Supplemento settimanale a l’Automobile.
INNOVAZIONE I MOTORI I LIFESTYLE
Settimanale digitale • Anno 3 • Numero 104 • 1/11/2019
FCA e PSA, matrimonio sia. ANGELO BERCHICCI ■ L’accordo c’è. Rimane da firmare il memorandum d’intesa, ma il matrimonio tra Fca e Psa si farà. Un rapporto alla pari dai numeri importanti: quarto costruttore al mondo, 8,7 milioni di veicoli l’anno e ricavi di oltre 170 miliardi di euro. Le sinergie sono stimate in 3,7 miliardi. La ratio della fusione è tutta qua: sfruttare le economie di scala, spalmare gli investimenti su una gamma più ampia e condividere i costi dell’elettrificazione. La nuova realtà avrà un primato in Europa nei segmenti più profittevoli, come suv, crossover e veicoli commerciali, semplicemente già sommando i risultati attuali. Il mercato nord americano sarà portato in dote da Fca. Oltre a poter
contare su un leader come Carlos Tavares, uno dei pochi manager del settore in grado di consolidare il business e portare il gruppo a competere alla pari con Volkswagen, Toyota e l’alleanza Renault-Nissan-Mitsubishi. Ci sono però alcuni punti critici. Anzitutto la Cina: nel primo mercato automobilistico al mondo, Fca e Psa giocano un ruolo di secondo piano con non più di 250mila unità complessive. Non sarà facile soprattutto in un periodo nel quale le vendite rallentano. C’è poi l’occupazione. È stato garantito che l’operazione non porterà alla chiusura di stabilimenti. Eppure, qualche dubbio rimane. Psa e Fca avrebbero in Europa oltre 40 siti produttivi. Forse troppi per chi, come Tavares, ha un’autentica fissazione per il taglio dei costi.
BUSINESS
FCA-PSA, l’accordo c’è. LUCA BEVAGNA
■ L’accordo c’è. La fusione quasi. FCA e PSA hanno ufficializzato la trattativa che punta all’aggregazione dei due gruppi in posizione paritetica: 50% ai francesi, 50% agli italo americani. Al momento i due management lavorano alla stesura di un memorandum di intesa previsto per le prossime settimane. Nessuna chiusura per gli stabilimenti L’aggregazione – ricordiamo – porterebbe ad un costruttore da 8,7 milioni di veicoli l’anno che si posizionerebbe oggi al quarto posto nella classifica mondiale, dopo Volkswagen, Renault – Nissan – Mitsubishi e Toyota. I ricavi sarebbero di 170 miliardi di euro con un risultato operativo di 11 miliardi. Le sinergie stimate sono di circa 3,7 miliardi. Nessuna chiusura – si legge nella nota congiunta – di alcun stabilimento produttivo è prevista. La futura gamma del nuovo gruppo coprirebbe tutti i segmenti di mercato con prodotti competitivi basati su piattaforme razionalizzate e modulari. Sede in Olanda Secondo le prime indicazioni, la fusione prevede una capogruppo olandese, quotata in Euronext (Parigi), alla Borsa italiana e al New York Stock, una struttura di governance bilanciata tra azionisti, con una maggioranza di consiglieri indipendenti. Il cda avrà 11 membri, 5 nominati da FCA, 5 da PSA più lo stesso Carlos Tavares che assumerebbe, come previsto, anche il ruolo di ceo, con John Elkann presidente.
Il commento di Tavares e Manley Queste le prime dichiarazioni da parte di Carlo Tavares: “La convergenza crea un significativo valore per tutti gli stakeholder e apre a un futuro brillante per la società risultante dalla fusione. Sono soddisfatto del lavoro fatto finora con Mike Manley e sarò molto felice di continuare a lavorare con lui per costruire insieme un grande gruppo”. Mike Manley ceo di FCA ha dichiarato: “Sono contento di avere l’opportunità di lavorare con Carlos e il suo team su questa aggregazione che ha il potenziale di cambiare il settore. Abbiamo una lunga storia di cooperazione di successo con il gruppo PSA e sono convinto che, insieme a tutte le nostre persone, potremo creare una società leader nella mobilità a livello globale”. Le potenzialità di Alfa e Maserati FCA distribuirebbe ai propri azionisti un dividendo speciale di 5,5 miliardi di euro, nonché la propria partecipazione in Comau. Peugeot distribuirebbe invece ai propri azionisti la partecipazione del 46 per cento detenuta in Faurecia. Aspetti tecnici che servono a valorizzare la piattaforma differenziata di FCA in Nord America, la sua forte posizione in America Latina e “il notevole potenziale di sviluppo” dei marchi Alfa Romeo e Maserati. 1 Novembre 2019 ·
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BUSINESS
I numeri di PSA.
le vendite da inizio anno è del 58%, ed è proprio la capogruppo a subire il contraccolpo più grande (-72%). Infine, male anche in America Latina (-23,4%, ma Peugeot perde il 30%) e in Russia (-7,3%).
BUSINESS
I numeri di FCA.
