l'Automobile Week n. 113

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Settimanale digitale • Anno 4 • Numero 113 • 17/1/2020

Supplemento settimanale a l’Automobile.

INNOVAZIONE I MOTORI I LIFESTYLE

Smog, la non risposta. PAOLO BORGOGNONE ■ L’Italia è in guerra contro lo smog. Almeno lo sono i sindaci della grandi città, strette alla gola da straordinarie concentrazioni di pm10, le polveri sottili, aggravate da condizioni climatiche non favorevoli ormai da settimane. Il nemico o forse sarebbe meglio dire il capro espiatorio? Le auto diesel. In testa all’esercito che punta il dito contro le vetture a gasolio, il sindaco di Roma Virginia Raggi. Che non solo ne ha bloccato la circolazione per giorni, ma ha esteso - per la prima volta - lo stop alle diesel euro 6. Cioè quelle nuove, appena uscite dalla fabbrica e spes-

so pagate con tanti sacrifici. Scelta fatta “in nome della tutela della salute” (ben venga ovviamente) ma priva di qualsiasi validità tecnica e di sostenibilità, visto che poi contemporaneamente vengono lasciate libere di circolare delle vetture a benzina Euro 3. La solita non risposta al problema. Come dire: tirate fuori dal garage le vecchie auto e usatele. Per poi stupirsi, come avvenuto a Roma, che gli inquinanti salgano invece di scendere. La beffa per gli automobilisti non finisce qua: chi ieri ha acquistato un’auto diesel ora si ritrova tra le mani una vettura che non vorrà più nessuno. E a rimetterci sono sempre i cittadini.




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PAESE

Una follia chiamata Euro 6. ALESSANDRO MARCHETTI TRICAMO

■ Bloccare le auto diesel Euro 6 è una follia. Senza se e senza ma. A Roma il 14 gennaio la sindaca Virginia Raggi ha deciso di fermare i veicoli a gasolio di ultima generazione. Il motivo è noto: il superamento dei limiti consentiti di polveri sottili nell’aria rilevato dalle centraline in città. Lo aveva già minacciato nei mesi scorsi, ora l’ha fatto davvero. Sbagliando. In sede di omologazione, auto Euro 6 diesel e benzina hanno le stesse emissioni di polveri sottili. Un veicolo a gasolio di ultima generazione è più pulito di un benzina di dieci (e più) anni che invece a Roma è stato abilitato a circolare (vedi un Euro 3). Di fronte a un parco auto italiano che ha una età media di oltre 11 anni, un veicolo Euro 6 è qualcosa da incentivare e sicuramente non da penalizzare. È poi dimostrato che il blocco della circolazione di poche ore - e per di più di una sola parte dei veicoli -non ha alcuna valenza sulla concentrazione degli inquinanti nell’aria. Ben venga dunque che la sindaca Raggi abbia a cuore l’aria della città di Roma – non altrettanta attenzione è stata riservata ai rifiuti – ma sarebbe meglio adottare provvedimenti più strutturali, come spingere, con l’aiuto del governo nazionale, il parco circolante cittadino verso l’elettrificazione. E

allo stesso tempo implementare una rete di infrastrutture di ricarica per veicoli elettrici che a Roma rimane, nonostante i tanti annunci, carente. Va promossa una mobilità alternativa come quella in bicicletta - e perché no con monopattini elettrici - invece che osteggiata (vedi stato di manutenzione delle piste ciclabili romane). Il problema delle polveri sottili, e più in generale di tutti gli inquinanti, si può provare a risolvere, spingendo sul rinnovo dei veicoli che percorrono centinaia di chilometri in città ogni giorno: pensiamo ai bus del trasporto pubblico, ai taxi, ai veicoli commerciali, alla flotta pubblica, ... C’è poi la manutenzione: i filtri presenti nei diesel, soprattutto, devono essere regolarmente controllati e verificati per far in modo che non perdano la loro efficacia. La sindaca Raggi poi dovrebbe riservare lo stesso trattamento anche alle caldaie fuorilegge che in città emettono liberamente e senza alcun controllo particelle sottili di gran lunga superiori a quelle del traffico veicolare. Oppure concentrarsi anche sull’emergenza sicurezza stradale, in una città dove le strisce pedonali sono sbiadite come le scelte della politica che governa la nostra capitale. 17 Gennaio 2020 ·

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BUSINESS

Elettriche: ancora per pochi. ANGELO BERCHICCI

Ecobonus non sfruttato a pieno A marzo dello scorso anno è infatti entrato in funzione il meccanismo di bonus/malus messo a punto dal Ministero dello Sviluppo Economico. La misura prevede incentivi fino a un massimo di 6mila euro per chi acquisti auto che producano meno di 70 grammi di Co2 per chilometro (una soglia in cui rientrano solamente elettriche e ibride). Dei 60 milioni messi a disposizione dal Mise per finanziare gli incentivi, nel 2019 ne sono stati utilizzati circa 51, e da poco sono state aperte le prenotazioni per l’ecoincentivo 2020, invariato nel funzionamento, e per cui sono state stanziate cifre anche maggiori (70 milioni di euro, di cui 40 entro il 30 giugno). All’ecobonus, inoltre, si possono sommare gli sconti per l’acquisto di vetture a batteria previsti da alcune Regioni italiane, con il sussidio più corposo ottenibile in Lombardia. Mondi ancora troppo distanti Nei prossimi anni, complice anche una progressiva crescita delle strutture ricarica e l’arrivo di modelli come la Volkswagen ID.3, la Opel Corsa-e, la Honda e, le Peugeot e-208/e-2008 e la Mini Cooper SE, il mercato dei veicoli elettrici dovrebbe continuare la sua rincorsa nei confronti delle vetture a motore endotermico (e in particolare dei diesel, nel 2019 crollati del 22,2%). Ma i due mondi restano ancora lontanissimi come dimensioni, basti pensare che il 96% delle vendite nel 2019 ha riguardato vetture che emettono tra i 71 e i 160 grammi di Co2 per chilometro, quindi che non rientrano nell’ecobonus. Anche continuando con gli attuali tassi di crescita, perché le full-electric possano arrivare ad avere un ruolo rilevante nella mobilità privata dovranno passare anni, se non decenni.

