli a zero emissioni. Lexus non può fare eccezione: “Nel 2020 lanceremo la nostra prima elettrica”, ha annunciato, in un incontro legato al Tokyo Motor Show, Takashi Watanabe, responsabile del programma di elettrificazione del marchio giapponese. Non sarà però un modello sviluppato esclusivamente per le sole batterie ma una versione elettrica di una vettura già

in gamma e che probabilmente sarà mostrata a novembre al Salone di Guangzhou in Cina. Si tratta - anche se non c'è la conferma ufficiale - del suv compatto UX. La LF-30 nel 2022 Niente dunque a che vedere con il concept della LF-30 presentato in queste ore a Tokyo che invece - trasformato in un prodotto di serie - potrebbe arrivare nel 2022. La strategia di elettrificazione di Lexus è stata definita da Watanabe in una slide: nel 2020 all’elettrica si aggiungerebbero due nuovi modelli (intesi anche come aggiornamenti degli attuali) ibridi, di cui uno ricaricabile plug-in. Due ibride anche per il 2021 e 2022 che diventeranno tre nel 2023 e 2024. Oltre alle due elettriche previste per il 2020 e 2022, una terza novità dovrebbe arrivare nel 2024.

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Nuova Bmw Serie 1, avanti tutta. EDOARDO NASTRI ■ MILANO - La Serie 1, la meno costosa delle Bmw, cambia pelle. La terza generazione della tedesca ha abbandonato la classica impostazione a trazione posteriore, elemento finora caratterizzante di tutte le versioni, a favore di quella anteriore. La berlina compatta è stata venduta in quasi 2,5 milioni di unità in Europa dal lancio, di cui 150mila in Italia. Cambia la piattaforma - ora sfrutta quella delle Mini Clubman e Countryman e delle Bmw Serie 2 Active Tourer e X1 - ma le dimensioni sono rimaste praticamente invariate: 4,32 metri di lunghezza, 1,80 di larghezza e 1,43 di altezza. La trazione anteriore, con il motore posizionato trasversalmente, ha permesso agli ingegneri di ottenere più spazio per il bagagliaio - ora da 380 litri - e per i passeggeri che siedono dietro (+3,3 centimetri). 25 Ottobre 2019 ·

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Ancora sportiva La Serie 1 arriva con un design nuovo, caratterizzato da un frontale imponente con la griglia più grande e i proiettori allungati. Il fianco è attraversato da due linee, la prima passa sotto le maniglie, la seconda più in basso, che arrivano direttamente al posteriore con ha un’impostazione particolarmente sportiva, in cui troviamo un piccolo lunotto e due grandi terminali di scarico. Abbiamo guidato la nuova Serie 1 tra Milano e Piacenza, spinta dal nuovo motore tre cilindri a benzina, 1.5 di cilindrata da 140 cavalli, abbinato al cambio automatico a doppia frizione sette rapporti. La più piccola delle Bmw non ha perso la sportività che ha sempre caratterizzato il modello. Il propulsore non è un mostro di potenza, ma è fluido nell’erogazione, silenzioso e, seppur a cilindri dispari, non trasmette alcuna vibrazione. Lo sterzo è preciso e l’elettronica aiuta perfettamente a correggere qualche tipico effetto della trazione anteriore, come il sovrasterzo. I puristi possono stare tranquilli, è una vera Bmw. La ripartizione dei pesi è 60% all’anteriore e 40% al posteriore. Spazio alla connettività La nuova Serie 1 ha ereditato i dispositivi tecnologici delle sorelle maggiori più costose. Tra i più nuovi c’è l’assistente personale che si attiva al comando “Ciao Bmw” che ha debuttato sulla Serie 3. Il sistema permette di gestire tutte le funzioni dell’auto, dalla temperatura alla scelta della radio, utilizzando un linguaggio naturale. Molto comodo anche il Parking Space Assistant che propone varie opzioni di parcheggio al conducente utilizzando un algoritmo e il sistema Gps. La vettura assiste il conducente anche nelle manovre: memorizza i movimenti dell'auto compiuti fino a 36 chilometri orari e può ripercorrere autonomamente in retromarcia gli ultimi 50 metri. Utile quando si entra ad esempio in un vicolo cieco. Due benzina, tre diesel, no ibridi L’offerta per il mercato italiano comprende due motorizzazioni a benzina, 118i da 140 cavalli o la sportiva 135i da 306 cavalli a trazione integrale, e tre diesel, 116d da 116 cavalli, 118d da 150 o 120d da 190, anch’essa a quattro ruote motrici non permanenti. Secondo quanto dichiarato dal costruttore, al momento non sono previsti sistemi propulsivi ibridi di nessun tipo. Anche se la piattaforma li potrebbe integrare senza problemi. La Serie 1 è già in vendita con prezzi che partono da 28.100 euro. 14