MARIO LONGO
ANGELO BERCHICCI
■ Nel terzo trimestre del 2019 le vendite di Psa sono diminuite del 4% rispetto allo stesso periodo del 2018. Un dato che è il risultato di andamenti piuttosto differenti tra i vari mercati e marchi del gruppo. Vendite in calo ma andamenti diversificati Si passa dall’importante crescita di DS (33%) seppur limitata nei volumi, soprattutto in Europa e Russia, alla cattiva prestazione della capogruppo Peugeot (-8,3%). Il brand del Leone soffre sia in Europa che in mercati in cui storicamente è molto affermato, come America Latina, Africa e Medio Oriente. Bestia nera la Cina, dove il rallentamento nelle vendite di auto colpisce tutti i brand del gruppo con perdite a doppia cifra. Nel complesso Pechino chiude il terzo trimestre con un -40,1%, attestandosi come il mercato peggiore. Da sottolineare è la buona performance di Citroen, che fa registrare risultati positivi su tutti i mercati (esclusa la Cina), e un andamento altalenante di Opel, che cresce in Russia, dove è ritornata da inizio anno, ma perde terreno in Europa. Pesano Cina, Africa e Medio Oriente Se si prendono in considerazioni i risultati dall’inizio anno, la situazione del gruppo PSA peggiora. Nei primi 9 mesi del 2019, infatti, le vendite a livello globale sono diminuite del 10.6%, e il comparto automotive ha fatturato 319 milioni di euro in meno rispetto allo stesso periodo del 2018. Nel primo mercato del gruppo, quello europeo (2 milioni e 258mila auto vendute), si nota una sostanziale “tenuta”, con un calo che si mantiene contenuto allo 0,5%. Il buco nero della Cina si fa ancora più evidente, a causa di un crollo che arriva a sfiorare il 56%. Non passa inosservata la pessima prestazione fatta registrare in Africa e Medio Oriente, mercati che per il gruppo si posizionano al secondo posto come importanza e in cui Peugeot ha tradizionalmente una presenza di rilievo: la contrazione nel4
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■ Secondo quanto riporta il Wall Street Journal, Fiat Chrysler e PSA sarebbero in trattativa per raggiungere un accordo di fusione alla pari. Se l’operazione dovesse andare in porto, si verrebbe a creare un nuovo gruppo dal valore che supera i 50 miliardi di dollari per 9 milioni di auto vendute all’anno. Fiat Chrysler si presenta al tavolo delle trattative con risultati in termini di vendite non positivi, in particolare in Asia, ma con una posizione di rilievo sul mercato nord americano. In difficoltà su tutti i mercati Nel secondo trimestre del 2019 le vendite di FCA presentano un andamento negativo su tutti i mercati. La perdita più consistente è quella dell’Asia (che comprende Cina, Australia, Giappone, Sud Corea e India): con 41mila unità consegnate, il calo rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente è del 7%. Subito dopo si posiziona l’America Latina, dove il gruppo, con 146mila unità, registra una perdita del 6%. Importante afflusso di liquidità Seguono Europa (-4%, 382 unità vendute) e Nord America, dove il calo di FCA è più contenuto (-2%, 677mila auto). Con 26,7 miliardi, i ricavi sono diminuiti del 3%. Tuttavia, grazie anche alla vendita di Magneti Marelli, si nota un incremento nell’utile netto, che balza a 4652 milioni di euro, contro i 754 registrati nel secondo trimestre del 2018. L’operazione si riflette in un forte incremento della liquidità (+16%), che arriva a 23,5 miliardi.
La situazione in Nord America Il mercato più importante per FCA si conferma quello nord americano: dall’inizio dell’anno le unità vendute sono state 1 milione e 245mila, in calo del 2% rispetto al 2018 ma comunque sufficienti a garantire uno share del 12%. Seguono Europa con 726mila unità vendute da gennaio (share del 6,8%), in calo del 3%, e America Latina, mercato su cui Fca detiene la quota maggiore (13,7%), nonostante una diminuzione nelle vendite del 7% (277mila auto consegnate). Fanalino di coda i mercati asiatici, dove Fca perde il 7%, andando a ridurre ulteriormente una presenza già marginale (0,5% di share, 83mila unità vendute da inizio anno.
BUSINESS
Piattaforme PSA, i vantaggi per FCA. PAOLO ODINZOV
bile erede della Punto proposta, quest’ultima, volendo anche in versione 100% elettrica grazie alla variante eCmp della architettura del gruppo francese. Competere con Volkswagen A partire dalla piattaforma del gruppo francese Emp2, strutturata per “sostenere” auto di dimensioni medio/ grandi, al pari del pianale Mqb di Volkswagen, FCA potrebbe incrementare il portafoglio prodotto con modelli inediti soprattutto nel segmento di suv e crossover che oggi raccoglie solo in Italia il 41% delle immatricolazioni totali. Alfa e Maserati Da parte sua PSA, se il matrimonio andasse a buon fine, avrebbe invece l’opportunità di avanzare nel mercato premium grazie alla produzione di Alfa Romeo e Maserati che a loro volta potrebbero contare per rimodernare e ampliare le rispettive gamme su un proficuo scambio di sinergie e un conseguente abbattimento dei costi di sviluppo e produzione.
BUSINESS
Nelle mani di Tavares. ALESSANDRO MARCHETTI TRICAMO
■ Se la fusione tra FCA e PSA dovesse avere esito positivo, il gruppo italoamericano potrebbe finalmente risolvere uno dei suoi problemi principali: colmare la mancanza di piattaforme necessarie per dar vita a nuovi modelli nei segmenti più competitivi nel mercato. Oltre ad avere, finalmente, delle architetture per portare avanti il processo di elettrificazione dei vari marchi al suo interno. Una base per le elettriche PSA dispone infatti del pianale modulare Cmp, che fa da base alle vetture compatte e sul quale produce al momento modelli di volume come le gemelle Peugeot 208 e Opel Corsa. FCA potrebbe realizzare su questo pianale la possi-
■ Questa volta potrebbe essere quella giusta. Il tentativo di fusione tra Fca e Psa ha buone possibilità di concludersi positivamente. La trattativa, a differenza di quella precedente tra Fca e Renault – Nissan, può avvantaggiarsi del fatto che i due gruppi parlano e collaborano (con soddisfazione reciproca) da oltre 40 anni. E soprattutto del fattore umano: Carlos Tavares, portoghese, numero uno di Psa e, nelle ipotesi attuali, a capo anche del futuro gruppo nascente. Se c’è un manager in grado oggi di portare al consolidamento una realtà destinata a competere con Volkswagen e Toyota è proprio lui. Tavares – l’unico car guy rimasto 1 Novembre 2019 ·
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al vertice di un’industria automobilistica – ha dimostrato di riuscire in tempi rapidi a ricavare da Psa margini operativi di quasi il 9%. Valori da premium. E anche di più. È merito suo se in poco più di un anno, Opel sotto la gestione francese ha potuto mostrare conti in positivo, operazione mai riuscita sotto il controllo degli americani di General Motors. I 4,8 milioni di unità portate in dote da Fca potrebbero rendere lo scenario ancora più positivo, spingendo economie di scala e profitti ben oltre quanto sperato finora. Tavares è l’uomo giusto per ottenere ancora di più dal marchio Jeep e soprattutto il manager ideale per il rilancio di Alfa Romeo, marchio che potrebbe, più degli altri di Fca, avere le maggiori potenzialità di crescita grazie alle piattaforme dei francesi. Uomo forte Non sempre però quello che è buono per le aziende, lo è per i paesi coinvolti nell’operazione. Tavares è uomo duro e abituato a tagliare costi di produzione e posti di lavoro. Governo e sindacati italiani dovranno – sempre che la fusione si concretizzi – vigilare attentamente sull’occupazione degli stabilimenti nel nostro Paese. In Germania con Opel al portoghese è andata fin troppo bene ma in Francia si aspettano che mantenga le rassicurazioni – un milione di veicoli l’anno dagli impianti locali – promesse nei mesi scorsi. La Confédération Générale du Travail, il sindacato francese, ha già chiesto rassicurazioni. Facile pensare che sia la sovracapacità produttiva italiana ad essere interessata più di altri da tagli e risparmi. Probabile che il tema diventi terreno di tensione politica tra i due stati. Tavares è anche il manager che ha semplificato e razionalizzato la gamma dei suoi marchi, aspetto che probabilmente porterà alla chiusura definitiva del marchio Lancia. Ed è soprattutto l’unico oggi ad aver le possibilità di far digerire al presidente Trump e agli americani il controllo parziale dello Stato francese su marchi come Jeep e Chrysler. L’unico, in sintesi, in grado di ripetere quanto fece Marchionne con Obama. L’unico ostacolo sulla strada di Tavares e della fusione potrebbe arrivare dal governo francese che detiene il 12,2% di Psa. In questo caso però, rispetto a Renault, la storia è differente: Renault è nata pubblica ed è stata privatizzata, in Psa lo Stato francese è entrato solo nel 2008 per salvare il gruppo insieme ai cinesi di Dongfeng. E che forse non vede l’ora di dare il via libera al manager portoghese.