■ Città inquinate, Pm10 alle stelle e blocchi del traffico sempre più restrittivi. Un copione che si ripete ogni anno, in particolare nella stagione invernale, e a farne le spese sono soprattutto gli automobilisti che guidano vetture alimentate a diesel. Ultimamente perfino quelle appena uscite dal concessionario. Le alternative ci sono: l’offerta di veicoli elettrici sta vivendo un vero e proprio boom, con tutti i principali costruttori che già offrono o si stanno attrezzando per mettere a breve in produzione auto a zero emissioni. Anche la politica sta spingendo fortemente in questa direzione, ne è un esempio l’ecobonus che premia chi acquista vetture pulite. Eppure, le auto a batteria non sono ancora viste dal pubblico come un’alternativa credibile a quelle tradizionali. Crescita a tre cifre Nel 2019 le immatricolazioni di auto elettriche in Italia sono aumentate del 110% (10.566 unità), una crescita che raggiunge addirittura il 300% se si considerano solamente le vendite ai privati. Numeri impressionanti, che però rischiano di distorcere la reale dimensione del mercato. In economia si chiama teoria del catching-up (o della rincorsa): il tasso di crescita di un fenomeno è tanto più alto quanto più basso è il suo punto di partenza, e in Italia il settore delle vetture a batteria era quasi inesistente fino a pochi anni fa. Incrementi a tre cifre in un segmento di così recente nascita non devono quindi stupire, ma non devono neanche portare a sopravvalutare i dati: in Italia i veicoli elettrici rimangono ancora una scelta prevalentemente di nicchia, tanto da contare per lo 0,5% del mercato. E un altro numero utile a far capire come il settore delle vetture a batteria in Italia sia tutt’altro che affermato è il 9, come i milioni di euro avanzati a fine 2019 dal fondo governativo per l’ecobonus. 6

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BUSINESS

Gpl e metano, dove porta la terza via. MARIO LONGO


■ Escluse dai blocchi del traffico, anche quelli più rigorosi come nella Capitale. Le auto bi-fuel, ovvero quelle che funzionano sia a benzina sia a Gpl o metano, sono state a lungo considerate un’alternativa alle alimentazioni convenzionali, tanto che a partire dagli anni ’90 si è assistito ad un boom di queste motorizzazioni, sostenuto dagli incentivi ministeriali finiti poi nel 2014. Nell’ultimo periodo stiamo però assistendo ad una ripresa di questo settore, complice il fatto che per molti costituisce una scelta in generale meno costosa rispetto all’elettrificazione. Buona prestazione In Italia nel 2019 le immatricolazioni di auto a metano sono cresciute del 3% (38.620 unità), raggiungendo una quota di mercato del 2%, il valore più alto a livello europeo. Nel vecchio continente il nostro Paese è in testa per quanto riguarda tale soluzione, con circa un milione di veicoli circolanti. La vettura con questa alimentazione più venduta è stata la Volkswagen Golf (5.745 unità), seguita dalla Volkswagen Up! (5.629) e dalla Fiat Panda (4.667). Leader in Europa Il Gpl fa registrare performance ancora migliori, sia in termini di variazione percentuale che di valore assoluto: nel 2019 in Italia sono state immatricolate 136.841 auto con questa alimentazione, in crescita del 9,1%. La quota di mercato è passata dal 6,5% del 2018 al 7,1%, un vero e proprio unicum in Europa, dove invece la media si attesta attorno allo 0,4%. I veicoli a Gpl circolanti nel nostro Paese sono 2,5 milioni e l’auto più gettonata lo scorso anno è stata la Dacia Duster (23.398 unità), con al secondo posto la Fiat Panda (21.391) e al terzo la Lancia Ypsilon (18.409). Sempre idrocarburi ma più puliti Il metano (chiamato talvolta gas naturale) e il Gpl sono idrocarburi, il cui utilizzo come combustibile - al pari di benzina e diesel - produce anidride carbonica e altre sostanze inquinanti. Tuttavia, a differenza dei due più diffusi carburanti, le emissioni di CO2 sono inferiori di una quantità che può variare tra il 10 e il 20%, a seconda dei casi. Vantaggi si possono poi ottenere per quanto riguarda gli ossidi di azoto (NOx), soprattutto nei confronti dei diesel, rispetto ai quali i valori possono arrivare ad essere anche più di quattro volte inferiori.

AUTO E MOTO

Le elettriche del 2020. EDOARDO NASTRI ■ Il 2020 si è aperto con gli ormai consueti blocchi del traffico nelle città, dovuti ai continui superamenti dei livelli delle polveri sottili: in alcuni casi non possono circo-

lare neanche i veicoli di ultima generazione, come succede a Roma, dove lo stop ha interessato addirittura le auto diesel Euro 6. Le auto elettriche non sono interessate dal blocco e per questo potrebbero essere per molti una soluzione per ovviare agli stop. Il 2020 è l’anno del debutto di tanti nuovi modelli. Vediamo quali. Suv a zero emissioni per Audi e Bmw Audi: la Q4 e-tron, prima Audi costruita sulla piattaforma Meb (quella per le elettriche del gruppo Volkswagen) promette circa 450 chilometri di autonomia, garantiti da un pacco batterie da 82 chilowattora che alimenta due motori elettrici. Al debutto nella prima prima parte dell’anno anche la e-tron sportback. Bmw: la iX3, prima suv elettrica del costruttore bavarese, debutta in autunno e monta un motore elettrico da 210 chilowatt (286 cavalli) con batterie da 74 chilowattora per 440 chilometri di autonomia. In arrivo anche la berlina elettrica i4. Citroen C4: la vettura si trasforma in crossover e viene proposta anche a batteria grazie alla nuova piattaforma del gruppo Psa. La stessa che su cui sono costruite anche le Peugeot 208 e 2008, l’Opel Corsa e la seconda generazione della Mokka X, in arrivo in autunno. Tutte proposte anche a zero emissioni. La 500 a batteria e il muscle suv di Ford Fiat 500 elettrica: la citycar a zero emissioni debutta in estate e viene prodotta a Torino nello stabilimento di Mirafiori. Ford Mach-E: il primo suv elettrico del costruttore americano arriva in autunno in due versioni: 75,7 o 98,8 chilowattora di batteria per 450 o 600 chilometri di autonomia misurati nel ciclo WLTP. Honda e: la citycar a zero emissioni del costruttore giapponese viene venduta a partire da 35.500 euro e con un pacco batterie da 35,5 chilowattora per 200 chilometri di autonomia dichiarata. Le idee di Lexus, Mazda, Mercedes e Nissan Lexus Ux 300e: la prima auto elettrica del costruttore giapponese assicura 400 chilometri di autonomia grazie alle batterie da 54,3 chilowattora. Mazda MX-30: il crossover dal design insolito arriva in estate e garantisce tra 200 e 250 chilometri di autonomia. Pacco batterie da 35,5 chilowattora, per una migliore gestione della ricarica (circa l’80% da una colonnina veloce in soli 40 minuti). 17 Gennaio 2020 ·

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Mercedes EQA: verso la fine del 2020 arriverà la EQA, versione a zero emissioni della nuova GLA. Specifiche ancora da comunicare. Nissan Ariya: lungo 4,60 metri è mosso da due unità a batterie, il suv elettrico giapponese arriverà a fine anno. Škoda, Tesla, Volkswagen Škoda: il 2020 è l’anno del debutto di due suv a batteria, entrambi costruiti sulla Meb, uno con architettura tradizionale e l’altro più sportivo. Tesla Model Y: il crossover compatto arriva in autunno in quattro versioni ed è stato progettato con un occhio di riguardo per l’Europa. Volkswagen: in primavera iniziano le vendite della ID.3, prima vettura elettrica sulla Meb del costruttore tedesco, e verso la fine dell’anno arriverà la ID.4, secondo modello della famiglia delle Volkswagen a zero emissioni.

