l'Automobile Week 33

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Week INNOVAZIONE I MOTORI I LIFESTYLE

Settimanale digitale • Anno 2 • Numero 33 • 23/3/2018

Supplemento settimanale a l’Automobile.

Motorsport al via. PAOLO BORGOGNONE ■ È primavera e il mondo dello sport a quattro e due ruote si rimette in moto. Questo è il week end in cui si riaffaccia la Formula 1, niente più “ombrelline” e tante vere novità nei box e in pista. Novità che, è ciò che tutti si augurano, dovrebbero garantire un’annata ancora più combattuta della precedente, con più team protagonisti e piloti pronti a darsele di santa ragione nei circuiti di tutto il mondo. A cominciare da Ferrari e Mercedes, una corsa infinita. In Italia la stagione organiz-

zata dalla nostra Federazione è ricca di date per il 2018: dagli autodromi ai kartodromi, dagli sterrati dei rally ai tornanti delle gare in salita – e non dimentichiamo le prove di regolarità per auto d’epoca – il nostro Paese è un terreno di competizione, di spettacolo e di sfide tra giovani rampanti e vecchi leoni che non vogliono saperne di smettere. Anzi. Per tutti c’è pronta un’altra staccata, un altro sorpasso. Perché, come diceva uno dei più grandi di sempre, Ayrton Senna da Silva, “non esiste una curva dove non si possa sorpassare”. Drivers, start your engines. 27 Marzo 2017 ·

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SPORT

La Formula 1 riaccende i motori. MARCO PERUGINI

■ Prende il via alle 7 e 10 di domenica 25 marzo in Australia il 69° Campionato del Mondo di Formula1. Lewis Hamilton e la Mercedes sono sempre i campioni da battere, ma la Ferrari ha dimostrato grande competitività nei test invernali e gli altri team non stanno a guardare: se la Red Bull si preannuncia come terzo incomodo nella lotta al vertice, la McLaren ora motorizzata Renault può dare sfogo alle ambizioni di Alonso e la Toro Rosso chiama al rilancio Honda dopo una serie di stagioni non esaltanti. I tifosi italiani già si emozionano con il ritorno di Alfa Romeo in F1 nel team Sauber. La Williams senza più Massa, insieme ad Haas e Force India completano lo scacchiere di 10 scuderie che con i loro 20 piloti si sfideranno per 21 gare fino al 25 novembre, quando negli Emirati Arabi verrà incoronato il nuo-

vo campione. Tutte le corse sono in esclusiva su Sky, eccetto quattro su Tv8 tra cui il Gran Premio d’Italia del 2 settembre a Monza, unico appuntamento trasmesso anche dalla Rai. Nuove regole Da quest’anno si corre con nuove regole volute dalla Fia per aumentare lo spettacolo e la sicurezza dei gran premi. La più evidente è l’adozione dell’Halo a protezione dell’abitacolo, mentre quelle che incideranno di più sulle strategie sono l’introduzione di due nuove mescole per gli pneumatici e la restrizione a tre motori per tutta la stagione. Per favorire la comprensione delle penalità da parte degli spettatori, ogni arretramento superiore alle 15 posizioni comporterà la partenza dal fondo dello schieramento. 23 Marzo 2018 ·

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SPORT

ACI Sport, un 2018 da corsa.

Dai circuiti alla terra Spostandosi invece nel settore corse su strada - con circa 180 gare iscritte alle varie serie tutte firmate ACI Sport - uno dei principali appuntamenti è senza ombra di dubbio il Campionato Italiano Rally, la migliore serie nazionale al mondo del settore. Una serie straordinaria formata da gara storiche come ad esempio, la Targa Florio, Il Rallye di Sanremo, gare che hanno scritto pagine importanti della storia dell'automobilismo internazionale. Anche per il 2018 l’uomo da battere sarà il 10 volte campione italiano Paolo Andreucci, ma la battaglia sarà tosta con il pilota Peugeot che dovrà vedersela con Umberto Scandola, Skoda , e Simone Campedelli, Ford.

LUCA BARTOLINI SPORT

Le sette prove di Andolfi. CHIARA IACOBINI

■ Il 2018 per lo sport motoristico italiano sarà un anno impegnativo ma pieno di sfide stimolanti e spettacolari. In tutto saranno 900 circa, le gare in programma nel corso della stagione, sparse in tutto il territorio nazionale e suddivise nelle varie discipline dell’automobilismo sportivo, rally, salite, pista, fuoristrada, regolarità, auto storiche, karting e slalom. I primi passi sono stati già mossi, ma per quanto riguarda le serie principali ancora i motori non sono stati accesi. Talenti in pista In pista le serie di riferimento, quelle che hanno un riscontro anche in ambito internazionale sono soprattutto due: il Campionato Italiano Gt e l’Italian F.4 Championship Powered By Abarth. Il primo, che vede come protagoniste affascinanti i migliori modelli di case come Ferrari, Lamborghini, Audi, Bmw, Porsche, ha negli ultimi anni triplicato gli iscritti, con griglie di partenza che spesso superano le venti vetture. Regina l'anno passato è stata la Lamborghini Huracan con i piloti, Michele Beretta e Alex Frassineti, a conquistare il il titolo all’ultima gara al Mugello. L’Italian F.4 Championship Powered By Abarth è invece la serie tricolore più conosciuta a livello internazionale. Quasi l'80% dei partecipanti sono infatti giovanissimi talenti stranieri. Ragazzi quasi tutti di quindici anni che, a bordo delle potenti monoposto Tatuus mosse da motori Abarth, si giocano una parte importante del loro destino agonistico. Un bacino di talenti dove fra l’altro corrono anche, spesso da protagonisti, i giovani piloti scelti per il programma Ferrari Driver Academy. Come il neozelandese Marcus Amstrong e il brasiliano Enzo Fittipaldi, che lo scorso anno si sono piazzati al primo ed al secondo posto. 4

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■ ACI Team Italia si aspetta molto da Fabio Andolfi che prenderà parte nuovamente al Wrc 2, il mondiale cadetto, vetrina di grande importanza per ogni pilota che punti a diventare un campione. Il pilota di Savona prenderà il via a sette delle prove del trofeo iridato. Una nuova auto e non solo Nel suo programma alcune conferme, come quella del navigatore Simone Scattolin con lui in altre avventure sia nel mondiale che nell’europeo, o quella fondamentale del supporto di Pirelli, e molte novità come la vettura, quest’anno una Skoda Fabia R5, ed un nuovo team, Motorsport Italia, che porterà in gara. Un cocktail perfetto per permettere a Fabio di rendere al meglio: “Ho delle sensazioni positive e come prima cosa devo ringraziare ACI e Pirelli per avermi dato questa nuova opportunità. In questa seconda stagione nel WRC 2 per me sarà importante riuscire a far bene, supportato da una nuova squadra che ha una grande esperienza nel campo delle gare internazionali, il team Motorsport Italia. Sono molto emozionato e sinceramente non vedo l’ora di salire in macchina”.