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FCA e PSA, multa da 8,6 miliardi. 6
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ANGELO BERCHICCI ■ Se l’ipotesi di fusione alla pari tra FCA e PSA dovesse andare in porto, sarebbe l’inizio di un colosso dal valore di 50 miliardi di dollari per oltre 9 milioni di auto vendute all’anno. Un gigante dai numeri impressionanti anche per quanto riguarda le emissioni di Co2. Sanzione gigante Sommando le stime di Jato delle multe che FCA e PSA dovrebbero pagare nel 2021 per il superamento della soglia dei 95 grammi di Co2 per chilometro, la nuova realtà verserebbe all’Unione Europea ben 8,63 miliardi di Euro. Sarebbe la multa più alta dopo i 9,19 miliardi di Volkswagen. Tirando le somme Il dato viene dalla somma dei 3,24 miliardi virtualmente comminati a FCA e dei 5,39 di PSA. I due gruppi non sono tra le realtà meglio posizionate nella corsa alle riduzioni di emissioni: PSA ha lanciato solo quest’anno il suo primo modello elettrificato destinato a un pubblico di massa, la e-208, mentre, per quanto riguarda FiatChrysler, il debutto delle prime Jeep ibride e della 500 elettrica è atteso per il prossimo anno. FCA ha il peggior risultato Al di là dell’importo della multa, per avere un quadro veritiero della situazione bisogna considerare anche il numero di auto vendute, il fatturato e la quantità di CO2 in eccesso. Si scopre così che, nonostante PSA debba pagare la seconda multa più alta dopo Volkswagen, si posiziona meglio del gruppo italo-americano in relazione alle auto vendute: sulla base dei dati del 2018, i francesi verserebbero 2.194 euro per ogni vettura, contro i 3.373 di Fiat-Chrysler, il valore più alto in Europa. Utili non sufficienti per PSA FCA è anche quella che deve eliminare la quantità maggiore di CO2 nel giro di due anni: 35,5 grammi per chilometro, mentre le emissioni medie della gamma PSA superano la soglia consentita di “soli” 23,1 grammi. Infine, il confronto delle multe con i profitti mette in luce grandi difficoltà per entrambi i gruppi: dei 3,6 miliardi di utili fatti registrare nel 2018 da Fiat-Chrysler, dopo il pagamento delle sanzioni non rimarrebbero che 36 milioni; PSA, invece, non solo brucerebbe completamente il suo utile di 2,8 miliardi, ma dovrebbe ricorrere persino ad un ulteriore indebitamento.
BUSINESS
Cina, l’anello debole. LUCA BEVAGNA
lo del management dei due gruppi. Una sfida non facile ma che può essere ancora vinta, anche grazie al traino di Jeep e soprattutto dei marchi premium di FCA – Alfa Romeo e Maserati – che, nonostante una gamma ridotta al minimo, in Cina hanno ancora un forte appeal emozionale sui clienti.
