l'Automobile Week 58

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Settimanale digitale • Anno 2 • Numero 58 • 19/10/2018

Supplemento settimanale a l’Automobile.

INNOVAZIONE I MOTORI I LIFESTYLE

(in)sicurezza stradale CARLO CIMINI ■ “Ogni individuo ha diritto alla vita, alla libertà e alla sicurezza della propria persona”. La Dichiarazione Universale dei Diritti dell’Uomo del 1948, articolo 3, parla chiaro. Ma la sicurezza stradale resta un tema molto spinoso: mentre diminuiscono gli incidenti, sono addirittura in aumento le vittime della strada, soprattutto fra gli utenti deboli, ciclisti e pedoni. Quando si parla di incidenti, la maggior parte dei cittadini non si sente tutelata e, paradossalmente, molti non proteggono se stessi. È il caso della rivedibile manuten-

zione delle infrastrutture o dell’utilizzo scriteriato dello smartphone alla guida (e non solo), che può mettere a repentaglio l’incolumità nostra e quella degli altri. Succede troppo spesso. Secondo i più recenti dati diffusi da ACI e Istat, la distrazione dovuta dall’uso improprio del cellulare è il primo fattore di rischio nella mobilità urbana, sia per chi guida che per i pedoni. Ci vuole più prevenzione, sia da parte dell’industria che da parte delle amministrazioni, in Italia come nel resto del mondo. È importante non abbassare la guardia. E neanche la testa.



SICUREZZA

Strade d’Italia, un nuovo allarme. MARINA FANARA

■ I dati sono ancora incompleti e il bilancio più aggiornato si limita a quanto rilevato da Polizia stradale e Carabinieri, ma ciò non toglie che sulle strade d’Italia è ancora allarme “insicurezza”. Anche quest’anno, i numeri indicano un trend pressoché analogo a quanto rilevato nel 2017 dalle statistiche ACI-Istat: incidenti e feriti in calo, morti in aumento. L’andamento registrato da Polizia e Carabinieri evidenzia che, dal 1° gennaio al 30 settembre, ci sono stati in tutto 39.553 incidenti (in calo rispetto ai 39.688 da gennaio a settembre 2017) di cui 22.244 in autostrada e 17.309 su strade statali, regionali, provinciali e comunali. Diminuisce anche il numero dei feriti: nel periodo considerato sono stati 24.595 contro i 25.702 del 2017. Più morti nel 2018 Viceversa, aumenta il bilancio dei morti: 603 l’anno scorso, 606 quest’anno e, purtroppo, si tratta ancora di numeri in difetto perché al “cervellone” della Polizia di Stato manca il quadro completo e aggiornato sugli incidenti registrati dalle Polizie locali in ambito urbano. In città, come a Roma in particolare, dall’inizio dell’anno è in atto una pericolosa escalation di sinistri mortali. Ma, dicono i dati ACI-Istat 2017, se i due terzi degli incidenti (130.461 sinistri contro 174.933 di tutta la rete) e quasi la metà dei morti si verificano in ambito urbano (1.467 su 3.378 del totale Italia), le autostrade sono diventate più pericolose: i sinistri con lesioni sono aumentati dello 0,4% rispetto al 2016 (9.396 contro 9.360) e c’è stata un’impennata del numero dei morti (+8%, ovvero 296 rispetto ai 274 del 2016) mentre i feriti sono saliti dell’0,3% (15.844 nel 2017 e 15.790 l’anno precedente). Sempre secondo i dati ACI-Istat 2017, nelle città le vittime

sono salite “solo” dello 0,3% e i feriti sono diminuiti di un punto percentuale rispetto al 2016, sulle extraurbane invece i deceduti sono aumentati del 4,5%, mentre le persone che hanno subito lesioni sono state l’1,2% in meno. Il maggior tasso di pericolosità sulle autostrade è confermato anche quest’anno dal consuntivo di Polizia e Carabinieri: nei primi 9 mesi, lungo la rete si sono verificati 6.303 gravi contro i 6.279 dello stesso periodo del 2017 (+0,4%), con 241 persone decedute (+23% rispetto ai 195 del 2016) e 10.216 ferite (erano 10.154 l’anno scorso). Quanto alle cause, la distrazione (dovuta sempre di più all’uso improprio del cellulare) è diventato il primo fattore di rischio nel totale degli incidenti: 16% contro il 14,5% della mancata precedenza agli incroci e passaggio col rosso e il 13,3% dell’eccesso di velocità. La Polizia stradale sta da tempo parlando di “emergenza”. Il problema delle infrastrutture “È importante non abbassare la guardia”, ha più volte detto Giuseppe Busacca, direttore della Polizia stradale, “dopo anni di calo progressivo, nel 2017 i morti sulle strade sono di nuovo in crescita. E questa tendenza sembra confermata anche per quest’anno”. Secondo la Polstrada, gli incidenti sono in generale diminuzione, ma più pericolosi rispetto al passato soprattutto per colpa di comportamenti errati come, per esempio, “l’alta velocità e la distrazione dovuta essenzialmente al cellulare”. Errore umano, cui si aggiunge una cattiva manutenzione delle strade: anche una semplice buca sull’asfalto può essere fatale. La recente tragedia di Genova ha poi aumentato un bilancio già critico: 40 dei 96 morti in più registrati finora in autostrada sono legati al crollo del ponte Morandi. 19 Ottobre 2018 ·

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SICUREZZA

Un database per controllare strade e ponti.

sicurezza del Paese e non solo sulla realizzazione di nuove opere. In questa maniera, imprese ed enti affidatari, saranno obbligate a un costante monitoraggio sull’infrastruttura di cui sono tenuti a occuparsi. Infrastrutture schedate Infine, ogni strada, ponte, diga o edificio pubblico sarà dotato di un “Identificativo”, una sorta di “codice fiscale”, che contiene la cronistoria dell’opera dalla sua nascita, tutti gli interventi subiti nel corso del tempo, le condizioni attuali e gli interventi eventualmente necessari.

