Week Settimanale digitale • Anno 1 • Numero 19 • 24/11/2017
Supplemento settimanale a l’Automobile.
INNOVAZIONE I MOTORI I LIFESTYLE
Attacchiamo la spina PAOLO BORGOGNONE ■ Mobilità elettrica. Una chimera fino a qualche anno fa, diventata poi un'opzione, quindi un dovere. Oggi, forse, un obbligo. La politica ci pensa. La grande industria ci sta ragionando. Gli innovatori già ci lavorano. I consumatori aspettano di poter fare la loro scelta. La grande svolta è dietro l’angolo, sempre più vicina. Anche in mezzo a mille difficoltà, anche se non passa giorno senza che qualcuno ricordi che servono investimenti,
infrastrutture, tempo, pazienza, coraggio. Insomma le voci contrastanti non mancano. C’è perfino chi dice che non servirà a niente. Ma, come invitava a fare il saggio stoico latino Lucio Anneo Seneca, “accogli serenamente l’inevitabile”. E l’inevitabile – non ci sono più dubbi – è attaccare la spina delle nostre auto e lasciarci alle spalle, finalmente, qualche decennio di troppo di inquinamento, rumore, fumi killer. Per vivere meglio, per respirare di più, per dare una chance al pianeta. 27 Marzo 2017 ·
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AUTO E MOTO
ACI, troppe barriere per l’auto elettrica. REDAZIONE
■ “La mobilità a impatto zero è un tema di cui si parla in tutto il mondo guardando all'elettrico come alternativa per il futuro, ma i problemi da affrontare sono molti e complessi”. Con queste parole, Angelo Sticchi Damiani ha aperto la 72esima Conferenza del traffico e della circolazione durante la quale è stato presentato lo studio, curato dalla Fondazione Filippo Caracciolo – Centro studi ACI, dal titolo “Quali energie muoveranno l'automobile?”.
Euro 6. E qui mi ricollego a una delle questioni che più ci preme: il parco circolante che in Italia è troppo vecchio e va assolutamente rinnovato. Senza però pesare sulle famiglie: le restrizioni al traffico dei veicoli non giovano ai cittadini che non hanno la possibilità di acquistare un'auto nuova e non risolvono se non sul momento l'inquinamento in città”. Il risultato è che ancora il 96% dei bisogni di mobilità è soddisfatto dai combustibili fossili.
Via al confronto Con questo incontro l'Automobile Club d'Italia ha voluto promuovere un confronto tra esponenti istituzionali ed esperti del settore su mobilità e alimentazioni del futuro, alla luce delle nuove esigenze ambientali, delle norme internazionali in materia di cambiamenti climatici e del contributo che possono dare le nuove tecnologie per una mobilità sempre più pulita e alternativa.
Il governo è pronto a fare la sua parte Il tempo necessario per il passaggio ai carburanti alternativi è un problema condiviso anche dal Governo. “La mobilità a zero emissioni”, ha sottolineato Riccardo Nencini, viceministro Infrastrutture e Trasporti, “è una scelta obbligata, ma c'è ancora molto da fare, anche se abbiamo iniziato a individuare la strada giusta: abbiamo varato il piano nazionale per le infrastrutture elettriche (Pnire), abbiamo aperto all'idrogeno anche se al momento, in Italia, c'è solo il centro di produzione di Bolzano, abbiamo due progetti sul gas (Gpl e metano) e abbiamo stanziato 5 miliardi di euro per il trasporto pubblico locale. In più, vogliamo riprendere il Piano delle città (varato nel 2012, dal governo Monti) includendo tra i nuovi requisiti anche una rete di ricarica condominiale per i veicoli a batteria”.
Il tempo dell'elettrico “Se l'elettrico è una occasione irrinunciabile”, ha ribadito il presidente Sticchi Damiani, “per essere realmente sostenibile bisogna fare in modo che la produzione delle batterie non crei ulteriore inquinamento, disporre di una quantità sufficiente di fonti rinnovabili. C'è poi da realizzare una rete di ricarica sufficiente a soddisfare le esigenze di tutti. Insomma, ci sono una serie di problemi ancora aperti: quanto ci vorrà per risolverli? Vedremo. Nel frattempo però bisogna comunque inquinare il meno possibile”. Un parco circolante vecchio non aiuta l'ambiente “Oltre all'elettrico”, ha spiegato il presidente “gli esperti suggeriscono varie ipotesi nel campo delle alimentazioni alternative, tra cui idrogeno, gas, metano e carburanti di nuova generazione. Mi preme sottolineare che un diesel Euro 0 ed Euro 1 inquina 26 volte in più rispetto a un diesel
Promuovere la ricerca L'evoluzione verso modalità di spostamento a zero emissioni, di cui l'auto è il perno, dipenderà molto dallo sviluppo di tecnologie di ultima generazione e dagli investimenti finalizzati alla ricerca per progredire verso soluzioni meno impattanti. L'intento è univoco: dal confronto è emerso che non esiste un'unica soluzione, ma bisogna puntare su un mix di alternative energetiche attraverso una road map comune tra tutti gli operatori del settore, istituzioni, esperti, aziende e Case costruttrici. 24 Novembre 2017 ·
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AUTO E MOTO
Elettrica, cosa succede?
Norvegia, colonnine in casa Questi numeri dimostrano che i fattori dietro l’adozione delle auto elettriche sono molteplici: la Norvegia, leader mondiale per percentuale di auto elettriche sul numero di abitanti (5,1 milioni), grazie a un potente sistema di incentivi all’acquisto e a una ferma volontà politica (dal 2025 non saranno più in vendita auto a benzina e diesel), ha appena 0,06 colonnine pubbliche per auto. Nel paese scandinavo, infatti, molte persone possiedono un punto di ricarica domestico, una soluzione comoda che non elimina però l’ansia sui lunghi viaggi; per questo il governo ha finanziato l’installazione di stazioni di ricarica veloce multi standard sulle strade principali: entro fine anno ce ne saranno almeno due ogni 50 chilometri.
PATRIZIA LICATA
■ Sull’auto elettrica il nostro Paese sembra essersi arenato sul classico dilemma dell’uovo o la gallina: vengono prima i veicoli o le colonnine per la ricarica? Ovvero: meglio dare ai consumatori ricchi incentivi all’acquisto (come è stato fatto in Norvegia o in Olanda) o costruire una capillare rete di ricarica per curare l’ansia da autonomua di chi guida l’auto elettrica, ovvero la preoccupazione di rimanere in mezzo alla strada con la batteria scarica? I dati sui mercati europei sembrano segnalare una variabile decisiva per risolvere il dilemma: la volontà politica di cambiare davvero e puntare dritto sulla mobilità a emissioni zero. Paradosso italiano In Italia nel 2017 le auto elettriche hanno una quota di mercato dello 0,2%; quest’anno sono state finora immatricolate 1.584 ibride plug-in (ricaricabili, oltre che in viaggio, anche ad una presa di corrente o ad una colonnina) e 1.091 elettriche, rivela l’Osservatorio europeo sui combustibili alternativi Eafo. Nel complesso abbiamo 2.228 colonnine di ricarica pubbliche e 11.229 veicoli elettrificati immatricolati dal 2010 a oggi, quindi ogni auto elettrica in Italia dispone di 0,19 colonnine, più della media europea, che è di 0,16 colonnine per auto immatricolata. O anche: in Italia ci sono 5 auto elettriche per ogni colonnina, molto più di quanto raccomanda la direttiva europea Clean Power for Transport, che suggerisce una stazione di ricarica per 10 veicoli elettrici entro il 2020. Il problema è che le elettriche in Italia sono così poche che ci bastano le nostre poche colonnine. Come va in Europa Facciamo il confronto con gli altri paesi Ue. In Francia le elettriche hanno una quota di mercato dell’1,5% e sono presenti 16.129 colonnine pubbliche. In Germania le elettriche hanno una quota dell’1,3% e le colonnine sono 20.295. Nel 4
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complesso la quota di mercato di ibride plug-in ed elettriche in Europa è dell’1,2%, con la Svezia in pole position (3,2%), seguita dal Belgio (1,9%), dice l’Eafo; in tutto circolano 571.288 auto elettriche, di cui 102.000 immatricolate nel 2017, e le colonnine di ricarica totali sono 94.519. Fa storia a sé la Norvegia (non inclusa nell’Ue28), dove le elettriche hanno uno share del 35%, con circa 30.000 nuove immatricolazioni nel 2017 e 9.616 colonnine di ricarica per un totale di 144.195 Bev+Phev immatricolate dal 2010 a oggi.
