l'Automobile Week n. 109

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Settimanale digitale • Anno 3 • Numero 109 • 6/12/2019

Supplemento settimanale a l’Automobile.

INNOVAZIONE I MOTORI I LIFESTYLE

L’auto in un libro. CARLO CIMINI ■ L’automobile non è solo da guidare o da ammirare. È anche da sfogliare e leggere, insieme alla mobilità vecchia e nuova. Un buon motivo per cercare tante storie alla Fiera Nazionale Più Libri Più Liberi, manifestazione della piccola e media editoria a Roma dal 4 all’8 novembre. Un luogo dove l’automobile sta in un libro, con vicende di persone, di cose e mille aneddoti legati al mondo dello sport come a quello della produzione industriale. Ci siamo imbattuti – lo raccontiamo in questo settimanale – in libri per bambini dove la storia delle quattro

ruote è un mondo colorato tra stupore e fantasia. O in titoli su uomini come Elon Musk, creatore della Tesla elettrica e dominante sui social nel settore, che a loro modo sanno stupire per la loro abilità innanzitutto nella comunicazione. O ancora in libri che spiegano la trasformazione della macchina, non più soltanto mezzo di trasporto e di libertà che all’inizio del secolo scorso ha dato vita a una ricca letteratura di viaggio, ma oggi capace di interagire e dialogare – nel vero senso della parola – con l’essere umano. Curva dopo curva, pagina dopo pagina.



LIFESTYLE

Mobilità in copertina. CARLO CIMINI

■ La mobilità è protagonista alla Fiera Nazionale della Piccola e Media Editoria “Più Libri Più Liberi”, in svolgimento nella Capitale dal 4 all’8 dicembre presso il “Roma Convention Center – La Nuvola”. Un contesto in cui auto, moto, biciclette e quant’altro viaggiano a loro agio tra le pagine di diversi volumi tra gli stand degli oltre 520 editori presenti alla manifestazione. Titoli a quattro o due ruote “Un lungo viaggio che chiamiamo leggere”, sintetizza il poeta belga contemporaneo Guy Goffette. Iniziare la lettura sfogliando la prima pagina e poi un capitolo dopo l’altro, fino al gran finale. Un po’ come si fa quando si sale in auto: si studia il percorso (prologo), si affrontano le curve e i rettilinei previsti dall’itinerario (cuore del racconto) e poi si arriva a destinazione (conclusione). Che a volte, a seconda dell’immaginazione del lettore o del guidatore, può trasmettere emozioni contrastanti. Come c’è traccia in alcuni titoli in cui ci siamo imbattuti: “La Mustang rossa” di Elisabetta Villaggio (figlia dell’attore Paolo), La Ruota Edizioni, o il racconto della giornalista Emanuela Crosetti “Come ti scopro l’America – da Saint Louis al Pacifico con i leggendari Lewis e Clark”, edizione Exorma. Viaggi su due ruote, anche. Esplorare migliaia di chilometri in motorino è un’impresa ma se ne vale la pena la fatica si azzera. “Da Vinci su tre ruote – in scooter alla scoperta del genio” è la proposta letteraria di Alessandro Agostinelli, partito con uno scooter MP3 500 hpe Business della Piaggio da Vinci a Amboise per raccontare luoghi e aspetti della biografia di Leonardo. Un altro scopritore è Riccardo Finelli, autore di un itinerario dalla Liguria alla Calabria, a bordo di un motorino: 195 comuni, 31 provincie e 15 regioni, per 2.300 chilometri. Titolo: “Appenninia, viaggio nella

terra di domani”, Neo edizioni. “L’unico vero viaggio verso la scoperta non consiste nella ricerca di nuovi paesaggi, ma nell’avere nuovi occhi”, diceva Marcel Proust. Non si tratta quindi, necessariamente di mettersi in moto e partire, ma di agire poi con una modalità che non ci porta ai risultati attesi. La fantasia e lo stupore dei bambini rappresentano al meglio questo concetto e Michal Lesniewski e Maciej Szymanowicz in “Vroom” – Leg Edizioni – si rivolgono a loro per raccontare la straordinaria avventura dell’automobile nel tempo, in un mondo colorato, tra illustrazioni e storie divertenti. Manager “trascinatori” L’automobile è fatta da persone. E anche da top manager, uno dei quali – Elon Musk di Tesla – è oggi il personaggio che fa più discutere. “Musk Mania” di Hans Van Der Loo e Patrick Davidson – Bibliotheka edizioni – suggerisce i cinque principi del successo di Tesla e del suo ceo che, secondo gli autori, è il “Wavemaker” definitivo. Tradotto: un trascinatore. La pensa più o meno così anche Ashley Vance in “Tesla, SpaceX e la sfida” (Hoepli edizioni) divenuto ormai un bestseller con oltre 25mila copie vendute. Sempre Hoepli propone “Tesla”, cognome dello scienziato Nikola che ha rivoluzionato lo sviluppo dell’ingegneria elettrica, a cui Musk ha reso omaggio intitolandogli il suo famoso brand di auto a batteria. È invece una storia di ingegneria meccanica “Volkswagen story” di Georg Meck (Egea editore): la domanda è come un grande gruppo automobilistico abbia potuto mettere a repentaglio la propria sopravvivenza con lo scandalo Dieselgate. Qualcuno risponderebbe: hai voluto la bicicletta? Allora pedala. Per questo, tra i tanti libri presenti in fiera, consigliamo “Bikeconomy, viaggio nel mondo che pedala” di Gianluca Santilli e Pierangelo Soldavini, Egea edizioni. 6 Dicembre 2019 ·

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SPORT

Di corsa tra le pagine. ELISA MALOMO

■ Le fotografie, i video, le domande dei giornalisti a fine gara non sempre sono sufficienti a descrivere la magia delle corse o semplicemente a cristallizzare le emozioni che si deformano a trecento chilometri all’ora. Per descrivere e testimoniare l’esperienza a bordo di una monoposto a volte è necessario fissare i pensieri su carta, prima che si dissolvano. Piloti ed esperti di automobilismo, infatti, nel corso delle loro carriere, hanno lasciato in eredità numerose storie e aneddoti del motorsport, diventati libri. Saliscendi di emozioni Questo – o qualcosa di molto simile – è successo a Giancarlo Fisichella prima di dedicarsi alla scrittura del libro “Il profumo dell’asfalto. La F1 come un romanzo” (2018) scritto in collaborazione con Carlo Baffi. Il pilota romano classe ’73 ripercorre la sua esperienza in Formula 1 che descrive come “un saliscendi di emozioni che ti proietta in cima al mondo a 300 chilometri all’ora per poi ributtarti a terra”. Accanto alle emozioni provate a bordo delle monoposto anche una serie di aneddoti rimasti impressi nella sua memoria. Fra questi un episodio al Gp di Germania del 1997. In quell’occasione, dopo che l’esplosione di una gomma della sua Ferrari fece sfumare la quasi certezza della vittoria, vide fermarsi davanti a lui il campione, nonché allora compagno di squadra, Michael Schumacher che gli diede un passaggio fino alla bandiera a scacchi. Campioni in rosso “A mio padre piaceva tanto costruire le auto, ma gli piaceva costruire anche i piloti”. Umberto Zapelloni – giornalista di lungo corso e oggi anche nostro collaboratore – sceglie le parole di Pietro Ferrari, secondogenito del Drake, come apertura di “Ferrari. Gli uomini d’oro del cavallino” (2019). Il libro ripercorre la storia della Casa di Maranello attraverso i 9 campioni della Rossa che insieme hanno conquistato 4

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ben 15 titoli mondiali piloti in Formula1. I cinque di Schumacher, i due a testa di Ascari e Lauda, quelli di Fangio, Harthorn, Hill, Surtees, Scheckter e Raikkonen. Al di là delle loro carriere da piloti, nove storie di vita. Nove piccoli romanzi di “uomini di grande talento e grande coraggio”. L’autore guarda i protagonisti dritti negli occhi, al di là del casco: molti di questi – infatti – li ha incontrati di persona, degli altri ottiene testimonianze da chi li aveva conosciuti. Si fa guidare dalla passione per l’argomento fino a lasciare al lettore l’eredità di questi nove “geni” senza eguali. Lezioni di vita Un punto di vista di valore arriva inoltre proprio da chi in pista ha vinto tanto, agonisticamente e umanamente parlando. Alex Zanardi dopo aver trasposto la sua vita su carta con le biografie intitolate “Volevo solo pedalare” (2016) e “Alex Zanardi: My Story” (2004), di recente ha pubblicato, insieme al giornalista Gianluca Gasparini, il volume “Quel ficcanaso di Zanardi. Osservando lo sport ho capito meglio la vita”. Duecentoventuno pagine in cui l’ex pilota bolognese di F1 si immerge in una scrittura intrisa di saggezza e ironia per dimostrare come la crescita individuale di ciascun individuo sia determinata anche dalla capacità di osservare – e all’occorrenza “rubare” – le esperienze di vita altrui. Questa volta non parla quindi di sé ma prende come modelli una serie di personaggi dello sport come Emanuel Ginobili (Nba), Roger Federer (tennis) e tanti altri campioni che hanno dispensato, nel corso delle loro carriere, preziose lezioni di vita.