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· 25 Ottobre 2019

Mercedes AMG GLC, potenza da suv. VALERIO ANTONINI

■ In contemporanea con il restyling di mezza vita del suv GLC, disponibile anche nella variante Coupé, Mercedes aggiorna anche le versioni ad alte prestazioni AMG 43 e 63 S. Entrambe confermano il look particolarmente sportivo delle precedenti, con la tradizionale carrozzeria grigio grafite.Poche le modifiche per la 63S: griglia centrale ingrandita, cerchi maggiorati da 21 pollici e terminali di scarico più vistosi di forma trapezoidale. Inediti i fari anteriori a Led, cambiano dettagli interni ai gruppi ottici posteriori. All’interno conserva le caratteristiche e gli spazi del GLC tradizionale - da cui eredita anche il cambio automatico a nove rapporti - come i sedili ergonomici riscaldabili con la funziona massaggiante. Sono stati aggiunti altri dettagli griffati AMG per tutto l’abitacolo. Alte prestazioni Abbiamo provato il modello più prestazionale della famiglia, l’AMG 63 S, alimentato da un motore benzina 8 cilindri,4 litri bi-turbo da ben 510 cavalli e trazione integrale. L’auto a ruote alte è in grado infatti di accelerare da 0 a 100 in meno di 4 secondi e superare i 250 chilometri di velocità. Da amanti del genere, gli scoppiettii in rilascio quando si scala dalla terza marcia alla seconda sono un piacere da sentire, accrescono il divertimento di guidare un suv sportivo. Sicura e connessa Il volante da competizione con sterzo assistito aumenta il piacere di guida e la stabilità del suv, così come le so-


spensioni regolabili con molle ad aria e il differenziale a controllo elettronico, che riducono lo slittamento quando si anticipa troppo il gas in uscita dalle curva. Si ha la percezione di essere al volante una super sportiva vestita da 4x4, in particolare selezionando “Race”, la più aggressiva tra le cinque modalità disponibili. Dal GLC appena rinnovato, AMG 63 S eredita anche le tecnologie di bordo come il sistema di Infotainment Mbux con assistente vocale Intelligent Drive che fornisce informazioni e aiuta a consultare i doppi schermi, uno da 12,3 pollici per la strumentazione, l’altro touch da 10,25 pollici per la connettività. Prezzi a partire da più di 90mila euro. Per la sorella AMG 43 da 476 cavalli ne servono circa 82mila.

Vot, vice presidente dell’unità dedicata ai veicoli commerciali dell’alleanza Renault-Nissan. Proposti anche in versione 100% elettrica I prezzi del Master a idrogeno non sono ancora stati comunicati, mentre il Kangoo costerà in Francia 48.300 euro iva esclusa. I due veicoli sono attualmente proposti anche con un sistema propulsivo elettrico che permette di avere circa 120 chilometri di autonomia (Master Z.E.) o 240 chilometri nel caso del Kangoo Z.E.

SMART MOBILITY AUTO E MOTO

Renault, commerciali a idrogeno.

Hyundai, cruise control intelligente. EDOARDO NASTRI

GIOVANNI BARBERO

■ Renault presenta i suoi primi veicoli commerciali con motore elettrico e range extender ad idrogeno: Kangoo e Master Z.E. Hydrongen. La commercializzazione di questi furgoni inizierà nel primo caso alla fine del 2019, mentre per il Master bisognerà aspettare il 2020. Secondo quando dichiarato dal costruttore francese l’autonomia dei veicoli sarà superiore a 350 chilometri. I due serbatoi per contenere il primo elemento della tavola periodica sono posizionati sotto al pianale e aggiungono un peso ai van di circa 200 chilogrammi. Uno dei vantaggi dell’alimentazione a idrogeno è il breve tempo di ricarica, stimabile in circa 8 minuti. “Questi veicoli offrono ai professionisti tutta l'autonomia necessaria per i loro lunghi viaggi e tempi di ricarica record. E i vantaggi non si fermano qui, perché funzionano con energia decarbonizzata che rispetta l'ambiente”, dice Denis Le

