Settimanale digitale • Anno 4 • Numero 114 • 24/1/2020
Supplemento settimanale a l’Automobile.
INNOVAZIONE I MOTORI I LIFESTYLE
L’ora dei crossover. EDOARDO NASTRI ■ Per ogni 10 automobili vendute in Italia, almeno 3 sono crossover. Questi modelli stanno spopolando: secondo i dati Unrae, l’anno scorso nel nostro paese ne sono stati immatricolati 646.230, il 13,6% in più rispetto al 2018. Il fenomeno sembra inarrestabile e i costruttori cavalcano l’onda: la quasi totalità dei marchi esistenti offre questa tipologia di veicoli, con volumi e margini record che compensano lo scarso successo di tutte le altre architetture. “Le vetture a sviluppo verticale infondono un senso di sicurezza e sono più spaziose e comode. Ho sempre creduto
in questa tipologia di veicoli, fin dagli anni ’70”, ricorda Giorgetto Giugiaro, designer tra i più grandi innovatori dell’ultimo secolo. I modelli a ruote alte sembrano avere una sola controindicazione: l’aumento di dimensioni e peso rispetto a una berlina equivalente incide sui consumi. Un problema che vale anche per la propulsione elettrica: diminuisce l’autonomia della batteria. Il tempo ci dirà se il colpo di fulmine tra i consumatori e le crossover durerà a lungo o se torneranno in altre forme berline e monovolume, come dimostrerebbero molte delle ultime concept car presentate. Per ora, a tutto crossover.
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BUSINESS
Italia: fenomeno crossover. EDOARDO NASTRI
■ Tutti pazzi per i baby suv. L’architettura a ruote alte sta sbaragliando tutte le concorrenti nei principali mercati del mondo, da berlina a station wagon, da monovolume a coupé. L’offerta di questi veicoli copre la quasi totalità dei marchi automobilistici esistenti oggi. Secondo i dati dell’Unrae – l’Unione nazionale rappresentanti autoveicoli esteri – nel 2019 il segmento dei crossover in Italia ha occupato il 33,5% delle vendite, una percentuale in rialzo di 4,5 punti percentuali rispetto allo stesso periodo del 2018, pari a 646.230 unità immatricolate contro le 557.898 dello scorso anno. Fiat 500X in testa Al primo posto tra i crossover a due ruote motrici preferiti dagli italiani c’è la Fiat 500X che nel 2019 è stata venduta in 42.013 esemplari, in calo tuttavia del 15,2% rispetto alle 48.427 unità del 2018. Medaglia d’argento per la Dacia Duster con 39.035 nuove targhe, in forte rialzo dell’39,1% rispetto ai 23.737 esem-
plari dello scorso anno, grazie all’uscita della seconda generazione. Il suv del marchio rumeno appartenente alla Renault è infatti uno dei fenomeni che hanno caratterizzato il mercato dell’auto in Italia e occupa il primo posto nel segmento C. Continuando con la classifica generale seguono Volkswagen T-Roc (36.097, +51,3%) al terzo posto, Jeep Renegade (35.636, +6,5%) e Renault Captur (32.184, +8%). Le piccole 4X4 La graduatoria separa poi dall’elenco le crossover a quattro ruote motrici, la cui quota di mercato è scesa però dal 9,6% del 2018 all’8,9% dello scorso anno. Tra le piccole troviamo sul gradino più alto del podio la Jeep Compass (10.803, -64,7% rispetto al 2018), seguita dalla Renegade (al sesto posto generale delle 4x4) con 6.047 unità, dalla Suzuki Vitara (ottavo posto) con 5.829 immatricolazioni e dalla Dacia Duster (decima posizione), anch’essa in versione a trazione integrale, con 4.666 nuove targhe. 24 Gennaio 2020 ·
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AUTO E MOTO
Ford Puma rinasce crossover. FRANCESCO PATERNÒ
■ MALAGA – La Ford Puma era una piccola coupé alla fine degli anni ’90, diventata celebre per uno spot in cui Steve McQueen veniva rimesso digitalmente in vita e al volante dell’auto, in memoria della Mustang da lui guidata spericolatamente nel film “Bullitt” del 1968 per le strade di San Francisco. 4,19 metri di lunghezza Puma rinasce oggi come crossover, pensato per l’Europa con i suoi 4,19 metri di lunghezza e una linea tirata e sportiveggiante, destinato al segmento di mercato che più cresce. Costruito a Craiova in Romania sulla base della Fiesta e a fianco del poco più piccolo Ecosport, questo più suv secondo Ford per differenziarlo maggiormente dal nuovo prodotto, Puma porta dentro e fuori tante novità: linea personale, inedito sistema mild hybrid, il primo per un’auto del costruttore, capacità record del bagagliaio e molte tecnologie di assistenza alla guida che utilizzano tra l’altro due telecamere, tre radar e dodici sensori a ultrasuoni. Le rivali nel segmento sono tante ma nessuna – per ora – mild hybrid, il sistema ibrido meno costoso per tutti i costruttori e dunque dal prezzo più accessibile. Anche due sacche da golf La Ford Puma ha una capacità di carico notevole: 456 litri nella configurazione cinque posti, per salire fino ai 1.216 reclinando gli schienali posteriori sdoppiati di serie 60/40. I 456 litri sono un record ottenuto grazie a un pozzetto nel bagagliaio di 80 litri chiamato MegaBox, che permette di caricare anche due sacche da golf in piedi per un’altezza di 115 centimetri, senza rinunciare ai sedili posteriori: il piano di carico è mobile. 4
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Sulla versione mild hybrid, per la presenza della batteria si perde qualcosa ma non la praticità del compartimento: la capacità scende ai 401-1.161 litri. La cappelliera si muove insieme al portellone, che a sua volta può aprirsi automaticamente anche senza usare le mani passando un piede sotto il vano, sistema optional. Ibrido leggero e un benzina La vera novità è il mild hybrid, accoppiato al mille tre cilindri turbo benzina EcoBoost sia da 125 che da 155 cavalli. In listino al lancio c’è anche un benzina da 125 cavalli, ma è evidente che Ford punta sulla prima soluzione, che per adesso costa solo 500 euro in più. In vendita da subito, tre gli allestimenti: Titanium, Titianum X e ST Line X, prezzi a partire dai 22.750 euro per il benzina (23.250 per il mild hybrid) fino ai 27.500 euro della più potente mild hybrid da 155 cavalli. Il mild hybrid non permette di andare mai in elettrico ma riduce comunque consumi (alla Ford dicono mediamente del 10% in città) ed emissioni. Il sistema aiuta nelle fasi di accelerazione il motore termico attraverso un generatore da 11,5 chilowatt e una batteria agli ioni di litio da 48 volt che si ricarica con l’energia recuperata in frenata e nelle decelerazioni. Come va Guidata nei dintorni di Malaga, la Puma mild da 125 cavalli è agile, con un assetto tarato sul comfort. La spinta elettrica è poco percettibile nell’uso quotidiano, ma agisce sui consumi in collaborazione con lo start e stop ai semafori in città. In modalità Sport lo sterzo diventa finalmente meno leggero: il cambio manuale a sei rapporti è scorrevole, il tre cilindri trasmette qualche ruvidezza che a velocità di crociera si fa comunque perdonare.