INNOVAZIONE

Auto robot: le storie che ci parlano del futuro. PATRIZIA LICATA ■ La rivoluzione elettrica e autonoma ha modificato profondamente l’immagine dell’automobile avvicinandola al mondo dell’informatica e delle startup e ispirando libri in cui esperti dell’industria, scienziati e giornalisti analizzano gli impatti delle vetture condotte dall’intelligenza artificiale sulla mobilità, l’urbanistica e la vita quotidiana. Le pubblicazioni sulle auto autonome si sono moltiplicate negli ultimi dieci anni, soprattutto dopo la nascita in California di Tesla (2008) e Waymo (2009): ma basta navigare sui motori di ricerca online per scovare testi che anticipavano tipologie di alimentazione e design dei veicoli attuali. E forse anche di veicoli che nessuno ha ancora realizzato.


invece usando veicoli elettrici e automatizzati che prenoteremo con una app sullo smartphone. L’auto autonoma renderà le strade più sicure e le città meno inquinate e rappresenterà una forma di trasporto conveniente e accessibile a tutti.

A energia nucleare Tra i libri più visionari c’è “Automobiles of the future” di Irwin Stambler (1966): qualche modello nelle illustrazioni non dista molto da certe forme uscite dai laboratori di Tesla. Stambler (un ingegnere aeronautico) non inventa nulla: descrive prototipi e idee su cui i costruttori americani Ford e General Motors stavano lavorando. Della Ford viene citato ad esempio il veicolo Nucleon, prototipo a energia nucleare (rimasto nelle dimensioni maquette, ovvero in scala 1/33, prevedeva un piccolo reattore nucleare al posto del motore), e un’auto simile a un razzo che doveva raggiungere la velocità di 500 miglia orarie. Si descrivono poi le tecnologie di alimentazione allo studio nei centri di ricerca, tra cui le fuel cell (le celle a combustibile per le auto a idrogeno) e alcuni concept per le infrastrutture come le autostrade elettroniche dual-mode, capaci di ospitare sia veicoli autonomi sia auto col conducente. La nuova età del bronzo Anche “Car Wars. The rise, the fall, and the resurgence of the electric car” (2015) del giornalista John J. Fialka ripercorre la storia dell’auto elettrica: risale ai prototipi di fine anni Sessanta del Massachusetts Institute of Technology (Mit) per passare attraverso le innovazioni successive (tra cui la Gm Sunraycer del 1987, un’auto da competizione a energia solare) e arrivare ai modelli odierni, come quelli di Gm e Tesla. L’anno prima (2014) usciva “Clean disruption of energy and transportation” di Tony Seba, esperto di energie rinnovabili della Stanford University e imprenditore della Silicon Valley. Il sottotitolo dice tutto: “Come la Silicon Valley renderà obsoleti entro il 2030 petrolio, nucleare, gas, carbone, società elettriche e auto convenzionali”. L’autore sostiene che l’auto elettrica e autonoma darà vita a una nuova era che imporrà fonti di energia, tecnologie e modelli aziendali completamente diversi da quelli tradizionali non perché le fonti fossili siano finite ma perché non sono più convenienti, né per l’ambiente né per le imprese né per gli utenti finali. Per l’umanità sarà come il passaggio dall’età della pietra all’età del bronzo. Nella app La portata rivoluzionaria della mobilità connessa è al centro anche di “Autonomy: The Quest to build the driverless car-and how it will reshape our world” di Lawrence D. Burns (2018). L’autore, ex ricercatore di Gm e consulente di Google per la self-driving car, pensa che nel prossimo futuro pochi di noi avranno un’auto di proprietà; gireremo

Cambia la città “Driverless. Intelligent cars and the road ahead” di Hod Lipson e Melba Kurman (2016) è una pubblicazione del Mit che indaga gli aspetti regolatori e etici dell’automazione dei veicoli: le case automobilistiche e i governi devono essere pronti a definire il quadro normativo entro il quale si può sviluppare la mobilità del futuro, affrontando questioni come responsabilità legale e privacy. Il modo stesso di progettare le città e gli spazi dedicati alle strade e ai pedoni dovrà cambiare. Lo scriveva già nel 2010 William Mitchell (designer automobilistico) nel libro “Reinventing the automobile. Personal urban mobility for the 21st Century”, altra pubblicazione del Mit che mette in collegamento diretto l’auto e l’urbanistica del 21mo secolo e descrive i nuovi veicoli come “verdi, intelligenti, connessi e anche divertenti”.

LIFESTYLE

Lamborghini, tutto in un libro. ELISA MALOMO

■ “Lamborghini, dove, perché, chi, quando, cosa”. Non stiamo confondendo un marchio di auto con le 5W (Who, What, When, Where, Why) – le domande che sono il pane quotidiano per chi è alle prese con la carriera da giornalista – ma è il titolo del libro edito da Rizzoli dedicato alla storia del marchio italiano di automobili di lusso fondato nel 1963 da Ferruccio Lamborghini a Sant’Agata Bolognese. 6 Dicembre 2019 ·

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Duecentoventiquattro le pagine in cui Antonio Ghini – che ha curato per decenni la comunicazione di Ferrari ma ha anche riportato in auge, in veste di direttore, il Mef, il museo dedicato alle origini e ai gioielli del Drake – racconta la storia del brand italiano, dagli aneddoti risalenti a più di cinquantanni fa che hanno per protagonista il “genio” del fondatore fino ai modelli di punta che ancora oggi incantano e fanno sognare. Viaggio italiano Da oggi la storia della Casa di Sant’Agata potrà essere sfogliata, pagina dopo pagina. Oltre ai principali fatti e ai personaggi di spicco che hanno caratterizzato il marchio – come l’incontro fra Enzo Ferrari e Ferruccio Lamborghini da cui tutto ebbe inizio – il libro ospita, accanto al racconto testuale, uno fotografico che ritrae alcune delle sue vetture più simboliche. Modelli come Miura, Countach, Diablo, Murciélago fino alla Urus, il primo suv uscito dalla fabbrica emiliana. Il volume è disponibile in tutte le librerie italiane al prezzo di 75 euro e da febbraio 2020 sarà distribuito in 70 paesi.

LIFESTYLE

Che auto mi compro?

gruppo Volkswagen a investire massicciamente nell’auto a zero emissioni. E via di questo passo con domande precise e risposte esaurienti, in un gioco di chiarificazione che è poi ciò che serve in un passaggio di trasformazione epocale per l’industria dell’auto. È una transizione che riguarda tutti, anche chi è disinteressato all’automobile e ai motori, perché illumina un vecchio concetto diventato nuovissimo, anzi dirimente: quale mobilità. Dunque ecco un libro utile, come sempre accade quando si fanno domande. “Il problema – scrive nella prefazione il presidente dell’ACI Angelo Sticchi Damiani – non è tanto quello di capire dove stia andando la mobilità, quanto quello di capire come l’uomo arriverà all’appuntamento con una realtà che si trasforma sotto i suoi piedi, imponendogli continui cambi di passo”. Le domande chiave Delle 100 domande di Zapelloni, ne tiriamo fuori tre che ci sembrano le più stringenti (a partire dal linguaggio) sul nostro futuro presente. La prima, la numero 12: “Se oggi mi lasciassi convincere ad acquistare un’auto elettrica, poi come farei a ricaricarla?”. Già. La seconda, la numero 37 sulla guida autonoma: “Fidarsi o non fidarsi. È questo il dilemma?”. Vero. La terza, probabilmente quella con più punti interrogativi, la numero 96: “Cambiano le forme dell’auto, cambiano i motori delle auto, cambiano addirittura le gomme. Ma che ne sarà dei territori dove si muoveranno? Cambieranno anche le città?”. Per conoscere le risposte, beh, compratevi il libro.