SMART MOBILITY

Barcellona: fuori chi inquina. ELISA MALOMO

■ Barcellona inizia il 2020 con un nuovo e più rigido blocco del traffico. L’ordinanza amministrativa è partita il 2 gennaio e ha chiuso le strade a circa 50 mila vetture che d’ora in poi non possono circolare, dalle 7:00 fino alle 20:00 dal lunedì al sabato, in una zona di 95 chilometri quadrati equivalente a quasi tutta l’area metropolitana. È la “zona di bassa emissione” più grande di tutto il sud Europa, come ha riportato il giornale britannico “The Guardian”. La decisione del Comune arriva in risposta al sempre più crescente tasso di inquinamento che riguarda Barcellona e anche altre città europee come Roma dove – però – è stato deciso di fermare tutti i diesel, Euro 6 compresi. L’obiettivo 8

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dell’amministrazione catalana è la riduzione del 15% delle emissioni nocive prodotte dalla congestione stradale Stop subito La circolazione urbana è stata vietata alle auto e alle motorizzazioni più inquinanti: benzina Euro 3 immatricolate prima di gennaio 2000, diesel pre Euro 4 iscritte precedentemente a gennaio 2006, motocicli, ciclomotori e quad tutti pre Euro 2 e immatricolati prima del 2003. Si tratta di circa 115 mila veicoli: 85 mila auto e 30 mila moto. Il blocco è anche rivolto ai furgoni Euro 1 immatricolati precedentemente all’1 ottobre 1994. Dal 2021 divieti anche per camion e autobus. Per coloro che viaggeranno a bordo di un’auto che non rispetta le regole sono previste multe da 100 a 500 euro (a partire dal 1 aprile 2020). Nessuno escluso Anche i taxi rientrano fra le 50mila vetture bandite dalla città: su un totale di 10.523 licenze, però, i veicoli interessati sono “solo” 14. La scelta ha scatenato la reazione dei rappresentanti del Metropolitan Institute of Taxi (imet) che hanno contestato il divieto ricordando che il 50% delle auto in questione sono ecologiche”. Un’argomentazione che, evidentemente, non ha convinto il comune. Il blocco, oltre a giovare alla salute degli oltre 5,5 milioni di abitanti, è pensato anche spingere i cittadini a usufruire dei servizi messi a disposizione dalle compagnie di car sharing elettrico e di tutte le altre soluzioni di trasporto a basse emissioni, comprese quelle della micromobilità (monopattini e scooter a batteria). Le richieste della sindaca La decisione arriva in un periodo in cui la sindaca di Barcellona Ada Colau, in carica dal 2015, si sta battendo – soprattutto contro gli interessi degli industriali - per rendere più ecosostenibile la città che rappresenta. La prima cittadina ha recentemente richiesto la cancellazione della tratta aerea fra la città catalana e Madrid proponendo lo spostamento fra le due città solo a bordo di treni ad alta velocità. Nel tragitto interessato, i mezzi che viaggiano su rotaie impiegherebbero poco meno di tre ore a fronte di un’ora e mezza dell’aero e produrrebbero un inquinamento medio non superiore ai 4,9-7,25 chili di Co2 a passeggero rispetto ai 60-80 chili emessi del velivolo. Secondo un rapporto del 2017 redatto dal dipartimento di sanità pubblica di Barcellona, la città ha superato, dal 2002, il livello di biossido di carbonio stabilito dall’Unione Europea che nel periodo fra il 2010 e il 2017 ha causato, in media, 424 morti premature.

BUSINESS

Toyota: crisi del diesel è opportunità.


BUSINESS

Il Piano S di Kia. VALERIO ANTONINI

ALESSANDRO MARCHETTI TRICAMO ■ AMSTERDAM - In un evento riservato ad Amsterdam, Toyota ha illustrato la sua strategia commerciale nei prossimi 5 anni in Europa. “La crisi del diesel sta cambiando velocemente il mondo dell’auto, aprendo così a nuove opportunità, in particolare per il mercato europeo dove le normative sulle emissioni sono molto restrittive”, le parole di Johan van Zyl, presidente e ceo di Toyota Europe. L’80% delle vendite saranno ibride I numeri presentati ad Amsterdam esprimono le potenzialità della Casa giapponese: “Nel 2025 la nostra quota nel mercato europeo arriverà al 5,3% rispetto al 4,6% di oggi, per un totale di 1,4 milioni di auto vendute, oltre 300mila in più del 2019”, continua van Zyl. Il contributo delle ibride sarà fondamentale: oggi valgono il 52% delle vendite complessive in Europa per Toyota e il 96% per Lexus, nel 2025 arriveranno a pesare – ricaricabili plug-in comprese – oltre l’80%. Tradotto: tra cinque anni le auto del due marchi giapponesi vendute nel Vecchio continente con il solo motore tradizionale saranno meno del 10%. A partire dal 2025, la strategia globale prevede 5,5 milioni di auto elettrificate da vendere ogni anno nel mondo. Saranno più di 40 i modelli a batteria lanciati entro il 2025, dei quali 25 ibridi. A zero emissioni C’è spazio anche per le elettriche pure: la prima ad arrivare in Europa sarà in questo 2020 la Lexus UX 300e, al quale seguirà il veicolo commerciale Proace di Toyota. I piani – non comunicati in forma ufficiale – dovrebbero proseguire con un suv elettrico: “Nei prossimi cinque anni la nostra offerta di auto a zero emissioni, idrogeno compreso, si arricchirà di 10 nuovi modelli che nel complesso arriveranno a vendere nel mondo entro il 2030 circa un milione di unità”, spiega van Zyl. Suv compatto su base Yaris La strategia di espansione passa anche per nuovi prodotti. A partire dal lancio dell’inedito suv del segmento B: “Non sarà solo una Yaris a guida alta, bensì un modello completamente disegnato da zero sulla base della piattaforma GA-B derivata dalla TNGA”, racconta Matt Harrison, vice presidente esecutivo di Toyota Europe. Il suv compatto, più lungo e alto della Yaris (nuova generazione a maggio), disponibile anche a trazione integrale (stesso sistema oggi su Rav4) debutterà il prossimo marzo al Salone di Ginevra e sarà prodotto a Valenciennes in Francia. Ovviamente, neppure a dirlo, sarà ibrido (con il motore elettrico abbinato al 1.5 benzina) e ibrido plug-in

■ Kia ha stanziato una cifra equivalente a oltre 20 miliardi di euro per diversificare la propria gamma, inserendo almeno 11 nuovi veicoli 100% a batteria, che dovrebbero entrare in commercio entro il 2025. Il progetto, illustrato da Han-Woo Park, amministratore delegato e presidente di Kia Motors in un evento con gli investitori a Seoul, è stato ribattezzato Plan S. In totale il marchio coreano prevede di lanciare 15 nuove proposte. Dopo la citycar e-Niro e il crossover Soul da 450 chilometri di autonomia, sono previsti altri 3 modelli completamente elettrici, 5 ibridi, 6 ibridi plug-in (tra cui versioni a basse emissioni di Sorento, Ceed e X-Ceed, tutte in grado di viaggiare per oltre 60 chilometri a emissioni zero). In arrivo anche un suv alimentato a idrogeno (forse già nel 2021) come il Nexo di Hyundai cui fa capo il gruppo. “Con gli investimenti pianificati, vogliamo raggiungere una quota del 6.6% del mercato globale delle auto a batteria nei prossimi 5 anni, rispetto all’attuale 2%”, dicono da Kia. Il costruttore spera di vendere - nel 2026 - 500mila vetture all’anno 100% elettriche e un milione elettrificate. Protagonisti del futuro “Non ci stiamo semplicemente adattando ai cambiamenti nel mercato automobilistico, ma stiamo guidando l’innovazione per fare un balzo in avanti e diventare protagonisti nel segmento dei veicoli elettrificati di prossima generazione”, ha detto Han-Woo Park. I progetti inseriti nel Plan s non si fermano qui. Kia vuole anche diventare protagonista nel settore dei servizi per la mobilità. Per questo sta studiando come entrare nel business dei Pbv (Purpose Built Vehicles) per offrire soluzioni a zero emissioni e - in futuro - anche a guida autonoma per i grandi centri urbani, senza trascurare il settore della logistica e della manutenzione delle vetture, così come quello del noleggio a breve o a lungo termine. 17 Gennaio 2020 ·

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AUTO E MOTO

AUTO E MOTO

Toyota Rav4 mette la spina.