AUTO E MOTO
Renault Captur, best seller rinnovata. ANGELO BERCHICCI ■ RAVELLO – Quello tra l’Italia e la Renault Captur è un legame ormai consolidato. Il nostro Paese rappresenta, dopo la Francia, il secondo mercato di riferimento per il modello, che sin dal suo lancio nel 2013 detiene il titolo di suv compatto (segmento B) preferito dagli italiani. Un rapporto che non si è affievolito con il tempo (lo scorso anno la Captur è stata l’auto straniera più venduta, strappando il primato alla sorella che lo aveva a lungo detenuto, la
quattro cilindri a benzina e due unità elettriche per un totale di 160 cavalli e 65 chilometri di autonomia in modalità zero emissioni. Al passo coi tempi Completa la dotazione tecnologica: la vettura può essere dotata di tutti i più moderni dispositivi di ausilio alla guida, come cruise control adattivo e mantenitore di corsia. Il sistema infotainment è compatibile con Apple CarPlay e Android Auto e, come già visto sulla Clio, è caratterizzato dallo schermo touchscreen posto in posizione verticale, a richiamare la modalità di utilizzo di smartphone e tablet. La vettura è già ordinabile con prezzi che variano da 17.700 a 30.600 euro. Renault Clio) e che ora la seconda generazione della vettura ha la responsabilità di preservare. Nuovo pianale Esternamente della vecchia Captur rimane la linea pulita, con la fiancata “liscia”, senza spigoli vivi. Il frontale guadagna in aggressività, grazie alle prese d’aria laterali e a proiettori con la virgola a led che richiamano quelli già visti sulla nuova Clio. Cambia completamente il posteriore, dove spiccano i fari dall’inedita forma a boomerang, e cambia soprattutto ciò che sta sotto la carrozzeria. Difatti, la vettura si basa ora sulla nuova piattaforma CMF-B, la stessa su cui nasce anche l’ultima Clio. Il pianale, sviluppato assieme all’alleato Nissan (che lo adotta per la Juke), è più rigido e leggero del precedente, ed è stato sviluppato per essere compatibile con l’elettrificazione. Adatta ai lunghi viaggi La Captur è cresciuta di undici centimetri (ora è lunga 4.23 metri), e a guadagnarne è soprattutto il bagagliaio, che ora diventa il migliore della categoria con 536 litri di volume (81 in più). Inoltre, grazie al passo maggiore, aumenta lo spazio per i passeggeri posteriori, che possono beneficiare anche del divano scorrevole di 16 centimetri, una chicca ereditata dal precedente modello. Migliorano di molto i materiali dell’abitacolo e la qualità percepita, grazie all’ampio utilizzo di plastiche morbide al tatto. Negli interni si evidenzia una certa predisposizione ai lunghi viaggi: i portaoggetti sono ampi e, a differenza di molte avversarie, chi siede dietro ha a disposizione due bocchette per l’aerazione, due prese usb e una 12 volt. Motori per tutte le esigenze Sulle tortuose strade della Costiera Amalfitana la Captur si è destreggiata bene. L’auto è dotata di un assetto che la rende piuttosto agile, anche a discapito dell’assorbimento sulle sconnessioni più pronunciate. Comfort di viaggio e insonorizzazione sono comunque migliorati rispetto alla precedente versione. I motori più equilibrati per la vettura si sono dimostrati il 1.3 a benzina da 130 cavalli (declinato anche in versione da 155 cavalli) e il 1.5 diesel da 115 cavalli. Per chi fa tanta strada la soluzione ideale è il diesel da 95 cavalli o l’alimentazione a Gpl, che fa il suo debutto sulla Captur abbinata al tre cilindri 1.0 a benzina da 100 cavalli. Sul piano dell’elettrificazione la francese è la prima suv di segmento B ad essere disponibile (a partire da metà 2020) anche con una motorizzazione ibrida plug-in. Il sistema E-Tech sviluppato da Renault si basa su un 1.6
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2020: tutte le novità. GIOVANNI BARBERO
■ Crossover è un fenomeno di mercato: la quota in Italia di questa tipologia di vetture rappresenta il 33,5% delle vendite e nel 2020 arriveranno molti nuovi modelli con architettura a ruote alte da numerosi brand, generalisti e premium, e per quasi tutte le tasche. Audi, Citroën e Cupra Scorrendo in ordine alfabetico la prima che si incontra è l’Audi Q2 che in autunno arriverà con una versione aggiornata. Nuova vita invece per la Citroën C4: nella seconda metà del prossimo anno la compatta francese si trasformerà in crossover e verrà anche proposta con motorizzazione 100% elettrica supportata dalla piattaforma Cmp del gruppo Psa su cui è costruita. Cupra, il marchio sportivo di Seat, è pronto a lanciare nell’estate la Formentor, crossover ibrida plugin dal piglio corsaiolo: sotto al cofano c’è un motore a benzina da 245 cavalli, capace però di percorrere 50 chilometri a zero emissioni. 24 Gennaio 2020 ·
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Ford, Jeep e Mercedes La Ford Puma è rinata crossover. La ruote alte di segmento B viene proposta anche mild hybrid e inizia un nuovo corso stilistico che interesserà tutte le vetture del marchio americano. La Puma è già in vendita con prezzi a partire da 22.750 euro. In Jeep i crossover mettono la spina: in primavera debutteranno la piccola Renegade e la compatta Compass in versione plug-in hybrid. Tra le novità premium arriva sempre in primavera la nuova Mercedes Gla. Completamente rivoluzionata nel design rispetto alla versione precedente, ora vanta 10 centimetri in più di altezza per una maggiore abitabilità interna. La seconda generazione della crossover tedesca sarà inoltre equipaggiata con il sistema multimediale Mbux. Nissan, Opel e Peugeot Nissan presenterà verso la fine dell’anno la nuova Qashqai: più lunga e più larga, proporrà anche motorizzazioni ibride. La vettura avrà un design ispirato alla concept IMq (Salone di Ginevra 2019) e propulsori a benzina anche elettrificati. Addio al diesel. Il 2020 è l’anno del debutto della nuova Opel Mokka X, anch’essa costruita sulla piattaforma Cmp del gruppo Psa. Per la prima volta quindi verrà offerta anche in versione 100% elettrica, con un pacco batterie da 50 chilowattora per circa 315 chilometri di autonomia dichiarata. Debutto anche per la cugina francese della Mokka X, la Peugeot 2008, anch’essa proposta benzina, diesel o a zero emissioni. Renault, Tesla e Toyota La seconda generazione della Renault Captur aumenta in dimensioni, spazio e qualità. Proposta anche in versione ibrida plug-in, la crossover è stata una best seller in Italia e in Europa. Chissà se la nuova generazione riuscirà a mantenere gli stessi numeri.Dopo gli ottimi risultati del 2019, Tesla si prepara a presentare la Model Y, una vettura che potrebbe far cresce ulteriormente le vendite del costruttore americano, soprattutto in Europa. Il modello è un crossover compatto e arriverà in autunno in quattro versioni. Toyota ha annunciato l’introduzione sul mercato europeo di un nuovo crossover compatto, basato su una variante della piattaforma GA-B. Secondo quanto traspare dagli schizzi rilasciati dal costruttore giapponese, il design è squadrato e riprende i tratti stilistici generali della più grande Rav4.
