l'Automobile Week 32

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Week Settimanale digitale • Anno 2 • Numero 32 • 16/3/2018

Supplemento settimanale a l’Automobile.

INNOVAZIONE I MOTORI I LIFESTYLE

Gare storiche, che passione. PAOLO BORGOGNONE ■ Il mondo dell’heritage, dedicato alla rivalutazione del patrimonio automobilistico storico italiano, celebra dal 22 marzo un evento speciale: la rievocazione di una delle gare più importanti e antiche, la Coppa MilanoSanremo. Un’occasione, l’ennesima, per lasciarsi coinvolgere dal brivido dei ricordi che però non sono fini a se stessi. Le auto di ieri non sono soltanto un bell’oggetto da ammirare a distanza in una delle tante fiere che animano

l’annata degli appassionati, da riconoscere nelle scene di un vecchio telefilm in bianco e nero o tenere in un garage in attesa della primavera. Sono una delle chiavi per capire lo sviluppo dell’intero settore motoristico che ci accompagna nel nostro oggi e ci prepara a un domani che sarà ancora più emozionante e pieno di sorprese. Come diceva il filosofo americano contemporaneo Allan David Bloom: “Abbiamo bisogno della storia per far vivere il passato, così che possa spiegarci come rendere possibile il futuro”. E Bloom veniva da Indianapolis, culla dei motori Usa. Magari non è un caso. 27 Marzo 2017 ·

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STORICHE

Al via la Coppa Milano-Sanremo. PAOLO BORGOGNONE

■ Coppa Milano-Sanremo al via. Il 22 marzo l’autodromo di Monza ospiterà le verifiche tecniche per i partecipanti alla storica rievocazione della corsa che vide la luce nel 1906. Quest’anno, per la prima volta la gara è stata inserita nel Trofeo Superclassica ACI. 70 equipaggi provenienti da differenti Paesi si ritroveranno sullo storico tracciato dove sfrecciano le F1 per le verifiche tecniche e sportive. Da qui partirà la parata che attraverserà la città brianzola. Il giorno dopo è prevista la partenza da Piazza Castello a Milano, anche in questo casso dopo una sfilata che toccherà i luoghi simbolo del capoluogo. Arrivo previsto sulla riviera ligure nella prima serata di domenica 24. Nuovo percorso Il percorso della Coppa Milano-Sanremo è stato completamente rivisitato. La competizione toccherà tre regioni, Lombardia, Piemonte e Liguria, per un totale di 600 chilometri, suddivisi in 52 prove speciali e 6 prove di media con

rilevamenti intermedi. Il via, come si è detto, dal centro del capoluogo lombardo per attraversare il Piemonte e l’entroterra ligure fino a Rapallo, i dintorni di Genova per tornare infine sulla costa e giungere finalmente nella città dei fiori. Vecchie signore in parata Al via, come si è detto 70 “vecchie signore” costruite prima del 1976. La più “anziana” è una Fiat 509S del 1926, che sarà guidata da Vittorio Emanuele Filiberto di Savoia. Fra gli altri capolavori italiani presenti, la Maserati A6GCS-53 carrozzata da Pininfarina del 1953, una Bugatti Stelvio del 1939 e un’Alfa Romeo 6C 2500 del 1951. Dall’estero arrivano invece auto d’eccezione come una Aston Martin DB2 del 1952, una ACEE Bristol Roadster del 1957 e una Porsche 356A 1600 Speedster del 1957. In tutto verranno assegnati 20 titoli, compresi uno che andrà al migliore equipaggio under 30 e quello destinato alle signore, la “Coppa delle Dame”. 16 Marzo 2018 ·

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STORICHE

Fiat 8V, l’eccezione. MASSIMO TIBERI

■ L’auto popolare, destinata alla produzione di massa, è stata nel secondo dopoguerra la scelta strategica della Fiat. Già nel corso degli anni Cinquanta debutteranno in sequenza, infatti, la 1400, la 1100, poi 600 e 500, tutti modelli di fascia medio-bassa destinati a motorizzare il Paese. Non poteva mancare, comunque, l’impegno a misurarsi anche con l’alto di gamma e perfino tentativi nel campo delle granturismo più raffinate ed elitarie, come nel caso della 8V due litri presentata al Salone di Ginevra del 1952: autentica supercar per i canoni dell’epoca ma, visti gli esiti limitati della sua breve carriera, da considerare soltanto una interessante “eccezione che conferma la regola”. Nata per gli Usa In realtà, l’idea di realizzare una coupé sportiva ad alte prestazioni nasce dal desiderio di utilizzare un motore, dalle caratteristiche impegnative, in origine pensato per equipaggiare un modello di prestigio con lo sguardo agli Stati Uniti. Quasi un omaggio al Paese che, con il Piano Marshall di sostegno alla ricostruzione postbellica, aveva aiutato con ingenti finanziamenti il rilancio della casa torinese. Non più destinato però, per realismo di politica industriale, ad una berlina di lusso, l’otto cilindri viene rimesso in campo da Dante Giacosa, responsabile della progettazione Fiat, con un intento completamente diverso, quello di rappresentare comunque il fiore all’occhiello delle capacità tecniche del marchio. Veloce e originale Così il reparto Carrozzerie Speciali nella fabbrica del Lingotto, guidato da Fabio Luigi Rapi, allestisce una due posti compatta (lunghezza 4 metri) dai tratti aggressivi e quasi futuristici, curata nell’aerodinamica (le ruote posteriori sono coperte da carenature) e molto originale anche nello stile degli interni. Fra le caratteristiche meccaniche rilevanti, le so4

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spensioni a quattro ruote indipendenti, una prerogativa per l’epoca e per la prima volta montate su una Fiat, mentre sono più convenzionali il cambio a quattro marce, con prima non sincronizzata, e i freni a tamburo. La cilindrata del motore di 1.996 centimetri cubici, ridotta considerando il frazionamento insolito per una italiana, consente, con la presenza di due carburatori doppio corpo Weber, una potenza di 105 cavalli, che con le evoluzioni successive arriverà a 115 e a 127 cavalli. Qualità dinamiche complessive (la velocità massima raggiunge i 190 chilometri orari) che mettono in concorrenza diretta la 8V con rivali blasonate come l’Alfa Romeo 1900 Sprint o la Lancia Aurelia B20, che in quel momento monopolizzano la ristretta clientela privilegiata della categoria, in grado di spendere cifre intorno ai tre milioni di lire. Firme importanti Soltanto 64 unità delle 114 totali prodotte in circa un triennio, d’altra parte, verranno allestite in Casa, mentre le rimanenti saranno curate da prestigiosi atelier: Pinin Farina, oltre a Vignale e Ghia, che le battezzeranno con nomi altisonanti come Demon Rouge o Supersonic. Zagato ne allestirà 25 e saranno quelle maggiormente, e con successo, impiegate nelle competizioni. Un ultimo colpo d’ala tecnologico nel 1954, quando al Salone di Torino viene presentata una versione con carrozzeria in plastica (una primizia assoluta per l’industria dell’auto in Italia). La Fiat tornerà poi sul tema GT con la più fortunata Coupé 2300 nel 1961, ma sotto il cofano c’è un sei cilindri in linea, e il canto del cigno per le sportive di rango superiore del marchio saranno le Dino, con un V6 Ferrari, della metà degli anni Sessanta.