BUSINESS
FCA-PSA: i profitti sono in Europa. FELIPE MUÑOZ
■ L’eventuale fusione tra FCA e PSA avrebbe come punto debole il mercato asiatico e in particolare la Cina. A dirlo sono i numeri: i francesi nei primi 9 mesi dell’anno hanno venduto in Cina solo 93.543 unità, con un calo di oltre il 56% rispetto alle 211.990 unità dello stesso periodo dello scorso anno. Volumi ridotti al minimo e oggi poco determinanti se paragonati ai quasi 2,6 milioni di veicoli venduti globalmente. La perdita registrata nel primo semestre in Cina da parte di PSA è di oltre 302 milioni di euro. Carlos Tavares ha da sempre però promesso di mantenere la presenza del gruppo sul mercato e inviato nei mesi scorsi sul campo l’italiano Massimo Roserba a capo delle operazioni della joint venture Dongfeng PSA. C’è da ricordare che proprio i cinesi di Dongfeng hanno il 19,5% delle azioni del gruppo francese. I dati di FCA Cambia ben poco per FCA. Nel primo semestre – gli ultimi dati aggiornati nel momento in cui scriviamo – le vendite nella regione asiatica (praticamente coincidenti con quelli cinesi) sono state di 74mila unità, volumi ridotti al minimo rispetto alle quasi 2,2 milioni globali. Il calo è superiore al 30%. L’unico marchio che mostra una forza commerciale è Jeep, grazie anche alla Wrangler. Non è però sufficiente. La partnership con Guangzhou Automobile Group (GAC Group) per la produzione locale di veicoli Fca destinati al mercato locale, attiva dal 2010, non è mai decollata e lo stesso Sergio Marchionne aveva espresso più volte l’inadeguatezza dell’alleanza nel mercato. L’unione di due debolezze In Cina l’eventuale fusione tra FCA e PSA porterebbe dunque all’unione di due debolezze sul mercato più importante al mondo. Non è difficile ipotizzare dunque che proprio il tema asiatico sia uno dei primi dossier che arriverà sul tavo-
■ In attesa del memorandum che indichi strategie e piani del nuovo gruppo FCA-PSA si può già dire che francesi e italo americani avranno la leadership in Europa nel segmento dei suv e dei veicoli commerciali. Non è poco visto che sono attualmente i più profittevoli del mercato e il primo è l’unico che mostra ancora grandi potenzialità di crescita. Grazie a questa fusione, la presenza di FCA e PSA dentro del segmento suv e crossover migliorerebbe fino ad arrivare ad una quota in Europa del 22% contro il 21,6% di Volkswagen. La leadership è ancora più evidente dentro del segmento B-Suv, ovvero modelli più piccoli e compatti: FCA e PSA hanno venduto 382mila pezzi nel primo semestre in Europa, mentre gli alleati mancati di Renault-Nissan si sono fermati a 298mila. La quota di mercato nel B-Suv del nuovo gruppo sarebbe del 31%. Punti di forza La posizione di FCA-PSA sarebbe ancora più consistente nella categoria di veicoli commerciali e monospazio. Il segmento – nel primo semestre – è stato il quarto più venduto in Europa con 1,37 milioni di unità, ovvero il 14% del totale. E di fronte ad una caduta del mercato del 4%, la domanda per questi veicoli è cresciuta del 1%. Le vendite combinate di FCA e PSA sono state di 502,000 unità, oltre il 40% del totale e più del doppio il volume venduto da Renault-Nissan. 1 Novembre 2019 ·
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AUTO E MOTO
Audi A1 citycarver, via di mezzo. EDOARDO NASTRI
Nativa digitale La A1 citycarver eredita connettività e tecnologia dalle più costose sorelle maggiori. Il sistema multimediale è compatibile con Alexa, l’assistente vocale di Amazon. La citycarver è il primo modello del costruttore tedesco che permette di utilizzare Android Auto ed Apple Car via Bluetooth, senza collegare lo smartphone con il cavo. Gli interni sono solidi e ben assemblati. Davanti al guidatore c’è il quadro strumenti digitale “Audi virtual cockpit” da 10,25 pollici, mentre al centro della plancia orientato verso il conducente c’è un secondo schermo da 8,8 o 10,1 pollici. Completo il pacchetto di sistemi di assistenza alla guida. Al lancio i motori disponibili tre, tutti a benzina: il 1.0 tre cilindri da 95 o 116 cavalli, o il quattro cilindri 1.5 da 150 cavalli. Due gli allestimenti, Base o Admired. Al momento non sono previste motorizzazioni ibride. La vettura è già ordinabile con prezzi a partire da 23.850 euro.
AUTO E MOTO
■ AMBURGO – Bastano cinque centimetri di altezza in più per trasformarsi da berlina in crossover? L’Audi A1 citycarver sembrerebbe dimostrare di si. Il nuovo modello del costruttore premium tedesco è basato sulla A1 Sportback, ma cresce in altezza di cinque centimetri, arricchendosi di elementi estetici che l’avvicinano al mondo dei suv. Una via di mezzo: niente trazione integrale, ma protezioni in alluminio, fasce paracolpi in plastica e sospensioni con escursione maggiorata (+3,5 centimetri). Secondo Audi le nuove caratteristiche potrebbero bastare per attirare un pubblico più giovane e diversificato che ama l’architettura suv, oggi quella che va per la maggiore. I manager tedeschi credono che in Italia più del 30% delle A1 vendute sarà citycarver. La vettura viene prodotta in Spagna nello stabilimento Seat di Martorell. Stile marcato e più confort Gli esterni hanno un design più marcato. La cornice della griglia anteriore ha una forma ottagonale, una caratteristica che appartiene esclusivamente ai suv Audi, i “Q”. Dalla base del cofano partono due scanalature profonde, i passaruota sono in plastica nera e al posteriore c’è uno spoiler dedicato. Abbiamo guidato la vettura in un percorso urbano tra le vie di Amburgo, mettendo alla prova il motore turbo benzina 1.0 a tre cilindri da 116 cavalli, abbinato al cambio automatico a doppia frizione e sette marce. Il propulsore è brillante e fluido nell’erogazione e le sospensioni sono state riviste per un assetto più confortevole. Il risultato è una vettura decisamente meno rigida della versione tradizionale che può affrontare pavé, gradini e buche in scioltezza. 8
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Renault K-ZE elettrico anche in Europa. ANGELO BERCHICCI
■ La Renault City K-ZE, piccola crossover a batteria concepita per la Cina, sarà venduta anche in Europa. Il capo della divisione elettrica della Casa francese, Gilles Normand, ha confermato alla testata britannica Autocar l’arrivo nei prossimi mesi di “una versione della K-ZE con specifiche adatte al mercato europeo, che si posizionerà come modello entry-level della gamma elettrica”.
Prestazioni contenute La K-ZE destinata alla Cina è una crossover low-cost di segmento A, lunga 3.735 mm (poco più di una Twingo) e dotata di un motore elettrico di 45 cavalli, che spinge la vettura alla velocità massima di 105 chilometri orari, oltre che di una batteria da 26.8 kWh, sufficiente a garantire un’autonomia di 271 chilometri. Secondo Normand, sono proprio le prestazioni limitate della vettura a permettere di mantenerne basso il prezzo di acquisto (la versione cinese costa l’equivalente di 7.900 euro), una scelta giustificata dall’utilizzo prevalentemente cittadino per cui l’auto è pensata. Maggiore sicurezza Il manager della Casa francese non ha confermato né smentito l’ipotesi di utilizzare il marchio Dacia, il brand low-cost di Renault, per commercializzare la piccola crossover in Europa. La variante per il vecchio continente riceverà aggiornamenti nei sistemi di sicurezza attiva e passiva per adeguarla agli standard dell’Ue, e potrebbe adottare una batteria con una maggiore autonomia. Elettrica low-cost La versione europea della K-ZE dovrebbe avere un prezzo inferiore a quello della Zoe e simile a quello della Twizy. L’ormai ex ceo di Renault, Thierry Bolloré, aveva dichiarato ad aprile che la Casa intende proporre per il vecchio continente un nuovo veicolo elettrico low-cost con un prezzo attorno ai 12mila euro. Ideale per il car sharing Olivier Murguet, vice direttore generale di Renault,ha dichiarato che il costruttore lancerà la K-ZE in Europa nonostante il calo di vendite nel settore delle piccole, perché “un suv elettrico di segmento A potrebbe essere un veicolo ideale per il car sharing. I giovani si stanno orientando verso forme di mobilità più flessibili rispetto all’acquisto di un’auto, e questa vettura è perfetta per essere noleggiata in una grande città”.
