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Supplemento settimanale a l’Automobile.
INNOVAZIONE I MOTORI I LIFESTYLE
Settimanale digitale • Anno 2 • Numero 55 • 28/9/2018
Terra dei motori. PAOLO BORGOGNONE ■ Dopo quello di Sanremo nasce in Italia un nuovo Festival. Andrà in scena per la prima volta tra il 16 e il 19 maggio del 2019 e si chiamerà “Motor show – Festival Terra dei motori”. Il nuovo appuntamento prenderà il posto dello storico evento di Bologna che dirà addio – dopo una onorata carriera di 42 anni – ai padiglioni del quartiere fieristico del capoluogo emiliano e si sposterà di qualche chilometro più a nord lungo la via Emilia fino a Modena. L annuncio del nuovo festival, dove il rombo dei motori – e il sottile
fischio delle elettriche – prenderanno il posto delle sette note, ci è sembrata l occasione giusta per accompagnare i nostri lettori in un viaggio che dal capoluogo, dove abita la Ducati, la rossa a due ruote, ci porta fino alla “piccola città” – come la chiamava Francesco Guccini in una sua nostalgica canzone dedicata a Modena – all ombra della millenaria Torre della Ghirlandina. Passando per le strade dove si respira aria di lusso, sport, creatività, ingegno e coraggio imprenditoriale, dagli stabilimenti Ferrari di Maranello fino a quelli di Maserati e Lamborghini, esempi di genio italiano conosciuti, apprezzati, amati e imitati in tutto il mondo.
TORINO 01-05 OTTOBRE
FUTURE MOBILITY EXPOFORUM NON ASPETTATE DOMANI PER LA MOBILITÀ DI DOMANI
03-04 ottobre Due giornate con un ricco programma di convegni e workshop affiancati dall’esposizione di prodotti e servizi di aziende leader nel settore. I FOCUS: # Sustainable & Intelligent Vehicle # Mobility Access and Services # New Urban Mobility # Smart & Sustainable Logistic # SmartRoad & Infrastructures
• Expoforum 03-04 0ttobre • Showcase 01-02-05 Ottobre • Dinner 03 Ottobre
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ORGANIZZATO DA:
PAESE
AUTO E MOTO
Il Motor Show diventa Festival - Terra dei motori.
Tutti a Modena, aspettando Ferrari.
REDAZIONE
EDOARDO NASTRI
■ Addio Motor show. Benvenuto Motor Show Festival – Terra dei Motori. Dopo 42 anni l evento bolognese che catalizzava l attenzione di appassionati e costruttori chiude definitivamente i battenti e cambia pelle. Il nuovo appuntamento – oltre ad assumere il nuovo nome – non sarà più nel quartiere fieristico all ombra delle due torri ma si sposterà a Modena, dove si aprirà all città diventando un evento diffuso che coinvolgerà sia la pista di Marzaglia che alcuni poli museali della zona dedicati all auto, come quelli di Ferrari e Lamborghini. Nuova anche la data: al posto del gelo di dicembre ad accogliere i visitatori sarà la primavera con appuntamento fissato per la prima edizione dal 16 al 19 maggio 2019.
■ La notizia del trasferimento del Motor Show da Bologna a Modena sottolinea per l’ennesima volta la poca attrattiva che ormai hanno queste forme espositive per il pubblico. Come insegna ciò che accade a Torino con Parco Valentino, salone gratuito e diffuso che si svolge all’aperto nel più bel parco della città: oggi a vincere sono eventi snelli e fruibili e il nuovo salone modenese si vuole liberamente ispirare a quelli. Certo, i partecipanti contano parecchio sulla buona riuscita della kermesse, tanto che il sindaco di Modena, Gian Carlo Muzzarelli, ha chiamato in causa direttamente Ferrari: “I costruttori che abbiamo interpellato si sono detti entusiasti e sarei felice se le prime cinque aziende del settore collaborassero. Sono sicuro che se Ferrari si muoverà anche gli altri aderiranno”.
Scelta definitiva La notizia era già nell aria ma è stata confermata in una conferenza stampa a cui hanno partecipato il direttore di Bologna Fiere Antonio Bruzzone e il sindaco di Modena Gian Carlo Muzzarelli. Proprio Bruzzone ha spiegato che le scelta di spostarsi nella città della Ghirlandina e di cambiare stagione è definitiva e punta a restaurare il Motor Show emiliano come il principale appuntamento del suo genere in Italia. “Avevamo una decina di Case automobilistiche che avevano già aderito al prossimo appuntamento di Bologna e tra queste Fca. Vedremo cosa decideranno di fare ora”. Dal canto suo il primo cittadino di Modena, Muzzarelli ha chiarito: “I costruttori che abbiamo interpellato si sono detti entusiasti e sarei felice se le prime cinque aziende del settore collaborassero. Sono sicuro che se Ferrari si muoverà anche gli altri aderiranno”. 4
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· 28 Settembre 2018
Trasformazione Rossa Insomma, per il Motor Show tutto cambia e si trasforma, proprio come per la Ferrari. Il piano industriale 2018-2022, presentato il 18 settembre dal nuovo ceo Louis Camilleri, prevede l’uscita di 15 nuovi modelli, di cui il 60% sarà ibrido, nei prossimi quattro anni. Nel 2022, in ritardo rispetto al 2020 prospettato da Sergio Marchionne, verrà presentata una “Ferrari a ruote alte” che dovrebbe contribuire in maniera importante a dare una spinta ai volumi e quindi ai ricavi. La Monza Intanto a Maranello è stata presentata la Monza. 500 esemplari super esclusivi disponibili in configurazione a uno o due posti, che assomigliano nelle forme più a un esercizio
di stile che a un’auto vera. I dati dichiarati smentiscono le sensazioni. 0/100 chilometri all’ora in 2”9 e 0/200 in 7”9, con velocità di punta superiore ai 300 orari. Ferrari dovrà andare forte proprio come la Monza. Tutto cambia, come vuole fare il Motor Show.
BUSINESS
Maserati corre in salita. SAMUELE MARIA TREMIGLIOZZI
140mila vetture in tutto il mondo. Complice una gamma “attempata” e ridotta a soli 3 modelli: la Maserati Gran Turismo (nelle declinazioni coupé e cabrio) e la quinta generazione della Quattroporte, che quell anno – l ultimo – spegneva la sua nona candeline. La situazione migliora velocemente grazie all introduzione nel listino di Ghibli (2014) e Levante (2016): le unità immatricolate raggiungono quota 50mila nel 2017, +700% rispetto i risultati di 5 anni prima. Nei piani di Fiat Chrysler, il marchio dovrebbe vendere oltre 100mila unità nel 2022, obiettivo legato al rinnovo dell attuale gamma e al lancio di un nuovo suv di segmento D, per sfidare la Porsche Macan. Il 2018 sembra però contraddire queste previsioni. In Italia, nel primo semestre dell anno, il costruttore modenese ha immatricolato 1.475 unità, il 13,5% in meno rispetto allo stesso periodo del 2017. In Europa, sempre da gennaio a giugno, Maserati ha targato nel Vecchio continente circa 4.800 veicoli, contro i 6.100 del primo semestre 2017, un calo di oltre il 21%. Cina e Stati Uniti, entrambi mercati chiave della casa emiliana, confermano la crisi: nei primi sei mesi dell anno -24,7% negli Usa e -48,1% nel paese asiatico. I profitti seguono l andamento delle consegne: Maserati ha chiuso il primo semestre 2018 con una variazione negativa nei ricavi del 34,6%, 1,3 miliardi contro i 2,02 della prima metà del 2017.