■ Il gruppo Hyundai è al lavoro per sviluppare un sistema di cruise control, il regolatore automatico di velocità, in grado di eseguire comandi e apprendere informazioni grazie all’intelligenza artificiale. Il dispositivo sarà disponibile sulle prossime generazioni dei modelli a marchio Hyundai e Kia. La tecnologia può imparare i comportamenti e le abitudini dei guidatore ed è in grado di simularne lo stile al volante. “Il nuovo Advanced Driver Assistance System rappresenta tutte le potenzialità della guida semi-autonoma. Il nostro gruppo lavora con grande sforzo verso il raggiungimento delle auto robot, ma prima sono necessari alcuni step, proprio come questo”, ha detto Woongjun Jang, vice presidente del gruppo coreano. Guida come l'uomo Secondo quando dichiarato dal costruttore, grazie a un software a intelligenza artificiale, il sistema può guidare in maniera identica al conducente. Le informazioni sono acquisite dal dispositivo tramite una centralina che può 25 Ottobre 2019 ·

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misurare la pressione sui pedali di freno e acceleratore, sensori lidar e radar, e un insieme di telecamere che monitora i movimenti di chi è al volante. L’obiettivo dichiarato dal gruppo coreano è quello di simulare una guida che sia il più naturale possibile per mettere a proprio agio le persone con le tecnologie di guida autonoma che arriveranno nei prossimi anni.

INNOVAZIONE

Elettrico, intesa Ford, Volkswagen e Amazon. ANGELO BERCHICCI

L'accordo Si tratta di un ulteriore sviluppo dell’intesa siglata a luglio tra i due costruttori, che hanno deciso di unire gli sforzi per lo sviluppo congiunto di veicoli elettrici e della guida autonoma. In base alla partnership, Ford ha già dichiarato che utilizzerà la piattaforma Meb di Volkswagen (costata 7 miliardi di dollari) per i suoi prossimi modelli full-electric. La Casa americana stima che entro il 2022 i veicoli a zero emissioni costituiranno la maggior parte delle proprie vendite, tanto che ha programmato di dedicare al loro sviluppo 11 miliardi. La ricarica da casa Se la partecipazione ad Electrify America permetterà a Ford di avere accesso alle grandi stazioni di ricarica pubbliche, per le infrastrutture domestiche il costruttore ricorrerà ad una collaborazione con Amazon. Il colosso dell’e-commerce è infatti impegnato nello sviluppo di sistemi di ricarica per la sua futura flotta di 100mila van elettrici, che la compagnia di Jeff Bezos ha recentemente ordinato da Rivian, per un investimento totale di circa 3,6 miliardi di dollari. Con l'avvicinarsi del lancio del suo Mach-E, il crossover full-electric che dovrebbe ispirarsi alle linee della Mustang, Ford ha presentato le opzioni per la ricarica da casa che offrirà ai suoi clienti. Con le prossime vetture elettriche saranno inclusi gratuitamente dei cavi di alimentazione, che permetteranno di ricaricare le auto sia dalle prese a 240 volt sia da quelle a 120 volt. Per chi vorrà, infine, Ford offre (a pagamento) anche l'installazione di una wall box.

BUSINESS

Senard: Renault-Fca? "Mai dire mai". ■ Ford collaborerà con Volkswagen e Amazon nello sviluppo della rete di ricarica per auto elettriche in Usa. Secondo quanto riporta il costruttore americano, il network di stazioni a cui i propri clienti potranno avere accesso nei prossimi anni sarà il più esteso degli Stati Uniti, con oltre 12mila location coperte e più di 35mila nuovi punti di ricarica, dalle autostrade alle colonnine domestiche. Il network In base all’accordo, Ford contribuirà e potrà avere accesso alla rete di Electrify America, un’azienda di proprietà di Volkswagen fondata nel 2017 con l’obiettivo di costruire un sistema di stazioni di ricarica per veicoli elettrici. Electrify America prevede di arrivare entro la fine del 2019 a 2.000 colonnine rapide installate in 42 stati e 17 aree metropolitane. Nei prossimi dieci anni l’azienda mira ad investire 2 miliardi di dollari in infrastrutture per veicoli elettrici, di cui 800 milioni nella sola California. 16