STORICHE

Fiat 1100 Tv, la sprinter. REDAZIONE ■ Una autentica antesignana delle GTI contemporanee, e di quelle sportive derivate anche da “paciosi” modelli utilitari. Nell’ottobre del 1953 la Fiat lancia la 1100 TV (Turismo Veloce), versione potenziata e arricchita negli allestimenti della tranquilla berlina presentata qualche mese prima e destinata all’uso familiare. Va veloce La vettura, con carburatore doppio corpo Weber e una cinquantina di cavalli (12 in più della “sorella minore”), presenta anche altre caratteristiche peculiari, come l’albero di trasmissione diviso in due parti collegate da un giunto. Già va forte nell’edizione di serie e si presta ad ulteriori elaborazioni, consentendo anche a chi non dispone di molte risorse di ottenere ottimi risultati e molte vittorie di categoria, soprattutto nelle corse su strada come la Mille Miglia o la Coppa Milano-Sanremo.


cilindri in linea 1500 progettato da Vittorio Jano, inizialmente monoalbero e poi declinato nelle evoluzioni bialbero anche sovralimentate.

Un rumore tutto suo Il caratteristico rombo, non filtrato, del quattro cilindri e la carrozzeria subito riconoscibile per la verniciatura bicolore il terzo faro al centro della mascherina anteriore (che più tardi diventeranno due fendinebbia laterali), saranno una presenza fissa, e identitaria, per tante stagioni sui campi di gara.

STORICHE

Alfa Romeo 6C, in prima linea.

Nella mani di Nuvolari Dal 1929 la cilindrata sale a 1750 per prestazioni in crescendo entusiasmante, valorizzate da piloti straordinari: uno su tutti, Tazio Nuvolari. Canto del cigno le 6C 2500, uscite di scena nel 1950, quando arriva la nuova 1900, prima Alfa realizzata in gran serie e, a sua volta, protagonista in campo agonistico. Curiosa la storia della versione 2500 che nel 1939, su richiesta dell’allora ministero della Guerra, diede vita alla Alfa Romeo 6C 2500 Coloniale: destinata agli spostamenti degli alti vertici militari, ne vennero realizzati anche 44 esemplari da destinare all’esercito tedesco.

STORICHE

Volvo, la 1800 di Sir Moore. SERGIO BENVENUTI

MASSIMO TIBERI

■ Una vera e propria saga quella delle Alfa Romeo 6C (cioè sei cilindri) che, a partire dal 1925 e fino al secondo dopoguerra, accompagnerà la narrazione di tutte le più importanti competizioni a livello nazionale e internazionale, comprese tante edizioni della Coppa Milano-Sanremo. Capostipiti le varianti, vestite da carrozzerie prestigiose come Touring e Zagato, equipaggiate con il motore sei

■ La prossima settimana, in occasione della manifestazione Tecnho Classica di Essen, in Germania (21-25 marzo), presso lo stand di Volvo Cars Heritage si potrà ammirare un pezzo di storia dell’auto e della televisione, una vettura rimasta nel cuore di tanti appassionati: parliamo della Volvo 1800 S coupé bianca del 1967, appartenuta all’attore britannico Sir Roger Moore e protagonista del telefilm “Il Santo”. La serie – che andò in in onda dal 1962 al 1969 in 80 Paesi, con ben 118 episodi trasmessi – aveva come personaggio principale il ladro gentiluomo, Simon Templar, sempre a caccia di avventure (e belle ragazze) alla guida della sua auto svedese. Più unica che rara La Volvo, unica per alcuni dettagli che ricordano la fiction, ha ancora la targa inglese originale, Nuv648e, rilasciata il 20 gennaio 1967 a nome di Sir Moore, scomparso meno di un anno fa e che di lì a pochi anni sarebbe diventato l’agente 007. 16 Marzo 2018 ·

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A fianco di questa rarità si potrà ammirare anche un’altra auto storica, quasi gemella di quella dell'attore. Si tratta di una 1800 di proprietà di Håkan Samuelsson, ceo del costruttore svedese, appassionato della serie tv e legato moltissimo a questa vettura: “È un modello leggendario, la più bella di tutti i tempi e un esempio splendido di design scandinavo”. Tra le altre auto in mostra in Germania anche un prototipo in esemplare unico di 1800 S del disegnatore italiano Pietro Frua, e una rara Volvoville del 1966, decappottabile, di cui furono costruiti solo 30 esemplari. A fianco della sua storia passata Volvo presenta in Germania anche il futuro, il suv compatto di lusso XC40.

STORICHE

Auto storiche, 2018 in fiera.

Il Veneto fa il bis Il Veneto non si accontenta dell’appuntamento di Verona e ne programma un altro per l’autunno: Auto e Moto d’Epoca. Questa volta gli appassionati si ritroveranno alla Fiera di Padova, dal 25 al 28 ottobre, dalle 9 alle 19. Oltre la classica sfilata delle più prestigiose storiche a due e quattro ruote, da non perdere – per il secondo anno consecutivo – l’appuntamento con la casa d’aste inglese Bonhams, pronta a offrire al pubblico internazionale i modelli più ricercati. Confermati anche i padiglioni dedicati ai ricambi e al restauro. Alle porte dell’inverno, infine, Milano abbraccia AutoClassica, il tradizionale appuntamento con le vetture d’epoca da osservare ma anche da guidare, organizzata ai padiglioni 18 e 22 della Fiera di Rho, dal 23 al 25 novembre. Il biglietto intero viene 20 euro e l’apertura è fissata per le 9.30 fino alle 19, per tutto il fine settimana. Molti degli appuntamenti del 2018 vedono tra i protagonisti il Club ACI Storico, nato proprio per la salvaguardia e la valorizzazione di uno dei più importanti settori dell’industria italiana.