AUTO E MOTO
■ Il Motor Show di Bologna vuole trasferirsi a Modena, casa della Maserati e capitale della Motor Valley italiana. Ma come sta il marchio del Tridente? Non tanto bene. Sono tempi duri per il costruttore emiliano che ora più che mai deve guardare oltre le glorie del passato e concentrarsi sugli obiettivi futuri: sostenibilità economica, internazionalizzazione ed elettrificazione.
Lamborghini cresce e si elettrifica. GIOVANNI BARBERO
Investimenti e nuovi modelli Entro il 2022 Fiat Chrysler ha promesso investimenti per oltre 9 miliardi di euro per realizzare 12 nuove soluzioni elettrificate a sostituzione delle motorizzazioni tradizionali, in particolare quelle alimentate a gasolio. Si tratterà di sistemi con tecnologia mild-hybrid (Mhev) e ibrida plug-in (Phev). Il processo interesserà anche le sportive del Tridente: tra i 6 nuovi lanci a marchio Maserati attesi per il 2022, anche l erede della Gran Turismo, la Alfieri, già presentata sotto le vesti di prototipo in occasione del Salone di Ginevra del 2014. La nuova proposta del costruttore modenese debutterà con una motorizzazione inedita, completamente a batteria per sfidare le Tesla di Elon Musk e la Porsche Taycan prevista per il 2019. L’importanza dei volumi Nel 2012 Maserati ha conosciuto un grande rilancio. Allora immatricolava globalmente poco meno di 6mila unità, il 4% di quanto faceva Porsche, che all epoca targava più di
■ La Motor Valley emiliana passa (anche) per Lamborghini. La casa di Sant Agata Bolognese sta raccogliendo i frutti degli investimenti fatti per incrementare la gamma prodotto, in particolare per lo sviluppo del suv Urus: nei primi sei mesi del 2018 le consegne hanno raggiunto le 2.327 unità, 28 Settembre 2018 ·
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registrando un aumento dell’11% rispetto allo stesso periodo dell anno precedente. La crescita semestrale non tiene però ancora conto delle vendite della nuova suv, dato che le prime Urus sono state consegnate nel mese di luglio. Quindi il merito di questa crescita è da attribuire alle sportive Huracàn e Aventador. L’obiettivo è raddoppiare i volumi di vendita entro il 2019. Gli investimenti hanno riguardato l’ampliamento del sito produttivo: si è passati in 12 mesi da 80 a 160mila metri quadrati con 500 nuove assunzioni. Alla fine di quest’anno sarà inaugurato un nuovo reparto dedicato alla verniciatura che porterà altri nuovi posti di lavoro. Ibride ed elettriche Come Ferrari, il costruttore di Sant’Agata pensa all’ibrido per il futuro: sia con la Urus plug-in, che arriverà nel 2020, sia sviluppando nuovi motori con sistemi ausiliari di potenza a batterie, utili ad aumentare le prestazioni delle vetture. L’amministratore delegato Stefano Domenicali non esclude che potrà esserci in futuro anche una Lamborghini elettrica, tanto che prima dell’estate è stato aperto un gruppo di ricerca per lo sviluppo di una supercar con la spina. Un indizio? Tutte le Case anticipano il futuro attraverso le concept car: l’ultimo prototipo Lamborghini – la Terzo Millennio – realizzata con il Massachussetts Institute of Technology è completamente elettrica.
LIFESTYLE
Panini, il tempio Maserati. VALERIO ANTONINI
■ Dalle figurine famose in tutto il mondo alle Maserati più rare. Passando anche per la produzione del prodotto alimentare forse più noto della zona a nord di Bologna, il parmigiano reggiano. C è tanta Modena nella vita di Um6
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· 28 Settembre 2018
berto Panini, imprenditore emiliano che – insieme ai fratelli Giuseppe, Benito e Cosimo – ideò nel 1964 le omonime collezioni di quelle figurine che hanno fatto innamorare migliaia di bambini. Panini è stato anche il fondatore del museo – presso la sua fattoria biologica alle porte della città – nel quale sono raccolte alcune delle eccellenze italiane del settore automobilistico. Meglio che rottamare La fortuna economica accumulata grazie all impero delle figurine ha permesso al facoltoso ingegnere – esperto nell’uso di macchinari tipografici – di avverare uno dei suoi sogni: collezionare auto d’epoca spesso rare o introvabili. In particolare (ma non solo) Maserati, marchio che amava soprattutto in quanto simbolo – insieme a Ferrari e Lamborghini – della sua città, Modena, il tempio italiano dei motori. La passione lo spinse anche a spendere più di 5 milioni di euro per aggiudicarsi all’asta un solo modello, la Maserati 300S s/n 3053 del 1955, acquistata nel 2013 poco prima di venire a mancare all’età di 83 anni. Appena in tempo per consegnare alla storia un’altra vettura senza tempo. Appena in tempo Quando il marchio Maserati venne ceduto al gruppo Fiat – all inizio del anni 90 – i nuovi investitori volevano disfarsi delle vecchie auto rimaste in fabbrica. Visto che non c erano compratori interessati Umberto Panini si fece avanti e le acquistò tutte insieme. Gran parte delle rarissime vetture d’epoca che oggi possiamo ammirare nel museo che porta il suo nome stavano per essere rottamate. La monoposto di Nuvolari Tra i gioielli esposti spicca l’indimenticabile Maserati 6C 34 a sei cilindri di Tazio Nuvolari che, nel lontano 1933, lasciò la scuderia Ferrari per mettersi in proprio vincendo i Gran Premi di Modena e Napoli. L’esemplare ha raggiunto oggi un valore inestimabile. Camminare per il museo significa ripercorrere una gran parte della storia del motorismo, sportivo e non, del nostro paese. Tra le altre spiccano una 420M Eldorado con cui Sir Stirling Moss corse la 500 miglia di Monza oppure la 250 F che ha visto sedersi al volante una leggenda come Juan Manuel Fangio. Tra le altre Maserati presenti nelle sale una A6G 54 – capace di raggiungere i 210 chilometri orari – una 3.500 GT del 1957 e poi una Mistral del 1963. Non manca un concept con la Tipo 61 Drogo al fianco di altri capolavori come la Bora disegnata da Giugiaro o la A6 GCS 53 berlinetta, uscita dalla matita di Pininfarina. Museo aperto al pubblico Le auto sono attualmente esposte al Museo Collezione Panini, in una sala aperta al pubblico presso la “Bio Hombre” azienda agroalimentare di famiglia gestita da Matteo Panini, figlio di Umberto. Qui è possibile vedere dia vicino oltre 40 vetture (più della metà Maserati) 60 moto (non molti sanno che il marchio modenese ne ha prodotte alcune che sono esposte proprio qui) e 20 trattori. Suggestiva la galleria panoramica del primo piano da cui le spettacolari auto al piano terra si possono ammirare anche dall’alto. Il museo si trova a via Corletto Sud, 320, Modena. Ingresso, su prenotazione, da marzo a ottobre dalle 9.00 alle 12.30 e dalle 14.30 alle 18.