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Hyundai i10, citycar senza fine. EDOARDO NASTRI ■ LISBONA – La terza generazione della i10 è la risposta di Hyundai all’abbandono del segmento A da parte di al6
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cuni costruttori. I manager del marchio coreano puntano con questo modello a colmare le lacune nell’offerta delle citycar che ci saranno nei prossimi anni. “Abbiamo scelto per l’Italia una configurazione semplice: un solo motore 1.0 a benzina e tre allestimenti. Prevediamo di venderne circa 11mila all’anno, un numero importante per il nostro mercato”, ci racconta Andrea Crespi, direttore generale di Hyundai Italia. Le linee della nuova i10 sono più accattivanti e sportive delle versioni precedenti: “L’unione tra superfici grintose e altre più razionali ha prodotto uno stile nuovo per conquistare un più ampio numero di clienti che cercano una vettura piccola fuori, ma grande negli equipaggiamenti”, dice Davide Varenna, che ha curato il design degli esterni. Più bassa e larga, (3,67 metri di lunghezza, 1,68 di larghezza e 1,48 di altezza), alla più piccola delle Hyundai è stato allungato il passo di 4 centimetri a vantaggio dell’abitabilità interna. Su strada Il motore 1.0 a benzina e aspirato da 67 cavalli consuma poco – 5 litri per 100 chilometri dal computer di bordo – ed è fluido nell’erogazione. Assenti le tipiche vibrazioni che si possono avvertire nei propulsori a tre cilindri. Abbiamo guidato la i10 tra Lisbona e Cascais nella versione con cambio manuale a cinque marce che si è dimostrata perfettamente a suo agio in città, mentre nei percorsi extra urbani, specialmente viaggiando a pieno carico, avrebbe fatto comodo qualche cavallo in più. Gli interni sono spaziosi e la visibilità decisamente buona grazie alle ampie superfici vetrate e ai montanti sottili. La Hyundai i10 punta tutto sugli equipaggiamenti tecnologici offerti in quantità. Il sistema multimediale, intuitivo e facile da usare, gode dei dispositivi Android Auto ed Apple Car Play e può essere controllato dallo schermo da 8 pollici posizionato in alto al centro della plancia. Con BlueLink inoltre è possibile gestire alcune funzioni della i10 dallo smartphone, ricevendo servizi in rete come informazioni in tempo reale su traffico, stazioni di rifornimento e parcheggi. Presenti anche numerosi sistemi di assistenza alla guida, dal rilevatore di stanchezza del guidatore, al mantenimento attivo della corsia fino alla frenata di emergenza che rinasce non solo i veicoli ma anche i pedoni. La N Line in estate La vettura è disponibile in Italia solo con il 1.0 da 67 cavalli abbinato al cambio manuale o automatico a cinque marce. Al momento non sono previste motorizzazioni ibride, ma nell’estate arriverà la versione sportiva N Line con un
design più “cattivo” e dotazioni speciali, mossa dal turbo benzina 1.0 da 100 cavalli. La Hyundai i10 è disponibile in tre gli allestimenti – Advanced, Tech e Prime – con prezzi a partire da 12.900 euro.
stessi periodi, il costruttore francese ha chiuso l’anno con una flessione del 3,4% complessiva (130mila unità in meno). Segnale che puntare sull’elettrificazione, anticipando il più possibile la concorrenza, è ormai un obiettivo consolidato del gruppo transalpino, che ha appena lanciato anche le varianti ibride (E-Tech) di modelli vendutissimi come Clio e Captur.
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Renault, ecco la Twingo Byd Han, ammiraglia elettrica. all’europea. AUTO E MOTO
VALERIO ANTONINI
LUCA GAIETTA
■ Dopo aver aumentato l’autonomia della Zoe, Renault ha confermato l’imminente arrivo della city car Twingo ZE, versione elettrica della piccola auto che, dal 1993, è stata venduta in quasi 4 milioni di esemplari in Europa. Questa nuova variante a zero emissioni si baserà sulla stessa piattaforma della Smart ForFour EQ e dovrebbe equipaggiare un pacco batteria da almeno 17,6 chilowattora in grado di garantire oltre 150 chilometri con una ricarica veloce. I tempi, a una infrastruttura veloce, sono di circa 30 minuti. Stando a indiscrezioni, la Twingo ZE sarà presentata al prossimo Salone di Parigi (29 settembre - 11 ottobre 2020) e messa in vendita entro la fine dell’anno, in anticipo rispetto al previsioni che la vedevano sul mercato solo nel 2022. Elettriche quasi al completo In attesa del probabile arrivo in Europa del suv City K-ZE (attualmente disponibile solo in Cina), la Twingo ZE completerà la gamma a zero emissioni del marchio francese e si aggiunge ai furgoni Kangoo e Master, alla due posti Twizy e alla più venduta Zoe. Soprattutto grazie al successo di quest’ultima, la famiglia delle elettriche Renault ha fatto registrare nel 2019 una crescita in termine di vendite di circa il 23% rispetto ai dati del 2018 (62.400 unità consegnate). Comparando gli
■ La Casa automobilistica cinese Byd presenterà al prossimo Motor Show di Pechino (21-30 aprile) la Han: ammiraglia, prodotta nelle versioni elettrica e ibrida plug-in, destinata ad essere commercializzata in diversi mercati del mondo oltre quello d’origine. Un ibrido da 437 cavalli Stando alle poche informazioni trapelate fino adesso, la Byd Han proporrà una innovativa batteria al litio-ferrofosfato, più efficiente rispetto ai tradizionali accumulatori agli ioni di litio. Nella variante ibrida plug-in dovrebbe adottare un sistema con un quattro cilindri turbo da 192 cavalli, associato a una unità elettrica da 183 chilowatt (245 cavalli). Mentre il modello a zero emissioni avrà una potenza di circa 164 chilowatt (222 cavalli). Aerodinamica con un Cx di 0,23 A vestire la Byd Han sarà una carrozzeria con una linea disegnata guardando anche ai gusti europei ed estremamente aerodinamica con un Cx di 0,23. A seconda delle versioni la vettura avrà componenti esterne diverse tra cui fari, paraurti e griglia anteriore. 24 Gennaio 2020 ·
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AUTO E MOTO
AUTO E MOTO
Morgan Plus 4, “special edition” per i 70 anni.
Subaru: dal 2030 solamente a batteria.
CARLO CIMINI
PAOLO ODINZOV
■ Nel 1950 – giusto 70 anni fa – la prima Morgan Plus 4 uscì dalla linea di produzione di Pickersleigh Road, Malvern (Regno Unito). Nel corso dei successivi decenni il successo non si è affievolito, tanto che il costruttore britannico – fondato nel 1909 da Henry Frederick Stanley Morgan – celebra la storica vettura con una edizione speciale: la Plus 4 70th Anniversary Edition.
■ Subaru punta a ridurre entro il 2050 le emissioni medie di anidride carbonica per i veicoli venduti in tutto il mondo di almeno il 90%. Per raggiungere l’obiettivo già nel 2030 avrà una gamma composta per il 40% da modelli elettrici e ibridi, mentre nel 2035 questi raccoglieranno il 100% delle sue vendite.
Metalli preziosi Per la prima volta nei 111 anni di storia dell’azienda, il telaio è stato dipinto in oro, per evidenziarne il significato. E non solo. Restando ai metalli preziosi è stato inserito anche un richiamo al platino: le ruote sono state decorate con un filo grigio scuro satinato. Per contrassegnare le auto come “speciali”, ognuna presenta una targa numerata. Sotto il cofano, il modello guadagna potenza: il motore, configurato da Aero Racing, gli specialisti del motorsport di Morgan, aumenta da 154 a 180 cavalli e porta l’accelerazione 0-100 chilometri orari a meno di 7 secondi. Solo 20 esemplari Jonathan Wells, capo design di Morgan, ha dichiarato: “La Plus 4 70th Anniversary Edition ha un look classico, ma con un mix di materiali di alta qualità e dettagli che vogliono permeare l’essenza della storica Plus 4”. Ne saranno costruite solo 20, al prezzo di 60.995 sterline (circa 72mila euro). Le prenotazioni sono già al completo ma l’azienda consiglia – se proprio non potete resistere al fascino di questa splendida settantenne – di proporvi per la lista d’attesa. Non si sa mai. 8
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L’accordo con Toyota Un aiuto nella strategia di decarbonizzazione della Casa giapponese arriverà dalle collaborazioni con altre aziende automobilistiche e partner tecnologici, essenziali per arrivare a produrre dei veicoli competitivi riducendone i costi di progettazione e fabbricazione. Prima fra tutti quella con Toyota, che ha una partecipazione del 20% in Subaru, con la quale è previsto lo sviluppo di un veicolo ibrido “strong” (come lo definiscono i giapponesi), oltre a un’automobile elettrica a zero emissioni. Tutto questo, però, mantenendo sempre nei modelli una forte identità di marca e degli standard elevati. Migliorare la sicurezza “Anche se utilizzeremo tecnologie Toyota e di altri partner, vogliamo realizzare dalle automobili che siano distintamente Subaru”, ha detto il responsabile della ricerca e sviluppo Tetsuo Onuki. “Oltre a ridurre le emissioni di CO2, dobbiamo poi migliorare ulteriormente la sicurezza dei veicoli e le prestazioni della nostra trazione integrale”.