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· 25 Ottobre 2019

PAOLO BORGOGNONE ■ Renault potrebbe tornare in futuro a discutere di un possibile accordo di fusione con Fca, ma la questione "non è attualmente sul tavolo". A dirlo in un'intervista a France Inter Radio - come riporta la Reuters - è stato il numero uno del gruppo transalpino, Jean-Dominique Senard il quale non avrebbe escluso la possibilità di riprendere i contatti con gli italo-americani. "Mai dire mai" le parole che ha usato il 66enne manager francese. Il no di Bollorè L'affermazione di Senard arriva poche settimane dopo la rimozione del direttore generale di Renault, Thierry Bollorè, sostituito ad interim dalla direttrice finanziaria Clotilde Delbos l'11 di ottobre. Tra i motivi di questo cambio al vertice la stampa francese ha indicato i pessimi rapporti tra il presidente e lo stesso direttore generale a cui sarebbe stata


contestata - tra l'altro - anche la dura opposizione alla proposta di fusione presentata e poi ritirata tra maggio e giugno del 2019 da John Elkann. La decisione di allontanare Bolloré avrebbe avuto anche l'ok dell'Eliseo e personalmente dal presidente della Repubblica Macron. Lo stato francese è proprietario del 15% delle azioni del costruttore. Jean-Dominique Senard - già ceo di Michelin - è diventato presidente di Renault il 24 gennaio di quest'anno, dopo le dimissioni di Carlos Ghosn, finito in carcere a Tokyo il 19 novembre 2018 a causa di presunte irregolarità nelle comunicazioni alla Borsa circa i propri compensi. Il manager è tuttora trattenuto in Giappone, in regime di arresti domiciliari, in attesa della conclusione del processo a suo carico.

BUSINESS

Ferrari fra i Top Brand 2019.

ascesa del 5%; stessa crescita per Mercedes che si attesta ottava (50,9). In undicesima posizione Bmw (+ 1% ,41.440). Scorrendo la top 100 verso il basso a seguire troviamo Honda al 21° posto (+3%, 24.422); si attesta 35^ Ford (+2%, 14.325 miliardi); postazione 36 per la sudcoreana Hyundai (+5%, 14.156). A seguire in tre diverse posizioni i marchi del gruppo Volkswagen: l’omonimo brand conquista il quarantesimo gradino, cresce del 6% e sfiora il valore economico di 13 miliardi di dollari, a seguire, 42^ Audi (+4%, 12,7) e Porsche cinquantesima (+9%, 11.652). In discesa le orientali Nissan 52^ (- 6%, 11.502) e Kia 78^ (-7%, 6,5). Anche Land Rover, all’85^ posizione con un valore di circa 5,9 miliardi di dollari è in perdita del – 6%. Al novantesimo posto lo storico marchio britannico Mini, di proprietà dei tedeschi di Bmw, è invece in ascesa (+5%, 5,532). Tra gli ultimi rombanti motori in classifica troviamo Harley-Davidson, 99^(-7%, 4,8 miliardi). Nuove arrivate Tra le new entry di quest'anno anche la leader del car sharing Uber, (che ha da pochi mesi debuttato in borsa con risultati altalenanti) che conquista l’87^ posizione con un valore stimato di 5.714 miliardi di dollari. Irraggiungibili i primi tre classificati che sembrano giocare un campionato tutto loro: Apple è prima (+ 9%, 234.241 miliardi di dollari), seconda Google (+8%, 167.713), medaglia di bronzo per Amazon con una crescita forte (+24%, 125.263).

LINDA CAPECCI Week

■ Ferrari è uno dei marchi più prestigiosi anche per il 2019: a dirlo è stata la classifica dei 100 Top Brands di tutti i settori, stilata come ogni anno dalla società di consulenza di marketing Interbrand. Anche questa volta il nostro Paese è rappresentato dal lusso: la scuderia del Cavallino al 77° posto, è tra le poche italiane in classifica, con un valore stimato di circa 6,5 miliardi di dollari, in crescita del 12% rispetto al 2018. Le altre due sono Gucci in 33^ posizione, che tocca i 16 miliardi di dollari con una crescita del 23% e Prada, 100^ che perde l'1% e si attesta sui 4,8 miliardi.