anche a diversi modelli nella gamma della Casa R più sportiva, anche in vista delle normative sulle emissioni che entreranno in vigore il prossimo anno. Modello cinese Attualmente la Touareg è offerta con una propulsione ibrida plug-in sul mercato cinese, alimentata da un motore a benzina turbo a quattro cilindri da 2.0 litri accoppiato a un motore elettrico da 99 chilowatt (134 cavalli) con una potenza combinata di 363 cavalli. Sistema da oltre 430 cavalli La nuova Touareg R elettrificata dovrebbe avere una potenza di oltre 430 cavalli in modo da superare nelle prestazioni anche l’attuale Touareg TDI V8 4.0 da 421 cavalli. Per realizzarla i tecnici di Wolfsburg potrebbero impiegare come unità termica un V6 benzina da 355 cavalli, già nel portafoglio motori della Casa. Oppure scegliere una più piccola unità a quattro cilindri così da scendere al massimo nei consumi e nelle emissioni. Ne sapremo di più nei prossimi mesi.
AUTO E MOTO AUTO E MOTO
Volkswagen, Touareg R ibrida plug-in. PAOLO ODINZOV ■ Volkswagen proporrà entro il 2021 una versione R del suv Touareg equipaggiata con un sistema ibrido plug-in. La conferma arriva dal capo vendite e marketing del marchio tedesco Jürgen Stackmann, il quale ha ribadito l’intenzione della Volkswagen di estendere l’elettrificazione
Lamborghini, due estreme per correre. GIOVANNI BARBERO ■ La Lamborghini Squadra Corse – divisione interna del costruttore di Sant’Agata Bolognese dedicata al motorsport – annuncia due vetture estreme. La prima arriverà il prossimo anno e sarà utilizzabile solo in pista. Monterà un motore a 12 cilindri, 6.500 di cilindrata in grado di erogare 830 cavalli di potenza e sarà abbinato a una trasmissione a sei rapporti. Dalla prima immagine rilasciata si possono intuire alcu1 Novembre 2019 ·
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in sei differenti discipline: Gt, Touring Cars, Formula 4, Drifting, Motorsport digitale e Kart.
ne caratteristiche estetiche della vettura, come il grande spoiler al posteriore, il deflettore sul tetto e le doppie prese d’aria sul cofano. Il telaio è in alluminio unito al monoscocca in fibra di carbonio che, secondo quando dichiarato dal costruttore italiano del gruppo Volkswagen, è stato progettato per garantire i più alti standard di sicurezza. La base meccanica utilizzata potrebbe essere quella della Aventador.
ACI sugli scudi “Non è certo un caso – ha commentato il presidente dell’Automobile Club d’Italia Angelo Sticchi Damiani – che per questo evento sia stato scelto il nostro Paese e in particolare il circuito di Vallelunga. Per noi di ACI – la federazione italiana del’automobilismo sportivo – è un vanto particolare, soprattutto perché premia l’impegno quotidiano che mettiamo per creare le migliori condizioni adatte allo sviluppo dello sport delle quattro ruote”. “Si tratta – ha detto ancora il presidente – di un implicito riconoscimento allo straordinario sforzo di ACI nella promozione del motorismo e nella creazione e crescita di floridi vivai che formino i piloti di domani. Questo riconoscimento si affianca ad altri, come la conferma per i prossimi 5 anni del Gran Premio di Formula 1 all’Eni Circuit di Monza e l’inserimento in pianta stabile di Roma tra le 12 metropoli del mondo che ospitano una gara di Formula E”.
La Urus St-X Il secondo modello svelato è la Urus St-X, la versione più sportiva del suv Lamborghini. Il modello monta il tradizionale V8 biturbo che muove anche la versione “normale”, ma sulla St-X è più leggero grazie ai nuovi materiali utilizzati. La vettura pesa meno e va più forte. La Urus St-X è riconoscibile da alcuni elementi caratterizzanti, come il colore verde Mantis con dettagli rossi o il cofano in fibra di carbonio con prese d’aria supplementari.
SPORT
FIA Motorsport Toyota, robot Games, di livello 4 successo nel 2020. italiano. INNOVAZIONE
REDAZIONE
PAOLO BORGOGNONE
■ Dall’1 al 3 novembre 2019 l’Italia è la casa della prima edizione dei FIA Motorsport Games, le “Olimpiadi del mondo dell’auto” organizzate dalla federazione mondiale che si svolgeranno all’autodromo Piero Taruffi di Vallelunga. I “Motorsport Games” – preceduti dalla parata del 31 ottobre in programma lungo le millenarie strade del centro della Città Eterna – vedono scendere in pista 176 piloti provenienti da 45 nazioni, che gareggeranno suddivisi
■ Toyota ha annunciato che a partire dalla prossima estate in Giappone, il suo veicolo di prova di guida automatizzato, Platform 4 (P4), potrà offrire corse ai passeggeri. La sperimentazione avverrà tra luglio a settembre 2020 per dimostrare le capacità autonome del programma di guida autonoma di livello 4 (nel quale un addetto siede al volante ma prende i comandi solo in casi di necessità) messo a punto della Casa giapponese.