BUSINESS
2019, le auto più vendute nel mondo. EDOARDO NASTRI
re vendute per un calo del 3,8% a fronte di una quota di mercato del 5,1%. La fusione con Psa – una volta ultimata tra circa 12-15 mesi – avrà senza dubbio effetti diretti sulla classifica globale. Se fosse stata attiva quest’anno il nuovo gruppo si sarebbe trovato al quinto posto – tra General Motors (7.744.714, -10,7%) e Hyundai-Kia (7.203.538, -1,1%) – con 7.536.659 veicoli targati.
BUSINESS
Tesla compra casa in Europa. PAOLO BORGOGNONE
■ Berline, pickup e suv. I modelli record del 2019 hanno tutte le architetture possibili. Secondo i dati di Focus2Move la Toyota Corolla mantiene il primato di auto più venduta al mondo con 1.236.545 unità immatricolate da gennaio a dicembre scorso, in crescita rispetto al 2018 del 6,8%. Un successo ottenuto anche grazie all’uscita del nuovo modello che ha debuttato lo scorso anno segnando la dodicesima generazione della berlina giapponese (che sta per raggiungere il traguardo di 50milioni di esemplari venduti dal 1966). Il resto del podio Secondo posto per la Ford F-150 con 1.070.234 esemplari, consegnati prevalentemente negli Stati Uniti, anche se in calo dell’1,1% rispetto alle immatricolazioni del 2018. Il pickup americano mantiene il primato di auto più venduta in Usa da 45 anni e dal 2016 ha la medaglia d’argento per consegne globali. Terzo gradino del podio per la Toyota Rav4, che però non arriva al milione di unità (931.851, per una crescita sostenuta dell’11,7%). Il suv più venduto al mondo ha recuperato dal 2010 ben 14 posizioni. La classifica costruttori Tra i gruppi automobilistici primo posto per Volkswagen con 10.336.495 unità consegnate (-1%). Toyota recupera la seconda posizione e immatricola 9.698.609 veicoli, in aumento del 2,2% con una quota di mercato del 12,4%. Medaglia di bronzo per l’Alleanza Renault-Nissan che, insieme al contributo di Mitsubishi, consegna 9.222.665 (-5,9%), perdendo così il secondo gradino del podio che occupava nel 2018. Ottava posizione per il gruppo Fca: 4.360.186 le vettu-
■ Tesla ha ufficialmente acquistato una proprietà di 300 ettari a Gruenheide – 8mila abitanti, un’area incontaminata a sud est di Berlino – dove costruirà la sua prima fabbrica europea, come lo stesso costruttore aveva anticipato nel novembre del 2019. Il consiglio di amministrazione della Casa ha dato il via libera all’accordo siglato con lo stato del Brandeburgo, nella ex Germania est. La commissione finanziaria del Parlamento statale del Land aveva già approvato la vendita il 9 gennaio scorso. Accordo da 40 milioni di euro Un portavoce di Tesla ha confermato l’intesa e ha comunicato anche il prezzo pattuito per l’operazione: 40,91 milioni di euro. La proprietà – che potrebbe entrare in funzione nel 2021 e produrre Model Y e successivamente anche Model 3 – si trova in una zona industriale già attiva. Prima di procedere con i lavori preliminari e la posa della prima pietra, l’intera area verrà bonificata. Esiste ancora il rischio, infatti, che nel terreno si trovino ordigni inesplosi della seconda guerra mondiale. I politici, i sindacati e i gruppi industriali dell’area hanno accolto con favore la mossa di Tesla che dovrebbe crea24 Gennaio 2020 ·
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re fino a 7mila posti di lavoro nella zona. Una prospettiva molto interessante, anche alla luce dell’allarme lanciato recentemente da diversi esperti secondo i quali la transizione a batteria potrebbe costare – entro il 2030 – oltre 400mila posti di lavoro nel settore automotive in Germania. Paura per l’ambiente Ma se la politica è entusiasta, diverso è l’atteggiamento di alcuni cittadini della zona. Quella di Gruenheide è una zona verde, con molti specchi e corsi d’acqua e un delicato eco sistema che, secondo una parte dei residenti, potrebbe essere messo a rischio dall’impianto di una nuova fabbrica. Circa 250 abitanti sono scesi in piazza per protestare contro l’intesa, temendo che la Gigafactory possa impattare sull’approvvigionamento idrico e la fauna selvatica della foresta circostante.
BUSINESS
I traguardi “verdi” di Toyota. ELISA MALOMO
Strutture sostenibili Con l’obiettivo di abbattere le emissioni in fase di produzione e utilizzare esclusivamente “elettricità verde”, il costruttore ha installato pannelli solari sul tetto di alcuni impianti di proprietà come il Centro Logistico Ricambi Europeo, la fabbrica nel Regno Unito Tmuk e quella di Valenciennes in Francia. Strategia a lungo termine Il traguardo va ad aggiungersi al piano “Toyota Environmental Challenge 2050” annunciato nel 2015. Fra i sei obiettivi del programma, l’ampliamento della gamma con vetture a batteria, un ciclo di vita delle auto – produzione compresa – a emissioni zero, il ridimensionamento del consumo di acqua e l’istituzione di una società fondata sull’economia del riciclo. Johan van Zyl, presidente e ceo di Toyota Motor Europe ha dichiarato: “Grazie alle attività sostenibili e al successo sul mercato dei nostri veicoli full hybrid electric, siamo sulla buona strada nel raggiungimento degli obiettivi europei di emissioni di CO2 per i nuovi veicoli”.
BUSINESS
Ford investe 42 milioni in Spagna. PAOLO ODINZOV
■ Alle strategie di mobilità per il nuovo anno svelate da Toyota ad Amsterdam solo pochi giorni fa, si aggiungono anche quelle legate alla sostenibilità ambientale. Il costruttore giapponese ha raggiunto l’obiettivo che si era prefissato per l’anno appena concluso: utilizzare – nelle attività europee – solo energia prodotta al 100% da fonti rinnovabili. Fra le strutture che hanno contribuito al raggiungimento di questo traguardo, 9 stabilimenti produttivi, 14 centri di logistica per ricambi e altri 7, invece, destinati alle vetture. Alla lista si aggiungono anche la sede centrale di Toyota Motor Europe e il centro tecnico, per una domanda di energia complessiva di 500 gigawattora. Tutta pulita. 10
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■ Ford ha annunciato un investimento di 42 milioni di euro nello stabilimento di Valencia per creare due linee di produzione dei nuovi modelli ibridi S-Max Hybrid e Galaxy Hybrid, oltre a una struttura nella quale realizzare le batterie destinate anche alle versioni elettrificate della Kuga. Soddisfare le richieste di mercato “L’elettrificazione sta rapidamente diventando la scelta
prevalente. Pertanto, stiamo aumentando in modo sostanziale il numero di modelli della categoria che raccoglieranno entro la fine del 2022 la maggior parte delle nostre vendite”, ha detto il presidente di Ford Europa Stuart Rowley. 14 nuovi modelli a batteria entro fine anno Il costruttore americano prevede l’introduzione di 14 veicoli elettrificati in Europa entro la fine del 2020. Dal 2011 ha investito nel sito spagnolo 3 miliardi di euro, 750 milioni dei quali destinati a sostenere la produzione di Kuga che è al momento il modello più elettrificato nella sua gamma. Proprio da quest’ultima deriva l’architettura d’ultima generazione destinata alle versioni ibride di S-Max e Galaxy. Tra le caratteristiche prevede una batteria agli ioni di litio montata sotto il pianale dell’auto, in una struttura resistente agli urti e impermeabile, in modo da non limitare lo spazio a bordo.