PAESE
Modena, laboratorio del futuro. MARINA FANARA
Futuro connesso, autonomo e green “Veicoli autonomi, connessi e pure elettrici: questa è la mobilità del futuro”, sottolinea Michele Dell Orco, sottosegretario Infrastrutture e trasporti, “un futuro nel quale il cittadino non avrà neppure bisogno di una patente e, forse, neppure di un auto di proprietà o, per lo meno, una famiglia di più persone non sentirà più la necessità di disporre di una macchina a testa per potersi muovere”. “Mobilità pulita, innovazione, maggiore interconnessione e sicurezza: sono queste le parole chiave del nostro mandato di governo come ministero Infrastrutture e trasporti”, ha concluso il sottosegretario, “siamo orgogliosi di poter supportare questo progetto che rivoluzionerà le città, a partire da Modena che diventa un campo sperimentale a cielo aperto e, quindi, smart city del futuro”. Il progetto Masa è stato presentato nell ambito di “Modena Smart Life 2018”, la rassegna, giunta alla terza edizione, che si tiene dal 28 al 30 settembre, per parlare di “rivoluzione digitale” e del suo impatto su tutti gli aspetti della vita quotidiana di ognuno di noi, mobilità compresa.
AUTO E MOTO
■ Si chiama Masa, ovvero “Modena automotive smart area”: un progetto che trasformerà la città nel primo laboratorio urbano nazionale a cielo aperto per la ricerca, sperimentazione e certificazione delle tecnologie sulla guida autonoma e connessa con le infrastrutture cittadine. Progetto smart Masa è frutto di un protocollo d intesa siglato tra Università degli studi di Modena e Reggio Emilia (Unimore), comune di Modena e Fondazione Democenter, con la collaborazione del ministero Infrastrutture e trasporti e il supporto della regione Emilia Romagna. All iniziativa è stata dedicata una giornata ad hoc dal tema “Smart road: the digital revolution”, durante la quale è stato fatto il punto sui progressi finora raggiunti e sulle opportunità offerte dalle tecnologie per lo sviluppo delle strade e delle auto intelligenti. Come cambiano le città “La guida autonoma e connessa avrà un grosso impatto in termini di sicurezza”, spiega Francesco Leali, docente di Metodi di progettazione per l ingegneria industriale dell Unimore, “ma il valore aggiunto sarà anche quello di offrire al cittadino-automobilista una serie di servizi essenziali tra cui il parcheggio automatico e lo scambio di informazioni con tutte le strutture urbane preposte alla gestione della città, utile sia al cittadino stesso che alle istituzioni locali”. Prendiamo, per esempio, il delicato tema della manutenzione delle strade: “in tal senso”, spiega Leali, “i veicoli connessi con le infrastrutture potranno essere utilizzati come dei grandi sensori che raccolgono informazioni e poi le scambiano con il sistema cittadino e permettendo, quindi, alle minucipalità di intervenire dove serve”.
La Ducati Monster 1200 fa 25 anni. ANTONIO VITILLO ■ La Motor Valley italiana – quella terra magica tra Bologna e Modena che ospiterà il nuovo Motor Show nella primavera del 2019 – ha anche il potere di produrre moto “non più disponibili” ancor prima della loro uscita sul mercato. La Ducati Monster 1200 25° Anniversario, modello celebrativo della prima Monster del 1993, è “sold out” già dalla fase di ordinazione, anche se sarebbe dovuta andare sotto i fari dei Ducati Store in settembre. Moto tricolore Prodotta in tiratura limitata a 500 pezzi, la versione 25° Anniversario è evocativa di quel primo tipo di Monster che ebbe il merito di introdurre un nuovo segmento di mercato, quello delle “naked sportive”. Da allora, di Monster ne sono state vendute 325mila,nel corso di venticinque anni di vita in cui si sono avvicendate più cilindrate e versioni. L’ultima è riconoscibile per la livrea tricolore, che si ispira ad un precedente modello, l’S4RS Testastretta Tricolore del 2008. Oro puro Tecnologicamente evoluta, la 1200 25° Anniversario è equipaggiata dell’ultimo Testastretta 11° DS, in grado di esprimere 147 cavalli a 9.250 giri/minuto ed una coppia motrice di 124 newtonmetri a 7.750 giri. Il tipico telaio a 28 Settembre 2018 ·
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station wagon – che eredita la piattaforma e lo stile di A7 e A8 – offre ancora più comfort unito a maggiore dinamismo e sportività.
traliccio ha i tubi in acciaio verniciati in oro, come i cerchi forgiati Marchesini, che hanno le razze a W. La forcella e l unità ammortizzante posteriore, elemento associato al forcellone monobraccio, sono a marchio Ohlins, entrambi completamente regolabili; anche l’ammortizzatore di sterzo è della casa svedese. L’impianto frenante Brembo promette decelerazioni rapide e sicure, se si considerano le pinze monoblocco M50 e i dischi di generoso diametro, 330 millimetri per i due anteriori, 245 il posteriore. Impreziosita da molti particolari ricavati dal pieno, ad esempio gli specchietti retrovisori o il tappo del serbatoio, ha le leve al manubrio snodate in alluminio, mentre altri particolari sono stati formati in resistente e leggera fibra di carbonio, come i parafanghi e il paracalore dello scarico. Elettronica al top Il pacchetto elettronico conta tre diversi “Riding Mode”, oltre all’unità inerziale, al “Cornering Abs” Bosch e al controllo d’impennata. Anche la trazione è controllata elettronicamente. Il Ducati Quick Shift permette cambiate rapide senza tirare la frizione. Il cruscotto TFT è a colori. Nuova la Monster 1200 25° Anniversario sarebbe costata 19.900 Euro. Ormai non si può che aspettare che qualcuno la rivenda usata. Probabilmente ad un prezzo più alto.
AUTO E MOTO
Diesel ibrido per la nuova Audi A6 Avant. VALERIO ANTONINI ■ TRIESTE – Audi lancia A6 Avant, quinta generazione della famigliare medio-grande della Casa tedesca. La 8
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· 28 Settembre 2018
Solo mild-hybrid diesel Abbiamo provato l’Audi A6 Avant nella versione 50 Tdi diesel 3.0 litri, V6 da 286 cavalli. Il marchio tedesco, pur confermando il programma di elettrificazione della gamma – 20 modelli di cui 12 solo a batteria entro il 2025 – promette di dare nuova vita ai motori a gasolio. La vettura, al momento del lancio, dispone esclusivamente di sistemi mild-hybrid abbinati a motori diesel 4 o 6 cilindri, da 2.0 o 3.0 litri, con cambio automatico S tronic o tiptronic. La tecnologia, che unisce un motore a combustione a una o più unità elettriche, aiuta a ridurre i consumi dello 0,7% ogni 100 chilometri grazie a batterie da 12 o 48 volt. Il sistema permette l’omologazione Euro 6D-Temp che sarà obbligatoria su tutte le vetture vendute da settembre 2019. Agile come una A3 La famigliare conserva le dimensioni (quasi 5 metri di lunghezza) e la capacità del vano bagagli (1.680 litri) della versione precedente. Il passo più lungo di 12 millimetri (sfiora quasi i 3 metri) ha permesso invece di aumentare la profondità dell’abitacolo (21 millimetri) e lo spazio sopra la testa dei passeggeri (14 millimetri). L’Audi A6 Avant è più agile grazie anche allo sterzo integrale dinamico che arriva fino ad un raggio di curvatura di un metro, al pari della più piccola A3 Sportback. L’auto dispone anche di sospensioni pneumatiche adattive, che si regolano in altezza in base alle condizioni del manto stradale. Adas e visuale panoramica L’Audi A6 Avant è dotata di 39 sistemi di assistenza alla guida, gli stessi equipaggiati sull’ammiraglia A8 tranne quello che riduce automaticamente l’entità dell’impatto laterale. Un grande display touch-screen sulla plancia permette di visualizzare a 360 gradi ciò che viene rilevato intorno al veicolo da 24 sensori perimetrali e due telecamere. Il prezzo della vettura provata – la 50Tdi da 286 cavalli – è di 64.500 euro. L’Audi A6 Avant è anche offerta nella versione 40 Tdi diesel mild-hybrid 2.0 litri da 214 cavalli a partire da 56.250 euro.
