l'Automobile Week 41

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Settimanale digitale • Anno 2 • Numero 41 • 18/05/2018

Supplemento settimanale a l’Automobile.

INNOVAZIONE I MOTORI I LIFESTYLE

Caro benzina. PAOLO BORGOGNONE ■ Il prezzo del petrolio è volato in questa settimana oltre la soglia degli 80 dollari al barile. Una situazione che non si ripeteva dal 2014 e che ha subito avuto ripercussioni sul costo dei carburanti al dettaglio, in crescita anche in Italia. E’ una delle prime conseguenze della decisione di Washington di uscire dall’accordo sul nucleare con l’Iran. L’intesa, siglata da Barack Obama e ora cancellata da Donald Trump, prevedeva in cambio del disimpegno del nucleare da parte di Teheran un allentamento delle sanzioni economiche che limitano le esportazioni iraniane, delle

quali il petrolio costituisce l’aspetto più importante. Il risultato è stato di avere più oro nero sui mercati a prezzi calmierati verso il basso. Situazione favorevole ai consumatori, tant’è che nel 2016 il costo del greggio è sceso ai minimi storici, giù fino a 30 dollari al barile. Oggi la decisione unilaterale della Casa Bianca rappresenta un salto nel buio. Per il mondo dei trasporti, caro benzina, maggiore inflazione, possibili effetti sui consumi. Ma forse anche nuovi riflettori sulle alimentazioni alternative, metano e biogas in primo luogo, aspettando che la trazione elettrica accresca il suo appeal insieme all’autonomia delle batterie. In nome di una nuova mobilità. 18 Maggio 2018

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BUSINESS

Perché ora la benzina costa di più. PATRIZIA LICATA

■ La decisione del presidente Usa Donald Trump di mandare a monte l’accordo sul nucleare con l’Iran, potrebbe innescare una reazione a catena che, dalla geopolitica alle finanze dei colossi petroliferi, arriva al consumatore finale che fa il pieno alla pompa di benzina. In Italia, in base all’elaborazione di Quotidiano Energia dei dati comunicati dai gestori all’Osservaprezzi carburanti del Mise, il prezzo medio in modalità self della benzina è già salito a 1,605 euro/litro (no-logo a 1,578) mentre per il diesel la media è di 1,476 euro/litro (no-logo a 1,452); nel servito il costo della benzina ora tocca in media 1,729 euro/litro (per i no-logo 1,620); il diesel sale a 1,604 euro/litro (no-logo a 1,494). Che succede al prezzo del petrolio L’intesa siglata con l’Iran dall’ex presidente degli Stati Uniti Barack Obama permetteva, in cambio dell’impegno di Teheran a bloccare il programma sul nucleare, di allentare il regime di sanzioni economiche consentendo al paese mediorientale di tornare a esportare greggio. Più petrolio iraniano sul mercato significa attente strategie di estrazione e distribuzione per gli altri paesi produttori: il prezzo del barile, che è crollato dai 100 dollari del 2014 a 30 dollari a gennaio 2016, rischia un nuovo stress. Non stupisce dunque che la marcia indietro di Trump abbia al contrario fatto salire il valore del greggio già del 5%; il Brent, punto di riferimento globale, si aggira sui 77,50 dollari al barile (il prezzo medio l’anno scorso era di 50).

La geopolitica dello shale L’industria petrolifera americana sorride: gli Stati Uniti negli ultimi anni hanno potenziato la capacità produttiva grazie alla tecnica del fracking da cui si ricava lo shale oil, che ha permesso di ridurre le importazioni dall’Opec, tenere prezzi nazionali molto bassi ed esportare (soprattutto verso la Cina, che è diventato l’anno scorso il più grande importatore mondiale di petrolio e continua a crescere). Tuttavia lo shale americano non ha la qualità del greggio dell’Opec né gli Usa hanno oleodotti per un export massiccio (Trump li sta costruendo, anche qui tornando indietro rispetto allo stop “ambientalista” di Obama). Ecco dunque che Washington fa appello allo storico alleato, l’Arabia Saudita, che ha dato la disponibilità a aumentare il suo output in modo da evitare che, con l’uscita di scena del petrolio iraniano, il boom dei prezzi vada fuori controllo. Le speculazioni si sono moltiplicate quando nei giorni scorsi in Texas, al consiglio di amministrazione di Saudi Aramco, la compagnia di stato di Riad e il più grande produttore mondiale di petrolio, hanno partecipato anche Harold Hamm, ceo e fondatore di Continental Resources e consigliere di Donald Trump, e Marc Papa, pioniere del fracking e Ceo di Centennial Resource Development. Accordo Opec-Usa in vista e imminente manna per l’industria del fracking americana? Fantapolitica, forse, ma se accadrà lo vedremo anche alla pompa di benzina. 18 Maggio 2018

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PAESE

Metano, occasione da sfruttare. MARINA FANARA

■ Tra i carburanti a ridotto impatto sull’ambiente, il metano è un’alternativa sempre più “popolare” all’elettrico. Tanto più ora che, con il recepimento della direttiva europea Dafi (Directive on the deployment alternative for fuel initiative) sarà più facile eliminare gli ostacoli che finora, in Italia, hanno rallentato la sua diffusione e che riguardano essenzialmente l’erogazione e la rete di distribuzione. Gas pulito per natura “Stiamo parlando di un’enorme risorsa per la mobilità pulita”, ci spiega Licia Balboni, presidente di Federmetano (associazione che rappresenta i distributori del gas per autotrazione), “e l’Italia vanta la leadership mondiale per quantità di risorse e tecnologie applicate al settore”. In più, dati alla mano, è un combustibile più conveniente rispetto a benzina e gasolio (ha una resa maggiore e costa meno). Soprattutto, fa bene all’ambiente, perché emette zero polveri e minori Nox e l’eliminazione di anidride carbonica, “è il risultato che si raggiungerebbe”, sottolinea il presidente, “utilizzando biometano, la cui produzione è un’altra eccellenza italiana”. No self service? No metano Passiamo agli ostacoli: “Più che la rete di distribuzione”, afferma Balboni, “una delle criticità del metano per autotrazione nel nostro Paese è legata alle modalità di erogazione, che finora hanno penalizzato l’auto a gas naturale rispetto ai veicoli tradizionali, a cominciare dalla quasi assenza di stazioni in self service”. La direttiva comunitaria detta requisiti e linee guida per la realizzazione di infrastrutture per i combustibili alternativi, in modo da uniformare le regole nel Vecchio Continente. “Per quanto ci riguarda, il problema non è il numero di aree 4

