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ANNO V
APRILE 2005
Il giornale dello specialista del raccolto
ANCHE IL 2004 SI É CHIUSO IN POSITIVO
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CON IL MASTER IN FRANCIA TUTTI “DOTTORI” SBARCA AL SIMA IN LAVERDA LA FLOTTA ARGO
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IL SERVICE, ANGELI CUSTODI SEMPRE PRONTI
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50 ANNI FA LA PRIMA M60 LAVERDA
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Gruppo Industriale ARGO
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Il punto
di Aldo I. Dian
Un’altra annata con il segno + La crescita è l’obiettivo comune su cui convergono gli interessi di tutti: dipendenti, clienti, investitori Laverda non ha avuto scelta: è dovuta crescere bene e in fretta. Come in natura, dove le condizioni della crescita sono essenziali alla sopravvivenza, anche nel mercato globale il fattore crescita è fondamentale. Il bilancio 2004, quarto esercizio dal rilancio dello storico marchio Laverda voluto da Valerio Morra, presidente del Gruppo Industriale Argo, conferma e consolida un risultato eccezionale di crescita per il nostro marchio. Il migliore in termini di risultato economico della recente storia Laverda. I risultati che si leggono oggi nei numeri sono innanzitutto il frutto del lavoro degli uomini Laverda. Una squadra vincente che, forte della propria esperienza, è riuscita in questi anni a crescere coniugando entusiasmo volontà e dedizione in un obiettivo reso comune su cui converge l’interesse di tutti: dipendenti, clienti ed investitori. È la miglior garanzia per la clientela e per l’azienda. I programmi di Laverda nel campo industriale sono ancora molto ambiziosi, anche se non possiamo celare la grande soddisfazione per i risultati sin qui ottenuti. L’acquisizione di Fella avvenuta nell’aprile 2004 nell’ambito del programma di sviluppo del polo Argo macchine da raccolta e il successo ottenuto già dal primo esercizio governato da Laverda hanno contribuito in modo deciso al risultato dell’anno appena concluso, a conferma della qualità dell’investimento. Il programma d’investimenti quinquennale sullo Sviluppo Prodotti ha finora dato gli esiti previsti. Il mercato ha confer-
mato positivamente le nostre idee e proposte, dando forti segnali d’apprezzamento per quanto fatto in termini di prodotto e qualità. Il piano d’investimenti e di riorganizzazione industriale messo in atto con determinazione ha dato anche i suoi frutti. Oggi lo stabilimento di Breganze eccelle per modernità sia organizzativa che di impianti. L’efficienza produttiva, assieme all’aumentare dei volumi, permetterà nei prossimi anni di accrescere la
Aldo I. Dian direttore generale
competitività dei nostri prodotti a beneficio dei clienti che ci sceglieranno quali loro partner. L’attenzione alla soddisfazione della clientela e quindi a tutta la sfera dei servizi si è dimostrata un’azione fondamentale per il contributo che ha dato nella definizione dei progetti e delle azioni. In questo modo sento di riassumere le attività svolte. Sugli stessi principi fonderemo le azioni future.
Il giornale dello specialista del raccolto Anno V, n. 1, aprile 2005 Periodico trimestrale Registrazione Tribunale di Vicenza n. 1017 del 5 marzo 2002
direzione editoriale Aldo I. Dian Angelo Benedetti coordinamento redazionale Simonetta Lambrocco consulenza tecnica Pietro Dal Santo progetto grafico Andrea Rosset Piergiorgio Laverda direttore responsabile Claudio Strati hanno collaborato: Andrea Freddoni
Volumi LAVERDA - Macchine da raccolta
export area manager
Mio €
Rémy Hugueny
140
responsabile tecnico Laverda France
136
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Massimiliano Martinelli area manager
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Anna Nesterova
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ufficio vendite Est Europa
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Piergiorgio Laverda
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curatore dell’Archivio Storico “Pietro Laverda”
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fotografie Archivio Laverda spa
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Risultato operativo LAVERDA - Macchine da raccolta
Mio €
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Stampa Tipografia Campisi
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V.le dell’Industria 13 - 36057 Arcugnano (VI)
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Proprietà letteraria riservata. È permessa la riproduzione di articoli e immagini solo citando la fonte.
Ai destinatari della rivista
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Addetti LAVERDA - Macchine da raccolta
2004 Nr. Addetti
700 600
645
500 400 300
400
430
200 100 0
© by Laverda spa 36042 Breganze (VI) Italy via F. Laverda, 15/17 tel. +39.0445.385311 fax +39.0445.873355 www.laverdaworld.com webmaster@laverdaworld.com
2002
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INFORMATIVA A NORMA DELL’ART. 13 D. LGS. 30.6.2003, n° 196 I vostri dati identificativi sono stati acquisiti da Laverda S.p.A. presso i diretti interessati o comunque presso elenchi e registri pubblici quindi documenti conoscibili da chiunque per svolgere in futuro la nostra attività di marketing. Verranno trattati da Laverda S.p.A. in forma cartacea e/o informatica o telematica e verranno utilizzati esclusivamente presso la nostra società o soggetti nostri ausiliari che collaborano alla postalizzazione in relazione alle nostre esigenze, anche future, di acquisizione di nuovi clienti mediante invio di proposte commerciali. Laverda S.p.A. garantisce la massima riservatezza nel trattare i dati e la possibilità di richiedere gratuitamente la cancellazione (o la rettifica) dei vostri dati contenuti nel nostro archivio. È a voi pertanto garantita la facoltà di esercitare tutti i diritti dell'art. 7 del d.lgs.vo n. 196/2003 ed in particolare di opporvi in tutto o in parte al trattamento.
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L’Italia
a cura di Simonetta Lambrocco
Quando scoppia l’amore per le “rosse” Gli specialisti del raccolto e Laverda: storie di colpi di fulmine Girando per l’Italia, i responsabili della rete vendita Laverda e dei concessionari incontrano continuamente clienti e operatori. Dalle dichiarazioni raccolte nasce un collage di testimonianze sulle “rosse”. Ecco come alcuni protagonisti del raccolto raccontano la nascita di un amore, il loro fatale incontro con Laverda. Lugino Gulinelli, di San Bartolomeo in Bosco, Ferrara, è un contoterzista. Tanto, tanto lavoro per sviluppare la sua azienda, avviata nel 1963. Presidente Unima e vicepresidente dell’Associazione Trebbiatori e Motoaratori della Provincia di Ferrara, conduce l’azienda insieme al genero Claudio Pampolini: lavorano per sé e in conto terzi, impiegando 20/25 persone che salgono a 50 nel periodo della campagna.
Al centro, Mauro Sovrani
Anche Romolo Sovrani fa il contoterzista. “Mio padre, che iniziò l’attività nel 1958, era dipendente di un’azienda di Ferrara che produceva mietitrebbie fisse: insomma un bel po’ di esperienza tecnica ce l’avevamo in famiglia. Oggi, dopo 45 anni di attività -spiega Sovrani - l’azienda è alla sua terza generazione: prima mio padre Emilio, poi il sottoscritto e infine mio figlio Mauro, che oggi è il titolare. Di macchine ne abbiamo avute tante e di tante marche diverse: dalla prima Arbos 1000 alle John Deere degli anni ‘60. Alla Laverda siamo arrivati tutto sommato di recente, con la prima L521 acquistata nel 1996. In ogni caso, con 8 diversi modelli oggi operanti in azienda possiamo dirci dei veri intenditori delle “rosse”. In effetti dal 1995 abbiamo fatto un grosso investimento che ci ha portati a rinnovare completamente il parco macchine - prosegue Sovrani -. E in questo piano di ammodernamento la tecnologia Laverda ha giocato un ruolo davvero importante”. A destra, Luigino Gulinelli; a sinistra Claudio Pampolini
“Ho perso il conto di quante ne ho avute...” “Ricordo ancora quanto ho speso per la prima mietitrebbia, costata 5 milioni e duecento mila lire del 1964: ma già nel primo anno di attività con più di 3.000 quintali di solo grano mi sono pagato più di un terzo della macchina. Ho acquistato anche una John Deere e qualche Arbos: poi nel 1971 la prima Laverda - racconta Gulinelli - una M152, acquistata dal Consorzio Agrario. Da allora sono passato a Laverda sostituendo le macchine precedenti con tre M152, una 3600, una 3700, una 3850, una 3790. Alla fine ho perso quasi il conto delle 3790 passate in azienda, ma devono essere state 8 o 9. Nell’attuale parco macchine sono presenti ben nove Laverda, a conferma di un rapporto di fiducia”. Quanto ai costi di gestione, Gulinelli è molto eloquente: “Il costo medio annuo di macchine utilizzate in passato arrivava fino ai 7 milioni delle vecchie lire, concentrandosi soprattutto nelle spese per le riparazioni. Il fatto che le macchine Laverda usino tutte gli stessi componenti ha decisamente abbattuto questi costi, sia in termini di manutenzione, sia per i ricambi”.