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BUSINESS
Cina, le tedesche sull’elettrico. CARLO CIMINI
■ L’industria tedesca guarda alla Cina per accrescere la propria forza nel settore dell’elettrificazione: i grandi nomi dell’auto si rincorrono nell’annunciare investimenti per nuovi modelli e impianti nel Paese asiatico. Anche perché ci sarà da rispettare le nuove regole sulla produ-
zione e vendita dei mezzi “green” in in vigore dal 2019. Difficile dire di no al primo mercato al mondo.
riore con il raddoppio dei punti di ricarica nel biennio successivo, per arrivare quindi a 14.000 colonnine entro il 2022.
L’investimento di Volkswagen ... Il gruppo Volkswagen ha recentemente annunciato di voler investire 10 miliardi di euro entro i prossimi otto anni, per sviluppare e produrre veicoli ibridi, ibridi plug-in ed elettrici, e soddisfare così le quote di auto a basse emissioni imposte dal governo cinese. Il gruppo di Wolfsburg, con Jochem Heizmann, direttore della sezione Cina, ha confermato l’intenzione di lanciare 15 modelli a batterie entro i prossimi tre anni, e altri 25 dal 2025.
Tra città e autostrade Le colonnine saranno distribuite sul territorio in modo da ottimizzarne l’utilizzo. Il 22% verrà realizzato nelle aree metropolitane, il 58% in città, mente il restante 20% andrà a coprire le autostrade. Questa rete verrà gestita attraverso l’Electro Mobility Management System, che consente di monitore le postazioni da remoto.
... e quello di Daimler Anche a Stoccarda, quartier generale di Daimler si pensa alla elettrificazione: per l’immediato, è stato stanziato un investimento di 640 milioni di euro per la produzione di veicoli a batteria in Oriente. Oltre a Denza, la berlina compatta “full electric”, la Casa tedesca, a partire dalla seconda metà del 2018, vuole sfruttare l’accordo pluriennale siglato con Byd (società con sede a Shenzhen, specializzata nella produzione di batterie per auto) per raggiungere l’obiettivo dichiarato di 2 milioni di auto elettriche entro il 2020.
BUSINESS
Enel crede nell’elettrico. REDAZIONE
Elettrificare l’Italia La posizione di Enel sul futuro della mobilità a batteria è stata messa in chiaro nel corso della presentazione del piano triennale dall’amministratore delegato Francesco Starace: “Gli investimenti ora vanno spostati sulla mobilità. È chiaro che ci vorrà qualche anno prima che l’auto elettrica si imponga al grande pubblico, ma noi vogliamo esserci prima che ci arrivino i concorrenti”. Starace ha anche indirettamente risposto alle affermazioni dell’amministratore delegato di Fca Marchionne, che era arrivato a definire l’auto elettrica “una minaccia mondiale, per le enormi quantità di energie e di emissioni inquinanti causate dal processo di produzione”. “Ho visto un costruttore tedesco – ha risposto Starace da Londra – annunciare 34 miliardi di investimenti per i nuovi modelli elettrici. Non credo stiano facendo un errore così clamoroso”.
OPINIONI
Tesla, una Roadster antiproblemi. ALESSANDRO MARCHETTI TRICAMO
■ Enel non vuole perdere il treno della mobilità elettrica ed è disposta a scommettere sul successo delle vetture a batteria, portando il proprio contributo alla crescita infrastrutturale in Italia. Il piano strategico triennale di Enel 2018/2020 prevede investimenti per 300 milioni di euro – sui circa 7 miliardi destinati in totale al nostro Paese – per la realizzazione di 7.000 nuove colonnine entro il 2020 che si aggiungeranno alle 900 oggi operative. Già in cantiere, poi, uno sforzo ulte-
■ Elon Musk continua a stupire. A sorpresa nelle scorse ore ha presentato la nuova generazione della Tesla Roadster, riedizione del primo modello dell’azienda californiana. Quella Roadster che per prima nel 2008, con prestazioni sportive e un design da “scoperta” di altri tempi, ha iniziato a sdoganare l’immagine punitiva dell’auto elettrica. Uscita di produzione nel 2012, a partire dal 2020 tornerà sul mercato con un modello che ha stile e personalità. Caratteristiche ideali per continuare ad alimentare i sogni “green” di appassionati in tutto il mondo. Le prestazioni poi restano centrali: da 0 a 100 in 1,9 secondi ha ripetuto, anche in un tweet, Elon Musk (la foto della Roadster è tratta proprio da questo tweet). L’autonomia sarà di 1.000 chilometri. Difficile soffrire di ansia da mancanza di ricarica con tanta energia a bordo. E un prezzo per pochi: 250 mila dollari (nella versione limitata Founder’s Series), 24 Novembre 2017 ·
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BUSINESS
l’equivalente oggi di 212 mila euro. Una caparra di 50 mila dollari e il gioco è fatto.
Toyota continua a preferirla ibrida. PATRIZIA LICATA
La produzione della Model 3 Nulla da dire sull’auto. Oggetto affascinante. Un benchmark per l’industria tradizionale. L’impressione è che Elon Musk abbia però deciso di presentare la sorpresa Roadster anche per confondere le acque. La Tesla è nel momento più delicato e critico della sua avventura. La produzione della compatta Model 3, l’auto che doveva consacrare il successo dell’azienda di Fremont, continua ad avere dei problemi: nel primo trimestre del 2017 sono uscite dallo stabilimento solo 260 unità al mese rispetto alle 1.500 previste e alle 20 mila Model 3 (sempre ogni mese), indicate come obiettivo a partire dall’ormai prossimo gennaio 2018 (5 mila a settimana per essere precisi). Sempre meno liquidità L’azienda di Musk continua poi a bruciare liquidità con un Roe negativo di oltre il 20% e un “price to book”, un indice che da informazioni sulla sopravvalutazione del titolo, di quasi il 12%. Per intenderci, i principali costruttori di auto hanno un valore intorno all’1%. Le perdite nette nei primi 9 mesi del 2017 sono di 1,47 miliardi di dollari. L’accelerazione nell’ultimo trimestre: 671 milioni di dollari persi rispetto ai 21,9 di profitto netto guadagnati nello stesso periodo del 2016. Sempre nell’ultimo trimestre, Tesla ha un saldo negativo di cassa di 1,42 miliardi di dollari, a settembre 2016 il dato era positivo con 176 mila dollari. Segno che i 3,5 miliardi in cassaforte, ricavati da un bond e altre operazioni finanziarie lanciate nei mesi scorsi, dureranno ben poco. Sono poi 700 i dipendenti licenziati lo scorso ottobre. Anche in termini di volumi, qualcosa non torna. L’obiettivo iniziale delle 500 mila vetture l’anno a partire dal 2018 è lontano. Molto lontano. A fine 2017 si arriverà a 100 mila unità tra Model S e Model X. Alle quali aggiungere le poche Model 3 che si riusciranno a produrre da qui al 31 dicembre. La Borsa continua a crederci Numeri che però non sembrano aver spaventato finora gli investitori: il titolo da inizio dell’anno è salito di circa il 50%. A settembre, quando i problemi sulla produzione della Model 3 erano già ben noti, le azioni Tesla al Nasdaq hanno toccato il massimo di 385 dollari. In queste ore, dopo il lancio del primo grande truck elettrico e della Roadster, il titolo è a 312 dollari, circa 100 in più di gennaio 2017. Nonostante tutto a Wall Street con Tesla si continua a guadagnare. E ad alimentare il sogno. 6
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■ “Le auto cento per cento elettriche a batteria non sono pronte per il mercato di massa: hanno costi e tempi di ricarica troppo alti e per questo non rientrano nei programmi immediati di Toyota”. A dirlo è il presidente del costruttore giapponese, Takeshi Uchiyamada, intervistato dal settimanale tedesco Der Spiegel. Il pressing di Tesla, che ha appena presentato la nuova Roadster e il camion elettrico Semi, non preoccupa dunque: “Tesla non è un nostro nemico, né il nostro modello”, ha detto Uchiyamada. “Credo siano piuttosto i costruttori tedeschi a vedere Tesla come un concorrente”, ha aggiunto il presidente di Toyota, riferendosi alla competizione sul segmento di fascia alta. Batterie allo stato solido Non che Toyota non voglia essere presente sul mercato dei veicoli elettrici a batteria, ma non è convinta che la tecnologia con elettrolita liquido agli ioni di litio sia quella giusta. A settembre il gruppo giapponese ha formato una joint venture, la EV Common Architecture Spirit, con il partner Mazda e il fornitore di componentistica Denso per mettere a punto un’architettura che consente la fabbricazione sia di veicoli con batteria a ioni di litio sia con batteria allo stato solido, una tecnologia che gli ingegneri Toyota stanno sviluppando e che permette di accumulare più elettricità e ricaricare in tempi più rapidi. “Sarà un enorme passo in avanti, ma ha bisogno di tempo”, ha spiegato Uchiyamada. “Per la produzione di massa occorreranno quattro-cinque anni”.
