l'Automobile Week n. 73

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Settimanale digitale • Anno 3 • Numero 73 • 15/2/2019

Supplemento settimanale a l’Automobile.

INNOVAZIONE I MOTORI I LIFESTYLE

Il colore della Formula 1. UMBERTO ZAPELLONI ■ Presente. Sempre. Dal 1950 la Ferrari è l’unica Scuderia a aver partecipato ad ogni mondiale di Formula 1. Non è sbagliato pensare che la Formula 1 senza la Ferrari non sarebbe più la stessa cosa. Ma non è sbagliato neppure pensare che la Ferrari senza la Formula 1 non sarebbe più la stessa cosa. Le altre squadre vanno e vengono. Tornano e ripartono. La Ferrari c’è sempre. Sia quando è invincibile, come

negli anni d’oro dell’era Schumacher. Sia quando non vince il titolo per più di vent’anni di fila, come capitò tra il 1979 di Scheckter e il 2001 di Schumi. Se la Formula 1 fosse un colore, quel colore sarebbe il rosso Ferrari. Senza dubbio. E così in questa nuova stagione che riparte con tanti piccoli cambiamenti regolamentari e tanti quesiti ancora senza risposta, la madre di tutte le domande resta sempre la stessa: che anno sarà per la Ferrari? Ce lo chiediamo in Italia, se lo chiedono in giro per il mondo. È ora di accendere i motori per cominciare a capirlo.


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Formula 1, si riparte. UMBERTO ZAPELLONI

■ Tre debuttanti, 8 squadre su 10 che hanno cambiato formazione, nuove regole del gioco, un campione come Fernando Alonso in meno. La Formula 1 sia sta avvicinando alla stagione 2019 (il via il 17 marzo in Australia) con molta curiosità. Ci sono tante domande a cui trovare una risposta con l’augurio di assistere a un campionato combattuto fino in fondo come non capita ormai da troppo tempo, da quando è cominciato il dominio Mercedes nell’epoca delle power-unit ibride. Le nuove regole aerodinamiche ci regaleranno qualche sorpasso in più? Gli ingegneri ne sono certi, anche se si tratterà ancora di sorpassi “falsi”, sorpassi favoriti dall’uso del Drs che, con le dimensioni delle ali maggiorate, avrà ancora più effetto. Il nuovo pacchetto aerodinamico, il maggior peso (alzato a 743 chili) rallenterà le monoposto di 3”, quanto ci metteranno i team a recuperare il tempo perduto? Non molto, fidatevi. Una volta messe in pista le nuove vetture e verificato che tutto funzioni, cominceranno gli affinamenti aerodinamici e conoscendo la bravura dei tecnici al lavoro in Formula 1 ci vorrà poco per ridurre e poi annullare il gap. Dopo aver conquistato il suo quinto titolo Mondiale, Hamilton avrà ancora la stessa determinazione? Non ci sono dubbi. Ha trascorso l’inverno facendo di tutto (paracadutismo, sci, surf, golf) e tenendo alto il suo livello di adrenalina. La Mercedes gli ha preparato un’altra stagione sul velluto confermando Bottas che se non è un maggiordomo poco ci manca. Lewis ripartirà come grande favorito del campionato. Le squadre in lotta per la vittoria saranno sempre le solite tre (Mercedes, Ferrari e Red Bull) oppure si inserirà una quarta forza? 2

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· 15 Febbraio 2019

Tutto lascia credere che il gap fra le prime tre e il resto del mondo non sia ancora stato colmato. Certo, resta l’incognita del motore Honda per la Red Bull e la Renault potrebbe giovarsi dell’esperienza di Ricciardo per avvicinarsi, ma le prime indiscrezioni parlano di un motore giapponese già affidabile e potente. Finalmente torna in pista per tutto il campionato un pilota italiano, Antonio Giovinazzi, che cosa possiamo aspettarci da lui? Interessante che un pilota italiano sia su un’auto dal nome tutto italiano considerando che l’Alfa Romeo ha cancellato il nome Sauber. Giovinazzi avrà un compagno di squadra come Kimi Raikkonen e quindi un termine di paragone importante (sempre che Kimi non abbia preso questi ultimi anni di contratto come un prepensionamento). Ma il suo paragone principiale sarà la stagione 2018 di Leclerc. Se correrà come Charles, saremo solo all’inizio della favola. C’è molta curiosità anche per il ritorno in pista a tempo pieno di Kubica. Che cosa combinerà? La Williams finalmente ha deciso di puntare su due piloti veri e non due piloti con la valigia. Russell è un debuttante di cui sui dice molto bene, già in orbita Mercedes, se Kubica riuscirà a stargli davanti avrà già raggiunto il suo obbiettivo. A proposito di debuttanti che cosa possiamo aspettarci dagli altri due, Norris e Albon? Lando Norris è un altro predestinato: con Verstappen, Leclerc, Russel può rappresentare il futuro di questo sport. E bisognerà fare attenzione anche a Gasly, promosso sulla Red Bull. Su Albon invece ci sono parecchi punti interrogativi, anche se ha un ottimo curriculum e la fiducia del programma Red Bull.


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Ferrari a due punte. UMBERTO ZAPELLONI

■ La Ferrari 2019 sarà a due punte. Con due uomini in lotta per la vittoria. Sebastian Vettel e Charles Leclerc formano una coppia inedita. Un pilota dal grande passato e uno dal grande futuro. Insieme per cercare di costruire un grande presente. Su e giù dal muretto È quello che serve alla Ferrari ormai in crisi d’astinenza mondiale dal 2007, non un record, ma comunque un bel vuoto. La Scuderia – che quest’anno celebrerà il 90° anniversario della fondazione – non ha cambiato soltanto il secondo pilota, promuovendo per la prima volta un figlio della sua accademia giovanile, un educatissimo ragazzo monegasco che in tanti hanno identificato già nel Verstappen del Cavallino. La grande novità è soprattutto quella del team principal, con la promozione di Mattia Binotto, un altro giovane ingegnere cresciuto in casa subito dopo la laurea. Se la Ferrari fosse una squadra di calcio verrebbe quasi da paragonarla al Palermo di Zamparini per la facilità con cui fa saltare i suoi allenatori. Dal 2014 ad oggi ha bruciato Domenicali, Mattiacci e Arrivabene. Nel frattempo alla Mercedes non hanno praticamente cambiato una virgola, con Toto Wolff sempre re indiscusso. A caccia di simpatia Binotto conosce ogni angolo nascosto della gestione sportiva e di una monoposto di Formula 1. Ha la preparazione tecnica e umana per svolgere nel miglior modo possibile il suo lavoro, ma non ha mai avuto la necessità in passato di affrontare la pressione a cui è sottoposto il numero 1 della Ferrari alle corse. Pressione che ha cambiato molto il

suo predecessore Maurizio Arrivabene, soprattutto dopo la morte di Sergio Marchionne. Alla vigilia della presentazione della monoposto 2019, il nuovo boss ha già fatto capire che la sua gestione sarà improntata alla trasparenza e al sorriso, per recuperare la simpatia perduta. Molto dipenderà dai risultati perché è decisamente più semplice fare i simpatici quando si arriva primi. L’unione fa la forza Quante chance abbia la Ferrari di vincere quest’anno, oggi è impossibile da dire. Dopo le due sessioni di test a Barcellona delle prossime settimane avremo le idee più chiare, ma come sempre saranno solo le prime gare a darci delle sicurezze. Un anno fa si capì subito che la Ferrari era partita bene, ma questo non è bastato ad arrivare in fondo davanti a tutti. Ci sarà comunque molta curiosità per la sfida Vettel-Leclerc. Dopo tanti anni di coabitazione con Raikkonen, pilota dal grande pedigree, ma con una certa mancanza nella costanza dei risultati, Vettel si trova a doversi misurare con un compagno giovane, ambizioso, veloce. In Ferrari già si sussurra che ritrovarsi con un Leclerc più veloce di Vettel sarebbe in ogni caso una gran bel problema, ma è logico che bisognerà fare molta attenzione al rapporto tra i due. Abbiamo visto lo scorso anno come Vettel abbia perso progressivamente fiducia incappando in una serie incomprensibile di errori. Far crescere Leclerc senza minare le sicurezze di Vettel: è questo l’obbiettivo per Binotto &c. Perché in Ferrari sanno bene che solo unendo tutti gli sforzi e giocando di squadra, si possono provare a battere Hamilton e la Mercedes. 15 Febbraio 2019 ·

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Scuderia Ferrari svelata la SF90. REDAZIONE

■ Si chiama SF90, in omaggio ai 90 anni di storia della scuderia del Cavallino. È la nuova Ferrari che parteciperà al campionato del mondo di F1 2019 che prende il via a Melbourne il prossimo 17 marzo. La vedete nella foto scattata da Umberto Zapelloni durante il reveal. La presentazione è avvenuta oggi alla presenza dei vertici aziendali. La nuova monoposto è stata introdotta da Mattia Binotto, che da quest’anno ricopre il ruolo di team principal della scuderia Ferrari: “La vettura è una evoluzione di quella del 2018 ed è stata realizzata puntando tutto sull’innovazione, richiesta anche dai nuovi regolamenti imposti per quest’anno dalla Federazione mondiale”.