“Per il riso la M306 ha tutto ciò che serve” Nella campagna vercellese scopriamo l’azienda agricola dei fratelli Flavio e Paolo Vercellino. Qui la parola d’ordine è “risicoltura”, e i Vercellino sono da generazioni impegnati a coltivare il riso. “L’attività fu avviata dai nonni nei primi anni ’30 – dice Flavio Vercellino -, oggi siamo alla terza generazio-
Flavio e Paolo Vercellino
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4 ne. L’azienda è cresciuta fino a raggiungere gli attuali 300 ettari, tutti coltivati a riso”. Ma com’è avvenuto l’incontro con Laverda? “Cercavamo una macchina che combinasse funzionalità e semplicità. Abbiamo scelto la M 306, che ha veramente tutto quello che ci serve. Vorrei sottolineare in particolare il perfetto bilanciamento, che non ho trovato su altre mietitrebbie e che permette alla nostra M 306 di essere molto agile sia durante il lavoro che nelle manovre a fondo campo senza danneggiare il terreno”. Un salto in Toscana per conoscere Umberto Viti, terzista di Castiglion Fiorentino, Arezzo. Un laverdista doc, da oltre trent’anni, visto che il suo primo parco macchine era infatti composto da una Laverda M100, acquistata nel 1968 e affiancata da un trattore Fiat 450 e da una pressa John Deere. “Due anni più tardi ho acquistato la seconda M100 e nel 1975 la prima M132 prodotta a Breganze – ricorda Viti -. Siamo stati i primi ad averla, in tutta la provincia di Arezzo. Io ricostruisco le tappe della nostra azienda scandendo gli anni in base ai nuovi modelli Laverda acquistati: nel ’76 la prima M112, nel ’78 la seconda M112 e la seconda M132 con motore Fiat Turbo. Dalla metà degli anni Ottanta in poi queste macchine sono sostituite da diversi nuovi modelli: una M182, una 3700, una 3350 destinata al mercato medio orientale, una 3900 ed infine una 3550 acquistata nel 1992. L’ultima Laverda arrivata qui è la 2560 LX, macchina ideale per le nostre esigenze di lavoro su frumento e girasole senza l’utilizzo di trinciapaglia. L’ho scelta io, e gli ottimi risultati mi hanno dato ragione”.
Fabrizio e Nazareno Ferretti
In Sicilia, invece, troviamo un laverdista neofita, Nino Paterniti, di Contrada Impennata, Ramacca, Catania. Conduce un’azienda giovane, avviata solo nel 1997. “La prima macchina acquistata è stata una mietitrebbia Laverda autolivellante 3560 AL – racconta Paterniti -, oggi sostituita da una 2450 AL 4WD. Proprio la sicurezza che offriamo ai clienti nella qualità della granella è il nostro punto di forza e questo lo dobbiamo anche all’affidabilità dei mezzi e della tecnologia Laverda. E anche per il futuro l’orientamento è a Laverda: sto già pensando ad una 255 AL 4 WD!”.
Umberto Viti
“Quando non ero ancora nato” Laverdista di lungo corso anche Fabrizio Ferretti, di Montespertoli, Firenze: “Mio padre Nazareno ha iniziato l’attività nel 1969 quando io, che oggi ho 32 anni, non ero ancora nato. Il rapporto con Laverda è iniziato da subito: la prima macchina acquistata da mio padre è stata infatti una M84 con insaccatori. Ancora oggi, dopo più di trent’anni, è in funzione la Laverda M120 acquisitata nel 1973: un bell’esempio di longevità e affidabilità”.
Nino Paterniti
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La risorsa cereali per vacche, manzi, maiali, polli & C. Il leader è il mais: è il più utilizzato ed è il solo ad aver visto crescere la produzione Le razioni, dette anche diete, oggi impiegate nell'alimentazione degli animali da reddito sono prevalentemente costituite da cereali o loro sottoprodotti, macinati e miscelati tra essi e forniti agli animali in forma asciutta oppure umida. Tra questi, in ordine d’importanza, ricordiamo il mais o granoturco, l’orzo, l’avena, il frumento, il sorgo, la segale, il riso e i sottoprodotti della molitura del frumento, come la crusca ed il cruschello. Con una popolazione di animali da reddito di oltre 600 milioni di capi, appena sufficienti a soddisfare il fabbisogno alimentare della popolazione italiana, la domanda di materie prime necessarie a coprire il fabbisogno nutritivo giornaliero degli allevamenti, quasi esclusivamente concentrati nelle regioni del nord, soprattutto Lombardia ed Emilia Romagna, risulta essere enorme. Negli ultimi 20 anni la produzione zootecnica totale italiana non è sostanzialmente cambiata. Attinge il 60 % del proprio fabbisogno da produzioni di origine vegetale e il rimanente 40% da origine animale. Se in questo scenario la produzione totale di cereali è di fatto diminuita negli ultimi anni, la coltura del mais è di contro aumentata diventando il più importante cereale per l’alimentazione animale nel nostro paese. All’interno della quale il settore delle vacche da latte risulta il più importante utilizzatore di questa materia, seguito dal bestiame da carne, dai suini e dal pollame in generale. Sempre negli ultimi 20 anni il grado di autosufficienza in cereali è aumentato dal 67% all’82%. Il grado di autosufficienza differisce profondamente però tra i diversi tipi di cereali. Infatti il grano tenero è scivolato dal 94% al 56%, mentre
il mais è aumentato dal 50% al 94%, e l’orzo dal 23% al 68%. Per quanto riguarda il grano tenero, l’attuale produzione non riesce a soddisfare la rapida e forte domanda indirizzata all’alimentazione umana e, nello stesso tempo, non riesce a competere con le elevate rese delle produzioni del nord Europa. Di contro, il mais è passato da una produzione nazionale di 4,7 milioni di tonnellate agli attuali 7,3 milioni di tonnellate, più che sufficienti a coprire il fabbisogno nazionale. La segmentazione degli allevamenti • Bovini. Il numero totale degli allevamenti bovini si è ridotto negli ultimi cinque anni di circa il 40 %, del 15 % in termini di capi allevati. La riduzione di questo tipo di imprenditori è dovuto alla scomparsa dei piccoli allevamenti, generalmente con non più di venti capi. Nel caso delle vacche da latte la diminuzione dei capi allevati è stata particolarmente influenzata dalla politica della Comunità Europea e soprattutto dall’applicazione del sistema delle quote. • Suini. Il numero di allevamenti è diminuito di circa il 30%, ma la media delle dimensioni aziendali degli allevamenti è decisamente aumentata, soprattutto per quanto riguarda quelli con terra. Queste imprese coltivano generalmente mais per coprire del tutto o in parte il proprio fabbisogno. • Avicoli. Il numero di allevamenti è rimasto generalmente stabile. Il settore avicolo infatti ha subito una profonda ristrutturazione negli anni ’70, facendo sì che gran parte della produzione ormai provenga da importanti gruppi, verticalmente integrati e a forte capitalizzazione. Questo permette
al nostro Paese l’autosufficienza e una attenta politica di pianificazione, difficilmente condizionabile da fattori esterni non controllabili. La localizzazione degli allevamenti La localizzazione degli allevamenti fortunatamente segue quella delle produzioni vegetali e in queste zone tutte le attività di marketing inerenti il settore sono generalmente sviluppate. Gran parte delle aziende è infatti posizionata in cinque regioni del nord Italia, cioè Piemonte, Lombardia, Veneto, Friuli Venezia Giulia, Emilia Romagna. In particolare, l’80 % delle produzioni avicole è localizzato in queste regioni, il 55% delle produzioni suine si trova in Lombardia ed Emilia e il 60 % del bestiame bovino è in Lombardia, Veneto, Piemonte ed Emilia Romagna.