BUSINESS

Volkswagen, l’elettrica va veloce.

CARLO CIMINI

ALESSANDRO MARCHETTI TRICAMO

■ La passione per le auto storiche non si ferma mai. Ogni anno il nostro Paese propone diversi appuntamenti, da nord a sud, dedicati a collezionisti, esperti e semplici curiosi, accomunati dall’amore per il vintage a quattro e due ruote e il 2018 non fa eccezione. Appuntamento a Verona Il primo appuntamento per gli appassionati di auto storiche è a Verona – dal 4 al 6 maggio – con Legend Cars: a sfilare alla Fiera del capoluogo veneto saranno le cosiddette “youngtimers”, le storiche immatricolate dall’inizio degli anni ’80. Gli orari di ingresso saranno gli stessi per tutto il weekend di esposizione: dalle 9 alle 19. Prezzo giornaliero 16 euro, ridotto per i ragazzi e gli anziani. Scendendo in Emilia, ModenaFiere è pronta ad accogliere la sesta edizione del Motor Gallery, mostra e scambio di auto e moto d’epoca. L’appuntamento è fissato per sabato 22 e domenica 23 settembre. Il costo del biglietto dovrebbe aggirarsi intorno ai 10 euro, 8 il ridotto. L’orario di apertura è fissato per le 9, fino alle 19. La domenica invece si chiude alle 18. 6

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■ BERLINO – La Roadmap E corre veloce. È quanto ha raccontato durante la tradizionale Annual Media Conference il ceo del gruppo Volkswagen Matthias Müller. Questo si tradurrà “in più di 3 milioni di veicoli elettrici venduti ogni anno a partire dal 2025. Nel complesso, sempre entro il 2025, saranno 80 i modelli a batteria presenti nel nostro listino, dei quali 50 elettrici puri. Nel 2030 tutti i 300 veicoli in gamma del gruppo potranno contare su una forma, più o meno spinta, di elettrificazione”, ha annunciato Muller. L’investimento nelle auto a batteria è parte di quello annunciato di 34 miliardi entro il


2022 che comprende però anche le risorse destinate a guida autonoma, servizi di mobilità e digitalizzazione. Nove nuovi modelli a batteria nel 2018 Venendo ai giorni nostri, il numero uno di Volkswagen ha annunciato che “durante il 2018 il gruppo aggiungerà agli attuali 8 modelli elettrici e ibridi ricaricabili plug-in in gamma, 9 novità elettrificate, delle quali tre solo a batteria, tra queste l’Audi e-tron da 500 chilometri di autonomia e un’auto sviluppata insieme ai cinesi di Jac e destinata al mercato locale”. La Porsche Mission E e il primo modello della famiglia I.D. di Volkswagen arriveranno invece il prossimo anno. La I.D. potrà contare sulla nuova piattaforma MEB dedicata esclusivamente ai veicoli elettrici: “Nel 2025 le batterie a bordo solo della flotta di auto sviluppata sulla MEB avranno una capacità di 150 gigawattora l’anno a partire dal 2025”, continua Müller. 16 stabilimenti nel mondo interessati Una strategia che potrà contare sugli attuali tre impianti produttivi: “Non sono però sufficienti a sostenere il nostro piano, diventeranno 9 nel 2020 per poi passare a 16 nel 2022”. Un cambiamento che ha bisogno di batterie: “Abbiamo oggi contratti con fornitori europei e cinesi per un totale di circa 20 miliardi di euro ma presto annunceremo un accordo anche con partner negli Stati Uniti”, ha spiegato Müller. Nel 2020 poi, attraverso la joint venture Ionity, è previsto lo sviluppo di una rete europea di 400 stazioni di ricarica veloce. Nei concessionari e impianti produttivi del gruppo in Europa saranno poi realizzati più di 5mila colonnine entro il 2020. 90 miliardi su benzina, diesel e metano Questo non significa che Volkswagen metterà da parte i motori a combustione: “I diesel moderni sono un elemento importante per combattere i cambiamenti climatici”, ricorda Müller. E cita cifra importanti: “Investiremo 20 miliardi nei motori convenzionali durante il 2018 che diventeranno 90 miliardi nei prossimi 5 anni”. Non pochi. Anche se comprenderanno – precisa subito dopo Müller – le attività necessarie a digitalizzare i processi industriali e ad aggiornare gli stabilimento per accogliere la nuova strategia dell’elettrificazione. Oltre allo sviluppo del metano.

AUTO E MOTO

McLaren BP23, GT da record. LUCA GAIETTA ■ Nome in codice? BP23. Caratteristiche particolari? Sarà la McLaren più veloce mai prodotta fino ad oggi. Stiamo parlando della hyper-GT allo studio nei laboratori della

Casa di Woking. Un’automobile da record molto attesa dai pochi che potranno permettersela visto il prezzo intorno ai 1.8 milioni di euro, escludendo eventuali personalizzazioni ed optional, e la produzione limitata a soli 109 esemplari. Abitacolo a tre posti La BP23 è l’ennesimo modello che arricchirà l’esclusiva famiglia di supercar Ultimate Series del marchio inglese, della quale fa parte anche la McLaren Senna presentata allo scorso Salone di Ginevra, e verrà consegnata a partire dal 2019. Di lei si conoscono già diverse caratteristiche: ad esempio la particolare conformazione a tre posti dell’abitacolo, con il guidatore in posizione centrale. Motore ibrido da 800 cavalli In questi giorni sono poi trapelate indiscrezioni che indicano come quasi certo l’impiego sulla vettura di un motore ibrido, basato sul tradizionale V8 3.0 sovralimentato associato a una unità elettrica, che dovrebbe raggiungere una potenza di circa 800 cavalli. Questo, unito a dotazioni come la monoscocca superleggera in fibra di carbonio d’ultima generazione realizzata dalla divisione McLaren’s Special Operations (MSO), permetterà alla BP23 di battere persino il primato interno del costruttore, stabilito con la McLaren F1: prodotta anch’essa in 106 esemplari tra il 1992 e il 1998 e capace di sfiorare i 400 chilometri orari di velocità