Hummer, ritorno elettrico.

REDAZIONE

ANGELO BERCHICCI

■ Toyota espande la famiglia elettrificata e introduce anche la nuova versione ibrida plug-in della Rav4, lo storico modello della Casa giapponese arrivato alla quinta generazione e anticipato al salone di Los Angeles di fine 2019. Il suv di segmento D è ora disponibile con una batteria che permette di viaggiare solo in elettrico con una singola carica fino a 65 chilometri. Il motore eroga una potenza complessiva di 306 cavalli che consente una accelerazione da 0 a 100 chilometri orari in 6,2 secondi. L’inizio delle vendite è previsto nella seconda metà del 2020. Il prezzo non è stato ancora reso noto. Nonostante Toyota Rav4 aumenti di peso con il nuovo pacco batteria posizionato sotto il pianale, le dimensioni rimangono pressoché invariate rispetto alla versione tradizionale, senza penalizzare eccessivamente il bagagliaio con 520 litri di capacità di carico minima.

■ General Motors rispolvererà il nome Hummer per una famiglia di suv e pick-up elettrici. A riferirlo a Reuters è una fonte anonima interna all’azienda. Il gruppo starebbe organizzando un lancio in grande stile, con tanto di spot durante il Super Bowl (2 febbraio), lo spazio pubblicitario più costoso d’America, e avrebbe offerto il ruolo di testimonial alla star dell’NBA LeBron James.

Piccoli ritocchi Sulla nuova versione ibrida si nota l’introduzione di piccoli dettagli estetici che donano più sportività alla Rav4, come i nuovi cerchi da 18 e 19 pollici in colorazione grigia o nera o i sedili in pelle nera con le cuciture rosse. Infine, il sistema infotainment è dotato di un ampio display touchscreen da 9 pollici, il più grande dell’offerta Rav4. A richiesta si possono avere i sedili anteriori e posteriori riscaldati, una presa di corrente a 230 volt nell’abitacolo, una verniciatura esterna bicolore, un portellone posteriore elettrico con sensore piede” per aprirlo senza l’utilizzo delle mani, tetto panoramico, head-up display e l’ultimo pacchetto multimediale Toyota con l’integrazione di Apple CarPlay e Android Auto. 10

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A batteria e premium Nulla è trapelato circa le caratteristiche delle nuove Hummer. Quello che sappiamo è che saranno mosse da un’alimentazione completamente elettrica, che avranno una linea ispirata alle precedenti vetture del marchio affiancata ad una dotazione premium, e che verranno commercializzate con il brand Gmc. La denominazione Hummer, che richiama la parola americana ’hammer’ (martello), rimarrà - da quanto sembra - solo ad identificare un modello e non più il costruttore. Secondo le indiscrezioni, la produzione delle vetture inizierà nello stabilimento di Hamtramck, vicino Detroit, al termine del 2021.Nel progetto Gm ha investito 3 miliardi di dollari, che saranno utilizzati per riconvertire l’impianto, dove fino al 2019 era stata assemblata la Chevrolet Volt, salvandolo dalla chiusura.Per il gruppo si tratta della prima parte del programmato investimento da 7,7 miliardi di dollari nei siti americani, frutto dell’accordo con il sindacato Uaw. Famose per i consumi Nato nel 1992 per volere della Am General, interessata a produrre una versione civile dell’Humvee, il veicolo in dotazione alle forze armate americane, il brand Hummer diede vita negli anni a 3 modelli (H1, H2 e H3), famosi


per le loro imponenti dimensioni e per le capacità in fuoristrada, ma anche per essere tra i veicoli con il maggior consumo di carburante sul mercato. Veicoli considerati esagerati persino per gli standard americani, che di conseguenza ebbero scarso successo (l’anno migliore fu il 2006, quando le vendite del costruttore raggiunsero le 71.524 unità). Stop nel 2010 Fu questo il motivo che portò General Motors, che nel frattempo avevo acquistato la Casa, a cessare la produzione delle vetture nel 2010. Una nomea, quella di veicolo assetato di carburante, da cui Gm vuole liberare l’Hummer facendolo rinascere in modalità zero emissioni, e ponendolo quindi in concorrenza con Model X e Cybertruck di Tesla, oltre che con R1T e R1S di Rivian e B1 e B2 di Bollinger. Le preferite di Schwarzy Di sicuro, ad accogliere con entusiasmo la notizia ci sarà stato Arnold Schwarzenegger. L’attore, ex governatore della California, è un grande collezionista di Hummer, ed è stato tra i primi a dotarsi di una versione eco-friendly dell’imponente fuoristrada. Nel 2004, all’inizio del suo mandato, si era presentato all’inaugurazione di una stazione di rifornimento di idrogeno a bordo di un H2 il cui motore V8 6 litri a combustione interna era stato modificato per funzionare con l’idrogeno gassoso. Non solo, per i suoi spostamenti quotidiani l’attore utilizza un H1 full electric da 490 cavalli.

■ Attraverso un’immagine teaser, Toyota ha annunciato che introdurrà in gamma un nuovo modello. Si tratta di un piccolo suv basato su una variante della piattaforma GA-B, su cui si possono progettare vetture di diverse misure. Il crossover sarà prodotto presso la Toyota Motor Manufacturing France di Onnaing, vicino a Valenciennes in Francia. Nome, piani di volume e tempi di introduzione saranno comunicati nei prossimi mesi. Questo modello avrà un design compatto e dinamico e contribuirà al successo di Yaris in Europa. Ci aspettiamo che il numero totale delle immatricolazioni di queste due vetture entro il 2025 possa rappresentare circa il 30% del volume delle vendite del marchio nel Vecchio Continente”, ha affermato Matt Harrison vice presidente esecutivo della Casa giapponese.