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6 Le produzioni animali Il mercato registra negli ultimi anni un consumo di carne bovina abbastanza stabile, anche se decisamente diminuito rispetto ai consumi che si registravano dieci anni fa. Il consumo di pollame, di carne suina e di prodotti caseari si mostra anch’esso stabile. Il nostro paese è autosufficiente nel comparto avicolo mentre per quanto riguarda suini, carne bovina e prodotti caseari il grado di autosufficienza è scarso. La produzione nostrana tende in questo scenario a stabilizzarsi mentre le esportazioni sono in grave sofferenza, soprattutto a causa dello sfavorevole cambio tra euro e dollaro. Lo sviluppo del mercato delle produzioni zootecniche è stato di recente pesantemente condizionato da fatti come il morbo della “mucca pazza”, dai nuovi indirizzi di politica comunitaria come l’applicazione del sistema delle quote e la ridiscussione delle norme che regolano il commercio internazionale (world trade agreements). Tutti questi fattori ridisegneranno molto pesantemente gli scenari futuri, soprattutto nel settore lattiero caseario e della carne bovina, con una debole crescita nel comparto avicolo e suinicolo. Il settore mangimistico La produzione totale di mangime, sia completo che complementare (nuclei proteici), è fortemente concentrata, per circa l’80 %, nelle regioni del nord Italia sopra citate. Il trend della produzione del mangime completo per quanto riguarda i bovini è negli ultimi anni negativo. È stabile invece per suini, polli e ovaiole, ma in forte crescita per quanto riguarda i tacchini. Invece la produzione di mangime complementare segue un trend negativo per quanto riguarda bovini, polli, ovaiole e tacchini. I suini mostrano al contrario una forte crescita, dovuta all’aumento di allevatori che utilizzano le proprie fonti aziendali come il mais. Anche l’industria mangimistica è prevalentemente concentrata nelle regioni del nord Italia. Il maggior numero di mulini è localizzato in Emilia Romagna: si indirizzano molte volte a un mercato locale, solitamente con una media produttiva che risulta necessariamente bassa. All’opposto in Veneto le dimensioni medie dei mulini sono le più importanti ed in continua crescita. Unica eccezione è la Lombardia, dove si registra una sostanziale diminuzione di mangimifici che mostrano un calo anche dal
Specie Bovini Totale Vacche da latte Bovini da carne Vitelli/manze Bufali Avicoli Totale Broiler Ovaiole Tacchini Faraona Suini Totali < 20 Kg >20 < 50 Kg Ingrasso Verri Scrofe Altri Pecore Capre Cavalli
Numero di capi (x 1000) 7.485 2.125 4.000 1.200 160 581.800 474.000 52.900 32.800 22.100 8.140 1.500 1.500 4.350 60 580 150 11.000 1.400 350
Popolazione animali da reddito in Italia
punto di vista produttivo. Queste società producono più del 60 % del mangime italiano. Di questa quota, il 25 % di market share è detenuto da Veronesi, Pavo Faeda, Gloria e Amadori. Tra questi produttori solo Veronesi ne produce il 15%. Il reperimento di cereali Nelle cinque regioni italiane già menzionate in questo articolo è concentrata la produzione nazionale di: grano tenero per il 60 %; mais per l’85 %; sorgo per il 60 %; orzo per il 45 %; mais da insilato per l’80 %; soja per il 99 %; riso per il 100 %. Negli ultimi 10 anni sia a livello nazionale che regionale gli indirizzi colturali hanno subito delle forti modifiche. Infatti la superficie destinata alla produzione di grano tenero è calata di quasi il 50 %. Mentre il mais ha registrato negli ultimi anni una positiva crescita, il sorgo, l’orzo, e il mais per insilato mostrano un trend variabile. La superficie destinata alle oleaginose come soja e girasole è fortemente cresciuta all’inizio degli anni ’90, forzata dai sussidi elargiti dalla politica comunitaria europea, ed è decisamente calata durante gli ultimi anni, benché se ne preveda una forte crescita visto il prezzo che si registra, in questi tempi, dei cereali concorrenti. Abbiamo visto come la produzione nazionale di grano tenero stia drammaticamente calando, mentre la coltura del mais fortemente cresciuta negli ultimi anni dovrebbe stabilizzarsi intorno agli 8,5 milioni di tonnellate prodotte. Visti gli attuali prezzi di mercato, anche
Bovini: 1994 Popolazione Totale ( x 1000 capi)
2000
Italia Piemonte Lombardia Veneto Friuli Emilia Romagna Altre Regioni
7.591 1.021 1.893 1.126 130 824 2.597
7.200 950 1.600 1.000 90 790 2.400
Suini: Popolaz. Totale Italia Piemonte Lombardia Veneto Friuli Emilia Romagna Altre Regioni
8.396 810 2.940 637 197 1.896 1.917
7.960 790 3.100 570 200 1.500 1.800
32.839 3.410 6.461 6.572
32.808 3.500 6.500 6.350
Ovaiole da deposizione Italia Piemonte Lombardia Veneto
Distribuzione mercato mais e orzo consumo animale
Mais (x 1000 Ton)
1994
1998
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Produzione utilizzabile Importazioni Nutrizione animale Autoconsumo aziendale Mangimi Orzo (x 1000 Ton) Produzione utilizzabile Importazioni Nutrizione animale Autoconsumo aziendale Mangimi
7.719 812 6.931 1.350 5.500
7.950 921 6.920 1.350 5.600
8.000 870 7.000 1.350 5.400
1.741 436 1.856 500 1.500
1.616 790 2.055 500 1.350
1.450 650 1.812 500 1.200
Distribuzione mercato dei cereali per il consumo animale e umano
la coltura del silomais subirà un trend negativo, considerata la chiusura di molti allevamenti. Questi dati confermano che gli andamenti colturali necessari a fornire materie prime per l’industria mangimistica subiranno nell’immediato futuro deboli cambiamenti, vista la concentrazione di colture, allevamenti e strutture produttive in poche regioni del nord. Palese è la conferma che colture come il mais ad elevata produzione sono ora preferite nello sfruttamento delle condizioni pedoclimatiche. Massimiliano Martinelli
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Il master per diventare “dottori” in Laverda Con l’aggiornamento continuo si amplia l’offerta formativa per clienti e dealer Oggi più che mai la produzione di un bene e l’azione commerciale finalizzata alla vendita sono solo l’inizio di un percorso a fianco del cliente. Il bene in sé e per sé, pur avendo un suo indiscutibile valore intrinseco, non viene infatti considerato unicamente in quanto tale. Altri fattori concorrono alla scelta e all’acquisto. Fattori importantissimi quali il marchio, il servizio, la cura per il cliente, l’attenzione alle sue esigenze, il supporto tecnico, la disponibilità al dialogo da parte dell’azienda… Attenzione, però. Il marchio ha valore quando ad esso vengono associati qualità e affidabilità del prodotto e capacità da parte dell’azienda di confrontarsi non solo con il mercato in generale, ma anche, in particolare, con il singolo cliente finale. Se questo approccio è rimarchevole già per quanto riguarda i beni di largo consumo, per i quali il consumatore è sempre più attento e documentato, risulta a maggior ragione evidente in un mercato di nicchia quale quello delle mietitrebbie e delle macchine per il raccolto, nel quale il cliente è sempre estremamente competente e, proprio per questo, in grado di valutare con cognizione di causa i valori in campo. Che fare dunque per aumentare il livello di fiducia del cliente e fornire valore aggiunto al prodotto? Varie sono le azioni utili. Oltre che nel servizio post-vendita (vedere articolo alle pagine 12 e 13 per credere) l’azienda di Breganze per esempio crede moltissimo nella formazione di tutti coloro che appartengono con diversi ruoli e funzioni al “mondo Laverda”. Per competere nei mercati del mondo, è necessario favorire alti livelli di preparazione e qualità, valorizzando concretamente il fattore umano con la consapevolezza che la formazione è un effettivo e imprescindibile complemento del prodotto. Per Laverda, la formazione diviene in tal modo parte integrante dell’offerta prodotto. Ecco perché è nato Master Laverda, un programma di formazione e di aggiornamento continuo non solo rivolto al personale interno (sia dell’area commerciale/marketing che dell’area tecnica),
ma anche alla rete vendite esterna e ai dealer, ai tecnici del service e, infine, agli utenti finali. Per chi non lavora all’interno dell’azienda, l’obiettivo di Master Laverda non è unicamente finalizzato all’acquisizione di nuove conoscenze tecnico-pratiche atte ad ottenere il migliore utilizzo del mezzo con un conseguente aumento della produttività e redditività, aspetto comunque estremamente rilevante visto che ha riflessi economici, ma anche alla condivisione dei valori aziendali e alla trasmissione di questi anche a chi opera all’esterno. Partecipare in modo diretto alla vita dell’azienda, seppure solo per qualche giorno, consente la creazione di un clima positivo e di grande collaborazione. Si crea così un forte senso di appartenenza. Il nuovo programma di formazione si basa in generale su due principi precisi: il principio della continuità e il principio della personalizzazione dei contenuti. Aver partecipato ad un corso di formazione non significa aver concluso il proprio percorso, è l’inizio di un programma articolato su più livelli, che parte da corsi di base ed affina via via la preparazione e la specializzazione con sessioni successive, con l’obiettivo di creare una cultura del prodotto proponendo il prodotto stesso come mezzo strumentale finalizzato alla produzione di reddito.