AUTO E MOTO
centrale, prima assente. Per i sedili è stata utilizzata una schiuma uretanica a elevato smorzamento.
Mazda CX-3 corre a gasolio.
Su strada Abbiamo provato la CX-3 con il nuovo 1.8 diesel abbinato alla trazione anteriore sulle strade che si snodano intorno alla città di Malaga. Il motore gira bene anche ai bassi regimi grazie alla coppia massima disponibile già a 1.600 giri. Su strada ha un comportamento sincero e confortevole, grazie alle dimensioni compatte si muove bene tra le curve e in città. Un piccolo neo è il raggio di sterzata un po’ ampio, influenzato anche dall’alloggiamento del motore in posizione longitudinale.
EDOARDO NASTRI
Tecnologia e Adas Il sistema multimediale è rimasto lo stesso. Al centro della plancia spicca il display da 7 pollici da cui è possibile gestire tutte le funzioni dell’infotainment. Sotto, si trova il climatizzatore che si comanda attraverso comodi pulsanti fisici. Due le novità per quanto riguarda i sistemi di assistenza alla guida: debuttano l’adaptive Cruise Control e la frenata automatica di emergenza con una telecamera in grado di riconoscere pedoni e ostacoli.
■ MALAGA – Per la Mazda CX-3 è arrivato il momento di un restyling di metà carriera. Leggero nel look, più sostanziale per ciò che concerne l’offerta dei propulsori. In un momento in cui molte amministrazioni delle città europee sembrano voler bandire il diesel, con conseguenza diretta sui mercati (-15,5% di diesel solo nel secondo trimestre del 2018), il costruttore giapponese propone il nuovo motore a gasolio Skyactiv-D 1.8 da 115 cavalli, offerto insieme alla trazione anteriore o integrale. “Crediamo fortemente in un diesel brillante, pulito e conveniente. Nel nostro percorso di crescita abbiamo sempre dato importanza anche alle motorizzazioni diesel. Nel 2021 lanceremo la nuova generazione dello Skyactiv-D che rispetterà normative ancora più stringenti”, ci spiega Roberto Pietrantonio, capo di Mazda Italia. Non mancano tuttavia le novità elettriche: nel 2020 debutterà la prima elettrica pura di Mazda, che sarà disponibile anche con l’opzione di un range extender a motore rotativo. “Sarà costruita su una nuova piattaforma urbana”, conclude Pietrantonio. A inizio 2019 partirà l’ibridizzazione della gamma, non tradizionale, se così si può dire, ma attraverso l utilizzo del mild hybrid.
Motori, allestimenti e prezzo Snella la gamma di motori e allestimenti. È possibile acquistare la CX-3 con un propulsore a benzina 2.0 da 120 o 150 cavalli, quest’ultimo disponibile solo con la trazione integrale, o con il nuovo diesel 1.8 da 115 cavalli, a due o quattro ruote motrici. Tutta la gamma è ordinabile con trasmissione automatica o manuale, entrambe a sei rapporti. Quattro gli allestimenti: Evolve, Business, Executive, ed Exceed. Prezzo a partire da 21.470 euro.
AUTO E MOTO
Porsche, diesel addio. GIOVANNI BARBERO
Leggere modifiche estetiche L’aggiornamento della crossover CX-3 ha portato con sé anche piccole modifiche estetiche. La griglia anteriore è stata ridisegnata secondo la filosofia stilistica del marchio “Kodo”. Ora presenta alcune alette parallele che comprendono due livelli di diverso spessore. Ne guadagna il look che acquista una maggiore profondità tridimensionale. Nuovi anche i cerchi da 18 pollici e le finiture in nero lucido. All’interno le novità includono il freno di stazionamento elettrico, che ha permesso l’installazione del bracciolo 28 Settembre 2018 ·
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■ Porsche abbandona il diesel. La casa di Stoccarda ha comunicato che non offrirà più motori a gasolio per nessuna vettura della sua gamma. I motivi della decisione sono molteplici, senza dubbio ha influito la flessione di richiesta dei veicoli diesel e la crescita costante di interesse verso le motorizzazioni ibride. Bisogna inoltre sottolineare che il costruttore aveva sospeso la produzione di versioni a gasolio già da febbraio 2018, anche per problematiche legate al dieselgate. Le hybrid Porsche stanno riscuotendo un discreto successo: i dati del parco circolante ci dicono che il 63% delle Panamera in Europa sono a propulsione benzina/elettrica. 6 miliardi per l’elettrificazione Secondo il ceo di Porsche Oliver Blume l’abbandono del diesel costituirebbe una sorta di ritorno al passato, nel rispetto della tradizione del marchio. “Non si tratta di demonizzare il diesel, né di trascurare i clienti che hanno comprato modelli Porsche a gasolio” ha spiegato in una breve nota. La casa di Stoccarda punta su sportività e elettrificazione. All’inizio di quest’anno Blume ha annunciato l’investimento di oltre 6 miliardi di euro entro il 2022 per l’elettrificazione della gamma. Il focus dell’investimento sarebbe dedicato allo sviluppo di vetture ibride ricaricabili ed elettriche pure. Il prossimo anno debutterà la auto completamente a batterie della storia del marchio: la Porsche Taycan, derivata dalla concept car Mission-E. 500 chilometri di autonomia e 3.5 secondi da 0 a 100: una vera Porsche.
AUTO E MOTO
3008 e 508, le Peugeot ibride.
50 chilometri in modalità completamente elettrica, che in Peugeot si chiama Zev. La velocità massima raggiungibile con il solo utilizzo delle batterie è di 135 chilometri orari. Futuro a batterie Le nuove motorizzazioni rientrano nel programma di elettrificazione del gruppo Psa che prevede che ogni modello dei marchi del gruppo sarà disponibile in versione elettrica o ibrida dal 2019. Entro il 2021 verranno lanciati 8 veicoli ibridi plug-in e 7 elettrici.