Chi inquina di più? Toyota crede nel futuro a zero emissioni, ma non pensa “che l’auto elettrica debba necessariamente essere a batteria o elettrica al cento per cento; altri produttori e diversi governi condividono il nostro scetticismo”, ha dichiarato Uchiyamada. “Se i legislatori vogliono queste macchine, come succede in California e in Cina, noi siamo pronti a produrle”, ha continuato il presidente di Toyota, “ma vorremmo sottolineare che, dato che gran parte dell’energia elettrica è prodotta col carbone, un’auto a batteria che circola in Cina oggi danneggia il clima più dei veicoli ibridi Toyota. Che costano pure meno”. Il successo dell’ibrido Il gruppo giapponese non sembra avere dubbi: costi accessibili e convenienza d’uso sono i fattori chiave per il successo di vendita. Toyota infatti non ha sul mercato un’auto cento per cento elettrica a batteria: qualche commentatore lo ha definito “ritardo”, ma per il costruttore si tratta di una precisa strategia che punta sui modelli ibridi, nei quali ha superato 11 milioni di unità vendute in più di 90 paesi al mondo (di cui oltre 160.000 in Italia). Toyota è stata anche tra le prime case automobilistiche a credere nelle elettriche a idrogeno: la sua Mirai con motore a celle a combustibile vanta oltre 500 chilometri di autonomia ad emissioni zero e un pieno in soli 3 minuti.
BUSINESS
Tesla, una macchina che brucia molta cassa. PATRIZIA LICATA
■ L’amministratore delegato Elon Musk forse ha già visualizzato questa data: 6 agosto 2018, il giorno in cui Tesla finirà tutti i suoi soldi. L’azienda delle super car elettriche brucia infatti circa 8.000 dollari al minuto, o 480.000 dollari l’ora, calcola Bloomberg: di questo passo si ritroverà senza nemmeno un centesimo lunedì 6 agosto 2018, ore 2:17 (fuso orario della costa est americana, in Italia saranno le 8.17). Tutto sotto controllo D’accordo, forse è un’esagerazione degli analisti degna delle eccentricità di Elon Musk. Il businessman nato a Pretoria e ormai di fatto statunitense, cercherà di arginare questa emorragia – anzi, ha assicurato agli investitori che la produzione della Model 3 si è rimessa in carreggiata e che a marzo prossimo ne saranno pronte 5.000. La “low-cost” di casa Tesla (la Model 3 parte da 35.000 dollari, il prezzo è più che dimezzato rispetto alle precedenti Model S e Model X) è fondamentale per far arrivare soldi nelle casse aziendali. Così, mentre Bloomberg fa i conti in tasca a Musk, nessuno si preoccupa – non gli investitori (la capitalizzazione di mercato di Tesla sfiora i 53 miliardi di dollari, Ford è sui 48 miliardi) e non Elon, che possiede, stima Forbes, un patrimonio di 19,8 miliardi di dollari. Clienti appassionati... Musk sa anche che può far leva sull’irresistibile attrazione che Tesla esercita su molti danarosi appassionati di super car. Ecco dunque che sulla scena ha fatto entrare la Roadster 2, l’auto elettrica più veloce di sempre presentata nei giorni scorsi in California e per la quale il Ceo di Tesla chiede ai suoi affezionati clienti un anticipo di 50.000 dollari. ...e fiduciosi Una raccolta fondi vestita da pre-vendita, insomma, per coloro che sono disposti ad avere fiducia e pazienza: la Roadster 2 entrerà in produzione nel 2020. Come la Roadster Founders Series, edizione limitata a 1.000 esemplari, ma che costa 250.000 dollari da sborsare subito: “Per le prenotazioni della Roadster Founder Series è necessario un pagamento iniziale di 4.000 euro con carta di credito oltre a un pagamento con bonifico bancario di 211.000 euro entro 10 giorni”, si legge sul sito italiano di Tesla. Elon Musk potrebbe ritrovarsi con 250 milioni di dollari subito in casa per automobili che consegnerà non prima di due anni. A caccia di 2 miliardi di dollari Le magie di Musk però non bastano. Tesla volatilizza 1 miliardo di dollari a trimestre a causa dei massicci investimenti richiesti dalla sua fabbrica, la Gigafactory, e dalla produzione di massa della Model 3. A dispetto dell’ottimismo del Ceo, gli analisti di Bloomberg sono convinti che Tesla abbia bisogno di 2 miliardi di dollari entro la metà del 2018. Può ottenerli chiedendo nuovi prestiti oppure quotandosi in Borsa, un’opzione che però ridurrebbe il valore per gli azionisti attuali, tra cui Musk è il principale con una quota del 20%. Qualche analista azzarda un’ipotesi diversa: l’arrivo di un cavaliere che salva Tesla. Senza mantello azzurro e cavallo bianco, ma con molti, molti soldi. 24 Novembre 2017 ·
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INNOVAZIONE
Robotaxi, Uber compra 24.000 Volvo.
Lavoratori preoccupati La notizia dell’accordo tra Uber e Volvo ha sollevato qualche preoccupazione tra le migliaia di autisti che oggi lavorano per la società di ride hailing, fornendo un servizio di taxi con auto private. Jeff Miller, a capo del settore che si occupa degli accordi con le altre realtà dell’automotive, ha provato a tranquillizzarli: “Abbiamo milioni di conducenti che operano attraverso la nostra piattaforma ogni giorno. 24.000 taxi autonomi è solo una frazione del nostro impegno. Ci sarà sempre spazio per gli uomini nel nostro futuro”. Qualche analista, tuttavia, ha invitato i guidatori di Uber a pensare bene al proprio domani: nel giro di tre o quattro anni, se tutto andrà per il verso giusto, potrebbero essere sostituiti dall’intelligenza artificiale.
PAOLO BORGOGNONE PAESE
Fca e Eni: guerra alla CO2. REDAZIONE ■ Uber si preparara a invadere le strade americane con migliaia di taxi robot a guida autonoma di livello 5, quella che non prevede la presenza a bordo di un conducente neanche per intervenire in caso di necessità. La società californiana ha stretto un accordo con Volvo per acquistare – tra il 2019 e il 2021 – 24.000 suv XC90 che saranno poi dotati dei più avanzati sistemi driverless, realizzati dall’Advanced Technologies Group della stessa Uber. Un miliardo di investimento L’accordo, che prevede un esborso per la società californiana di almeno un miliardo di dollari complessivamente solo per le auto a cui vanno aggiunti i costi della tecnologia driverless, apre la strada a un futuro nel quale si potrà prenotare un taxi e farsi accompagnare a destinazione senza che ci sia un guidatore a bordo. Tutta la transazione avverrà via app. Il 2019 è la data indicata da Uber per l’inizio del servizio che, verosimilmente, esordirà nelle città statunitensi già toccate dalle sperimentazioni della guida autonoma della società californiana, come San Francisco, Portland e Pittsburgh. Anche Boston sarebbe sulla lista. Si tratta ora di capire se la tecnologia da applicare sui veicoli sarà effettivamente pronta per quella data. La principale rivale di Uber in questa corsa all’auto robot, Waymo, ha annunciato che inizierà le sperimentazioni dei mezzi senza esseri umani al volante entro pochi mesi.