BUSINESS
Los Angeles, i taxi inseguono Uber e Lyft. PATRIZIA LICATA
trend è simile: il Dipartimento dei Trasporti di Los Angeles registra per i taxi un calo degli affari del 75% dal 2012, l’anno in cui Uber è sbarcata a L.A. Perciò ora si corre ai ripari: la città è pronta a trasformare i taxi pubblici in un servizio simile al ride hailing. Mercato aperto I taxi di Los Angeles hanno finora operato grazie alle concessioni (“franchise”) erogate dall’amministrazione comunale alle aziende private che gestiscono il servizio. Al momento queste aziende sono nove, le stesse che operano dal 1990. Per allargare e liberalizzare il mercato, la municipalità ha deciso di sostituire il sistema delle concessioni con semplici permessi e di eliminare il limite a quante società dei taxi e numero di vetture possono essere attive. Ora il tetto è di 2.364 veicoli: cifra irrisoria se pensiamo (riporta il New York Times) che Uber e Lyft hanno più di 100mila driver nella metropoli. Per fare un paragone New York City ha 13.587 taxi che operano col sistema delle licenze o “medallions” e l’amministrazione pubblica ha “limitato” a 80mila il numero delle auto del ride hailing. Nuova app Ma la novità principale per i taxi di Los Angeles dovrà essere tecnologica. Oggi ogni gestore ha un suo centralino per le prenotazioni; alcuni operatori offrono una app mobile per chiamare il taxi ma sempre separatamente dagli altri. Perciò l’amministrazione di Los Angeles ha sviluppato un sistema unico di prenotazione cui si accede sia telefonando sia tramite una applicazione sullo smartphone e che connette automaticamente gli utenti con tutti i taxi della città, indipendentemente dal gestore e in base invece alla zona in cui si trovano l’utente e le vetture disponibili. Il costo della corsa sarà inoltre noto alla partenza, come su Uber. Verranno modernizzati i tassametri e anche il look sarà rinnovato: non c’è più un colore obbligatorio, basterà mettere in vista l’adesivo che indica che la vettura è un taxi e riportare il numero dell’autorizzazione. Tra regole e permessi Riuscirà l’imitazione di Uber &co.? Alcuni tassisti sono scettici sulle misure “imposte” dall’alto e chiedono ancora meno regole. In particolare vorrebbero tariffe fisse per alcuni tragitti e più rapidità nell’erogazione dei permessi pubblici: occorrono settimane per un tassista per iniziare a lavorare mentre bastano pochi giorni per chi vuole fare il driver con Uber e Lyft.
■ Solo il ventidue per cento delle corse gestite dai taxi, il resto da Uber e Lyft. Basta solo questo dato della Los Angeles World Airports (relativo agli spostamenti dall’aeroporto internazionale LAX nei primi nove mesi del 2019) per descrivere la crisi dei taxi nella metropoli californiana. Il motivo della preferenza dei consumatori per Uber e Lyft è chiaro: i servizi di ride hailing si chiamano comodamente dalla app sullo smartphone, costano circa la metà dei taxi e il prezzo della corsa è fissato in partenza. In città il
Più tutele dal pubblico Anche alcuni esperti di mercato scuotono la testa. Il taxi è un servizio “vecchio”, molti giovani non lo hanno mai usato. Se non piace più, è giusto che sparisca. Ma è un servizio pubblico, con delle garanzie e anche l’obbligo di fornire veicoli omologati per i passeggeri disabili. La legge federale Americans with Disabilities Act impone infatti di fornire servizi complementari al trasporto pubblico per i cittadini con alcune disabilità e il dipartimento dei Trasporti di Los Angeles ha appaltato il 65% di questo servizio alle società dei taxi. Non potrebbe fare lo stesso con Uber e Lyft, che sono aziende private e non soggette alle stesse regole: è nella loro libertà di impresa scegliere se offrire o no i veicoli omologati. 24 Gennaio 2020 ·
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LIFESTYLE
Le auto del Blue Monday. CARLO CIMINI
prodotta dal marchio giapponese sempre “in forma”. Dopo aver trascorso la pausa pranzo e il meritato riposo a bordo di una confortevole Toyota Caldina – station wagon anni novanta prodotta e commercializzata per il mercato asiatico ed esportata poi in Australia – è già ora di fare mente locale e organizzare la serata. Per mettere a fuoco le varie opzioni è inevitabile affidarsi alla Ford Focus, storico modello della Casa americana di segmento C – prodotto in versione berlina, familiare e crossover – che ha esordito sul mercato nel 1998. La soluzione è stata trovata: Ford Fiesta, altro modello di punta di Detroit giunto alla settimana edizione. Il Blue Monday è stato superato agevolmente ed è ora di andare a dormire. Nissan Lucino – berlina nata nel 1994 – ci ricorda di spegnere l’interruttore e pensare, con più ottimismo, alla giornata seguente.
BUSINESS
Davos 2020: l’auto frena. PAOLO BORGOGNONE ■ Il terzo lunedì del primo mese di ogni anno (nel 2020 oggi, 20 gennaio) le popolazioni dell’emisfero boreale – la parte del pianeta a nord dell’equatore – trascorrono il Blue Monday, ovvero il giorno più triste. La ricorrenza è stata ufficializzata nel 2005 dal canale britannico Sky Travel, intuizione del dottor Cliff Arnall, psicologo dell’Università di Cardiff, che aveva incrociato alcune variabili come meteo, sensi di colpa per le spese effettuate per i doni di Natale e calo motivazionale per l’imminente rientro a lavoro. Per superare queste fatidiche e malinconiche 24 ore, anche l’auto può ricoprire un ruolo fondamentale. Ad esempio, la Ford Research and Innovation Center di Aquisgrana, in Germania, studia come i veicoli possano comprendere e rispondano alle emozioni dei conducenti. Nello specifico, i sistemi di bordo possono essere resi consapevoli dello stato d’animo e dei livelli di stress, distrazione e affaticamento di chi si trova al volante, usando misurazioni della frequenza cardiaca e risposte galvaniche della pelle quando siamo nervosi, eccitati o sorpresi. I consigli Noi, nel nostro piccolo, abbiamo scovato alcuni modelli che, grazie ai stravaganti e indovinati appellativi, possono provarci a tirare su il morale e a infonderci buonumore. Per ridurre lo stress e iniziare la giornata con una marcia in più, Suzuki Cappuccino, keycar da 85 cavalli di potenza racchiusi in 3,3 metri di lunghezza dei primi anni ’90. Ma non basta. Anche l’attività fisica è importante per combattere un malumore incombente. Per questo motivo è giusto affidarsi a una vettura “atletica”: Honda Fit, meglio conosciuta da noi come Jazz, la monovolume di segmento B 12
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■ Anche a Davos – dove è in corso fino al 24 gennaio la 50esima edizione del World Economic Forum, l’incontro internazionale tra politici, industriali, investitori e personalità dei diversi settori della società – tiene banco, tra gli altri, il tema della crisi del mercato automobilistico mondiale. L’industria dell’automotive ha chiuso il 2019 col fiato corto. Il calo delle vendite – rispetto all’anno precedente – è stato del 4%, con evidenti difficoltà anche nei mercati emergenti come Cina e India. Secondo gli analisti di LMC Automotive, il numero di veicoli commercializzati si è fermato a 90,3 milioni, in discesa rispetto ai 94,4 del 2018, e ben al di sotto del record di 95,2 del 2017. La situazione dovrebbe rimanere la stessa anche nel 2020. Realtà complicata Il crollo delle vendite ha contribuito ad appesantire la con-