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di servizio presenti in Italia, ma l’impossibilità per l’automobilista di fare rifornimento autonomamente: una grossa limitazione, perché impedisce agli utenti di fare il pieno fuori dagli orari di apertura delle stazioni di servizio”. E questo per colpa di procedure tecniche piuttosto complicate che hanno reso necessaria la presenza del “benzinaio”. Fai da te, via gli ostacoli Ora, grazie alla nuova norma, anche questo problema dovrebbe essere presto superato. “Tra i contenuti della direttiva che abbiamo recepito”, spiega Balboni, “c’è l’obbligo per i Paesi membri di rivedere con un provvedimento ad hoc, le regole sull’erogazione in self service per uniformarle in tutta Europa. Per questo, a giugno dell’anno scorso, si è riunito un tavolo tecnico al ministero dell’Interno, presieduto da Vigili del Fuoco, ministero dei Trasporti e le associazioni del settore, tra cui noi”. Ad aprile scorso, il Comitato provinciale tecnico scientifico per la prevenzione incendi dei Vigili del Fuoco ha approvato lo schema di modifica del decreto proposto dal gruppo di lavoro. A breve partirà la procedura di informazione europea che prevede un periodo di consultazione di 3 mesi. Dopodiché seguirà la pubblicazione in Gazzetta ufficiale. Le nuove norme permetteranno all’automobilista di rifornirsi di metano autonomamente e con semplicità mantenendo l’alto standard di sicurezza: per esempio, non ci sarà più bisogno di una tessera di abilitazione, ma per il riconoscimento basterà la carta di credito e si avrà a disposizione un tutor on line che impartirà le procedure da seguire per un corretto rifornimento. Alternativa da non perdere “In attesa che si realizzi la transizione all’elettrico puro, il metano, soprattutto bio, è un’alternativa immediatamente disponibile, anche grazie alle nuove regole che ne faciliteranno l’erogazione. Esiste già una sufficiente rete di distribuzione, grandi gruppi come Snam ed Eni stanno investendo per la diffusione di questo carburante pulito e alcuni costruttori di veicoli hanno iniziato a produrre prototipi di auto ibride che utilizzano anche il metano. Bisogna sfruttare tutte le risorse che abbiamo per la mobilità sostenibile, utilizzando la neutralità tecnologica, a patto che lo sia per tutti”, conclude la presidente.

INNOVAZIONE

Biometano, la frontiera dei trasporti puliti. GLORIA SMITH


■ Il biometano ha il potenziale di rendere i trasporti molto più “verdi”, recuperando al tempo stesso gli scarti delle attività agricole. Secondo i dati forniti dall’organismo no-profit World Resources Institute, ogni anno negli Stati Uniti vengono creati circa 50 milioni di tonnellate di rifiuti organici che non vengono in alcun modo riutilizzati: sono inviati in discarica o lasciati macerare. Questi sottoprodotti di agricoltura e allevamento possono però essere usati per generare energia: 50 milioni di tonnellate di rifiuti organici trattati negli impianti per il biogas avanzato equivalgono a 6 miliardi di galloni di diesel (1 gallone=3,7 litri), pari al 15% del diesel consumato nel 2017 da autobus e mezzi pesanti negli Usa. Con impatto quasi zero: il biometano riduce le emissioni serra di circa il 90%. Seguire gli apripista Per questo il World Resources Institute scrive che le aziende americane che operano nel riciclo dei rifiuti o che impiegano flotte di camion e bus possono farsi paladine di un rinnovamento green, seguendo l’esempio degli apripista, come il gruppo della logistica UPS, che ha già inserito mezzi con biometano. O come il maxi allevatore dell’Indiana, Fair Oaks Farms, che gestisce tutta la sua attività con l’energia prodotta dagli scarti organici di maiali e mucche e ha due stabilimenti per la generazione di biometano per i trasporti. Il potenziale è però ancora fortemente inesplorato, sottolinea il World Resources Institute: più aziende devono mettersi sul sentiero tracciato dagli early adopters. Un lavoro di squadra Fair Oaks Farms riesce a convertire in biometano 950 tonnellate di scarti di 16.000 mucche da latte, ma non serve avere un maxi allevamento per dare “benzina” pulita ai camion: le fonti di scarti organici sono molteplici, dai sottoprodotti dell’agricoltura ai rifiuti alimentari gettati nella spazzatura dalle famiglie e mandati in discarica – persino i resti del prato e delle aiuole del giardino finite nel tosaerba. Bisogna però che l’intero sistema lavori all’unisono: società che trattano i rifiuti, fornitori di servizi pubblici, aziende dei trasporti. Occorre anche investire negli impianti di trasformazione dei rifiuti in biometano, che è biogas purificato e di qualità superiore: un costo iniziale non indifferente che però produce nel tempo risparmi sulla gestione dei rifiuti e contribuisce a migliorare la qualità dell’aria e la salute pubblica. Usa bene. Europa meglio La volontà del governo di dare sostegno agli investimenti in energia pulita è una variabile decisiva nell’equazione:

grazie anche agli incentivi pubblici per le politiche lowcarbon, dal 2011 al 2016 la produzione di biometano negli Usa è cresciuta da 1,4 milioni a 190 milioni di galloni di etanolo-equivalenti e i ritorni sull’investimento sono garantiti in circa dieci anni. L’Europa in questo settore è avanti: abbiamo oltre 500 impianti per la generazione di biometano nel 2017 (dati di EBA-GIE) contro circa 80 in Stati Uniti e Canada (dati della Coalition for Renewable Natural Gas). L’Italia ha a sua volta una leadership con il suo programma di sostegno alla produzione e distribuzione di biocarburanti avanzati e di biometano avanzato da usare nei trasporti, per il quale sono stati stanziati 4,7 miliardi di euro dal 2018 al 2022; la filiera italiana del biogas e del biometano in agricoltura è la seconda per grandezza in Europa e la quarta al mondo, dice il Consorzio italiano biogas (Cib), secondo cui l’Italia potrebbe produrre 10 miliardi di metri cubi di biometano al 2030, pari a circa il 15% dell’attuale fabbisogno annuo di gas naturale.