Le tecniche adottate dai formatori prevedono un coinvolgimento attivo da parte dei partecipanti, alternando alle classiche sessioni teoriche fasi pratiche nel corso delle quali è possibile toccare con mano i componenti della macchina all’interno dello stabilimento, prendere visione del processo produttivo o, nel caso dei corsi per i tecnici, esercitazioni di smontaggio e rimontaggio componenti, utilizzo di attrezzature diagnostiche e di strumentazioni di precisione con prove pratiche di verifica dei componenti idraulici ed elettrici. I formatori, sia interni che esterni all’azienda, sono grandi esperti di prodotto e profondi conoscitori dei mercati di tutto il mondo. Persone in grado di trasmettere un bagaglio di informazioni acquisito in anni di esperienza in azienda e sui campi del mondo. Persone sempre molto vicine al cliente, perfettamente in grado di ricevere e analizzare il feed-back del mercato. I corsi di Master Laverda si tengono abitualmente nello stabilimento di Breganze, ma alternativamente anche presso le filiali o le sedi delle concessionarie e degli importatori Laverda. O addirittura sul campo, a fianco del cliente finale. Anche questo è uno dei modi con cui Laverda vuol essere vicina ai suoi clienti. Simonetta Lambrocco
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Argo informa
Gruppo Industriale ARGO
Landini, 250 rivenditori al dealer meeting Fatturato 2004 a 371 milioni di euro Il 18 febbraio al teatro Pedrazzoli di Fabbrico (RE), il Dealer Meeting Landini, annuale incontro con la rete di vendita Italia per analizzare i risultati di mercato e illustrare progetti e obiettivi futuri, ha riunito oltre 250 dealer, che hanno potuto così aggiornarsi sull’attività interna del gruppo e sui risultati raggiunti. Il 2004, con 17.499 trattori venduti per il solo marchio Landini, ha permesso di raggiungere una quota di mercato del 14% destinata, secondo le previsioni, a superare nel 2005 il 16%. Risultato ben apprezzabile anche in termini di fatturato: il marchio Landini nel 2004 ha segnato infatti un giro d’affari di 371 milioni di Euro, poco meno della metà del fatturato dell’intero Gruppo Argo che nello stesso anno ha raggiunto gli 803 milioni di euro. Powermaster e Landpower arrivano i nuovi trattori Le importanti novità di prossimo lancio sul mercato, presentate anche al Sima di Parigi, sono le due nuove linee di trattori nella fascia di potenza medio alta, tra i 118 ed i 214 CV: le serie “Powermaster” e “Landpower”. Nuovo nel design, equilibrato nelle forme e funzionale, il Powermaster rappresenta una vera e propria rivoluzione della gamma Landini nella fascia di potenza compresa tra i 175 e i 214 CV. La gamma è composta dai modelli Powermaster 180, 200 e 220. Erede della serie Legend, la gamma Landpower rappresenta invece una serie di trattori completamente nuova, proiettata nel futuro. Pur non trattandosi di un semplice restyling, le versioni rimangono quelle già esistenti nella serie Legend: Techno, Top e Top Tronic, oltre alla Transport. A Parigi nello stand Argo i trattori-novità McCormick Al Sima, la Fiera internazionale di Parigi, svoltasi dal 28 febbraio al 3 marzo, McCormick ha presentato nello stand del Gruppo Argo alcune importanti novità. Tra queste, McCormick “XTX”, la nuova serie di trattori composta da tre modelli da 173 a 228 Hp, a trasmissione XtraSpeed con 32 + 24 marce (48 + 40 con super riduttore), e con la nuova cabina già presentata sul “VTX” all’Eima di Bologna. Inoltre, come per tutti i modelli MTX, sono stati presentati i trattori McCormick MC e MC Power 6 con l’opzione “cabina sospesa” su tutta la gamma. Anche per la gamma McCormick C-Max, presentata all’Eima, è stata infine presentata la versione dotata di cabina originale McCormick.
I trattori della serie 6500 Valpadana ora anche in versione cabinata Dallo scorso gennaio è sul mercato la versione cabinata dei trattori serie 6500 Valpadana, presentata all’Eima 2004, per i modelli 6550 ISR e 6560 ISR. La cabina è regolarmente omologata per consentire la circolazione su strada, nel totale rispetto delle norme di sicurezza oggi in vigore.
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I mercati
Al Sima rinnovato Argo schiera la flotta In un mega stand tutte le novità Laverda, Landini, McCormick, Fella, Pegoraro e Valpadana Uno stand di oltre 2.500 metri quadri, nel padiglione 6, ha ospitato all’edizione 2005 del Sima la vasta gamma produttiva dei diversi marchi del Gruppo Industriale Argo. Sei giganteschi pannelli illuminati rappresentavano ogni marchio in base al proprio campo d’applicazione (McCormick per i trattori a forte potenza, Landini per la sua vasta gamma di trattori, Valpadana per la produzione di trattori specializzati, Laverda per le mietitrebbie, Fella per le macchine da fienagione e pressatura e Pegoraro per le attrezzature da lavoro del suolo). Un’ottima vetrina, il salone francese, per i prodotti del Gruppo italiano, in un’edizione del Sima che ha segnato il rinnovamento della consueta formula. La novità principale è stata rappresentata dai padiglioni 5B e 6, al cui interno coabitavano tutti i costruttori di attrezzature agricole, insieme ai gruppi industriali leader come Argo. Questa nuova ripartizione ha cambiato le abitudini di visita e ha permesso di ottimizzare la frequentazione dei padiglioni solitamente meno frequentati. Il Sima si è confermato molto più di un salone. È la manifestazione che permette agli espositori di presentare i prodotti, i servizi, le aziende. I visitatori possono a loro volta vedere e toccare le macchine, chiedere informazioni agli interlocutori che espongono. Insomma, un luogo d’incontro e di scambio di informazioni internazionale e regionale, una grande vetrina, un’apertura sui diversi mercati mondiali, dove si realizza l’amalgama tra costruttori, distributori e utilizzatori di materiali agricoli di vari Paesi, in un contesto ampio e caloroso, poliglotta, a volte molto informale e perfino dialettale. Questa diversità “popolare” è una delle chiavi del successo del salone, che nell’ultima edizione ha visto un’affluenza di circa 180.000 visitatori, il 67% dei quali agricoltori e il restante 33 % distributori, contoterzisti o aziende forestali. Da notare che circa il 25 % dei visitatori veniva dall’estero. Con i suoi sei marchi, il Gruppo Industriale Argo ha esposto l’insieme della sua produzione manifestando le sue ambizioni grazie alle numerose novità. Tra queste, i nuovi trattori McCormick CX-L, XTX e l’anteprima della serie VTX a trasmissione continua, i nuovi trattori Landini Landpower e Powermaster, la nuova cabina sul modello Powerfarm, il rilevamento ELS per il modello Vision, il trattore articolato Valpadana 6560 ARM. Inoltre la pressa a camera variabile VB 218 CS, l’insieme delle falciatrici a dischi 9 m per Fella, la mietitrebbia Laverda 225 REV e i nuovi equipaggiamenti per la serie M di Laverda (chiusura a comando
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9 elettrico del serbatoio da 9.000 lt e climatizzazione automatica). Nuova anche l’integrazione della regolazione idraulica posteriore per gli erpici rotativi di Pegoraro serie D e H. Ogni prodotto Laverda scaturisce dalla stessa filosofia, “rispondere alle esigenze degli operatori del settore”. L’indipendenza operativa di marchi specializzati riuniti sotto una forte entità industriale è il messaggio rimasto nell’animo dei visitatori del Sima 2005. Rémi Hugueny
Rémi Hugueny
In Francia si rafforza la squadra commerciale Berny M&S e Anselin Soudais nuovi partner per Sarthe, Mayenne e Seine Maritime Si allarga ulteriormente la rete distributiva di Laverda France. E prosegue, di conseguenza, il radicamento di Laverda nel mercato francese, con nuovi investimenti in risorse umane, finanziarie e logistiche per poter rispondere al meglio alle esigenze della clientela nel grande Paese transalpino. La parola d’ordine, come è nella filosofia Laverda nella scelta dei partner commerciali, è sempre la stessa: grande preparazione tecnica, grande e capillare presenza sul territorio, grande capacità di assistere i clienti con un efficiente servizio post-vendita. Nel mondo francese di Laverda sono arrivati recentemente due nuovi partner, caratterizzati da una forte professionalità e motivazione per la loro specializzazione nel settore della raccolta, che copriranno aree importanti del mercato. Nel dipartimento di Sarthe (72) e nel dipartimento di Mayenne (53), il nuovo distributore è la società Ets Berny M&S, con sede a Voivres les Mans (72). Questa impresa è
già attiva dal novembre 2004 nella vendita di mietitrebbie Laverda, e assicura una presenza capillare nel territorio e un’alta professionalità, sia per la lunga esperienza nel settore, sia perchè tutto il suo personale addetto ai diversi settori (commerciale, ricambi ed assistenza) è stato preparato con adeguati corsi di training sul prodotto e ha già presentato risultati commerciali molto fruttuosi. Tutto il dipartimento della Seine Maritime (76), in cui sono prevalenti l’attività dell’allevamento e la coltivazione di una cerealicoltura molto variegata (qui il modello di mietitrebbia preferito per la raccolta è individuato nelle mietitrebbie Laverda serie Rev), è invece affidato, per la distribuzione e il post-vendita, alla società Ets Anselin Soudais, con sede centrale a Bermonville (76). La società Anselin distribuisce i prodotti Laverda attraverso tre sedi operative già dal settembre 2004. Ai nuovi partner naturalmente vanno il benvenuto e l’augurio di Laverda per un futuro di grandi successi.