La gara più difficile in Germania In questi primi anni Andolfi ha dovuto coniugare il desiderio di andare forte con quello di portare la macchina fino al traguardo. “Sicuramente per un ragazzo della mia età è stato difficile frenare il desiderio di correre forte. L’intenzione per il 2018 è quella di continuare a fare tanti chilometri. Ma la volontà è anche quella di portare dei risultati. Vorrei certamente osare un po’ di più, e per questo mi sarà utilissima la presenza di di Simone che vanta una notevole esperienza nelle gare del Mondiale Rally”. Un mondiale “per grandi” che potrebbe nascondere delle insidie: “La gara del WRC2 che potrebbe impensierirmi maggiormente è sicuramente quella in Germania. È un rally molto particolare a cui ho partecipato una sola volta. Per il resto in tutte le corse cerco di adeguarmi essendo tutte belle e difficili. La mia preferenza a a tutte le prove su sterrato dove mi trovo maggiormente a mio agio”. I sette appuntamenti Il debutto di Andolfi e della sua Skoda Fabia R5 è previsto al Tour de Corse – che il pilota ligure ha già corso due volte – nel fine settimana 5/8 aprile. Gli altri impegni saranno il Vodafone Rally de Portugal (17.05-20.05/18); Rally Italia Sardegna (07.06-10.06/18); Neste Rally Finland (26.0729.07/18); ADAC Rallye Deutschland (16.08-19.08/18); Dayinsure Wales Rally GB (04.10-07.10/18), e RallyRACC Catalunya – Rally de España (25.10-28-10/18).

SPORT

Volkswagen elettrica da record in salita. VALERIO ANTONINI ■ Volkswagen ha svelato il primo modello da competizione della nuova gamma elettrica: la I.D. R Pikes Peak è un prototipo realizzato appositamente per correre nella quasi omonima Pikes Peak International Climb, la cronoscalata americana più famosa del mondo, giunta alla sua 96esima edizione. La hypercar a batteria monta quattro ruote motrici in grado di schiacciarla sull’asfalto anche a velocità sostenute, ottimizzandone l’aderenza. Al momento non sono state ancora diramate le specifiche tecniche dell’elettromotore. Sfida al primato Obiettivo ufficiale del costruttore è quello di battere il record della categoria concept elettrici, del neozelandese Rhys Millen, stabilito nel 2016 al volante della monoposto e0 PP100 della giovane Casa lituana Drive eO con 8 minuti

e 57 secondi. A guidare la I.D.R, lettera che identifica i modelli sportivi del marchio, ci sarà il pilota francese Romain Dumas, plurivincitore di importanti endurance come la 24 Ore di Le Mans. L’ultima partecipazione di Volkswagen alla celebre corsa in salita risale al 1987. Una Golf bimotore da 652 cavalli, guidata dal pluricampione tedesco Jocki Kleint, completò i 20 chilometri del tracciato, sfiorando il podio. Una gara straordinaria La Pikes Peak International Climb, conosciuta come “the race to the clouds” (la gara verso le nuvole) si terrà il prossimo 24 giugno con auto e moto provenienti da tutto il mondo. I piloti sono impegnati in un percorso stretto e tortuoso: 4.300 metri con una pendenza media del 7% (e una massima del 10,5%), 156 curve, gran parte delle quali prive di guard-rail o protezioni sul versante roccioso. Fino al 2012 il manto stradale alternava tratti asfaltati ad altri da percorrere in off-road. Poi, per ragioni di sicurezza, il tracciato è stato completamente ricoperto di bitume. “Questa gara rappresenta un’opportunità importante per cambiare la percezione globale della mobilità elettrica anche dal punto di vista sportivo”, ha commentato Jürgen Stackmann, membro del consiglio di amministrazione Volkswagen.

SPORT

MotoGP, Rossi vuole il sole e la luna. ANTONIO VITILLO ■ Fresco di firma all’ennesimo contratto con la Yamaha, che scadrà nel 2020 e lo porterà a gareggiare fino a 42 anni, Valentino Rossi si presenta a Doha, in Qatar, per il via della stagione del MotoGP 2018 con un nuovo casco. 23 Marzo 2018 ·

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il debutto di una moto tricolore molto particolare: la Energica Ego Corsa. Due ruote da competizione a motore elettrico, che Dorna, la società organizzatrice delle gare del mondiale, ha scelto per il FIM Enel MotoE World Cup, campionato per moto esclusivamente elettriche che partirà nel 2019. Sulla pista di Doha è stata guidata dal neozelandese Simon Crafar, ex campione di British Grand Prix nella categoria 500cc.

A caccia della “decima” Il pilota pesarese rilancia le proprie ambizioni di vincere il decimo titolo mondiale. Il modello GP R della AGV riporterà quel famoso motivo “Soleluna” che segnò gli albori della fortunata carriera sportiva di Valentino, oltre ad essere la grafica che più caratterizza la collaborazione con l’amico-designer Aldo Drudi; è nello studio di quest'ultimo a Riccione che sono stati disegnati i vari caschi dell’intera carriera di Valentino.

Dalla strada alla pista La Ego Corsa è effetto di un lavoro iniziato in Emilia Romagna nel 2008, quando il Gruppo CRP, all’interno del progetto Energica, sviluppò la eCRP, moto elettrica sportiva ad elevate prestazioni. Il team, grazie all’esperienza maturata in ambienti altamente tecnologici come quello della Formula 1 e dell’aerospazio, è riuscito nel tempo a mettere a punto un modello adatto alle competizioni motociclistiche del prossimo futuro, quando si utilizzeranno solo moto a propulsione elettrica. Attualmente la gamma Energica comprende tre modelli “stradali”, in produzione di serie, fra i quali la moto Ego, dal quale si è partiti per realizzare il modello da corsa. Una due ruote in grado di sviluppare circa 147 cavalli di potenza e raggiungere i 250 chilometri orari di velocità.

Moda anni ’70 Stavolta, magari per scaramanzia, si è tornati alle origini. Da un lato il sole, dall’altro la luna: per l’occasione il sodalizio Drudi-Rossi si è voluto ispirare allo stile degli anni ’70, quando le zone di colore erano estese, le forme essenziali, lineari. La calotta, quindi, non è piena di disegni, com’è stato per la grafica “Mexican” utilizzata nei Winter Test di pre stagione. Le zone in blu scuro hanno una finitura opaca: capiremo domenica alle 17,00 quale risultato cromatico darà sotto le luci dei riflettori della pista di Losail. Per sapere, invece, se il “nuovo” casco sarà stato foriero del tanto agognato decimo titolo di Valentino dovremo aspettare. Giusto il tempo di capire quali fra il casco di Rossi, Marquez, Dovizioso, Lorenzo, Vinales, Pedrosa, magari Petrucci e Morbidelli, taglierà, da qui al 18 novembre – giorno dell'ultima corsa iridata dell'anno – più volte primo i traguardi nei circuiti di tutto il mondo. AUTO E MOTO

Energica Ego Corsa: vengo dopo il GP.

Volkswagen Touareg, la bandiera tedesca.