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Le corse autonome saranno offerte nel quartiere Odaiba di Tokyo, che è una zona trafficata e congestionata sulla baia della capitale giapponese. L’ambiente è complesso, con molti pedoni, frequenti ingorghi e una varietà di infrastrutture stradali, oltre ad alti edifici in vetro. Per poter usufruire del servizio e utilizzare le auto, i clienti dovranno registrarsi. Toyota effettuerà poi una selezione fra gli aspiranti utenti. In conformità anche con la legge giapponese, i veicoli avranno un driver di sicurezza dietro al volante. Test americani Toyota ha testato il P4 negli Stati Uniti in una struttura chiusa a Ottawa Lake, Michigan. La casa automobilistica ha replicato le caratteristiche infrastrutturali più impegnative e gli scenari di guida che si trovano anche a Odaiba. I test del software utilizzato dal veicolo è tuttora in corso e viene condotto in Giappone, a Las Altos, California, e ad Ann Arbor, Michigan. Il veicolo di prova P4 è basato su una berlina Lexus LS. Il veicolo è stato presentato al CES 2019, la fiera della tecnologia di Las Vegas. “Operare con successo a Odaiba è una sfida con noi stessi che ci impone di espandere rapidamen-
te le capacità della nostra tecnologia nel più breve lasso di tempo”, ha dichiarato Gill Pratt, ceo del Toyota Research Institute. “Per raggiungere l’obiettivo, stiamo lavorando a stretto contatto con la divisione Research & Design di Toyota e il Toyota Research Institute-Advanced Development (TRI-AD) con sede a Tokyo ed è responsabile di portare il software di guida automatizzata del P4 al pubblico”.
SICUREZZA
Sara: sicurezza in moto con Ride Vision. REDAZIONE specifico segmento – potranno beneficiare di uno sconto significativo sul premio assicurativo annuale, oltre a veder crescere i propri standard di sicurezza. Come funziona Ride Vision è un sistema di visione frutto di una fusione tra intelligenza artificiale (reti neurali) e computer vision progettato per integrarsi perfettamente con le motociclette. Attraverso la tecnologia Collision Aversion sfrutta hardware e telecamere standard per rilevare, prevedere e avvertire i motociclisti delle minacce sulla strada senza distogliere l’attenzione dalla guida. Ride Vision agisce anche come dashcam, consentendo ai motociclisti e agli operatori di flotte a due ruote di registrare e conservare le prove in caso di incidente. L’impianto può essere installato su qualsiasi moto nuova o usata. ■ Sara Assicurazioni, la compagnia assicurativa di ACI e Ride Vision – società israeliana creata da Uri Lavi e Lior Cohen, appassionati di motociclette – stanno collaborando per ridurre gli incidenti motociclistici in Italia. Per farlo sviluppano un sistema di visione predittiva a basso costo che si chiama proprio “Ride Vision” e fornisce ai motociclisti avvisi di pericolo sfruttando la tecnologia Cat (Collision Aversion Technology). I clienti di Sara Assicurazioni che viaggiano sulle due ruote, una volta installato questo impianto – che sarà disponibile dal 2020 ed è l’unico a rivolgersi a questo
Molti rischi Le due ruote sono i veicoli più vulnerabili della strada: i motociclisti hanno una probabilità 28 volte maggiore di morire in un incidente rispetto ad un automobilista. Secondo il più recente rapporto Fema sulla sicurezza, in Italia circolano 6.500mila motociclette, il numero più alto rispetto a qualsiasi paese dell’Unione Europea. I dati ACI-Istat sulla sinistrosità stradale del 2018 riportano che gli incidenti in moto hanno causato 685 morti. 1 Novembre 2019 ·
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BUSINESS
“Alimentazioni pulite”: Europa a due velocità. ANGELO BERCHICCI
■ Nell’Unione europea la diffusione dei veicoli ad alimentazione alternativa è fortemente squilibrata. Ad affermarlo è l’Acea, l’associazione continentale dei costruttori automobilistici, che in un report sottolinea come le vendite di auto elettrificate, per quanto in aumento, siano ancora disomogenee e si concentrino soprattutto nei Paesi nord-occidentali. Settore in crescita ma pesano gli squilibri “Nonostante in Europa la quantità dei veicoli a basse emissioni stia crescendo, c’è molta differenza tra aree geografiche”, ha dichiarato Eric-Mark Huitema, direttore generale dell’Acea. “Queste differenze sono estremamente preoccupanti, perché se davvero vogliamo accelerare verso il passaggio ad una mobilità sostenibile, dobbiamo assicurarci che nessuno Stato e nessun cittadino venga lasciato indietro in questo percorso”. Lo scorso anno nell’Unione lo share degli Ecv (Electrically Chargeable Vehicles, ovvero le auto totalmente elettriche sommate alle ibride plug-in) sulle vendite totali è cresciuto del 2%. Quello delle ibride non ricaricabili (full e mild hybrid) del 3,8%. Tuttavia, vi è un’enorme differenza tra le 67.504 Ecv vendute in Germa12
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nia nel 2018, e le appena 93 della Lettonia. In valore assoluto, dopo la Germania si posizionano Regno Unito (59.911 auto), Francia (45.587), Olanda (29.695) e Svezia (28.327). Dopo la Lettonia, i Paesi che hanno venduto il numero minore di elettriche sono Estonia (118), Lituania (143), Bulgaria (220) e Slovacchia (293). Per quanto riguarda lo share di veicoli a batteria sul totale, si passa dall’8% della Svezia allo 0,2 della Polonia. Un fattore correlato con il reddito I dati dell’Acea mettono in luce non solo una netta divisione tra est e ovest, ma anche tra nord e sud. Ad esempio, in Italia e Spagna, rispettivamente quarta e quinta economia in Europa, le vendite di veicoli elettrici sul totale rappresentano meno dell’1%. “Il grado di diffusione dei veicoli elettrificati è strettamente correlato con gli standard di vita”, si legge nel documento. Tutti i Paesi che presentano una share di veicoli ricaricabili inferiore all’1% hanno infatti un Pil pro capite al di sotto dei 29mila euro. Viceversa, in quelli dove i veicoli a batteria venduti superano il 3,5% il Pil è maggiore di 42mila euro. Nel 2018 i sei Paesi europei con reddito maggiore (Germania, Gran Bretagna, Fran-
cia, Italia, Spagna, Olanda) hanno generato oltre l’80% della domanda complessiva di Ecv. Italia leader per Gpl e metano Nel rapporto dell’Acea sulle alimentazioni alternative rientrano anche le propulsioni a metano e Gpl (che sono combustibili fossili, ma emettono una minore quantità di Co2 rispetto ai carburanti tradizionali), oltre che quelle a idrogeno. Le auto a metano ottengono un discreto successo solo in Italia e Germania, che da sole contano per il 74% delle vendite totali. Per quanto riguarda il Gpl, l’Italia emerge come un vero e proprio caso unico a livello europeo: nel nostro Paese i veicoli a Gpl venduti lo scorso anno sono stati il 6,4% del totale, contro una media europea dello 0,5.
stilare una classifica dei Paesi peggiori: negli altri Stati per l’idrogeno non esiste (ancora) alcun mercato.