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“Full immersion” tra Laverda e arte del Veneto La visita dei clienti spagnoli allo stabilimento accompagnata da un tour a Venezia Lavoro e turismo, business e arte. Sono stati gli ingredienti della visita in Italia, di due giorni, di una trentina di clienti spagnoli, accompagnati dai responsabili vendite della filiale spagnola di Laverda, Andres Moradas e Juan Carlos Mata Bellido, e da Diego Arce Garcia, responsabile vendite di Arce Garcia, uno dei più importanti dealer nella penisola iberica. Per mettere a proprio agio gli ospiti, Laverda li ha accompagnati per un’intero pomeriggio, in compagnia di una guida, a Venezia. Un tour molto apprezzato, per calli e campielli della città lagunare, anche grazie alla giornata quasi primaverile. Tra le attrattive che più hanno colpito l’attenzione e la curiosità dei partecipanti è sicuramente da menzionare la visita ad una vetreria artigianale, dove è stato possibile anche osservare dal vivo l’arte creativa del vetro, che a Venezia e nelle isole vanta una tradizione secolare nota in tutto il mondo. E non è poi mancata la classica ma sempre unica passeggiata in piazza San Marco, gemma contornata da paesaggi, monumenti e palazzi ricchi di storia e di arte: qui le fotografie del gruppo con diversi scenari e palazzi di sfondo si sono sprecate. Ritemprati dal tour veneziano, il giorno dopo gli ospiti spagnoli hanno dedicato tutta la loro attenzione a Laverda: hanno potuto conoscerne la storia, i prodotti, le linee di produzione e i reparti nei vasti stabilimenti di Breganze. A dare il saluto di benvenuto alla comitiva iberica è stato Angelo Benedetti, direttore marketing e vendite, che introducendo i lavori della giornata ha spiegato la filosofia Laverda: obiettivi di qualità ed eccellenza nella produzione di macchine altamente qualificate, che competono sui mercati con i maggiori produttori mondiali, e un’assistenza assidua a servizio dei clienti in ogni parte del mondo. La giornata è quindi proseguita con la presentazione completa della storia di Laverda, dal fondatore Pietro Laverda che avviò l’azienda nel 1873, e dalle prime macchine agricole di fine Ottocento e del Novecento, alla fine degli anni Cinquanta con la prima mietitrebbia italiana, la M60; dalla crescita
impetuosa dei decenni successivi, alla partecipazione di Fiat, fino agli ultimi anni della rinascita che ha visto, dal giugno 2000, l’acquisizione di Laverda da parte del gruppo Argo e, come voluto dal suo presidente Valerio Morra, il rilancio delle rosse macchine da raccolta a fianco di un forte polo trattoristico. A supporto della prestigiosa storia di Laverda gli ospiti sono poi stati accompagnati da Simonetta Lambrocco, public relation manager, al museo Laverda, simbolo e testimonianza vivente del genio del fondatore e degli oltre 130 anni di storia aziendale. La mattinata si è conclusa in compagnia dei tecnici Gianfranco Dal Santo e Mario Zolin, che nel piazzale centrale hanno illustrato “dal vivo” le nuove macchine della produzione Laverda, spiegandone le caratteristiche tecniche, le modalità d’uso e manutenzione, le capacità di lavoro, e rispondendo alle domande e ai commenti degli ospiti sulle esigenze specifiche di un mercato come quello spagnolo che per Laverda rappresenta un valore e un’importanza sempre maggiori. Dopo pranzo il gruppo ha visitato la catena di montaggio e le diverse fasi della produzione, toccando con mano
la serietà, la professionalità e la cura nella creazione del prodotto, dalla progettazione al collaudo. Gli spagnoli sono stati attratti in particolare dalla linea di montaggio, dove si può veder nascere, stadio dopo stadio, una mietitrebbia completa in tutti i suoi “vantaggi esclusivi” quali il Pfr, i lunghi scuotipaglia a superfici attive , gli organi trebbianti con il noto sistema Mcs, nonchè l’accogliente cabina con i suoi comandi intuitivi e l’eccellente visibilità. Il Servizio Ricambi è stato apprezzato per le doti di automazione ed elevata efficienza gestionale a garanzia di sicure campagne di raccolta. Infine uno sguardo al reparto spedizioni da dove giornalmente partono le macchine Laverda per raggiungere i diversi campi nel mondo. Soddisfatti per l’interessante visita e con il pensiero alla prossima mietitrebbia Laverda da acquistare i nostri ospiti sono partiti per far ritorno in patria. Andrea Freddoni
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Krasnodar ambasciatrice russa in Italia La grande regione sul mar Nero ha aperto una sede di rappresentanza a Milano L’Istituto per il Commercio con l'Estero ha battezzato il 2005 “anno della Russia”. E non poteva iniziare in modo migliore: il 24 febbraio scorso infatti, a Milano, è stato inaugurato il primo ufficio di rappresentanza ufficiale del Governatore di Krasnodar in Italia. Ora la grande regione russa ha il suo “avamposto” commerciale italiano nella nuova sede di Anima, in via Scarsellini 13, a Milano. E con l’apertura dell’ufficio di rappresentanza, è stato anche siglato un importante accordo di collaborazione con la Provincia di Milano. Sono inoltre stati avviati numerosi contatti industriali tra l’imprenditoria russa e quella italiana, visto che la bella regione che si affaccia sul Mar Nero offre nuove opportunità di business. Il protocollo d’intesa sottoscritto tra l’amministrazione provinciale, l’ambasciatore russo in Italia e la Regione di Krasnodar permette di stringere sempre più i rapporti commerciali, culturali e umani tra queste realtà. Per comprendere veramente le ragioni dell'apertura di questo ufficio di rappresentanza in Italia è sufficiente ricordare che negli ultimi cinque anni l'Italia risulta essere uno dei tre principali partner commerciali della regione di Krasnodar. E la visita in Laverda a novembre scorso in qualche modo è stato il primo atto di un rapporto che si sta consolidando. Un vasto territorio affacciato sul Mar Nero Situato nel sud della Russia europea, il territorio di Krasnodar rappresenta l’unica regione russa meridionale ad avere accesso al Mar Nero. Krasnodar è al quarto posto, in Russia, per la densità della popolazione, con una superficie di 76.000 km2. Il clima è continentale temperato mentre sulla costa del Mar Nero è di tipo mediterraneo. Il territorio di Krasnodar, come gli altri territori russi, è un’unità amministrativa di secondo livello. Questo significa che gode di un’autonomia maggiore rispetto ad altre province, ma inferiore rispetto alle repubbliche federate. Krasnodar è amministrata da un Governatore e da un Consiglio legislativo democraticamente eletto. Il leader amministrativo della regione è attualmente Tkaciov Aleksandr Nikolaevich. Le risorse economiche e l’agricoltura L’agricoltura è il settore economico trainante del territorio di Krasnodar. La coltivazione di grano, girasole, frutta, verdura, vite e riso, assieme all’allevamento, dominano il settore. La regione è una delle maggiori produttrici di grano e di animali da allevamento di tutta la Russia. Le terre di Kuban (è questo il secondo nome ufficiale della Regione) possiedono un
Da destra, durante l’incontro a Breganze, Aldo I. Dian, Remezkov Aleksandr Alexandrovich e Michele Trincia.