DANIELE MATI

ALESSANDRO MARCHETTI TRICAMO

■ Il primo Gran Premio del Motomondiale 2018 ha visto i colori italiani primeggiare grazie a “Pecco” Bagnaia in moto2 e ad Andrea Dovizioso in MotoGP. In Qatar si è registrato anche

■ PECHINO – Chiamatela ammiraglia. Fa niente se poi è un suv e non la classica grande berlina tre volumi. Sul mercato dal 2002 con quasi un milione di unità vendute,

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AUTO E MOTO

Seat, i conti volano. FRANCESCO PATERNÒ

la terza generazione della Touareg è il modello che anticipa i modelli futuri di Volkswagen: quello che sarà proposto nei prossimi anni dalla Casa tedesca troverà origine nella Touareg. “È il meglio di quanto sappiamo fare in termini di design, tecnologia e qualità costruttiva”, spiega Herbert Diess, numero uno di Volkswagen. Difficile non partire dalla Cina, cassaforte da tenere sempre aperta per il marchio, e mercato principale per il grande suv. Naturale quindi presentarla qui, in una Pechino avvolta in un cielo (e non solo) color smog, come da tradizione. In queste ore l’air quality index è a 207, livello “very unhealthy”, molto poco salutare. Più lunga e più leggera E proprio per venire incontro al cliente cinese, da sempre amante delle vetture “strizzate” a passo lungo, la nuova Touareg è stata allungata di quasi 8 centimetri con una capacità del bagagliaio (questa sì apprezzata in Europa) che passa da 697 a 810 litri. Un incremento di taglia che non ha influito sul peso: il taglio alla bilancia, rispetto alla generazione precedente, è di 106 chilogrammi, grazie a un’architettura che ora utilizza una maggiore quantità di alluminio e acciaio leggero. La piattaforma è la MLB Evo, la stessa delle “sorelle” Audi Q7 e Porsche Cayenne, con le quali la Touareg condivide anche lo stabilimento di Bratislava in Repubblica Ceca. Ibrido plug-in per la Cina Il suv Volkswagen sarà disponibile con due turbodiesel V6 da 231 e 286 cavalli, al quale si aggiungerà il V6 benzina da 340 cavalli. Tutti abbinati alla trazione integrale e a un cambio automatico a 8 rapporti. In più la possibilità di contare sulle quattro ruote sterzanti che, a dispetto delle dimensioni, rendono l’auto maneggevole anche in città. Per andare incontro agli incentivi e alle diverse facilitazioni offerte ai veicoli elettrificati da parte delle grandi metropoli cinesi per combattere lo smog, da queste parti la Touareg sarà disponibile anche con una tecnologia ibrida ricaricabile plug-in da 367 cavalli. All’interno il punto di forza è una strumentazione digitale che comprende il classico cockpit e lo schermo da 15 pollici del sistema di infotainment. Intorno tutti i più moderni e avanzati sistemi di assistenza elettronica pronti a portare direttamente verso la guida autonoma. La nuova Touareg arriverà in giugno con prezzi a partire da circa 60mila euro.

■ MADRID – Un bilancio record, un nuovo modello ogni sei mesi da qui al 2020 di cui una prima elettrica a lunga autonomia fra due anni, un marchio sportivo come Cupra per fare più profitti e trovare clienti più giovani, il 10,1% del fatturato per investimenti e spese in ricerca e sviluppo. La Seat a guida autonoma di Luca de Meo sembra volare dopo essere stata negli anni scorsi sul punto di essere chiusa dal gruppo Volkswagen cui appartiene, causa risultati in rosso. Non è più così: primo utile nel 2016, de Meo tira dritto dopo aver incassato dal gruppo investimenti per 3,3 miliardi di euro fra il 2015 e il 2019 e risposto a Wolfsburg che il marchio spagnolo di Barcellona ora vende, fa soldi ed è capace di autofinanziarsi. Le ambizioni Alla conferenza di bilancio 2017, de Meo ha usato il tono giusto per presentare conti e strategie in linea con quanto il gruppo tedesco si aspettava da lui, spostandolo dal board Audi al vertice di Seat nel novembre del 2015: “Siamo felici dei risultati 2017 – ha detto – ma non dobbiamo considerarci soddisfatti. È giunto il momento di guardare al futuro con l’ambizione di crescere”. Tutti i numeri I numeri parlano da soli. L’anno scorso, Seat ha raggiunto un utile dopo le imposte di 281 milioni di euro, +21,3%, un fatturato di quasi 10 miliardi, +11,1%, un cash flow di 947 milioni, +24,4% e vendite pari a 468.400 unità, le più alte dal 2001. Nel 2017 il costruttore spagnolo ha destinato in investimenti e spese per ricerca e sviluppo 962 milioni, +11,6% rispetto al 2016, “un segno – ha detto de Meo – di quanto crediamo al futuro di questa azienda”. La traversata del deserto “La Seat ha letteralmente attraversato il deserto. Ora dobbiamo portarla in Champions”, ha detto de Meo, riven23 Marzo 2018 ·

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dicando il momento positivo per il marchio che ha come primo suo mercato la Germania, davanti alla Spagna. La Leon, berlina di segmento C, è la più venduta, e sarà la sua prossima generazione nel 2020 a essere anche ibrida plugin a “un prezzo accessibile”, un po’ come oggi lo sono le Toyota ibride in rapporto alle versioni a benzina. Nello stesso anno, Seat venderà la sua prima berlina elettrica con 500 chilometri di autonomia, un secondo modello a batteria arriverà entro il 2025. La Cupra (nuovo marchio sportivo) Ateca e la Seat Tarraco (suv grande a sette posti) sono le prime novità in arrivo entro il 2018.

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Citroën C3 Aircross, su ogni fondo. MARCO PERUGINI

Control è un’optional che costa 500 o 700 euro, in base alla motorizzazione. Nel prezzo sono inclusi gli pneumatici M+S e l’Hill Assist Descendent, che gestisce automaticamente la velocità nelle discese innevate, ghiacciate ed offroad, funzionando pure in retromarcia (novità per il segmento). Abbiamo testato la C3 Aircross con Grip Control sulla pista di ghiaccio del Tonale, rimanendo impressionati dalla facilità con cui si guida su fondi innevati. Ad andatura tranquilla non si registrano incertezze nel seguire la strada, mentre diventano più percepibili gli interventi automatici su acceleratore e freno all’aumentare della velocità. Per misurare le potenzialità del sistema, cerchiamo di esagerare con gas e sterzo, ma non riusciamo a compromettere – nei limiti del ragionevole – l’efficacia del Grip Control e del telaio. Cinque stelle Euro NCAP Con 12 sistemi di assistenza alla guida e 4 tecnologie di connettività, la C3 Aircross sfoggia cinque stelle Euro NCAP. Ci sono il dispositivo di frenata automatica fino a 85 km/h, il riconoscimento dei limiti di velocità, l’avviso di superamento della linea di carreggiata, il monitoraggio della stanchezza tramite telecamera biometrica e l’head-up display con dati su velocità e navigazione. C’è poi il park assist che manovra lo sterzo in parcheggio e la telecamera con visualizzazione a 360 gradi. La C3 Aircross ha prezzi dai 15.500 ai 22.600 euro. Cinque le motorizzazioni: tre a benzina, con il PureTech 1.2 a tre cilindri da 82, 110 e 130 cavalli, e due turbodiesel 1.6 BlueHDi, da 100 e 120 cavalli. Ad oggi non sono previste versioni ibride, elettriche o a gpl. Con 50.000 ordini nelle concessionarie nel primo bimestre 2018, è già la Citroen più venduta dopo la C3 berlina.