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Supplemento settimanale a l’Automobile Pubblicazione online - Reg. Tribunale di Roma n. 24/2016 del 09/03/16 Iscrizione R.O.C. n. 14674 - ISSN 2499-670X Direttore Responsabile Alessandro Marchetti Tricamo Redazione via Solferino, 32 - 00185 Roma tel. 06.45406719 • fax 06.49982874-2829 www.lautomobile.it • redazione@lautomobile.it • segreteria@lautomobile.it @lautomobile_ACI
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Idrogeno ancora marginale in Europa Infine, l’idrogeno risulta avere un peso marginale in tutti i Paesi europei. Al primo posto si posiziona nuovamente la Germania con 154 auto, seguita da Francia e Gran Bretagna, entrambe con 36 vetture, Olanda (13), Belgio (8) e Danimarca (5). Impossibile in questo caso
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AMBIENTE
Ecomondo, l’economia circolare va in fiera. REDAZIONE
■ Dal 5 al 8 novembre è in programma, nel quartiere fieristico di Rimini, la 23esima edizione di Ecomondo, il Salone internazionale dedicato alla sostenibilità ambientale. Da non perdere anche il 13esimo appuntamento con Key Energy, l’appuntamento di riferimento sui nuovi modelli di economia circolare, nel bacino del Mediterraneo. I temi A Ecomondo 2019 ampio spazio sia alle nuove priorità normative in ricerca e innovazione, che alla formazione professionale, in collaborazione con associazioni industriali, ministeri, enti di ricerca, Commissione Europea e Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico. L’area è suddivisa in quattro sezioni: “Rifiuti e risorse” (servizi e sistemi per la gestione e valorizzazione integrata degli scarti, tecnologie e macchinari per il trattamento degli stessi in ambito urbano e industriale, attrezzature e mezzi per la raccolta e trasporto), “Bonifica e rischio idrogeologico” (siti contaminati, riqualificazione e dissesto), “Acqua” (ciclo idrico integrato, monitoraggio e digitalizzazione) e “Bioeconomia circolare” (Biobased industry, Bioenergie, Agrifood & Blue growth, Ecodesign, Gestione e tutela dei suoli). Un focus speciale è riservato alla filiera della plastica e alla catena di valore a essa associata con l’obiettivo di condividere una visione innovativa e sostenibile, in cui la progettazione e la produzione rispettino pienamente le esigenze di riutilizzo, riparazione e riciclo, in linea con la Strategia Europea per la Plastica nell’Economia Circolare. Mobilità sostenibile Parallelamente si svolge l’evento Key Energy – di cui l’Automobile è media partner – che ospita la nuova edizione di Città 14
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Sostenibile nel corso del quale vengono affrontati i temi delle smart cities (settore automotive, bike&car sharing mobility e guida autonoma). Non solo una vetrina espositiva quindi, ma un momento di confronto. Durante i convegni si affrontano i temi delle innovazioni tecnologiche, i modelli finanziari e le soluzioni organizzative in grado di facilitare il percorso italiano verso gli ambiziosi obiettivi europei 2030. Ampio spazio sarà dato all’analisi delle sfide e delle opportunità per le aziende italiane nei mercati internazionali, così come verrà data occasione agli investitori di altri paesi di conoscere in maniera approfondita le occasioni di business nel nostro territorio. Orari, prezzi e come arrivare Gli stand sono disposti su 98mila metri quadrati di spazio e aperti tutti i giorni della fiera dalle 9 alle 18. Il prezzo del biglietto intero acquistato in loco è di 25 euro (se comprato online 12 euro). Disponibile anche un abbonamento valido per due giorni di manifestazione al costo di 30 euro (ridotto a 20 tramite il sito web). Il quartiere fieristico si trova in via Emilia 155 a Rimini ed è collegato alla rete autostradale A14, la Bologna-Bari-Taranto. Le uscite sono Rimini Sud e Rimini Nord e il centro congressi dista circa 7 chilometri. Una fitta rete ferroviaria collega Rimini alle principali destinazioni nazionali e internazionali (stazione ferroviaria di Rimini – Rimini Fiera: bus numero 9). La fiera è servita anche da una fermata dedicata sull’asse Milano-Bari: durante le manifestazioni, 15 treni, in direzione nord e sud, porteranno il pubblico ai padiglioni. Chi invece sceglierà l’aereo potrà usufruire del servizio shuttle in collegamento tra l’aeroporto di Bologna Guglielmo Marconi con 10 corse giornaliere andata e ritorno, coincidenti con gli orari di partenza e arrivo dei voli più importanti.
LIFESTYLE
La nuova classe operaia a 4 ruote di Ken Loach. LINDA CAPECCI
■ “Negli ultimi anni il precariato ha assunto un nuovo volto, quello dell’auto-sfruttamento. Per guadagnarti da vivere devi accettare tipi di lavoro che ti negano qualsiasi garanzia — malattie, ferie, riposi — e sottoporti a una continua incertezza”, così Ken Loach ha presentato il suo nuovo film “Sorry we missed you” in uscita nelle sale italiane il 13 novembre. Il regista britannico, vincitore di due Palme d’Oro – l’ultima per “Io, Daniel Blake” del 2016 – sceglie Newcastle – città dell’Inghilterra nord-orientale – come corpo urbano attraverso cui raccontare le conseguenze disastrose di un’economia globalizzata e una nuova working class, quella dei drivers, spesso assoggettati a politiche aziendali deumanizzanti. Un furgone per sopravvivere Il film si apre con un lungo colloquio in un ufficio per corrieri. Ricky, il protagonista – interpretato da Kris Hitchen – ha una moglie, due figli e ha perso il lavoro, dopo la crisi del 2008. Indebitato, in gravi difficoltà economiche, decide insieme alla compagna di mettere in vendita l’auto di famiglia, con cui lei si reca ogni giorno al lavoro, per poter comprare a rate un furgone e accettare un impiego come autista-fattorino presso una società che si occupa di consegne a domicilio per delle multinazionali. Il manager della società gli promette massima libertà e autonomia: “Basta rispettare tempi e ordini”. Il tutto si traduce però in condizioni contrattuali vergognose: orario di lavoro dalle 7 alle 21 e una bottiglia di plastica per “andare in bagno” senza dover fare pause, dato che il suo scanner lo sottopone a un monitoraggio costante. Una nuova forma di schiavitù.