BUSINESS

Non solo petrolio: Statoil cambia nome. PATRIZIA LICATA

■ Statoil diventa Equinor: il gruppo petrolifero norvegese (per il 67% sotto il controllo statale) elimina la parola “oil” dal nome per sottolineare che ora è un’azienda anche dell’energia pulita. Per il management si tratta non solo di diversificare le attività ma di avere capacità di attrarre talenti: Statoil, anzi Equinor cerca esperti di nuove tecnologie e oggi i giovani sono sempre più attenti ai temi del cambiamento climatico. 18 Maggio 2018

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Uno svantaggio Dopo gli accordi sul clima di Parigi, petrolio non è la parola giusta con cui farsi pubblicità, ha ribadito il Ceo Eldar Saetre all’agenzia di stampa Reuters: “Un nome composto col termine ’oil’ rischia di trasformarsi in uno svantaggio rispetto ai nostri concorrenti. Ci ha servito egregiamente per 50 anni, non credo ci servirà più per i prossimi 50”. Il cambiamento va registrato anche in Borsa: gli investitori scambiano da oggi le azioni Equinor col nuovo ticker EQNR. Senza Oil Senza “oil” il messaggio è chiaro anche per chi mette i propri soldi nell’azienda norvegese: qui si investe sul futuro. “Siamo un’azienda dell’energia in senso lato”, indica il gruppo norvegese, che destinerà, entro il 2030, fino al 20% delle sue spese di capitale nelle “nuove soluzioni per l’energia”. Equinor punta soprattutto sulle fattorie eoliche offshore: già gestisce una delle più grandi al mondo, al largo delle coste scozzesi (Hywind Scotland), portando elettricità pulita a 650mila famiglie in Gran Bretagna; nuove fattorie eoliche arriveranno dall’anno prossimo in Germania, nel Regno Unito e negli Usa. Equità latina Benvenuta dunque Equinor, il nome che abbina l’equità latina e l’orgoglio delle origini nordiche. E anche se Greenpeace Norway ha fatto sapere che si aspetta qualcosa di più di un rebranding da un’azienda che ha condotto perforazioni in ecosistemi fragili come il mare Artico, il sito della ormai ex Statoil proclama che Equinor è diversa: andrà oltre il petrolio e il gas per fornire al mondo l’energia di cui ha bisogno per contrastare il cambiamento climatico.

BUSINESS

Iran: mercato e petrolio.

Marchi stranieri e locali Nel 2014, le vendite erano poi tornate a crescere, superando il milione di unità (+15%). In questo clima internazionale pesante fatto di nuove sanzioni, i marchi di auto francesi – così come tutte le aziende europee che operano in Iran – potrebbero subire altre forti perdite. I marchi automobilistici locali vanno in modo alterno: Saipa ha chiuso il primo trimestre dell’anno con un -46%, Iran Khodro – che nel 2017 aveva raggiunto un accordo con Pininfarina – a +8,6%.

PAESE

Unrae: parco auto e bus obsoleto. SAMUELE MARIA TREMIGLIOZZI

VALERIO ANTONINI ■ Secondo i numeri forniti da Focus2Move, nel primo trimestre del 2018 le vendite di veicoli in Iran hanno subito un forte rallentamento rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente: -11%. Si salvano i marchi francesi. Peugeot ha fatto registrare una crescita del 32%, mentre Renault è in calo “solo” del 4,6%. La crisi sta riguardando l’intera economia del Paese, più che mai sotto tiro da parte dell’amministrazione Trump che ha ritirato la firma dall’accordo internazionale sul nucleare sottoscritto dal suo predecessore. I dati del mercato auto sono ora analoghi a quelli riportati nel 2013, quando ci fu un crollo del 40% (786.000 vetture in meno rispetto all’anno precedente) a causa delle sanzioni volute dagli Usa. 6

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18 Maggio 2018

■ In occasione dell’Automotive Dealer Day di Verona, l’Unrae (Unione Nazionale Rappresentati Autoveicoli Esteri) ha presentato i dati di uno studio sulla mobilità in Italia e in Europa. Lo studio è stato svolto in collaborazione con il Cnr (Consiglio Nazionale delle Ricerche) e il Censis, noto istituto


di ricerca italiano. Temi rilevanti l’inquinamento, l’obsolescenza dei veicoli circolanti, la crescita della sharing mobility e delle auto a zero emissioni. L’età della “popolazione mobile” In Italia, sostiene l’Unrae, preoccupano i dati sul trasporto pubblico locale (Tpl), in particolare se si esclude l’alta velocità ferroviaria. Nel nostro paese, i mezzi pubblici sono decisamente peggiori di quelli europei. Nello studio, i dati di un sondaggio fra consumatori indicano insufficienze gravi per Napoli e Roma con un tasso di gradimento soltanto del 30%. Meglio al Nord, dove il dato si attesta a poco più del 60%. Mezzi tra i più vecchi d’Europa Nell’elaborazione del giudizio pesano l’età del parco mezzi e l’incapacità di soddisfare la domanda di trasporto pubblico, specialmente nelle zone periferiche delle grandi città. L’età media degli bus italiani è tra le alte in Europa: 11,4 anni contro 6,9 della Germania, 7,6 del Regno Unito e 7,8 della Fran-

cia, per una media europea che si attesta intorno ai 7 anni. Numeri da non sottovalutare in quanto l’obsolescenza delle flotte di mezzi pubblici e l’offerta insufficiente costituiscono le prime cause del ricorso ai mezzi privati. Sempre più Italiani si dicono costretti a spostarsi con le proprie auto, ma anche queste sono tra le più vecchie in Europa. A oggi, un’auto circolante sulle nostre strade ha mediamente 11 anni di vita, troppi se si considera il loro tasso di inquinamento oltre che per la sicurezza. Bene sharing mobility ed elettriche Tra le tante soluzioni al problema dell’inquinamento da trasporto, le più accreditate sono legate alla spinta della sharing mobility e della circolazione di auto a zero emissioni. In Italia cresce l’interesse per le vetture elettriche e ibride, apprezzate dal 65% della popolazione secondo lo studio Unrae. In aumento anche gli utilizzatori delle piattaforme di car sharing: più di un milione di iscritti per un totale di 6 milioni di noleggi.