INNOVAZIONE
Skoda, sempre più Connect. ELISA MALOMO
EDOARDO NASTRI ■ Peugeot ha svelato la sua gamma di motorizzazioni ibride ricaricabili che andranno a equipaggiare la suv 3008 e la 508 berlina e station wagon a partire dall’autunno del 2019. Sarà possibile scegliere tra due trazioni: Hybrid a due ruote motrici e Hybrid4 a quattro ruote motrici. Sotto il cofano ci sarà il 1.6 PureTech a benzina coadiuvato da uno o due motori elettrici. Il cambio è l’automatico e-EAT8 a otto rapporti tarato in maniera specifica per le plug-in. Le ruote posteriori della 3008 Hybrid4 sono mosse da un motore elettrico da 110 cavalli, portando la potenza complessiva della vettura a 300 cavalli. La potenza combinata della 508 a trazione anteriore è invece di 225 cavalli. Su entrambi i modelli la batteria agli ioni di Litio è posizionata sotto ai sedili posteriori. Le vetture possono percorrere, secondo le misurazioni derivate dal nuovo ciclo di omologazione Wltp, circa 10
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■ Sempre più connessi con Skoda. La compagnia ceca, dal 1991 di proprietà Volkswagen, collauda Skoda Connect, l’innovativo sistema di infotainment che agevola la sicurezza di chi guida e permette di monitorare la salute della propria auto anche da remoto. Numerose le soluzioni digitali per il cliente: dalla geolocalizzazione all’assistenza 24/7, dai servizi online ad un costante monitoraggio della vettura.
Sicuri e geolocalizzati L’applicazione Skoda Connect – il cui download è gratuito su tutti i dispositivi iOS e Android – permette di accedere ad alcune funzioni dell’auto attraverso lo smartphone, anche da remoto. Il Service Proattivo consente invece di monitorare lo stato di salute del veicolo e avverte quando si avvicina il momento di effettuare gli interventi preordinati di manutenzione. La piattaforma offre anche la chiamata d’emergenza che in caso di incidente si attiva o automaticamente o manualmente attraverso un modulo a tre pulsanti posto nell’abitacolo. È importante sapere che – in caso di sinistro – l’assistenza Skoda rileva solo i passeggeri che indossano la cintura di sicurezza obbligatoria. Inoltre, grazie alla connessione dati l’Infotainment Online consente di rimanere aggiornati su meteo, stazioni di rifornimento nelle vicinanze, news e tanto altro ancora. L’auto trova il proprietario Con un semplice click il cliente potrà anche impostare altre funzionalità, come i limiti di velocità o memorizzare gli itinerari effettuati più spesso e sincronizzare anche gli indirizzi salvati sul proprio dispositivo. Inoltre, grazie a Skoda Connect, se in un parcheggio affollato non si ritrova l’auto, sarà lei a trovare noi: basterà premere un tasto sullo smartphone e – se ci si trova in un raggio di 500 metri dal veicolo – si azioneranno clacson e luci di emergenza. La maggior parte delle funzionalità di Infotainment Online, come il navigatore Amundsen, si attiva sfruttando il piano tariffario della propria sim tramite hotspot wi-fi. Skoda, inoltre, offre gratis ai nuovi clienti una scheda Vodafone da 1GB in prova per 28 giorni gratis. Il pacchetto Care Connect è gratuito da 1 a 3 anni a seconda della versione scelta. Il Service Proattivo e la Chiamata d’emergenza resteranno gratuiti per 14 anni. L’Accesso Remoto è, invece, rinnovabile da parte del cliente. L’Infotainment Online è di serie della versione Executive di Karoq, Kodiaq, Octavia e Superb, mentre per il resto della gamma è gratuito il primo anno e poi rinnovabile.
AUTO E MOTO
Suzuki Jimny, fedele alla linea. MASSIMO TIBERI ■ Quattro generazioni di Suzuki Jimny e 2.850.000 unità prodotte dal 1970. Sempre uguale a se stessa la piccola 4x4 giapponese ha seguito la via degli aggiornamenti e delle modifiche, anche di qualche peso, ma non ha mai tradi-
to la sua formula costruttiva, che resta unica nel panorama delle off-road, quelle vere. E l’ultima nata segue senza compromessi la tradizione, concentrando in soli tre metri e mezzo di lunghezza caratteristiche che ne fanno un mezzo capace di affrontare i percorsi difficili alla stregua di molte icone della categoria, più grandi, più pesanti e impegnative, soprattutto molto più costose. Niente fronzoli L’aspetto esterno, accattivante e dall’ispirazione retrò, rende subito evidente la vocazione, con forme semplici e squadrate, vetrature ampie per un’ottima visibilità in ogni direzione, altezza minima da terra di 21 centimetri e sbalzi contenuti per angoli di attacco e di dosso funzionali all’uso fuoristrada. All’interno, niente fronzoli ma buona sostanza nei materiali, mentre l’abitabilità posteriore è limitata e il bagagliaio praticamente inesistente se si viaggia in quattro (ribaltando i sedili, però, si ottiene un discreto piano di carico ben livellato). Fra gli accessori, comunque, non manca neppure il navigatore, in evidenza sulla plancia, e tutti i comandi sono a portata di mano. Motore nuovo Sotto pelle, la Jimny conferma l’impostazione delle versioni precedenti, non concedendo nulla alle tendenze “permissive” di suv e crossover, per offrire quanto di più classico, ed efficace, nell’impiego gravoso: robusto telaio a traliccio, sospensioni ad assali rigidi, trazione integrale con l’anteriore inseribile, controllo elettronico di salita e discesa, cambio manuale a cinque marce, o automatico a quattro, con riduttore. D’altra parte, il nuovo motore 1.500 aspirato da 102 cavalli, molto elastico e meno assetato nei consumi del precedente 1.300, unito alla presenza dei sistemi di frenata automatica d’emergenza, lane keeping e riconoscimento dei segnali stradali, contribuisce a rendere l’ultima generazione della Jimny più adeguata ai tempi e in maggiore sintonia anche con i tragitti su strade normali. Nel prossimo futuro, inoltre, è previsto il lancio di una variante ibrida, segno ulteriore della vitalità di un modello al quale la Suzuki non vuole assolutamente rinunciare. Apprezzata sul mercato italiano, dove ne sono state vendute nel tempo 80.000, la 4x4 nipponica punta, come sempre, al doppio ruolo di veicolo per gli usi professionali e di compatta polivalente anticonformista dalle tentazioni premium. Nel nostro Paese viene infatti proposta solo in versione full optional (eccetto cambio automatico e verniciatura bicolore) al prezzo di 22.500 euro. 28 Settembre 2018 ·
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AUTO E MOTO
SERVIZIO
Harley FXDR 114, show in strada.
Leva del freno a mano addio?
ANTONIO VITILLO
VALERIO ANTONINI
■ Harley Davidson ha lanciato la FXDR 114, il decimo modello basato sulla nuova piattaforma Softail, la più recente delle 100 nuove moto che il marchio intende presentare entro il 2027. Si ispira alle moto per le gare “Drag”, quelle di accelerazione, ma è fondamentalmente una cruiser.
■ Un’analisi di mercato del blog CarGurus, portale creato dal fondatore di TripAdvisor, rivela che solo il 37% delle auto nuove ha ancora il classico freno a mano ad azionamento meccanico. La maggior parte di queste sono vetture economiche generaliste. Nel restante 63% dei veicoli venduti nel 2018 il freno a mano si attiva in modalità elettronica (Epb), spesso premendo un semplice pulsante. In altri casi, invece, si aziona anche ad auto ferma o spenta, disattivandosi poi automaticamente alla ripartenza.