PAESE

FRANCESCO PATERNÒ

Mobilità sostenibile, istruzioni per l’uso. MARINA FANARA ■ “Buon viaggio,” chiude così Umberto Zapelloni “Come scegliere la tua nuova auto” (Tam Editore, 300 pp. 9,50 euro), titolo che con qualche astuzia strizza l’occhio al mercato ma che va ben oltre. Perché l’autore, giornalista di lunga esperienza e nostro collaboratore, attraverso 100 domande e altrettante risposte ci porta a spasso nel nuovo mondo della mobilità che mette insieme industria e consumatori. Auto elettrica, auto a guida autonoma; ma anche che succede se mi compro un’auto diesel oppure a gas, come si comportano Fiat Chrysler o Volvo in mano ai cinesi di Geely, se ha sbagliato in passato Gm uccidendo nella culla la propria auto a batteria o se ha fatto bene il 6

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■ L’attenzione è rivolta ai paesi europei che si affacciano nel Mediterraneo dove i flussi turistici che si concentrano durante l’estate sulle località costiere sommati agli spostamenti dei pendolari nelle rispettive aree metropolitane li rende particolarmente esposti al traffico e, quindi, all’inquinamento. Parliamo di Francia, Spagna, Portogallo, Italia, Grecia, Cipro, Slovenia e Croazia. Med area ad alto traffico Sull’argomento è stato appena pubblicato un manuale dove sono elencati alcuni progetti e buone pratiche realizzate proprio per risolvere alcuni problemi ur-


PATRIZIA LICATA ■ L’auto autonoma entra nell’immaginario degli scrittori, affascinati dalla nuova epopea della mobilità senza pilota. È il caso di “Robot, Take the Wheel” di Jason Torchinsky, redattore capo di Jalopnik, sito specializzato in automobili del gruppo Gizmodo Media. Torchinsky è un “addetto ai lavori” che nel suo romanzo racconta presente e futuro dell’industria del driverless per capire a che punto è la tecnologia e cerca di immaginare l’impatto della guida automatizzata nella cultura collettiva e nel modo di produrre le automobili.

genti tipici di questi territori ad alta densità turistica e urbana: ridurre le emissioni di carbonio, migliorare l’efficienza energetica e mitigare gli effetti del cambiamento climatico. Il manuale si chiama “Handbook on sustainable mobility in the Med area” ed è stato realizzato nell’ambito del progetto europeo Mobilitas, cofinanziato dal programma di cooperazione transnazionale Interreg-Med 2014-2020. 7 ricette contro lo smog Il volume raccoglie i risultati di 7 progetti inerenti la mobilità sostenibile (Camp-sUmp, EnerNet-Mob, Locations, Mobilitas, Mo-Tivate, Remedio e Sumport), tutti di facile lettura e corredati da schede, grafici, disegni e immagini, ed è rivolto a un pubblico ampio, dai professionisti del settore, a politici, amministratori locali e regionali, associazioni e tutti i cittadini interessati ai temi della mobilità e ambiente. Vademecum made in Italy Centrale il ruolo dell’Italia e, in particolare, di Emilia Romagna e Veneto: il manuale è stato realizzato dall’Agenzia piano strategico di Rimini, in collaborazione con il comune di Misano Adriatico e l’università Iuav di Venezia oltre all’ufficio Coordinamento delle politiche europee della Regione Emilia Romagna. La pubblicazione è gratuita, sarà disponibile a breve in italiano e in inglese, in versione cartacea e in formato e-book sul sito www.riminiventure.it e presso Maggioli Editore.

Rivoluzione dall’etica al design “Le auto autonome non sono pronte. Ed è bene che sia così, perché ci sono tante cose da considerare”, scrive Torchinsky. Il libro è dunque una riflessione sul futuro, ma un futuro che arriverà e che ci chiede di prepararci al potenziale impatto “culturale, etico, del design delle auto, bizzarrie varie e altro ancora”. “Robot, Take the Wheel” (edito da Apollo Publishers) esplora anche tutti quei fattori che oggi ci fanno amare la guida, la sensazione di tenere il volante, spingere sui pedali e viaggiare, forse anche perdersi – un’esperienza che potrebbe sparire per le prossime generazioni di automobilisti. “La diffusione dei veicoli robot”, osserva Torchinsky, “sarà il primo impiego in massa dell’automazione per il grande pubblico”. Il futuro di una volta La riflessione di Torchinsky unisce la lunga esperienza del giornalista del mondo auto, una buona dose di umorismo e un pizzico di nostalgia, come dimostra la copertina, un omaggio all’America degli Anni ’50 ma già proiettata in un futuro in cui l’automobile sarà uno spazio per fare altro, perché al volante c’è il robot. Garantisce Jay Leno La prefazione di “Robot, Take the Wheel” è firmata da Beau Boeckmann, protagonista di “Pimp My Ride”, la nota serie trasmessa da Mtv in cui un team di esperti recupera vecchie automobili semi-distrutte per trasformarle in bolidi fiammanti. In copertina campeggia invece il commento di Jay Leno, ex conduttore del Tonight Show (Nbc) che ora ha un programma di recensioni sulle auto, Jay Leno’s Garage, e che assicura: “In questo libro vi sembrerà di mettervi in viaggio insieme a Torchinsky”.

INNOVAZIONE

L’auto autonoma diventa un libro. 6 Dicembre 2019 ·

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LIFESTYLE

F. Scott Fitzgerald, auto capolavoro. LINDA CAPECCI

Vetture misteriose È sorprendente poi, che nell’opera di Fitzgerald non ci siano riferimenti espliciti alla Ford Model T, simbolo indiscusso del dinamismo sociale degli anni ’20 negli Stati Uniti, facilmente identificabile, tuttavia, in alcuni passaggi. Ne “Il Grande Gatsby” ad esempio, l’unica auto nel garage di George Wilson – uno dei personaggi – è “il relitto coperto di polvere di una Ford”. Doveva essere proprio una Model T, l’unica prodotta dalla fabbrica di Detroit nei 17 anni che avevano preceduto l’uscita del libro. Metafore al volante La vera protagonista a quattro ruote del romanzo è però l’auto di Gatsby – probabilmente una Rolls-Royce Silver Ghost del ’22 – dipinta di giallo. un colore rivoluzionario, che spicca rispetto al nero standardizzato dell’epoca. Un’auto eccessiva, opulenta, pura ostentazione di ricchezza che ha lo scopo di conquistare il cuore della “sua” Daisy. Nell’opera-manifesto che rappresenta la favolosa “Età del Jazz” i personaggi con macchine costose finiscono per essere infelici e perse. I motori sono emblema di un materialismo che consuma. Un “piccolo” errore Nella quarta trasposizione cinematografica del romanzo, quella del 2013 diretta da Baz Luhrmann, che vede la straordinaria interpretazione di Leonardo Di Caprio, l’auto di Gatsby è una Duesenberg Convertible del 1929,gialla. Una licenza poetica visto che il film è ambientato nel 1922. Si tratta di una vettura interamente costruita a mano, sogno delle élite dell’epoca, che, attualmente, ha una quotazione di circa 3 milioni di dollari mentre allora ne costava 19 mila. Comunque una fortuna.