FRANCESCA NADIN PAESE

Roma, emergenza pedoni. MARINA FANARA ■ Si chiama Ainop, ed è la sigla del nuovo Archivio informatico nazionale opere pubbliche previsto dal decreto Genova, che servirà per tenere costantemente sotto controllo la salute delle nostre infrastrutture. Un cervellone sulle opere Si tratta di uno strumento informatico, ha detto Danilo Toninelli, ministro Infrastrutture e trasporti “una sorta di database che consentirà di essere costantemente vigili sulla sicurezza delle nostre opere pubbliche. Si basa sul principio degli open data: incrociando i dati provenienti da cantieri, concessionari, enti proprietari e chiunque, a vario titolo, lavori su una determinata infrastruttura, permetterà di sapere in tempo reale in che stato è”. In caso di anomalia che necessiti di un intervento più o meno urgente di messa in sicurezza, il sistema lancerà un allarme e il Ministero sarà in grado di conoscere immediatamente dove c’è bisogno di assistenza e con quale priorità. Manutenzione sotto controllo L’Ainop dovrebbe diventare operativo entro il 30 aprile 2019, “entro questa data”, ha detto il ministro, “dovremo avere tutti i dati di cui abbiamo bisogno: al Ministero abbiamo già iniziato a lavorare con Anas, Fs e Italferr per far parlare tra loro le reciproche banche dati digitali così che, a regime, Ainop si alimenti in automatico e in tempo reale, senza passaggi burocratici o cavilli che allungano i tempi”. L’obiettivo del ministero, grazie al nuovo sistema, è anche quello di spingere le imprese di costruzione a concentrarsi di più sulla manutenzione dell’esistente e della messa in 4

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■ A Roma è allarme pedoni, lo confermano i dati della Polizia locale e non solo i tragici fatti di cronaca: nel primo trimestre di quest’anno, i morti per investimento sono saliti a quota 19, il 35% in più rispetto ai 14 dello stesso periodo dell’anno scorso. 35 morti in tre mesi I dati registrati dalla Polizia locale ed elaborati dal Centro di competenza sulla sicurezza stradale di Roma servizi per la mobilità indicano, in generale, che da gennaio a fine marzo scorso, in tutto ci sono stati 7.379 incidenti che hanno provocato 35 vittime e 3.193 feriti. I numeri sono provvisori (per alcuni sinistri le istruttorie potrebbero non essere ancora state chiuse) e si riferiscono soltanto agli incidenti avvenuti in ambito urbano, esclusi quindi il Grande raccordo anulare e le tratte autostradali che entrano in città.


Colpiti i più deboli Particolarmente esposta tutta la categoria dei cosiddetti utenti deboli, che comprende, oltre ai pedoni, anche centauri e ciclisti: il 74% dei decessi e oltre la metà dei feriti rientra in questa fascia. In particolare, in moto e motorino hanno perso la vita 6 persone (l’anno scorso erano 7 e 1.121 hanno riportato lesioni fisiche). Gli incidenti che hanno coinvolto i ciclisti invece, riporta una nota di Roma servizi per la mobilità, sono rimasti pressoché invariati, così come il numero delle vittime (un decesso quest’anno) mentre i feriti (32 da gennaio a marzo 2018) sono diminuiti dell’11%. Strade killer, basta una buca... Le cause? Non solo errore umano (distrazione, velocità, uso di alcol e droghe), secondo i tecnici del Campidoglio, molti incidenti sono riconducibili al cattivo stato delle infrastrutture: basta una buca sull’asfalto, strisce pedonali non visibili e scarsa illuminazione per provocare una tragedia. E a farne di più le spese sono proprio pedoni, ciclisti e chi si muove in moto e scooter.

SICUREZZA

Ford, prove di convivenza tra biciclette e automobili. PAOLO ODINZOV

comportamenti di chi tiene in mano un volante e un manubrio. Si basa su un’ampia ricerca effettuata in più paesi, compresa l’Italia, e sfrutta un’esperienza di realtà virtuale Wheelswap (scambio di ruote) tramite la quale ciclisti e automobilisti possono invertire il proprio ruolo e valutare le conseguenze delle loro azioni durante la guida. Cambiare atteggiamenti Il 91% delle persone sottoposte al test ha dichiarato di voler cambiare i propri atteggiamenti, confermando che trovarsi dall’altra parte può davvero far riflettere e suscitare una positiva reazione. “Se ciclisti e automobilisti si sforzassero un poco di più a capire i bisogni degli altri, tutto ciò potrebbe davvero aumentare la sicurezza stradale”, ha detto Sir David Brailsford, numero uno del Team Sky di ciclismo. 250 milioni di ciclisti in Europa Dalla ricerca Ford emerge che il 20% dei ciclisti interpellati ha subito violenze fisiche da parte di automobilisti, mentre al contrario è stato l’11% degli automobilisti a riceverle dai primi. Alcune statistiche nell’ambito del progetto hanno poi tirato le somme sulla diffusione dei ciclisti in Europa. In tutto sono circa 250 milioni le persone che viaggiano sulle strade del Vecchio Continente con mezzi a pedali. Italia, il Paese più pericoloso L’Italia è il Paese più pericoloso per i ciclisti, al primo posto della classifica con 56 morti per milione di abitanti nel 2017, contro una media europea di 49. Secondo lo studio di “Share the Roads”, automobilisti e ciclisti del nostro Paese si dicono i più propensi a modificare i comportamenti alla guida in favore della sicurezza.