AUTO E MOTO

Polestar 1, al via gli ordini. PAOLO ODINZOV ■ Per vederla sulle strade bisognerà attendere il 2019 ma, anche in Italia, la Polestar 1 è già ordinabile con un anticipo di 2.500 euro. Cifra da scontare sul prezzo finale della vettura, che sarà commercializzata con la sola formula dell’abbonamento mensile, e completamente rimborsabile se l’acquirente nel frattempo dovesse cambiare idea. 16 Marzo 2018 ·

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In 7.000 già interessati Con questa formula di vendita, l’ibrida plug-in del subbrand Volvo ha già suscitato molto interesse da parte del pubblico. Vista pure la produzione del modello nel solo stabilimento cinese di Chengdu, limitata a soli 500 esemplari l’anno. Thomas Ingenlath, ad di Polestar, riferisce addirittura di oltre 7.000 persone intenzionate all’acquisto, spinte dalle caratteristiche dell’auto definita dai progettisti come una “GT 2+2 ibrida ad alte prestazioni”. 150 chilometri in solo elettrico Costruita impiegando una scocca leggera in acciaio e fibra di carbonio, oltre a una meccanica che sfrutta l’accoppiata tra motore turbo 2.0 benzina sull’anteriore e due motori elettrici al posteriore, la Polestar 1 vanta infatti numeri da primato. Basti pensare ai 600 cavalli di potenza, 1.000 Newtonmetri di coppia e 150 chilometri di autonomia in solo elettrico.

AUTO E MOTO

■ Una potenza totale di 1.408 chilowatt (1.914 cavalli) e una velocità massima di 412 chilometri orari, accelerazione da zero a cento in appena 1,85 secondi. Con questi numeri da missile, la Rimac C Two ancora prima di arrivare sulle strade si è guadagnata il primato di supercar più veloce mai prodotta, superando perfino la Bugatti Chiron. Derivata dalla Rimac Concept One, presentata nel 2012 dalla casa automobilistica croata Rimac Automobili, si tratta di una GT elettrica realizzata impiegando le tecnologie più innovative (e costose) disponibili oggi nell’industria automotive. A cominciare dalla monoscocca interamente in fibra di carbonio con strutture di sicurezza in alluminio per ridurre al massimo la massa totale. Fino alle sospensioni a doppio braccio oscillante, dotate di ammortizzatori con regolazione attiva dell’altezza e della risposta per garantire la migliore tenuta di strada anche quando le si chiede il massimo girando sull’asfalto di una pista. Grazie a quattro motori elettrici, uno su ogni singola ruota, la Rimac C Two può inoltre contare sulla trazione integrale amministrando al meglio sui due assi, tramite un cambio automatico, i suoi 2.300 Newtonmetri di coppia. 650 chilometri d’autonomia Il dispositivo R-AWTV (Rimac All-Wheel Torque Vectoring) provvede a controllare stabilità e trazione e consente di variare la dinamica di guida a seconda delle esigenze del pilota. Per calmare i suoi veloci spiriti, la Rimac C Two può contare su un impianto frenante appositamente progettato dalla Brembo. Questo è associato a dei sistemi di recupero dell’energia che possono generare fino a 150 kilowatt, destinati a un pacco batterie che si ricarica all’80% da una colonnina veloce in soli 30 minuti e garantisce 650 chilometri di autonomia. Il prezzo? Oltre un milione di euro.

AUTO E MOTO

Rimac C Two, Ford Fiesta ST, razzo elettrico. compatta da pista. PAOLO ODINZOV

LUCA GAIETTA ■ Ford ha svelato altre caratteristiche della nuova Fiesta ST attesa a breve nelle concessionarie. La compatta sportiva dell’Ovale Blu verrà proposta nelle versioni di carrozzeria a tre e cinque porte e promette delle prestazioni oltre la norma, grazie a una meccanica sviluppata impiegando tecnologie direttamente derivate dal mondo delle competizioni. Alte prestazioni e bassi consumi La nuova Ford Fiesta ST sarà equipaggiata con un 3 cilindri 1.5 EcoBoost da 200 cavalli e 290 Newtonmetri di coppia. Un motore capace di farle toccare i 232 chilometri orari ove con8

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sentito, scattando da zero a cento in 6,5 secondi, riducendo consumi ed emissioni grazie il sistema di disattivaione dei cilindri e uno scarico sportivo con valvole attive. Partenze a razzo Dotata di un’elettronica che permetterà di selezionare tre modalità di guida (Normal, Sport, Track), la nuova Fiesta ST potrà poi contare tra gli equipaggiamenti su un assetto con retrotreno a ponte torcente per aumentare la reattività nella guida. Oltre a un impianto freni potenziato con dischi anteriori ventilati da 278 millimetri e dischi pieni posteriori da 253 millimetri. Tra gli optional della vettura: il differenziale autobloccante meccanico Quaife e il Launch Control per consentire delle partenze a razzo nell’impiego in pista, sfruttando la massima potenza senza lo slittamento delle gomme.

■ GINEVRA – Si scrive Ez-Go – ma si pronuncia Easy Go – il nome della concept presentata da Renault. Un’automobile che fa della guida autonoma, della propulsione elettrica a emissioni zero e della connettività i suoi punti di forza. Una piattaforma, tante carrozzerie Destinata a essere impiegata per la mobilità condivisa, EzGo è una sorta di taxi del futuro capace di viaggiare da sola. Può accogliere fino a 6 passeggeri e la piattaforma modulare sulla quale è stata sviluppata consente la massima versatilità di utilizzo, oltre a permettere l’impiego di differenti carrozzerie. Soluzione, quest’ultima, che consentirà alla Renault di realizzare nel corso del prossimo anno altri concept utilizzando la Ez-Go come base. Si sale in piedi Rivoluzionaria anche nel design, Ez-Go ha una porta frontale tramite la quale è possibile salire a bordo rimanendo in piedi, sfruttando per farlo anche il pianale che può abbassarsi fino a terra. I sedili a divanetto, disposti a semicerchio, permettono ampio spazio nell’abitacolo. Tramite wi-fi ed altre dotazioni, come la ricarica per gli smartphone a induzione, i passeggeri possono utilizzarla come una struttura mobile multimediale.

INNOVAZIONE

INNOVAZIONE

Ez-Go, un taxi per il futuro.