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■ La Citroën C3 Aircross, il primo suv compatto del marchio francese, dispone di sistemi di sicurezza attiva interessanti per la categoria, come il Grip Control. Seppur priva della trazione integrale, la C3 Aircross affronta l’80% delle condizioni più consone a un 4x4, con il controllo elettronico della trazione che ripartisce la potenza in base a cinque programmi impostati: standard, sabbia, neve, fuoristrada e off. Quest’ultimo non significa off-road, ma “tutto spento”, utile per forzare la partenza della vettura sui fondi ghiacciati. Chi dimentica il selettore su “off” e commette continui errori al volante, viene “salvato” dal computer che ripristina automaticamente il programma più idoneo. Discese sicure anche in retromarcia Su “sabbia”, il Grip Control muove le ruote anteriori alla stessa velocità per favorire il “galleggiamento” dell’auto, mentre in “fuoristrada” la potenza è trasmessa alla ruota con più tenuta per garantire motricità e controllo. Il Grip 8

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Aston Martin e Rolls-Royce, la sfida. LUCA GAIETTA


■ Quello delle auto di lusso è un mondo a parte. Un mondo dove, tra auto che costano più di un appartamento ed esagerazioni oltre l’immaginabile, c’è posto anche per diatribe e battibecchi come quelli dei bambini. È il caso della discussione in questi giorni tra Marek Reichman, capo design della Aston Martin, e Torsten Mueller Oetvoes, boss della RollsRoyce.

■ Quinta generazione per Opel Combo Life, auto che s’inserisce nel segmento dei multispazio ma con le caratteristiche – come la versatilità e il confort – che gli automobilisti più apprezzano nei suv e crossover. La nuova Combo è declinata in due versioni, a passo corto da 4,4 metri e una più lunga da 4,75 metri, entrambi con cinque o sette posti.

La Rolls come “l’antica Grecia” Tutto è nato da un’intervista rilasciata da Reichman alla rivista inglese Autocar in cui ha definito i marchi RollsRoyce e Bentley come “l antica Grecia”. Ovvero produttori di vetture obsolete, difficili da adeguare alle future tendenze del mercato, sia per quanto riguarda lo stile, sia per l’orientamento “verde” a zero emissioni nei segmenti extra lusso. “Il futuro è con la Lagonda di Aston Martin – ha detto Reichman – un marchio a lungo dormiente, reinventato in chiave ecologica e rappresentato in pieno dalla spettacolare e sensuale Lagonda Vision Concept esposta allo scorso Salone di Ginevra”.

Lunotto indipendente Il muso presenta le tipiche due alette cromate Opel che abbracciano il logo nella griglia. Tutto è studiato per facilitare la vita quotidiana delle famiglie, come le due porte posteriori scorrevoli (a richiesta) e, il dettaglio interessante del lunotto che si apre anche indipendentemente dal portellone, dando la possibilità di carico anche in spazi ristretti. Il divanetto posteriore è separabile 40-60 o in tre poltrone indipendenti tutte con attacchi Isofix. I sedili anteriori sono riscaldabili, come il volante. Per combattere le rigide temperature invernali, è presente anche il riscaldamento ausiliario attivabile tramite timer o telecomando.

Spionaggio e pianali Mueller, infuriato, ha risposto all’inglese sulle pagine del Financial Times dicendo che Aston Martin non ha la conoscenza per parlare di che cosa desidera la clientela Rolls Royce. E sottolineando come molti costruttori, senza citare direttamente la Aston Martin ma lasciando intendere che il rivale possa far parte della cerchia, abbiano “rubato” per i loro modelli futuri molti elementi dalla Rolls-Royce coupé 103EX, il prototipo presentato nel 2016 per anticipare i contenuti di auto completamente elettriche del nobile marchio. Secondo Andy Palmer, ceo di Aston Martin, Rolls-Royce per farli dovrà però impiegare una piattaforma condivisa con le vetture a benzina, al contrario della Lagonda che sfrutterà sulle sue auto pianali progettati esclusivamente per auto a zero emissioni con vantaggi in termini di massa e design. Berline extra large A chiudere la discussione, per adesso, è stato Giles Taylor, capo progettista della Rolls-Royce. Il quale ha sottolineato come “la riduzione delle dimensioni non sarebbe un obiettivo sulle future berline elettriche e che, anzi, i grandi boulevard dell’America (dove Rolls, Bentley e Aston raccolgono i maggiori consensi ndr) dovranno continuare a essere riempiti”. Chi ha ragione? Lo sapremo negli anni a venire.

Sicurezza e connettività L’auto è dotata di 19 sistemi di assistenza alla guida, tra i quali avviso di collisione con rilevamento pedoni, frenata d’emergenza, rilevamento della stanchezza del guidatore e mantenimento della corsia di serie. Combo Life dispone anche di sistemi di infotainment di derivazione degli altri modelli Opel a cui si accede dal display touch capacitivo con grandezza fino a 8 pollici, compatibile con i protocolli Apple Car Play e Android Auto. Diverse anche le possibilità di carica per smartphone con le porte USB a disposizione dei passeggeri dei sedili posteriori. Particolare interessante la ricarica induttiva, posta sotto i comandi del climatizzatore anteriore. Trazione e motorizzazioni Al volante si può scegliere tra cinque differenti modalità di guida. A disposizione anche il controllo di trazione Intelligrip. Per il lancio, la gamma motori comprenderà i turbodiesel del gruppo Psa con il 1.5 litri con potenza da 75 a 130 cavalli con trasmissione manuale a sei rapporti e automatica a otto velocità con Quickshift. E, per quanto riguarda i benzina, il 1.2 nelle potenze da 100 a 130 cavalli, quest’ultima in arrivo nel 2019. Probabile l’arrivo anche di una versione a trazione integrale. Gli ordini prenderanno il via in estate ed entro l’autunno arriveranno i primi esemplari nei concessionari. Al momento i prezzi non sono ancora stati resi noti.

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Opel, nuova vita a Combo Life. GIULIA PAGANONI 23 Marzo 2018 ·

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AUTO E MOTO

INNOVAZIONE

Ford Mustang, LSEV, elettrica tutta grinta in 3D. a stelle e strisce. VALERIO ANTONINI

PAOLO ODINZOV

■ Nata per fare felici i baby boomers d’oltreoceano e poi apprezzata anche da molti vip in giacca e cravatta, nei suoi 54 anni di vita la Ford Mustang ha conquistato ogni tipo di pubblico. Soprattutto da quando, nel 2014, ha sconfinato dalle strade americane per arrivare fino in Europa dove ha già contato 33mila immatricolazioni delle quali 1.100 in Italia. Equipaggiamenti hi-tech Giunta alla sesta generazione, la muscle car di Dearborn adesso è stata aggiornata con un profondo restyling. Grazie ad alcune modifiche sulla carrozzeria come le prese d’aria sul cofano, i paraurti ridisegnati e le luci full led di serie, è più “cattiva” nella linea. All’interno compare un’inedita strumentazione digitale. Un V8 da 450 cavalli Sulla nuova Mustang cambia pure la meccanica. In linea con la normativa Euro 6.2, la versione dotata del 4 cilindri EcoBoost 2.3 scende nella potenza a 290 cavalli. Diventa invece più potente quella top con il V8 da cinque litri in grado di scaricare a terra 450 cavalli. Per entrambe è disponibile un cambio automatico a dieci marce con paddles al volante, in alternativa al tradizionale manuale a sei marce. Questa vettura può impiegare un assetto con ammortizzatori adattivi e dispone di elettronica di bordo comprensiva della modalità di guida “Drag Strip” con cui sfruttare al massimo, ove consentito, le performance in accelerazione. L’arrivo nelle concessionarie è previsto entro l’estate. 10