Potente e leggera Ala FXDR 114 piace mostrare i muscoli. Il frontale è dinamico e insieme poderoso, grazie alla massiccia forcella a steli rovesciati, sopra la quale contrasta un piccolo cupolino; la strumentazione è digitale. Imponente è l’impianto di scarico due in uno, il cui terminale è all’apparenza più grosso per il contrasto che si crea con la coda tronca. La moto ha prestazioni inedite per la gamma Harley. Ciò grazie alla spinta del poderoso motore V-Twin Milwaukee-Eight di 114 pollici cubici – che è pari a 1.868 centimetri cubici – e all’abbondante uso di materiale composito per alleggerirla. Nata per correre La lega di alluminio utilizzata per il forcellone porta ad un risparmio di peso di 4,62 chili, il 43% in meno rispetto ad un’equivalente componente Softail. Associato all’utilizzo di cerchi in lega di alluminio forgiato, ciò significa un significativo miglioramento nella guida su strada. Le ruote sono di diametro 18 pollici al posteriore, di 19 avanti. Anche la sella e la struttura di coda, al contrario delle precedenti versioni in acciaio, sono in alluminio. Come lo sono diventati i parafanghi. Secondo David Latz, il Lead Product Manager di Harley-Davidson, “questa moto è uno spettacolo da guidare. È una power cruiser in grado di regalare piacere di guida e maneggevolezza”. Sei sono le colorazioni fra cui scegliere, il prezzo parte da 25.300 Euro. 12
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Funziona da fermo Addio quindi al sovrasterzo e ai giri a 360 gradi bloccando le ruote (cosa da non fare). I nuovi sistemi infatti non funzionano quando la vettura è in movimento. La ricerca ha rilevato che solo due costruttori, Dacia e Suzuki, montano un sistema tradizionale su tutta la gamma. Mentre Audi, Jaguar, Land Rover, Lexus, Mercedes e Porsche non hanno più alcun modello in vendita dotato di leva meccanica. Il trend, quindi, va verso la scomparsa definitiva di questo sistema di sicurezza che ha accompagnato la vita di tanti automobilisti per decenni. Ma, si sa, la tecnologia non rallenta mai. I vantaggi Il freno di stazionamento elettromeccanico consente di liberare spazio tra i sedili anteriori per realizzare porta oggetti vari e altre strumentazioni. Inoltre migliora la sicurezza anche in caso di frenata di emergenza (in caso di malfunzionamento dell’impianto frenante). Grazie alla funzionalità anti bloccaggio delle quattro ruote garantisce un arresto più sicuro rispetto ai sistemi con freno a mano convenzionale, che intervengono solamente sulle ruote posteriori.
I difetti Il freno di stazionamento elettromeccanico, a volte, non si è rivelato completamente affidabile e sicuro. In caso di malfunzionamenti, infatti, non c’è modo di ripararlo manualmente ma occorre intervenire sulla centralina elettronica. In passato è capitato a Volkswagen, costretta a emettere un richiamo per 134.000 vetture del Regno Unito, a causa di un difetto che ha interessato i modelli Golf, Touran, Tiguan e Passat. Anche Tesla ha richiamato 53.000 veicoli nel 2017 per gli stessi motivi. Stessa cosa è accaduta gli anni scorsi ad Audi, Renault e Toyota.
LIFESTYLE
Volvo e LifeGate: salviamo il mare. ROBERTO SPOSINI
c’è l’invisibile… Ossia la concentrazione di microplastiche, invisibili all’occhio ma che solo nel mar Mediterraneo è tra le più alte al mondo: 1,2 milioni per chilometro quadrato. Se non cambieremo stile di vita, nel 2050 nei nostri mari ci sarà più plastica che pesci. Volvo ha scelto, main partner italiano, di sostenere il progetto LifeGate PlasticLess, con l’obiettivo di raccogliere la plastica nel Mediterraneo posizionando in acqua speciali “cestini” (Seabin) che, attivi nei porti e nei circoli nautici h24, sono in grado di “inghiottire” fino a mezza tonnellata di plastica l’anno, incluse le microplastiche da 5 a 2 millimetri di diametro. Impegno quotidiano A settembre, grazie al supporto di Volvo Italia, sono stati posizionati tre nuovi dispositivi, nella marina di Varazze, Cattolica e Venezia. E l’obiettivo di LifeGate è quello di installarne il maggior numero possibile. Volvo aggiunge così un nuovo e concreto impegno a una lunga tradizione nella difesa dei mari. Dal sostegno alla campagna Clean seas promossa dalle Nazioni Unite alla Ocean Race, la regata oceanica che grazie all’impiego di speciali apparecchiature installate a bordo delle imbarcazioni monitora lo stato di salute dei mari. Insomma, in un mare di parole, finalmente un’azione concreta, “un esempio di come Volvo non si limiti a un’azione di sensibilizzazione, ma si impegni anche in iniziative che hanno un effetto reale a favore dell’ambiente”, ha commentato Michele Crisci, presidente di Volvo Car Italia.
PAESE
Seggiolini “salva bebè”: diventa legge. MARINA FANARA ■ L’annuncio è stato dato l’8 giugno scorso, nella Giornata mondiale degli oceani: Volvo Italia e LifeGate, il media network italiano noto per il suo impegno sui temi della sostenibilità, coalizzati per salvare il mare dalla plastica. Più plastica che pesci Il problema è grave e – quel che peggio – in buona parte invisibile. Ne sanno qualcosa gli attivisti di Sea Shepherd, che da tempo sono impegnati a difendere le specie marine e i mari in ogni angolo del pianeta. L’entità del problema? Trecento milioni di tonnellate di plastica prodotta ogni anno, di cui circa 8 milioni finiscono in mare, ormai trattati alla stregua di una discarica abusiva. Le enormi isole di plastica sono ormai visibili anche da Google Maps. Poi
■ Con il via libera del Senato, il provvedimento sui seggiolini dotati di dispositivi anti abbandono è diventato legge. Sarà obbligatorio montarli a bordo a partire dal 1° luglio 2019, per i bambini fino a 4 anni di età. Sanzioni ai trasgressori La nuova norma modifica l art. 172 del Codice della strada in materia di “Cinture di sicurezza e sistemi di ritenuta”, con l inserimento, tra i vari casi soggetti a sanzioni, anche di quello relativo all assenza di un dispositivo d allarme nel seggiolino. Ovvero, di un sistema in grado di “ricordare” sempre all adulto della presenza del bambino a bordo dopo che si è spento il motore. 28 Settembre 2018 ·
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“è stato raggiunto un traguardo molto importante, un gesto di alto senso civico, per evitare tragedie come quelle dei bambini morti in auto perché dimenticati dai genitori”.
Per chi non rispetta la regola è prevista una multa da 81 a 326 euro ma, in caso di recidiva nell arco di due anni, si rischia la sospensione della patente da 15 giorni a 2 mesi. Consenso unanime Il provvedimento, approvato in Senato praticamente all unanimità (261 voti favorevoli, nessuno contrario e un astenuto), era stato fortemente caldeggiato da Danilo Toninelli, ministro Infrastrutture e trasporti, che fin dal suo insediamento al dicastero di Porta Pia, lo ha definito “di assoluta priorità”. Ora che è diventato legge, il ministro ribadisce che
Aiuti alle famiglie La norma prevede anche sgravi fiscali per agevolare l acquisto dei nuovi dispositivi: “Stanzieremo le risorse necessarie nella legge di bilancio”, ha sottolineato Toninelli, “perché è giusto che lo Stato tuteli la sicurezza dei propri cittadini, a partire da quelli più piccoli: è assurdo perdere un figlio o un nipote per una mera distrazione che può capitare a chiunque”. Quanto ai requisiti che dovranno avere i nuovi sistemi salva bebè, sarà un decreto del ministero, da emanarsi entro 60 giorni dall entrata in vigore della legge, a definirne le caratteristiche tecniche, costruttive e funzionali. Per non dimenticare La norma, infine, prevede una campagna informativa ad hoc, affidata al ministero Infrastrutture e trasporti, per prevenire quella che gli esperti chiamano “amnesia dissociativa”, una “sindrome” dovuta per lo più a stress, fatica e ritmi frenetici di vita, che può portare, appunto, a dimenticare inconsapevolmente un figlio in auto. Per questo capitolo verranno stanziati 80 mila euro l anno per il triennio 2019-2021.