dizione di un settore già alle prese con l’enorme sfida dell’elettrificazione, un passo oramai obbligato per affrontare la crisi climatica. Alcuni esperti iniziano a ipotizzare che possa essere stato raggiunto il punto in cui la domanda globale di veicoli ha iniziato un declino inesorabile, anche a causa della recessione a livello planetario che ha effetti inaspettati e ramificazioni su differenti aspetti dell’economia. Secondo il Fondo monetario internazionale, l’industria automobilistica rappresenta il 5,7% della produzione mondiale e l’8% delle esportazioni di beni ed è il secondo più grande consumatore di acciaio e alluminio. Anno critico Le prospettive non sono rosee. Il ministro dell’industria cinese Miao Wei ha appena confermato che quest’anno e il prossimo saranno “critici” per il settore automobilistico e che le vendite di veicoli nel suo Paese – primo mercato al mondo – potrebbero essere nel 2020 pari se non inferiori a quelle del 2019. L’LMC prevede una flessione delle vendite globali al di sotto dei 90 milioni, stimando un -0,3% rispetto ai dodici mesi precedenti. “È improbabile che ci sia un reale sostegno al totale globale dai mercati più maturi come l’Europa occidentale e gli Stati Uniti”, ha dichiarato Jonathon Poskitt, direttore delle previsioni di vendita globali di LMC. Ombre sul futuro La grande domanda è quando, o addirittura se, l’industria automobilistica tornerà a crescere. Secondo Poskitt è improbabile che nei prossimi anni si possa battere il record di vendite di veicoli nel 2017: in parte a causa della riduzione della domanda nelle città nei Paesi più ricchi, in lotta con la congestione del traffico e l’aumento dell’inquinamento. In queste aree, i potenziali acquirenti potrebbero essere più propensi a indirizzarsi verso programmi di car sharing o trasporti pubblici. LMC prevede però anche che la domanda in aree meno sviluppate alla fine si tradurrà in nuovi record di vendite globali, a partire dal 2023. “Molti mercati nel mondo – ha detto Poskitt – non sono ancora sufficientemente sviluppati ma, considerando la densità delle vetture in Cina e India ancora relativamente bassa, rimane il potenziale per una solida espansione”. Tuttavia, c’è una notevole incertezza sul modo in cui la transizione dalle automobili alimentate a gasolio e benzina ai veicoli elettrificati influirà sulle vendite, per non parlare della possibilità che il concetto stesso di proprietà venga gradualmente sostituito da quello della condivisione, in particolare con flotte di mezzi autonomi che forniscano corse su richiesta. Le sfide di oggi Secondo gli esperti, sono diverse le sfide immediate che le case automobilistiche globali dovranno affrontare durante questo periodo di transizione. Tra queste il costo dei veicoli elettrici – ancora ben più alto rispetto ai modelli convenzionali – la minore richiesta di lavoratori necessari alla loro costruzione, vista la riduzione delle parti da assemblare e quindi anche la necessità di fare affidamento su catene di approvvigionamento notevolmente più brevi. Almeno in Europa il caos procurato dalla Brexit non fa che accrescere perturbazioni e preoccupazioni. “I produttori di auto dovranno apportare modifiche ai modelli di business al di sopra e al di là di quelli richiesti dalla sola riconfigurazione tecnologica”, ha confermato il FMI nel suo World Economic Outlook di ottobre.
BUSINESS
Li Shufu punta Aston Martin. EDOARDO NASTRI
■ Li Shufu sogna ancora l’Europa. Il miliardario cinese proprietario di Geely, che ha acquisito Volvo, Lotus, la compagnia dei taxi di Londra, una partecipazione importante in Daimler e il 50% di Smart, sembrerebbe essere tra gli interessati all’acquisto di Aston Martin. Il marchio inglese naviga in cattive acque tra cali di vendite e cadute in borsa del titolo, ma mantiene una notorietà internazionale altissima e cerca nuovi partner: dunque è una eventuale ottima preda. Tra gli eventuali compratori è spuntato anche il nome di Lawrence Stroll proprietario della squadra Racing Point di Formula 1. “La politica industriale di Shufu si basa sulla semplicità: egli non ritiene che l’industria abbia bisogno di così tanti operatori di settore in futuro”, sostiene Shi Ji, un analista della Haitong International Securities di Hong Kong, che così motiva lo shopping del magnate cinese. Le sue operazioni di conquista vengono fatte tutte dalla Geely Holding Group, un conglomerato di aziende con sede a Hangzhou, nel sud est della Cina. Li Shufu l’ha fondato nel 1986, ma è attivo nel settore auto solo dal 1997. “Creare un business globale” Attraverso la Geely Automobile, il costruttore produce modelli specifici per la Repubblica popolare e la società è quotata alla Borsa di Hong Kong. Nella classifica dei costruttori cinesi, Geely si posiziona al quarto posto per numero di unità vendute: più di 1,2 milioni all’anno. “Gli imprenditori cinesi ritengono che le acquisizioni globali siano un modo veloce e profittevole di far crescere il loro business e Geely ne è una dimostrazione”, ha detto Xu Haidong, assistente segretario generale della 24 Gennaio 2020 ·
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Caam, l’associazione cinese dei costruttori di automobili. “La tendenza alla globalizzazione economica è un processo ormai irreversibile. Geely dovrebbe lavorare insieme a partner internazionali per sviluppare nuove tecnologie attraverso una strategia condivisa”, ha detto Li Shufu parlando a una conferenza all’inizio dell’anno. Tra terra e cielo Il successo della prima operazione con Volvo (per un esborso pari a 1,8miliardi di dollari), risalente al 2010 ha reso il miliardario cinese fiducioso di potercela fare in Europa, dando il via a diverse operazioni di scalata negli anni successivi: nel 2013 ottiene il 100% della compagnia di taxi londinese, nel 2017 il 49% di Proton e il 51% di Lotus, nel 2017 acquista Terrafugia, azienda statunitense di automobili volanti, nel 2018 acquisisce il 9,69% di Daimler per rilevare il 50% di Smart ad aprile dello scorso anno. Li Shufu non si ferma solo alle automobili. I suoi progetti per il futuro includono la trasformazione della sua holding Geely da produttore di vetture a fornitore di servizi di mobilità. Il miliardario cinese ha investito in VoloCity, società di taxi volanti, con l’intenzione di lanciare il servizio entro tre anni, per competere con i droni pubblici di Hyundai e Uber presentati all’ultimo CES di Las Vegas. Intanto la società di Shufu ha anche firmato un accordo con la compagnia statale China Aerospace Science and Industry, per realizzare treni superveloci. Obiettivo: puntare a un dominio sulla mobilità tra terra e cielo.