Piloti pronti Emozionati e decisi sono apparsi entrambi i piloti Ferrari. Sebastian Vettel – al quinto anno al volante della vettura di Maranello – ha esordito con una battuta: “Mi spiace, non ho la tuta e non posso mettermi subito al volante. Spero di farlo presto però. Abbiamo già provato a fine 2018 alcune delle soluzioni che ritroviamo sulla SF90. La squadra è forte e siamo sulla strada giusta”. Emozionato anche il giovanissimo Charles Leclerc, al debutto quest’anno sulla Ferrari. Il pilota monegasco ha ricordato di essere cresciuto proprio nella Driver Academy di Maranello e di avere sempre sognato di poter un giorno mettersi al volante di una Rossa di Formula 1.

Coda stretta Da un punto di vista estetico – oltre al colore opaco e intenso, scelto soprattutto per motivi di sponsorizzazione – si notano immediatamente il nuovo muso e la parte posteriore, più stretta e rastremata. Non sono stati forniti, chiaramente, particolari su cosa si nasconda sotto la scocca, in particolare la power unit che dovrebbe spingere la Rossa a quei risultati che sono mancati nel 2018.

Orgoglio italiano Il presidente John Elkann ha voluto spiegare nel suo breve intervento il senso dello slogan “Essere Ferrari” che accompagna la squadra nella nuova stagione. “Essere Ferrari – ha detto – è l’orgoglio di una squadra che riesce a unire un intero Paese e che rappresenta il meglio dell’Italia per la sua voglia di inventiva, intraprendenza, innovazione e soprattutto per il suo grande cuore rosso”.

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Arriva la Mercedes W10 EQ Power. PAOLO BORGOGNONE

un viaggio insieme”. Toto Wolff, principal della scuderia ha ricordato i cambiamenti regolamentari e li ha indicati come la più grande sfida per il team: “La stagione 2019 sarà difficile per noi. Con le nuove regole dobbiamo ripartire da capo e dobbiamo provare quello di cui siamo capaci. Partiamo tutti da zero punti, non diamo niente per scontato. Visti i grandi cambiamenti che ci saranno tutti i team sono potenzialmente in grado di dire la loro anche per il titolo”.

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Red Bull vuole volare. COLIN FRISELL

■ Riparte la sfida. La scuderia Mercedes di Formula 1 ha presentato la Silvestone la W10 EQ Power, la vettura che scenderà in pista nel campionato del mondo di F1 che inizierà a Melbourne in Australia domenica 17 marzo. A tenere a battesimo la vettura – che dal 18 al 21 di febbraio sarà impegnata nei test pre-stagionali a Barcellona – sono stati i due piloti, il campione del mondo in carica Lewis Hamilton, a caccia del sesto titolo e il finlandese Valteri Bottas che è stato il primo a scendere sulla pista inglese. La W10 dispone di una innovativa power unit di nuova generazione che, nelle aspettative della scuderia, dovrebbe essere almeno alla pari con quella di Ferrari che nell’ultima stagione ha dato parecchio filo da torcere alle frecce d’argento. La attesa crescita delle prestazioni è legata sia a nuovi materiali introdotti che alla maggiore resistenza strutturale per un propulsore che nel 2018 ha invece mostrato un poco la corda. Fra i componenti chiave è stato disegnato un nuovo pistone realizzato dal fornitore tedesco Mahle. Anche l’aerodinamica è stata completamente rivista, per accordarsi con le nuove regole volute dalla FIAche ha anche alzato di 10 chilogrammi il peso massimo possibile per la vettura. Il direttore tecnico della scuderia James Allison ha anche sottolineato nella presentazione le sfide per migliorare nei settori nei quali la concorrenza si è comportata meglio nel 2018, come per esempio nella gestione delle gomme posteriori. Le parole del campione Lewis Hamilton ha affidato a un tweet la sua prima reazione: “Sono eccitato all’idea di mettermi al volante di quest’auto per la prima volta”. Il 5 volte iridato ha poi detto: “Guidare la nuova vettura è come incontrare qualcuno per la prima volta. Bisogna imparare subito a conoscersi per intraprendere

■ Look aggressivo, muso basso, tanta potenza. E – si spera – affidabilità con il nuovo motore Honda. Si presenta con queste caratteristiche la RB15, la monoposto del team Red Bull tutta colorata di rosso e blu che scatterà al via del mondiale di Formula 1 il prossimo 17 marzo in Australia e che è stata svelata a Milton Keynes, alle porte di Londra. Piloti all’attacco Le premesse per un anno entusiasmante ci sono tutte. Salutato il solido australiano Max Ricciardo, passato alla Renault – il team austro-britannico si presenta al semaforo verde con quella che potenzialmente è la coppia di piloti più scintillante del Circus. Max Verstappen, determinato, grintoso, quasi spavaldo e Pierre Gasly, velocissimo e coraggioso. I due conteranno soprattutto sul nuovo motore Honda sei cilindri – che dovrà in primis garantire durata e prestazioni – per fare un altro passo in avanti e riportare la scuderia di Christian Horner a lottare non soltanto perla vittoria in qualche gara, ma anche per il titolo mondiale. Le novità, volute dal regolamento, non spaventano Max Verstappen, apparso più carico che mai: “Il cambiamento più grande – ha detto durante la presentazione il pilota olandese – è l’ala anteriore: è una grande sfida per tutti ma sono sicuro che sapremo adattarci”. 15 Febbraio 2019 ·

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Business Formula 1. I numeri del successo. VALERIO ANTONINI

ni Le interazioni sui post di Facebook sono cresciute del 6% rispetto al 2017, superando i 4.5 miliardi. Quelle su Twitter del 16% (463 milioni). Boom di foto e video su Instagram, attività che hanno raccolto il 94% di click in più rispetto al 2017. Il social network del momento è strumento gradito anche per i piloti, tra gli sportivi più popolari. Lewis Hamilton vanta su Instagram oltre 9 milioni di follower, Fernando Alonso 2.3, Max Verstappen 2.1, Sebastian Vettel “solo” 650mila. Video Game Live Grande successo anche per il canale ufficiale YouTube, i cui video hanno totalizzato oltre 450 milioni di visualizzazioni, quasi 50 milioni di like e oltre 5 milioni di commenti. Il videogioco ufficiale della Formula 1 è entrato a far parte degli e-sports più diffusi con oltre 60mila partecipanti ogni anno e dirette televisive vendute in tutto il mondo. 40 finalisti – scelti dalle squadre vere e proprie – combattono per aggiudicarsi il titolo e un premio finale di circa 150mila euro. Scambio dati Crescono a dismisura anche le dimensioni dei dati ricevuti e generati dalle monoposto e trasmessi via internet con i muretti delle scuderie: 16 gigabyte a vettura per ogni weekend di gara. Le auto dispongono di oltre 300 sensori e sono in grado di memorizzare fino a 70 gigabyte di contenuti per Gran Premio.