BUSINESS

Costa Rica, paese carbon free. VALERIO ANTONINI

■ “Stop ai combustibili fossili entro il 2021”. Lo ha annunciato, nel suo discorso d’insediamento davanti a migliaia di persone, il neoeletto presidente del Costa Rica, Carlos Alvarado Quesada. Stando a quanto sostenuto dal leader del Partito di Azione Cittadina, il Costa Rica sarà il primo Paese ad abbandonare completamente l’uso di carburanti che inquinano, aprendo la strada ad un futuro carbon free. Un piano alternativo Il giovane politico, eletto al ballottaggio e anche noto come giornalista e scrittore, ha indicato un piano energetico alternativo che prevede la completa eliminazione di benzina e gasolio nel settore dei trasporti. Il progetto, tra le altre cose, intende convertire la Recope, la compagnia petrolifera nazionale, in un ente statale interamente dedicato alla ricerca

e lo sviluppo di fonti energetiche rinnovabili. Alvarado ha simbolicamente raggiunto il luogo della cerimonia proprio su un autobus alimentato a idrogeno, celebrando anche l’acquisto di una flotta di 100 vetture Hyundai a batteria, che andranno a sostituire altrettanti mezzi pubblici inquinanti. Festeggiano gli ambientalisti L’annuncio è stato accolto positivamente dagli ecologisti nel mondo. Erik Dolheim, direttore del programma ambientale delle Nazioni Unite, ha twittato: “Un futuro a zero carbone è possibile”. Più cauto il quotidiano britannico Independent: “Pur non avendo un’industria estrattiva rilevante il Costa Rica può vantare un mercato automobilistico in piena salute. La scelta eco di Alavarado potrebbe compromettere la crescita del settore nei prossimi anni”. 18 Maggio 2018

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AUTO E MOTO

AUTO E MOTO

Il ritorno La Mazda MX-5 della Touareg. di Yamamoto. PAOLO ODINZOV

FRANCESCO PATERNÒ

■ Dopo due generazioni e un milione di esemplari venduti, la Volkswagen Touareg si rinnova e debutta nella terza generazione, ponendosi nella gamma del costruttore di Wolfsburg come la vettura più avanzata dal punto di vista tecnologico. Presentata allo scorso Salone di Pechino con l’obiettivo di fare il pieno di vendite anche nel mercato cinese, la nuova Touareg utilizza la stessa piattaforma modulare Mlb-Evo che fa da basa all’ultima Porsche Cayenne e alla Lamborghini Urus. Un pianale che le ha permesso di guadagnare in agilità, grazie anche al peso ridotto di circa un quintale, potendo contare per dare il massimo nelle prestazioni su diverse dotazioni da ammiraglia: tra cui le sospensioni pneumatiche a controllo elettronico con compensazione del rollio e le ruote posteriori sterzanti.

■ TODI – Nobuhiro Yamamoto è l’ingegnere che ha curato lo sviluppo delle ultime tre generazioni della Mazda MX-5, la spider più venduta al mondo, nata nel 1989 per riportare su strada il concetto di aperta compatta, leggera e divertente da guidare. Come negli anni ’60 le spider inglesi e italiane. Yamamoto è venuto fino a Todi, in una villa di campagna di proprietà di Andrea Mancini in località Piedicolle, il più grande collezionista al mondo di MX-5: ne ha 39, tra cui alcune rarità con guida a destra e riservate ai tempi al solo mercato giapponese. Missione dell’ingegnere: presentare la versione speciale della sua creatura, la Yamamoto Signature, soltanto quattro esemplari acquistabili online dal 17 maggio al costo di 37.500 euro.

Design dinamico e più spazio a bordo Lunga 4.878 millimetri, larga 1.984 millimetri e alta 1.702 millimetri, la nuova Volkswagen Touareg ha un design più dinamico rispetto alla precedente che riprende nella parte frontale un po’ quello del T-Roc. Incrementata nel passo fino a 289 centimetri, guadagna spazio nell’abitacolo e adesso offre un bagagliaio della capacità espandibile da 697 a 810 litri.

Viene dal Wankel Yamamoto, che nasce come ingegnere di motori lavorando al rotativo Wankel per la coupé MX-7 e la 787B trionfatrice a Le Mans nel 1991, ha firmato la MX-5 (c’è il ricamo sulla plancia) dotata del più classico dei suoi motori, il 1.5 da 131 cavalli. Una la guida lui stesso, naturalmente. Rivelandoci che nel suo lavoro ha sempre avuto “la Porsche come riferimento”. Assetto e dotazioni tecniche che aumentano ancora di più la sportività, la Yamamoto Signature ha livrea di colore nero, Jet Black, con profili rossi che mettono in evidenza le appendici aerodinamiche inferiori, la circonferenza dei cerchi e le pinze dei freni. Una targhetta identificativa laterale personalizza ulteriormente l’esemplare con il suo numero. All’interno, nero e rosso si inseguono nei rivestimenti del volante, del pomello del cambio e dei sedili.