AUTO E MOTO
Una Panda per Indiana Jones. EDOARDO NASTRI
■ Garage Italia, l’atelier di Lapo Elkann, presenta un’altra delle sue celebri rivisitazioni che traggono spunto dal mondo del cinema: in questo caso si tratta di una riedizione della Fiat Panda 4X4 prima serie, dedicata a Indiana Jones, l’archeologo-avventuriero protagonista della saga cinematografica degli anni 80. La vettura è elettrica: il motore termico è stato sostituito da uno a zero emissioni sviluppato da Newtron Group capace di raggiungere i 115 chilometri orari per circa 100 di autonomia. L’ultima nata della serie Icon-E – il progetto di Garage Italia che converte in elettrico vetture storiche o iconiche – si ispira per optional e colori alla natura avventuriera di Indiana Jones. La Panda ha un ruotino sul tetto color bianco che contrasta con il verde del resto del telaio. Gli interni sono in Alcantara arancione impreziositi dall’impianto audio JBL. Completano il pacchetto i due fari Carello, protezioni e griglie per i fanali. Mille volti Le Panda della serie 4X4 Icon-e sono cinque: Panderis, sviluppata con l’azienda manifatturiera di tessuti Vitale Barberis Canonino, Pandoro con la fashion designer Marta Ferri, Pand’Art con Arthur Kar de L’Art de L’Automobile, Pandina Jones realizzata con il sito per gli appassionati delle auto d’epoca Car&Vintage, e infine 00Panda, pensata per gli agenti segreti. Anche Spiaggine La vettura non è la prima elettrica sviluppata da Garage Italia. La società ha presentato la 500 Jolly Icon-E, spiaggina a zero emissioni che si ispira alla 500 Jolly, la storica vettura realizzata dalla carrozzeria Ghia dal 1957 al 1974. La Icon-e può essere ricaricata in 4 o 8 ore a seconda che si sfrutti una colonnina o la rete domestica. La presa è posizionata sotto la mascherina anteriore, mentre l’autonomia di percorrenza dichiarata è di 120 chilometri.
AMBIENTE
L’auto secondo Luca. LUCA GAIETTA ■ Si chiama Luca, ed è una vettura a due posti costruita impiegando rifiuti e materiali riciclati. A realizzarla è stato il team TU Ecomotive, composto da circa una ventina di studenti dell’Università tecnica di Eindhoven nei Paesi Bassi. Plastiche recuperate in mare Nelle proporzioni e la silhouette sportiva, Luca ricorda le kei-car giapponesi e per alcuni versi la piccola
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I comuni che consentono l’accesso delle biciclette nelle corsie rivervate ai mezzi pubblici passano dal 20% al 24%, mentre più della metà delle amministrazioni che hanno risposto all’indagine (55%) autorizza il trasporto dei mezzi a pedali su tram, treni e bus. La disponibilità dei mezzi destinati al bike-sharing non registra un’impennata significativa ma raggiunge comunque un +49%, mentre per quanto riguarda gli abbonati c’è una crescita del +240%. Più adesioni anche per lo scooter sharing che punta tutto sull’elettrico e che ha visto una crescita dei veicoli a disposizione che ha toccato il +320%.
Daihatsu Copen. Carrozzeria e telaio sono prodotti con un materiale composto da lino e plastiche recuperate in mare, allumino proveniente dalle discariche e un particolare polipropilene. Questo le permette non solo di essere interamente ecosostenibile ma anche di contenere la massa in modo da poter utilizzare nella propulsione due piccoli motori elettrici, sistemati nei mozzi delle ruote posteriori e alimentati da sei batterie modulari che possono essere facilmente sostituite. Il prototipo a giugno Destinata ad essere presentata come prototipo a giugno, Luca è completamente riciclabile a fine ciclo vita. Per migliorare l’efficacia di questo processo i tecnici del TU Ecomotive hanno previsto che le componenti possano essere facilmente separate senza alcun processo inquinante.
I limiti del settore Fra i limiti più evidenti restano gli scarsi incentivi economici per l’acquisto di biciclette (sono solo 12 i comuni che offrono aiuti per quelle a pedalata assistita) e moto (elettriche) che variano dal nord, più incline al cambiamento, al sud, più ancorato agli schemi tradizionali. In controtendenza con questi aspetti meno positivi, aumentano, invece, i punti di ricarica: dal 42%, nel 2015, al 59% di oggi. “Nuovi strumenti di mobilità” Paolo Magri, Presidente di Confindustria Ancma ha detto: “Ci attendiamo un aumento anche nell’utilizzo di nuovi strumenti di mobilità, come i monopattini elettrici, che, al pari delle due ruote, offrono soluzioni efficaci, ma richiedono un’attenzione specifica alle regole di utilizzo e alle ricadute in termini di sicurezza”.
SMART MOBILITY
Città, sempre più spazio alle due ruote.
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Supplemento settimanale a l’Automobile Pubblicazione online - Reg. Tribunale di Roma n. 24/2016 del 09/03/16
ELISA MALOMO
Iscrizione R.O.C. n. 14674 - ISSN 2499-670X Direttore Responsabile Alessandro Marchetti Tricamo
■ Il 2019 ha registrato un forte aumento delle misure emanate dalle amministrazioni comunali italiane dedicate all’utilizzo di biciclette e ciclomotori in ambito urbano. Lo rivela il Focus2r, l’indagine condotta dall’Ancma (Associazione Nazionale Ciclo Motociclo Accessori) in collaborazione con Legambiente sul settore delle due ruote in Italia.
Redazione via Solferino, 32 - 00185 Roma tel. 06.45406719 • fax 06.49982874-2829 www.lautomobile.it • redazione@lautomobile.it • segreteria@lautomobile.it @lautomobile_ACI
lautomobile.aci
l’Automobile ACI
Editore ACI Informatica SpA Sede legale e Amministrazione, via Fiume delle Perle, 24 - 00144 Roma REA 268993 C.C.I.A.A. Roma • P. Iva 00883311003 • C.F. 00405030586 Reg Imprese di Roma n°00405030586 Capitale sociale Euro 2.064.000 i.v. Società con unico socio soggetta all’attività di direzione
Rapporto in positivo Rispetto al 2015, primo anno di rivelazione delle studio, la situazione è cambiata. Aumenta del 15% la disponibilità media di piste ciclabili, ciclopedonali e zone 30.