AUTO E MOTO

Harley elettrica. ANTONIO VITILLO

BUSINESS

Toyota, nuovo B-suv per l’Europa. REDAZIONE

■ BARCELLONA - Il mondo cambia e anche un marchio storico come Harley Davidson guarda al futuro. Per farlo ha introdotto la Livewire, la sua prima due ruote a batteria. Ci siamo saliti per scoprirne i segreti e provare in strada l’emozione di guidarla. Già dalla prima impressione, la LiveWire è un esempio di come una “naked” possa essere spinta da un motore elettrico senza perdere la sua agilità. Buona parte dei 249 chili dichiarati sono efficacemente spostati in basso, agevolando la maneggevolezza anche nel traffico. Le giuste dimensioni del telaio e una buona ergonomia generale la fanno essere divertente anche su una strada di montagna, dove si dimostra solida in curva e abbastanza lesta nel cambiare direzione. Qualità dinamiche dovute anche alle sospensioni Showa, che si possono totalmente personalizzare, mentre i freni Brembo sono potenti e discretamente modulabili. 17 Gennaio 2020 ·

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Occhio alla coppia Non c’è il cambio né la leva della frizione, anche per questo la guida della LiveWire può definirsi rilassante. Occhio però all’esuberante coppia motrice, non elevata nel valore di 116 newton/metri, quanto perché disponibile tutta e subito come è caratteristica dei motori elettrici. Il suo è l’“H-D Revelation”, un’inedita unità trifase da 105 cavalli (78 Kw), con una vivacità ottimamente gestita dai quattro “riding mode” preconfigurati, oltre ai tre personalizzabili nei valori d’intervento. La piattaforma è in grado di gestire l’azione dei vari sistemi elettronici di assistenza alla guida, fra cui quello di controllo di trazione, l’Abs e il dispositivo di ricarica dell’energia in frenata. 150 chilometri di autonomia La LiveWire adotta una batteria da 15,5 chilowattora, celle agli ioni di litio contenute in un involucro “alettato” per dissipare meglio il calore prodotto. Fra i sistemi di ricarica ce n’è uno veloce, che permette il “rifornimento” totale in un’ora, per l’80% bastano 40 minuti. L’autonomia dichiarata è di oltre 150 chilometri. La LiveWire si può connettere allo smartphone attraverso il sistema “H-D Connect”, l’interfaccia è rappresentata dalla strumentazione, un “touchscreen” a colori di facile leggibilità in ogni condizione di luce esterna. La HarleyDavidson LiveWire è disponibile in tre colorazioni, prezzi da 34.200 euro.

BUSINESS

Germania: allarme occupazione per l’auto. PAOLO BORGOGNONE

■ La diffusione dei veicoli elettrici potrebbe costare 410mila posti di lavoro in Germania nel settore automotive entro il 2030: lo riferisce il quotidiano Handelsblatt citando come fonte la Piattaforma Nazionale per il Futuro della Mobilità (Npm), un ente consultivo governativo che ha rivisto le stime di due studi già pubblicati nel 2018 dall’istituto di ricerca Fraunhofer-IAO e dal Labour Marcket and Occupational Research. Secondo il nuovo rapporto degli esperti citato dalla testata di Dusseldorf, solo nella produzione di motori e trasmissioni, gli impieghi a rischio oscillerebbero tra 75 e 88mila I perché del calo I motori delle auto elettriche sono costituiti da molti meno pezzi - circa 200 contro 1.200 - rispetto a un propulsore tradizionale e richiedono anche una minore manutenzione: questo renderà inevitabili, afferma la relazione dell’Npm, una quantità di licenziamenti. Inoltre, si legge sempre nello studio illustrato al quotidiano da Joerg Hoffman massimo esponente della federazione IG Metal, che raccoglie i sindacati metallurgici tedeschi, la produzione di veicoli sarà ulteriormente automatizzata nei prosismi anni e non potrà sostenere l’attuale livello di posti di lavoro. Nel 2018, l’occupazione nel settore automobilistico in Germania ha raggiunto le 834.000 unità, la più alta dal 1991. La ricerca tiene conto del fatto che - per raggiungere gli obiettivi di abbattimento delle emissioni imposti dalla Unione europea - il governo di Berlino ha stimato che nel 2030 le auto a batteria circolanti in Germania dovranno essere almeno 10 milioni, per salire a 16,7 milioni entro il 2035. Voci discordanti L’allarme lanciato dall’Npm non trova tutti d’accordo. La Vda - Verband der Automobilindustrie, l’associazione dei costruttori - ha affermato che le previsioni di cui si parla sul quotidiano si basano su uno scenario estremo e irrealistico”. Rimane comunque valida, anche secondo questa organizzazione, la stima di circa 80mila lavoratori in meno nel medio/lungo periodo. La differente valutazione nasce dalla considerazione che - a detta dei produttori - solo una piccola parte delle auto elettriche in circolazione nel 2030 saranno costruite effettivamente in Germania, mentre una quota ben maggiore sarà d’importazione. Le soluzioni Per evitare una crisi occupazionale è necessario che le aziende identifichino nuove soluzioni. Lo sostiene Roman Eitzelsberger - responsabile distrettuale di IG Metal per il Baden Wuttemberg, la regione dove hanno sede importanti impianti di Porsche e Daimler - il quale ha citato in proposito il Patto futuro” siglato già nel 2016 tra i sindacati e il gruppo Volkswagen. Nell’intesa si sottolinea come le eventuali eccedenze possibili con il passaggio ai motori elettrici debbano essere riassorbite in altri settori aziendali. Un esempio è l’impianto di Salzgitter, vicino Hannover, dove prima si costruivano i motori per le Volkswagen e che è in via di riconversione per diventare polo realizzativo di propulsori a batteria.

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Škoda milionaria. EDOARDO NASTRI

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Cina, un 2020 in frenata. CARLO CIMINI

■ Škoda (gruppo Volkswagen) ha consegnato nel 2019 1.242.800 veicoli, un risultato che segna il superamento del milione di unità per il sesto anno consecutivo. Rispetto al 2018 i numeri sono però in calo di un leggero -0,9% (1,25 milioni), dato imputabile al rosso del 17,5% delle vendite in Cina con 282mila unità immatricolate. “Nonostante le difficili condizioni geopolitiche ed economiche su tutti i principali mercati globali nel 2019, il nostro marchio è rimasto bene in rotta e siamo soddisfatti”, ha dichiarato il ceo Bernhard Maier. In Europa le immatricolazioni sono cresciute del 5,7%, raggiungendo 786.500 nuove targhe. Nel Vecchio continente il primo mercato è quello tedesco con 191.200 unità, seguono Repubblica Ceca (94.200) e Regno Unito (75.200). Ottavo posto per l’Italia con 26.900 unità. Bene la Russia: +8,8% con 88.600 unità. I modelli più venduti Al primo posto tra i modelli di maggior successo del marchio boemo c’è l’Octavia: offerta in versione berlina e station wagon la vettura è stata venduta nel 2019 in 363.700 esemplari, perdendo però il 6,3% rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente. Seguono Fabia (172.800, -9,5%) e Kodiaq (171.800, +15,1%), il suv a sette posti presentato nel 2017. Risultati positivi in particolare per i suv compatti Karoq (152.700, +32%), e Kamiq: 64.600 unità in crescita del 131,8%. Nel 2020 l’elettrica sulla MEB Le stime parlano di un incremento per le vendite nel 2020, grazie anche all’arrivo della quarta generazione dell’Octavia, il modello più venduto del marchio. Quest’anno anno debutterà anche la prima Škoda a zero emissioni costruita sulla piattaforma MEB - quella per le vetture elettriche del gruppo Volkswagen - ed entro il 2022 si aggiungeranno alla gamma altre 10 vetture a batterie.