SMART MOBILITY

Adas, l’alba della guida autonoma. GIOVANNI BARBERO ■ Da qualche tempo a questa parte la mobilità non si serve più soltanto degli occhi del guidatore. Molti costruttori oggi propongono, di serie o a pagamento, alcuni dispositivi che aiutano il conducente a prevenire e spesso evitare collisioni, intervenendo sull’impianto frenante o mantenendo il veicolo nella corsia di marcia.

■ Ciclisti e automobilisti, una convivenza spesso difficile che adesso la Ford cerca di migliorare. Per farlo la Casa americana ha avviato il programma “Share the Roads” volto a sensibilizzare entrambe le parti allo scopo di aumentare la sicurezza e incentivare, ove possibile, la mobilità a pedali. Presentato a Londra, “Share the Roads” analizza i

Bas e Adaptive Cruise Control Il Brake Assistant System funziona attraverso un laser o un radar installati sul parabrezza o nella parte frontale della vettura. Altri sensori registrano diversi parametri come velocità e direzione del veicolo. Una volta rilevato l’ostacolo, 19 Ottobre 2018 ·

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pedoni inclusi, il sistema suggerisce al guidatore di frenare se si avvicina troppo, attraverso un avviso acustico o ottico. Successivamente, su molte vetture, a mancata risposta del conducente a questi segnali, il dispositivo agisce direttamente sui freni, evitando la collisione. La Volvo Xc60 del 2008 è stata la prima a offrirlo di serie. Gli stessi sensori vengono sfruttati per il funzionamento dell’Adaptive Cruise Control. Una volta impostata la velocità di crociera, il sistema la mantiene automaticamente (come un normale Cruise Control), ma gestisce anche in autonomia la distanza dai veicoli che la precedono, frenando e accelerando. Sempre al centro Il Lane Assist aiuta il conducente a mantenere la vettura all’interno delle corsie di percorrenza. Il dispositivo può intervenire direttamente sul volante oppure avvisare il conducente con un segnale acustico. Quando lavora insieme all’Adaptive Cruise Control su strade a scorrimento veloce, il sistema simula una vera e propria guida autonoma, pur essendo necessaria per adesso, per ragioni di sicurezza, la presenza delle mani sul volante del guidatore. Primi passi verso un futuro a guida autonoma.

INNOVAZIONE

Sicurezza, quanto mi costi. SAMUELE MARIA TREMIGLIOZZI ■ Il trasporto su gomma è inevitabilmente soggetto a un’alta probabilità di incidenti, spesso dovuti a errore umano. Secondo i dati ACI-Istat, tra le cause più frequenti ci sono la guida distratta, il mancato rispetto della precedenza e la velocità troppo elevata (il 41,5% dei casi). Statistiche che non sfuggono ai dipartimenti di ricerca e sviluppo delle case 6

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costruttrici, che offrono ai clienti la possibilità di mettere in sicurezza le proprie auto con un vasto assortimento di optional e dispositivi ad alto contenuto tecnologico. Attenzione però, perché tutto ha un prezzo. Quello che è di serie Col progresso tecnologico hanno fatto il loro ingresso sul mercato i cosiddetti sistemi di assistenza alla guida, software che intervengono sul veicolo in maniera più o meno diretta, per correggere gli errori più diffusi. Il Front assist (frenata automatica di emergenza), di serie su quasi tutte le auto di nuova generazione, avvisa il conducente dell’imminente impatto con eventuali ostacoli, attraverso segnali ottici e acustici. Nelle declinazioni più complesse il sistema frena automaticamente la vettura. Un fido alleato per la sicurezza non solo di chi è al volante, ma anche di chi circola a piedi o in bicicletta. È uno dei pochi sistemi esistenti che oggi viene fornito di serie. Il Lane assist (che aiuta a mantenere la corsia) è disponibile su molte auto già a partire dal segmento C, ad esempio su Volkswagen Golf, Ford Focus e allerta chi guida in caso di abbandono involontario della corsia attraverso un segnale acustico o una vibrazione sullo sterzo. Ma, se si vuole portare a casa un sistema che intervenga attivamente sul volante correggendo autonomamente la traiettoria, bisogna mettere in conto un esborso ulteriore di almeno 1.000 euro. Chi più ne ha, più ne metta Da qui in poi bisogna essere pronti a mettere mani al portafogli: ulteriori sistemi di sicurezza non sono praticamente mai accessibili per gli allestimenti “entry level”. Per un buon assistente di parcheggio si parte da un minimo di 280 euro, per le auto di segmento minore equipaggiate con sistemi “basic” (sensori di parcheggio anteriori e posteriori), fino a raggiungere quota 4.000 euro per i “rear view” più sofisticati, dotati di telecamera che riproducono sui display dell’auto l’ambiente circostante e assistono attivamente il conducente nella manovra. È opportuno ricordare che a questa cifra si deve sommare la differenza di costo tra l’allestimento base e quello successivo, che nei marchi premium (es. Audi, BMW, Mercedes-Benz, Volvo) si aggira intorno ai 5.000 euro almeno. Altri 700 euro almeno sono necessari per portare a casa l’Adaptive Cruise Control che consente di viaggiare costantemente alla velocità pre impostata senza intervenire sui pedali. I sistemi più aggiornati oltre a regolare la velocità (sempre entro i limiti di legge), mantengono la distanza dal veicolo che precede. Un Cruise control di questo livello ha un costo orientativo di 2.500 euro. Ci vogliono almeno 1.100 euro


