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Grotte di sale
Quando si parla di grotte si pensa subito a quelle calcaree, e vengono in mente stalattiti e stalagmiti, fiumi sotterranei e belle condotte freatiche. Sappiamo però che esistono grotte anche in altri tipi di rocce carbonatiche, come le dolomie (ma queste grotte non sono molto diverse da quelle che si formano nei calcari), ma soprattutto in rocce evaporitiche, come il gesso, con numerosi esempi in Italia. Le grotte che si sviluppano nel gesso sono molto diverse, con una roccia spesso macrocristallina, scarse concrezioni, quantità importanti di argilla e forme particolari come i canali di volta. Sentiamo poi spesso parlare anche di grotte vulcaniche, che nulla hanno a che vedere con il processo tipico di formazione delle grotte: il carsismo. I “lava tube”, infatti, si formano durante le eruzioni, e spesso non sono altro che canali di scorrimento sotterraneo delle lave fluide. In tempi recenti, si è rivolta l’attenzione a grotte particolari, “esotiche”, formatesi nelle quarziti, come quelle, spesso anche molto grandi, che si trovano nei tepui del Venezuela formate sempre grazie all’efficacia del processo di dissoluzione, anche se il quarzo è un minerale molto poco solubile. In questo caso la dissoluzione porta via il cemento, liberando i granuli di quarzo, che poi vengono trascinati via dai fiumi per effetto dell’erosione. Ma qual è la roccia più solubile in assoluto? Quella che mettiamo nei nostri piatti per esaltarne il sapore: il sale. È talmente solubile, il salgemma, che è perfino difficile trovarlo in affioramento. Bisogna perciò andare in aree dove la pioggia è pressoché assente, o perlomeno al di sotto dei 200 mm all’anno: le zone definite desertiche. Il salgemma è una roccia che si deposita per precipitazione chimica da una soluzione (un mare, una laguna), in condizioni in cui buona parte dell’acqua evapora. Il salgemma, quindi, fa parte di quella classe di rocce chiamate “evaporitiche”, insieme al gesso e ad altre ancora. Le aree più rinomate per gli affioramenti di salgemma sono i Monti Zagros, in Iran. Qui il sale, di età Precambriana-Cambriana (depositato oltre 550 milioni di anni fa), è salito per fenomeni diapirici fino in superficie, talvolta perforando le rocce sedimentarie sovrastanti. Questi diapiri di sale, grandi anche decine di chilometri quadrati, si trovano disseminati lungo il Golfo Persico e nelle dorsali anticlinali degli Zagros. È questa l’area geografica più ricca in grotte nel sale, essendo molti di questi diapiri stati oggetto di ricerche speleologiche da oltre 20 anni (soprattutto da speleologi cechi). La grotta più grande nel sale, invece, è ubicata in un diapiro isolato sulle rive del Mar Morto, in Israele: il Monte Sedom, formato da sale di età Pliocenica (depositato circa 4 milioni di anni fa). La Malham Cave, di oltre 11 km di sviluppo, è stata recentemente oggetto di nuove esplorazioni da parte di speleologi israeliani e bulgari. È davvero sorprendente che un monte tutto sommato di dimensioni così modeste (12 x 2 km) possa contenere una grotta così lunga e complessa. Estesi affioramenti di salgemma, questa volta di età Oligo-Miocenica (depositati circa 20 milioni di anni fa), sono conosciuti anche in Cile, vicino al villaggio di San Pedro de Atacama. La Cordillera de la Sal è una dorsale lunga oltre 80 km e larga fino a 8 km che contiene, oltre a marne e argille, grossi banchi di halite (salgemma). Da poco più di vent’anni esplorazioni speleologiche condotte prima da francesi, poi da americani e, soprattutto negli ultimi 15 anni, da italiani della Commissione Grotte Eugenio Boegan di Trieste, hanno portato alla scoperta di oltre 15 km di gallerie sotterranee. Lo studio sistematico di quest’area carsica è lontano dall’essere completo e porterà sicuramente a ulteriori scoperte. Nella spedizione del 2018 La Venta ha scoperto, rilevato e documentato altri 3 km di grotte in aree remote della Cordillera, e oltre 50 ingressi di probabili cavità, identificate grazie all’analisi di fotografie satellitari Pleiades (grazie a un Progetto ESA Earth Observation Data), attendono di essere perlustrate nel futuro. Per non parlare delle ricerche scientifiche che stanno regalando grandi sorprese!
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