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■ Fca e Eni uniscono le forze per lo sviluppo congiunto di progetti di ricerca e applicazioni tecnologiche per la riduzione delle emissioni di CO2 dai trasporti stradali. Attenti al gas Il memorandum d’intesa – che è stato siglato dai due amministratori delegati Sergio Marchionne e Claudio Descalzi a Palazzo Chigi alla presenza del Presidente del Consiglio Paolo Gentiloni – prevede l'impegno per un futuro “low carbon” nel rispetto della Strategia Energetica Nazionale. Sono stati identificati diversi ambiti di collaborazione tra cui lo sviluppo di tecnologie per un impiego ottimizzato nel settore dei trasporti del gas naturale compresso, e di quello liquefatto, oltre al metanolo.
A questo proposito in particolare Eni sta sviluppando una nuova benzina con il 20% di carburanti alternativi – 15% di metanolo e 5% di bioetanolo – che riduce del 4% le emissioni di CO2 e di altri agenti inquinanti. Proprio grazie alla collaborazione con Fca, il nuovo carburante alimenterà, in via sperimentale, 5 Fiat 500 del parco auto di Enjoy. A questo proposito è stato annunciato anche che a partire dall’inizio del prossimo anno verrà varata una flotta di car sharing dedicata al trasporto delle cose, Enjoy Cargo. Circa il 20% dei Fiat Doblò che ne faranno parte saranno alimentati a metano. Intesa col MIT Eni e Fca collaborano anche con il Massachusetts Institute of Technology per lo sviluppo di tecnologie per la cattura e lo stoccaggio temporaneo a bordo dei veicoli della CO2 prodotta dai motori a combustione interna, con una forte riduzione delle emissioni. Nell’intesa siglata a Roma si parla anche di lavorare insieme alla realizzazione di carburanti più puliti – diesel con contenuto di olio vegetale idrotrattato – che possano applicarsi ai motori oggi esistenti, senza quindi costringere a costosi interventi meccanici. Grazie al governo Sergio Marchionne ha osservato: “Oggi la nostra collaborazione con Eni compie un significativo passo avanti. Mi fa piacere poter contare sul sostegno del governo in un fase che vede le due più importanti aziende italiane unire le proprie competenze per ridurre le emissioni in maniera incisiva e permanente”. A sua volta Claudio Descalzi ha commentato: “Per Eni il cammino intrapreso è strategico. Con Fca portiamo avanti progetti innovativi in grado di offrire importanti contributi in termini di riduzione delle emissione in tempi realistici”.
AUTO E MOTO
Jaguar E-Pace, piccola grande.
trazione integrale – anche una versione con la sola trazione anteriore. Sarà in vendita dalla fine di gennaio con prezzi da premium, a partire dai 36.800 euro, compresa una versione superaccessoriata First Edition da oltre 60.000 euro. Le concorrenti, Evoque compresa Sul mercato, la E-Pace se la dovrà vedere con le solite tedesche dominanti nel segmento – Audi Q3, Bmw X1 e Mercedes GLA – oltre che con le prossime Volvo XC 40 e Lexus UX. Ma da subito anche con la cugina Range Rover Evoque, stesso gruppo di proprietà indiana Tata, con cui la nuova Jaguar condivide la piattaforma e per questo motivo ha dunque anche la trazione anteriore. Spazio a bordo Nonostante le dimensioni ridotte per una Jaguar, la E-Pace è spaziosa all’interno. Sia per i passeggeri (il quinto al centro del divano posteriore ha abbastanza centimetri per le gambe grazie a un tunnel della trasmissione poco ingombrante) che per i bagagli, per i quali c’è una capacità di carico dichiarata di 577 litri, estensibili fino a 1.234 reclinando gli schienali del divano posteriore e viaggiando in due. A trazione integrale La Jaguar E-Pace dispone di un sistema di trazione integrale intelligente, oltre alla sola trazione anteriore prevista però soltanto per il modello turbodiesel 2 litri con 150 cavalli. L’elettronica decide in autonomia e secondo necessità di distribuire la coppia fra i due assali, con il sistema Active Driveline pronto a ottimizzarla su quello posteriore fino a renderla disponibile al 100% per singola ruota. La traduzione è che, lontano dall’asfalto, viene garantita la migliore delle trazioni possibili su ogni tipo di terreno anche a chi non è un guidatore abituale in fuoristrada. Motori tradizionali, per ora La Jaguar E-Pace ha motori due litri quattro cilindri diesel e benzina, con ampio uso di alluminio come per altre parti del progetto – cofano, portellone, sospensioni – che fanno la differenza quando si va sulla bilancia, a favore di una migliore guidabilità. Il turbodiesel è declinato in tre potenze – 150, 180 e 240 cavalli – il benzina in due – 250 e 300 cavalli – abbinabili nelle versioni più potenti con il cambio automatico ZF a nove rapporti. Fra gli optional più importanti c’è il sistema di sospensioni attive, è completa la dotazione in fatto di sicurezza con un occhio di riguardo ai pedoni in caso di malaugurato incidente in città: un airbag fuoriesce dal cofano distendendosi lungo il parabrezza per ridurre i danni da impatto.
FRANCESCO PATERNÒ ■ LONDRA – La Jaguar E-Pace è una novità assoluta nella storia del marchio. Se è vero che è il secondo suv dopo il più grande F-Pace, E-Pace è il primo veicolo a ruote alte compatto premium con i suoi 4,39 metri di lunghezza; è la prima Jaguar a essere costruita fuori dall’Inghilterra a Graz, in Austria, da Magna Steyr e dal 2018 in Cina a Changsua in una fabbrica di Chery; è l’unica Jaguar attuale ad avere – oltre alla 24 Novembre 2017 ·
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Come va su strada Abbiamo guidato la Jaguar E-Pace fra Londra e Brighton in una inusuale giornata di sole. La versione con motore turbodiesel da 180 cavalli, presumibilmente la più richiesta sul mercato italiano, se la cava bene in ogni situazione. Al minimo qualche vibrazione di troppo per un’auto premium, ma silenziosa e fluida grazie anche al cambio automatico ZF a nove rapporti. Lo sterzo si rivela pronto e preciso lungo un percorso ricco di curve, quanto leggero in manovra. Il comfort, con sospensioni sofisticate alle quali si può aggiungere come optional il sistema adattivo, è di alto livello. La linea è molto personale, ma difficile che il direttore del design Ian Callum potesse sbagliare. Ben 5 porte Usb La connettività è da tempi moderni. La Jaguar E-Pace dispone di quattro prese da 12 volt e cinque porte USB, oltre a un hotspot Wi-Fi 4G (optional) che consente di connettere fino a otto dispositivi. Due schermi attraverso i quali gestire infotainement e informazioni di bordo. Uno schermo touch da 10 pollici al centro della plancia, davanti a chi guida una strumentazione digitale in un display da 12,3 pollici.
LIFESTYLE
Giugiaro, un’elettrica per gli 80 anni.
lina lunga circa 5 metri, con un ingombro simile a quello della Tesla Model S, particolarmente curata sotto il profilo dell’ergonomia e della facilità d’uso. Una vettura in edizione limitata: ideata sotto la nuova società GFG Style, creata dopo la cessione dell’Italdesign alla divisione Audi del gruppo Volkswagen, e destinata forse ad essere presentata come concept al prossimo Salone di Ginevra (8-18 marzo). Meno velocità e più comfort “Alla mia età l’accelerazione e la velocità massima su un’auto non sono più eccitanti” ha affermato il designer italiano, che il prossimo agosto compirà 80 anni, illustrando i contenuti principali della vettura. “Sarà una berlina che permetterà di entrare e uscire dall’abitacolo con estrema facilità” ha detto, spiegando anche come le ammiraglie moderne siano progettate guardando molto al design basso e filante a scapito del comfort. Sul modello allo studio i passeggeri potranno invece accedere a bordo senza dover piegare o girare la testa. Ispirata alla Tesla Tutto, riguardo alla linea esterna del modello, è comunque ancora top secret. Salvo il fatto che per il sistema di apertura della porta anteriore Giugiaro ha rivelato di essersi ispirato alla Chevrolet Corvair Testudo realizzata da lui quando aveva 24 anni e presentata da Nuccio Bertone al Salone di Ginevra del 1963. Mentre all’interno l’auto ricalcherà in parte l’idea della Tesla con un grande touchscreen che raggruppa tutti i comandi, posizionando però in maniera centrale e in modo da poter essere spostato in diverse posizioni così da permettere a guidatore e passeggero anteriore di poterlo utilizzate. Soluzione replicata anche nella parte posteriore dell’abitacolo.