AUTO E MOTO
L’Ape va anche a gas. ANTONIO VITILLO ■ I settanta anni di Ape sono stati festeggiati all EuroApe 2018, tenuto quest anno a Salsomaggiore Terme, in provincia di Parma. Organizzato da Ape Club d Italia, e con la collaborazione di Piaggio Veicoli Commerciali, ha visto arrivare da tutta Europa storici e rari esemplari del veicolo a tre ruote più popolare al mondo. Mezzo cult Attualmente prodotta negli stabilimenti Piaggio di Pontedera e in India, a Baramati, l Ape è nata nel 1947, addirittura alcuni mesi prima della Vespa, ma fu posta in vendita un anno più tardi. Da allora ne sono stati venduti sei milioni di pezzi, fra l Europa e l Asia. Numeri destinati ancora a crescere grazie a due nuovi modelli, l Ape 50 Euro 4 e l Ape Calessino 70°. Presentati proprio all EuroApe, il primo è il veicolo commerciale più piccolo al mondo e si può guidare dall età di 14 anni, ricevendo aggiornamenti tecnici ed estetici. Quella del Calessino, invece, è una versione speciale tirata in soli 70 esemplari che mantiene uno stile inequivocabilmente “glamour”, grazie anche alla vernice di una particolare tonalità di blu (Neptune Blue), omaggio alla tradizione italiana. 14
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Versione eco Nel frattempo in India il gruppo Piaggio, pressoché in concomitanza col raduno italiano, ha presentato la sua nuova gamma di Ape alimentate a gas naturale e metano. I modelli Ape Xtra LDX e Ape Auto DX adottano un motore raffreddato a liquido e sono destinati ai paesi in via di sviluppo. La scelta di lanciarli in India è dettata dalla crescente domanda di soluzioni di mobilità economiche ed eco-compatibili nei paesi asiatici.
LIFESTYLE
Mr Springsteen & Mr King, born in the Usa. PAOLO BORGOGNONE
■ Sono nati a pochi anni di distanza, producono testi che tutto il mondo adora e spesso usano le automobili per riempire di significati i loro scritti. Auto che fanno sognare, incutono paura o commuovono, molto più che semplici mezzi di locomozione. Loro sono Stephen Edwin King (21 settembre 1947, di Portland nel Maine) 500 milioni di copie vendute dei suoi oltre 80 libri e Bruce Frederick Joseph Springsteen (23 settembre 1949 Long Branch, New Jersey), 120 milioni di dischi, un premo Oscar e 20 Grammy. Due giganti della letteratura e della poesia contemporanea che hanno saputo gettare lo sguardo sul bello – e sul brutto – della società degli ultimi 40 anni (entrambi hanno iniziato a farsi conoscere intorno all’inizio degli 16
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anni ’70) e a cui è riconosciuta la straordinaria capacità di esprimere concetti elevati anche attraverso l’uso di semplici strumenti del quotidiano. Fra questi non mancano le automobili – a volte mostri da cui stare alla larga, altre unico passaporto verso la libertà e un nuovo inizio - a cui i due hanno dedicato appassionate storie conosciute e amate in tutto il mondo. Celebriamo – attraverso l’analisi di un libro e di un disco – il compleanno di questi due straordinari artisti. Christine, la dimenticata Così famosa da diventare proverbiale. Così cattiva da far venire gli incubi. Bellissima e autonoma. Nel senso che va per conto proprio, decide lei quando muoversi e dove
andare (di solito contro qualcuno) e anche che musica trasmettere dalla autoradio. È Christine, l’automobile più celebre della letteratura contemporanea, protagonista dell’omonimo ottavo romanzo di King uscito nel 1983 che porta il suo stesso nome. Una Plymouth Fury del 1958 (“un’auto dimenticata” la chiamò lo scrittore spiegando perché avesse scelto quel preciso modello) dotata di una propria anima non proprio gentile, se non con il proprietario – Arnie Cunningham – col quale intreccia una relazione che non si può che definire amorosa, per quanto in un senso estremamente lato. Christine, rossa lucente e cromata, interni di pelle chiara, è il simbolo – come scrisse il critico Philippe Van Rjndt sul New York Times - “del rapporto ineluttabile tra i teenager americani e l’automobile”. Un rapporto che oggi, curiosamente, sembra in crisi, a dar retta a tutti quegli studi che parlano di una crescente disaffezione, soprattutto delle giovani generazioni, verso le quattro ruote. Parla la lingua del rock Christine, invece, ama ed è riamata dal suo proprietario, in cerca di una rivalsa sociale e personale in una società che giudica, allontana, ghettizza. L’auto - indiscutibilmente un simbolo dell’età dell’oro di Detroit, la capitale dell’industria americana a quattro ruote – ha una “voce” che è quella del rock & roll. Mentre si rigenera da sola, moderna fenice, e attraversa la tranquilla provincia americana come strumento della vendette di Arnie contro i suoi bulli, Christine “parla” attraverso le canzoni di Janis Joplin, Chuck Berry, i Beach Boys. E di un certo Mr Springsteen di cui torneremo a parlare tra poco. In barba ai tentativi di fermarla, è inarrestabile, risorge perennemente dalle ceneri, proprio come l’automobile, data tante volte per finita, che ha saputo invece rinascere ed è ancora oggi strumento indispensabile della vita e della società contemporanea. Il romanzo – come il film che ne è stato tratto lo stesso anno dal regista John Carpenter – non si limita a raccontare la storia della “auto dimenticata”, ma presenta una carrellata sulla produzione di quattro ruote americana e non solo. Se la mamma di Arnie, il protagonista, guida una “semplice” Volvo 144, non mancano altri pezzi fantastici, come le Chevrolet Bel Air, Camaro, Impala Convertible e Chevelle Malibù, una Pontiac Firebird Trans Am, una Le Mans e anche una Gmc C-series oltre a una Porsche 356 B coupè, una Chrysler Newport e un camion Dodge c 90. Tutte in fila a rendere omaggio a Christine. Auto e libertà Bruce Springsteen canta canzoni che tutto il mondo conosce e nelle quali chiunque - a prescindere dalla propria storia personale o dal luogo dove vive - si può riconoscere. I suoi temi sono quelli fondanti della vita di ciascuno di noi: speranze per il futuro, amore, voglia di essere liberi, lotta contro le ingiustizie, perseveranza nel trovare, come recita un verso di una delle sue ballate più sentite, “ogni giorno una ragione per crederci”. Spesso accanto ai protagonisti delle canzoni del Boss ci sono delle automobili. Che non sono mai solo uno strumento per muoversi ma spesso diventano la ragione stessa per cui si è in strada, un fine e non un mezzo. L’album in cui forse più che in ogni altro l’auto è protagonista è il quinto della carriera del rocker del New Jersey, il primo doppio: “The