■ Il mercato dell’auto in Cina rallenta e le aspettative per il 2020 non sono delle più rosee. L’Associazione locale dei produttori di automobili (Caam) prevede un calo del 2% nelle vendite di veicoli per il terzo anno consecutivo. La diminuzione seguirebbe il -8,2% del 2019, causato soprattutto dai nuovi standard di emissione imposti dal Paese del Dragone. La cifra rossa registrata a dicembre è la 18esima consecutiva che colpisce la Cina da altrettanti mesi a questa parte. Le vendite annuali sono iniziate a diminuire nel luglio 2018 (-4%). “La fase di sviluppo in cui i numeri aumentavano ad altissima velocità - per 28 anni consecutivi, dai primi anni ’90 - è ormai lontana. Dobbiamo accettare la realtà di standard di crescita a rilento ed essere pazienti”, ha detto Shi Jianhua, alto funzionario di Caam. L’industria dell’auto, tuttavia, spera in una ripresa che potrebbe essere accelerata anche dall’allentamento delle tensioni commerciali tra Cina e Stati Uniti, uno dei fattori che ha contribuito, insieme al taglio degli incentivi, alla discesa dei volumi. Elettriche giù Le vendite di nuovi veicoli energetici (Nev) sono crollate del 27,4% a dicembre, con un segno negativo complessivo del 4: in totale consegnate 1,24 milioni di unità nel 2019. Un calo importante se si pensa che solo nel 2018 le immatricolazione delle auto green avevo registrato un aumento del 62%. L’obiettivo di raggiungere i 2 milioni di Nev nel 2020 - un target fissato dal ministero dell’industria cinese nel 2017 - è quantomeno utopistico. Previsione confermata anche dall’assistente segretario generale del Caam, Xu Haidong: Non è possibile”. 17 Gennaio 2020 ·

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Lamborghini, mette le ali. SERGIO BENVENUTI

ha deciso di dedicarsi allo sviluppo strategico di varianti ibride di tutti i modelli di nuova generazione. La Casa del Toro ha, invece, già comunicato che non parteciperà al prossimo Salone di Ginevra, in programma dal 5 al 15 marzo 2020.

AUTO E MOTO

Renault 4 in stile giapponese. ANGELO BERCHICCI

■ Lamborghini ha chiuso lo scorso esercizio di mercato con un totale di 8.205 automobili vendute, rispetto alle 5.750 del 2018, registrando un aumento delle immatricolazioni in tutto il mondo per il nono anno consecutivo. L’amministratore delegato della Casa di Sant’Agata bolognese, Stefano Domenicali, ha espresso la propria soddisfazione: Il 2019 è stato l’anno che ci ha regalato il maggior successo. Grazie all’intenso lavoro del nostro team, le vendite sono aumentate in modo sostanziale e ci hanno permesso di raggiungere cifre mai viste prima: in soli due anni abbiamo più che raddoppiato le consegne”. E soffermandosi sui modelli, Domenicali ha citato l’auto che nell’anno appena terminato è stata la più venduta del marchio: Sono stati circa 5mila gli esemplari della Urus consegnati, una cifra che da sola si avvicina al totale dei volumi del 2018”. Il suv del Toro infatti ha segnato +182% rispetto al 2018, passando da 1.761 a 4.962 unità”. A livello globale, Lamborghini Aventador V12 ha registrato 1.104 consegne, mentre sono state 2.139 le unità vendute della Huracán V10. I numeri nel mondo Lamborghini ha una rete commerciale di 165 concessionari in 51 paesi e tutti, nel 2019, hanno registrato segni positivi rispetto all’anno precedente: la regione Emea (Europa, Medio Oriente, Africa) ha visto 3.206 immatricolazioni (+28%), America 2.837 (+45%) e Asia Pacifico 2.162 (+66%). Con 2.374 vetture, gli Stati Uniti si confermano il primo mercato, seguiti dalla Cina, Hong Kong e Macau (770), Regno Unito (658), Giappone (641), Germania (562), Medio Oriente (387), Canada (376) e Italia (370). Previsioni per il 2020 L’azienda italiana ha confermato di essere fiduciosa anche per i numeri del 2020 e, dal punto di vista tecnologico, 14

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■ Dal Giappone arriva un omaggio alla Francia e alle sue auto. Si chiama Ancel Lapin ed è una delle proposte più curiose in mostra all’edizione 2020 del Tokyo Auto Salon (10-12 gennaio), l’evento dedicato ai reparti performance delle Case e all’aftermarket, da non confondere con il Tokyo Motor Show. L’auto è il frutto di un’elaborazione del tuner giapponese Damd, che ha trasformato la kei car Suzuki Lapin in una copia della storica Renault R4. Il kit di trasformazione Il pacchetto estetico, che si adatta a tutte e tre le generazioni di Lapin, è stato introdotto per la prima volta nel 2004 ed è subito diventato uno dei prodotti di maggior successo dell’azienda. Negli anni la Ancel, il nome dato dal tuner alla sua creazione, è stata perfezionata fino alla versione attuale, dove la cura nei dettagli ha raggiunto livelli notevoli. Il kit è disponibile in due versioni, contraddistinte da una diversa forma dei paraurti, e include la parte anteriore, comprensiva di griglia con logo Renault, fari e frecce funzionanti, il cofano motore, la parte posteriore, con fanaleria e luci targa, frecce laterali, protezioni sulle portiere, e ovviamente fregi cromati con la scritta Ancel.


Il tutto ad un prezzo di 348mila e 380mila yen, in base alla versione scelta (il corrispettivo di 2.800 e 3.100 euro), a cui aggiungere la verniciatura. Il kit può essere montato anche dallo stesso proprietario, in quanto per la sua applicazione, una volta smontate le parti originali, sono necessarie solamente viti a pressione e uno speciale nastro adesivo. In aggiunta, la personalizzazione può essere completata con cerchi Crimson Michelotti dal design retrò, gomme Bridgestone con fascia bianca, e portapacchi sul tetto. Non destinata all’Europa Sarà molto difficile vedere la vetturetta in Europa. Come la quasi totalità delle kei car, la Lapin è destinata al solo mercato giapponese e lo stesso tuner ha un’unica sede a Yamato, una città nella prefettura di Kanagawa. Oltre alla Ancel, i suoi ultimi lavori hanno visto come protagonista la Suzuki Jimny, per cui l’azienda ha messo a punto una serie di kit grazie ai quali il piccolo fuoristrada può assumere, in base alle preferenze, le sembianze di un Ford Bronco, un Mercedes Classe G, un Land Rover Defender, o della prima generazione di Jimny, la LJ10 degli anni ’70.

pletamente green per la mobilità sostenibile del Lido, fino all’isola di Pellestrina”. Risparmio di CO2 La fase di sperimentazione dei nuovi mezzi era iniziata sul finire della scorsa estate. Il progetto prevede l’installazione anche di 15 punti di ricarica - 9 veloci e 6 in linea tramite pantografo - che si aggiungono ai 9 già operativi. Il costo totale dell’infrastruttura sfiora i 17,4 milioni di euro. Quando tutti i nuovi autobus saranno entrati in servizio - ha ricordato il primo cittadino - il risparmio complessivo annuo di CO2 raggiungerà i 2.2 milioni di tonnellate. Alcuni bus elettrici sono già in funzione e il parco mezzi - che conterà complessivamente 30 esemplari - verrà completato a breve”. I nuovi autobus - che entro la fine dell’anno sostituiranno completamente quelli in servizio al Lido e a Pellestrina, nella maggior parte dei casi immatricolati tra il 2003 e il 2004 e spinti da motori diesel - hanno un’autonomia di 70 chilometri, sono garantiti per 7 anni e circa 15mila cicli di ricarica. Possono ospitare fino a 88 persone, con due posti per disabili, servizio wi-fi gratuito e porte usb per la ricarica degli apparati elettronici.