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■ La X Electrical Vehicle, giovane start up a capitali cinesi ma con sede in Italia, lancerà sul mercato del Paese asiatico la LSEV, la prima vettura a batteria realizzata con il metodo della stampa 3D, pronta alla produzione di massa. Secondo l’azienda le ordinazioni arrivate via web in Cina avrebbero toccato già quota 7.000: tra queste sarebbero numerose le richieste anche da provider che utilizzano flotte per le consegne a domicilio. L’inizio delle vendite è previsto per la seconda metà del 2019 al prezzo di circa 8.000 euro. 500 vetture l’anno LSEV è una vettura elettrica di dimensioni contenute, esteticamente simile ad una Smart, in grado di raggiungere la velocità massima di 70 chilometri orari con un’autonomia intorno ai 150 chilometri. Il veicolo, due posti, pesa solo 450 chilogrammi ed è realizzato con materiali plastici composti da poliammidi (macromolecole resistenti a urti e solventi). I componenti, compresi quelli dell’abitacolo, sono stampati direttamente sul telaio mediante una particolare tecnica additiva brevettata dalla Polymaker, società che gestisce anche il software dedicato all’assemblaggio. Le parti meccaniche, batteria, parabrezza, lunotto e finestrini vengono aggiunti successivamente, così come ruote e copertoni. La Casa si augura di ridurre sensibilmente entro il 2024, sia i costi per la produzione in 3D, come i tempi necessari per la lavorazione. A quel punto la start up si dice pronta a “stampare” almeno 500 vetture all’anno. Presentazione ad Auto China 2018 Un prototipo del veicolo, realizzato per mezzo della tecnologia di stampa additiva tridimensionale, è attualmente esposto nel Museo Culturale di Shangai e verrà presentato al salone Auto China 2018, in programma a Pechino alla fine di aprile. Durante la manifestazione dovrebbe essere mostrato al pubblico anche una parte del processo di realizzazione della LSEV.


BUSINESS

Ford acchiappa fantasmi. PAOLO BORGOGNONE

quotidiano Detroit News, per ristrutturare l’intero edificio servirebbe una spesa che va dagli 80 ai 300 milioni di dollari. La costruzione – che ha fatto da sfondo a moltissimi set cinematografici (in pellicole come “Transformers”, “The Island” e “Batman vs Superman: Dawn of Justice”) ed è stata teatro anche di alcuni video, in particolare del più famoso rapper di Detroit, Eminem – appartiene dal 1979 alla famiglia Moroun, la stessa che possiede l’Ambassador Bridge, il ponte a pagamento che collega Detroit con la città gemella di Windsor, Ontario, in territorio canadese.

INNOVAZIONE

La Cina a lezione di tedesco. CARLO CIMINI ■ Ford va a caccia di fantasmi. E di un nuovo quartier generale, non lontano dagli stabilimenti storici del marchio a Dearborn, periferia ovest di Detroit. Il posto ideale potrebbe essere la Michigan Central Station, 18 piani di struttura costruita nel 1913, dopo che un devastante incendio aveva messo ko il polo ferroviario della città. Piccolo problema: a Detroit sono in molti a credere che la stazione sia “abitata” da spiriti più o meno amichevoli e non sono pochi i “ghostbuster” che si sono avventurati nella costruzione sperando in un incontro ravvicinato. Con risultati che non vi sappiamo dire ma che, evidentemente, non spaventano quelli di Ford. Silicon Valley del nord Il marchio potrebbe acquistare l’intera stazione oppure prenderla in affitto. Intanto sarebbe anche in trattativa per comprare altre proprietà negli immediati dintorni, come già fatto per The Factory, un enorme spazio industriale abbandonato che è stato convertito in centro ricerche per le auto elettriche e autonome. Il sogno di Ford è quello di creare una sorta di Silicon Valley del nord, offrendo ai propri dipendenti benefit come spazi ricreativi e culturali, con servizi di car e bike sharing dedicati. Un posto da film La Michigan Central Station si sviluppa su oltre 46mila metri quadrati di superficie. L’edificio è stato completamente abbandonato nel 1988 e da allora è rimasto inutilizzato. Solo nel 2015 sono stati effettuati dei lavori che hanno se non altro tappato i buchi che permettevano ai nottambuli di Detroit di andare a vedere l’alba attraverso la Michigan Central Station. Secondo calcoli riportati dal

■ Il governo cinese starebbe valutando se applicare anche nel proprio Paese la stessa legislazione tedesca per l’utilizzo in città delle auto con guida autonoma. A dichiararlo è stato il professore Eric Hilgendorf, docente di giurisprudenza all’Università di Wuerzburg – che ha lavorato anche nella commissione del codice etico del governo tedesco – e che è stato invitato in Cina per presentare il progetto. Asse Pechino-Berlino Hilgendorf ha in programma diversi incontri alla Renmin University of China Law School per discutere sulla normativa da adottare per il Paese asiatico. Dopo la prima conferenza, il docente ha dichiarato alla Reuters: “Soprattutto quando si tratta di problemi tecnici, il codice tedesco è un modello da cui attingere e le Case automobilistiche potrebbero beneficiare del fatto che la Cina abbia adottato leggi e linee guida molto simili alla nostra. Questo potrebbe significare soprattutto una più facile interazione tra l’industria tedesca e quella cinese 23 Marzo 2018 ·

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che già collaborano in questo e in altri settori”. Lo scorso anno la Germania ha aperto la strada alla sperimentazione su strade pubbliche delle auto a guida autonoma con una legge che impone a un tecnico specializzato di stare seduto al volante, sempre pronto in caso di necessità. Anche Volkswagen, Daimler e Bmw hanno investito molto nella tecnologia e la nuova legislazione consente loro di provare le vetture robot in città.

PAESE

Livorno, un taxi per la scuola. MARINA FANARA

Si chiama “Taxi-Scuola” il servizio attivato da pochi giorni a Livorno su iniziativa del Comune e, come dice il nome, serve per accompagnare e riprendere gli studenti dai rispettivi istituti scolastici con le auto bianche del servizio pubblico. Al momento il progetto è nato in via sperimentale, per agevolare i ragazzi che abitano in zone periferiche della città, poco servite dai mezzi pubblici. Prime corse al via Le prime corse sono iniziate nei quartieri Castellaccio e Montenegro con circa 13 allievi che frequentano il liceo “Francesco Cecioni” o l’Istituto tecnico Industriale di via Galilei: ogni giorno hanno a disposizione una corsa alle ore 8 al mattino, per l’inizio delle lezioni, e due all’uscita, alle 12 o alle 13. Taxi come scuolabus “L’idea”, ci spiega Giuseppe Vece, assessore alla Mobilità, “è nata dal fatto che le 60 auto in servizio taxi che operano nella nostra città sono minivan da 9 posti perché lavorano molto con i turisti che dalle navi scendono a 12