Condizioni inumane Ken Loach non manca di raccontare la concorrenza spietata tra i vari autisti: il ritratto di un modello volto all’individualismo, frutto dell’economia post-fordista. Rick è un lavoratore moderno: dipendente ma indipendente, privo di effettive tutele, portato alla disperazione dalle proprie condizioni contrattuali, logorato fisicamente e mentalmente dalla fatica. Testimonianze reali Le parole di Frank Field, parlamentare ed esperto in questioni di povertà e benessere, avvalorano il punto di vista del regista inglese: “il ricercatore Andrew Forsey e io abbiamo scritto cinque reports negli ultimi tre anni – su Hermes, Uber, DPD, Deliveroo – che rispecchiano alla perfezione il quadro delineato dal film. Nessuno può dire che Loach se lo sia inventato. Abbiamo raccolto storie di lavoratori costretti a portarsi dietro bottiglie dove urinare per non prendere pause. Una coppia di genitori minacciati di perdere il posto quando erano seduti al capezzale del loro bambino morente. Una donna era sdraiata sul tavolo operatorio e il marito al telefono con i capi di lei che gli intimavano di trovarle una sostituta”. La famiglia come rifugio L’impegno di Loach – riconosciuto a livello mondiale come uno dei cineasti più attenti ai temi sociali – si conferma nell’invito alla partecipazione politica, alla protesta, allo sciopero. In questa sua ultima pellicola il regista inglese mostra anche di essere un sempre più attento narratore dell’importanza della famiglia rispetto alle grandi trasformazioni della società, a partire proprio dal mondo del lavoro. 1 Novembre 2019 ·
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COVER STORY FRANCIA
Veloce come il vento. Carlos Tavares corre in pista, rimette a posto i conti di Psa in due anni, porta Opel agli utili in un anno. Ritratto del manager che non voleva fare il numero due.
ROBERTO SPOSINI ■ Aprile 2016. Psa Peugeot Citroën si dà una nuova identità, un inedito logo e un nuovo nome: Groupe Psa. Peugeot, Citroën e Ds, pur conservando una loro autonomia, distinzione di prodotto e target diversi, si “fondono” con l’obiettivo di fare meglio di quanto fatto fino a questo momento e di non perdere più soldi. A firmare l’operazione è Carlos Tavares, chiamato alla fine del 2013 per riportare la barca sopra la linea di galleggiamento. Alla famiglia proprietaria Peugeot viene tolto il controllo del gruppo e affidato soltanto il 14% delle azioni, quota paritaria con il partner cinese Dongfeng e con lo stato francese, che diventa azionista come da sempre lo è nella rivale Renault. Tavares è il top manager prescelto per la missione di salvataggio: vara subito un piano di tagli draconiani dal nome evocativo “Back in the Race” e lancia una nuova strategia che comprende anche la separazione definitiva del marchio DS – premium alla francese – da Citroën. “Push to Pass” è il piano industriale
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della rinascita e ha obiettivi ambiziosi: una crescita del fatturato dell’ordine del 10% entro il 2018, del 15 entro il 2021. Con la promessa per ogni anno di “un nuovo veicolo per ogni marca e per ogni regione”. Portoghese, classe ’58, laureato all’École Centrale Paris, padre di tre figli, appassionato di corse e pilota, Tavares è il manager che prima riporta in utile il gruppo Psa in poco tempo e poi, nel 2017, acquista Opel e Vauxhall dalla General Motors. La notizia suscita commenti contrastanti. Ma intanto Groupe Psa diventa il secondo in Europa grazie allo shopping: “Una presenza che servirà da base per una crescita profittevole nel mondo”. A dare ulteriore sostanza arriva la creazione di una joint-venture finanziaria con Bnp-Paribas, indispensabile per sostenere lo sviluppo dei marchi acquisiti – fin qui in rosso fisso da anni – e il nuovo assetto del gruppo. Per gestire l’integrazione di Opel, Tavares si occupa non solo di finanza e produzione ma incontra i ministri tedeschi dell’economia e del lavoro, ai quali garantisce un “futuro
...dal nostro mensile
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PUBBLICATO SUL NUMERO 25 - GENNAIO 2019
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a lungo termine per Opel”. Nel successivo piano industriale denominato “Pace!”, il quartier generale del marchio a Rüsselsheim viene indicato come centro globale di competenze per lo sviluppo di vetture elettriche e a guida autonoma del gruppo.
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Collaudatore a Sochaux Nello scenario automobilistico mondiale, Tavares dimostra di saper muoversi con velocità. Fama di tagliatore di costi e di duro – a Sochaux, dove c’è la pista di prova di Psa, alzano gli occhi al cielo ogni volta che arriva a guidare personalmente ogni nuovo
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modello – sterza decisamente sulla Cina (saranno gioie e dolori) e più in generale accelera l’internazionalizzazione con intese in Marocco, Iran, Algeria, India, cominciando a occhieggiare gli Stati Uniti. Dove ora prevede di riportare il gruppo entro il 2026. L’esperienza non gli manca. Prima di approdare in Psa, lavora per Nissan sui mercati americani dopo essere entrato in Renault nel 1981, da dove si fa cacciare da numero due nell’estate del 2013 dopo aver detto a Bloomberg che gli piacerebbe fare il numero uno. Il boss Carlos Ghosn non è d’accordo ed è la sua fortuna, attraversa la Senna e diventa numero uno di Psa.
Negli anni scorsi, Tavares esprime pubblicamente le sue perplessità sull’elettrificazione che metterebbe a rischio i conti dell’industria, un po’ come fa Sergio Marchionne. Non per questo diversi analisti parlano di possibile fusione tra Psa e Fiat Chrysler, ma la cosa non accade. Succede invece che Tavares si adegui al livello della migliore concorrenza. A partire dal 2019, ogni nuovo modello dei marchi Peugeot, Citroën, DS, Opel e Vauxhall avrà in listino anche una versione elettrica o ibrida, entro il 2021 saranno lanciati 15 nuovi veicoli elettrificati, di cui 8 ibridi plug-in e 7 a batteria. Uno veloce, Carlos Tavares.