grande potenziale per quanto riguarda le aziende agricole. L’agricoltura locale conta infatti il 14,9% del prodotto regionale lordo e più del 6% del prodotto lordo nazionale, con grano (10%), barbabietole (27%) e girasole (20%). La superficie dei terreni agricoli della regione è di oltre 4 milioni di ettari. Le terre fertili permettono di coltivare tutta la gamma delle colture della zona temperata e alcune tipiche della zona subtropicale. La Regione di Krasnodar in sostanza garantisce la sicurezza alimentare nazionale. E l’agricoltura dà un grande contributo all’occupazione: vi lavora infatti quasi un quarto della popolazione attiva. Nel 2003 le aziende agricole di Kuban hanno mietuto più di 5,2 % milioni di tonnellate di grano (è stato il primo risultato nazionale). Quanto alle risorse minerarie, nella regione si estraggono sabbia per il settore siderurgico, sabbia di quarzo, materie prime per l’industria chimica, iodio e liquidi contenenti bromo. Nell’industria invece il settore chiave è quello alimentare, collegato anch’esso al mondo agricolo. Nella regione ci sono 16 zuccherifici, 43 caseifici, 23 complessi industriali per la lavorazione della carne, 24 fabbriche per la produzione di conserve in scatola, 2 manifatture dei tabacchi, 51 aziende vinicole, 11 fabbriche di produzione del vino e 4 distillerie. Proficue prospettive per il mondo Laverda Due importanti personalità politiche di Krasnodar sono venute in visita a Laverda il
29 novembre 2004: il primo vicegovernatore Remezkov Aleksandr Alexandrovich e il vicegovernatore, responsabile per le politiche agricole, Diacenko Nikolay Pavlovich. A riceverle e a trascorrere la giornata con loro, il direttore generale di Laverda, Aldo I. Dian, il direttore marketing Angelo Benedetti e Michele Trincia, contatto Laverda in quell’area. In considerazione della forte vocazione agricola della regione di Krasnodar, con particolare interesse per la coltivazione del riso, e dato che in quell’area lavora già un centinaio di mietitrebbie Laverda, le due personalità politiche hanno voluto conoscere direttamente la realtà industriale di Breganze, che ha suscitato in loro un’impressione molto positiva. Tra l’altro, anche in relazione al forte impulso dato alle relazioni commerciali con l’Italia, e vista la potenzialità di crescita dell’economia agricola della regione russa, i rapporti con Laverda vengono considerati preferenziali. A conclusione della giornata trascorsa insieme, si è svolto il tradizionale scambio di doni nel corso del quale Alexandrovich e Pavlovich hanno regalato a Laverda un interessante libro sulla storia e sulle tradizioni della regione e Laverda ha donato uno speciale trofeo quale omaggio per il Governatore di Krasnodar. In seguito, Diacenko è stato accompagnato in visita alla riseria Melotti di Isola della scala (Vr), dove ha potuto constatare la molteplicità di prodotti che si possono realizzare con il riso. Anna Nesterova
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I servizia cura di Simonetta Lambrocco
La missione degli “angeli custodi” in rosso Il Service assistenza tecnica: uomini pronti per ogni area del mondo “Il nome Laverda nel mondo agricolo è ben noto per la sua ottima reputazione di affidabilità e prestazioni da oltre 130 anni. Laverda, da sempre, vuol essere un nome e una sicurezza e, oltre ad investire sullo sviluppo del prodotto, ha da sempre tenuto in massima considerazione il servizio post vendita”. Pietro Dal Santo, responsabile del Service e del “marketing operativo” di Laverda, introduce così la filosofia del servizio a fianco dei clienti. Un servizio strategico, perchè per avere successo nel settore delle macchine da raccolta, non si deve mai perdere il contatto con chi le utilizza e con il campo. I suggerimenti degli esperti utilizzatori clienti, le esperienze dirette sui diversi prodotti da raccogliere, che differiscono da Paese a Paese e da annata ad annata, l’affiancamento ai concessionari per trasferire le informazioni direttamente dalla casa madre, la sicurezza che c’è sempre una persona disponibile su cui contare, sono un bagaglio di risorse e di esperienza che Laverda ha sempre tenuto in massima considerazione, creando un servizio post vendita di elevata professionalità. “L’ottima qualità della macchina dà certezza di eccellente investimento al cliente finale, - spiega Dal Santo - ma tutti gli esperti di macchine da raccolta riconoscono come altrettanto importante l’esperienza competente di un contatto e di un suggerimento per adeguare la macchina a condizioni di raccolto variabili ogni anno, di una visita in campo per i giusti consigli: in poche parole, la sensibilità alle esigenze del cliente e del concessionario”. E tutto questo fa parte del bagaglio professionale degli uomini dell’assistenza tecnica Laverda. Durante il periodo di campagna, la disponibilità dei tecnici di assistenza è sempre massima, per essere vicini al concessionario e al cliente sui campi dei più diversi Paesi del mondo, dove le macchine agricole Laverda raccolgono successi. “Il team dell’assistenza tecnica è composto da diciotto persone tra impiegati ed operai, - dice Pietro Dal Santo - la maggior parte di loro ha più di 25 anni di esperienza nel Service. L’affiatamento, lo spirito
di collaborazione e lo scambio di esperienze durante gli incontri interfunzionali hanno permesso a questo gruppo di mietere successi in ogni area del globo in cui si è operato e si opera. Con le esperienze e le situazioni vissute da questi tecnici nelle loro numerose missioni in giro per il mondo, si potrebbe scrivere un libro. A volte si tratta di episodi simpatici, in quanto ogni Paese ha i suoi usi e costumi, a volte è necessario adattarsi con serie difficoltà alle condizioni estreme che si devono fronteggiare. Anche per questo, l’esperienza maturata da queste persone è difficile trovarla in altri settori: quando si è da soli all’estero, oltre che incontrare difficoltà di ambientamento, di lingua, di relazioni, si deve rimanere anche per lunghi periodi lontani dalla famiglia. Io - aggiunge Dal Santo - sono personalmente onorato e orgoglioso di avere dei colleghi di così grande attaccamento a Laverda e così ricchi dello spirito che fa migliorare le nostre conoscenze, giorno dopo giorno. L’addetto all’assistenza tecnica, quando opera all’esterno dell’azienda, ne è il rappresentante. Pertanto deve essere sempre disponibile, gentile e impeccabile, consapevole di far parte di un gruppo così importante per la meccanizzazione agricola nel mondo”. Ma ecco, attraverso le descrizioni di Pietro Dal Santo, la presentazione dei componenti del team. Albino Bertacco da 30 anni lavora in Laverda e da 25 anni è all’assistenza tecnica. Parla inglese, spagnolo e francese. Ha prestato la sua opera all’estero in 34 Paesi. D’inverno si occupa di formazione tecnica e prepara il materiale didattico; durante la stagione di raccolta segue in modo particolare il sud Italia e si reca, a seconda delle necessità, in tutti gli altri Paesi del mondo. Fabrizio Brazzale lavora all’assistenza tecnica dal 1979. È il responsabile del “comportamento prodotto” delle rotopresse e delle presse quadre. Nella stagione invernale svolge i corsi di formazione ai tecnici delle concessionarie, mentre nei periodi del raccolto presta servizio in campo a seconda delle necessità dei vari mercati. Tra gli
Pietro Dal Santo
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13 anni ’80 e ’90 ha lavorato prevalentemente nel mercato francese, come tecnico delle mietitrebbie e nella formazione. Luigi Bologna ha iniziato l’attività all’assistenza tecnica nel 1980. Dopo aver fatto esperienza in campo sia in Italia che all’estero, ha iniziato ad occuparsi di pubblicazioni tecniche dal 1985, con la realizzazione di manuali di uso e manutenzione, riparazione ecc. Oggi cura la preparazione della copia finale per l’approvazione e la messa in stampa di tutti i manuali riguardanti usi e manutenzioni delle macchine Laverda. Remigio Conzato è passato all’assistenza tecnica nel 1995, dopo avere lavorato nei vari reparti di produzione dello stabilimento. Ha effettuato diverse missioni all’estero, Francia, Guinea, Russia, Belgio e Sud Africa. Ignazio Fiandacca è uno dei recenti acquisti; ha deciso di lavorare all’assistenza tecnica da due anni, dopo aver fatto esperienza in produzione come esperto elettricista. Ha effettuato un percorso di formazione tecnica in trasferta, in affiancamento ai colleghi più esperti, ma ha già iniziato a muoversi autonomamente. Gieffri Fontana è un altro giovane, ma figlio d’arte, dato che suo padre lavora in Laverda da oltre 35 anni, trenta dei quali all’assistenza tecnica. Si occupa di marketing operativo, per l’allestimento di manifestazioni e fiere ma, quando occorre, dà il suo contributo per l’assistenza tecnica in campo. Giorgio Fontana da trent’anni presta servizio in assistenza tecnica. Ha girato tutto il mondo per assistere le macchine Laverda, ma negli ultimi anni ha dato un contributo notevole alla