Volkswagen, un futuro chiamato Sedric. ALESSANDRO MARCHETTI TRICAMO

REDAZIONE

■ GINEVRA – Auto ma non solo. Il secondo business del gruppo Volkswagen saranno i servizi di mobilità. Lo ha ribadito il ceo Matthias Müller durante l’Annual Media 16 Marzo 2018 ·

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Conference nella capitale tedesca: “Con il servizio di ride pooling Moia ad esempio vogliamo colmare il gap che esiste oggi tra bus e taxi”. L’app – che consente di condividere uno stesso veicolo con la medesima flessibilità di stop e chiamata di un tradizionale taxi – ha raccolto in un test ad Hannover più di 2mila clienti con più di 100mila passaggi effettuati. A fine 2018 il servizio diventerà operativo in maniera definitiva ad Amburgo e utilizzerà un veicolo da 6 passeggeri a trazione elettrica con zero emissioni allo scarico. A pieno regime nella prima fase saranno 200 gli shuttle di Moia in circolazione ad Amburgo. L’estensione ad altre città sarebbe in progetto. Sedric, presto in vendita Un’area, quella dei servizi di mobilità, dove potrebbero essere applicate le tecnologie legate alla guida autonoma, come dimostra il veicolo Sedric: “Lascerà la fase prototipale e arriverà presto sul mercato con uno dei marchi del nostro gruppo. Con Sedric siamo i primi costruttori a mostrare tutto il potenziale della piena automazione di un veicolo”, spiega Muller. Per lo sviluppo dei servizi di mobilità (e non solo) Muller ha confermato la necessità di partner fuori del settore automotive: “Abbiamo accordi con Google per l’elaborazione di data con Nvidia per l’intelligenza artificiale e Aurora per lo sviluppo di sistemi di guida autonoma”. Una lista che sembra destinata ad allungarsi presto.

AUTO E MOTO

Speedback Silverstone Edition. FRANCESCO GIANNINI

ture sportive ad alte prestazioni, ha presentato al Salone di Ginevra la nuova Speedback Silverstone Edition. La supercar, realizzata in soli 10 esemplari numerati e da collezione, nasce per celebrare lo spostamento della sede della David Brown Automotive vicino al circuito inglese, ex aeroporto militare, famoso per aver ospitato la prima gara di Formula Uno (1950) e per essere fra gli unici tracciati completamente in pianura. Tributo al passato La Speedback Silverstone Edition si ispira – in chiave moderna – al design delle berline Aston Martin ed è un tributo alle Gran Turismo degli anni ’60, quando David Brown era adolescente. Un periodo che lui stesso ama ricordare come l’età d’oro dello stile ed eleganza applicati alle auto. La vettura è alimentata da un motore V8 benzina da 5.0 litri Supercharged (sfrutta l’energia di un compressore volumetrico) da 520 cavalli in grado di spingerla fino ai 100 chilometri orari in poco più di 4 secondi. Il cambio manuale a 6 marce è realizzato da Jaguar. Un particolare che stride con le origini dell’azienda che, in passato, si occupava proprio di trasmissioni e ingranaggi. Le novità La Speedback è migliorata, rispetto alla versione precedente, nell’assetto e nell’aerodinamica grazie anche al differenziale posteriore attivo, griglia frontale più estesa con inserite le luci di posizione, nuovi scarichi sportivi. L’allestimento è impreziosito dai cerchi in lega Afterburner da 20 pollici in alluminio rinforzato. Gli interni, vero fiore all’occhiello della vettura, si presentano con finiture di alto livello. I sedili, rivestiti con tessuti pregiati come il Kvadrat e la pelle di Alcantara, sono cuciti a mano. L’abitacolo è completato da inserti in legno e loghi commemorativi del circuito. L’esclusività della vettura ne giustifica il prezzo: 837.000 euro.

INNOVAZIONE

L’auto elettrica sarà made in China. PATRIZIA LICATA

■ GINEVRA – Il costruttore inglese David Brown, ex proprietario di Aston Martin e oggi produttore in proprio di vet10

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■ Panasonic, BYD, Samsung, LG, Lishen, ecco i nomi dei protagonisti dietro le quinte dell’auto elettrica: senza i grandi produttori di batterie a ioni di litio, i costruttori non potrebbero mai mettere in strada i loro veicoli elettrici. Le celle a ioni di litio non sono usate solo nelle auto elettriche ma per queste, al momento, sono l’unica tecnologia commercialmente disponibile, tanto che le batterie per auto rappresentano ormai più di un quarto della domanda totale di batterie a ioni di litio (dati Frost & Sullivan). Le case au-


tomobilistiche che puntano all’elettrificazione non hanno altra scelta che produrle (molto costoso) o comprarle. Da chi? La giapponese Panasonic nel 2017 è il primo produttore mondiale di batterie a ioni di litio con una quota del 28% (secondo Bernstein); seguono la sudcoreana LG Chem (13%) e la cinese BYD (11%) e poi, sotto il 10% CATL (Cina), Samsung (Corea) e Farasis (Usa). Per Statista, però, nel 2018 gli equilibri cambieranno: Panasonic conquisterà uno share del 33% mentre la cinese BYD salirà al 18%; seguiranno le coreane LG Chem (17%) e Samsung (9%) e le new entry Wanxiang (Cina, 5%), GS Yuasa (Giappone, 3%) e Lishen (Cina, 3%). Primato giapponese. Anzi, cinese Panasonic resta per ora saldamente al comando e spera di rafforzare la sua posizione grazie all’alleanza con Tesla: il gruppo giapponese investito 1,6 miliardi di dollari nella Gigafactory, la mega fabbrica di auto e batterie dell’azienda di Elon Musk in Nevada. Mentre Musk spera di abbassare i costi di produzione delle Tesla facendo tutto “in casa”, Panasonic spera nel successo di massa di Tesla per ricavare nuove opportunità di crescita. Il produttore giapponese si preoccupa della concorrenza cinese: la Cina non ha (per ora) un colosso delle batterie paragonabile ma conta centinaia di produttori che insieme fanno della Cina il paese dove si producono più accumulatori per auto elettriche al mondo, con una quota di mercato che supererà il 70% entro il 2020, secondo Bernstein. Il successo cinese è favorito dalle politiche di governo che spingono per la diffusione dei veicoli elettrici, dalla tendenza dei costruttori d’auto cinesi a usare solo componenti nazionali e dall’ampia disponibilità di capitali pubblici per i “campioni nazionali” dell’industria. Tra i questi BYD è il primo che può impensierire Panasonic: l’azienda di Shenzen è una casa automobistica che comanda da tre anni la produzione mondiale di veicoli elettrici (113.669 immatricolazioni nel 2017) e produce anche le batterie per le proprie vetture con una capacità di produzione annua equivalente a 20 Gigawattora. L’altro big dei produttori cinesi, CATL, ha una capacità che al momento non