River”, uscito il 10 ottobre 1980, disco di platino negli Usa con oltre 5 milioni di copie vendute. Tra dolore e speranza Nello svolgimento dell’album le auto acquistano significati diversi. Una delle canzoni più sentite dell’intera raccolta si intitola “Stolen Car”. Qui l’io narrante è quello di un uomo che guida un’auto rubata – simbolo del fallimento della sua vita, anche amorosa visto che la sua compagna si sente “vecchia di cento anni” – e si aspetta, quasi desiderandolo di essere fermato dalla polizia da un momento all’altro. “Ogni notte aspetto di essere beccato, ma non succede mai”. Il viaggio notturno a bordo di una vettura non sua è metafora qui di un’esistenza che non ha più speranza: “Guido di notte e viaggio nella paura che in questa oscurità scomparirò”. Di tutt’altro tenore il viaggio – anche questo notturno – del protagonista di “Drive All Night”. Un viaggio animato dalla speranza di tornare dalla persona che ama: “Guiderò tutta la notte, lo giuro, solo per comprarti delle scarpe nuove e gustare i tuoi dolci tranelli e dormire stanotte di nuovo tra le tue braccia”. Qui l’auto diventa uno strumento di libertà, il mezzo per tornare a vivere la parte migliore della propria esistenza. Come “l’auto di mio fratello” citata nella title track “The River”, a bordo della quale i due protagonisti andavano a ritagliarsi un momento di serenità e libertà “di notte vicino al serbatoio dell’acqua”. Qui, però, il tempo della canzone è declinato al passato. E l’auto è anche nostalgia di un periodo spensierato e felice che difficilmente tornerà. Grande metafora Un’altra canzone, un’altra esperienza. “Cadillac Ranch”. Il riferimento è chiaramente alla scultura di Amarillo, Texas, nella quale dieci Cadillac sono piantate nel terreno e ricoperte di graffiti. Nel testo – definito dal critico Dave Marsh “uno dei più intelligenti riguardo l’ineluttabilità della morte” – Springsteen sovrappone la moderna scultura a un luogo di riposo eterno e si fa accompagnare da grandi personaggi, James Dean, Burt Reynolds, il pilota automobilistico Junior Johnson, ognuno a bordo di una Cadillac, in quello che pare sia proprio l’ultimo viaggio.
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Supplemento settimanale a l’Automobile Pubblicazione online - Reg. Tribunale di Roma n. 24/2016 del 09/03/16 Iscrizione R.O.C. n. 14674 - ISSN 2499-670X Direttore Responsabile Alessandro Marchetti Tricamo Redazione via Solferino, 32 - 00185 Roma tel. 06.45406719 • fax 06.49982874-2829 www.lautomobile.it • redazione@lautomobile.it • segreteria@lautomobile.it @lautomobile_ACI
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COVER STORY MASERATI
Magie a Modena.
PAOLO ODINZOV
I fratelli fondatori, le corse, la strada. La nascita della A6 che cambia la storia, il futuro che odora di suv, il ritorno al nome Alfieri.
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Nasce a Bologna la Maserati, officina per l’elaborazione di auto sportive.
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· 28 Settembre 2018
La Tipo 26 è la prima auto con il Tridente e interamente Maserati.
19 37 L’azienda ceduta alla famiglia Orsi si trasferisce a Modena.
...dal nostro mensile PUBBLICATO SUL NUMERO 16 - MARZO 2018
Nella foto, una Maserati 3500 GT, del 1957.
19 47 Con la A6 1500 inizia la produzione di modelli stradali.
19 57 Lancio a Ginevra della 3500 GT, prima Maserati di serie.
più importanti del ventesimo secolo, da Indianapolis 500 alla Targa Florio. La svolta a rivoluzionare il destino della Casa arriva nel 1947: Maserati, che nel frattempo si è trasferita a Modena, presenta la prima auto di produzione, la A6. La lettera A sta per “Alfieri”, il nome del fondatore e 6 per il numero
19 63
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■ Molto è cambiato da quando i fratelli Maserati aprirono la loro officina a Bologna nel 1914. Pochi metri quadrati ricoperti di chiavi inglesi e macchinari per forgiare il ferro e creare delle macchine da corsa pure ed essenziali con cui gli stessi fondatori scrissero più volte il loro nome nelle competizioni
Debutto della Quattroporte, originale berlina granturismo.
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Dal 2008 il centro stile della Casa è a Torino, vicino allo stabilimento Fiat di Mirafiori
Nella foto una Maserati A6 GCS/53 del 1954.
dei cilindri. Di lì inizia una nuova era per il marchio che nel 1993 dopo essere passato di mano in mano, viene assorbito dalla Fiat. Oggi Maserati non corre più sull’asfalto delle piste, ma viaggia veloce nei segmenti premium del mercato dove compete con le tedesche Audi, Bmw e Mercedes. Sempre partendo da Modena, un posto “magico”, come l’ha definita un collezionista inglese che ha portato fiero la sua Maserati Merak 3000 SS del 1975 all’ultimo Goodwood Festival of Speed. Un posto dove le vetture sono progettate, prodotte e assemblate, con gran parte del processo fatto a mano. Anima e cuore d'Emilia. Modelli che ripropongono in chiave moderna le stesse competenze tecniche utilizzate dai fratelli Maserati oltre un secolo fa. “Sono auto create per distinguersi e non per battere record di vendita”, ha
19 76 De Tomaso acquisisce la Maserati.
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· 28 Settembre 2018
detto tempo fa Reid Bigland, fino a gennaio ceo del marchio e ora tornato a concentrarsi sul solo mercato nordamericano per il gruppo Fca, lasciando il posto a Tim Kuniskis. Fascino a colmare quanto manca per arrivare all'obiettivo delle 50mila unità l'anno: nel 2017 le auto vendute sono state 48.700. Pininfarina e Giugiaro Maserati ha spesso affidato a collaboratori esterni il compito di disegnare le sue auto. Pininfarina e Giorgetto Giugiaro hanno creato per il marchio sportivo italiano vetture divenute vere e proprie icone nel panorama automobilistico. Dal 2008 il centro stile della Casa è a Torino, vicino allo storico stabilimento Fiat di Mirafiori nel quale è prodotto il suv Levante. Lì, Marco Tencone e Lorenzo Ramaciotti, tutti e due ex Pininfarina, hanno
19 82 Esordio della Biturbo, controverso modello del rilancio.
ideato il nuovo family feeling che distingue le vetture della Casa. Un corso stilistico segnato da modelli come il prototipo Kubang, la Quattroporte, la Ghibli, la concept Alfieri, coupé destinata presto a essere prodotta in serie e la Levante. Tutte nate su un foglio di carta bianco e da successivi modelli in argilla, “dove – spiega Tencone – la Maserati che verrà è come una scultura: basta variare di pochi centimetri una linea e può cambiare completamente la sensazione della superficie”. Ogni dettaglio deve trasmettere emozioni. Dalla forma dei fari a quella dei cerchi, la regola che va seguita è riproporre sempre e su ogni automobile accenti del passato per un filo conduttore nello stile mai interrotto in cento anni di storia. Il segreto della Maserati forse è proprio questo: messe vicino, una A6 e una Ghibli sono delle eleganti sorelle lontane nel tempo.
19 93 La Fiat ingloba Maserati.