per il rilevatore di stanchezza e altri 400 euro per il sensore dell’angolo cieco, utile nei sorpassi con poca visibilità. Spese totali Al momento dell’acquisto, insomma, bisogna essere pronti a sborsare cifre che raggiungono anche i 9.000 euro, necessari per equipaggiare al meglio – in termini di sicurezza attiva – per esempio una Volkswagen Passat o una Mercedes Classe E. Per i segmenti minori possono bastare anche somme inferiori, poco sotto i 3.000 euro. Utilizzando, però, sistemi che non intervengono attivamente per correggere eventuali errori del conducente. Cifre a parte però, tutto quello che si investe in sicurezza è ben speso.

SICUREZZA

del comune olandese Kees Oskam – e potremmo non essere in grado di cambiare questa tendenza. Siamo però in grado di prevenire i problemi”. Il tecnologico semaforo pedonale è stato provato da tre scuole del distretto Drone Bodegraven: i presidi sono rimasti entusiasti del progetto e per questo motivo sperano di mantenere in futuro le segnaletiche luminose di fronte agli istituti. Una delle prime città europee ad adottare questo sistema è stata la tedesca Augsburg nel 2016 (dopo che una studentessa fu travolta da un tram perché aveva gli occhi sul cellulare e le cuffie alle orecchie) e, nello stesso periodo, anche la spagnola Cambrils ha dato il via libera alla tecnologia. In Cina, invece, da qualche anno si stanno sperimentando percorsi pedonali a due corsie, di cui uno dedicato riservato a chi passeggia usando lo smartphone. Infine lo scorso aprile Volkswagen, in collaborazione con il brand NordDdb, ha promosso in Svezia una campagna di sensibilizzazione (con tanto di spot – VIDEO) mettendo in vendita le cover per gli iPhone costruite con le lamiere recuperate dalle auto distrutte in incidenti stradali causati dall’uso del telefonino.

In Olanda semaforo anti smartphone. Metti in moto la sicurezza. INNOVAZIONE

CARLO CIMINI

ANTONIO VITILLO

■ Nel comune di Bodegraven-Reeuwijk, a 30 chilometri a nord di Rotterdam in Olanda, sono stati installati nuovi semafori in grado di avvertire i pedoni distratti. Una decisione resa necessaria dall’altissimo numero di incidenti che hanno coinvolto negli ultimi mesi i cittadini, rei soprattutto di attraversare le strisce pedonali con lo sguardo rivolto verso il proprio smartphone e non sulla strada. Il sistema si chiama + Lichtlijn e prevede l’installazione di led luminosi sull’asfalto, appena sotto il marciapiede. Luci rosse e verdi danno il via libera in totale sicurezza anche se si è concentrati unicamente sul telefono. Il dispositivo è stato sviluppato dalla società dei Paesi Bassi High Traffic Systems. Passeggiare in sicurezza “I social, giochi, WhatsApp e la musica sono le principali distrazioni nel traffico – ha detto l’assessore alla mobilità

■ La sicurezza attiva, quel complesso di apparati di nuova generazione che hanno il compito di impedire un incidente, è sbarcata anche sulle moto. Affiancando così airbag integrati a tute e giubbotti, oppure le protezioni rigide, casco in primis, tutti sistemi di sicurezza passiva. Frenata sicura In attesa delle applicazioni della guida autonoma, oggi in fase di studio in particolare da parte di Honda, Yamaha e Bmw, la prevenzione è delegata a sistemi dedicati come l’Abs, che tiene a bada il bloccaggio delle ruote in frenata, un’eventualità che significa alta probabilità di caduta, so19 Ottobre 2018 ·

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prattutto se si è piegati ad affrontare una curva. L’Abs Cornering, dispositivo associato ad una piattaforma inerziale, è in grado di calibrare l’intervento dei freni considerando l’inclinazione della moto. Derivazione auto Altri dispositivi di assistenza alla guida attualmente in uso derivano dall’esperienza fatta sulle quattro ruote. Fra essi vi sono il controllo di trazione, che limita la forza alla ruota posteriore qualora si perda aderenza, i “Riding Mode” – cioè la possibilità di regolare l’erogazione della potenza che arriva alla ruota motrice, a seconda delle condizioni ambientali – o i fari di nuova generazione, che illuminano tenendo presente il raggio delle curve. Anche i sistemi anticollisione stanno iniziando ad equipaggiare le due ruote. L’“Anti Wheeling”, cioè il dispositivo che limita l’effetto “impennata” dell’avantreno in accelerazione, è evidentemente nato esclusivamente per le moto. La sperimentazione Bosch sta sperimentando un getto di gas ad alta pressione, laterale alla moto, per rialzarla in caso di perdita d’aderenza delle ruote in fase di piega. L’azienda tedesca sta lavorando anche ad alcuni sistemi di assistenza basati su radar, che captino le condizioni intorno al veicolo. Più vicini all’utilizzo pratico sono gli Acc, acronimo di Adaptive Cruise Control. Una serie di sensori che, per prevenire il rischio di tamponamenti, portano a regolare la velocità di conseguenza a quella del flusso del traffico. Il Blind Spot Detection è invece un sistema che monitora lo spazio circostante la moto, rilevando la presenza di veicoli o di infrastrutture stradali che possano rappresentare un pericolo.