Supplemento settimanale a l’Automobile Pubblicazione online - Reg. Tribunale di Roma n. 24/2016 del 09/03/16 Iscrizione R.O.C. n. 14674 - ISSN 2499-670X Direttore Responsabile Alessandro Marchetti Tricamo Redazione via Solferino, 32 - 00185 Roma tel. 06.45406719 • fax 06.49982874-2829 www.lautomobile.it • redazione@lautomobile.it • segreteria@lautomobile.it @lautomobile_ACI

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Motori in classifica Molti brand automobilistici hanno conquistato posizioni importanti nella classifica. Tra questi svetta al settimo posto la giapponese Toyota, con 56,3 miliardi di dollari, in

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AMBIENTE

Uber Jump, il bike sharing torna a Roma. CARLO CIMINI

■ ROMA - Uber ha scelto la Capitale - prima città italiana - per lanciare Jump, il servizio di bike sharing elettrico a pedalata assistita. I romani avranno a disposizione le due ruote a batteria per muoversi dal centro storico fino alle zone più periferiche. Le biciclette sono dotate di tecnologia “lock to” (cavo integrato e retrattile per legare la bici a un palo o a una rastrelliera) e dispongono di sistema gps e connettività lte per essere geolocalizzate. Queste caratteristiche dovrebbero prevenire gli atti vandalici, oltre a garantire maggiore sicurezza nel parcheggio e una guida più responsabile da parte degli utenti. Tutti fattori che hanno segnato negativamente l'ultimo tentativo di bike sharing a Roma con l'azienda cinese oBike costretta ad abbandonare la Capitale a neanche un anno dal debutto (dicembre 2017). Il mezzo a due ruote elettrico a pedalata assistita raggiunge la velocità massima di 25 chilometri orari. 700 biciclette elettriche sono disponibili da subito con l’obiettivo di arrivare a 2.800 unità in poche settimane, per coprire una superficie pari a 57 chilometri quadrati: dalle zone del centro storico a quelle più esterne come Eur, quartiere Coppedè, Monteverde Nuovo e Fleming. Le batterie delle bici elettriche hanno un'autonomia di 40 chilometri e saranno sostituite o ricaricate da una squadra incaricata. Come funziona Attraverso l’app di Uber - la stessa di Uber Black, servizio di taxi privato utilizzato da guidatori con regolare licenza NCC gli utenti possono trovare e sbloccare le e-bike Jump. L'utilizzo è molto semplice: basta selezionare “Bici” fra le opzioni di prenotazione della piattaforma e appariranno le due ruote disponibili al noleggio, riconoscibili dal numero di targa. Una volta scelta la più vicina, la si può affittare attivando la scansione del 18

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QR code posto sotto al manubrio. Terminato lo spostamento, è possibile parcheggiarla sul marciapiede senza intralciare il passaggio dei pedoni. Il noleggio costa 50 centesimi al momento dello sblocco del mezzo, 20 centesimi ogni minuto di corsa e si può mettere in pausa per 60 minuti. Inoltre, parcheggiare la bici fuori dalle aree di copertura (per esempio su alcuni tratti del Lungotevere) comporta un pagamento aggiuntivo di 25 euro. Infine, fino al 30 novembre 2019 è attivo il codice promo JUMPROMA che dà diritto a 20 minuti gratuiti. Servizio moderno A fare gli onori di casa il sindaco di Roma Virginia Raggi: “Siamo stati scelti come prima città italiana per avviare il servizio di uno dei maggiori operatori di sharing al mondo. Da oggi tante bici sono a disposizione di tutti. Si tratta di un servizio di bike-sharing moderno che va di pari passo con il rispetto del decoro urbano e la sicurezza dei mezzi. La geolocalizzazione, infatti, permetterà di monitorare le bici in tempo reale”. È intervenuto anche Michele Biggi, general manager Sud Ovest Europa di Jump: “A Roma ci proponiamo di fornire un servizio ai cittadini che cerchino un’alternativa al proprio mezzo di trasporto o che non ne possiedano uno. Il nostro obiettivo è quello di essere un partner di lungo periodo in tutta Italia. Il lancio di oggi è l’inizio di un percorso che ci porterà a costruire città più smart, lavorando insieme a tutti coloro che contribuiscono a definire la mobilità". Le biciclette Jump sono disponibili in oltre 13 città degli Stati Uniti, 8 europee e in alcune di queste località è presente anche il servizio di monopattini, che - in attesa della regolamentazione definitiva - lo stesso Biggi non esclude possa arrivare presto anche a Roma.