SPORT ■ Il 17 marzo a Melbourne parte la nuova stagione di Formula 1. Il gruppo Liberty Media – che detiene i diritti del Circus dal 2016 – ha pubblicato sul suo sito internet i numeri del successo di pubblico delle gare nell’annata 2018. Show dal vivo e in tv 21 corse in altrettanti Paesi di cinque continenti diversi. Mai come oggi la Formula 1 ha potuto contare su un respiro internazionale con una vastissima copertura mediatica. 200 emittenti internazionali (come Sky, Fox, Cbc e Espn) trasmettono le competizioni (prove libere e cronometrate comprese) in diretta. L’audience è cresciuta del 10% nell’ultimo anno con oltre 490 milioni di telespettatori per gara. Cosa ancora più importante, sono in crescita anche i paganti sulle tribune: gli appassionati che si sono recati lungo i 21 circuiti della Formula 1 nel 2018 sono stati 4.1 milioni, con un aumento dell’8% e una media di 195mila a Gran Premio. Boom social Nel 2018 il Circus ha mobilitato online 506 milioni di fans in tutto il mondo che hanno effettuato un accesso unico. Cifra che supera quella degli appassionati di altre manifestazioni sportive molto seguite come la Premier League (il campionato di calcio inglese), l’Nfl (la lega di football americano) o la Mlb (la lega Usa di baseball). I followers accreditati sui social media sono 18,5 milio6

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Monza 2019, il Gran Premio d’Italia compie 90 anni. MARCO PERUGINI ■ Mancano 29 settimane al via del 90° Gran Premio d’Italia di Formula1 a Monza. Il semaforo verde scatta alle ore 15:10 di domenica 8 settembre 2019, ma lo show comincia giovedì 5 con l’incontro dei piloti con il pubblico e prosegue venerdì con le prove libere sul tracciato di 5.793 metri nei 120 ettari dell’autodromo, pari al 17% della superfice complessiva del Parco di Monza. Spettacolo da non perdere La pista brianzola è nota per essere uno dei temi poi della velocità e proprio a Monza Kimi Raikkonen su Ferrari detiene il record di velocità in qualifica, stabilito l’anno scorso a una media di 263,5 chilometri orari.


■ La Formula 1 torna nel 2019 a colorarsi di bianco rosso e verde con il ritorno in pianta stabile di un pilota italiano nel circus. Si tratta di Antonio Giovinazzi, al volante della nuova Alfa Romeo Racing C38. Il venticinquenne di Martina Franca sarà affiancato dall’ex pilota Ferrari e campione del mondo 2007 Kimi Raikkonen. La sua vettura – progettata dall’ex capo Ferrari Simone Resta e che monta anche quest’anno i propulsori del Cavallino – viene svelata lunedì 18 febbraio a Barcellona.

Oltre un miliardo di persone nel mondo seguirà l’evento in televisione (in Italia visibile sui canali Sky), ma per vivere l’emozione del Gp da vicino bisogna affrettarsi a comprare un biglietto, già in vendita in autodromo o negli Automobile Club provinciali e nelle delegazioni ACI, oltreché su www.monzanet.it e tramite il canale telefonico 892.101 gestito da Ticketone SpA. I prezzi partono da 38 euro per il sabato e da 80 euro per la domenica, mentre l’abbonamento per il weekend prevede formule dai 95 euro in su. I soci ACI usufruiscono di uno sconto dell’8%, anche su www.aci.it. Non solo F1 L’anno scorso più di 180mila tifosi hanno incitato i 20 piloti tra giovedì e domenica. A questa folla vanno aggiunti 8.500 addetti dell’organizzazione, 807 commissari di percorso, 500 giornalisti accreditati, 300 vigili del fuoco e 115 medici e paramedici. Meno visibili, ma fondamentali per la riuscita dell’evento, i 120 addetti alla ripulitura delle aree. Al Gran Premio d’Italia non ci si diverte solo con la F1: GP3 Series, Fia Formula2 e Porsche Mobil 1 Supercup entusiasmano il pubblico, così come gli eventi e i concerti nel village adiacente la pista. La Formula1 è fonte di emozione anche fuori l’autodromo: se nel 2018 le monoposto hanno sfilato per il Canal Grande di Venezia e i Navigli di Milano, quest’anno l’appuntamento con Ferrari&Co. è a Torino, culla dell’automobile italiana.

Carriera straordinaria Dai tornei regionali su kart ai circuiti di Formula 1. In poco più di 10 anni, la carriera di Giovinazzi è decollata. Appena maggiorenne, Antonio – pilota anche dell’ACI Team Italia – vinse il Formula Pilota China: era lo stesso anno in cui Max Verstappen esordiva giovanissimo in F1 con la Toro Rosso. L’anno successivo per il pilota italiano si concretizza il passaggio nella F3 britannica e poi in quella europea. Il 2016 c’è la consacrazione in GP2, a colpi di sorpassi, soprattuto negli infiniti duelli con Pierre Gasly, attuale pilota della Red Bull. Una lunga storia L’ultima volta che il campionato è iniziato con due piloti italiani alla guida di una monoposto F1 era il 2011: in quel caso erano il pescarese Jarno Trulli e il calabrese Vitantonio Liuzzi. Nella scorsa stagione, Giovinazzi aveva già indossato la tuta girando nelle prove libere del Gran Premio di Germania e in quello d’Ungheria, effettuando test sia al Montmelò che all’Hungaroring. Stile italiano Alfa Romeo mette in pista monoposto che si distingueranno per il simbolo del quadrifoglio, lo stesso che caratterizza le Alfa dal 1923 e che, secondo Mike Mainley ceo del gruppo Fca, “incarna la tradizione di eccellenza tecnica e lo stile italiano”.

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Giovinazzi, il Circus torna a parlare italiano. CARLO CIMINI 15 Febbraio 2019 ·

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Toyota Corolla, l’europea. ALESSANDRO MARCHETTI TRICAMO

ropa e sarà venduto solo da noi: “Un modo per assecondare le richieste di migliori prestazioni che arrivano da queste parti”, continua Ueda. Una maggiore dose di potenza che lascia al cambio a variazione continua Cvt la possibilità di far salire più lentamente il numero di giri, evitando nelle accelerazioni più veloci l’effetto scooter della sorella Auris. Aggiunti anche i paddle al volante. Europei accontentati. Anche a costo di avere a bordo batterie al nichel piuttosto che quelle più prestazionali al litio lasciate per la più “globale” 1.8. Obiettivo 213mila in Europa La nuova Corolla arriverà sul mercato italiano a fine marzo in due versioni, berlina cinque porte e Touring Sports (in altri Paesi c’è anche la berlina tre volumi) e con sola alimentazione ibrida. Il prezzo di lancio parte da 22.950 euro. L’obiettivo è arrivare a venderne 213mila esemplari in Europa nel corso dell’anno, 11mila delle quali in Italia, con una quota di mercato del segmento C dell’8,4%.

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■ MAIORCA – C’è molto d’Europa nella nuova Toyota Corolla. Arrivata alla dodicesima generazione e quarantasei milioni di esemplari venduti, la berlina del segmento C torna nel nostro mercato e sostituisce la Auris. “No more boring cars”, la raccomandazione ai suoi di Akio Toyoda numero uno del gruppo. “Lo stile di guida di giapponesi e americani non è sportivo quanto il vostro. Cosa di meglio allora che far sviluppare le prestazioni dinamiche al centro di ricerca europeo?”, spiega Yasushi Ueda, ingegnere capo della nuova Corolla. Non solo. Volkswagen Golf a parte, in Europa è difficile avere successo in questo segmento senza presentare una versione station wagon: per questo la Corolla Touring Sports è stata disegnata – dal montante centrale in poi – in Europa per l’Europa.

Primo teaser della nuova Opel Corsa. PAOLO ODINZOV

Prodotta nel Regno Unito Europeo – Brexit permettendo – è anche lo stabilimento produttivo della Corolla a Burnaston nel Derbyshire, Regno Unito. L’impianto, insieme a quello che produce i motori di Deeside in Galles del nord, fa parte di un investimento iniziato nel 1992 e oggi arrivato a 2,75 miliardi di sterline con la creazione di oltre 3mila posti di lavoro. Su questo argomento, Ueda non si pronuncia ma valgono le parole dei giorni scorsi di Shigeki Tomoyama, vice presidente esecutivo di Toyota: “Se per colpa di barriere all’ingresso legate a un no-deal Brexit, una delle componenti necessaria alla produzione delle nostre auto non dovesse arrivare nel Regno Unito, saremo costretti a fermare gli stabilimenti”. Anche perché questo è un aspetto cruciale per chi ha fatto del “just in time” la propria filosofia industriale.

■ Opel ha pubblicato un teaser della sesta generazione della Corsa che dovrebbe essere presentata a settembre al prossimo Salone di Francoforte. L’immagine riguarda la parte frontale della vettura, su cui si notano inediti fari IntelliLux Led Matrix.