INNOVAZIONE

di sperimentazione sulle strade di Milton Keynes, nel Regno Unito nell’ambito del progetto UK Autodrive supportato dal governo britannico. Per funzionare sfrutta la tecnologia Ipm che utilizza le comunicazioni Vehicle to Vehicle (V2V) in modo da elaborare e suggerire le velocità ottimali che consentono alle auto di attraversare in sicurezza gli incroci senza fermarsi. Ogni macchina trasmette la sua posizione e i sistemi di bordo sono in grado di identificare la presenza di un incrocio e la traiettoria degli altri veicoli in avvicinamento. “Sappiamo che gli incroci e i semafori possono essere un vero e proprio spauracchio per molti automobilisti”, ha detto Christian Ress, curatore del progetto per Ford. “Grazie alle tecnologie che fanno dialogare le auto tra loro, come quella in fase di sperimentazione, immaginiamo un mondo in cui i veicoli siano più consapevoli l’uno dell’altro e dell’ambiente circostante, al fine di una cooperazione virtuosa, sulle strade e nei pressi degli incroci”.

PAESE

Per la Ford Manovra, il semaforo incognita non serve più. Rc auto. PAOLO ODINZOV

MARINA FANARA

■ I semafori? Secondo Ford tra breve se ne potrà fare a meno. La Casa americana ha realizzato il sistema “Intersection Priority Management” che permette a veicoli connessi di gestire in modo autonomo la marcia lungo gli incroci stradali e prende spunto nel funzionamento dal modo in cui i pedoni regolano il proprio passo per evitare senza fermarsi gli attraversamenti più affollati o pericolosi.

■ Una Rc auto uguale in tutta Italia, senza differenze di prezzo, come accade finora, in aree particolarmente esposte alle truffe assicurative, e chi risiede in quelle più virtuose. È questo il principio a cui si ispira il Governo che ha varato una norma ad hoc, all’interno del decreto legge “Semplificazione”, appena approvato dal Consiglio dei Ministri insieme alla Manovra 2019 e al decreto fiscale.

Le auto si parlano Il sistema Intersection Priority Management si pone come primo obiettivo quello di salvare vite umane ed è già in fase

Una norma ancora poco chiara “Per realizzare una RC auto equa, con canoni differenziati rispetto al territorio”, si legge nel provvedimento, “si elimina-

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no i vincoli di trasferimento della polizza da un assicuratore a un altro”. Il decreto non fornisce altro chiarimento: bisognerà attendere, quindi, ulteriori dettagli o la discussione in Parlamento per capire la sostanza di questa misura e, soprattutto, quanto e come impatterà sul mercato assicurativo. Le ricadute sul mercato C’è da chiedersi, per esempio: una sorta di tariffa “calmierata” in tutta Italia quanto costerà agli automobilisti virtuosi? Le Compagnie, infatti, eliminando le differenze di prezzo, potrebbero essere “costrette” a spalmare i costi delle truffe su tutti gli assicurati, a prescindere dal luogo di residenza. Un dibattito questo che si trascina da anni. In realtà esiste già qualche forma di tutela per gli automobilisti onesti che abitano in zone “incriminate”: la Legge concorrenza attualmente in vigore, infatti, prevede sconti e agevolazioni per chi non commette incidenti da almeno 4 anni e ha installato la scatola nera a bordo della propria auto.

■ Škoda ha pubblicato i primi bozzetti della Kodiaq GT: una versione quasi coupé del suv con cui il costruttore del gruppo Volkswagen completa l’offerta di modelli a ruote alte sul mercato cinese composta ad oggi da Kamiq, Karoq, Kodiaq. Abitacolo sportivo Stando alle immagini pubblicate, la Kodiaq GT mantiene dimensioni esterne quasi invariate rispetto alla vettura di derivazione. Mentre gli interni sono caratterizzati da una impostazione più sportiva che prevede sedili avvolgenti. I motori Riguardo alle motorizzazioni nulla è dato ancora da sapere su quali saranno le unità che equipaggeranno la Kodiaq GT, sviluppata sulla piattaforma modulare Mqb Volkswagen. Viste le tendenze del mercato cinese c’è però da aspettarsi che possa impiegare delle unità turbo benzina TSi unite a dotazioni ormai standard per Škoda: tra cui la trazione anteriore o integrale AWD, oppure il cambio a doppia frizione a sette marce DSG. Per la conferma bisognerà comunque attendere l’arrivo su mercato previsto, secondo voci, entro fine anno.

AUTO E MOTO

AUTO E MOTO

Škoda Kodiaq, GT per la Cina.