LIFESTYLE

Nba: Stephen Curry, guerriero elettrico. LINDA CAPECCI

■ Il 22 ottobre si è aperta la stagione 2019/2020 dell'Nba, il campionato di basket professionistico americano. Detentori del titolo sono i Toronto Raptors che hanno battuto nella finale dello scorso anno i Golden State Warriors. Proprio la squadra californiana ha avuto come sponsor ufficiale nel 2018-2019 ChargePoint, società di infrastrutture per veicoli elettrici. E se c'è un giocatore che incarna il carattere vincente della squadra basata a Oakland, nell'area di San Francisco, e anche l'attenzione alla mobilità a zero emissioni, questi è il playmaker Stephen Curry, la vera star del team. Il 31enne cestista - nativo dell'Ohio - ha portato la sua squadra a vincere l'Nba tre volte negli ultimi cinque anni, ha battuto il record per il maggior numero di tiri da 3 punti realizzati in una stagione, ed è l'unico giocatore nella storia della Nba ad essere mai stato eletto all'unanimità Mvp (il riconoscimento assegnato al miglior atleta del campionato). Ma soprattutto Stephen Curry è un grande sostenitore dell'e-mobility, ed è proprio per questo che stiamo parlando di lui. Campione di sostenibilità Il campione guida una Tesla Model X e - oltre ad aver fatto nel 2017 da testimonial al lancio della berlina sportiva In-

finiti Q50, presentata anche nella versione ibrida - lo scorso gennaio ha mostrato ai suoi 13 milioni di followers su Twitter e agli 8,2 milioni di fan su Facebook un'anteprima della QX Inspiration, concept car 100% elettrica che ha debuttato al Naias (Salone dell’auto di Detroit). Star per l'ambiente Stephen Curry non è l'unica celebrità a promuovere una mobilità pulita. Il premio Oscar Leonardo Di Caprio, è tra gli ecologisti più celebri, al volante di veicoli a batteria ancora prima che fossero così diffusi. Ancora oggi guida con orgoglio la sua Fisker Karma, pioniera della mobilità elettrica ma sconosciuta a molti. Anche Brad Pitt, il suo stuntman in “Once Upon a Time in… Hollywood” preferisce le zero emissioni, e possiede una Tesla Model S, la stessa guidata dalla cantante Katy Perry. La pop star era così preoccupata per l’impatto ambientale dei suoi tour che ha comprato a ciascuno dei suoi assistenti una Fisker Karma per una spesa complessiva di 500mila dollari. L’attrice Alyssa Milano possiede ben 3 auto elettriche: una Nissan Leaf, una Chevrolet Volt e una Tesla Model X. L'originale conduttore e comico Jay Leno invece si diverte al volante di una Baker del 1909 a batteria e ha parecchie altre auto a impatto zero nel suo celebre garage. 25 Ottobre 2019 ·

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STORICHE ANNIVERSARI

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INNOVAZIONE I MOTORI I LIFESTYLE

Anno 121°

Nuova serie • Anno 4 • Numero 30 • Giugno 2019 • €3,00

Spedizione Poste Italiane Spa - Postatarget Magazine. Pubblicazione Mensile. Data P.I. 1/6/2019

PUBBLICATO SUL NUMERO 30 - GIUGNO 2019

motore d’Europa

I 100 anni di Zagato: le Lancia firmate dall’azienda milanese in nome di una nuova funzionalità sportiva e di una grande bellezza. MASSIMO TIBERI ■ La tecnica della carrozzeria che diventa arte. Per Ugo Zagato, fondatore a Milano di un marchio icona dello stile di cui quest’anno ricorre il centenario, la funzionalità sportiva che si traduce in bellezza è la costante della sua vocazione creativa. Comin-

cia negli anni Venti e Trenta con auto memorabili, nel mito quelle realizzate su telai Alfa Romeo, come le 6C trionfatrici della Mille Miglia, per poi andare a un impegno a tutto campo. Nel dopoguerra, il rapporto di Zagato con la casa del Biscione si con-

solida con 1900 e Giulietta, si stringono i legami con Abarth e per Fiat arriva la bella interpretazione della 8V. Tocca a Lancia. A partire dalla metà degli anni Cinquanta, il marchio sta vivendo una fase di transizione dopo un periodo di crisi culmi-