Due soluzioni ibride Europea è anche l’idea di un sistema ibrido che per la prima volta può contare su due soluzioni: 1.8 da 122 cavalli e 2.0 da 180 cavalli. In particolare il secondo è nato per l’Eu-

Visibilità fino a 400 metri I fari IntelliLux Led Matrix sono stati impiegati fino ad oggi dalla Casa tedesca soltanto su modelli di categoria superiore come Astra e Insignia. Utilizzano 12/16 punti luminosi per

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ogni singolo gruppo ottico e garantiscono una visibilità fino a 400 metri grazie alla tecnologia adattiva dotata di una telecamera per regolare il fascio luminoso. Pianale Psa e versione elettrica Al momento non sono state diffuse informazioni riguardo la parte tecnica della nuova Corsa. Sarà però il primo modello Opel ad impiegare una piattaforma del gruppo Psa che nel 2017 ha acquistato il marchio tedesco di Rüsselsheim da General Motors. Nello specifico si tratta del pianale modulare CMP, condiviso con DS 3 Crossback e la prossima generazione della Peugeot 208, dal quale nascerà anche la versione elettrica a zero emissioni della vettura già prevista.

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DS 3 Crossback, à la carte. GIANLUCA PEZZI

Si caratterizza dalle tinte di carrozzeria Nero Perla, Bianco Perla, Grigio Artense o Grigio Platinum e il tetto in tonalità Rosso Diamante. La selleria è interamente rivestita in pelle Nappa in un colore rosso rubino profondo e caldo. Nel frontale, i DS Matrix Led Vision sono abbinati ai DS Wings Nero lucido texturizzato e alla griglia della calandra Nero Opaco con dettagli cromati. Su questa edizione limitata è presente il DS Drive Assist, sistema di assistenza che apre la strada alla guida autonoma di secondo livello e la frenata di emergenza automatica fino a 140 chilometri orari (Active Safety Brake). Due le motorizzazioni benzina più potenti della gamma: PureTech 130 e PureTech 155, abbinate al cambio automatico di nuova generazione a 8 rapporti. Cinque motorizzazioni Saranno invece cinque le motorizzazioni presenti su tutta la gamma. C’è il nuovo motore benzina PureTech da 155 CV abbinato al cambio automatico a 8 rapporti EAT8, mentre altri due PureTech da 130 CV Automatico e da 100 CV con cambio manuale completano l’offerta benzina. Sul fronte diesel, che Psa non intende abbandonare, è disponibile fin da subito il BlueHDi da 130 cavalli con cambio automatico così come il BlueHDi 100 cavalli con cambio manuale a 6 rapporti. Sarà disponibile a fine 2019 la versione 100% elettrica denominata DS 3 Crossback E-Tense. Avrà un’autonomia superiore a 300 chilometri (ciclo Wltp) ma soprattutto la possibilità di ricaricare l’80% della batteria in 30 minuti. Allestimenti e prezzi La gamma di DS 3 Crossback si divide in tre livelli: due allestimenti concepiti chi è alla ricerca di eleganza raffinata, con la “So Chic”, o di un carattere più sportivo, con la “Performance Line”. C’è un terzo livello chiamato “Business” dedicato a coloro i quali utilizzano la vettura anche per lavoro e ricercano equipaggiamenti che uniscano stile e connettività. I prezzi partono da 26.200/27.400 euro per il PureTech100 Manuale nelle versioni So Chic/Performance Line e Business fino ad arrivare a 31.200/32.400 euro per il PureTech155 Automatico nelle versioni So Chic/Performance Line e Business. La versione speciale DS 3 Crossback La Première viene invece proposta a 38.500 euro con il PureTech130, e 40.500 euro con il PureTech155, entrambi dotati di cambio automatico.

AUTO E MOTO ■ Per Psa, DS – il marchio premium del gruppo – è un progetto a lungo termine per chi non vive con l’ansia del tutto e subito. E per questo, dopo un momento di stasi, sono tornati visibili investimenti e nuovi prodotti. DS3 Crossback si presenta al pubblico così in un settore, quello dei b-suv di alta gamma, che vede la concorrenza di soli due modelli: Audi Q2 e Mini Countryman. Tanta Francia ma anche una rete di vendita rinnovata, ed una customer experience particolare: il servizio “Only You”, prevede ad esempio la consegna a casa della vettura così come il Pick Up & Delivery per le operazioni di manutenzione ordinaria senza dover passare dall’officina. Ecco La Première In occasione del lancio viene presentata l’edizione limitata DS 3 Crossback La Première, in vendita fino a giugno 2019.

Nissan, nuovo diesel per Qashqai. LUCA GAIETTA ■ Cresce la gamma di Nissan Qashqai. A spingere sulle strade e nel mercato il crossover giapponese arriva adesso 15 Febbraio 2019 ·

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zionale: Reference, Style, il top di gamma Xcellence e la più aggressiva Fr.

anche un motore diesel 1.7 dCi da 150 cavalli, già offerto su altri modelli della Alleanza Renault Nissan come Renault Kadjar, proposto in alternativa al più piccolo 1.5 dCi da 115 cavalli e i benzina 1.3 da 140 e 160 cavalli. Quest’ultimo disponibile ora con cambio a doppia frizione e sette rapporti.

400 chilometri a gas Il piccolo suv è ora alimentato anche da tre bombole da 13,8 chili che consentono un’autonomia a metano di 400 chilometri. Il serbatoio della benzina – alimentazione che entra in funzione solo in caso di totale mancanza di gas oppure a causa di temperature troppo rigide – presenta una capacità di 9 litri, garantendo un’autonomia ulteriore di 160 chilometri. Stando alle informazioni fornite dal costruttore, con l’acquisto di Arona a metano (prezzi a partire da 18mila e 800 euro, 23mila per la Xcellence e la Fr) si possono ottenere importanti agevolazioni fiscali. Nello specifico si avrebbe una riduzione del bollo auto pari al 75% (o, se previsto a livello regionale, un’esenzione totale) e ulteriori incentivi.

Turbo a geometria variabile Capace di fornire 340 newtonmetri di coppia, il 1.7 dCi è dotato di sovralimentazione con turbina a geometria variabile e raffreddamento ad acqua nel collettore d’aspirazione per ridurre le temperature di esercizio a vantaggio di prestazioni e affidabilità. Può essere associato alla trazione anteriore e un cambio manuale, oppure a un sistema 4x4 con cambio manuale o trasmissione automatica Xtronic Cvt. 123 grammi di CO2 per chilometro Stando ai dati diffusi da Nissan, nella versione 1.7 dCi il Qashqai garantisce consumi ed emissioni ridotti fino a 4,7 litri per 100 chilometri e 123 grammi di CO2 per chilometro

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Seat Arona, il primo crossover a metano.

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Una Vespa ancora più Vespa. ANTONIO VITILLO

VALERIO ANTONINI

■ Intramontabile Vespa. Piaggio rinnova la 300 GTS raggiungendo un equilibrio difficilmente migliorabile. L’estetica è stata aggiornata, migliorata la dotazione tecnica. Ora è proposta in 13 colorazioni diverse, distribuite fra i cinque allestimenti di serie. Tra questi il “Supertech” che offre la strumentazione Tft connessa con il sistema Vespa Mia.

■ Seat completa la gamma del crossover Arona con un’inedita motorizzazione a metano, la prima montata su un suv compatto. Il modello è equipaggiato con gli stessi sistemi inclusi nella versione benzina da un litro Tsi, integrata da componenti che ne consentono l’alimentazione a gas naturale. È disponibile con gli allestimenti già visti sulla versione tradi-

La GTS 300 rinnovata La carrozzeria ha beneficiato di un nuovo frontale, lo scudo è stato ridisegnato, accogliendo al centro in rilievo una nuova “cravatta”, più lunga e ora impreziosita di fregi. Il parafango ha la “crestina” cromata, le griglie laterali sono a “nido d’ape”.