raggiunge i 10 GWh ma che sarà portata a 50 GWh entro il 2020. In espansione sono anche Lishen e Wanxiang, azienda di Hangzhou che si è fatta i muscoli a suon di acquisizioni negli Stati Uniti, inclusi A123, produttore di batterie finito in bancarotta, e Fisker Automotive. Mille miliardi per il litio Goldman Sachs prevede che nel 2030 la Cina produrrà il 60% di tutti i veicoli elettrici mondiali; nel 2016 già ne fabbricava il 45%; quasi tutti saranno alimentati con batterie Made in China. Per rinsaldare la leadership serve però la materia prima, il litio, e non è un caso che l’anno scorso le aziende cinesi, con quelle del settore auto e componentistica in testa, abbiano speso 1.000 miliardi di dollari in operazioni finanziarie con aziende che estraggono il litio, come rilevato da RWR Advisory. Il costruttore Great Wall Motor, per esempio, ha firmato un accordo con l’estrattore di litio australiano Pilbara Minerals per assicurarsi forniture stabili per cinque anni. È una strategia che anche Elon Musk persegue: il Ceo di Tesla è in trattative con la cilena Sociedad Química y Minera, uno dei maggiori produttori mondiali di litio. L’Europa aspetta la Svezia In questa gara l’Europa è rimasta indietro e la cattiva notizia è che il colosso tedesco dei componenti automotive Bosch ha stralciato il progetto con cui pensava di investire 20 miliardi di euro per una capacità di 200 GWh nel 2030; il gruppo di Stoccarda ha anche annunciato che venderà la startup delle batterie Seeo comprata nel 2015. Resta in piedi il progetto della svedese Northvolt che sta costruendo a 770 chilometri da Stoccolma una fabbrica di batterie a ioni di litio con capacità di produzione annuale equivalente a 32 GWh entro il 2023. Né gli Usa né l’Europa sembrano però in grado di intaccare la leadership dell’Asia: se la Gigafactory di Tesla punta a una capacità di 35 GWh l’anno, i nuovi impianti cinesi in costruzione potrebbero arrivare a 120 GWh nel 2021. Vince chi ha i soldi (e il litio) per fabbricare le batterie: gli esperti dicono che per sostenere la diffusione dell’auto elettrica sul mercato di massa servirà l’equivalente di 60 Gigafactory entro il 2037. 16 Marzo 2018 ·

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BUSINESS

I numeri record di Volkswagen. ALESSANDRO MARCHETTI TRICAMO

giunto il 6,7% del fatturato per 12,6 miliardi di euro, un valore inferiore a quanto registrato nel 2016 (200 milioni e un rapporto che era al 7,3%). “L’obiettivo è arrivare al 6% a partire dal 2020”, spiega ancora Witter. Investimenti sostanzialmente stabili ma più fatturato e maggiori profitti per gli azionisti. La ricetta (finanziaria) dei tedeschi è tutta qui.

INNOVAZIONE

Boring Company, precedenza ai pedoni. SERGIO BENVENUTI

■ BERLINO – Sono numeri da record quelli presentati dal gruppo Volkswagen durante l’Annual Media Conference di Berlino: i ricavi sono di 230,7 miliardi di euro, in crescita del 6,2% rispetto allo scorso anno con 10,7 milioni di veicoli venduti nel mondo. Il profitto operativo è di 17 miliardi che scende, dopo le tasse e le spese speciali legate alle conseguenze del dieselgate, a 13,8 miliardi. “Il miglior risultato di sempre”, specifica Frank Witter, direttore finanziario del gruppo tedesco: nel 2016 era a 6,7 miliardi. Il ros, il return on sales, è al 7,4% rispetto al 6,7% dello scorso anno. L’utile lordo è a 13,9 miliardi, 7,3 miliardi in più del 2016 con un risultato netto a 11,6 miliardi. Agli azionisti saranno distribuiti 11,4 miliardi, 3,90 euro ad azione ordinaria. Numeri raggiunti con un mix di vendite più spostato verso il top di gamma e con un inevitabile taglio dei costi. Il cuscino di Müller La liquidità netta della divisione auto nel 2017 è stata di 22,4 miliardi, “il nostro cuscino” l’ha chiamato Matthias Müller, ceo del gruppo. Un risultato che è sotto appena di 2 miliardi di euro rispetto a quella del 2015 ovvero prima di considerare gli effetti che avrebbe provocato il dieselgate. E a proposito di dieselgate: le risorse impiegate per l’aggiornamento del software e il buy back dei veicoli interessati negli Stati Uniti nel 2017 è stato di “soli” 3,2 miliardi rispetto ai 6,4 del 2016. Nel complesso dal 2015 a oggi le risorse impiegate per risolvere i problemi legati al dieselgate sono stati 25,8 miliardi. Le risorse in ricerca e sviluppo Gli investimenti nel 2017 in ricerca e sviluppo hanno rag12

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■ Tramite uno dei suoi consueti tweet, Elon Musk ha annunciato che il progetto della Boring Company – nata per creare una rete di tunnel sotterranei ad alta velocità destinati a snellire il traffico – prosegue ma con un nuovo obiettivo: il trasporto pedonale urbano. Di cosa si tratta Il servizio si avvarrà dell’uso di navette high-tech elettriche e connesse, destinate a spostare più persone contemporaneamente. Musk ha pubblicato sul social network anche un video illustrativo: un monta carichi porterà il mezzo di trasporto dal livello stradale all’interno del tunnel, dove questo arriverà a destinazione sfrecciando a una velocità di 240 chilometri orari. Quando questo sistema di trasporto pubblico sarà consolidato, la Boring Company tornerà al progetto originale che prevedeva l’uso del tunnel da parte delle auto, che verrebbero automaticamente caricate su carrelli autonomi in grado di superare i 200 chilometri all’ora.