Dodge Challenger Srt Hellcat Redeye. PAOLO ODINZOV

LUCA GAIETTA

■ Dallo stabilimento Fca di Brampton in Canada è uscito il primo esemplare della Dodge Challenger Srt Hellcat Redeye. Ovvero la versione super dopata della celebre muscle car americana, destinata ad affiancare le sorelle 19 Ottobre 2018 ·

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di gamma SRT Demon e R/T Scat Pack 1320 e già accreditata come la vettura stradale più performante nella sua categoria. Un V8 da 6.2 litri A equipaggiare la Dodge Challenger SRT Hellcat Redeye è un motore V8 di 6.2 litri dotato di alcune tecnologie già testate sulla Demon, come l’Srt Power Chiller che usa il climatizzatore per mantenere alla giusta temperatura gli scambiatori del compressore volumetrico. Questo è in grado di scaricare sull’asfalto ben 797 cavalli sostenuti da una coppia di 600 newtonmetri. Numeri impressionanti che permettono alla vettura di superare la classica prova americana del quarto di miglio in pista, coprendo la distanza in 10,8 secondi con una velocità di uscita pari a 211 chilometri orari. Oltre a consentire in soli 3,4 secondi lo scatto da zero a cento per poi raggiungere tenendo giù tutto l’acceleratore una velocità di punta di 327 chilometri orari.

premium del modello. All’interno può ospitare fino a sette persone su tre file di sedili e offre un bagagliaio che va da 326 a 2.120 litri. Propone inoltre plus da limousine, come il climatizzatore a cinque zone e un tetto panoramico che si estende fino ai posti in coda. Questo può essere richiesto nella versione Sky Lounge con un sistema per creare al buio sulla superficie più di 15.000 motivi grafici, compreso un cielo stellato, sfruttando mini led integrati. Grazie al Live cockpit professional e all’Intelligent personal assistant il guidatore può gestire e tenere sotto controllo sulla X7 tutte le funzioni di bordo. A trazione integrale Sviluppata sulla piattaforma Clar allungata per l’occasione, la X7 è stata progettata per andare fuori dall’asfalto. Impiega sospensioni pneumatiche, trazione integrale xDrive e cambio automatico Steptronic a otto marce. A richiesta può essere equipaggiata con l’Integral Active Steering e il pacchetto Off-Road. L’arrivo è previsto a marzo 2019. In Italia la gamma comprenderà al lancio un ventaglio di motori benzina e diesel a sei cilindri della potenza da 265 a 400 cavalli.

AUTO E MOTO BUSINESS

Bmw X7, lusso Il futuro extra large. elettrico di Jaguar. LUCA GAIETTA

PAOLO ODINZOV

■ Dopo una lunga serie di teaser (l’ultimo pochi giorni fa) e di immagini camuffate, Bmw ha svelato forme e contenuti della X7. Lunga 5,15 metri, larga 2, alta 1,81 e con un passo di 3,11 metri, l’ammiraglia nel segmento dei suv della Casa tedesca è un’auto che fa delle dimensioni extra large il punto di forza. Obiettivo, conquistare clienti soprattutto nei mercati di Nordamerica, Cina e Russia, in competizione diretta con la Mercedes GLS o la Range Rover. Ospita fino a sette persone Nonostante la stazza, la X7 ha una linea dinamica e punta su dotazioni ricercate, tra cui i sottili gruppi ottici full Led di serie o Laserlight adattivi optional, per ribadire il carattere 10

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■ Jaguar potrebbe diventare un brand quasi esclusivamente elettrico nel medio periodo. Dopo la I-Pace, prima vettura a zero emissioni, la casa automobilistica di Coventry ha già in programma una versione a batteria della XJ. Un modo per festeggiare al meglio i 50 anni della celebre ammiraglia, ma anche l’ennesima riprova di quanto il marchio premium inglese (di proprietà dell’indiana Tata) stia mutando velocemente e in modo radicale per seguire le tendenze “verdi” della mobilità.


I sub brand di Bmw e Mercedes Nel mercato del premium, c’è chi ha creato un sub brand per le vetture a batteria, blindando la produzione dei modelli con motori termici sotto il marchio originario. Mercedes ha appena lanciato EQ, Bmw ha iniziato per prima nel 2011 con Bmw i. Alla Jaguar, almeno per adesso, non sembrano tuttavia intenzionati a creare un nuovo sub brand per l’elettrico. La produzione dei modelli a batteria potrebbe essere fatta nello stabilimento inglese di Castle Bromwich sulla nuova piattaforma dedicata MLA EV a trazione integrale, con accumulatori provenienti dal sito di Coventry Hyperbat. Tutta un’altra gamma Secondo la rivista Autocar, la XJ potrebbe essere affiancata da un crossover completamente elettrico in sostituzione della XE e della XF a fine ciclo vita nel 2023, visto lo scarso successo di questi modelli sul mercato. E dal 2025, sempre secondo la rivista britannica, potrebbero essere mandati in pensione i modelli E-Pace e F-Pace, sostituiti dalla I-Pace che dopo sette anni sarebbe aggiornata. Anche l’erede della F-Type, il cui debutto è previsto nel 2020, potrebbe essere tutta elettrica. A quel punto, soltanto il maxi suv J-Pace, programmato per il 2021, sarebbe l’unico a impiegare ancora motori termici o ibridi.