e coordinamento dell’Automobile Club d’Italia Copyright © 2019 ACI Informatica SpA - Tutti i diritti riservati. Foto: Getty Images
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PAESE
Mattarella: ACI è storia d’Italia. REDAZIONE
■ L’ACI è protagonista della storia della mobilità italiana”, è stato il messaggio che il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella ha inviato al Presidente dell’ACI Angelo Sticchi Damiani in occasione della festa dei 115 anni della fondazione dell'Automobile Club d'Italia, che si è tenuta il 23 gennaio al Museo dell’Automobile di Torino. Nel corso degli anni – ha scritto il Presidente della Repubblica - l’Automobile Club ha assicurato elevati livelli di accessibilità e di recente è stata dedicata particolare attenzione alle nuove impegnative sfide relativa alla sicurezza stradale e alla mobilità sostenibile per una necessaria riduzione delle emissioni, che richiedono strategie adeguate e comportamenti coerenti da parte di tutti gli attori coinvolti”. L’Automobile Club d'Italia è stato e resta il punto di riferimento degli automobilisti italiani“, ha scritto il Presidente del Consiglio Giuseppe Conte in un’altra lettera a Sticchi Damiani per il compleanno dell’ACI, “dagli esordi 16
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dell'automobilismo, dalla industrializzazione della produzione automobilistica dei primi anni del ’900, alla motorizzazione di massa degli anni '60, fino ad arrivare alle trasformazioni tecnologiche degli ultimi anni: l'Automobile Club d'Italia ha apportato idee, soluzioni, stimoli che hanno arricchito il Paese”. "Futuro insieme all'ACI" Proprio nel settore della mobilità – ha sottolineato il Presidente del Consiglio - ci attendono anni sfidanti e impegnativi. Si apre una nuova epoca per l'industria automobilistica italiana e per gli oltre 250mila lavoratori diretti del settore. Ecco, sapere che nell'affrontare queste sfide avremo l’Automobile Club d’Italia al nostro fianco, sia come cittadini sia come Paese, è motivo di orgoglio e fiducia nel futuro”. “Diritto alla mobilità” “ACI è la storia dell'auto in Italia – ha detto Sticchi Da-
miani nel corso della cerimonia a Torino – e in 115 anni abbiamo seguito, promosso e tutelato lo sviluppo motoristico del Paese e il diritto universale alla mobilità. Dal 1905 ad oggi sono cambiate tante cose, ma non la passione degli italiani per le quattro ruote. Col nostro supporto, l’auto si è resa protagonista dello sviluppo economico e sociale del Paese, grazie anche agli enormi progressi compiuti in efficienza tecnologica, sicurezza stradale e sostenibilità ambientale. Sulla strada come in pista, oltre un milione di soci ACI e più in generale tutti gli italiani possono continuare a contare sulla presenza al proprio fianco dell’Automobile Club d’Italia, da 115 anni pioniere di innovazione”. Per festeggiare questo compleanno, l'Automobile Club ha poi organizzato al Mauto Avvocato Giovanni Agnelli di Corso Unità d’Italia a Torino la mostra La storia dell’ACI è la storia dell'auto , aperta gratuitamente al pubblico dal 24 al 26 di gennaio. All’inaugurazione sono intervenu-
ti tra gli altri la sindaca del capoluogo piemontese Chiara Appendino e il presidente del Comitato olimpico nazionale Giovanni Malagò. Ci piacerebbe che quest’anno – ha detto Sticchi Damiani – in occasione del Gran Premio di Monza ci fosse un altro evento legato a Torino. Vogliamo convincere chi viene a Monza in quella settimana a venire anche in questa città . 12 capolavori a quattro ruote La mostra presenta 12 gioielli della industria motoristica del nostro Paese attraverso i quali si può ripercorrere l’intera storia dell'automobile italiana. Si parte dalla Fiat modello 18/24 HP del 1908. A seguire troviamo, Isotta Fraschini 30/40 HP (1910), Fiat 525 SS (1931), Alfa Romeo 8C (1934), Fiat 500 Topolino (1937), Fiat 8V (1954), Lancia Aurelia B20 V serie (1956), Maserati 3500 GT Touring Coupé (1961), Lamborghini Miura (1971), Lancia Stratos (1974), Ferrari F40 (1990), Ferrari SP Monza (2018). 24 Gennaio 2020 ·
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LIFESTYLE
David Lynch, auto e sogni. LINDA CAPECCI
■ 20 gennaio 1946, è la data di nascita di David Lynch, che oggi compie 74 anni. Il regista, uno tra i più influenti del cinema contemporaneo, quest’anno è stato insignito dell’Oscar alla carriera e Cahiers du cinema - la più prestigiosa rivista cinematografica francese - ha recentemente nominato il suo “Twin Peaks: The Return” il film più bello della decade. Una poetica, quella dell’autore nativo di Missoula, Montana, che si snoda e districa tra realtà e sogno, identità doppie, polarizzazione e contaminazione di bene e male. Il cineasta americano usa anche le automobili come veicolo delle sue pellicole, un vero viaggio ne “L’impero della mente”, come recita il titolo di un suo film. I segreti di Twin Peaks Molti lo ricorderanno per il “Twin Peaks” delle origini, cult televisivo degli anni ’90 che è stato accompagnato in Italia dal tormentone “Chi ha ucciso Laura Palmer?” In quella che è molto più di una serie televisiva sfrecciano diverse auto che hanno contribuito a fissare nell’immaginario la fittizia cittadina del Montana e i suoi misteriosi abitanti:l’agente speciale Dale Cooper guida un Dodge Diplomat del 1981, Bobby Briggs una Plymouth Barracuda Convertible del 1969, Leland Palmer una Chevrolet Caprice Convertible del 1975. Tra le due ruote indimenticbile l’Harley-Davidson Electra Glide del 1975 di James Hurley. 18
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Incidenti stradali L’automobile nel cinema di Lynch non è solo un elemento di contorno, si fa anche veicolo dell’incubo del quotidiano americano. D’altronde gli incidenti stradali hanno ispirato grandi registi e artisti; vedi Andy Warhol o John Waters. In “Mulholland Drive” (2001) è un’automobile in corsa ad aprire il film che racconta la storia di “Rita”, l’unica sopravvissuta a un terribile sinistro stradale sulla celebre panoramica che domina le colline di Hollywood; non ricorda più chi sia. Nell’onirico “Cuore Selvaggio” (1993) i protagonisti Sailor e Lulu mentre sono in viaggio notano qualcosa di strano nel mezzo della carreggiata, seguono una scia che conduce fuori dall’autostrada, nel deserto. Lì vedono un’auto capovolta, i fari brillano sul corpo di un uomo disteso, con il volto coperto di sangue. Una ragazza brancola nel buio, stordita, ha una ferita alla testa. Si lamenta di avere delle “cose appiccicose tra i capelli”, cade, tossisce sangue e muore. Cosa sarà successo? Violenti al volante Difficile poi dimenticare il “cattivo” di “Blue Velvet” (1986) Frank Booth, interpretato da Dennis Hopper che sfrecciava a tutta velocità su una minacciosa Dodge Charger del 1968. In “Lost Highway” (1997), invece, un’auto sorpassa prepotentemente Mr. Eddy, che, non digerendo il gesto, insegue lo sventurato conducente, lo tampona e lo picchia a sangue, lasciandolo sofferente sul ciglio della strada. Scene di ordinaria follia in una “normale” giornata americana.
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AUTO TOYOTA
Un ibrido tira l’altro. PAOLO ODINZOV
Tempo di restyling per il crossover C-HR che dispone ora di una versione più potente da 184 cavalli a fianco di quella da 122. ■ LISBONA – Pochi ma giusti ritocchi nella linea e un secondo sistema ibrido più potente. Cambia così la Toyota C-HR, crossover che dal 2016 ha conquistato, solo in Europa, oltre 400mila clienti, dei quali 50mila in Italia. Grazie a un design molto personale, fatto di spigoli e linee tese, e al primato nel segmento di avere una tecnologia che associa un propulsore termico e un’unità elettrica per ridurre consumi ed emissioni. “Abbiamo voluto dare adesso alla C-HR un tono superiore, adeguandola alle esigenze dei principali mercati”, ci ha spiegato Sladen Naidoo, capo sviluppo Toyota, sottolineando che sono stati investiti 50 milioni di euro e coinvolte oltre 200 persone, tra esperti e ingegneri, per il rinnovamento. Sulla carrozzeria, sono stati modificati i gruppi ottici a Led e i cerchi in lega, ora con razze a elica che rendono più dinamico l’aspetto. Negli interni ci sono nuovi rivestimenti morbidi al tatto, mentre il sistema di infotainment adotta una versione evoluta di quel che in Toyota chiamano “Human Machine Interface”, cioè l’interfaccia uomo-macchina dotata di una tecnologia di navigazione multimediale con i protocolli
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Apple CarPlay e Android Auto per sincronizzare e integrare nel sistema la maggior parte degli smartphone in commercio. Viaggi comodi e sicuri Il sistema ibrido 1.8 da 122 cavalli della C-HR è stato rivisto e migliorato nella efficienza, utilizzando una batteria agli ioni di litio più leggera e compatta. Ma la vera novità sotto il cofano è l’arrivo di un 2.0 ibrido da 184 cavalli, in grado di garantire prestazioni dal carattere sportivo, come abbiamo potuto verificare sulle strade intorno a Lisbona. La C-HR va in realtà guidata senza fretta, come ogni buon ibrida: se tuttavia affondiamo il pedale dell’acceleratore, il cambio a variazione continua – seppur evoluto – fa sentire ancora troppo i giri del motore. Il crossover giapponese permette viaggi comodi e sicuri, grazie al pacchetto di serie “Safety Sense”, che prevede diversi sistemi di assistenza alla guida. Al momento la nuova Toyota C-HR è offerta sul mercato italiano in una specifica versione di lancio, con la nuova motorizzazione ibrida da 184 cavalli, al prezzo di 28.500 euro.
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