AUTO E MOTO

Honda Forza 300, l’anti-traffico. ANTONIO VITILLO

■ L’Honda Forza 300 ora è più corto, più snello ed è stato anche alleggerito di 12 chili. Scooter da sempre di qualità superiore, con questi aggiustamenti si conferma adatto a una guida agile, sportiva, facile da condurre nel caotico traffico urbano. Più alto e sicuro Le ruote sono ora di diametro maggiorato, da 15 pollici l’anteriore e 14 la posteriore, caratteristica che dovrebbe dargli più stabilità. I dispositivi di assistenza alla guida includono sia il dispositivo antibloccaggio Abs sia il controllo elettronico della trazione. Con il Forza 300 si potrà anche affrontare uno spostamento più lungo e in maniera confortevole. Questo grazie soprat-

tutto a una migliorata capacità di carico: nel vano sottosella possono essere contenuti due caschi integrali. La sella è stata rialzata, migliorando il campo visivo e con una maggiore percezione di controllo. Le luci sono Full Led. I consumi Il motore monocilindrico di 279 centimetri cubici deriva da quello dell’SH300i; parco nei consumi, la Honda, per questa versione, dichiara 31 chilometri/litro nel ciclo medio. Il Forza 300 dovrebbe arrivare a coprire oltre 350 chilometri con un pieno di carburante. Con la Smart Key è possibile aprire anche il bauletto opzionale di 45 litri. Le vendite inizieranno da maggio, quattro saranno le varianti di colori. 16 Marzo 2018 ·

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LIFESTYLE

Dubai-Abu Dhabi, come stare al Louvre. GIUSEPPE CESARO

■ Vi muovete e, uno dopo l’altro, i vostri occhi incrociano lo sguardo seducente ed enigmatico de “La Belle Ferronnière” di Leonardo, quello ipnotico di un autoritratto di Van Gogh, quello austero di George Washington, “Il pifferaio” di Édouard Manet, un giovane emiro che studia, una composizione con blu, rosso, giallo e nero di Piet Mondrian, un antico leone islamico, una monumentale statua con due teste, scolpita 6.500 anni prima di Cristo, una moneta ispirata ad Alessandro Magno e il sarcofago egizio della principessa Hentuttawy. Dove vi trovate? In un museo, naturalmente. Niente affatto. Siete in macchina e state percorrendo la E/11 Sheikh Zayed Road, la strada che collega Dubai ad Abu Dhabi: la più lunga di tutti gli Emirati Arabi Uniti. Cosa ci fanno – chiederete – 10 gigantesche riproduzioni (9 metri per 6) di opere d’arte così importanti lungo una strada, non a caso ribattezzata “The Highway Gallery”? Il fratello arabo del Louvre Festeggiano il “Mese dell’innovazione degli Emirati Arabi Uniti” (“UAE Innovation Month”), promuovendo la nascita 14

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del fratello del Louvre. Avete letto bene: grazie a un importante accordo tra Emirati e Francia, dall’11 novembre scorso il Louvre ha un fratello. Una collezione di 620 opere – 300 delle quali prestiti provenienti da alcuni tra i più importanti musei francesi – disposte lungo un percorso espositivo diviso in quattro macro-aree: età antica, medio evo, età moderna, globalizzazione. Progettato dall’archistar francese Jean Nouvel, il neonato Louvre arabo sorge sull’isola di Saadiyat (fino a 10 anni fa completamente deserta), destinata a trasformarsi nel Saadiyat Cultural District: uno dei poli culturali più importanti del pianeta. Un polo che si annuncia di grande richiamo turistico. Secondo alcune stime, nel giro di pochi anni, gli arrivi ad Abu Dhabi, potrebbe addirittura raddoppiare, passando dagli attuali 4 a ben 8 milioni di presenze. Sull’isola, infatti, sorgeranno anche il Guggenheim Abu Dhabi, del canadese Frank Gehry, lo Zayed National Museum, del britannico Norman Foster, il Performing Arts Centre di Zaha Hadid – l’architetta iracheno-britannica che ha firmato il Maxxi di Roma – e un museo marittimo progettato dal giapponese Tadao And?


Un regalo al mondo Investimenti miliardari (pare che questa prima operazione superi il miliardo di euro: solo l’accordo per l’uso del nome “Louvre” per 30 anni e 6 mesi sembra sia costato 400 milioni) per quello che Mohamed Khalifa Al Mubarak – capo del Dipartimento di Cultura e Turismo di Abu Dhabi – ha definito “un regalo di Abu Dhabi al mondo”. A cosa si deve questo prezioso regalo? Allo spirito di “apertura alle differenze e alle connessioni culturali”. L’idea è quella di “offrire un messaggio di tolleranza”. “Per migliaia di anni – spiega Al Mubarak – questa terra è stata il collegamento tra Oriente e Occidente. Oggi, grazie a questo museo, la gente avvertirà l’importanza di tale collegamento. Comprenderà come il mondo intero sia collegato e capirà come – attraverso la nostra Storia – anche le nostre religioni e le nostre società siano state messe in contatto. E io sono convinto che comprendere tutto questo ci avvicinerà gli uni agli altri”. "Un messaggio di tolleranza e di pace”, ribadito anche da Françoise Nyssen, Ministro della Cultura Francese, che considera il Louvre Abu Dhabi “uno dei progetti culturali più ambiziosi del mondo”; un progetto grazie al quale “promuovere la cultura e l’istruzione come scudo contro l’estremismo”. La prima Highway Gallery L’idea dei cartelloni che trasformano la E/11 nella prima “autostradarte” è nata nella speranza che, mettendo in mostra in luoghi pubblici alcuni dei capolavori più significativi del museo, si possa rendere accessibile l’arte e la cultura alle persone, anche al di là delle mura del museo, stimolando l’immaginazione e offrendo nuovi modi per apprezzare l’arte. Chi transita per la Sheikh Zayed Road, però, non si limita ad osservare le opere ma vive un’esperienza audio-visiva, letteralmente unica al mondo. A mano a mano che ci si avvicina alle riproduzioni – distanziate l’una dall’altra una decina di chilometri – infatti, tre tra le più importanti radio degli

Emirati (Radio 1, Classic ed Emarat), mandano in onda, automaticamente, delle “pillole” di 30 secondi che descrivono le opere, spiegandone titolo, autore, tecnica utilizzata, contesto storico e significato. Le opere rimarranno esposte sulla “Highway Gallery” fino a giovedì 15 marzo. Occhio all’arte e alla strada Idea intelligente, affascinante e anche importante, se è vero che – come sosteneva il Dostoevskij – “la bellezza salverà il mondo”. A patto, ovviamente, che gli automobilisti non cadano vittime della “sindrome di Stendhal”. E, soprattutto, che non perdano di vista la strada per qualche secondo di troppo. L’arte, autonoma lo è da molto tempo. L’auto ancora no.