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sciuto motore il 2 litri boxer a benzina della Casa a due unità elettriche (una delle quali impiegata come motorino di avviamento e generatore, l’altra collegata invece alle ruote). Piattaforma modulare A fare da base alle vetture sarà la nuova piattaforma modulare Subaru progettata proprio per consentire l’impiego di propulsioni elettrificate. Mentre l’alimentazione delle unità ibride verrà assicurata sulle giapponesi da una batteria al litio, che permetterà di percorrere circa 27 chilometri in modalità di marcia 100% elettrica, a zero emissioni. Oltre alle due ibride Mhev, il marchio delle Pleiadi svelerà al Salone svizzero anche l’ultima versione della Levorg con un cofano anteriore ridisegnato ed equipaggiata con il boxer 2.0 aspirato. Dietro, la scocca sottosella chiude il profilo in maniera più dolce. Anche la sella è stata migliorata, nella sagoma e nei materiali utilizzati: più ampia per il passeggero, ovunque meno scivolosa. La nuova Vespa è così più confortevole nell’affrontare lunghe distanze, accrescendo anche la sensazione di controllo in caso di guida brillante fra le curve fuori città. La 300 GTS è molto agile e resta una due ruote facile da guidare. Il motore più potente Ad assistere il motore, che con i suoi 23,8 cavalli è il più potente che una Vespa abbia mai avuto, vi sono i dispositivi elettronici Asr, il cui compito è di controllare la trazione, e l’Abs a due canali per la frenata. In gamma il nuovo motore “Hpe”, High Performance Engine, generoso ad ogni apertura dell’acceleratore, perfetto nell’affrontare in sicurezza i sorpassi o nel fronteggiare una salita, anche in due. Nuova la trasmissione a cinghia, più resistente e longeva. La rivisitazione meccanica della nuova Vespa 300 GTS ha portato la Piaggio ad allungare gli intervalli di manutenzione. Le luci sono tutte a Led, più sicure. Il motore è già predisposto per l’omologazione Euro 5. I prezzi partono da 5.990 Euro.

AUTO E MOTO

#GimsSwiss Subaru, ibride per l’Europa. PAOLO ODINZOV ■ Subaru presenterà al Salone di Ginevra (7/17 marzo) i primi veicoli con tecnologia ibrida leggere (mild hybrid, Mhev e-Boxer) destinati ai mercati europei. Si tratta di due vetture che, rifacendosi al sistema impiegato dal costruttore sulla Crosstrek Hybrid svelata allo scorso Salone di Los Angeles, dovrebbero utilizzare un sistema che abbina il cono-

INNOVAZIONE

#GimsSwiss de Silva per i cinesi. UMBERTO ZAPELLONI ■ Walter de Silva is back. Al Salone di Ginevra verrà infatti presentato il concept della sua auto elettrica, ideato per i cinesi di Arcfox, il brand elettrico alto di gamma della cinese Bjev che fa capo alla Baic, colosso che lavora fra gli altri assieme a Daimler e a Hyundai. De Silva vi ha lavorato tra Monaco, Barcellona e Pechino. Ne è nata una vettura che è un crossover e ora toccherà ai cinesi metterla in produzione e magari completare la famiglia. Il concept elettrico di Arcfox De Silva lo racconta a Milano mentre presenta “Form in Motion”, il suo ultimo libro per Electa. Un racconto della seconda parte della sua vita, tra altro e scarpe da donna, riprendendo le tradizioni di nonno Ferruccio che face15 Febbraio 2019 ·

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■ Ginevra perde anche Hyundai. Dopo le defezioni di Ford, Jaguar Land Rover e Volvo presente solo con il marchio Polestar, oltre a quelle di Opel, Infiniti e DS che avevano rinunciato già lo scorso anno, anche la casa Coreana ha deciso all’ultimo di non partecipare al Salone svizzero. Secondo la responsabile della comunicazione del marchio in Gran Bretagna Natasha Waddington, la decisione nasce “dalla esigenza di trovare strategie più innovative per il lancio dei nuovi modelli”.

va il ciabattino e vedeva così avanti da aver depositato il marchio Pinocchio per fabbricare scarpe da bambino. Il mettersi a disegnare scarpe e poi farle provare a sua moglie Emmanuelle, racconta, gli ha dato la stessa emozione che ha avuto quando davanti al board della Volkswagen aveva detto: “Io questo progetto non lo approvo perché non lo sento”.

Kia ci sarà Hyundai ha comunque confermato la presenza al prossimo Salone di Francoforte, mentre l’associata di gruppo Kia sarà presente a Ginevra con diverse importanti novità. Prima fra tutte il nuovo crossover XCeed destinato a completare l’offerta del marchio nel segmento C per andare a sfidare nel mercato modelli la Ford Focus Active e la Volkswagen Golf Alltrack.

“Disegnare oggetti in movimento” La sua filosofia è semplice: “Il mio progetto deve prima di tutto piacere a me”. E disegnando cose che piacciono a lui, oltre alle scarpe e al progetto Made in China, ha già completato una Golf Car (Made in Italy, nel torinese). “Quando disegno oggetti in movimento come un’auto o una scarpa da donna, mi viene più semplice. Trovo più difficile disegnare una lampada o una poltrona”. Dalla sua mente illuminata sono uscite le Alfa più belle, due generazioni di Golf, una famiglia di Audi. “L’Alfa Romeo è stata il mio primo amore e del primo amore non parlo”, risponde a chi vorrebbe un commento su Giulia o Stelvio. Diplomatico. “Quando crederò nell’auto elettrica” Lo è meno su certe corazzate elettriche: “È assurdo fabbricare auto da 2.500 chili e 700 chili di batterie per trasportare una persona di 70 chili. E poi io crederò nell’auto elettrica quando mi diranno come verranno smaltite le batterie e se per produrle si seguirà un ciclo sostenibile”. Intanto a Ginevra vedremo la sua idea elettrica. “Deve essere leggera, sicura, compatta”. Walter is back. Chissà se pronto a fare le scarpe a qualcuno…

BUSINESS

AUTO E MOTO

Maserati, nuovo modello nel 2020. EDOARDO NASTRI

Hyundai rinuncia a Ginevra. PAOLO ODINZOV 12

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■ Dal prossimo autunno partiranno i lavori per aggiornare le linee produttive della fabbrica Maserati a Modena. Ad annunciarlo è Harald Wester, il ceo della casa del Tridente, durante un incontro con i sindacati e le istituzioni della città emiliana. Nel primo semestre del 2020 verranno realizzate delle vetture pre-serie di un nuovo modello Maserati. Dovrebbe trattarsi dell’Alfieri, prevista dal piano 2018-2022 presentato a giugno 2018 da Sergio Marchionne, ma non menzionata nell’ultimo aggiornamento di Mike Manley, ceo di Fca, a novembre scorso, che ora è in fase di revisione.


Fondi anticipati per bus e metro “Abbiamo anticipato l’80% di quanto dovuto per il 2019 nell’ambito del Fondo nazionale dedicato appunto al trasporto locale come contributo finanziario dello Stato”, ha spiegato Danilo Toninelli, ministro Infrastrutture e trasporti. “Aumentare e rendere efficienti autobus, metropolitane, tram e treni urbani e suburbani è fin dall’inizio uno dei miei obiettivi prioritari e, quindi, sono soddisfatto che le Regioni abbiano da subito risorse da spendere”.

Impianto da 1.350 lavoratori La vettura, che permetterebbe a Maserati di entrare nel mondo dell’elettrificazione, dovrebbe sostituire la Gran Turismo, un modello datato, presente sul mercato da più di 12 anni. L’impianto di Modena servirà “alla costruzione di particolari vetture sportive ad alte prestazioni, caratterizzate da un elevato contenuto tecnologico”, ha fatto sapere l’azienda. Oggi lo stabilimento modenese dà lavoro a 1.350 persone.

PAESE

Più soldi a Lombardia e Lazio In cima alla lista per ripartizione dei fondi governativi c’è la Lombardia a cui vanno oltre 670 milioni di euro (quota pari al 17,4% del totale), a seguire il Lazio (455 milioni, 11,6%) e la Campania (più di 430 milioni, 11%). “È questa la via maestra per garantire ai cittadini spostamenti adeguati tali da incentivarli a usare modalità di spostamento a basso impatto, favorendo l’intermodalità”, ha aggiunto il ministro, “sono dunque soddisfatto di essere riuscito a sbloccare a tal fine le risorse accantonate in manovra, perché sul Tpl non è ammissibile risparmiare né tagliare nemmeno un euro”.

SMART MOBILITY

Trasporto pubblico: 4 miliardi alle Regioni.

Aniasa, auto condivisa nel nuovo Codice.

FRANCESCA NADIN

MARINA FANARA

■ Il governo sblocca 4 miliardi di euro che verranno distribuiti alle Regioni per finanziare il trasporto pubblico locale (Tpl).