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terra per visitare Livorno e altre zone della Toscana. Ma, nelle ore di punta del traffico quotidiano, come, appunto, al mattino e a metà giornata, molte di queste macchine restano ferme nei parcheggi”. Per questo, il Comune ha pensato di sfruttarle come “scuolabus”, coinvolgendo i tassisti nel progetto e garantendo loro un reddito fisso durante l’anno scolastico. “Al tempo stesso”, sottolinea l’assessore, “offriamo alle famiglie un’alternativa all’auto di proprietà per portare i figli a scuola e diamo una mano all’ambiente”. Basta il biglietto del bus Per usufruire del “Taxi-Scuola” gli studenti devono soltanto avere l’abbonamento ai mezzi pubblici, poi, “una volta che il servizio sarà decollato in tutta la città”, aggiunge l’assessore, “valuteremo altre forme tariffarie, ma sempre estremamente convenienti e competitive sia per le famiglie che per i tassisti con i quali abbiamo stipulato uno specifico accordo”. L’iniziativa rientra nel pacchetto di misure del progetto “Modì – Mobilità dolce e integrata nell’area vasta livornese” che si è aggiudicato quasi un milione di euro da parte del governo, di cui circa la metà solo per Livorno, nell’ambito del Collegato ambientale per gli spostamenti casa-scuola e casa-lavoro. Auto in Comune “Ora stiamo raccogliendo le richieste dei cittadini”, sottolinea Giuseppe Vece, “in base alle loro esigenze attiveremo altre linee di Taxi-Scuola perché è nostra intenzione estenderlo in tutta la città. Nel frattempo, stiamo definendo una piattaforma per attivare il carpooling tra i lavoratori, una sorta di Blablacar in piccolo, mentre stiamo per lanciare il car sharing che sarà un servizio pubblico a tutti gli effetti: elimineremo le auto del Comune e tutti i nostri dipendenti, quando ne avranno bisogno, useranno le auto condivise, così potremo eliminare alcune diseconomie a carico dell’Amministrazione”. “Lo scopo”, conclude l’assessore, “è liberare il più possibile il centro di Livorno dal traffico privato per permetterci di potenziare il trasporto pubblico di superficie e costruire nuove piste ciclabili”.

BUSINESS

Zero emissioni, che affare. PATRIZIA LICATA ■ Le società americane che forniscono energia hanno messo gli occhi su un nuovo, importante, cliente: l’auto elettrica. La domanda di elettricità da aziende e famiglie è ferma da oltre dieci anni, grazie alle politiche di risparmio energetico, ma per le utility quello delle vetture a


batteria si prospetta come un nuovo settore di business potenzialmente gigantesco. Bloomberg ha calcolato che negli Stati Uniti l’elettrificazione di tutti i veicoli (non commerciali) si tradurrebbe in una domanda di elettricità di 774 terawattore, esattamente quanto chiede alla rete elettrica l’intero settore industriale americano oggi. Su scala globale, secondo Deloitte, le auto elettriche potrebbero far crescere il consumo di elettricità anche di 300 volte nel 2040, arrivando a rappresentare il 5% del consumo totale. Sponsor dell’auto elettrica “Come fornitori del carburante delle auto elettriche, le utility possono giocare un ruolo chiave nel definire il mercato”, scrive un’analisi pubblicata da Southwestern Electric Utilities. “Le utility stanno spendendo per portare gli automobilisti verso le auto a batteria”, conferma il sito Quartz. Per esempio, Pacific Gas and Electric, Southern California Edison, San Diego Gas & Electric e New Jersey PSE&G si sono accordate con Bmw per offrire a chi compra la Bmwi3 uno sconto di 10.000 dollari, praticamente dimezzando il costo della macchina, grazie a un mix di sussidi federali e statali e al contributo della casa automobilistica. Nissan ha compiuto un’operazione analoga per la Leaf, alleandosi con società dell’energia tra cui NextEra Energy in Florida. Ancora più frequenti sono gli investimenti per le colonnine di ricarica: San Diego Gas & Electric ha messo in budget 45 milioni di dollari per costruire l’anno

prossimo 3.500 colonnine, cui si aggiungono 7,5 milioni di dollari per una campagna di informazione e sensibilizzazione per incoraggiare le vendite di EV tra gli utenti a basso reddito. Uno scambio virtuoso con l’utente Le sfide non mancano. Le vendite di auto elettriche al momento rappresentano solo l’1% del mercato totale negli Stati Uniti – ben lontane dal fare delle EV il nuovo grande cliente delle utility. D’altra parte, solo il 21% delle utility statunitensi ha costruito un’infrastruttura di ricarica per auto elettriche, stando ai dati di Deloitte. Inoltre, se le elettrificate entreranno nel mercato di massa, le utility dovranno impegnarsi a generare buona parte dell’elettricità aggiuntiva necessaria da fonti pulite. Ultimo ma non meno importante, le utility dovranno incorporare molta tecnologia nella loro gestione e utilizzare algoritmi di intelligenza artificiale per distribuire i picchi di domanda: il rischio è che la maggior parte degli automobilisti ricarichi l’auto elettrica nella stessa fascia oraria e mandi in tilt la rete. In questo le società elettriche faranno appello alla collaborazione dei loro clienti: Southwestern electric utilities ipotizza delle vere “tariffe dedicate alle EV” con incentivi a ricaricare al di fuori delle ore di punta. All’utente le utility potranno anche chiedere – in cambio di sconti – di reimmettere nella rete elettrica l’energia della batteria quando l’auto è ferma, aiutando a trarre il massimo dall’elettricità esistente in un vero circolo virtuoso. 23 Marzo 2018 ·

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LIFESTYLE

Michael Caine: per vostra fortuna non guido più. GIUSEPPE CESARO

■ “Sono cresciuto in una generazione che non era affatto automobilistica. Avevo sei anni quando la guerra è cominciata, dodici quando è finita e venticinque prima di conoscere qualcuno che possedesse un’auto. Non hai bisogno della macchina a Londra: abbiamo il miglior sistema di trasporti del mondo… senza contare che molte strade erano ancora distrutte dai bombardamenti e così ti spostavi con la metropolitana o con l’autobus. Oppure, se eri snob e avevi un po’ di soldi in tasca, prendevi un taxi. Per questo le macchine non hanno mai fatto parte del mio mondo. Ho imparato a guidare che avevo 50 anni e quando ne ho compiuti settanta ho smesso. Non amo affatto cercare un parcheggio: ho davvero pochissima pazienza per questo genere di cose. E poi ho sempre un sacco di pensieri per la testa e dunque sono anche un automobilista distratto e molto pericoloso: credo che siate tutti molto fortunati per il fatto che non guido più”.

Classe sì ma operaia Chi parla così è Sir Maurice Joseph Micklewhite Jr., noto al secolo e allo showbiz come Michael Caine – nato a Londra il 14 marzo 1933 (ha compiuto 85 anni mercoledì scorso): una delle più amate movie-star britanniche. Più di 130 film in 62 anni di folgorante carriera: 2 Oscar (6 nomination), 3 Golden Globe (11 nomination), 1 Bafta (7 nomination) e 2 nomination al David di Donatello – solo per ricordare i premi più importanti. Un’autentica leggenda vivente. Non sono sempre state tutte rose e fiori, però. “Sono cresciuto povero nel sud di Londra – ricorda. Mia madre era una donna delle pulizie, mio padre un facchino al mercato del pesce di Billingsgate. Non c’erano soldi. E così, ogni volta che qualcuno suonava alla porta con conti o bollette da pagare, aprivo e dicevo che la mamma era fuori. Li ho sempre considerati i miei primi lavori di recitazione”. 23 Marzo 2018 ·