crescita dell’immagine Laverda in Kazachistan, Russia, Ucraina, prestando la sua opera per molti mesi all’anno facendo formazione in campo ai clienti. Gian Franco Dal Santo ha iniziato a fare questa attività nel 1980. Ha prestato la sua opera in 38 Paesi nel mondo. Parla inglese, spagnolo, francese e rumeno (in Romania ha trascorso due anni per avviare il servizio post vendita all’inizio degli anni Novanta). Attualmente è responsabile del “comportamento prodotto” delle mietitrebbie. Valter Lovison si è unito all’assistenza tecnica nel 2000. Per buona parte dell’anno è impegnato nel servizio all’esterno. Opera prevalentemente in Italia ma è sempre pronto e disponibile per eventuali esigenze all’estero. Davide Muraro è un altro dei nuovi arrivati. Dopo nove anni in produzione, ha deciso di passare al servizio assistenza tecnica poichè è fortemente motivato a mettere in evidenza le sue qualità e le sue esperienze maturate all’interno di Laverda. Flaviano Novello è il gestore della garanzia Laverda. Ha iniziato a lavorare in azienda nel 1983 ed è passato all’assistenza tecnica nel 1994. Analizza tecnicamente i reclami, forte della sua esperienza maturata in linea di montaggio ed in campo. Prepara le analisi del comportamento del prodotto e ne aggiorna il data base. Quando occorre, supporta le pubblicazioni tecniche curando le istruzioni di montaggio della macchina e degli accessori. Sonia Parisotto, sempre professionale e disponibile, dopo una prima esperienza al settore ricambi, ha iniziato la sua attività all’assistenza tecnica nel 1988. Si occupa di pubblicazioni tecniche e gestisce l’attività di segreteria per i corsi tecnici. Silvio Poli da 32 anni lavora in Laverda e da 28 presta servizio all’assistenza tecnica. Ha girato diversi Paesi del mondo, ma la maggior parte degli anni li ha dedicati al mercato francese, dove è molto conosciuto e apprezzato da concessionari e clienti. Gaetano Re nel 1980 ha iniziato ad andare in trasferta per l’assistenza tecnica. Ha praticamente girato tutto il mondo. Negli anni Ottanta, quando Laverda vi esportava centinaia di mietitrebbie, è stato per dieci mesi di fila in Iraq. In seguito ha prestato la sua opera in Egitto, in Pakistan, a Cuba, in Nicaragua oltre che in numerosi Paesi europei. Negli ultimi anni segue in modo particolare la Spagna, dove si occupa con successo del servizio in campo e della formazione tecnica di concessionari e clienti. Valter Valente è un altro veterano dell’assistenza tecnica. Da un trentennio è impegnato a fianco di concessionari e importatori. È stato in Paesi come Iraq, Libia, Tunisia, Guinea, Venezuela,
Nicaragua, Costarica; conosce usi e costumi di queste zone, dove la clientela lo stima ed apprezza. Anche in Sicilia conosce tutti i clienti di Laverda, in quanto dedica normalmente più di due mesi all’anno all’isola. Renato Valle è all’assistenza tecnica dal 1980. Sempre disponibile e presente al momento delle necessità, ha visitato Paesi come Sud Africa, Australia, Nuova Zelanda, Malesia, Giappone, Kazachistan, oltre che tutti i Paesi europei. Negli ultimi anni segue in modo particolare la Germania e l’Italia. Giuseppe Viceconte, sebbene abbia iniziato da poco a collaborare con Laverda, ha dato prova di un ottimo tedesco, in quanto, per esperienze precedenti, ha lavorato in Germania. Perciò buona parte delle sua attività sarà ora rivolta al prodotto Fella. “Oltre a questi professionisti - spiega Dal Santo - la nostra assistenza tecnica si avvale di due responsabili per i mercati francese e spagnolo. Rémi Hugueny, responsabile assistenza tecnica & marketing per la Francia, ha iniziato l’attività con Laverda France nel 2000 e gestisce il servizio con due ispettori tecnici per tutta la nazione. Il dinamismo e la vicinanza al concessionario e al cliente sono le armi vincenti del servizio assistenza tecnica in Francia. Inoltre, durante la stagione, il mercato viene supportato da tecnici del Service centrale. Josè Manuel Tavira ha il ruolo di responsabile assistenza tecnica per la Spagna dal 2003, ma la sua conoscenza delle macchine da raccolta è molto più di lunga data, dato che è figlio di un nostro concessionario spagnolo. Manuel tiene i contatti con tutti i concessionari in Spagna con disponibilità per visite in campo durante la stagione di raccolta”. E alla fine di questo lungo excursus tra i colleghi del Service che dirige, ovviamente non può mancare un breve curriculum dello stesso Pietro Dal Santo. “Ho iniziato a lavorare in Laverda nel 1975 - spiega il responsabile del servizio -. Dopo una breve esperienza al collaudo e come capo reparto delle lavorazioni meccaniche e dei trattamenti termici, sono passato all’assistenza tecnica nel 1980. Successivamente alle necessarie esperienze in campo in affiancamento ai tecnici più esperti, ho seguito il mercato Italia per una decina d’anni. Dal 1994 mi è stata assegnata la responsabilità dell’assistenza tecnica. Prima di giugno 2000, per alcuni anni, sono stato responsabile del Product Support a livello mondiale in una multinazionale del settore con il coordinamento di un gruppo di tecnici sia italiani che stranieri. È un lavoro che svolgo con soddisfazione e passione, cercando sempre di essere disponibile e di collaborare con i colleghi, in quanto nel nostro mestiere è estremamente importante l’intesa interpersonale prima che tecnica: l’attività all’esterno dell’azienda ci coinvolge sì sotto il profilo tecnico, ma molto fortemente anche sotto quello dei rapporti personali, perchè la fiducia reciproca deve essere massima”.
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L’ album 14 Giugno 1955: inizia l’avventura Cinquant’anni fa nasceva la prima mietitrebbia Laverda. Da allora oltre 60.000 macchine hanno varcato i cancelli dello stabilimento di Breganze Ci sono momenti nella storia di un’azienda difficili da descrivere ma che, per chi ha avuto la fortuna di provarli, restano indimenticabili. Sensazioni che si racconteranno, dopo anni, ai nipoti per cercare di trasmettere loro il sapore di un’epoca che il mutare rapido delle cose fatalmente cancella. Così è stato certamente per chi ha vissuto, in quei lontani anni ‘50, l’avvio della prima mietitrebbia, condividendo l’entusiasmo del cav. Pietro o, magari, l’accensione del primo motore di una moto Laverda con a fianco il vulcanico dott. Francesco. Come per il varo di una nave o l’inaugurazione di un edificio, così il primo giro di chiave del prototipo di nuova macchina diviene un momento magico nella vita di una fabbrica. E tanto più lo era cinquant’anni fa, quando tutto era legato alla manualità di abili meccanici e alla fantasia di ingegnosi progettisti, senza l’ausilio di tecniche sofisticate o di procedure computerizzate. Si respira in quei momenti un sentimento epico, un atteggiamento di sfida, che unisce tutti i protagonisti, dal semplice meccanico al capo progettista, dal direttore al titolare dell’azienda, un’atmosfera che fa presto dimenticare le difficoltà incontrate, le molte ore, spesso oltre l’orario normale, passate a risolvere piccoli e grandi problemi. Nasce una nuova creatura e ognuno si sente, a ragione, padre per una piccola o grande parte. Proprio cinquant’anni fa si svolgeva, nel vecchio stabilimento Laverda di via Castelletto, questo rito e fu un momento importante, di quelli che segnano nel profondo la vita e i destini di un’azienda. Da quello che, un po’ enfaticamente, era stato battezzato il “reparto esperienze”, usciva il prototipo della prima mietitrebbia Laverda, la M 60, per avviarsi alle prove sul campo. Alla guida c’era Marcello Zen, valente tecnico protagonista, assieme all’allora giovane laureato ing. Guadagnin e a tanti altri tecnici, dell’équipe guidata da Pietro Laverda jr. Era il mese di giugno del 1955 ed iniziava una nuova fase storica per l’azienda di Breganze, impegnata a conquistarsi nuovi spazi nel panorama dell’industria agromeccanica italiana ed europea. Una scelta lungimirante compiuta dai fratelli Laverda, nella consapevolezza delle difficoltà tecniche e produttive che comportava, ma anche della necessità di dare una svolta ad una gamma di prodotti che non rispondeva più alle esigenze di un’agricoltura in piena evoluzione. Il progetto era nato solo un anno prima ed era maturato dopo un viaggio di Pietro Laverda jr. negli Stati Uniti e la visita a tante fiere internazionali. Le basi tecniche provenivano da una discreta conoscenza delle trebbiatrici fisse, allora ancora costruite in gran numero da molte aziende italiane, e di alcuni modelli di mietitrebbie straniere già presenti sul mercato italiano, come le Massey Harris e le Claeys. Ma in Laverda, come spesso accadrà in seguito, si sceglie una strada autonoma, cercando sì di cogliere il meglio della tec-
Giugno 1955: esce dallo stabilimento Laverda il primo prototipo di mietitrebbia M 60. Alla guida è il responsabile dell’ufficio tecnico Marcello Zen. Sulla foto compaiono le firme autografe di Pietro e G.Battista Laverda, a suggellare l’importanza dell’evento.