■ “Quando ero un ragazzo, sognavo di sedermi al volante di una magnifica Stutz, bassa come un serpente e rossa come un fienile dell’Indiana”. Parole di uno degli autori più importanti della letteratura del XX secolo, l’americano Francis Scott Fitzgerald.Proprio nel 1949, 70 anni fa, usciva la prima edizione italiana di “Tenera è la notte”, tradotta da Fernanda Pivano. “Tender is the Night” L’automobile è un mezzo fondamentale nella produzione dello scrittore nativo del Minnesota. Lo dimostra proprio il romanzo “Tender is the Night” – pubblicato negli Usa nel 1934 – dove si utilizza una metafora automobilistica per descrivere la trasformazione del personaggio di Nicole: da giovane donna sottomessa al marito a donna indipendente e libera. “Come se un telaio di un’auto da corsa, nascosto per anni sotto la carrozzeria di una berlina per famiglie, fosse riportato alla sua origine”. Il rapporto con le quattro ruote Le quattro ruote sembrano misurare anche la distanza tra sogno e realtà nella vita dell’autore, specchio delle sue decrescenti fortune. Pur essendo sempre stato innamorato delle automobili, lo scrittore ne acquistava di magnifiche ma sempre già usate e in pessime condizioni. La sua prima vettura, comprata nel 1920 dopo la pubblicazione di “This Side of Paradise” è stata una coupé sportiva vecchia di tre anni; a cui hanno fatto seguito Rolls-Royce, Buick, Stutz e Packard. 8

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BUSINESS

Marchionne, il libro della giungla. FRANCESCO PATERNÒ ■ Si definisce un “sopravvissuto”, come la Fiat che ha salvato, e per questo sembra avere un sesto senso con cui fiuta il tempo che cambia, si muove in anticipo, si getta sulle possibili prede in difficoltà prima degli altri. Un istinto di sopravvivenza che diventa il suo modus operandi nei 14 anni di potere assoluto prima in Fiat dal 1 giugno 2004 e poi in Fiat Chrysler dal 2009. Questo e altro lo si trova in “Sergio Marchionne”, il libro di Tommaso Ebhardt, giornalista di Bloomberg, per dieci anni a seguire il manager e oggi a capo dell’ufficio italiano. Una sorta di libro della giungla, luogo di business feroce dove Marchionne dimo-


stra di sapersi muovere meglio di altri. Subendo anche ferite e sconfitte, alcune delle quali avrebbero però meritato una lettura critica e non la sola cronaca. Dopo Fiat-Chrysler È un libro di fatti noti e di alcuni inediti, come l’idea di Marchionne di creare un proprio fondo d’investimento quando avrebbe lasciato la guida di Fiat Chrysler, uscita di scena prevista per la primavera del 2019 se non fosse improvvisamente morto il 25 luglio 2018. Nelle pagine non c’è traccia di attriti nei rapporti con John Elkann, meno che mai sulla questione Ferrari, si parla di “rimozione” dopo la scomparsa ma il tema non viene sviluppato. Ricorrono ricordi e umori dell’uomo Marchionne che hanno contribuito a renderlo personaggio assoluto. Da una frequentazione costante fatta non solo di incontri on e off come si dice, cioè interviste autorizzate e colloqui senza un seguito pubblico, viene fuori per esempio l’uso totalizzante che il manager fa di WhatsApp. Sistema con cui Marchionne “governa” e dialoga con i suoi interlocutori da ogni angolo del globo, spesso limitandosi a un “ok” o un “k” oppure con un “BS”, “bullshit”, stronzata, equivalente a un no che tronca qualsiasi discussione. C’è anche un capitolo dedicato a una cena a casa Marchionne in Michigan alla presenza della sua compagna, dove pubblico e privato vengono alternati con tatto.

Citando Montesquieu “I leoni hanno una grande forza, ma sarebbe inutile, se la natura non avesse dato loro gli occhi”. La citazione di Montesquieu viene inserita dal manager in un documento di bilancio Fiat del 2008, mentre sta preparando la conquista di Chrysler, il suo vero capolavoro. Al leone non riescono tutte le zampate. Oltre alla mancata acquisizione di Opel, la più deludente per lui è il no alla proposta di fusione che riceve dalla Gm nel 2015. Sul clamoroso diniego dell’amministratore delegato Mary Barra, l’autore rivela un inedito: Marchionne era pronto a una scalata ostile con in tasca una linea di credito di 60 miliardi di euro da parte di una banca europea – la chiama “Operazione Cylinder”. Viene fermato da Washington e da un azionista di peso di Gm come Warren Buffet. Mary non si tocca, il leone deve girare al largo. Ma siamo nella giungla e quando il gruppo Volkswagen sprofonda nello scandalo del dieselgate, Marchionne progetta l’“Operazione Wulf”. Altro inedito: ai tedeschi che negli anni passati avrebbero voluto sfilargli l’Alfa Romeo, propone nientemeno di tirar fuori lui Volkswagen dal disastro integrandola con Fiat Chrysler. Riceve un “nein”, senza “danke”. Ma l’idea è la solita: i grandi guai degli altri sono la grande opportunità. Il suo manuale di sopravvivenza.

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AUTO E MOTO

Al volante della Golf. EDOARDO NASTRI

■ PORTO – Per capire l’importanza della Volkswagen Golf si può partire dai numeri: 35 milioni di unità vendute nel mondo dal 1974 – di cui 2,5 solo in Italia – e 10 anni di leadership nel nostro paese nel segmento delle berlinecompatte, dove per ogni cinque porte venduta, una è una Golf. L’ottava generazione porta in dote le caratteristiche funzionali che l’hanno resa un modello di riferimento e le coniuga al presente fatto di tecnologia, sicurezza ed elettrificazione. L’estetica degli esterni è forse l’aspetto più conservativo della nuova Golf la cui linea è soltanto più sportiva e dinamica nel frontale, senza tuttavia aver subito uno stravolgimento. Le dimensioni sono rimaste praticamente invariate: è lunga 4,28 metri (+3 centimetri rispetto alla versione precedente), larga 1,78 e alta 1,45 con un passo di 2,63 metri. Con l’ottava generazione arriva anche una razionalizzazione degli allestimenti, necessaria dopo l’introduzione delle norme d’omologazione che prevedono test per ogni versione.

La prima Golf connessa L’ottava generazione è stata oggetto di una rivoluzione digitale che si percepisce al solo ingresso in vettura. Molti comandi fisici hanno lasciato il posto a superfici a sfioramentoe la strumentazione analogica è stata sostituita da quella digitale (10,25 pollici). Al centro della plancia c’è il display per il controllo della quasi totalità delle funzioni multimediali della vettura più quelle del climatizzatore. Il sistema è veloce e intuitivo da usare anche mentre si guida. La Golf si collega in rete con l’ambiente circostante: il sistema si chiama Car2X ed è in grado diinformare i veicoli che transitano in un raggio di 800 metri di tutto quello che accadeintorno alla vettura. Dalla quantità di traffico ai lavori in corso, fino al sopraggiungere di mezzi di soccorso. Le funzioni possono inoltre essere iintegrate comprando diverse applicazioni. Disponibili tutti i sistemi di assistenza alla guida di ultima generazione.

Alla guida della mild hybrid Abbiamo guidato la vettura sulle strade poco trafficate del Portogallo con il motore mild hybrid 1.5 quattro cilindri a benzina da 150 cavalli, abbinato al cambio automatico Dsg a doppia frizione e sette rapporti. La Golf è confortevole in tutte le situazioni e se si preme un po’ di più sul gas fa divertire. Lo sterzo è preciso e le sospensioni copiano bene l’asfalto mentre il sovrasterzo, effetto tipico delle vetture a trazione anteriore, è praticamente assente. Il sistema d’ibridizzazione leggera a 48 voltaiuta il motore nelle situazioni di sforzocome le fasi di accelerazione e permette alla vettura di veleggiare a motore spento quando si rilascia il piede dal gas soprattutto durante la guida in autostrada, risparmiando carburante.

Anche a metano e plug-in Al lancio in Italia la Golf è disponibile con i benzina 1.0 Tsi a tre cilindri da 110 cavalli o con il 1.5 Tsi a quattro cilindri da 130 cavalli, entrambi con cambio manuale. L’ibrido mild è il 1.5 Tsi da 150 cavalli con cambio Dsg, mentre i turbo diesel sono 2.0 di cilindrata e hanno rispettivamente 115 e 150 cavalli. La vettura arriverà sul mercato a marzo 2020 e a settembre debutterà la versione a metano (1.5 Tgi da 130 cavalli). Entro la fine dell’anno sarà il turno dell’ibrida plug-in GTE: 1.4 Tsi e motore elettrico con batterie da 13 chilowattora. 204 o 245 cavalli e 60 chilometri di autonomia dichiarata a zero emissioni. Due gli allestimenti: Life e Style. Prezzi a partire da 25.750 euro.