■ La smart mobility, e la mobilità condivisa in particolare, deve essere riconosciuta nel Codice della strada. È quanto richiesto dall’Aniasa, associazione delle aziende 15 Febbraio 2019 ·

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italiane di autonoleggio e servizi automobilistici, nel corso di un’audizione alla Camera dei deputati, in commissione Trasporti, dove è in corso il dibattito sulle modifiche alle norme della circolazione. Car sharing a norma di legge In particolare, sono tre le richieste avanzate dall’associazione ai deputati della Commissione. La prima è l’introduzione nel nuovo Codice della strada della definizione di “veicolo condiviso” con l’armonizzazione delle regole nei diversi Comuni in materia di accesso alle ztl e corsie preferenziali, segnaletica stradale, parcheggi dedicati. Noleggio taxi e camion La secondo proposta è quella di permettere a taxisti e Ncc (noleggio con conducenti) di operare anche con auto a noleggio e non esclusivamente di proprietà o in leasing come recita oggi la legge. Analogamente, ed è la terza richiesta di Aniasa, dovrebbe essere consentito anche il renting di un veicolo merci (sopra i 60 quintali di portata), formula oggi ammessa solo tra aziende iscritte all’Albo degli autotrasportatori in conto terzi. Sempre più condivisione “L’attuale Codice risale a oltre 25 anni fa”, sottolinea Massimiliano Archiapatti, presidente Aniasa, “ormai costituisce un ostacolo all’affermarsi di nuovi e più sostenibili modelli di utilizzo dei veicoli, come il noleggio a breve e lungo termine e lo sharing”. Un settore che si sta progressivamente affermando sul mercato: stando ai dati dell’associazione, rappresenta il 23% del totale nuove immatricolazioni in Italia (anno 2018), viene utilizzato ogni giorno da 900mila persone in modalità lungo termine, da 94mila al giorno in breve termine e da 19mila in car sharing.

SMART MOBILITY

Roma caput mundi: stavolta del traffico. VALERIO ANTONINI ■ Altro che domeniche ecologiche: Roma è la seconda città al mondo per ore passate nel traffico. Gli automobilisti capitolini ne sprecano in media 254 l’anno negli ingorghi, dietro solo a quelli di Bogotà in Colombia, che ne passano 272. La Capitale, nel 2018, si posiziona anche de14

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cima nella classifica assoluta delle metropoli più congestionate, con un peggioramento del 16% rispetto all’anno passato quando era al tredicesimo posto. Sono questi dati principali che escono dallo studio Global Traffic Scorecard pubblicato, come ogni anno, dalla società di ricerca Inrix che ha preso in considerazioni 220 agglomerati urbani in 38 differenti Paesi. Giorni sprecati Nella classifica che tiene in considerazione le ore passate al volante nel traffico, dopo Bogotà e Roma, il terzo gradino del podio va a Dublino con ben 246 ore. A seguire poi la città russa di Rostov (237 ore) ex aequo con Parigi. Milano è settima (preceduta da Londra) con 226 ore. Otto città nella top ten sono europee. L’unica altra al di fuori del Vecchio Continente è la capitale del Messico, Ciudad de México al nono posto con 218 ore. In tutto le città italiane prese in considerazione dalla classifica sono 9. Dopo le due già citate nella graduatoria troviamo Firenze (15esima con 195 ore), Napoli (17esimo posto, 186 ore) e a seguire Torino (22esima in graduatoria, 167), Genova (posizione numero 46 – 148 ore), Bologna (47esima, 147), Bari (71esima – 133) e Palermo (83esima – 119). Nemica congestione Roma torna anche al decimo posto nella top ten delle città con più congestione. In questo la graduatoria 2018 è guidata da Mosca che precede Istanbul e di nuovo Bogotà. Da notare che la Capitale italiana era 13esima nel 2017. In questa classifica le altre città italiane si piazzano così: Milano 27esima (era 30esima nel 2017); Napoli 45esimo posto (47); Torino posizione numero 50 (51); Genova al 78esimo posto (86). Palermo 83esima (84); Firenze al numero 92 (97); Bologna stabile al 116esimo, stesso risultato del 2017, infine Bari 139esima (141). Ma l’Asia dove sta? Fra le curiosità dello studio da notare che l’unica città americana nella top ten delle più congestionate è Boston, ottava, mentre Washington è al 19esimo posto con New York 40esima. Detto del 56esimo posto assoluto della Mecca – la città santa dell’Islam meta di pellegrinaggi che coinvolgono milioni di persone – la 220esima in graduatoria è Waterloo in Ontario, Canada. Da segnalare, tuttavia, che la classifica stilata da Inrix non tiene conto delle città asiatiche, fra le più trafficate del pianeta.


LIFESTYLE

Green New Deal, un’altra sfida a Trump. PATRIZIA LICATA

■ Durante la campagna elettorale per il voto di metà mandato degli Stati Uniti, lo scorso novembre, l’energia dei candidati del partito democratico decisi a recuperare preziosi seggi al Congresso è stata definita “onda blu”. Riconquistata la maggioranza alla Camera, ora gli esponenti dell’ala più progressista sono pronti a alzare il tiro con una “rivoluzione verde” che parta da una nuova mobilità eco sostenibile, capitanati dalla newyorkese Alexandria Ocasio-Cortez. La più giovane deputata americana di sempre, uscita vincitrice dal voto midterm, ha presentato al Congresso il Green New Deal, un piano d’azione basato su lavoro, diritti e sostenibilità ambientale per rendere gli Stati Uniti una società carbon-neutral entro dieci anni. Il manifesto ha già l’ok di un veterano della politica Usa, il senatore democratico del Massachusetts Ed Markey, e l’appoggio di alcuni dei parlamentari che hanno messo in agenda la corsa alla presidenza nel 2020. Futuro a emissioni zero Lotta alle emissioni inquinanti nei trasporti e realizzazione di reti elettriche intelligenti (smart grid) che riducono i consumi e si fondano su generazione pulita (da vento, sole, geotermia) sono alcuni dei punti chiave del Green New Deal. Il programma si pone, tra gli altri obiettivi, quello di azzerare le emissioni nette di gas serra, investire in infrastrutture e industria, difendere il clima e l’ambiente e assicurare aria e acqua pulite, creare milioni di posti di lavoro qualificati e equamente remunerati e assicurare giustizia e uguaglianza per tutti. Per la Ocasio-Cortez è un programma di mobilitazione nazionale che porterà entro il 2030 a un’economia fondata al 100% su energia rinnovabile, con un abbandono (graduale, ha chiarito) delle fonti fossili. La mobilità in primo piano: i veicoli elettrici possono essere veramente a zero emissioni solo se l’energia che alimenta la batteria arriva da fonti rinnovabili.

Dalla green generation alla Casa Bianca La “generazione verde” si è sollevata e chiede che si affrontino i problemi ambientali che riguardano la vita e la salute di tutti, ha dichiarato il senatore Markey in conferenza stampa, aggiungendo che l’ecologia è diventata “questione di voto” e sarà decisiva nella campagna per le elezioni presidenziali del 2020. Sei senatori che puntano alla Casa Bianca hanno già dato il loro supporto: Cory Booker del New Jersey, Kirsten Gillibrand di New York, Kamala Harris della California, Elizabeth Warren del Massachusetts, Bernie Sanders del Vermont e Amy Klobuchar del Minnesota. I costi della transizione Il Green New Deal non stabilisce con esattezza le modalità e, soprattutto, i costi della transizione all’economia equa e sostenibile, ma presenta obiettivi più ambiziosi rispetto al Clean Power Plan proposto dall’ex presidente degli Stati Uniti Barack Obama, che già prevedeva, per esempio, severi limiti alle centrali elettriche a carbone e che Trump ha bollato come una misura “distruggi-lavoro”. I Repubblicani restano contrari: la manovra green, a loro parere, costerà migliaia di miliardi di dollari e costituisce una pericolosa deriva “socialista”, come indicano i riferimenti al diritto alla casa, al potenziamento delle università pubbliche e all’ampliamento del programma di assistenza sanitaria Medicare – uno scoglio su cui già si è infranto Obama. Anche i Democratici restano divisi. Il Green New Deal ha il plauso del Center for American Progress, associazione vicina all’establishment del partito progressista, ma la speaker della Camera, la Democratica Nancy Pelosi, non si è sbilanciata con un supporto concreto. La presidente della Casa dei rappresentanti ha invece invitato la Ocasio-Cortez a prendere parte alla commissione parlamentare sull’Ambiente, ma la battagliera deputata di New York ha per ora rifiutato. 15 Febbraio 2019 ·