AUTO E MOTO
PAOLO ODINZOV
Subaru, Impreza sicura. GIULIA PAGANONI
■ Giorgetto Giugiaro lavora con un’azienda cinese allo sviluppo di una lussuosa vettura elettrica a quattro posti, dotata della più moderne tecnologie per l’accumulo energetico. A rivelarlo e Automotive News Europe, precisando però che il designer italiano non ha rivelato il nome del partner asiatico. Ideata sotto la nuova società GFG Style Secondo quanto riferito da Giugiaro si tratta di una ber10
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■ La Subaru Impreza arriva alla quinta generazione e cambia strategia puntando tutto sulla sicurezza. È Takashi Yamada, numero uno di Subaru in Italia, a definirla “un modello fondamentale nella storia del marchio e una tappa importante per la filosofia del costruttore”. Impreza digitale Presentata al Salone di Francoforte 2017, Impreza cambia la sua pelle sportiva e si posiziona nel segmento C con dimensioni che permettono una buona abitabilità per le
AUTO E MOTO
famiglie: lunga 4,46 metri e larga 1,78, ha una capacità del bagagliaio aumentata di 5 litri, raggiungendo ora i 380 che, abbattendo i sedili posteriori, arrivano a 1.565. La carrozzeria mostra linee nuove, che si avvicinano alla Levorg. Negli interni le plastiche sono un po’ rigide mentre i materiali dei sedili sono piacevoli al tatto. La casa giapponese ha voluto esagerare in tecnologia, presentando il cruscotto parzialmente digitale, in aggiunta ai due classici display nella consolle centrale: uno superiore da 4,2 pollici per le informazioni della vettura e le indicazioni stradali e il touch da 8 pollici da cui si accede all’infotainment. Novità in tutti i sensi La quinta generazione (la quarta non è stata importata in Italia) si presenta completamente nuova, sin dalla base. È il primo modello costruito sulla piattaforma modulare SGP (Subaru Global Platform), lo stesso che equipaggerà i futuri modelli della casa delle Pleiadi. Sono tre gli allestimenti disponibili (Pure, Style, Style Navi) e per tutti sono di serie la trazione integrale, il cambio automatico Lineartronic e il sistema EyeSight. Quest’ultimo è risultato di uno sviluppo durato 28 anni e che racchiude sette funzioni di assistenza alla sicurezza di guida, tra cui pre-collision breaking, adaptive cruise control, lane departive warning e lane keep assist. Una novità importante è che la barra stabilizzatrice è fissata al telaio, così da ridurre il rollio del 50%. Unico motore Al momento è previsto l’arrivo di una sola motorizzazione, il benzina 1.6 aspirato MPI da 114 cavalli e 150 newtonmetri di coppia massima. Non si può di certo dire che sia una sportiva, ricordiamo che ha comunque una massa di quasi 1.400 chilogrammi da portare avanti. Il motore è stato ridisegnato per l’80% e pesa 12 chili meno rispetto al precedente. Anche il cambio è aggiornato con un peso ridotto di 8 chilogrammi. Per il futuro, prevista una variante a doppia alimentazione benzina – gpl e, visto che la piattaforma lo consente, nell’arco di quattro anni magari anche una versione elettrificata. Quest’ultima, potrà essere frutto di una condivisione delle tecnologie Toyota, che controlla una quota di Fuji Heavy Industries (Subaru). Prezzo parte da 19.990 euro per la versione base che potrà raggiungere i 26.490 euro per il top di gamma.
Volkswagen, la T-Roc si acquista su Amazon. PAOLO ODINZOV
■ Dalla collaborazione tra Volkswagen e Garage Italia Customs nascono T-Roc Black e T-Roc Cyber: due serie speciali del primo crossover di Wolfsburg, destinate a essere vendute on-line e reinterpretate nello stile esaltandone le forme con il contrasto tra superfici lucide e opache sia all’esterno che all’interno. In vendita online Realizzate in 50 esemplari ciascuna, le due special sono state presentate come show car presso la concessionaria Autocogliati di Milano, primo digital store italiano della Volkswagen, e saranno disponibili su Amazon, al prezzo di 35.000 euro, con la T-Roc Black proposta dal giorno del Black Friday e la Cyber da quello del Cyber Monday. I clienti interessati potranno acquistare un voucher on line fino al 30 novembre 2017 e seguire poi i successivi passaggi per finalizzare il contratto di vendita. “Siamo molto orgogliosi di aver lavorato con Volkswagen a questo progetto – rivela Lapo Elkann, presidente e direttore creativo di Garage Italia Customs – un progetto che anticipa il futuro e mette al centro dell’attenzione le piattaforme digitali che stanno cambiando anche il nostro modo di fare acquisti”. Effetto 3D Le tedesche sono verniciate con una particolare tinta metallizzata, Nero Perla per la T-Roc Black e Indium Grey per la Cyber ed hanno il tetto decorato da un pattern 3D geometrico a cubi che si estende anche sui montanti, sviluppato tra24 Novembre 2017 ·
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mite l’applicazione di una maschera prima della verniciatura con trasparente opaco. Il tutto permette di ottenere sulla carrozzeria un contrasto ottico ma anche materico, grazie allo spessore della vernice tra le linee lucide che delineano i cubi e le superfici interne degli stessi in opaco, enfatizzato da particolari come i cerchi con 5 doppie razze a “V” in tinta carrozzeria e personalizzati con lo stesso procedimento. Abitacolo esclusivo Il concept degli esterni è riproposto anche nell’abitacolo di T-Roc Black e T-Roc Cyber dove sono impiegate per le finiture diversi materiali inediti, tra cui Cordura e una esclusiva Alcantara microforata Stellar, e il tunnel centrale è ricoperto da una verniciatura opaca a contrasto con il pattern 3D sugli inserti del cruscotto e sulle modanature delle portiere anteriori. Un diesel da 150 cavalli Ambedue le vetture sono equipaggiate con un motore diesel 2.0 Tdi da 150 cavalli accoppiato a una cambio automatico doppia frizione Dsg a 7 rapporti e alla trazione integrale 4Motion. La dotazione di serie include diversi plus: compresi i fari Full led, il navigatore Discover Media con schermo da 8 pollici rivestito in vetro e la strumentazione interamente digitale Active Info Display. Il crossover della svolta “La T-Roc rappresenta tante ‘prime volte’ per la Volkswagen – dice Andrea Alessi brand manager di Vw Italia – è il primo crossover compatto della marca, il primo colorato e personalizzabile, il primo a essere reinterpretato da Garage Italia Customs e, non ultimo, il primo modello della nostra Casa disponibile su Amazon. Un processo di lancio così innovativo vale bene a mettere in risalto il ruolo di rilievo di questa vettura”.
BUSINESS
Gm, target 1 milione di elettriche. PATRIZIA LICATA ■ General Motors vuole portare sul mercato 11 nuovi modelli a batterie entro il 2021, che potrebbero salire a 20 nel 2023, e vendere così 1 milione di auto elettriche l’anno nel 2026: l’aggressiva strategia per l’elettrificazione del colosso automobilistico americano è stata tracciata dalla Ceo Mary Barra nel corso della Barclays 2017 Global Automotive Conference a New York. La svolta per Gm è rappresentata dal lancio, previsto per il 2021, di una nuova piattaforma tecnologica che fornisce un’architettura flessibile per la produzione di veicoli a zero emissioni in ogni ca12
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tegoria e per tutti i marchi del gruppo e che abbasserà del 30% i costi di realizzazione di ogni modello. Si produce in casa General Motors ha già lanciato lanciato negli Stati Uniti la sua auto cento per cento elettrica, la Chevrolet Bolt, di cui ha venduto circa 17.000 esemplari. Gli analisti di Bloomberg hanno calcolato che per ogni Bolt prodotta Gm perde tra gli 8.000 e i 9.000 dollari. La casa automobilistica del Michigan non ha mai confermato queste stime, ma la Barra garantisce che la nuova piattaforma renderà il business dell’auto elettrica redditizio, permettendo a Gm la produzione di massa di numerosi modelli che costeranno meno sia per il costruttore che per il consumatore. Batterie al litio accessibili La svolta è rappresentata dalla capacità di progettare e realizzare anche le celle per le batterie a ioni di litio: questo ne farà scendere il costo sotto i 100 dollari per chilowattora nel 2021 contro gli attuali 145 dollari. Le tecnologie innovative miglioreranno anche le prestazioni delle auto elettriche di Gm: la Barra ha annunciato una ricarica più veloce e un’autonomia che supererà le 300 miglia, circa 480 chilometri; oggi la Bolt ha un range dichiarato di poco più di 380 chilometri. Cina primo mercato L’accelerata di Gm verso la produzione di massa di veicoli a zero emissioni è legata all’esigenza di adeguarsi alle norme sulla riduzione dei gas serra varate da molti paesi, primo fra tutti la Cina, il più grande mercato mondiale per l’auto in genere e l’elettrica in particolare: la Barra ha detto che del milione di veicoli a batteria annui che si aspetta di vendere nel 2026, la maggior parte sarà per i consumatori cinesi. Ma il nuovo portafoglio è ampio e strizza l’occhio anche al mercato nord americano: sono previsti infatti due crossover (probabilmente sul mercato già nel 2020), un suv di lusso per 7 passeggeri, un furgone commerciale e un’auto autonoma progettata per i servizi di car sharing. Sfida a Tesla “Il nostro obiettivo è rimuovere le barriere all’acquisto dell’auto elettrica”, ha dichiarato la Barra, non risparmiando la stilettata a Tesla ma che non genera profitti dalla sua attività. La Ceo ha infatti promesso investimenti e alleanze per contribuire ad espandere l’infrastruttura di ricarica americana e ha aggiunto: “Gm non crede in sistemi proprietari, ma preferisce quelli che siano accessibili a tutti i marchi”, una chiara allusione alle stazioni Supercharger di Tesla che sono esclusive per le elettriche dell’azienda di Elon Musk.