AMBIENTE BUSINESS

Venezia, bus elettrici al Lido.

Aston Martin: stop Rapide E. COLIN FRISELL

REDAZIONE

■ Il sindaco di Venezia Luigi Brugnaro ha partecipato personalmente al Lido di Venezia alla conclusione della fase di test dei primi autobus elettrici di cui il Comune lagunare sta dotando l’isola: Questa - ha detto Brugnaro nel corso del tour - è la nostra risposta al cambiamento climatico: una risposta moderna e tecnologica. Abbiamo investito 28milioni di euro per acquistare 30 mezzi com-

■ LONDRA - Aston Martin avrebbe deciso di interrompere la produzione della sua prima elettrica la Rapide E, per concentrarsi sullo sviluppo della DBX, con cui intende debuttare nel segmento dei suv e sul quale sono riposte molte delle speranze del marchio britannico. Le consegne dovrebbero iniziare nel secondo trimestre del 2020. La notizia - riportata dalla rivista inglese Autocar - non ha, per ora, riscontri ufficiali. La Rapide E era stata presentata come concept nel 2015 e confermata come vettu17 Gennaio 2020 ·

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ra che sarebbe entrata effettivamente in produzione due anni dopo. Il debutto è avvenuto a Goodwood nel 2019 ed era prevista una produzione complessiva di 155 esemplari. Dotata di due motori elettrici con una potenza complessiva di 610 cavalli per 95 newtonmetri di coppia, la Rapide E vanta uno scatto da 0 a 100 in meno di 4 secondi e una velocità di punta di oltre 250 chilometri orari. L’autonomia è di circa 320 chilometri. Secondo Autocar, ora la Rapide E diventerà un progetto di ricerca, utilizzato per promuovere il più ampio programma di elettrificazione di Aston Martin.

mentarne in modo considerevole le prestazioni. Basta provarla per poche ore, come abbiamo fatto noi guidandola nei dintorni di Roma, e subito la Leaf e+ mostra come sia ormai sottile se non inesistente il divario che separa nel comportamento stradale le auto a elettriche da quelle termiche tradizionali. Schiacciando già l’acceleratore la vettura scatta silenziosa da zero a cento in meno di 7 secondi, per la precisione 6,9 stando ai dati dichiarati dal costruttore. E risulta perfino esagerata chiedendole di dare il massimo sfruttando tutti i suoi 160 chilowatt (217 cavalli) di potenza e la coppia di 340 newtonmetri immediatamente disponibile.

Interesse dei cinesi Intanto il Financial Times ha riportato la notizia di un possibile interessamento del gruppo Geely - proprietario tra l’altro di Volvo, Proton e Lotus - per il marchio inglese. A questo proposito i cinesi starebbero conducendo due diligence” per approfondire la situazione. Proprio pochi giorni fa il ceo di Aston Martin Andy Palmer ha descritto il 2019 come un anno molto deludente”. Subito dopo le azioni sono scese al minimo storico, al di sotto dei 4 dollari, mentre al momento della quotazione in Borsa (ottobre 2018) il loro valore era di oltre 17 dollari.

E-Pedal e ProPilot Anche sulla Leaf e+ è presente il pedale dell’acceleratore ePedal già apprezzato sulle precedenti versioni del modello. Sfruttando in fase di rilascio la resistenza dei sistemi di rigenerazione della energia, consente di rallentare la vettura fino anche a bloccarla del tutto e si rivela un valido aiuto nei percorsi misti e nella marcia in mezzo al traffico cittadino. Il sistema ProPilot di guida semiautonoma permette poi alla vettura di gestire autonomamente diverse fasi nella guida: ad esempio mantenere una distanza di sicurezza preimpostata dal veicolo che la precede.

AUTO E MOTO

Nissan, più carica alla Leaf. PAOLO ODINZOV

Elettrica hi-tech Alcune inedite funzioni di connettività consentono alla giapponese a zero emissioni di migliorare ulteriormente l’esperienza a bordo. Tra queste i servizi da TomTom Live che offrono in tempo reale informazioni sul traffico, permettendo anche di individuare eventuali punti ricarica lungo un determinato percorso, comprese le 83 colonnine fast charge installate da Nissan presso le concessionarie sparse sul territorio italiano. Oltre alla localizzazione dell’auto a distanza e altri servizi, come il controllo da remoto della climatizzazione, utilizzando l’app per smartphone NissanConnect Services. Quanto costa Essendo uníauto elettrica la Nissan Leaf e+ puÚ essere acquistata usufruendo degli ecobonus previsti in caso di rottamazione e dellíincentivo Nissan al prezzo di di 35mila euro. Oppure con un anticipo di 5.534 euro e 24 rate mensili da 199 euro.

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Supplemento settimanale a l’Automobile Pubblicazione online - Reg. Tribunale di Roma n. 24/2016 del 09/03/16 Iscrizione R.O.C. n. 14674 - ISSN 2499-670X Direttore Responsabile Alessandro Marchetti Tricamo Redazione via Solferino, 32 - 00185 Roma tel. 06.45406719 • fax 06.49982874-2829 www.lautomobile.it • redazione@lautomobile.it • segreteria@lautomobile.it @lautomobile_ACI

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■ A dieci anni dal lancio della prima generazione e dopo 440mila esemplari venduti che ne hanno fatto l’auto elettrica più diffusa nel mondo, la Nissan Leaf debutta nella nuova versione e+. Questa è equipaggiata con una batteria della capacità di 62 chilowattora che ha permesso di aumentarne l’autonomia fino a 385 chilometri (ciclo Wltp), oltre a incre16

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Reg Imprese di Roma n°00405030586 Capitale sociale Euro 2.064.000 i.v. Società con unico socio soggetta all’attività di direzione e coordinamento dell’Automobile Club d’Italia Copyright © 2019 ACI Informatica SpA - Tutti i diritti riservati. Foto: Getty Images