Anima hi-tech A bordo propone l’Innovation Cockpit che mette al centro il guidatore e permette con maxi display da 15 pollici, unito a quadro strumenti da 12 pollici, di gestire la maggior parte di funzioni dell’auto: comprese quelle del sistema di navigazione perennemente connesso in Rete. La nuova Volkswagen Touareg arriverà nelle concessionarie a giugno con un listino chiavi in mano a partire da 65.500 euro. inizialmente verrà proposta con un 3.0 V6 turbodiesel nelle versioni da 231 e 286 cavalli, dotato di serie della trazione integrale permanente 4Motion e un cambio automatico a 8 rapporti con comando “Shift by Wire”. Successivamente arriveranno ad arricchire la gamma una versione a benzina da 340 cavalli e una ibrida plug-in da 367 cavalli. 8

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"Perché strappa un sorriso" “Nel rapporto tra uomo e macchina – ci dice Yamamoto, entrato in Mazda ben 45 anni fa – non è la macchina che deve prevalere”. Anche se poi alla domanda su come la MX-5 sia diventata un successo mondiale, l’ingegnere ci risponde così: “Piace, perché è un’auto che al volante strappa un sorriso”.


BUSINESS

Toyota: investire è sopravvivere. SAMUELE MARIA TREMIGLIOZZI

12,7 miliardi di dollari in ricerca e sviluppo, così come Google, che ne ha spesi più di 17. Dobbiamo destinare più denaro a questi settori se vogliamo essere competitivi e per farlo dobbiamo migliorare ulteriormente l’efficienza del processo produttivo.” Per il raggiungimento di questo obiettivo, Toyoda ha citato anche l’importanza delle recenti partnership con Suzuki e Mazda.

AUTO E MOTO

1to1 sales, l’automobile su WhatsApp. LUCA GAIETTA

■ Per Akio Toyoda, presidente Toyota, non basta essere i primi nel settore per utili, bisogna tenere il passo dei giganti della Silicon Valley – Apple e Google su tutti – e investire per rendere più tecnologiche possibili le proprie auto. Per questo la multinazionale di Tokyo ha pronti 18,8 miliardi di euro da investire in innovazione. Il 44% di questa notevole cifra verrà speso in ricerca e sviluppo. Tra i tanti obiettivi del costruttore, la progettazione di un sistema di guida autonoma efficace da montare sulle future auto, chiaramente elettriche. “Tra la vita e la morte” A marzo 2018 il colosso giapponese ha annunciato una jointventure da più di due miliardi di euro con Denso e Aiki Seiki (aziende giapponesi leader nelle componentistica per automobili), con al comando un ex capo della “Robotic division” di Google. Nel discorso tenuto per presentare i dati finanziari – durato più di due ore – Toyoda si è detto soddisfatto per i risultati ottenuti nel 2017: il gruppo, grazie anche al successo sui mercati emergenti, ha registrato un profitto pari a 19.1 miliardi di dollari, quasi il 40% in più rispetto a Volkswagen, leader mondiale nelle vendite. “Il sistema di produzione Toyota – ha detto il numero uno dell’azienda – è il migliore in termini di efficienza e taglio dei costi. Siamo però molto più lenti negli investimenti rispetto alla concorrenza, come i colossi delle tecnologia”. La competizione nell’innovazione rimane un punto fermo nella strategia del marchio e Toyoda ha sottolineato l’importanza della sfida usando termini forti e molto giapponesi: “Combattiamo tra la vita e la morte”. I numeri degli altri Il presidente di Toyota va oltre la concorrenza degli altri giganti dell’automotive e si confronta con i colossi della Silicon Valley e i loro rivali cinesi come Baidu. “Apple ha investito

■ Acquistare l’auto in chat adesso è possibile grazie alla piattaforma digitale 1to1 sales per la compravendita online di auto nuove e usate. Ideata da MotorK, azienda italiana intenzionata a rivoluzionare il mercato europeo del digital automotive, 1to1 sales permette al cliente di discutere direttamente via WhatsApp con la concessionaria e di finalizzare l’eventuale contratto di acquisto dell’auto con un dito. Rispetto alle attuali forme di e-commerce, che permettono online solo di bloccare l’auto pagando un acconto, si tratta di un sistema che copre digitalmente l’intero iter di vendita, eliminando conversazioni telefoniche e gli incontri fisici in concessionaria. E possibile così spostare completamente in Rete il processo complessivo di interazione tra acquirente e concessionario, gestendo la vendita anche in orari non lavorativi. Il contratto si firma online La piattaforma 1to1 sales offre anche la possibilità di realizzare un tour virtuale della macchina o una videochiamata con il venditore in concessionaria, trasformando quest’ultimo in una sorta di “consigliere” che può gestire la trattativa proponendo differenti veicoli e soluzioni di pagamento, valutando eventuali veicoli in permuta. Il cliente viene aggiornato in tempo reale, con notifiche sull’andamento della trattativa, 18 Maggio 2018

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attraverso sms, email e strumenti di messaggistica istantanea e la funzione check out permette di acquistare il veicolo, firmando digitalmente il contratto e inviando la caparra confirmatoria con PayPal o carta di credito.

dalla quale si potrà inviare la richiesta, fermo restando che il cofinanziamento può essere applicato solo sulle bici o cargo bike acquistate a partire dallo scorso 8 maggio e corredate di relativa fattura. Dal 2011 ad oggi, da quando cioè sono partiti i primi incentivi, il Comune ha finanziato l’acquisto di quasi 3.000 biciclette a batteria.

PAESE

Bologna tifa per la bici. MARINA FANARA

LIFESTYLE

Tutte le donne della Ferrari. ELISA MALOMO ■ L’appuntamento con la mostra è al museo Enzo Ferrari di Modena, inaugurata l’8 maggio e aperta fino al 18 febbraio del 2019. A disposizione celebri modelli e fotografie straordinarie. Certo, la storica battaglia per l’emancipazione femminile evidentemente non ha lasciato l’eredità sperata se oggi ancora c’è chi si scandalizza nel vedere una donna alla guida di una macchina da corsa o a bordo di una moto. Ma è proprio in un periodo come questo che Ferrari lancia un messaggio importante allestendo la mostra “Il Rosso & il Rosa” per omaggiare le donne che hanno contribuito a tenere alto il nome della casa del Cavallino Rampante.