AUTO E MOTO

La Scala debutterà entro fine anno e sarà il primo modello di produzione Škoda in Europa a portare il nome del costruttore a inciso a lettere singole al centro del portellone posteriore eliminando il classico stemma. Tecnologie derivate dai modelli superiori Oltre a un nuovo linguaggio stilistico, destinato probabilmente ad influenzare anche altre vetture future della Casa, la Škoda Scala potrà contare per conquistare consensi su sistemi evoluti di infotainment, sicurezza e assistenza alla guida derivati dai modelli di classe superiore.

BUSINESS

Audi paga 800 milioni di multa. REDAZIONE

Škoda sale sulla Scala. LUCA GAIETTA

■ Audi ha fatto sapere in una nota che pagherà la multa da 800 milioni di euro decisa dalla procura di Monaco per la violazione delle norme sulle emissioni di alcuni motori diesel utilizzati dal marchio su alcuni modelli. In particolare si tratta di motori V6 e V8 turbodiesel. “Audi ha accettato la multa”, si legge nella comunicazione del gruppo Volkswagen di cui Audi fa parte, aggiungendo che non farà ricorso e che il pagamento avrà un impatto negativo sul risultato 2018 del gruppo. ■ Si chiamerà Scala la nuova compatta Škoda ispirata nei contenuti dal prototipo Vision RS presentato allo scorso Salone di Parigi. “Il nome – spiegano i progettisti – deriva dalla lingua latina e sta ad indicare un passo avanti”. Passo avanti che il marchio della Repubblica Ceca appartenente al gruppo Volkswagen intende fare con la sua nuova berlina cinque porte compatta.

Niente ricorso Lo scandalo del dieselgate è iniziato nel settembre del 2015 negli Stati Uniti, quando il gruppo Volkswagen è stato costretto ad ammettere di aver violato la legge, falsificando i test sulle emissioni di alcuni motori diesel. In base a questa prima ammissione, il gruppo tedesco fu costretto a richiamare 11 milioni di propri veicoli nel mondo. 19 Ottobre 2018 ·

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BUSINESS

Ma quanto vale Uber? PAOLO BORGOGNONE

■ Secondo le banche d’affari Goldman Sachs e Morgan Stanley, il valore di Uber, al momento dell’ingresso in borsa che dovrebbe avvenire all’inizio del prossimo anno, potrebbe arrivare a 120 miliardi di dollari. In pratica la società californiana di ride hailing – servizio taxi con auto private – e altre attività di consegna a domicilio, varrebbe più di Ford, General Motors e Fca messe insieme. A riportarlo il Wall Street Journal che ricorda come, in una raccolta fondi avvenuta soltanto due mesi fa, la valutazione complessiva dell’azienda fosse di circa 60 miliardi. Aria nuova Negli ultimi mesi Uber ha decisamente cambiato marcia: archiviati gli scandali dell’epoca Kalanick, il ceo Dara Khosrowshahi sta rivoluzionando il management e cercando di mettere un freno alle perdite che sarebbero, secondo gli analisti, di quasi un miliardo di dollari ogni trimestre. 12

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Supplemento settimanale a l’Automobile Pubblicazione online - Reg. Tribunale di Roma n. 24/2016 del 09/03/16 Iscrizione R.O.C. n. 14674 - ISSN 2499-670X Direttore Responsabile Alessandro Marchetti Tricamo Redazione via Solferino, 32 - 00185 Roma tel. 06.45406719 • fax 06.49982874-2829 www.lautomobile.it • redazione@lautomobile.it • segreteria@lautomobile.it @lautomobile_ACI

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COVER STORY SELF DRIVING

ALESSANDRO MARCHETTI TRICAMO

Dalla Silicon Valley parte la sfida: creare il miglior guidatore possibile. E non sarà un uomo.

Nella foto Steve Mahan del Centro ipovedenti di Santa Clara Valley prova una versione della Google Car a guida autonoma a Mountain View, California. Foto Getty Images.

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...dal nostro mensile

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Anno 119°

Nuova serie • Anno 2 • Numero 5 • Marzo 2017 • €3,00

Spedizione Poste Italiane Spa - Postatarget Magazine. Pubblicazione Mensile. Data P.I. 25/02/2017

PUBBLICATO SUL NUMERO 5 - MARZO 2017Ì

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Revolution.

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■ La vera rivoluzione. Quella che cambia le regole del gioco. La partita della sicurezza è nelle mani delle aziende digitali. E l’industria automobilistica insegue. Uno dei personaggi chiave è John Krafcik, non proprio uno dei millennial in felpa e scarpe da ginnastica della Silicon Valley: 55 anni, un passato in Ford a

progettare suv e un presente in Waymo, divisione di Alphabet (leggi Google) dedicata alla guida autonoma. Le sue parole sono chiare: “Non vogliamo costruire l’auto perfetta ma il miglior guidatore”. Waymo è nata per questo: “Realizzare un guidatore mai distratto, che può guar-

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A Mountain View non si costruiranno vetture ma “solo” l’intelligenza artificiale che le guiderà

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dare a 360 gradi senza angoli ciechi e difficoltà legate alle condizioni atmosferiche, sole o pioggia che sia”, ha continuato Krafcik. Un manifesto della strategia che verrà: a Mountain View non si costruiranno vetture ma “solo” l’intelligenza artificiale che le guiderà. Un progetto partito 8 anni fa con l’obiettivo di “risolvere uno

dei problemi più gravi della società moderna: ogni anno nel mondo, 1,2 milioni di persone perdono la vita in strada, circa 140 ogni ora”, spiega Krafcik. Numeri insostenibili da ridurre in un solo modo: portando il robot alla guida. Di scenari Krafcik non parla, per quelli meglio prendere in prestito le parole che arrivano a