BUSINESS
Guangzhou e Fca prove di dialogo. REDAZIONE
nome per evitare riferimenti fin troppo espliciti all’attuale inquilino della Casa Bianca) e ha confermato che, se l’accoglienza da parte dei consumatori Usa sarà positiva, potrebbe iniziare – anche con Fca – a costruire l’auto direttamente negli States. Interesse FCA Fca, sostiene Bloomberg, non avrebbe finora commentato la notizia dei colloqui con Guangzhou. Ma la testata americana cita un analista italiano di IG Markets il quale ricorda come “i cinesi abbiano tutto l’interesse a stringere ancora di più i rapporti con Fca per acquisire forza nell’espansione fuori dal loro Paese, specialmente negli States”. “Dal canto suo – prosegue l’analista italiano – finora FCA non ha conquistato troppo spazio rispetto ai suoi competitors in Cina e ha quindi molto da guadagnare”.
AUTO E MOTO
■ Colloqui sarebbero in corso tra Guangzhou Auto e Fca per approfondire la collaborazione già esistente tra i due marchi in Cina. E non solo. Le voci in proposito sono state confermate in un’intervista a Bloomberg da Feng Xingya, il presidente di Guangzhou Auto.
Aston Martin, hypercar da pista. LUCA GAIETTA
Più spazio agli stranieri Il governo cinese nei giorni scorsi si è dato l’obiettivo di dare più spazio alle aziende straniere attraverso un processo di semplificazione che potrebbe aprire nuovi orizzonti agli investimenti provenienti da altri paesi: “Gli azionisti delle due società – ha confermato Feng Xingya – stanno valutando nuovi modi per espandere la cooperazione già in atto”. Guangzhou, società a capitale pubblico fondata nel 1997, produce già automobili per il mercato cinese con i brand Jeep e Fiat: nel corso dell’ultimo anno le vendite di queste vetture sono triplicate rispetto ai dodici mesi precedenti, raggiungendo quota 146.439 unità. I colloqui hanno particolare importanza anche tenendo conto dei programmi governativi di Pechino che spingono per una sempre maggiore elettrificazione del parco auto interno per combattere l’inquinamento che soffoca le megalopoli del Paese. Trumpchi negli Usa Feng Xingya ha anche confermato che una parte dei contatti in atto con Fca e altri costruttori sia cinesi che di altri Paesi, come Toyota e Honda, riguardano l’intenzione di aggredire il mercato americano. Dal 2019 il costruttore cinese intende commercializzare negli Stati Uniti d’America il suo suv Trumpchi (a cui potrebbe cambiare
■ Dopo averne annunciato la prossima produzione diversi mesi fa, Aston Martin presenta la Valkyrie Amr Pro: versione estrema della hypercar di Gaydon, destinata al solo utilizzo in pista. Verrà prodotta in 25 esemplari, già andati tutti a ruba, destinati ad arrivare nei garage dei rispettivi e, soprattutto, ricchi proprietari nel 2020. Ovvero dopo la consegna delle 150 unità stradali previste della Valkyrie. Listino da 3,6 milioni di euro Con l’acquisto dell’auto, lasciando sul tavolo un assegno di circa 3,6 milioni di euro, ai clienti verranno offerti corsi di guida personalizzati. Corsi di guida necessari vista l’indole da corsa dell’inglese: progettata in collaborazione con Red 24 Novembre 2017 ·
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Bull Advanced Technologies, puntando a farne una vettura capace di fornire prestazioni molto vicine a quelle di una monoposto da Formula 1. Come una Formula 1 Per capire fin dove potrà arrivare la Valkyrie Amr Pro basta, infatti, dare uno sguardo alle caratteristiche tecniche. Rispetto alla versione stradale da cui deriva, fa la differenza già nella aerodinamica della carrozzeria, capace di fornire un maggiore carico (downforce) grazie a delle specifiche appendici fisse e una mappatura dedicata nella gestione degli elementi attivi sulla scocca. Carbonio e policarbonato La massa totale è stata inoltre ridotta al minimo impiegando elementi in carbonio, tra cui i bracci delle sospensioni e il sedile monoscocca su misura per il pilota, ed eliminando dotazioni di bordo come l’infotainment e l’impianto di climatizzazione. Mentre il parabrezza e i cristalli laterali sonio in policarbonato. Nell’assetto la Valkyrie Amr Pro prevede poi inediti cerchi da 18 pollici, vestiti da pneumatici slick Michelin che lasciano intravedere l’impianto frenante derivato da quelli impiegati nelle competizioni. Un’auto spaziale Il tutto è associato al conosciuto V12 di 6.5 litri d’origine Cosworth che è stato ulteriormente potenziato, rivedendone l’elettronica di controllo, la calibrazione del sistema ibrido Rimac e adottando un nuovo scarico. Stando ai dati diffusi dall’Aston Martin, dando il massimo la Valkyrie Amr Pro sarà in grado di toccare le 250 miglia orarie di velocità massima (400 chilometri orari), fornendo un’accelerazione laterale di 3,3 g e una decelerazione massima superiore ai 3,5 g. Numeri degni di un razzo della Nasa.
SICUREZZA
La sicurezza in strada non ha età. MARINA FANARA ■ “Le aspettative di vita si allungano e sono sempre di più le persone che continuano a guidare a una certa età”, motivo per cui, ci dice Raffaele Donini, assessore Trasporti e mobilità dell’Emilia Romagna, la Regione ha lanciato una campagna per la sicurezza stradale per gli over 65. Si chiama “Liberi di guidare” ed è frutto di un accordo tra Polizie municipali ed Aziende sanitarie locali. Anziani al volante “Quando si parla di salvaguardia della circolazione”, 14
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spiega l’assessore, “gli anziani sono una delle fasce più deboli. Però, spesso si tratta di persone che si prendono cura dei nipoti o dei familiari, che sono impegnate nel sociale, insomma, sono molto attive e in buona salute. Quindi, per lo loro continuare a guidare un’auto significa poter assolvere ai propri impegni in piena autonomia. Per questo, abbiamo pensato di organizzare un programma ad hoc che consenta, per esempio, di potersi aggiornare sulle novità delle regole del Codice”. Età a rischio In Emilia Romagna gli automobilisti con più di 65 anni titolari di patente B sono 680 mila, “una platea piuttosto ampia”, sottolinea l’assessore Donini, “alla quale riteniamo tornerà molto utile una formazione specifica su come ridurre i rischi legati all’età, sui farmaci che possono interferire con la guida, sulla prevenzione degli incidenti, sulla mobilità sostenibile”. Gli eventi formativi in programma, ci dicono in Regione, hanno l’obiettivo di migliorare la sicurezza e la sicurezza percepita e possono essere propedeutici al rinnovo della patente in questa specifica fascia d’età. Un’età che, stando ai dati ACI-Istat, è sempre più a rischio incidente: la percentuale degli over 65 vittime di un sinistro è passata dall’8% del 2008 all’11% del 2016. A lezione L’iniziativa è stata promossa dall’Osservatorio per l’educazione e la sicurezza stradale dell’Emilia Romagna e, in questa prima fase, coinvolgerà in via sperimentale l’area metropolitana di Bologna e 12 comuni della Bassa Romagna per poi estendersi in tutto il territorio regionale. “Al centro di questa campagna”, aggiunge Mauro Sorbi, presidente dell’Osservatorio, “c’è una tipologia di persone che rientra nella cosiddetta utenza debole, sia come automobilisti che in qualità di pedoni o di ciclisti. Si tratta di over 65 che dopo aver preso la patente da giovani ha scarse occasioni di aggiornarsi sulle modifiche del Codice della strada e sui cambiamenti in materia di mobilità pubblica e privata”. “In più, fatta eccezione per i controlli medici obbligatori”, conclude il presidente, “gli anziani non hanno possibilità di confronti, se non personali, per adattare il proprio stile di mobilità con i cambiamenti di vita e le condizioni di salute. Per questo abbiamo messo in campo un programma mirato che offre loro un supporto da parte delle forze dell’ordine e dei distretti sanitari locali”.