■ Bologna continua a investire sulla mobilità ciclabile e lancia, per la quinta volta, un pacchetto di incentivi per l’acquisto di bici a pedalata assistita o cargo bike. Il Comune ha appena dato il via libera all’erogazione di 300mila euro reperiti dai fondi messi a disposizione dal ministero dell’Ambiente per la mobilità sostenibile. 300 euro per un’e-bike Stando alla delibera approvata da Palazzo d’Accursio, il contributo massimo sarà di 300 euro per una bici elettrica e fino a 600 euro per una due ruote cargo. Potranno farne richiesta sia i privati cittadini che le aziende locali e le piattaforme digitali che si occupano di trasporto merci. Le impresepotranno richiedere l’incentivo per l’acquisto di più mezzi: una novità voluta dall’assessore alla Mobilità, Irene Priolo, per rendere più sostenibili le consegne in città, a patto però che le aziende in questione abbiano sottoscritto la “Carta dei diritti fondamentali del lavoro digitale nel contesto urbano”, documento per la tutela dei lavoratori delle piattaforme on line (come, per esempio, quelle impegnate nel delivery food), siglato dall’Amministrazione e le sigle sindacali. I soggetti singoli potranno beneficiare di un solo contributo. Domande online Ha diritto al bonus chi risiede a Bologna oppure chi lavora presso un’azienda che opera sul territorio comunale e che abbia stipulato un accordo di Mobility Managment. Per le domande occorre utilizzare l’apposito modulo reperibile sul sito del Comune, dove verrà anche indicata la data a partire 10

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Red carpet La celebre attrice romana Anna Magnani, durante le riprese de “La ragazza d’oro”, si mise alla guida della Ferrari 212 Inter Coupé, lo stesso modello che il regista Roberto Rossellini regalò per il suo anniversario di matrimonio alla moglie Ingrid Bergman. Tanti altri grandi nomi femminili hanno guidato i modelli storici della Rossa più famosa al mondo. Dalla stella del cinema Marylin Monroe a Deborah Mayer, pilota GT ed esperta di finanza che durante la mostra inaugurale ha raccontato ai microfoni il suo mondo alla guida della Ferrari. Mayer non ha omesso le innumerevoli difficoltà in cui una donna può imbattersi in un mondo prevalentemente maschile come quello delle quattro ruote, aggiungendo che guidare può dare enormi benefici: “Mettersi al volante significa infatti prima di tutto essere indipendente e potersi godere questa sensazione”.


LIFESTYLE

Fred e Ginger: Rolls & Duesenberg. GIUSEPPE CESARO

■ “La danza è l’interpretazione verticale di un’intenzione orizzontale e, se è giusta, non ha un solo movimento superfluo.” “Quanto la fai lunga: il ritmo è qualcosa di innato in tutti noi”. “È vero. Quando sperimenti, però, devi provare mille soluzioni prima di scegliere quello che vuoi, e rischi di passare giorni e giorni senza ottenere nient’altro che… sfinimento”. “Sì ma, per essere un bravo partner, non c’è bisogno di imparare tutti quei passi strani che vanno di moda adesso. Tutto quello che devi fare è essere un bravo ballerino medio, e chiunque dedichi a questo tempo e impegno può farcela”. “Beh ma, se quello che fai non sembra… facile, vuol dire che non l’hai provato abbastanza”. “Ma come? Non eri tu quello che diceva che, più in alto sali, più errori ti concedono? E che, quando arrivi sulla vetta, se ne fai tanti di errori, dicono che quello è il tuo stile?”. “È così, infatti. Prima, però, ci devi arrivare sulla vetta.

E non immagini quante delle mie partner, lungo la salita, si mettevano a piangere”. “Cosa vuoi: i ragazzi di oggi sono convinti di poter ballare con la loro faccia” “Tu no, però…” “Certo: ho sempre fatto le stesse cose che facevi tu e, per di più, all’indietro e con i tacchi alti!”. “Viva la modestia…” “È la verità… Io non ho mai pianto.” “Tu no, è vero. Le altre sì, però. Eccome. ‘Non ce la posso fare’, dicevano. E così mi toccava urlare: ‘Certo che puoi: sta’ zitta!’. E alla fine lo facevano. Tu, invece, eri più… forte.” “Non c’è niente di sbagliato a essere una donna forte. Il mondo ha bisogno di donne forti. Ci sono tante donne forti che non si vedono e che sono delle guide; persone che aiutano, generano ed educano uomini forti. Solo che spesso preferiscono rimanere invisibili. Per me, invece, è sempre stato bello poter interpretare il ruolo di una donna forte che si vede!” “Hai ragione anche se, quando uno balla, non deve di18 Maggio 2018

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menticare che ogni partner ha il suo stile. Bisogna essere flessibili e capaci di adattare il proprio stile a quello del partner. Non si tratta di rinunciare alla propria personalità, ma di fonderla con quella dell’altro”. “Che è quello che abbiamo sempre fatto noi. Parte della gioia del ballo, però, è nella conversazione. E il problema è che molti uomini non riescono a parlare e ballare allo stesso tempo”. “Io sì”. “Anche troppo, se è per questo…” “Ballare troppo bene, intendi, ovviamente…” “Parlare troppo…” “Ah sì?” “Sì” “Beh, allora, sincerità per sincerità, sai cosa non sopportavo proprio di te?” “Cosa?” “I tuoi vestiti…” “Perché? Cos’avevano che non andavano? “Un po’ troppo… appariscenti. E ingombranti, anche… Ricordi le migliaia di nastrini che se ne andavano da tutte le parti in ‘Cheek To Cheek’?” “A me piacevano…” “Già, e anche a tua madre” “Lascia stare mammina…” “Per carità: e chi te la tocca!” “E poi aveva ragione…” “Su cosa?” “Beh… sul fatto che, se non avessi indossato abiti così eleganti e appariscenti, nessuno si sarebbe mai accorto di me…” “E perché?” “Perché ballavo accanto a… un genio assoluto come te…” “Diceva così” “Già” “Davvero?” “Davvero” “Beh… sai una cosa? Ti confesso che non pensavo che un giorno sarei arrivato a dirlo, ma devo riconoscere che tua madre era davvero una… donna molto intelligente…” 12