Mission “Non vogliamo costruire l’auto perfetta ma il guidatore migliore: mai distratto, che può guardare a 360 gradi senza angoli ciechi e difficoltà legate alle condizioni atmosferiche, sole o pioggia che sia”

Sicurezza “Risolvere uno dei problemi più gravi della società moderna: ogni anno nel mondo, 1,2 milioni di persone perdono la vita in strada, circa 140 ogni ora”

qualche miglia di distanza dalla sede di Waymo: “Con l’ultimo aggiornamento del sistema Autopilot, la possibilità di incidente diminuisce del 40% e quando il software sarà maturo si arriverà al 90%”, ha annunciato Elon Musk, fondatore di Tesla, l’azienda californiana produttrice di auto elettriche. Una mobilità per tutti Sicurezza ma non solo, c’è anche la questione dell’accessibilità alla libertà di movimento: “Solo negli Stati Uniti circa 20 milioni di persone non hanno la patente per problemi fisici di qualunque tipo e impiegano 50 minuti ogni giorno per andare semplicemente al supermercato”, continua Krafcik. Rendere indipendenti e libere queste persone, è un obiettivo da inseguire senza freni. Tanto più se non è uno scenario del futuro ma del presente, perché le auto a guida autonoma sono già realtà, pronte ad arrivare sul mercato “prima di quanto pensiate”. Anche perché Waymo il risultato l’ha raggiunto già a maggio 2015, quando si chiamava ancora GoogleX e ad Austin in Texas, una delle sue auto ha viaggiato senza volante e pedali, con a bordo Steve Mahan, direttore del centro ipovedenti di Santa Clara Valley. “È stata la prima persona a viaggiare su un’auto completamente a guida autonoma su una strada normale con un traffico regolare”. Il successo più grande – ricorda ancora Krafcik -

John Krafcik, CEO di Waymo.

milioni di chilometri percorsi dal 2008 ad oggi

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sono le parole di Mahan, appena sceso dalla vettura: “L’auto mi ha riportato alla vita”. Non tutti ovviamente sono d’accordo. È il caso di Gill Pratt, a capo del Toyota Research Institute: “Il livello 5 di automazione, quello di un’auto che si muove in modo completamente autonomo in qualunque condizione di traffico e meteorologiche è un bellissimo obiettivo ma nessuna industria, automobilistica o del digitale, oggi è vicina a raggiungerlo”.

ne di miglia in soli 7 mesi. Considerando che per il primo milione sono stati necessari 4 anni, si ha l’idea di quanto l’innovazione viaggi veloce”. A queste si aggiunge un miliardo di miglia percorse in modo virtuale nel 2016 dal nostro sistema per simulare fuori della strada le situazioni più difficili”, spiega Krafcik.

Siamo solo all’inizio La sperimentazione d’altronde non finisce qui: cento Chrysler Pacifica Hybrid con tecnologia Waymo circoleranno per le strade di California e Arizona alla ricerca della massima affidabilità. È il primo esempio di collaborazione diretta tra il colosso digitale e un’industria automobilistica (in arrivo la seconda con Honda): “In soli sei mesi di lavoro con Fca siamo riusciti a mettere in strada i van a guida autonoma”. Un numero destinato a crescere nei prossimi mesi, al quale si sommano 30 classiche “Firefly”, le caratteristiche prime Google Car a bassa velocità (limitata a 25 miglia orarie) a forma di ovetto. “Finora abbiamo percorso oltre 2,5 milioni di miglia (più di 4 milioni di chilometri) in modalità automatica e arriveremo a quota 3 milioni a maggio: un milio-

La Chrysler Pacific Hybrid, adattata da Waymo per la guida autonoma.

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Sono sufficienti? A gettare acqua sul fuoco ci pensa ancora Gill Pratt: “Per rendere un sistema affidabile bisogna arrivare a mille miliardi di chilometri percorsi”. La risposta indiretta di Krafcik non si è fatta attendere: “I disengagement delle nostre auto, ovvero le occasioni in cui il sistema ha chiesto al guidatore di


7.500 dollari”. A questo punto però Krafcik apre le porte a possibili collaborazioni: “Su una Pacifica ci sono 6 radar che moltiplicati per 100 vetture arriviamo a 600 pezzi. Fino a qui riusciamo a fare da soli, oltre dobbiamo inevitabilmente cercare un partner”. Da cercare in fretta: la sicurezza in strada non può più aspettare.

Un’auto che si muova in modo autonomo in qualsiasi condizione meteo o di traffico è un obiettivo che nessuno è vicino a raggiungere

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riprendere il controllo del volante, sono scesi dallo 0,8 ogni mille miglia del 2015 allo 0,2 dello scorso anno”. E nel frattempo i costi scendono: “La scelta di produrre in casa sia il software che l’hardware ci ha consentito, ad esempio, di ridurre il prezzo del lidar – il laser scanner sopra il veicolo – del 90% portandolo oggi a circa

miliardi di chilometri

percorsi nel 2016 in simulazione 19 Ottobre 2018 ·

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