STORICHE
Alfa Romeo 1750, la Giulia è cresciuta. MASSIMO TIBERI
di lire, ma gli alfisti sono disposti a queste rinunce, ripagati da meccanica e dinamica d’eccellenza. Motore sportivo La tecnica di base mantiene infatti lo schema dei due progettisti, Orazio Satta e Giuseppe Busso, che hanno fatto la storia della Casa milanese, idee apprezzate da chi ama le alte prestazioni e la precisione di guida piuttosto che il comfort: trazione posteriore, sospensioni anteriori a quadrilateri e posteriori con barra stabilizzatrice, freni a disco servoassistiti, niente servosterzo. Tutte caratteristiche esaltate dal raffinato bialbero, con valvole raffreddate al sodio e due carburatori doppio corpo, ora portato al limite dei 1.800 centimetri cubici per la notevole potenza di 118 cavalli e ottime doti di coppia, in abbinamento al cambio a cinque marce dalla proverbiale maneggevolezza (optional l’automatico ZF). Un quattro cilindri in grado di surclassare per grinta il 1.600 della Giulia Super, considerato il riferimento per le berline dell’epoca: la velocità massima supera i 180 chilometri orari e bastano circa 10 secondi per raggiungere i 100 da fermo, valori che non sono alla portata neppure di molti pretenziosi modelli di fascia superiore. Per il mercato statunitense, viene inoltre prodotta una versione con alimentazione ad iniezione con pompa Spica per adeguarsi alle normative locali.
■ L’obiettivo non è una vettura alto di gamma, per sostituire la ormai obsoleta 2600 a sei cilindri, ma comunque qualcosa più della Giulia, modello che ha consolidato il suo successo verso la fine degli anni Sessanta formando una clientela fidelizzata di alfisti: in tanti aspirano ora a salire di almeno un gradino. Nasce così nel 1968 la berlina 1750 che, nella sigla numerica, non fa soltanto riferimento alla cilindrata ma anche alla tradizione gloriosa di un mito del Biscione, della spider Zagato plurivittoriosa nei campi di gara, con la Mille Miglia del 1929 e del 1930 nel palmarès, veloce e affidabile compagna di piloti del calibro di Campari e Nuvolari. Sorella della Giulia Quattro porte dallo stile classico, nella quale ha messo mano Bertone scegliendo tratti meno originali di quelli della Giulia, la nuova Alfa Romeo non manca d’altra parte di aggressività nell’aspetto e non abbandona la “firma” sul frontale, con i quattro fari di diverso diametro ai lati dello scudetto del marchio. La lunghezza cresciuta di venticinque centimetri (4,39 metri) e il passo di sei (2,57) permettono di offrire un abitacolo un po’ più ampio rispetto alla sorella minore, mentre resta sempre di buona capienza il vano bagagli. La plancia, anch’essa d’impostazione più tradizionale in confronto alla Giulia, mette in evidenza due grandi strumenti circolari per tachimetro e contagiri, con gli elementi secondari (indicatore livello carburante, manometro olio, termometro liquido raffreddamento e orologio) sulla console centrale che incorpora anche la leva del cambio. Non ci sono progressi sostanziali nella qualità dei materiali di allestimento e nelle finiture, sottotono considerando il prezzo che si avvicina ai due milioni
Le qualità sportive della berlina 1750 vengono del resto immediatamente valorizzate dal debutto con successo alla 24 Ore di Francorchamps, con quattro vetture ai primi quattro posti di categoria. Il motore 1.800 equipaggia comunque anche le versioni rinnovate sia della Spider “Duetto” che della coupé GT, e quest’ultima si farà onore a sua volta con la derivata GT Am (“alleggerita maggiorata”, erede della Giulia GTA) vincendo l’Europeo Turismo, all’inizio degli anni Settanta, con il pilota olandese Toine Hezemans. Sempre più potente Intanto, un aggiornamento del 1969 porta qualche miglioramento tecnico e di allestimento (in evidenza, doppio circuito frenante, fari allo iodio e volante rivestito in legno). Ma un più consistente passo avanti viene compiuto nel 1971, al lancio della 2000, evoluzione verso l’alto di gamma della 1750, con motore portato a due litri e potenza di 132 cavalli, per prestazioni e dinamica che fanno della nuova Alfa Romeo ancora un simbolo nell’ambito delle berline sportive contemporanee: il limite di velocità si alza al di sopra dei 190 chilometri orari, l’accelerazione è da primato per il tipo di vettura (meno di 9 secondi nello 0-100) e non manca la “chicca”, di sapore agonistico, del differenziale autobloccante. Poche le modifiche estetiche, con i fari anteriori che diventano di eguale diametro, mentre nell’abitacolo si nota una maggiore attenzione alle finiture e agli equipaggiamenti (a richiesta il condizionatore d’aria). Sempre iniezione Spica per le versioni Usa e cilindrata unificata anche per Spider e GT, a completare una gamma che si conferma pienamente nel solco della tradizione del marchio. La 2000, che esce di scena nel 1976 (200.000 le unità prodotte complessivamente, assieme alla 1750), è dunque la massima espressione, e un po’ il canto del cigno, della formula inaugurata dalla Giulia; già nel 1972 è arrivata l’Alfetta, con il suo schema “transaxle” e il ponte posteriore De Dion, altra perla tecnica dei progettisti del Biscione e dall’importante futuro. 24 Novembre 2017 ·
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LIFESTYLE
Come guardare le auto e le loro foto. RICCARDO FALCINELLI ■ La maggior parte delle automobili quando vengono fotografate, specie in pubblicità, sono rivolte verso destra. Quello, che può sembrare un fatto casuale, ha alle spalle una storia precisa, soprattutto se parliamo di giornali e riviste dove le auto occupano spesso due pagine affiancate. La prima attestazione di un’immagine spalmata su due pagine è del 1499. La troviamo nel “Polifilo” un libro sontuoso stampato a Venezia da Aldo Manuzio. Qui, per la prima volta, un’illustrazione attraversa due fogli affiancati per valorizzare il movimento di un corteo che si sposta nello spazio: disposta su un solo foglio sarebbe stato tutto più statico. Come amplificare la direzione Oggi questa è la norma nelle pubblicità delle automobili (e in molte foto che pubblichiamo regolarmente su l’Automobile) in cui la doppia pagina amplifica la direzione e la
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dinamica del veicolo. Fondamentale per ottenere l’effetto è l’utilizzo dello spazio che rimane vuoto: quando la macchina occupa per esteso le due pagine tende a stare ferma e a imporsi come solida e autorevole. Quando invece si lascia del vuoto a destra la percepiamo in grado di spostarsi in avanti, laddove se si lascia del vuoto a sinistra abbiamo la sensazione che sia già partita. Il ruolo della pubblicità La convenzione più forte è infatti il verso di lettura che per gli occidentali va da sinistra verso destra. Su questa abitudine si basa una formula classica della pubblicità quando si vuole mostrare l’efficacia di un prodotto: a sinistra ci viene presentato un dato di fatto (una maglietta sporca), a destra un dato nuovo (una maglietta pulita), dividendo lo spazio in due parti e attribuendo a quanto accade a destra un valore positivo (l’uso di un particolare detersivo).