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18 Maggio 2018

Coppia immortale Il dialogo che avete appena letto, non è mai avvenuto. Anche se i due protagonisti della nostra storia, queste cose le hanno dette davvero. Quasi tutte, almeno. E le poche che non hanno detto, molto probabilmente le avrebbero dette proprio così. Personalità e ironia, infatti, non gli difettavano di certo. Di chi sono queste voci? Di una delle coppie di ballerini più grandi del XX secolo. Di sicuro, la più famosa e amata di tutte. Lui è Frederick Austerlitz, noto allo star system con il nome d’arte di Fred Astaire (nato a Omaha – Nebraska, USA – il 10 maggio 1899: 119 anni fa giovedì scorso), lei è Virginia Katherine McMath, che tutti, però, conosciamo come Ginger Rogers, l’altra metà di uno dei “numeri” di maggior successo dell’intera storia dell’entertainment. Due nomi di quelli che, insieme, diventano leggenda e sono destinati a rimanere legati l’uno all’altro, persino oltre al rituale “finché morte non vi separi”: George e Ira Gershwin, Stanlio e Ollio, Lennon e McCartney o, per rimanere tra i motori, RollsRoyce e Harley-Davidson. Nel caso dei nostri due ospiti, potremmo scomodare anche nitro e glicerina, visto che si tratta senza dubbio di una delle coppie più ‘esplosive’ del grande schermo. La leggenda Secondo cronache e biografi, sembra che i due avessero caratteri, stili e attitudini piuttosto diverse (c’è anche chi sostiene che si odiassero cordialmente) e che il loro sodalizio, così armonico sulla scena, in privato fosse decisamente più burrascoso. Pare, però, che sia stata proprio questa diversità a renderli una coppia talmente straordinaria da risultare inimitabile, irripetibile, insuperabile. Secondo la leggenda, Astaire era pignolo fino all’ossessione e preparava i suoi numeri provando e riprovando continuamente. Accanto a lui, però, sembra non ci fosse l’affascinante Ginger, ma Hermes Pan – il coreografo – costretto a sostituirla, facendo la parte della donna. Coreograficamente parlando, s’intende. Sembra che la Rogers arrivasse il giorno prima dell’inizio delle riprese, riuscendo a imparare le sue parti in pochissimo tempo, e


ad eseguirle, poi, alla perfezione davanti alla macchina da presa. Talento su talento. La storia Fin qui la leggenda. La storia, invece – stando almeno a quanto scrive Hannah Hyam in “Fred and Ginger” (New Generation Publishing, 2007) – sembra fosse piuttosto diversa. Non solo la Rogers partecipava alle prove ma non era affatto raro che suggerisse ad Astaire alcune idee importanti. Idee che – dopo un’attenta valutazione da parte di entrambi e del coreografo – venivano introdotte nei numeri di danza. Secondo la Hyam il contributo principale della Rogers alla coppia risiede nel fatto che lei non era solo una ballerina ma una “attrice danzante”, perfettamente complementare ad Astaire sotto ogni aspetto. Un’attrice in grado di trasmettere una carica emotiva unica, soprattutto alla allure romantica delle loro performance, passando, con estrema naturalezza, dall’umorismo malizioso alla gioia estatica alla disperazione più profonda. “Nella coppia Fred e Ginger lui porta la classe, lei la sensualità”, ripeteva Katherine Hepburn. Non sbagliava. Immortali in un’ora La cosa più sorprendente di tutte, però, è il fatto che Astaire e la Rogers siano riusciti ad entrare nel mito con soli pochi minuti di danze. Tra il 1933 e il 1949 la coppia girerà, infatti, dieci film. Tra questi: “Cerco il mio amore”, “Roberta”, “Cappello a cilindro" – considerato il loro capolavoro – “Seguendo la flotta" e “Voglio danzare con te”. Nel 1950 Astaire riceverà un Oscar onorario; la Rogers, invece, lo aveva avuto dieci anni prima, per la ragazza madre interpretata in “Kitty Foyle, ragazza innamorata”. Nelle sette pellicole che li rendoneranno immortali, però, i loro numeri di ballo non superano la durata complessiva di 50 minuti. I due, dunque, entrano nella storia, solo per essere stati soavemente abbracciati l’uno all’altra, guancia a guancia, per meno di un’ora. Rolls-Royce Phantom Series I, 1927 Diversi sulla scena, diversi nella vita, diversi sulla strada, ma sempre bellissimi e, naturalmente, elegantissimi. Fred Astaire aveva una passione particolare per le Rolls-Royce, passione maturata, pare, nei ruggenti anni Venti, quando incantava la scena teatrale newyorkese e londinese in coppia con la sorella Adele. È il 1925 quando Astaire decide di comprare la nuova Phantom, ma dovrà aspettare il successo di “Funny Face” (1928) per poterne ordinare una del 1927 (iperbolico il prezzo: 22mila sterline), costruita da Hooper & Company. Un gioiello in un raffinatissimo verde bottiglia denominato “Brewster Green”, con scomparto aperto e separato per lo “chaffeur”. Nessun vero gentleman, del resto, siederebbe mai al volante della propria vettura. Nel 1932, al rientro a New York, il “Fantasma” finirà nelle capaci mani di J.S. Inskip – uno dei più prestigiosi carrozzieri della grande mela - per una personalizzazione in stile Art Déco: monogrammi “A” sulle portiere, maniglie stilizzate, parafanghi anteriori più ampi, indicatori di direzione a freccia alettata. All’interno, tra le altre cose, applique porta-fiori, uno specchio portatile, una spazzola, una fiaschetta per “brindare” e uno speciale tubo per dare istruzioni all’autista. Un raro baule Louis Vuitton è, invece, posizionato all’esterno, alle spalle del divano posterio-