nologia presente sul mercato ma interpretando il tutto in modo originale. È un salto di qualità e di innovazione che, per il mondo dell’agricoltura italiana, è paragonabile all’impatto della Vespa o della Fiat 600 nella società di quegli anni di boom economico. Delle caratteristiche di questa macchina e del suo percorso produttivo si è già parlato nel numero 4/2002 di Laveraworld. Le foto dell’epoca ci mostrano il prototipo, una macchina ancora grezza, l’aspo in legno derivato dalle mietilegatrici, le tante cinghie a vista, il sedile in ferro, leve e levette a comandare meccanicamente, e con uno sforzo notevole, i vari dispositivi. A essere sul posto avremmo potuto sentire anche il fruscio del quattro cilindri 1400 Fiat a benzina che equipaggiava la macchina! Di tutto ciò ci resta qualche bella immagine in bianco e nero e il ricordo delle parole ascoltate dai protagoni-
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15 sti di allora. Oggi possiamo anche fare un bilancio quantitativo della strada percorsa dall’azienda in mezzo secolo di impegno nel campo delle mietitrebbie. In cinquant’anni di attività lo stabilimento di Breganze ha sfornato oltre 60.000 macchine che hanno viaggiato verso le campagne italiane e di innumerevoli paesi europei ed extraeuropei. Decine di modelli diversi, centinaia di versioni, decine di migliaia di piattaforme di taglio. I modelli più venduti, quelle che oggi chiameremmo le top ten della nostra classifica, sono (tra parentesi il numero di unità prodotte): M M M M
120 (7277), M 132 (6983), M 112 (5325), 100 (4308), M 152 (3710), M 84 (3432), 112AL (2226), 3550AL (1656), 3500 (1775), 75 (1376).
A questa classifica ideale si stanno affacciando le macchine della serie M e della serie REV, desiderose di raggiungere quanto prima le loro illustri progenitrici.
La macchina in collaudo nelle campagne attorno a Breganze; alla guida è Marcello Zen.
Piergiorgio Laverda
La prima linea di montaggio delle M 60, nel 1956.
Il prototipo fotografato nel cortile dello stabilimento.
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La storia, le storie
Pane, e sai cosa mangi La lunga tradizione italiana del prodotto più popolare del mondo A Ferrara, dove il più celebre è la “coppia”, dicono orgogliosi che il loro è “il migliore del mondo” e ricordano come già nel Duecento gli Statuti della città prescrivessero le norme a cui i fornai dovevano attenersi per fare un pane di qualità e della giusta forma. A Este, nel Padovano, esibiscono un simile orgoglio (e anche le famose “manine”), collegato a una tradizione anche storicamente molto vicina a quella ferrarese. In Piemonte, fedeli al consumo della mitica “biova” ma anche di altre decine di varietà, raccontano la leggenda dei “grissini stirati”, creati dal panettiere di corte, nel ‘600, dopo che il medico aveva prescritto a un principino un po’ debole di stomaco di mangiare solo pane leggero e digeribile. Da lì un successo internazionale, con “les petits batons de Turin” che furoreggiavano persino alla corte di Francia. Nella vicina Liguria, che con la tradizione panettiera piemontese ha molto in comune, il “cult” invece è la “fugassa”, fatta proprio con la pasta del pane e poi aromatizzata con fantasia, ovvero rosmarino, origano, cipolla, ciccioli, o con pomodoro, olive e acciughe. I fornai la offrono anche ripiena di quagliata, formaggio freschissimo. Altrove il pane è così radicato nella tradizione che viene persino utilizzato a scopo di culto. Per la festa di San Giuseppe, a Salemi in provincia di Trapani, il pane votivo è l’elemento decorativo di altari a cappelle lungo le strade: le donne creano pani ricamati e ricchi di decori a sfondo religioso. Ad Altamura, Bari, per il pane della tradizione si è ottenuta la Dop, denominazione di origine protetta, stessa strada che si sta percorrendo per tutelare le peculiarità del pane toscano, il famoso pane senza sale che così bene si abbina a qualsiasi pietanza. Mentre tra le regioni del Centro Italia, dalla Toscana alle Marche, dall’Abruzzo al Lazio, è stata stipulata un’intesa per “certificare” la filiera produttiva, prevedendo controlli e passaggi codificati nei processi di produzione. Si potrebbe continuare a scrivere una storia
chilometrica, infarcita di aneddoti e leggende, passando per gli almeno 250 pani tipici della Penisola e anche di più, visto che i nomi conosciuti del prodotto sono oltre 1.500, dalla “michetta” lombarda, al “pane di campagna” veneto, alla “ciriola” romana, e sconfinando poi fino ai derivati eccellenti come la “pizza” napoletana. La sacralità del pane, nel mondo ma soprattutto in Italia dove ognuno di noi ne consuma, in media, una settantina di chili l’anno (in Europa ci superano solo austriaci, tedeschi e danesi), deriva dagli avi più antichi, dall’esigenza storica delle popolazioni di esorcizzare la fame e di invocare l’abbondanza, dai riti della cottura comunitaria nella tribù o famiglia, nel villaggio, nella borgata, nel quartiere. Il pane italiano, in particolare, è legato molto più degli altri alla produzione artigianale, il che gli conferisce un valore aggiunto di immagine di cibo sano, classico, non in conflitto con i dettami della dieta. Oltre il 90% del prodotto viene acquistato nelle panetterie, che negli ultimi decenni hanno smesso i panni dei negozietti spartani di un tempo e si sono trasformate in vere boutique con una creatività produttiva senza confini e, spesso, con cifre di fatturato da
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autentico business. Mangiamo ogni giorno un prodotto la cui storia affonda nei secoli, nelle diverse aree del mondo, tra interpretazioni e ipotesi. Il pane comincia ad affermarsi quando l’uomo, da nomade e cacciatore, si fa stanziale e agricoltore. Il primo cereale ad essere utilizzato sarebbe stato l’orzo, antica graminacea, assieme al miglio. La segale era conosciuta, assieme all'avena, già all'età del bronzo. Ma il re è il frumento, affermatosi per le sue caratteristiche molto adatte alla panificazione. Si imparò prima a spezzettare i cereali, poi a frantumarli ottenendo farine grezze. Si scoprì quindi il segreto della lievitazione, facendo riposare l’impasto, il che dava un pane più morbido e voluminoso. Gli Egizi furono forse i primi panificatori in grande stile, e costruttori di grandi forni, come i Greci, utilizzatori di forni pubblici, che si sbizzarrirono nelle qualità e negli aromi, mentre i Romani affinarono la macinazione delle farine. La panificazione come servizio pubblico iniziò a Roma un secolo e mezzo avanti Cristo: e con Augusto vi erano in città diverse centinaia di forni pubblici, ma anche nelle case si cuoceva l’alimento, che durante l’Impero era regolarizzato da una legislazione ad hoc. Un salto nei secoli e, con i liberi comuni, “esplode” il mestiere del fornaio artigiano. Nel Rinascimento nascono nuovi tipi di pane, sempre più raffinati: alla corte dei Medici ad esempio pare si sia sperimento per la prima volta il lievito di birra. Ma le capitali del pane “d’alto bordo” diventano soprattutto Parigi e Vienna. Con l’Ottocento poi arrivano le macchine per la panificazione, e si apre la grande storia del pane prodotto industrialmente. Una infinita vicenda, quella del pane, che giunge fino a noi e che proseguirà insieme alla storia dell’uomo. Con una costante, dalla preistoria al futuro: e cioè che la base di tutto sta nella qualità dei cereali, della loro coltivazione, della loro raccolta, della loro trasformazione.
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