Le nuove procedure della stampa Nei manoscritti medievali capita che un disegno sfori nella pagina che gli sta a fianco, ma si tratta di un’eccezione, anche perché i fogli venivano disegnati e scritti singolarmente e solo alla fine percepiti insieme. Furono le nuove procedure del libro a stampa che imposero di ragionare sempre su due pagine accoppiate. L’abitudine a leggere da sinistra verso destra comporta però conseguenze anche fuori dai libri e dalle riviste: nel cinema spesso se qualcuno va, si sposta verso destra, se qualcuno torna, si sposta verso sinistra (Paperino o i Puffi quando vanno o tornano da qualche parte, rispettano spesso queste direzioni). Agli angoli La pittura medievale, rivolta a una società non alfabetizzata, non usava lo spazio direzionato in maniera così forte. Negli ultimi centocinquant’anni e specie dopo la scolarizzazione di massa, il verso di lettura è diventato un assunto tanto forte quanto la gravità, e infatti i pubblicitari insistono affinché le cose più importanti siano poste nell’angolo sinistro in alto e in quello destro in basso; mentre lo spicchio che avanza è considerato un “punto morto”. Il nome del brand è sempre in basso a destra.
familiarità con composizioni “specchiate”, rendendoci “figurativamente bilingue”. Più veloci se si spostano verso sinistra Non solo un manga si legge dall’ultima pagina verso la prima (rispetto a quanto siamo abituati), ma la singola vignetta va letta formalmente da destra a sinistra: quindi il pugno di Superman è più forte se la vittima sta a destra, quello di Dragon Ball se sta a sinistra. E nelle riviste giapponesi anche le auto sono più veloci quando si spostano verso sinistra.
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Supplemento settimanale a l’Automobile Pubblicazione online - Reg. Tribunale di Roma n. 24/2016 del 09/03/16 Iscrizione R.O.C. n. 14674 - ISSN 2499-670X Direttore Responsabile Alessandro Marchetti Tricamo Redazione via Solferino, 32 - 00185 Roma tel. 06.45406719 fax 06.49982874-2829 www.lautomobile.it redazione@lautomobile.it segreteria@lautomobile.it @lautomobile_ACI
L'influenza di internet Eppure anche questo modello di lettura sta subendo mutazioni: da una parte c’è l’influenza di internet col suo andamento saltellante; dall’altra stanno crescendo le contaminazioni orientali. In Giappone i libri si sfogliano da destra a sinistra ed è questo il verso con cui viene pubblicata la maggior parte dei manga anche quando vengono tradotti in Europa e negli Stati Uniti. Sta aumentando la nostra
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INNOVAZIONE NISSAN
La Leaf vola lontano. PAOLO ODINZOV
L’elettrica giapponese si rinnova: cambia il design, migliorano le prestazioni e aumenta l’autonomia.
www.lautomobile.it
Spedizione Poste Italiane Spa - Postatarget Magazine. Pubblicazione Mensile. Data P.I. 30/09/2017
INNOVAZIONE I MOTORI I LIFESTYLE
Nuova serie • Anno 2 • Numero 11 • Ottobre 2017 • €3,00
Elektromobilität
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Anno 119°
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...dal nostro mensile PUBBLICATO SUL NUMERO 11 - OTTOBRE 2017
■ YOKOHAMA - Utilizzare migliaia di litri di carburante per provare un’automobile che non ne consuma neppure uno. Appare quasi un controsenso ma per guidare in anteprima la nuova Nissan Leaf elettrica siamo dovuti volare fino in Giappone. Yokohama. Circuito di Tochigi. Sotto un riserbo e una copertura degna dei segreti militari del Pentagono abbiamo avuto l’opportunità di vedere e, soprattutto, metterci al volante della berlina a batterie, attesa nelle concessiona-
rie a gennaio del prossimo anno. Le sorprese non sono mancate e ci hanno ripagato delle tante ore di viaggio, facendoci apprezzare i numerosi cambiamenti sull’erede dell’automobile che, per molti aspetti, insieme alle Tesla, ha aperto la strada nel mercato alle elettriche e fatto della Nissan il pioniere della mobilità a zero emissioni. Nel reinventare la Leaf, i progettisti hanno lavorato per renderla ancora più competitiva,
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La batteria da 40 chilowattora offre una maggiore autonomia e garantisce tempi di ricarica molto più veloci
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accorciando le distanze, in termini di prestazioni e autonomia, dai modelli termici di pari categoria. Senza dimenticare uno stile che guarda al futuro. Ecco allora che già dal primo impatto, guardandola, l’impressione di avere a che fare con un’auto capace di anticipare oggi ciò che vedremo domani sulle strade. Senza, però, sembrare un mezzo di fantascienza, ma un’automobile normale che, abbandonate le forme tondeggianti in favore di tagli più marcati sulla carrozzeria, attira l’attenzione e trasmette subito un senso di pulizia nella linea. Facen-
dosi riconoscere per la mascherina blu e il disegno 3D del frontale, oltre al tetto che sembra sospeso. Lo stesso si avverte quando si entra nell’abitacolo, dove regna un isolamento acustico degno di un auditorium. L’ergonomia è curata in ogni dettaglio, mentre il bagagliaio ha una capienza di 435 litri. Il tutto fa da anticipazione alle modifiche sotto al vestito, percepibili sulla nuova Leaf già dopo pochi chilometri di guida. Il motore adesso, con una potenza di 110 chilowatt (l’equivalente di 150 cavalli), fornisce una coppia di 320
e-Pedal, la frenata del futuro L’e-Pedal di Nissan Leaf rivoluziona il modo di guidare. Il dispositivo è studiato per consentire al conducente di limitare al minimo l’utilizzo dei freni in modo da caricare la batteria sfruttando l’inerzia della meccanica e il recupero dell’energia cinetica in decelerazione. In pratica, rilasciando il pedale dell’acceleratore, anche nelle ripide discese, il sistema rallenta la vettura in modo graduale fino a fermarla. Questo, senza bisogno di dover premere il pedale del freno, contribuendo così a ridurre notevolmente l’impegno di guida soprattutto in mezzo al traffico cittadino. In sintesi: partire, accelerare, decelerare e addirittura fermarsi, utilizzando solo il pedale di destra dell’acceleratore. Più facile di così. In caso di necessità comunque il “vecchio” freno è lì a disposizione. La validità della soluzione si apprezza anche durante la marcia su percorsi misti con molte curve: il fatto di non dover continuamente cambiare la posizione del piede destro per frenare, riduce stress e fatica al volante. La Leaf è la prima auto a proporre un sistema come l’e-Pedal, di serie fin dalla versione d’ingresso e senza alcun sovraprezzo sul listino.
Newtonmetri e permette un allungo maggiore e una migliore progressione e uno scatto da fermo degno di una berlina sportiva. Guida (quasi) da sola Equipaggiata con la tecnologia e-Pedal (vedi box), mai vista fino ad oggi su nessun’altra auto, la giapponese consente di limitare al minimo l’utilizzo dei freni e può perfino concedere qualche distrazione al conducente. In sicurezza, però, perché si può contare su dotazioni hi-tech: il sistema
di guida autonoma su corsia singola ProPilot, in grado di controllare da solo anche la distanza dai veicoli che precedono, a patto di viaggiare a una velocità, preimpostata dal conducente, compresa tra i 30 e 144 chilometri orari. Oppure sul ProPilot Park: sfruttando 12 sensori e 4 camere, individua eventuali aree dove far sostare la vettura ed effettua le manovre necessarie a sistemare l’auto, sollevando il guidatore dal compito di tenere le mani sul volante. Sempre che non sopraggiungano altri veicoli o in presenza di eventuali ostacoli.
La nuova Nissan Leaf può viaggiare senza fermarsi per 378 chilometri, grazie alla batteria al litio d’ultima generazione sistemata sotto al pianale, in modo da non rubare spazio all’interno. Quest’ultima ha una capacità di 40 chilowattora e rispetto alla precedente, oltre alla maggiore autonomia, garantisce tempi di ricarica molto più veloci: sono sufficienti 30 minuti per immagazzinare da una colonnina rapida l’energia necessaria per percorrere 145 chilometri. Più che sufficiente per una giornata in città. E fuori. L’elettrica del futuro è già qui. Ottobre 2017 |
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