re: un vero e proprio sofà verde acqua, con tanto di braccioli e cuscini. Dentro il baule, il necessaire per un grande artista, protagonista nella vita dell’alta società: cappello a cilindro, bastone, papillon bianco, scatole per polsini e colletti, sciarpa di seta, scarpe da ballo e da tip-tap, binocolo per il teatro, ma anche un set da picnic, con tanto di thermos, racchetta da tennis, mazza da cricket e mazze da golf. Del resto, chi può sapere cosa ci riserverà la giornata. Duesenberg Coupé Convertibile Model J, 1929 Meno imperiale, più luminosa, ariosa e sportiva ma altrettanto bella è, invece, la favorita di Ginger, una Duesenberg Coupé decappotabile Model J del 1929, bianco-latte. Una linea che – rispetto alla Phantom di Astaire – sembra arrivare direttamente dal futuro, tanto che, per certi versi, le sue linee morbide e arrotondate fanno venire in mente qualcuno di quegli hotrod che furoreggeranno tra la fine degli anni Cinquanta e i primi anni Sessanta. Intorno agli anni Trenta, le Duesenberg sono tra le luxury preferite delle star di Hollywood. Non a caso vere e proprie icone del grande schermo come Clark Gable, Gary Cooper e Tyrone Power ne hanno una. Quella di Ginger Rogers però – visibile anche nel film “Cerco il mio amore”, 1933: il secondo girato insieme a Fred Astaire), è la prima carrozzata Murphy e presenta, tra le altre meraviglie, un’innovativa capote a scomparsa. Costruita in soli 481 esemplari, la Model J ha trazione posteriore, tre marce, un motore di 6.876cc. con 265 cavalli in grado di spingere i suoi 2.400 chili a quasi 190 chilometri all’ora. Il fascino del design è alimentato dalle affascinanti linee posteriori, modulate in modo da dare quasi l’impressione che si tratti di un frontale alternativo, come se questo magnifico coupé potesse essere guidato in entrambe le direzioni, a seconda dell’umore del suo proprietario. Un omaggio dei sorprendenti designer di Murphy alla leggerezza e all’eleganza con la quale l’affascinante Ginger sapeva piroettare? Una cosa è certa: entrambe avevano grazia, eleganza e fascino di chi non segue le mode, ma le detta. “La cosa più importante nella vita – ripeteva Ginger Rogers – è donare qualcosa. Le qualità che posso offrire sono divertimento, gioia e felicità. Questo è il mio dono”. A guardarle bene, non c’è dubbio che sia la Rolls che la Duesemberg facciano più che dignitosamente la loro parte.

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INNOVAZIONE I MOTORI I LIFESTYLE

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Nuova serie • Anno 2 • Numero 12 • Novembre 2017 • €3,00

PUBBLICATO SUL NUMERO 12 - NOVEMBRE 2017

COVER STORY SMART CITY

La nuova alleanza. Auto a zero emissioni e città, comincia un’altra era. Con modelli come la Nissan Leaf che possono restituire energia alla rete elettrica urbana.

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AUTO STORICA, IN SCENA UNA PASSIONE CHE PARLA ITALIANO


PATRIZIA LICATA ■ OSLO – L automobile e le città non si sono mai amate tanto. Se i veicoli a benzina e diesel si sono trasformati da simbolo di progresso e libertà a emblema di traffico e smog, i veicoli di ultima generazione, connessi a internet e alimentati da energia elettrica, hanno aperto una nuova era in cui l auto si allea alle amministrazioni urbane per migliorare la qualità

della vita e integrare nuovi servizi. L evento Nissan Futures 3.0 “Oltre l auto” – organizzato nella ex centrale elettrica di Doga – ha messo in mostra proprio il concetto di mobilità connessa, elettrificata e intelligente su cui i top manager di Yokohama puntano da quasi dieci anni. La Nissan ha svelato a Oslo, capitale del paese dove le auto elettriche hanno superato quest anno il 40% delle nuove immatricolazioni,

la berlina Leaf nella versione speciale “2.Zero”, con una autonomia fino a 378 chilometri, più funzionalità di automazione e equipaggiabile con tecnologia di ricarica bidirezionale che permette di restituire l energia dall auto alla rete elettrica. La visione di Nissan è di andare “oltre l auto” per coinvolgere l intero ecosistema cittadino alimentato dall energia elettrica: il flusso può passare da un dispositivo all altro a

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Nell’era dello sharing anche l’energia può essere condivisa con un vantaggio per tutti

seconda del bisogno e, se l auto è ferma, la batteria alimenta la casa o l ufficio o ridà energia alla rete. Le aziende elettriche e le città ringraziano, perché si scongiurano i cali di tensione e le interruzioni della fornitura, ma anche l utente finale ci guadagna. Il programma di ricarica gratuita basato sulla tecnologia di carica bidirezionale Nissan è già stato testato in Danimarca (in collaborazione con Enel) e ha permesso ai clienti delle flotte di ricaricare le auto e i van elettrici a costo zero: ba-

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sta comprare e installare l apposito caricatore e, quando il veicolo non è in uso, restituire energia alla rete. I clienti domestici C è un opportunità simile anche per i clienti domestici: il nuovo modello del sistema di stoccaggio xStorage (sviluppato con la britannica Eaton) “raccoglie” l energia generata dai pannelli solari della casa e ricarica il veicolo. La precedente versione di xStorage ha venduto oltre 1.000 unità in Europa in tre mesi e con la nuova versione Nissan prevede di raggiungere 5.000 unità entro la fine di marzo 2018 e 100.000 unità entro la fine dell anno fiscale 2020. Sono numeri che il gruppo giapponese raggiungerà alleandosi con le aziende elettriche: in Gran Bretagna ha stretto un accordo con Ovo Energy, i cui clienti possono acquistare xStorage a prezzi scontati e, in cambio della restituzione di energia alla rete, rice-

vono fino a 350 sterline l anno (circa 400 euro); ora Nissan sta trattando con altre utility per portare lo stesso programma in altri paesi. Nell era dello sharing in cui sempre più utenti scelgono i servizi di condivisione delle auto elettriche per ridurre traffico e inquinamento, anche l energia può essere messa a fattor comune con un vantaggio per tutti. È lo stesso principio che porta a scambiare le informazioni: i veicoli di nuova generazione, essendo connessi a Internet, funzionano anche da “centrale” di invio e ricezione di dati. Aspetto che ci permette di accedere alla musica e ai social network, di comunicare con la casa automobilistica o la società assicuratrice oppure di ricevere le comunicazioni delle amministrazioni cittadine che ci informano su traffico, strade chiuse, manifestazioni, parcheggi disponibili o condizioni meteo. Un ennesimo tassello nel complesso mosaico della smart city di domani.




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