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Senza un penny Prima che gli si presenti la grande occasione, il giovane Caine fa davvero di tutto: “Ho lavorato in una lavanderia, in un magazzino di tè; sono stato operaio stradale con tanto di martello pneumatico, portiere di notte in un albergo e ho lavato i piatti in quasi tutti i migliori ristoranti di Londra”. A 29 anni, però, non ha ancora un penny. La sorte è lenta a girare ma gira. E dopo una serie di apparizioni senza esito, intorno alla metà degli anni Sessanta, imbrocca una serie di personaggi che attirano l’attenzione di pubblico e critica e diventa uno dei protagonisti della scena cinematografica internazionale. Un salto inimmaginabile per un ragazzo che vive in una zona depressa, in uno dei prefabbricati riservati ai reduci della Seconda Guerra Mondiale (“doveva essere una soluzione temporanea e invece ci siamo rimasti quasi vent’anni”) e che, a soli 18 anni, viene spedito in Corea come fuciliere di Sua Maestà, e scampa alla morte per miracolo. “La Corea si è rivelata l’esperienza più spaventosa e importante della mia vita: sono stato fortunato a essere tornato vivo”, scriverà nella sua autobiografia. Quella notte con la Bardot E così, quando qualcuno gli chiede se è contento di quanto il cinema ha fatto per lui, risponde: “Sono successe cose incredibili, ho giocato a calcio con Pelé, per l’amor di Dio! Ho ballato con Bob Fosse; sono diventato amico di John Lennon…” Per non parlare di quella notte in Spagna… “Ero 16

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andato a letto presto: ero completamente fuso e la mattina dopo dovevo alzarmi alle sei per girare. A un certo punto, sento una mano sulla spalla, apro gli occhi: era Brigitte Bardot! Aveva pagato il portiere d’albergo perché la facesse entrare. ‘Stiamo andando a ballare, Michael: devi venire con noi’, mi dice”. “No, non abbiamo mai avuto una storia d’amore – confesserà – ma la mia carriera cinematografica è stata piena di cose così: cose incredibili”. Nel nome del padre Nel novembre del 2000 viene nominato Cavaliere dalla Regina Elisabetta. Per onorare suo padre – che, oltre ad aver combattuto per sei anni nella Seconda Guerra Mondiale (partecipando anche alla liberazione di Roma) è stato per lui una presenza fondamentale – chiede di ricevere l’onorificenza con il nome di Maurice Micklewhite. Nel luglio 2016, però, fa mettere sui documenti il nome d’arte (ispirato a “L’ammutinamento del Caine” – 1954, interpretato da uno dei suoi attori preferiti: Humphrey Bogart). Per semplificare le cose ai controlli di sicurezza degli aeroporti, spiega. “Il poliziotto ti dice: Ehilà, Michael Caine’ e, improvvisamente, gli dai un passaporto con tutt’altro nome. Rischi di stare lì ore!” The Italian Job A Londra la macchina non serve, è vero. A Los Angeles, invece, sì. E così, quando alla fine degli anni settanta, il suc-


cesso – ha già all’attivo alcune pellicole cult, come “Ipcress” (1965), “Alfie” (1966) e “The Italian Job” (“Un colpo all’italiana”, 1969) – e il desiderio di sfuggire alla scure del fisco inglese (all’epoca l’aliquota per i redditi più alti era dell’83%), portano Caine a trasferirsi a Los Angeles, lui deve per forza cominciare a guidare. Nella vita vera, però, al volante non può servirsi di una controfigura, come sullo schermo. Quello che nessuno sa, infatti, è che, nei film, non è mai lui a guidare. In “The Italian Job”, ad esempio, quando interpreta “Charlie Croker” (il capo di una banda di ladri inglesi che, a Torino, a bordo di tre Mini Cooper, rapinerà il convoglio che trasporta i ricavi della Fiat, gettando letteralmente nel caos la città), al volante della meravigliosa Aston Martin DB4 decappottabile (3,7 litri, 6 cilindri in linea, 240 cavalli, 225 km/h), non c’è lui, ma una donna: la moglie di Rémy Julienne, uno dei più grandi stunt della storia del cinema (oltre 400 film all’attivo, da “Fantomas 70”, 1964, a “Il codice Da Vinci”, 2006). La perizia della signora e i suoi capelli corti, di un biondo assai vicino a quello di Caine, rendono lo scambio di persona insospettabile. “Un po’ femminile, forse – commenta con l’immancabile ironia British – ma sicuramente un ottimo pilota”. La DB4, però, non è l’unica auto degna di nota di quel film. Oltre alle tre Mini Cooper S 1275, protagoniste assolute della storia, troviamo anche una fantastica Lamborghini Miura rossa (4 litri, V12, 370 cavalli, 273km/h) guidata da Rossano Brazzi nella scena iniziale; un paio di Jaguar XKE (3,8 litri, 265 cavalli, 240km/h) – che, insieme alla DB4, dovevano formare il terzetto che avrebbe garantito la fuga veloce dei banditi – e una Fiat Dino (2 litri, V6, 158 cavalli, 200 km/h). Patente grazie a un fan Così, nella finzione cinematografica. Nella realtà, però, le cose vanno diversamente e, una volta a Los Angeles, Caine ha bisogno di una patente. La otterrà, ma solo a 50 anni. “Prima della prova d’esame – ricorda – mi spiegano che l’esaminatore mi aspetta in macchina e che devo rivolgergli la parola solo per dirgli ‘buongiorno’. Niente conversazione: lui mi darà delle istruzioni e io le seguirò. La cosa si svolgerà così e non ci sarà alcun commento di carattere personale. Salgo in macchina, il ragazzo mi guarda e dice: ‘Sono un tuo grande fan dai tempi de L’uomo che volle farsi re’ (1975, ndr.). Dovresti fare un esame davvero di merda per non superarlo!”. E così, a 50 anni suonati, Caine riesce finalmente a prendere la patente. La Rolls della vendetta Prima macchina? Una Rolls, acquistata quando non era ancora capace di guidare. “È l’unica macchina che abbia mai guidato – confessa. Non che la Rolls mi piaccia particolarmente: è che, quando ero giovane e piuttosto vivace, pensavo che quella fosse la macchina giusta per me”. “Imparerò sulla Rolls”, dice ai funzionari della compagnia di assicurazione. “Non lo farà – gli rispondono. I premi sono così alti che le conviene assumere due autisti”. Per quanto possa apparire strano, però, acquistare la Rolls non era stato così facile. A causa del suo abbigliamento trasandato, probabilmente. Ma, soprattutto, per il suo accento da “classe operaia” inglese. Accento al quale non ha mai rinunciato e di cui è sempre andato orgoglioso. “L’ho mantenuto – ha spiegato al New York Times – nella speranza che aiutasse a spezzare le barriere sociali e incoraggiasse i giovani della working class: se ce l’ho fatta io, ce la puoi