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AUTO E MOTO

Peugeot 2008, suv à la carte. ANGELO BERCHICCI

■ AIX-EN-PROVENCE – Della precedente Peugeot 2008 rimane solo il nome. La nuova generazione del suv compatto nasce sullo stesso pianale della sorella berlina 208 (e di altri modelli del gruppo Psa), chiamato CMP: più leggero, più rigido e capace di accogliere sia motori benzina e diesel che l’elettrico. La prima cosa che salta all’occhio è la sua affinità con le linee della 208, soprattutto nel frontale con i proiettori full-led e la firma luminosa che si estende verso il basso attraverso il paraurti. Si nota poi un aumento nelle dimensioni: con i suoi 4,30 metri è 14 centimetri più lunga rispetto alla precedente 2008. Di fatto, si tratta del più grande tra i suv compatti. Moderna e spaziosa Dell’abitacolo colpisce la grande attenzione ai dettagli: a dominare l’atmosfera sono lo schermo touch dell’infotainment (da 7 o 10 pollici), il volante piccolo e dalla forma piuttosto sportiva e la strumentazione completamente digitale e tridimensionale denominata i-Cockpit. All’interno aumenta lo spazio per i passeggeri posteriori e il bagagliaio guadagna 74 litri (ora ne ha 434, un buon risultato ma non il migliore della categoria). Il sistema di infotainment è compatibile con MirrorLink, Apple CarPlay e Android Auto, e nell’abitacolo sono presenti ben quattro prese usb e la ricarica wireless per gli smartphone. Completa la dotazione di sicurezza: l’auto può essere dotata di tutti i più moderni Adas, come il Drive Assist con mantenimento corsia e cruise control adattivo, o la frenata automatica d’emergenza in grado di riconoscere anche pedoni e ciclisti. Nonostante un assetto pensato per privilegiare il comfort, la 2008 non è affatto impacciata tra le curve. Nelle strade attorno Marsiglia dove l’abbiamo guidata si è dimostrata agile e stabile. Il cambio automatico EAT 8 è ra-

pido e fluido sia in città che quando si procede allegramente su strade tortuose, ma anche la trasmissione manuale a sei marce, con innesti precisi e frizione piuttosto leggera, non presenta alcuna pecca evidente. Per quanto riguarda le alimentazioni termiche, il diesel più potente (1.5 BlueHDI da 130 cavalli, alternativo a uno da 100) ci è sembrato il propulsore con il miglior equilibrio tra prestazioni e consumi. La coppia permette di avere una buona spinta anche a pieno carico, ma in accelerazione il rumore del motore tende ad essere avvertibile all’interno dell’abitacolo. La versione con il 1.2 benzina PureTech 3 cilindri da 155 cavalli spicca per silenziosità, linearità e assenza di vibrazioni. Meno brillanti ma comunque adeguati alla vettura il PureTech da 130 cavalli e quello da 100 cavalli. Bene la versione a zero emissioni e-2008, dotata di un’unità elettrica da 100 chilowatt pari a 136 cavalli e batteria da 50 kWh che garantisce un’autonomia di 310 chilometri (nel ciclo WLTP). Abbiamo provato l’auto per una trentina di chilometri (senza adottare uno stile di guida particolarmente attento ai consumi), facendo scendere l’indicatore della carica residua di circa il 10%. L’autonomia, quindi, sembrerebbe in linea con quanto dichiarato dalla Casa. La Peugeot e-2008 può ricaricarsi fino all’80% in trenta minuti se collegata a una colonnina fast da 100 kW, mentre con una wallbox domestica sono necessarie da 5 a 8 ore, a seconda della potenza dell’impianto. La garanzia prevede la sostituzione gratuita della batteria qualora dovesse scendere sotto il 70% della sua capacità entro 8 anni o 160mila chilometri. I prezzi La Peugeot 2008 con motore termico parte da 21.050 euro (per il benzina meno potente), mentre per mettersi in garage la versione elettrica bisognerà spendere almeno 38.050 euro (senza contare gli incentivi). La 2008 è già ordinabile e le prime consegne sono previste per febbraio 2020. La vettura si inserisce in un segmento molto affollato e che in Europa tira. Le principali concorrenti con cui dovrà vedersela sono Volkswagen T-Cross, Seat Arona, Skoda Kamiq, Renault Captur, Nissan Juke, Fiat 500X e Jeep Renegade, oltre alle due sfidanti “interne” Citroen C3 Aircross e DS3 Crossback.

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New look per Mitsubishi Space Star. GIANLUCA PEZZI ■ MILANO – È in arrivo un’altra proposta nel competitivo panorama delle citycar: la Mitsubishi Space Star. Un modello da non prendere sottogamba, perché se sono circa 6 Dicembre 2019 ·

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il meglio nei percorsi cittadini. Date le dimensioni, zero problemi nella ricerca del parcheggio e nelle relative manovre. Nei tratti extraurbani ed in autostrada il comfort è buono, anche se è migliorabile l’insonorizzazione. La versione con cambio automatico INVECS-III CVT è davvero interessante, soprattutto per chi affronta il traffico cittadino. Sul fronte sicurezza, presenti il sistema di frenata d’emergenza con rilevamento pedoni, quello che avverte della deviazione involontaria dalla corsia di marcia, abbaglianti automatici e telecamera posteriore.

10mila gli esemplari venduti dal 2013, di questi ben 4.300 sono stati immatricolati solamente quest’anno. Numeri certamenti lontani dai primi posti nelle classifiche di vendita, ma che rappresentano comunque una tendenza. Nelle intenzioni del marchio giapponese Mitsubishi Space Star vuole essere una vettura globale: infatti verrà proposta – oltre che in Europa e Giappone – anche nel resto dell’Asia, in nord e sud America, Australia, Nuova Zelanda, e persino in Medio Oriente. Attira lo sguardo Se la versione precedente aveva un aspetto quasi “mite”, quella attuale sembra fatta apposta per catturare lo guardo. Il frontale riprende il “Dynamic Shield” degli ultimi modelli Mitsubishi, nella parte posteriore il paraurti è più largo e marcato. La linea ha guadagnato in dinamismo, con lo spoiler posteriore che le dona un pizzico di sportività in più. La Space Star è davvero una piccola grande auto. Se l’aspetto risente dell’influenza delle keycar giapponesi, le dimensioni potrebbero essere considerate da segmento superiore. La lunghezza è di 3,845 metri, maggiore di altre concorrenti, mentre il passo è di 2,450 metri. Numeri che si traducono in una buona abitabilità interna per guidatore e passeggero. Sul divanetto posteriore possono prendere posto tre adulti. Certo, la situazione non è ideale per lunghi viaggi, ma un percorso cittadino o un breve spostamento è affrontabile senza timori. Pratica e razionale A bordo c’è tutto quello che ci aspetta da una citycar. Materiali dall’aspetto solido, con un occhio di riguardo alla praticità come nel caso dei comandi al volante e del bracciolo. Forse si poteva fare qualcosa di più per eliminare la grande quantità di plastica scura, anche se le superfici realizzate con diverse lavorazioni, mitigano l’effetto “monoblocco nero”. Il cruscotto è molto razionale e di immediata lettura, non ci sono spie o comandi che possano distrarre dalla guida. Al centro della plancia il sistema infotainment con touch screen WVGA 7”, con radio DAB e videocamera posteriore. È compatibile con Apple Car Play ed Android Auto, con i quali è possibile utilizzare i navigatori nativi per smartphone. Agilità cittadina È facile prendere confidenza con la Space Star che nella versione 1.2 con cambio manuale a 5 marce si comporta esattamente come ci si aspetta: agile e rapida negli scatti dal semaforo, è il tipo di automobile che riesce a dare 12

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Arriva in primavera Costruiti in Thailandia, i primi modelli arriveranno nelle concessionarie a marzo 2020, con disponibilità completa per il mese successivo anche nella versione con motore 1.0 benzina e cambio manuale 5 rapporti. Entrambe le versioni, 1.0 e 1.2, saranno disponibili anche a Gpl. Prezzi da definire.