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Pubblicazione Mensile

INNOVAZIONE I MOTORI I LIFESTYLE

Anno 119°

La nuova passione

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...dal nostro mensile PUBBLICATO SUL NUMERO 3 - GENNAIO 2017

COVER STORY EVENTI

Le grandi classiche. LUCA BARTOLINI

Targa Florio e Mille Miglia fra storia, miti e leggende. Le due gare più importanti che hanno accompagnato l’evoluzione del nostro paese e della nostra società. ■ C’è un filo rosso che attraversa e lega il nostro paese, la passione per lo sport dei motori. Un filo che ha saputo unire, fin dai primi del ‘900, un paese frammentato e percorso da culture e lingue diverse, facendolo sentire spesso una cosa sola e riuscendo a portare agli onori delle cronache anche luoghi del tutto sconosciuti, ma ricchi di tesori infiniti. Difficile capire a fondo come eventi sportivi come la Targa Florio e la Mille Miglia abbiano influito su questo processo di aggregazione, scoperta e crescita della nostra società. Ma è facile comprendere le emozioni profonde che i bolidi, lanciati a folle velocità, possano aver scatenato lungo il loro cammino. Si pensi ad esempio alla Sicilia del 1906, anno di nascita della Targa, una terra che in quel periodo storico

vedeva complessivamente girare in tutta l’isola una quindicina di auto, in pratica lo stesso numero di quelle iscritte in gara, e si pensi allo stupore nelle popolazioni di quelle terre. L’unica cosa certa è che, proprio in quegli anni, scoccò una passione che dura ancora oggi e che nel tempo è stata alimentata da miti e leggende. Una di esse narra che, nelle notti di luna piena, il viandante che si avventuri con cuore aperto e animo nobile lungo le strade delle Madonie possa ascoltare ancora i rombi dei motori, il sibilo degli pneumatici, lo stridore dei freni, le urla della gente. Solo grazie a questo

Phil Hill e la sua Ferrari 250 Testa Rossa durante la Targa Florio, 1958 .

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Vincenzo Florio: “Proseguite la mia opera perché essa è destinata a continuare nel tempo”

amore la Targa è potuta arrivare dal passato fino ai nostri giorni, rendendo onore alle volontà del suo creatore, Vincenzo Florio che così invitò a portare avanti il suo progetto: “Proseguite la mia opera perché essa è destinata a continuare nel tempo”. Il primo vincitore All’età di 23 anni fu Alessandro Cagno, su una Itala, il primo vincitore della gara destinata a diventare icona mondiale delle corse, quelle vere. Anni d’oro in cui le Case più importanti, Posche, Ferrari, Alfa Romeo, Lancia ed altre, non prendevano solamente parte alla competizione, ma

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addirittura studiavano appositi modelli, detti “barchette”, per conquistare la vittoria. La gara, per quanto riguarda la sua epopea, si chiuse a seguito di un grave incidente il 15 maggio 1977, giorno in cui si correva la 61esima edizione. La Osella-Bmw, pilotata in quel momento da Gabriele Ciuti, uscì di strada in un tratto di misto-veloce dopo il rettilineo di Buonfornello, finendo sul pubblico e chiarendo definitivamente a tutti che l’evoluzione tecnica richiedeva ormai altri teatri ed altre norme di sicurezza. Lentamente e sempre accompagnata dall’AC Palermo e dall’Automobile Club d’Italia, la corsa ha cambiato volto trasformandosi in un


A sinistra Wolfgang von Trips al Passo della Futa nel suo Ferrari 335 Sport durante la Mille Miglia, 1957. Sotto il pilota inglese Stirling Moss, a bordo della sua Mercedes, affronta una curva nei pressi di Roma nella Mille Miglia del 1955.

alla definitiva soppressione della corsa nel 1957: un incidente causato dallo scoppio di uno pneumatico sulla Goitese nei pressi di Guidizzolo, in provincia di Mantova, provocò la morte del pilota spagnolo Alfonso de Portago, il navigatore americano Edmund Gurner Nelson, e nove spettatori. Come per la Targa fu quindi un incidente, non del tutto ancora chiarito nelle sue dinamiche, che decretò la fine della prima gloriosa parte della storia della Mille Miglia. L’epoca moderna ha ridato vita e slancio a questo evento unico, che dalla seconda metà degli anni 70, rivive sotto forma di gara di regolarità per auto d'epoca. La partecipazione è limitata alle vetture, prodotte non oltre il 1957, che avevano partecipato o risultavano in gara o iscritte alla corsa originale. Un grande evento che richiama piloti da tutto il mondo. Una manifestazione unica che esalta la passione di centinaia di collezionisti ed amanti delle corse di auto e, soprattutto, del bello.

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diversi, tenuti insieme da un’unica, grande passione, quella per i motori. Narra la leggenda che la corsa venisse creata da alcuni personaggi del bresciano, il conte Aymo Maggi con l'aiuto di Renzo Castagneto, dotato di ottime capacità organizzative, insieme al conte Franco Mazzotti, primo finanziatore, e al decano dei giornalisti nel settore automobilistico Giovanni Canestrini. In lunghe ed animate riunioni fu scelto alla fine un percorso a forma di "otto" da Brescia a Roma e ritorno, su una distanza di circa 1.600 chilometri, corrispondenti a circa mille miglia. Il 26 marzo 1927 scattò la prima edizione; al via 77 equipaggi con solamente 55 vetture che portarono al termine la corsa vinta da Ferdinando Minoia e Giuseppe Morandi, a bordo di una OM. I due completarono il percorso in 21 ore, 4 minuti, 48 secondi alla media di 77,238 km/h. Altri poi seguirono in una escalation di prestazione tecniche che portarono purtroppo ad una prima sosta ed

rally, naturale evoluzione della gare di velocità su strada, riproponendosi anche come grande evento per le auto storiche e giungendo nel 2016 alla centesima edizione. Percorso a otto Una vita sicuramente più breve ma altrettanto intensa e ricca di onore è stata invece quella della Mille Miglia, una gara ancora più significativa forse dal punto di vista della storia del nostro paese, svolgendo una funzione di collante sociale. Il suo caratteristico percorso ad otto abbracciava infatti mezza Italia unendo e facendo conoscere luoghi completamente

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