LIFESTYLE

“Metropolis”, Fritz Lang e l’auto. LINDA CAPECCI

■ Il 10 gennaio del 1927, a Berlino viene proiettato per la prima volta "Metropolis" di Fritz Lang. Il capolavoro del cinema muto che ha aperto la strada alla fantascienza - tratto dal romanzo di Thea Van Harbou, moglie del regista - compie 93 anni. Caposaldo dell’espressionismo tedesco, la pellicola è ambientata nel 2026 in un futuro asfissiante che ha la forma di una megalopoli, tra grattacieli altissimi e ripide sopraelevate percorse da futuristiche vetture. Gli abitanti della città di Metropolis sono potenti dallo stile di vita agiato. Piccoli aerei volano intorno agli enormi edifici ma i mezzi terrestri non mancano in questa Grande mela . Per rappresentare in modo convincente i trasporti del futuro, Lang si è dovuto obbligatoriamente servire dei veicoli dell’epoca in cui è stata realizzata la pellicola. E’ interessante notare come le auto di Metropolis siano quasi interamente riconducibili alla Rumpler Tropfenwagen. Il regista tedesco ha saputo scegliere molto bene: il mezzo si distingueva dalle auto dell’epoca per il design innovativo e l’aerodinamica. "Tropfen" in tedesco vuol dire goccia, un aperto riferimento alle linee sinuose della vettura che ha visto il suo debutto al Salone dell’Auto di Berlino del 1921. Recenti test eseguiti lo hanno confermato: il veicolo van-

ta un coefficiente di resistenza aerodinamica di 0,28, lo stesso di una Chevrolet Corvette di oggi, stupefacente per quei tempi. Gran parte delle auto presenti nel film in realtà sono delle riproduzioni in miniatura ma anche due vere Tropfenwagen fanno la loro comparsa sulle sopraelevate della città verticale. Il sottosuolo dell’impressionante megalopoli raccontata da Lang però nasconde un orrore: la schiavitù dei proletari, costretti a lavorare in condizioni disumane, tra ingranaggi e catene di montaggio. E’ la macchina del capitalismo. In quella realtà infernale si aggira la giovane e angelica Maria che incoraggia gli operai e si prende cura dei loro bambini. Un giorno la ragazza sale in superficie in un meraviglioso giardino, qui incontra Freder Fredersen, figlio di Joh, il padrone di Metropolis. Il ragazzo rimane affascinato dalla fanciulla e la segue nel mondo sotterraneo. Maria però viene rapita da uno scienziato che ha il compito di realizzare un androide identico a lei per fomentare una sommossa operaia con lo scopo di sottrarre potere a Fredersen. La donna robot guiderà la rivolta, le fabbriche si fermeranno mettendo a repentaglio la città e la vita degli operai. Un film visionario, dall’estetica avanguardistica che ha quasi compiuto 100 anni eppure non ha perso un briciolo della sua potenza visiva e attualità. 17 Gennaio 2020 ·

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COVER STORY SCENARI

Appuntamento al 2030. MARINA FANARA

L’obiettivo di Bruxelles sulla riduzione della CO2 è alla portata dell’Italia, secondo uno studio della Fondazione Caracciolo dell’Automobile Club d’Italia. Ecco perché.

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...dal nostro mensile

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PUBBLICATO SUL NUMERO 36 - GENNAIO 2020

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■ Nel 2030 le emissioni di CO2 delle nuove auto in Europa dovranno rispettare il limite di 68,39 grammi a chilometro, per poter contribuire in modo concreto a una riduzione di 49 milioni di tonnellate di CO2, obiettivo fissato dall’Unione europea per la fine del prossimo decennio. L’Italia potrà raggiungere questo traguardo? Secondo l’Automobile Club d’Italia la risposta è sì. Ma non attraverso un’unica soluzione, puntando per esempio, parlando di veicoli, soltanto sull’elettrico: servirà piuttosto un approccio che tenga conto degli impatti economici e sociali di politiche diverse in modo da minimizzare i costi a parità di risultato ambientale e, soprattutto, senza pesare sulle fasce più deboli della popolazione. La forza di questa tesi sta nei risultati dello studio, realizzato dalla Fondazione Caracciolo dell'Automobile Club d’Italia insieme a Cnr ed Enea “Per una transizione energetica eco-razionale della mobilità automobilistica”, presentato alla 74esima edizione della Conferenza del traffico e della circolazione, organizzata dall’ACI il 26 novembre scorso a Roma alla presenza del presidente del consiglio Giuseppe Conte, insieme al ministro dei Trasporti Paola De Micheli. La ricerca ha analizzato lo scenario della mobilità italiana al 2030 ed è giunta a queste conclusioni: considerando i programmi di sviluppo delle industrie automobilistiche ed energetiche, il nostro Paese è in grado di tagliare le emissioni di CO2 equivalente a 49 milioni di tonnellate anche senza alcun incentivo governativo, portando il valore riconducibile alla mobilità sui 54,5 milioni tonnellate di CO2, ovvero circa l’11% in più di quanto previsto dalle regole comunitarie per il 2030. In dettaglio, l’indagine stima che le emissioni medie di CO2 dei veicoli immatricolati nel 2030 saranno pari a 82,18 grammi a chilometro: circa 46 grammi a chilometro in meno rispetto agli attuali valori medi (128 grammi a chilometro ) e intorno a 14 grammi per chilometro in più considerando il target imposto dall'Europa (68,39 grammi a chilometro).

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Colmare questo gap è un obiettivo assolutamente alla portata, ha spiegato il presidente dell’ACI Angelo Sticchi Damiani: “Grazie alla costante evoluzione delle tecnologie, alla naturale crescita dell’elettrificazione dei veicoli e alle spontanee scelte di mercato è possibile raggiungere una nuova mobilità sostenibile che garantisca anche un significativo miglioramento della qualità dell’aria”. Una transizione, ha aggiunto, che “consentirà

di raggiungere il contenimento delle emissioni di CO2 su livelli prossimi agli obiettivi fissati dall’Europa entro il 2030. Una accelerazione potrà arrivare dal sostegno alla rottamazione delle vecchie auto da Euro 0 a 3, le più inquinanti, incentivando l’acquisto di vetture che siano tecnologicamente avanzate e quindi anche più sicure, oltre che più pulite, dalle Euro 4 alle Euro 6d”. Sticchi Damiani ha invece ammonito sul problema dell’auto con


La posizione del governo La proposta ha trovato disponibilità da parte del governo. “Accolgo l’invito del

presidente Sticchi Damiani a valutare queste ipotesi”, ha sottolineato il presidente del consiglio Conte, “l’obiettivo di svecchiare il parco auto oggi circolante in Italia tra i più datati d’Europa è sicuramente una strategia eco-razionale, che condividiamo perché significa anche garantire più sicurezza ai cittadini”. “Mi sento di assicurare la massima sensibilità di questo governo per favorire nuove politiche industriali di sviluppo per le nostre imprese, in

un quadro europeo che tiene aperte tutte le strade”, ha detto il ministro De Micheli. “Concordo sul fatto che non c’è un solo futuro e noi abbiamo l’opportunità di tenere aperte tutte le possibilità: siamo perfettamente consapevoli che la riconversione ambientale è un'esigenza di sopravvivenza di questo paese, ma fortunatamente è anche uno strumento straordinario di competizione e sviluppo per le nostre imprese”.

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età superiore ai 20 anni, molte delle quali non possono essere considerate di interesse storico e godere di vantaggi fiscali: “Oggi abbiamo 4,6 milioni di auto vecchie ultraventennali: di queste, solo 380mila vanno tutelate e conservate per il loro valore storico”.

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