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Mercedes GLE Coupé, diesel più plug-in. VALERIO ANTONINI

■ INNSBRUCK – Mercedes completa la gamma del suv GLE con la versione Coupé, sopra il più compatto GLB e sotto il top di gamma Classe G. 100 chilometri in elettrico La Mercedes GLE Coupé trae ispirazione dalle berline dal tetto spiovente. La coda sul retro si allunga fino a creare un piccolo alettone che migliora l’aerodinamica (coefficiente di resistenza all’aria sotto il valore di 0,30) riducendo consumi ed emissioni. Queste ultime ulteriormente abbattute nella 350 de, alimentata da un sistema EQ Power ibrido plug-in con motore diesel 4 cilindri da 2 litri, coadiuvato da una uni-


tà elettrica da 31,2 chilowattora ricaricabile (20/30 minuti con le colonnine a corrente continua): circa 300 i cavalli di potenza erogati e vettura in grado di procedere in modalità puramente elettrica per oltre 100 chilometri. In alternativa, al momento del lancio, sono disponibili la 350d con motore endotermico diesel 6 cilindri in linea da 3 litri, 272 cavalli e la più potente 400d da 330 cavalli, entrambi accoppiati col cambio automatico a 9 rapporti. Versatilità e sicurezza L’abbiamo provata tra le spettacolari vette innevate della regione austriaca del Tirolo, tra Innsbruck e la località alpina di Sölden, anche in off-road. Guidando per oltre 250 chilometri tra strade ghiacciate di montagna a più di duemila metri, l’auto ha mostrato sicurezza e affidabilità su asfalto scivoloso, oltre a essere confortevole a bordo. Spazi da grande La GLE Coupé ha un passo più corto di 6 centimetri del suv GLE e un lunotto ridotto ai minimi termini (sostituito dalla telecamera per le manovre di retromarcia). Resta un veicolo grande: 4,94 metri di lunghezza (4 centimetri in più della precedente) e oltre due metri di larghezza. Il piano di carico del vano bagagli, da 655 a 1790 litri di capacità, è più basso di circa 5 centimetri per agevolare l’inserimento di valigie e borsoni pesanti. Hi-tech a bordo Il doppio display da 12,3 pollici, con quadro strumenti digitale, consente di avere ogni informazione facilmente visibile, comprese le istruzioni del navigatore riportate sul parabrezza. Lo schermo principale touch ad alta risoluzione è aggiornato con il sistema di infotainment Mbux, comprensivo di assistente vocale e compatibile con gli smartphone. GLE Coupé dispone dei più avanzati sistemi di assistenza al guidatore come la frenata d’emergenza con riconoscimento di pedoni e ciclisti. Prezzi a partire da circa 83mila euro.

AUTO E MOTO

40% delle vendite a batteria L’investimento porterà ad avere nel 2025 più di 30 modelli elettrificati in listino, 20 dei quali elettrici puri. La stima interna è che circa il 40% delle vendite del brand di Ingolstadt dal 2025 sarà ibrido o elettrico. Per fare in modo che le economie di scala partano in tempi rapidi, consentendo così un ritorno più veloce degli investimenti, Audi lavora insieme a Porsche all’architettura modulare premium (PPE) dedicata ai veicoli elettrici che si affiancherà alla MEB già sviluppata da Volkswagen per i modelli compatti. Il piano di trasformazione L’investimento, spiegano i tedeschi, è possibile grazie ai risultati ottenuti dal piano di trasformazione del business lanciato due anni fa che consentirà a medio termine di avere un margine operativo tra il 9 e l’11% e di recuperare 15 miliardi di euro entro il 2022. Un piano non indolore però dal punto di vista dell’occupazione: nei giorni scorsi, l’azienda e i sindacati hanno siglato un accordo che porterà a tagliare 9.500 posti di lavoro, pari al 10% dei suoi dipendenti nel mondo e il 15% di quelli in Germania. L’operazione porterà, secondo quanto dichiarato da Audi, risparmi per circa 6 miliardi di euro da qui al 2029. Risorse che saranno investite nell’elettrificazione. E non solo.

AUTO E MOTO

Audi: Jaguar 20 elettriche F-Type, entro il 2025. nuove forme. STEFANO ANTONETTI

LINDA CAPECCI

■ Audi investirà 37 miliardi di euro in ricerca e sviluppo nei prossimi 5 anni. In particolare 12 miliardi saranno dedicati alla sola mobilità elettrica dal 2020 al 2024. Nello stanziamento sono comprese anche le spese di adeguamento degli impianti. Mai finora i tedeschi avevano stanziato una cifra così grande per il futuro tecnologico del marchio.

■ Jaguar lancia la nuova versione di F-Type. La presentazione è stata organizzata in collaborazione con Hot Wheels – l’azienda famosa in tutto il mondo per i suoi fiammanti giocattoli a quattro ruote – che per l’occasione ha creato un modellino in scala 1:64 della sportiva inglese. 6 Dicembre 2019 ·

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Estetica rinnovata La nuova F-Type – disponibile anche in versione cabrio – è stata ridisegnata mantenendo inalterate le proporzioni ma modificando in maniera evidente il frontale: cambia il paraurti anteriore e la griglia è leggermente ampliata, mentre il cofano abbraccia la parte superiore dei gruppi ruota. Fari “Pixel Led” ultrasottili rispetto alle versioni precedenti, mentre le luci posteriori richiamano quelle della 100% elettrica Jaguar I-Pace. L’abitacolo della supercar inglese, rifinito con pellami Windsor e cromature Noble, presenta un sistema d’infotainment touchscreen da 12,3 pollici. Le nuove barre anti-rollio, gli ammortizzatori a controllo elettronico e le regolazioni del servosterzo elettrico consentono una differente attitudine al volante. La trasmissione Quickshift offre cambi di marcia più fluidi. Sul mercato italiano La gamma dei potenti motori della nuova sportiva britannica prevede – per il mercato italiano – versioni a quattro e otto cilindri, con potenze che partono dai 300 cavalli. Proprio il V8 da 5 litri sovralimentato da 450 cavalli rappresenta la novità assoluta della gamma. La F-Type R monta invece un propulsore V8 da 575 cavalli che le consente di accelerare da 0 a 100 chilometri orari in soli 3,7 secondi. I clienti potranno scegliere se optare per la variante integrale o per la classica versione a trazione posteriore; questa è l’unica opzione prevista per la quattro cilindri. La F-Type – configurabile sul sito di Jaguar – è già ordinabile con un prezzo che parte da 66.330 euro.

■ Vda (Verband der Automobilindustrie) è l’acronimo dell’Associazione tedesca dell’industria automotive e Hildegard Mueller è il nome della sua nuova presidentessa. Un’altra donna si trova a ricoprire un ruolo cruciale nel Vecchio continente, dopo Ursula Von der Leyen, appena eletta a capo della Commissione europea, e Christine Lagarde, numero uno della Banca centrale europea. Sono tutte e tre accomunate dall’intenzione di traghettare il Vecchio continente verso il “nuovo paradigma”, che mette tutto in chiave di sostenibilità e “green”. La prima ha già lanciato il Green New Deal, un piano da oltre 1.000 miliardi che porterà l’Europa entro il 2050 ad essere neutra dal punto di vista climatico. La seconda vuole contribuire alla lotta contro i cambiamenti climatici con una svolta in questa direzione da parte della Bce. La terza, a capo della lobby dell’auto tedesca, dovrà agevolare la complessa transizione di un’industria che è pilastro dell’economia in Germania e nel mondo. Delfina di Angela Merkel Sarà per questo che la Mueller non arriva dal settore auto, ma da quello delle utilities tedesche. Dal 2008 al 2016 è stata a capo di Bdew, la più grande associazione industriale tedesca di energia. Esponente della Cdu, è stata membro del Parlamento tedesco dal 2002 al 2008 e sottosegretaria in cancelleria, al fianco di Angela Merkel, dal 2005 al 2008. È stata eletta all’unanimità dal consiglio del Vda e ha battuto altri rispettabili candidati come l’ex ministro degli Esteri e leader socialdemocratico Sigmar Gabriel e l’ex commissario europeo Guenther Oettinger.

BUSINESS

La signora dell’auto tedesca. MONICA SECONDINO 14

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Quante sfide Se è vero che tutto deve diventare più “green”, la difficoltà di questo cambiamento nel settore auto è che, per farlo non basta cambiare i motori delle macchine, ma bisogna anche riqualificare il personale che, da addetti alla produzione, diventeranno addetti ai software. Per produrre un milione di auto elettriche servono 5.000 persone, la metà rispetto a quelli che servono per produrre la stessa quantità di auto a benzina o diesel e un terzo rispetto a quelli necessari per un milione di auto ibride. Un passaggio che Hildegard Mueller dovrà seguire da vicino. In Germania, attualmente il settore auto impiega circa 800mila persone e Ferdinand Dudenhoeffer, esperto locale del settore, ha previsto che l’industria auto in Germania perderà nei prossimi dieci anni fino a 250.000 posti di lavoro, ma ne creerà 125mila nuovi in settori come le batterie e altri ambiti legati alle nuove forme di mobilità.