fare anche tu: non importa con quale accento parli’”. La prima concessionaria alla quale si rivolge, però, lo allontana in modo tutt’altro che elegante. Ma Caine non è tipo da perdersi d’animo. Non dopo tutto quello che ha passato. Entra in un altro punto vendita, acquista una Rolls di un giallo sgargiante che certo non passa inosservato, torna alla prima concessionaria, parcheggia davanti alla porta, entra dentro e – alla ruvida maniera del gangster londinese Jack Carter’(il personaggio che aveva interpretato in “Carter”, 1971) – spiega al tipo cosa pensa di lui. Dopo di che esce, sale sull’auto e si allontana, con un sorriso infinitamente più luminoso del giallo della Rolls. Aston Martin 1966 L’ultima – per ora – Aston Martin della sua carriera è un’auto azzurra del 1966 che, di mestiere, fa l’agente segreto dell’intelligence britannica. Non è uno scherzo: è ‘Finn McMissile’ – “nome incredibile (ha commentato Caine) mi fa sembrare pericoloso”. – protagonista di “Cars2”, film d’animazione Pixar del 2011. “Quando la Pixar mi ha chiesto di prestare il mio accento cockney a questa fantastica spia inglese a quattro ruote ho detto subito di sì, anche perché ho dei nipoti (due gemelli di sei anni, Miles e Allegra, e un ragazzo di sette, Taylor: “il figlio maschio che non ho mai avuto”) e volevo fare qualcosa per loro. ‘Non mi vedranno in un film per anni’, pensavo. Non puoi andare a vedere ‘Harry Brown’ (film del 2009 nel quale Caine interpreta la parte di royal-marine in pensione che si trasforma in una sorta di giustiziere che combatte la criminalità di in uno dei sobborghi più malfamati della città, ndr.) prima dei 18 anni. E così “Cars2” è stato perfetto. Senza contare che, per me, i cartoni animati erano Topolino, Paperino, Bambi o Biancaneve… Ora: non saprei come definire questo film, ma certo non è un cartone animato. È qualcos’altro. Quando l’ho visto, sono rimasto letteralmente strabiliato. E i miei nipotini possono giocare con il modellino di questa fichissima Aston Martin azzurra del ‘66 e, se premono un pulsante, escono le mitragliatrici e sentono la voce del nonno che parla: è fantastico!” “Cosa provo a invecchiare? Beh, considerando che l’alternativa è morire, direi che è straordinario”. Verità inconfutabile, qualunque sia l’accento nel quale la pronunciate.

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COVER STORY PILOTI

Schumi & Vettel, eroi in Rosso.

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Nuova serie • Anno 2 • Numero 7 • Maggio 2017 • €3,00

Spedizione Poste Italiane Spa - Postatarget Magazine. Pubblicazione Mensile. Data P.I. 29/04/2017

INNOVAZIONE I MOTORI I LIFESTYLE

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...dal nostro mensile PUBBLICATO SUL NUMERO 7 - MAGGIO 2017

MICHELA CERRUTI

Grazie a Michael e Sebastian la Ferrari vola. Stesso passaporto, carattere differente, identica dedizione al lavoro. E un solo obiettivo: vincere.

■ Una storia iniziata nel 1950. Debutto in Formula 1. È forse qui che Ferrari diventa una icona di record ancora imbattuti, una sequenza di vittorie, emozioni e sofferenze, di vetture straordinarie e di battaglie memorabili, i cui protagonisti sono stati tra i piloti più forti al mondo. La prima vittoria, al Gp di Monaco con José Froilán González, e poi il primo titolo mondiale con Alberto Ascari due anni dopo, hanno aperto la strada ad una serie di successi che definiscono oggi la squadra italiana come l’unica ad aver partecipato a tutte le stagioni e soprattutto quella che detiene il maggior numero di record, tra i quali 15 titoli piloti e 16 costruttori. La Squadra Rossa nella sua storia ha cercato i suoi eroi in tutto il mondo, ma è proprio in un paese 35

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vicino a noi che ha trovato l’uomo che più avrebbe fatto brillare i cuori dei tifosi, all’estero, ma soprattutto in Italia. Nel 1996 dalla Germania arriva il già due volte campione del mondo Michael Schumacher, che non lascerà Maranello per i successivi dieci anni, disputando ben 72 gare con la Rossa e regalando al suo team, 5 titoli mondiali, scrivendo il periodo in assoluto più vincente nella storia della squadra.

lavoro una passione, una dedizione e una concentrazione in grado di rapire tutti i tecnici e meccanici e di trascinarli nella stessa direzione, quella della vittoria. “Poteva sembrare presuntuoso, ma in realtà non ho mai conosciuto persona più rispettosa del lavoro e delle competenze altrui, ha sempre messo in primo piano il fatto che fosse lì grazie a noi. A parte il suo adorato pastore belga, non ha mai avuto distrazioni…”. Esiste quindi un lato tenero di Schumacher, che lasciava sempre accuratamente fuori dall’abitacolo. Le rarissime volte che i compagni di squadra hanno avuto la soddisfazione di mostrarsi più veloci di lui, Michael era in grado di mettere fortemente sotto pressione i suoi tecnici per ribaltare la situazione e tornare immediatamente ad essere il numero uno. Mazzola, che Getty.

L'apparenza inganna Schumacher, in apparenza freddo, distaccato e concreto, è diventato colonna portante della Ferrari per così tanto tempo. L’apparenza che inganna. Michael aveva sì un atteggiamento di un certo tipo all’esterno, ma all’interno della sua squadra si

comportava in maniera profondamente diversa: “Sapeva trascinare le persone con le sue emozioni, era quasi più bravo fuori che in macchina”, ci racconta Luigi Mazzola, dal 1988 al 2009 in Ferrari, prima come ingegnere di pista, successivamente come dirigente coordinatore dello sviluppo della performance. E visto che parliamo di un pilota che nella sua carriera in Formula 1 ha vinto 91 gare, il maggior numero di titoli mondiali consecutivi e che nel 2004 ha vinto 13 gare in un solo campionato vincendolo con 6 gare di anticipo, fuori dalla macchina deve essere stato davvero una persona straordinaria, perché già al volante della stessa ha fatto qualcosa che nessun altro è mai riuscito ad eguagliare. Dotato di un talento fuori dal comune, Michael metteva nel proprio

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pe Massa, persona eccezionale e con ottimo talento, ma meno incisivo e costante nella performance. Perfetti per la Rossa Fino ad arrivare al 2015, quando un nuovo eroe arriva a riaccendere i sogni dei tifosi. È tedesco come Michael. È perfetto per la Rossa. Si chiama Sebastian Vettel, è quatro volte campione del mondo e ha una storia simile al connazionale. A differenza della maggior parte dei piloti, entrambi provengono da famiglie non particolarmente ricche, il loro percorso nel mondo del motorsport contiene elementi simili. Li accomuna la precisione, la concentrazione, la volontà di avere una macchina perfetta e fare quanto possibile per raggiungere l’obiettivo. Michael non ha mai parlato

l’italiano come sa fare Sebastian, e di sicuro in Italia qualcuno ancora non riesce a perdonarlo per questo. Ma di certo i due tedeschi trasmettono la stessa voglia di vincere, e non a caso in questo momento, grazie ai primi risultati della stagione, la Scuderia Ferrari sembra aver ritrovato la motivazione e la positività di quei tempi vincenti, oltre che essere più italiana e unita che mai. Perché la passione italiana e la razionalità tedesca (vera e apparente) nel mondo delle corse, possono davvero conquistare il mondo. E far volare la Rossa.

A sinistra Sebastian Vettel durante il Gran Premio di Corea del 2013; in basso Michael Schumacher a San Marino nove anni prima.

Getty.

di piloti Ferrari ne ha visti guidare tanti, ci racconta che “solo Prost forse si avvicina a Michael per quanto riguarda la dedizione al proprio lavoro. Räikkönen sa essere un mastino quando ha la macchina a posto, ma è decisamente più introverso e distaccato, per cui non riesce a trascinare le persone come sapeva fare il tedesco.” Ritiratosi Michael dalla Formula 1, per poi rientrare solo nel 2009 con la Mercedes, la Ferrari ottiene un altro titolo mondiale con il freddo Kimi Räikkönen nel 2007, per poi finire in uno dei periodi più difficili nella storia recente della Scuderia. Sfiora nuovamente il titolo nel 2010 con Fernando Alonso, pilota velocissimo, ma di certo più presuntuoso e meno disponibile al dialogo, affiancato dal compagno di squadra perfetto, Feli-

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