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In apertura una Lancia Flaminia Super Sport Zagato del 1965. A destra una Lancia Flavia Sport 1500 del 1962. Sotto una Lancia Fulvia Sport Zagato 1 del 1965.

nato con l’abbandono della famiglia. La ripresa arriva con il passaggio di proprietà al cementiere Pesenti e con la direzione tecnica di Antonio Fessia. Prende avvio una sequenza di vetture dal fascino particolare, vere e proprie “fuoriserie di serie” frutto di una collaborazione con l’azienda milanese destinata a durare oltre un quindicennio. Dopo un primo, felice risultato con le piccole granturismo dell’Appia, Zagato si cimenta con la Flaminia, erede dell’Aurelia al vertice della gamma. Al Salone di Torino del 1958 la Sport di Zagato affianca le derivate dall’ammiraglia insieme alla sobria Coupé di Pinin Farina e alla più aggressiva GT di Touring. Sport sta per alte prestazioni, superiori a quelle delle “cugine” di pari meccanica, grazie a un peso ridotto della carrozzeria in alluminio e alla buona efficienza aerodinamica. I tratti sono classici, ma le caratteristiche “gobbe” sul tetto firmano una

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soluzione dalla funzionalità corsaiola per dare spazio ai caschi dei piloti, visto che la vettura parteciperà anche a delle gare agonistiche. La prima è la Flaminia Lo schema tecnico mutuato dalla berlina Flaminia, che riprende scelte dell’Aurelia, è sofisticato: cambio a quattro marce montato in blocco con il differenziale al retrotreno, ponte posteriore De Dion e barra Panhard. Il motore è l’aggiornato V6 2.500 da 119 cavalli capace di spingere la Zagato a 190 chilometri orari. Velocità che sale a 200 nel 1962 con la seconda generazione, rimaneggiata nell’estetica e potenziata a 140 cavalli grazie all’adozione di tre carburatori. La cilindrata crescerà a 2.800 nel 1963 e l’ultima evoluzione apparsa nel 1964, riconoscibile per i fari carenati e la coda tronca, battezzata Super Sport e forte di 152

cavalli sarà in grado di raggiungere i 210. Meno di 600 le unità costruite fino al 1967, vendute ad oltre tre milioni di lire, conferma di esclusività e prestigio. Nel frattempo, nel 1960 è nata la berlina Flavia, prima trazione anteriore italiana e nella tradizione d’avanguardia del marchio. Tocca alla Flavia Ugo Zagato, ora con i figli Gianni e Elio ad accompagnarlo e un designer di talento come Ercole Spada, propone nel 1962 di nuovo una sua varian-


te Sport a confrontarsi con la Coupé di Pinin Farina e la Convertibile di Vignale. I tratti sono sorprendenti e fanno discutere, dal lunotto concavo ai vetri laterali posteriori che si prolungano sul tetto. La cura dimagrante dell’alluminio e le attenzioni per l’aerodinamica si riflettono sulle prestazioni e il quattro cilindri boxer 1.500 da 90 cavalli permette di sfiorare i 180. Si passa poi ad un 1.800, anche alimentato ad iniezione per 102 cavalli, la Flavia Sport si farà valere nei rally e in pista. Un’auto originale e dal forte temperamento, con un prezzo

vicino ai 3 milioni di lire, apprezzata da 629 elitari clienti fino al 1967. L’ora della Fulvia Circa 7mila sono invece gli acquirenti della Fulvia Sport che Zagato affianca alla berlina e alla Coupé di Castagnero dal 1965. Anche in questo caso l’anticonformismo rende unica la vettura, con il lunotto apribile e il cofano anteriore incernierato di lato, le componenti in alluminio e l’assetto ribassato. Il motore 1.200 da 80 cavalli dell’esordio salirà a 1.300 e 1.600, il cambio da

quattro a cinque marce e la carrozzeria diventerà interamente in acciaio. Una compatta sportiva di razza che non si fregerà dello straordinario palmarès agonistico della sorella ma che le sarà comunque superiore in fatto di prestazioni nelle configurazioni di serie. La produzione termina nel 1972, quando Lancia è ormai in mani Fiat e la collaborazione con Zagato si interrompe. Un nuovo acuto nel 1974 con la Beta Spider, realizzata nel 1979 anche in edizione Special per il mercato Usa e celebrativa dei primi, bellissimi, sessant’anni della Zagato.

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