In base ad un articolo pubblicato su Bloomberg, dall’inizio dell’anno sono circa 40mila i posti di lavoro persi nel settore auto tedesco. Gli ultimi annunciati sono i 10mila di Daimler, preceduti dagli stessi di Audi, da circa 7mila di Continental e Bosch, 5mila di Ford e 6mila di Bmw. Insomma la Mueller si troverà ad affrontare un arduo compito: i costi per gli investimenti nell’auto elettrica, i nuovi competitor come Google, Tesla e Uber, il rallentamento globale della domanda di veicoli e i sindacati tedeschi. Una donna al posto giusto nel momento giusto, se è sempre vero che quando il gioco si fa duro, i duri cominciano a giocare.

AUTO E MOTO

Il 2020 di Yamaha, dal T-Max al tre ruote. ANTONIO VITILLO

a schermo TFT monocroma. Il T-Max è disponibile anche nella versione Tech Max, con finiture in color oro, sistema di connettività e Cruise Control di serie. La crossover della gamma La Tracer 700 rinnova totalmente il look, diventa più comoda e cambia il motore. Ora è il bicilindrico CP2 di 689 cc, le emissioni inquinanti sono nei limiti della normativa Euro5. Il “muso” è stato ridisegnato come il parafango, i fari sono a Led. Il manubrio più largo, una nuova sella, che nella parte anteriore si fonde con il serbatoio, e la semicarenatura migliorano il comfort di pilota e passeggero. Il parabrezza è regolabile, le frecce anteriori sono integrate ai paramani. La strumentazione è composta da un display multifunzione Lcd in negativo. Il serbatoio ora contiene 17 litri di carburante. Tre meglio di due Altra novità è quella rappresentata dal Tricity 300, uno scooter a tre ruote con cerchi da 14 pollici, equipaggiato di Abs e controllo di trazione. Caratterizzato dal muso corto e dal cupolino alto e stretto, il vano sotto sella può contenere due caschi integrali. Si può guidare anche con patente B. Non manca l’heritage Nella famiglia “sport heritage” di Yamaha sono stati aggiornati i colori delle XSR 700 e 900. Le nuove livree ricordano il mondo “racing”. La FJR Ultimate Edition ha il parabrezza maggiorato, i deflettori e nuove colorazioni.

BUSINESS

Hyundai: 52 miliardi di dollari per l’elettrico. ■ La gamma 2020 di Yamaha si concentra soprattutto sul miglioramento di alcune delle proposte di maggiore successo degli ultimi anni del costruttore giapponese. Giunto alla settima generazione, il maxiscooter T-Max vanta ora sia un aumento di cilindrata (il bicilindrico arriva a 560 centimetri cubici) sia linee più sportive. Migliorano potenza e coppia, i rapporti di riduzione del cambio automatico sono stati rivisti ed è come avere a disposizione una marcia più lunga. Aumenta lo spazio sotto sella, mentre la gestione elettronica del motore è affidata al D-Mode: due modalità per destreggiarsi sia in un trasferimento in città che nella guida sportiva, con prestazioni più brillanti. C’è il sistema di controllo elettronico della trazione. La strumentazione è

LUCA GAIETTA ■ Hyundai prevede di investire circa 52 miliardi di dollari tra il 2020 e il 2025 per sostenere soprattutto lo sviluppo di veicoli elettrici. Il costruttore ha presentato la “Strategia 2025” nella quale, privilegiando la sostenibilità a lungo termine, punta ad arrivare entro i prossimi 5 anni a posizionarsi tra i primi tre produttori mondiali di auto elettrificate con circa 670mila veicoli costruiti ogni anno ci cui 560mila a zero emissioni e 110mila alimentati a idrogeno. L’obiettivo è quello di elettrificare entro il 2030 la maggior parte dei nuovi modelli in mercati chiave come la Corea, gli Stati Uniti, la Cina e l’Europa. Per poi fare lo stesso nei paesi emergenti tra i quali India e Brasile entro il 2035. 6 Dicembre 2019 ·

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Auto volanti La principale casa automobilistica della Corea del Sud sta poi accelerando per diventare uno dei principali attori nel settore della guida autonoma e recuperare il suo ritardo rispetto agli altri costruttori mondiali. Parallelamente sta portando avanti lo sviluppo di auto volanti che, stando a quanto riferito dal vice presidente esecutivo Euisun Chung, potrebbero essere commercializzate addirittura prima delle vetture senza pilota più avanzate. Ottimizzare la produzione Per compensare gli elevati investimenti nelle tecnologie future, Hyundai prevede di tagliare i costi delle materie prime ottimizzando la produzione e risparmiando già dal 2022 oltre 30 miliardi di dollari. keyless non è una novità, ma per far “dialogare” auto e telefono la Mela userà la connettività Ultra Wideband che già ha inserito negli iPhone 11 e che è considerata molto più affidabile del Bluetooth nel localizzare un dispositivo nello spazio. È come un Gps di precisione. Questo brevetto è in linea con la strategia di Apple che vuole creare per gli utenti dell’iPhone un ecosistema di servizi sempre più ampio.

INNOVAZIONE

L’Apple Car si aprirà con l’iPhone.

Soluzione per l’angolo cieco Secondo il sito Patently Apple, la Mela ha di recente depositato anche un brevetto “Sistemi per migliorare la visibilità con lo specchietto laterale in un veicolo”. La tecnologia proietta l’immagine dell’ambiente intorno all’angolo cieco sugli specchietti laterali o sul parabrezza. Il sistema include il riconoscimento facciale (tecnologia già incorporata negli iPhone) per regolare gli specchietti in base all’altezza degli occhi di chi guida. È quindi pensato per la sicurezza dei veicoli dotati di modalità autonoma ma in cui è presente il conducente: nell’auto-robot gli specchietti non servono. Qualche anno di pazienza Apple l’anno scorso ha testato in California veicoli completamente autonomi percorrendo in totale 80mila miglia. La stampa Usa riferisce anche che su Project Titan lavorano 1.200 persone, tra cui ex dipendenti di Tesla e Google. Qualunque forma assumerà, dunque, la Apple Car ci sarà: la vedremo, secondo l’esperto di Apple Ming-Chi Kuo, tra il 2023 e il 2025.

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PATRIZIA LICATA

Supplemento settimanale a l’Automobile Pubblicazione online - Reg. Tribunale di Roma n. 24/2016 del 09/03/16

■ Arrivano nuovi dettagli sulla Apple Car e il Progetto Titan, che racchiude la ricerca e sviluppo della Mela per l’auto autonoma. Non è ancora chiaro se il produttore degli iPhone abbia realmente intenzione di fabbricare una sua auto-robot o solo fornire software ai costruttori, ma l’azienda di Cupertino continua a depositare brevetti per l’automazione e la connettività delle auto. Gli ultimi due sono lo sblocco keyless tramite l’iPhone e un sistema per eliminare l’angolo cieco.

Iscrizione R.O.C. n. 14674 - ISSN 2499-670X Direttore Responsabile Alessandro Marchetti Tricamo Redazione via Solferino, 32 - 00185 Roma tel. 06.45406719 • fax 06.49982874-2829 www.lautomobile.it • redazione@lautomobile.it • segreteria@lautomobile.it @lautomobile_ACI

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l’Automobile ACI

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Lo smartphone è la chiave Il brevetto depositato da Apple più intrigante (ne parla UberGizmo.com) è quello che dovrebbe permettere di usare l’iPhone per aprire e chiudere la Apple Car. La tecnologia 16

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e coordinamento dell’Automobile Club d’Italia Copyright © 2019 ACI Informatica SpA - Tutti i diritti riservati. Foto: Getty Images