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LIFESTYLE

James Dean e la “Piccola bastarda”. GIUSEPPE CESARO

■ 30 settembre 1955. Venerdì. Ore 17:45. Una Porsche nuova fiammante percorre la Route 466. È una 550 Spider argentata, ritirata dalla concessionaria soltanto nove giorni prima. Ha un rapporto peso/potenza incredibile per i tempi (pesa poco più di 600 chilogrammi, 1.500 di cilindrata, 123 cavalli, tocca i 220 all’ora, e va da 0 a 100 in 7.4 secondi) ed è stata customizzata dal leggendario George Barris. Segni particolari? Il numero 130 dipinto su cofani e portiere e il soprannome – “Piccola bastarda” – impresso sulla testata, proprio sotto il simbolo Porsche. Due ragazzi in “barchetta” A bordo, due poco più che ragazzi: Jimmy e Rolf. Il primo guida e ha 24 anni; il secondo di anni ne ha 28 e siede sul sedile accanto. Stanno andando a Salinas (California) per partecipare a una gara automobilistica che si correrà il giorno dopo. Cosa c’è di strano? Per Rudolf Karl “Rolf” Wütherich, nulla. È pilota e meccanico e, da qualche mese, la Porsche lo ha spedito negli Stati Uniti proprio per testare le 550 Spider. Per Jimmy, invece, qualcosa di strano c’è. Lui fa tutt’altra professione: l’attore. E con un certo successo, bisogna riconoscerlo. Ha cominciato da poco (quattro anni) e al suo attivo ha solo due film da protagonista. Protagonista, però, lo è diventato davvero. E non solo di quelle due pellicole, ma della scena internazionale. 16

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Sono bastati, infatti, “La valle dell’Eden” (regia di Elia Kazan) e “Gioventù Bruciata” (regia di Nicholas Ray), girati entrambi in quello stesso anno, per fare di Jimmy – all’anagrafe James Byron Dean (Marion, Indiana, 8 febbraio 1931: 88 anni fa esatti) – una delle stelle più luminose e amate dell’intero firmamento hollywoodiano e internazionale. Due sole pellicole, per entrare nel mito. E non uscirne mai più. Pista galeotta Rolf e Jimmy si conoscono il primo maggio 1955 sul circuito di Bakersfield. Da quel momento, fanno coppia fissa meccanico/pilota, assecondando la comune passione per le corse. Le major hanno vietato a Dean di correre, sia in moto che in auto. Troppo rischioso. Il “ribelle senza causa” (“Rebel Without a Cause” è il titolo originale di “Gioventù bruciata”), però, non ha alcuna intenzione di smettere. Al contrario: le gare lo attirano sempre di più. Quell’anno è già arrivato secondo alle Palm Springs Road Races (2627 marzo), terzo assoluto e primo della sua classe alla Minter Field di Bakersfield (1-2 maggio), e, se il motore non lo avesse piantato in asso mentre era quarto, avrebbe portato a casa un altro trofeo alla Santa Barbara Road Races (28-29 maggio). E poi i due ragazzi non stanno affatto correndo. È una semplice tappa di trasferimento. All’inizio, l’idea era


quella di rimorchiare la “Piccola bastarda” su un carrello trainato dalla Ford Country Squire del giovane attore. Rolf, però, ha ritenuto che fosse meglio rodare un po’ il motore prima della gara. Jimmy ne avrebbe approfittato per prendere confidenza con la nuova Porsche. Controluce fatale In effetti, lungo la strada, i due vengono multati per eccesso di velocità. Alle 15.30, poco a sud di Bakersfield, la polizia li ferma: andavano a 65 miglia (105 all’ora) in una zona dove il limite è 55 (88.5). Diciamoci la verità: si può chiamare “correre” questo? Cosa succede, allora, un paio d’ore più tardi, all’altezza di Cholame, quando la “Piccola bastarda” giunge nei pressi dell’incrocio tra 466 e 41? Difficile dirlo. La ricostruzione della dinamica dell’incidente non è chiara. E c’è addirittura chi sostiene che non fosse Dean quello al volante della Porsche. Una cosa, però, è certa: Donald Turnupseed – 23 anni, studente della California Polytechnic State University – sta viaggiando sull’altra corsia in direzione contraria, a bordo di una Ford Tudor bianca e nera. Probabilmente a causa della luce bassa del sole, dell’assetto – basso anch’esso – della “barchetta” di James e Rolf e del colore grigio metallizzato della carrozzeria, che si confonde con luce e asfalto, lo studente non vede arrivare la Spider e decide di svoltare a sinistra, attraversare la 466, e immettersi sulla 41. Impatto inevitabile: conseguenze drammatiche. Non per tutti, però. Lo studente del Politecnico, stordito ma sostanzialmente illeso, se la caverà con qualche graffio. Rolf, sbalzato fuori dall’auto, riporterà gravi lesioni a femore e anca: operato d’urgenza, sopravviverà. Per Dean, invece, non ci sarà niente da fare. Trasportato, privo di sensi, al Paso Robles War Memorial Hospital (a una cinquantina di chilometri dal luogo dell’incidente) morirà all’arrivo in ospedale. Collo spezzato, lesioni interne e fratture multiple, si legge sul certificato di morte. La velocità non c’entra La grande passione per le corse e l’immagine di ribelle spericolato del protagonista di “Gioventù bruciata”, alimenteranno a lungo la convinzione che l’incidente sia stato causa-

to dall’alta velocità. Sembra, però, che non sia così. Secondo quanto più volte dichiarato dal poliziotto che per primo raggiunse il luogo dell’incidente – Ron Nelson – “i segni della frenata indicavano che la Porsche non viaggiava a più di 55 miglia all’ora (88,5 chilometri orari): velocità consentita in quel tratto”. Anche perché, se fosse andata a 90 miglia (145 all’ora), come qualcuno aveva sostenuto, ha rilevato Nelson, “di quella Porsche non sarebbe rimasto nulla”. Profezia da Guinness La storia, però, non finisce qui. Facciamo un piccolo passo indietro e vediamo cosa succedeva una settimana prima a Los Angeles, nel racconto di uno dei protagonisti di una serata decisamente particolare. “Ho conosciuto James Dean proprio la prima sera che sono arrivato a Hollywood. È successo in una circostanza davvero molto, molto strana. Ero arrivato in aereo, dopo un volo di sedici ore. Era venuta a prendermi Grace Kelly insieme a dell’altra gente, ma avevo capito subito che, per quella sera, sarei rimasto solo. Una donna che conoscevo mi telefona e mi dice: “Lascia che ti porti a cena io”. Giriamo molti posti, ma lei indossa dei pantaloni e nei ristoranti più alla moda di Los Angeles non la fanno entrare… – sarà stato il 1952 o ’54 [era il ’55, Ndr.] … – comunque alla fine proviamo con un ristorantino italiano, che però è pieno… ‘Non ti preoccupare – le dico. Mi accontento di un hamburger in un posto qualunque’. Cominciavo ad avere un po’ fame. In quel momento, sentiamo un rumore di passi che si avvicinano. Era James Dean. ‘Ero nel ristorante nel quale non siete riusciti a trovare un tavolo’, dice. ‘Mi chiamo James Dean: perché non vi unite a me?’. ‘Volentieri – dico – molto gentile da parte tua’. E, così, torniamo verso il ristorante. ‘Prima di entrare, però – ci dice – devo farvi vedere una cosa… ho appena comprato una macchina nuova…’ Era lì, nel giardino di questo ristorantino. Non so che genere di auto fosse. Era grigia e molto bella, con un mazzo di rose legato sul cofano. ‘A che velocità può arrivare?’, chiedo. E lui: ‘Beh, può toccare i 240’. ‘L’hai già guidata?’. ‘No: non ci sono ancora salito’. In quel momento, accade qualcosa di molto strano. Con una voce piuttosto diversa 15 Febbraio 2019 ·