AMBIENTE

Città metropolitana di Milano: sì al biogas. MARINA FANARA

■ Con le 200mila tonnellate di rifiuti organici prodotti nei suoi 135 Comuni, la Città metropolitana di Milano potrebbe produrre una quantità di biocombustile tale da coprire il fabbisogno di 39mila automobili, due volte e mezzo quelle che circolano sul territorio. Biogas dagli impianti esistenti È quanto emerge da uno studio del Kyoto Club, dal titolo “Biometano. Potenzialità nella Città metropolitana di Milano e ruolo del gruppo Cap” (il consorzio che gestisce il servizio idrico nell’hinterland milanese). Per questo i due partner (Città metropolitana e Cap) hanno sottoscritto un protocollo d’intesa con l’obiettivo, si legge in una nota, di “costruire un modello economico in grado di produrre biometano dalla sezione umida della Forsu (Frazione organica del rifiuto solido urbano), estendendola agli impianti di depurazione già presenti sul territorio, con il vantaggio di massimizzarne l’efficienza e limitare il consumo di suolo”. Via libera alle autorizzazioni Secondo il rapporto del Kyoto Club, non solo l’area del milanese e l’intera Regione Lombardia dispongono di grandi quantità di fonti organiche (rifiuti urbani più scarti del settore zootecnico, agricolo e agro-industriale), ma

vantano anche impianti per il trattamento di questi materiali altamente innovativi e riconosciuti dal ministero dell’Ambiente. L’Amministrazione locale ha colto questa opportunità e, dopo aver aspettato per molti mesi una posizione chiara da parte del ministero dell’Ambiente, ha deciso autonomamente di rilasciare le autorizzazioni per la produzione di biogas estendendola anche al trattamento dei rifiuti urbani, agro-industriali e zootecnici. 11,5 milioni di CO2 in meno Una decisione, sostiene l’ex provincia di Milano, motivata anche dal fatto che “l’utilizzo del biometano, biocarburante a basso impatto ambientale, con proprietà del tutto equivalenti al metano di origine fossile, e che pertanto può essere stoccato e distribuito attraverso infrastrutture già esistenti, può essere impiegato per alimentare autovetture, flotte aziendali o automezzi pubblici, rispondendo così alle strategie di mobilità sostenibile previste dal Pums (Piano urbano della mobilità sostenibile) della Città metropolitana di Milano”. Dal punto di vista ambientale, si stima che il potenziamento della produzione di biogas nella sola area del capoluogo lombardo e hinterland potrebbe tradursi in un risparmio pari a 11,5 milioni di emissioni di CO2 entro il 2050. 6 Dicembre 2019 ·

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LIFESTYLE

Tesla Cybertruck, ora è anche un videogioco. CARLO CIMINI

■ È stato deriso per la forma spigolosa e oggetto di critiche da parte dei più noti designer. Il Cybertruck Tesla ha diviso gli esperti del settore automobilistico, soprattutto per essere stato presentato dal ceo californiano Elon Musk come un prodotto futuristico, ma concepito per essere una rievocazione del passato (omaggio al film fantascientifico Blade Runner) e con un’estetica quantomeno discutibile. Tuttavia, lo strano pickup poligonale ha trovato diversi consensi tra gli amanti dei videogiochi vintage. Le forme solide e basilari, senza troppe pretese, ricordano la grafica essenziale e non certamente ad alta definizione degli anni ’90. La (cara e vecchia) console Nintendo 64 del 1997 fa proprio al caso del Cybertruck. Look rétro L’artefice di questo “modding” - in gergo tecnico si tratta di una modifica che viene effettuata al gioco originale è stato lo youtuber spagnolo Graslu00 che ha mostrato le sue abilità informatiche nel titolo Goldeneye 007 - genere “sparatutto” ispirato alla omonima pellicola del 1995 - sostituendo il carro armato dell’agente segreto James Bond con il nuovo modello di Elon Musk. 18

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· 6 Dicembre 2019

Il Cybertruck mostrato nel videogioco non è sembrato affatto un pesce fuor d’acqua, anzi. La sua reale grafica spigolosa è in linea con i contenuti offerti dal gameplay. Nel video pubblicato da Graslu00 si può assistere anche un divertente dialogo tra la spia inglese e Elon Musk che elogia Bond per aver acquistato un’auto ecologicamente sostenibile. La satira di Lego E non è il primo “meme” - vignetta comica - prodotto sul web. Nei giorni scorsi, Lego ha pubblicato sulla sulla sua fan page australiana una campagna dedicata proprio al pick-up tanto discusso: l’immagine raffigurava un semplice mattoncino grigio con quattro ruote con questa didascalia: “Ecco qui l’evoluzione del truck. Stavolta, l’infrangibilità è garantita”, prendendo in giro quanto accaduto durante la presentazione del Cybertruck quando il capo del design Franz von Holzhausen ha scagliato contro due sfere metalliche e il vetro Armor Glass dei finestrini dell’auto ha presentato immediatamente crepe evidenti, tra il brusio imbarazzante del pubblico.


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COVER STORY RITORNI

La corsa dell’Alfa. LUCA DAL MONTE*

Monza, 9 settembre 1979: quando Giacomelli stava per beffare Lauda. In un nuovo libro la storia del marchio milanese in Formula 1.

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· 6 Dicembre 2019

■ La prima giornata di prove ufficiali del Gran premio d’Italia 1979 è venerdì 7 settembre. Delle tensioni che hanno minato l’ambiente nei mesi e nelle settimane precedenti non c’è traccia. I meccanici dell’Autodelta hanno tutti le nuove uniformi, che sono belle ed eleganti – camicia celeste con la scritta Alfa Romeo in corsivo sulla schiena, pantaloni beige. Chi non veste l’uniforme di prammatica è naturalmente Carlo Chiti, elegante nella sua tradizionale tenuta da corsa: camicia bianca, cravatta scura, completo grigio e gilet color tortora. I tempi della prima giornata sono buoni. Non eccezionali, ma buoni. I venti giorni trascorsi dalle tormentate prove di agosto sono stati spesi bene. Le indicazioni di Bruno Giacomelli sono state preziose. Ora la nuove soluzioni provate nella seconda metà di agosto a Balocco stanno dando i loro frutti. Il sabato le due Alfa Romeo con-


...dal nostro mensile

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INNOVAZIONE I MOTORI I LIFESTYLE

Nuova serie • Anno 4 • Numero 32 • Settembre 2019 • €3,00

Spedizione Poste Italiane Spa - Postatarget Magazine. Pubblicazione Mensile. Data P.I. 31/8/2019

PUBBLICATO SUL NUMERO 32 - SETTEMBRE 2019

Anno 121°

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tinuano sulla buona strada tracciata il giorno precedente. Con la vecchia vettura, Brambilla strappa il ventiduesimo miglior tempo su ventiquattro partenti e conquista un posto nella penultima fila dello schieramento di partenza. Vittorio è contento. Per lui è già una vittoria esserci. Con la nuova, Giacomelli fa meglio: il suo tempo è il diciottesimo e gli vale la nona fila. La domenica c’è il sole. L’autodromo nazionale è preso d’assalto da quasi duecentomila spettatori. È la giornata in cui la Ferrari di Jody Scheckter può conquistare il titolo mondiale con due gare di anticipo. (…) Manca ancora un’eternità alla bandiera a scacchi, ma la pratica mondiale sembra quasi archiviata. E così, nell’entusiasmo di una giornata che si è presto messa nel verso giusto, il pubblico di Monza inizia a guardare prima con curiosità, poi con interesse e infine con passione alla rimonta

dell’Alfa Romeo 179 di Giacomelli. (…) Una volta alle spalle di Lauda, Giacomelli accorcia a ogni passaggio la distanza che lo separa dalla monoposto del due volte campione del mondo austriaco. (…) Quasi trasognato, Chiti decide di seguire di persona il duello e si porta al muretto dei box. Il suo giovane pilota sulla sua nuova monoposto a effetto suolo realizzata non si sa come nel mezzo della più burrascosa serie di scioperi aziendali degli ultimi anni, sta per consumare la grande beffa nei confronti del campione del mondo che tredici mesi prima ha quasi affossato il programma di Formula Uno dell’Alfa Romeo. (…) Ormai è solo questione di un giro, forse due. Sulle tribune e sul prato, sugli enormi cartelloni sventrati della pubblicità allineati sul bordo della pista e sulle tribunette volanti erette dietro alle reti, i tifosi cercano di indovinare il punto del tracciato nel quale

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Giacomelli porterà l’affondo decisivo. Al ventinovesimo passaggio, una voce all’interno del box Alfa Romeo urla: “Ingegnere, è uscito alla variante!” L’ingegnere è Chiti. Sudato e trepidante, è seduto a ridosso del muretto di cemento dei segnalatori. A urlare è uno dei suoi uomini, che sta seguendo la diretta della Rai su un piccolo televisore di fortuna rimediato prima della gara. Giacomelli è uscito di pista ed è insabbiato nella terra all’esterno della variante Ascari. La grande rincorsa è terminata. Il grande sorpasso non ci sarà. La grande beffa non sarà consumata – non oggi almeno. * tratto dal libro La congiura degli innocenti. Dalla Brabham-Alfa Romeo all’Alfa-Alfa

pagine: 432, euro 30,00 per gentile concessione Giunti-Giorgio Nada Editore.

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