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dalla mia dico: ‘Accetto volentieri il tuo invito a cena ma devo dirti una cosa: ti prego: non salire su quella macchina. Perché se lo farai – guardo l’orologio – oggi è giovedì [in realtà era venerdì, Ndr.] e sono le dieci di sera e, alle dieci di sera di giovedì prossimo, tu sarai morto”. James ride, con un’espressione che significa ‘non credo a queste stupidaggini’. E, così, entriamo e ceniamo… una cena decisamente piacevole… Il giovedì successivo, però, nel pomeriggio, lui morì in auto: in quell’auto!”. Parola di Jedi Chi è l’autore di questa inquietante profezia? Sir Alec Guinness – uno dei più grandi attori inglesi del Novecento. 50 film in 49 anni di attività, 2 Oscar (1958: migliore attore, per “Il ponte sul fiume Kway”; 1980: Oscar onorario) e una serie di titoli indimenticabili come “La signora omicidi” (1955), “Il nostro agente all’Avana” (1959), “Lawrence d’Arabia” (1962), “Il dottor ivago” (1965), “Invito a cena con delitto” (1976), “La talpa” (1979), “Il piccolo Lord” (1980), “Tutti gli uomini di Smiley” (1982), “Passaggio in India” (1984). Vi stupite che un tale personaggio sia capace di simili profezie? Vi sbagliate. Avete forse dimenticato che, nella trilogia originale di “Guerre Stellari”, Guinness interpreta Obi-Wan Kenobi, il saggio maestro Jedi, mentore di Luke Skywalker? Si può mettere in dubbio la parola di un maestro Jedi? Evidentemente, sì. A che prezzo, però. Miti immortali Non c’è dubbio che l’aria da “bello e dannato” e una morte così drammatica e, soprattutto, così prematura abbiano contribuito a proiettare Dean nell’empireo riservato non alle star e nemmeno alle super-star ma solo ai pochissimi che eleviamo al rango di miti, destinandoli all’immortalità. Come per Marilyn Monroe (morta a soli 36 anni), Che Guevara (39), John Lennon (40) o Elvis Presley (42) – e, ancora di più, per il famoso “Club dei 27” (Brian Jones – fondatore dei Rolling Stones, Jimi Hendrix, Janis Joplin, Jim Morrison e, in tempi più recenti, Kurt Cobain e Amy Winehouse, morti tutti a 27 anni) – resta da chiedersi se il passare del tempo non avrebbe finito con l’appannarne l’immagine, scalfendone l’aura anche 18

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solo di quel quid sufficiente a relegarli – si far per dire – allo status di “semplici” super-star. Ma è una domanda destinata a rimanere senza risposta. Cosa che alimenta ulteriormente il mito e continua a spingere tutti loro verso le regioni più remote di quell’empireo incantato. Nomination postume James Dean sarà il primo attore a ottenere nomination postume: Oscar e Bafta nel 1956, per “La valle dell’Eden”; Bafta 1957 per “Gioventù Bruciata”; Oscar 1957 per “Il Gigante”. Nel 1956 otterrà un Golden Globe postumo come il miglior attore. L’American Film Institute lo ha inserito al diciottesimo posto tra le più grandi star della storia del cinema. “Sogna come se vivessi per sempre. Vivi come se morissi oggi”, era il motto di JD. È stato di parola. Ha vissuto il suo sogno. E, da quando lui non c’è più, noi non abbiamo più smesso di vivere il nostro: quello di un ragazzo dal ciuffo ribelle, sguardo struggente e sorriso imbronciato al quale erano bastati due film per toccare il cielo. E farlo toccare anche a noi.

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SPORT F1

Formula ingegnere. UMBERTO ZAPELLONI

Come Mattia Binotto, il nuovo capo della squadra Ferrari dopo un aut aut con Elkann, lavora per il Mondiale. Puntando sui due piloti alla pari.

■ Ingegnere chiama ingegnere. La scelta di John Elkann di affidare la Ferrari a Mattia Binotto può anche essere sintetizzata così. Un ingegnere alla presidenza e un ingegnere come team principal: nella storia Ferrari non era mai successo se non quando - con Mauro Forghieri a capo del reparto corse - a Enzo Ferrari fu conferita nel 1960 la laurea honoris causa dall’università di Bologna. E con quei suoi occhiali scuri old style Mattia Binotto un po’ ricorda Mauro Forghieri, uno dei giganti della storia tecnica del Cavallino. Come Forghieri, Binotto è approdato a Maranello subito dopo l’università. Laurea a Losanna e Master in Ingegneria dell’autoveicolo a Modena, in un corso intitolato a Enzo Ferrari. Un destino segnato e sognato, anche perché della Ferrari erano grandi tifosi nonno e papà emigrato in Svizzera a fare il tassista. Per questo Mattia, che il prossimo 3 novembre compirà 50 anni, è nato e cresciuto a Losanna, ma non ha mai tradito le sue radici emiliane. Vive con la moglie Sabina e i due figli sull’Appennino reggiano a Selvapiana di Canossa, a una cinquantina di tortuosi chilometri da Ma-

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ranello, lontano dai riflettori e dalle grandi attrazioni turistiche. Ora che diventa una stella per il mondo dei tifosi Ferrari, non sarà facile restare nell’ombra per uno che non ama nemmeno le interviste. Entrato in Ferrari a Maranello con un contratto particolare per aggirare il blocco delle assunzioni tecniche, nel 2009 diventa responsabile del motore e del kers sotto Luca Marmorini, nel 2014 viene promosso capo dei motoristi, nel 2016 direttore tecnico e il giorno dopo l’Epifania di quest’anno diventa Team Principal al posto di Maurizio Arrivabene. Del quale non è mai stato amico, ma con cui è andato d’amore e d’accordo fino a che c’era Sergio Marchionne. “O io o Arrivabene” È stato proprio l’ex presidente a notarlo, promuoverlo e a ventilare una promozione che Elkann ha reso effettiva dopo aver sentito il suo aut aut: “O io o Arrivabene”. Ha scelto l’ingegnere. Non per affinità di laurea, ma perché ha preferito avere in quel ruolo un organizzatore e insieme un tecni-


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INNOVAZIONE I MOTORI I LIFESTYLE

Anno 121°

Nuova serie • Anno 4 • Numero 26 • Febbraio 2019 • €3,00

PUBBLICATO SUL NUMERO 26 - FEBBRAIO 2019 Spedizione Poste Italiane Spa - Postatarget Magazine. Pubblicazione Mensile. Data P.I. 2/2/2019

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Nuvolari --- Lucio Dalla

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co. Uno che sappia sempre di che cosa si sta parlando in fabbrica e nelle stanze dove si decidono i regolamenti. Era dai tempi di Claudio Lombardi e di Harvey Postlethwaite che in Ferrari non c’era un ingegnere a capo della gestione sportiva. Cesare Fiorio, Jean Todt, Stefano Domenicali, Marco Mattiacci e Arrivabene hanno tutti un altro tipo di formazione. Il miglior esempio di Team Principal con passato da tecnico è Ross Brawn alla scuderia omonima poi diventata Mercedes. E solo Forghieri ha ricoperto con successo i due ruoli. Ma ormai la F1 non è più sport da one man show. Si vince e si perde tutti assieme, come predicava Arrivabene, anche se non sempre metteva in pratica il suo mantra. Gente di cui si fida Binotto ha una squadra di gente di cui si fida, di cui lui stesso ha promosso le carriere come Enrico Cardile (telaio e aerodinamica) e Corrado Iotti (motori). Ha la fiducia dei piloti, visto che la vettura 2018 porta la sua firma sopra quella degli altri. Dire, come ha cercato di fare qualcuno, che Sebastian Vettel stava con Arrivabene non è corretto, perché Seb prima di tutto sta con la Ferrari. Ma di sicuro Binotto farà partire alla pari i due piloti, non relegherà Charles Leclerc al ruolo di scudiero, ben sapendo che - solo con una squadra a due punte e con un Vettel al massimo della forma - potrà sognare di riportare il titolo a Maranello. Sa che dal 7 gennaio la sua vita è cambiata per sempre. Il lavoro non lo ha mai spaventato, anzi le sue capacità in tal senso gli hanno permesso di conquistare Marchionne, un altro workaholic. Ma diventare Team Principal comporta anche tutta una serie di impegni e di funzioni che per lui non sono esattamente come andare a Disneyland. Sa essere autorevole senza essere autoritario. Sa farsi rispettare, ma anche amare. Dovrà avere molta grinta. Diventare anche un po’ cattivo, impresa non semplice se si ha la faccia da bravo ragazzo. Ma non impossibile, se si pensa che si è presentato davanti a Elkann dicendo: “O io o l’altro”.

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